Cas034a mattioli, parte prima

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I DISCORSI

DI M- P I E T R O AND- M ATTHIOLI S A N E S E,

Medico del Sercnifs. Principe Ferdinando Archiduca d Au ftria ócc. NE

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edacio

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Della Materia Medicinale. Iq u a i D

is c o r s i

in d iu e rfi lu o g h i dall’A u t t o r e m e d e iim o fo n o fla ti

accreiciuti diuarie colè, con molte figure di piante, & d’animali nuouamente aggiunte.

CENT

JC L

Con gratia & priuilegio del Sommo Pontefice,deH’Uluftriisimo Senato Vinitiano,& d’altri Principi.

IN V E N E T I A ,

AppreiTo V incenzo V algriil M D.

LXIII.

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ALLA SERENISSIMA REINA CATHER.INA, REI N A

DI

A R C H I D

POLONIA, V C H E S S A

D* A V S T R I A j ere. M I A G ^ A T I O S I S S I M J . SIGT^O^M

V a n t a fia Tempre fiatala grandezzata maeftà, & T air thorità della medicina, & quanto parimente fia fiato i Tuo gloriofo decoro apprelTo à tutte le géti del m odo, Serenifsima & benignifsima Reina, ne fanno fede non folamente molti de gli antichi fcrittori, che la celebra­ rono per uera feienza diuina fceià dal cielo : ma anchora infiniti de gli altri,che di tempo in tem po, & di etade in etade hanno illuftrato il mondo con la uirtù,& feienza loro.Onde me­ ritamente ,& fen za dubbio ueruno fi può affermare,che quefta gloriófa feienza di M edicina, ne fia fiata infiememente creata, & infegnata da I d d 1 o folo, & che però meritamente fia chiamata diuina ; & fpetialmente quella parte,che comprende rhiftoria, le facultà, & la dottrina de i femplici medicamenti,come primordio del tutto.Percio che fi reputa effere cofa impofsibile ,cheglihuom ini habbino da prima poffuto per fefteisi inueftigare l’innumerabili, & tanto diuerfe nature, uirtù, & facultà, che fi ritrouano afeofe cofi nelle piante, ne gli animali, nei metalli, nelle pietre, nelle ter­ r e , & inogni altraqual fi uoglia materia minerale, come anchorain qual fi uogli altra cofa prodotta dalla terra,& dal mare,fe ciò prima nò fia loro fia­ to infegnato per diuina infpiratione. Il perche non mancano authori, i qua li lafciando à drieto le uanità de i Poeti,& d'altri, che fauolando fcriffero de g l’inuentori della Medicina, prouano con ragioneuoli argumenti, che Id ­ dio creatore del tutto, ciò infondeffe nell intelletto d’Adamo primo padre noftro in quel tanto mifteriofo punto, quando hauendolo già formato di terra, gli diede fpirandogli nel uiib il lum e,loÌplendore, & lo fpirito del­ la uita. Che adunque la M edicina, che fi ritroua diffufa in tutte le cofe crea­ te ne fia fiata manifeftata da Iddio, ce ne fa fede quel gran Philofopho di­ urno , & morale lefu Syrach, ieriuendo efpreffamente, che Iddio ha creato dalla terra la medicina, & che però l’huomo prudente non deue hauerla in abom inatone. Che poi Iddio ne infondeffe la feienza nel primo padre no­ ftro Adamo,fi può ageuolmente farne coniettura per le parole di Moife nel Genefi.Imperò che hauendo dato Iddio all’huomo,& alla dona la potefta io pra tutti i pefei del mare,iopra gli augelli,& fopra tutto il refto de gli anima li terreftrijiòggiunie loro quelle, ò fimili parole. Eccoui il don o, che ui ho dato di tutte le herbe,che ui produrranno in ppetuo i fiori,& il le me iòpra là terra;& di tutti gii alberi,che ui produrranno i frutti,non folamente per il nu > A 2, trimento


Epiftola-. trimenro,& commodo de i corpi uoftri, ma di tutti gli altri animali,che ui ho creati fopra la terra. D i qui adunque dico fi può fare uera coniettura, che ha uendo Iddio fatto airhuomo coli immenfo,& incomprenfibil dono, gli aprif fe, & maniieflaffe anchora la uirtù,& la natura del tutto. Imperoche niente fi llimarebbe il dono di qual fi uogli piu pretiofa cola del mondo, fe l’huomo non làpefie, come fe ne doueife preualere. Onde non elfendo nelle opere d'iddio difetto,ne mancamento ueruno,non ne bifogna credere altrimenti, fe non che con la uirtù della fu a diuina eflenza infondeife nell’intelletto dell’huomo la faenza, & la cognitione di tutte lecofe create, & tanto piu, quali to egli fapeua, che la frigilità humana, doueua eflere fuggetta à infiniti ma­ li, per rimedio de iqftali non farebbe mai preterito, come pietofo padre, di non infegnareall’huomocontra quelli le uirtù delle cofe create da lui ad inftanzadi elfo folo, accio che non fi dilperalfe nelle afflittioni del dolore, & dell! affanni, che recano le malattie. D al primo padre Adamo hauendo pofcia(come dicono) imparato la pofterità pronta fempre naturalmente in­ torno all’ampliare delle cofe ritrouate, non ui mancarono eleuatisfimi inge g n i, i quali inueftigando piu altamente i fondamenti, le circonilanze, e 1 ua lore di cofi gloriola feienza, la coltrarono,la illullrarono & aumentarono infinitamente. Al che hauendo poi auuertito infiniti fapienti del mondo,& conoicendo ueramente, quanta fia la grandezza, & l’utilità di quella facultà diuina, inuaghiti dalla amenità, & dolcezza fua,fi pofero à contemplare con continuo ftudio ogni bella, & necefiaria, parte di quella -, & quella fpetialmente che narra, & infegna la facultà marauigliofà delle piante. D el che ce ne fanno amplisfima fede Pittagora, A riilotele, Theophrallo, Dem ocrito, Zoroaftre, Xenophonte, Am philoco, A theneo, H ipparco, Ariftomacho, Philiilhene, Apollodoro, A riilandro, B ion e, Agathocle, D iodoro, D iocle , E p igen e, Euagora, Praifagora , Erafiftrato , Metrodoro , H icefio, Pamphilo,Mantia, Herophilo, Hippocrate, Crateua, Diofcoride fra tutti gli altri celeberrimo, G aleno, Plinio, & altri infiniti antichi,i nomi de-i quali per breuità trapaifo. Imperoche cofloro accefi dalla giocondità, nobiltà, & grandezza di quella utilisfima feienza, dall’ ardore di giouare alla pollerità uniuerfale, & dal difio d’acquiilarfi una fama perpetua, & immortale, non fi fgomentano di porre la propria uita in m olti, & uarij pericoli, men­ tre che facendo fmifurati pelegrinaggi, & nauigando lunghisfimi mari,face uano ogni ellrema fatica, & diligenza di poter confeguire la uera, & legiti ma cognitione de i lèm p lici,& d i farfi anchoresfi ritrouatori dimoiti per auanti non conofciuti. Che fenza dubbio fia uero,che la feienza, & facultà dqlle piante, & parimente il ritrouarne di nuoue, oltre all’utilità, & piacer grande, che le ne prende l’animo, apportino lodi immortali, & perpetua fa ma, lo conobbero non folamente tutti i primi fapienti del m ondo, diligentisfimi inuelligatori delle cofe ; ma anchora molti magnanimi,Stpotentiffi m iRediCorona.perciochem arauigliandofi della chiarezza del nome di coloro, che già fatti immortali da cofi pretiofa facultà, riluceuano al mondo à guifadiftelle, & confiderando il grandisfimo fplendore & parimente la fingulare eccellenza, che riforge da lei, tanto iludio, & tanta diligenza ui À pofero,


pofero,& per impararla,& per illuftrarla,che ue ne furono alcuni, chefcriflfero,& com pofero dell’hiftoria & uirnì delle piante non piccioli uolumi. Altri poi fatti di ciò peritisi]mi,fi diedero alle compoiìtioni d alcuni non meno ua Iqroiì, che utili antidoti,non folamente per ufo proprio loro, & per conler-uarfi lungamente in uitaj ma per commodità,& beneficio di tutti. Altri furo­ no anchora,i quali quantunque fulfeno giafamoiì,&illuflri per i gran fatti, perle uittorie a c q u ia te ,& per la rarità della prudenza,& del giudicio loro, fapendo nondimeno dipoterfi far nome molto maggiore, fèfifuiTer dati allo Audio di quella facilità preclarisfima,procurarono di farfi portare di lótanif lime regioni molte rare,& pretiofe piante a c q u ia te con fpefa di gràdisfima quantità d’oro,folamente per poterne feriuere la uera hiftoria lo ro . effondo certisfimi,che fe facendoli dotti in quella feienza, &-ui ritroualfero qualche colà nuoua,oueraméte ne fcriuelfero qualche uolume,durarebbe il lor nome in perpetuo immortale.Percioche le floridisfime piantele quali di tempo ia tempo fempre fi rinnouano,predicano fenza fine le lodi Ìmortali de i loro ma gnificatori. N elcheueram entenons’mgànaronopunto.effondó già tante, Se tante centinaia danni noto à cialcuno,che non altro che la Gentiana ualo rofisfima pianta fa nominare hora al mondo G elido R e dell’llliria fuo primo ritrouatore. N e altro tiene,& terrà fempre uiuo il nome di Lifimacho R e di Macedonia,che la Lifimachia herba ritrouata parimente da lui. Sarebbe ne­ ramente già fa gran tépo fpentaogni antica memoria di quel gran Mithrida .te R e di Ponto,& di tanti altri reami,le non hauelfe egli dimoftrato lo Scor­ dio,chiamato però da molti Mithridatio: & finalmente fJEupatorio nomina to dal fuo cognome;& fe non fulfe flato finuentore di ql pretiofislìmo, & ua lorofisfimo antidoto,in cui rifplende,& rilplenderà fempre il fuo gloriofo no me.Il Climeno herba di nò poco ualore ha dato lodi perpetue à Climeno R e fuo inuentore, l’Euphorbio àluba R e di Mauritania, & il Telephio à Tetapho R e di Mifiajcome parimele l’Echio,& l’Anchulà hano fatto eterna fama ad Alcibiade principe de gli Atheniefi.Di qui nafee ancoralo fplédore d'Attalo R e di Pergamo,& d’Euace R e de gli Arabi; p hauer quefto foritto à N e rone Imperadore piu,& piu uolumi delle facultà nobilisfime de iemplici me dicameti;& quello per hauer(come fcriue Galeno)fatto lunghisfime fatiche in raccogliere innumerabili piate elettisfime, mentre che còponeua egli ile f fo uarij,& diuerfi antidoti contra i ueleni. Quefto medefimointeruiene ad Archelao R e di Cappadocia,à Mafiniifa R e di N umidia,& ad Agamennone R e de i Grechi nomi de i quali mai non faranno fpenti del mondo,folamente per lo lludio infinito,& per la molta cura,& diligenza,che pofero in conofce re le uere, & legittime piante,& in ditnoftrame le uirtù al m ondo. Lafcierò di dire (per non effer tediofo) di Philometore,di Nichelio,di Hierone, & di molti altri R e potentisfimi; uedendofi per ogni età diuulgata la fama loro, per efferfi non poco dilettati della facultà,& cognitione delle piante. N o n mancano oltre di ciò facondisfimi P o eti, che ne facciano conofoere con gli icritti loro,quanto fia antica la notitia delle facultà de Amplici,& con quante degne lodi fia fempre fiata celebrata. dal che poi è fucceffo ancora à loro fa A 3 m a,&


Epiftola. ma, & gloria immortale. D i ciò fanno tra i Greci ueramente teftimonio Or pheo, M ufco,H eliodo, Homero, A lceo,& Rufoephefio,il quale forili e ( co me dice Galeno)ben cinq; libri in uerfi dell’herbe,& delle faculta loro.T rai latini habbiamo noiVergilio,Ouidio,& Emilio Marco,da i quali in perpetua lor memoria fono frate fcritte delle herbe molte cofe notabili.Che fièno fra­ te ancora alcune generofe donne, che per farfi gloria infinita fi fono marauigliofaméte dilettate della Scienza dell’herbe ce ne fanno fede non (blamente i poeti,ma ancora gli hiftorici.Et però non per altro finfero fauolado Vergi lio,Ouidio,& altri,che Circe,da cui fu dato il nome alfherba Circea,luffe fi­ gliuola del fole primo generatore di tutte le piante,che per effer ella ftata pe ritisfima nelle facultà delfherbe.Ne per altro finfero,ch’ella trasformane gli huomini in animali, fe non perche tanto fu grande,& profonda la cognizio­ ne,che hebbe di quefta facultà diuina,che curando alle uolte gli huomiñi da incurabili morbi,& facendoli gagliardi,pareua ueramente, ch’ella li trasfor­ mane in altri corpi.N e manco perita di Circe in quefta facultà ritrouo èffere ftata Medea.impero che hauedo con la cognitione infinita delle herbe,oltre à molti altri ftupendi fatti ritardato Júngamete la uecchiezza in alcuni, diede bellisfima materia di fingere à i Poetiche haueffe ella fatto ritornar giouine Efone fuo fuocero già peruenuto alla ultima decrepità del corpo. A Helena diede nome infinito l’Helenio, & l’Artemifia nobilissima piata ad Artemifia preclarisfima Regina di Caria. Dourebbe oltre a ciò inuitare à tanta bella, & utilisfima Scienza,il faperfi per certo,che tato è l’utile grade,che fe ne confeguifoe,che conofoendolo per grandisfimo inftinto di natura gli animali, & le fiere faluatiche fi fono ancor esfifatti ritrouatori delle uirtù di molte nobilifo fime piàte.Imperò che non d’altronde fu conofcitito, che il Dittamo ualeffe nelle ferite per cauarne Suore i ferri de i dardi,& delle Saette, fo nò da quello, che ne dimostrarono i cerui nell’ifola di Candia. Le cerue poi dimoftrarono il lèfoli,le teftuggini la cunila,le donnole la ruta,gli fparuien il hieracio, le co lombe il periftereo,le rondini la chelidonia,le cicogne l’origano, & altri ani­ mali altre pur affai piante,come per tutto fi legge nell’antiche hiftorie. Pare appo ciò che fia ancora nelle piante un non fo che di Sembianza di religione, ueggendo noi che molte di loro fi uoltano con i fiori la mattina nell’apparire del loie uerfo oriente,& poi lo uàno Seguitando aggirandofi infierne con lui, come unico genitore,& principe loro,fino che turandoli la fera nell’oceano, fi rimette all’occidéte.& quefto fi uede manifeftaméte nell’uno, & nell’altro heliotropio,nella cicorea chiamata folfequia,nel ciclamino detto perciò da molti foliuerfo,nel tragopogono,nellacaltha,in amendue i chameleoni,& có clufiuamente in tutte quelle piante,che producono i fiori radianti,& ftellati. Ma doue piu fi ritroua ciò euidente,che nel loto d’Egitto?imperoche nafcen do ne i paludi profondi manda fuor dell’acqua al apparire del fole i fiori, & i capi,i quali ha limili à i papaueri, & nel tramontar poi tutto fi ritira lòtto l’on ' de. M a che diremo oltre à ciò della infinita liberalità delle piante,che ne da­ ño tutti i frutti,che ne producono per nutrimento, & alimento della uita no ftra,fenzaferbarfene per loro pur una minimaparticella?Non altro ueramen tele


Epiftola. te fé nó che non fenza ragione habbino affermato alcuni antichi philofophi che le piate habbino anima,polcia che in quelle fi ueggono, & fi coprendo*no alcuni mouimenti molto filmili à quelli deili animali,come è il uedere,ché co le radici,le quali feruono loro in cabio di bocca, tirano dalla terra il nutriméto,cóuertendolo nella loro fteifa natura, & che cofi predo lo di^erifchino,& diftribuifchino per le foglie, & perii rami,producendo poi i fiori, & i frutti in breuifsimo tépo.&però no fi può fe nó dire,che nella copia de i frut ti,&nella preftezza di jpdurlij&maturarli fuperano di gran lunga gli animali. A l che hauédo l’intédiméto il creatore del tutto,come hebbe creato l’homo no lo collocò altrimeti ne in cafe,ne in città,ne in p alazzin a in uno ameniffimo giardino di piate,iàpédo molto bene, quato fia diletteuole,& giocódo l’habitare fra quelle,& quàta recreatione ne nafca à coloro,che ne guftano il ualore.Et pero le co atterione li cólideralfe intorno alle colè predette,&pari méte all’origine diqfta tanto util parte della medicina, che tratta dfll’herbe* & delle piante nate,& prodotte dal principio del mòdo infieme co gli elemé ti, farebbe ueramente chiarifsimo à ciafcuno, che quefta faeultà deièmplidì ila la piu antica,la piu nobile,la piu utile,la piu pretiofa,la piu diurna,& la piu gloriola d’ogni altra faeultà,& fciéza módana. N e però fele danno cofi ma rauigliofe lodi,p elfer folamente cofa diletteuolifsima, & d’infinito piacere ; ma per elfer anchor utile,gioueuole,& necelfaria ; Perciò che co quella fola fi conferua la fanità piu cara,& piupretiofa cofa, che defiderare fi polfa: con queftafi cacciano finfirmità pericolofe, che ne moleftano:có quefta fi fupe rala maluagità crudelifsimadei ueleni,&domafi i morii, & le punire de gli animali mortiferi: co quefta fi proluga la uita de gli huomini^ & finalmente con quefta fola fpeflè uolte fi richiamano in uita molti di coloro,la cui falute già fia diiperata da tutti. Il che ftimando molto alcuni Imperadori Romani (come nel primo de gli antidoti fcriue Galeno)quàtuque fulfero in cótinue o cc u p a tic i per il gouerno,& carico grade,che teneuano della republica,& di tutto fnnperio loro,nódimeno tato fu loro à cuore quefta faeultà maraui gliofa*che nó pofero poco ftudio p accrefcerla,& illuftrarla. Imperoche per hauer le piate foreftiere legittime,& uere, & per acqftar gli aromati predofifsitni,eletti,& finceri, teneuano prouifìonati in uarie lóginque parti del mó do nó pochi ualétifsimi femplicifti co gràdifsima fpefa,per la cupidità della gloria infinita,che di quindi loro rifultaua, & pariméte per uniuerfal benefi­ cio de gli huomini. Elaueuano certamente quelli tali benifsimo a memoria i chiari eifempideiTuoi antichi padri,i quali nó folamétefi dilettauano di por tare ne i triomphi le fpoglie de i reami acquiftati,& parimente i R e prigioni auàti alorojma ancora diuerfe,& rare piante foreftiere.delle quali nó prede uano minor gloria,hauédole poi a Rom a ne i giardini, che fi prédeifero de i trophèi delle marmoree, & metalliche fiatile, & de gli archi fuperbifsimi trióphali,che in perpetua memoria loro fi gli dirizzauano dal populo,& Se­ nato Romano. N e minor (lima ritrouo,che fuffe fatta da coftoro di tutti gli huomini eccellétifsimi,che fcriiTero in quefta faeultà delle piate. percioche hauédo già prelà Cartagine, donarono uia ad altri R e amici loro tutte le li­ brarie,che ui fi ritrouarono: ne altro di quelle riportarono a R o m a, per far *

tradurre


.Epiftola tradurre in lingua L a tto n e non trentaduc libri delle faculta delle piante,& della agricoltura di Magone Carthaginefertanto fu riputato egli degno da Senato Romano di eterna memoria.Ma quantunque per lo pailato Ita tem­ pre fiata per lunghi fecoli quefta faculta celeberrima,& infinítamete appie^ eiata,coltiuata,& illuftrata da tali, & tanti fapientiisimi philofophi & poten­ tissimi Principi^ pofcia nondimeno accaduto,ò per diftruttione di prouin cie,ò di regni,ò per guerre ciudi,ò foreftiere,ò per incendi), o per pcltilenze uniuerfali, ò per negligenza & dapoccaggine dei medici noftn predece(fori,che fe n’era quali perfa del tutto,non è gran tepo pailato, la uera no titiaidi modo che quefta cofi preclara,anzi diuina faculta era talmente retta ta abbandonata, & tracciata da tutti fenza ueruria coltura, che pocmlsimi medici fi ritrouauano,che conofceifero altre herbe, che quelle de cibi coudiani. Al che hauendo pur finalmente auertito alcuni preclarissimi ingegni de i tempi noftri diligentissimi inueftigatori della materia medicinale,& pa­ rimente peritifsimi tanto nella lingua Greca,quato nella latina, dico Hermo lao Barbaro,il Leoniceno,il Manardo da Ferrara,il Ruellio,Marcello Vergi lio,il BrunfelfiOjil Brafauola,il Fuchfio,il Siluio,il Modella, & 1 uno,& 1 altro C ordo,infierne con alcuni altroché per breuità trapafio, fecero infinita tatica,& diligenza intorno alla coltura delle piante già trastormate ,& inialuatichite del tutto, sforzandoti con ogni pruoua di ridurre quefta faculta pretio fa nella fua priftina, & propria candidezza. A l che hauendo pofcia anchor io conli derato non poco,mi pofi con ogni induftria,con ogni ftudio, & con opni feruore à feguitare il camino di quelli preclarissimi fen tto n . Imperoche hauendo già per alianti auertito à 1 grandi, infiniti, &:uituperofi errori, che fi faceuano in Italia nelle fpctiarie ,& da i medici mal periti in quefta ma teria, & parimente da gli fpetiali,in danno, & pericolo grande della ulta de gli huomini,defiderofo di far pruoua, fe c o ì mio ftudio potefsi Soccorrere a cotali,& cotanti errori:& contìderando,che nelle fpetiarie noftre d Italia po chi ueraméte fono gli fpetiali,che intendono Latino, prefi la curad interpre tare in lingua uolgare Italiana Diofcoride Anazarbeo G re c o , & antichiisimo Scrittore, & nel trattare l’hiftoria, et le faculta de i Semplici facilmente principe di tutti gli altri. E t perche ciò non mi pareua ballare, per dar lu­ me all’Italia de Suoi,et de gli altrui errori, ne di poter dim oftrare, quali iuifero i ueri,et legittimi femplici,et quali i baftardi, ui fcrifsi Sopra (come e no to à cÌ3fcuno ) lunghi difeorfi et commenti . N e i quali poli neramente tut­ to quel buono,che con ogni cura,con ogni fatica, et con ogni mio giudicio potei ritrouare,per far conofcere ( come ho detto ) quali per mia opinione accompagnata Sempre da qualche ragione,fieno le uere, et legittime pian­ te et parimente per dire anchora il parer mio intorno alla confideratione di tutti <fti altri Semplici medicamenti. N el che fare fui coftretto non Solamele di manifeftare,et di correggere per tutto gli errori degliipeuali,etdeim e dici dell’ultime età paífate ; i quali mi paiono eiferfi niente,o ben poco cura ti di quefta tanto bella parte di medicinaima anchora gli errori, et 1 erronee opinioni di molti moderni Scrittori,qualunque diligentifsimamente habbia no Scritto,et trattato quefta materia.Ne parmi marauiglia, che cotali huo* m ini


i^ p n c o ia , m ini altrimenti dotrisfimi,-& degni lietamente dmfinite lo d i, habbiano alle uolte non udendo errato in cofì faticolà,difficile,& intricata materia, làpendo eflere ciò alle uolteancora a me accaduto. Cofi adunq; narrai io ne miei ditto rfi, quanto mi parieballare intorno all hiftoria di tutti i {'empiici medicam enn, & fcrisfi delle uirtu, & facultà di tutti quali Tempre nel fine d’o^ni mio difcorfo,tutto quello che ne fcriue Galeno. Oltre à ciò ritrouandofì no poco numero di piante,d aromati,& di uarie altre fpetie di femplici, che con tinuamente fi ufano in medicina,parte ritrouate da gli A rabi, & parte da altri,che d età in età fi fono di ciò dilettatile i quali(per quanto Te ne uede)nó lenii ero Diofcoride, G aleno, ne ueruno altro de gli antichi G reci, li mesfi tutti,o la maggior parte ne i predetti difcorfi,& deferisfi uene l’hiftorie, & le f acuita loro con quella diligenza,che maggiore potei. Hauendo adunque co iiniello lineali opera, & al mio proponimento non lènza maturo gi'udicio, & perfuafioni di piu huomini clarisfimi miei fingulari amici,diedi il uolume pubicamente in llampa,con animo di giouare in qualche parte con Tinduftria mia alla uita de gli huomini,& di far fi che da me particolarmente ttn tif le 1 Italia alcun beneficio. Mafie ciò habbia poi confeguito,ò nò,non fi richic de à me di farne giudicio,come che potesfi io però far teftimonio, quando non mi li riputalfie à uitiod hauerconoficiuto,chelemie lunghe fatiche non fieno fiate à gli Italiani ingrate : ¿pendo che nel corfio di pochi anni è fiata fìampata, riftampata,& uenduta 1 opera fino à dieci uolte, lènza la prima, & la feconda editione della latina fatte a beneficio de gli oltramontani,& lènza la prelènte nuoua, & ultima impresfione di quefto uolume. Il che dimoftra che ui fi fia pure ritrouato qualche cofa di buono. Del che m’ha dato pari­ mente indiciolhauere io ritrouato alcuni moderni preclari icrittori oltra­ montani, Alemani dico ,.Spagnoli,& Francefi,i quali hanno melTonei lor uolumi latini,oue hanno trattato quella iftelfa materia, non poche delle mie opinioni interpretate dall Italiano,&quiuinonlòlamente hanno confeiìato hauerle cariate da quelli miei difeorfi; ma hanno ancora con aliai lodi (per cortelia,& humanità loro) fatta mentione del mio nome, & de miei ferirti come ha ancora fatto nuouamente il Lacuna nel fuo Diofcoride fpagnolo! N ella fabrica del quale(come egli ftelfo manifellamente confelfa) non folamente s’ha feruito de mei fcritti à fuo piacere,ma di tutte le figure delle pian te,& de gli animali,le quali ha fatto rintagliar uiuamente,& naturalmente dal le mie, parendoli (come egli dice)non hauere ritrouate di migliori. Del che ho io piu pretto da rengratiarlo, che da portargli odio,ne mahuolenza uerun a , pofcia che ueggio,che un huomo di tanto ualore confelfa d’hauerin tal confideratione quelle mie fatiche,che non ballandoli l’animo di po fiere mi­ gliorare,ha uoluto àfidanzaferuirfene,penfando con ciò non doucr giouare manco à Tuoi Spagnoli,che io babbi fatto ài mei Italiani. Il che hauendomi non poco accefo d’ardore di giouare molto maggiormente al mondo, è fia­ to neramente cagione,che io mi fia di nuouo metto ad arricchire, &i illuftrare quello uolume in diuerli modi. Imperoche oltre alfhauerlo di nuouo per tutto ripolito,oltre all hauerui fatto gran numero di aggiunte, & oltre all’ha uerui pollo nel fine d’ogni difcorfo tutti inorai dei femplici Italiani,Greci, Latini


Epiftola Latini, A rabici,Tedefchi,S paglioli, & Francefi, u’ho nuouamente aggiunto oltre alle figure uiue,& naturali di tutte le piante,& de gli ammali, di cui trat tò,& fcrifle D iofcoride, le figure di tutte le pianteci cui ho trattato io particularmente ne i commenti con grandifsim efpefe,& fatiche. E t quelto habbiamo fatto, accioche coloro, che non poffono andare per lo mondo al­ la cognitione de femplici,ne hano huomim penti che glieli d im o rin o ,gab ­ biano da me un giardino,oue poiiano in qual fi uoglia tempo dell anno fen­ za ueruna colturauederle,& conofcerlebene. Tanto ueramente Seremfsima Reina è fiato Tempre il defiderio,che m’ha accefo il cuore di peruemre al la uera cognitione delle piante, & di giouare con quefta a i poften , che ageuolmente mi fon lafciato fpìngere dalla uolontà à cercar afpn folitai i},& hor ridi luoghi,oltre à gli ameni, per poter uedere, & conofcere con 1 occhio le uere & legittime piante. le quali fono andato cercando non fenza pericoli grandi della propria uita:come parimele ho fatto con i femplici minerali, en trado nelle fpilónche,nelle cauerne,&in lunghifsime caue lotto terra,per uè derne l’origine,& le miniere loro.N on dirò(pernon far tem o) quanto dili­ gentemente habbia poi confiderato tutti gli altri metallici medicarne«, che artificiofaméte fi fanno nelle fornaci,pofcia che i miei difcorfi fopra al quin­ to libro fanno di ciò à tuttiamplifsima fede. N e ueramente mi farei mai f o ­ mentato per fatiche,ne per pericoli di fare lunghi pelegnnaggvm itado G a ]eno,in Candia,in Cipri,in Lemno,in Ponto,in Afia,m Sona,m E g itto , & m altre longinque regioni,per uedere di racquiftare molti predarifsimi fempli ci:che piu non fi ci portano,per uniuerfal beneficio di tutti,fe da coli lodeuo le & creneroib penfiero non m’haueffero difuiato la cura del gouerno della famigliala necefsità del medicare,l’ardore del curare,& la naturai dcbilczza di tutto il co rp o rei tutto impotéte àfopportare le lunghe fatiche d im o iti pericoli,& trauagli del mare, & di cofi lunghi,& fimftri uiaggi. Ma a ciò ha no poco fupplito l’aiuto di molti dottifsimi & clarifsimi medici dell età noftra, & nella facultà de femplici peritifsimi. D e i quali fono fiati alcuni,che m’hanno non poco giouato con mandarmi piante foreftiere,che non nafcono in Italia,& non fenza gran fatica a c q u ia te da lororalcum con altre ritrouate in diuerfi luoghi d’Italia : altri con farmi partecipe di nuoui minerali da cfsi ritrouati,& altri con il maturo, & amoreuole configlio lo ro . Fra 1 quali non mi rincrefcerebbe nominare,fe pure conila rimembranza del beneficio riceuuto daefsi potefsi réder loro grafie,il clarifsimo M .Luca Ghinrda Imo la, collocato meritamente per la rara fua dottrina nella honoratiisima academia di Pifa à leggere,& infegnare quefta cofi gloriofa facultà de femplici : & fimilmente il clarifsimo M .Giulio Aleifandrino da T reto hoggi per la lua ra ra dottrina prothomedico dell’Imperadore Ferdinàdo primo, huomo uera mente dottifsimo,& ardentifsimo promotore d’ogm uirtuofo ingegnorl eccellentifsimo M .Gabriele Fallopia Modenefe, il quale honoratifsitnamente p la rarità dell efpèriéza, & dell’ingegno fuo legge nel flondifsimo ftudio di Padoua, & dichiara non folamente quanto fi ricerca di Papere intorno alla ra brica del corpo humanojma quàto fpetta anchora all’hiftoria,& notma delle piante,& d’ogni altra cofacòprefa nella materia medicinale. aP P ^ ° J i £ *


ftantifsimo medico M. Andrea Lacuna Secobienfe abbreuiatore d ilig e n t i mo di Galeno:il ualentilsimo M.Bartolotneo Marata Medico Pu<dieiè mef fo con honoratifsima conditione ¿leg g ere, &infegnare nella antica academia Salernitana : il dottifsimo medico,& philofopho M . VliiTe Aldrouando Bolognefe femplicifta rarifsimo,& lìngulare, da cui in piu uolte mi fono fia­ te mandate fino in Boemia piu, & piu centinaia di piante. Appo coftoro ui è il gentilifsimo,cortefifsimo, & dottifsimo M . Girolamo Donzellino Brefciano medico,& philofopho eccellentiisimo,il quale infinitamente hafauorito à quella opera in tutti i modi, che gli fieno fiati pofsibili. Vi è anchora feccellentifsimo M. Francefco Parthino daRouereto medico meritamen­ te per la fua dottrina & efperienza del Serenifsimo R e Mafsimiliano R e di Boemia,& altri affai fegnalati,& famofi medici, i nomi de quali fi ritrouano feminati per tutto quello giardino. A i quali tutti tanto piu mi ritrouo io obli gato j quanto ueramente importa l’hauer da loro, che mai non mi uiddero, ne mi conobbero(per fua Immanità, liberalità,& cortesia) riceuutocofi grà beneficio,& fauore,con tanta amoreuolezza,& affettioneicaufata forfè folamente per hauer eglino letto quelli miei difcorfgelfendo la catena delle uirtù,& delle fcienze di tanto ualore,che legado i cuori fa, che quelli ancho s’a­ mino,che mai non fi uiddero,ne fi conobbero.Oltre à ciò non mi fono man­ cati amici,& parenti, che con ogni pofsibil ftudio, & diligenza m’hanno in­ aiato da diuerfe parti le piante tutte intere, accioche dal uiuo le potefsi dare in pittura. E t in quello piu che ogni altro, s’ha continuamente affaticato il molto eccellente medico, & mio come figliuolo dilettiam o M. Giouanni O dorico Melchiori da T ren to, medico per l’eccellenza delle rare uirtù fue della Serenilsima Regina di Boemia,per hauermi egli continuamente man­ dato hor da Padoua,hor da Venetia,& hor da altri luoghi non poche nobilif fime piante.Tutto quello mi farei io potuto tacere, & tor le lodi fidamente per fe ftelfo.ma fugga pur da me,come da fuo capitai nimico,ogni uan3 glo­ ria. Percioche ( come lcriue Plinio nell’epiftola à Vefpafiano imperatore ) è cofa ueraméte benigna,& da animo nobile,& gentile il confelfare fenza uer gogna da chi s’habbia imparato. Quanto poi habbi giouato à quella opera feccellentifsimo Dipintore M .G iorgio Liberale da Vdinein dilègnare tut te le figure delle piante,& delli animali di quello uolume, & quanta fia fiata la fatica,& diligenza fua in ritrarle dalle uiue, & uere im aginiloro, le figure lleife ne fanno fede à ciafcuno ; come fa parimente il teftimonio dell’eccelle tifs. M. Andrea Lacuna fpagnuolo, del Cronemburgio Coloniefè,& di altri dotti,& ingegnofi femplicifti,i quali ne glifcritti loro hanno celebrate,loda­ te,& approuate le noftre fi gure per le piu uiue, per le piu naturali,& p le piu uaghe di tutte le altre,le quali fin hora fono ufcite in luce.Ma perche non iolamente fcriffe, et trattò Diofcoride in cinque libri tutta la materia medici­ nale comprefa nelle p ian tele gli animali, ne i minerali, et in ogni altra colà prodotta dalla natura; ma anchora nel fello de gli antidoti, et ualorofi rime dij contra tutti li ueleni,et contra i morii,& le puture di tutti gli animali uele noli,et mortali p beneficio uniuerfale di tutta la pofterità humana; però hauendo io animo di feguitare per tutto un tato degno fcrittore,ho uoluto tra durre,


durre,& commentare anchora il fello libro,doue piu & piu cofeho porto in fcrittura,le quali fpero,che non poco conferiranno,ouunque bifogno nella. Imperoche oltre all’eflere foggetti all’infidie de ueleni tutti gli huomini del mondo,&mafsimamente i Pontefici,gli Imperadon,i R e, & altri grandifsimi Principi,non mancano infinite fpetie d’animali uelenoii, i quali o con la puntura,ò col fiato,ò col morfo ammazzano alhmprouifo altrui Et chi non fa,che per ogni pertugio tinto de i gran palazzi, quanto dell ìnfime ca e a loggiano gli Scorpioni,gliafpidi,i phalangi,& altre forti di uermini peftifen? D e quali ufcendofene la notte,come è lor natura,non hauendo riguardo ne all’oro, ne alle gem m e, ne alla porpora de principi, & d altre potenti pedo­ ne, ne manco hauendo à fchiuo i uil panni della piu ìnfima gente,hor le ne lai o0no ne i letti,hor s’afcondono nelle ueftimenta, hor entrano nelle calze, & hor s’annidano nelle fcarpe, & nelle pianelle: doue non fi poifono cofi poco inauertentemente calcare ò premere , che difendendofi dall ingiuria, con la puntura, ò col morfo danno la morte . NafcÓdonfi oltre a ciò non poche uolte tra l’herba,& tra i fiori ne gli horti,ne giardini, ne prati,nelle uigne, & ne gli ombrofibofchetti,oue alle uolte per traftullo fi diportano gli huoimni,le uipere,gli afpidi,&altri Serpi mortiferi,i quali calpellandofi, ò urtandofi con i piedi,fubito fon prontifsimi al moriò : per lo qual correndo il ueleno al cuore,in breue tempo toglie la uita,fe con ogni preftezza non ui fi Socco r re con gli antidoti piu ualorofi,che ritrouare fi pollano. M a che cofa e piu do meftica,& piu nel confortio de gli huomini, che il cane ? il qual ehendo pero foggetto alla rabbia, può ageuolmente col fuo uelenoib morfo condurre ad horrenda morte infamemente tutta una famiglia. A l che attendendo con grandifsimo ftudio, & con non poca diligenza gli antichi Sapienti del mon­ do, di cui lungamente è flato detto di fopra, fattili acutifsimi inueftigatort delle uirtù marauigliofe de i femplici medicamenti compofero, & fecero co tra le forze crudelifsime de i ueleni uarij ,& diuerfi ualorofifsimi antidoti. T ra i quali ritrouo elfere flati de i primi quel gran Mithridate R e di Ponto, di molte altre nationi,di cui fu fatto di fopra mentioneril qual non conten tandofi di efler famoio al mondo,per elfer cofi dotto,& perito nelle lingue, che(come icriue Plinio)egli folo tra tutti gli huomini del mondo parlaua in uentidue linguaggi,di modo che lenza interprete ueruno rilpondeiia a ciaIcuno delle nationi,di cui haueual’imperio:ne ballandogli la gloria, e 1 no­ me immortale,acquiftato con le molte uittorie, & coi preclarissimi ratti,uo le finalmente per confeguir maggior fama,& nome immortale,larfi periti si mo nella cognitione,& uirtù delle piante, & d ogni altro femplice medica­ mento. Et eifendo defiderofo di làperne non iolamente la uirtùj ma anchora di uederne gli effettijper uenire particolarméte in cognitione di tutte que le colè,che fuperano i ueleni,& i morfi uelen olì de i ferpenti, & d ogni a tro mo rtifero animale,fatta hor di quefto, & hor di quell altro femplice la jPua > hor in quefto,& hor in quell’altro di qual fi uoglia forte ueleno,in molti mal uagi huomini,che per i misfatti loro erano condennati alla morte, ne conieguì con l i fperienza il fuo gloriolo,& alto cocetto.Imperoche compone o poi di tutti quei femplici fperimétati quel ptiofo,& nobile antidotoilluftra-


Epiftola. to dal Tuo ifteflo nome, prelèruaua,& liberaua ciafcuno da i ueleni,quando per auanti,ouer dopo le ne mangiaua una certa quantità determinata. Et però non è marauiglia, fé quando per non calcare nelle forze de i Romani fi uolfe dar la morte, non gli nocelle punto il ueleno tolto per ammazzatfi, per eifcrfi lunga­ mente afluefatto alfulò di cotal antidoto.Dopo Mithridate fiorì al mondo An dromacho dottifsimo,& celeberrimo medico di Nerone imperatore,il qual ritrouò & compofe Theriaca molto piu ualorofa in ogni lua operatone d’ogni altro qual fi uoglia antidoto ; & mafsimamente ne i morii delle uipere,& di tut­ te l’altre mortifere fiere. Con la quale(come fcriue Galeno)non folaméte fi pre feruarono tutti gli Imperatori R om ani, & altri potentifsimi principi dell’età fua, ma ciafcuno altro, che à tempo la prendelfe. Et però più, & piu uolte con le proprie mani la preparò Galeno con grandifsima magnificenza, & fplendidifsimo apparato a compiacenza di piu Imperatori che al fuo tempo regnaro­ no . Attefe parimente à quella falutifera facultà Attalo Re di Pergam o, di cui fu parimente detto di lopra, non meno celebrato da Galeno che Mithridate, per hauer egli lafciato in fua eterna memoria non fidamente uno antidoto, ma uarie,&diuerfe compofitioni di medicamenti, & per ueleni, & per altri morbi pericolofi. M a non però ci pofsiamo preualere noi in quella nollrai florida età con la medefima utilità, come fi preualfero gli antichi dell’antiddto di Mitri­ date, della theriaca d’Andromacho, & di ciafcuno altro ritrouato da i preferir­ ti fapienti. imperoche quantunque non ne manchino del nome, & fi ritrouino fatti,& preparati del tutto;ne fiamo però quafi come fenza,per non ritrouaruifi quelli effetti glorio!!, & miracolol!, che ne deferiue G aleno, & tutti i fuoi fuccelfori N e per altro quello interuiene, che per mancarne gran parce de gli aro mati pretiofi,che ui metteuano ueri lcelti,& ualorofi Mitridate, Andromacho, A ttalo,G aleno,& tutti gli altri,i quali con grandifsima fatica, & fpela faceuano portare gli Imperatori di quella età floridilsima d’india, d’Arabia, d’ Ethiopia, dalla regione Trogloditica,d’Egitto,& d’altre piu lunginque regioni à R o m a , doue altri M edici, che gli imperiali non poteuano compiutamente fino à quel tempo far la theriaca; fe già non fi feruiuano gli altri di cofi rare cofe delle conferueCefaree, col fauo re & col mezodi coloro, che erano grandi, & poten­ ti con gli Imperatori.il che n’auifa che non ci dobbiamo marauigliare, fe le noilre theriache ,& M itrid atin o n fi pollano compiutamente preparare, & non corrifpondano con la uirtù à gli effetti, che ne promettono i nomi lo ro , & gli ferirti de gli antichi, cofa ueramente danneuole, & perdita piu che grande dellahumana uita. 11 perche parm i, che gloriofo tra tutti gli altri in quella noftra florida e tà, in cui ueggiamo hormai ritornare tutte le cofe nella priftina candi­ dezza loro, & parimente bene auenturato fi potrà chiamare quel Pontefice, quello Imperatore, quel R e?quel gran Principe, quella Republica, à cui non rincrefcaper propria generofità d’animo di efporre ogni gran facultà,& ogni theforo,ad imitatone de gli antichi Romani Im p eratori^ d’altri gran R e po­ tentifsimi in far ritrouare tutte qnelle pretiofe co fe, che per far tali antidoti, & fpetialmente la theriaa>gia tanti, & tanti anni ci mancano. Percioche oltre alla fem piterna fama, di cui iplendono i nomi de gli antichi, che s acquiflaranB no


. Epiftola. n o , conferiranno appretto un tale, & tanto beneficio à tutta fu m a n a natura, che con tutti thefori del mondo non fi potrebbe ncom penfate. M a feeie* per etter à me impofsibilc,non m e fiato lecito di poter confegmre, m. fon sforcato almeno con ogni mio pofsibile Audio, & in d u lt o , di f a tutto quello m beneficTo del mondo >che ho potuto fare. E t però confiderando ,o d. quanto danno fia à gli huomini dell’età noftra il non ritrouarfi hoggi gli antidoti de gli an­ tichi leghimi,iSt ueri per mancarne p iu , & piu ualorof, fempl.c. medicamenti, che ui fi conuengono, & à quanto maggiori pericoli fiarno noi fottopofii, che non furono quelli dell’etadi pattate;ho uoluto tentare fede femplici medicamenti,che habbiamo noi ueri,& di quelli,che fi ci portano foreft.en,fi potellero comporre antidoti nuoui,che di ualorc cornfpondeflero a gli antichi . II che parrai finalmente di hauer fatto, quantunque non Tema fatica grande, & un­ ga ifperienza delle cofe.come fi legge nel mio lungo difeorio fatto fopra al p io fogo del fello libro.ma non fo però fe tanto habbia io conseguito, quanto deliderauo. Q uello poffo ben io ueramente affermare, che 1 ulOjdemiei antidoti habbia per mio giudicio molto piu felicemente operato, oue ha fiato bilogno, che la theriaca, e 1 mitridato, che fi fanno à i tempi noftri in alcuni luoghi d talia. In alcuni luoghi dico, & non in tutti, per faper io che per diligenza grand ifsim adalcunifpetiali,& per la peritia, & notitia grande de fem plici,che Foggi fi ritruoua in molti eccellentifsimi medici, fono fiate fatte gli anni p ^ jJ ti alcune theriache di non poco ualore,per quanto n’han facto fede in hnin npe rimenti fimi di loro.Tale ueramente(non facendo però ingiuria ad alcuno) ho ritrouato io efiere quella fatta in pochi anni piu uolte in Bologna dal 1 epoli eli ligentifsimo, &iiperimentatifsimo ipetiale alla fpetiaria dell Agne o.ne a cui compofitione già difsi anchor il mio parere intorno al fupplimento de g aromatiche ne mancano,come ui diflero anchora il fuo con ogni po*si ne fideratione infiniti medici chrifsim i,& nelle faculta de femplici dotti sirni. a quanto pollano, & uagliano i miei antidoti ne i ueleni, & ne 1 morii ueleno 1 , la fc ia rò giudicare à coloro, che li porranno in ufo, contentandomi piu dell al, tru i giudicio,che del mio. N e credo che pafferà gran tempo, che fi ritroveran­ no cSmpofti in piu luoghi d’Italia : pèrcioche già fono fpetiah d.ligentifsimi,che gli hanno preparati con ogni pofsibile diligenza . Fra 1 quali e fiato primo il peritifsimo femplicifta M .G iuliom oderatofpetiale all Agnuldei nella citta di Rimino : ilqual hormai confefiàquanto ualore , &: prefemaneo giouamento ui fi ritroui. L ’animo adunque grande, e 1 non picciolo ardore di giouare alla prefente etade, & alla poftericà futu ra , m'ha indotto a cofi dolci fatiche di. t r a d u r r e i di commentare anchora il fefto libro : doue ho ritrouato ampio ca-, po di potere fcriuere, & narrare uarij, & diuerfi medicamenti a com m odo, & beneficio uniuerfale. Quali & quante poi iieno fiate le fatiche, & le uigilie di tradurre,& di commentare gli altri cinque libri, & quanto il q u a g lio , e 1 penfiero di porui le figure naturalifsime delle piante, & de gli animali, & 1 aggum, gem i tante altre co fe nuoue, l’opera iftefia lenza che dir di ciò ne farà fede à chi finceramente confiderara il tutto : percioche a gli muidi & a maleuoli, quanto piu fono le cofe c a n d id a tili & belle ; tanto piu loro difpiac<


EpiiloJa.

* ^_'-¿or

h"fomno“ nmoWmt Ch° l ' i f * daC° ? 0r0m 'h3nnod l f e r o c o n Scrittiami-

kuol, & d is t a r a n n o gli uelenofifsimi denti loro ftupid f ^ n t ^ T n do intenderanno, che quella noftra opera ultimamente ft à m p a t X u fc in in luce pici florida,piu illustrata,piu polita,&piu aumentata di figure, & di fcrittu r a , che mai fi ha ueduta per Indietro fotto il Sereniam o & |io rfe M m o n ine della Maefta V o lirà. Alla quale ho dedicato quello ultimo mio libro, innitato dalla fua generofifsima magnanimità,dalla prudenza, Immanità,pietà, de- r - 1’ a^cortf zi a/ apJenza,benignit^liberàÌitàj religione, intelligenza, & da i mte altre uirtu preclarifiime del Tuo diuino intelletto, le quali con non po­ ca ammiratione del mondo cofi glorioiàmente riiplendono in lei. Al che fare tanto piurn ha inchinato l’animo, & Iàuolontà, quanto m iparedi douere ragioneuolmentceffere tenuto, & obligato ciò fare, fiauehdo intefo quanto la M aefta\ oftra non folamente fi diletti dellacognitione,&faculrà delle pian­ t e , ma anchora di leggere libri nella lingua noftra Italiana,& che però babbi uolutohaueredam epiupreftoche horaqueftoifteiio libro per atlanti fatti*paro,& eile.ndoh(come in.tendo)non poco affetionata. Hammi oltre à ciò an* chora indotto a quefto il fapere,che facendo ciò,non aggradirò manco iìnuitti 5>irno,^t I otentiisimo Imperadorefuo padre,mio clementifsimofi"nore,& il eremlsimo Archiduca F e r d i n a n d o fuo fratello, mio gratiofifsÌmoprinci p e , & padrone, che fe à ciafcyn di loro haueife fatto io la dedicatione di quefta opera. N e manco fe ne a lle g ra i tutta la Italia,fapendofi quanto fu/Te il fuo rara ^ [ ICK 0’ ddpiaccre, quando fi uidepriua dello fplcndorc, che riceueua calla Maeita Voftra nel tempo che fece ripoio nella floridifsima città fua di ■ jvlantoua. Indotto adunqueioda tutte queftecoièinuio horaalla Maeftà Vo­ stra quefto mio picco! dono in fegno della feruitù m ia, la quale ho finalmente Oleata tutta alla Serenifsim a& lnuittifsima cafa d’Auftria: Supplicando à VoitraM aeftàche uogli degnarli d accettarlo, & tenerlo caro,iècondo ilcoftum e,& 1 ufanza della fua benignità,& humanità infinita,& che la non uogli rimi­ rare alla baflezza m ia, ne al poco ualoroio dono, che io le preiènto, poflendo quella con la grandezza,& maeftà fua ageuolmente ingrandire il tutto: Ma hauer lolamente rifpetto all animo,& al cuore mio; i quali d’altro non fono defide roli,che di feruire,& obedire alla Serenifsima Maeftà Voftra,à cui conceda Iddio ìlfine d ogni fuo concetto proipero, & felice. D i Praga il primo d’Aprile D . L IX .

P* V. Serenifsima M aeftà, Perpetuo feruitore. Pietro Andrea Matthioli

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ftudiofi Lettori. r m i ueram ente,cheinteruengaài tem pinoilri quel medefimo,che interueniuaal tempo di Diofcoride preclariffimo m edico,& diligentiffimo fcrittore de (empiici, intorno alla notitia di tutte quelle colè, che s’appar­ tengono alla materia medicinale. Percioche come egli grauemente biafim atuttiifeguacid’Afclepiade,&particolarmente N e g ro ,p er hauer quel tanto che fcriifero, tolto dalle altrui hiftorie poco degne di fede, lènza hauerne uoluto cercare la uerità con l’elperienza nero teftimonio di tutte le colè, coli parimen­ te in quella noilra florida età ueggio meritamente biaimare da chi ha preiò nuouamcnte cu­ ra di icriuere i’hiftoria, & la dottrina de /empiici, molti de noilri antecelfori. i quali per non eflèrfi punto dilettati di quella coli nobile, & neceilaria facultà, & hauendofi quali del tu t­ to dati in preda alle dottrine Arabiche piene per tu tto d’infiniti errori, & di falfe interpretatio n i, erano flati cagione, che la candidezza della materia medicinale fi fuflè quali del tu tto fpenta, conlèguentemente perfa per la cognitione d’infiniti lèmplici medicamenti. Onde polcia fono fcguiti infinitilfimi errori nella m edicina, i quali ( per la Dio merce ) ci fono fiati in quelli noilri tempi fatti palefi per mezo d’alcuni nobiliffimi ingegni, ¡quali con infinita fatica, & diligentia non fidamente hanno introdotte le buone lettere nella medicina; ma ì'hanno anchora purgata per tutto dalle barbariche m ende, & da infinitilfimi errori. Percio­ che lafciando da parte le confufioni A rabiche, & accollandoli al fonte uiuo d ei Greci authori,di tal fòrte ci hanno di nuouo interpretato,& dilucidato Hippocrate, Galeno, Diofco­ ride , & altri loro fiucceifiori, che finalmente hanno c<;uata la gloriola ficienza della medicina dalle tenebre infernali,& fattala hoggi dì rilplendere nei m ondo del fiuo proprio iplédore,co me nella piu bella fierenità del C ielo rifplende de fiuoi raggi il Sole.Del cui numero all’età no (Ira fono ftati,& fono il Leoniceno, il Manardo da Ferrara, il R uellio, il C orte, il Friggimeli­ ca,il M etano Veronelè,ilTrÌcaueJla,il Linacro,il Cornario,il Coppo,il Fuchlio,il Siluio, l’A leflàndrino daTrento,il Dózellino,il Siluano,l’Andernaco,il Belliiàrio,ilPolito,il Gaudano, il Leonico,il Cralfio, il Vefalio annatomifla fingularifisimo, il Vafièo, il Tagaultio, il Lacuna fpagnolo,il Mutone,il Gefincro,8c molti altri, che per breuità trapalfio,tutti degni di lodi im­ mortali,perche tutti chi in un modo,chi un'altro fi fono affaticati d’interpretare fedelmente, & di efporre,& dilucidare(come di fopra ho detto)Hippocrate,Diofcoride, G aleno, & altri approuatiloro fuccclfori. có il cui nome gloriofo pollono meritamente congiógcrfi il Ricco Lucchefe,& parimente il Gadaldino M odonelè, per hauere amendue corretto,& racconcio in infiniti luoghi tutte le opere di G aleno, che fin’hora fi fono ftampate. E t però non folo dòurcbbe a coftoro ueri lumi di tutta la medicina rendere infinite grane tutto il mondo; ma nelle piu celebrate città drizzargli le ftatuenon fidamente di m arm o, & di bronzo; ma d ’argento,& d’oro,come al grande Hippocrate fecero gli Atheniefi, per hauer eglino a c c u ­ rata l’bumana natura da tanti, Sitanti pericoli, per li quali le centinaia de gli anni fono alla cieca traficorle molte,8c molte etad i. Ma parendomi che le tanto lunghe fatiche fatte da cofloro non folfero del tutto ballanti per correggere tutti gli errori, uedendo che gli fpetiali, fopra le cui fpalle di quanto miniftra il florido giardino di tutta la medicina, fi ripolàno i me­ dici,per la piu parte per non intendere i uolumi G reci, St Latini de buoni authori ; fi gouernano alla m ica, & malamente fi lafciano dare ad intendere ¡grandi errori, che nel lèguitare i lor Lum inari, & le lor Pandette ogni giorno commettono ; ho prefo,accioche fi conofoa il uero dal fa llo , & parimente gli errori d'alcutii, che fcriuendo in quella facultà hanno non uolendo erra to , Iafètica prima d’interpretare in lingua uolgar Italiana tutto il uolume, che dell’hiftoria,& facultà de i femplici medicamenti, & de i rimedi; contra i ueleni fienile nella fua Greca lingua il famofilfimo, & copiofilfimo Diofcoride A nazarbeo. E t accioche meglio fia quello celeberrimo authore da tutti intefo, u’ho aggiunto fiotto ogni capitolo un mio par ticoJare difeorfoin m odo di commento doue ho niellò tutto quello Audio di fatica, 8c di­ ligenza,che me flato poìsibile,per dar à conofeere al mondo i ueri,& legittimi femplici me­

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dicamenti


à ^ ^ k if ^ r ^ S i^ u S H r i ^ 0*Ueran*?ltie’^ * ^ k f c ud*n e iomteiftftirefiiddiii'entequelli che tedeIcontinuoTuifperralcroT/pi^n!^ono°Ì:urindo^l ',C*1e^:ail^ ;UollnCE indubbio ònnnmnoC-in^ r r L?n° ■ • andomi^Cr^ pero':arh chet(',C? fé alcuno uc n c'-rimalo, ò la coià.OJrre àciò rrrrhr " r ” ' i c^ arcl,° ^putar’àme,ma (blamentealla difficoltà delhora nùouamente aliante le^ourTdftnfrÌlf^ c,afcf ° ^puram ente del tutto, u’ho /•hf>rr,; il-, ì i fl'i0-1? i -,11re di tutte le piante, & animali piu Liiuc uni naturili f l Z r POÌÌ, r llC-lc qual! fono ^afe ritratte dalle uiue piante, eccetto S ^ o c h é ’ , !f '§r.atla d jjconioro mandatomi dipinto daluiuo daireccellcntiffimoM.Vliilè AIfeT la faua feTpIÌCÌÌtagrandiffimode i tempinoftri:la Per2 tauafld EgttroJ albero della caifia, & quello delle noci mofeade, & alcuni altri, i duali Cairi^^°AlHrinT-atl£ a-r1 r^ f 1dl Pittu' e’cauaci dalIe t>iue »& «ere piante in Damafcoì nel

o,!n Aleilandria, & in Lisbona già fa piu di uenti anni daU’eccellentifiC medico M. Odo-

L Ì CC?ifen^ che5ln ciu,cfta uItima editione ui ho aggiunto puraflài figure, le quali non a e nella pallata,& ancho non poca quàtitàdi fcrittura in uarij,& diuerfi luoghi di tut­ to il uolume. Quello adunque Tara ueramente cagione, che nel comporre tutto quello, che li richiede, non s andera piu atentone cefpitando nelle tenebre, ma fi cambiata fìcuramente ne a luce. E cola ueramente da ridere,& ucrgognoià anchora à ciafcuno artefice il non cono icere la m ateria, & parimente gli infiromenti,chefi conuengono nell’arte della profeffìon lu a .E t pero non lenza grande ignominia può efiere quel medico, che non fi cura di fapere la m ateria, che ipetta ada medicina, & gli inftromenti principali, con cui fi curano i morbi, cole che tutte finalmente dependono dalla uera cognitione de i femplici, & dalle gloriofè faculta loro,lenza il che non fi può fe non giocare à indouinare,& medicare alla cieca, come aPerta™e£ te ne fa tefbmonio Galeno.Percioche fe fenza la notitia,& uera dottrina de i femphcijh fune potuto eiiercitare la medicina, non gli farebbe flato bifògno di trattare cotal fa* ciuta per undici libri continui, ned andare coli diligentemente inuefligando per gli odori, & per ìi iapoi i le f acuita & i temperamenti di tutti i femplici medicamenti, ne di fcriuere in­ tot no à ciò cofi bello,& utile methodo di curare i morbi con effì ioli. Al che attendendo prin­ cipalmente con ogniiualolita prudenza rillufiriffimo,&Sereniifimo Senato Vinitiano,à perfuafione del iàpientiffimo collegio de i medici Padouani,& d altri nobili(Iìmi,&diuini d o tto ri, che del continuo leggono, & infegnano la medicina in quel glorioiò Audio, ha già fono piu anni, fatto fabricare & edificare nella floridiffiina cittàdi Padouaunoampliffimo giardino per comodo publico, & ornamento delia medicina .-douegià fìucggono uerdeggiare infinite rare piante, di cui fi ricerca la cognitioneà ciafcuno, che fi diletti hauer nome di medico, di modo che fenza andare uagando molti & molti anni per diuerle parti del mon­ do , potranno con commodo grandiilìmo farfidotti, & periti nella cognitione de i femplici tutti li fcholari di medicina, & parimente i medici, che quiuiie ne uerrannoin brcuifììmo te m p o . D el che rifulterà ueramente gloria immortale à quel fereniffìmo Senato uero imita­ tore della grandezza di quello antico Rom ano, &uero elfempio di quelli Imperatori com­ mendati per tanto magnanimi;', &jtanto uirtuofi da G aleno, che con non poca cura attefero à cotal[facultà gloriola;. N e meritano perciò poche lodi 'il Bonafede, & il Nouale clariffimi medici primi ritrouatori di coli util’parte di quel fàmofìffimo Audio. nc parimente fìa degno di minori .lodi A molto m agnifico',^ dotto M. Daniele Barbaro ardentiffimo promotore d ’ogni opera uirtuofa, per hauer egli à queAa imprefa gloriola lungamente.fauorito, & dato ogni potàbile aiuto.Ma non mi par degno di manco lode, & parimente d’efière hauto in ueneratione da tutti i gentiliffimi fpiriti, che fi danno alli fiudij di medicina, il nobiliffimo, & diligentiifimo M. Aluigi Anguillaro prefidente digniffimo di quefio giardino: fapendoii chiaramente da ciafcuno,quanto fieno fiate grandi le fatiche delle nauigationi, Se uiaggi per terra fatti da lui folamente à cagione di ritrouar piante perjil decoro di ¡quel gloriofo giardi­ n o , & per utilità publica di ciafcuno.che in uerità non conofco ueruno Audioio di quefia co­ li degna facultà, che poteife ricoinpenfàrele infinitefatiche, & il trauaglio di quello irnien­ te huom o, ne in parte ueruna fatisfare all'humanità, & correità fua inditnofirareà tutti in un giorno tutto quello,eh’ei ha imparato, Se acquifiato in tutto il tempo di firn uita. Dalchc eccitato rcccellentiffimo Colino Duca di Fiorenza à perfuafìone principalmente del clariffimo medico M. Luca C hini, ha ancor egli fatto fabricare neirantichilfima città di Pifa imo altro limile giardino -, doue per opera del fuo promotore uerdeggiano hoggi molte ra-

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re piante,che aitroue non fi ibno in Italia fin hora uednte, à commodo, & ornamento publico de i medici,de gli icholari,& d ogni altro , che di quefta facultà fi diletti. N e mancano al­ cuni altri particolari huomini, che defiderolì di giouare al m ondo, hanno fabricato in Italia a lo r propria boria cofì fatti giardini. Tra quelli è quello in Padoua del Magnifico M. Philippo Palqualigo: quello del uirtuofiifimo Signor Iacom’antonio Cortulo gentilhuomo diefifa citta fautore intendente di quefta diurna facultà ¡quello in Venetia dcli’eccellentiliìmo medico M.Mapheo di Maphei : quello del Magnifico M.Picr’antonio Michiele , noteuolc fi per le piante peregrine che ui fi ntrouano, come ancho per gli acquedotti, & grottefehi di grandi/fimo ualore con mirabil artificio iui fabricati : quello in Murano ddreccellentiifimo M. Camillo Triuiiàno : Se al Duolo uilla quello del Magnifico M. Iacomo Contarino : quel­ lo àM oncelice del Signor Egidio Cumano nobile padouano: quelli in Ferrara di belliftìmc piante adornati, l’uno cioè dell’Acciaiuolo primo cancelliere deU’IlluftriflGmo D u ca, & l’al­ tro del Nigrefolo : quello ancora del fàcondilfimo Poeta Fiorentino M. Fabio Segni : & al* tri in altre diuerfe città d’Italia d’altre perfonc uirtuofe,& gentili, iquali per breuità trapafto. M a che dirò io di quello fabricato nella città di Rimini da M. Giulio Moderato fpetiale all’in legna dell’Agnufdei è non altro ueramente, le non chefia dnodelli primi d’Italia, impero che per quanto ueggio nel catalogo delle piante,che ui fi ritrouano, parmi cheli poifa conila merare honoratiiTimamcnte tra tutti gli altri. D i modo che di non poche lodi è degno quello gentile intelletto:& tanto piu quanto intendo per certo, che egli è liberalilfimo non folatnen te di dimoftrare il tutto a ciafcuno, che u’arriui, & che fi diletti della facultà de fèmplici : ma anchoradiparticipare con tutti delle piante rare, che ui fi ritrouano, àconfufione d’alcuni altri inuidiofi, & auari, che hanno fatto giardini: ne i quali non fidamente non lafciano en­ trare i uirtuofi. dubitandoli che con gli occhi non gli inuolino ueramente, non gli affafeinino le piante; ma non ne darebbono pure una foglia ad alcuno per ogni gran premio non che per gentilezza,& cortefia,per poterli uantare, che elfi foli hanno quefta & quella altra ra­ ra pianta in prigione. E t perche la natura di tutte le cofe uirtuofc è d’andarfene Tempre dila­ tando ,& crelccndo in infinito,dobbiamo lènza alcun dubbio fpcrare, che intendendo Io II luftrilf& Serenili. Senato Vinitianolelodi immortali, che fe gli danno da tutto il mondo per l ’utilità grande, & per l’ornamento,che rifulta del fuo giardino à quella dottiftima academia di Padoua, procurerà di far portare da diuerfe parti del m ondo, doue hor le nau;,h o r le g a­ lee loro nauigano à mercantiajtutti i ueri,& leghimi aromati,liquori,& minerali, che ne man cano. Et per chea me è fiato colà ueramenteimpo/Iìbiledi d are, Se d ’infegnarela uera noti-» tia de (empiici medicamenti fenza manifestare infiniti errori tanto de gli uDtichì, quanto de i moderni icrittori, fappia ingenuamente ogni candido lettore,chc contra queiti non ho mai fcrittoioperauilire, & biafimare le fatiche, & le facultà loro, degne ueramente di iodi immorraJi;ma Iblamente per dire la uerità in beneficio della uita de gli huomini, la quale fi deb ■> belìnceramente anteporreà tuttiithefori,S caltre cofe m ondane.D el che mifarà Tempre teftimonio appiedò al grande Iddio la conficienza mia, &appreflò al mondo il foftenereio con uiuc, & ucre ragioni, & con fophiftiche la uerità delle cofe, che icriuo, & il non mi curareioCda che humana colà è pur ferrare ) d’eifere da ciafcuno altro con la uerità corretto ouc ragioneuolmcnte lo meritino le mie feritiure, perciò che taledebbe elfer Tempre l’ani­ m o non iblamente del medico chriftiano, ma ancora d’ogni a ltro , che piu fi diletti d’impara­ r e , & di uenire alla perfettione delle colè che di uoleriòftenere, per parer d’eflère irreprehcnfibile, il bianco per lo nero. Il che ritruouo hauer Tempre olferuato gli antichi, & dottiflìmi philofophi : i quali non folamente fi uergognauano d’eftère corretti con uerità nelle cole, ma s’allcgrauano d’elièrfi fciolti da gli errori, & d’hauere riconofciuto il uero. Et però non è marnuiglia, fe la maggior parte di loro pcruennero alla perfettione delle cofe, che cercaro­ no. H or iè adunque coftoro, iquali non uolfcro, ò non lèppero conoicere gli altrui errori, fi godeuano d'eflère giustamente puntati da ciafcuno per imparare, manco ueramente fi done­ ranno dolere alcuni d ei moderni d’elfer da me flati auuertiti,& corretti in qualche cofa in tutto il uolumc di quelli mici difeorfi. Percioche elfendofi anchor elfi dilettati difarpalefi con gli fcritti loro gli errori de gli altri, è ueramente lecita cofa,che anchor elfi Torto giaccia no ( come anchor io non riculò)alla medefima cenfura, oue gli Icritti loro lecitamente lo me­ ritino , come determina per Temenza Galeno al fecondo libro delle compofìtioni de medi­ camenti fecondo i luoghi contra A rchicene. Il perche p arm i, che piu prudentemente lì ga-< uernino


faenza,ìalciano andar in lucei uoliimiddle fatichclo*1^ lI- ^ u°§ba facilità,oueramenEe non uoghono lafciaric nel g iu d i» di tutti fé n„„ l ,’’,,l<'trc cllc “' “ono.dtc quelli,che cofloto dinon dlèr talliti de gli e ro r c eesfinof P° \ n w e.Im p cro ch e d u ìtitan d ^ quefta uergogna in uita à dar P“ n°" patire accorgendoli che coli ftccndo.doue credono di firiift mfc,lccm“ K dopo la motte:]non noi!piu lOiJpiu delleuo,redigitorà, delie uolte d'ignoranti. Ma altrimenti acnrl/'naim m orcaledifapicnti,fc la fan irajafciano andare,nel confpctto di tutti inn-emVi, d color^ 1quali mentre che fono in briche de lor uoiumi. Imperoche iànenHnii r h/ i • !^cntc pcr e Pl,bliche ftamparie le fa& che foiamente le cofe c d e f t i T U°imente P°*>no errare, tu tte leceniùregiufte,&inmurte c h e lid i dannò- pren^on^ fi§ 0d°nodiuedere,& udire dole per fe ftelfi coiregere,& dali’ingiufte animofamen°fC^ f r 3 S‘UÌlc fi poirano cono fcc bi fognato farèà me contra le calunnie datemi da A m aSiÌ f r ^ * 'T T nuouamcncc ha del GuiIandino,ilquaic non ritrouandofibafhnrò di r * alitano,& da quello infoiente tra le fue falle opinioni miaepift° k fcritcacó mente riipofto aueruna delle mie obicttiòni m- . f l F PP? fuo PrcccttorGuon ha finald. u i „ a , , 4 maldicenze i n f i S d t r ramente ridicola,(porca,& uillana deena d'un mG flttn L , d d ^nftophanc i cola ue rante. Quefta adunque tanto manifefta utilità ha indotto me paHmf e ^ m ^ ^ 0!& ̧n° to di tutto il mondo quefte mie cofi fatte fatiche Delchc u e r ^ n f ? terea! c,me” non poca confolatione,per hauer hauto largo campo di t e S ? prCnd° °Sm §Iorno no à q u c (la f«tiro a ,& d'emendare affai c o lic h e J n t ì f f j S S “ l’i o n e fiforfè pareflèroadaltriperfette)& di faruidentroin u nii v ^ ‘c^ tcntauanoCc°m cche me gran numero di non manco utili,che neceifarie a seiunte * d?f U°i^h- d‘tUtt011uolu figure, l’aggiunta delle quali in quefta ultima ftampaauanza il n u m e S 01" 0? “ ' *& dclle feffanta.Et accioche meglio mi poflà io chiarire fe habbia ò nò in mnlrh!»1U V CCnt° ’i & do errato,fapédo che fuor d’Italia fi r i t r o u a n o f ° 3 n° n " ° lc" fimi innumerabili,non foiamente mi fon uoluto eontemareche UOiri,ni.ii? t.tir in lingua fola Italiana; ma ho uoluto che anchora sgabbiano in Jirtno S f fte miC f?tlche uenendo(come fon certo,che già fono perù® ?? dellem ic& ichecheno, & g „ J , fi, Veramente in quefte due mie nuoue fatiche (come /empre per auanri hn ft r r ^ n f ! fciatojche in quello,che ho potuto conferire al ben commune,anchora che io fappia °che egli e poco,che alcuno di noi ftud.ofi di quefta facoltà poifii d e a e ra re m a g g i o ® ftu y S 'n c X c t e g S d

SenM- M atl““ 0 P“ fi« o in

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A L L O M.

