Casainmente living way n.07 agosto-settembre

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n . 0 7 • E d i t o r E C a l l E i d o s . i t • w w w. c a s a i n m e n t e . i t / l i v i n g

Un modo Esclusivo di vivere la Casa origini nomadi abitare il tempo, da 25 anni in anticipo Ho in mente una casa. E un modo di viverla. Jasper morrison www.casainmente.it argonauti per passione

r i v i s ta d E l s E t t o r E C a s a • a g o s t o / s E t t E m b r E

2010 • anno 5

il mito dell’acciaio. la ricerca del perfetto materiale tra storia, tecnica, chimica e leggenda im.Ca. scelta di qualità divano bocca di gufram il design alle prese con l’eterno mistero della seduzione Professione fantasia osa Code Fiere 2010

Photo Elisa shebaro

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agosto - settembre 2010


Perfetta armonia tra forma e contenuto

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θ (Phi) = b_ ln (r/a)

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Spaccato di una conchiglia di un Nautilus con le cavità disposte secondo una spirale logaritmica che riproduce alla perfezione il progetto delle galassie e ci dimostra come la Sezione Aurea (Phi) sia l’espressione matematica della bellezza e dell’eleganza della natura. La spirale logaritmica segue una crescita esponenziale stabilita dalle leggi fisiche dell’universo, come dimostra la formula della Sezione Aurea. Entrambe sono celate in ogni angolo della Terra: semi, fiori, frutti, persino gli animali e gli esseri umani. Tutto, in natura, segue questo schema, frutto di una particolare sequenza matematica, sequenza che non ha un punto di inizio, ma prosegue infinitamente sia verso l’interno che verso l’esterno. Per la sua proprietà di crescita, perfettamente armonica, la spirale logaritmica è stata anche chiamata, nel corso dei secoli, la “curva della vita”.

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Rivista di informazione del settore casa Agosto / Settembre 2010 ANNO V N.07 Iscrizione Tribunale di Vicenza n. 1217 SOcIETà EDITRIcE: Calleidos S.r.l. www.calleidos.it info@calleidos.it DIRETTORE RESpONSAbIlE: AnnaMaria Tonini DIRETTORE EDITORIAlE: Stefano Battistella stefano.battistella@calleidos.it DIREzIONE, REDAzIONE GRAFIcA E ImpAGINAzIONE: Calleidos hANNO cOllAbORATO: Anna Feracin AnnaMaria Tonini Daniele Berlato Elisa Shebaro Enrico Ruffato Ilaria Moro Mara Capitanio Maria Vitella Stefano Battistella STAmpA: Industrie Grafiche Vicentine S.p.A. E’ vietata la riproduzione anche parziale del contenuto pubblicitario senza autorizzazione dell’editore. L’editore non è responsabile del contenuto pubblicitario stampato ed è sollevato in qualsiasi caso da responsabilità civile o penale nei confronti dei lettori o di terzi. REDAzIONE: TEL. 0445 560709 - 624978 FAX 0445 1920319

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editoriale

06 Argonauti per passione abitare il nuovo

36 IM.CA. Scelta di qualità 38 Le terrazze:in armonia con l’architettura 40 Lanificio Cazzola 42 Residence Mimose 44 …abitare secondo natura... 46 Residence Val 47 Cumerlato certifica la prima CasaClima a Thiene 48 Fred Building: alti livelli per un concept inedito esperienze ed eventi

Argonauti per passione

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Ho in mente una casa. E un modo di viverla

15 Origini nomadi designer e design

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Yvonne Pugliese

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09 Jasper Morrison 12 Divano Bocca di Gufram 28 Professione fantasia abitare l’arte

24 Ho in mente una casa. E un modo di viverla. materiali e tecnologie

Dal 1887 a Schio VI - Via SS.Trinità, 2 Anche quest’anno acquisti 2

IM.CA. Scelta di qualità

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18 Il mito dell’acciaio 52 Termoidraulica Scapin 55 Abitare il Tempo: da 25 anni in anticipo

Le terrazze: in armonia con l’architettura

38 Pav i m e n t i - R i v e s t i m e n t i - A rre d o b a g n o

Una linea nel tempo...1998 - 2010

libreria

60 Design giapponese 60 Design-Driven innovation 60 La biblioteca nella città 61 Taschen’s London 61 Great Escapes Italy 61 Green Graphic Design 4

Solar Globe

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Via Europa,

oltre casa

58 Fiere 2010

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in Sardegna

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turismo per casa

62 in Sardegna


me-lab.it

contenuti

Il primo pocket del settore casa nell’Alto Vicentino e nell’Altopiano di Asiago in 20.000 copie.

Jasper Morrison

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Divano Bocca di Gufram

Il mito dell’acciaio

Origini nomadi

CAsAInmenTe è AnChe the pocket

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Da settembre a Vicenza!

Elisa Shebaro

Di origini italiane e con sangue libanese, indipendente e cosmopolita... Elisa Shebaro è nata a Nashua, nel New Hampshire (USA) ed ha vissuto in Italia, Francia, Germania e Medio Oriente. Dopo aver studiato fotografia presso la prestigiosa “Parsons School of Design” di Parigi ha iniziato la sua attività professionale come assistente di alcuni importanti fotografi in Italia, a New York e Los Angeles.

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Per inserzioni pubblicitarie 348 5122499

IL VIAGGIO P È UN POSTO DOVE VIVERE

Fotografare per me è magico - spiega Elisa - è un modo per esprimere qualcosa di me e cerco di farlo in maniera profonda ma essenziale. Non ho mai messo radici in nessun paese ed aver conosciuto tante culture, diversi paesi e persone mi aiuta a cercare una “connessione” tra ciò che vedo, ciò che sento e le mie immagini interiori.

PARTENZA IL RISPARMI FI

Dal 1994 Elisa Shebaro si dedica all’editoria: ha lavorato, tra l’altro, per CASAINMENTE, INTERVIEW magazine, LA WEEKLY, CURVE, SEATTLE WEEKLY, Seattle Magazine. Alcuni suoi lavori sono stati esposti ed apprezzati nelle mostre fotografiche di Seattle, Los Angeles e Ausgburg (Germania) dedicate a “editorial portraiture”.

Stefani arredoin Top legno

Hobbyzoo

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Elisabetta Calvi

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Professione fantasia

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Fred Building: alti livelli per un concept inedito

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Cumerlato certifica la prima CasaClima a Thiene

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Abitare il Tempo: da 25 anni in anticipo

Fiere Italia 2010

Termoidraulica Scapin

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Argonauti per passione

Il periodo estivo ci sta dando la possibilità di riflettere maggiormente su quanto stiamo riuscendo nel nostro intento di precursori nell’ambito dell’editoria free press per quanto riguarda il settore casa. CASAINMENTE living way si è proposta come prima rivista specializzata nel settore casa a Vicenza e provincia con un target “di rilievo” per la qualità cartacea, per l’impaginazione grafica ma soprattutto per le idee e i contenuti, differenti. Questo indiscusso primato è poca cosa se confrontato con il “quanto” sia importante per noi della redazione migliorarci in modo costante e cercare di calcare le impronte delle riviste nazionali ma senza perdere la nostra identità, senza emulazioni, creando così la nostra di impronta, libera da vincoli puramente economici e senza direzioni prestabilite ma con un obiettivo ben preciso: valorizzare quanto di più intimo hanno i nostri interlocutori esternandolo al pubblico che è loro vicino. Questa nostra caratterizzazione sta coinvolgendo gli appassionati, quelli che, prima ancora di rappresentare “il professionista”, si distinguono nell’ambito che li riguardano per la passione e l’approccio artistico che caratterizzano ogni loro azione, un eco al quale è difficile resistere se si è attenti alla Persona, ancor prima che all’oggetto.

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editoriale

Ecco perché la scelta condivisa di percorrere, in senso figurato, lo stesso viaggio degli argonauti greci, dove le latitudini e le longitudini nuove e inesplorate non rappresentano i luoghi ma bensì gli argomenti e la nave Argo è lo strumento di cui ci serviamo rappresentata da living way. Ognuno porta il suo bagaglio di competenze e soprattutto il suo impegno costante, perché il nostro viaggio, così come inteso e voluto, non permette il famoso “teletrasporto” che tutti conosciamo grazie al telefilm “Star Trek”; il nostro è un viaggio da assaporare, numero per numero con una meta finale, quella della condivisione delle nostre esperienze, che solo in questo modo possono rimanere ben impresse nelle nostre menti ed arricchirci. Siamo convinti che questo sistema sia il più difficile ma anche quello più gratificante. Ringraziamo quindi chi ha condiviso le nostre scelte; sappiamo bene che gli argonauti erano 50, per ora la nostra piccola nave ne accoglie altri tre: Elisa Shebaro, Tarquinio Morbiato, Yvonne Pugliese…

Alla luce di quanto detto vogliamo ripetere l’esperimento che abbiamo già provato due numeri precedenti a giugno. Non demorde la nostra volontà di ascoltarvi, ma, in sintonia con il nostro “Agire”, lo diciamo anche a tutti quei professionisti, che tanto ci sentiamo di ringraziare, che settimanalmente ci telefonano in redazione. Ci farebbe piacere conoscervi, anche attraverso quella pagina bianca che è lì per voi e per tutti quelli che sapranno leggerla! Scriveteci disegnate fate una x e mandatela con la vostra firma a living way, che prontamente la farà conoscere al pubblico.

Photo:

Elisa Shebaro www.elisashebaro.com

Model: Erin Axtell @ Photogenics - Los Angeles

Location: The Dresden Lounge - Hollywood

Clothes: PunkTure by Rebecca Marciano

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Questa è la pagina a voi dedicata! (vedi editoriale pagina precedente) Scriveteci, disegnate, fate una x e mandatela con la vostra firma a info@calleidos.it oppure al fax 0445.1920319. Le pubblicheremo nei prossimi numeri


designer e design

Jasper Morrison Jasper Morrison è nato a Londra nel 1959. Si è laureato in Design presso la “Kingston Polytechnic Design School” nel 1982 e ha conseguito due masters in Design: uno presso la “Kingston Polytechnic Design School” nel 1982, l’altro presso il “Royal College of Art” a Londra nel 1985. Nel 1984 ha vinto una borsa di studio per il Berlins HdK. Nel 1986 apre il suo studio di Design a Londra. Nel 1987 partecipa a ‘Documenta 8’ (Kassel) con il progetto ‘Reuters News Centre’. L’anno successivo viene invitato a prendere parte al ‘Design Werkstadt’ una parte del programma di ‘Berlin Cultural City of Europe’, dove esibisce il progetto ‘Some new items for the house, part I’ alla DAAD Gallery.

