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L’ARCH. SALVATORE NAPOLITANO: “STRATEGIE DI RIQUALIFICAZIONE NEL PUC PER LE AREE DISMESSE”
NELLA RUBRICA “LA FOTO DEL GIORNO” ALCUNI EX SINDACI INTERVENGONO, SULL’AREA EX RHODIATOCE
DOMANDA D’OBBLIGO: QUALI VANTAGGI, RAGIONANDO “A BOCCE FERME”, HA RICEVUTO LA CITTADINANZA DI CASORIA DALL’AVER “DEFENESTRATO” I SINDACI SFIDUCIATI?
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Nella rubrica “La Foto Del Giorno” il conduttore Nando Troise riferisce di avere inviato due foto ritraenti l’ ex Rhodiatoce a tutti i Sindaci della città di Casoria, a partire dal 1977 fino ad oggi. Prima, però, ha voluto “ricordare i cari Sindaci che purtroppo ci hanno lasciato: il prof. Mauro Vinci, il dott. Vincenzo Casolaro, il prof. Pasquale Tignola, il prof. Biagio Buonomo, il dott. Crescenzo Casillo, che sarebbe diventato senatore se non fosse morto, Gaetano Andreano, Francesco Paone, Raimondo Paone il sen- Giuseppe Russo, Pasquale Fiorentino, Michele Fasano. Nell’introduzione, inoltre, il Direttore di Casoriadue evidenzia che nella Rhodiatoce, alla quale si accedeva da viale Europa, lavoravano circa 2000 persone, aggiungendo che nel 1974 fu trasferita ad Acerra, cambiando il nome in “Montefibre” . Dall’anno della chiusura, annota con amarezza, “mai sono stati chiesti dalle Amministrazioni comunali ai proprietari dell’area dismessa” eventuali progetti di riconversione. Il primo a commentare le foto è stato l’avv. Francesco Polizio, che fu Sindaco dal 12 febbraio 1977 fino al 7 febbraio 1979: “La questione dell’utilizzo dell’ex area Rhodiatoce si trascina da oltre un ventennio senza trovare una soluzione. Durante l’amministrazione di Giosué De Rosa, prima dello scioglimento del Consiglio comunale, l’area fu prescelta per l’insediamento della Città del Libro – informazione e comunicazione - , indicazione miseramente fallita perché non sorretta da iniziative e sostegni politici. Ci fu anche l’occasione per l’insediamento di una sede di facoltà universitaria, che propiziammo con l’incontro dell’allora Rettore Grella. Anche questa volta non ci fu un’adeguata iniziativa dell’Amministrazione comunale. Durante le Amministrazioni successive, ci fu un’intesa con la proprietà dell’area per la bonifica, a cui doveva seguire la realizzazione di un progetto concordato con il Comune. (“Attualmente l’area appartiene alla proprietà Ice Snei, n. di Troise). Anche stavolta non ci fu seguito per la carenza dell’Amministrazione del tempo. L’area ex Rhodiatoce , nel nuovo Piano Urbanistico Comunale (approvato nel dicembre scorso), è stata contemplata come “rigenerazione urbana”con la previsione di un edificio a torre, con altezza pari a 55 metri, con il 70% a funzione residenziale. Sull’indicazione ci sono stati persistenti e circostanziati rilievi da parte di Città Metropolitana, mentre con le osservazioni del periodico “Nuova Dimensione” (“diretto dallo stesso Avvocato”, n. del Conduttore) la destinazione era molto più funzionale per accogliere insediamenti universitari e residenze per gli studenti e per gli anziani ed altre attrezzature di interesse collettivo”.
Il secondo sindaco, che ha rilasciato una riflessione, è stato Peppino Albano, Sindaco dal 29 luglio 1986 al 4 agosto 1988 “Ho appena letto il tuo messaggio, non so quali notizie cerchi, posso solo dirti che è una vergogna che dal 1974 ad oggi, la mia in primis, non abbia fatto niente. Spero solo che con l’entrata in vigore del PUC, approvato da questa Amministrazione, si possa trovare un accordo con la Ice Snei per l’applicazione dello stesso Piano Urbanistico Comunale”.