E C C E L L E N T I S S I M O P I E T R O

A N D R E A

D O T T O R E

M A T T H I O L I

M edico Sanefe, mio Signore. A r e i certifsimo d’incorrere in grandilsimo biafimo,ogni uolta che G làpefle(chc ben lo fanno molti,& molti piu lo Caperanno,non paflerà gran tempo ) che io m’intertenefsi.mercc gran parte della cortcfia uoltra, ne gli honoratifsimi ftudij di Pa» doua,ne mai u’auifafsi quello,che m’odo ò bene,ò male del uoilro Diofcoride.Cofi lo uoglio chiamare,perche mi pare,che non folamente ue lo habbiate fatto uoftro _______ _ __ con hauerlo recato nella uoftra lingua natia,come forfè fecero molti de Latini con i’opere de Greci,che non fi trouano ; ma con hauerlo con ampifsimi difcorfi fatto chiaro à tutta Ita» Jia, come che quiui fuife prima da pochi conofciuto. Et tanto piu ciò mi riputarci à maggior biafimo,quanto fo,che àguifa di quello eccellentifsimo dipintore,defiderate per molte cagioni d’hauere fopralefatichcuoilre ij faggio di ciafcuno. Onde quantunque io mi conofcefsi dinon potermancarc à cotal obligo/c non uolea effer ingrato,& hauefsi in animo di farlo già lungo tépo ; non però m’ha iafciato fodisfargli un defiderio di uolere udir molti,piu tofto,che hora:che hauendo confide» rato,che infinite fono le opinioni,eflendo gli huomini infiniti,mi è paruto di fcieglierne alcune prin cipa!i,& quelle mandami. Ma perche coli mi parea appagar poco, ò niente i meriti uoftri,& mi tenea anzi à uergogna che nò,che eflendo flato con uoi quali da fanciullo,& hauendo pofeia con dili­ genza letto,& riletto il uoftro Diofcoride; non u’hauesfianco difefo, fenza pafsionealcuna,da chi lentiuacontradirui ; & parimente lodato con chi lodar u’udiua, ho uoluto infieme con le accufeinuiarui le difefefatte folconleuoftre armi, acciocheuediatefe per uoi ho iàputo quelle ben adopera re. Molti adunque fono,per quel che m’oda,& quelli mafsimamente,che con Galeno tengono, che fenza la uera cognitionc de femplici mal fi polla medicare, che non picciole lodi danno à gli fcritti uoftrijcome àque!Ii,cheoltrala dottrina,che moftrano dell’ifperienza delle cofe,tutto il bel, che in tal materia fcriflero fi i Latini, cornei Greci, & gli Arabi, hanno in fe raccolto. Altri poi fono, che non ui negano quello,ne uc lo poflbno negare,ma da una certa loro nuoua religione mofsi,dicono, che uoi troppo agramente dannate gli altrui errori. A quelli ho rifpofto io,che il primo intento uo­ ftro fu(come dichiarate in piu luoghi del uoftro libro) di non auiliregli fcrittori, ma ben di feopri re gli errori,& dipalefare iluero. Che fe pur tal uolta paflate il termine, lo fate piu tofto fpinto dal zelo della uerità,che da altro. Et quello piu contra coloro,che non uolfero ilare nella Aia profeisio ne,come doucuano,& contra quelli,che piu afpramente riprefero gli altri: di che anchor Galeno li fa lecito contra Archigene al fecondo delle compofitioni de medicamenti fecondo i luoghi. Perche quando pur di troppo riprenderc(come dicono)fulfe degno di riprenfione, nel medefimo fallo lareb bc Ariftotele ,& Galeno anchora. conciofia che l’uno biafima fpeflb l’opinione de gli antichi,& l’al­ tro tratta molto male tutti quelli,che auanti lui haueano fcritto de femplici eccetto Diofcoride, il quale hebbe fempreingrandisfimariuercnza.&diche forte gli tratta egli , chiamandoli bugiardi, cianciatori,fognato»,& con altri nomi fi fatti di non poca infamia < Ne mancano alcuni di dire, che fi a quali un paradolfo il uoler tenere contra l’opinione de noftri uecchi,& il commune ufo,come fate uoi,che alcuni de primi, & piu importanti femplici delle fpeciarie, come l’Acoro, il Cinnamomo, il Calamo aromatico,& altri,non fienoiueri,quantunquel’habbiate loro fatto toccar con mano,& n’habbiate oltra ciò feoperti alcuni, che fe ne ftauano fot to altri nomi nafeofi. Alche non ho uoluto altro rifponderc,non prouandoesfinulla,fenonche moftrinocon ragioni che fiano i ueri, che all’horauoiògli cederete, ò con altri piu efficaci argomenti ui sforzaretedi foftentarelauoftraopi nione,& la uerità infieme.Di quello io fon chiaro,percioche m’hauete già mandato per uoftra huma nità piu lettere in rifpofta d’alcune obicttioni fatteui fopra diuerfi femplici. alle quali ho ueduto, che hauetecon tanta leggiadria,& con 11uiue ragioni rifpofto,che quei tali appagati dalle uoftre ui han­ no meritamente ceduto. La onde uorrei eshortarui,che di effe lettere teneftenon poco conto ,accioche eflendo ftampate con tempo(come alcuni defiderano)o!tra l’utilità,che daranno à gli altri per le cofe meglio cflaminateui dentro, facciano tacere quelli, che parlano nei cantoni ,ne mai fi met­ tono à fcriucre. Sono dopo quelli alcuni,che dicono,Il Matthioli dice,che molte herbe non fi tro­ uano in Italia,& noi le trouiamo. A cui ho rifpofto io , che uoi non intendete coli,ma ben, che non 1c hauete fin’hora ritrouate,ne che alcuno uc le ha anchora dimoftrate. Lequali parole ulàte in molti luoghi,fe ben esfi non gli hanno auertiti,ònjnhanni uoluto. Ma fappiate certo, che tali procedo­ no molto diuerfamente da uoi. percioche non fi tofto hauere rintracciato alcuno femplice, che fubitol’infegnateàtutto’lmondo. Et esfi fe hanno nocitia d’alcunaparticolar herba,ò fe fi credono d’hauala,non folamente non ne lafciano dopo fe memoria alcuna,ma uiuendo non uogliono farne altrui partecipe. oue doucriano per commune beneficio, non dando loro l’animo di fcriuere,auifare uoi,& altri che fcriuono in tal materia,che nonne farefte cofi auari, come esfi fono. Rcftano alen­ ai altri, à i quali pare mal fatto, che in alcuni femplici crediate,che fiano quelli folamente per l’altrui relation«


ride, che uoi.1 l3o, l ”

» * ' ¡ prendono prima Dioico-

ben foioache meglio di mehaureftlraputorirpondereÌdl-UerfiaU0-ftr° D,° rcoridc- Adequali fc

ti,& 1habbiate fatto in uarij luoghi deflibro * ru tta m i Pf '“ a?conc,amente chiuder la bocca à tuta per moftraruUhe io ho à cuore(fome detbo^honor a T u C° " kuoftre lctterc >nondimeno ftre,hauendo da uoi prefe l’armi,u’ho difefo L p I,ruoftro>& che non fono ingrato alle fatiche uo occupato in maggiori ftu d £ ? «rate pÌco di P° w ' “ e*h° ’ Perchc- >che eifendo uoi nonne fete ftimulato con lettere^D i nuouo q ui^rfo n o Cc?uj^at‘on'»^e particolarmente con le figure ftampati in Mantoua.Del che„ J “ ” ' 5 ' T moftrat’ alcuni dc 1“ <»ftri D iofcoridi do(per quello che à me ne paia)che le figure non corrii i ^ n° n P° C?, maraul8llat°.prinia ueden ratteri non fono da elTere àgran l i z z o £ P n "Ì u ° PUtK° ^ naturali P»*e>clie ' & che(chc è il peggio) ui fi ìc o r Jo n n n i f ? c q.u? 1 del a Pr,ma>& feconda ftampa di Vinegia, «0 * 1 r n o p r i m f f i “ duW “ « C p -fllo io ben certo,che non fu mai uoftrocoófcIniBmntoche,iul^^ftamn¡oíl1^ C^efiC^,ll Prp.110^ '0*

lictiro,offendo quello coi. m rfo^ g ' ^ ^ f f " ' 0 r ? d° d' le* ? w ’ ? chc Ba" gemme rifplend„che d, q u e l l o ^ Ì S » E S S i 3 S S l r * J ° r7 ° - cl,c* “*<Vlì braro,che fenza uoftra faputa cofì goffamente rha f u c o ’ C. danno, & uergogna forfè al li« tro rtab b ian o id are àn o ier a n f o d f S r f t ! L „ , P"r! :& P ' rlo c ‘,m rlril> e]-

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X L 1 X,

Gio. OdoricoMelchiori.

Almedeiìmo. qUf a lftc.ffa? g 10?e>& dell’ift^^ & d« cui gii gran tempo io uifcrif fi di Padoua,hora ut fermerei di qui.percioche non manco due in me qui in Vinegia il defiderio di moitrarmiui in qualche conto grato,che fia flato altroue ; pofeia che per uoftra fola bontà & corte iia non hauete mancato di aiutarmi qui tanto alla pratica, quanto là à gli ftudij,come ueggio che non mancate tutta ina di promouermi à miglior fortuna, di che tutto non mi uedrò mai fianco in renderu^cofi de [atti,come di parole, quelle gratie che potrò maggiori. Ma à me pare,che piu non fac eia bilogno,che io ui ferma intorno à quello,che all’hora uifcrisfi.feben fo che uoi femore defide, rate di hauere per piu rtfpetu il giudicio altrui fopra le cofe uoftre. Pcrciochc elle hormai tanto piac ciono a i buoni & dotti,che non hauete à temere il morfo de maleuoli & ignoranti:* masfimamente che grande c il numero di quelli ui amano,& hanno cari glifcritti uoftri,& pochi fono quelli che gli odiano & biafimano. & come quelli ui fauorifcono,& dicono liberaméte il fuo parere nelle uoftre lo deuoli imprefe ; cofi quelli all’incontro tacciono,* fe ftefsi rodendo fi pafeono del proprio uelcno. Et pero douece fare pochifsima,anzi nelfuna {lima del giudicio di quelli tali, perche egli è infettato: ma ben ne farete grandisfima di quello de buoni,perche egli farà fincero & fano. Vi do quella buo­ na nuoua.che nel Diofcoride uoftro Latino che fi ftampò l’anno paffato,hauete di gran lunga fupera ta l’afpettatione non de maleuoli,dai quali non uoglio che mai pigliate giudicio, perche non e fe­ dele ; ma de uoftri finceri amici :i quali non fperando che cofi bene riufciiTelacofa,nonmenotemeu3no,chegl’inuidi gioiflero credendo di trouaroccafione.doue potelfero allungare i denti. Onde hauete affai che rallegrami infieme con tutti quelli che ui amano. Ne meno ui douetc ralle­ grare del uoftro Diofcoride uolgare Italiano: perche ufcsndo hora in luce ( come ufeirà in breue) tutto riform ato,* tutto rimbellito,* ornato de ¡ritratti delle piante,* degli animali, non folamente mantenerne con quello la fama,che già ui hauete honoreuolmen te acquillata; maanchora l’accrefcerete molto maggiormente. Io fo bene, che nelle figure non hauete per piu cagioni potu to del tutto contentar uoi Hello, nonchefodisfare al gullo de tanti, & uarij ceruelli. Nondimeno ho tanta buona fedene i buoni,che credo che uoi farete ifeufato da loro,come da quelli,che confidereranno la grandezza & la difficultà della cofa.Ho fentito grandislìmo contento della buona elezio­ ne che meritamente ha fatta di uoi il Serenifsimo Re de Romani, coftituendoui medico in Bohemia


mia del Serenissimo Tuo fecondo genito, Et però me ne rallegro eon uoi Infinitamente, il che fardo uerebbe ogni altro ftudiofo della facultà uoftra, Percioche oltra che in quel paefe ili potrete chia­ rire perfettamente delle cofe metàlliche, & lafciarne una perfetta dottrina al mondo/pcro che di qui ui nafeeranno mezi potentifsimi di dare eflecutionc alle uolire ajte> & generofe imprefe, che hauete hormai nelle mani abbozzate àbeneficio dell’ liumanageneiatione,& à uoftra perpetua laude, che I d d i o uc ne pretti la gratia.fc ui conferui lungamente. D i Vincgia atti x i x. diGennaio. M. D, L V,

LO

STAMPATORE

a i lettori.

I p a r e » che oda da ogni banda,benigni Lettori, ò che cofi mi ciò ad infèdere,che u ciite contra di me uni lungi querela,dicendo,che io f ìi quello che ni fic c ìi far fiefa fuperflua> /fjtBpilMO Jpejjo il Diofcoride del Matthioli con molte aggiunte er diuerje mutationi, quafì che coft io ui coftrmga ì comprarlo er ricomprarlo, 1/ che non atterrebbe, dicete,( come io pen fo)quando lafciafii trafcorrerc piu anni,er pofàa loftompafi: perche in quello tempo l’Autore - Soridurrebbe aduna^ ultima perfett ione, Quefta penfo, lettori,che ¡¡a la uoftra querela. Alla quale rifondendo potrei difendermi in piu modì,ey dire,che io non metto l’induflria mia in llampare quello er quel l altro libro per gli auari,coi quali fa certa che poco guadagnerei i ma per li getterofl er liberali, mercè de quali ogni indujlrtofo uiue er f i follcnta al mondo. Non però uoglio ufar que(ia,ne altra fìmile difefa ; peràoche non folamente per lo guadagno ; ma ancltora per Putii uoUro mi muovo à ciò fare. Et chi è di uoi, che non fappia me gito di me,fc io hauefii tardato fino à quefta bora à rillampare il Mattinoli dopo la prima editione, che il mondo ne bauer ebbe patito dfapendofi per certo, che per ejjo molti dopo,che non Fhaueuano ueduto,fì fono deflati er accefi a quefta non men utile che necejjdria cognitione de [empiici ; la quale perejfere in fe difficile¿ampia, er uaria non folamente per gli autori diuerft,che n'hanno icritto,ma per li cieli,che uiriano nella produzione delle piante, tolcra gìudicio ) che coloro che hoggidi trattano fìmile materia, pojjano fenza uitio accrefcere,acconciare, er lUujtrare di continuo molte eruariecofe nei fuoi fe rità , quantunquegià fìano ufeiti in luce. Se adunque,Ut» torhio ¡rampo fieffe uolte il Matthioli ogn’kor migliorato di molte coferitrouate,òpiu diligentemente confiderà* te dal proprio Autore, non dovete perciò querelarmi,ne bauerlo à male : anzi conflderando uffutile,che ne trabete, mene douete rendere alcuna gratta,cr e/Jetmi cortef i di quanto merita l'opera. Tali fiero che mi ui dimofirarc* te bora, che tu dal iitefjo Matthioli italiano da me riftampato quanto piu diligentemente ho potuto,cr per maggior uoftra utilità dall A utore ornato di molte nuoue figure di piante, er animali ( oltra le Campate altre uolte) er per tutto riformato, er aumentato, il che fe farete ( come mi perfuado ) mi darete animo di affaticarmi à /lampare con ogni diligenza dell altre cofc,cbe egli ha fin'hora abbozzate non meno u t ilw meno dilettevoli di quelle. State [ani » *


t a v o l a di t v t t e le c o se , CHE

SI

C O N T E N G O N O

PRESENTE

v o l v m e

NEL

,

Il cui numero primo dimoftra le C a rte ,& il fecondo le righe. B i t f. fuahidoria

87.31 Abrotao ferino daDiof. 3 8 1.5 1 Abrotanocr fuaeffam. 381.35 Abrotano ftmina 382.37 Abrotao fcrittodaGal. 382.59 A b u jìcr ignora# dellefretiarie attorno a ¡medicamenti 3 .3 1 Acacalide ferina da Diofcoride 119.29 acacalidc,cr fua ejfami. 1 19 .3 1 Acacia fritta dàD iofo. 13 8 .4 1 acacia feconda ferina da Diofco. 139.6 acacia crfuabiftoria 13 9 .H acacia ferina da Galeno 140.9 acacia feconda e? fua ejfami, 140.4 Acantbio fcritto da Diofco. 372.31 acanthio,crfua ejfami. 37 1.36 Acantho fcritto da Diofco. 372.46 acantho c r fua ejfami. 372.60 acanthoferino da Gal. 373-38 Acantho faluatico fcritto da Diofco. 37M * A carnale? fua fattoria 441.48 Acchia prfee m .4 9 Accidenti di ueleni ferini Da Diofco. 733-9 accidenti del morfo del cane rabbiofo /1 rn y 777-49 accidenti ricercare alle uolte maggior cura che le cau* K feprincipali. 772-4 accidenti de i ueleni,che operano con le qualità mani*

'■ fifid

74 H 6

accidenti de ueleni,che operanò con amendue le quali*

**

741-32

accidenti de ueleni,che operano con la fórma Specifica

741.26. Aceto fcritto da Diofcó. 663.7 aceto,0- fua efftmi. 663.28 aceto melato fcritto da Diofco. 663.60 aceto melato,& fue facuità 664.4 aceto fciUwo fcritto da Diofco. 664.54 aceto fcilhno,cr fua ejfami. 665.12 aceto fc illin o ,fu e marauigliofc uirtit 665.13 Àetofa,cr fua ejfami. 280.5 5 Achillea ferina da Diofco. 520.39 achillea,er fua ejfami. 521.1 achillea:ferina da Gal. 5 n .1t Acino fcritto da Diofco. 399-33 acino,er ftta bijloria 399-37 J f i * 43-©*752-M Aconito Jcritto da Diofco. •aconiti ; c r loro ejfami. 551.4 1 aconiti fe rin i da Tbeofhrajlo 7 53.12 aconito er fue uarie fa t i: 752.41

Monito fcritto da Gal,

7 SÌ-*3

aconito ferino da Diofco.frali ueleni 7 5 1.14 aconito c r fuoi accidenti ferin i da Aetio con la cura

752.48

aconito mal conjìderuto dal Gefiero 753-1 Acontia fcrpcnte,cr fua hijloria,nocumenti, acciden• ti ,cura,crrimedij 795-49 Acoro fritto da Diofco. 20.54 acoro,cr fua ejfami. 2i . i acoro uolgarc llr acoro qualfla ¡lucro 21.46 acoro uero nafee 1 Lituania,Tartarìa, et Poto 21.53 acoro fritto da Galeno 22. j Acqua fritta da Diofco. 6 6 i. 19 acqua,cr fua hiftoria 661.2 5 acqua quale Teleni fim i 661.29 acqua piouana 661.34 acqua diciflerna 661.36 acqua di pozzo 661.4.5 acqua di fontana 6 6 1.3 1 acqua di laghi c r paludi 661.47 acquadifiumi 661.48 acqua del Teucre incorrottibile 6 6 1.5 1 acqua ¡colata dal ghiaccio c r dalla neue pefiima

659.20 acqua fredda uelenofi f trina da Diofco. 773.4 acqua fredda giouare tolta per auanticontra li ueleni fr itta da Diofco. 7 31 -47 acqua ¿ onero Quinta ejjcnza dimarauìgliofa uirtù co tra li ueleni,cr morjì d’animali uelenof 74 5. i acqua,che fi conuerte in pietra 649.5 8 acquafòrte 768.25 acqua melata 661.25 acquamarina frìtta da Diofcó, 662.44 acqua melata fritta da Diofco. 660.3 ò acqua di gentiana 3 58.5 acqua:de limoni ’ 641.41 àcqua di fterco humano 149.48 acque lambiccate afragno di maria ecceUentifrime

156.3 2 acque lambiccate con lambicchi di piombo quantofri no inconuenienti. 13 6.3 8 acque lambiccate con uafìdi piombo perchefreno dolci

381.25

acque misurate con terra acque mifrurate con fucchi minerali acque misurate con dim rfl minerali acque ¡alfe acque nitrofe acque aluminofe acque di miniera di uitrioh acquo fulfuree a.

561.56 5 6 1 .60 6 6 1 .5 1 662.4 6 6 1 .1 1 6 6 2.14 662.2 5 6 6 z .z 6 *cque


acque fulfurce

Tauola.

<

661 3 1

661,33 6 6 2 . 34 661.3 Í 662.3 5 lii.il Acusmufcata 4 6 1 .1 1 Acuta fr in ì f e r i t i da Diofco, 1 1 3 .1 6 acuta frina z r fua effami. 1 1 3 .1 8 acuta frina fc rittì da Gal, 116 .11 A to o LonicerO i& fuoìerrori 98.50,0* 1 1 1 . 3 4 cr 12 9 .2 4 ^ 15 3 .2 6 .0 * 3 1 1 . 1 2 Adarce fcrittada D iofco. 71 5.4 adarce,zr fuaeffiam, 7 * 5 .1 1 rfifarcr /tritai da Gal, 7 1 5.22 Adianto fcrittoda Diofco. 597.13 adianto,zr fua effami. 597.47 adianto fcrittoda Gal, 598.13 A etite,leggi Etite Agallocho fcritto da "Diofco. 5 1.2 1 agallocho,zr fua e¡fami. 51.30 agallocho er /«<<fauolofa hiftoria 51.43 agallocho fcritto da Serapio ne 51.53 agallocho,er fue uirtìi fcritte da Auicenna 52.34 Agarico fcritto da Diofco. 3 5 3.3 o agarico,zr fua hijìoria 86.60. er 3 54.1 agarico fcritto da Gal. 354-7 agarico fcritto da Mefite 3 54.19 A garico nero uelenofo fcritto da Diofco. 770.5 2 agarico nero uelenofo,er fuoi rimedij. 7 7 1.6 Agata p ie tr a ,^ fua hifioria 7 2 1 .1 1 tìgald </i Pirr/zo Re de g li Epiroti 7 2 1.15 «¿aie dìuerfic di nome, er d ifr etic 7 2 1.2 0 agate,zr loro faculta 7 2 1.2 2 Agoraio fcritto da Diofco, y 3 6.54 agerato & fu a effami. y 3 6.60 agerato fcritto da Gale. 537.1 Ag/io fc) itto da Dio/ro. 3 19 .19 aglio,zr ft a effami. 319.50 aglio faluatico fcritto da Diofco, 319.24 aglio faluatico,ey fua effami. 3 20.1 Agno cafro, z r fua effami. 140.53 tìgno cafro fcritto da Gal, 140.5 7 Arefto fcritto da Diofco. 65 6.5 7 agrefro,zr fua effami. 657.9 Agretto 3 12 .19 Agrimonia 5 2,3.5 z. Agrifòglio , c r fua hiftoria 1z2.11 A grotti uccelli 1 2 3 .3 7 A iuga fcrittada Diofco. 493.21,0*494.3 aiuga z r fiu effami. 4 9 4 .11 aiuga fr it t a da Gal. 494*14 Alubafiro pietra fcritto da Diofco. 723.22 a\abaftro,zr fua effami. 723.25 Albatro albero, 17 1.8 Alieri che per uecchiezz<t nonfi tarlano 87.5 6 tì/icri ghiandifiri fcritti da Diofco. 14 5.4 àlberi ghiandifiri,zr loro effami. 145.28 alberi ghiandifiri fcrittida Gal. 14 7 .1 alberi quali dire fìpoffano. 8.33 alberi, che mancandoli la coltura degenerano in f u * t ifi 8.49 ¿eque mefehiate con pietra Amenté ¿eque mefchute co orbimelo c r fonia teschi acque che tengono diurne . acque ¡èrre e Acquifòglio

alberi in (he luoghi fempye uerdeggino j. t liberi,che fi dilettano de 1 monti 9.6 alberi,che fi dilettano de ipiani,zr de i colli 9.8 alberi,che amano i fiumi 9.9 alberi,che producono i frutti degli altri 16 .1} alberi, che non accettano g li annefri de g li a ltri. 16.22 alberi conuertìrfì in pietra 648.5 $ tìlicri uelenofì jcrittida Diofco. 73 3.52 alberi,che eccitano la ràbbia 783.29 Albuco 3 3^.27 Alcachingijcggi m licacabo Alcoa ficritta da Dio f: 0. 48 6.5 2 alcca,zr fua effami. 486.60 tì/cra ferin a da Paolo 487.9 Alchachingi 54 7 .17 AlchimiUa 588.57 A Icionio fcritto da Diofco. 7 14 .16 alcionio,Si fua Infiori* 7 14 .3 2 alcionio,zr fue fretie 7 14 .3 5 Alcioni] fe rin i da Gal. 7 14 .4 1 Aldabach di Auicenr.4 Algam arina 173. 19.CT 573.26 Aleffandro Papa fe llo come inauertentcmentc fuffe auclcnato 742.46 •A/trno fcritto daD iofco. 2 2 1.4 alim o,zr fua effami. 1 2 1 .9 alimo fcritto da Gal. 1 2 1 .3 8 Alipo fcritto da Diofco. 6 3 5 .17 alipo,zr fua effami. 635.28 alipo fcritto da Paolo 63 5.4.7 Alifma fcritta daDiofco. 489.53 alifma,zr fua effami. 490.1 tì/z/mafe rin a da Gale. 490.24 A lijfo fcritto da D iofeo. 4 39.60 aliffo,cr fua effami. 440*7 alijfo fcritto da Gal. 440.3 8 aliffo cantra il morfo del cane rabiofo 780.47 Alleluia 453.20 ABwrw 456.60 A ln o ,z r fu a hiftorÌ4 1 1 2. xo A loe ferin a da Diofco. 377 *34 aloe,zr fuahiftoria 378.14 tìioe f a i n a da G a l. 378.38 aloeferina da Mefue 379.19 àloè non fenza contraditilo ne in Gal. 379*15 Alfebran 6 i i , \ " ] . z r T i '>''Ì A lfine fe rin a da Diofco. 56 4.17 alfine,zr fua effami. 564.2 8 alfine f a i n a da Gal. 564.34 A lterco 5 4 4 .11 Althea ferin a da D iofco. 485.55 althea,zr fua effami. 48 8.18 Althea fcritta da Gal. 48 6.3 4 A/«me /crino «la Diofco. 704.5 2 alum i,zrloro effami. 705.20 alume z r fuc fretie 70 5.21 alume di rocca comef i faccia 705.42 alume di rocca,zr fua hifioria 705.39 tìittmc zuccherino 706.29 alume catino 706.32 alume di fèccia 706.35

tffeW


Tauola

diurnefiaglìolo 70 6.36 Anagallide[critta da Diofi, diurniferita da Galeno 345-6 70*5.44 anagallide,??[ua eftam. diurne di piuma 345 -4 8 705.24 anagallide[critta da Gal. diurne[afille 345. 51 705.24.0*706.20 Anagirofiritto da Dio. 488.4 diurne liquido 705.21.cr706.20 anagiro,??[ua hiftoria. 488.44 diurne ritondo 706.10 anagirofiritto da Gal. 489.20 diurne pUcite 706.20 anagiro minore 488.50 diurne olintìte 706.20 Anchufi[critta da Diofc. 514.8 dtume effere di temperamento caldo 706.50 anebufe,?? loro eftam. 5 15 .12 . A maraco[critto d¿ Diofic. 397-5 5 anchufi firitte da Gal. 5 15 .18 amaraco,??fuá eftam. 398.1 Andacoca 4 5 4 .i4 .c r 584.61 amaraco[critto da Galeno 398.19 Aiidrofice firitte da Diofi. 47^-4 Amaranto[critto da Dio[c. 534-H aniroface,??[ita effim. 476. t o amaranto,? ? fia hiftoria 534.60 androfice [critta da Gal. 476.16 amaranto[critto da Gal. 534- 5 5 Anirofcmo firitto da Diofi, 4 9 1.4 5 AmarcUa 480.34 androjemo,??[ua eftam. 491.3* Ambragrigia,??[uaftetie er uirtit 51.9 androfemo[critto da Gal. 492. 60 ambragrigia,?? [ua hiñoria 5 1 .4 Anemonefiritto da Diofi. 343-4 ambre gialle,?? loro hiftoria 110 .2 5 anemone,er [ua eftam. 343 «58 Ambrofiafiritta da Dio[c. 459.61 anemone[critto da Gal. 344-34 ambro[íd er [ua ejfiam. 460.8 Anethofiritto da Dio[. 4 10 .14 ambrofia[critta da Gal. 460.30 anetho,?? [ua eftam. 4 IO*33 ambrofia onde habbiaprefi il nome 560.19 anethofiritto da Gai. 4 1 0 .3 5 Ambubda 298.56 Angelica,??[ua hiftoria 586.25 Amello[critto da Vergilio 588.41 Anguria . , J303.23 ~J per IH tutto ILU Ameos 412.40 Animale»chefa il mufcbio>o*fui hiftoria ¿ o .z i Amianto pietra[critto da Diofi. 2 1 f i T_ 7 H - 3 1 animali,che non hannofiele amianto pietra ¿rfiaefiam. 16.' 51 7 1 4*35 animaliferoci comefi plachino Amicitie trd le piante 16.45 animali,che auelenano co l mordere, c c o 'l trafiggere Amido 267.35 fcritti daDiofi. 773*38 Amilo[critto da Diofi, 267.20 animali ammazzati dafirpenti,cani rabbiofì,ofulgori, amilocr [uae[fim. 267.35 er loro nocumenti 73 5.©“ 7 7 3 .18 amilo[critto da Gal. 267.38 animali uelenofifrritti da Diofi. ’ 7 $ 5 .4 7 Ammi[critto da Diofi. 512.25 animali,chefi cibano di cofc uelenofi ,fe mangiandoli, ammi,??[uaeffim. 5 12 .38 nuocono 738.51 ammi[critto da Gal. 512.62 animali,che diuentano rabbi ofl. 7 7 8 .3 7 Ammodite[erpente,??[ua uelenofi natura 79 5. 2 animali uelenofi, che in due bore ammazzano ammodite,??[ua hiftoriafiritta da Actio, nocumenti, 783.20 accidenti,?? cura 79 5.12 animali uelenofi 73 5-7 Ammoniaco firitto da Diofi. 43 6.1 2 Anifo firitto da Diofi. 40 9 .31 ammoniaco er [ua eftam. 43 6. 26 anifo,??[ua eftam. ... 409.42 ammoniaco[critto da Galeno 43 6.3 7 anifofiritto da Gal. 409.56 Am omo firitto da Diofi. 4 1.9 a nonide[critta da Diofi. 373-47 amoino,cr[ua eftam. 4 1. 27 anonide,??[ua hiftoria 3 7 3 • 5<5 amomo uolgare 4 1.38 anonide[critta da Theoprafto 374.1 amonio[critto da Gal. 4 1. 36 anonide[critta da Gal. 37. Ampelite terra[critta daDiofi. 730 .15 Anthemide[critta da Diofi. 478. 57 ampelite terra,??[ua eftam. 7 30 .22 anthemide,??[ua eftam. 37 9 .2 * Ampeloprafjo[crittoda Diofi. 3 1 7.29 anthemide ferina da Gal. 479.3 z ampeloprafto,??[ua eftam. 3 1 7 •3 7 Anthera 13 6 .3 1 ampeloprafto[critto da Gal. 3 1 7*4 ° Antheramale intefi da alcuni i f 6.2 8 Amperio albero 124.26 AnthìUide[critta da Diofi. 4 7 8 .14 Amphisbena[erpentefiritto da Diofi. 796. x 3 anthiUide,??fra eftam. 478.29 ampbisbcna,( ? Cecilia,?? loro hiftoria,nocumenti,?? anthiHide[crittada Gal. 578.50 accidenti 7 9 6 .18 Anthrifio 507.47 Ampomelefrutti 5 11.5 1 Antidoti,che prefi per auanti rompono laforza de ue» Amphodilio[critto da Diofi. 335* 57 lenifiritti da Diofi. 7 31 - 5 5 ampkodilio,??[uahiftoria 3 36.13 antidoti contra i morfl degli animali uelenofifiritti da mphodiUo [critto da Gal. 336. 37 Diofi, 7 8 5.1 A nacardi,?? loro hiftoria 176 .6 1 antidoti conte operino ne i corpi 736.50 anteardifra i udctiì,?? loro accidenti con la c u r a c i antidoti prefi per auanti molto piu giouano, che prtjì 3Í dopoiluelcno 757.2 C Antidato


T auola Antidoto di ftìnchi[critto da G al _ 746. r i antidoto nobiliftimo contri tutti i uelctutzrfuc [acuì*

arbutofritto da Gal. 172.48 Archichiocchì 37'-47 578.51 ¿4 744 *31 Arii iofritto da dìo fi. 578.53 antidoto di granchi fcritto da Gal. 7 “ °- i 6 arftio,eyfua effam. antidoto di [angue [critto da Gal. 7 4^*1 arillo[critto da Gal. 579-1 727.60 antidoto marauigliofo contrai napello 7 6 1.9 Arena marina Argentone[crittada diofe. antidoto d’Auicenna contra'lfiele del Leopardo 344-45 argemone ey fua effam. 764.30 344 -5° antidoto di terra Lemnia[critto da Galeno 7 6 4 .5 8 Argentina,eyfua binaria 334-13 686.45 Antimonio, ey[ua effam. 68 3. 8 Argento comefi raffini 693.46 Argento uiuo[critto da Diofc. antimonio [critto da Gal. 683.16 argento uiuo,er fua hiftoria 693-58 Antiphate er cont/Zo[critto da Diofc. 7 16 .4 1 argento uiuo comefi cani di minierei 694.17 antiphatc,ey fua effam. 7 *7-3 A ntirrhino [critto da d io[c. 59 5• 33 argento uiuo come confìderato d a g li alchimifli 693.60 antirrhino, er [ua ej[am. 59 5-4 1 argento uiuo breuemente confìderato da Gal. 694. 39 antirrhino[critto da Gal. 59 5• 51 argento uiuo tra li ueìeni[critto da D io/c. 7 6 7 .2 6 Antipodi)[critti da Diofc. 6 7 4 .4 1 736.3 y dntift>odij,ey ¡oro ef[vn. 6 7 5.17 drgolio uiuo, cr [noi effetti antifpodij[critti da Gal. 675.50 argento uiuo,ey [u o i accidenti,ey nocumenti con la a i antipodij in quanti modif i facciano 67 5 .16 r<t 767.50 694.43 Anfora ' 555*10 argento folimato 7 6 7 .^ 1 Aparine fritta da Diofc. 439 - 3° argento folim ato tra li ueleni 741•1 1 aparine,cr [ ua e[fam. 439-44 A ria come aueleni aparinefcritta da Gal. 439- 5° Anno* _ 16 1.58 3 35-8 Apbaca fr it ta da d iofe. 315• 44 a rifarò f r ì t t o da D iofe. arifaro,ey fua hifloria 53 5-43 aphaca,ey [ua effam. 315-49 355.51 aphacafritta da G.d, 515• 5 5 arifaro f r i t t o da Gal. 3 50. 29 aphaca di Theopkrafto 3 1 6- 37 A ri ft otochia f r i t t a da Diofc, 3 60.1 o Api,ZTloro hikoria 1 55- 6 1 ariftolockie,ey loro effam. ariftolochie f ritte da G al. 362. io api,cr loro ordine marauigliofo 2,56.11.er -5 3 6 2 .2 1 dpi perdendoli come rifare f pojfano 156.30 ariftolochia f r i t t a da Mefite 360.20 dpóer ucjpe fr it t e da Diofc. 788. 29 ariftologia dp/»er n e f e,cria cura delle punture loro 788.36 Aratotele nella hiftoria de ricci marini male confiderà tod a lG iou io 184.62 Apiaftro fr it to da d iofe. 448.61 apiastro,ey fua effam. apiaftrofritto daGal. Apio fr itto da nìofc, apio,ey [u ah if orla apio qual f a il nero apio [critto da Gal. Apio palaf re [critto da Diofc. apio paluflre,ey fua confiderai ione Àpio montano[critto da n iofe. apio montano,cr [ua effam. Apio rifo,onero di Sardegna Apio5 fritto da Diofc. apios,c f a hiitoria Apocinofr itto da Diofc. apocino,ey fua effam. apocino[critto da Gal. Aquilina,ouero Aquile a,ZT [ua hifloria Arabeid ' Arabica pietra [crittada DÌofi. arabica pietra,ey fua confider. Arabicaf i n a fr itta da Diofc. arabica ffina,ey f ita effam. arèica fin a fritta da Gal. Arabide fr itta da o iofe. arabide,ey[ua effaminationc A ranci,ey loro hiftoria Ambulofritto da niofe. {trbuto,ey[uaUfloria

449-19 449-3 3 415.60 4 I 7-13 4 ‘ 7-14 4 1 ^•1 ° 4 16 .4 4

4 * 7 - 33 4 16 .51 4 I7-46 34 '!'’4 1 6 3 1.18 631.36 558.20 558-33 5 58.53 3 48.3 3 2 7 3.43 7 12 .3 0 7 1 1 .3 3 3 70.5 r 3 70.5 4 17 1.14 3 2 3. 51 324.1 16 4 .3 4 17 1.8 17 2 .15

Ariftotele ingannar[ì,che non habbino i cerui lunga iti* ta 227.52 Aratotele ingannarfi, che la flam andra non s a b b r u fi nel fuoco z 30.49 Arm cllinifrutti 163.28 Armenia pietra f r i t t a da Diofe. 688.5 2 arm eniapietra,ey fua hiftoria 688.5 6 armcnia pietra f r i t t a da Alcffandro 689. 27 armenia pietra[ :ritta da Galeno 6S9.49 Armenidcbe f r i t t e da Diofc. 16 1.3 armeniaehe,ey loro effam. 16 3.2 2 Armoniaco 636.26 a rmoracia f r i t t a da t>iofe. 277.13 Arnabu,ey fua hiftoria 3 2 8.3 A ro f r i t t o de D iofc. 3 34. aro,eyfuahìftoria aro f r i t t o da Gal. Arfenico f r i t t o da D iofc. arfenico, & fua effam. arfenico del commune ufo come fi faccia arfenico tra li ueleni con la cura Artem ifia[crittada D iofc. artemifìafecondaf r i t tada-DÌofc. artcmifidyCr fua effam. artemifiaferitta da G al. afaro f r i t t o da d iofe. afaro,ey fuaefjctm. afaro f r i t t o

da Gal.

5 34 4 ° 3 34-48 705.52 7°4- 3 5 704.38. 768.3 4 457. 6t 458. 20 4 58 .17 459.52 31.4 31.2 1 31 -59 afaro

>


rf/rJ-o fcritto da Mefue

T auola ? i -47

Afcirofcritto da Diofco. 491-4 ajciro z r fua effami. 491-31 afciro fcritto da Galeno 493 -i Afclcpiade ferina da Diofco. 44°-49 a f eiepiade,zr fua ejfamin. 44° . 55 afe¡(piade ferina da Galeno 441.H afclcpiade mal conofiu ta da molti 44 °- 55 A fta pietra fritta da Diofc. 717.49 afta pietra,zr fua hiftoria fritta da Galeno 718.16 apia pietra,zrfua effami. 7 18 .1 Affiatatilofcritto da Diofco. 48.57 affidatilo,zr fua effami. 48.47 affilialatilo fcritto da Galeno 49-4 Affiarago fritto da Diofc. 189-47 affiaragi,zr loro effami. 190.5 affiaragi,cr loro facultà 190-7 affiarago fcritto da Galeno 190.7 Affihalto fr itto da Diofc. 95-io affihalto,zrfua hiftoria 95-39 affialtho fritto da Galeno 5)8.1 Affihodelo fritto da Diofc. 33 5-57 affihodelo,zr fuahiftoria 336-13 affihodelo fritto da Galeno u

336-37

Affiidi,zr loro ueleno,accidenti,zr cura fritta da'o/o ¿ T dC -. 800.41 affidi commemorati da Galeno 800.51 a fid i zr loro hiforia nocumenti,zr deciditi 800.61 a fid i,z r loro micidialifimo ueleno 800.51 a fid i,z r loroffietic 800.51 a fid o chelidonia,zrfuo crudetifimo ueleno 800.56 afido del corno 795.8 Affieno fcritto da Diofc. 4 7 6 .' ' affieno,zr fua effami. 47¿ \ l a f letto fritto da Galeno 4771 A frella yap.'i Affa odorifra,zr fetida 4 33 .16 A jfn z o fritto da Diofco. 379-3 3 ajfenzo feripbio, onero marino fcritto da d i 0fonde

380.7 ajfnzo fantonico fritto da Diofc. 380.18 ajfcnzi tutti,zr loro hiftoria 380.15 ajfenzo,zr fue fe t ie 380.15 ajfettzo 'Politico 380.30 ajfenzo fcritto da Galeno 381-35 Aftaco 195-5 After Attico fcritto da Diofco. 588.6 after Attico,zr fua ejfamin. 588.20 after Attico fritto da Galeno 588.51 Aftragalo fritto da Diofco. 538-6 aftragalo,zr fua effami. 538.18 aftragalo fcritto da Gal. 538.19 Athera ferina da Diofc. 262.15 athcrOiZT fuaeffam. 262.18 Atramento librario fcritto da Diofc. 730.46 730.56 atramento librario,zr fualeffamitu Atramento futorio fcritto da Diofc. 699-9 699.1.6 atramento futorio,zr fua effam. atramento futorio, c r fua hiftoria fr itta da Galeno

699.60 Attrattile fr itta daDiofc, attrattile,zr fua effam.

4 4 1.17 441.3 5

A triplice fcritto da Diofc. 284.4 atnplicc,zr fua effam. 284.8 atriplice faluatico 284.23 atriplice fcritto da Gal. 185-*5 atriplice marino 284.26 Aucllanefritte da Diofc. 17 7 .13 duellane ,z r fua hiftoria 17 7 .3 1 duellane fritte da Gal. Auelenati come fi debbano cibare 77177-44 4t1.6 1 auelenati à quali luoghi fi debbano collocare u Auerroe ingannarli cantra Galeno nella manna

oO»I I

Auerroe corretto nelcapitolo dellacicuta 40- 7 Auicenna^ diftfo contra al Fufchio nette giuggiole Auicenna contra Gaietto 174 ?9 Auicennaintorno al zucchero male intefo dal Marne» do Auicenna difefo nella ruta faluatica contra Jpufchto

402.61

1

Auicenna difefo nel napello c5traal Fufchio 554.49 Auicenna contra Galeno nel coriandro 4 14 , Auoriofcritto da Diofc. t ‘ 1, duorio,zr fua hiftoria , ”_7 ‘ J. auorio,zr fue facultà ” 1 2 6 .7 auorio come fi riduca inpafta 5 auelenati fe debbano dormire,ò ueghiare y.±i [ r 4 Authori commendati da Galeno netta matcviade i few* p l‘ci

.

Auertenze intorno a cibi per caufa li debbano efferei cuochi

4-3 di uelcni,zr qua

740.4 Auertenze intorno a i uafi,oue f i tengono i cibi **

739-49 Auertenze intorno à i ¡etti zr 4 i ueftimentì, otte (la foffietto di ueleno 740.14 Auertenze à gli aitanti de gli Uomini rabbiofi

779-43 Auuertenze intorno atte medicine folutiue, che fìdan » no à gli arrabbiati 7 8 1.18 Auertenze intorno 4 i cani, oue fi teme di rabbia

778.50

Auertenze intorno al fucchiare deimorft uelenofi

785-45

Azadaracht. A zadaracht,zrfua uelenofa natura Azurro oltramarino Azz^oloalbero,zr fuahiftoria

756.2 756.2 690.47 166.39

B B a c c h a r a fritta da Diofc. Bacchara,zr fua effam. Bacchara fr it ta da Bauolo Bacoche Bagaia albero Bagolaro albero Balauftio fcritto da Diofc. balauftio,zr fua effam. Ballote fcritto da Diofc. ballote,zr fuaeffam. ballotefcritto da Panalo Balfamina,zr fua hiftoria

369.54 400.7 400.50 16 3 .14 ì 24.25 16 7.53 15 4 * 11 154 5* 448.29 448.42 448.49 638.54 balfamita


Tauola 639.7 Balfantitii *93-13 ’Balfamafcritto da DÌofc, 46.20 falfamo,zr fua hifioria 4 6.58 falftmo tramortito al Cairo di duden 4 7 .1 4 falfamafcritto da Gal. 47.52 falfamo artificiale comefi faccia 48.18 268, 5 1.0 * 4 6 3 .18 Bambagia,zr fua bifìorid 268.5 8 bambagia,zrfuefaculta 3 1 2 . io Barba di beccofcritto da d iofc, 3 1 2 .1 6 barba di becco,ZTfita ejfitm, 490.13 Barbafiluana 216.8 Barbeggie animali 207.37 Barboni pefci Bafilicofcritto da n iofc. 3° 9-5 5 b afilieo,zr fua effam. 3IO-4 bafilico cangiarfi inferjpillo 31 o. 40 bafilico nongenerareficarpioni 3IO,34 bafilicofcritto da Gal. 310.46 Bafilicofiduaticofcritto da DÌofc. 5 16 .54 516.60 bafilicofaluatico,zr fittaeffam. Bafilico acquaticofcritto da d iofc, 517.22 5x7.32 bafilico acquatico,zrfua effam, 801.3 3 Bafilifco,ZT fuo ueleno fcritto da DÌofc 801.35) bafilifco,ZTfua hiftoria t 4fimitu,crjlte uirtk

baJìlifco,zr opinione faifa del uulgo intorno alla fua na tura 801.40 bafilifco fcritto da Gai. 801.45 bafilifco uccidere colfìbilo , er con lo sguardo fecondo

Pimío Batrachio fcritto da D iofc. hatrachio,&fua effam, Battipotta pefee

Battifecula Battifuocerc

801.4$ 3 4 1.1 a 341.3 5 ZOO.j$5> 299 .6 29 9 .6

7 $ . 37 7 5 .$ ! 7 6 .11 75.54 76.4 7 6 .20 7 6 .3 4 3 69 .5 6 43 2.5 6 48 1.30 84.3 6. fi 88.23.er 97-3 x-er x 0 1.4 1.e r 10 4 .13 618. 36 jien bianco,zrfua hifioria 5 10 .4 5 .e r 618.36. ben roffo,zr fua hifioria 6 16 .34 ben Arabico 616.36 ben fcritto da Mefite Bdelliofcritto da DÌofc, bdellio,zrfuaeffam. bdelliofcritto da Gal. bdellio¡Incero rarifiimo in Italia bdellio fcritto da Plinio bdellio di palma bdellio delparadifotereflrc B edeguar B elgioino veÙis,zrfuahifioria veUonio,zr fue opinioni rifiutate 82.5 6 .z r

verbena 537-42123.30 verbero 287. 55 Beta fcritta da Gal. 288.3 2 beta,er fua effam. 258.35 beta fcritta da Gal. 495.28 betonica fcritta da Diof. 495.60 betonica,zr fua hiftoria betonicafcritta da Antonio Mufa medico di Cefare Au gufio 49 v 6r betonica fcritta da Gal. 496.38 ve tuia albero,zr fua hifi oriti 1 1 * • 34

Bfzahar pie tra,er fua hiftoria

9 68.41. 3 74.40 Bidone 12 1.2 4 Biedone 2 8 1.5 5 Bietola 288.31 bietola di roffa radice 288.34 Biondella 3 6 5 .13 Birra 260.44 Bislingua,zr fua hiflom 59 5• 1 Bifinalità 486.60 Biftorta,zr fita hifioria 4 9 7.3 Bitumefcritto da DÌofc. 9 5.10 bitume, zrfuahiftoria 95-39 Bitume chiamato naphthafcritto da DÌofc. 9 5• -4 bitume chiamato naphtha,zr fua hiftoria. 9 6 .30 bitume fcritto da Galeno 98.1 Blattaria hcrba,zr fua hiftoria 578.1 Blatta! bifantis 19 1.2 8 Blatte de i molini fcritte da Diofc. 2 15 .6 1 blatte di molini,zr loro hiftoria 2 1 6 .1 Blito fcritto da Diofc. 1 81.44 blito,zr fua effam. x 81.48 blito fcritto da Gal. 182.4 volo Armeno,zr fua hifioria 698.1 Bolo Armeno uero non portarfi in Italia 6 9 7 .60 bolo Armeno uolgare 695.48 bolo Ameno fcritta da Gal. 698.3.0“ 698.20 tonaga , 373.60 vonìficia 595.2 vorrace 688.26 vorragine,z? fua hiftoria 592.5 5 » offa,zrfua hiftoria x 3 8.9 voterà 139.5 5 b otrifcritto da Diofc. 460.3 6 botri zrfua effam. 460.4 5 botrifcritto da Paulo 460.54 volte terrefiritzr palufiri fcritte da DÌofc. 769.22 botte,zr loro uelenofa natura 769.48 botte mal corfiderate dal Mondclla 76 9 . 51 votte come infettano [herbe 769.56 suturo fcritto da DÌofc. 238. 5 5 buturo,zrfuefacuità '* 239. 5 1 va glia 498.53 b ranca orftna 372.61 bìlancafaina fcritta da Diofc,

vr afanóla, zr fuoi errori, zr opinioni confutate

2 x. 12.0* 26.61. er 30.50.0“ 31.3 3.ci 34.27 f i 45-3 3-cr 7 1.5 4 .e r 84.4.z r 9 2 . 28. z r 9 6 . 3 5-er x 11.2 i.er 111.6 0 .0 “ 17 4 .1 6. & 293. 36.0“ 303.40.0“ q 10 .2 0 .z r 1 2 0 .1 0 .z r i i j . 3 5-cr 344 .3.er 364.$.er 3 7 0 .3o.er 375. 19-er 3 8 7 .15«cr 3 9 4 .2 8 ^ 4 14 .2 2 .0 * 418. 3 ^ 4 2 4 .3 6 .0 * 4 3 1.8 ^ 4 5 8 .5 1.0 * 4 6 2 .3 1 cr4 8 0 .38 .z r4 9 2-4 .7 -cr 502.59.0* 526.i.ct

575-i’- e r 572-47-er596. 5o.er62 $.i 7.o* 634.15.0-675.24.677.50.« 6 8 3 .13 ^ 7 0 0 5o.er702.i 3.0-705.32. trafica fcritta da Diofc. 2 8 5.40 brafica,zrfua effam. 286.40 brafiicafcritta da Gal. 287.13 brafica marina fcritta da Diofc. 285.62 brafiica marina,zrfua effam. 287. 3 5 trafica caninafcritta da Diofc. 5 0 7 .2 2 trafica


T auola

"Braßicafaluaticaf r it t a da Diofc. , g ? co B«oniafr it t a da Diofc. brionia,e r fua effam. ^ ■3 brioniafr u t a da M efe J 7‘’ 4° fcwiwíji, ff ueleni,e r la cura defuoi nocumenti

771.61

britannicafritta da Diofc. . {)6 britannica,& fia hifloria recitata da Plinio 496. ( 7 britannicafritta da Gal. T '' 497 - 54 Brodo di pepifrìtto da d iofe. 214.48 brodo dipepi i i 4 57 Bromo fritto da Diofc. 6oo. 1 5 bromo ,c r fua effam. 600.10 Bruchifr it t i da d iofe. 2 18 .1 5 b r u c h ig Uro eßam. 228.18 Bruchi chiamati Aurelij 218. 26 bruchi comefl caeciño 228.3p bruchi comefl generino 218.54 bruchi de pinifr it t i da Diofc. 11S .6 1 bruchi de pini,cr loro hifloria 229.27 bruchi de pini tra li ueleni fr it t i da "Diofc. 749.12 bruchi de pini,cr loro uelenofa natura, nocumenti c r accidenti con la cura 7 4 9 - ì* Brunfl¡Ío,zr f a i errori 261. 50. er 318. i o . er

537-54-^ 571.7.cr 594.35 Buccinefr itte da Diofc. 188.9 buccine,cr loro hifloria 18 8 .5 1 Bugloffafritta da Diofc. 592-iS bugloffa,cr fua ejfam. 592-5 5 buglojfafritta da Gal. 593*1* bugloffafr it ta da Auicenna 5 9 3 .11 ^ulbo mangiamofr it to da Diofc, 336.48 bulbo uomitorio fr itto da Diofc. 337-3 bulbi ¡or loro effam. 337-8 bulbi fr it t i da Gal. 337-21 Bunio fritto da Diofc. 59 1.X3 bunio,erfua eflìtm. 591.26 bunio fritto da Gal. 591.36 bunio fa lf 5fritto da Diofc. 5 9 1.13 Buoi morti dimorbo come auelenino chi g li fo n ic a .

735.14 Buphthalmo fritto da Diofc. bupbtalmo, crfua effam. buphthalmo fritto da Gut. Bupeflrifcritte da Diofc. bupeftri,zr loro hifloria bupeñn tra li v d o ifr it t e da Diofc. bupeflri,O1 lor ueleno,con la cura Burro,er fuefaculta burro fritto da Gal. Burfa paftoris Buturo fritto da Diofc.

^80.34 480.60 48 1 .20 228.56 229.17 749.2 r 749. 31 2 39-54 239.5 5 323.31 2 38.5 3

cadmia,c r fua hifloria cadmiafritta da Plano cadmia botrite,cr piacitc cadmia naturale cadmia ufarfl jnlUOgQdi pomphotige cadmiaferuta da Gal. Cagli di diucrfì animalifritti da d iofe. cagli feruti da Gal. caglio di cane nella cura del cane rabbiofo Calamandrina J Calamari pepi

canne,cr lorofletic

canne fritte da Gal. canne Indiane

'

Cadmiafritta daDiofa

590 .51 590.58

59M 376-5

427.4 427.10

*7lf7

774-57

6 7 1.5 1 241.3 t 242.55 783.49 445.30 206.42 3932<5

Calaminthafritta dà Diofc. calamintha, crfua effam. 394calaminthafritta da Galeno 395-4 Calamitha pietra 7 11.6 2 Calamo odoratofritto da Diofe. 44 calamo odorato, cr fua hifloria 45.1 calamo odorato uolgare 65.46 Calamo odoratofritto da Gal. 45 Calcifragafritta da Diofc. 636.4 calcifaga,cr fuaeffam. 639.9 Calcina uiuafritta da d iofe. 7 X3-3 calcina,cr fue Jpctie 7x314 calcinafritta da Gal. 7 1 3 .1 0 calcina era li uelenifritta da Diofc. 768. r 1 calcina,cr fua uelenofa natura,accidenti, nocumenti, Cr rimedij 768.18 Calendola 645.49 Calli deliegambe de caudtlifr it t i da Diofc. 218.26 calli dellegambe de cauaUi 2 1 8.46 CaUitrico,cr GaUitrico 57-- 57 Caltba 646.3 CamamiUa,leggi chamamiUd Cambroffene 127.38 Camphora,er fua hifloria 90.5 camphora comefi faccia bianca 90 .10 caphora¡incera eoefi cctwfla dalla cotrafatta 90.46 camphora comefl confr u ì 90.49 Canabcl 381.6 Canapefr itto da Diofc 487 .17 canape,cr fua effam. 487.38 canapefaluatko fritto da dìo fa 4 8 1 .1 7 canapefaluatico,cr fua ejfam. 487.39 canapefritto da Gal. 487.50 Caneamofritto da Diofc. 5 3-4 cáncamo,c r fua ejfam. 53-it Cancelli pepi,cr loro hifloria *95-57 Cane rabbiofo,cr fuo urlato con la cura 778.1 canna fritta da Diofc. 115 .5 6 canne,cr loro hifloria 116.7

canne dafar barche C a c a i .: a fcrittadaD iof. Cacaliacr fua eßam. cacalia fr itta da Gal. Cacatreppola Cachrifr itto da d iofe, 'Cachri,er fua effam.

67-- 4* 675.13 6 73-3 672.51

canne nimiche dellafelce canne amiciflime deglifparagì cannella cantarelle fritte da Diofc. cantarelle,cr loro effam. cantarelle mal prepara rfl da molti cantarelle fritte da Gal. cantarelle tra li uelenifritte da dìof a

116.9 116.40 116 .3 7 116 .37 116 .34 116 .36 36.45 2.28.56 229.24 219.36 2 19 .55 747.10

cantarelle

23

53 51


1 auola ca n ta relle,® loro nocumenti 737*45 cantarelle,?? loro accidenti , 747 *46 cantarelle,®- rimedi) del loro proprio ueleno 748. 2 cantarelle ® lor ueleno,nocum enti,® a c c id e n ti,® cu

747 - 4 * 597*47. 598*22

ra Capei ¡tenere Capeiuenerefcrittoda G a l capelvenerefcrittoda Mefite Capo di latte Capitoni pefei , Cappari fe r in i da Diofe. c a p p a ri,® lo ro h ifto ria cappari fe r in i da G a l Cappe marine Cappucci Caprifòglio

Cdpriuolaherba

jpb.iS -240.1 11I V

53

7

5 ^9.10 339* 4° ‘ 9 1 *1 286.59 5° 7*47 *95 *4 *^ 31 * 54

6 L ‘ ! ft Carbone di larice ÌS6*5i> Carciofi 37 1 *47 carciofi come nafeonofenzafpm e 37 l *6° Cardamomofe r in o da Di o f 24 * cardam om o,® fua effam. 24*39 cardamomo fcritto da G al. 2 5*3" cardamomi uolgart delle fle tta n e 24*,4 ° cardamomo de G reci non ejfer quello de g li Arabi. cardamomo ufuale non cjferc ne il Greco ne l'A ra b ico .

24.64 cardamomo di Plinio di quattr offre tic C a r d i , ® loro fle t ie cardi fe n tti da G al. C a r d ia c a ,® fua hifloria Cdrdo fcritto da D iofc. cardo da cardare i panni

. cardo di/linfa Mark cardo b e n e d etto ,® fua hifloria cardo Santo CardonceUo Cardoni da mangiare _ Carlina bianca tra li ueleni

2 5.19

37 ['3 3 37 1 ,1 5 18 .14 571.16 $69.9

37 5*2 5 44 1 • 37 44 1 * 37 57 1 * 1 37I*39 761.50

Carni tra li u e lc n i,® la cura 773*28 carni morticine 773-21 carni in certo modo ferbate diuentano u e le n o fe ,® la cu ra

Caro/crifto da Dio/c. c a r o , ® fua effam. caro fcritto da G al, Carobe

Carote Carpafo tra li ueleni fcritto da D iofc. c a r p a fo ,® fua uelenofa natura Carpe animali Carpe f i o , ® fua effam, carpefio di Pauolo Carpobalfamo fcritto da D iofc. carpobalfam o,® fua effam. carpobalfamo ufuale non effere il nero Carthomo c a rn i Cafcio fcrittoda D iofc, v a f e i o , ® fu a effam.

773*28 4 ° 9 *57 4 10 .1 4 1 0 .14 158.13 4 0 7 .11 7 56.1 o 7 56 *13 216.8 33• 8 7)6 .17

46- 39 47 *44 47*44 642 .5 5 4 10 .1 138.27 140.6

14°*S3 24°* 3 3

cafcio di pecora cafcio di bufala cafcio ueechio cafcio frefeo cafcio di mezo tempo cafcio di.uacca cafcio di capra cafcio fcritto da Gal, cafcio marzolino cafcio rauaggiolo Cafì interuemti a molti

240.7 240.7 240.22 2 4 0 .3 1 240 .32 240.14 240.26 240.29

73 5*x4

cafo interuenuto ad un uiHatto,chefi mangio inauerten* temente le radici della cicuta 7 34* 54 cafo interuenuto a un contadino con unferpe 73 5* -9 cafo accaduto in Firenze in un conuento difrati per uu ragno cafcato nella pignatta 740*13 cafo di rabbia accaduto in Trento 778. 34 cafo accaduto a una Gentildonna da Vdrne con la cicu* ta . , 754*55 cajo accaduto in Goritia a unfrate che mangiò la cicuta

754*5 5

cafo accaduto a due cerretani in Perugia 787.57 cafo di un uittano morfo da uno affido 756 . t cafo interuenuto a un pallore percoffo da quel ferpen * te,che chiamano iGreci Acontia 795* 58 Cdfiia odoratafcritta da D iof. 34*53 cafiia odorata,®fua hifloria 35•■44 cafria odorata fcritta da Gal, 3^*5° cafiia odorata fcritta da Plinio 37*12 cafiia odoratafcritta da Tlieophraflo 37*2 2 cafiia lignea 37*29 cafiia odorata non effere la Coronaria 3 6.9 cafiia tra-,fòrmarfì in cinnamomo 36. 5 5 .^ 7 4 6 .4 9 cafiiafiflola non effer la cafiiafolutiua 3 7*26 cafiiafolutiua,®fua hifloria 4°*2 5 cafiia folutiua,® fuefacuità 40.46 caftagne fcritteda Diofcoride 147. 22 caflagne, ® loro effam. 147.3 o caftagne fcritteda Gal. 157.54 caftoreo fcritto da Diofc. 208.3 caftoreo, ® fua hifloria a o 8.3 9 cafloreo fcritto da Galeno 209.7 caftoreo,® fua uelenofa natura,accidenti, nocumenti, ®cu ra 765.22 Caflrangold,leggi Galiopfì catanace fcritta da Diofc. ¿ 9 5 .6 1 catanace,® fua effam. 59^.8 Catalogo de i f empiici che uagliono contri li ueleni.

241.48 Catdputia 6 15.56 c atoblepdfcritta da Plinio 801.52 caucalide fcritta da Diofc. 308.10 caucalide,® fua effam. 30 8 .17 caucalidefcritta da Gal. 30 8 .16 cauda equina , 529 ** Caufe di rabbia nei cani , 1 ~V' 24 cautele che ufarfl debbono contri U ueleni 739-22 c au olo,® fra effam. 286.40 xauolo fcritto da Gal. 287.13 cauolo cappuccio 286.59 cauolo SabeUico 286.55 samlocontrdebbriachezx.* ^ .287.8 .,~x:

cauolo


cduolo nimico delle ulti

aiuolo faluatico canaio marina C a i ferini da Diofc, ceci,zr loro fj ceciferini da Galeno.

Tauol; 287.5 287.10 287.35 269.8 296. 29 269.32

a t ;Z fo n : ì ì lsbmi ^ 2/1ctnimli udcno^ cecilia,zx amphisbena,zx loro 1:¡Storia, uelenofi molli nocumentiAccidenti,v cura 796.18 Cedri alberi quando in Italia 163.3 2 cedri frutti ferini da Galeno 164.10 cedri frutti quanto uagliono contra li ueleni 163.59 cedri oue nafeano in Italia migliori 164.14, Cedriafcrittada Diofco., 1 0 1 .1 7 cedrìa,zx fuaeffami. 10 4 .11 Cedridefr-uttiferine da Diofco. 101.32, cedriie fruttifcritte da Galeno. 104.57 Cedro alberoferino da Diofco. 10 2 .16 cedro albero zx fra bijìoria 10 1.39 cedro albero feriito da Galeno 104.57 Cedronella 449.19 Cedruolo 3° 3-3 ? Cefaglioni 76.27 Cembri,onero cìrmoli alberi Ui> 82.54 Cenchrofervente, zx fro urlato fcritto'da dìo fio r ile

799.56

cenchroferpente,zx fra hìfroria 800.4 Cenere ferina daDiofc. 7 * 3- 51 cenere,zx frefaculti ferine da Galeno 7 15.58 Ccntaurea maggioreferina da Diofc» 3^3-34 Centaurea maggiore,zx fuaeffami. 364.1 centaureamaggiore ferina da Galena 364.14 centaurea maggiore mal cofiderata da molti 364.17 centaurca maggiore, er minore, conf.famente ferine daMefue 364.io.cr 365.21 centaurca minoreferina da Diofc 564.48 centaurea minore,zx fra effam. 365.12 centaurea minoreferina da Galeno 365.23 Ccntinerbia 291.25 Centinodìa 500.1 Centone 564.28 Cepea ferina da Diofc. 489.28 cepea,zx fra effam. 489.36 cepea fcrittadaPaolo 486.45, Cera fcritta da Diofco. 2 5 5 .11 cera,zx fra effam. - 55-37 cera fcritta da Galeno _*^55-37 Ccrafra ferpente,zx fro ueleno ferino da Diofcoride

800.1 5 cerafta,zx fro malvagio veleno 800.24 cerafttt,zx,fua hifroria fcritta da Aetio 800.2 7 cerafia , er fuoi nocumenti, accidenti, er cura

800.31 C erài di Tbeopbrafio 109.37 Cerofòglio 306.47 Cerotto di Galeno ne i morfl del cane rabbiofo

780.3 9 Ceretani come ingannino con le mandragore 5 50.2.7 ceretanicome truffino il mondo mangiando il ueleno pubicamente 743.18 ceretani come ingannino alle mite i medici quantun*

qutpcntt 744.5 ceretanicomeìnganninoipopuU,quando mangiano il ueleno:ò quando fanno parere a i circonfranti che lo mangino 743 —5 ceretani cr lorofecondo inganno 743-45 . Cerretta 498.55 Centello di gatto,er fra uelenofa natura 764.65 Cerui,zx loro hìfroria 12 7 .1 centi mutare le corna ogni anno 127.29 centi con le orecchie sfiffe 2 2 7 .11 ccrui hauer nella coda mortifero ueleno 117 .5 1 cerui,zxloro facuità in medicina 127.61 ctruo,zx ueleno della fua coda 7^5-9 Ceruifra i er fra natura d'imbriacare come fa iluino

260,51 Cervogia 260.39 Ceruleapictrafcritto da nìofcoride 689.61 cerulea pietra,zxfra effamìn. 690.4 cerulea pietra fcrittadaGaleno 690.50 cerufr fcritta da Diofco. 647.14 cerufa,zx fra effam. 687.41 cerufr fcritta da Galeno 687.45 cerufr tra li ueleni fcritta da Diofc. 762.15 cerufr,ex fra uelenofa natura,nocumenti,zr accidcn* ti,con la cura 762.26 cetrach 5 3 7.1 y caleantho fcrìtto da Diofco. 699.9 chalcantho, zx fua hiftoria recitata da Galeno

699.59 chalcantho,ex fua effami. 699.16 chalcantho minerale nel territorio di Trento 700.61 chalcantho conucrtirflin chalciti 700.5 2. er 704.