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Magis AIR-ARMCHAIR


Successivamente progetta prodotti per SCP a Londra, per FSB, un produttore tedesco di maniglie per porte, per Vitra e per Cappellini. Nel 1992, insieme a James Irvine, progetta il concept di ‘Progetto Oggetto’ per Cappellini, una collezione di oggetti casalinghi progettati insieme con un gruppo di giovani designers Europei. Presenta numerosi progetti per spazi urbani in collaborazione con Andreas Brandolini e Axel Kufus con la sigla di “Utilism International”. Nel 1992, la sua lezione a diapositive ‘A World without words’ viene pubblicata con il progetto grafico di Tony Arefin. Nel 1994 Jasper Morrison è ospite d’onore e tiene una mostra personale alla fiera ‘Interieur 94’ in Belgio. Nel 1995 tiene una mostra personale al ‘Bordeauxs Arc en Rive Centre D’ Architecture’. Negli stessi anni inizia l’attività di consulenza con Ustra, la società di trasporti della città di Hannover, per cui progetta la fermata dei Bus. Nel 1995 lo studio di Jasper Morrison si aggiudica il contratto per la progettazione del nuovo ‘Hannover Tram’ il più grande contratto Europeo di quel tempo. Il primo veicolo viene presentato al pubblico nel Giugno 1997 alla ‘Hannover Industrial Fair’ di Hannover, e gli vengono assegnati i premi ‘IF Transportation Design Prize’ e ‘Ecology award’. Fra le più recenti installazioni e mostre citiamo ‘The State of Things’ a completamento dell’editing del 1999 Design Year Book’, le mostre personali alla Axis Gallery, Tokyo, per Flos al ‘Yamagiwa Centre’ di Tokyo e come Designer dell’anno 2000 alla fiera del Design a Parigi. Progetti recenti includono: il progetto degli arredi per la Tate Modern a Londra; la lampada ‘Luxmaster’ per Flos; la Sedia air-chair e il tavolo Air-Table per Magis; una monografia ‘Everything but the Walls’ pubblicata da Lars Müller editori; una panchina per ‘Roppongi Hills’ a Tokyo; il sistema banco ATM per Vitra; una linea di piccoli elettrodomestici da cucina per Rowenta; Pots&Pans per Alessi; una linea di sanitari e rubinetteria in rame per Ideal Standard. Nel 2005, cura insieme a Naoto Fukasawa la prima edizione della mostra ‘Super Normal’.

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Oblong Superoblong


designer e design

Pipe Chair

Nel giugno 2006, si tiene la prima edizione giapponese di ‘Super Normal’ a Tokyo. La Jasper Morrison Ltd ha sede a Londra e Parigi, ha lavorato e in molti casi lavora ancora per le seguenti società: Alessi Spa, Italia; Alias Srl, Italia; Canon Camera Division, Giappone; Cappellini Spa, Italia; De Padova, Italia; Flos Spa, Italia; FSB GmbH, Germania; Magis Srl, Italia; Rosenthal AG, Germania; Rowenta, Francia; Sony Design Centre, Europa; Vitra International AG, Svizzera. Nel 2004 inizia la consulenza per Samsung Electronics (Korea); Muji (Giappone); Ideal Standard (UK) e Olivetti (Italia).

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DIVANO BOCCA di Gufram Il design alle prese con l’eterno mistero della seduzione

L’eros e la sensualità si manifestano percorrendo strade che non riusciamo mai a comprendere del tutto. Di fronte a persone, oggetti od ambienti fortemente avvolgenti, percepiamo sensazioni sotterranee e le registriamo come seducenti, strane, conturbanti, ma non riusciamo a carpirne il segreto.

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Anche il Divano Bocca di Gufram mantiene il suo segreto: ci sfida, ci invita a girargli intorno, non ci guarda – per ovvie ragioni, è una bocca! - ma si protende verso di noi. Ci troviamo di fronte ad un oggetto enigmatico, simbolo eterno (ma nel contempo moderno) della seduzione e della creazione del mito della femme fatale. Il Divano Bocca è una struttura di colore rosso, creata mediante stampaggio a rotazione di un unico blocco di poliuretano. E però anche una grande, morbida, talvolta oscena, bocca. Tale divano nasce nel 1965 dalla creatività di Franco Audrito, fondatore dello Studio 65, storico gruppo di designer, e prodotta poi dalla ditta torinese Gufram.


designer e design Le radici della creazione affondano però nella più alta tradizione storico-artistica, e le sue fonti ispiratrici non si contano: dalle enormi labbra rosse che volano nel cielo nell’opera “Senza Titolo” di Man Ray, alle donne di Kees van Dongen, ai sorrisi anonimi delle pin-up di Tom Wesselmann, fino ai collages di Richard Prince. Ma, più di tutti gli altri, il Divano Bocca sboccia nella creatività grazie ad una sapiente combinazione di Pop Art e di Surrealismo. La leggenda vuole che Audrito si sia ispirato ad un quadro di Dalì raffigurante la grande icona erotica Mae West (“Risparmiate l’acqua: fate la doccia con un amico”), nel quale la bocca dell’attrice era dipinta in foggia di divanetto. Combinando la suggestione dell’intuizione sexy di Dalì alla tecnica “straniante” del surrealismo, che ingigantiva un oggetto fino a farlo diventare altro da sé, fino ad incontrare il rosso acceso delle labbra dell’oggetto-Marilyn Monroe nel celeberrimo ritratto che ne fece Andy Warhol, ecco nascere la Bocca che non si nega mai. Anzi, che addirittura ti mangia. Non a caso, in America l’opera marcata Gufram è conosciuta come “Marilyn”.

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designer e design

La struttura del Divano Bocca è progettata per essere una seduta per due persone, di dimensioni 210 x 80 x 85, ed è, nella sua versione originale, naturalmente rossa. Oggi però le variazioni sul tema della seduzione e sul ruolo ricoperto nella società dal richiamo erotico hanno portato il Divano Bocca a cambiare look: ed ecco che, anche alla mostra tenutasi a Torino nel 2008, sono apparsi i modelli Dark Lady, dalle labbra nere e con applicato un piercing gigante, Pink Lady, in Fucsia, Silver Lady e Golden Mouth, immagini del mondo glitterato del gossip e del perenne cabaret dei protagonisti del mondo dello spettacolo.

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Il Divano Bocca è ora un pezzo di design divenuto parte della Storia; presente all’esposizione permanente della Triennale di Milano come al MoMA di New York. E come potrebbe essere altrimenti? Dalla “Parigina” del Palazzo di Cnosso, rappresentante una principessa minoica dal trucco acceso, a Cleopatra, alle più moderne bellezze del Cinema e della Televisione, la promessa di un bacio è sempre stata parte della Storia dell’umanità.


esperienze ed eventi

Origini nomadi TA R Q U I N I O M O R B I AT O

Una trentina d’anni fa, in una sera d’estate come questa, seduto fuori con mia madre a parlare delle sue passioni, chiesi perchè c’era così tanta differenza tra lei e mio padre nel scegliere le vacanze. Noi facevamo un anno al mare o in montagna in appartamento e alternativamente un anno in campeggio. Trascorrevamo tre mesi in campeggio e mio padre veniva sovente a trovarci. A dire il vero noi quattro fratelli non sentivamo affatto la sua mancanza, nei tre mesi di vacanza. In campeggio ci divertivamo un sacco, sembrava vivere in un mondo surreale, tanto distante dalle regole che ci poneva la società. Eravamo sempre immersi nella natura a scoprire ogni suo possibile lato nascosto, ogni giorno una scoperta. Per noi tutto era possibile, ma poi, quando tornavamo a casa, tutto tornava normale, seguendo la solita routinne. Tornando alla differenza tra mio padre e mia madre, lei mi raccontò di avere origini macedoni. Infatti sua nonna, arrivò in Italia all’inizio del secolo, la famiglia si spostava continuamente alla ricerca di nuove zone in cui soggiornare. Un giorno però una malattia colpì sua nonna e così dovettero rimanere per un periodo fermi. Suo nonno dovette trovare un lavoro fisso così da guadagnare il necessario per pagare le cure. Da quel momento diventarono stanziali. Si stabilirono a Barche, una frazione di San Pietro in Gu. Da li capii quanto potesse essere diversa da mio padre, di famiglia di origine padovana, abituati a lavorare la terra. Personalmente mi sono sempre sentito poco legato alla terra in cui abito, ho sempre sentito una grande attrazione per tutto ciò che è sconosciuto. Un giorno in uno dei miei viaggi, ero in Mauritius, incontrai una donna, appena la vidi percepii un brivido dentro, quella era la donna dei miei sogni. Nel giro di pochi giorni nacque un amore magico, era come se la mia vita si fosse ricongiunta a un filo che era stato spezzato per anni. Mia madre era passata a miglior vita da quasi vent’anni, ma con quell’incontro tutto si era ricollegato.

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esperienze ed eventi

e quindi… NOMADISMO C U LT U R A L E , M E R C E O L O G I C O , C R E AT I V O Mia moglie nata in Mauritius, madre Irlandese e padre cinese, aveva viaggiato in lungo e in largo per il mondo e io l’avevo ritrovata, proprio li dove era nata. Pochi mesi ed eravamo insieme. Siamo a quattro, sì quattro figli. Dio ci ha fatti incontrare e ora siamo insieme per proseguire, forse un disegno divino, quello di riunire tutte le razze. La nostra missione e’ di far conoscere il mondo a chi, per sua sfortuna, vede le cose per quello che sono piuttosto per quello che rappresentano.Credo che la vita sia un continuo mettersi a confronto, soprattutto con chi non si conosce. La cultura, la famiglia e tutto cio’ che ci circonda, con gli anni ci plasma, impedendoci di far crescere l’essenza di noi stessi. Ho sempre sentito dire: moglie e buoi dei paesi tuoi, ma quando ho incontrato mia moglie, ho voluto correre il rischio. I rapporti non sono mai semplici, ma fin quando c’e’ qualcosa da scoprire di nuovo, questo da forza per continuare ed andare avanti. In questo momento storico, dove tutti parlano di crisi, c’e’ sempre qualcuno che non vede l’ora che arrivi il giorno dopo, cosi’ potra’ scoprire qualche cosa di nuovo. In questo momento mi trovo seduto ad assaporare i profumi della natura e godermi il fresco della sera. Sto anche scrivendo questo, non so se sara’ mai letto da qualcuno quanto ho appena scritto, magari i miei figli un giorno, auguro a loro di poter incontrare la loro anima gemella. Non sarà facile trovarla, non sarà facile viverci assieme, ma ne sarà valso la pena.