Dopo avere informato che l’avv. Giovanni Spina, non ha risposto per i tempi ristretti, tre mesi, nei quali ha ricoperto il ruolo di Sindaco nell’anno 1991, Troise legge il commento di Francesco De Luca, Sindaco dall’otto luglio 1993 al 5 luglio 1994. “Fu il primo sindaco a cadere sotto la mannaia delle nuove leggi post “prima repubblica”. La sua Giunta, sostenuta da una coalizione progressista, cadde sul Bilancio, trappola ordita ai suoi danni da taluni esponenti politici che ancora oggi sono presenti nell’agone politico”.
Ecco la sua opinione: “La nostra Città ha sempre mostrato erroneamente scarsa attenzione nei confronti di quelle aree un tempo sedi di produttive attività industriali e poi ridotte a zone degradate e inutilizzate. Più volte ho sentito parlare di riutilizzo delle suddette aree, ma nulla si è fatto; c’è ancora qualcuno che le riporta alla ribalta, facendo presente che potrebbero rappresentare un’importante leva per la crescita economica del territorio. Ci sarà qualcuno che darà seguito a queste prospettive di riutilizzo nell’interesse della Città? Personalmente lo spero.”
A seguire, Salvatore Graziuso che completò il suo mandato, dal 23 dicembre 1994 fino al 13 gennaio 1999”. Ma egli ha risposto di essere a corto di notizie, ha dichiarato Troise, aggiungendo che un sindaco, che ha amministrato per 5 anni, dovrebbe poter fornire informazio- ni in merito alla questione per la quale è stato contattato. Quindi, il Conduttore ha espresso la sua sorpresa per la risposta fornita da Graziuso, tanto più che all’epoca, l’allora Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, mostrò a Galassia Gutenberg un plastico dell’area Rhodiatoce, area visitata anche dall’editore Franco Liguori, da un esponente della Rizzoli e da altri esponenti del mondo editoriale.
Successivamente, viene letto il commento del dott. Giosué De Rosa, Sindaco dal 14 gennaio 1999 fino al 20 ottobre 2005, la cui Amministrazione fu sciolta per sospette infiltrazioni camorristiche. “Dal 2001 è stato redatto da un gruppo di lavoro coordinato dal prof. Pasquale Miani, dell’università Federico II di Napoli, un documento sulle 4 aree dismesse più grandi. L’area ex Rhodiatoce, di proprietà privata, con superficie di circa 160.000 mq, bonificata dall’amianto, la cui presenza ha causato tanti morti e ammalati per asbestosi e altro, al centro della Città e vicino a ferrovia e autostrade, costituisce un’opportunità per far tornare, in un’area dove esistono solo Centri Commerciali, il lavoro manifatturiero.
Dopo il tentativo fatto per il progetto “La Città Del Libro e della Comunicazione”, realizzato poi a Napoli in via Botteghelle, allo stato da 20 anni non ci sono altri casi di investimenti pubblici e privati. Casoria ormai vive solo sui consumi, poche sono le realtà dove si produce e si sperimentano nuove forme. Costituisce l’edilizia con gli attuali incentivi l’altro volano occupazionale. Bisognerebbe con opportuno lavoro di marketing strategico cogliere le possibili occasioni di finanziamento, fondi nazionali e comunitari per far tornare le attività produttive in questo territorio. L’esperienza dei centri commerciali nel mondo, ci insegna che essi hanno un ciclo di vita ventennale. Solo il recupe- ro di una moderna industria manifatturiera e dei relativi servizi tecnologici, materiali e immateriali, potrà essere l’occasione di un lavoro vero. Non vanno dimenticate le tante lotte sindacali delle maestranze negli anni passati, gli scontri con le forze di polizia, il primo contratto collettivo e infine la morte dell’ultimo assunto dalla Montefibre che si era trasferita ad Acerra. Utilizzato come custode dello stabilimento di Casoria, si impiccò, depresso e deluso, nei locali di via Europa. La storia operaia di Casoria è costellata di difficoltà e drammi umani che non si dovranno più ripetere. Oggi il vero problema è la desertificazione, occorre un intervento straordinario per la ripresa e lo sviluppo di quest’area strategica”. Stefano Ferrara, sindaco dal 12 maggio 2008 al 10 febbraio 2011, “uno dei primi a subìre la caduta con dimissioni anche di esponenti della sua maggioranza attraverso uno studio notarile” non ha potuto rispondere, perché influenzato. Anche al dott. Vincenzo Carfora, sindaco dall’8 giugno 2011 all’11 settembre 2015, è stato chiesto un commento sulla ex Rhodiatoce. Troise rammenta che anche lui interruppe