24 chalcitifcritto da Diofc. 7 0 1.15 chalciti,mifr,melanteria , fo ri, ZX loro hìfroria 702.4 chalciti,zx fra hìfroria recitata da Galeno 702.30 chalciti trasfirmarfr in Mifl 70 2.24 c hamamilla fcrittada Diofco. 478.5 7 ehmarnila,zx fua eframiti. 479.22 ehamamilla fcritta da Gal. 479.3 2 c hame fcritte da Diofco. 190.3 8 chame,exloro hiftoria 190.57 chamedffofcrittadaDiofco. 591.42 chamectffo,zx fua cjfami. 591 • 49 chameciffo fcritto da Gal. 591.60 chamtaupbnc fcritto da Diofco. 60 545 chamedaphne,zr fuaeffami. 605-59 chmedaphne fcritto da Galeno 806.8 chamedrio fcritto da Diofc. 445.10 chmedrio,zxfuaeffami. 445.28 chamedriofcritto da Galeno 445-45 Chameleafcritta da Diofco. 628-22 chamelea,zx fra cjfamin. 629.21 chamelea , zx thimelea confufrmtnte fcritte da gli Arabi 619.2 t chamelea traliueleni,zx fuoi accidenti,zxnocumenti con la cura 77 M 9 chameleone animale, z r fua hiftoria 234.41 chamelconc animale, zx frduirtù * 34-54 chameleone bianco fcritto da Diofco. 365.50 chameleone bianco, zx fua cßami. 366.48 chi neleonc


Tauola chameleone nero feritto da Diofco. 366.34 chameleone nero,*?'fua effami. 366. 59 chameleone nero tri li utleni 7 6 1.6 1 chamelcone bianco tri li uelcni 7 6 1.5 1 ckamdeoni mal conofciuti da molti 3 ^7*7 cbmdconi confufamente descritti di gli Arabi 36 7-45 . , . r 591.4 Chameleucafcritta d i Dofc. 591.7 cuameUuca,*? [uà ejfamin. 5 9 1.11 chamelcuci feritici da Galeno Chamepitioferitto di Diofc. 4 9 3 .11.C r 494-4 494. H chamepitio,? fui effamin. 494.14 chamepitio feritto da Galeno 6 16 .5 1 Cbamefìceferirti da d iofe. 6 17 .1 chxmejìce,? fui ejfami. 617.4 cbamefìce fc itti da Galeno 1 1 1.19 Cbarabc 468.3 Cbeiri Cheliioniamaggiore fcrittdda niofe. 347- 61 5 4 8 .11 chelidonia maggiore,<? fui effami. chelidonia maggiorefcritta da Galeno 34*M9 Chelidonia minorefcritta da Diofc. 348- 5) 349.10 chelidonia minore,*? fui effamin. chelidonia minore fcritta da Galeno 349- 45 chelidonia mal confidenti dagli 'alchimisti 348.13 Chelidonia (erpente, ? fuo mìcidiahfimo ueleno 800.6 Che cofagioui 4 i Principi il farfì fare la credenza de cibi 740.31 cheuita debbano tenere i Principi, che dubitano dine lato 739*39 4 19 .5 1 Chermes Chcrfea affido 800.56 Cherfliro,? fua uelettofa natura 799-39 Cberua maggiore 610.58 cherua fcritta da Mefue 610.40 Cbia terrafcritta da Diofc. 7 1 9 .1 1 chiù terra,*? fua effami. 750-5 195.9 Chiocciole fcritte da Diofc. chiocciole, ? loro hiitoria 193-4 1 19 4 .1 chiocciole fcritte da Galeno 19 3 .5 0 chiocciole in grande ufo degli antichi chiocciole marine 19 4 .15 chiocciole fenzagufeìo 19 4 .16 Chondrilla,leggi CondriUa Chrifantemo feritto da Diofc. 535-2<5 chrìjantkemo? fua effami. 53 5-39 Chrifobalano 6 18 .14 688.7 Chrifocolla fcritta da Diofc. 688.18 chrifocoUa, ? fia effami. 688.37 chrifocoUa fcritta da Galeno chrifocoUa artificiale 688.31 Chrifocome fcritta da Diofc. 533-59 chrifocome,er fua ejfami. 534-5 Chrifogono feritto da Diofc. 4 34 .H 4 3 4 .16 chrifogono, ? fua effamin. Ciano 299.3 146.57 Cibi g ra ffa r loro nocumenti 170 .53 cibi uentofi come fi correggano ■ (ibi atti a ricoprire i ueleni fcritti da Diofc. 7 31.4 0 (ibi,da cuifi debbano guardare coloro, che temono di 7 3 1.4 1 M enoftf itti da Diofco.

cibi con che cautela cucinare f i debbano ne ì ulaggì . ferirti da Diofc. 7 - 3/ 3, cibi,che ageuolmente f i conucrtifcono in ueleno fc r itti da Diofco. Cicale fcritte da d iofeo. cicale,*? loro biftoria cicale mal conofciute da A lberto cicale fcritte daGalcno cicale oue f i mangino Cicerbita c i c i,* ? fua effami. ciclamino primo ferii to\da D iofco. ciclamino p rim o,ce fua ejfami. ciclamino fecondo feritto da diofeo. ciclamino fecondo, z t fua effamin. ciclamino feritto da Galeno cichorea fcritta da D iofc. cichorea, * ? fua effamin. c ic h o re a ,? fu c fyetie cichorea fcritta da Galeno cicuta fcritta da Diofcoride

773-4 111.10

l i 1.47 1 1 1 .5 9 111.1 l i 1 .6 1 1 97-1

6 16 .3 1

330,19 33 1 •1 2 3 31 -4 331 •15 3 31 • 30 19 7 .17 * 97-59 19 7 .6 1 19 9 .18

556-49

cicuta,? fiita ejfami. 557-1 cicuta fcritta da Galeno 5 57 -1 1 cicuta tra i ueleni fcritta da D iofc. 7 54 -z9 cicuta,? fu a uelcnofa facuità,conia cura fcritta da sen o 754-57 cicuta ammazzare g li h u o m ié , non g li ftorn dh

738.15 cicuta a lle n a r e alle uolte altrui per inauertenzd » con effempio d’una gentildonna, & d’un umano

754-44 c ig a le , U ggì cicale cimbalaria cimbalio feritto da o io fe . Cimici fcritti da Diofco. c im ic i,? loro ejjami. _ Cimino domestico feritto da Diofco. Cimino d om estico,? fua effami. Cimino fnluatico feritto da D iofco. cimino fa lu a tic o ,? fua ejfami. cimino feritto da Galeno Cimolia terra fcritta da Diofco. cimolia t e r r a i fua ejjami. Cinabro feritto da D iofco. c in a b r o ,? fu a hiftoria cim bro moderno m in e ra le ,? artificiale

J6 ^

5 7’ 1 115-4 215•21 4 10 - 5 4 1I*54 4 1 *-9 4 1 1 ** 4 51 1 •1 7 z9' l 3 73°-5 6 9 1 •3 ^ 091-4 691.5 o 9 *• 5 * 1 ^ •>

cinabro minerale cin a b ro g? fua uelenofa natura Cinara Cinnamomo feritto da D iofco. cinnamomo,? /¡M hiftoria recitata da Galeno Cinnamomo nero nonportarfiin Italia cinnamomo di fe ifp c tie cinnamomo perche,jìraro fìritro u i cinnam om o,? fue f acuità fcritte da Galeno Cinocrambe feritto da Diofco. cin o cra m b e,? fu a effami. Cinogloffa fcritta da Diofco. c in o g lo ffa ,? fua effamin. cinogloffauolgxre fcritta da Plinio Cinquefòglio feritto da D iofco. cinque fò g lio ,*? fua effami.

17 2 ' i 3 5-I 3 3 7.43

37*3 39*3 3»-7-4 39 -59 » 44 -1 ° 644.16

593-33 593-44 593-57 5 - 4 *5^ 52 5-29


fauol;

cinquefoglio, ¿ r fue flette 5* 5-29 cinquefiglio fcritto da Gal. ÍZ 6 .H Ctonie fcritte di Diofe. 188.14 Cipero ferino di Diofe. Z j . i 6 .cr 37 cip ero ,® fuq effam. 23.41 cipero d'india 24.4 cipero ferino da Gal. 24.18 Cipbi ferino da Diofe. 54-5)' ciphi,<sr fuaeffam. 55-4 Cipolla canina 538.56 Cipolle fcritte da Diofe. 31 8.^ cipolle,® loro effam. 3 1 S-3 5 cipolle fcritte da Gal. 3*9.5 cipolle malige 1 5 *9 -4 cipolle fifiili 3 1'3-38 Ctpreffo ferino da Dio/. ?8.i 4 ciprejfo,Q?fuá biñoria cipreffoferino da Gal. 99 -5 cipreffokerba 98.6t Circeafcritta da Diofe. ¥ 4-1 z circe a ,® fua effam. 464.19 circea feruta da Gal. 464.2 ¿ C¿regie fcritte da Diof. * 57*6 ciregie,o-loro effam. 1 57*i t ciregicfcritte da Gal. 158.1; cireg ic,® loro diuerfe flette * 37-30 ciregic amarine * 37-45 ciregic fanatiche * 37-34 Cirfìo fcritto da Diof. 587.40 cirfio,®fuaeffam. 587-50 Ciño fcritto da Diof. *30.1 c ift o ,® fua effam. ® biñoria * 3° - 3o tifo fcritto da Gal. *30.50 Citino ferino da Diofe. * 34-9 citino,o- fua effam. * 34-3* Citifo fcritto da Diof. 383-15 C itifo ,® fuaeffam. 3 8 3.11 Citifo fcritto da ColumcUa 583.59 citifo fcritto da Gal. 584.29 citifo fcritto da Plinio 584.5 Ciurmadori chefi fanno della cafa di fan Paolo,cr loro truffarle 787.28 Clematide prima fcritta da Diofe. 500.61 clematidefeconda fcritta daDiofc. 501.40 clematidi,cr loro effami. 501.46 clematidi fcritte da Gal. 502.23 dimeno fcritto da Diof. 507.9 dimeno,cr fua effam. 507.16 Clinopodio fcritto daDiofc. 443**9 clinopodio,®-fua effam. 443-58 clinopodiofcritto da Gal. 443.60 C n ero ,® fua hiftoria 36.26 Cnico fcritto da Diofe. 462.3 5 cn ico ,® fua effam. 642.5 3 cnicoferino daGal. ¿43.3 Coccognidio fcritto daDiofc. 629.4 coccognidio,® fuaeffam. 6 29.21 Cocomero domeñico fcritto da Diof. 30 3.3 cocomero dontejlico,® fua biñoria 303.28 cocomero fcritto da Gal. 304.21 Cocomero filuatico ferino da Diofe.e 610.54 cocomero faluatico,®fua effam. 6 11.6 3

cocomerofaluaticofcritto da a l.

612.82

Coda di cauallo fcritta da Diofe. 528.19 coda di cauallo,® fua effam. 5*9 «* coda di cauallofcritta da Gal. 529.11 Coda di leone 3 11.5 6 Colchico fcritto da Diofe. 561.41 colchico,® fua effam. 561.60 colchico non ejfcre PHermodattilo nero 562.42 colchico ferino da Gal. 563.18 Colitea,® fila hiftoria 4 1 2 .15 Colla di Carniccio fcritta da Diof. 437-4 ? colla dì carniccio,® fuaeffam. 437-56 colla di pefeefcritta da Diof. 437-5 * colladipefee,®fua effam. 437-56 colla da incollare pietre fcritta da Diofe. 7 - 7-35 colla da incollar pietre,® fua effam. 7 *7-35 Colocaftafcrittada Diofe. 1 7 1 .1 1 colocafia,® fua hiftoria 2 7 1.15 colocafiaferina da Gal. 27*-45 Colombo pefee 205.45 Colopboniaragia fcritta da Diofe. 9 *-47 Coloquintida ferina da Diofe. 631.56 coloquintida,® fua effam. 63 1 . 1 1 coloquintida fcritta da Mefite 6 3 1 .1 2 coloquintidafcritta da Gal. 632.50 Coloquintida tra li ueleni con la cura 771.58 Colutea,® fua hiiloria 424.1 Come curar fi debbano gliauelcnati 741.1 come s’auelcnino alcuni inauertentemente 74*-*9 comef i curino quelli che uanno afan Donino, ® tifai Bellino,dalla rabbia 781.25 Come fuffe auclcnato un cerretano odorando un garafatto 735-59 Concordia,® difeordia delle cofc 16 .3 Condift ? 3°-4 Condriüafcritta da diof. 300.50 condriUa,® fua effam. 3 0 1.1 condrilla fcritta daGal. 3 0 1.7 Coniella 396.34 Conizafcritta da Diofe. .564.61 Coniza,®1 fua effam. 465-56 conizafcritta da Gal. . J^66.io Confolida maggiore r e " 405.7 Confolida media 5 0 4 .11 confolida minore 5 0 4 .11 confolida regale 504.59 confolide fcritte da Gal. 505.5 Coppa rofa. 699.27 Corallina 572.44 Corallo fcritto da Diofe. 716.3? corallo,® fua effam. ® hiftoria 7*6.45 corado n e ro ,® bianco 716.48 corado,® fue faculta 7 *7-8 Cordìde ptfei 214.25 C ordo,® fuoi errori 5 18 .9 .^ 391*60 Cordumeno 24.47 Cori fcritto da x>iofc. 4 9 1.5 6 c o r i,® fuaeffam. 492.36 Coriandrofcritto da Diofe. 4 1 3 .1 1 coriandro,® fua effam. 4 13 .16 coriandro fcritto da Gal. 4 13 .4 1 coriandro tra li uelenifcritto da D iof 753-45 coriandro


Tauola corÌ4ndro,zr fua uelenofa natura,nocumenti, c r acci* denti conia cura 753*54 Cornarlo cr fuoi errori 19.40 CF 1 4 6 .q 1 .c r 148.

3 5.er 161.59.cr 162.18.er 372.z3.cr 560. 48.Gr 7 1 5**5* Corniolo fcritto da Diof:o. 168.15 corniolo,cr fua effam. 168.14 corniolo fcritto da Gal. 168.48 Corno di ceruof -.ritto da Diofcoride 226.38 corno di ceruo,er fuaeffam. 228.2 Coronopo fcritto da Diofcoride 295.3 coronopo,cr fua effam. 295.12 coronopo male intefo dal Leoniceno 29 5.40 coronopo malconofciutodal nrunfrlftc 295.23 coronopo fcritto da Galeno 296.12 Corregiola 500.1 Corteccia d'incenfofcritta da Diofc. 77.47 corteccio d'incenfo,crfua effam. 78.20 corteccia di palmafcritta da Diof. 1 6 1 .46 corteccia di palma, c r fua elfam. 1 5 3.1 x corteccia di palmafcritta da Gal. 1 5 3.3 5 corteccie d’alberi,difrutti,cr di radici come conferuar fi debbano ■■■ 7.4.4 Cofaria 498*53 Cofe materiali tanto piu fono caldeguanto piu s’inuec cbiano *45*59 Cofe,che fono in ufo cotidiano,come alle uolte diuenti* no uelenofe,fcritte da Diofc. 775*4 cofe,che mangiate peraitanti rompono le fòrze de i ueleni fcritte da Diofc. 7 3 1.5 4 cofe, chemanififìanoquando è prefente il ueleno

740.20 cofe deliuf0 cotidiano,cr loro nocumenti 7 7 3** 5 Cofto fcritto da Diofc. 42.42 coito,cr fuacftam. 42.56 collo fcritto da Gal. 43 *3 1 Cotogni frutti fcritti da Diofc. 1 58.57 cotogni frutti,CT loro effam. 16 1.54 Cotone 268.53 Cotula fètida 480.36 Crateogono fcritto da Diofc. 468.30 Cratcogono,cr fua effam. 4 68*37 Crefcione uolgare *93 *4 ° Crefyinc 297.1 Crijpino alborfccllo,cr fua hiftorìa 12 5 .1 (rimilofcritto da Diofc. 261.28 Crimno,cr fuaeffam. 1 6 1.3 4 CriftaHo,crfuahiftoria 7 * 5*3° cristallo non generarfidi ghiaccio,ne di neue cantra Plinio,cr cantra al uulgo 7 * 5*45 criftaUo,cr fue facuid 7 16 .1 Crithamo,ouero critimofcritto da Diofc. z 9 3*59 crithamo,cr fua effam. * 94*3 8 critbamo male intef0 dal Cottinuccio 294*4 5 crithamofcritto da Gal. z 94 - 5 5 Croco fcritto da Diofc. 5 5*12 croco,cr fua effam. 55*55 croco fcritto da Gal. 56.2 Crocodiliofrritto da Diof. 3 68.17 croccdilio,cr fuaeffam. 368.22 crocodilio mal con/iderato daalcuni 368.22 crocodilio ferino da Gal. 368.40

Crocodilo animale,crfua bidona * 34*17 crocodilo folo mouer tra gli animali quadrupedi la mafrettafuperiore t 234.25 crocodilo di duefrette 254-27 crocodileo medicamento * 34 *31 Crocomagma fcritto da Diofc. 55*4 ^ Cruciala 358*59 Cubebe uolgari 33*54 Cubebe uolgari noti effere il Carpefio 33*45 Cuochi de i principi quali effer debbano 74°*7 Cupertoiule 5^ 8** Cura generale de i morfhCT de gli animali uelenofiferii tada Diofc. 783.60 cura dei morfi de ferpenti uelenofi 785.46 cura de ipefri uelenofi 76 3.2 6 cura de imorfidel cane rabbiofo 780.22 cura dette carni uelenofe 763.26 Curcuma,cr fuaeffam. 24.4 Curmi fcritto da Diofc. 260.34 curmi,crfua biftoria 260.41 Cufcuta,cr fua biftoria 6 34.44

D ] ) A nf. t a 48°*43 Daphnoide fcritta da Diofc. 60 5.4 daphnoide,cr fuaeffam. 605.52 Dattoli ferità da Diofc. * 51 • 1 1 dattolhcr loro effam. . 1 51 *58 dattoliferità da Gal. 153.28 Dauco fcritto da Diofcoride 422.4 dauco, c r fuaeffam. 422.25 daucofcritto da Gài. 42 2.43 dauco mal con/iderato da molti 422.3* Delphinio fcritto da Diofc. 42 2.5 8 delpbinio,cr fua effam. 423.6 Dente di leone 298.55 dente di cane 298.55 denti come fi cauìno fenza dolore 205.58 Diamante orientale contra i ueleni 74°* 39» Diapenfia 5* 5*3^ Diafrropietra,cr fuabistoria 726.19 diafrro fcritto da Gal. 7 26.31 Diofcoride lodato da Galeno per eccellentifim o fempli cifla 5*23 Diofcoride netta materia de femplici tenere il primo luogo tra tutti 5*31 Diofcoride difèfo dalla calumnia di molti 8.8 Diofcoride ne i cinque libri detta materia medicinale no hduer meffo diuerfl nomi di piante, che fi ritrouano nel principio de i capi in alcuni effemplari 8.24 Diofr.dififo contra al Brafauota nelfuccino 1 11 .6 0 Diofcoride nett'agallocho racconcio 51 • 34 Diofcoride nell’olio lentifcino emendato 62.45 Diofcoride corrotto nell’unguento irino 68.19 Diofcoride emendato nell’unguento narciftino 67-8 Diofcoride corrotto nel ttfto detta mirrha fecondo al* cuni 73 *1 Diofcoride frorretto nel capitolo detta Biracc 74.60 Diofcoride corrotto nelgìnepr 99 *4 ° Diofcoride corrotto in alcuni uolumi ncl\nefpolo pri­ mo 166.42 Diofcoride corrotto nel cap.dellarana uerde 248.29 Diofcoride


D iofcoride corrotto net duolo marino

Tauola

187.39 313-11 403.53 417.46 536.1 4 4 1 .i i 446.1 468.8

Diofcoride corrotto nel thlafi Diofcoride corrotto nel moti Diofcoride corrotto nell apio montano Diofcoride corrotto netchrifanthemo diofcoride corrotto neU'afctepiade diofcoride corrotto nella leuca diofcoride corrotto nel leucoio diofcoride corrotto nell’aconito 55’- 4 5 diofcoride corrotto nel cocomerofaluatico 6 12.1 diofcoride corrotto nella fquama dello ftomoma

678.50 diofcoride corrotto nel?alcioni)

714-46

u t z àipbrigegrfuahiftoria fr itta da Galeno 703.32 dipinge,etr fua effami. 703.27 Diff>adeferpente,cr fuo uelenofo morfofritto da D/o fo n d e 797. ", 1 dift>ade,crfuoi accidenti cr nocumenti,con la cura,cr rimedij 798.5 7 diffide,rr fuo atrocifimo inietto 798.43 diffide fritta da Galeno 798.46

dragontea minore fritta da t>iofc, dragontee,cr loro cjfamin. dragontee diuerfe fcritte da Plinio dragontee fcritte da Theopbraüo dragonted feritiadatte fue dragontea ferina da Galeno

331-4 33 1.5 5

33 3.13 333.15 5 34-3 553-19

nrijno frpente,cr f io uelenof morfo ferin i d a v i

jCOYtdc

drijno}z r fuoi mortiferi morfi,cr natura Z I 7j l drijno,cr fua hiftoria fritta da Galena,nocumenti e r accidenti ’f drijno,cr fua defcrittione,cura,cr rimedii 79 1 \ , r»y in b trY Ì irv iH -a A m r* ir .f a

^¿

586.11 586.20 m ea Valentino comefuffe curato dal ueìeno 741.46 m e ejfere le parti della cura de ueleni 731.28

« *■ * . * *. ‘ ¿ 0 •*—, .

E

ubriachezza

contra al ueleno detther*

ba Sardonia 755.47 Ubatofritto da Diofc. 132 .4 ebeno cr fua hiftoria 13 2 .19 Eifeorfi uniuerfali fopra al prologo de i ueleni ebeno fritto da Galeno 1 31-39 734.4. cr fopra al prologo de gli animali uelenof ebeno quando prima à Roma 716.40 1*1.3 1 libido fritto da Diofc. 619.53 Diffacofritto da d io f. 368.64 oblilo,c r fua effami. 630.39 ■ Dijjdcofé?fua effami. 359.7 cbulo fritto da Galeno 630.56 diffacofr it to da Galeno 369.32 E eh¡nometra pefce 184.60 Dinamo fritto da Diofc. 388.58 Echio fritto da Diofc. 516.4 dittamo, c r fua hiftoria 389.21 echio,cr fua hiftoria 516.2a dittamo ritrouatodai cerui 227.55 echio quanto ttaglia cantra al morfo delle uiperc dittamo produrre il fiore 3 8 9 .4 9 516.18 dinamo di Candia fritto da Diofc, 388.58 Effetti uarij di ueleni d’animali 7 3 5 • 16 dittamoferino daGaleno 390.13 effetti ddl'argcntouiuo 7 36*3 4 dinamo fitìfo fritto da Diofc. 389.11 effetti de ueleni,che operano con le qualità occulte, c r dittamo^ falfo,cr fia tffm ì. _ • a •' / " , ... , .. 389.31 con le manifeftc infierne . Diuerfioni , c r loro grande utilità negli mienati Dolichi,cr loro effami. 3 *4-44 dolichi fr it t i da Galeno 314.44 Donnolafr itta da Diofc. 209.45 donnole, & loro hiftoria 109.54 donnole quanto fienogetofe de ifigliuoli 109.57 donnole non parcttrire per bocca 209.58 donnola ammazzare il b xftlifo 201.1 Doricnio fritto da Diofc. 548'. 4-5 doricnio,cr fua effamin. 54847 doricnio fritto daGaleno •548.61 doricnio,cr fuo ueleno fritto da Diofc. 751-59 doricnio,cr fuo ueleno,nocumenti,cr accidenti conia cura 7 5 1.7 Dormire ne imoyftde frp en ti effemociuo 786.8 Doronici,cr loro hiftoria 313*14 D uba fr it t a da Diofc. 313.50 àraba c r fua effami. 324.1 dragomanno fritto d iD Ìo f. 199.6 drago marino,cr fua hiftoria 199.35 dragoncello 334.6 dragonite pietra contrali ueleni 681.26 dragona maggiorefritta da diofc. 351.40

effetti marauigliofi della torpedine marina’ y t e l s effetti di ueleni ne i corpi humani 734.31 Eghclo albero 488.5 2 Egilopafr itta da Diofc. 599.20 cgilopa,cr fua effamin. 599.29 egilopa fr itta da Galeno 600.3 Egittia fin a fritta da Diofc. 370-51 egittia fin a ,c r fua effami. 370.54 egittia fin a fritta daGaleno 3 7 1 .1 4 Elaphobofco fritto da diofeo. 410.35 elaphobofco,crfua effami. 420.46 E lata fritta da Diofco. 15 1.4 6 elata,cr fua effamin. 15 3 .11 data fritta da Galeno 153*54 Elaterio fritto da Diofco. 6 1 1 .6 elaterio,cr fua effamin. 6 11.54 Elaterio fr it to da Mefue 612.8 daterio fr itto da Galeno 612.29 elaterio mantenerfi buono dugentimi 6 1 1 .5 6 elaterio tra li ueleni,cr fua cura 771-13 Elatine fritta da Diofco. 512.58 datine,cr fua effami. 523.1 datine fritta daGaleno 523.18 Elcomelc fr it to da Diofco. 58.56 tleomele


Tauola tleomele&fua cffamìtt. 59*1 Elcphanci,cr loro hifloria >< 1 2 4 ,59 elephanti,come amazz'nogli huomìni z - 5• 31 depilanti quanto crefcano 2x5.37 depilanti intendere il parlare humano 215*39 depilanti quanto uiuino 2 2 5• 5 1 depbanti bauergrande intelletto z 2 5.5 3 Elettrofcritto da Diof. 108.52 elettro,er Jiw hifloria 110 .2 4 Elice fcrittadaDiofc. 145.20 elice,er f u effam. 1 4 ^*1 1 dicefcritta da Gali 47 -1 Elleborina fcritta da Diofc, 580.31 eUeborina,a? fua effam. 580.40 Elleboro bianco fcritto da Diofc. 606.48 elleboro bianco, or f u effam. 607.37 elleboro nerofcritto da viofc. 607.1 o elleboro nero c r fua effam. < 607.37 elleboro bianco non nuocere alle bejlie che lopafcano, er ammazarle il nero 607.5 8 elleborodell'una,a-dell’altra ftetie quanto tempo ¡1 conferui 6.27 elleboro dell!u n a ,v dell’altraJfetie fcritto da Galeno. 6 10 .1 elleboro tra li ueleni fcritto da Diofc. 77 °* 51 e lle b o ro ,fu o I)elio operare ne i morfì de ferpenti tte lenojl 786.12 tUeboro bianco er lafua ueknofa natura,nocumenti,ac clienti,zr cura 77l ' zt elleboro nero,er fuoi nocumenti CTcura 7 7 1 • 36 Empetro fcritto da Diofc. 636.4 empetro,erfua effam. 6 3 6.9 empetrofcritto da Gal. 6 3 6.18 Enanthe pianta fcritta da Diofc, 464* 31 enanthe,cr fua e/farn. 464*37 enanthe non effer la filipendola 464-43 Enanthe fiore di lambrufca fcritto da Diof. 65 6.7 enanthe di lambrufca,zr fua cjfam. 656.20 enanthe di lambrufca fcritto da Gal. 6 56.19 E ncelio e r fuo errori. 209.6x.er 2 5 1 .1 5 Endiuia fcrittadaDiofc. 2 97 -3 1 endiuia,zr fua effam. 297 -58 endiuia fcritta da Gal. 299.19 endiuia faluatica mal conjìderata da gli ffietiali

298.57 ernia,zr fua effam. 56-44 enold fcritta da Gal. 57*2 Ephemero fcritto da Diofc. 5 6x. 54 ephemero,crfua effam. 5 6 1 *6o ephemero non effere il Lilium conuaUium 563.10 ephemero confufamente defcritto injìeme con l'hermo dattilo da Serapione 561.42 (phemero colchico tra li ueleni fcritto da Diofcoride

75 W

ephemero,cr cura del fuo tteleno E pimedio fcritto da Diofc. epimedio,& fua effam. epimedio fcritto da Gal. Epipattidc fcritta da Diofc. epipattide,zrfua effam. EpiftebctCr fua effami. Epithimbro '

7 51.2. z 5 1 1 • 55 5 11.1 5 12 .18 580.31 580.40 633.22 633.22

Epithìmo frìtto da Diofc. epitetino,cr fua effami. epithimo fcritto da M.efue epithimo fcritto da Gal. Erctria terra fcritta da viofc, eretria terra, er fua ejfami. Erica fcrittadaDiofc. erica, er fua hifloria erica fcritta da Gal•

Erigerò fcritto da viofc. erigerò,er fua effam. erigeròfcritto da Galeno Eringio fcritto da viofc. eringio,orfua effami. eringio fcritto da Galeno

632.50 632.59 634.31 634.41 728.34 73 ° o 118 .6 0

119 .1 H 9*24 57M 4 572.1 572.7 3 7 6 .3 2 3 7 6 .5 2

377^3

eringio mal confiderai 0 da gli f f et¡ali Sanefl 3 7 6* 52 Ermo fcritto da viofc. 5 1 7*13 crino,& fta ejfami. 5 1 7 - 33 crino fcritto da Galeno 5 1 7*49 Erifimo fcritto da viofc. 3 2 4 .2 0 erifìmo,zr fua effami. 3 2 4 *4 ° erifimo fpetie di biada 3 24-4 1 Erithrodanofcritto da viofc. 4 8 4 .4 3 erithrodano,zr fua effami. 4 84-57 erithrodano fcritto daGal. 4 8 5•1 Errore di alcuni interpreti intorno alla diuijìone delfe fio libro di viofc. 7 7 6 . 50 Eruginerafile fcritta da viofc. 5 9 9 -2 9 erugine fcoleciafcritta da viofc. 6 9 9 .4 5 eruginùzr loro effami. 680.1 x erugine minerale 6 8 0 . 14 erugini fcritte daGal. 6 8 0 .18 Eruo fcritto da viofc. 2 73-5° f rito,er fua effami. 2 74*7 cruofcritto da Galeno 2 7 4 .36 E/Vd mirabile per accendere il fuoco 4 57*44

6 1 5 .1 62 3 . 56 ^ 6 1 5 . 2 7 2.41.5 J Eflpo,crfua effami^ 2 4 1.2 * Ejfcr malageuol cofa a ouuiare a i ueleni 7 31 ■ 33_

Efula m aggiore efula minore E/ìpo fcritto da viofc.

E.¡ferimento di fa r pronoftico fe ne i morfì di alcuni ferpenti fi pojfa hauerc fferanz<t di falute

801.41 Ethiopidc fcritta da viofc. ethiopide,zr fua effam. Etitcpietra fcritta davìofe. etite pietra,zr fua hifloria Eupatorio fcritto da viofc. Eupatorio,& fua effami. Eupatorio fcritto da Galeno eupatoriofcritto da Auiccnna eupatorio fcritto da Mefue eupatorio commune E uphorbio fcritto da viofc. eupborbio,cr fua hifloria eupborbiofcritto da Actio euphorbio firitto da Mefue E uphorbio fcritto da Galeno eupborbio tra li ueleni,zr fua cura euphorbio,z? cura del fuo nocumento E uphragia herba&r f u hifloria

578*11 5 7 8• 3 6 726.41 726.50

523*23 513•39 524.30

523• 55 5M *4 523*39 434-47 43 5•1 43 5•11 4 3 5•18 43 5*3 1 771*45 77 M ° 5 26- 3 5


Tauola

E uphrdgu loditi di molti nei morii de gli occhi J 16 .4 1

fiele di uipera.cr fuo crudeleueleno,accidenti, noeti* menti,cura,& rimedij 764.3 3 fiele dipefee cane,cr fua uelenofa natura,cura, cr rime

dij

p A lA R IA

332.1

Fàggio fcritto da Diofe. 145.20 fàggio ,er fua (¡fami, 145.58 fàggio ferino dà Gàie. 147.1 Faggiuola,& fua hiilorii 145.60 Fagiuoli ferini da Gài. i 73*4 fagiuoli,CT loro cjfami. 273.24 ftgiuoliTurchefcbi 314.37.620.36 Farfara,CT fu i effam. 457*30 farfara feritti da Gate. 457.48 Farina di grano ferina da Diofeo. 157.29 farina ottima 158.26 farina d’orzo ferina da Diofe. 159*3 Farro,er fu* effam. 263.56 Farragine 261.41 Fané ferine da Diofeo» 269.55 faue.cr faro effami. 270.1 5 fané frefche 270.48 fané ferine da Gal. 270.15 Faua d'Egitto ferina da Diofeo. 270.61 fin a d’Egitto, cr fuatffam. 2 7 1.2 2 faua d'Egittoferina da Gal. 271.43 Fatta graffa 555-5 1 Fitua inuerfa 3 55-51 FauofceUo 349- J i Febbri quartane funate il uerno 607.45 Feccia di uino ferina da Diofeo. 7 12 .3 6 feccia di uino cr f u effam. 7 12 .5 4 Fegati di diuerfì animaliferini da Diofeo. 216.57 fegati di diuerfi animali,cr loro effami. 217.25 217.25 fegati ferini da Gal. Felce mafebio ferino da Diofeo. 639- 39 felce fèmina ferino da Diofe. 639.51 felce,crfua effam. 640- 33 felce ferina da Gal. 640-55 Ferrarla, leggi Galiopfl 570.31 Ferro rigeneraci nelle ifteffe caueoue flcaux neU'El­ ba 649*17 Ferola ferina da Diofe. 428.2J ferola,er fua fattoria 428.36 428.44 ferola ferina da Tbeophrdfto ferola ferina da Gal. 429.1 Ferolagine 428.47 Fichifi-efebi ferini da Diofeo. 180.7 fichi frefebi & loro effami. 1 8 1 .1 3 fichi fi-efebi ferini da Gal. 1 8 1 .1 9 fichi come fi facciano primaticci 18 1.3 7 fichi fecchi ferini da Diofeo. 180. io fichi fecchi, c r loro effami. 18 1.3 5 fichi fecchi ferii ti da Gal. l 8 l *35 fichi grofii primaticciferini da Diofeo. 180.52 fichi alberi non toccarfl dal fulmine 16.18 Fico d'Egitto ferino da Diofeo. 179.4 179.36 fico d’Egitto,cr fua effami. fico di Cipro,cr fu*hi)lorÌ4. 179*53

Fiele di Leopardo,cr fu* ucltnofi n<Uurd»dccidenti,no cnmcnti,cura,e? rimedi) 764.24

fid i di diuerfì animali ferini da Diofe '/co. fieli di diuerfi animali,cr loro (¡fimi, fieli ferini da Gal. Fiengreco ferino da Diofeo. fiengreco,cr-fua effami. fiengreco ferino da Gal.

Filicola ferina da Diofeo, filieola.cr fua effam. filicola ferina da Gal.

764.41 247.20 247.46

147-47

267.52 268.1 268.4 641.41 642.43 641.60 464.45 4 2 l.1 1 421.33 421*44 421.50 294.41 676.39 676.52 676.60 299.9 709*33 709.44

Filipendola Finocchio ferino da Diofe. finocchio faluaticoferino da Diofe. finocchio c r fua fattoria finocchio ferino da Gal. finocchio marino Fior di rame ferino da Diofe. fior di rame,cr fua fattoria fior di rame ferino da Gal. Fior campefe. Fiordi fate ferino da Diofeo. fior di fiale,cr fua effam. Fior di melagranoferino da Diofeo. 154*9 fior di melagrano,cr fua effam. 154.52 ■ Fior uelluto 534*61 Fior diprimauera 576.60 Fiori quando fi debbano ricogliere,feceare c r riporre

, 7-1 1

pori quanto tempo conferuino il uigor loro 7.19 fiori,cr loro dmerficolori nettepiante 1 3 -9 fiori,cr fembianze tra loro uarie c r diuerfe 1 43 .4 Fiumidi fiale 7 10 .1 Fiammola,cr fuahifloria 502.3 fiammolafra li ucleni,nocumenti,accidentara,e rri* medij 753*1 Flufiieccefiiuidi corpo,cr loro rimedij 772.5 Foglie,cr loro uarietà nette piante 12 .12 fòglie,cr faro fembianze tra faro. i r . 17 Foglio malabathrofcritto da Diofe. 34*4 fòlio malabathro,cr fua kiftoria 34.28 Folio herba ferino da Diofeo. 468.44 fòlio herba,erfita effam. 468.53 Fonghiferini da Diofeo. 560.1 fònghi,er faro fpetic 560.16 fònghi ferini da Galeno 561.20 fòngbifatti nafeere per arte 560.46 fonghi nei corpi bumani 561.16 fonghi malefichi come fi conofcatlo 560 .15.cr

762.61

fonghi delle lucerne fongi di larice oltre all'Agarico fonghi tra li ueleniferini da Diofe. fonghi c r la cura del faro ueleno fonghi come fi debbano preparare ne i cibi Forme,cr fomiglianze di uarie piante F omento, c r fua effam.

Formentone Fotterigiapefee tragaria,zrfua hifloria JD

560.49 560.41 762.47 762.58 7 ^ 3-4 11.17 257-4 1 324.62 200.59 526.20 Fraghe


..

T auola

Traghe.cr loro hiflorid < ji6 .z j Fraghe,cr loro facuiti 5 26.20 Frammenti pretioft mal preparar^ da alcuni [ciocchi fregali 7 * 5-4 TrafrincUa 500,3 5 Trafililo fcritta da Diofc, 107.30 frafono, cr fua efrani, 107.38 franino quanto vaglia contrai ferpentì 108.15 frati commentatori di Mcfre,cr loro errori z z .z z

cr14 .58 .fi 3 3,i6.fi 44. i i . f i 80.43.fi 1 1 4 .1 et 1 10.47.fi 1 1 6 .6 1 .fi 1 5 0 .1 1 .f i 1 8 3 . 4 1 . f i

3 1 0-14.fi 366.60.fi 376.6.« 381.1jj.fi 394 6 i.fi 4 0 1.5 1,fi 4 10 .5.« 4 1 1 . 3 . « 411.60.0* 4 3 1 .3 0 .f i 459.10.(^471.3 5.0-491- 55-0 ” 5 J9.48.er 563.11.O" 6 3 4 . 1 0 . ^ 7 1 1 - 1 4 Frutici diventare alberi mediante la coltura 8.50 frutici quali s'intendano efrere 8.37 frutti come ricorre, er conferuarefl debbano 7 .3 1 Tuchfio,er froi errori & opinioni reprobate 1 1 . 1 7 fi19 .6 1.fi 3 1 .4 1 .« 3 3-34 -et J9 .j8 .r t 4 1.59 f i 4 1 . 59-cr 4 4 - 4 2 - ^ 4 5 - 5 7 -fi 5 1 , I 9 - fi 7 5 -4 *

et 79.5 6,er 8 1 ,7-er 8 7 .14 .« 90. *1 .fi 96.10

ci 104.50.« 117.44.fi 13 6 .5 1.fi 150.17.0* I7013i.fi 1 7 1 . XO.fi 19 1.14 1« 15 1.58.« 1 5 4 4 1 .« 166.5 4.« 1 7 4 . 1 9-rf 1 7 6 .13 .« 304.15. « 3 5 0 . 1 7 . « 3 4 4 .6 . « 361.54.c7- 3 6 6 .5 5. e r

369.61. « 378.16.« 3 8 1 . 1 1 . er 5 8 1 .4 1 .er 40 1 . 6 1 . « 4 i 8 . i 6 . « 4 i 8. i 5. « 44 i . i , « 447. 55.« 4 5 1 .3 1 .« 464.41. fi 471.3 0.« 474.61 fi480 .14 .e r4 8 3.51.fi 5 0 i . 6 1 . f i 5 0 3 - 1 . e r 5 1 5-49.fi 5 1 0 .1 6.er 519. i o. er 5 3 4.48. er 536 .15.er 537.45.ci 547- 3° ' ^ 553* 34- er 563.9 « 568.8.« 570.40.« 376.55-er 579* 4 1 . « 591.45.« 594-19-« 595-1 0 -« 596-5* er 6 38.40.« 692.5 5-fi 7*3-45* Tuligine di mirrha fcritta da d ìo[ cq. 7 8 .1 6 [uligine di ragia [critta dal medejlmo 91.5 ° [uligine di ragia[critta da Galenot 94. 51 [uligine dipecf [critta daniofr, 94-4 [uligine pittoria [critta dal medefim o 7 30 -4 ° [ uligine pittoria,er fra eframiti. 73 °- 57 f uligined’incenfo fcritta da Diofco. 7 8 .4 [uligine etince tifo,cr fra eframin. 7 8 .10 fulmini, er /oro miracolojl effetti 1 6 ,3 1 p«wirà ferina dt niofe. 5 8 0.51 fumaria,er /«<* eframi. 5 8°- 5S> fum aria [critta da Galeno 5 8 1.5 1 fum aria,v fre fretie 58 1• 5 Tumus terra: 5 8 0 .6 0 fum us terree fcritto da Vief u i 5^I>3 5 fufti di piante diuerjl di firm aci fu ftdn%4,& di colo *

. ri

**-43

G

Q A c a t e pififr*/cri'iiii c/dDiafe* gtfgdif pie tra,er fua eframin. gdgatf pietra [critta da Galeno Galattite pietra [critta daviofeo. galattite pietra,V fra eframi. galattite pietrafcrittadaGaleno Galanga,c r fra bifloria , Gfrafra pietra,cr [va effami,

7 1 o. 1 7 |710-34 7 10-55 7 11.3 8 7 1 1 .4 8 7 1 1 .4 8

z l-5 7 1 3*8

Galbano fcritto da Diofc,

’■■■

43 5-4°

galbano, c r fra eframin, • 43 5-61 galbano fcritta da Galeno 436-4 Galega,et fra kiftoria 49 3-14.fi 50 2.60. fi 600.40 Galeno emendato nella [uligine detl’incenfo 97-3 Galeno intento in contrafar l'acqua del lago Sodomeo

96.1

Ga le no difefo coira al Trafauola nelle prune 169.48 Galeno cantra Viofcoride nel graffo di capra, CT di becco i 146.1 Galeno male intefo dal Tuchfio nelle [acuità del v ie * chero 154 -51 Galeno contraDiofcoridc nelle lenticche 17M 1 Galeno fentire altrimenti,che Plinio nella bietola fri»

natica Galcnoffc però è di Galeno il libro della thenaca dcdi* calo a Pifoneìcontradirflnell’aloè ^ 779 -1 5 Galeno difèfo nel coriandro contra Auicena 4 14 .18 Galeno nel libro della thenaca dedicato à Tifone ino gannarjl nelle [acuità del trifòglio bituminofo

454-38 . Galeno intento a lunghi maggi Galeno corrotto nel tefto del maro Galeno Galiopfl [critta da viofe. galiopfrcr fra eframi.

Galle [crittc da dìo[ c. galle,er loro hiflorid

696.61

65-35

685.5

57° - í 1

570.14 148.3 14 - . 8 .17.

gaUe pronoftiedre dell’anno futuro eli fertilità, di mor tahtà,cr di careflia 149 • 5 galle [crittc da Galeno _ 1 49-1 1 Galli cr galline[critte daviofe. 2 19 .10 galli,CT galline c r loro eframi. 219.40 Galline come facciano affai uoua 447-44 galli cr galline [critte da Galeno 2 19 .4 ° galline perche conferifcbino neimorfiuelenofi fecon­ do Diofcoridc 7 84-*7 Gallio fcritto da Diofc. 57 1 •1 1 gaUio,cr fra eframi. 57 1 ’ 2 5 gattiofcritto da Galeno 57 1 -3° GaUltrico 47 **57 GambareUi I 95 -4 i Gambuti,cr loro hiflorid *94-60 gambarì fcritti da Galeno 1 9 5 -13 GanophiUata,cr fra hiflorid 5 r 1 -4 Caro fcritto da Diofc. 214 .41 garo,cr fra eframi. 1 1 4 -53 Garophani,cr loro hiflorid 3 2 6.16 garophani,cr loro [acuità 316.61 Gatti come pofrano nuocere _ 764-5 1 gatti come am m azzerò tutti ifrati d’uno conuento

764.56 gatti perche cagione non pofrano efrere veduti, ne uditi da alcuni 764.58 Gf ¡[omini,cr loro hiflorid 7 1 • 34 gelsomino mal confiderai da alcuni, 7 1-7 Gemme poche fenzd macchie 6 5 1 .1 5 Geneflra,cr fra eframi. 615.43 geneflra [critta da Mefre 6 15.52 Gengeuo fcritto da Diofc, 3 27.9 gcngeuo,cr fra hiflorid 3 1 7 .18

gengeuo condito

327.28

gengeuo

t


Tauol; gtngeuo frìtto da Galeno 577-38 Genti naturalmentefuperare i frpentl 787.4 genti cacciate dalle fcolopenire 790.41 Gentile ingannato 738.30 Gentio Re «fi¡Uria ritrouatore della Gentìana 3 58.49 Gentìanafr itta da Dicfco. 358.15 gentiana,zr fua bistorta 358.47 gentianafritta da Galeno 358.51 gentianaminore 358.60 Geode pietra fritta da DÌofc. 7 1 8 .1 7 geode pietra z r fua ejfamm. 7 18 .10 Geranio fritto da Diofco. 461.3(5 geranio,zrfua ejfami. 461.46 geranio chiamato Moitiordtci 461.36 geranio fritto da Paolo 461.50 Gefnero er fue opinioni non accettate 488.62.er

553-I -0 ' 555-36- er 566.43.cr 583.54.er 584.17 Gejjo fritto da Diofc. gejfo,zr fua effam. gejfo feritto da Galeno geffo tra li ueleni fritta da Diofco. gejfo,z r fuoi nocumenti, er cura Gb anda unguentariafr it to da mofeo. ghianda unguentaria,er fua hijloria ghianda unguentaria fritta da Gal* Ghiandefritte da Diofco. ghiande, er loro ejfami. ghiande,fritte da Gal. Ghiozzi pefei Ghiri animali,zr toro hijlorid Gigaro Giglio fritto da Diofc. gigli,ZT lorohiñoria gigli bianchi come fi facciano porpora gigli come fi conferuino gigli fr it t i da Gal. giglio azurro il medejlmo che Iride giglio celeñe il medejlmo,che Iride Giglio faluatico fritto da Diofc, giglio faluatico, er fua ejfami. Gineprofr it to da Diofco. ginepro,zrfua ejfami. ginepro domejlico ginepro fr it to da Galeno Gingidio fritto da niofeoride gingiiio,zr fua ejfami. gingidio fritto da Galeno Ginocchietto , Gioglio fritto da Diofco. gioglio, zr fua hijloria gioglio fr itto da Gal. Gioie,zr loro uatij colori Girafole • Gir oli pefei,ZT loro hijlorid Gith fr it t a da Dtofc. gith,zr fua ejfami. gith fritta da Gal.

Gittone Giudaica pietrafritta da Diofc. giudaica pietra,zr fua efjami. Giuggiole,©* loro hijloria

4

7 I 3- 3t 7 I 3-34

7 13 .38 763.18 765.38 6 16 .19 616.30 6 x7.15 145.4 14 5 .18 14 7 .1 1 13 .4 4 136.38

334-43

446.52

447*5

447.ro ¡447-44 447.56

466.11 466.59 ■ 99.2$ 99.40 6 9 .55 100.11

306.35 309.43 306.56 500.36 266.36 16 6 .4 7

2 6 7 .11 651.3 610.35 111.4 1 4 3 0 .17 430.61

43*-*9 43 r 3? 7 14 .11 7 14.18 170.57

giuggiolefrìtte da Gaietto giuggiole quando prima in Italia Giunco fritto da Diofc. giunco,zr fua effam. giunco fritto da Galeno Giunco odoratofritto da Diofco. giunco odorato,zr fua cjfamin. giunco odoratofritto da Galeno Gladiolo,ouer Xippio fritto da Diofcoridt gladiolo,zr fuaejfam. gladiolo fritto da Galeno Glajìo domejlicofritto da niofeoride glajlofaluatico fritto da Diofco. glafli,zr loro ejfami. gialli fritti da Galeno Glaucio fritto da Diofc. glaucio,zr fua effam. glaucio frìtto da Galeno • Glauco fritto da Diofco. glauco, zr fua effam. glaucofritto da Galeno Glicirrhiza fritta da Diofco. glicirrhiza,zr fua ejfami. glicirrhiza fritta da Galeno glicirrhiza nonefjer pianta frnoft contra

6 1.6 1 Gnaphalio fritto da Diofco, gnaphalio,zr fua ejfami. Go pefee Gobio fritto da Diofco. gobio,zr fua ejfam. Gommafritta da Galeno gomm4 etAcacia fritta da Diofco. gomma d'Acacia,zrfua effam. gomma Arabica comune no ejfer di Acacia gomma Arabica,zr fua effam. gomma di ginepro gomma di ciregiofritta da Diofco. gomma di ciregio,zr fua ejfami. gomma elemì,zr fua efjami. gomma di mandorlo fritta da Diofc. gomma di moro fritta da Diofco. gomma <roliuo ctEtbiopia fritta da Dtofc. gomma d'oliuo faluatico,zrfua ejfami. gomma di pruno fritta da Diofc. gomma di fìcomorofritta da Diofco. gomme etalberi,zr <fhcrf>c diuerfe Gorgolcflro Gojlipio,leggi bambagia Gramignafcritta da Diofco. gramigna,zr fua efjami. gramigna fpìnofa Gramigna cannariafritta da Diofcoridt gramigna di Parnafo fr itta da Diofco. gramigne fr itte da Galeno. Grana de tintorifritta da Diofco. grana de tintori,zr fua hiHoria grana da tingere fr itta da Gale. Granceuole Granchi difiumi f r it t i da Diofco. granchi, zr loro hijloria granchi fr it t i da Gal. D i

x70.60 171.40 531.60 53--11 531.14 43.50 44.6 44-43 12.14 512.45 511.59 350*46 350.54 351.33 351-39 43 7' * ° 437.16 437-36 600.3 2 600.39 600.61 362.31 362.11 363.10 Ptinto 461.56 461.56 2x3.16 212.46 213.15 139-41 139.2 * 39-3? 139.36 * 39-35 99-59 157.16 158.9 144.19 17J.24 17 8 .11 14 3 .17 144*8 169.30 579.20 7.62 191.5 5x7.60 518.52 518.45 5j 8>9 518.17 518.56 529.26 529.38 519.61 * 95-37 * 94-37 194.60 195.12 granchi


T auol a granchi mal cofideratì damolti m -6 o .& '7 1 0 . 35 granchi comefieno differenti dai gambuti 19 4 .6 1 granchi come preparar fi debbanoper 1 morfide icani rabbiofi 1 9 5 * -3 ■ Granchi porri _ 1.9 $ *3 7 Grano ferino da Biofe. 1 5 7 .4 grano,erfitta ejfiam. z 5 7 .4 1 granoferino da Galeno 15 8 .4 6 gra;o conuertirfiin loglio 2 5 8 .4 3 Grani di paradifo _ 2 4*4 3 Grif/cw e r /f«o inche fieno differenti 145 •19 Graffo fcritto da Diofc. 243*9 grafi,er loro facuiti 2 4 5■1 3 grafi ferini da Gal14 5 .14 grafiodtajìno fcrittodaDiofeo. 24 v 3 graffo dibecco fcritto da Biofeo. i 4 5 -3 1 graffo di becco,erfua effam. 2 4 5 -4 6 graffo di buoiferino daBiofeo. 2 4 3 -4 1 graffò di cento fcritto da Biofeo, 2 4 3 -3 1 graffo di caprai fu* effami. 2 4 5 -4 5 graffo di capretto,& fua effami. 2 4 5 -4 5 graffo digallinafcritto da Biofeo. 2 4 3.9 graffo di leonefcritto da Biofeo, 1 4 3 -5 9 graffo di leone,er fittaeffam. 1 4 5 -4 6 graffo di pefee di fiume fcritto da niofeo, 1 5 5 *7 graffo di pecora fcritto da D iofe. 1 4 3 •3 a graffo di pantherafcritto da Biofeo. 2 4 3 -5 9 graffo di porco fcritto da Biofeo. 143 ti 8 graffo di porco,erfua effami. *4 5 .12 graffo di ocafcritto da Biofeo. 243 -9 graffo di orfofcritto da Biofeo. 2 4 3 -1 8 graffo di toro fcritto da Biofe. i 43 -49 graffo di toro,&fitta effami. 2 4 5 -4.3 graffo di taffo,e~fua effam. 246.18 graffo di uipera fcritto da d iofe, a4 5 - 8 graffo di uitello, erfua effam. 2 4 5 -44 graffo di uolpe fcritto da ùiofeo. 245.6' grafii>C? modo di conferuargli ferini daBiofeonde 2 4 4.4 9

grafi, er modo di farli odoriferi ferin i daBiofeoride

243.60 Gratiola Gratta dei

584.40 3 84.40

G rappola di uino il medefimo che tartaro Grifomele Grugno di porca Guado Guiétrico ' Gttfeio di melagrano fcritto da Biofeo. gufino di melagrano,er fua effam.

163.25 2 9 8 .5 5

35i -3 3 x17.3 3 1 54.28 1 54- 5 ^

H 263.30 263.56 263.51 545.40 547-16 547.61 2 1 3 .1 8 454.x4.cr 584.60 402.19

J-J A l 1 e A . ferina da Biofeo, Valica,er fua effam. halica fcrittadaGal. Halicacabofcritto da Biofe. balicacabo,er fua effam. bali cacaba del cuore Halieto augello Handacocha Húmala ferina da Biofe.

402.46 HarmeUer Jua effami. 335- 57 Bastala regia ferina da Biofeo. 336.25 hajìularegia,er fua effam. 336- 37 bdfiularegia fainada Gal, 346.19 Hederá ferina da Biofeo. 347- i 5 hederá,er fue ¡fede 347-51 hederá ferina da Gal. 5 9 1.4 1 Hederá /««»VI minoreferina — da----Biofeo, jncuc/tt J -hederá minore,er fua cffam.lcggi Cnameciffo hederáterreftre 59 *• 5° hederá fpinoft 601.43 Hedifarofcritto da Biofeo. 473- 20 hedifaro,er fua effami. 47 3• 3 1 hedifaro fcritto da Gal. 473-45 Helcifma faitta da Biofeo. 685.32 helcifma,er fua effam. 683.36 helcifna fcritta da Gale. 685.41 Helenio fcritto da Biofeo. 56-14 Selenio,er fua effami. 56-44 helenio fcritto da Gal. 57,I6 Helenio d’Egitto faitto da Biofe. 56-33 helenio d'Egitto, er fua efiam. 57-a Helichrifo f rritto da Biofeo. 534 -1 a helichrifo, erfua effam. 534 *38 'helichrifo fcritto da Gale. 534-5 5 Heliotropio maggiore fcritto da Biofeo. 644.46 heliotropio maggiore e r fua effam. 645.30 Heliotropio minore fcritto daBiofeo. . 644.61 heliotropio minore, er fua effami. * .645 .,59 Helfine ciffampelos f :ritta da Biofeo. 522.26 belfine,er fua efiam. 5a2- 3a helfine fcrittadaGal. _ 52Z-4 8 Helfine feconda fcritta da Biofeo, . 56 3 .48 helfine feconda,er fua effam. ' 564-1 helfine feconda fcritta da Gal. 564-7 Hematite pietra fcritta da mofeo. 7 T9-9 hematite pietra,er fua effami. y 1 9 .1 8 hematite pietra fcritta da Gal. 719.38 hematite pietra fcritta da Aleffandro 7 19 -47 HemerocaUe fcritto da Biofcoride 466.21 hemerocaUe,erfuaeffam. 466-59 hemerocaüe fcritto da Gal.' 467.40 Hemionitc fcritta da Biofeo. 477 - 1 1 hemionite,erfua effam. 4 7 7-18 hemionitefcritta da Galeno 478-5 Hemorrhoo ferpente,er fuo uelenofo morfofcritto da Biofcoride 797.48 hemorrhoo,er fuo crudelifiimo ueleno 798.8 bemorrhoo commemorato da Gal. 79 8 .11 bcmonhoo,erHemorrboa,erloro uelenofì morfi,no* cumenti,accidenti,cura e r rimedij 798-13 Hepática 53 2-44 Herba Apollinarìa fcritta da Biofeo. 543 -12, herba Belladonna 547-1 a herba fragaria 516.20 herba Gatta 394 -38 herba Giudaica 51 o. 21 herba Giulia 5 37-1 herba Graffa 566.35 herba Indorata 476-54 Hf rbalanaria fcritta da Biofeo, 31 9-47 herba lunaria,er fua efiami. 33° - 1 herb*


i auola

herba U tim i fcritti da Galeno 330.14 Herba Luccioli 334- ii bcrbi Lupi $ 11.4 8 herba M ori 6 i 3.49 bcrbi Pdgnu JlO .21 herba Paralifis 576.61 bcrba Paris 553*36 bcrbi di fan Pietro 194*43 Herba [aera fcrittaii Diofco. , j y .iS 537-1 ’Herba Sardonia tra li uelcni ferita da Dio/. 7 5 6.3 z herba Sardonia,zr fuoi nocumenti, zr cura 7 5 6 . 4 1 Herba fenza coflola 334- k S herba Scella 293-11 herba Torà 3 1 ‘ *56 herba Turca 442.38 herba Venerea ferita daTheophraflo 47 M ° herba detta Volpe _ 533*3 Herbe per conferuare come ricorre fi debbano zrp a rimente fcccarc ’¡ • f o herbe,che ricorre fi debbano,quando fiorifcono 6 . 5 4 herbe,che ricercano Jeccarfi alfole 6 . 58 herbe fecche in che uafi ripor fi debbano 7.6 herbe,che alle ¡tolte per certa parcicalar coltura dittai tatto filmili àgli alberi 8.45 herbe,che nafeonoin Italia non meno ualorofe, che in ,

2 0 .6

herbe¡campate dal naturale nei libri quanto giouino 3. S i

herbe udenof,zr auuerlenze intorno à quelle che fi mangiano _ 769.54 herbe,zy lorodiuerfità ne i colori 12 .12 . herbe,zr loro differenze ne i fapori I l . z . c r 1 2 , 2 9 herbeffinofe herbe di ruuidc fòglie x 2 .2 4 herbe lanuginofe 12 .2 2 Hermodattilo,zr fua effam. 5 6 2 .5 6 hermodattilo fritto da Paolo 562.45 Hermolao,zr fueopinioni reprobate 2 7 . 3 0 . z r 3 3,

33*er 34,28^89.40^ 128.51^183.53^ & 26 1,5 3.© * 3 0 7 . 1 8 . e r 3 * 2 . 2 8 . zr 3 4 0 .5 8 , C T 4 4 Ì .3 5 *er 4 4 5 . 59-cr 4 6 2 . 2 5 .

Hemolao dififo contra al Brafauola,zr contri al F«s fhfto 5 5 0 .6 1 Hìacinthofcritto da Diofc. 5 3 8 .40 hiacintho,zr fua effami. 5 3 8 .5 1 hiacintho fcritto da Galeno 53 9 . 1 Hidra ferpente,zr fuo uelenofo morfo fcritto da dìofeoride 7 9 9 .19 hidra,zr fua uelenofa natura,hifloria,nocumenti, acci* denti,cura,zr rimedi] 7 9 9 .2 8 Hidromele fcritto da Diofc. 666.3 8 H idropepe fcritto da Diofc. 3 2 8 .19 Indropepe,zr fua effamin. 328.32 hidropepe fcritto da Galeno 3 29 .6 Hieracio maggiorefcritto da DÌofcO. ^ 3 14 .5 1 hieracio minore fcritto da Diofc. * 4 1 4 .5 9 hieracio,zr fua effami. % 15.3 2 hieracio perche cofi chiamato '3rI 5 • 3 5 Hiofciamo fcritto da Diofc. 5 4 3 .2 2 hiojciamo,zr fua effami. 544-8 hiofciamo fcritto da Galena 544*1 8 Hiofciamo tra li uelenifritto da Diofc. 756-5?

1n o f im o,zr fua uelenofa natura, zr accidenti deferii ti <tActio 7 Ì 7*7 bufiamo,zr accidenti tanto del nero,quanto del bian» co,defritti da Auicenna,con la cura 757*13 H pteoofrìtto da dio / co. 542.60 hipccoo,zr fua effamin. 543 •1 hipccoofcritto da Galeno 543 -n Hipérico fritto da oiofe. 490.52 hipérico,zr fua effami. 492.39 hipérico fcritto da Galeno 491.60 Hipociño fcritto danìofo, 13 0 .17 hipocifio,zrfua effamin. 130.30 hipociftofcritto da Galeno 130.50 Hippocampo fritto daDÌofc, 186.14 hippocampo,zr fua effami. 186.51 hippocampofcritto da Galeno _187.41 Hippocrate nella generationc de gli augelli diuerfo da Ariflotelc 2 * 2 1.14 Hippogloffo fcritto da oiofeo. 594*57 hippogloffo,zr fua effami. 595-1 hippogloffo,zr fue facuità 5 9 5 .11 tìippolapatho fritto da Diofc. 2 8 0 .4 1 hippolapatho,zr fua effami. 2 8 0 .5 8 hippolapatbo fritto da Galeno 2 8 1.4 Hippophae fritta da Diofco. 619.3 6 hippophae,zr fua effami. 6 19 .5 7 Hippophefto fritto da Diofco. 6 1 9.49 hippophefio,zrfua effami. 6 10 .3 Hippopotamo fritto da Diofco. 2 0 7 .4 0 hippopotamo,zr fuahiftoria 2 0 7 .4 2 hippopotamo, zr fua añuda 2 0 7 .4 8 hippopotamo,zr fue uirtìi 2 0 7 ,5 3 tìippoflino fritto da Diofco. 4 l 7 -1 1 bippofciino,zr fua effami. 4 17 .6 2 Hirfute animali 1 8 7 .11 h ijfopo fritto da Diofco, 383.23 hijfopo,zr fua effami. 3 8 3 .4 4 h ijfopo montano fritto da Diofco. 383.23 bijfopo fcritto da Galeno 3 8 4 .16 Hifloria dtun Canta in banca,che odorando ungarofa» no fubito cafcò morto in terra 735.58 Holeflto fcritto da Diofco. 5 o 5.3 3 holcìlio,zrfua effamin. 5 0 5.38 holeñio fcritto da Galeno 50 6 .15 h ormino fritto da Diofco. 47 1 •15 hominotzr fua effami. 4 7 2 .5 5 hormino ferie di biada 47 3.1 o hormino di Theophraho 473-9 HUomini talmente temperati,che nonfentonola malua gita dei ueleni 7 3 1.6 0

J A c c e a zrfua hifloria I aro, leggi Aro

590.5

la f i d e pietra fcritta da Diofco, 7 z 6 .11 ia fid e pietra,z r fua hifloria 7 16 .19 I berida f r i t t a da Diofco. 182.49,©* 340.45 iberidez rfu a effami. 182.56 iberide zr f 14 hifloria fcritta da Gal. 181.58 iberidefritta da Pauolo Egineta 183*45

183.32

iberide non effer altro che Ulepidio

D

3

Ibifio


Tauola Ibifcò fcrìtto da mofcoride 485.53 Ibifco qt fua effami. 4 8 6 .16 ibij'co fermo da Galena 486 .5 4 imagine di ferpentario fcolpita nella pietra ¡Hematite ualere contrai ueleni 7 4 0 ,30 imagini * ?fìgilli contra li ueleni 749.3 o Imperatoria,*? fua littoria 4 19 .6 0 impia herba fcritta da Plinio 4 6 3. i Impietri ualoroji ne i morfi de i ferpentiferini da Dio floride 7 8 4 .13 ,0 -3 5 Incenfo ferino da Diofeoride 7 7 .14 incenfo, er fua Ustoria 78.10 incenfo doue nafea 7 8 .14 incenfo. ricorfì con non poche fuperftitioni 78.31 incenfo ferino da Galeno 7 8 ,55 Indico fcritto da Diofco, 6 9 0 .6 0 Indico,*? fua effami, 6 9 1.5 I nfufione dirofe v 3 5•5 1 Inguinale fcritta da Diofc, 588 .6 Iride f :rittadaDiofc 17 .3 8 iride,*? fua effami, ' 18,3 2 iride faluatica 18 .3 1 iride Illirica 18.57 iride bianca 19 .11 iride aftragalite ' 19-45 iride fcritta da Galeno 19.60 Irione fcritto da Diofco» 314 .10 irione, er /«a hiftoria 314.40 irione fcritto da Galeno 3 14 .5 1 Iringo fcritto da Diofc, 376.31 iringo, *? fua effam• 376.51 iringo marino 376.59 iringo fcritto da Galeno 3 7 7. :13 iringo mal confiderai dagliffetiali Sdttefl 3 76.51 iringomal conjìderato daSerapione 377.19 iringo non rjjcre il Secacul Arabico 37 7.14 ifatidi domeftica fcritta da uiofeorìde 3 50.46 ifatidefaluatica fcritta dal medeftmo, 3 50-54 Ifatidi,& loroeffami. 3 51.3 3 ifatidiferine da Galeno 3 51.39 lfopiro fcritto da Diofc, 589.17 ifopiro,*? fua effam. 589^34 Ifopohumido 14 1,13 I ua mofeada 416.34 Influiamo, er /«a c/Jaw. Ztggi h iofckmo ìxia fcritta da Diofco. 365.50 Ixia irà Zi ueleni fa in a dal medefimo 7 6 1.14 Ixia,*? fua uelenofa natura,nocumenti,accidenti,cura, Crrintedij 761.43

K K Ali

184.30 111.1 o 468.3 620.38

Karajbe nome Arabico ILeiri che cofa Kerwa maggiore • ; Sf

I-

L A b r o diueherefcrittodaDìofco, Làéro di Venere ,*? fua effam, Laburno dì Plinio

368.54 3ó9-7 ,5.89,4

Lacci,*? fuahìfiorìa " 53, l g lacca ferina daSerapione > 53-5 Zacea artificiale di piu fpetie 54,5 jU cogitinone delle cofe fenfibili ¡s’ae^uifta uedendo* le fteffo « La dottrina, cr faculta della cognitione de fempjici s'acc[uiftacon l’occhio dal precettore,*? non con libri 4*5 Lucrino fcritto da mofeo. 13 x .3 ladano,*? fua effamin. 1 3 1 •24 ladano fcritto da Gal. 1 3 1 .4 ? LagoSodomeo,*? fua hiftoria 95 *5° Lagopo fcritto da Diofco. 510.61 Zagopo er /«<<effami. 5 11.1 lagopo fcritto da Gale. « 5 1 1.2 7 Lagrime di diuerfe piante 7 .6 1 Lagrimo d'duezzo 87 .5 3 Lambrufcafcritta da Diofco, 6 54.3

57°-56

Lamio

281.20 281.24 281.36 241.35 241.22 319.49 33 0 .1 2 9 1.2 1 Lanfana 1 50.42.er 4 3 9 .11 Lanugine di cardi ferina da Diofco. tra li ueleni 77.60 Lapatio fcritto da Diofco. 279.20 lapatio,*? fua effam. 280.45 lapatio mal confiderai 0 da Auìcenna, * ? da Serapioa nc 280.50 lapatio fcritto daGal, 280.61 Lapislázuli 690.5 Lapis lyncis 2 51.8 lapis lyncis mal conftderato da molti 25 1.11 Zapi; fcync/i <Me fpetiarie effere adulterino 2 51.8 Lappa /¿ritta àa Diofc, 57 9 .11 lappa,*? fua effam. 579.21 Lappola maggiore 579.23 lappolaminore 599-8 Larga » 87.24 Laricf,er /«a hiftoria 86.28 Lafahaten 5 2.59 Laferpitio fcritto da Diofco, 4 3 1.5 5 laferpitio,*? fua effami. 4 31.3 3 laferpitiofcritto da Theophrafto 431.3 3 laferpitio fcritto da Galeno 43 3.5 3 Lafero fcritto da Diofco, 4 3 1.6 0 lafero,*? fua effam. 43 2.33 Za/cro fcritto da Galeno 433-53 Lathiri fcritto da Diofco. « 62 5.3 6 Lathiri,*? fua effami. 625.57 lathiri fcritto da Gal616.4 Lampfana fcritta da Diofco, lampfana,*? fua effami. lampfana fcritta da Galeno Lana fuccida Zana fuccida,*? fua effam. Lanariaherba ferina da Diofc. Zanaria herba,*? fua effam. Lancinola ftetie di piantagine

lathiri tra li ueleni con la cura Lattaiuola Latte fcritto da Diofc. latte folutiuo fcritto dal ttlcdeftmo latte,cr fua effami. latte,*? fue facuità latte apprefo

.

r

1 1 1 -67

301.6

137-44 238.1 239.12 239.14 *39.44 bitte


fauola

Uttthtm no ^ * 39-17 latte caprino >* ità >, 239.18 latte pecorino 239.18 latte uaccino 239.19 latte bufalino 239.19 latte afinino 239.22 littte comefl conofcdeffcr buono 239.12 latte a chi piu fi conuenga 239.29 latte con che regola mangiarfi debba 239.38 latte feriito da Gal. 240.50 L-atte mefehiato con caglio fcritto da Diofc. tra li uele m ■ _ 765.33 latte mefehiato con caglio mal confìderato dal Mattar do,crdalKuellio 7^3-44 latte comefi congelinolo flomacho 765.55 latte come s'impedifcachenonfi congeli nello fIonia»

765.61

tutte quanto uuglU contro, li ueletti 7 4-• 2» tattuario rcftauratiuo nella cura dalle cantarelle

755 -i Lattuca domeflica ferina da Diofc. 304.54 lattuca domenica,& fua effam. 3 05.46 'Lattuca faluaticaferina da Diofco. 304.5 9 lattuca fanatica & fua effam. 30 5.50 lattuca ferina da Gal. 306.1 Lauditela. 27.59 Lauanefe,leggi Galega Laudanoferino da Diofc. J 3 i .4 Laudano, ! ? fua effam. 1 3 1.3 3 laudanoferino da Gal. 1 31 • 4 3 Laurentina * 504.45 Leureolafcritta daDiofc. “ 605.4 laureola,*?fua effam. <50 3.5 2 laureolafcritta da Gal. c o 6.8 laureola non effcrc il Mezrtton 60 5,5 6 Lauro ferino daDiofc. 105.27 lauro,!? fuahifloria 105.49 lauro per coronare gli Imperatori effer difeefo dal cirs­ io xo6.i lauro produrre ilfuoco per f :fieffo 1 0 6 .15 lauro ferino da Gal. 1 06.3 5 Lauro Aleffandrino,fcritto'fa Diofc. 604.4 lauro Aleffandrino,er fua ejftm. 604.41 lauro Aleffandrinofcritto da G ai 604.5 5 Legno Aloe,leggi AgaUocho Legno balfamofcritto da Diofc. 46. 3 7 legno balfamo,& fua effam. 47.549 Legno Guaiacoli? fuakiftoria 132.41 legno Guaiaco 4ual fìa Velet tifiimo 132.60 legno Guaiacò,!? fnefacuità 133-34 legno Guaiaco col \tincf chi prima deffe in Italia 135

48 legno d’india legnofatuo Leila Lemnia terra,!? fu i effam. lemma terra,!? fua binaria ferina da Gal. Lente palujbrefritta da D tof. lente palukre,!? fuefacuità lente pahftrffritta da Gal. Lenticchie fritte da Di ofe, lenticchie,!? loro effam.