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Nei tempi più remoti gli insediamenti nascevano lungo i fiumi, principalmente perché l’acqua era fonte di vita. Successivamente l’uomo ha imparato a navigare e quindi usava i fiumi come vie di comunicazione e per trasporti delle materie prime. Anche le strade erano usate ma per lo più per trasporti leggeri. Con l’avvento delle ferrovie e poi con la venuta dei mezzi pesanti alimentati a petrolio, la costruzione di viadotti, le strade hanno preso il sopravvento.I maggiori centri quindi si sono espansi lungo le maggiori vie di comunicazione senza un preciso disegno e, un po alla volta il territorio è stato invaso da costruzioni di ogni tipo: case, edifici industriali e commerciali. Le speculazioni edilizie, i piani regolatori dei Comuni senza un preciso disegno calato nel territorio, hanno reso il nostro paese una groviera senza ne arte e ne parte. I nostri avi, con intenti sicuramente più nobili dei nostri, si sono visti deturpare quanto erano riusciti a realizzare nei millenni. Piani regolatori dell’ottocento, dove l’auto non esisteva, sono di gran lunga migliori dei più recenti, tanto che a volte risulta più piacevole girare nei centri storici, perfino con l’auto. Ultimamente c’é la moda dei ponti e delle rotatorie, dove architetti e artisti si sbizzarriscono a inserire strutture inutili e costose. Le strade, comunque rimangono le uniche vie di comunicazione, anche se spesso intasate dal traffico urbano e dai trasporti. Fortunatamente con l’avvento della tecnologia risulta sempre più semplice comunicare. Il telefono, internet attraverso le più svariate applicazioni, ha reso tutto più semplice, tanto che sembrerebbe non servisse più muoversi dalla propria scrivania. La crisi però ha sollevato una moltitudine di problemi tanto che ormai nulla si riesce più a vendere.La fiducia e’ venuta a mancare e se non si tocca con mano nulla ormai si riesce piu’ a vendere. Il “rapporto tra persone” sta tornando in auge. Gli spazi lavoro, gli uffici, le aziende, si trovano strutturati in maniera superata. Chi va al lavoro non si può più permettere di tornare a casa o andare al ristorante, le mense aziendali sono spersonalizzate e così oltre al lavoro che da poca speranza, quando ci si trova nella pausa pranzo ci si deprime ulteriormente. L’evento rimane l’unico momento dove ritrovarci a far festa, lo spritz delle sette diventa momento d’incontro e di condivisione. Mostrare all’amico cosa si è riusciti a fare nella crisi più profonda e sconfortante, diventa momento di condivisione o perché no anche di vendita. Ci si deve muovere però, affrontare ore d’auto per raggiungere gli “spazi expò”, in quanto sono pochi o ricercati e così nulla sembra cambiato. Nell’era del terzo millennio dove, in un mondo così evoluto, sembra di essere tornati indietro di cento anni. Ecco perché city HUB è la risposta alle nuove esigenze. Spazi dove sia possibile lavorare, tessere relazioni, vicini a casa e quindi la famiglia e comunque alle persone più care. Fare sport, dedicare tempo alla cura del proprio corpo e alla propria anima. Ma perché l’erba del vicino sembra sempre migliore? Perché muoversi inutilmente, quando è possibile avere tutto a portata di mano! Spazi ex industriali dismessi, vecchi laboratori in disuso, aree vaste senza una precisa destinazione, vicine alle maggiori vie di comunicazione, tante volte sul perimetro del centro storico diventano seguendo lo sviluppo del progetto di riqualificazione City HUB la soluzione ai problemi di molti che, hanno deciso di reinventarsi un nuovo modo di vivere. Non un posto chiuso verso l’esterno, anzi, city HUB è la parte fisica di un social network; aree per il lavoro, la condivisione, il rilassamento, la festa, la formazione, l’alimentazione del corpo e quant’altro si possa pensare di sviluppare. Si perché city HUB può crescere con te, anzi il tuo contributo è fondamentale. City HUB concepito seguendo la filosofia olistica, rende tutto possibile e ogni sogno realizzabile. City HUB, per chi ha scelto come valore principale la condivisione, per chi ha come obiettivo la crescita continua sia fisica, mentale e spirituale, perché l’unica costante nella vita e’ il cambiamento.City HUB, una porta aperta al futuro.


Di origini italiane e con sangue libanese, indipendente e cosmopolita... Elisa Shebaro è nata a Nashua, nel New Hampshire (USA) ed ha vissuto in Italia, Francia, Germania e Medio Oriente. Dopo aver studiato fotografia presso la prestigiosa “Parsons School of Design” di Parigi ha iniziato la sua attività professionale come assistente di alcuni importanti fotografi in Italia, a New York e Los Angeles.

Fotografare per me è magico - spiega Elisa - è un modo per esprimere qualcosa di me e cerco di farlo in maniera profonda ma essenziale. Non ho mai messo radici in nessun paese ed aver conosciuto tante culture, diversi paesi e persone mi aiuta a cercare una “connessione” tra ciò che vedo, ciò che sento e le mie immagini interiori. Dal 1994 Elisa Shebaro si dedica all’editoria: ha lavorato, tra l’altro, per CASAINMENTE, INTERVIEW magazine, LA WEEKLY, CURVE, SEATTLE WEEKLY, Seattle Magazine. Alcuni suoi lavori sono stati esposti ed apprezzati nelle mostre fotografiche di Seattle, Los Angeles e Ausgburg (Germania) dedicate a “editorial portraiture”. Elisabetta Calvi

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IL MITO DELL’ACCIAIO La ricerca del perfetto materiale tra storia, tecnica, chimica e leggenda La scoperta dell’acciaio si fa risalire ai primi secoli dopo Cristo: pare che i primi in assoluto a fare un uso sistematico dell’acciaio, tramandandone il metodo per la sua fabbricazione, siano stati gli Indù, addirittura in epoca romana. Fino al 1740, quando in Inghilterra venne riscoperta la tecnica della fusione a crogiolo, l’unica tecnica nota fu quella della creazione dell’acciaio con fusione a pacchetto, che era stata utilizzata durante tutto il Medioevo. Dopo l’invenzione della fusione a crogiolo, era iniziata invece la rivoluzione industriale. Dalla seconda metà del XVIII secolo la produzione di acciaio aumentò vertiginosamente e si scatenò una serie di innovazioni per ottenere metallo sempre migliore e con caratteristiche sempre più varie. La prima di queste riguardò la possibilità di “cucinare” il carbone (scaldandolo in assenza di ossigeno, facendo così evaporare lo zolfo e ottenendo il carbone “cooked” o coke), procedimento con il quale si poteva ottenere dell’acciaio migliore, perché privo di impurità dannose: successivamente venne introdotto l’altoforno, che consentiva di bruciare, tramite una corrente di ossigeno e l’aggiunta di calcare, le impurità del minerale e permetteva di variare a volontà il tasso di carbonio. Nel 1913 l’inglese Harry Brearly, sperimentando acciai per canne di armi da fuoco, scoprì che un suo provino di acciaio con il 13-14% di cromo e con un tenore di carbonio relativamente alto (0,25%) non arrugginiva quando era esposto all’atmosfera. Con la scoperta, appunto, dell’acciaio inossidabile, era nato uno dei materiali più rappresentativi della nostra epoca. Acciaio è il nome dato ad una lega composta principalmente da ferro e carbonio, quest’ultimo in percentuale non superiore al 2,11 %. Oltre questa percentuale, si parla di ghisa. Analizzare tutte le caratteristiche da lavorazione, fusione, affinazione dell’acciaio e le sue applicazioni nella società di oggi è praticamente impossibile: possiamo però parlare dei più famosi tipi di acciaio, e tentare di leggere, attraverso essi, le evoluzioni del materiale. Soprattutto, sembra che la storia dell’acciaio sia una parte della Mitologia della produzione umana. Dal favoloso acciaio Damasco, la fascinazione per la forza e il potere narrate in patria dai crociati non ha mai smesso di colpire gli studiosi.

AcciAio Wootz

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Il primo tipo di acciaio di cui si ha notizia, è il cosiddetto Wootz, fabbricato in India almeno dal 300 dopo Cristo (ma alcuni lo fanno risalire al 200 a.c.); il suo nome è la versione anglicizzata del nome indù dell’acciaio (ukku). Veniva preparato in crogioli chiusi sigillati, che contenevano minerale di ferro, carbone e vetro. I crogioli venivano poi messi alla fiamma e riscaldati: il ferro fondeva, arricchendosi di carbonio, e il vetro assorbiva le impurità man mano che fondeva, galleggiando sulla superficie. Il risultato era un acciaio ad alto tenore di carbonio e di elevata purezza. Questa tecnica si diffuse molto lentamente, arrivando nei paesi confinanti (gli odierni Turkmenistan e Uzbekistan) solo nel 900 D.C. circa. La tecnica indiana mise molto tempo ad arrivare in Europa, dove divenne nota solo a partire dal XVII: ma nessuno qui seppe ripetere la manifattura dell’acciaio wootz per un altro secolo.


materiali e tecnologie AcciAio DAmAsco

Arrivata in Medio Oriente la tecnica dell’acciaio Wootz (poco dopo l’anno Mille), le particolarità di elaborazione furono raffinate fino a dare origine all’acciaio Damasco, estremamente resistente e flessibile, con cui furono forgiate le spade che affrontarono i crociati europei: la qualità di quelle armi era tanto alta che l’acciaio Damasco divenne mitico in Europa. Con ogni probabilità, la tecnica del Wootz venne raffinata in modo da far assorbire il carbonio soprattutto ai bordi della spada. In questo modo si otteneva una spada flessibile e che sopportava gli urti senza rompersi, ma al tempo stesso dalla lama molto dura che manteneva un filo tagliente per molto tempo. Le variazioni nel tenore di carbonio fra il filo e il centro della spada creavano in superficie un bel disegno ondulato, da cui l’aggettivo damascato. Dopo il 1300 la tecnica di creazione dell’acciaio Damasco andò però perduta.