anzitempo il suo mandato mediante sottoscrizione di un documento di sfiducia presso uno studio notarile. Correggendo il nome dell’editore Liguori, su annotazione di Giosuè De Rosa, “non Gaetano, ma Franco”, Troise ha l’opportunità di precisare che Gaetano Liguori si sta prodigando molto per la valorizzazione del teatro dedicato a Totò e per la sua scuola di recitazione, dove si sono formati “Gennaro Silvestro, un grande attore, che parteciperà alla serie televisiva “I Bastardi di Pizzofalcone” e Francesca Marini, un’affermata cantante”. Gli ultimi due sindaci, Pasquale Fuccio e Raffaele Bene, non hanno risposto. Il primo, sindaco dal giugno 2016 a dicembre 2018, come Ferrara e Carfora non completò il mandato perché sfiduciato da 14 consiglieri comunali: un … “regalo natalizio”, perché mandato via precisamente il 28 dicembre. Ultimo a rispondere, l’architetto Salvatore Napolitano, Dirigente, in via Nazionale delle Puglie, del settore tecnico, che comprende “Assetto e Pianificazione, Inquinamento e Manutenzioni”. Da fonti del Comune, dal 16 febbraio, dovrebbe essere in servizio il neo Dirigente, dott. Pietro Fico, al quale sarebbe stato assegnato il settore tecnico. Quindi, in base alla notizia fornita, Salvatore Napolitano dovrebbe essere passato ai “Lavori pubblici”, anche se momentaneamente. Quest’ultimo ha inviato il seguente commento: “Come per tutte le aree dismesse, il PUC, di recente approvato, ha individuato delle strategie di riqualificazione, per ampliare il ventaglio di possibilità per la varie proprietà dei complessi industriali dismessi. Sono possibili tutte le destinazioni d’uso nell’ambito delle attività produttive, dal terziario al commerciale ecc… Sono previste, inoltre, funzioni pubbliche o ad uso pubblico. Gli interventi dovranno essere preceduti dall’approvazione dei Piani Urbanistici Attuativi. Ed è inoltre prevista una fase di consultazione pubblica delle proposte che potranno pervenire. Le norme tecniche di attuazione prevedono che anche per la realizzazione degli interventi di riqualificazione debbano essere individuate delle aree destinate ad attrezzature pubbliche, da cedersi gratuitamente ai sensi del Decreto Ministeriale, n° 1444 del 1968.
Quanto in sintesi illustrato, vale naturalmente anche per l’area ex Rhodiatoce. In particolare, per questa area, è opportuno specificare alcuni aspetti: il procedimento di bonifica dell’area risulta completato. L’area è interessata per oltre il 50% della superficie dalla realizzazione della linea metropolitana, il cui procedimento di approvazione sarà avviato non appena la Regione Campania trasmetterà il progetto di fattibilità tecnico economico, sulla base del quale sarà avviata la gara di appalto integrato”.
Troise ha concluso la trasmissione auspicando che gli esponenti della classe politica locale inviino le loro considerazioni, opinioni, commenti su quanto dichiarato dagli ex sindaci e, in particolar modo, dall’architetto Napolitano, che egli ringrazia per aver risposto alle sue “sollecitazioni fotografiche”.
Solo una nota: al di là delle osservazioni degli ex sindaci, ciò che alla cittadinanza interessa è l’intervento di Napolitano, perché pare, dopo tanti anni di insipiente e irresponsabile gestione della “Cosa Pubblica”da parte di chi ha saputo in passato solo impegnarsi per demolire, e non per costruire, che qualcosa “pur si muove” all’orizzonte per le aree dismesse e anche per l’ex Rhodiatoce. Ciò che invece va stigmatizzato con sacrosanta indignazione è la scelta biasimevole, da parte di esponenti politici, facenti parte delle passate amministrazioni, di sfiduciare i sindaci, non permettendo loro di completare il mandato elettorale ricevuto dai cittadini. Tale defenestrazione si è ripetuta più volte. Il sospetto sorge spontaneo e le domande sono d’obbligo. Sono stati sfiduciati per manovre di potere o nell’interesse della città? Sono prevalsi gli interessi della comunità o quelli di parte? Recandosi dal notaio, si è servito il Bene comune o i calcoli di scuderia? Quali patteggiamenti, nelle segrete stanze della Casa municipale, sono avvenuti a scredito della riqualificazione urbana, delle esigenze delle fasce deboli dei cittadini? Quali vantaggi, ragionando “a bocce ferme”, ha ricevuto la cittadinanza di Casoria dall’aver defenestrato i sindaci sfiduciati? Queste sono soprattutto le domande alle quali occorre rispondere.