132.41 13 2 .4 1 56-44 696.31 696.39

565-4 565-8 565*? 271 • 55 »72.25 .

lenticchie fr ìtte da Gal. 2 71.1 LenticulariaJeggi Lente palustre Lentifcofritto da Diofc, 88. 54 lentìfco,!? fua hiftoria % 9 .ii lentifo fritto da Gale. 89.47 Leone pefce marino I9 y 6 Leoniceno,!?fuoi errori 360.3 8.et 400.3 9.et 4 5 1

30.cr477.29.cr- 5 55.11.cr 399. ì 2 Leontopetalofcritto da Diofc. 444.6 leontopetalo,!?fua effam. 4 4 4 .Ì9 leontopetalo fcritto da Gal. X -l-8 Leontopodio fr itto da Diofc. \9Z 44 leontopodio,!? fua ejfam. 594.5 o leontopodio mal confìderato dal Erunfiljto 594.5 2 Lep‘dio fcritto da Diof. , 40.45 lepidio,!? fua effam. ?40.5 o lepidio di Plinio 340.52 Lepre marinafritta da Diofc. 204.6 lepre marina,!? fua effam. 204.3 5 Lepre marmafritta da Diofc. tra li uelenì 768.47 lepre marina,!? fua uelenofa natura,nocumenti, acci* denti,!? cura 768.60 Lepre tenebre fr itta da d iofc. 204.7 lepre terreflre,!? fua hifioria 204.15 lepre fola tra tuttigli animali,che hanno un uentrefo* lo,bauerc il caglio 204.46 leprefola tra tutti gli animali bauerc i peli in bocca,!? fattole piante 204.52 lepri rimpregnarftfc benfono pregne 204.5 7 lepri con duefègati 205.4 lepri oue non uiuono 205.9 lepribianchi ... 204.45 lepri,!? lorofacuità 205.9 Leticafcritta da Diofc. 445-55 leuca,!?fua effam. 445-59 Leucacanthafcritta da Diofc» 3 74*4° leucdcantha,!?fuaejjam. 374-47 leucacantha fcritta da Gal. 375-29 Leucanthemo fcritto da Diofc. 479.8 Leucoiofcritto da Diofc. 467.5 2 Leucoio,!? fua effam. 468.1 leucoiofcritto da Galeno •. 4 6 8 .11 Lichene fcritta da Diofc. 532*35 lichene,!? fua effam. 532.43 lichenefcritta da Gal. 53 3-20 Lichnide domeflicafcritta da Diofc. 446.9 lichnide faluatica fcritta dal medeflmo 446.16 lichnide,!?fua effam. 4 46. 2» lichnidefcritta da Gal. 446.46 L id o fcritto da Diofc, 13 7,9 lid o ,!? fua effam. 137-49 lido uolgare ejfere contrafatto 137-49 lido fcritto da Gal. 137.60 Licopfìdefcritta da Diofc. 5 15 .4 1 licopflde,!? fua effam. 5 15 .4 9 licopfìdefcritta da Gal. 5 15 .5 5 tieuito fcrittoda Diofc. 257.23 Liguri animali 7 53•13 Ligufìico fcritto daDiofc. 40 5.50 ligufìico,!?fua effam. 406.5 ligufìicofcritto da Gal. 406.22 Ligufho ferino da Diofc, 117 .2 0 ligustro, Mi.


T auola liguftro,? fu i hifiorii liguftro md confidente di Senio liguftro fcritto di Gal. L ìlim conuaUium,?fua hiftoria lilim cotmUi'MibO-fue uirtìi Limarie pefri jLuiMnc

U 7.35 127.59 128.1 467.4 467.14 2x4.16

Limatura,¡c a g lia , ? ¡piuma di f è r r o , ? fu o i nocumen­ ti conia cura 766,56 Limoni f r u t t i , ? loro effam. 164.34 Limonio fcritto da dìofc. 510.8 lim onio,*?fua ej]am. 510.45 limonio fcritto da Galeno 510.54 L in earlo fcritto da D iofc, 250.41 tincurio, ? fua ejfam. 251.5 Lingua ccruina 45 1,8 Lingua Serpentina 3 34*1 z lin g u a diJerpente qualiueleni manifrfti 740.2 x L in o fcritto da DÌófc. 268.16 l i n o , ? fua effam, 268.36 Linaria 601.24 U q u i r it i a ,? f a # “ • 3 62.5 x Liquore folutiuo nella cura del mal Francefe da bere io n ia dicottione del Guaiaco 134 .14 Liquori uelenofifcritti da DÌofc. 7 3 3 .’48 Lijcia di cenere di fico fcritta da DÌofc. 180.60 Lifcia ufuale fcritta da d iofe. 18 1. xo Lisimachia fcritta da u iofc. 498-59

498.47 499.3 68 5.48 686.42 68 5.5 2 686.61 482.56 h th o ff e r m o ,? fua ef i r n . 4 8 3*4 2 Locufte marine , 1 9 5.17 lotrjejfe notatili fe r in e da D iofc. 222.10 locuste n o t a tili,? loro hiftoria 222.31 locufte neU’euangelio male intefe da molti 222.50 locufteinnum erabili quando in I talia 2 22.46 ìocuSle lunghe tre piedi 222.57 Lodi date da Galafra theriaca 7 40 .57.Gr 786.42

Uftmachia, c r f i u effam. tifìm achia[crina da G al . L ith a rgirio fcritto d a p io fe . lit h a r g ir io ,? fu a htfloria lithargir io d’oro, ? £ argento lithargirio fc ritto da G a l. Litho'ipermo fcritto da D iofc.

lodi del mithridato Lo dolafcritta da d iofe. lodole,?lorohiftorÌ 4 Loliginipefci Loglio fcritto da DÌofc. log/xo , ? f u a kiStoria loglio fcritto da Gal. Lombrichi terrefiri Lonchite prima fcritta da Diofe. Loncbitc feconda fcritta dal medefimo I.0/0 albero fcritto da Diofc. loto alb ero,? fuahiftoria lotoalbero fcritto da Gal. L o f o d’Egitto fcritto da n iofe. loto d E g itto ,? fua hiftoria /ofo d’Egitto fcritto da Gal. Lotodomejìico fcrittoda DÌofc. loto dameftico,? fua effam. loto faluaticofcritto da DÌofc. lotefaluatico, ? fua effam,

74°*54 2 2 3.4 5

224.1 206.41 266.36 266.47 267.17 23 5.9 485.13 48 5.18 167. x8 167.24 168.4 584.35 5 84.42 5^ 5*1 581.4 58 1 *47

58i-9 5 81.62

loti fcritti da Gal. 582.4 ■ Lucciola,leggi herba lucciola 3 34-13 Lucerti ammali 75°*24 Lucertela chalcidica fcritta da DÌofc. 2 3 2.4 5 lucertela chalcidica,?fuaeffam. 23 3.6 Lucertole f tritte da Diofc. 132.22 lucertole,?loro hiftoria 23 3.x lucertole di mirabile lunghezza 23 3 . 4 . C9* 7 5°- 55 Lumache,? loro hiftoria 1 9 3 -4 '2 Lunaria graffola 4 7 7 ’ 5° lunaria m inore,? fua hiftoria 4 7 7 '4 9 L ’unuelcno ade uolte è antidoto deli altro 73 9 . 1 1 Luparia,? fua hiSloria 5 5 3 *4 Lupini fcritti da Diofc. 2 7 4 .5 1 lu p in i,? lo ro effam. 275*8 /«pini fcritti da DÌofc.' , 275.x 3 L u p a io ,? fuahiftoria 9«'*» 59 M

A c e r o fcritto da Diofc. 113.2 8 m acero,? fua effam. *13• 31 macero fcritto da Gal. 1 15*4 8 Macerane. 419.11 Macinetta *9 5*1 Macis 1 1 3*31 m acis,? macero no effere una cofa medeftma 1 1 3 • 3 5 M adriperle,? loro hiftoria 189.21 madriperle hautr ilfuo Re come le dpi 189.29 madriperle fpinofe 18 9.3 6 MaeStra del fanone tra lì ueleni 7 6 8 .16 Magnatte\ouero Sanguifughe fcritte daDiofc.tra li ueleni 77°* 18 m agnane,? loro nocumenti, ? accidenti,? cura 770.27 Magnete pietra fcritta da DÌofc. 7 1 *• 55 magnete p ietra ,? fua effam. 7 1 1 *59 magnete pietra,? fuoi diuerft nomi 7 21 • 59 magnete,? fuafacuità nel fèrro 722*4 magnete come perda la poffanza 7 2 2•19 Maiorana,? fua effam. 39 8-1 Malabatbro fcritto da Diofc. 34-4 malabathro,? fuaeffam. 38.18 malabatbro fcritte da Gal. 34*47 Malfattori puniti anticamente con g li affidi 786.6 x Malicorio f :ritto da d iofe. 154*29 m alicorio,? fuaeffam. 1 54*58 Malua ferina da Diofc. 282.19 m aina,? fua effam. 283.1 maina maggiore confiori grandifintili atte rofe

283.12 malua arborea fcritta da T heophraSto 28 3• 3 malua fcritta da Gal. 283.26 mainafaluatica 283.21 Maluauifco 486.21 Manardo,et fuoi errori 26.30.er 74-59-er 252.58

cr 254.14.cr 260.x.cr 273.42.cr 284.20.ei 3 14 .5 1.cr 340.58.cr 3 9 9 .4 5 - ^ 4 5 1 . 3 1 .er cr 477*29.0*500.40.cr 525.49* cr 5 5 5.20. er 596.17.er716.52.cr674.62.cr 696.9 .et. 7 59.60.cr 765.45 Mandorle dolci fcritte da DÌofc.

x-173 *29 Mandorle


Tauola

M iniarle m ire ferine di d iofe. r mandorle,zr loro effam. ' * mandorle fcritte da Gal. j iff “ ’ mandorle mare comefi faceino dolci illV o Mandragora ferina da D iottra lineimi n é n l . mandragora,zrf u uelenofa natura,nocumenti,acciden ti,cura,zr rimedij diuerft •- - Mandragoreferine da D iofe. i lil ì mandragore,zr loro hiftoria e 70 ‘ ì [ mandragore non nafcerc con fórma lumina contri al uulgo

550 .14

mandragore contrafatte per ingannare 550.27 mandragorefcritte da Gal. 5P -34 Manna d'incenfoferina da Diofc. 77-58 manna d’incenfhzrfra effm. 79-30 Manna celefte,& fua hiftoria y7y., 0 9 -3 8 manna celefteferina da Galeno,da Plinio, z r da Theo* manna liquida zrgranellofi manna cafcata dal cielo in Friuli manna,zr fue facultì

8-0.11 79-40 8 0 .-6

§, ‘ .5 7 4 5 201.58

Parafo ferpente Marcello interprete di Diofo n d e , zrfuoì errori

x 19. i 9 -er 1 2d.d0.cr x 27.57<Cr 12 8 .5 1.e r 1 5 6 .4 .0 - 1 6 3 .1 4 .^ 182.24. 0-205.54.er 2 6 1.4 5.er 273.34.er 320.36.er 383.57.er 4 x 8 .3 ^ 4 2 2 .3 3 ^ 4 9 2 .5 2 ^ 6 5 6 .3 7 Marchcftta - /g marchetta mal confidenti da A llerto 7 x8 .?? farinette * 137-4 9 Rimontane 136.58 Maro ferino da Diofc. 398.61 maro,zr fua hiftoria 3* 9-3 maro ferino da Gal. 399-20 Marrobio ferino da Diofc. 449-51 marrobio,zr fua eftam. 450.1 marrobio ferino da Galeno 450.9 Marrobio neroferino da Diofc 448.19 marrobio nero, zr fra effam. 448.41 Marft,zr loro origine 787.16„ Marft dei tempo di Galeno tutti ingannatori 787.20 Marfonipefci 213-44 Mortagon, e r fua hiftoria 447.50 Maftice fritto da Diofc. 851.7 maface,zr fra eftam. 851.43 maface ffatto da Gal. 85». 5d Materie atte afarft pietra 648 .,5 3 Matricina 480.33 matricaria ufuale non effer lafecondafretie dek'artemi fia 458.48 Matrifaluia 472.5 d. Mitrifelua 507.46 tnatrijelua non effere il caprifòglio 507.4d.er 6 2. Mazza[orda,leggi Tipha Meconio fritto da Diofc. 54 °. 3 1 meconio,zr fua effun. 54 1 *13 Medica ferina da Diofc. 39 5-1 1 medica,zr fua efami. 315.18 Medicamenti falftftcati fino d tempo di Galeno medicamenti,folto cui $'afcondono i utleni »ferini da Diofcoridc l 73I-54

medicamenti uomitiuinella cura dei ¡¡eleni ferini da Diofcoridc 731.49 medicamenti contra tutti iueleniferini da d iofcori» ‘

r ■ 732-58 medicamenti communi ne i morft uclenofl Perùti da D io f cft rid' . 784-3 5.er 49 Medici noftrì predccefforiejferfì di gran lunga inganna nnetl'Ephemero < 6 i." Medici,che folamente medicano con ì compofki\fiati da altri,reflore frejfe mite ingannati Medici quantofieno obligati a Diofc. 7 34.4 Medici pochi che melino i fratti loro 744.29 Medici ignoranti quantofchiuarft debbano 771. ìd Medicine appropriate quali a quello,& quali a quello altro membro 737.2.1 Medicinefolutiue, z r auuertenze intorno a quelle.

771.2

medioferino da Diofc. medio,zr fuaeftam. medioferino da Gale.

51 1 - 34

Melagrano ferino da Diofc. melagrani,zr loro eftam. melagrani come di brufchì fifaccino dolci melagrani come non crepino infu f albero melagrani comefìferbino che nonfiguaftino melagrani ferini da Gal. Mclanteria fcritta da Diofc. melanteria, zr fua hifaria Melanthioferino da Diofc.

5 11.4 1 5 I Ì -4 7

1 53-57

x 5 4.30 15 4 .4 0 15 4 .4 1

254-45 255-3 7 0 1.4 5 7 0 2 .11 4 30 .2 7 4 3 0 .6 1 4 3 1.5 0 4 5 1.18 7 7 0 .6 0 5 5 1.1 15 8 .5 4 16 1.15 16 1.15 16 1.15 16 1.3 4

Kielantbio,zr fua eftam. melanthio ferino da Gal. melanthiofaluatico melanthio ferino da Diofc. tra li ttelenì Melanzane,zr loro hiftoria Melefrutti fcritte da Diofc. melefrutti,zr loro efftm. mele, zr loro uarij fapori meleferine da Gal. mele Appiè mele Cotogne ferine da Diofc. 158.57 mele Cotogne,zr loro hifaria 16 1.5 4 mele cotogne,zr lorofrette 16 1.5 5 mele Cotogne come ripor fi debbano 16 2 .7 mele dolcifcritte da Diofcoridc 16 0 .5 3 mele infitte 5 5 1.10 mele Mediche fcritte da Diofcor. 16 1.4 mele fanatichefcritte da Diofc. 16 0 .6 1 Mele liquore ferino da d iof 252.39 mele, liquore,zr fua effam. 2 5 2 .2 1 mele Bricco 119 .12 mele,chefa impazzire 252-42 mele che diftiUa dagli alberi 252.44 Mele di Reracleaferina da Diofc. 251.56 2 5 2.4 0 mele di bcraclea,zrfua effam. mele tìeracleoticoforino da Diofcoridc traliuelcni

753-37 mele Heraclcotico,zrfuoi accidenti 753-37 mele,che non mangiano le moftbe 252.40 Melefcillino male intefo da molti apprcjfo Galeno

,3 38.43 Mrff£*

Mclcghctte

^

265.4 24,..


-Tauola Melia terrafr it t a Ja mofe» 7^*59 melici terra ,® fita effam. 73£*$ Melilotofcritto ¿a Diofr» 398:18 meliloto,® fu a effam. 398.41 melilotofcritto da Gal. 398.49 melilotofcritto da Serapione . 398.53 Melimeleferitie da Diofc, 160.33 M cliffa,® fua effam. 449-19 mcliffafcritta da Auicentut. 449.34 MeliffophiUo fcritto da Diofc. 448.61 meliffopbillo,®fua ejfam. 449.18 mehffopbiUofcritto da Gal. 449.38 Meli, ite pietra fcritta da Diofc. 722.45 m elitite,® fua eftam722.48 Melloni 3° 4 -r Melopepone 303.61 648.58 Membra d'animati comerfe ñi pietra Memphitbc pietrafcritta da Gal. 725.21 mempbite pietra,cr fua eftam. 725.32 mene pefeifcritte daDiof 2x2.19 210.40 Menolc p e fe i,® toro eftam. Mentha ferina da Diofc. 391-43 mentha,®fua eftam. 322.23 293.8 mentha Romana 39 2.52 mentha Greca menthafcritta da Gal. 391*39 Menthaflro fcritto da Diofc» 391*58 menti)afiro , ® fua eftam. 391*3? Meo fcritto da Diofc. 22.32 m e o ,® fua effam. • 22.50 meofcritto da Gal. 23.5 MercoreUa ferina da Diofc. 6 4 3 .IX mercoreUa,® fua effam. 643.50 mercmUa fcritta da Gal. 6 4 4 .11 Mefue àifèfo nellafacultó, delle rofe con tra al Manardo

135.61 Mefuedifrfo nella fritta bianca contradi Brafauola .

570,30

Mefite dififonèualoe contri al Puchfio, ® cantra 4 Manardo 378.16 Mefue intorno al turbiti) male ìntefo dal Brafauola .

55)6.49 Mefue difèfo nel polipodio cotta al Manardo 641.5 3 Metalli di che materiafi generino 604.24 metalli mnfarfifolamentccon caldofotterraneo cotra ¡’opinione ¿alcuni 649.38 metalli bauere qualche conferenza con i pianeti

649.49 metalli perche di diuerfl colori metalli onde di diuerfl odori MCttiborfaherba m z 'r c o n ,® fua hiftoria mezereonfcritto da Mefite Miagro fcritto da Diofc. miagro , ® fua effam. miagrofcritto da Gal. Midolla dell’offa fcritta da Diofc, midolle,®* loro ejfam. midolle ferine da Gal. midolle,® lorofacuità ne i cibi Miglio fcritto da Diofcoride m iglio#? fua ejfam.

650.3 2 6 5o. 3 8 3 59.19 629.21 619.37 586.56 587.1 587.8 246.47 246.60 246.60 247.9 264.27 264.32

miglio fcritto da Galeno - -, 164.3 » miglio Indiano 264.21 Miliumfolis 483.42 m iHejòglio fcritto da Diof* 574-59 millefò g lio ,® fua ejfam. 575*7 m iUemorbia 570.31 MiUcpedi ferine da Diofc. 215.35 miüepedi,® loro hiftoria zi<j. 50 M inerali,® loro / acuiti 65 3.1 minerali uelcnoflferini da Diofc. 753*55 Miniera d’argento nino 6 9 4 .13 miniere d'oro 69 5.24 ai inio fcritto da Diofc. 691* 35 m in io ,® fua effam. 693.3 minio uolgare ejfer la uerd Saniice 69 3.40 minioferino da Plinio 695.20 Minutóla 522.41 m irafole 620.37 Miriceferina daDiofc. * * 1 17 - 3 7 miricew fua effam. 1 1 7. 5 8 MiriopbiUo fcritto da Diofc. 5 8 5.7 miriophiUo,®fua effam. 585.44 miriophìHo fcritto da Gal. 585*51 m irobalano fr it to daDiof. 6 16 .19 mirobalano,® fua hiftoria 6 1 6 .3 o mirabolano,® fuo olio 60.26.cr616.44 mrobalano fr itto da Gal. 6x7.2$ Mirobalani A rabici,® loro hiftoria ® uirtìt

6 17.4 1 mirobalani,® loro uirtìt 6 1 8.9 m irrha fr itta da Diofc. 7 1.5 9 m irrha,®fua hiftoria 7 2 .3 1 mirrhafarft uelenofa coti la mifiurd deUfopocalpafo

72.44 mirrha ufuale non effere il bdeUio 7 1 • 54 mirrha, ® fua hìfloria fritta da Plinio 73.5 mirrhafcritta da Theophrafto 7 3 .2 4 mirrha fcritta da Gal. 73.62 mirrha Bcotica fcritta da Diof. 27.27 Mirrhiie fr itta da Diofc. 585-57 m irrh iie,® fua effam. . 5 86. t mirrhidc fr itta da Gal. 586.45 Mirtídano fcritto da Diofc. 1 5 5• 5o mirtídano,® fua effam. 15 6.2 o Mirtofcritto da Diofc. 15 5 *16 m irto ,® fua hiftoria 1 5 5.5 7 mÌYtofr it to daGal. 157*1 Miftfcritto daDiofc. 7 0 1 .3 7 m ift,® fuahiftoria 702.4 miftfr it to da Gal. 702.30 M ithridato,® fue lodi 740.53 MÌtulif r it t i da Diofc. 189.52 mituM,® loro hiftoria 190 .19 mituli mal confiderai dal Giouio 190.2 o M ix a ,® Mixaria 160.33 Mocho 274.11 Modo di ¡ambicare acque ¿h e rb e ,® difiori con li odo* r»,erftpori naturali 1 3 6.3 3 ' modo ’ruaxfì da i utleni 740.48 modo di cibare i morfi da i cani rabbiùft 7 8 3 .1 Moli fr it t o da Diofc, 40 3. 3 3 moli,®fuahiftoria 403.38

moti


molifcrìtto da Gal. molibdeni fcritta di nìofc, molibdeni, er fu i effam. molibdeni,crfuefrette molibdenifcritte di Gal. Molibdoidefcritta da Diofc, molibdoide, c r fua rifalli.

Nollcccbc Molocbii

e.v ,

Tauola 4 ° 3-S° 68 4-55

685.1 621.1

6 8 1 .1 0

681.50 19 I .Z

i n . 18 Mormoiica '* 683.51 Monicitccie 5 1 3*47 Moniache 163.24 Monti difate 710.5 Morándola 504.45 Morca di olio ferina da d lofi, * 43-37 m o ra di olio,o"fuefaculta 14 4 .11 M ore fcritte da Gal. 178.26 Moro alberoferino da dìofe. * 77-57 vioro,zr fra historia 178.28 Moroebtbo pietraferino di Diofc, 7 2 1.6 1 tnorochthofcritto di Gal. 7 J 3-9 Morfl uelenofl comefi curino in Egitto 784.15 morfr d ammali uelenofl quinto pericolojifreno da fuc* chiare dall'operante 785.48 morfr di cani rabbiofì come fr conofcano 778.58 morfr d iferp en ti curarfr con incanti 788.13 M orfu s g a llin e 345.48 M orfits Diaboli 345-Í 7 M ortina 1 5 6 .5 7

Mofa

16 1.19

M ofeo arboreo fc ritto da Diofc. mofeo arboreo,zr fu á bifloria mofeo arboreo fc ritto da Gal.

49.24 49.36 49.62 572.36 572.42 573-* 7 6 1.10 84.49 742.43 206.59 207.20 207.24 96.41 97-30 152.24 r yO.7 50.44

Mofeo marino fcritto da Diofc. mofeo marino,cr fra hiftoria mofeo marino ferino da Gal. Mofcotiiycbefì pafeono di napello Mughifretiedepini Muli animali contra i ueleni Mullo pefrefcritto da Diofc. mullo pefce,crfua hiftorix muUopcfcefcrirtoda Galeno burnii a,&•fra effrm. m inia,cr fre faculei Mufa frutto Mufebio odorifero,& fra bifìoria mufebèo odorifero,crfre uirtk Mufìca quanto uaglia contra al utltno deUt tarantole.

231,51.^790.23 N 176.47 N A c 0 n i, c r loro effm. 591.26 Nagonefaluatico Napello,cr fua biftorù 554-3 555.10 napello Moifl 760.46 napello,cr fua uelenofìfiima natura napello,crfuoi crudelifiimi accidenti,con la cura 760.49 Napblbafcritta da Diofc. Naphtba,crfra effam. R api fcritti da Diofc,

95.15 95 - 3? 176.41

napi,cr toro effam. 176.47 Nxrcapbtbofcritto di Diofc. *M 3 narcaphtho, er fra effam. 5--47 Narcifrofcritto da Diofc. 618. 52 narciffo,zrfra bifìoria 6 19 .1 narcijfo fcricto da Gale. 6 19 .2 2 Nardo Indiano,cr Soriano fcritto da Diofc. 25.47 nardo Indiano,cr fonano, c r fra effam. 26.16 nardo Indiano fcritto da Gal. 28.42 Nardo Celtico fcritto da d iofe. 28.54 nardo Celtico,cr fra efinn, 29.19 nardo Celtico fcritto da Gal. 3°-7 Nardo montano fcritto da Diofc. 30.15 nardo montano, c r fra effam. 30.20 nardo montanofcritto da Gal. 3<M 5 Najfo,leggi Tajjo Najiurtio fcritto da Diofc. 322.3 nafturtiOiCr fra effam. 3 12 .19 najiurtio fcritto da Gal. 322.30 Natrice ferpente,cr fuo uelenofo morfofcritto da dìo f c0• 799-19 Nauigationìa'pellegrinaggi di Galeno per corwfce* re alcunifemplici medicamenti 1.47 Naxia pietrafcritta da Diofc. 7 18 .11 nxxia pietra,cr fua effam. 7 18 .10 Negligenza ertranfeuraggine d'alcun'i nel dar alcune medicine,le qualifono fìmili a i nei n i, di mente di Diofcoride 77**5 Nenupbar,leggi Nimpbea Nepetafcritta da Diofc. 393*^5 nepeta^rfua effam. 394.13 Neriofcritto da Diofc. ** 568.61 nerio,cr fra bifìoria 569.16 nerio fcritto da Gal. 569.30 Nefrole fcritte da Gal. *67-3 nefrolo fcritto da Diofc. 165.55 niffolo,cr fua effam. 166.33 nejpolo confufamente fcritto da Scrapionc 1 6 6 .6 1 Niella,ouero NigellaJeggi Melxntbio Nigella fcritta da Diofc, 430.17 nigella,cr fua effam. . 430 61 nigella citrina 4 3 1.1t Nmicitie d’animati, tutto che fieno morti 17.23 Nimpbca prima fcritta da Diofc. 4 7 4 .3 0 nimpbeafecondafcritta dal mcdcflmo 474-45 nimphta,cr fua effam. 474-49 nimpbeafcritta da Gal. 475.36 Nitro fcritto da Diofc. 7 11.11 nitro,cr fua bifìoria 711.41 nitro,crfrxffiuma 711.37 nitrofcritto da Gal. 712.19 Nicciolidi dattolìfcritti da Diofc. * 5r-3* Nocelle * 77-33 Noci communifcritte da Diofc. * 75*3 nocitCr loro bifìoria 17 5 19 noci fcritte da Galeno * 75-34 nocifrefebe *75-46 noci condite 17 5 .4 « noci d'india,cr loro bifìoria cr faciliti 17 5 .5 0 noci mofcadtfCr loro bifìoria 176.5 uoci mofrade,cr lorofacuiti 176.21 noci mettile 176.40 noci


Tauola n ori metetle male intefe 1 7 6 .4 1 noci meteUè tra li ucleni 7 5 8 .1 1 noci di cipreffofcritte da Diofc. 98.16 noci politichefcritte da Diofc. 177.23 noci politiche loro effam. 17 7 .3 1 Nociuomichc 176.3 p Nocciuole fcritte da Diofc. 1 77»- ? nocciuole,!? loro cjjam. 17 7 .3 1 nocciuolefcritte da Gal. • 177-44 nocciuole,t? loro proprietà ne imorft de g li feorpioni

75>i-54

olio di hiofiamo come fi faccia 6 1,9 olio laurino fcritto da Diofcoride 6 1.1 o olio laurino,!? fue effam:. 6 1.2 1 olio lentifin o fritto da Diofcoride 62.19 olio lentifcino come fi faccia 6 1.3 5 olio lentifcino e? fua uirtù 6 2.40 olio di lombrichi ten eb ri,!? f te uirtìt 1 3 5 .1 8 olio di mandorle amarefcritto da Diofc. 59-4 ° i olio di mandorle dolci comefi faccia ottimoinpiu mo

di

59-54

olio di mandorle dolci mal preparorfi da gli fpetialt

Nocumenti de i morii del cane rabbiofo 778.5 9 Non effer da preftarfède à pietre ne àfiglili,che fi por­ tano addoffò 7 4 0 .1 1 Nuoua ordinatione delfeflo libro 77 6 ,43 .rt.78 5 .1 1 Ninnolarla 477.61

o O c r a fcrittada niof. 6 91.18 ocra,crfuabiñoria 6 9 1 .1 4 Ocimoidefr itta da Diofc. 516.54 Ocimoide,!? fita effam. 516.60 Ocimoide fr it ta da Galeno 5 17 .10 Ocro fe d e di legume 275-43 Ocymo che cofa fia 3 10 .5 1 Odano, leggi Ladano Oleandro,?? fuaeffam. 559.16 Oleandro,!? fua uelenofa natura n ) ..r 755-45 oleandro,!? fuoi accidentifritti da Auicenna con l cura de fuoi nocumenti 755.5: Olij come realmente comporre fi debbano 6 1.4 ; olio come per arte j ì Ipojfit fa r ftmilc aU'omphacim 58.36 olio communefr it to da Diofc. 57.33 olio commune,!? fua effam. 58.Í olio fr itto da Gal. 58.21 olio in quanti modi fi preparaffe apprejfo 4 oli untici per l’ufo cotidiano "598 T .11 olio di anetho, g? fue uirtìt 66.53 olio di antimonio,!?fue faculti 683.1 « olio di auezzo,!? fua effamì. 87-51 olio di auezzo,!? fue uirfu 88.r olio balaninof r it t o da Diofc. 6 0 .i: olio balanino,!? fua effam. 6o.i< olio balanino,!? f é facuità 60.3c olio di bafilico fcritto da Diofc. 6 5 .5 olio di Ben,!? fua effam. 6o.iolio di cedria fcritto da Diofcoride lO l.l! olio di cherua,!? fue uirtìt 59-2: olio cicino fcritto da Diofcor. 5 9 .1, olio cicino onero ricino,!? fua effam. 59-2^ olio cnicinofr it to da Diofc. 6 0 .5 ; olio cnicino,!? faeffami. 6 1.11 Olio di fiammola,!? fua faculti 50 1.11 Olio digrano,!? fue uirtù 250.4' olio di grano Gnidio fcritto da Diofc. 6 0 .5 . olio di grano Gnidio,!? fua effam. 6 1.1 olio di ginepro come f i faccia 300 . 11 òlio di ginepro,!? fue faculta 3 00.11 olio di hiofeiamo fr it to da Diofc. 60.5c d io di hiofeiamo,!? fue faculti 61,:

59.61 olio di mandorle,!? fue utrtu 6 0 .1 0 olio maricino fcritto da Diofc. 60.54 oliomafticino come far f i debba 60.60 olio mafiicino mal prepararfi nette fpetiarie 60.5 9 olio di mele cotogne fcritto da Diofcoride 64.16 olio di mele cotogne,!? fua efiam. 64.3 8 olio mirabile cantra li ueleni 19 8 .14 olio mirtino fcritto da d iofe. 6 1.15 olio di noci fcritto da Diofc. 6 0 .1 4 olio di n o c i,!? fua effam. ^ 60.40 olio di noci Indiane,!? fue uirtù 1 76-1 olio di noci mofcade,!? fuefacuità 1 7 6. *7 olio di noci mofcade come [¡prepari 17 6 .-7 olio cToliuefduatiche fcritto da Diofc. 143.10.©*

1 57.41

olio ¿oliue faluatiche,!? fua effam. 5 8.41 olio omphacino fcritto da dìoJ c. 57-29 olio omphacino,!? fua effam. 5^-6 olio di pece fcritto da Diofc. 93 -5* olio petroleo. 96-34 olio raphaninofcritto da Diofc. 60.5 6 olio di raphano,!? fua effam. 6 1.18 olio ricino fcritto daDiofc. 59-*4 olio ricino,!? fua effam. 59-47 cliorofado di Mefue 64.1 olio rofado omphacino 64. z olio rofado quanto uaglia nelleferite del cdpo 64.9 olio fambucino,!? fua effam. 7 1.4 0 olio di feorpioni mirabile, c r fua grandifiima uirtìt

1 9 8 .1 3 -er 745-39-cr 762.14 olio di ferne di lino er fuauirtù olio di fenape fcritto da Diofc. olio ficionio fcritto da Diofc. olio fiftmino fcritto da Diofc. olio fiftmino,!? fua effam. olio di [figo ! ? fuefacuità oliodifiercohumano olio di ftirace fcritto da Diofc. olio terebinthino fcritto da Diofc . olio terebinthino,!?fu* effam. olio di tuorli dìuoua Olirà fcritta da Diofc. olirà ,!? fua effam. olirà non effere lafìligine de i Greci Oliuaftro di Khodi Oliue conditefcritte daDiofc. oliue e? loro effam. diue f rritte da Gal. Oliuetta,onero oliuetta oliu i,!?loro effam.

168.37 60.60

57*54 60.13 60.3 6 28.39 249.48 74.3 2 ¿2.32 62.43 2 1 1 .8 16 1.4 0 “ 261.43 262.2 48.6 2 14 3 .11 143-48 144-15 127.3 6 143-47 ditti


Tauola olmifatuatichì '• ■ oliai,e r loro ffietie eltuonimico della quercia Oliuo[abiatico fcritto da Diofc. dittò faluatico, e r fita biftoria Olmo fcritto da Dtofc. olmo,or f u biftoria olmofcritto dia Gal. O m bilico di uenere fcritto da Diofcl om biluo di uenere,er fua effam. om bilico di uenere fcritto da G al.

143.49

^

'

* 43-57 144.4 I 4 z-47 * 43-47 114 .17 1 1 4-3 4 115 .17 16 7 .16

568.1 568.17 656.57

Omphaciofcritto da Diofc, omphacio ,e r fua effrn. 657-9 omphacio fcritto da Gal. ■ 657.18 Ompbacomdcfcritto da Diofc. 666.43 Onagra fcritta da Diofc. 587.14 onagra, e r fua effam. 587.20 onagra fcritta da Gal. 587.30 Onobricbi fcritta da d iofc. 490.35 embrichi,er fuaeffam. 490.40 onobricbifcritta da Gal. , Ononide fcritta da Diofc. Vi 373-47 ononide,er fua biftoria 373-5<S ononidefcritta da Gal. \ 374.26 Onofma fcritta da Diofc, 473-56 onofma,er fuaeffam. 474 -1 onofmafcritta da Gal. l ? ‘ ■’ 474-5 Opbiogenifcritti da Plinio 787.7 Ophioglof[o,erfua biftoria 334.18 ephiogloffo,cr fuc [acuità 534.18 Opbiofcorodo fcritto da Diofc. 319.22, opbiofcorodo,er fuaeffam. 320.1 Ophite pietra fcritta da dìoJ c. 7 1 7-4 ophite pietra,cr fua biftoria 7 17 .9 O p in i,e rfu hiàoria 610.6 Opio fcritto da Diofc. 540.8 opio,ef fuaeffam. 541.4 apio fcritto da Gal. 541.40 opio tra li »eleni fcritto da Diofc. 758.38 opio,er fua uelenofz natura .errori,nocumenti,acciden ti,atra,er rimedi) 758.56^ Opobalfamo fcritto da Diofc.- ' 4 6 .1 4 opobalfomo, er fua ejfam. 4 7 .17 Opocalpafo 71.44.er 756.21 Opoponaco,er fua ejfam. 40 5.2 o opoponaco fcritto da Gal. 405.30 opoponacofcritto da Mcfuc 405.40 Ordine nuouo detta diuiftone delfefto libro 7 6 6 .6 0

e r 7 8 4 .11

' •'

Orecchia di topo fcritta da Diofc. 5 5 °.i 3 orecchia ditopo.er fua ejfam. 3 >0.14 orecchia di topo fcritta da Gal. 350.36 Oreofelino fcritto da Diofc. 4 1 6 .5 1 Origano fcritto da Diofc. 3 8 5.45 eriganosi fua efiam. 387.4 origano fcritto da Gai. ■ 3 87.30 origano faluotico fcritto da Diofc. 386.37 Orina di porco cinghiale 250.50 orina di fanciulli nongiouare agli afmatici contra i’o= pinione di alcuni 250.60 orina di lupo cerniere non congelarfi in quella pietra, cbefalfamente chiamano lapis lyncis z 5 1 .6

Orine di diuerjimmalifcrjttéia Diofc. orine,er loro ejfam. orine diuerfe,er lorofaculU orine impróbate da Gal. Orneoglojfo, et fua efiam. Ornithogalo fcritto da aiofe. ornitbogalo,etfua efiam. Orno,et fua efiam. Oro , e r fua biftoria oro,er fue miniere oro non abbrufciarft oro come conuertono infe fie¡fe le gattinc oro fcritto da Auicenna Orobanche fcritta da Diofc. orobancbc,er fua efiam. orobanche fcritta da Gal. O roboferittoda Diofc. orobo,er fua effam. orobo fcritto da Gal. Orpimento,er fandarachafcritti da Diofc.

150.26 250.47 250.47 250.55 108.8 312.40 312.49 108,5 694.61 695.24 650.59 219.48 695.37 3 11.2 7 5H.38 3H .3 173.50 274.7 1-74-35 703.52

f ...... — / —r* > orpimentofcritto da Galeno 704.40 orpimento tra li ueleni fcritto da Diofc. 768.1 o orpimento, e r fua uelenofa naturi, nocumenti, accidcn* tì,&rimedij 768.18 Orfe partorire animale firmato >& non un pezzo di 1 16.48 carnefenza firma Orfolane 18 7 .i i 568.60 Orticafcritta da Diofc. ortica,er fuaeffam. 569.19 ortica fcrittadaGal. 569.17 5 7 0 -5 0 ortica lattea 1 5.8.58 Orzo fcritto da Diòfc. 1 5 9 - 16 orza,zr fua biftoria orzo,erfuejpe tic 1 59- i® orzo conuertirfì in loglio 1 59-4° orzo fcritto da Galeno I 59-4 1 6 0 1.16 Ofirtdefcritta da Diofc. <501.22 ojiride,er fuaeffam. 601.49 oflride fcritta da Gal. Offa bumane,er loro uirtit 97-57 223.4 ofiifrago augello fcritto da Diofc 'le. 223.8 ofiifrago ,e r fua biftoria offo del cuore del ceruo 228.5 offo del cuor del ceruo delleSettarie efferfaìfo 218.9 offo del cuor del ceruo mal conftderato dal Vcfalio

218.7 oftracite pietra fcritta da Diofc. oftravite pietra,erfuaeffam. othonnafcritta dacHofc. othonna ,c r fua effam. oxalida fcritta da Diofc. oxalida ,er fua effam. ’ oxiacanthafcritta da Diofc. oxiacantha ,e r fuaeffam. oxiacantha quali fiondifaccia oxicedro ,er fua biftoria Oxilapatho fcritto da Diofc. oxildpatbo,erfua effam. oxilapathofcritto da G l. fua biftoria x>

] ’ E

7 1 7 -4° 7 ,7.45 349-54 3 50.5 279--3 280.54 1 2 3 .1 7 1 1 3 .2 9 1 3 0 .4 1 10 3 .52 279.20 280.41 i 8 r .i 453.25

*

! ;

, Paguri .


Tauola Parthenio fcritto da D 'ofeoridc 479- 50 partbauo, cr fua efam. 480.32. Particole negli animali uelenofe fcritte da DÌofcoride

p A e v R i >©"l°rohijlorfo P a h m iep cfc i

195*36 114 .16 l i 1.50

PahurQferino da Diofe. palm o, CT (i< 4 (¡fotti, l 2 1.5 6 palm o,cr fue diuerfe ¡petie 1 z 1.5 8 palm o fcritto da Gal. 12 3-7 palla marina,& fua effom, 7 15•2 3 Palma Jiritta da Diojco. 1 51 •1 1 palma, crfoa fattoria _ * 5M 8 palma Indiana,crfuahijloria 15 2.49 palme diuerfe 152*9 palma ferina da Gal. 153•2 8 pj/n» ebrifther fua Infioria 471-1 Paltrufali _ 529*5 Pamphilo medico reprobato in piu cofc da Galeno.

j.io .e r 18 p anace Aflepio fr itto da niofe. fwucc Chironioferino dal medefìmo panace Heracleo ferino dal medefìmo prfiuci tutti, er /oro effam. panaci ferini da Gal. vancratio fcritto da Diofe. pancrxtio.cj fua effom. Pan cacalo pane ferino da Diofe. pane cerne fi faccia ottimo pane di orzo Panporcino pan porcino fcritto da Mefue panporcino tra li ueleni con la curs P anediorfo

P4ttW Pu/itcofcritto da Diofe.

4 ° 5*4 40 5.13 404.3 405-17 405.30 33, ° ' 1 5 J 3 8 .2 8 413 *12, 257-36 2 58*5° 2604 131-12 3 3 1.2 0 .4 7 7 I,Z4 1 2 4 .16 43^-3 3 264.57

panico,cr fua effam. 264.60 panico fcritto da Galeno 264.60 panno di larice 87.30 Paolo corrotto nellafuliginedelfìnccnfoper difètto de glifcrittori 79*3 papauero cornutofcritto da Diofe. 54 1 • 58 papauero cornuto,cr fua effam. 542.24 papauero cornuto fcritto da Gal. 442.45 papauero cornuto tra li ueleni fcritto da DÌofcoride.

758.53

Pdp,itero domejlico fcritto da Diofe. papauero domejlico,cr fua effam. Papauerofaluatico fcritto da Diofe. papauero faluaticocr fua effam. Papauero Jfumeo ferino da Diofe. papauero Jfumeo,cr fua effom. papaueriferini da Gal. Papiro fcritto da Diofe. papiro,CT fua effom. papirofcritto da Gal. papiro dell fola ai fan Thomc Parie tari*,cr fua effam. Paris berba Paronichia ferina da Diof par onichia,cr fua'ffa n. paronichiaferuta da GaL

5 30.56 540.48 5 39 -1 1 54°*4I 542.14 5 4 2• 51 5 4 1.14 116 .5 3

13 3-74

Pam diuerfe nelle refe 1 3 6 .1 2 Paffolli di rofe feruti da Diofe. 135-31 Pastinaca pefee ferina da Diofe. 205.22 paflin. c i pefee,cr fua Ustoria 205.42 pajtinaca marina tra li uelenifcritta da DÌofcoride.

7 9 2 .11 paftuuca marina,cr fuo ueleno,fegniynocumenti,rime* dij,crcura 792.22 Pastinaca ho ba fcritta da Diofe. 406.5 o pajtinacbe ,cr loro efiam. 40 7 .11 pujtinache fcritte da Gal. 407.38 Pece liquida fcritta da Diofe. 93.41 pece f uca fcritta dal medefìmo 94-1 4 pece ,cr fua bifloria 94.16 peceJ'crutadaGal. ‘ 94*42 pece Greca 9 2*39 Pelofella 506.4 Peneadattilo 59-29 Peoniafcritta da Diofe. 481.58 peonia,cr fua efiam. 48 2.2 5 peoitu,fcritta da Gal. 482.30 Pepe )critto da Diofe. 32 5.14 Pfpe,cr fua hijloria 3 2 1*38 pepe lungo 5 i 5*5° pepe male intefointorno alle fembianze dagli antichi

3 2 )*52

pepe JcrittodaGal. 3 2 6.8 pepe acquaticofcritto da Diofe. 328.19 pepe acquatico,crfua efjam. 328.32 Pepe montano 629.2 9 Pepe dìIndia I 5*s Pepita fcritto da Diofe. 626.29 pepilo, c r fua effom. 616.38 pepilofcritto da Gal. ,,626.43 Peplo fcritto da diof. 6 1 6 .1 $ peplo, cr fua effam. 626.38 peplo fcritto da Gal. 626.43 Pcpom ferin i da Diofe. 30 3•1 1 pcponi,cr loro biftoria 303.61 peponi ferità da Gal. 3° 4 -34 Perche piu prefio un medefìmoferpe ammazzi morden do,che uno altro 7 8 5•2 5 Ver quali mezi uada il ueleno al cuore cofi prefìo

7 4 UI4

.

1 17 .2 3 1 1 7 .14 564.1 553-36 533.36 533-4°

ver qual caufa un medefìmo ueleno uccida hor piu pre* fto,cr hor piu tardi 73 7*49 vere frutti fcritte da Diofe. 16 5*4 pere,cr loro diuerfe ffetie 16 5.19 pere fcritte da Gal. 165.39 fereJaluatichc 165.40 perforata 492*39 Venclimeno fcritto da Diofe, . 5° 7*36 pericltmeno ,crfua efam, 507.46 penclimenoferino da Gal. 508.5 Pcriftereo f crino da Diofe. 537-8 pcrijhreo ,c r fua effom. 5 3 7-41 peristcreo fcritto da Galeni 537*55

533-47

perforo alberi

n j.l

* 67*53

perle


Tauola Perle,crlorohiflorU % 188.5:7 perle,cr loro uirtù 189.43 perle come figenerino 188.61 perle quali piuflimacc 18 9 .3J Pcrfa berba 398.6 Per fé o alberoferii to da Dìofc, 1 8 1.3 perfeo\albero,zrfua hifloria 18 2 .13 perfeo albero mal confiderai da ColumeUa 18 2 .4 1 perfc 0 ferino da Gal. 18 1.33 Per ficaria .38 1,61 Per fichefrutti ferii te da Diofc, 16 1.1 per fiche,cr loro eflam: 16 2 .10 Perfonata ferina da Diofc, 579.10 perfonata,cr fua eflam. 579.20 perfonataferina da Gal. 579*53 Pefce ragno 199*58 Pefciferbati uelenafì,cr loro nocumenti c r cura

773**7

Petafite ferina da di'of. 580.3 petafite,cr fua efam. 580.10 petafiteferina da Gal. ■ 580.13 Petranciani 551 ,1 PetroJHino ferino da Diofc. » 4 17 .4 petroftlino,cr fua hifloria 4 18.38 petrofelino ferino da Gal. 418.38 Pettimborfa 358.60 Pettine di Venere 30 7• 57 Peucedano ferino da Diofc. 429.9 peucedano,cr fua hifloria 429.46 peucedano delle jfetiarie non eflcrt il r n o 429.' 58 peucedano ferino da Galeno 4 3°* 3 Peuerclla 396.36 Vezzo,CT fua hifloria 87.31 Phalangio berbaferino da Diofc. 451.46 phalangio,cr fua ejfam. 45-1.53 phalangiofentto da Gal. 4 5 1 .6 1 P halangi animali,cr loro hifloria 2 3 1.4 1 phalangi animali,cr lorofyetie 2 31.4 9 phalangi animali ferini da Diofc. tra gli mimali uelenofì 788.56 phalangi, cr loro uelenofì accidenti con la cura

7.89.1 x Pbalaride fcritta da Diofc. phalari<k,cr fuaeflam. phalarideferina da Gal. Pharico trali ueleni ferino da Diofc. pharieo,cr fua uelenofa natura PheUodrys,cr fuahiftoria Pbenice berba ferina da Diofc. pbenice berba,cr fuaeflam. Phillireaferina da Diofc. pbiUirea,cr fuaeflam. • PhiUite fcritta da Diofc. phiUìtc,cr fua eflam. pbillite fcritta da Gal. P hiteumaferina da Diofc. pbiteuma,cr fuaeflam. Pbrigia pietra ferina da Diofc, -, pbrigia pietraferina da Gal% Phu ferino da Diofc. pbu,cr fuaeflam. phufentto da G 4 < . 1*.

48 3.3 6 48 3.48 484.4 759*24 7 59 -3 1 146.58 527.4 5 2 7 .11 1 2 8 .1 4 118 .5 1 4 5°* 58 4 51 •6 4 5 1 *4° 594*34 594 *38 7x7.26 7 1 7 *35 31 • 35 32*46

33-3

Pbucomarìno fcritto da DÌofc. 573.TO phuco marino,cr fua ejfam. 5 7 3•1 7 pbuco marino ferino da Gal, 573.41 Puntagine fcritta da Diofc. 290.5 3 piantagine,cr fuaeflam, 2 9 1.19 pìantaginefcritta da Gal. 291.14 piante che hanno molte radici 1 o. 5 piante difon ili,cr molte radici 10.6 piante,diunafola radice 10.7 piante con piufufti 12.48 piante fenza alcunfufto 1 3.49 piante fenza radice 9.59 piante,che trasformano le foglie fecondo i tempi .4-34 piante,cr lor parti quando ricor fi debbano. 5.50 piante in che luoghi fi ricolgano elette 6.41 piante,che fi trasformano iuna nell'altra 8.54 piante quanto bene alligninofotto la clemenza del eie= lo 9\ piante,che amanofiumi, riui, paludi,laghi, cr luoghi humidi 9 .15 piante,cha amano riui,cr fcogli di mare 9.24 piante,che amano luoghi aft>ri,cr aridi 9.29 piante,che fi godono de i colli ameni 9.35 piante,che amano i campi 9.37 piante,che nafeono in luoghi non coltiuati 9.40 piante,die uerdeggiano ne i prati 9.40 piante,che crefcono nelle uigne 9.42 piante, che nafeono dentro,[crfuore delle caficlla.cr delle cittadi 9*43 piante,che uiuono in campagne 9.40 piante,che fi riparano lungo lefiepì 9.49 piante,che nafeono nellefelue 9-8 piante,ehe fi godono de i monti 9.6 pìdnte,che pendono ne i precipitij 9.55 piante,che nafeonofopragli alberi 9.56 piante,che nafeonofopra l’berbe 9-60 piante baccifere 14.61 piante quali infleme nimichc 16.3 vicnocomo fcritto da Diofc. 6 3 1 *4 picnocomo,cr fua eflam, 6 3 1 •1 1 pie colombino 462.45 pie di gallo « 342*36 pie corbino 34 2 .36 pie di leone 588.57 pie di lepre uolgarc 5 11,18 pietra agata,cr f<a hifloria 7 2 1.11 pietra agata,crfuefacuità 7 2 1.2 2 pietra alabaflrofcritta da Diofc. 723.22 pietra alabastro,cr fua hifloria 7 2 3 •15 pietra amiantofcritta da Diofc. 7 24.3 * pietra amianto,cr fua eflam, 72 4 .3 5 pietra Arabica fcritta da Dio/. 7 1 2*30 pietra Arabica,cr fua effam. 7 1 1 *33 pietra Armeniafcritta da Diofc. 688.5 2 pietra Armenia,cr fuahiftoria 688.57 pietra Armenia,cr fue un tu 689.37 pietra Aflia fcritta da Diofc, 7 17 49 pietra A flia,cr fua effam. _ 7 1 8 .1 pietra Bczahar,cr fua hifloria cr uirtk 698.40 pietra cadmia fcritta da Diofc. 672.7 pietra cadmia,cr fua ejfam. <572.49. pietra calamita,crfua hifloria 7 2 **59

E


Tauola pietra calamita tra lì utleni, ( ? J'uoi nocumenti>er ac­ cidenti,rimedij,?? cura 767 6 pietra ceruleafcritta da Diofc. 689.61 p/eim cerulea, cr fua ejfam. 690.4 pietra cerulea fcritta da Galeno 690.50 pietra chnfocollafcritta da Diofc. 688.7 piem» chnfocolla ,?? fua ejfam. 688. x8 pittra chnfocolla [crina da Gale. 688.37 pietra diafpro,?? fuahijìoria 726.1 ?. pietra diafififfi fcritta da Gal. 7 26,3 x pieiM aetite feruta da Diofc, 7 26,41 pietra aetite,? ? fua ejjam. 726.50 Pietra gagate fcrittada Diofc. 720.27 pietra gagate,?? fua effam. 720.34 pietragagate fcritta da Gal• 720.53 piffr-x galattite fcritta da Diofc. 722.38 pietra galattite,??fua ejfam. 72 2.48 piefnx generata negli occhi del cento 698.5 8 pietra geode fcritta da Diofc. 7 2 8 .17 pietra geode,??fua ejfam, 7 28.20 pietra Giudaicafcritta da Diofc, 7 14 .11 pteirrf Giudaica,?? fua ejlam. 724.18 pietra hematite fcritta da Diofcor. 719 .9 pietra hematite,?? fua ejlam. 7 19 .18 pietrahematite,??fuefacuità feritteda Alejfandrò

7 1 9-47 piefm hematite,?? fuef.acuità feritteda Galeno 7 19 .38 piffnx hematite uolgare non ejlcre la un 7 19 .18 pietra iajpide fcritta da Diofc. 726.12 pietra iaffide,?? fua hifloria 726.29 pietra iajpide fcritta da Gal. 726.31 pietra magnetefcritta da Diofc. 7 11.5 5 pietra magnete,? ? fua hijiom 7 2 1.5 9 pietra magnetefcritta da Gal. 722.23 pietra melitite fcritta da Diofc. 722.45 pietra melitite,?? fua effam. 712.48 pietra memphite fcritta da Diofc. 7 M*aI pietra memphite,??fua ejfam, 7 1 5 .3 2 pietra molibdena fcritta da Diofc, 684.55 pietra molibdena,?? fua effam. 685.1 pietra molibdoidefcritta da Diofc. 681.50 pietra molibdoide,??fua effam. 682.6 pietra morocbtho fcritta da Diofc. 7 2 2.6 1 pietra morochtho, ??fua effam. 7 2 3 .1 7 pietra mudafcritta da dìoJ c. 7 2 8 .1 1 pietra naxia,?? fua ejlam. 728.20 pietra ophitefcritta da Diofc. 727.4 pietra ophite cr fua effam. 727.9. pietra ofìracite fcritta da Diofc. 727.40 pietra ofìracite,??fua effam. 7 * 7-4 ) pietra Phrigia fcritta da d iofe. 7 17 .2 6 pietra Phrigia ,??fua effam. 7 17 .3 6 pietra Phrigia fcritta da G al. 7 17 .3 8 pietrapiombariafcritta da Diofc. 681.50 pietra piombaria, cr fua effam. 682.6 pietra pirite fcritta da Diofc, 7 1 8 .3 1 pietra pirite,?? fua ejfam. 718.43 pietra piritefcritta da Gal. 718.54 pietra pomice fcrittada Diofc. 7 0 8 .14 pietra pomice,?? fua effam. 708.24 pietra Samia fcritta da d iofe.

628,58 *4

pietra Samìd,? ? fua effam. 62 9 .1 pietrafapphirofcritta da n iofe. 724.54 pietra fapphiro,? ? fua ejfam. 7 24.5 8 pietra fapphiro fcritta da Galeno 725.3 pietrafelenitefcritta da d iofe. 725,27 pietra felenite,?? fua effim. 7 2 5. 3 3 pietraferpentinafcritta da Diofc. 727.4 pietra ferpentina cr fua ejfam. T ^ l'9 pietrasfrffa fcritta da Dtofco. 720.8 pietra sftjfa,?? fua effam. 7 2 0 .14 pietrasfejfa fcritta da Gal. 7 2 0 .17 pietra smiri fcritta da Diofco. 727.5 5 piètra smiri fcritta da Gal. 728.1 pietra smiri,?? fua ejlam. 728,1 pietrajpeculare,?? fua ejlam. 725.38 pietra di (pugna fcritta da Diofc. 72 7 .2 1 pietra dijpugna,?? fua ejlam. 727.24 pietre di jpugne fcritte da Gal. 727.2 J pietra fammi fcritta da Diofc,» 682.5 5 pietra ftimmi,?? fua ejlam. 683.7 pietra theameda,??fua biflorti 72 2.20 pietra thijte fcritta da Diofc. 7 13• 39 pietra thijte,?? fua ejlam. 723.43 pietra Thracia fcritta da Diofc. 7 2 1.3 4 pietra Thracia,??fua ejlam. 7 2 1.3 8 pietra difiele di toro,??fue facultà 224.7 pietre metalliche fcritte da Diofc. 672.7 pietre come fi generino contra Arifatele pietre piouute dal cielo 647-57 pietre generarfi in altro modo,di quello che fcriue Theo 647.59 phrajlo pietre di che materiafi generino 648.19 pietre comef i generino ne i corpi humani 648.24 pietre da chi fi generino 649.47 pietre generate da caldo 649.48 pietre generate dafreddo 649.29 pietre perche fi generino fole 650.6 pietre perche fi generino molte 650.6 pietre onde di diuerfi colori 650.20 pietre ondefieno alcune trajparenti, ?? alcune opache

6)M

pietre pretiofe onde l'una piu trajparente dell'altra

651.11 pietre pretiofe quanto uagliano contra ì ueleni

740.37 pietre onde alcune leggiere,alcune grani pietre onde ferrate,?? dure pietre,che s’abbruciano come legno pie tre,che non s’abbrufciano,?? non cedono

651.53 651.33 651.50 alfuoco

6 51.52 651.54 pietre corrojìtie pietre grauide 651.58 pietre, dentro a cuijiritrouano chiocciole, gangole, dattoli,?? altri animali 652.4 pietre,che producono frughi 560.46 pietre,?? loro diuerfi colori 6 5 1.18 pietre di gambari *95*37 pietre di lumache 194.27 Pi etrificofucco,checofa fia 648.50 Pignoli,?? lorofacultà 274.51 Pimpinella commune , cr fua hifaria 53 1 -7 pimpinellabinim i,?? fua hifaria 550.31

Pino


Tauola Pinofcritto ili Biofc. p iia ,® [u a hiftoria pinididiucrfefpetic pinocchi Piombaggine[critta da di'ofc. Piombo[crino dal medefimo piom bo,® [uaeffam. piombo[crino da Galeno piombo abbruciato [crino da d iofc. piombo abbruciato,® [uà ejfam. piombo Lutato[crittoda D iofc. piombo lattato,®[tu c([am. piombo limato tra li ueleni,®[uoi nocitméti Piperite P irethro [critto da Dio[c. pireth ro,® [ua e[[am. pircthro[critto da Gal. P irithè pietra[critta da d io[c. pirithe pietra,® /«<< piriche pietra [critta da Gal. P i[cia alletto Pijfajphalto[critto da Biofc. pifiafrhalto ,® [ u a hiftoria Piftacchi[crini da Biofc. piftacchi,® loro hiftoria polacchi quando prima in Italici piflacchi [crini da Gal. P iftolochia Pitiufa [critta da dìo[ c. p itiu fa ,® [uaeffam. pitiuft[critta da Gal. • Plafmapietra quanto uaglìaìn maniftfiore

81.52 8 1.47

81.47 174 .51 684.5 5 681.24 681.55 6 82.15 68 1.24 681.5 5 6 81.4 68155 76 6 .54 184.2 4 1 5 •39 4 2 5 *49

5 2 6-5 7 18 .5 1 7 18 .4 3 -718.54 298.35

9 5-19 9 6 .13

1 7 3.6» 174 .32

174-3 5 174- 36 3 6 1.14 6 2 4 .4 8 624.61 6 25.17

li ueleni.

74 0 .14 .

Platano [critto da Dio[c. 106.48 Platano,®- [ua hiftoria 106.58 potano [crittoda Galeno 10 7 .17 Plinio®-[uoierrori 1 7 . 25.G r 8 6 a . e r 8 6 . 1 9 . e r

86.5 2.et 109.5 5;ti 112 .2 5.fi 12 9 .18.ri 1 30 5o.ei 1 3 1 . 3 9 . « 1 5 0 .14 .c f 1 5 5 . 1 8.et 1 5 4 . 5 3

et 1 6 3 . 1 2 . f f 1 8 9 . 3 7-ft 2 0 1 . 4 0 .fi 2 0 2 . 1 5 . e r 2 2 3.3 3 .et 1 2 5 .4 6 .f i 29 2.6. ri 3 6 0 .2 5 .fi 3 62. 6 2 .fi 3 6 4 .2 6 .^ 3 8 7 .8 .« 3 9 1 . 1 5 . fi 4 5 0 .4 5 . f i 4 5 5 . 4 6 . « 4 5 8 . 3 7 . ^ 4 6 4 . 2 3 . ^ 4 7 3 . 3 6 .fi 4 9 2 . 4 1 . f f 5 1 6 . 3 6 . f t . 5 4 2 . 4 0 . f i 5 7 1 . 5 6 .it 5 9 4 . 1 0 . f i 5 9 6 . 6 2 ^ 4 9 8 . 3 ^ 6 0 6 . i . f i 6 3 4. 1 6.et 6 7 7 . 4 6 .f i 69 2.2 3 .fi 7 1 7 . 1 .fi 7 1 1 • 1

723.16.ff 725.43. Plinio dififo contra al Brafauola Pnigite terrafcritta da Dio[c. pnigite te rra ,® [ua efiam. Poiemonia[critta da Dio[c. poiemonia,et [ua e[:am. polcmonia[crittadaGal. poiemonia,et[ua proprietà ne i morfl de gli

J i -34 7 2 9 -5 3

73°-> 5o 2 .4 8 5 ° 2 *57 5° 3-6

jcorpioni.

216.25 polmoni di diuerjì animali,® loro hiftoria 216.45 Polpo di[nifuratagrandezza 206.40 po/pi p e[ci,® loro hiftoria 206.3 8 Pomata odorifera 246.21 pomi granati, leggi Melagrani. pomi granati comefiferbino, che non f i putrefacciano 1 54*45

pomi d’Adamo 164.3 5 pomi c/i mandragora tra li ueleni,& loro nocumenti,ac d ie n t i,® cura 7 5 8 .11 pomi d’oro 5 5 1.31 Pomice pietra [critta da ninfe. 708.14 pomice pietra, ® [ua hiftoria 708.2 3 pomice [critta da Galeno 708.29 Pompholige [critta da Diofc. 67 3.44 pompbolig e , ® [ua hiftoria 674.5 5 pompholige [crittadaGal. 675.42 Popolo bianco [crittoda niofe. 10S. 38 popolo nero [critto dal medefimo 108.50 p o p o li,® loro ejfam. 10 9 .32 Porcellana 2 8 9 .11 Porcini fònghi 560.20 Porpore [crine daniofe. 188.9 porpore,® loro hiftoria 188.37 parrandcllo,® [ua efjam. 317.40 porri[critti da Diofcoride 3x6.45 porro[aluatico[critto dal medefimo 317.29 porri capitati ferini dal medefimo 3 1 6.4 5 p o r r i,® loro ejfam. 3 1 7.7 porri come fi facciano congrojfo capo 3 17 .1 o porri f critti da Gal. 3 17. r J Porri delle gambe de icauaHi [critti daBiofcoride 216.25

porri delle gambe de i cauaUi, ® loro[acuità

218.46

7 9 1.6 2

Polenta,et [uade[crittione Polictiemone f crinada Biofc, po/ic nemone,et [uaeffam.. Poligaia [critta da Dio[c. polígala,et[ua ejfam. Poligonato [critto da dìo[ c. poligonato,et[uaejfam.

poligonato[critto da Gal. 500.51 Poligono ma[chio[critto da nio[c. 499.43 poligono [mina ferino dal mede/imo 499.56 poligono, ® [tu ejfam. 500. x poligono [critto da Gal. 500.4 P0/10 [critto da Dio[c. 4 54.5 8 p o lio ,® [ua ef[am. 455-56 polio [critto daGale. 4 5 5 - 5° Polipodio [critto da Biofc. 641.4 polipodio,® [uaeffam. 641.43 polipodio Jìmilc all'affieno 641.46 polipodio [critto da Gal. 641.60 polipodio[critto da Attuario 641.5 7 Politricho,®[ua ef[ami. 597-59 Polmonaria, ® [ u a hiftoria 532.60 polmonaria,® [tic fpetie 53 2.60 Polmone marino [critto da B io[c. 216.16 polmone marino,® [ua efjam. 216.18 Polmoni di diuerjì animali [critti doniofeoridc

260.6 443*4

44 5*10 601.6 601.9 5o0*21 ' •

1 5 0 0 , 34

Portulaca [critta da niofe. portulaca,® [uaeffam. portulaca [crittadaGal. Potamogcto [critto da Biofc. potam ogeto,® [uaeffam. potamogeto [ :ritto da Gal. poterio[critto da niofe. .

.

288.57 289.10 289.17

574-4 574.8 5 74.1 o 3 7 ' - io E

3

puah


Tauo la poterlo,??fua effam. YotentiUa,?? fua hiftoria _ Precipitato,??fua gloriofa operatone

3 7 1 ,1 8 514.3 8 694.48.©“

7 8 1.10 precipitato tra li ueleni, er fuoi nocumenti, accidenti crcura . 767.48 Yrcjtero ferpente uelenofifiimofcritto da Diofc. tra gli animali uelenofl 797.56 Prefura 371.59 Primo fiore 4 8 1.3 1 Prignoli fingili 560.11 Procaccila,leggi Portulaca Pronojlico di fallite ne imorfi del cane rabbiofo

7 * 3-37

Propolifcritta da Diofc. 2 >5.48 propoli,er /«a effam. 2 5 5• 54 propo/i ferina da Gal. 2 55• 57 Proferpinaca 500.3 Prouettea non effere la chamedaphne cotra l’opinione di molti 5o 1.49 Prunefcritte da Diofc. 16 9 .14 prune loro efiam. 169.38 fcritte da Gal. 16 9 .41 P/illipopuli domatori delleferpì 788.10 m i o fcritto da Diofc. 544-34 p!illio,zrfuaefiam. 5 44.5 6 pjìllio fcritto da Mefue 544.61 pfilhofcritto da Gal. 545.16 pfillio tra li ueleni fcritto danìofe. 7 54 .17 pJillio,<zrfuauclenofanatura,& accidenti,?? cura

7 54.21 Pforaberbaferina da Aetio

P tarmica fcritta da Diof. ptarmied e ? fua effam. ptarmica fcritta da Gal. Ptias,&fuo ueleno Ptifana fcritta da Diofc. ptifana,?? fua efiam. Pulegio fcritto da Diofc. pulegio,??fua efiam. pulegiofcritto da Gal. Pulicaria,??fua effam. Pulfatilla,?? fua hiftoria

506.43 3 1 9 .1 0 329.30 .329.39 740 .13 2.58.59 2,59.59 3* 7-47 388.1 388.16 465.59

344-7

Q j

a n d ò curar; fi poffa il timore del!acqua in co loro,che fonoflati morfidal cane rabbiofo, er con quali rime dij 7*3-33 Quercia fcritta da Diofc. 145.4 quercia,?? fua efiam. 14 5 .18 quercia fcritta da Gal. 147. i quercia nimica deHoliuo 16. z quercia produrre s fr u t t i & animali 14 9 .1 o •Querciuola,leggi chamedrio Quinta effenza theriacale contra li ueleni, e ? il modo diprepararla 7 4 9 .1

R A c a n 1 animati Radiceferi ita da Diofc.

