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“RESPIRATE CRISTO, E’ LA CONSEGNA DEL SANTO PATRONO”

Sua Ecc.za, mons. Domenico Battaglia, il 17 gennaio scorso, ha visitato la comunità parrocchiale di S. Antonio Abate, in occasione della festa liturgica del Santo Patrono. Il Parroco, don Agostino Sciccone, nel porgere, prima della celebrazione eucaristica, il saluto di benvenuto all’Arcivescovo, gli ha manifestato innanzitutto la filiale gratitudine per la fiducia che gli ha mostrato, quando, come ha detto, “il 22 luglio mi ha nominato parroco di questa comunità, per me la prima esperienza. Nel dirle grazie, esprimo il mio ringraziamento al Signore, perché si prende cura della Chiesa napoletana con un nome e un volto ben preciso, il Suo. Le sue parole, le sue scelte “profumano” di Vangelo e ci richiamano la cura di Cristo, buon Pastore”. Ha elogiato, poi, la comunità a lui affidata, definendola “bella, vivace, pronta a porsi in ascolto della Parola; una comunità che offre il servizio d’amore ai poveri presso la mensa Caritas, che Lei ha visitato e benedetto”, sottolineando che oltre alla pastorale ordinaria di annuncio della Parola ai fanciulli e dei percorsi formativi per la preparazione ai

Sacramenti, ha premura anche degli ammalati; ha evidenziato, infine, la presenza dei fedeli focolarini che aderiscono alla Spiritualità dell’Unità dell’Opera di Maria, Movimento ecclesiale fondato da Chiara Lubich. Don Mimmo ha ricambiato i ringraziamenti a don Agostino “per il suo Sì ad essere qui, a fare il pastore di questa gente, che ha bisogno di te, ha bisogno di Cristo”, manifestandogli anche la sincera gratitudine per la cura premurosa che offre ai tre seminaristi Antonio, Salvatore e Feliciano. Nella riflessione omelica, il Celebran- te ha spiegato che il brano del Vangelo proclamato, tratto da Matteo 19, 16 -22, - “Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna? - ha cambiato la vita di S. Antonio Abate, colpito soprattutto dall’espressione: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi”! S. Antonio era ricco, apparteneva ad una famiglia benestante, eppure vende tutto quello che ha e segue il Signore. Se in questo momento potessi dialogare con il vostro Patrono, gli chiederei: “Perché hai lasciato tutto? Ecco la risposta che darebbe: “Non ho lasciato tutto, ho trovato tutto”! Perché Cristo è il tutto e il senso della vita. Qualche giorno prima che morisse raccomandò ai suoi monaci: “ Respirate Cristo”! Don Mimmo ha affermato che tale espressione è incisa nel suo cuore, donando senso al suo servizio di Vescovo. “E’ la consegna che S. Antonio dona oggi a tutti coloro che lo venerano, perché senza Cristo non possiamo vivere”, esortando a prendere il Vangelo fra le mani per viverlo, dando un senso alto alla nostra vita.

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“S. Antonio” ha proseguito “ci consegna la dimensione contemplativa della vita, che é quella di stare sempre davanti al Signore”, ponendo in rilievo che pregare è lasciarsi guardare da Dio per godere del Suo sguardo di tenerezza, d’amore, aiutandoci ad avere il coraggio di vivere e amare la vita senza mai stancarsi, né arrendersi. “Guardando allora S. Antonio, non possiamo non sentire la forza del Signore nella nostra vita; oggi il mondo ha bisogno di spiritualità, e ha bisogno di spiritualità perché ha nostalgia di Dio. Forse Lo cerca su strade sbagliate, ma questo mondo ha bisogno di Lui. Come cristiani siamo chiamati a trasmettere il senso di Dio nella vita delle persone che incontriamo ogni giorno; anche il cucinare nella Mensa per gli ospiti, diventa un modo per donare loro il senso di Dio. Oggi, ci vergogniamo, a volte, di dire che siamo credenti, lo diciamo a parole, ma c’é bisogno di testimoniarLo con la vita, le parole servono a poco. Uno dei miei maestri diceva: “Se essere cristiani fosse un delitto, e voi veniste condotti in tribunale per essere accusati di questo delitto, vi lascereste condannare per Cristo”? Sicuramente, ha osservato, l’avvocato difensore avrebbe detto al giudice che noi siamo cristiani “ad acqua di rose” e ci avrebbe fatto ottenere l’assoluzione “per insufficienza di prove” “ed è la cosa peggiore che possa capitare ad uno che si dice credente. Bisogna, allora, testimoniare con le prove, con la vita che si è cristiani”, rimarcando che così si diventa uomini e donne di speranza. “Questo è il tempo di vivere da Risorti; la nostra forza non sta nell’intelligenza, nelle idee, la nostra forza è Dio. A questo punto, il Vescovo ha augurato a tutti di possedere “il fuoco di S. Antonio”, ossia la passione dell’amore, invitando a vivere la vita amandola. Ha concluso raccontando una sua esperienza. Una sera, quando era Vescovo a Cerreto San- nita, era stanco e avvilito per una richiesta di aiuto di alcune persone che non poteva soddisfare, perché non voleva che “la sua chiesa scendesse a compromessi”. Esse andarono via deluse, non riuscendo a capire il suo atteggiamento, pur avendoli aiutati in altro modo, per quel che era nelle sue possibilità. Perciò avvertiva un senso di profondo sconforto e nella cappellina espresse al Signore il proprio lamento, dicendogli che si sentiva solo e non avvertiva la Sua presenza per sostenerlo.

Era stato invitato a cena da una famiglia con un figlio disabile, sulla carrozzella. Stava per declinare l’invito a causa del suo stato d’animo, ma non lo fece; ad un certo momento il ragazzino chiese al Vescovo: “Don Mimmo, sai qual è la mia canzone preferita? E’ “Meraviglioso”, (di Domenico Modugno, ndr). “Il Signore”, ha concluso il Vescovo,” mi aveva fornito la risposta che cercavo da Lui”.

Aveva risposto tramite il bambino”. Al termine della Messa, animata dal coro della Parrocchia, una catechista ha donato, a nome della comunità, un’iconografia raffigurante “S. Giuseppe dormiente”, a cui è molto devoto Papa Francesco, il quale, quando ha un problema che non lo fa dormire, chiede aiuto al Santo. E’ l’invito a don Mimmo a fare altrettanto. Ha ricevuto, poi, un messaggio di ringraziamento da parte di una famiglia e, infine, un bambino del catechismo gli ha dedicato una poesia.

MARIA CRISTINA ORGA

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