Antonio Botta
PRESENTATO, NELLA SALA – TEATRO DELLA PARROCCHIA
DEDICATO ALLA COMPIANTA CONSORTE. “ANNA È STATA UNA MOGLIE MERAVIGLIOSA, IL DONO PIÙ BELLO DELLA MIA ESISTENZA, UN DONO A CUI SPESSO NON HO DATO IL GIUSTO VALORE CHE MERITAVA. QUESTO L’HO CAPITO DOPO LA SUA DIPARTITA VERSO IL CIELO”.
“Vivo nel tuo ricordo”: è il titolo dell’ultimo libro che il concittadino Francesco Gemito, poeta, scrittore e operatore culturale, ha dedicato alla moglie Anna, “partita” in viaggio verso l’Eterno, per godere, lei che amava il mare, dell’immersione nei flutti dell’oceano infinito di Dio. Cosa ha rappresentato Anna nella vita del marito? Lo ha ben raccontato Francesco nel testo predetto, presentato lo scorso undici febbraio, nella sala teatro della parrocchia S. Paolo, dopo la messa celebrata in suffragio della consorte a un anno dalla sua nascita al Cielo. Alla presenza del parroco don Giuseppe Del Vincentiis, di familiari e numerosi amici e amiche, Francesco ha ribadito quanto già espresso nel libro: Anna, nonostante fosse stata colpita dal tumore, è stata la lampada dei suoi passi, il faro nei giorni bui, il sorriso luminoso del Cielo nei momenti di gioia. Sui crinali del dolore, è stata per lui un esempio di coraggio sul modo di attraversare le bufere, alcune particolarmente sferzanti; benché sofferente per gli effetti delle chemio, ha sempre affrontato con spirito battagliero le fasi della malattia, pronta ad apprezzare e amare la vita, ad essere grata a Dio, senza mai scoraggiarsi. Certo, momenti di sconforto e di avvilimento non mancavano, ma con la forza della fede e dell’amore ricominciava a lottare, ammirando e stupendosi per tutto ciò che di bello, nonostante tutto, la sua avventura umana le riservava.
Significativo e illuminante questo stral- cio della testimonianza di Anna, posta dal marito nella parte pieghevole della copertina del libro: “ […] Ho lottato contro un male potente, ma non più potente di Dio. Ho lottato perdendo i capelli, avevo le ossa distrutte, mi mancava il respiro, facevo fatica a camminare, l’ombra di quel male oscurava il mio sorriso come una nuvola oscura il sole. Oggi sono qui, pronta a ricominciare, i dolori mi fanno ancora compagnia, ancora lotto, ma ringrazio Dio perché quel sorriso dal mio volto non si è mai spento. Ed il sole continua a farmi vivere”.
Donna serena, dunque, sorridente, fremente di vita, anche quando gli strali micidiali della sofferenza, oltre a colpire lei, si sono ficcati nella carne dei suoi familiari: i genitori, prima, l’amata sorella Maria, poi, sono morti del suo stesso male. Una famiglia, quella di Anna, di cui Francesco ha avuto la possibilità di sperimentare, frequentandola, l’unità costruita sull’affetto vicendevole, sulla concordia, sull’accoglienza solidale; un clima d’amore da cui fu subito investito, clima che a lui era mancato per la separazione dei genitori e per altre vicende dolorose che avevano provocato ferite sanguinanti nel suo cuore, fin da ragazzino. Toccante, in particolar modo, la vicenda dolorosa delle due sorelle, Maria ed Anna, che, “segnate” dallo stesso male, sono protagoniste di una stupenda storia d’amore, attraversata dal respiro di Dio. Si fanno forza a vicenda, soprattutto quando, capitando di sottoporsi nello stesso giorno alla chemio, ciascuna incoraggia l’altra. Al male, al “mostro” che si insedia nel loro corpo, esse reagiscono con il sostegno reciproco fatto di attenzione, di premura, di mutua generosità, ognuna traendo dall’altra stimolo ed energia per andare avanti, non permettendo alla “serpe” , incuneatasi nel loro corpo per eroderlo, di divorare anche lo spirito. Quando, poi, ad Anna e a Francesco viene negato il dono della genitorialità, a causa di due aborti spontanei, Elvira, un’altra sorella di Anna, madre di tre figli, per mitigare la loro sofferenza, non esita ad affidare loro il figlio Antonio, al quale i due coniugi aprono la bellezza e la gratuità del loro animo, educandolo ai valori fondanti della vita, facendolo sentire unico, spe- ciale, insostituibile. Scrive, a tal proposito, Francesco: “Antonio non si è mai considerato un nipote, tra lui e Anna c’era un rapporto molto speciale [ ] Con mia cognata Elvira abbiamo parlato diverse volte di questa situazione, devo dire la verità, lei non è mai stata gelosa, era consapevole che Antonio amasse zia Anna più di qualsiasi cosa al mondo”. Le avversità della vita, dunque, si sono trasformate in una fioritura di vita, in un’opportunità di rinascita, in una tessitura di relazioni di cura, in intrecci di cuori in cui ognuno ha beneficiato dell’aiuto degli altri membri della famiglia, contraccambiando con uguale bene e bontà.
