Puttana sì, ma puttano mai pervenuto
Lavoro o “stupro a pagamento”? Ilaria Baldini Nel mondo 24,9 milioni di persone sono intrappolate nella schiavitù, di cui il 19% per sfruttamento sessuale. Il 71% delle vittime di tratta nel mondo sono donne e bambine, che costituiscono il 96% delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale e il 66% dei profitti. Ogni vittima rende sei volte più di ogni altra forma di schiavitù (dati OCSE), circa 100.000 dollari all’anno. La prostituzione è uno degli argomenti sui quali chiunque si ritiene esperto o esperta, moltissimi hanno un’opinione, tutti o quasi un giudizio. Solo che il giudizio è sempre sulla persona prostituita e mai sul compratore: il puttano. La prostituzione è uno degli argomenti sui quali chiunque si ritiene esperto o esperta, moltissimi hanno un’opinione, tutti o quasi un giudizio – che è sempre sulla persona prostituita e mai sul compratore – ma sappiamo davvero che cos’è? Da dove potrei partire per parlarne, ad esempio, a una classe di studenti, se un tale argomento si potesse affrontare? Potrei cominciare dalle definizioni, una volta l’ho fatto, rendendomi conto che, oltre ad essere pesantemente influenzate dai luoghi comuni, spesso ne sono anche centri di ulteriore diffusione. Il vocabolario Treccani, ad esempio, implica senza problemi che si tratti di un lavoro. A differenza e in barba alla “legge Merlin” (l. n. 75/1958), che mai la definisce lavoro, e in barba alla sentenza della Corte costituzionale che ha ribadito nel giugno dello scorso anno che «il legislatore …
– facendosi interprete del comune sentimento sociale in un determinato momento storico – ravvisa nella prostituzione, anche volontaria, una attività che degrada e svilisce l’individuo, in quanto riduce la sfera più intima della corporeità a livello di merce a disposizione del cliente» (sentenza n. 141/2019). La Consulta ha confermato così il reato di favoreggiamento anche nei casi dichiarati volontari. Un’attività non illegale in sé, dunque, e per la quale si potrebbero anche pagare le tasse (che mai si è visto richiedere altrettanto spesso e con altrettanta passione di pagare), ma che non può essere, diciamo, “aiutata”. «Degrada e svilisce l’individuo», dunque non è compatibile con l’idea di lavoro della nostra Costituzione, altro che attività professionale (sentenza). Più onesto il dizionario Sabatini Coletti, che fa entrare nel quadro anche chi sfrutta (ma non chi LeSiciliane - Casablanca 37
induce o costringe). Qualcosa di più sincero e realistico emerge da una ricerca sui sinonimi: si trovano disonore, immoralità, lenocinio, meretricio, vergogna. Lenocinio mette in campo l’induzione e la costrizione di qualcosa di illecito, ma meretricio è particolarmente interessante perché, come ricorda un post recente, «la meretrix è “colei che guadagna”… E il maschile, meretor? Eccoci al punto: esisteva solo in teoria, per analogia grammaticale. La società dava per scontato che un uomo libero percepisse un reddito; ma per una donna, l’unico modo era vendere il proprio corpo. Perciò “colei che guadagna” non poteva che significare “colei che si prostituisce”.» Insomma, altro che scelta libera, per lungo tempo è stata l’unica per le donne, l’unica possibilità di “indipendenza” economica – forse. Lo stesso autore precisa quel che tutti