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AcciAio A pAcchetto

Nacque poi l’acciaio a pacchetto. Esso consisteva nel creare un pacchetto di strati alternati di ferro e ghisa, fatti rammollire e poi martellati insieme per saldarli e far diffondere il carbonio dalla ghisa al ferro, in modo da ottenere la percentuale di carbonio desiderata. Una volta saldati gli strati del pacchetto, si tagliava la barra e la si piegava su se stessa, ripetendo il processo: in questo modo si potevano creare barre di centinaia di strati sottilissimi. È stato per secoli l’unico modo noto, al di fuori dell’India, per ottenere l’acciaio, ed è un processo la cui riuscita dipende moltissimo dalla capacità e dall’esperienza del fabbro: è molto difficile ottenere due volte lo stesso risultato con questo metodo. Si trattava di un processo molto lento, e molto costoso: per un Kg di acciaio erano necessari circa 100Kg di combustibile. Inoltre era impossibile ottenere con questo metodo pezzi molto grandi o di forma complessa.

AcciAio Al crogiolo

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Nel 1740 Benjamin Huntsman, a Sheffield, riscoperse la tecnica dell’acciaio al crogiolo: dopo anni di esperimenti in segreto, mise a punto una fornace in grado di raggiungere i 1600º gradi, in cui metteva una dozzina di crogioli di argilla, ciascuno con 15 Kg di ferro, che veniva portato lentamente al calor bianco: a questo punto si aggiungevano pezzi di ghisa, che lasciati a fondere aggiungevano al materiale il carbonio necessario. Dopo tre ore circa l’acciaio veniva colato in lingotti. Fu una rivoluzione. Nel 1740, Sheffield produceva circa 200 tonnellate di acciaio all’anno: un secolo dopo ne produceva 80.000, la metà di tutta la produzione europea, ed era la più grande città industriale d’Europa. Questo modo di produrre l’acciaio restò il migliore fino all’arrivo del convertitore Bessemer permetteva di ottenere acciaio di pari qualità ad una frazione del costo.


materiali e tecnologie

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materiali e tecnologie AcciAio BulAt

L’ultimo dei personaggi che cercarono l’acciaio fu Pavel Petrovich Anosov (1799 – 1851) il quale, dopo anni di studi sulla perduta arte dell’acciaio damasco di cui voleva riscoprire il segreto, ottenne un risultato che, anche se non era l’acciaio Damasco, senz’altro permetteva di ottenere un materiale di qualità superiore. Il neonato acciaio Bulat (dalla parola persiana pulad, acciaio) era un acciaio stratificato, ottenuto raffreddando molto lentamente la massa fusa e dando il tempo al carbonio di concentrarsi in strati diversi: in questo modo il metallo finale consisteva di molti strati di ferrite (acciaio dolce) e cementite (acciaio duro). Oggi il processo di nascita è ancora lungo, complesso e passibile di svariate tecniche di elaborazione come un tempo; ma tale varietà di lavorazioni è dovuto alla grande disponibilità di tipologie di materiale che si vuole ottenere. Esistono moltissimi tipi di acciaio, le cui composizioni e denominazioni sono stabilite da apposite norme tecniche: in Europa le Euronorme (EN) emesse dal Comitato Europeo di Normazione (CEN) e in America l’ASTM (America Society Testing Materials), in collaborazione con l’AISI (American Iron and Steel Institute) ed internazionalmente le ISO (International Standard Institute). Principalmente comunque, gli acciai vengono classificati in due gruppi: il Gruppo I (acciai di uso comune), che costituise il tipo meno costoso e che comprende anche gli acciai di base e di qualità, anche detti acciai da costruzione di uso generale. Sono acciai adatti a resistere a sollecitazioni soprattutto statiche (come nel caso delle costruzioni civili), e attualmente sono di solito posti in opera mediante saldatura, da cui la necessità di un’adeguata saldabilità. E poi c’è il Gruppo II, degli acciai speciali (che differiscono dagli altri acciai per la loro composizione chimica). Si tratta di acciai con caratteristiche particolari. Talvolta hanno caratteristiche meccaniche superiori, che si ottengono a seguito di un appropriato trattamento termico. Come dicevamo, non si possono enumerare qui le tecniche di lavorazione e le applicazioni dell’acciaio nel mondo odierno. Certo è che, sia per oggetti di uso comune che per edifici, sia per strutture da guerra che per migliorare la qualità della vita dell’uomo (sono famose le ricerche oggi in atto per combinare la resistenza e l’elasticità dell’acciaio con elementi vetrificati, al fine di limitare il rischio di collasso delle nuove strutture architettoniche ultraleggere), l’acciaio è un elemento indispensabile, vera pietra filosofale dei nostri tempi. E oggi, nell’ormai sopraggiunta epoca della perdita del Mito a-storico e del subentrato Mito tecnologico, siede ad un posto d’onore nella linea storica delle conquiste umane.

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HO IN MENTE UNA CASA. E UN MODO DI VIVERLA. L’ARTE NEL CONTESTO ABITATIVO Ho creato una rubrica che possa stabilire con immediatezza una forte empatia, l’ho creata attraverso uno degli elementi che ci rappresenta in modo più istintivo: la scelta del colore. Ogni mese l’articolo affronterà delle proposte artistiche partendo da stili abitativi legati al colore secondo le ultime tendenze dell’architettura d’interni. L’arte, come ogni altro elemento della casa rispecchia la personalità di chi la abita. Scegliere un quadro è come scegliere una luce o un colore e ha lo scopo di creare uno spazio per far star bene noi e le persone che ci circondano.

LA CASA TRANQUILLA

E’ una casa piena di serenità e pace. Una casa che coniuga tutti i tipi di verde con diverse gradazioni di bianco e crema. E’ un’atmosfera che dà nuova vita e brillantezza anche a mobili semplici. E’ la casa di chi desidera portare dentro il sapore dei giardini, di chi ama l’aura delle foreste antiche e l’energia delle foglie.

All’interno della cornice: DANI VESCOVI, “S.T.”, tecnica mista su lino, 60x40 cm - 2010

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Contrà Porti, 21 - Vicenza Tel. 3939060790 www.yarc.eu - yvonne@yarc.eu


abitare l’arte DANy VeSCoVI ha esposto in tutta Europa, in Cina e in Russia. Le sue opere hanno un indice di liquidità di 3 su 4 (fonte ArsValue).

DANY VESCOVI, “S.T. (Campo 1)”, tecnica mista su lino, 120x150 cm - 2009.

DANY VESCOVI, “S.T.”, tecnica mista su lino, 60x40 cm - 2010

Per LA CASA TRANQUILLA vi propongo due artisti contemporanei che affrontano coraggiosamente il soggetto fiore negli anni 2000 e ci dimostrano che è ancora possibile introdurre delle novità, anche su un soggetto così sfruttato dalla storia dell’arte. Nelle immagini vedete delle opere con una nuova bellezza inconcepibile per tutti quei secoli di fiori dipinti da grandi maestri, una bellezza nostra, forse fuggevole, immediata, ma che ci rappresenta appieno. DANY VESCOVI è un pittore che dipinge il colore attraverso la rappresentazione dei fiori. Realizza opere di estrema accuratezza, tutte a pennello con tecnica mista su tela di lino. Profondo conoscitore della cultura giapponese, crea delle composizioni di grande equilibrio tra le forme morbide e le figura geometriche. Le sue tele vanno da formati 40x60 a 150x200. CRISTINA TREPPO è un’artista di grande sensibilità compositiva e cromatica. Crea installazioni site specific o fotografa sue creazioni e inclusioni tra materiali diversi, come nel caso delle opere qui rappresentate. Il suo lavoro è alla scoperta di nuove combinazioni del mondo. Una metafora dei rapporti umani, delle unioni, del caso. CRISTINA TREPPO, “Secret and lies (inside) #12”, stampa light jet su forex,63x 73 cm - 2006.

CRISTINA TREPPO, “Luce #7”, stampa light jet su d-bond, 84,3 x 105 cm - 2006.

CRISTINA TRePPo

Selezionata per Open 10 – Lido di Venezia, a cura di Achille Bonito Oliva. Vincitrice del premio Fondazione Arnaldo Pomodoro. E’ una delle giovani promesse dell’arte italiana per la sua profonda ricerca artistica.

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a f f i n i tà elettive

FRANCO IONDA, “Bagnasciuga 5” tecnica mista su tela, 73x106 cm -2006

LUISA RAFFAELLI, “Tracce” foto pittura digitale, 130x120 cm -2008

JASMINE BERTUSI, “Senza Titolo” serie Roma, light box e stampa fotografica, 64x44x15 cm -2009

Trovarsi per capire, per ascoltare, per valutare. Per decidere insieme. Le idee giuste nascono solo da persone che lavorano insieme con la stessa energia. Per questo chi cerca un’opera d’arte potrà cogliere nelle nostre proposte la genuinità di opere originali perché frutto di vero dialogo tra artisti, curatori, galleria e cliente. Credo che il nostro lavoro rappresenti una contemporaneità assetata di leggerezza, intensità e autenticità. Chiamatemi per sottopormi la vostra ricerca, troveremo insieme la soluzione che meglio vi rappresenta.

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MATKO VEKIC, “Tv choice”, olio, cera, vernice su tela, 81x75 cm – 2007

DANY VESCOVI, “S.T. (Campo 1)”, tecnica mista su lino, 120x150 cm - 2009

GIAN MARCO CAPRARO, “Kristiania” olio su tela, 100x70 cm - 2009

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Contrà Porti, 21 - 36100 Vicenza - Tel. 3939060790 - yvonne@yarc.eu - www.yarc.eu PAOLO ANGELOSANTO, “Dov’è il lupo 3” lambda print 1/5, 75x40 cm - 2008


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Professione fantasia Giocare con i ricordi, giocare con il design Nella nostra memoria è registrata un’infinità di ricordi legati ad oggetti, ad animali o a sensazioni esperite nel passato. E spesso è da queste sensazioni che nascono le rielaborazioni dei sogni o dell’arte. E qualche volta, nel campo del design, questo tipo di elaborazioni dà vita anche a interessanti connessioni fra il ricordo e la novità, o fra l’inanimato e l’essere vivente. Succede alle sedute Ben Grimm, alla poltrona Lea2, e anche ai tavolini Medusa e Twine Table. Quattro creazioni, quelle che andiamo a vedere in questo numero, dotate della particolarissima capacità di essere ludici e nel contempo solidi, fiabeschi e comunque fruibili e tangibili.