750.13 3.76,61

radice,?? fua effam. 2 77-47 radice fcritta da Gal. 27*-3 134.42 Radice chi na ,er fua hìflorii 134 .4 1 radice china, ?? fuefacultà, 517.26 Radice Ideafcritta da Diofc. radice Idea,? ? fua effam. 5*7-34 527.38 radice idea fcrittd da Gal. Radice Rhodia fcritta da Diofc. 527-49 radice Rhodia,?? fua hiftoria 527-54 528.12 radice Rhodia fcritta da Gai. Radice qual parte s’intenda in ciafcunapionta 2 7 .4 1 Kadicctta fcritta da Diofc. 3 29.49 radicetta,?? fua effam. 330.1 radicetta f:ritta da Galeno 35 14 Rad tei,che fi mangiano 277-57 radici come effer debbano quandofi ricolgono 6.3 radici come gommare,feccare,?? confcruarefi debba= no * 6-* radici,?? loro diuerfifapori 10.42 radici,?? loro diuerfi colori 10.42 radici groffe,?? firme 1 0 .1 4 radici legnofe,?? dure 10.24 radici bulbofe, er cipolline 10 .3 1 radici nodofe fìmili a quelle delle canne 1 ° - 27 radici odorifere 10.62 radicifonili,?? picciole 1 o. 1 8 radici¡piatte ,r i °-r 3 radici tenere,?? molli 10.2 6 radici tonde,?? nodofe i °-34 radici uelenofe fcritte da Diofc. 733 *5° Ragia di ciprejfo fcritta da Diof. 9 1 • 34 ragia di cipreffo,?? fua effam. 9 3■ 24 ragia ftrobilinafcritta da Diofc. 9 1 •34 ragia di abete fcritta da Diofc. 9 I -37 ragia Laricina fcritta da Diof. 9 1 -30 ragia laricina, er fua effam. 87-1 1 ragia lentifcinafcritta da Diofcoride 9 1 -4 ° ragia di pezzo fcritta da Diofc. 9 1 -17 ragia dipezzo,?? fua effam. 87-49 ragia di pinofcritta da Diofc. 91 -27 ragia di pino,??fua effam. 85-4 ragia terebinthinafcritta da Diofc. 9 1 -a ragia terebinthina ,er fua effam. 92-1* ragiefcritte da Gal. 92.61 ragie diuerfe fcritte daDiof. 9 1.17 Ragni ferin i da Diofc. 2 3 1 .1 0 ragni ,er loro hiftoria 2 3 1 •3 3 ragni chiamati phalangi fcrittida Diofc. traglianima li uelenofi 788.56 Ragnopefee,??fui effam. 199- 5* Ramarri animali 740.2 3 Rame abbruciato fcritto da Diofc. 676.10 rame abbruciato,??fua effam. 676.26 rame abbruciato ferina da Gal. 67 6.31 R amoracci,leggi Raphano Ranocchie ferine da Diofc. 2 10 .3 9 ranocchie,?? loro hiftoria m .l ranocchie comefi generino 2 11.8 Ranuncolofcritto da Diofc. •j 4 1 .1 3 ranuncolo,??fua effam. 342.35 ranunculo fcritto da Gal. 34 1 -49 Rapafcritta da Diofc, 175.50

.

1


rape,& loro effami, 176.8 rape fanatiche 17 6 ,1% rape ferine da Galeno { 1 76.1 5 Rapbano domeilico,?? faluatico ferino da Diofcori* de i 7<>-51 R afure deU’olioiche fi cattano de i bagni fcritte da Dio feoride 57*^° Rauanctto,leggi Raphano Reggimento di uiuere ne i morfl del cane rabbiofa ferino da dìofco. 7 8 1.11 reggimento di uiuere ne i morfì del cane rabbioso ferita to da Aedo 783*4 Regole intorno alla cura de i uelenifcritte da Diof o r i de 73 **M Regolitia,leggi Glicirrhiza Reppefe,leggi A triplice Reità bouis¡leggi Anonide,onero Ononide R ba fiume,er fua biUoria 354*5* Rhabarbaro,leggi R beobarbaro Rbamno ferino daDiofco. 12.0.5 rbamno, c r fua effami. ìz o .z o rbamnoferino da Galeno 110 .5 1 Rbapontico ferino da Diofcoride 354 ' 34 rbapontico,?? fua hiitoria 354-49 rbapontico mal confiderai da molti 3 54 *5 5 rbapontico f e r it i da Gal. 3 5^*i Rbeobarbaro,?? fua hiftoria 3 5 14 rbeobarbaro fcritto da Mefite 3 57*5 ^ rbcobarbaro non efferc il rbapontico 3 55•* * rbeobarbaro comefi priui dell'anima 356.10 rbeobarbaro perche cofì chiamato 3 56 . 4 1 rbeobarbaro non effer medicina fòrte contri al uulgo

3 57**6

rbeobarbaro Italiano 3 58.8 Rbeo Indico onde babbia il nome 3 5 15 Rbeopontico,leggi Rbapontico Rbeo Turco perche cofi chiamato 3 56.15 Rbododendrof'.ritto daDiofco. 5 58-61 rbododendro,?? fua effami. 5 56. x6 rbododendro fcritto da Galeno 559*3° Rbododaphnefcritto da Diofco. 5 58*61 Kbu fcritto daDiofco. *49**9 rbu,?? fuahiftoria * 49*57 rbuyzr fue diuerfe fl>ctic 15 o. a rhu f e r it i da Gal. 151.1 Ribes,?? fua effami. 11 a 5.41 Ricci di quercia * 45*57 Riccio marinofe r it i da Diofco. 18 4 .3 1 riccio marino,?? fua hiftoria 184.48 riccio marino male intefo dal Gionio 1 84.61 riccio marino fcritto da Gale. 18 5 .11 riccio tcrrcftrc f e r i t i da Diofco, 18 5 .19 riccio terreftre,er fua hiftoria 1 8 5 .5 1 ricci fcritti da Gale. 18 5 .11 Ricino f e r i t i da Diofco. 6 10 .9 ricino, er fua eftam. 610 .30 ricino fcritto da Gale. 610.45 ricino tra li ueleni,?? fuoi nocumenti,rimedii,?? cura

771.47

Ricogliere le piante inalcunitempi determinati non tf f r fuor di propoftto 6 .3 1

Ricotta,?? fue facuita

24°* 3 5

Rimedi]contriedfulmine

_<

16.16

rimedij nel morfo del cane rabbiofo fcritti da Diofcori­ de 759*5? rimedi;ualoroftfiimi feinplici,?? compofiti nel morfo del cane rabbioso 78 3.40 rimedi) femplici,?? compofiti per applicar di fuori ne imorftde ferpenti 785.57 rimedi; femplici,?? compofiti da tor per bocca per libe rarfi dai ueleni 7 8 6 .17 rimedij diuerft ne i ueleni 771*19 rimedijperlo fpafmocaufato dauelcno 771.40 rimedi] per confortare le uirtu principali ne gli aneletutti 77z*24 rimedi) per gli eccefiuiflufi di corpo caufati da i ude* ni acuti 771,17 rimedij per i nomiti fuperflui , caufati da ueleno

771.9 rimedi) per uarij,?? diuerft accidenti caufati da ueleni

77’- 4

rimedi) citeriori per li nocumenti della uifeiga caufati dalle cantarelle « 748.51 rimedi) per far uomitare il ueleno fcritti da Diofcori* de 73 1 *3S Rimediare à i ueleni fi debbe nel principio,altrimenti po co ui fi gioua fecondo Diofco. ^ 7 3 1.1 7 Rimedio rcilauratiuo,? ? cordiale contrari ueleni 7 7 1.4 5

rimedio eccellentiftimoper ftupefare qual fi uogliamé bro,che fi debba tagli are z 34.3 5 rimedio di Galeno per i tufi de i gottofi 14 0 .17 rimedio cfficacifiimo contra le rotture intcftinali

464.1 R ifagako, er fua uenenofa natura,nocumenti,rimedi), cura 768.39 Rifo fcritto da Diofco. " l6 3.9 tifo,?? fua effam. 'X& 3•13 rifo fcritto da Galeno '16 3 .1 5 Rochetta 3 11.5 1 Rombice fr itta da Diofco. 1 7 9 .10 rombice,?? fuaejfm i. 180.45 rombice fcritta da Gal. * 80,61 Romito che curauai morfl delle ferpi con incanti per terze perfonefenza uedere i patitati 7 8 8 .13 Rondini fcritte da Diofco. 114 .11 rondini,?? loro hiftoria 1* 4 .3 6 rondini fcritte da Galeno 114 .4 7 Rofe fcritte da Diofco. * 35*3 rofe,er loro effam. 13 5 *4 ° rofe mofehette *3 5-43 rofe faluaticbe 136.8 rofe fcritte da Galeno 136 .6 1 rof : di fanta Maria portate di Kierico 41*5° Rofmarino fcritto da Diofco. 4 1 6 .1 1 rosmarino coronariofcritto dal medeflmo 4 1 7 . 1 0 rofmarini,?? loro eftam. 7 17 .16 rofmarini fcritti da Gal. 7 * 7*3° Roftro di cicogna,leggi Geranio Roftro di gru,leggi Geranio Rouiglione 1 7 3 .4 1 R o k o fcritto da Diofc. 511.3 0 rouo,?? fua effam. 5 1 1 .5 6 Tono fcritto da Gaietto 5 11.8

ROUO


Tauola TROK0 canino fcritto ctd Diofco, roMo a n in o & f u i cffani, rouo camino fcritto da G al , Roao ideo fcritio da Diofco.. rouo Idco,cr f m b id o n a Rotto cornino R ubbia fe r it a da D iofco, rubbia, er fua ejfami. ru b b ii fe r in a da Galeno r ubbia minor e

• ,

1 2.6.3 5 1 16 .4 1 1 1 7 .1 5 5 ; 1.48 5 1 1 .1 601.45 484.45 484.57 485-1 440.8 4 6 1.11

R u b e rà Rubrica fabrilc f e r it a da Diofco, 6 9 6 .16 rubrica fa b riie,z r fua effami. 6 9 6 .10 rubrica fib t tle f e r it a da Galeno 6 9 6 .1 1 Rubrica S in o p ia fcrittada Diofco . 695.48 ru brica S in o p ia ,c r f u ejfami, 695.56 Ruchetta fcrittada Diofco. 509.4 ruchetta,zrfua effami, 30 9 .11 ruchetta fa lla tic i 50 9 .11 ruchetta fe r it a da Galeno 3 09.13 Rite ola,leggi Ruchetta R uellio,zrfuoi errori er opinioni non accettate . 14.

6 1 .er 17.30.er 33.16 .cr 54.18.er 48.58.fi 8 6 .11.e r 86.41 .ff 89.i9.er n o .ó .e r i i o . 34.fi 1 j8 .5 1 .f i x 50. 6 z . ct 16 7 .6 1.ff 183.53 fi 16 1.5 3.fi -<>4.62.« 287.44.er 295.52.er 306.43. fi 3 24.61.fi 3 28.3 i.ff 3 3 1.14 .« 340 5 7 .cr5 4 4 .2 8 .e r3 5 5 .4 5 .fi 370.6c.fi 374. 52.fi 394.50.fi 4 0 7 .1 3 .f i 4 12 .5 2 .ff 4 17 . 43-Cr 419.48.fi 420.56.fi 422.3 3 .^ 423. 50.fi 440.34.fi 4 4 1.35.fi 441.20. fi 445.59 fi 4 5 1.3 1 .fi 46 2.2 5.fi 468.54. fi 477.29. er 480.44. fi 498.52.fi 507.18.fi 509-7.ft.513 13 .fi 515.49.fi 576.56.fi 578.58.fi 580.10 fi 594.19.fi 5 9 6 .11.fi 600.42.fi 6 3 1.4 9 . er 644.26.fi765.44. R u ggin e di fe rro fe r it a da D iofco. 680.35 ruggir,e,& f >ium di ferro ,er ¿oro fjjàmt. 680.47 rk/co fcritto da Diofco, 603.32 rtifco,zr fua ejfami. 603.49 Ruta domeftica fcrittada D iofco. 400.58 rtitadomejUca,zr fua effamin. 401.46 ruta montana fcrittad a Diofco. 401.55 ruta montana,er faluatica,zr fu a effami, 401.49 raid faluatica feconddfcritta da Diofco. 402.24 ruta faluatica d'altra ffetie 40 2.3 3 raid faluatica chiamata H* w i md/e ìntefa d a g li j f c * tiali 401.48 raid fcritta da Galeno 4 0 3.17 rutacdpraria 403.24 l

A e x N A / r r f i i d drf Diofco, ■ .bina,or fua effami. ibina feri nuda Galeno icchxro fcritto da Diofc. <ccharo,zr fua hijloria tccharo fcritto da Plinio accharo fcritto da Galeno accola igapeno fcritto da Diofc. > l

10 0 .3 2 10 0 .4 8 10 1.5 9 25 i . 6 r 2 5 2 .5 1 2 * 3 .8 * 5 4 .4 6 24.48

434.8

fagapeno,zr fua effami. 434*19 fagapeno fcritto da Mefue 434.24 ftgapeno fcritto da Galeno 434*39 Saggina,er fua Ustoria 265.3 Salamandra fcritta da Diofco. 230.13 falamandra,zr fua hiftorid 230.26 falamndranon abbrufciarfi nel fuoco effer cofafauo lofa 230.44 falamandra tra li uelenifcritta da Diofc. 749.3 8 falamandra,zrfuo iieleno,nocumenti,accidenti,cura,et rimedij 749*47 falamandra acquatica 251.2 Salamuoia di pefei fcritta da Diofc. 2 x4.41 falamuola,zr fua effami. 2 14 .5 3 .e r7 10 .3 6 faiamuoia femplice fcritta da Diofco. 709.2 6 faiamuoia acetofa fcritta da Diofco. 664.31 faiamuoia acetofa,zr /ad confideraiione 664.3 9 Sd/f fcritto da Diofco. 708.49 /d/f,er/ad hijloria 709.43 _/d/f,er/àe diuerfe ffetie 709.44 fole Ammoniaco 7 1 0 .1 4 falcAlchalì 710 .22 /die gemma 709.48

/d/e Indo . 2 54 *55*Cr 7 IO‘ 26 falelacudre 709.52 fale marino 709.46 /d/e minerale 709.46.er 7 J0 .4 fale nitro 7 10 .3 0 ^ 7 12 .7 /d/e fcritto da Galeno 710.48 fale di fumi 709.52 fale di finti 710.3 fale Nattico 710.3 9 Salce fcritto daDiofco. 14 1.2 7 falce,zr fua effami. 1 4 1 .4 1 falce fcritto da Galeno • 141.58 Salma,zr fua effam. 251.22. fdiiua fcritta da Galeno 2 51.24 Salfa parilla,zr fua hiflorii 134.50 Saluta fcritta da Diofcp. ] 390.22 fdluia,zr fuà effami. 5 9 1.1 faluia faluatica 391-3 fàùia fcritta da Galeno 391.2' i faluia fcritta da Aetio 3 9 1.2 1 faluia Romana • 392.48 Sambuco fcritto daDiofco. 629.48 fambuco, er /ad hìfloria 6 5 0 .5 9 fambuco acquatico 630.42 fambuco montano 630.41 fambuco fcritto dqGaleno 6 5 0 .5 6 Samia pietra fcritta da Diofco. 7 :8 .58 Samia terrd fcritta da Diofco. 738.48 [amia terra,zr fua effami. 7 19 .1 Sandali tutti,zr loro hijloria 47.7 Sandaracha gomma 99-59 Sandaracha Greca, er Arabica effer lungamente diffe* r a t ii, . , 99-60.er-704.22 Sandaracha minerale fcritta da D iofco. 7o4.4 fandarachà mineralezrfuahiftoru 407/14 .fandaracha mineralefcritta da Galeno 704.2 9 fandaracha di Plinio 10 0 .5 fandaracha minerale tra li ueleni fcritta da Diofc onde <-

[andari*


Tauola Sandaracha, & fu i uclenoft futuri , curi» er rimedij

768.18 Sandice>er fua effami. /irtiiceferitia du Gute. Sa«£«e di diuerfi animali fcritto di diofe.

687.45 687.49 249.6 2 4 8 .11

[angue di diuerfi animali,& fuu e)]ami. fangue di alcuni animali non bauere le [acuità,che tnol ti gli attribuirono 248.15 Sangue di drago,er /«a hißoria 6 91.61 fangue di drago in lacrime 6 9 1.? [angue di drago uolgare 691.36 S-Mgwe meßruo tra li ueleni,!? [uoi nocumenti, acciden ti,rimedij,&■ cura 764.17 [angue di toro tra li ueleni fcritto da Diofc. 7 63.51 fangue di toro,!? [uoi uelenofi effetti,accidenti, nocu* menti,& cura 764.1 Sanguinaria mafehio fritta da Diofco. 499.43 [anguinaia [emina [critta dal medefimo 499*57 Sanguinella 295.15.cr 518 53 Sanguifughe trali ueleni fr itte da Diofc. 770.18 [anguifughc beuute inauertentemente, t ? loro acciden­ ti, nocumenti,cura,er rimedi/ 770.2 7 Sanicula prima 5 04.51 /t me«/afeconda 5°4- 54 Sanfucho,crfud effam. 398.1 fanfuebp fcritto da Gal. 398.16 Santolina 382.38 Santonico fr it to da Diofco. 3 80.20 fantonico,er /«a ejjàmi. 381.5 Sapphiro pietra fcrittodaDiofco, 724.54 fappbiro,z? f a effam. 724.58 [apphiro fr it to da Galeno 7 15•3 Sapori,?? odori di piante comefi confermo nelle ac* que,che fi lambiccano 381.29 fapori ma 'e intefl da molti 146.7 Saracino fpetie di grano 315*1 Sarcocolla fritta da Diofco. 436.48 farcocolla,er er fuaejfami. 4 36 .51 farcocoUa fritta da Gal* 43 7 -1 a farcocolla fr itta da Uefue 43 7-1 Sarcophago pietra,!? f a effam. 718.9 Sardoniaberba 342.46 fardonia herba tra li ueleni fritta da Diofco. 7 56.3 2 fardonia herba,e? fua uelenofa natura,nocumenti, ac ridenti,cura,!? rimedij 756.4 t Sajfefi-ica 3 1 2 .1 6 Safifragia fritta da Diofco. 509.27 faßifagia,!?fuae[famin. 509.34 faßifragie diuerf 509.53 f ß i f ragia bianca 509.58 Satinane fcritto da Diofco. 470.40 fatinone Erithronio fcritto da Diofc• 470.48 fatirioni,!? loro effam. 470.5 5 ftirio n i f r it t i da Galeno 472.4 fatirioni ueri conofiu t i da pochi 470.5 5 Satureia fritta da Diofco. 396.24 Satureia, cr f a effami. 3 96.3 3 Scabiofa, cr /«* hißoria 5 06.5 3

Ìw/ognc Scammoneafr itta da Diofco* fammonea,!? fua effam-

fimmonca fr itta da Mcfut

5 18 .3 ^ 3 19 .3 627.12 627.37

„ 627.59

fcammonea,!? fu i uelcnof natura,cura,!? rimedij

771*46 Scandire fritta da Diofc. fcaniice,!? f a efjàm. fcandice JcrittadaGxl. Scardacci,leggi Cardo Scariola Scarleggia,leggi nomino Scarpe ueccbie fr it te da Diofc, /carpe ueccbie,e? loro faculta /carpe ueccbie fritte da Galeno Scarpena manna Sedia fr itta da Diofco. fil ia ,! ? fua effam. fitta fr itta da Gal. fitta ,!?fu a uelenofa natura,nocumenti, cr

307.12 507.16 307.48 298.41 218.55 218,58 218.58 198.53 337-46 338.22 5 3 8.50 rimedij

752.-59 Sciocbezza d’alcunimoderni intorno à fabricare uafi contrai ueleni 729.51 Sclarea,leggi nomino Scolmo fcritto da D iofeoride $ 7 1.16 fcolimo,!? fua effami. 3 71.3 3 fcolimo fr itto da Galeno 3 7 1 .1 Scolopendra marina fritta da Dìofio. zoo. 1 o fcolopendra marina,!? fua biilorit 2 0 0 .12 fcolopendra herba fritta da Diofco. 476.2 2 fcolopendra herba,!?fua effami. 476.3 8 fcolopendra herbafritta da Galeno 477.1 fcolopendra animale uelenofo fr itta dei Diofconde

790.29 fcolopendre quali fieno uelcnof 790.40 fcolopendre bauer cacciato uia populì 790.41 fcolopendre,!? loro ueleno,nocumenti,cura, cr rime• dij 790.3 7 Scordio fcrittoda Diofco. 45 5.60 feordio, cr fua effami. 4 56.2 8 f ordio,!? / itabìjloria fritta da Galeno 4 56.49 Scoria d'argento fritta da Diofco. 685.32 feoria d’argento, e? fua hifo n a 685.56 fo r ix d'argento fr itta da Galeno 685.42 feoria di fin o fritta da Galeno 680.5 5 feoria di piombo,c? fua efjamin. 6 8 1 .5 3 feorie di diuerfi metalli fr itte da Gale. 680.53 feorodoprafo fcritto da Diofco. 3 20.27 feoroioprafo,!? fua effami. 320.34 Scorpenapefce *98.53 Scorpioide fritta da Diofco• 646.12 Scorpioide,!? fua effami. 4 6 4 .17 forpioide fritta da Gal. 646.2 7 Scorpione marinofr it to daDiofc. 198.27 feorpionemarino,!?fua ejfami. 198.45 feorpione terreare fcritto da Diofco, 197.21 forpionitcrrcftri,ér loro hijloria 197.40 [carpioni oue non nuocano *97*45 forpioni di noue ftetie 19 7.50 feorpioni,quali piu uelenofi 197.48 [carpioni con le ali 197.6 2 feorpione,!? fuo uelenofritto da Diofc. tra li ueleni

790.59 feorpioni,cr loro uelcnof punture,nocumenti, acciden t i,!? rimedij 7 9 1.36 Scorze di legno Guataco 13 3. ■23

Siropholaria


T auola Scropbolaria maggiore,?? fra hiftoria 57°- 31 <y ^ -jO -6 i fcropboUm minore 349-2° Se poRibil fla,cheji poffa alcuno cofì affuefare al utlc* no,che fé ne nutrifa come di cibo,f<nza nocumento

738.14

Sebeffn,?? loro hiftoria 1 7 0 .1 1 Secacul . 500-40 Securidaca fritta da Diofco. 473--° fecuridaca,?? fuaeffam. 473 - 3 } fccuriiaca feruta daGal. 47 3-4 Segali,?? fua effami. 161.46 Segno di marina temprila ,Ib 5-* 9 yea,ii mmftfti d'alcuni ueneni fcritti da Diofcoridc fegni propri) d'dcunì ueneni effer di mente di Diofc. d ìf Hcilifimidaconofcerc 733-3° fe^m di edile rabbiofo [crèttida Diofco. 747 -4J .fegni dimorfo di cane rabbiofo ferini da Diofcoridc fo n i di calidità,,frigidezza,.(lecita,& humìdita di «r*

^ 6tetti

74 1-37 «7« fegni di ueleni, che operino con le qualità mamfitc

741.36 fegni di ueleni,che operino con le qualità occulte,?? conia forma loro frreifica 74 1 •15 fegni di rabbia ne ¿cani 7 ? 8-1 1 fegni cattiui ne imorftdel canerabbiofo 77^-59 [elogine,?? fua hiftoria 100.55 Selenite pietra fcritta da Diofco. 7 25-2 7 •felemtc pietra, er fua efami. 7 2 5- 33 Sehnufìa terra fcritta da Diofco. 7 19 .11 felinufla terra,?? fua effant. 73°-5 Seme fcriiteda Diofco.leggi’Zea Seme di balfamofr itto da Diofco, 46- 39 feme di bdlfamo,?? Juaejfam. 47-45 Seme [auto < 380.61 feme di lino,?? fuc [acuità 168.61 fané di lino fritto da Gal. 168.61 fané didatta peruerfamente tifato dagli frettali

401.47

feme di canape non contienirfl nella epilepfta 487. 5 8 fané,?? fua diucrfità di forma in diuerfe jfa te 14- 51 fané di piante chiufo in bacetti x 5•1 fané di piante chiufo in uefcichc 1 ) •5 jane di piante chiufo in capi 15 .7 feme chiufo in frutti 1 5*3 1 •f eme chiufo in follicoli 1 4.5 8 feme prò dotto à modo di bacchi 1 ^ .6 1 feme in ombrile * 5•1 1 feme minuto x 5-34 feme odorato I 5-54 femeracemofo * * 4-55 feme ricciuto 1 5-J9 feme in friche 1 5-I 4 feme di ferpentaria,?? fua uelenofa natura, nocumenti, C? accidenti,?? cura 75 3*x5 fané d’ortica,? ? fuoi nocumenti conia cura 753-14 femenzina 380.61 Semi come ricorre f i debbino 7 .1 1 femi udenofì fr it ti da Diofco. _ 733-47 Semplici no poterf defcriuercbtw ¿a ehi con l’occhio

non li conofc . 5-43 [empiici lodati da Diofcoridc contraUueleni 7 3 1 . 3 5

c r 74 1 -5I [ e m p iic i

,

, .

ritrouati da gli Arabi contra li ueleni

742.62

.

...

Semplicisti periti ejfere ancho atte uoltc ingannati da 1

truffatori 4‘r7 Sempreuiuo maggioreferiti 0 da Diofco. 56 5.16 femprcuiuo minore fr it to da Diofco. 566.4 fmpreuiuo terzo fr itto da Diofco. 566.11 fempreuiui,?? loroejjamt. i 6(>-34 fempreuiui fr it t i da Gale. 567*2 Sena,?? fua hiftoria 423• z 5 fena fritta da Mefite 4 2 5-l4 Senapefritta da Diofco. . ¿3t.o-5 x fenape,?? fua effami. 31 1 • 44 fenape fcritta da Gale. 3 1 1 • 57 Senecio fr it to da D iof:o. 57 1 -44 feticcio,?? fua ejfam. 57 2- 1 feneciófr itto da Gale. 572-9 Senza conofcerei [empiici nonfi può medicare fe non àuentura 3-13 Sepa ferita da Diofco. 2 32-45 lepa,?? fuahiftoria 2 33- ^ 795;23 [epa,?? fua uelemfa natura,nocumenti,cura, er rimesepia fcritta da Diofco. fepia,?? fua hiftoria fepia fcritta da Galeno fepia,?? fua afiutia Serapitto,leggi Sagapeno Serapione,?? fuoierrori

206.1 o io 6 .it

1 06 47 1 0 6 .1 9

33.52.CT 52 I - 36

er 562.41.©“ 588.18 Serapione [corretto nel cap.della curcuma 24.8 Serpentinaherba _ 296. io ferpentina herba cofi chiamata a Goritia, er fue f acula tà contra i morfl de ferpenti uclenofì 786.3 6 Serpentina pietra fritta da Diofco. 7 z 7-4 ferpentina pietra, ?? fua eftam. 7 2 7-13 Serpìdi mente di Diofcoridc quantofieno auide del ni­ no 73 2- i ° ftrpi non mordono alcuni 788.8 ferpi coStringerfì con incanti 7 8 8 .11 Serpillo fr it t o da Diofco. 39^-59 ferpitto,?? fua effami. 597a 7 'frp illo fr it to da Gal. 397-45 Seriola campana fritta d a Diofco. 398.28 Sefamo fr itto da Diofco. 2 66.4 fefamoi?? fua effami. 266 .11 fefmno fr it to da Galeno _ 266.25 Sefamoidc maggiore fcritta da Diofco• 6x0.2 5 fefamoidemaggiore,??fra ejfam. 610.45 fefamoide minore fcritta da Diofco. 610 .39 fefamoide minore,??fua effam. 610.45 S efli Mafiilitnfe fritto da Diofco. 407.5 o . fefeli Uthiopico fritto da Diofco. 407.60 f [ e li Crético fritto da Diofco. 408.49 fefeliveloponnefe 5 608.38 Seta,?? fue [acuità 17 8 .4 1 feta tinta in grana 178 .52 Setamofritto da Diofcoridc ■ 2f' 5- 5(5 Sfèrra fauutto 477 -5° v sìcomor


ì auola Sicomoro fcritto da Diofco. * 79<4 ficomoro,® fu a hifioria x79.36 ficomoro fcritto da Gakno 179.47 ficomoro non jì fecca fc non fommcrfo lidi'acqua 1 79.46 fìcomoro malconfiierato da molti 1 79.60 Siderite prima fcrittada Diofco. 519.8 fidente feconda fcritta dal medeftma 519 .17 fidente terza fcritta dal medefìmo 519.15 fidenti tu tte,® loro e¡fami. 5x0.1 fidenti f :r.tte da Gal. 5 10 •37 Siero fcritto da Dio/:o. 138 .3 1 fiero ® fue facilità *40.39 fiero fcritto da Galeno 140.39 fiero fcritto da Mefite 240.41 Sigilli,imagini,® charatteri,che uagliono contri i ue leni 740.18 Sigillo di fanta Maria 500.38 figlilo di Salamonc 500.38 Siler montano 408.60 Si libo fcritto da Diofco. 616.9 filib o ,® fua effami, 66.13 Siligine che cofa appreffo à gli antichi 2 61.5 6 Silique fcritte da Diofco. 1 5 8 .1 7 fìliq u e ,® loro bisloria 15 8 .11 filique d’Egitto 138.39 fìlique fcritte da Galeno 15 8 .4 1 Siluro pefce fcritto da Diofco. 111,11 filu r o ,® fua efjam. 2 11.4 0 Simpbito petreo fcritto da Dioico, 503.12 fimpbitopctrcoouc nafta 5° 4'3 fimpbito fecondo fcritto da Diofco. 505.53 fim phiti,® loro effam. 5° 4 -1 fimphiti fcritti da Gal. fi 5° 3-3 Sinopia rubrica fcritta da Diofco. 69 3-4.8 finopica rubrica,® fuaejfam. <>9.3•56 sio fcritto daDiofco. z 9 I-49 f i o , ® fua effam. 2 9 1 .5 8 fio fcritto da Galeno 2 9 1.12 siropo rofado folutiuo 133• 31 firopo di legno Guaiaco 1 34*14 firopo uiolato folutiuo $ 9°-37 sifamo,leggi sefama Sifaro fcritta da Diofco. 168.58 fifa ro ,® fuahifiorix 268.61 fifaro gratifim o à Tiberio Imperatore 2 6 9 15 fifaro fcritto da Galeno 269.4 Sifembro fcritto da Diofco. 19 2 .2 ° fifem bro,® fux effami. 1 93 -1 fifembro fcritto da Galeno 293'48 f ìf •mbro acquaticcfcritto da Diofco. 2 9 1.2 3 fifembro acquatico,®" fu i effam. 29 3 *4 1 fifembro domestico 2 9 3*4 fifembro faluatico 293.16 fifembro trasformarli in mcntha , 293.18 fifembro fcrittodaTheopbrafto 293.2 Sifone fcritto da Diofco. 409.17 fifone,®" fua effami. 409.22 Smaride fcritto da Diofco. 2 11.5 8 fm atìde,® fua hifioria 212.38 Smeraldo pietra 725.6 Smerigliopietra 7 l8 ‘ r

Smflacc albero fcritto da DÌojco. 5 57.3 8 fmilacealbero,® fua effami. 537-39 fmilace chiamato!affo trali ueleni fcritto da Diofcoridc 755.4 fmilace albero ghìandifèro,® fitta hifioria 146.2 7 Smilace hortolano fcritto da Diofco. 3x4.19 fmilace hortolano,® fitta effami. 314.3 t Smilace iffra fcritta da Diofco. 601.5 6 fmilace o ffr a ,® fua bidona 601 .41 fmilace lifcia fcritta da Diofco. 601.4 fmilace lifc ia ,® fua effami. 602.55 fmilaci fcritte da Galeno 60 5.18 Smiripietra fcrittada Diofco. 727.55 finiri p ietra ,® fua effami. 7 18 .1 finiri pietra fcritta da Galeno 718.2 Smirnio fcritto da d iofco. 418.52 fm irnio,® fua effami. 419.9 fmirnio fcritto da Galeno 4x9*50 Solatro hortolano fcritto daDiofco. 545-24 folatro chiamato halicacabo fcritto da dìofcoridc

545.40 folatro fonnifèro fcritto da Diofco. 545.50 folatro manico,ouero furìofo fcritto da Diofcoridc

347-4 folatro m a n ico ,® fuoi nocumenti udcnofi con la cura

75 2. xi folatri tu tti,® loro effami. 547-1 5 folatri feruti da Galeno 548.11 / riatro maggiore 547-21 folatro fonnifèro,® fuaeffami. 547-l 7 folatro m anico,® fua effami. 547.19 folatro fcritto da Theophrafìo 547.50 Solbaftrella,® fua hifioria 5 3 1.7 Soldanella,® fua efjamin. 287.42 Solfò fcritto da Diofco. 7 ° 7-x 5 folfò,®Jitahifìoria 70 7 .19 folfò fcritto da Galeno 7 ° 7 -58 Solim ato,® uelenofa natura,nocumenti * accidenti, ® cura 767-51 Solutiuì medicamenti quali fi conuengano nei ueleni

7 4 2 .2 4 Somachi, leggi Rhu Somiglianze di piante tra loro Soncho fcritto da Diofco. fio n ch o ,® fua effami. foncho fcritto da Galeno Sorbe fcritte da Diofco. f o r b e ,® loro effami. forbe fcritte da Galeno S o rg o ,® fua hifioria Sori fcritto da Diofco. f o r i , ® fua hifioria fori trasfòmarfiinchalcìti fori fcritto da Galeno Sottofrutici quali fieno s ouero albero,® fua hifioria spada pefce sparganio fcritto da Diofco. fparganio,® fua effami. ffarganio fcritto da Galeno Jfiartio fcritto da Diofco. ffa r t io ,® fua effami.

18.17 < 196.2C

1 9 J •1 * 197-5 198,55 16 9 .1

169. xc 2 9 .P

701.51 902.,

702.2I 702.i< 8.3 1 146.3 < 2 14 .1' 5x3. 513.« 513• 2; 6 1 4 .61 615.3 frartic


Tauo la 6 15 .fi Jp ir tb frìtto da Galeno. 77 M 1 $pdfvno,er fuoi rimedi} *5 ^46 Spatba ferita da Diofco, Spatula fetida,Uggì X inae Spelltcciofa,leggi Senecio Spelta,leggi 'Zea 4 11.5 8 Sperone da caualiere Spennella, leggi eparine _ Spettali errare non pochi intorno al riporre delle herbe 6.62

Sphonditio fcritto da d iofeo. 4 27-54 fphondilio,crfua ejfami. 4^ -8 ¡pbondìlio fcritto da Gal. 4 18 .16 Spiga Celtica fcritta da Diofco. 2 ° • 54 (fica Celtica,crfta ejfami. - 9•19 (pica Celtica fcritta da Gale. 3°*7 Spico nardo fcritto da Diofco. 2 5‘47 jpico nardo,v fua ejfami. 2 6. x6 Jpico nardo fcritto da Galeno 2 8 -4 2 jpico nardo Italiano < 2 7 -5 2 ffica del nardo non cfjere altro, che la ìfteffa radice

16.48 Spina acuta fcritta da Diofco. acuta,cr fua efjamin. acuta fcritta da Gal. ¡pina acuta qualfiala uera Spina Arabica fcritta da Diofco, jpina Arabica,cr fua ejfami. fpina Arabica fcritta da Galena ¿wricd fcritta da Diofco, bianca,cr f iwefjami. .Jpina bianca fcritta da Gal. Spinace,cr fua ejfami. Spino cornino fpinoguerzo jpinom rlo Spìumadi fèrro fcritta da Diofco. fpiumadi ferro,crjuaeffam. [piuma di nitro fcritta da Diofco, /j>HWW¿fi nitro,crfua effam. ¡piuma di nitro fcritta da Galeno (piuma di piombo fcritta da Diofco. ¡piuma di piombo,cr fua,ejfam. ¡piuma.di fale fcrittada viofeoride ¡piumati fole,cr fua ejfami. jpiuma d’argento fcritta da Diofco.

115• 16 1 1 5 •18 12 6.19

124- i 3 37°* 51 37°* 55 3 71,17 3 ^S),43 169.56

370,42 18 4 .17 n o . 36 n o . 36 no. 35 680.44 680.47 7 11.19 7 1 1 • 37 .7 x 19 681.41, 681.55 709.21 7 IO- 3 I 68 j.^S.er

7 6 6 .3 1

/piuma d'argento,c? fua uelenofa natura,nocumenti,oc adenti,cr cura 766.38 Jpiuma di ferro,cr fuoi nocumenti,cr cura 766.5 6 Spiuma della bocca del cane rabbiofo infettare gli buomtni di rabbia oue tocchi la carne nuda 735.46 Spodia-fcritto da Diofco. 673.44 fpodio&r fua bijloria 675.6 Jpodio'fcritto da Gal. 675.42 Spoglia dijerpente fcritta da Diofco. 203.41 [foglia ferpente,crfua effamin. Z03.5 3 Spugnefcritte da Diofco, 715.43 /pugne,cr loro Littoria fcritte da Arittotele 7 15.59 ¡pugne, fcritte da Galeno «■ 7 16 .15 Spumamaris > 7 14-40 Sputo dcWaffido Ptias auclcnarc, toccandofi 7 3 5.48

Squia nette biade,leggiÉgilopa Squama dirame fcritta daDiofcoride 677.7 [quanta di rame,cr fua ejfami. 6 7 7 .33 [quanta di rame fcritta da Galeno 677. 3 7 [quanta di rame,cr fuoiuelenofi accidenti 7 6 7 .16 fquamddijlomoma fcritta da Diofco. 677.30 [quanta di jlomoma,cr fua ejfam. 677.5 o jauam* di jlomoma fcritta da Galeno 677.43 fquama di ferro fcritta da Galeno 67 7 .41 [quitte marine * 95-47 Squinantho fcritto da Diofco. 43 • 5 £ fquinantho,cr fua bijloria 44*6 fquinantbo fcritto da Galeno 44 -4 ? Sidcfci fcritto da Diofc. 4 5 0 .17 ttdchi,cr fua ejfam. 4 7°*3 ) ttachi fcritto daGal. _ 4 )°* 4 ^ Stancha cauallo,leggi GratioU Stapbilodendro,er fua hittoria 1 74*4 7 Staphis agria, fcrittada Diofco, 6 11.50 ttapbis-agria cr fua ejfami. '613-» flaphìs agria fcritta daGal. 6x3.8 ftapbis agria,c r fua uelenofa natura,nocumenti, cura c r rimedi] 75I-47 Statte fcritta da dìoJ co. 7°*3 /latte Cr fua ejfam. 7 0 .10 Stebe fcritta da Diofco. 506.11 flebo,cr fua ejfami. 506.26 flebe nidi conjìdcrata dal Siluatico 506.38

yiefee /01'rtrfdrf G«/e«o

506.61

Stecba fcritta da Diofco. 3^4 -54 flecha, crfua ejfami. 1 flecha fcritta da Galeno 3 * 5 .14 flecha fcritta da Mefite 385.22 Stellaria,crfua bijloria 5^ . 57 ftettarid, CTfue [acuità 589. 2 Stellioni,& loro hifloria 2 3 3 .18 ttettioni,cr loro uelenofi morf i con la curi 750.20 Sterco d’dnimali fcritto da Diofco. 248.46 forco,er /iw [acuità 2 49.2 6 forco fcritto daGal. 249.2'8 /if reo d'afino fcritto da Diof :o. 2 4P • 3 tterco d’auoltore fcritto da Diofco. 249.10 flercodibuoi fcritto da Diofco. 248.49 flerco di buoi,CT fue [acuità • 2 49 *52 yierco di cane fcritto da Diofco. 249.14 fien o di cane,cr fue [acuità 250.1 fie n o di capra fcritto da Diofco. 248. 51 tterco di cdprd,cr fue [acuità M P -57 jlerco di amallo fcritto da Diofco. 249-5 yierco cft cicogna fcritto da Diofco. 249.10 fien o di cicogna,cr fue faculta 250 .15 tterco di cicogna impróbato da Gal. 250 .15 jlerco di colombi fcritto da Diofco. 249.6 jlerco di crocoditto fcritto dal medefhno 249.16 fie n o de gatti,V dette gattine fcrittoda Diofcoride

249.8 tterco humano fcritto da Diofco. 1 4 9 .1 5 fien o humano,c r fue f acuità 249.31 jlerco humano,& fua hifloria recitata da Galeno

249.31 flerco dilupo,cr fua hittoria recitata da Gal. fien o di lupo quanto uaglii nel dolore eolico

250.6 2 50.7 ftrrco


Tauo la Herea di pecari ferino di niofeo. 248.6 x iìercQ di porco cinghiale fcritto da Diofeo, 249,1 fiere« delle rondini,?? fuefaculù 224,4.5 forco di topigrofri feruta di Diofeo. 249.1 j, Stihio fcritto da Diofeo. 68 2.5 5 fobia,e? fua bilioni 683.7 Stichados, leggi Stechi, Stimmi fcritto da p iofeo. 682.5 5 ftimmig? fuahiftoria 685.7 Jtm n i fcritto da Galeno 683.2 6 Stinco fcritto da Diofeo, , 2 3 3.27 foneo,cr fua hiftoria 233.49 fonchi d'acqua dolce 233.54 ftinchilunghi due gombitì 233.54 Stiraee fritta da Diofeo, 74.21 ftirace,?? fua kijloria 7 4 .5 3 (linee calamita perche co(i chiamata 74*56 (lin ee fcritta da Galeno 7 5• 26 Stomachi di galline,?? loro facuità 1 x7.43 Stomoma appreffo 1 Greci non effere altra * che ¡lacciaia

678.57 Storace,leggi Stiraee Storace liquida,leggi Stattc Storione pefee 2 11,4 1 Stramonia 548.6 Stntiote fcrittoda Diofeo. 574.16.er 574.59 Stratiote, er fua effami. 574.22.er 575-4 jlntiote fcritto da Galero 57 5•1 5 Strutkio fcritto da Diofeo. 3 29.48 Succedanei come?? quando ufarfi debbano 746.27 Succhi come cauare,?? conferuai e fi debbano 7-46 fucchi come fi conferuano fcechi 7-54 ficchi come fi conferuano liquidi 7 .51 Succhiare come fi debba nei morfi de gli animali uelenojì 785-46 Succino fcritto da Diofeo. 108.52 fuccino,er fua hijloria 1 1 o. 27 fuccino che cofa fìa 1 1 o. 39 fuccino doue nafta 110 .6 0 Succe di carpafo tra li uelenì fcritto da Diofcoride

756. io Suchaba 3 7 1.2 1 Sudore d’animali,??fua uelenofa natura,nocumenti, ri* medij,??cura 7 6 5.14 Superfotiofa, er uana cofa cfjer il dire orationi ,e r in canti nel ricorre delle piante 5.6 Sufin o albero fcritto da Diofce. 169.21 Sufcine frutti,?? loro effam. 169-34

Tarantole,?? lorohìftorìa 231.62 tarantole, er marauiglioft effetti del loro ueleno

23 2,2 tarantole,er loro uclenofì morfi con la cura 790.11 Tarlatura di legno fritta da Diofeo. 115 .2 8 tarlatura di legno,?? fuafacultà 1 1 5- 3 1 tarlatura di legno fcritta da Galeno 115 ,4 8 Tarli animali,?? loro facultà 1 1 5-37 Tartari augelli ^ ^2.4.3 8 Tartaro,?? fue uìrtu 712-55 Tartufi fr it t i da Diofeo, 333.28 tartufi,?? loro bifioria 313.50 tartufi fr it t i da Gale, 314.5 Tuffo albero fr itto da Diofeo. 557.27 tuffo albero,?? fua hiftoria 557-29 taffo fcritto da Tbeophrafto 557-49 tuffo fcritto da Plinio 558-4 tuffo fcritto da Gale. 558-14 tuffo tra li ueleni fcritto da Diofeo, 755-4 tajfr>?? fua uelenofa natura.,nocumcnti,accidenti, er cu ra 755-8 tuffo,?? fuo temperamento 7 5 5.24 Tuffo barbaffo,leggi Ver bufo Teda,?? fuahiforia 85.41 Tclephio fcritto da Diofeo. 3 5 1.5 0 felephio,?? fua effami, 3 5 2. t telephio fcritto da Gale. 3 52-7 Telline feritte da Diofeo, 189.60 telline,e? loro ejfam, 190.19 Tembul Arabico 34 -3° Temerità di Melchior Guìdddino,confutata 5 56 Terebinto fcritto da Diofeo. 90.60 terebinto,?? fua hiftoria 9 1• 55 terebinto fcritto da Galeno 92-56 rereniabin,?? fua hiftoria 79-60 Terre per l'ufo della medicina deferitte da p iofcoridc

7 18 .2 8 Terra di piu forti,?? fuaeffam. 730.5 Terra ampelite fcritta da Diofeo. 7 30 .15 terra ampelite,?? fuahiftoria 7 3 0 .2 1 Terra Chiù fcritta da Diofcoride 729-21 terra Chiù,?? fua ejfam. 730.5 Terra Cimolia fcritta da Diofeo. 7 29.3 3 Terra Cimolia,??fuaeffam. 730.5 rerraEretria fcritta da Diofcoride 728.34 terra Eretria,?? fua effami. 730.5 Terra delle fornaci fcritta da Diofeo. 729-54 terra delle fornaci,?? fua efam i. 729.54 Terra Lemnia fcritta daDiofco, 596.31 terra Lemnia, er fuahiftoria fcritta da Galene

696.39 T ^ 1 c o > er fuahiftoria Talone di porco fcritto da Diofeo, talone di porco,?? fuaeffam. Tamar igio fcrittoda Diofeo. tainarjgio, ??fua effami. tamarigio fcritto da Gal. t amarigio,?? fue facultà Tamarindi,?? loro hiftoria tamarindi,<? loro facultà Tamaro,leggi Vite nera Tanaceto,?? fua effami*

729.4 226.13 226.32

117.37 J17 .5 8 118 .16 118 .8

152-57 15 3 .2

459.10

697.3 5 696.59 729.59 7 3 °-5 729-42

terra Lemnia,?? fue facultà terra Lemnia di tre frette Terra Melia fcritta daDiofco. terraMelia,?? fue facultà

Terra Pnigtie /cr/tra ¿4 Dro/co.

73°-5

terra Pnigite,?? fua effami. Terra Samia fcritta da Diofeo. terra Samia,?? fua effami, Terra Selìnufìa fcrittada Diofcoride terra Selinufla,??fuaeffam. Terra figiUata,leggi terra Lemnia

7 2 8.48 729.1 729.27

730-5

F

Terra


T auola Terra perefo /? ritmi di diuerjì temperamenti 652.31 terra perche qual grad er qual leggiera 652.28 Terrariioleflmili atte lucertole 233.18 temutole,er /oro uelenofia natura 750-43 Terre onde di diuerfi cognomi 651.38 Tetti dette fornaci firitti da Diofio. 719.49 tefii dette fornaci,er [ue [acuità 719.49 Tetticolo radice primo firitto da Diofio. 469.19 469.61 tetticolo radice fecondo [critto da Diofio, tetticoli radici,er /oro effami. 47°-5 5 471.56 tetticoli radici ficritti da Gale. 208.50 Tetticoli di Cafforco,er loro effami. 108.53 teflicoli di Cafloreocome fi falfìfickino Tetto di Diofioride [alfio corretto da Galeno nelle ra= 248.29 nocchie teffo di Diofi.corrotto netta braffica marina 287.39 323.13 teflo di Diofi.corrotto nel thlafpi tejlo di Diofioride racconcio nel moli 4 ° 3-53 teffo di Diofco.corrotto nell'apio montano 4 I 7*49 tetto di Diofioride ridotto al nero [enfio nel chri[anthe= 535.62 mo teflo di Diofio.[membrato nell'aconito 552.56 fitto di Diofioride corrotto nel cocomero [abiatico

612. I Tcjio di Galeno [corretto nella [uligine dell’inccnfo

79-3

Teflo di Plinio racconcio nel [tfimbro 291.8 T ejìo di Theophratto corrotto nella ghianda unguenta­ ria 6 16 .6 1 Tettigometra animale 111.5 4 Teucrio [critto da Diofio. 444.35 teucrio,er [ua ef[ami. 444.44 teucrio[critto da Galeno 445.3 Thalaffomcle [critto da Diofio. 6 6 1.6 1 Thahttro ferino da Dio[coride 572.18 thalittro,er[ua effami. 572.23 thallttro [critto da Galeno 572.18 Thapffa [crina da Dio[co. ¿ 13 .17 thapffa,er [ua effami. 614.1 thapffa [critta da Galeno 6 14-17 thapffa tra li ueleni [critta da Diofio. 770. 54 thapffa,er [uaueleno[a natura 771.(5 Theamede p i e t r a i [uè [acuità contra al firro

7 12 .1 0 Theriucamagnificamentelodata daGaU 78(5.41 theriaca come prouar fi debba 786.45 theriaca de nofiri tempi non ej[er da comparare a quella de gli antichi per mancarne molti ualoroji [empiici, che ui fi richieggono 743.8 Thijte pietra [critta da d ì ' o/ co , 7 * 3-39 thijte pietra,er [ua effamin. 7 * 3-43 Thimbra[critta da dìo[ co. 396.24 thimbra,er [ua effami. , 396-3 3 thimbra [critta da Paolo 396.50 Thimelea [critta da Diofio. 629.4 thimelea,er [ua effami. 629.21 thimelea tra li ueleni,er [ua cura 771.48 Thimo [critto dd Diofio. 395-34 thimo,er [ua hifloria 395-5 1 thimo di due fpetie 396.2 396.6 thimo [critto da Galena

‘•hs*

thimo [critto da Aetìo 396.9 Thimoxalme firitto da Diofioride 608. x8 Thlafpi [critto da Diofio. 322-47 thlafpi,er [ua effami. 3 * 3-4 thlafpi 3 2 3 ^ 1» 213.53 Thonnopefice firitto da Diofioride 2 13 .58 thonno pefie,& [ua hifloria 2 14 .19 thonni pcfci,er loro pcfcagione 214.33 thonni pefei ficritti da Galeno 7 11.3 4 Thracia pietra [critta da Diofio. thracia pietra, er [ua effami. 721-38 7 2 1.3 9 thracia pietra [critta da Galeno Tignarne,er [ua effami. 51.52 12 8 .5 1 Tdia, er [uahittoria 129.29 tilia,er [ue uirt'u 463.44 Tipba firitta da Diofio. 463.52 tipha,er [ua effami. 610.53 Tithimali tutti ficritti da Diofio. tithimali tutti,er loro effami. 623.13 tithimali ficritti da Galeno 624.20 tithimali firitti da Mefite 624.1 X tithimali firitti daTheophrafto 623.62 tithimali,er loro uelenofia natura con la cura

77I-47

Tonnopcficc,leggi Thonno pe[ce Topo ragno [critto da Diofio. 2 3 5• 3 3 topo ragno,er [ua hifloria 235.50 topo ragno fra //ueleni[critto da Diofi. '79 2. 5 2 topo ragnojcr [noi uelenoffmorfi,nocumenti,accidenti,

er cura Topo che fi paffe delle radici del napello

7 9 3 .ii 555.11.O*

761.5 Topi firitti da Diofio. 236.4 topi,cr loro hifloria 236.24 topi,cr loro marauigliofigenerationc 236.27 Topi montani 236.45 Topi ¡finofi 236.38 Tordelle uccelli generare il uifibio ne gli alberi

438.46 Tordi ho [critto da Diofio. tordilio,er [ua effami. Tormentilla, er fuahiftoru tormentitta,er [ue uirt'u Torpedine pefie [critta da Diofio. torpedine, er ¡ita hifloria torpedine firitta da Galeno torpedine,er [uo miracolofi ualore

73 5-39

'

408.49 409.4 497.42

497-45 2 0 0 .2 1

2O O .41; 2OO.54

2OO.49.2r .„

r offico uelenocrudelìpimo firitto da Diofio. t offico mal confiderato dal Matta rdo toffico,er [ua uelenofia natura Tofiilagine firitta da Diofio. toffilagine,er [ua effami. toffilagine firitta da Galeno t ragacantha [critta da Dio[:0. tragacantha,er [ua effami. tragacantha>[critta da Galeno Tragio [critto da Diofio. t r a g h i [ua effami. tragio [critto da Galeno Tragio ficondo [critto da Diofio. tragio fecondo, er /«a fjjàmi.

759.41 7 59.60 760.21 4 5 7 .1 1 457.28 457-48

375-35 376.1 376.25 5 3 0.7 530.21 53 1 . 1 5 5 3o. 16 483.53

Trago '


1 auola Trago frette dì biada fcritto da Diofco, 16 1.16 trago frette di biada,cr fra ejfrw. 16 1,19 Trago h'erba fermo da Dioico. 53 1 -1 5 trago berba,cr fra effluì. 55 *• 38 Tragorìgatto ferina daDiofco. 386.48 tragorigano.cr fraeffamì. 387. z8 tragortgano fcritto da Galeno 387.34 T rajì,cr loro hiftoria 308.61 Tremolo pefce,leggi Torpedine Treprefe leggi A triplice Tribolo acquatico fcritto da DiofcO. 508, 19 tribolotcrreflre ferino da Diofeo. 508,16 tribolo acquatico,cr terreftre, CT loco bistorta

508.61 triboli fcritti da Galeno 509.16 Trubomane f ritto da Diofco. 597-4° tricb ornane,cr fua hifo n a 598.8 trichonune fermo da Galeno 59 8 .11 Trifòglio fcritto da Diofco. 45 W trifogli crfra '¡fami. 45 3-4 trifòglio,cr fre frette 4 53• 11 trifoglio odorato 7 8 1.13 trifoglio bituminofo,Olierò affluitile 45 3-7 trifoglio acuto 4 >3-15 trifoglio acetofo 4 53•10 trifòglio cauaUino 7 8 i •13 trifoglio fritto da Gale. 454 - - ° Trigliepefri ferine da DiofcO. 206.69 triglie loro hifloria 207.10 triglie ferme da Gale. 207.24 Trigone pefee,leggi Pattinaci marina Trinitàs, c r fua bijìona 453 Tripollo fcritto da Diofco. 596. X8 tripolio,cr fra effarni. 596.16 tripolio mal confìderato da Seripionc 59 6 .16 tripoliofcritto da Gale. 597- 5 T riffdgmc ferina da Diofco. 445 - 10 tri]jdgine,zr fuaeffami. 445.26 Turbity CT fua bikoria 596.3i.cr635.56 turbit bianco *»35•17 turbit,cr fua uelenofa natura conia cura de fuoi nocu­ menti 771-46 Tutiajeggi Pompboligc Tutta dellefrettane ,chc cofa f li \6f 3.3 6 .c r 6 54-55

veleni d'animali piu prefentaneamente ammazzano,che gli altri, Diofco. 773 -47 veleni prefi uoloiuariamente malageuo mente fi curano, Diofcoride 73 - - 1 5 veleni come jì prohìbìfcano, che non fi diffondano per lo corpo, Diofc onde veleni di piante 735-3 veleni di quante frette fieno 7 35-1 veleni cerne operino ne 1 corpi 734-5 0 veleni fare alle uolte ne corpi buinani quello che fa il fuoco nella paglia 734 6° veleni acutifrmi,che folamcnte toccandofi ammazzano veleni, che ammazzano folamcnte odorando,!

735.23 veleni non tutti primieramente nuocono . lettore

^

737-iS>

veleni che fubitoguftatiammazzano 73 5-’- ? velenimtnerali 73 5-'_5 velini uccidere alle uolte tanto applicati di [uare,qua* to tolti dentro 7 3 5-17 veleni non operare tutti a un modomedefimo 7 3ó-4 veleni calidi come ammazzino 7 36-1 1 uelem frigidi come operino 7 36- 1 ? veleni feccbi come occidano 736.1» veleni humidi come ammazzando put- efaccìano

736.20 veleni frigidi,poterfi conuertir in nutrimento ' 73s -4 ’. 9 veleni d’animali di tre frette 7 s 5-'-° veleni,che operano con la propria forma 7 3 6.41 veleni d'animali,cr loro uarij effetti < 73 5- : 4 veleni,che operano con qualità,cr proprietà occulte,cr manifefie infieme , 7 37; 1 1 veleni,che particolarmente nuocano a diuerfe pani del corpo . „ 757-^7 veleni come acquistino propria [acuita nell operar lo­ ro ’5 veleni iuna medefima frette perche caufa Decidono hor piu prefto, cr hor piu tardi 737 -5° veleni come untuerfalméte curarefi debbano 7 4 1 . 2 1 «rifilo /efi pofja dare à termi ne 737 41 «rimo che cofa fia 73 5-? «fimo /r conuertire fi poffa in nutrimento 730- 1 5 veleno effere alle uolte medicina d’uno altro veleno

739-13 . . , a veleno per quali mezi »ada al cuore cofi prefto c i n i o , er fra effarni. * 1 7-4 1 Valeriana,cr fua effrni. 32.46 ualeriana maggiore 31.46 Valeriana minore 5M 5* Vapori udenofi come flprohibifrano,che non fumino al ccrueUo 748.16 uarie opinioni intorno alla generatione de metalli

V A

646-37 Veccia,cr /ìtó hittoria 3 1 5 •5 5 veccia frritta da Galeno 3 1 5■5 5 Veleni non cedere àgli antidoti, fe non fe gli foccorrc nel principio, Diofco, 7 31 •17 ueleni,che non fi ronofeono, come medicare fi debbano fecondo Diofroride 73 - 7 seleni,chefanno confinili aecUcnti.Diofco. 7 3 5 A9

u c le l delle ferpi noneffer frigido come fi credono al* cuni 785-3 5 veleno come fi debbe cauarc fuori dtl corpo 74--J7 Vena ferina da Diofco. -161.41 ucna,cr fraeffamì. 716 1 .5 9 vena ferina da Galeno ^ Venefici come ingannino altrui fecondo piofrome

7 31 •34 Vtwrr di wfrgo/¡ritto dnGì»/. Verbafeo fcritto da Diofco. ucrbafrotcr fra rffami. uerbafro fcritto da Galeno uerbafeo, cr fin fiacuità \txbenaca ferina da Diofco•

2.17.41

57 5-1 5 5 7^47 5 7 0 10 577-5° 111‘7


TauoJa verbcn.ica,ex fila effami.

uerbenaca fcritta d.t Galeno Verde rame,leggi Erugine 768.33 Verga ceruina fcritta da n iofeo. verga cervina, ex [ite/acuità, Vermi tenebri ferin i da Diofco, vermi tcrrefkrfex loro /acuità Vermicularia, leggi fempreuiuo minorevernice da fcrittori vernice liquida Veronica,ex fin hiftoria V erule domeftice,exfoluaticbe V orticaria,lleggi ^eliotropio maggiore Verze,leggi Erafiica Vefcica ulcerata dalle cantarelle come ficuri

537*4 * 537-45 i»ex cura 217.50 117.52 2 3 ?-4 235.9

99-59

100.8 382.46 157.52

6 5 9 .16

748.^

CT3.3 V effe,ex api,ex cura delle punture loro fcritte da Dio? fo n d e . 788.19 uefre,& dpi, & loro nocumenti, ex preparamenti che non trafiggano, fegni, rimedij , ex cura fr itte da Aetio 788.36 Ve/uuio monte in campagna moltamente abbruciato

708.15 Vetriola leggipar ietaria Vitriolo,cr f a hiftoria vetriolo di diuerfe fe rie vetriolo,er /uà miniera vetriolo come modernamente fi prepari v i b u r n o , f a hiftoria V incibofo Vincilo/ico,ex fue /acuità Vini,ex loro generale effami. uini eccellenti nel contado di Goritia Vino ingenerale fcritto da Diofco. uino,ex fua hiftoria nino quanto gioiti moderatamente beuuto uino quanto nuoca beuuto finza meta uino à chi fi convenga,ex à chi nò uino rir.feficato con ghiaccio, ex con neuc nociuo uino di abete ficritto da Dio/coride uino d’ajfinzo ficritto da Diofco. uino apijte ficritto da Diofco. Uino aromatite ficritto da d ìo / co. uino di betonica ferino da Diofco. uino di calamentho uino cedrino ferino da Diofco. uino di chamedrio ferino da Diofco. Uino di cipreffoficritto da Diofco. uino di dattoli fritto da Diofco. uino di dattoli,e r fue /acuità uino di dinamo fr itto da Diofco. uino euantino fr it t o da Diofco. uino di eufragia,ex fue /acuità uino di fichi /cechi fr itto da Diofco, uino di ginepro fr itto da Diofco. uino di giuiaco,ex fue /acuità uino eliguaiaco come ufar fi debba uino d’hijjbpo fritto da Diofco, vino dilambrufa

uino laurino ficritto da Diofco. 668.44 667.50 uino lentifin o ficritto da Diofco. uino di marrobio ficritto da Diofco. 670.3 667.4 uino de melagrani ficritto da Diofco. 667.9 uinodi melagrani,ex fua effami. 666.25 uino di mele cotogne fr itto da Diofco. 660.8 uino militite fr itto da Diofcoride uino mirteo fritto da Diofcoride 667.41 667.31 uino di bacche di mirto fr itto da Diofco. 6 6 0 .19 uino mulfo fritto da Diofcoride 669.61 Uino di nauoni fritto da Diofco. 669.4 uino di pece fr itto da Diofco. 668.47 uinodi pine fr itto da Diofco. uino buccino,ex fueuirt'umarauigliofie, ex lodi

699-'-6 699.16 699. 37 699.41 1 50.49 507.46 441.4 658.56 659.19 657.27 658.56 5 58.60 659-5 659.10 quanto fia

659.13 664.44 669.15 666.5 o 670.19 669.50 6 7 0 .11 668.44 669.45 668.44 667.5 8 132,

-670.6 666.5 6 516.44 668.8 668.44 133.48 13 4 .1 669.3 5 659.61

uino refinato ferin o da niofeo. 6 6 8 .15 uino rofado ficritto da Diofco. 6 6 7 .13 uino fa llin o f r i t t o da D iofco. 6 6 5 .4 1 uino fa llin o ,e x fue /acuità fcritte da Gal. 6 6 5.5 6 uinodi faturcia f r i t t o da dìo/ co. 6 7 0 .10 uino fam m eato ficritto da Diofco. 6 7 1.4 4 uino di [end,ex fue f acuità 4 1 5- - 3 nino di kecha f r i t t o da niofeo. 6 6 9 .4 7 uino di tm a n g io , ex fue /acuita 6 7 1.5 3 uino di terebintho ficritto da Diofco. 6 6 7 .5 0 uino di thimo ficritto dd Diofco. 6 7 0 .6 uino di tragorigano fe rin o da d iofico. 669.5 8 Vinim ifturati con acquamarina f r i t t i da Dio/coride

666.9 uini mifturari con diuerfi odoramenti f r it t i da Diofco* ride -.uni., 5 7 °-3 3 uini preparati conia mifu ra di diuerfe piante fr it t i da Dio/coride 6 6 9 .4 5 uini di diuerfe forti d’herbe fr it t i da Dio/coride 6 7 0 .5 4

uini communi ex pa/i come alle uolte fi conucrtono in ueleno fecondo Diofco. 7 7 3 -4 Vino quanto confèrifca nella cura de ucleni fecondo Diofo n d e 7 3 1.5 3 Viole bianche etaltri colori fr it te da Diofcoride 4 6 7 .5 1

uiole bianche & d’altri colori, ex loro hiftoria 4 6 8 .1

viole bianche fritte da Gal. 568.11 uiole porporec fritte da Diofco. 580.43 uioleporporcc,ex loro effami. 58^.51 uiole porporee fritte da Mefite 59 0 . 1 r uiole porporee ferine da Ga(. 5 9 0 -4 r vipera fr it ta da Diofco. 10 1.3 uipera,ex fuabiftoria , 1 0 1 .3 4 vipera, ex fua hiftoria fr itta da Gal » 1 o 1.18 uiperamal confiderata da ¡iicandro,daPlinio, ex da al­ tri 10 1.3 8 uiperanon effr.c occifanel parto dai figliuoli contrali opinione di molti 10 1.4 0 vipera entrata per bocca nel corpo Inno htiomo come fuffe cacciata fuore 119.1 Vipera,ex fitoi uelenofimorfi fcritta da Diofcoride

■ 7 9 3 -3 4 Vipere fiminccome ftdifceyninodamafhi uipcre tughe del uino Vipere $omc fi preparino perla, tjxriaca

7 9 5 .6 0 20 2 .4 5 2 0 2 .6 0

uipere


i aliala

vipere in che tempo prenderefi debbino 102.56 vipere come far fi debbino in trocifei 10 3 .10 vipere in alcuni luoghi mangiarli ne i cibi 103.33 vipere mangiate curare iulcere maligne 10 3 .3 1 vipere fcritte da Auicenna iq i.i uiperd,?? loro mortiferi m orfijy decidenti 79 3,60 vipere,?? rimedij à i loromorfi 794-19 Vérga aurea,?? juabiftorìa 5 10 .15 uirga aurea,?? fue facultà 520.28 Virga pattori s,cr fua effami. $ 6 9 .16 uirga pailoris mal ferina dal Siluatico $6 9 .29 Vifchio fcritto da oiofeo. 43 8.6 ùifchio,?? f<a hiftoria ■ 438.3 3 uifchio ferino da Galeno 439.20 uifchio Damafchino 439-7 uifchio quercino 4 39 .18 uifchio come nafea fopra gli alberi 45 8.46 uifchio per che necejfarlo in Tofcatta 43 6.40 Vifciole jfetie di ciregie 1 57.3 5 Vitalba 50 1.57 Vite bianca fcritta da oiofeo. 637.4 vite bianca,?? fua effami. 637.40 «ite bianca fcritta da Galeno 6 3 7 .5 1 Vite nera fcritta da d iofeo. 638.3 uitenera,?? fuaeffami. 6 33.18 uùe nera fritta da Galeno 6 38.47 Vite faluatica ferina daDiofco. 636.24 uite faluatica,?? fua ejfami. 6 3 6.3 8 uite Jaluatica fcritta da Galeno 636.49 Vite umifera fcritta da niofeoride 653.50 uitiotte fempre verdeggino 654.41 viti,??loro hifìoria 654.29 Vince fritto da Diofco. 14 0 .2 1 latice,?? fua effami. 140.53 uitice fritto da Galeno 140.57 Viticclla,?? fua hiftorii ?? facultà 638.52 Viva 111' 1 ! Vnghiì di cavalloaleggi Tofilagine Vtighic odorate ferule da oìofcorìde 19 1.6 unghie odorate,?? loro effami. 19 1.2 8 Vnghie di diuerfi ammali fritte da Diofco. 217.6 0 unghie di diuerfi animali, ??loro ejfami. 2 18 .18 Vngbic nelle rofe 13 6 .15 V nguento d’abrotano fritto da Diofco. 66. $ unguento amaracinò fcritto da Diofco. 68.5 4 unguento amaracino,?? fua campofittone fecondo Ga letto 69.4. unguento anethino fritto da Diofco. 66.n unguento di burro fcritto da Diofco. 67.2 8 unguento di cinnamomo fctUto da Diofco. 70 .24 unguento Crocino fritto da Diofco. 6 7 .13 unguento datino fritto da Diofco. 6 4 .16 unguento datino,?? fua effami. 64. a z unguento enanthino fcritto da DÌofco. 64.44 unguento enanthino,?? fua effami. 64.5 o unguento gleucino,omero musico fcritto da Diofo r i* de 68.27 unguento gleucino,?? fuaeffami. 68,34 unguento di gigli fritto da Diofco. 66 .20 unguento di g i g l i e f f a m i . 6 6 . 53 unguento h cd icrm fèèw M D iofcSf 65)5,15 unguento hedter0 0 /? fua ejfami. 69.26

unguento iafmino fcritto da d lofio. 70.5 6 unguento iafmino,?? fua effamin. 7 1.1 unguento irino fritto da Diofco. 67.5 5 unguento irino,?? fua effami. 68.1 5 unguento liguftrino 67.3 4 ' unguento malabathrino fcritto da Diofco. 70.5 t unguento megalino fcritto da Diofco, 69 .13 unguento melino fcritto da oiofeo, 64.26 unguento medefimo fcritto da Diofco, 69.59 unguento metopio fcritto da Diofco. 69.46 unguento narcifino fcritto da Diofeori, 66.59 unguento nanifin o ,?? fua effami. <57.8 unguento onichinofritto da oiofeo, 67.28 unguento rofado f :ritto da Diofco. 63.13 unguento rofado,?? fua effami. 63.5 3 unguentofattfechino fcritto da Diofco. 6 5.12 unguento fanfuchino,?? fua ejfami. 65.25 unguento tttiracinofcritto da Diofco. 67.2 8 unguento telino fcritto da Diofco. 64.5 5 unguento telino,?? fua effami. 65.6 V ornitifuperfui ne i ueleni ,rmtdij,?? cura 772.9 Vomito quando fianeceffario nei ueleni fecondo Dio feoride 73 2.32 Volta fcritte da. Diofco. 219.59 uoua,?? loro ejfaìn. 220.23 uova fritte da Galeno 220.45 uoua de barbi,?? loro nocumenti,rimedij, ? ? cura,

111' H Vfnea,leggi Mofco arboreo Vua fcritta da Diofco. 6 54 .14 m a,?? fua hiftoria 6 54.46 uua fr itta da Galeno 654.47 uuacomenafcer fi faccia fenza fiocini 654.44 Vuapaffa fcritta da Diofco. 654.61 uua paffa,?? fue facultà 65 5,7-Cr 65 5.41 uua paffa lenitiua 6 55.23 tutapajfa coltre ttiua 655.26 uua paffa coni fiocininoti conuenirjì per lenire il cor po 655.26 Vua marina,leggi uua cretina Vua crefpina,?? f ta hiftoria 12 5.4 3 Vua d'orfo 1 16 .7 Vita (fina,?? fua hiftoria 1 1 5 .4 Vua tamina Vua di volpe,?? fua uelenofa natura 7 5 1 .1 7 X X A n t h 1 o fritto da Diofco. xanthio,?? fuaeffami. xanthìo fcritto da Galeno Xilobalfamo fcritto da Diofco. xilobaifanto,?? fuaeffami. xilobaifumo fcritto da Gal. Xi/ojCr /«a hifìoria,leggi bambagia pipino fcritto dd Diofco. xiphio,? ? fua ejfami. xiphio fcritto da Gal, Xiride f :ritta da viofeo. xiride,?? fua effami. 3cir/ic fcritta da Gale.

