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Io so’ Favolosa” Valentina Ersilia Matrascia

“Io so’ Favolosa”

Valentina Ersilia Matrascia

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Membro della segreteria politica della storica associazione capitolina, attivista, ufficio stampa, drag queen, fondatore e primo presidente di Dragqueenmania, “buttadentro” all'ingresso della serata Muccassassina e anima di tantissimi Pride, Andrea Berardicurti o Carla del Pigneto, alias Karl du Pigné con i suoi lustrini, paillettes, e boa di struzzo è stato un mito per il mondo Lgbtqi. Punto di riferimento per i giovani di diverse generazioni. Sempre al servizio degli altri. Per gli altri. Per obiettivi politici alti. La ricordiamo assieme a tanti altri nell’anniversario della sua morte.

Sono passati già due anni da quando le note di Annie Lennox hanno accompagnato, dopo la funzione, la bara verso l’uscita del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, nelquartiere San Paolo a Roma. A tenere il ritmo, l’applauso fragoroso della folla oceanica accorsa a dare l’ultimo saluto all’incontrastata “imperatrice madre” delle drag queen romane ma anche all’amico e attivista punto di riferimento della comunità omosessuale capitolina. Da quel 4 settembre 2018, quando La Karl du Pigné –membro della segreteria politica della storica associazione capitolina, attivista, ufficio stampa, drag queen, fondatore e primo presidente di Dragqueenmania oltre che “buttadentro” all’ingresso della serata Muccassassina e anima di tantissimi Pride ci ha lasciato. Si è spenta all’età di 61 anni, come un fiume in piena i messaggi di cordoglio e di amicizia, i ricordi ora nostalgici e ora divertiti continuano ad affiorare sui social. «Eccola, è arrivata st’altra. Mo te che voi?». Spiazzante, brusco e a tratti quasi ruvido ma pronto a sciogliersi subito in una sonora risata accogliente. Da quella scrivania nella segreteria del Mieli con la sua voce roca e l’immancabile sigaretta tra le dita, Andrea Berardicurti era il primo impatto per generazioni di ragazze e ragazzi con il Circolo e il mondo LGBTQI. Semplicemente una certezza: membro della segreteria politica della storica associazione capitolina, attivista, ufficio stampa, drag queen, fondatore e primo presidente di Dragqueenmania oltre che “buttadentro” all’ingresso della serata Muccassassina e anima di tantissimi Pride. Perché Andrea era Andrea ma anche La Karl du Pigné. Lustrini, paillettes, boa di struzzo e un’ironia dirompente ma maivolgare o fine a se stessa, queste le armi che metteva in campo nelle vesti di drag. Un nome nato da un gioco con l’amica di sempre, Vladimir Luxuria. Francesizzazione della Carla del Pigneto perché, raccontava lui stesso, «abitavo al Pigneto e per la miaseconda vita volevo un nome da donna molto semplice, corto e molto onesto come appunto Carla». Un equilibrio perfetto quello tra Andrea e La Karl, una convivenza di fatto che funziona perfettamente «al punto che ogni tanto mi chiedo se non sia La Karl Du Pigné che ha plasmato Andrea Berardicurti e non viceversa. Siamo molto felici, entrambi, di condividere lo stesso corpo e lo stesso cervello». Un duo, quello tra Andrea e La Karl, affiatato anche nel perseguire l’obiet“La Karl è quella parte di me all’amata Annie Lennox, non lo si vede quasi mai tivo politico e della comunità. «Negli anni si che rappresenta il sorridente ma quasi come un Pierrot malinconico è esibito nei posti e nei completamento di Andrea, perché «anche con i contesti più diversi», racconta Deborah Di così come Andrea non può “vestiti da lampadario” la Karl non era quel tipo di Cave, amica e presidente del Circolo Maprescindere dalla Karl” drag che punta a un divertimento superficiale rio Mieli dal 1994 al e vuoto» ma elegante e di 1996. «Ha sempre perdeva anche al di fuori del contenuto. Allegro, umile avuto –aggiunge –la consapevoCircolo e della causa Lgbtqi ma e irriverente dall’alto del suo lezza che il ruolo di una drag non che metterà in campo insieme a metro e novanta cui poi si era quello di tirar fuori elementi di doti manuali e artistiche anche aggiungevano i vertiginosi tacchi esibizionismo volgare o di voyericome operatore sociale ne “Il 14, fuori dalla scena rifiutava il smo. È stata l’unica vera drag mago di Oz”, una struttura diurna ruolo di protagonista. «E forse il queen in Italia impegnata politicae notturna per persone senza fissa motivo per cui Andrea manca così mente, da sempre. Qualunque esidimora. «Fui io a chiamarlo e feci tanto a tanti è che persone che non bizione facesse, anche solo per dila scelta giusta», ricorda. «Era vogliono fare per forza le “prime letto personale, aveva dei properfetto, era onorato della fiducia e donne/uomini” non ce ne sono così clami o una battuta in cui si rivensi mise a servizio completo tirando tante. Ed è buffo dirlo di una che dicava l’orgoglio di sé e il diritto fuori delle idee fantastiche. A suo invece era una prima donna. ad essere. Non era mai solo un modo la strada l’aveva anche Siamo pieni di persone che si mero spettacolo». conosciuta, aveva sia capacità appiccicano a ruoli e a poltrone, BELLA CE SARAI TE, IO SO’ FAVOLOSA Puntodi riferimento per tantissimi, giovani e non, che si avvicinavano al Circolo anche solo in cerca di socialità o per vincere la paura di uscire allo scoperto. Già dalla fine degli anni Ottanta, quando insieme a Vladimir Luxuria arrivò nella sede dell’associazione, si presentò come una persona capace di mettersi a disposizione. «Di Andrea –racconta commossa Di Cave–viene ricordata sempre la sua esuberanza, l’essere molto sopra le righe e con questa carica umana indubbiamente molto potente. Vero, ma la sua era anche una carica che metteva a servizio. Quando è servito un portavoce del Pride che salisse sui carri a fare le urla, lui l’ha fatto e in una grande ottica di servizio. Le parrucche e le esibizioni stesse, lo erano. Non un’esibizione artistica o sociali e diplomatiche sia quelle di mettersi allo stesso livello di alcuni utenti un po’ più bizzarri e quindi riusciva effettivamente più dei professionisti a tirare fuori capacità e a mantenere la calma». Doti che tante persone negli anni e in vari contesti hanno apprezzato e amato, ciascuno a suo modo dimostrandolo nel momento dell’estremo saluto. «La sua camera ardente al Mario Mieli è stata qualcosa di incredibile», ricorda. «C’era una quantità di gente impressionante. Anche persone che apparentemente non c’azzeccavano nulla con quel posto e quella storia e che non sapevi come collocare. Eppure, in qualche modo avevano conosciuto la stessa persona ed erano state toccate dalla sua umanità. E questo è un lascito importante alla società che dovremmo tutti cercare di portare avanti nelle nostre vite». lui invece metteva al primo posto gli altri, un’idea o un’associazione». Tutto, però, sempre rigorosamente all’insegna della favolosità perché, per dirla con le sue parole,

«DNC –datti ’na calmata. Bella ce sarai te, io so’ favolosa».

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