GamFratesi design studio, fondato dalla danese Stine Gam e dall’italiano Enrico Fratesi, ha rielaborato l’immagine della medusa. Da animale evanescente, il cui corpo è composto per la maggior parte di acqua, terrore e fascino dei bagnanti, nelle mani di Gam e Fratesi la medusa è divenuta solida, innocua e giocosa. Il corpo rotondo dell’animale è diventato ispirazione per il piano d’appoggio di un tavolino in metallo verniciato, dal quale si snoda una struttura interna che permette la discesa dei tentacoli in metallo verniciato in tinta con il piano. Leggero e semplice, il tavolino Medusa è disponibile in due diverse altezze e in tre colori, bianco, nero e rosso.

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designer e design

E, dopo un gioco che solidifica e rende fermo ciò che è mobile e morbido, notiamo che anche le designer svedesi Lisa Widén e Anna Irinarchos, fondatrici dello studio WIS Design Design, hanno deciso di giocare col design. Il loro gioco però ingrandisce ciò che è piccolo e comune e, rinverdendo la tradizione Pop di ingigantire oggetti di uso comune, piega al femminile l’idea del tavolo. Twine Table, il tavolo spago, parte dall’idea di “cucire un tavolo”. E ovviamente usa lo spago e un bottone che lo fermi. Spago e Bottone però, anche in questo caso, diventano rigidi e di grandi dimensioni: 50 x 50 x 33 oppure 50 x 50 x 43 cm. E diventano un tavolo da abitazione o da ufficio spiritoso e vivace. Il piano d’appoggio in questo caso è composto dal bottone, nel quale i quattro caratteristici fori permettono il passaggio di un’asta metallica (disponibile in diversi colori – ecco il gioco estetico fra spago e bottone riproposto nell’opera) che, curva e sottile, si piega su se stessa per creare la struttura portante della creazione. Il piano di Twine Table è disponibile in bianco, mentre gli “spaghi” che lo corredano esistono in bianco, nero, cromato, azzurro e magenta. Un oggetto che “cuce” uno spazio, e rielabora un’intuizione e una sensazione.

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Il ricordo del gioco e della situazione ludica è invece affrontato in modo diverso da Lea2, poltrona-letto progettato dal Centro Studi Casamania. L’idea di trasandato, ma nel contempo di divertente e vivacemente disordinato fa sì che Lea2 non si ispiri ad altro, ma che anzi, dimezzi il suo aspetto per poi – a sorpresa – raddoppiare le sue possibilità d’uso. Lea2 appare come una coppia di cuscini sovrapposti, sormontata da un cuscino che fa da schienale, e decorata da delle cinghie che la completano. In realtà, Lea2 è una poltrona trasformabile in un letto ad una piazza nel caso di emergenza. Realizzata in poliuretano, dal il rivestimento completamente sfoderabile (disponibile in pelle o vari tessuti) Lea2 è disegnata in varie fogge, e quelle cinghie con ganci cromati che sembravano uno scherzo del progettista sono utilizzate per chiuderla dopo l’uso. Il cuscino a rollo in poliuretano gioca anch’esso con la sua funzione di cuscino (fin da piccoli, i cuscini del divano sono molte cose) e viene utilizzato sia in versione poggia schiena sia per regolare l’altezza dello schienale quando è aperta in versione letto.

Lea2 è un gioco semplice di forme e di usi, ma è anche un oggetto che rifiuta di stabilizzarsi in una sola forma e funzione. Essa non è una poltrona che all’occorrenza può essere letto. Si tratta di una serie di pezzi mobili che sono poltrona e letto.

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designer e design

I pezzi mobili ispirano anche Luca Nichetto (veneziano, classe 1976) per la creazione di Ben Grimm, sistema di sedute modulari che permette di realizzare svariate disposizioni dei componenti. I vari moduli, affiancati e sostenuti da un sistema posizionabile su tutti i lati della seduta per mezzo di corsie sottostanti, permettono al proprietario di inventare situazioni ed atmosfere sempre differenti fra loro. Ben Grimm è composta da una struttura portante in metallo, cinghie elastiche e imbottitura in poliuretano ad alta densità. Come un cubo di Rubik o un puzzle colorato, Ben Grimm è disponibile inoltre in vari colori, differenziabili fra i vari moduli. Arancione, grigio, bianco, beige. I blocchi sono di altezze variabili, e vanno dai 34 ai 135 cm. Ben Grimm esiste con rivestimenti di vario tessuto o anche in pelle. Struttura che “fa arredamento” già da sola, capace di riempire una stanza con la sua presenza scenica e colorata, Ben Grimm è l’ultima di molte creazioni di un designer in continuo miglioramento e di sempre maggiore successo.

I giochi, dunque, non finiscono nelle case. Bisogna però ricordarsi come si gioca. Con le forme e i colori, le densità e le elasticità, con le funzioni e con gli spazi. E poi, bisogna soprattutto ricordarsi come si sogna. Così nasce il grande complemento d’arredo.

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Foto gentilmente concesse da Arredamenti Rossi Schio


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Il tErrEno il terreno contiene moltissimi gas. i principali sono: l’ossigeno, l’azoto e l’anidride carbonica. Questi gas anche se risalgono in superficie non sono nocivi all’uomo. tuttavia nel terreno c’è anche il gas radon, un gas che risulta essere nocivo all’uomo. i fabbricati appoggiandosi al suolo diventano delle cisterne di questo gas; per ovviare a questo problema esiste l’areazione delle fondazioni che impedisce al gas di entrare in contatto con gli ambienti interni.

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Le terrazze:in armonia con l’architettura

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Nel nuovo piano urbano di lottizzazione adiacente ad un parco verde attrezzato in un contesto di assoluta tranquillità, “Le Terrazze” esprimono l’abitazione moderna senza compromessi. La costruzione è stata progettata con una struttura a telaio in cemento armato nel rispetto della normativa antisismica e una muratura perimetrale con eccellenti caratteristiche di isolamento termico.

L’impianto di riscaldamento radiante offre un sensibile risparmio sui consumi e la dotazione di pannelli solari termici è in grado di garantire fino all’80% annuo della produzione d’acqua calda sanitaria. Un sistema di schermatura a frangisole integrato nelle ampie vetrate a sud, migliora il comfort termico durante la stagione estiva.

L’utilizzo di specifici materiali da costruzione, abbinati a scelte progettuali bioclimatiche, garantiscono ottimi livelli di coibentazione termica ed acustica ed un’elevata qualità dell’abitare. Meno consumi, più risparmio, per garantire più valore al Vostro investimento nel tempo.

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Lanificio Cazzola A Schio, una nuova importante rinascita architettonica

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Il lanificio Cazzola, edificio risalente al 1860 e rimasto produttivo fino agli anni ’90 del secolo scorso, oggi ritorna a vivere attraverso il recupero funzionale effettuato dalla Zermiglian Costruzioni. Schio, già scrigno contenente preziose testimonianze di Storia del Lavoro del nostro Paese, è arricchito ora da un nuovo complesso abitativo, culturale e commerciale, sito nel quartiere del S. Cuore. 40

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L’antico lanificio, che nelle vesti di ospedale militare ospitò anche Hernest Hemingway durante la Grande Guerra, è stato ristrutturato nel pieno rispetto delle sue caratteristiche architettoniche e storiche: Zermiglian Costruzioni ha però anche tenuto in considerazione la possibilità di ottenere spazi vivibili ed adatti a qualunque esigenza dei diversi futuri inquilini. Ed ecco che gli ambienti dell’opificio sono stati trasformati in monolocali, bilocali e trilocali, dalle finiture ottenute accostando elementi tradizionali e naturali quali il mattone, la pietra, il legno.

Con la stessa attenzione alla ricerca di una soluzione che coniugasse tecniche moderne con materiali tradizionali, gli appartamenti hanno poi visto l’aggiunta di tetti in legno con travi a vista, soffitti mansardati, pavimenti dai materiali pregiati e terrazzini con parapetto. La re-interpretazione degli spazi inoltre non si è fermata alle strutture interne abitative, che, anzi, sono state inserite in un progetto di ampio respiro, volto a tenere conto delle tradizioni alle quali l’opificio è legato.

All’interno dei suoi 40.000 metri quadri infatti trova posto anche un museo, affascinante testimonianza del passato che non lascia il luogo. Infine la roggia, che garantiva energia alla fabbrica, è diventata una passeggiata, che si collega poi alle piste ciclabili poco distanti. Un’intelligente espansione verso l’esterno degli spazi recuperati, riletti in un’ottica contemporanea, ma senza perdere di vista quello che significa mantenere i legami con le radici del paese di Schio.

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Residence Mimose Gli spazi di un tempo con la tecnologia di oggi

THIENE...