3

198.60 599.8 • 599.14 46.5 8 47-49 47 - 50 5 11.14 512.-45 5 11.6 0 4 13 .3 7 41 3. 5 3 4 13.58


Tauola •

«

2 , A'f

f a r a n o , leggi Croco Zea feriti* da Diofco. zea,cr fua ejfami. zea feritia da Galeno zibetto,cr fua Infiori* zibetto cr file facuità Zibibo Damafchino Zitho fcritto da Diofco. ZÌtho,CT fua conffdcratione Zedoari*,cr fua hiftoria Ziziphe,cr loro effam. Zizole, leggi Zìziphe Zopifja feriti* da niofeo.

IL

TAVOLA

lío . 58 2Í I . I l í 1 .20 50.40 ii.3 ¿ 55-33 260.31 260.38 327.56 170.58 94.22

F I N E

DELLI

DEL C O RPO

Zucca feriti* da viofo. 1 0 1 .1 7 Zucche,cr loro hiftori4 30 1.30 zucche come nafeano fenza fine 301-49 zucche marine 30 1.5 x zucche Indiane 5 0 1.5 1 zucche fcritte da Galeno 3 0 1.5 2 Zucchero,cr fua hiftori* 2.51 *5 1 zucchero Alhafer,cr fua hiftori* 2 54*3 3 zucchero candito 1 5 5• 3 Zucchero fcritto da Galeno 2 5 4*49 Zucchero nc i tempi nostri come fi fi'a imparato* fa9 re 253 .*9 Zucchero de gli antichi comefi generaffe 253.5 Zucchero de gli antichi efferfi generato dalle canne medefime che generano il noftro 253.5 Zurumbet Arabico 328.4

D E L L A

T A V O L A .

R I ME D I DI T V T T I I MORBI

HVMANO, CAVATI D IL IG E N T E M E N T E

D A L L I S E M P L I C I , D I C V I S C R I S S E D IO S C O R I D E , ET A C C O M M O D A T I A L L E I N F I R M I T A ' D E L

COR PO

S E C O N D O

L V O G H I .

1

C A P O

C A P O ALLI

D O LO RI D EL

SA T I

DA

F R I G I D A

R

C A PO

CAV

C A V S A .

Illirica appli* cata con aceto , c r olio rofado Olio dioliue faluatiche unto caldo Seme di Agnocaflomef fo in fui male Torpedine marina uiua pofta fopra al dolore Mandorle astiarepefte con aceto,cr olio rofado, cr po fi e fopra la fronte Lana fucila abbombata d'olio rofado cr infiememen* te daceto,cr meffa fopra Sifcmbromeffo in fui fronte,cr foprale tempie Succhio canato dalle frondi onero dalle bacche deU'he deraunto fopra al male con aceto,crollo rofado Aloe unto alle tempie conaceto,cr olio rofado Menta pefla,cr impiastrata in fui fronte Serpillo cotto,cr mefcolato con aceto, c r olio rofado% crmeffo fopra al dolore Toglie di baccarà applicate per lor ifteffe Ruta impiaflrata con aceto,cr olio rofado Seme de anifi beuto Sphondilio impiastrato infleme con ruta Peucedano applicato con aceto,cr olio rofado Seme di nigella pefto,cr meffoin fui fronte Coniza minore meffa fopra al dolore foglie d'Anagiri tenere beuto con uino al pefo duna dramma id e

Radice Rhodia frefcha impiaflrata con olio rofado Hippoglojfo meffo infui capo infòggia di ghirlandi Toglie di laureola trite,cr applicare Rlaterio^diffolto con latte,cr tiratofu per il nafo Toglie,cr frutti di rufeo beute con uino Scamonea dijfolta con olio, cr aceto rofado ,CT meffa fopra al dolore Vapor d’acqua marina boglientericcuutoconia tefla feoperta ALLI

D O LO RI D E L

S A T I

D A

C A V S A

CAPO

CAV

C A L D A .

Olio di olinefaluatiche unto fopra al dolore Vnguento rofado unto fopra al male Fiori di ligufiro mef i in fui fronte con aceto lnfufìone dirofe fecche fatta nel uino, cr fremuta molto bene,cr meffa conpezze bagnate in effafo* pra la fronte Portolaca peila,cr pofta fopra la fronte Meliloto bagnato conaceto,cr olio rofado,erpoftofo pra al male Radice di Himphea beuta,cr meffa nel nafo Radice rhodiafrefea applicata alle tepie co olio rofado Opio difjolto con olio rofado,cr applicato alla fronte VflUio pefto con aceto,oueramente con acqua,cr mejfo in fui fronte Hippoglojfo fattoneghirlanda,cr pofla in fui capo Sempreuiuo maggiore unto con olio rofado Toglie di folatro lígate fopra al dolore Toglie di uiti,cr parimente i uiticci pefti ,crpoflifo pra al dolore*

Ophite


C A P O

C A P O Jpbitepietra,cioè Serpentino poftoinful dolore

A purgare il capo fCauoh

j Bietola Succhio di

2 monc°m g '

Alla apoplefsia ouero goccia Radice di brionia beuta ogni giorno tutto un anno ina tero al pefo d'una dramma.

Alla epilefsia cioè di mal caduco K p r O ifiip * tufo

J Chelidonia minore f l„Cipolla j rs S i g m j * ® “ 1” * * " 0* Coloquintiia prefa in pilule Vua paffa manicata con pepe Vetriolo meffo in poluere nel nctfo con lana

Allaletliargia Seme di Agno caño mejfo[opra al capo pcfto con ace• to,cr olio rofado. Cañoreo diffolto con a ceto', er olio rofado, er tirato fuperilnafo Cipolle cotte mangiate Senape trita c r ìmpiafirata in fui caporafo Sphondilio ufato a modo difumóte euero untofopra’l capo con olio. Peucédano diffolto con aceto, er olioroftdo er meffo infui capo.

A prouocare il Tonno. Iride Illirica beuta. A momo poflo infui fronte Mandorle amare mangiate Seme d’Agno callo beuto con nino Lattuga mangiata doppo cena Aloe applicata per fe fola#? con olio rofaaè Bacchara odorata Seme di giunco Etbiopico beuto Capi di papdueri cinque ouerfei cotti in cinque once di uinofino al calar della metà er beutone quello, che ref a . Dicottione di fiori,z? capi di papaucri beuutd,cr jfiar fa fopra al capo. Seme di Iufquiamo beuuto,cr impiañrato in fui capo. Scorze delle radici delfolatro fonnifèro beuute nel ui a malpefo d'una dramma Dicottione di radici di Mandragorafatta nel nino alla mifura di tredici dramme. Pomi di mandragora odorati jpeffo Liquore colto dalle radici di mandragora meffo nelfe* dere per foppofla.

A prouocare li ftarnuti. Seme di fenape trito, er meffo nel nafo Fiori di Ptarmica odorati Radice di ñruthio meffa nel nafo Radice di rannoncolo poluerizata er meffa nel nafo Daphnoide meffa nel nafo Radice d’elleboro biàco poluerizata,< er meffa nel nafo

Alle uertigini Seme di Balftmo beuuto Peucédano diffolto con aceto, er olio rofado , er unto fopra il capo Galbano odorato. Radice di Brionia beuta ogni giorno per {uno anno con «*• tinuo al pefo ¿una dramma. Cime di tute nera,quando fono tenere,er frefcht cotte • er mangiate nei cibi Vino onero aceto fallino beuto

Cardamomo beuto con acqua Cancamo tolto per fefolo Carpobalfamo beuto Seme dì popolo nero beuuto con aceto Fichi fecchi mangiatifteffo itej cibi Vnghie odorate fumcntatc Caglio di lepre beuuto Ventre di Donnola ouero mjtfleUa empito di coriandos li,O- lafciato inuecchiare er poi mangiato Sangue di Donnola beuto Fegato d’Afmo arroflito,cr mangiato da digiuno Vnghie di Afino abbruciate er beute in poluere Calli che nafeono nelle parti di dentro delle gambe de ì cauatti triti,er beuti con aceto Pietre di rodinini della prima couata legate in cuoio di ceruo,zr portate al collo Siero di latte cofi coptamente beuto,che muoua bene il corpo Caglio di uiteUo marino beuto Fiele di orfo toltoper bocca. Fiele di testuggine tcrreflre meffo nel nafo Sangue di tefuggiiK terreftre beuto Sterco di cicogna beuto con acqua. Piantagine cotta con lenticchie,er mangiatafteflo Senape trita,cr meffa nel nafo Pepe intero mafiicato Scilla beuta in poluere Agarico beuto con ofiimele al pcf ì d’ulta dramma Radice de Iringo beuta con acqua melata Seme di Rutafuluaticaprefo in beuanda. Radice,CTfeme difefeli Mafiitienfe in beuanda. Peucedano unto in fu i capo diffolto,con aceto, er olio rofado Sagapeno beuto Laudano odorato Ammoniaco tolto in elettuario fatto con mele Foglie,erfeme di Trifòglio bittjjninofo m beuanda , Coniza beuta con Aceto A nthiUidefccunda prefa con ofiimele Betonica prefa in qualfi uogli modo Cinquefèglio beuto trenta giorni continui \ ^ Seme di papauero fpumeo beuto con acquai Hcllcboro nero tolto in beuanda Succhio de Hippopbcfìo beuto al pefo di tre oboli Radice di Brionia beuta al pefo de una dramma pfjr uno anno continuo *'« . Cime primaticce di uite nera mangiatefrefebe cotte ne icibi Aceto Melato beuto Vino v acetofallino in beuanda Selenite pietra beuta in poluere Etite pietra dìffolta concito Ciprino,ogleucino,o qual fi uogli altro olio di calda natura,cr unta in fui c4 po Cote nafiia tolta mpoluere.

Alla frenefia. Vnguento crocino meffofopra al capo, ottcro odorato, o meffo nel nafo Vitice applicato con olio croccio

Afparigt


eap0

N E R V I

Aftdrdgi btutì con nino bianco Serpillo applicato con aceto,cr olio rofado Spbondiliofumentato, oucramente impiajìrato in fui capo con olio , Pcucedano unto con aceto,cr olio rofaio Alle infiammagioni del ceruello Scorze de zucchefrefebe polle f opra laparte dinanz del capo Scorzefrefche di melloni applicate nel modo rnedema Heliotropio meffo infu i fronte. Aceto applicato aliafronte Allamclancholia Seme di bafilico beuta 'Elleboro nero prefo per bocca Toglie di betonica beute * Epithimio tolto in medicina Alla ebbriachezza Z affarano beuto prima conuino puffo Vino dii pomi granati Vino di bacche ai Mirto J Clauolo, cioè frrafiica mangiata dapoi Affenzo toltoper auanti Al catarro Vnguento inno meffe1 nel nafa , Storacefomentata perii tufo Bitume naphtbafumentato Cinnamomo beuto Radici di meo tolte in elettuario di mele, cr uagliono propriamente otte il catarro uada al petto boccinole ouero duellane arroSlite,cr beute co unpo­ co di pepe Radice di dragontea Maggiore cotta cr mangiata. Gomma di dragami mangiata in lettouaro fatto con mele t>icottione ettìiffopofatta confichi, con ruta, cr con mele cr beuta Helichnfo beuto con nino adacquato al pefo di tre oboli Seme di iufquiamo beuto confeme dipapauero al pefo di tre oboli ■ A corroborare il ccruello Agalloco beuto Alle ulcere del capo Incenfo in poluere inficine con nitro Latte difico domeftico,crfaluatico meffoui confurimi d'orzo Orina stantia lauando con effe le ulcere, fieno Greco impiaftratouifopra farina¡fi ceci [farfa fopra al male Maina pnpiafirata con orina. Cenere di Aglio applicata con mele. Bicottione di Ciclaminofomentata. Bulbi applicati con nitro abbruciato Mcliloto impiastrato con terra Chia, cr uino o nera* mente congalla Toglie di rouo mefje infui male Cenere di radici di giglio impiafiràta con mele Adianto cotto nella lifeia con cuifi Una il capo Sahmitoia acetofafatta in lauanda

Bicottione dì Acoro beuta Cardamomo beuto con acqua Radice di giunco odorato(cioèfquinantho ) tolta in be uanda alquanti giorni al pefo de unadramma con al tretanto pepe Cosío bianco con uino,cr con affenzo beuto Balfamo beuto con acqua Helenio tolto in lettouarofatto con mele Vnguento fanfuchino unto alla nuca Bdellio impiastrato Sacche di Ginepro beute Bacche di cedro mangiate Radice di Halimo beuta al pefo dittnd drammacon oc* qua. Cenere dì legno difico unta con olio Carne di riccio terreftre mangiata CaSloreo tanto tolto per bocca, quanto applicato di fuori Serpillo beuto Sterco di capra beuto con aceto Radice di dragontea cotta, cr mangiata con mele Radice di A nfòdiUo beuta al pefo d’ulta fo-qfima Seme di cappari beuto y J ~ Argcmone impiastrata Agarico beuto con uino melato al pefo di tre oboli Reupontico beuto Galiano inghiottito Radice di Gentiana beuta al pefo d’una dramma Ariftologia tonda beuta Radice di Centaurea maggiore prefa con uino Seme di leucacanta beuto Radice di acantino beuta Radice di bianca¡pina cotta nel uino Origano mangiato infieme confichi feccbi Radice de iringo beuta con acqua melata Pulegio beuto con aceto innacquato Bicottione di calaminta beuta Bicottione di radici di baccarà prefa per firopo Panace Hercúleo impialìratoatta nuca Radice di Rofmarino primo meffo infu la nuca confa* rina di Gioglio Peucédano dijfolto con olio rofado c? aceto ty ntejfo infu la nuca Clinopodio beuto Bicottione di chamedrio prefa in beuania Buferò inghiottito al pefo d’uno obolo Sagapeno beliti} Galbano inghiottito inpilule foglie di Betonica beute coti acqua melata al pefo futi denaro Radice di viride prefa con puffo. Simphitho beuto con aceto melato Vfillio impiaftrato Serpillo,beuto,cr impiaftrato Bicottione di uerbafeo beuta; Brioniafatt4 in lattouaro con mele VinofciUino beuto Vino di Tragorigano beuto R4dice di Satirione beuta con uino nero ftittico Cori beuta conuino Alla paralilìa Peucédano applicato con aceto cr ollo rofado Scorza di radici di cappari prefa inpoluere

N E R V I Allofpafimo Iride Illirica be uta con «ceto

Seme


NERVI Seme ii appuri beuta Sagapeno inghiottito Radice di Rubbia beuta Coloquintidi meffa ne i chrifìiert' Cime primxticcie frefehedi uite nera cotte ey mangiate ne i cibi Vinofcillino beuto. Al cremore dei nerui Ceruello di lepre arroflito,zr mangiato Cafìoreo beuto,cr applicato difuore. Cauolo mangiato ne i cibi Dicottionc di maluauifco beuta ■ A i fluisi delli nerui Farina di grano impiaflrata confuccho di influiamo. Farina cforzo impietrata con aceto A dolore & infirmiti di nerui Oliofìcionio unto al luogo del dolore olio laurino applicato difuori Eleomele informa di linimento f Ciprino 1 Vnguento^

j>Vnti al luogo del male

LAmaracinoj Bdcllio meffo netti impiastri 'Lifcia di legno difico meffaf,opra con olio Cafìoreo tanto tolto per bocca quanto applicato di fuori Carne di riccio terrefìre arrofiitd mangiata. Carne di uipera cotta er mangiata Dicottionc di radice di poterio beuta. Peucedano applicato con aceto zr olio rofado Infero inghiottito al pefo d'uno obolo Centaurea minore beuta Radice dìGigho arroftita & applicata con mete] Radice difatinone beuta con unto nero garbo Radice d’Altbea per fefola, oueramente cotta con uì* no, cr acqua melata, zr applicata a modo di impia* firo Grana da tingere impiaRrata con aceto oue i nerui fuffe

ro tagliati Foglie di fenatione meffefopra ì nerui tagliati Radice di Narcijfo impiaflratafopra i nerui tagliati Succhio de Hippofiflo beutoal pefo di tre oboli Acqua manna in laiunda Acetofcillino beuto Vinodifteckade\ , Vino di Th im o fbeuto Alle ferite delli nerui Chiocciole terrefiri peRe,cr meffefopra la plagi Vermi tercRri mef i nel medeflmo modo. Roturo mefjofopra al male Foglie difenatione impiajìratc con manna d’incenfo Foglie di dragonica minore meffe fopra la ferita Radice dipotcrio p eR a.zr applicata Radice di Giglio impiaflrata con mele. Grana da tingere applicata con aceto Radice di narciffo pefta zrmffa fopra la piaga A i nerui ingrofsiti. ■ Sefimo applicato a modo cTimpiaflro Cenere di Sarmenti di itici mefcbixta congrafciidi por* co ouer con olio cr fattone ontione. O C C H I

O C CH I

Allafpelagionc delle palpebre Dicottionc di ¡pica Indiana fomentata Humore di chiocciole terrestri chefuole ufeir da loro» quandofi pungono con aco,applicato al luogo Efippo meffof ìpra il luogo ; Gomma,zr latte di cbondrilla meffo oue cafcano i peli Pietra Armenia mejfauifopra.

A fminuire la groflezza delle palpebre.

V

Cenere di Mi tuli LuatJ'.Zr fiegatauifopra. Vngbie odorate abbruciate,zr nieffeui fopra.

Alla ruuidezza delle palpebre Scorze de incenfo abbruciate, er applicate Euligine di pece untauifopra Eicio posloui a modo di linimento. Offo difepia trito, zr fottilmentefregato f Di feorpione Marino*. 1 Di t eRugine manna |

"--{“ S S

...

j Di Gallina bianca j LD i capra fallatici j

Vv

Senape trita,zr applicata con mele Agrefio meffo,perfopra. Squamma di ramefregata Ruggine difèrrofregata Chalcitifregaiouifopra in poluere Pietra hematite appicatxui con mele.

Alte infiammagioni delle palpebre.

'

Foglie di Maiorana impixflrate con farin a d'orzo Alfine impiaRrata con farina d’orzo. Foglie di Ricino trite cr applicate confarina de orzo.

Alla rogna delle palpebre. Succhio di cipolla mejfouifopra con la pari quantità di fpodio Aloe mejfaui con acqua. Latte difico a modo di untione

Allealbugini ouero fiocchi. Liquore di balfamo diRillato nell'occhio Calicanto dijfolto nel uino zr gocciolato dentro Mirra mejfaui dentro in poluere, Bitume Haphtha difì ittatoui dentro. Cenere di mituli lxuata,comef i laua il piombo z r ntcfjìt netti occhi

Cenere di unghie odorate ufata nel medeflmo modo. * Cenere d ig u fe i di chiocciole incorporata con mele meffadentro

f Difeorpione marino"} ] Di' teflugine marina 1 FUle

^ Di Aquila:

»er

-,

dentro ncU’ocm

I Di Gallina bianca i cno ^ '-D i capra.faluatica J Orina humana cotta prima in uafo di rame ^zr poi mefft nell’occhio * Latte di Lattugafaluatica diftittato nell’occhio Succhio di dragonìèa meffo nell'occhio Succhio di Cipolla tifato nel modo fudetto Gengeuo mefoia in poluere Succhio di chameftee unto con mele. Foglie d’Argemone applicate . A rmoniaco in fórma de linimento, aormitiio mcjfoui con mele Succhio di loto domejlico meffoui nel modo medemo Sale

\


O C C H I

O C C H I Sale tritofottilmente, Crfoffiato neh occhio Fior di[ale tifato nel mcdeflmo modo Sappbiro pietra mejfa dentro nell'occhio. Squamma di rame fottilmente trita cr meffa nell’oc* chio. A leuar le cicatrici deìli occhi Cancamo diffolto con uinc,cr meffo nell’occhio Mirra poluerizataf opra la macchia :Bitume Nuphtba distillatola.fopra. Cedria polla fopra al luogo Cenere di chiocciole terreftri meffoui dentrofottilmcntc polarizzato. Orina humana cotta in uafo di ramf“i Serapino | Succhio di chamefice I Verde rame S.Mcf[o dentro nel feccia di nino abbruciata [ Hocchi Corallofottilmcntc polarizzato | Hematite pietra. J Sappbiro pietra toccandoli con effo il luogo Alle nuvolette. Succhio di radice ciacoro dijìillato nell’occhio Cafia odorata meffa neUi cohirij Cinnamomo ufato nel medefimo modo Gomma di ciregi applicata al luogo Infusone di Acacali meffa neHi collirij Succhio di Acatia lauato er mejfo dentro I neenfofottilmente polucrizato T re fori piccolini di pomo g ranato mangiati ogni gior no per tutto uno anno. Fbenofottilmente macinato cr meffo nei coUirij Lido meffo nell'occhio Gomma di pruno applicata Carne di uipera cotta,zr mangiata ne i cibi Rondine anoftita,zr mangiata ne i cibi Graffo di pefee meffo dentro nell’occhio Succhio di finocchio applicato ne ì colliri . ÍDÍ feorpion marino I Di teffaggine manna J

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J Di Gallina bianca

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Orina humana cotta in uafo di ramc,zr diftiHataagoc* cióle nell'occhio Latte dì lattuga faluatica 'l Succhio di Dragontea maggiore j Succhio di cipolla 1 Succhio di loto domeflico'. > d istillato nell'oc Succhio di chelidonia maggiore cot chio to in uafo di rame con mele Succhio di othoni. Ruta mangiata nei cibi Agreño meffo dentro Fanace hercúleo applicato al male Succhio delie figlie,cr delle radici del rofmarino primo difhUdto nell’occhio con mele. Succhio dimellifopbillo-\ Succhio di marrùbio s . Applicato con mele S /echio di Infero J Fornice fottilmentepoluerizata. Fior difolepofio nell’occhio

f

feccia di urtò abbrufeiata C? poluerizatafopra. irrite 'ì Fietr J T'-lice [Poluerizata cr foffiata nelToca r Geode ' f chio {J"'appi, irò) Alle ugnelle delli occhi Offa difepia pefee polucrizato Radice di Glicin lnzaffurfa in poiuere Alle percolfe e ferite frefche dclli occhi * Latte bumino meffouifopra con inetnfo C oi colombo domeflico^

^

s :; " °

^Di pernice j Pietra ^ematite meffauifopra con latte foglie di Slebe impiagate fopra la percoffa. Alle uifeere dclli occhi rDiincenfo Fuligine< Dì t erbentina > applicata al male (.Diboturo 3 Scorze d’incenfo poluerizate\ sopra all’ulcera. Mirra / oluerizata J Corno di ceruo brufeiato Amidofatto in polvere Antimonio fottilmente polucrizato »cr meffo nehi col lirij Galattite'ì Sappbiro Poluerizata per fopra

{

Samia J Alle corrofioni delli anguli delli occhi. Succidume di lana meffoui dentro Agreflo applicato al luogo. Alle fittole lachrimali Noci comuni vecchie trite cr impiaflrateuifopra. Dicottione di figlie di Mirto meffoui dentro Malua cruda maflicata confole, er poStauifopra a mo* do d’impiastro Piantdgine impiastratavifopra. Orecchia di topo impiastrata Foglie di baccarà meffeul in princìpio ChamamiUa applicata per impiaftro Foghedi folatro commune postevifopra, er il medemo fa ilfucchio con Sterco roffo di gallina. Egilopa impiaflrata Fior di Lambrufca meffofopra al male Cadmia poluerizata. Squama di rame meffa dentro nel male Antimonio lauato cr applicato. Alli occhi che efcono fuor di luogo come uno acino di uua. Farina difaua incorporata con chiaro cfuuoito er incen f° Foglie di rouo trite Sappbiro pietra polucrizato. Alle infiammagioni delli occhi. Amomo impiastrato con uuapaffa. Fuligine { 2

P f p f ° y Applicatafopra al male

Noci di cipreffo impiaftrate confarina de orzo Bacche di mirto incorporate con fior difarina d’orzo Fiori di melo cotogno impiaflrati Cafciofrefco meffofopra al male Zuccaro meffo dentro nelSocchio Sefamo


OCCHI

; O C C il I

Seftmù cotto ttcl uino cr poflo[opri al luogo Portulaca cioè procaccia incorporata confarina d'or zo.cr mcffafopra al male. Endiuia impiaftràta perfefola,a1confarina de orzo Scorze di zucchefrefche mejfc perfopra. Radice di Anemone impiaftrata, Orecchia di topo confarina d'orzo Succhio digentiana mejfo neU’ occhio Abrotano cotto co pomi cotogni oueramente conpane CT impiaftrato perfopra. Meliloto a modo di'impiastro foglie di bacchara impiastrate Sempreuiuo maggiore impiagato Appio applicato con pane,o confarina d’orzo fiori di Rotto Ideo con mele foglie di fiatine confarina forzo Opto con tuorlo de ouo arroftito cr zaffarano Seme di iufquiamo,cr parimente le fòglie con farina dì grano,crdiorzo foglie di mandragora uerdi confarina d’orzo foglie di quel uerbafco chefa ¿fiori gialli impiafirate Afterattico, impiaftrato. foglie di uiole porporee pofteuifopra uerdi foglie di Ricino confarina d’orzo. £ f Alli. dolori delli occhi Rofti di uuoui arrostiti con olio rofado, cr zaffarano cr mefti a modo di linimento foglie difefamo cotte nel uino Sue :bio di bafilico meffo dentro neUocchio Ajfenzo cotto con uino dolce, cr impiaftrato Ruta impiaftrata confarina d’orzo Radice di Aconito pardalianche incorporata con le al* tre medicine chefi fanno per quefto male A coloro che non veggono doppo al tramontar del fole Liquore che distilla dalfégato di capra,cr di becco qua do s arroflifcono affuoco meffo netti occhi fegato di capra arrofìito cr mangiato, fiele di capra faluatica distillatonegl’occhi Di colombo Di Tortora > Meffo dentro nelli occhi DÌ PerniceJ Alle fuffufioni delli occhi. fiele difeorpione marino meffoui dentro Graffo di uipera meffo netti occhi con cedria mele cr olio. IIche pero nonpiace a Galeno f~Di T cftuggine marinar) j Di Pernice Fir/f< Di aquila nell’occhio ] Di Gattina bianca | tD ! caprafaluatica J farina difaua impiaftrata con uino Succhio di cipolla meffo nelli occhi Succhio di ciclamino applicatofimilmente Serapino impiaftrato Eupborbio meffo pero congran cautela. Alla balorde?za de gli occhi Cancamo infufo nel uino diftittato netti occhi Bacche di popolo bianco chefiutano nel primo genera re dettefòglie unte con mele fiele difeorpione marino applicato netti occhi Cauolo domefiico mangiato ne i cibi

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Senape unta con mele

....,i

Succhio diAnagattide tiratofu per il nafo Ajfenzo mefoni con mele Tbimo mangiato ne i cibi Thimbra mangiata Succhio di ruta cotto in ungufeio di melagrano infime confucchio difinocchio,cr mele cr diftittato nell’oc chio Succhio di rutafilnatica confiele di gatto, uino cr mele Crfucchio di finocchio Succhio di folatrofonniftro unto nell’occhio fior difale meffo dentrofottilmcnte poluerizato A prohibire iflufsi,che feendono nelli occhi Z offarano diffolto con latte bimano meffofopra li oc* chi Fuligine de incenfo mcffaperfopra. f uligine di pece applicata nel modo medefimo foglie tenere di fiatano cotte nel uino, cr impiaftrate fbenof utilmente macinato cr meffo nelli occhi Succhio di fòglie d’oliuofaluatico distillato nel occhio Corno di cento brufeiato lauato cr poluerizato nelli occhi f uligine di Boturo applicata dentro Amido ufito nel medefimo modo Pompholige lanata cr mejfa ne i colliri faue fcorzate,mafticate cr impiaftrate infui fronte Seme di bafilico aquatico diffolto con mele mejfo i nfui fronte foglie di fiatine impiaftrate con farina de orzo Squamma di rame lanata cr mcffa dentro Piombo lauato ufato nel modo medefimo Galante Morochtho C. dentro con latte Sumia J Latte canato dalfeme del iufquiamo cr meffo dentro Sarcocotta infufa Alume applicato Corallofottiimente poluerizato CTmefio dentro Pomice applicata nel modo medcfimo Pietra hematite pofta netti collirij Alli occhi caccoloiì Succhio di procachia,cioè porcellana mefto dentro Succhio di Piantaginc ufato nel modo medemo foglie difempreuiuo maggiore impiaftrate Vetriolo difiolto in afiai quantità di acqua CT fatto in firma di collirio Cenere difpugne brufeiate impiaftrato cr maftimamen te oue la tacchola fiafecca. Alle caligini delli occhi chamedrio trito crftarfo oueramente unto con olio Succhio di Loto domeftico mefto dentro con mele Elleboro nero mefto ne i cottirij fior di rame ufato netti cottirij.

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O R E C C H I E Alli dolori delle orecchie Succhio di bacche di lauro mefto dentro con uino ucci .chio cr olio rofado Succhio di figlie di popolo nero meftodentro Ladano diftolto con uino Dicottione di rofefecche applicata Succhio difiglie,crfcorze difalcio cotto con olio rofa do m ungufilo di melagrano


o r e c c h i e

O R E C C H I E

Vino dì melagrani brufchi cotto con mele, Opto diffolto co olio di màdorle,zaffarono,& myrrha, spoglia di ferpente cotta nel nino, MiUepedc ouero porcelletti tagliati inpezzi, er cotti in ungufeio di melagrano con olio rofado. Graffo di polmone di uolpe difilato dentro. Lombrichi ternari cotti con graffo d’oca, Di oca Di' Gallina mejfo dentro neU'orecchie.

fiele di toro mejfo dentro con latte humano ouero di ca pra, Orina distillata dentro, Ombilico di uenere con midolla di ceruo. Succhio di radici di Amphodillo meffoui dentro perfe folo oueramente infume con incenfo,mirra,mele, er uino, Succhio di cipolla. AJfenzo infieme con mele, Anifo applicatoui con olio rofado. Succhio di fiori difrondaio Succhio di Poligono I Dicottione di ftebe \ mejfo nel* Succhio di pfiUio fi'orecchie Agrefio con mele J Alume diffolto confucchio di poligonoj fior difale trito er mejfo dentro.

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Di uolpe J mU

Mele confale minerale pojìo nell’orecchia. Seme difefamo applicato con olio rofado. Succhio di bietola infufo nelle orecchie. Succhio di piantagine oue la caufafìa calda. Succhio diforze finche di zucca applicato co olio ro fado, Succhio di dragoniea mejfo dentro . Succhio di porri con aceto,cr incenfo. Succhio difenape oueramente la fua diccttione. Succhio di Hedera,oueramente dellefuc bacche. Ajfenzofomentato,cr mejfo dentro con mele. Succhio d’origano infieme con latte. Succhio di menta. Succhio di meliloto infieme con nino dolce. Succhio di Ruta bollito in ungufeio di melagrano. Succhio di Peucedano con olio wfado Succhio di apparine per fe folo. Succhio di Marrobio con olio rofado Succhio di canape domestico perfcfolo. Succhio di Poligono mafehio perfefolo. Succhio di tìelflnc meffoui perfefolo. Succhio di bafìlico acquatico confolfò>ernitro. Latte difeme di iufquiamo perfefolo Succhio di Alfine per fe folo. Succhio di fòglie di cocomerofaluatico. Sale diffolto con aceto. Alle pofteme che vengono dopo alle orecchie. Efipo di lana¡uccida. Sterco di capre di montagna diffolto con uino, onera* mente con aceto. Seme di lino trito,er impiaftrato. Latina di fiengreco confarina difaue er mele . Rombicc cotta er impiagata. Piantagine applicata. Seme de Irione pefto er cotto er dipoi mejfo f opra al male. Hijfapofomentato,cr parimente mefiojòpra al male. Vifchio mefcolato con altretonta cera,cr ragia. Radici di Althea cotta,zr impiastrata. Pfillio applicato con olio rofado,cr aceto, oueramente con acqua. toglie dijòlatro domejìico impiastrate confale. Galiofii meffaui con aceto. Terra chimolia diftemperata con aceto. Alle orecchie che menano marcia. Mirra meffaui dentro con opio,cajtoreo er glaucio, Incenfo diSHUatoui con uino dolce. f Di Terebinto^ Di AJbtto \JDi Pezzo

dentro nc^ortcc1ìic • ) ;•

A lle p e r c o f le d e lle o r e c c h i e .

Bulbi impiaflrati con polenta. Solpho meffo nelle orecchie con uino ercon mele, Alla f o r d i t à . Olio in cui fieno cotte radici di Amphodillo. Succhio di cipola, Elleboro nero mejfo dentro nelle orecchie,& lafcìatoui cofi Stareperfino a! terzo giorno. Sugo di Brionia infieme con mele. fior di rame bianco poluerizato erfofjiato dentro con unacannella. fumo di folfò che brufeì fatto andar prejiifiimamcnte dentro nel orecchia conuno ombuteUo ouero traiet* torio. A i Suffili& altri romori che fe fentono nelle orecchie . Cedriameffa dentro. Succhio di bacche di lauro con uino uecchio, cr olio ro fado. fichife d i triti confenape, er dijfolti con qualche li* quore. fiele di toro meffoui tepido. Mele infieme confale minerale ben trito» Succhio di porri con incenfo,aceto,erlatte. Succhio di cipolla applicato nel modo medefìmo. Scnape trita infieme confichifecchi. Aceto caldo fomentato di forte che il forno uadd detl* tro. Alli vermi delle orecchie. Cedria meffaui con Aceto. Orina humana cotta prima in ungufeio di pomo gru* nato. Succhio di radici di capparir) Succhio di colamento ^ ¡ U o dentro. Succhio di pfiUio C Aceto I n a s o . Al fluifo del fangue del nafo. incenfofùtilmente peluerèzz^o. Chiocchiole terreflri trite con il fuo gufeio. Succhio difeme di porri infieme con incenfo, Ruta trita er mejfo nel nafo foglie di qualfi ¡loglio ortica infieme con il fucchio. Cimino meffocon aceto, Midolla diferula meffa dentro nel nafo Lifmachia applicata al luogo. Succhio di dimeno infofo, fior


R A S O

Tiori di G a lh fii mcfii dentro. Succhio di caá* di cauado h erí a cofi chiam i 4, Aceto Unto beuto,quanto meffo dentro. Strattate meffa nella parte delfluffo. Chalcitì applicata con [ticchio di Porro. A prouocare il fangue del nafo» Dicottione di radice di crocodilio le n ti. A i polipi del nafo. No« di ciprefjopefte inficine confichi [cechi. R idice di dragonica maggiore. fio r di rame meffirdentro in poluere S in d in c h i jnfiemecon olio rofido. ^lle ulcere,& cancheri del nafo* R id ice di dngontfA mtlggiore a p p lia ti. Succhio di hederá meffo in fulinite. S in d a n a meffiui con olio ro fim . Al fetore del nafo» Succhio di heder a meffoui dentro, Alcatarrbo del nafo. Seme di mcUnthio peflo,cr ligito in teli cr odorato

b o ta .

fr'ti0,

n

.

r

A tirare dalla tetta per il nafo. Succhio di cipolla ~i Succhio di origino >m effo o tirato fu per il nafo. Succhio d ip i porcino} A prouocare li (tarmiti. d fio r e o odorato,cr mefjo nel tufo. Seme,ouerameniefucchio dì bafìlicc. .* Senape applicata in poluere. Radice fecca di ranoncolo trita in poluere. fió r i di ptam ica odorati. Radice di Strutbio mefja nel nafo. Elleboro bianco in poluere odorato cr meffo dentro» BOCCA ET LINGVA. Alle viceré corroilue. Radice di cipero fottilmente poluerizata,cr ffiarfa den tro per bocca. Dicottione di a jf alatho fotta in nino. Acacia applicata al male. Succhio di piantagine tenuto in bocca. Dicottione di cappari fatta in aceto. • Succhio di radice dolce tenuto in bocca. Succhio Sorigano tolto nel modo medeiw. fio r ì di leucoio inficine con mele. Tefticolo ferapio tenuto in bocci, Camamtlla mafticata. Succhio di Britannica. * Succhio di trìbolo infierne con mete. Dicottione di cime di roui. . Dicottionc di radici di cinqucfòglio. Dicottione di uerbenaca fecondafotta nel uìno. Staphifagria infierne con nino, fio r i di lambrufca polueri%ati crftarfiper bocci. Alume inficine con m ele. Sale arrostito infieme con farina S o rzo . Al puzzore del fiato. Jn iftic e manicato. . M irrba mafticata. Cedri maSlicati. Amfomafticato.

Auena[aliatici cotta conrofe ftcchc, cr tenuti ih

BOCCA ET LINGVA

Alla rudidezza della lingua * Menta fregataui [opra jpefjo. 5emc di Sommaccho fregataui f opri con m ele. D E N T I . A nettarei denti. ( 'Dipurpurc "1 j dì buccine i n i mituli 1 Cenere* n i ungie odorate ^fregato a identi. J D i chiocciole terrefiri | j D ioffodifepia i 1_dì corno di ceruo J p icottione di radici di piantagine in lauanda• Ariftologia tonda poluerizata s fr e g a t a olii detit i.

Alcionio gninfo“!

pietra f.amia j

A dolori di denti, Dicottione di foglie di Pìno,er di Pèzzo fa t t i in ite * to grufata per lauanda.

Cedria meffa nelle concauitàde i denti. Dicottione di corteccia di Platano ufati per lauanda. Dicottione di tamarigio fatta in u in o,cr tenuta in bocca. M o ra di olio cotta in uafo di rame fin che laflfrefii* f cacarne un mele, c r diftenipcrata con aceto o uino c r ufata per lauanda. Dicottione di fòglie di moro oueramente della c o ric a eia. Latte difico meffo diètro nelle cauerne delli diti co ¡ani Spoglia diferpente cotta in deeto c r fattone lauanda. Spina dedapafiinacapefee ufata per [calzare il dento che duole . B rodo di ranefatto in acqua, c r aceto c r lauatone la bocca,

fegato di lucertola meffo nelle cauerne deUi denti. O lio di ucrmi terreftri meffo nella orecchia dalli parte contraria del dolor del dente. Dicottione di Rombicofattone lauanda. Dicottione di radici di affiaragi tenuta in bocca. Succhio di Amphodido meffo nèda orecchia dada par* te contraria. Dicottione di aglioJteda e r incenfo infieme tenuta fp e f foin bocca. Dicottione di radice dì ononide fatta inacqua c r aceto tenutavi b o c cci . Dicottione di radici di cappari.

Radice di lepidio attaccata al collo. Radice di rannoncolo applicata al luogo del dolore. Succhio di anagadide tirato fu per il nafo dalla parte contraria del dolore. Olio rofado oue fieno ilate cotte dentro cinque bacche di hedera in un gufeio di melagrano meffo nella orco chiù della parte contraria. Dicottione di chamclcon nero tenuta in bocca. Dicottione di [fina bianca ufata nel modo medefim o. Radice di leucacantha mafticata. , Dicottione di affenzo applicata infomento.

Dicottione di hyffopo tenutain bocca. <i

Panaee


DENT

D E N T I Pànice fierculeo meffo ne i denti pertugiati Dicottione di pire taro'fatta in aceto, z r tenuta in bocca . Succhio di peucedano meffo nel dente guafto, Dicottione di nigella e r di teda infumefatta in aceto c r tenuta in b o cc a . Glibano applicato intorno al dente, c r meffo dentro nel pertugio. Dicottione di meUffa tenuta in bocca. Dicottione d’Althea fatta in aceto, lauatone la bo cca , Dicottione di betonicafatta nel uino oucramente neh l'aceto. Clematite prima maflicata , Radice di polcmonia majìicata. Dicottione di radici di cinquefoglio tenuta in bocca . Dicottione di radici di iufquiamo fatta in aceto. Dicottione dijolatro fonnifero fatta nel uino. Dicottione di radici d'ephemcro ufdta in lauanda , Dicottione di uerbafco tenuta in b o ic a . v icottione di artio fatta nel uino. Dicottione di cocomero faluatico tenuta in bocca , Dicottione di coloquintidi ufata per lauanda. Dicottione di (laphifagria fatta nell’aceto. Latte di Tithimalo caracia meffo nel pertugio del dem te,che duole. Aceto caldo tenuto in bocca. Sori meffo dentro nel dente pertugiato.

A romperei denti guaiti, Ccdriameffa dentro. Marca di olio Jfefeita alfuoco come mele , & meffa nef dente g u aito. Spina che fi ritratta foprala coda detta pastinaca pc* Icefatta iti poluere c r meffa dentro nel dente. Radice di ratmonccla ufata nel modo medefimo. Radice dicameleonc nero meffa nel dente guaito.

A confermare i denti fmofsi. Dicottione di lentifco tenuta in bocca. S dm u oìa di olìue tenuta in bocca. • O lioJi olinefaluatiche tenuto in bocca. Sori mefjo nelle lauande. Alunie diffoltò con aceto,cr mcle,cr applicato al tuo* go.

Allo ftupore de i denti. P rocacchia ouero portulaca maflicata .

Alle gengic rilaflatc. P visiere di radici di cipero applicata.

Succhio di xofe flfcche bollite prima nel uino,cr dipoi ¡fremute con il torchietto tenuto in bocca. Salamuoia di oliue ufata per lauanda. Olio di oliue faluatiche tenuto in bocca. Galle adoperate in qual fì uogli modo. Riori di melagrani ìnfufl nette decottionì, c r ufati nel* le lauande. Dicottione difoglie di pruno tenuta in bocca . Latte di aflna nette lauande. Pulcgio fecc o ,cr brufeiato cr applicato inpolucrc « Dicottione di cime di rotto tenuta in bocca. Dicottione diflaphis agria tenuta in bocca. Agrefto tenuto in b occa. Aceto in lauanda. ' ' < muggine dìfèrro meffa attorno alle gingie, •<u '•'t’

I

Ahimè applicato in qual (ìuoglia modo. Sale arroflito , c r applicato infteme con fa m a ¿ or* z °. . . Pietra alabastro applicata in poluere. pietra flniri flmilmente poluerizata.

Alle gengiefcarnatej& putride. Cancamo fregatouiin poluere, di cui non è piu efficace rimedio. L id o applicato al lu ogo. Succhio di piantaginc tenuto in bocca. Aloe applicata con uino cr con m ele. frutto di amenduei triboli ufatojtkOiplucrt . Cenere di fiori dilambrifca. ~ g j w Aceto ufatcfper la n a ta . Chalciti *Y - 't p ; A /ttm e

y applicati in poluere

*

Verde rame J

G O L A Alla fchirantia. Pece liquida unta al luogo. Succhio di more nne cotto in uafo di rame, & me}]» fopraalm alecon mele Millepede ouero Porccttctti applicati con m ele . Cenere di Rondine brufeìate impiaflrata con m ele . Rondinefa la te, & ferbatc lungamente beute conoc* qua al pcfo d'una dramma. fiele di Torti unto con mele, fiele di tefluggine. Aceto gargarizato. « Me le gargarizato. Succhio di cipolla applicato al luogo. Pepe applicato con mele. Affenzo meffoui con mcle,cr con nitro. Dicottione di feme di rafano domestico fatta tn acero gargarizata. Dicottione d'hijfoppo inferme con fid i fu c h i garga* riz a ta . _ Dicottione d i uiole porporeefatta in acqua beuta. elaterio ìintoui con mele,olio nocchio » c r fiele d i^ o* ro.

Sale applicato conmele, olio,cr aceto. Succhio di ginestra unto al male.

Alle infiammagioni della gola. Cenere di rondine abbruciate im piagata con m ele. Latte gargarizato. Rane cotte nell’olio impiastrate. Mele unto alla gola. Succhio ¿origanogargarizato. Succhio di Hclfenegargarizato,cr unto è fu o r e . Chalciti applicata. A lume applicato. Sale arroflito unto con mele . Aceto gargarizato. Aloe meffoui con uino à con mele * Succhioni britannica applicato. frutto di triboli poftoui con mele. Succhio di more di rouigargarizato. Dicottione di fichi fcechi gargarizata.

Alle infiammagioni della ugola.

Dicottione


G, V L A d icottione dì foglit di pruno gargir izata.

Agre fio gargarizzato. Aceto gargarizzato. fio r di Rame applica toui infottilifiima poluere.

Al catarro della gola. Dicottione di capi di papauero cotta con mele a modo di lettouaro er tolta fiejfe uoltein bocca cr in* ghiotrita pian piano. Aceto gargarizzato. Bdellio dijjolto con filiua da digiuno er unto alla gola. Verbe nacafxonda gargarizzata. Agre fio gargarizzato. fio r di rame applicato in poluere. * Alume in qual fi itegli modo tifato.

Afprezze della canna del polmone. Mirrha tenutafotto la linguafino che fi dijjolua. Ptifana d’orzo gargarizzata. Amido tenuto f i efio in bocca er inghiottito leggier • mente. Succhio difenape gargarizzato. Succhio di regolitia tenuto in bocca. Gomma di tragacàtha tolta in lettouaro fatta co mele Simphiiopetreo manicato. Dicottione di radici di cinquefoglio gargarizzata • Ethiopide fatta in lettouaro con mele. Latte gargarizzato.

L id o inghiottito in poluere. PET T O ET POLMONE. Al rigirare del fangue & Aili fputi fanguinofi. Vuoua beute tepide. Corno di cerno brufeiato, lunato , er beuta con gom* madiTragacantha. Chlimeno beuto. Succhio di SerpoHo beuto con aceto al pefo di due dramme.

Sterco di capra beuto trito nel uino ouermente neh l’acqua.

farina di grano bollita in acqua come colla» er in• ghiotrita pianamente. Amido beuto. Midolla di Ferula uerde beuta. Procaccila cotta tanto che fi disfaccia mangiata• Piantagine data in qual fi uogli modo. Seme di piantagine beuto. Seme di porri beuto al pefo di due dramme con lapa* ri quantità di bacche di mirto. Agarico beuto al pefo di tre oboli don aqua melata R ha pontico beuto. Succhio di. Ufimacchia beuto er applicato di fu ori. Radice di centaurea maggiore beuta, Radice di fiina bianca beuta. Radice di fidila Arabica beuta. Aloe beuta al pefo di due cucchiarì con acqua frefeé oueramente con fiero. Succhio di poligono mafehio batto. Succhio difiduia fecco er tolto con mele, Simphito petreo prefo con acqua. Succhio di menta beuto con aceto. , Dicottione di radici d Alt bea.

P E T T O E T POLMONE Foglie di Betonica al pefo d'una dramma beute in uh no inacquato. Radice delfecondo fimpbito beuta. Achillea toltain beuanda. Cime di Trago fino a.x.beute nel nino. Radice diperfonata beuta infierne conpinocchi. Seme de Ijopiro beuto. Adianto beuto. Tr¡cornane beuta. Succhio di fòglie, er di uiricci di uite beuto fiorì di lambrufca beuti. Agreño beuto. Corallo tolto con acqua. V ie tra S HmatÌte 1

Terra

y^Moroctho s . beuta con fucchìo di melagraa Samia $ no Alllptiiici.

Pinocchi } prefiper fe fo li onero con zuccaro Terbenthina inghiottitafola oueramente con mele. Pece liquida compoña in lettouaro con mele. Bacche de Ginepro beute. Bacche di lauro trite.er inghiottite co mele o cofapa. fichi fecchi bolliti con hijfopo. Granchi d'acqua dolce Ufi er tolti con il fuo brodo. Latte humanofitto alla iflrffa mammella. Brado graffò d'ogni carne beuto. Piantagine beuta. Porro cotto con mele mangiato. Agarico prefo confapa al pefo d’una dramma. Radici di Acanto Beute. foglie di marrobbio o neramente il fischio prefe in beuanda. foglie di betonica date con mele. Mirrhide data in lettouaro. fiore di pietra Afiia compofla in lettouaro con mele.

Alle pofteme del polmone. Seme di ciclamino fecondo beuto quaranta giorni con tinui. T ragorigano tolto in lettouaro con ¡file. Tufiilaginefeccao1 meffafopra vitti carboni » er toh tone il fumo con bocca.

Alla ftrettura del petto. Bacche di lauro date con mele o con fapa. fich i fecchi cotti con hijfopo. Polmone di uolpe fecco s fa t t o in poluert. Brodo di gallo vecchio. Vino de hijfopo beuto.

Piantagine cotta con lentichie mangiata. Rhapontico beuto. Acqua melata beuta. Ariflolochia tonda beuta. Radice di centaurea maggiore. Dicottione d'hijfopo fatta infime con fichi,ruta >& mele beutafieffo. .Dicottione di flcchade beuta. Pulegio beuto con aloe, er mele. Scilla al pefo cfuna dramma prefa con mele. Dicottione di thimo fatta con mele. Dicottione di fitureia nel modo medaño. d icotri one di radici di bacchara beuta.

Ruta mangiata. G

z

Succhio


P E T T O E T P V L MO N E Succhio dì peucedano bcuto in un uuouo. H igdL beuta con nino. Galbano inghiottito. Dicottione di Marrobbio alteramente tl [ticchio ben*

to. Vartbenio tolto con aceto melato. Toglie de arugiri beute confapa. Seme di periclimeno beato con nino. Dicottione di adianto beuta. Trichomane tolta nel modo medeflmo. Elaterio tolto per purgare. Succhio di tafiia beato. Radice di brionia prefa con mele. Sandaracha minerale tolta in pitale, ( ma queflo mi par rimedio pericolofo) Solfò prefo in uno ouo .oueramente toltone il fumo 4 bocca aperta. Agarico prefo al pefo di una dramma. Cancamo bcuto con acqua ò con uino dolce.

Allatoffe. ìride illirica prefa in qual fi uogli modo. Cardamomo beuto con acqua. Cinnamomo mangiato ouer beuto.

Calamo odorato pojlo [opra carboni accefì per fe fo* lo, c r inficine con terebinthina, er toltone il fumo con bocca. Radice di E noia ouer Leila compofla in lettouaro. Mirrha inghiottita alla quantità di una faua. Storace acconcia in lettouaro con mele. Bdellio tolto nel modo medefimo. Terbentkina fatta in lettouaro con mele. M afiec beuta.

Bacche diginepro mangiate,?? beute. Brutti di cedro mangiati. Seme di Paliuro mangiato. Ladano prefo per bocca,e? applicato di fu o ri. Gomma di ciregi0 tolta con uino inacquato. Mandorle amare fattone lattouaro con m ele,?? con latte. Gomma di mandole amare beuta con uino inacquato. Nicciuole beute con acqua melata. Biechi f cechi mangiati. Dicottione di chamedrio beuta. Scordio in beuanda. T ofiilagine tolta in poluerc, oueramente meffa f 'opri uiui carboni,?? toltone il fumo per bocca. Propoli fattone fumo al modo medeflmo . Mele inghiottito. farina di grano cotta come colla, ?? inghiottita con menta,?? boturo. Sugolo difarina di uenaforbito. Seme di Uno prefo con pepe e? con mele. Bauc cotte,?? mangiate. ■Rafano cotto Uffo ?? mangiato, ?? ¡ferialmente nella toffe anticha. Radice di Dragonteamaggiore,arrotata,?? leffa,mon

giata. Radice di Amphodillo beuta al pefo di tre dramme. Aglio tanto cotto,quanto crudo nella toffe uecchia. Seme de Ir ione,forbito con mele. Prpt forbito con mele. Scilla infume con mele »nella toffe uecchia.

P E T T O ET P V L MONE Radice di centaurea maggiore beuta. Gomma di tragacanthu prefa in lattouaro con mele. Dicottione de hiffopofatta infume con mele, ? ? ruta, ? ? fich i [cechi.

Stechade acconcia nel modo medefimo. Origano in lettouaro con mele,?? forbito. Tragorigano acconcio nel modo medefimo. Dicottione di radici di bacchara beuta nella toffe uec» chia. Opopanaco beuto con uino dolce. Radice ?? feme difefeli mafilienfe beuti. Radice di fmirnio mangiata. Seme di dauco beuto.Nella toffe di lungo tempo. Succhio di peucédano prefo in un ouo. Dicottione oueramentefuccbio di marrebbio in le * uanda. Galbano inghiottito. I nla toffe uecchia. Ser apino inghiottito in pillile. alla toffe di lungo tem­ po. . • Succhio di helfhte beuto alla toffe uecchia. Radice di coda di cauallo, oueramente ilfucchto beuto Dicottione digiuncha beuta. \ Dicottione di capi di papaueri bollita fino al calare della metà, ?? dipoi bollita di nucuo con niele fino > che fe nefacci lettouaro,?? ufata. Seme di iufquiamo beuto. Dicottione di uerbafeo beuto,?? [ferialmente nella toffe uecchia. Radice di cacalia infufa nel uino,?? mangiata • Brionia compoña con mele in lattouaro. Vua pajfa bianca mangiata. Acqua melatabcuta. Tafia applicata difuorc informa dimpiaflro. Vino hiffopo beuto. Sandaracha minerale meffa con rdgìa fiòpra carboni accefì,?? toltone ilfumo per bocca. Solpho bcuto in poluerc in uno ouo,?? toltone il fumo

Alia Timidezza del petto . Succhio di regoliria tenuto in bocca, fino chef liquefaccia. Radice di cacalia bagnata nel uino ?? mañicata.

A far bona uoce. Mìrrha tenuta f otto la lingua fin che f diffòlua tutta. Gomma di tragacantha comporla int lettouaro con mele. Le faro diffolto in acqua ?? forbito pianamente. Storace tenuta in boccafin che fi diffòlua. Braficd mañicata. Vino de hiffopo beuto.

Alla pontia,cioè pleurcfi.

Graffo di porco lauato con uino,?? incorporato con cenere,?? calcina,?? fattone impiafiro. Seme di pafinaca faluatica beuto. Sagapeno applicato difuorealli dolori a modo dim a piañro.

Allí dolori del coftato con i quali non fia nbre. Sterco di capra impiaftrato con cera,?? olio refado . farina d’orzo infierne non capi di papauero, ?? meli* loto,cotta in uino melato,?? impiafirata. Torfi di cauoli brufeiati uerdi ? ? incorporati con graf fo di porco,?? impiafirati. dicottione di radice di leucacantha, fatta nel uino beuta*


P E T T O ET POLMONE beliti. Ridice di dmphoditlo bcuti nei nino aipefo d’uni drm mi. Succhio di ridice di gitimi prefo il pefo $ uni drama Arittolochia tondi beuta con acqui. Ridice di ccntiurea maggiore beuta. dafero forbito. Galbano impiaftrato infui dolore. foglie di marrobio con mele. foglie ey parimente ilfeme del trifoglio bituminof>in brumài. Ethiopide beuta. Dicottione di acoro beuta. Cotto beuta con nino ey con affenzo. Agattoco cioè legno aloe beuto con acqua. Mirrila inghiottita atta quantità d’unafaua. Bdellio beuto. Terbenthina applicata al dolore. Brionia tolta in lattouaro con mele. Alle infiammàgioni del polmone. Bajìlico impiattrato confarina diorzo. Seme’dorticaforbito con mele. Tragorigano tolto in lettouarofatto di mele. Chrifochome beuta. AcqueH^elata beuta. „.afilli fputi della marcia. Seme d'ir ione compojìo con mele. foglie dibetonici beute con acqui melati al pefo di due dramme. Radice di perfonati , cioè lappola maggiore mangiata gon pinocchi Ethiopide beuta Vino dihiffopo. Sondarachadata con fapi. ( ma quello medicamento io nonpoffo approuarfenon per uclenofo. ) Solpho beuto in uno uuotio, onerofattonefumo, ey prefo per bocca. Allí afmatici. Bacche di lauro beute con mele.onero confapi. fichi fecchi bolliti co hiffopo & beutone la dicottione Orina difanciulli beuta. Rutaprefainpoluerc. Seme di ciclaminofecondo. Ridice di dragontea maggiore irrottiti , onero cotti nell'acqua acconcia con mele in lettouaro. Acqua melata beuta. Seme dijpodilio.et parimele lefoglie tolte! lettouaro. Ridici s foglie di coda di cauallo beute. Seme di abrotano beuto in poluere con acqui. Hiffopo bollito confi chi,con mde,ey con ruta ncttic* qua,ey beutone la dicottione Dicottione di calamento beuta, Vino de hiffopo beuto. Dicottione di thimo beuta con mele. » Satureia beuta con mele. Sefeli mafidienfe beuto. Dicottione di rrichomane beuta. Cornino tolto con aceto ey acqua • Radice dì fnirnio mangiati. rafia impiastrata difuori. Ammoniaco beuto. toglie di mcliffa in lettouaro dì mele,

P ETTO ET P OL MON E Tofiilagine oueramentefarfara,fecca ey pattafopra i carboni,ey toltone il fumo per bocca. Succhio de Hippophetto beuto al pefo dìuna drammi Botri beuta,oueramente acconcia in lettouaro. Seme di peridimeno batto. Dicottione di adianto beuta. Alli fputi uifeofi & malageuoli da fcrcare Iride Illirica beuta. Caglio etogni animale beuto, ma ffictialmente d’ani* mali chefi mangiano. Rafano cotto in acqua,ey mangiato. Borri cotti con ptifana,ey benti. N atturno cotto ey forbito. Bulbi alquanto lefii ey\mangiati. Ammoniaco acconcio in lettouaro. Scordio prefo in qual fi uogli modo Tafiia impiagata difuori. Seme di lino tolto in lettouaro. SciUafecca tolta al pefo dìuna dramma con meli Marrobio fecco beuto con poluere d’iride. Vino de hiffopo beuto. Al catarrho che feende al petto. Seme de Irione inghiottito pianamente con mele . A ogni diletto del petto. Porri cotti con mele,ey mangiati. Succhio di liquiritia beuto . Thimo compofto con mele ey inghiottito pianamente. Timbra tolta nel modo medefimo. Radice di tordtlo prefa in lettouaro con mele. Radice di rofmanuo primo beuta Simphito petreo co tto in uino dolce,ey beuto. Succhio di radici di cinquefoglio, C V O R E. Alle fincopì. Cocomero odorato. Puleggio odorato con aceto. Buglofja beuta. T.ndiuìa impiagata perfe fola ey con polenta . Ajfenzo cotto in uino dolce,ey applicato allofi ornato foglie di roui applicate difuori. Alle durezze de i precordi)'. Rha pontico beuto. Vino d’affenzo beuto. MAMMELLE Alleinfiammagioni delle mammelle Incenfo impiaftrato con terra chmolia.ct oliorofaào. Mele cotogne mejje netti impiafiri,zy applicate. Noci communi applicate co ruta ey un poco di m ie. Scorze difaue impiafirate confarina d'orzo. Radici ey foglie ctamphoditto applicate con uino. Seme de Irione impiaftrato. Radice d’hemerocatte imptattrata. Althca cotta e pottafopra al male. Vinaccia d’uua applicata confale : Pietra ottracite meffafopra con mele. Pietra Geode applicata con acqua. Terrafrnia applicata con olio rofado.ey acqua. Alle mammelle enfiate doppo a! parto . Sembola di fomento cotta con dicottione di ruta, e. meffafopra t foglie di bacchìra impiafirate. G j Toglie


STOM A'CHO

MAMMELLE toglie di epimedio ta g lile minute c r i m p u b e con olio. . . Seme ¿1 iufquiamo trito cr impiastrato con uuio, foglie di ricino meffè [opra. Vinaccia diluite trita con[ale cr applicata .

AÌle ulcere delle mammelle, Cenere di unghie odorate. cadici d’Afclepiadc impiajlrate.

Allatteapprefo nelle mammelle. Cera moua fattone dieci pillile greffe come grani di miglio,cr inghiottite. Scorze di faue impiajlrate per [e [ole, c r confa m a d'orzo . farina di lenticchie impiagata. Appio ,CT il [ticchio delle J'uc fòglie meffofopra.

A diifecare il latte. Cicuta impiaftrata[opra le mammelle.

A far generare pur affai latte. A limo mangiato ne i cibi. Seme di uitice cioè Agno cajlo beuta. p tifata fo r z o cotta con finocchio,c r mangiata. Dicottione di malua beuta. Succhio di cicerbita beuto . lattuga mangiata ne i cibi. Bafilico tifato nei cibi. Ruchetta mangiata. Anemone conifitoirami cotti con p tifan a,cr man• g ia t i .

A nifo beuto & ufato ne i cibi. Dicottione di Aneto beuta.

*

finocchio ufato ne i cibi. nigella beuta per piu giorni continui. Seme di Circea forbito in qualche cibo. Clematide prima colta,cr mangiata. Radice di ecchio tolta con brodo onero con uino. Glauce cotta confarina fo rz o confale c r con olio c r forbita Voligaia beuta, Succhio di Brionia cotto con grano {cioè fom en to ) c r mangiato ne i cibi ( Ma bifogna qui effer pru­

dente). A prohibire che il latte non s’apprenda nelle mammelle, Menti impiastrata confarina d’orzo, feccia di uino onta con aceto.

A far che le mammelle no crefchino troppo, Cicuta pefia cr mcjfaJopra. Cote nafiia trita,cr impiastrata. STO M ACH O .

♦ Al uomito,& alla naufea. Succhio di mele cotogne beuto. Spica indiana \ ^ cutacon ac^M, Spica celtica J 2 Dattolì mangiati ne i cibi. Valma elata'f cioè m aglio di dattolì ) impiantala firn prato flomacho. M e di uentriglio di galline, galli, c r capponi ,fecco c r trito c r beuta. Succino beuto. taue cotte in aceto,cr mingiate nei c o i..

Lenticchie mangiatefenza feorz <*d numera di uinti. fagiuoli mangiati ne i cibi. Sifimbro beuto. foglie di rouo impiastrate difuor e . Lattucha mangiata fenza lauare. Lenticchie faluatiche date a mangiare * Scilla[ceca tolta m poluere. Agarico per fé folo in pillile al pefo di trefcropoli. Succhio di radice di Gentiana beuto con acqua. Radice di biancaffina beuta. Menta beuta con fticchio dì melagrani brufehi. Seme di Peonia beuto con uino nero. Betonica masticata, c r inghiottita con uino inac* quato. Succhio di fòglie,cr di uiticce di uiti beuto. Vino di Mirto beuto. feccia di uino impiaftrata. Vino fciUino beuto.

Alli fluisi dello ftomacho. L id o beuto cr ufato ne i criStieri. Mele cotogne mangiate crude. _ , More immaturef ;cche,cr poluerìzite/ opra i cibi. Lifcia di cenere difico beuta al pefo de una oncia, C? meza. Tamarìgiobeuto. Galle fatte in poluere cr impiajlrate con uino onera» mente con acqua. Seme di fomaccho jparfo f opra i cibi. foglie di mirto trite c r impiastrate con acqua. toglie d’oliuo faluatico impiajlrate con farina d or» Caglio di lepre, cr di cauallo beuto con uino al pefo di tre oboli. faue cotte in aceto inacquato,cr mangiate, farina difaue d'egitto mangiata. Seme di R ombice oueramente d'Acetofa beuto con ac» qua,oucramentc con uino . Piantaginc Uffa nell’aceto ,c r mangiata. Seme di hiacinto beuto. Coronopo cotto cr mangiato n( i cibi. Rha Pontico beuto. Radice difaina bianca beuta. Midolla di Ferola uerde tolta per bocca. Lafcro tolto neUi acini dell’uua. Radice di Nimphea fecca,cr bcutancluino. Succhio di dimeno beuto. Seme di Limonio beuto al pefo d’uno Acetabulo. Acini diftagobeuti al numero di dieci. Capi di papauero cotti & d e lla loro dicottionefatto* ne lettouaro con mele, & udendolo piu efficace ag giongelifucchio di hippocìflide,cr d acacia. d ecottione di uinaccìa dì ulte beuta. fiocini{ cioè offa di me )fatti infarina crfaarflfopra loflomacho, c Acqua oueramcntc uino, in cui fla fiato faento fin a affocato. Morochtho pietra beuta in poluere. Vino di mirto beuto. Adianto beuto con uino. Trichomane beuta nel modo medemo.

A prouocare il uomito# foglie d i k m beute.


S T o M A CHO

S T O M A C H O

in

Chiocchiole che fé ritrouano attaccate aUe ftepi man• giate. Radice di melloni fccca,zr prefa in poluere con acqua melata. Bulbi tmtitorij mangiati. Terra lemma beuta.

Betonica prefa con mele ¡piumato aUd quantità d’uni fona.

Alfanguejoueramente latte apprefo nello ftomacho. Lìfcia di cenere di fico beuta, CDicauaUo 1 Di lepre j l Diagnello 1

Alli dolori del ftomacb o. Giunco odorato beuto. Bulbi mangiati. • R hapontico beuto. Affenzo cotto nel uino dolce,zr beuto. Meliloto cotto nel uino,cr beutonela dicottione. Radice di nimphea impiaftrata di fuor e. Fufti uerdi di fenatione cotti nel uin dolce,e r beuto ne la decottione. Alabajlro impiaftrato con cera.