Le pagine in cui Francesco racconta la storia d’amore con Anna sono pervase da un profondo sentimento di gratitudine per la sua sposa, discreta, amabile, dolce, attenta, con miti consigli, ad “indirizzare” il consorte da cui, quando lo ebbe conosciuto, “scappava, pensava che io fossi un drogato e mi chiamava terrorista, perché la facevo sempre arrabbiare”. Leggendo il percorso della loro vita matrimoniale, ho richiamato alla mente una riflessione poetica del sacerdote Michel Quoist, scrittore francese, che rispecchia la loro unione nuziale: “L’amore non è già fatto. Si fa. […] Non è vetta conquistata, ma partenza dalla valle, scalate appassionanti, cadute dolorose nel freddo della notte o nel calore del sole che scoppia. Non è solido ancoraggio nel porto della felicità, ma è un levar l’ancora, è un viaggio in pieno mare, sotto la brezza o la tempesta [ … ] Non è l’apparizione improvvisa di una nuova vita, perfetta fin dalla nascita, ma sgorgare di sorgente e lungo tragitto di fiume dai molteplici meandri, qualche volta in secca, altre volte traboccante, ma sempre in cammino verso il mare infinito”. Con grande umiltà, anche nell’incontro poc’anzi citato, Francesco ha riconosciuto, e ciò gli fa onore, di avere fatto soffrire Anna in un periodo di crisi coniugale. La scelta di ritornare da lei mostra la verità di un’altra considerazione di Quoist: “Essere fedeli non è non smarrirsi, non combattere, non cadere. E’ rialzarsi sempre e sempre camminare. E’ voler perseguire fino alla fine il progetto preparato insieme e liberamente deciso. E’ dar fiducia all’altro, al di là delle ombre e della notte. E’ sostenersi a vicenda, al di là delle cadute e delle ferite. E’ aver fede nell’AMORE onnipotente, al di là dell’amore”.
Tante sono le espressioni d’amore struggenti contenute nelle poesie e nelle let- tere, riportate nel libro - insieme ad altre testimonianze - che Francesco ha dedicato ad Anna dopo la sua dipartita dalla terra; tra esse vorrei citarne una: “Il tuo sorriso era simile all’arcobaleno”. Ho trovato significativo il richiamo all’arcobaleno, perché i colori che lo compongono rispecchiano le caratteristiche della relazione coniugale vissuta da Anna e da Francesco: il violetto indica i tempi della prova; l’indaco, il tempo delle notti oscure, della malattia; il blu, quello delle lacrime; il verde, colore della speranza, che ha chiamato Anna e Francesco ad aprirsi al futuro, a mettersi in gioco sempre di nuovo; il giallo, colore dell’oro, simboleggia il tempo della gioia, ma rimanda anche allo splendore di Dio, dal quale la coppia ha tratto forza e fiducia nel loro matrimonio; l’arancione, potrebbe richiamare la mitezza, che fa riferimento al rispetto reciproco, alla capacità di rapportarsi l’uno all’altro; il rosso, colore della vita, della passione e del calore che riscalda.
Il libro, edito da “Oceano”, è stato offerto gratuitamente da Francesco Gemito a tutti i convenuti alla serata di presentazione. L’Autore ha chiesto un contributo a piacere, che è stato donato alla Parrocchia S. Paolo per sostenere l’opera di ristrutturazione della sala teatro.
MARIA CRISTINA ORGA