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PICCOLI gesti fanno la
Differenza
Organico
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Differenzia l’ORGANICO per te, per i tuoi figli, per la tua città.
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Si conferisce:
Avanzi di cibo, fondi di caffè
Filtri di tè, bevande ad infusione
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Tovagliolini
Piante, terriccio, semi, fiori secchi
Scarti di frutta e verdura.
DOMENICA - MARTEDì - GIOVEDì
dalle 21 alle 24
Al teatro Burlesque di Caivano, lo scorso 19 Febbraio è andata in scena un’interessante rappresentazione de “II berretto a sonagli” di Pirandello, nella traduzione in napoletano di Eduardo, con la regia di Domenico Palmiero, regista e attore di spessore, che ha diretto egregiamente oltrechè se stesso, i pur bravi attori della sua Compagnia FSSL.
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La commedia si svolge in una scenografia che non vuole far distogliere lo sguardo dello spettatore dal crescendo di emozioni che man mano si manifestano sul palco, sapientemente illuminato da un gioco di luci che si snoda su teli bianchi su cui si affacciano e si sviluppano i vari personaggi che danno vita ad una storia senza tempo : la moglie tradita (un’ottima Daniela Merenda, che veste i panni di Beatrice Fiorica), il marito fedifrago, e il terzo “cornuto contento”, Ciampa, qui magistralmente rappresentato dal regista
La Signora Beatrice, moglie gelosa tradita dal Cavaliere Fiorica suo marito - che intrattiene una relazione con la bella e procace consorte del suo fedele servitore Ciampa - vuole a tutti i costi svelare la tresca tra i due e, per farlo, spedisce con una scusa il
Ciampa a Napoli ed organizza un complotto con il Commissario Spanò (qui impersonato dal pregevole Salvatore Cembrola) - molto devoto alla famiglia per i molteplici favori ricevuti in passato - al fine di smascherare gli amanti e riappropriarsi della propria dignità; Ciampa, uomo innamorato della propria moglie e consapevole dei propri limiti, ben comprendendo le intenzioni della Signora Beatrice, cerca di dissuaderla dalle sue intenzioni, ma invano; così parte e, al suo ritorno, viene a sapere che sua moglie ed il Cavaliere sono stati arrestati, ma di lì a poco rilasciati per “non aver commesso il fatto”; e non perché effettivamente i due fossero innocenti, ma perché il buon Commissario Spanò, chiamato in causa dalla famiglia cui è tanto legato (soprattutto per l’incarico che detiene), ha fatto di tutto per non far apparire ciò che “è” ; così, con l’ipocrisia che connota le vite di ogni singolo personaggio, viene smontata la tresca e fatte cadere le accuse della Signora Beatrice, ora ben lieta di essersi riabilitata ai propri occhi ed a quelli della sua società.
Non è, evidentemente, dello stesso parere, Ciampa, che adesso non ha più scuse da accampare con tutti coloro i quali potranno ora farsi beffe di lui, deridendolo con pacche sulla spalla che celano il ben noto messaggio di “becco”, “cornuto contento”, “Ciampa beeeehhhh”.
Il mite Ciampa a questo punto non ci sta, e mette la signora Beatrice davanti ad una scelta: per salvare il proprio onore, lei dovrà fingersi pazza, andare “a riposare per due o tre mesi” in una clinica, per poi ritornare nella sua amata società, dove troverà comprensione; e Ciampa sarà riabilitato agli occhi di quella stessa società, cui lei lo ha esposto violando la propria dignità di uomo rispettabile; l’alternativa, è ammazzare i due, di suo pugno.
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A questo punto, tutta la famiglia, il Commissario, decidono di dichiarare pazza la povera Beatrice, che ha così pagato il prezzo di una verità che non si poteva dire, affinchè vengano ristabiliti i vecchi equilibri, e l’”apparire” regni sovrano sull’”essere”, perché chi crede di poter dire la verità senza subire conseguenze, è solo un pazzo.