A i rodimenti del ftomacho. Spica Indiana l , . . . c e lti» r ",m" " “ 5“

D iuiteUo^ J . \JDi bufalo j

Foglie ihelicrifo beute con uino melato Lafero beuto.

Alle infiammagioni dello ftomacho.

A fare b uona digeftione.

Alle uentofità dello ftomacho. Radici di meo beute. Spica indiana e r celtica beute. Caftoreo prefo in beuania. Brodo digallo uecchio beuto. Affenzo beuto con fefcli,zr ¡pica celtici. Seme & radici di ligustico tolti in beuania. Seme,cr fmirnio beuto.

Al finghiozzo

A i rutti acetofi.

r

A prouocarelo appetito.

Alli ardori dello ftomacho.

Agarico prefo ai pefod1una dramma»

t

Pepe mangiato. Acetoufato nei cibi. Affenzo beuto.

Vrocjffbia(ciocportutaca)impiafirata fopralo flo m cho. Soncho ptfto,zr meffofopra. Succhio di ombilico di uenere impiaftrato* E ndiuia e r cicorea mangiata con aceto. Succhio di liquiritia beuto. Apio beuto. Finocchio beuto con acqua frefea. . Poligono impiaftrato. Foglie difolatro domeftico impiaftrato. Foglie,zr uiticci di uite applicati di fuori. Fiori di labrufca impiaftrati.

Seme di jlfembro beuto nel uino. Rha politico beuto. Ariflologia tonda beuta. menta beuuta con uino di melagrani brufehi. dicottione di fòglie,& feme d’anetiiobeuta. Cornino foluatico beuto con aceto. AliJJo beuta,o tenuto in mano omeffonel tufo, dicottione di affieno beuta. Seme per¡dimeno beuto. Stfifragia prefa in poluere.

.

Hieracio maggiore e r minore impiaftrati di fuori, Foglie di uite impiaftrate con fa rin a i orzo. Viole purpuree ufate nel modo medefìmo.

Giunco odorato beuto. Succhio di (ìcomoro beuta. Pinocchi mangiati » Latte bimano beuta. Succhio di cicerbita beuto. P ulegio prefo con acqua er aceto. Succhio dihieracio maggiore,zr minore beuto. Scordio beuto alpefodiduc dramme. Seme di peonia beuto con uino nero.

i.

.

.

Ruchetta mangiata ne i cibi. Pepe mangiato. Gengeuo ufato ne i cibi. Scilla cotta con mcle,&mangiata. Affenzo mangiato,zr impiaftrato di fuori, Tragorigano beuto. Pulegio tolto per bocca. Seme,cr radice di liguftico in beimela. Seme difefeli mafilienfe beuto nel uino. Seme di caro beuto. Foglie di betonica mangiate con mele doppo etiti alla quantità luna faua. Vino di Affenzo.

F E G A T O AÌle oppilationi del fegato. Spica Indiana,e r celtica beuta con acqua frefed. Corteccia di lauro beuta alpefodi tre oboli con ulna odorifero. Foglie di pezzo beute con acqua fcmplice,oueramen» te melata. Kadorlc amare compoftc in lettouaro con mele, er cS latte tolte alla quantità d’una nocciuola per uolta. Succhio di radice digentiana beuto con acqua. Agarico beuto. Rha politico tolto per bocca, I fingo beuto con uin% Dicottione dì camamiUa beuta. Foglie di chamepitio tolte per fette giorni continuinel uino. Betonica beuta per fette giorni continui nel uinomt« lata. Eupatorio beuto nel uino. Radice di papaucro cornuto beuta, Rubrica finopica beuta, Succhio di liquiritia mangiato.

Al trabocco di fielecioè ittcritia.


f E G A T O

F E G A T O Solfo tolto in poluere in uno uuouo eotto da vere.

Ajrhidropifia, Corno di ccruo brufciato lattato, beato, Mille pede onero porceUctci beuti nel tùlio. Cfci cotn con rofturino,cr mungati. Dicottione di rombice fritti nel uino. Seme d'Atrtplice bruto con .1equi melate, Dicottione fatta di radici di /paragi fatta confichi& con ceci. Dicottione di Crethamo marino. Jrione comporlo con mele. Scilla compo/la in lettouaro con mete tolta al pefo di tre oboli. Radice di Chelidonia beuta con anefhcr con uino, Seme di,(fiondiho beu to. Agarico prejo al pefo d una dramma• Rb.i Politico tolto in poluere. A/feiigo bollito onero infufocr belatone la fu 4 dicot# ■ tione al pefo di tre Ciathiogni giorno. Aloe prefa al pefo J ’una dramma. Dicottione d'origano Jfiarfia fopra al corpo, Calamento beuto con timo, finocchio faluatico beuto. Radici di libanotide primo beute con uino, er con pe« Pu­ dico ttione di

Rofnarino beuta. nigella trita,CT meffa nel nafo con olio di gigli 4Z* z u ri. Radice di Peonia beuta. Lafero dato con fichi fe chi. Succhio di Marrùbio tirato fu per il nafo, Dicottione d'amendue i Polìf beuta, foghe, cr fiori di Cotiza beuti. Dicottione di affileno in beuanda, * Lichene impiaftrato con mele. Dicottione di adiamo beuta. Dicottione di trichomane prefa nel modo medemo, Dicottione di knthemide beuta. Buphthalmo beuto fubito dopo al bagno. Seme di Hiacìntho beuto con uino. Radice di R ubu beuta con acqua melata, foglie di Cbamcpitio brute fette giorni contìnui nel uino. Foglie di betonica beute con acqua melata, T. Uterio tolto w beuanda per purgare. Dicottione di radici d'Anchufa. Succhio di cinque fòglio beuto per alquanti giorni al pefo di tre Ciatbt. Dicottione di O/lride beuuta. Dicottione di Chrifaiitemo fattone bagno,' Vino di Scilla, Verbenaca fupina beuta al pefo duna dramma con tre oboli de incenfoycon urta Remina di uino per qua« ranta giorni continui, foglie di lido cotte in aceto,er beute, Dicottione diTamarigio beuta, Frutti di Halleacabo inghiottiti. foglie di Chamecif/o beute con acqua al pefo di tr( obo li per fei giorni continui, foglie, er bacche di rufeo beute nel nino, V ino di Scilla. Corno di Ccruo beuto in poluere, ¡fi

1.

Radici di Afaro beute. Cinnamomo beuto, Dicottione di Calamo odorato beuta con fané d'apio Carne di Riccio terreflre mangiata, Chiocciole tcrrcjlri trite con il lor gufeio CT impii« Sìrate. Morca de olio fregata [opra una pelle lanofa Cr poft* fopra all'enfiagione. Orina dell'iStejfo patiente beuta. Orina di capra beuta ogni giorno con finca. Dicottione di ceci fatta infierne con R ofmarino, Raphano impiaflrato in fil i corpo. Viantagine cotta con lenticchie er mangiata. Dicottione di radici d’Ebulofatta nel u ino,® beuta. Aglio cottole? mangiato. Bulbi impiaftrati con mele,e? con pepe. Scilla preparata,e? beuta. Succhio d'Anagallide beuto. Radice di chameltone bianco beuta. Ajfenzo con fichi,nitro, er farina di gioglio impía« firato. Dicottione dì Adianto beuta. Trichomane tifata in beuanda. Hijjopo impiaftrato con fichi,e? con nitro. Dicottione di polipodìo'beuta. Dicottione d’origano fatta con fichi fecchi. Dicottione di Maiorana beuta. Ruta impiafbrata infime con fichi fecchi. Dicottione di Ruta fatta nel uino beuta,er bagnatone il corpo. Seme di Pañitueafiluatica beute. Seme di Ane// beuto. Seme di fmirnio tolto in poluere. Dicottione di Cbamedrio beuta. Dicottione d’amendue 1 Polij beuta. Androface beuta nel nino al pef 0di due dramme, foglie di Betonica beute con acqua melata. Succhio di Cocomero faluatico al pefo di uno obolo er mezo, ouer la quarta parte d’uno acetabolo della fua feorza. Aqua marina ufitta per bagnaruift dentro.' Radice di uìte faluaticabollita in acqua er beuta in due ciathi di uino inacquato con acqua marina. Vino fallino bruto. Semediuitice beuto. fichi fecchi cotti nel uino con farina d’orzo er affai zo er impiastrate. Sale impiaftrato. Alcionio terzo poluerizato fopra. Rena marina,fcppell-ndoui dentro quando è bene fcal data dal fole ù patiente fino alla tcSìu.

Al fegato infrigidito. Dicottione di A¡nomo beuta, foglie di pino c? di pezzo beute neìTaqua ouerameno te nel uino.

Alli dolori del fegato. Dicottione di Acoro beuta. Dicottione di AfJ'enzo fatta in uino dolce applicata


F E G A T O

M I L Z A

al luogo. Sente di Pcriclimeno beuto con nino.

Sifone beuto. Succhio di Peucedano prefo per bocca,

Alle ulcere del fegato.

V ifckio cotto con calcina e r pietra gagate ìmpia» Strato.

Ammoniaco impiaftrato e r parimente beuto,

M I L Z A

m

Alle ulcere della milza. Mele cotogne crude impiastrate. Liquore Jìcomoro beuto er applicato di fuoTC. Rafano peño er meffo f opra. BraJìca(cioè cauolo)mangiata con aceto.

Dicottione di chamedrio beuta, farina di lupini impiaftrata.

Alle oppilationi della milza.

Spica Celtica beuta con nino. Adianto in beuanda. Trichontane beuta.

Alleinfiammagioni della milza. I ride illirica beuto con aceto Acoro beuto. * Spica Celtica beuta con nino. N ardo montano nel modo medeftmo. Cenere di [armenti impiaftrato con aceto,olio rofado» errata . Dicottione di tamarigio fatta nel nino beuta. Seme dmitice beuto.

A dolore iCÌTfata. Dittamo beuto,er impiaftrato.

A fminuire la milza. I ride 11lirica beuta nell’aceto.

«*.

Acoro beuto con acqua. SPica {R o m a n a Dicottione di tamarigio beuta. Seme di uitice beuto. Dicottione di ciclamino fecondo beutaquarantagior* ni continui. Sagapeno beuto. Ammoniaco beuto al pefo di una dramma'. Chamedrio beuto con aceto. N aflurzo beuto. Dicottione di polio beuta con aceto. Succhio di pan porcino unto di f opra. Seme di cappati beuto al pefo di due dramme conuino per 40 giorni continui. Radice di cappati prefa nel modo medemo. Lepido impiaftrato con radice di ernia, foglie di Hederá tenere cotte nel uino oueramente fec che impiañrate con pane. Ifatide faluatica tanto beuta, quanto impiaftrata di fuore. Agarico tolto al pefo de una dramma con aceto me» lato. Rha Pontico prefoper bocca. Radice di fmirnio mangiata. Radice di Gcntiana prefa al pefo di due dramme. Ariflologia tonda beuta.

dicottione di radice di crocodrilio beuta. Hijfopo impiaftrato confichi ftcchi er nitro. T ragorigano beuto con aceto. fmrgio impiaftrato con fole♦

Teucrio beuto con aceto inacquato, e r impiaftrato con fichi. Radici di leucoio applicate con aceto. Radice di Nimpbca beuta con il uino. Foglie di Afileno beute,oueramente la fua dicottione beuta quaranta giorni con aceto oueramente le fo glie impiastrate con aceto. Seme di Bunio beuto. Hemionùc beuta con aceto. Seme di Rubia beuto con aceto melato. Foglie di lonchite feconda beuta con aceto. Foglie di Betonica beute con aceto melato. Radice di Poiemonia beuta con acqua Seme di periclimeno beuto nel uino per quaranta gior ni continui. Seme di xiricc prefo con acci 0. Radice di Ancbufa beuta con acqua melata. Vrtica impiaftrata. T ricbomanc beuta. VinofciUino beuto fieffo. Ghianda onguentaria beuta con farina di orobi in acqua melata. Brionia beuta per trenta giorni continui nell’aceto d pefo di tre oboli, oueramente impiaSlrata con fichi ficchi. Cime tenere crprintaticcic di uite nera cotte er man» giate. Radice di felce mafihio beuta. Acqua, oueramente uino in cui ftapiu uolte flato fitti to fèrro ouero acciaio affocato beuto. Alcionio terzo beuto. Corallo beuto con acqua. Pietra Aftia impiaftrata con calcina uiua, e r aceto. Cote Nafta limata con fin o beuta con aceto.t

V E N T R E . Alli dolori colici. Mandorle amare beute. Chiocciole terrestri trite con il fuo gufeio e r beute co uino. Lodolc arroftite mangiate ne i cibi. Ojfo del calcagno di porco brufeiato fin che diuenti bianco beuto doue il dolore uenga per uentoftta. Boturo meffo ne i criSlieri oue il budello fuffi ulcerato Sterco di gallina beuto con uino.oueramctc con aceto* Dicottione di Rata fattone enfierò. Vetrofello beuto. Coloquintida meffa ne i crifterì. Dicottione di cartamo meffa con li crifteri.

Alli dolori delle budella. Iride illirica beuta. Dicottione di acoro beuta. Radici di meo compoftc con mele in lettouaro» Cardamomo beuto con acqualegno aloe beuto nel modomedemo. liocicommuni brufiiatccon In fo rz a CT nteffe fo* firal’ombilico. Dicci*


V E N T R I , Dieottìone di ficchi [cechi fatta con ruta, zr ufata ne i crifteri. foglie dìdimo beute con acqua melata al pefo duna dramma'Zajfrano beuta. Seme di dauco prefo con nino. Hadici di libanotide tolte dentro. Seme di ferula tolto per bocca. Succhio di pcucedano beuto in uno ouo. « Dicottionc di mclifla ufata ne i crifteri, Caftoreo beuto. Jtoturo mcjfo ne i crifteri. Serpillo beuto. Dicottionc di calamento beuto. * Radici dirìngo beute. Cera prefa infugoli caldi. /immi beuto con nino. Sembola cotuin dicottionc di ruta er impiaßrata. Miglia[caldaio er mefjo in facchetti c r applicato. Farina di orobi infufa in aceto,cr pofta f opra al dolo* re. Seme di fìfembro beuto nel uino. Pepe beuto con fòglie tenere di lauro. SctUa compolla in lettouaro, « Rbapontico beuto . Dicottionc di maioratta beuta. Radice di centaurea maggioreprefa inpolucre, Dicottionc di ruta fatta con aneto f ecco beuta. Panace beuto con uino. Dicottionc di fòglie,cr di ferne d'aneto beuta. Seme er radice di liguftico prefl in poluere. Dicottionc di cornino ufata con olio ne i crifteri. Foglie di phahngio, cr parimente i fiori, Cr il fern beuto. Centoncolo beuto con uino auftero. Foglie,cr fiori di conizza bruti. Radice di peonia beuta nel uino. Bunio faìfo beuto. ' Acqua marina fimcntata, « Ckamcpitio beuto. Dicotdone di gramigna beuta. Foglie di laureola date a bere. Sale [caldaio al fuoco, er applicato confacchetti di tela. Nitro beuto con acqua melata infieme con cornino. Seme difefeli maßilienfe beuto con uino. Radici d’afclepiade beute nel uino. Alifma beuta perfefteffa,oueramente beuta con il pari pefo di fané di dauco. Oft'o dellagìontura del calcagno del porco brufeìata finche fia bianeo beuto. nicottione di ferne di lino ufata ne i.crifteri. Agarico prefo al pefo di due dramme. Alla difenteria. nicottione di affralito ufata nei crifteri. ♦ Mirrba inghiottita alla quantità d'utu fau4 . Foglie dì latiifco beute. Scorza di pezzo beuta. Macero prefo in beuanda. Foglie,cr radici di paliuro beute. Frutti i'ofiiacantha mangiati onero beati, frutti dirouo canino mangiati.

V E N T R E Foglie er fiori dì cifto bruti. Hipociftidc beuta-. Ladano beuto con uino uecchio. Frutti dtrofe prefi in poluere. Lido beuto. Acatia prefa per bocca. Scorza fonile delle ghiande cotta CT beuta. Scorza fonile interiore di caftagne prefa neft'ifieffo modo. Galle immature trite,& beute oueramentc impiaflratc [opra al corpo. nicottione di fòglie di fomaccho ufata ne i crifteri,CT parimente beuta. Semedelmedcfimopoluerizato,&-fparfo foprai cibi. Jnuogli di dattoli(cioè palma elata)tanto beuto, quan* toufato nei crifteri.Fiocini di melagrani brufehi [rechi,bruti in poluere,et cotti nelle decottioni fatte per [edemi dentro. Seme, e r figli' di mirto beuti. Mele cotogne mangiate crude cr cotte cr parimente beutone il uino loro. Peri tanto domestichi quanto ftluatichi mangiati. Nefrole mangiatene i cibi. Frutti di loto albero beuti,oueramentc mangiati. Cornale mangiatene i cibi,oueramentc con fapa. Sorbe[ceche prefe in qual fi itogli modo. Prugnole faluaticbe mangiate. Carobole mangiate. Chiocchiole terrestri brufeiate infierne con il feto gu* fcio,CT date à bere in poluere. Sangue di lepre fritto,cr mangiato. Salamuoia di pefeemeffa nei crifteri. _ Corno di ceruo beuto al pefo di due cucchiart. Cera data nei fugoli. Latte in cui fieno State frente pietre di fiumi affocate. sparagi domeftici lefii cr mangiati ne i cibi, mitigano il dolore. Radice Idea beuta. Succhio cauato dalla radice di Althea cotta beuto. Radici di alcea beute nel uino ouero nell'acqua. Phillite(cioc lingua ceruina)beuta. Procacchia,(cioè portulaca)cotta tanto che fi disfac* 1 eia beuta ò mangiata. Dicottionc di piantagine mefia con i crifteri. Succhio di coda dicauaUo beuto. seuo di capra dato con farina d orzo cr figlie>o[ente difomaccho. Meliffa beuta. . Tragioquale firaffembra afta fcolopendria k jfo ,c r beuto. Faue cotte in acqua cr aceto,mangiate. Radice di alifma beuta con altretanto feme dipaftitu ca faluatica. seme di rombicc,oueramentc <facetofa beuta nel uino oueramentc nell’acqua. Liflmachiadatai bere,’ Cime di trago fino a dieci beute nel uino. Clematide(cioè prouenca)beuta nel uino. Dicottionc di ftebe mefra coni crifteri. seme di limonio beuto nel nino. » icottione


v u

n

t

& s

Dicottionc di datine b a iti. Radice dipolemonia beuta con uino. fo g lie ,c r /ente d'eupatorio in nino. •■ Radice di Himphea fecea prefa in poluere con uìno. Scmpreuiuo maggior prefo con uino. r Dl becco Sàngue*?

Sfritto in k padella & mar»

LDi ceruo j £‘d*0' Succhio di fòglie,c r uitticci di Ulte beuto. Dicottionc di uinaccia beuta. Vinacciuoli fatti in poluere,crbcuti. V ua pafft bianca mangiata coni fuoi uinaccioli. Agrejìo meffo ne i alfieri. Vino di labrufca "j V ino di mele cotogne S. beuto Vinodirofc j Terra lennia(cioè terra figiUata)beut'a . Salamoia meffa ne icrifteri in quelle difenterie dotte fieno ulcere nelle budella. Scordio prefo con acqua melata al pefo di due dram,• me.. fiori di Hedera carpiti con tre dita della matto beuti nel uino due uolte il giorno.

A riftagnare il corpo. Caglio di lepre beuto. Latte in cui fieno flati ffenti ciottoli marini affocati. Cafcio l effo,cr di poi arroflito mangiato. Sterco dicane colto ne i giorni follicoliti Cr beuto co acqua. Vane di farina dìgrano fecco dilungo tempo mangia* to. farina d’orzo impiaflrata con bacche di mirto o con peri faluatichi,o congufcì di melagrano. Volte di farina di fficlta,diuenacr di miglio mangia ta. * Rifo mangiato ne i cibi. Lenticchie cotte conlaloro feorza c r mangiate, cr mafiimamente cotte nell’aceto con altre cofe co* frettine. Seme di Rombice oueramente d’acetofa beuto. Brafiica(cioé Cauolo) cotto lungamente. Bietola nera cotta conia fua radice,®- lenticchie man giata. Piantagine Uffa in aceto Cr mangiata confale, o 4pa­ rimente tifane beuto nel uino, dticbo meffa ne i crifteri. • . Endiuiàtcr cicored mangiate ne i cibi. Succhio di condrìUa cotto,etr beuta.1 I Lente faluatiea tolta in qual ¡1uogli modo. Acino beuto. Anifo dato a bere. Anetho prefo in poluere. Apioufato nei cibi. Vhillite(cioè lingua ceruina)dati in beUindi. / Radici di Acantho beute. i finocchio feduaticho beuto. Ruta mangiata onero beuta. *■ Tf/rrco/o cognominatoferapio dato a bere, »• •“ Radici di peoniabeuta con uino. ... y Dicottionc di althlea beuta. Ì Radice di Alifinaprefa in botando,;

cr

V E N T R E Succhio di Poligono beuto. Clematide prima beuta nel uino. Lagopo prefo co uino,ouer con acqua oue fuffe febre. Radice di xiride beuta in uino melato. Foglie di Anchufa date a bere nel uino. Dicottionc di rami di rotto beuta. Dicottionc di radici di cinquefòglio tolta per bocca. Vhenice beuta iti uino aufiero. Radice Idea beuta. Seme di Giunco,erffctialmcnte del marino fritto, & beuto in nino inacquato. Radice di aflragalo beuta nel uino. Radice de Hiacintho beuta . Seme d(papauero nero beuto con uino. Radice di uerbafeo, cr parimente i fiori in beuanda. Fiori di labrufca dati a bere. Vino dì melagrani brufehi beuto. Rubrica sinopica beuta in uno uuouo, Olierò meffa tu i crijleri. Feccia di uino impiollrata. Sempreuiuo maggiore beuto con uìno. Dicottionc di Adianto beuta. D icottìone di Trìchomane beuta. Aceto cotto ne i cibi.

A i flusfi uecchi di corpo. Sangue di Beccoli capra,di lepre, er di cento fritto nella padella,cr mangiato.

A mollificare il corpo ftittìco. Ciregie dolci mangiate. Mele dolci. Vefche mangiate da digiuno. More mature. Fichi ben maturi. .\ Riccio mdrino mangiatone i cibi. 'Brodo di gangole,cr di telline. Sepia,aconcia in brodo. Siluro pefee mangiato. Dicottionc di Gobio pefee beuta. Brodo uniuerfalmente di tutti ipefei beuto con uino. Brodo di Galli,cr di Galline uecchie beuto. Latte beuto copiofamente. Siero di latte beuto. Cafcio frefchoufato nei cibi. B oturo mangiato,cr beuto. Midolla di offa ufata nei cibi v • Ceci mangiati cotti. Rombice B olito j' Maina I Atriplice Kcotta cr mangiati ne t cibi* Bietola bianca | Sparago j Lattuga J Brafica(cioc cauolo)boUita leggiermente,cr mangia* ta. Tragorigano beuto.

Alle uentofità delle budella. Farina di grano impiagata con fucchio diiufquia* mo. tarma de orzo applicata con fatte di Litio, a rd i f i n greco. Seme di bafiltco beuto. Rhi*


V E N T R E Rj?4 pontico dato a bere. Dicottione di fòglie,cr di [ente <fanetho beuta.

Dicottione di comino ufata ne i crifleri con olio,ouc* rumente il fané macerato con farina di orzo, olio» Cr acqua,cr impiastrato. Liquore di peucedano beuto in uno ouo. Dicottione di chmamiUa beuta. A Hi uermi larghi del corpo. Cardamomo beuto. Dicottione di radici di melagrano beuta. Noci communi mangiate eopiofamente. Dicottione diradici dimoro beuta. Aglio dato a bere otter mangiato. Radice di chameleone bianco beuta co dicottione di ori gano,cr di cafloreo al pefo d'uno acetabolo. Radice di félce femina beuta con mele al pefo dì tre dramme. Seme di melanthio beuto,& meffo fopra l'ombilico con acqua. Vetriolo toltoper bocca al pefo d'una dramma ouera*

mente forbito con mele. foglie cr feme ÌReliotropio maggiore dati à bere co hij]opo,nufturtioic r nitro.

Alli uermi lunghi. farina di lupini tolta con mcle,cr beuta con aceto pc* pe,cr ruta. Seme dicanoli beuto. Succhio di prococchid(,ciocportulaca)beuto c r paria mente il feme. Seme cr fòglie di naSlurtio in beuanda. Ajfcnzo marino prefo perfe foto oueramente cotto co

rifocrprefo con mele. Afpnzo fantonicptolto ¡ìmilmcntc. Jìtffopo dato con mele Menta beuta. Dicottione di colamento beuta con mele e r con fole. T himo beuto. Thimbradataabere. Dicottione di ruta beuta con olio. Coriandoli beuti confapa. Anchufa terza beuta con hiffopo,cr naSturtio. Vino d'affenzo dato a bere. Sempreuiuo maggiore beuto con uino. Radice di felcefiminabeuta con uino al pefo,di tre dramme,ma bifogna che prima mangino i patienti un poco de aglio.

S E DER E Seme di uitice applicato con acqua. Granchi di fiume brufeiati c r incorporati con mele. Radice di dtjfaco cotta nel uino,cr dipoi pifia, c r apa plicata al luogo. fio ri di leucoio incorporati con cera, c r fattone i m piafiro. fio ri di lambrufia impiagati. Piombo lauato applicato m fui male.

Alle ulcere del federe. Incenfo incorporato con latte c r applicato fopra fila di tela. Succhio di melagrani brufehi cotto con mele cr appli cato al male. Efìpo meffo nel luogo, oue ¡¡a bifogno di mollificare, cr incarnare, Piombo lauato unto al male.

Alle pollone del federe. Mele cotogne crude inefie tulli impiaftri. Rofii di iiuoui arrofiti, cr impiafirati con croco, e r olio rofado. Aloe applicata con fapa. Cenere di feme di anetho brufcidto. Libanote impiastrata. foglie di balote cotte fitto la cenere calda, CT appli* . cate¿ foglie di rouì impiagate. Hclfìne mefitif opra al male. Radice di cinqucfogiio pefid. Cenere di famenti,cr di uinaccia applicata con aceto. Ruggine di ferro poluerizatd. Piombo brufciato pollo in Jul male. Sandaracba minerale unta con olio rofado. Grafcia diporco unta. Croco meffo netti impiastri.

Alle infiammagioni del federe.

Alli flusfi caufati da medicine troppo gagliarde.

Lenticchie incorporate con meliloto,rofe, mtle cotOa gne,crgufii di melagrano. Succhio di cicerbita pofio fopra al male. Meliloto applicato con fien greco, feme di lino c r fa­ pa. Libanote impiafirata. Radice di althea cotta c r impiafirata. Radice di fimphito maggiore impiafirata con fòglie di fenecione. foglie c r fiori di fotocione applicate'con un poco di uino.

Ventriglio dì gallo uecchio filato di lungo tempo, c r fecco all'ombra,beuto.

Pece liquida unta jpefio infui male.

Alle ferite delle budella. Radici,cr fòglie di coda di cauallo beute con acqua.

Alle ulcere delle budella. Latte fcaldaio con ciottoli di fumé affocati, CT ufato ne ieri fieri. Saphiro pietra beuto,

S E D E R E Alle fetole ò crepature del budello * Pece liquida impiastrata al luogo. Morcade olio cotta in tufo di rame fino che f i fpefiis fea,cr unta al luogo.

Alle pórteme indurite. Al budello ufeito fuori. Succhio c r foglie di lentifco applicate.

Dicottione di mele cotogne,in cui figga il patùnte. Torpedine pefeemeffa fopra il luogo. Succhio di pan porcino cottofino chef i fiefiifca,cr dp plicdte. fio ri celefii etanagattide impiastrati, After attico impiaftrato. Aceto applicato ne i fomenti. Salamuoia acetofa fedendouift dentro.

Al tcnafmo. Latte di pecora,di capra ò di uacca fcdldatocon cìot toli difiume affocati,sfattone efifteri.

Dicottione


SEDERE r>icottioru di feme dì fiengreco meffa con i crifieri. Seme di lino applicato in qual fittogli modo, farina di orobi macerata con nino, Alli thimi. Fiele di capra fanatica applicato. Sterco di pecora unto con aceto. Aceto applicato al luogo.

A prouocare le marouelle o moreci. Cipollafiegata al luogo.

Al fluflo delle marouelle. Aloe impiastrata con fapa. Libanote impiastrata. foglie di rouo applicatefopra. Dattoli applicati a modo d'impiaflro.

A guarire le marouelle. Seme difommaccbiapplicato al luogo. Dattoli impiastrati. Dicottione di ononide(comc dicono alcuni)beuto. Piombo lauato meffofopra al male. Pietra arabica poluerizata fopra. Procaccila ( cioè portulaca ) ben cotta 'cr impia* Serata.

RENI Dicottione di amendue i triboli beuta. Radice di rouo beuta. Dicottione di radici di papauero cornuto beuta l voglie di ombilico di neutre beute infieme con le rifi dici. Vino de affenzo beuto. Adiamo tolto in beuanda, Trichomanc fimilmente beuta. Vino melitite beuto continuamente. Alcionio terzo beuto.

Alle ulcere delle reni. Latte fogn i forte beuto. Radici di piantagine beute con uino paffo inficine con le fòglie. Vua paffa bianca ufata ne i cibi. Vino melitite beuto continuamente.

Alle oppilationi delle reni. Rhapontico dato a bere. Vino iaffenzo. Vino melitite.

V E S C I C A .

R E N I . A prouocare la orina ritenuti. A dolori di reni. Cardamomo beuto con uino. Spica celtica beuta er impiaftrata. Dicottione d'amomo beuta. Radice di canna unta con Aceto. Gomma di tragacanta diffolta al pefo d’una dramma in uino dolce con corno di ceruo brufciato.ey lana* to,o- beuta con un pochettino di Allume feifiile. Succhio di peucedano beuto. Vua paffa bianca mangiata ne cibi. Alcionio terzo beuto. Dicottione di fòglie difinocchio mejja ne i crijieri. AnagaUide beuta. Agarico prefo al pefo d’ima dramma. Succhio di rcgólitia beuto con uino paffo. T ordilio dato a bere. AnthiUide beuta. „ Radice di peonia prefa con uino. Simphito petreo beuto con acqua. Dicottione di anchufafatta nell'acqua beuta. 'Vitto melitite beuto.

Alle renelle,& pietre nelle reni • ciadiana ~t Celtica ¿»date a bere. I Montana} foglie di lauro beute ma molto piu\efficace èia Scora za della radice. Gomma di ciregio beuta. Scorza di radice di ononide beuta in potuere co’l uino Anifo beuto. Seme di corninofaluaticofecondo dato a bere. dicottione iartemifìafattone bagno dafederai den* Spica

J

dicottione di chamamiBa ufata nel modo medemo cr Parimente prefa per bocca, foghe di parthenio beute. fottio,* dì jvIÀ'ct d'althea in beuanda. Dicottione di alifma data a bere.

Dicottione di Acoro beuta. Radici di meo beute con acqua tanto cotte quanto crude. r Indiano N ardo < Celtico iMontano Cardamomo beuto con uino. Afaro tolto in poluere. Phufimilmente prefo. Cafla odorata beuta. Cinnamomo tolto nel modofudetto. Goffo beuto. Giunco odora to prefo in poluere. Calamo odorato beuto confeme di gramigna o nera» mente di apio. Dicottione di afpalatho beuta. Croco dato in beuanda. D icottione di radici icnula beuta. Pinocchi mondi mangiati, oucramente beutì con uino paffo o confeme di ccdruoli. Dicottione di lentifco beuta rrutti di tcrebintbo mangiati. Ragia qual fi uoglia , er Rettalmente la terbinthina beuta, foglie dì cipreffo beute con uino paffo er un poco di myrrha,

Ccdride(ciocfrutti dì cedro)inghìottiti onero beutì. Dicottione difòglie di lauro meffa ne i bagni. Scorza di popolo bianco beuta al pefo dtuna dramma Dicottione di radici , er di fòglie di paliuro data 4 bere. Toglie di phiUirea tolte per bocca r Ladano beuto conuino uecchìo, Gomma dtoliuo ethiopico, er parimente del noflra beuta. Ghiande date a bere in poluere. Dicottioned1m a g lio di dattoli (cioè palma data) beuta. H Suea


r

VESCI CA

Succhio di melagrani brufcbi beuto, Comma di ciregio beuta, Comma di mandorlo amaro beuta. Ricci marini mangiati ne i cibi. Carne di riccio terrejìre[ceca, & beuta in pokere con aceto melato.. Vermi terreftri triti er beuti con nino paffo. Mele tolto per bocca. Ptiffana d"orzo mangiata, litio fatto ¡forzo beatofpcffo, 'Brodo di ceci bruto. Dìcottione di orobi data a bere. % nicottion: di radici di lupini beuta. Cime tenere di rapi leffe er mangiate. Rafano mangiato,er il feme bruto. Radice di fìfxro mangiata ne i cibi. Sparagi cotti leggiermente & mangiati. Sio tolto in qualjì uogli modo. Seme di ceiruoli beuto. Seme di ruchetta tanto faluatìca, quando domenica beuta. Dragontea minore beuta. BacccUi(cioéjìlique)ii fmilace hortenfe leffe con ifuoì grani,& mangiate ne i cibi. nadicc di amphoditto beuta. Bulbi cotti er mangiati. Porro tanto domefìico, quantofaluatico mangiato tic i cibi. Cipolle cotte ,zr mangiate. Aglio mangiato. Cappari preflper quarantagiorni contìnui, Succhio d'anagattide beuto. Dìcottione di calamento data a bere. + Dìcottione difaluia ufatapur eojl. Seme di crocodilio beuto. a Dicottione di thimo data in beuanda. " Dìcottione di thimbra ufata nel iStcffo modo. :J Serpillo tolto coti acqua. Ruta prefa in qual fi uogli modo. Radice difpina bianca beuta, , Radici di acantho beute. Corteccia di radici di ononide beuta con uino Radice d'iringo beuta. Affenzo beuto in poluere oueramente toltone la dicot* tione. Dìcottione di Hiffopo tolta in beuanda. Origano dato a bere. Dìcottione di Tragorigano beuta. Rutafaluatiea meffa[opra alpettinicchio. • Seme er radice di liguflico in beuanda. Seme di pafliriacafaluatica beuto. Seme di caro tolto in poluere. Dìcottione difoglie,er difeme d'aneto. Apio tantocoito quanto crudo ufato ne i cibi. Petrof•lino prefo in beuanda. Dìcottione difinocchio beuta, Seme di nigella beuto in poluere per piu giorni conti* nui. Dìcottione di polio montano dato à bere. Dìcottione di artemifìa ufataper bagno. Dìcottione di camamitta ufata ne i bagni, & parimente beuta,

VE S C I C A Seme di lithofpermo beuto con nino bianco. Radice di rabbia beuta. Radice di lonchite prefa nel uino. Uiperico prefo ìnpoluere. Toglie di betonica beute. . , Seme di periclimeno beuto in poluere >( CTe ejpcacif» fimo. ) Saf.ifragia data in beuanda, Radice di Xiridc beuta al pefo di tre oboli , mamolto maggiore é la uirtu delfeme . Seme di giunco marinofritto, er beuto con uino inac* quato. Agcratofumentato,zr beuto. Acini delle uefciche dell'halicacabo inghiottiti » Seme difolatrofonniUro beuto. foglie,fi aragi, radici, er frutti di rufeo prefi con ut“ no. Seme difpartio mangiato. Cime primaticce di-brionia cotte,er mangiate, Dìcottione di citifo beuta. Seme di daucoprefo in poluere. Seme di cori beuto. Succhio di coda di cauallo inghiottito. Toglie di ombilico di ucncre mangiate infime con U radici. Radice di aftragaio data con uino. Radice di hiacintho beuta. ViticeUe tenere di uite nere cotte,er mangiate. Succhio di figlie di laureola beuto con uino. h fD i mele cotogne J Dihiffopo c? Vino } d ì affenzo -i Cdi[citta Acqua melata beuta. Alle angofeie della orina & dolori della el cica. u eli Cìmici dette lettiere triti, er mcjU nel medio detti orma Mìttcpedc,(cioèporccllctti) beute nel uino. Cicale arroùite,er mangiate. 3LocuSte mcjje[opra carboni er toltone ilfumo, er ual queflo rimediofpetialmente nette donne. Corno di ceruo brufeiato, er lauato prefo in poluere • Dìcottione di maina ufata perfederui dentro. Procacchia(cioé portulaca)ufata ne i cibi. Dìcottione di radici di garagi beuta. Dìcottione di tutta la pianta del creiamofatta nel uh no beuta. Dìcottione difcandice data à bere. Caucali cotta er ufata ne i cibi. Dìcottione di maiorana beuta. Dìcottione di radici di bacchara beuto « Seme di bafllico prefo iti poluere. Radice difmirnio beuta. Agarico dato al pefo d’una dramma. Succhio di pcuccdano beuto. Rha portico beuto. Succhio di phalari beuto con acqua oueramente con uino. Dotofaluaticho beuto perfe foto, oueramente infìeme confeme di malua nel uino ouero netta[apa. Chamcpitio data in beuanda. Dicottmt


VES CI CA Dicottione di radici di chamaleone bianco beuta. Seme d,'Abrotano trito cr bollito nell’acqua cr ben» to. Seme di pajlinaca faluatica beuto cr impiastrato in ' fu’l petenecchio. Seme di tordilio dato a bere. Radice di poiemonia beuta con acqua. Sane di Sifone beuto. Ammibeuto con nino . Seme dipetrofclino beuto. Galbano beuto onero inghiottito. Dicottione di chumedrio data a bere. Seme di trifoglio bituminofo beuto con acqua infieme con le fòglie. d ìcottione difcardiofatto in acqua,o in nino beuta. Anthillidefeconda beuta al pefo di due dramme. Peonia data in beuanda ouero in lettouaro. Succhio di radici d'althea, cotta prima nella acqua beuto. Dicottione di radici digramigna beuta. Dicottione di radici, cr di feme di Ariho tolta per bocca. Adiamo prefo in beuanda. Tricbomattc tolto al modo medefmo . Alcionio terzo prefo in polucrc. ( Hematitc prefa con nino J Horochtho prefa conacqua Pietra*^ Giudaica tolta alla quantità dòun cece con acqua calda iPd!lg,l:t beuta con nino -Alle diflillationi della orina >& che non fi ori­ na fenon gocciolando. Dicottione di acoro data a bere Seme difìfembro beuto nel uino. Panace beraclio beuto nel uino. Sefcli nufilienfe prefo in polucrc oueramente beatone la dicottione. Seme di ciminofaluaticofecondo beuto in polucrc. Seme cr radici d’olufatro beuti con uino melato. Policnemone beuto con uino. Clinopodio dato a bere. Radice di Enantbc prefo con uino. fiori cr fòglie di conica in beuanda. Dicottione d1affieno data a bere. Dicottione di cipolle , infieme coti radici diffardgt beuta. Onobricbi tolta per bocca. Succhio di Poligono beuto. Sufifi'agii cotta nel uino cr beutone la dicottione. Radice di xiridc beuta con uino melato. foglie,feme,cr liquor di Tragio in beuanda voglie,radici,cr bacche di Rufco beute. Radice di lauro aleffandrina beuta al pefo difei dram* me. foglie di elichrìfo prefe nel uino. Alle ulcere della uefica. foglie,cr feme di mirto in beuanda. Latte di qualfi uogli diurnale beuto. Seme di cocomero beuto con latte cr con uino paffo. Succhio di liquiritia con uinopaffo. Vuapaffa bianca mangiata. ■ Alla ferita della uefica«

VE S C I C A Boturo meffoui dentro. Toglie di coda di cauaUo beute con acqua. A cacciar fuori le pietre della uefica. Ventriglio di ofifrago ufxto ne i cibi a poco a poco. Sterco di topi grafi beuta con incenfo nel uino ucce chio. Orina di cignale beuta. Dicottione di radici di rombicefatta nel uino beuta. Sio mangiato tanto crudo,quanto cotto. Seme diffembro prefo in polucrc, Dicottione di baccarà data à bere. Seme di appio beut o.il chefa ancho la radice. Seme difinocchiofaluatico beuto. Sagapcno prefo in beuanda. Dicottione di adiamo beuta. 'Trichornane cotta,cr beutone la dicottione. Gomma di uite chef ritroua congelata nel tronco ben ta con uino. L itkojfermo data à bere nel uino bianco. Safifragia beuta. Dicottione dìgramigna beuta. Seme di tragio prefo in polucrc. Radici,crfrutti di Rufco beuti. Pietra giudaica tritaJopra unapietra beuta. Al fluiTo dell’orinaquando non fi può ritenere* Seme di rutafaluaticafritto cr mangiato ne i cibi. Phcnicc beuta in uino auflero. Alla rogna ouero fcabbia della uefcica. Panaceheraclio beuto con acqua melata o con uino Cepea beuta. Alli grumi del fangue che fi orinano. Seme di ciminofaluaticofecondo beuto. Voglie £ elicrifo beute in uino melato. MEMBRA VIRILA A prouocare il coito. Coflo beuto con uino melato. Zaffarano beuto. Seme di lino compodo in lettouaro con mclc.cr con pepe mangiato. Rape cotte cr mangiate ne i cibi. Ruchetta mangiata copiofamente. Radice di dragonteaarroflita oueramentc lefft beuta con uino. Radice di amphodiUo tolta ne i cibi. NaSlurtio mangiato ouero beuto in polucrc. Seme di porro dato a bere. Bulbi cotti,cr mangiati. Aglio trito cr mangiato con coriandoli. Seme d’ortica beuto con uino paffo. Radice digalio prefa in beuanda. Succhio di menta beuto. Radice di pafinaca mangiata. Anifo beuto. Radice di testicolo di cane quella cioè chefi ritrouafre fcacr piena beuta. Radice difatinone mangiata. Kormino beuto nel uino. Radicefuperiore di gladiolo mangiata, oueramentc beuta * Reni di Stinchimarini beute al pefo d’uni dramma. H i la tte


VESC/ CA latte beuto.

A Far l'huomo prolifico, Cor¡ondali baiti. ’Tutte quelle cofe,cbc provocano il coito, eccetto quel­ le chefono troppo calide, & [ceche, A prohibire li ardori uenerei. Seme di uitice beuta,er parme nte le[ghie impiafiru* tef opra li teflicoh. Procacchia majiicata cr me[fa[opra li teftìcoli. Seme di lattuga beuto . Dicottione di fòglia , V difeme d’anetho beuta afiidua mente. Ruta tolta ne i cibi,cr data a bere, vtadicc men piena,cr men uigorofa’ditefticolo dicane. Seme di canape domefiico mangiato largamente nei cibi. Radice inferiore di gladiolo mangiata. Cicuta pesta er im p [opra i tetticeli, er è effiedeifia ino medicamento. Alla gonorrhea. Radice di nimphea beuta. Radice de Iride illirica beuta. Alle ulcere delle membra genitali. Efipo mejfofiòpra al male. Aloe impiastrata,a- ¡far[cui fòpra in poluere. Succhio di poligono cotto nel uino,Cr impiastrato con mele. Ahimè applicato in qual fi uogli modo. fior di[ale poluerizato fòpra. Alle infiammagioni dei tefticoli, Crei cotti con eruo cr applicati Taue cotte nel itino,cr fattone impiaftro. Foglie cr fiori difenacionefattone impiaftro . Radice di aniphodiUo impìafirata inficine con le fò~ gU c

.

' '

Cimobx terra impìafirata con acqua. Aìeilloto applicato al male . Pietra geode mcjfa [opra al male dijfolta con acqua. Ruta impietrata con fòglie di lauro. S de applicalo con■origano, cr hauto, ( cioèfirmen» r°0 Cimino mefio fòpra al male con una pafidfeorze difa» ue,oueramcntc con cera. Coriandoli impiastrati con una paffii er mele. Radice di giglio applicata confoghe di lufquiaino, Cr farina di grano. t erra[amia difiotta con olio rofaio. Seme di wfquiamo trito in poluere er impiafirato con nino. MEMBRA G EN IT A LI. Al prurito loro. Dicottione difaluiafatta net uino inlauania. Tutte leforti dcUc ragie, cT [ferialmente U terebin» tbina. Alle durezza dilli tefticoli, Seme d'irione applicato. Alle ulcere che mangiano la carne. Fide di tòro unto con mele. Fiere di LmbrufcapoluerizJtoc? applicato con me» le¡mirrila,at zxff-trano.

MEMBRA GEN ITA LI A i thimi che nalcono in quelle porci. Cenere di capi di[inaridì pefctpoluerizatofopra, ride di caprafaluatica unto al luogo. Sterco di capra applicato con aceto, Thimo mefiofopra al luogo. Tbimbra impìafirata. Rutafregatavi fòpra con pepe er nitro, Ratte di tithimalo characia unto al luogo. Rami di chamcfice applicati in poluere. Succhio di mercoreÙa applicato f opra. Seme dihdiotropiopoluerizato, il chefa anchora il fucchio di tutta la pianta. M A T R I C E . Alle prefocagioni della matrice. Radici dimeo trite, cr prefe in Iettouaro fatto con mele. Bacche di ginepro beute. Vnghie odoratefumentate. Cimici delle lettierefregatifotto al nafo. Bitume,odoratof¡intentato,cr impiafirato. Caglio di uitdlo marino beuto. Orina faldata con olio liguftmocrfattone crifieri. Succhio di piantaginc beuto. Senape trita er mefia dentro nel nafo. Agarico prefo al pefo d'una dramma . Rutapefia, cr impìafirata con mele cr meffaf òpra la natura,cr parimentefòpra alfedere. Seme di panacc herculeo beuto con uino. Radice difefieli mafiilienfe beuta, cr parimentefife» me. Peucedano odorato. Sagapcnofumentato,CT odorato. Seme cr foghe di trifoglio bituminofo beute. Seme di peonia beuto al numero di xv.grani. Radice di alifma beuta. Foglie di betonica beute in acqua melata al pefo d’una dramma, Pietra gagatefumentata. A prouocarc i mefirui. Iride ìtlirica beuta con uino cr applicata nellefomen* tationi. Dicottione di radici di meo fedendouifi dentro . Dicottione di acoro tifatafinalmente. Radici di cipero nel medefimo modo. Radici di afaro beute con acqua al pefo difei dramme, Phu cotta nell’acqua cr toltone la dicottione. Cafìa odorata data a bere. Cinnamomo beuco,oucro mejfo nella natura con mir* rha. Antonio compofio con ifuppofttorij oueramente cot­ to nell’acqua perfederili dentro. Coflo beuto ■ Giunco odorato in beuanda. Calamo odorato tanto prefo per bocca quanto bollito nell'acqua perfederai dentro . Cdncamc(cioc lacca ucra)bcuto con acqua melata. Dicottione di radici di enola beuto. Uirrha applicata difetto con ajfenzo, farina di lupi? ni,oueramente confucchio di ruta. Storace beuta,O" applicata alla natura. Bitunte


MA T R I C E Bitume beato con uino,cr con caftoreo.

Cednde(cioèfrutti di ccdro)beute con pepe. Dicottione di fòglie di lauro úfate nelle jòmentationi. foglie di pbillirea date à bere.

,

Seme di uitice beato con uino al pefo £ uni dramma. Gomma d’olino ethiopico, oucramenie nofirano beuta Mandorle amare pefte,cr applicate difatto. Latte di fico applicato difotta con noeduole trite. Chiocciole terrestri peñe con il lorgufcio,cr applico.• te alla natura .

Cafloreo prefo al pefo di due dramme. Succhio di cipolle meffo nella natura. Efìpo applicato difotto con lana. Graffo di gallina,CT di oca applicatoflmilmente. Sterco di caprefaluatiche beuta con qualche liquore odorifero. T hlafoi beuto. Dicottionc di feme di lino fedcndouifl dentro. Dicottione di lupini applicata difotto con myrrhd, ey con mele. Rafano mangiato ne i cibi,cr beendofene il fucchio. Radice di amphodiüo beuta. Dicottione di iringo data à bere. Succhio dìcauolof cioè braficà) applicato di fotto co farina di gioglio alteramente la dicottione data à bere. Sio mangiato cotto ne i cibi. Dicottione di cretamo beuta oueramente therba fleffa mangiata nei cibi. Radice di centaurea maggiore beuta, oucramente il fucchio applicato di fotto. Gomma di coniriüa applicata difotto. Latte di lattuga faluatica beuto. Porro tanto domeftico, quanto faluatico beuto. Dicottione di fòglie d’aglio ufata perfederiti dentro. Pan porcino tanto beuto, quanto applicato di fotto • Seme d’abrotano beuto con acqua. Scorze di radici di capparo, e r parimente il feme da* te in beuania. Radice di Anemone applicata di fotto con lana. Bacche di hederá pelle c r applicate alla natura. Pulegio beuto. Agarico beuto con aceto melato al pefo £una dram* ma. Orìgano dato à bere. Ajfenzo beuto,cr applicato con mele. Tragorigano prefo in beuania. * D icottione di Saluta beuta. (f) Animi beuto con uino. Dicottionc di tim o >er parimente di timbra data é bere. Serpillo prefo per bocca. Seme di fmirtiio tolto inpoluere. Dicottione di maiorana beuta cr applicata difotto. Dicottione di radici di baccarà beuta. P.uta tanto domenica, quantofaluatica cofl beuta co» me 'applicata al luogo. Panace hercúleo beuto con uino. Radice di Ugufiico beuta c r applicata difo tto . Il che

- fa parimente Ufeme. Seme dì paflìmeafaluatica beuto. ^tlfdicc difei mafiilienfe, c r ü feme nel mo

MíAT RI C E defimo . Tordilio dato a bere. Finocchio prefo per bocca. Sifone beuto. Radici di libanotc prefe tanto in polucrc quanto m he* uanda. Succhio dipeucedano dato a bere. Petrofeiino beuto. Dauco beuto. Fiammoniaco prefo per bocca. UigeUa beuta alquanti giorni continui. Sagapeno beuto. Lafero beuto con myrrha,cr con pepe . Galbanofomentato,cr meffo dentro nel luogo. Clinopodio beuto. Dicottione di chamedrio beuta. Radice di giglio brufeiata applicata difotto con olio rofado. Dicottione di meliffa ufata perfederuidentro. Seme di trifòglio beuto, c r parimente lefòglie inttm dendojì del bituminofo. Dicottione di amendue ipolij data a bere. Succhio di feordio beuto, oueramente therba applica= ta di fotto. Dicottione di Artemijìa ufata per federui dentro. MÌrrhide beuta. Foglie,cr fiori di coniza in beuanda. Radice di hemerocalle applicata di f rito con lana, voglie,cr frutti di rufeo prefì con uino. Dicottione di leucoiofomentato, c r fedcndouifl dentro Seme del medefimo prefa con uino al pefo di due dram* me. Dicottione di chamamiUa tanto beuta quanto appli* caia difotto. Radice di peonia beuta alla quantità d'ima mandorla. Radice di rubbia applicata difotto. Dicottione d'Adianto beuta. Tricbomane data a bere. Tre fòglie di Anagirì beute con uino paffo. Hiperico tanto beuto quanto applicato al luogo. Seme di cori dato à bere. voglie d’ortica trite c r applicate difotto con myrrbd Seme di medio beuto. Succhio di laureola beuto con uino. Radice di gladiolo fuperiore applicata al luogo. Liquore, oucramente gomma di tragio beuta,cr pari« niente ilfeme,cr lefoglie al pefo cfuna dramma. Chifocomc beuta cumaqua melata. Elaterio applicato difotto. Hrlichrifo beuto. Liquore di radice di mandragora applicato di fotto al pefo di mezo obolo, i l feme della medefinta mandragora beuto. Elleboro tanto bianco,quanto nero applicato difotto Cimeprimaticcic di uitenera ufatecotte nei cibi eoo mefi mangiano gli foaragi. Foglie Sheliotropio applicate di fotto Vino Scillino beuto. Vino di affenzo dato a bere. Vinod'hiffopo beuto,

A rillagnai e i mcftrut. Stoica indiana beuta cr applicata difotto.

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5

hlufco


MA T R I C E Mufco arboreo bollito nelle dicott'mi che fi fanno per federui dettilo. i Scorza iinccnfótfpplicata al luogo, -Bacche di ofiheantha beute oucrmente mangiate. Hipociftide tanto beuta quanto applicata difuore. Succhio d'oliuofaluatico applicato al luogo. Seme diJòmmaccho beuto er propriamente otte ilfluf* fo fia bianco Dattoli immaturi mangiati. Inuoglio di dattoli prefo in polttere . Fiocini di Acini di melagrano fecchi al fole politene Zati er fparjifopra i cibi,zr parimite cotti co efit. Galle cotte nelle dicottionifatte per federuì dentro. Scorza fottile di ghiande beuta. Bacche di mirtofomentate altramente tifatone la dia coltione per federai dentro. dicottionc di mele cotogne fomentata. Acatia tanto beuta,quanto applicata difo lto , L ido applicato al luogo. Dicottione di Ugno di loto beuta. Foglie dilentifco tanto tolte per bocca, quanto applh cute difotta. Di lepre -, •

I n i capretto [ {tanto beuto quato applica CaS ho< D , iceruo { i o d i fotta j Di capriolo | '-£>/ uitello J Corno di cerno brufeiato lanata er beuto con qual» che acqua o altro liquore colettino . Sterco di capre montane trito bai fecco , e r applicato con incenfo,cr con lana. Radici di rombici applicate al luogo * Viantagmc prefa per bocca, er applicata nettefomcn* tationi. Succhio di barba di becco beuto con nino oucramentt mejfo con lana nella natura. Dicottione di foghe di porro fatte in acqua [alfa o M4 rina,zr aceto ufatc per fedenti dentro . Dicodione di rami di reni beuta. Radici difpìna arabica mangiata. Fhenìce beuta conuino bYufco. Seme di papaucro nero beuta, «-/e Achillea applicata difotto. I Radice idea beuta. Foglie di coda di cauallo date a bere, Mentafomentata. Seme di giunco marinofritto, cr beuto nel nino inde* quato. Ozimajlro beuto nel uino. Anifo beuto, cr italefpctialmcntc nel¡luffa de i bian» ch i . Cimino applicato difotto con aceto. pudici, er feme di quella Uimphea che produce ilfiw giallo tolti con uino nero. Seme di ? conia prefo con uino al numero di x z grani j Succhio di lijìmacbia beuto,< er applicato da baffo. Moli applicata difotto confarina digioglio, Succhio di poligono applicato difotto. Dicottione di fìmphitopetreofatta nel uino CT battìi Succhio di dimeno beuto. Seme di limonio prefo alpefo iuno acetabolo co nino. „

J D'aghetto

MATRI CE Radice dì medio Uffa e r compotta in lettouaro con mele. Acini di trago preß dl numero di xo .conuino. Seme di lufquiamo prefo alpefo d'uno obolo con de• qua melata. Succhio difolatro applicato difotto con lana. Seme ài mandragora applicato da baffo con folfo, er con uino. Sempreuiuo maggiore applicato con lana. Dicottione di uinaccia tanto beuta, quantofomentata Fior di Umbrufca meffo nel luogo. Agretto poflo difotto. Ruggine diferro ufata nel modo medemo. Chalciti applicata con fucchio di p o n i. Feccia di uino impiattrata infui pettiniccbìoj& intor* no alla natura. Vietra hematite beuta con uino. Pietra morochtho applicata con lana¿ Pietra oflracite prefa nel uino al pepo dì una dramma. T errafamia beuta con fiori di melagranofaluatico.

A prouocare le fecondine. Cattorco beuto al pefo di due dramme con pulegìo nel uino. Seme di ciclaminofecondo beuto. d icottione difoglie di agliofatta per feiend dentro. Arittologia longa prefa con myrrha,zr conpepe oue• rumente applicata difotto. Pulegio beuto. Dicottione di Thimo beuta. Dicottione di thimbra prefa nel itteffo modo. Seme di apio dato a bere. Dicottione di manobio beuta. Dicottione diflecha prefa per bocca. Dicottione di artemifia ufata nc i bagni, ìnfitfione di radice di circeafatta nel uino dolce per tutto un giorno c r una notte beuta per tre giórni continui. Seme di enanthecr parimente lefoglie beute con u h no melato. Seme di leucoio beuto nel uino al pefo di due dramme. Radice di Rubia applicata difotto. Foglie di anagiri trite e r beute nel uino paffo. Chamepitio applicata da baffo con mele. - • Chrifocome beuta con acqua melata. - ^ Trichomane beuta, Adianto prefo in beuanda. Brionia applicata di fotto. M inha beuta. Succhio di peucédano beuto. Seme di bunio beuto. Seme difmirnio dato a bere.

A far partorire. Cafloreo beuto al pefo di due dramme con pulegìo. Latte di cagna della prima portatura beuto. Ffippo applicato con lana. Sterco di capre montane beuto con qualche cofa aro­ matica. Sterco di auottort fumentato. Dicottione di ctci beuta. Dicottione di lupini con myriha » cr mele fo n t i» tata. Sto cotto c r mangiato. tk o fr

i


MATRI CE Dicottione di dragontea maggiore fomentata.

Pepe prefo inpoluere. Radice di ciclamino primo legata atla cofcia. picciuoli di figlie di kedera unti di mele, er applicati di fotto.

Radice digenitana mefa nellanatura. Radice di centaurea maggiore ufatafimilmente. Succhio di centaurcaminore nel modo medemo. Pulegio beuto. Dinamo beuto,meffo nel luogo,& parimente fumen* tato. Dicottione dì thimo,oueramentt di thimbra beuta. Radice frefebßima di baccarà applicata per [appo* Ha. Radice di panace herculeo,ufataùmilmente. Radice di pafiinaca faluatica fimilmente applicata. _ Radice di fefilimafitlienfi beuta, er parimente il fé»

MATRI CE U. Seme di periclimeno er parimente te figlie beute per 36 giornicontinui. Foglie di epimedio trite er beute fubito ccffato ilfiufr f i del meftruo per cinque giorni continui. Radice inferiore digladiolc beuta. Radice di felce fiminadataaberc. Heliotropio legato alle cofcie. Ruggine di fèrro beuta. Menta tenuta drento nel luogo auanti al coito.

A far ingrauidare. Cogito di lepre meffo nella natura con boturo fubito doppo al ceffar del meftruo. Farina di gioglio fumcntata con mirrha,inccnfo,er bi lume. Seme di pafiinaca faluatica beuto.

A tirar fuori la creatura morta.*

me. r Qalbano beuto con mirrha nel utno, er parimente /» • montato, eliti opodio beuto. Dicottione di chamedrio beuta. ^

Dittamo tanto beuto,quanto fumcntato. Dicottione di faluiabeuta. Golbano beuto con mirrha nel uino. Dicottione di marrobio beuta. Dicottione dì tuf.ihginc beuta.

Succhio difioràio beuto al pefo dettiladramma. Dicottione di artemißa ufataper federili dentro• Ftori e r figlie di cottizatn beuania.

Pietra etite legata al braccio fìniflro. Pietra famia portata al collo.

Seme di leucoio beuto nel uino al pefo dì due dramme» Toglie di onofma beute nel uino. Radice di rubbia applicata da baffi. Toglie de anagiri beute con uino paffo, er legate at< torno le cofiie,mabifogna toric uia flibito doppo al parto. Radice di anchufa applicata di fitto. Liquore di mandragora meßo dentro nel luogo. Minhide beuta. Toglie di heliotropio beute. fumo di folfi prefo di fitto. Seme di dauco beuto. Ammoniaco beuto. Seme di periclimeno beuto al pefo d’uitd dramma nel uino. Radice di lauro aleffandrina beuta nel uino dolce al pt f i d i fei dramme. Aìume applicato al luogo. Pietra diafiro legata alla cofcia. Pietra Etite legataallacofcia. Pietra fimia legata fimilmente.

A prohibire la concettione. toglie di falcio beute con acqua. Caglio di lepre prefi tre giorni doppo al fiuffo del mcn Hruo. Sangue mcnftruo unto al luogo. fiori di cauolo applicati nel luogo doppo al parto. Radice di fiaragi portata al collo. Pepe meffinel luogo fubito doppo al coito. Corimbi,cioè bacche di hedera prefi al pefo d’una dram ma fubito doppo al fiuffo del mcHruo. Securidaca tenuta dentro nel luogo aitanti al coito. Ceària unta al membro deU’huomo. "Pietra ofiracite beuta al pefo d’uno flcilico quattro giorni doppo alla purgatone de mcftrui. Affieno colto in la notte feura quando non luce la Ut» M»er legato fip r a al corpo con una milza di n m

A prohibire lo aborto,cioè la fconciatura. A far purgar le donne di parto. Radice di dittamo beuta. Dicottione di radici di baccarà tifataper federui den• tro. Finocchio faluatìco beuto. Succhio dì peucedano beuta. Radice di peonia ficca beuta. Dicottione di althea meffa er applicata da biffo.

Alla naufea delle grauidc. Succhio di figlie er di uiticci di Ulte beuto.

Alle infiammagioni della matrice. Dicottione di nardo indiano fomentata. Dicottione difquiiuntho tifata per federui dentro. Dicottione di fim e, & figlie di uitice applicata di fitto. Boturo frefeo unto al luogo. Succhio di cicerbita. Agarico beuto con aceto melato al pefo d’uni drarrt* ma. Dicottione di pulegio fomentata di fitto. Meliloto impiaftrato con uino paffo. Opoponaco meffo dentro di fitto con mete. Dicottione iartemifia ufata per federui dentro. Dicottione di leucoio fomentata. Radice di antiUide meffa dentro di fitto con olio ro» fado. Dicottione di panhenio ufata per fidenti dentro. Radice <falthea cotta,er pefia con graffi d’oca, er di porco,oueramcnU con terebintina, er applicata al luogo.

Alle ulcere della natura. Dicottione d’ajpalatho fatta nel uino, e r applicata al luogo. Latte in cui fieno fiati ffenti ciottoli di fiumi affocati Efipo meffo fip r ail maieoue¡¡a dtbifogno di mcllficre e? de incarnare. toghe di fieno greco impiagate con aceto.

Faglie

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MA T R I C E , Toglie dì afctepiade impiaftrate. Alle durezze della matrice. Mirrha applicate con affcnzo CTfarina di lupini. Storace meffa [opra al luogo. Graffo di oca,er di gallina unto di luogo. Bdellio meffo in fui male. Dicottione di malua meffa dentro. Ladano applicato con lana. Panace herculco applicato con mele. Dicottione di ebolo, er di fambuco ufata per federui dentro. Dicottione di parthenio ufata flmilmente. Mucilagine di fiengreco fatta neU'acqua incorporaté coft.graffo d’ocacr applicate con land. Radice di giglio impiastrate. Agerato fomentato. Alleuentofità della matrice. Dicottione di ruta fatta nell’olio ne i criteri. Radice di geranio beutaalpefo tiuna dramma. Alle relalÌationi della matrice. Cafìa odorata fomentata,ouermente ufatane la dicote tione per federui dentro. Succhio di bacche di mirto aggionto nelle dicottioni da federui dentro. Dicottione di mele cotogne ufata flmilmente. Dicottione di galle applicata Jlmilmente. Acatia applicata da baffo. Hippociftide applicata al luogo. Toglie di ortica impiagate. Aceto applicato nelle fòmcntatiom. A i dolori & rodimenti di matrice. Gr# < j }««'<? *lluo&°’ Orina fcaldata con olio liguftrino er meffa ne i crifteri Dicottione di feme di lino meffa ne i crifteri. Dicottione di malua fomentata, er ufata ne i crifteri. Succhio di procacchia(cioéportulaca) mejfo dentro di fotto,zr uale ¡penalmente ne i rodimenti. Rha politico beuto. Radice di centaurea maggiore beuta. Dicottione dìanetho ufata per federui dentro. Toglie di uerbena rette impiaftrate congraffo di porco frefeo,oueramente con olio rofado. Latte difeme di iufquiamo meffo dentro. Liquore di mandragora applicato dentro con lana. MEMBRA ESTREME. Alla podagra ouero gotta. Amomo impiaftrato. Radici di meo applicate al male. Toglie di popolo nero impiaftrate con aceto. Morca de olio unte al dolore. Dicottione di fòglie er ¡corredi ¡alice. Latte di fico impiaftrato con aceto, er farina di feti greco. Chiocciole terreftri trite conia fua feorza er applica te al male. Cenere di donnola abbruciata applicate con aceto. Polmone marino frefeo pcfto,cr impiaftrato. Latte Irnnano applicato con opio er con cera. Graffo di pecorumi c a p ra i di becco cotto co loftet

ME MBRA E S T R E M E col del medefimo animale impiaftrato. Sangue menftruo unto f opra al dolore. Sterco di capre montane applicato l’ifteffo graffò, farina d’orzo impiaftrate con mele cotogne. Lenticchie cotte con farina de orzo e r applicate 4 modo d’impiaftro. Decottione di rape fomentata. Brafiica(cioè cauolo ) impiaftrate con fien greco, CT aceto. Endiuia applicate perfe fola, oucramente con farina d'orzo. Scorze,oueramente mondature di zucchefrefche appli cate al male. Radice di aro impiaftrate con fterco di bue. Radice di amphodillo beute co uino al pefo d’una àrditi ma. Dicottione di pan porcino foméntate al luogo. Bulbi mefii¡opra per fe foli oueramente con mele. Pane hercúleo impiaftrato con uuapaffa. Libanote impiaftrata con farina di gioglio, e r aceto• Scordio meff'o f òpra con acqua>er aceto. Leucoio applicato con aceto. Androfaccimpiaftrata. Succhio di helfìne meffo fopra ínfleme con graffo di becco. Semel, er fòglie di iufquiamo impiaftrate con farina d orzo• Sempreuiuo applicato al luogo oue l’humorefla caldo. Ortica impiaftrate. Mofeo marino faffiato fopra olmate. Radice di cocomero afinino unte con aceto. Succhio di tafia meffo fopra al dolore. Ghianda unguentaria pefta er pofta in fui mate. Toglie difambuco,er di ebulo impiaftrate con graffo di toro,oueramente di becco. Brionia impiaftrate confterco di capra. Toglie di heliotropio fajciate fopra al male. Vuapaffa sfiocinata er applicate con opoponaco. Aceto caldofomentato con folfò. Ruggine di fèrro meffa in filmale. Solfò unto con acqua,e? con nitro. Sale applicato con aceto. Pietra afta meffa fopra con feorze di faue. Pietra gagate poluerizati er fattone linimento. Tefii delle fornaci pefti, er applicati con olio rofado» ouero con aceto. Alle fciatiche. Radici di meo impiaftrate. Foglie di cuoia cotte nel uino impiaftrate. Dicottione di iride meffa ne i crifteri. Cardamomo beuto con acqua. Afiro beuto, oueramente ufato ne i crifteri. Scorza di popolo bianco beute al pefo de una ondi, lberide pefta er impiaftrate fopra al dolore. Salamuoia di /lluro meffa ne i crifteri. Seme difinirnio beuto. Sterco di buoi,che ftanno alla pafiura impiaftrato. Farina di gioglio cotte in acqua melata, er applicati calda. Farina di lupini impiaftrate con aceto. Ammoniaco beuto. Semed’afeirobeuto nell’acqua.