Nel cantiere della ditta F.lli Munaretto di Giuseppe s.r.l. di Thiene, importante realtà dell’Alto Vicentino, operante da oltre cinquant’anni nel settore delle costruzioni in ambito civile, artigianale e industriale, sta prendendo forma il progetto “Mimose”, un’elegante struttura bifamiliare costruita su tre piani – dei quali due fuori terra – con metrature ampie e finiture di pregio. “Mimose” sorgerà in una splendida zona semicentrale e di nuova urbanizzazione, a cinque minuti dal centro di Thiene, accanto al futuro Parco Sud. L’architettura, resa confortevole da finiture di pregio e dalle ampie metrature sarà ispirata allo stile inglese, dotata di una ampia vetrata fronte giardino e di un bow windows. E’ questo uno dei particolari tra i più interessanti del progetto: infatti, tale dettaglio del piano terra renderà estremamente luminosa la zona giorno e darà la possibilità di un arredamento ricercato ed originale. La zona notte invece, composta di tre camere tutte doppie, sarà realizzata con una copertura mansardata in legno con travi a vista. Di queste, la camera principale sarà collegata, inoltre, al bagno padronale. L’altro bagno, quello comune, sarà dotato sia di vasca che di piatto doccia. L’intero nucleo abitativo sarà completato, sempre nella zona notte, da una magnifica terrazza di 40 metri quadrati, nella quale sarà presente un solarium che si affaccerà sulle montagne dell’altopiano. I locali di servizio saranno ricavati nel piano interrato, completamente destinato a zona relax, con taverna e relativo bagno di sevizio, mentre il garage doppio sarà ubicato al piano terra ed avrà accesso diretto dalla zona giorno. 42

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Filiale: Via Carlo Del Prete, 19 - THIENE (VI) Tel.0445.372219 - Fax 0445.383607 Sede: Via Val Cismon, 58 - THIENE (VI) Tel. 0445.381382 - Fax 0445.381384 www.munaretto.it - info@ munaretto.it


abitare il nuovo Per il complesso “Mimose” non sarà trascurato alcun dettaglio, dai serramenti realizzati in PVC con vetro a doppia camera isolante, alle pavimentazioni che vedranno una copertura alla veneziana nella zona giorno, listoni di legno nella zona notte e ceramiche di prima qualità nei bagni, dotati anche di sanitari sospesi. L’edificio, sicuro e comodo, sarà predisposto per l’impianto di allarme e per la motorizzazione di basculanti di accesso al garage, in modo da consentirne l’apertura in automatico. L’attenzione alla struttura e al risparmio energetico però non saranno trascurate affatto: “Mimose” sarà realizzato con struttura in cemento armato con caratteristiche antisismiche e dettagli costruttivi rivolti alla ricerca del massimo confort abitativo e isolamento acustico e termico: un cappotto esterno isolante ed un pacchetto di copertura con doppio isolamento, mentre per la parte impiantistica è previsto un impianto di riscaldamento a pavimento con utilizzo di caldaia a condensazione ad alta efficienza il tutto, inoltre, predisposto per un eventuale impianto a pannelli solari e fotovoltaici.

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...abitare secondo natura...

Nuova espansione residenziale in Poleo di Schio. Residenze Lotto 12 44

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Proseguono le proposte immobiliari della ditta Il Castellaro Immobiliare S.p.A. nella nuova area urbanizzata di Poleo di Schio. L’edificio che vi presentiamo è di tipo tri-familiare, pensato e progettato per avere il massimo confort abitativo, con: - Ampi giardini di proprietà; - Distribuzione ottimale degli spazi interni; - Struttura antisismica; - Isolamento termico con rivestimento a cappotto; - Isolamento acustico sia orizzontale che verticale; - Impianto di riscaldamento radiante a pavimento; - Impianto fotovoltaico; - Impianto solare termico; - Finiture e scelte dei materiali di qualità elevata. Completano l’intervento le finiture esterne quali studio cromatico delle facciate, travi a vista, rivestimenti con l’utilizzo di materiali pregevoli ed ecocompatibili, mai lasciate al caso o al semplice gusto personale, ma pensate in perfetta armonia con la natura e il verde circostante che avvolge l’area.

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Cumerlato certifica la prima CasaClima a Thiene La certificazione energetica e l’innovazione del valore per gli edifici residenziali. Anche a Thiene si inizia ad affrontare con i fatti il tema del risparmio energetico con il 1° edificio certificato CasaClima. Cumerlato Immobiliare, si auspica, abbia dato avvio ad un processo virtuoso di innovazione nel mercato immobiliare residenziale nel territorio. la cerimonia di certificazione si è svolta lo scorso 3 maggio all’interno di una delle abitazioni del cantiere di via delle Betulle, vicino il nuovo centro sportivo, con la presenza del fondatore di CasaClima Norbert Lantschner. Giustina Cumerlato, dell’omonima società immobiliare ha dichiarato: “siamo fieri di essere i primi a certificare una costruzione in CasaClima a Thiene, perché è la conferma che il concetto di qualità è una questione di filosofia e stile imprenditoriale. Abbiamo scelto CasaClima piuttosto che un altro certificatore perché è l’unica agenzia riconosciuta a livello nazionale e che garantisce la miglior trasparenza nei confronti del cliente acquirente. Volevamo i più esperti e severi

Attico - Certificato CasaClima

certificatori e vi assicuro che li abbiamo trovati”.Ringraziamenti sono arrivati alla Cumerlato da parte dell’assessore Zuccolo Giuseppe che ha giustificato la propria presenza come riconoscimento per l’impegno dimostrato dall’immobiliare nei confronti di un tema così importante per la comunità, quale il risparmio energetico. Ammirazione è stata espressa anche da Norbert Lantschner e da alcuni fornitori i quale hanno evidenziato che chi sceglie di costruire secondo il vademecum CasaClima lo fa superando le necessità minime di legge. “Una certificazione CasaClima, ha un valore per il cliente superiore alla certificazione energetica di legge e questo il cliente la sa. La certificazione CasaClima non riguarda solo l’isolamento termico, ma anche l’alta insonorizzazione, l’assenza di elettrosmog, il riscaldamento tramite sistemi alternativi, i materiali edili ecocompatibili, il generale comfort abitativo e le condizioni di salubrità”.

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Fred Building: alti livelli per un concept inedito

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in contesto precollinare di prossima realizzazione edifici con standard superiore che includono, ad esempio, oltre alle normali dotazioni, i pannelli fotovoltaici e il sistema di recupero dell’acqua piovana. Gli appartamenti sono dotati di giardino e taverna, gli attici hanno ampi terrazzi e piscina idromassaggio. Anche questo edificio corona l’attenzione che l’azienda ha sempre riservato ai contenuti di design e all’impegno rivolto alla ricerca tecnologica, abbinando tecniche costruttive innovative ed accostamenti inediti. 48

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materiali e tecnologie Nata nel 2006, l’azienda Scapin lavora nell’impiantistica termoidraulica sia civile che industriale. Oggi la ditta Scapin si presenta inoltre come realtà imprenditoriale specializzata nell’installazione di sistemi solari e caldaie per il risparmio energetico, con l’obiettivo basilare di analizzare le singole esigenze di ogni famiglia sia da punto di vista economico che energetico. Tutti i componenti di Termoidraulica Scapin sono in possesso di una vasta esperienza professionale, ad iniziare dal titolare, da diciotto anni professionista nel settore. Attualmente l’azienda offre anche la competenza di tre operai altamente specializzati; cosa che ha permesso al marchio di garantire e di vedere sempre riconosciute ed apprezzate la propria affidabilità e la precisione nel lavoro. Grazie alle sue scelte di carattere qualitativo, la ditta Scapin ha potuto crescere velocemente, fino a diventare, da piccola attività artigiana, un solido punto di riferimento nel campo dell’impiantistica termoidraulica.

Il nome Scapin offre oggi: • Installazione di caldaie a risparmio energetico e pannelli ad energia solare • Installazione e assistenza per i marchi Viessmann e Beretta • Soluzioni per il recupero dell’acqua piovana • Analisi combustioni e applicazione del bollino “Calore Ok”

Inoltre, nel costo dell’installazione della caldaia o del sistema ad energia solare, a richiesta del cliente è compresa la pratica per ottenere la detrazione fiscale del 55%. 53

Termoidraulica Scapin è un nome che garantisce un personale sia giovane e dinamico, che dotato di esperienza pluriennale. È un marchio che non risparmia sull’impegno, che crede nel poter migliorare il presente, che investe nel futuro.


www.casainmente.it Un nuovo modo per trovare casa!

Cos’è www.Casainmente.it? www.casainmente.it è il primo portale immobiliare nato nel 2006 nell’alto Vicentino presente ininterrottamente on_line con costanti migliorie, ultima delle quali una rinnovata versione 2010 del 27 luglio 2010 caratterizzata dalla tecnologia “direct on-line™”. Google conferma la nostra leadership nell’alto Vicentino e, da ben quattro anni, ci dedica la prima posizione nella ricerca immobiliare della nostra zona. Prova tu stesso e ricerca per esempio “casa a Thiene”, “casa a Schio” o similari su Google, il primo motore di ricerca al mondo, e, come primo risultato, troverai www.casainmente.it. Com’è realizzato? www.casainmente.it si avvale della tecnologia direct_on line™. Questa tecnologia è stata realizzata con uno dei migliori players del settore immobiliare a livello nazionale, SSD, nostro partner anche per i programmi gestionali delle agenzie immobiliari. il “direct on-line™” , ovvero il caricamento automatico e in tempo reale degli annunci immobiliari da parte delle agenzie, rende estremamente affidabile e mai obsoleto l’annuncio pubblicato dalle agenzie, come spesso accade con molti altri portali. La volontà di crescita di www.casainmente.it ha previsto il consolidamento con partner di livello nazionale e la scelta di effettuare investimenti importanti per rendere la ricerca della Casa, più semplice ed efficace, ed allo stesso tempo affidabile e puntuale. Il nostro portale ha la caratteristica di interfacciarsi automaticamente con i gestionali (e i loro database) delle agenzie immobiliari (contraddistinte dal logo direct_on line™), permettendo così costanti aggiornamenti, con il risultato di avere disponibili tutti gli immobili anche appena aggiornati, eliminando il contrattempo di trovare immobili di vecchia data, dimenticati dalle agenzie e non più in vendita. Abbiamo dunque pensato per i nostri Clienti un servizio davvero efficace e concreto per non perdere tempo!