E la scena finale di questa meravigliosa rappresentazione è un crescendo di emozioni fortissime, che un eccellente Domenico Palmiero ha saputo trasmettere agli spettatori, in una immedesimazione empatica col personaggio che fa dimenticare che si tratti di una messa in scena; e questa, ad avviso di chi scrive, è la prova provata della misura di un artista, di un Regista e Attore talentuoso che, ogni volta, supera di gran lunga le aspettative del suo pubblico, il cui lungo scrosciare degli applausi, a fine commedia, ha decretato il giusto riconoscimento al merito dell’Artista e della sua Compagnia.
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Matrimonio E Diritti Del Nuovo Coniuge Sui Figli Del Partner
Egregio avvocato, mi chiamo Gianni e scrivo da Caivano. Sono vedovo e dal mio matrimonio sono nate due figlie tuttora minorenni. Vorrei risposarmi. Oltre al regolare matrimonio, quali azioni è necessario intraprendere per far si che la patria potestà e tutti gli altri diritti, doveri e poteri sui figli sia condivisa in egual modo anche dalla mia futura moglie?
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Grazie e complimenti per la seguitissima rubrica!
Gentile Gianni, grazie per i complimenti, che giro a tutta la redazione di Nuova Città. La normativa di riferimento, nei casi come il suo, è quella della Legge sulle adozioni ovvero la L. 184/1983 così come modificata dalla Legge 149/2001. In particolare si fa riferimento all’art. 44 della predetta Legge che disciplina l’adozione in casi particolari, diversi quindi dall’ipotesi in cui gli adottanti siano soggetti assolutamente estranei al minore dichiarato adottabile dal Tribunale. La norma prevede che sia possibile l’adozione del figlio del coniuge da parte di chi, di fatto, svolge le funzioni di genitore. Il legislatore ha, con questa norma, reso possibile consentire al nuovo coniuge, subentrato a far parte del nucleo familiare del minore a seguito di nuove nozze (per scioglimento del matrimonio a causa di morte o divorzio), stabilire significative relazioni sul piano giuridico con il minore figlio dell’altro coniuge senza tuttavia escludere i rapporti del minore con l’altro genitore, se ancora in vita, o con i parenti di quest’ultimo. In questo modo la legge ha voluto valorizzare non solo sul piano fattuale ma anche su quello giuridico, la posizione di colui o colei che quotidianamente adempie alle funzioni di madre o padre. La procedura di adozione richiede che prestino il proprio consenso sia l’adottante che l’adottato, cioè il minore nel caso lo stesso abbia compituto il 14° anno di età. Nel caso il minore abbia un’età inferiore ma abbia compito i 12 anni deve comunque essere sentito e, nel caso sia minore degli anni 12, andrà sentito in considerazione delle sue capacità di discernimento.
In ogni caso se il minore adottando non ha compiuto gli anni 14 dovrà essere sentito anche il suo legale rappresentante (normalmente il genitore esercente la patria potestà). Il procedimento di adozione nei casi particolari avviane innanzi al Tribunale per i Minorenni del distretto ove si trova il minore. Il consenso va prestato personalmente davanti al Giudice (non è possibile delegare altri) ed è revocabile sino alla pronuncia della sentenza. Una volta che la sentenza sia divenuta definitiva (ovvero non è
Corso Cesare Battisti n. 145
Cell. 3382011387
Email: avvocato.mariosetola@libero.it più impugnabile), essa viene trasmessa all’Ufficiale dello Stato Civile affinchè sia annotata sull’atto di nascita del minore.
Conseguenze dell’adozione saranno che il nuovo genitore avrà, al pari del coniuge, la potestà genitoriale sull’adottato, avrà l’obbligo di mantenerlo, istruirlo ed educarlo così come previsto dall’art. 147 c.c. in materia di diritti e doveri verso i figli nascenti dal matrimonio. L’adottato acquisisce il cognome dell’adottante in aggiunta al cognome della famiglia d’origine.
L’adottante ha poi l’onere di fare l’inventario dei beni dell’adottato e trasmetterlo al Giudice tutelare entro 30 giorni dalla comunicazione della sentenza di adozione pena la perdita della facoltà di amministrare i beni del figli adottato. L’adozione, infine, non attribuisce alcun diritto di successione all’adottante (come invece accade per i genitori naturali) mentre per l’adottato i diritti di successione sono quelli generalmente previsti per i figli nei confronti dei genitori. Cordiali saluti