Come funziona? Con www.casainmente.it puoi cercare annunci immobiliari di acquisto e affitto, residenziali per l’impresa o turistico, in modo veloce oppure avanzato (google è stato maestro in questa scelta); abbiamo pensato anche ad una ricerca per cartine geografiche, dove puoi trovare le agenzie immobiliari con tutti gli annunci ed usare gratuitamente i nuovi servizi che abbiamo creato e aggiunto per i nostri utenti: come l’E-mail alert, Proponi un immobile, Lascia la tua richiesta, Preferiti; tutti spiegati nelle specifiche sezioni che si trovano nella home page. adVertisinG Il portale www.casainmente.it è pubblicizzato nelle 3 riviste CASAINMENTE living way, CASAINMENTE the pocket Alto Vicentino e the pocket Vicenza, in internet da google il primo motore di ricerca mondiale. assistenza Per ultima ma certamente non meno importante, il portale www.casainmente.it è supportato da assistenza via mail, telefonica e anche presso la tua azienda, un servizio quest’ultimo indispensabile per sfruttare al meglio tutte le sue potenzialità tecnologiche grazie un coach che le spiega e che rimane disponibile risolvendo eventuali dubbi. Mai avuto problemi con i call center delle compagnie telefoniche? Ora hai un’idea di cosa vogliamo evitarti!


oltre casa

Abitare il Tempo: da 25 anni in anticipo Abitare il Tempo compie venticinque anni. Un traguardo importante, se pensiamo ai mutamenti avvenuti in questa cruciale fase storica: la globalizzazione, l’avvento di internet e delle tecnologie digitali, l’emergenza eco-ambientale, la recente crisi economica i cui effetti si fanno ancora sentire. Viviamo in un’era di profondi cambiamenti che si riflettono nella vita di tutti i giorni e in ogni attività umana. Anche nella sfera dell’abitare, ambito nel quale l’Italia svolge tuttora un ruolo guida e in cui la manifestazione veronese ha saputo conquistarsi una posizione di primo piano nel panorama internazionale. Un intreccio virtuoso Tutto ha avuto inizio nel maggio del 1986, quando Veronafiere e Carlo Amadori, ideatore del progetto di Abitare il Tempo, ha dato il via, a Verona, alla prima edizione delle ‘Giornate internazionali dell’arredo’, inaugurando una formula del tutto inedita, basata sul rilancio della grande tradizione dell’artigianato classico italiano sapientemente messa a confronto con la ricerca e la sperimentazione svolta da autorevoli esponenti del mondo dell’architettura e del design. Un intreccio carico di implicazioni per il futuro che ha aperto la strada alla rivalutazione dell’ornamento e della decorazione nel contesto di un più ampio rinnovamento stilistico dell’arredamento ‘made in Italy’, nel segno di una ricchezza tecnica e creativa capace di testimoniare il “tentativo di costruire un linguaggio plurale”, come sottolineava l’architetto Paolo Portoghesi nel convegno ‘Virtuosi decori’, svoltosi durante la seconda edizione. Un successo crescente Maurizio Calvesi, Adolfo Natalini, Ugo La Pietra, Andrea Branzi, Luigi Serafini, Piero Fornasetti, François Burkhardt, Alessandro Mendini, Luca Scacchetti, William Sawaya, Maurizio Vitta, Massimo Iosa Ghini, Ettore Mocchetti, Simone Micheli, Vanni Pasca, figurano fra le personalità che, a vario titolo, hanno concorso a definire l’identità della manifestazione, contribuendo a suscitare una curiosità crescente verso questo nuovo appuntamento fieristico capace di attrarre visitatori da ogni parte del mondo, tanto da convincere gli organizzatori ad estendere gli inviti anche alle migliori aziende operanti sul versante del design. L’anno della definitiva consacrazione è il settimo, il 1992, quando nella grande esposizione ‘La casa neoeclettica’ cadono gli steccati fra classico e contemporaneo, fra alto artigianato e industria, fra grande e piccola serie, fra ricerca supertecnologica e tecniche tradizionali, celebrando la nascita di una nuova cultura dell’abitare che fa breccia nella crisi della modernità.

1989

Carlo Amadori “La notte ed il giorno” Pavimento realizzato da Cerdisa, tavolo realizzato da Chelini, centrotavolo realizzato da Mangani, alla parete “Ritratti e paesaggio toscano” 1479-1979

1990

Università del progetto design, comunicazione, strategie, Reggio Emilia. Attaccapanni, tavolino e letto realizzati da Plana; poltrone realizzate da Sensoli; vaso e abat-jour realizzati da Fornace della Cava. Tutti i pezzi sono tratti da vignette di Topolino per gentile concessione della The Walt Disney Company Italia.

1991

Riccardo Dalisi “Dormire è essere fanciulli”. Installazione realizzata da Agostini Editoria Tessile.

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Giovani emergenti e globalizzazione, sostenibilità e negozi La decima edizione di Abitare il Tempo, svoltasi nel 1995, oltre ad un nutrito programma di mostre e laboratori di ricerca, annovera una selezione di 430 espositori raccolti in 4 padiglioni. L’anno successivo, si dà inizio alla serie di laboratori incentrati sul Negozio del 2000, con un’installazione a cura di Ennio Arosio, nella quale appaiono le prime applicazioni digitali dedicate ai punti vendita d’arredamento; non meno importante e significativa è la mostra ‘Eco Way 96’, dedicata da Serena Omodeo Salè ai temi della sostenibilità. Distribuzione e salvaguardia ambientale diventano due argomenti strategici per il settore, trovando ulteriori occasioni di sviluppo e approfondimento nelle successive edizioni della rassegna. Ad esempio, nei progetti di negozi firmati da Luca Meda (1997) e Antonio Citterio (1998), o in quello dedicato all’ambiente bagno da Piero Lissoni (1999), mentre l’eco-design si afferma con abbondanza di esempi nella mostra di ricerca e sperimentazione ‘1999 Italia-Europa, scenari del giovane design europeo’, curata da Giulio Cappellini e Vanni Pasca, in cui 8 progettisti emergenti (Tom Dixon, Konstantin Grcic, Ferruccio Laviani, Ross Lovegrove, Jasper Morrison, Christophe Pillet e Thomas Sandell) guidano una compagine di oltre 100 giovani promesse. Un impegno con la nuova progettualità rinnovato nell’edizione del 2000 – anno in cui le mostre e i laboratori occupano un’area di ben 20000 mq per un totale di 18 grandi eventi – con la grande esposizione ‘Mondializzazione e identità locali’, curata dalla collaudata coppia Pasca-Cappellini, con il competente contributo di Paola Antonelli, responsabile della collezione design del MoMA di New York.

1997

Progetto di negozio: “La casa e le sue sorelle” a cura di Luca Meda

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1997

“Le stanze di charme” di Ettore Mocchetti

2002

A casa di Giulietta. A cura di Giulio Cappellini

Maestri di ieri e di domani Dal 2002 viene istiuito il Premio Abitare il Tempo, assegnato ogni anno ad un importante esponente del mondo del design. Nella prima edizione, il prescelto è Ettore Sottsass, seguiranno poi Maddalena De Padova, Pierluigi Cerri, Vico Magistretti e Michele De Lucchi, Ingo Maurer, Alessandro Mendini, Rolf Felhbaum e Gillo Dorfles. Sempre nel 2002 nasce Abitare il XXI secolo, un’indagine sulla trasformazione degli spazi dell’abitazione contemporanea: si amplia così di fatto il raggio di azione da una selezione di mobili di eccellenza alla questione più complessa delle architetture d’interni segnando una vera e propria svolta epocale nel mondo dell’arredo e della sua comunicazione. L’iniziativa si è protratta fino al 2004 e ha visto la partecipazione di moltissimi architetti e realtà (fra cui Alessandro Mendini, Massimo Morozzi, Ettore Sottsass, Denis Santachiara, Piero Lissoni, Giulio Cappellini, Fabio Novembre, Nucleo, Tanja Solci e Peter Bottazzi, Aldo Cibic, De Padova, Setsu-Ito, Massimo Iosa Ghini, Matali Crasset…) Nel 2005 si celebrano i vent’anni della manifestazione veronese, che nel frattempo ha raggiunto la ragguardevole quota di 600 espositori, accuratamente selezionati e raggruppati in 7 padiglioni commerciali (dedicati a classico e contemporaneo, mobili e imbottiti, illuminazione, tessile, cucina, bagno, arte della tavola, complementi d’arredo). Tra i molti eventi in programma, suggellati dall’emblematica icona della ‘Poltrona di Proust’ firmata da Alessandro Mendini, spiccano nel padiglione 8 le installazioni della mostra ‘100 volti, 100 progetti’, in cui altrettanti designer, architetti, artisti, critici, uomini di cultura (già coinvolti nelle precedenti edizioni), esprimono la loro affettuosa creatività per onorare il ventennale della rassegna, tra i presenti: Karim Rashid, Fernando e Humberto Campana, Philippe Daverio, Toshijuki Kita, Fabrizio Plessi, John Pawson, Matali Crasset, Fabio Novembre, Andrée Putman e Claudio Silvestrin. La 21ma edizione, si segnala per la splendida mostra ‘Pelle d’Asino’ di Patricia Urquiola, in cui la designer spagnola sfodera la sua brillante verve creativa, rivelando al pubblico ciò che sta sopra e sotto la pelle degli oggetti. Sul logo della manifestazione figura l’emblematica ‘Knotted Chair’ disegnata dall’olandese Marcel Wanders.


oltre casa

2004

Una vita semplice. A cura di Aldo Cibic

2005

100 volti 100 progetti. Looper. A cura di harry&camila

2006

Pelle d’asino. Sintesi sotto il manto. A cura di Patricia Urquiola

Nuovi percorsi, nuovi traguardi Nell’appuntamento del 2007, che annovera più di 700 espositori, è un’inedita versione della poltrona ‘Up’ di Gaetano Pesce a campeggiare sull’affiche della rassegna, in occasione della quale si inaugura anche il nuovo padiglione 7b (11.000 mq) che ospita per la prima volta le spettacolari installazioni della mostra-evento ‘Linking People – nuovi spazi per l’ospitalità’, curata da Carlo Amadori con Simone Micheli e dedicata alle nuove espressioni del made in Italy architettonico nella sfera del contract. Un’altra mostra, ‘Mutagenesis’ del visionario Arne Quinze, offre una emozionante galleria di avveniristici artefatti. “Puntiamo al cuore”, recita l’headline della campagna di comunicazione ideata per Abitare il Tempo 2008, recante l’immagine dell’iconica poltrona ‘Big Easy’, rivisitata per l’occasione in chiave ‘sartoriale’ dal suo autore, Ron Arad. Gli oltre 750 espositori che vi prendono parte concorrono a definire la più completa rassegna dedicata in Italia all’arredamento, con 7 padiglioni commerciali che occupano una superficie totale di 70.000 mq. “Cultura e mercato non sempre vanno d’accordo, ma quando ciò accade scocca la scintilla dell’innovazione”, dichiara Rolf Felhbaum, presidente di Vitra, nel ricevere il Premio Abitare il Tempo, un riconoscimento implicito al valore di una manifestazione che dedica il 40% del proprio spazio espositivo a mostre ed eventi centrati su ricerca, sperimentazione e tendenze in atto. Nel 2009, l’allestimento dei padiglioni commerciali si presenta rinnovato, nel segno di una sobrietà e di una funzionalità miranti a valorizzare ulteriormente l’offerta degli espositori e ad agevolare la visita degli operatori. William Sawaya e Paolo Moroni festeggiano 25 anni di attività in una grande e suggestiva mostra antologica, ospitata nel padiglione 9, e viene avviato, dopo 11 anni, un nuovo percorso di ricerca e sperimentazione dedicato all’evoluzione dei negozi d’arredamento e della distribuzione. Abitare il Tempo, anche con la collaborazione dell’ADI (Associazione per il Disegno Industriale) propone 4 concept: “arredamento – arte – design”, “showroom tecnologico-virtuale”, “negozio futuro” e “Shopping Lab”, esclusivo ed avveniristico concept di spazio vendita progettato dallo studio Bestetti Associati. Il vincitore del Premio Abitare il Tempo 2009 è un critico d’arte e design che tutto il mondo ci invidia, il centenario Gillo Dorfles. Durante la cerimonia di consegna, egli spende parole d’elogio per la manifestazione, sottolineandone la capacità di evolvere negli anni senza smarrire la propria identità d’origine. Un punto di vista autorevole che costituisce il miglior preambolo per avvicinarsi all’ambito traguardo del quarto di secolo: 25 anni dedicati a promuovere la creatività e la qualità del made in Italy nella sfera dell’arredamento, fra cultura, arte, design e decorazione.

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2007

Mutagenesis. A cura di Arne Quinze

2008

Simone Micheli Domestic Campus. A cura di Simone Micheli

2009

Architettura en plein air. A cura di Carlo Colombo


oltre casa

Fiere Italia 2010

settembre

ottobre

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novembre

3/6 - MILANO RhO - pERO - Macef salone internazionale della casa - Casalinghi 9/12 - BOLOGNA - sana - Salone del naturale 16/20 - vERONA - abitare il teMpo - Giornate Int. dell’arredo 18/26 - MONZA - Mia - Arredamento 28/9 - 2/10 - BOLOGNA - cersaie - Ceramiche arredobagno 29/9 - 2/10 - vERONA - MarMoMacc - Marmo, pietra, design e tecnologia

2/10 - pAdOvA - casasuMisura - Arredo e complementi 2/10 - GENOvA - salone nautico internazionale - Nautica 13/16 - vERONA - zow - Complementi accessori 14/16 - RIMINI - sun - Arredamento per esterni 21/24 - BOLOGNA - saie - Industria edilizia 21/24 - MILANO - design-in-the-city - Arredamento

26/28 - FIRENZE - sia guest - Ospitalità 25/28 - tORINO - restructura - Recupero 2/15 -19/22 - BERGAMO -salone del Mobile e del coMpleMento d’arredo


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Italia: gli ultimi trent´anni G. Muratore, A. Capuano, F. Garofalo, E. Pellegrini Zanichelli editore

Il libro è una raccolta sistematica di circa 1000 architetture realizzate in Italia tra il dopoguerra e il 1985. Si può considerare un tentativo di fare un bilancio dell´architettura italian basandosi non tanto sulle astrazioni del dibattito, quanto sulle tracce di molteplici esperienze concrete. In apertura sono raccolti tre saggi che restituiscono un quadro dei temi del dibattito nel trentennio dopo la seconda guerra: “Le occasioni di una continuità: dalla ricostruzione all´espansione” e “I protagonisti :tre generazioni di architetti italiani” sono di Giorgio Muratore; “Il ciclo della residenza” e “La questione dei centri storici: i progetti” sono di Alessandra Capuano e “Direzionalità vecchia e nuova” e “La questione dei centri storici: il dibattito” sono di Francesco Garofalo. La pubblicazione recensita su numerosi giornali e riviste ha ricevuto il Premio Europa nel 1988.

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Roma Paesaggi metropolitani

Schermature solari e tende tecniche

Questo primo numero è dedicato, non a caso, a Roma, città in cui opera il DiAR. La conformazione monocentrica di Roma è stata modificata nel Nuovo Piano Regolatore Generale in modello urbano di tipo policentrico, composto da una rete di centralità integrate e dotate dui servizi. L´intento è di riconfigurare Roma pensando alle “tante città” di cui è composta. Gli edtoriali discutono su tale visione del Piano. Gli articoli affrontano le questioni ad essa connesse. Innanzitutto l´influenza che esercitano sulla città alcuni landmark progettati per mano di grandi firme. Poi il ruolo che hanno le infrastrutture romane nella città policentrica, in particolare il GRA e la Tangenziale. Infine, le forme che centro e periurbano stanno assumendo o potrebbero assumere. A margine di questa discussione la posizione di alcune essenziali figure della cultura architettonica e artistica romana e due questioni importanti per Roma contemporanea: le rovine e l´informazione.

Le schermature solari sono il nodo più interessante di sviluppo del progetto architettonico moderno, attorno al quale molti architetti, facciatisti e designer si cimentano alla ricerca di soluzioni integrate, che permettano la positiva simbiosi tra “pelle” e “funzione”. Si tratta di una combinazione che se risolta in modo appropriato diventa altamente sinergica. La normativa attuale, sia in Italia che nei maggiori paesi europei si rifà alla direttiva 91/2002 EPBD, che inizia a prescrivere edifici meno energivori e più confortevoli dal punto di vista del clima, dell’illuminazione e dell’impatto ambientale: è qui che avviene un risveglio e una rinascita della schermatura solare come componente dell’edificio, non più accessorio ma dispositivo funzionale all’economia della costruzione su cui viene installato. In termini di risparmio energetico sia sul condizionamento artificiale estivo che sul riscaldamento invernale, una schermatura esterna può incrementare di 5 volte le prestazioni tipiche di una vetrata non protetta. Il volume contiene una rassegna di realizzazioni recenti e significative, suddivise per tipologia e caratteristiche in materia di Architettura solare, una parte più approfondita inerente alla progettazione consapevole per un miglior comfort e benessere termico e luminoso degli ambienti e un maggior controllo solare con un capitolo dedicato alle schede tecniche dei prodotti. L’opera si chiude con un’appendice legislativa sulle norme principali riguardanti l’efficienza e il rendimento energetico in edilizia.

A. Capuano, A. Terranova Officina edizioni

Sergio Fabio Brivio IL SOLE 24 ORE PIROLA


libreria

DESIGN IN ITALIA Dietro le quinte dell’industria

Design & littérature Una liaison inspirée

Quali cose siamo Terza Triennale Design Museum

Qual è il vero volto del design in Italia? Quello già conosciuto e ormai famoso dei grandi designer italiani? Quello dei tanti prodotti che hanno creato l’immagine del Made in Italy nel mondo? O non piuttosto la presenza fisica di centinaia di imprenditori che, a partire dagli anni Cinquanta, hanno creduto e investito in prima persona nei valori della creatività e del progetto? Questo libro pubblicato da 5 Continents Editions propone un’ipotesi radicale: senza questi imprenditori, il design italiano sarebbe stato molto diverso, o non sarebbe stato affatto. L’analisi storica e critica di Stefano Casciani e i ritratti fotografici del norvegese Tom Sandberg descrivono la figura di industriali spesso partiti da piccole botteghe artigiane e da un grande desiderio di riscatto dopo i difficili anni della guerra, iniziando quasi sempre in giovanissima età. Profondamente convinti che anche nella produzione seriale potessero entrare i valori della qualità artigianale, hanno creduto in una nuova forma di eleganza e hanno reso possibile la nascita di veri e propri oggetti-icone, mobili, lampade e tanti altri oggetti che hanno creato la fisionomia inconfondibile del “nuovo paesaggio domestico” del Made in Italy. I volti di mitici industriali - da Alberto Alessi a Ernesto Gismondi, da Bruno Danese a Riccardo Sarfatti, da Roberto Poggi a Giulio Cappellini ma anche le generazioni più giovani, come i tre figli del grande Aurelio Zanotta o Patrizia Moroso - sono ritratti con uno sguardo affettuoso e lucido dal fotografo norvegese Tom Sandberg, che getta una nuova luce sulla fisionomia dell’impresa italiana contemporanea.

Una scrittrice francese, Esther Henwood, ha chiesto a 40 designer di rendere omaggio ai loro scrittori preferiti, dedicandogli un mobile o un oggetto inedito. Il risultato è un libro, “Design et littérature, una liason inspirée”. L’idea di far parlare i due mondi -le forme e la scrittura- mi pare originale. L’editore francese mi ha fatto sbirciare un po’ tra le bozze: ho visto un tavolo, con una silhouette di 007, disegnato da Claudio Colucci e ispirato a Ian Fleming; un megadivano a forma di gatto che India Mahdavi ha dedicato ad Haruki Murakami; una libreria che Matali Crasset ha tratteggiato pensando a Agnès Desarthe. E ancora: la matita di Bruno Frisoni guidata dalle favole di Charles Perrault; Patrick Gilles per Albert Camus; la designer Hella Jongerius in onore di Michel Houellebecq… Se il gioco non fosse esplicito, sarebbe ancora più divertente: chi avrà ispirato quella lampada così bizzarra? Chi si nasconde dietro quel sofà? Con quali oggetti rappresenteremmo le emozioni che alcuni scrittori ci danno? Sto leggendo “Le campane di Bicêtre”: Simenon si conferma un prezioso secrétaire.

L’ipotesi curatoriale alla base della terza interpretazione del Triennale Design Museum è che in Italia esista un grande e infinito mondo parallelo a quello del design istituzionale. Un design invisibile e non ortodosso, i cui autori, produttori e prodotti sono di notevole importanza sociale e antropologica, forse legati al consumatore di massa in maniera più profonda di quanto avvenga con il design visibile. Questa ipotesi sposta il punto di osservazione, provoca squilibri, spiazzamenti, ma è molto fertile e ricca di emozione e di spettacolarità. Si tratta di una raccolta ragionata di oggetti che, come “stelle cadenti”, arrivano da vari luoghi e situazioni indipendenti le une dalle altre, ma tutte motivate da un significato. Messi uno accanto all’altro, questi oggetti creano delle relazioni, rimandi, segni, segnali e informazioni complesse. Si formano così costellazioni di racconti che si intrecciano e delineano un possibile diverso organigramma del design italiano.

Gunda Dworschak 5 Continents Editions

Esther Henwood Editions Norma

Mendini A. Mondadori Electa

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