Dicottion


¡VI lì ¿Vi B R A E S T K E M £ Dicottione di radici difra n g i data a bere. Dicottione di altbea beuta ^ Senapi trita crimpi ¿ficaia co fichi ficchi,fin chefacci diucntarc ben rofi'o il luogo. Xafturzo meffo ne i critìcri. Seme di irione tifato nel modo medetno. Bulbiimpiaflraticofì foli,oucramentecon mele. Sfitted(cappari beato. Toglie e? radici di lepidio trite con radici di enoia e? fattene impiafiro. Agarico poluerizato, beuta al pefo d’uno obolo con aceto melato. Rha Montico beuto. Seme di Anìrofimo dato a bere. Dicottione di centaurea minore ne i crifleri. Dicottione di radice di leucacantha fatta pel uino beuta. Seme di abrotano beuto con acqua. Radice di rubia beuta. Pulegio crudo peflo *? meffo [opra fin che tl luogo

solfeggi■£ Calamintha tifata finalmente. Thimo impiafirato con uino,*? farina diorzo. Thimbra applicata finalmente. Seme-di ruta faluatica beuto quaranta giorni conti* nui. Pandee hercúleo unto co0 nele. T a f ero incorporato con olio Uguftrìno, cera >* ? olio • di fiori de Iride applicato al luogo. Euforbio prefo in beuanda aromatica. Ltontopctalo meffo ne i c riteri, Seme di hipérico beuto quaranta giorni continui. Toglie di chamepitio beute con acqua melata 40 gior ni continui. Toglie di betonica date a bere con acqua. Radice di poiemonia prefi con acqua. Radice di xiride beuta con uino melato. Seme di ozimafiro beuto con uino.mirrha,*? pepe. Dicottione di radici di cinquefòglio beuta. Toglie di helierifo date nel unto. Dicottione di' radici di.pap'àucro cornuto prefo per bocca. Dicottione di ethiopide beuta. A nìo beuto con uino, er parimente impiafirato dì fio re. Teglie di chamecijfo beute al pefo di tre oboli in tre ciathi di acqua per 30 0 neramente 40 giorni con* tinui. Coloquintida tifata ne i crifleri, er fregata frefia f i * pra a! dolore. Radice dicocomero faluaticotifatane icrifleri. Infujionc di frart io fatta m acqua marina,*? ufata ne i crifleri. Scammonea cotta con aceto*? con farina d’orzo im* piafirata. Aceto melato beuto. Sori difjolto con uino *? meffo ne i crifieri. Salamuoia meffa ne i crifieri. Adarce unto in fu i dolore.

\ dolori di giunture. Brodo di galli uccchi beuto. Cauolo impiastrato con fiengreco,* ? aceto).

MEMBRA E ST R E M E Ruta tanto prefa dentro,quanto applicata dijnore. Agarico beuto al pefo d’una dramma con ofiimele. JAelifft applicata con fale. Dicottione di radici di cinquefòglio beuta. Pfitlio impiafirato co olio rofado, e? aceto 0 co acqua. Radice di mandragora applicata con polenta. Ortica impiafirata in fu i male. Elleboro negro prefo in beuanda. vuco marino frefeopoflo fipra al dolore. Succhio di Tafiia unto al luogo. Radice di narciffo trita,*? applicata con mele . Aceto melato beuto. Vino melitite beuto.freffo.

Alle percolTe delle gionture. Cenere di fomenti incorporata con olio oueramente con graffo di porco.

Ai tofi che nafeono nelle gionture de i gottofi. Radice di canape faluatica cotta *? impiafirata. Ochra diffolta con dequa *? mcfja fipra.

Alle bugance . Incenfo meffo in fui male con graffo di porco oueramen te di oca. Pece liquida unta al male. Acacia impiafirata. Dicottione di fimc di mirto fomentata, vichi ficchi abbrufeiati *? incorporati co olio *? cera Cenere di granchi di fiumi incorporata con mele cotto. Pillinone marino fiefcho tagliato minuto *? poftoui fipra. Cenere di unghie de afino incorporato con olio * ? ap» plicato. Graffo di orf i unto al male. Succhio di ombilico di uenere meffo f opra. Lenticchie impiafirate con mehloro,rofi ficchi, gufici di melagrano,mele cotogne,*? olio rofado, Dicottione di orobi fomentata. Dicottione dt rape ufatafimilmente. Dicottione di bietola applicata al luogo, voglie di dragontea maggiore cotte nel uino,*? appli* cate al male. Olio bollito in una radice di amfòdillo fiauata. Dicottione di panporcino fomentata , e? parimente olio che fio bollito nella fuo radice fiauata. Scilla abbruciata *? meffaui fipra in poluere. Dicottione di ranoncolo fomentata. Ardo impiafirato con uino. Alarne diffolto ne l'acqua et bagnatone il luogo.

Alleinfiammagioni de i piedi caufatc dalle fcarpe ftrette. /■ Dì agnello■} Pulmone J

Di' orf i > applicato al male. I Di porco 3 Suola di f carpe ucccbic abbrufeiate,*? poluerizate f i pra al male. Succhio di cipolla impiafirato con graffo di gallina. Alle crepature de i piedi. Cenere di Granchi di fiumi impiafirata con mele coi* io. Scilla bollita nell’olio*? meffa fipra con ragia.

Alle reduuic delle dita. Succhio di pomi granati af plicato al male, toghe di mirto poluerizate. voglie


M E MB R A E S T R E M E foglie di olinofaluatico applicate inpoluere. I.lutatura d'auorio poluerizata.

Aloe impiadrata con nino paffo, V.ironiclm pefi-uer mef a f o p ri.

Brionia cocca nel olio,fino chejiadisfatta, er unta fa» prati male. fiori di lambrufca brufeiatì impiaftrati con mele. Ruggine di ferro applicata al male. Acacia unta al luogo. foglie di rbu impiaibrate con aceto, cr mele, foglie di marrùbio tifate fìmilmente. Radici di cinqucfèglìo applicate al male. Latte di.titbimalo ebaracia mejjo fopra.

Aceto fomentato. Alume difjolto in acqua. Sale applicato in poluere. Alli panaricci. ìncenfo impiagato con mele. Limatura d'auorio [farfa per fopra. f oglie di paronichiape[ìe,cr legate f ipra, A Jeuar tiia le unghie corrente. Pece liquida polla fopra. Seme di lino con altrettanto nafturzo cr mele. Hocidicipreffoligate fopra. Radice di qual fiuogli lapatio cotta in aceto,&■ impia firata. foglie,irradici di ramioncotopelle cr tigate fopra. Chelidonia minore impiagata.

TAVOLA

MEMBRA E S T R E M E Vifchio incorporal o conpoluere de orpimento crup* plicato al luogo. A.lume [farlo fopra in poluere con acqua. Solfo incorporato con terebintlnna. Sandaracha minerale applicata con pece. feccia di nino brufeiata cr incorporata con ragia. Vuapaffu impiastrata oue le unghie fieno fmojjc. Alle percofle delle unghie. Bulbi impiaftrati con polenta. Alli calli. fomento di farina di grano meffo fopra. Alle uarici. Radice di cirfìomeffa fopra al luogo del male. A i dolori dei lombi. Radice di ecchio beuta. Cbameleuca impiastrata. Alle infiammagioni delle anguinaie. Piede di lepre herba applicata al luogo. After attico applicato in fui male. Alle rotture intcftinali. Noci di ciprcjfo ligate fopra. fiori di melagrani mef i nelli impiastri. Simpbito pctreo impiaflrato. Cinquefòglie beuto. foglie ài coda di cattaUo beute cr parimente la radice«. Aloe impiafirata fopra. Allehetnie camole. Cenere di farmentt impiagato fopra con acqua.

D E L L I R I ME D I I

S E MP L I C I

CAVATI

D A D I O S C O R I D E , C H E SI C O N V E N G O N O I N T O R N O ALLA

CVR A D E L L E F E B R I ,

POSTEME, F E R I T E , VLCERE»

dislogagioni,& rotture d o lía del corpo hum ano, & parimente intorno alla cura di tutti li ueleni. F E B R I ALLE FEBRI

T E R Z A N E ." '^

A g n i fregatifopra pezzate di tela,et li gatiin fui fronte,et fopra le tempie. Verni terrcftri cotti co grafo di oca, cr impiaftrati. Tre radici tutte intere dipiantagine beute con tre ctathi di mno cr altretanti di acqua. Tre fòglie di trifòglio bituminofo, cr altretanti grani del fuo fme beuti. Hipérico beuto con uino, Il terzo nodo del fuño della berbena numerando dal nafeimento infierne con le figlie che lo circonda* no beuto. Seme di helìotropio al numero di quattro grani beuto auantì che cominci la fibre. Succhio di procacchia{cioèportulaca)beuto.

F E B R I ALLA Q U AR T A N A . Cimici delle lettiere beati al numero di fette. Quattro radici di piantagine beute tutte intere con quattro ciatbi di uino,cr altretanta acqua. Vermicelli chefi riirouano nei ricci del diffaco attica cati al collo in cuoio oueramente al braccio. Ruta faluatica beuta con uino. Hipérico beuto con nino. Quattro rami di cinquefòglio beuti. Il quarto nodo del fuño della berbena fupina;nume* randa il primo da terra,con le fòglie che lo circón* daño beuto. Seme di heliotropio al numero di quattro grani beuto aitanti al paroffmo. Alle febri lunghe. Dicottione digalli uecchi beuta. Agarico prefoin beuanda. Vino melitite beuto,dout lo fomicho fuffe troppo in* debilito. AIU


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Meramente i capi foli applicati pefti con farina d’orzo. Seme di Ìufquumo pollo infui male ìfìeme co lefoglie, foglie frefche di mandragora infleme con polenta. Radice di briona cotta nel uino er ufata per impiaftro. foglie tenere di fambuco oueramente di cholo conpo lenta. Endico impiaftrato per far rompere. Semboladi fomento incorporata con aceto zrdifte* fa fopra. Pane di farina di grano cotto in acqua melata, cr in­ corporato con herbe buone a fìmil male, & im* piaftrato. fior di farina di grano incorporato con acqua melati o ueramente con olio cr farina. Sefamo impiaftrato. Alli carboncelli. Foglie dì lìguftro pefte & applicate al male. Pece liquida impiañrata con mele,er uuapaffa,oucfti bifogno di rompere, Foglie di ciprejfo trite, er impiaflrate. foglie di fabina applicate con uino. Oliue immature fleche er impiaflrate. Hoci uecchie pefte cr fafeiate fopra. Dicottione di calamento dato i bere» Sterco dì colombi incorporato con feme di lino, Panace berculeo impiaftrato. farina di orobo impiaflrata. Radice er feme di jmirnio bruti con uino melato« farina di lupini applicata con aceto. Pirethro unto alla jfchena. Cauolopeftocon fale cr ìmpiaflrato oue fta bifogno Lafero bcuto con pepe e r inccnfo nel uino. di rompere. Coniza unta con olio. nafturtio mefjo in fu'l male. Seme di cori bcuto con uino,cr pepe. Porri impiaftrati con fale. Radice di bugloffa beuta infleme con il feme4 Panace hercúleo impiaftrato. Seme di periclimeno unto con olio. Coriandro incorporato con uuapaffa, cr mele Lafero unto al luogo. P O S T E M E , Latte di tithimalo charada unto al male. Vua paffa sfiocinata,cr impiaflrata con ruta. Alle infiammagioni cioè flemmoni, Aiforoncoli. foglie frefee di canne pelle,or legate fopra. fermento(jdoèlieuìto)di grano applicato al luogo. Ghiande pefte>zr impiaflrate. Helftne impiaflrata. Sane di rhu applicato con acqua. Sale applicato abitua paffa,oueramente con grafjodi Lupini macinati er applicati con farina d’orzo, ZT porco o con mele. acqua. Radice di anfòiiUo cotta nella fèccia del uino cr im­ Succhio di ombilico di uenere meffoper intorno. piastrata. Piantaginc impiaflrata. foglie di ephmero cotte nel uino, cr meffe fopra. Radice di amphodiUo mcjjafopra con farina di orzo. foglie di amendue le ortiche meffe negl'impiaftri. Aceto applicato con lana fucida oueramente con le Radice dì leontopodio portata adojfo. ■‘fogne. Radice di cocomero faluatico impiañrata con terebin Rha Pontico impiaftrato con aceto er jpettalmentt tina. nelle infiammagioni di lungo tempo. Succhio di fcamonea impiaftrato con olio, o neramen­ Pulcgio impiaftrato con polentj. te con mele. foglie di toftilagine trite er impiastrate con mele, ] Liquore di radice dimoro unta fopra al male. Parthenio impiaftrato. Succhio di taftia impiaftrato con mele, Lonchite feconda fafeiata fopra. foglie di picnocomo impiaflrate. Radice di canape faluatico impiaflrata. Sandaraca minerale impiaflrata congraffo. Poligono impiaftrato. Pietra aflapoluerizata.cr incorporata conpece tiqui• frutto di tribolo marino fafeiato fopra. da o con terebinthina. Radice di xiride impiaflrata con aceto. • Terra cimolia unta con aceto. AcchiUea applicata. Alle cancrene. ’Belfltie ufata nett’impidftri. foglie dì rhu(ctocfommcco)impiaflrate con mele cr Lichene diftefa in fui male, aceto. foglie di uerbcnaca fupina,oue Titftammagionc fìa di Succhio di melagrani meffofopra al male. lungo tempo. Noci ueccbie pefte er legate fopra. Soglie di papauero impiastrate infleme con i capi, Lifcié

Alle febri chiamate hepiale. foglie 4»ìufquumo beute d numero di tre o uerametb tc quattro. Al parolìfmo delle febri» Senape ftarfa fopra ¿cibi. Seme di fmintio bcuto. ¡Pepe bruto. * Ruta data ubere, Sagapeno prefo in bcuanda. Anthemide ufata ne i crifteri. Succhio di poligono batto una¡bora aitanti al princi* pio. foglie di cinquefòglio beute con acqua [dolce onerarne te con uino inacquato. Allafebrc etica. Procacchia impiaflrata in fu la bocca dello flomocho cr parimente [opra gl'bipocondrij. Al freddo delle febri. Pepe bruto. Agarico prefo al pefo d'una dramma. Antologia tonda beuta auanti che uenga il parca fifmo. Abrotano unto con olio.


POSTEME ftfcia di cenere di fico applicata calda con le[fogne,

»

farina di Gioglio impiaftrata con [ale er con top fano. rarina di ceci incorporata con orzo,er con mele. Lenticchie inficine con meliloto, rofe [ceche, gufci di melagrani,olio rofado er acqua [alata, farina di orobi impiaftrata. Cauolo lc[)o impiaflrato con mele. Bulbi applicati cofi [oli, er con mele. Lafiro unto al luogo prima [rarificato, foglie di gdioßi,ferne,fufti, er [ticchio applicati al male. foglie di quel ucrbafico cheproduce i fiori aurei legate [opra al male, Latte di tithimalo caracia unto in[ul male: Radice di brionia impiaftrata con[ale.il chefanno pa rimentei frutti,er le figlie. y uà puffi sfiocinata er impiaftrata con [ale. Alle erifipele. Zaffarano applicato con cofe frigide, foglie di cipreffo impiastrate per [e [ ole,er con pop lenta, foglie di rhamno ligate in[ul male, foglie di liguftro impiagate. Rofe meffe neüi impiaftri conuenienti. Succhio di acatia jparfo[opra il male, foglie d’oliuo [aluaticopefte, er ligate [opra al mi* le, foglie di mirto impiaftrate con olio omphdcino, o uè» ramente con olio rofado,er uino. Sangue menftruo applicato all’intorno. Sterco di capre montane cotto con aceto o neramente con uino, veccia de orina humana unta infu’l male. Lenticchie impiaftrate infreme con meliloto, rofe fic? che,gufci di melagrani,er olio rofado. Maina cotta nell’olio,impiaftrata. Cauolo tagliato minuto,er impiaflrato conpolenta, Procacchia impiaftrata con polenta, fiantagine applicata conterrà cimolia, er cerufa. Radici di endiuia,erfiglie impiaftrate con polenta, Foglie de ifitide impiaftrate. Acino berbamefto netti impiaftri. Succhio di ruta unto con aceto,er olio rofado. Coriandò impiaflrato con pane,er conpolenta. foglie di giglio applicate con aceto, foglie dì tofiildgine trite,er applicate con mete, Parthenio impiaflrato con i fiori. Poligono pefto,erfa[ciato[opra al male. Radice di anchufa impiaftrata con polenta. Radice di licoftide ftmilmenteapplicata. fiore di rouo Ideo impiaflrato [opra. Helfìne applicata al male, Radice di cinquefiglio cotta er aggiunta netti impia=»

fin, Verbena retta unta con aceto. Capi di papauero tagliati minuti,er applicati con po» lenta. foglie di [olatro commune impiaftrate con polenta,er parimente il [ticchio. Radice di mandragora unta con aceto. $ifcckio di cicuta applicato al mée.

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P O S T E M E Succhio di ombilico di uenere unto att’intorno. Mucittagine di f me dì pfittio applicatofft male. Lente paluftrc fafeiota [opra al male. Toglie di ricino impiaftrate con aceto. Sempreuiuo maggiore applicato al luogo. Stradone meffiin fulmale. Aceto applicato in qual fi uogli modo. Ruggine di fèrro impiaftrata. Chalciti diftefa [opra al male. Sale applicato con hiffopo er aceto. Alle formiche. Succhio di acatia unto al luogo, foglie di mirto applicate con olio omphacino, o uera* mente con uino er un poco di olio rofado. foglie di oliuofiluadco trite,er applicate. Sterco di capre montane cotto nel uino oueramente nell’aceto. Lenticchie impiaftrate con meliloto, rofe fiche, gufici di melagrani er olio rofado. Succhio di helfìne incorporato con cerufa. Piantaginc applicata al luogo. Chelidonia maggiore impiaftrata con uino. foglie di rouipefteer applicate al luogo. Succhio di Solatro unto con cerufa,lithargirio,er olio rofado. All’epinitide oueramente cflere. Sterco di pecora o di capra impiaflrato con aceto. Cauolo tagliato minuto er applicato con polenta. Piantagine applicata in qual fi uogli modo. Toglie di cocomero unte con mele. Foglie dì porro con [omacchi. Ajfenzo applicato con acqua• Coriandro impiaflrato con uua paffa er con mele. Vifchio diftefo[oprapezze di lino.erfafiiatofopU. Seme heliotrapio applicato al male. ' y uapajja sfiocinata er applicata con ruta. Alle Scrofole. Radice de iride illirica cotta er impiaftrata. Pece liquida impiaftrata con farina Aorzo >ZT orina di fanciulli. fichi ficchi cotti er applicati al male Carne dì uipera cotta er mangiata ne i cibi. Sangue di donnola unto al male. Cenere di unghie di afino incorporata con olio. Sterco di buoi che pitturano att’herba impiaflrato. Farina di gioglio cotta confterco di colombi er uino. farina difaue impiaftrata con mele er fiengreco. Lente cotta nell'aceto infìeme con meliloto. farina di lupini applicata con aceto. Rombico cotta,er impiaftrata[opra al male. Piantagine applicata con file. Radice di piantagine attaccata al cotto. Senape iippiaftrata con folfi. Nafturzo in corporato confilamuoia. Pepe applicato con pece. Coriandro applicato congufici di faue. Galbano impiaftrato [opra al male. Aparine applicata con fogna di porco. Toglie di meliffi applicate con [ale. Althea cotta con uino oueramente con acqua me • lata.

Radice di cinquefiglio cottac r tagliata minuta. Lafero


P OS TE ME in fero incorporato con cera . Succhio di ombilico di ucnere unto per intorno voglieJrefche di mandragora applicate con polenta , Semprenino terzo legato [opra. Voglie, fu fli , Jane , cr fucchio di gallof i applicati al

m ie . Quattro rami di buniofalfo beati c r legatifopra, Adiamo impiaferata. Te ili di fornaci pefli cr incorporati con olio c r cera. Radici s fo g lie di cappa» trite, er applicate.

A i tenconijouero pannocchie. Toglie di olinofaluatico unte con mele. Vichifeccbi cotti er impiagati . Sterco di buoi che fanno alla paftura impiaflrato. Tanna di lupini impiastrata con aceto. Atriplice impiajirato tanto crudo quanto cotto. Viantagine applicata confate. Bulbi U fi impiaftrati con polenta,c r g r a fia di porco

voglie de ifatide im piagate, lu n g o legato fopra Abrotano incorporato con farina d’orzo » o lio , cr acqua . Acino berba polla f opra al luogo. Seme,cr fiori di panace afclepio mefii ne gl!impiaflri. Coriandro impiaflrato congufici dìfa u e . Armoniaco impiaflrato,. Qnobrichi tagliata minuta,cr impiaflrata.

Radice fuperiore di gladiolo impiaflrata con farina di g io g lio ,cr acqua melata. Vfdlio applicato con aceto,er acqua di rafie. Teglie di mandragorafrefebe applicate al luogo. Foglie , fu fli, fiori, er fucchio di galiofi applicati al luogo .

Toglie di per fonata ( cioè lappola maggiore ) unte con g ra fia , c r d iflef fopra al male. Picnocomo impiaflrato. Conizameffane gl'im piaflri. leccia di uino meffafopra al luogo A rifoluerci tumori. Granchi de i fiumi pelli, er legati fo p ra . Seme di lino impiastrato. Tdrina difirn greco meffa negl! impiaflri. Radici di cappari, er parimente le foglie pefle ligate fo pra. Radice difnirnio impiaflrata. A m oniaco unto fopra al male. voglie c r fiori dì bupbtbalmo incorporati con cera, voglie f r e f he di mandragora impiaflrate con po=s lenta. Toglie, f,u fli, f em ecr fucchio di g a lio fi applicati al luogo. Rgìlopa impiaflrata. Diphrige incorporato con terbentbina, c r olio ic r cera. Victra pirite meffafopra al luogo. Rietra alabastro abbrufiata er incorporata con ttfc» già c r pece. Terra cimolia applicata al luogo. Alli fcirrhi. Sangue di toro applicato con polenta. Sterco di buoi che fanno alla paStura impiaflrato. latrina digioglio cotta in uino inficine con flcrco dì

P O S T E ME colombo. Seme di lino cotto infìeme con nitro in li fid i fatta con cenere di fico. Hidropcpe pcjìo er falciatofopra al male. Radice di canapefaluatico mcjfafopra.

A i cancuri. Cenere di granchi difiumi cotto con mele, cr applica* to al male. Seme de irione trito,cr applicato fopra al male Ortica impiaflrata. voglie,fufli, feme, cr fucchio di galiofi mefio fopra al male.

A tutte le forte di enfiagi oni. Graffo di porco impiastrato. Cauolo tagliato minuto c r impiaflrato con polenta, Zucche fafeiate f?pra. Seme di xanthio trito,crfa rfo fopra al luogo. Bulbi lef i infeme con polenta,cr impiajìrati con gra* fida di porco. Seme di lino meffo neUi impiaflri. Seme difiengreco ufato fimi¡mente. Cipolle cotte,cr impiaflrate confichi,cr uuapaffa. Radice di narciffo impiastrata. Radice di brionia cotta nel uino cr applicata. Toglie di ifatide diftefefopra al male. Radice difnirnio impiaflrata. Tragorigano applicato conpolenta. Menta ufata nel modo medefimo. Toglie di maiorana incorporate con cera. Dauco impiaflrato. Radici di libanotide applicate fopra al male. Nigella impiaflrata con aceto. Homino applicato con acqua. viori di bupbtbalmo incorporati con cera, Radici di althea cotte impiaflrate. Kadice di canapefaluatico impiaflrata. voglie di anagirifafeiatefopra al male.

Poligono mcjfo nelli impiaflri. Radice dì xiridc unta con aceto. Uclflne meffafopra l’enfiagione. Radici di cinquefoglio cotte c r applicate al luogo, voglie di ucrbenacafupiita impiaflrate.

VflUio unto con aceto,cr olio rofado. voglie di ephemero cotte nel uino voglie di citifo applicate con pane nel principio. Radice dì cocomerofaluatico applicata con polenta. Chameflce trita,cr legata infui male. Seme di Picnocomo impiaflrato con polenta. Rndicoflparfiofopra con acqua, veccia di uino cruda perfe fola, oueramente con fòglie di mirto.

Alle pofteme chiamate adipinc. riori di cbrifantkemo incorporati con olio, c r con cera.

Alle pofteme chiamate meliceride. R ombice impiaflrata con olio rofado,cr zaffardno. Meliloto applicato con acqua. Vud paffa sfornata pefla , er impiaflrata infime con ruta.

Alle enfiagioni caufate da pcrcofte. Cauolo tagliato minuto c r impiastrato con polenta. Zucca frefcha applicatafopr a tenfiagione. I Hidropepc r


P OS T E ME Jiidropepe lecito fopra di nule, Tbimo fafia to infui male. Tkimbraflmilmente ufata.

Alle liuidezzc per fatigue ftrauenato. Cdfeiofr efebo impidflrato. Lanaf uccìda infufa in olio,zr aceto. urina difune incorporata con mele cr fiengreco, rama di lupini ufataflmilmente. Rafflano impi afirato con mele • Cenere di aglio brufeiato ufato jìmilmente. Senape impiañuta. ìhdropepc ligato infui male. Ptarmica impiaftrata infierne con i fiori. Bulbi applicati per lor foli,oucramcntc con rofii di otti, Kha politico incorporato con aceto. Aloe applicato infierne con mele. I iijuorc di laferpitio unto al luogo, A fililo incorporato con mele. Acqua marmafomentata calda, Hi/fòpo impiafirato con acqua calda. Calamenthomeffo fopra con uino foglie di maioranafecche incorporate con mele. Ciminofaluatico manicato con mele cr uua paffa , cr mrflo dipoifopra al luogo. Arnmipetto,cr incorporato con mele. Aceto melato unto fopra al luogo. Succhio di tbafiia &• parimente la radice incorporati con altrettanta cera, er incefo,cr fattone impiaftro filamente per due horc,cr dipoi tolto uia, cr fomen talo il luogo con acqua marina. Brionia catta con oliofino chefia disfatta cr applicata Sale unto con mele.

F E R I T E . A confolidarc le ferite < Toglie di ciprelfi.tr ite. Toglie di olmo, ma molto pi» la [conca di dentrofotti*

tefafciandonc leferite. Liquore diJicomoromeffo fopra. M ona dì olio cotta in un uafo di rame, Battoli immaturipefii. Seme di làtice,cr parimente le fog lie. fiori di pomi granati petti c r applicati al luogo , Ìncenfo farfo in poluere. Cenere di lana brufeiata. foglie di cauolofaluatico. A egemone legata infui taglio. Succhio di regolitia unto infu i male. Radice di centaurea maggiorefrefcha impiaftrata. foghe di centaurea minore,pe[le,cr impiaftrate. A chillea applicata al male. Radice di poterlo tagliatafittile , & legata fopra al luogo. Radice definim o ufata Umilmente. Aloe polucrizato fopra. Sarcoc ollx auffa nel modofudetto. Folicnunonc mejfo con acqua. Polio impiaftrxto. Scordio tifatoJìmilmente. foglie di coda di cauattoffiarfe in poluere, F oglie di ioncbitefafeiate fopra ,

PERITE AIthea cotta nel uino,oueramer,te in acqua melata, foglie di fidente impiattrate. Cbamcpitkio unto con mele. Siderite feconda mrffafopra, Poligono inipiattrato. Voligonato jìmilmente tifato. Simpbito petreo meffo fopra . Simphito maggiore tifatofìmilmetue Succhio di dimeno. Sideriti tutte ligate fopra. Radice di licofiide impiaftrata. Seme di bafilico polucrizato fopra. Radice di gramigna tagliata minuta ,c r mejfafopra • Coniza applicata al luogo. Cinquefoglio impiaflrato. Grana da tingerefcarlato applicata in poluere. Verbenafafeiata infui taglio. voglie, c r fiori di erìgerò applicati con poluere de in* cenfo . foglie di uerbafeo meffe con aceto. Spognc marine applicate con acqua, oueramente con aceto inacquato. Lanafuccida infufa in uino ò in aceto,6 in olio, foglie di dragonica cotte nel uino. Toglie de ifatide impiattrate. Millefoglio ttratiotcfafeiate infiu'l male. Pietra morocbtho poluerizata.

A riftagnare il fangue delle ferite. Succhio di fòglie di olinofaluatico. Galle abbruciatefiente nel uino,o ncli aceto,o nellafa* lamuoia,crfparfc in poluere. fiori di melagranipoluerizati. noci di ciprefio applicate in poluere infteme con Ufo• glie deli’albero. Ìncenfo polucrizatofopra. Cenere di ranocchie brufeiatepoluerizata. Tele di ragni dittefe fopra. Sterco di capre montane con aceto. Sterco di afino tanto crudo, quanto bruficiato co aceto foglie di fiche applicate. Procacchiafrefcha impiaftrata. Piantagine ufataflmilmente. Radice idea pefta c r poluerizata. voglie de ifatidefafeiate fopra. Saluia poluerizata. fiori digalio ufati flmilmente. toglie di androfemojmpiaftrate. Cinquefoglio applicato al luogo, penice legata al membrofirito con lana roffa. Lichene fafeiatafopra. Radice di afiragalo poluerizata. Seme di iufquiamo bcuto con acqua melataci pefo tf* uno obolo. Millefoglio ftratiotc applicato al luogo. Sangue di drago polucrizato. Alumc meffo dentro. * Solfo ufato flmilmente. Gefio polucrizato fopra. f Spoglie nuoue benfecche & uote legate fopra , Cenere delle mede[ime applicata con pece. Erctria terra poluerizata. Stibio mefio dentro inpoluerc. A Stagnare


F E R I T E A (Ugnare il fangus delle ferite del ceruelio« Ceratilo digitili beato. Stibiopoluerizato [opra.

A disfare il fanguc apprefo. Thimo polucrizato,er meffofopra. Timbra parimente.

Alle ferite fatte da arme auuelenate. Succhio di dittamo tanto beato, quanto applicato al male.

A incarnare lejofla feoperte. iride illirica poluerizata[opra. Radice di panacc herculeo impiastrata. Mirrba impiagata con chiocciole ten eb ri .

Alle ferite de i pannicoli del ceruello'.

F E R I T E ChrifocoHi Kpoluerizaùfopra il luogo '. Qchra Diphrige Orpimento Pomice Corallo Fiore di pietra afta j Pie tra pirite incorporata con ragia.

Aconfolidarlefcritein ultimo cioè cicatri­ zarle . ' Canonia lanata poluerizata f òpra. Piombo lattato ufatoUmilmente.

V L C E R E.

'Suturo applicato al luogo.

Alle infiammagioni delle ferite. Sterco di buoii che pasturano alla campagna inuotto in fòglie di cattolo, ex / caldaiof otto la cenere calda ex meffof òpra al luogo. Toglie di pino,ex di pezzo trite,exfafeiatef opra . • Farina difaua meffa neUi impiastri. ram a iìlupini tifatafìmilmente. Stratiote impiagata. Millefoglio applicato con aceto. fio ri di lambrufca mefii negl’ impiastri. Verderame applicato al luogo .

A tirar fuorc ogni coìa che fufie fitta nelle fe­ rite. Chiocciole tcrrefhri pefte con illor gufeio ex appiè» cate. C a m falata di quel pefche che fi chiama [liuto meffa fòpra laferita . Capi di lucertole tagliati minuti ex mef i in fu i luogo. "Bulbi mef i negli impiaflri. Uorminct applicata con acqua. A nagaUide impiaflrata. Radice di narciffo impiaflrata confarina digioglio . Ariftologia tonda meffaf 'opra. Dittamo impiaftrato. Radice digkdiolafuperiore impiastrata con incenfo. Radice di xiride applicata al luogo. roglrt,feme, ex liquore di tragiomefifopraal luogo. Seme di Picnocomo impiaftrato con polenta. Radice difpina acuta applicata f òpra. Radice di canna pefla er poftafòpra laferita . Senape impiaflrata.

A Icuar uia la carne fuperflua. Gatte applicate in poluere. noccioli di dattoli abbruciati, lauati, er applicati in poluere. Gufci di ricci marini brufeiati er jparfl[opra. Cenere di purpure brufeiatefìmilmente. Cenere di unghie odorate ufata nel modo me demo. Capi di fmaridi pe[ci brufeiato er applicato in pota utre. Cenere di lana abbruciataJparfafopra. Scordio [ecco poluerizato fopra. Rame brufeiato,exfior di rame poluerizato. Piombo lanaterj Stibio 'Cithargirio > Cerufy

Alle ulcere corrofiue che uanno pafccndo la carne. Corteccia di pino,ex di pezo trita con uetriolo. Dicottione di lentifco applicata. Foglie di cipreffo trite ex applicate. Toglie di amendue le fabine úfate fìmilmente. Foglie di qual fi uogli fpetie di rbamno. -fiori di ciño applicati in poluere. foglie di olinofaluatico trite ex applicate. Tarlatura di legno poluerizata. Oline mature brufeiate,ex poluerízate. Inuoglio di dattoli applicato in poluere. Foglie di mirto trite ex applicate con oliofatto il olì• ue immature ,oucrámente con un poco di olio ro» fado,ex nino. Mandorle amare unte con uino. Capi difmaridipefei brufeiati ex ftarjì f òpra al male Salamuoia di pefei meffa infu’l male. Fiele di tefluggine unto al male. Farina di gioglio impiaflrata con[ale ex con raplano Seme di lino cotto con nino. Farina di orobi impiastrata. Rdpbano trito ex applicatof òpra. Foglie di bietola diftefe in fu i male. Viantagine applicata iu qual fi uogli modo. Radice di dragontea tagliata minuta con brionia ex mele. Radici,ex foglie di anfodtllo con uino. AnagaUide trita. Foghe di hederá cotte uel uino. Radice di chelidonia maggiore nel modo medaño. Foglie d’ifatide meffefòpra . Ariftologia tonda poluerizata ex fparfa in fu i male. Radice di chamcleonc nero méfia nclii impiaflri. Fulegio uerde impiañrato. Maro legatof òpra al male. Fiori,ex feme di panace afclcpio applicati al male. Foglie di paftinaca faluatica pefte, e r applicate con mele. Coriandro incorporato con pane,ex polenta. Foglie di marrobbiopofte f òpra con mele. Datte di tithimalo carada fparfofopra al luogo. Agrefto incorporato con aceto. Succhio di cicuta unto infu i male. Scmpreuiuo maggiore applicato in qud f i uogli mo­ do.

Spondilioapplicato conruta. I

»

Potta


VLCERE Poligono mcffofopu. "Berpena bollita nell'aceto. r i foglie difolatro commune impiafirate con por di pò» lenta. Aceto fomentato. Salamuoia.acctofafomentata. voglie di petafitcfa f :iate jopra, Squama di rame¡farfa infui male. . Verderame tifato futilmente. Sale arroüito,*? applicato con polenta. Tèior di fale Jparfoin polucre. illaiditi ufato fimilmente. Diphrige mcffofopra poluerizato. Pietra afa trita,*? applicata con aceto, piume con il pari ptfo di galla abbruciata applica* to con mele.

Alle ulcere antiche.

fiori di cifto applicatifopra. Ccntaurca minore ufata in qualfi itogli modo. Radice appuntata di panacc berculeo. Vifco unto con inccnfo. Chamedrio applicato con mele. Succhio di fòglie di gigli cotto in uafi di rame applica* to con aceto,*? melescordio trito incorporato con mele. Radice di anebufa cotta nell’olio e? incorporata con cera, Vcrbcnacd trita applicata con mele. Radice di astragalo impiaftrata. Radice di talittro ufata fimilmente. Toglie di lappola maggiore fafeiatefopra. Agre fio inficine, con aceto. Spoglie mone fecche,*? notefafeiate infu i male • Tiore di pietra aftafecco ffiarfo fopra. Alle ulcere maligne de malagcuoli da fonare. Viantagine applicata in qual fi uogli modo. Radice di dragontea tagliata minuta con brionia * ? mele. Vctafitc applicata fopra . pfillio trito,impiaftrdto con mele. Toglie,radici,*? frutti di brionia applicate con fa» le . Radici di felce femina trita *? mejfafopra. Cammiapoluerizata. fio r di fate mcffofopra in pokere. vior di pietra afia con mele. Vietra oftracite ufata futilmente.

Alle fittole,& ulcere cauernofe. Dìcottione di radici di ìride illirica meffa dentro con lafìringa,cioè con lo fchizzatoio . Graffo di porco mcffo dentro. Mele applicato fimilmente. Succhio dipiantagine fchizzato dentro. Succhio di radice di dragontea mefjo dentro con mele Ariflologia tonda applicata con iride,*? mele. Sphondilio, * ? le mondature della fua radice legato fopra ouefia dibifogno di leuare U cattofità dette fijìole . Cinquefiglio applicato confale *? mele. Succhio diftratipte millefiglio fchizzato dentro. batte di tithimalo caracia ufato nel modo medemo. Agrefio incorporato con aceto rneffo dentro,

VLCERE Chalciti ¿¡(folto à modo di collirio con acqua Cr niefj» dentro. Cammìa applicata al luogo. Spogne nuoue infufe in inette cotto *? applicate. Gentiana ufata in qual fi uogli modo.

Alle ulcere callofe. Radice di capparofecca*? applicata. Verderame compoño con uetriolo a modo di collirio . Spogne nuoue ñrette confipago, *? meffe dentro per tafia oue fia bifogno di dilatare.

Alle ulcere caufatc da medicamenti corrofiui. Latte fogni animale applicato al luogo.

Alle ulcerefordidc. voglie d’oliuo faluatico peñe,*? applicate conmele • Iride illirica fimilmente. Oline immature pefte ligóte fopra. Tercbinthina mejfafopra al male • Pece liquida applicata con mele. Gufci di ricci marini brufeiati *? mefiifopra • Cenere di porpore ^ ufci*te\jb a rfe fopra. Cenere di unghie odorate J u rarina di orobo impiaftrata. Cauolo applicato con farina difiengreco * ? aceto. Radici e? foglie di amphoditto impiañrate. Radici di capparifecche *?poluerizate. Radici di anemone impiañrate. toglie di hederá cotte nel nino. Chelidonia maggiore applicata confogna di porco. Ariftolocbia tonda mejfaui fopra in polucre. Radici di libanotide fecche applicate con mele. Ballote impiañrato con mele. Toglie dì marrobio úfatefimilmente. Toglie di berbenafuppina impiañrate. Radice di narciffo applicate cum farina di truo ©r mele. Radice di brionia meffa confale *? parimente ilfrutto. Verderame cotto con mele *? applicato. Rame brufeiato in polucre. Vrtica di qual fi uogli forte trita *? applicata. Radice di peucédano in polucre. * ■ Cammiapoluerizata. Mele liquore mcffo nel male. Fompholige applicata in qualfi uogli modo. Salamuoia infufa. Alume ufato in ogni modo. Tiore di pietra afia inpoluere.

Alle cotture di fuoco. vrutti di platano triti *? incorporati con graffo. Dicottione difoglie di ligufiro fomentata. fio ri di ciño applicati con olio,*? cera. Gomma di Acatiapefia e? incorporata con uuoua oue f i uoglia prohibiré le uefciche. Toglie di mirto crude cuero brufeiate incorporate con olio,*? cera. voglie di moro trite * ? applicate con aceto . Inccnfo poluerizato applicato con graffo di oca oue* r amente di porco. Cenere di buccine impiaftrata, Cenere di mituli brufeiati meffafopra. Cenere di unghie odorate ufata fimilmente. C (nere difearpe uecchie abbruciate poluerizata.

Graffò


VLCERE Graffo di porco unto al male. di pecora incorporato co olio rofado et cera di colombi -, applicato con olio, er feme di di galline 5 lino, Seme di ftfamo incorporato con olio rofado. Malua cotta nell'olio. toglie ucrdi di bietola applicate, Cenere di cauolo brufciato incorporata con uuoua. Latte di lattuga faluatica incorporato con latte hu* mano. Foglie di hedera cotte nel uino , e r parimente i fiori in corporati con cera. Radice di acantho impiagata. Seme di ruta faluatica, e r parimente le foglie appli* cate. Colla di toro onero di pefee disfatta nell'acqua oue j ì uoglia prohibirc le uefciche. Lanugine di tipha incorporato con graffo di porco la* uato. Radice di bemerocaUe impiastrata. Foglie di altbea impiastrate con un poco di mele. Foglie,er feme de biperico a modo d’impialbo. Seme e? foglie di afeiro ufate fìmilmente. Foglie di androfemo applicate. Radice dì ancufa cotta nell'olio incorporata con cera • Heljlne cotta,e r impiastrata. voglie di papauero cornuto applicate con olio. Foglie di uerbafeo faluatico mejfe ne gl’impiaftri. Antimonio unto con graffofrefeo, ouej ì uoglia probi* bire le uefciche. Alume diffolto in dequa“1 Sale diffolto nell'olio >oue fi uogli pxohibire le ut* Terra cimolia J /ciche. Victra pbrigia incorporata con cera. Vetriolo diffolto nell’acqua. Sangue di drago ouero cinabro unto al male Fiori digalio applicati. Radice digiglio brufeiata applicata con olio rofado, erparimente lefoglie impiastrate. Foglie di cinogloffa incorporate con graffo uecchio di porco. Foglie difambuco tenere diftefefoprd. Radice di narci/fo impiantata con un poco di mele. OUio bollito con le radici di amphodiUo.

{

Alle ulcere falline. Radici dipeponì incorporate con mele. Najlurzo pefio,er impiafirata.

Alli fichi ulcerati. Bulbi cottifiotto la cenere calda ©• incorporati con et* nere di tefte di menale.

Alle intertrigini. Suola di fcarpe ueccbìe abbruciate ,©* poluerizate fopra.

Alle infiammagioni delle ulcere. Tela di ragni meffaui fopra.

Alle ulcere profonde. ineenfio meffoui dentro. Vece liquida incorporata con mele. Veccficcca impiastrata. Midolla di offadi animali quadrupedi mefift tulli un*

guenti.

torte liquore unto 4 mate*

VLCERE Canonìa poluerizata dentro. Coralli adoperatijìmilmente. Fiore di pietra ajìa incorporato con mele. Terra eretria impiafirata. Pomice applicata in poluere.

A cicatrizarc le ulcere. Cdi porpore poluerizata.

Cm rc Aloe applicato in qualfiì uogli modo. Foglie di agrimonia tagliate minute, congraffò di porco.

er incorporate

Radice difélce/emina poluerizate. Cammiaparimente applicata in poluere. Rame brufciato poluerizato. Squamma di rame tifatafimilmcntc.

Verderame applicato con olio er cera • Antimonio Molibdena Letbargirio Biacca Cbalcitì Pomice ^applicati in qual fi Feccia di uino bruficìata modo. Calcina uiua lauata Corallo Fiore di pietra affa Tcfti difornaci arrofiidj

uogli

D I S L O G A C I O N I ,& R O T T V R £ D I OSSA. Alle dislogagioni delle gionture. Radici di canne peftc,er ligatefopra con aceto. Radice di lappola maggiore impiafirata, oue dogli U

giontura per qualchejtortura. Dieottionc di acatiafomentata. Seme di uitice impiastrato inflemc con lefog lie . Sterco di capra incorporato con olio rofado,er cera , Radici diffaragi pefie e r applicate con uino,oucramcn te con aceto. Dicottionc di pan porcinofomentata. Bulbi applicati à modo d’impiaStro. Radici di acanto ligate fopra. Foglie di maiorana incorporate con ceravoglie di anebufa applicate confarina e r con mele. Ortica di qual fi uogliJpetie impiafirata. Radici di narciffò trite er incorporate con mele, Foglie di uite nera applicata con uino. Folipodio ligato fopra. Foglie di heliotropio maggiore impiafirote. Cenere dif armenti, er di uinaccia applicato con aceto. Sale applicato con mcle,er con farina.

Alle offarottfc. Dicottionc di foglie di mirtofomentata. Lanaf uccida infufa in olio,in aceto,er in uino. Dicottionc di uerbafeo beuto. Fuligine da dipingere incorporata con cera, e? olio rofado. Dicottionc difoglie, oueramentc di radici di olmofa * mutata,erfrarfa fopra al male.

A cauar le olia rotte. I 3

Axifiologia


ROTTVRfi

~-

Ariflologia tondapefta,cr impiastrata foptd » R adite di pettceduno poluerizata, V.uphorbìomeffompoluere. * Radice dì xiridc confior di rame, Brionia t r it a i applicata. Radice di uite nera pcfta,cr impiastrata . A coloro che calcano da luoghi alti. Succhio ¿trentuni beuto al pefo duna dramma. Dicottione di radici di bacchara beuta, Millefoglio dato a bere con acquaci confate. Lifciafatta con cenere difermenti beutocon aceto,con fale,cr con mele. Alle rotture intrinfcchccaufatc da uiolentie citeriori. Dicottione di acoro beuta. Cardamomo beuta con acqua. Dicoctionc di calamo aromatico beuto confeme digra migna,oueramente di apio. Radici di balenio compofle in lettouaro con mele. Edellio bruto. Bacche di ginepro beute. Ce iride mangiate ne i cibi, Radice di alimo beuta con acqua melata al pefo etuna dramma. Radice di dragontea maggiore lefft, onero arroflito prefa con mele. Radice di ampboditlo beuta con uino al pefo duna dramma. Bulbi cotti nell'aceto,mangiati ne i cibi. Agarico beuto con uino melato al pefo di tre oboli • Succhio di gentiana beuto alpefo ìuna dramma. Arifiologia tonda beuta Serpillo beuto. Radice di centaurea maggiore beutacon uino Radici di acanto prefe in beuanda. Radice dif nirnio mangiata o dataa bere . Dicottione di leucacantbafatta nel uino beuta» Seme di abrotano beuto con acqua. Origano mangiato confichi feccbi. F oglie c7 radici di coda di cauaUo beute. » Dicottione dicalamentho datai bere. Dicottione di radici di bacchara in beuanda * Radici di libanotide beute . Sagapeno tolto in beuanda , Lafero beuto con lifcia. Galbano inghiottito. Policncmone prefocon uino. Scordio prefo con naSturtio,melc,cr ragia. Dicottione di altbea beuta Radice di alcea beuta in uino oueramente in acqua , Foglie di betonica beuta al pefo dima dramma »con acqua . Simpkito pctreo beuto con aceto melato. Radice di confolida ntaggiore prefa in beuanda. Radice di xiridc beuta con uino melato. Toglie d’elichrifo beute nel uino. Dicottione di uerbafeo beuta. Radice di brionia comporta con m e le t i fattone Idt« touaro.

Pietra sfiffa beuta.1 1

<*Ì "V

V E L E N I V E L E N I .

A i morii di tutti gli animali uclcnofi • Radici de iride beute con detto. Cardamomo beuto con uino. Nardo celtico beuto con dicottione dì iffenzo• Rbumeffa con li antidoti chefcruono a cotali morfure Cinnamomo beuto. Cafìa odorata fìmilmente beuta. Dicottione di radici di enola, cioè helenio data a bere. Bdellio prefo in beuanda. Frutti di platano beuti con uino. Fiori di erica beuti,cr parimente la chioma. Seme di uitice dato a bere. Ghiande mangiate. Noci tolte per bocca in beuanda, Gomma dì ficomoro applicata al morfo • Late difico nieffofopra la piaga. Pece liquida applicata confale trito. Dicottione di fòglie, c r di radici di paliuro beuta • CerucUo di gallo beuto con uino. Bruchi che mangiano le piante, & i coitoli neglbortì unti con olio infui morfo. fd i lepre di agnello di ccruallo di cingiate Caglio ^ diuiteUo. di bufalo di capretto di capra faluatica L di Capricorno J Sangue di teftugine marina beuto con caglio di lepre", e r cimino • Mele beuto con olio rofado caldo. Farina di grano applicata con aceto,& uino. Succhio di porri beuto con mele, Porro faluatico mangiato. Pipe prefo per bocca in qual fi uogli modo» I rirtgo beuto con uino. reucrio impiagato con aceto. Argemone beuta con uino. Agarico prefo con uino al pefo di tre oboli • Rbapontico prefo in beuanda. Chamedrio beuto con uino. Radice di gentiana prefa con uino al pefo de una dromo ma infleme con pepe c r ruta. Antologia lunga prefa per bocca al pefo duna dromo ma,cr impiafirata /oprala morftra. Dicottione d’origano beuta. Leuca prefa con uino c r impiafiratafopra il morfo« Rulegio tolto con uino. Succhio di dittamo beuto con uino. ¡(adici di bacchara beute con uino. » Seme di panace herculeo tolto con ariftologia • / Radice di ligustico beuta,cr parimente il feme. ) Sane di pastinaca faluatica tolto in poluere. Seme di anifo beuto. ‘ Radici dì afclepiade beute nel uino. Cimino prefo in beuanda con uino. Seme di mmiprefo finamente. TDelphimo


VE L E N I Dttphinio impiaflrato[oprala piaga. Lafero tanto prefo dentro, quanto applicatfi al mor* fo. Calano impiastratoal male. Clinopodio beuto. foglie di trifòglio bituminofo beute con odimele, ¡Dicottione di Polio beuta. Toglie di betonica beute al pefo di tre dramme con due feftarij di uino,P impiaftrate in fui mde. Succhio di poligono beuto. Clematite prima impiaftrata. Radice difparganio beuta con nino» Salamuoia acetofa fomentata. Terra lemma beuta. Sde impiaflrato con origano,P mete. A i morii delle uipere. Coflo beuto d pefo di meza oncia. Cofia odorata beuta. Pece liquida impiaftrata. Succhio di apparine beuto nel uino. Succhio di fòglie difranino beuto, cr parimente Ufi* glie prefe in poluere. Toglie di lauro impiastrate. Abrotano ligato fopra la morfura. Gdbano impiastrato. Origano fiefeo ligato fopra al morfo. Pollastri aperti uiui P mefifopra al luogo. Camomillapoluerizataey incorporata con act o me• lato,p impiaftrata infui morfo oue prima fìa fìa» to fomentato Untale con aceto melato. Toglie di rouo impiastrate con uino. Succhio di porri lento con una hemina di uino. Succhio di mcliffa prefo con uino. Caglio di lepre beuto. Verga di ceruo prefa in poluere con uino. Orma di quello iSteffo morduto beuta. Sembola di grano cotta nella dicottione di ruta P ap» plicata almorfo. farina di eruo infufa nel uino & impiastrata. Rafano mejfofopra la morfura. Succhio di cauolo beuto con uino,p iride. Condrilla mangiata. Aglio prefo nel uino,cr parimite applicato al morfo* Scilla cotta nell’aceto er ligata in fu i male. Succhio di anagaUide beuto con uino. Midolla di ferula prefa nel uino. Succhio di apparine beuto nel uino. Succhio-di radici di rubbia beuto infierne con le fo­ gli*' Succhio di Tribolo terreftre beuto al pefo de una dra­ ma p parimente meffo in fui morfo. Toglie di anchufa alcibiade,p parimente le radici tan* to beute,er mangiate quanto impiaftrate. Seme di ocimaSlro beuto nel uino. Dicottione di radici di fombaco, oucrunente di ebuto data a bere. Radice di brionia beuta al pefo di due dramme. Cenere di farmenti di uiti impiaftrata con aceto. A i morii delti afpidi & ferpi. Granchi detti fiumi triti crudi dati à bere con ¡Me di afina, Ttefiicoh d’bippopotamo dati 4 befe. —

VELENI Cafloreo beuto. Carne di donnola fatata p fecca all’ombra data kbc re nel uino al pefo di due dramme. Ranocchie cotte con olio,p con fole mangiate. Gobio pefee mangiato. Cimici delle lettiere beutifino al numero dì fette. Fegato di cignale mangiato frefeo p parimente beuto fecco in poluere. Gatti aperti uiui,p applicatiffeffocofl caldi fopra la morfura. Boturo ìmpiaftrato. Sterco di capre montane cotto nel uino o neramente nell'aceto,er impiaflrato. Mele beuto con olio rofado caldo. Radici di amphoditto tolte al pefo di due dramme, p parimente impiaftrate,p ftmilmcntc le fòglie,p i fiori. KaSìurtio tolto in beuanda. Seme di¡fina bianca beuto. Abrotano beuto con uino. Hiffopo incorporato con mele,fide p cimino impia» finto. Hcpcta mangiata,o neramente impiaftrata. Seme di panare' ajclepio beuto infteme coni fiori p applicato in fui morfo. Panace chironio beuto,p ufato Umilmente. Succhio di hieracio beuto nel uino. Seme di elaphobofco beuto nel uino. Tuphorbio meffo fotte la cotiga del capo che toeohi l’offo cufcita di poi fubito la ferita per ciò fatta. Leontopetdlo beuto tolle uìa fubito il dolore. Toglie digiglio bianco impiaftrate. Mcliffa beuta nel uino,p impiaftrata dìfuore. Toglie di marrobio beute. Serpillo beuto,p applicato al morfo. Ruta beuta,oueramentemangiata con noci,p fichifee chi. Thittite beuta con uino. Radice di fmirnio prefa in beuanda. Finocchio beuto con uino. Sagapeno prefo ftmilmcntc. Radici dirofmarino primo prefe nel uino. Scordio fecco beuto nel uino. Coniza impiastrata. Clematide prima beuta nell’aceto. Radice di echio tolta in uino, p beuta ptr auanti non lafcia morder da ferpente ucruno, il che fanno pari mente il feme p ie fòglie. Seme di ocimaftro beuto. Toglie di agrimonia beute nel uino,p coft il feme. Helicrifo dato à bere in uino. Toglie,p radici di uerbemea fupina beute in uino p parimente impiaftrate. Radice di mandragora impiaftrata con mele o con olio. Radice di nerio prefa nel uino. Aceto fomentato caldo fopra al morfo oueiluelenofla frigido,p freddo oue il ueleno fìa caldo. Dicottione di adianto beuta. Acqua marina fomentata. Sale applicato al male con origano hiffopo p mele. Ceneredi / amenti incorporati con accio,p impiastra

ta


VEL ENI

V E L E N I ta in fui morfo. ’Terra fumili beuta con acqua. Pietra opbite portata adoffo. Al morfo della hemorrhidci Aglio beuto,!? impiagato. Vinooptimo,!? potente beuta copiofanttnte. Toglie di ititi chefanno il uino, cotte, er incorporate con mele er impiaftrate. Al morfo della cerafta. Seme er fòglie di fifamo impiaftrati con olio rofado. Seme di raphano domestico beuto con uino. Sale incorporato con cedria,o conpece o con mele mef fo fopra al morfo. Al morfo della fcolopendra. Radice er feme di amphodillo tolti nel uino. Sale impiaftrato con mele,!? aceto. Rutafaluutica impiaftrata,!? beuta nel uino. Salumuoia acetofa fomentata• Ariftologia beuta nel uino. Serpillo dato à bere nel uino. Calamento beuto f i utilmente. Al morfo deldriino. Antologia beuta con uino. Toglie di trifòglio bitiminofoprefe in beuanid. Radice di amphodillo prefa per bocca. Ghiande di qual fi uogli albero beute. Radice di elice pefte,!? ligate in fui morfo. Al morfo della natrice. Origano trito & bagnato con acqua, e r applicato al morfo con olio,!? con lifeia. Scorze di radici di ariftologia tagliate minute inficme con radice di quercia,!? impiaftrate con farina cC* orzo,!? mele. Radice di ariftologia beutain aceto inacquato al pefo di due dramme. Succhio di marrùbio beuto in uino. Fauo di mele frefeo tolto con aceto. Al morfo del canchro. Seme di lattuca impiaftrato con feme di lino. Satureia beuta in uino con ruta faluatica, ferpiUo, er radice di amphodillo. Gentiana data a bere. Cardamo mangiato. Al morfo del topo ragno. Il medefìmo topo ragno {tracciato er mefjo fopra. Aglio impiaftrato con fòglie di fico,!? cimino. Afjenzo beutonel uino. Radice di chrifogono tagliata minuta, er applicata in fui morfo con aceto. Galbano impiaftrato. Farina d'orzo incorporata con aceto,!? mele impia» ftrata.

Acini di melagrani dolci applicati cotti al male. Porri triti er impiaftrati. Dicottionc di abrotano beuta con uino» Serpillo prefo ne! uino. Ruchetta prefa Umilmente. Noci frefeke di cipreffo tolte nettacelo. Ciclamino beuto con aceto melato. Pircthro beuto con uino.

Radice di cbameleone beuta»

Alla puntura della paftinaca marina,icorpio® ne,& drago marino. Dicottionc di faluia beuta. Tutti i medicamenti fcrittidi fopra al morfo detla ui« pera. Dicottione di ajfcnzo beuta.

Mullo pefee aperto,!? ligato fopra alla puntura. Bafìlico impiaftrato con farina d’orzo>!? aceto» Piombo fregatofopra al male. Solpho impiaftrato. Al morfo della donnola. Ruchetta mangiata,!? beuto dipoi un buon uino» Al morfo del bafilifco. Caftorco beuto al pefo d’una dramma. Succhio di papauero cioè opio beuto. Al morfo della fepa. Portulaca cotta bene, er mangiata, er parimente imo piaftrata fopra al morfo. Al morfo del can e rabiofo. L icio pref■>in pilule o beuto con acqua. Cenere digranchi di fiume al pefo di due cuccbiari bett ta infieme congentia na nel uino. Smaridipefci falati,!? mangiati. Salamuoia di tutti ipefei fomentata. Fegato del medefimo cane arroftito er mangiato» Sangue di cane beuto. Orina di cane data a bere. Mele beuto con olio rofado caldo. Grano mafticato,w impiaftrato fopra la piaga. Cipolle pefte conmele,ruta,!? fale impiaftrate. Aglio beuto con uino,!? impiaftrato di fuore. Panaci hercúleo incorporato con pece, er meffo ne gl'impiaftri. Radici difinocchio pefte,!? impiaftrate con mele. ILafero applicatofopra al male. Ballote impiaftrata con fole. Meliffa beta connino,!? meffa foprala morfura. Aliffo mefeìato con i cibi. Aglio faluatìco mangiato e r impiaftrato. Al morfo de cani non rabiofi. Mandorle amare pefte,!? incorporate con mele» Mituli pefti,!? applicati. Gobio pefee aperto,!? legato fopra. Farina di orobo incorporata con uino. Piantagine impiaftrata.

Foglie di cocomero ineffe fopra la piaga. Bulbi triti!? incorporati conmcle!?pepc trito, (¡T mefti fopra il male. Menta pefta er impiaftrata. Ortica d’ogni forte meffa fopra. Radici er fòglie di cinogloffa applicate confogna ucc» chia di porco. Foglie di fambuco,!? di ebolo impiaftrate. Cenere di farmenti applicato con aceto. Al morfo de i phalangi. Frutti di tamarigiobeuti.

Mirto beuto con buonuino. Succhio di fòglie dimoro beuto afta mifuraiuncia•

tho. lifeia di cenere dificho beuta con uino,!? confate. Grachi de i fiumi triti crudi er beuti con latte aflnin• Mullo pefte aperto er ligato infui mie»

Suedi»


V E L E N I Dicottione di mainafomentata, mrrhide beuta con uìno. Dicottione di radici digaragi con uino. Lattuga falttaiicd beuta. Seme di cori beuto nel uino. Succhio di hedera beuto con aceto. Abrotano beuto con uino. Seme di dauco p ref ofimilmente. Nigetta(cioéil /ime) beuta con acqua al pefo de una dramma. Appanna beuta con uino. Meliffa beuta con uino,& meffa n:Ui impiaflri. Toglie di phalangio beute, cr parimente i fiori c r il fieme. Toglie tenere dì giunco marino che najcono appreffio al le radici impiastrate. Radice di hiacintho beuta. Sempreuiuo maggiore dato à bere. Acqua marina fomentata. Radice di melagrano faluatito trita fottiliftimamente, c r incorporata con AriStologia,forina d'orzo con aceto cr applicata al male. Dicottione dì meliffa fomentata. Di Abrotano j Di Anifio \ P ref » nel uino al pe» Seme clmino etiopico rj'o di due dramme. (JDiceci fitluatichi j Cedride(cioè frutti di cedro)tritè,beute Grimpiafìra* te. Corteccia di platano beuta. Dicottione di noci di cipreffo beuta con uino. Dicottionc dì chamepitio prefa in beuanda. Seme di trifòglio bituminofo beuto.

Al morfo dello ilcllione. Sifamo impiagato con olio rofado.

Al morfo del cocodrillo. Sale pohierizato f opra la piaga.

Al morfo di ogni animale quadrupede. fegato di cignale mangiato tanto fi-efeo quanto f reco.

Alle punture dclli feorpioni. Cippero impiastrato. Cardamomo beuto con uino. Amomo impiaftrato con baftlìco. Tacche di lauro beute con uino. Succhio di mirto beuto con uino odorifero. ~Lattc dìfico domcftico Slittato nettapuntura. Granchi de fiumi triti crudi c r beuti con latte affa nino. Il medemo feorpione pefto c r applicato fopra, o ut• rumente aroftitocr beuto ìnpoluere. Del plnnio impiaftrato. Muttopefce aperto c r ligdtof opra la puntura. Smaride pefee falato applicato nel modo medemo. Lucertole tagliate minute cr applicate. Topi domeftici tagliati inpezzbCr applicati per fon pra. Sterco £ D‘ dfìno \ c^e ficno d^* 1 Di candito 5 beuto con uiuo inacquato. Orina humana beuuta. Tanna digrano impiaftrata con uino,cr detto» Sane di lichmide coronaria beuto con uino. Sente di lapatio acuto beuto con uino o con aequa»

VELENI Seme di acetofaprefo fimltnente. Succhio di fonclio beuto CT impiaftrato. Endiuiaimpiaftrdtd. Rhalangio dato a bere. Lattuga faluaticamangutd. Baftlìco impiastrato con polenta. Semr,cr fiori di amphoditto beuti in ttino. Abrotano beuto fìmilmcntc. Maiorana impiaftrata con aceto, er fiale. Hieracio maagiore, er minore poSli fopra la punita ra. Lafero raddolcito con olio unto al male. Atrattile beuta con pepe nel uino, er portata in ma» no. Melijfa impiaftrata. Radice di polemonid legata al membro del male. More di rouo c r parimente i fiori beuti. Toglie di quel uerbafeo che produce i fiori aurei irn» piaftrate. Succhio di chameftce applicato ala puntura. Scorpioide impiastrata. ¡{eliotropio beuto nel uino , c r parimente impiaftra* to. Acquamarina fomentata. Solfò uiuo incorporato con terebentina er meffo infu'l male. Calamento pefto impiaftrato , oucramcnte fomentato con aceto \inacquato. Galbanodiftefointela c r meffofopra al male. Farina <forzo incorporata con uino. Dicottione di ruta fomentata. Trifòglio trito,crligato fopra. . Toglie di cipreffo applicate con rutd,cf uino. Dicottione di gentiana beuta. Dicottione di pulegio prefa in beuanda. Radice di ariStologia prefa al pefo di due dramme. Sale impiaftrato. con feme di lino. Saphiro pietra applicato atta puntura.

Alle punture delle uefpe & ape. Toglie di lauro trite,cr meffe fopralapuntttra. Malua tagliata minuta er impiaftrata con olio. Toglie di ftfembro applicate alla puntura. Dicottione d’Altea beuta con aceto inacquato, Sale applicato con feuo diuitetto.

A cacciar uia li animali uelenofì. Turno fatto con rami di Ginepro. Toglie di uitice ffiarfe per terra,cr fattone fumo. Corno di ceruo crudo accefo c r fattone fumento. Graffo di ceruo, c r di elefante unto a tutto il corpo. Midolla di ceruo parimente applicata. Frutti di cedro incorporati con graffo o midolla di ceruo,cr fattone ontioneal corpo. Nafturtio fumentato. Abrotano ¡farfio per terra c r fumentato. Origano meffo ne i luoghi fioretti. Dittamofumentato c r ffiarfo douefta bifogno. Calamentho fumentato. Feucedano abbruciato. Liftmachia accefa c r fattone fumo. Nigella fomentata. Galbano meffo fopra carboni. Folio fomentato,cr ffiarfo per terra. Coniz*


v e l e n i

V E L E N I Coniza fomentata. Gagate pietra fwitentata.

A tutti i uelem. phu mejjo netti antidoti. Cinnamomo beutoPrcf liquida dita atta mifttra tfun ciatho con mele. Cedride(cioè bacche di cedro)meffo netti antidoti. Noci communi mangiate auanti con ruta c r con fichi feccbi. Succhio di radici di cinquefiglio bruto. Caglio di lepre bruto. Epipattide beuta. CaStore o beuto. Calamento prefo auanti. Carne di donnola filata, ZTfecca all’ombra prefi in poluere,zr parimente lo ilomacho empito di corian doli,er lafciato cofi lungo tempo mangiato. Latte di cagna del primo parto beuto. Iringo beuto nel uino. Boturo beuto, otte nonfujfc olio, foca l Sangue di anatra > mcjfo netti antidoti (,capretto J Orina dell'huomo medemo auelenato. Seme di rapi beuto. Scine di ruta beuto al pefo d'uno acetabolo nel uino. Seme di nagoni prefo in beuanda. Dicottione di figlie,zr radici di malua beuta,cr fie fr fo riuomitata. Seme di cauoto meffo netti antidoti. Seme di irione beuto. Laferpitio prefo in beuanda. Agarico tolto nel uino al pefo d’um dramma. Radice di chameleone bianco beuta in uino. Spina bianca portata al coUo. Seme d'abrotano prefo con uino. Ruta mangiata con nocì,zrfichi fecchi. Dicottione di apio beuta. Toglie di marrobio beute in poluere. Toglie di betonica beute al pefo d’una drama con uino. Radice di poiemonia prefi nel uino. Succhio di tribolo terreflre beuto con uino. Bacche difmilace a/pro prcf i prima,zr poi. Aceto tepido beuto.

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Cedria beuta con uino.

A chi haueffe tolto il lepre marino. Grdnchide fiumi mangiati con il fuo brodo. Latte ajìnino i , t vino pa)fi i be%? continuamente Dicottione diradici di malua beuta. Radice di ciclamino beuta con uino. Elleboro bianco prefo al pefo duna dramma con acqua melata er acini di melagrano. Scamonea prefa nel modo medefimo. Sangue dì oca beuto tepido. Alifma beuta al pefo d’una dramma.

A chi haueffe prefo botte per bocca. Sangue di testuggine marina beuto con cimino z r ca­ glio di lepre. Radicedi alifina beutaalpefo di una ò due drammecon

uino. Vino odorato beuto copiofimcnte,zr pei uomitato.

^ dJ¿ C cfppclro } aI P 'f° di due à rm m ’ A chihaucife beuto bupretìi o bruchi di pini»

Radice

o,i»

}•* »

Tichi feccht mangiali z r parimente la loro dicottione beuta con uino. Battolithebanimangiati,o neramente beuti triti con uino melato,o ucramcnte con latte. Peri di qual fi uogli forte mangiati. Lattehumano copiofamcnte beuto. Tutti i femptici medicamenti che giouano a chi baucf* fe beute cantbarette,

A chi haueffe beute fanguifughe. Salamuoia data ne i fugoli. Lafero b euto,er parimente gargarizato con aceto. Toglie di bietola beute con aceto. JNcue mefcolata con aceto inacquato. Cimici beuti nel uino,o neramente nell’aceto. Aceto beuto con file. nitro diffilto in acqua z r gargarizato. Vetriolo tifato nel modo medemo.

A chi haueffe beute cantarelle •

'malua trago

1

f .

.

Dicottione di< Malica >apphcate per ] Seme di lino . criStero \ Seme di fiengreco 1 \Jdthea J Nitro beuto con acqua melata. PignolipcSti,zr beuti con uino. Seme di cocomero peño, c r beuto con uino melato,o ucramcnte con latte. Graffi di oca beuto con uinopaffo. Latte beuto. Vino dolce beuto copiofamcnte. Corteccia d’inccnfo beuta con uino puffi, Terra famia qual chiamano fletta beuta con ]apa. P ulegio trito,zr beuto con acqua. Olio rofado,zr irino beuti con dicottione diruta. Sarmenti teneri zr uerdi di uitipefti,zr beuti con uino paffo. . . . j Brodo graffi di qual fi uogli animale.

A chi haueffe beuto falamandra. Ragia di pino data in lettouaro. Galbano inghiottito con mele. Pinocchi triti z r beuti con dicottione di chamepitio. Dicottione di ortica,zr gigli fatta nell’olio, zr beuta. Vuoua di teftugine marina,zr terrestre cotte, c r man* giate. Dicottione di ranocchie cotte infierne' con radici d‘ iringo beuta.

Al fangue o ucramcnte latte apprefo nello ftomacho. Caglio di lepre beuto. Aceto beuto tepido zr poi uomitato. Tichi primaticci tolti quando fon pieni di latte, beuti con aceto inacquato. Nitro beuto per fe f i l o . Caglio


V E L E

NI

Ciglio di qual¡1»egli animale prefo con accio. Seme di canaio beute con l if eia di cenere di fico. Sente di cotriza beuta con pepe,cr aceto. Succhio di rotto dato à bere con aceto, farina d’orzo incorporata con acqua melati, CTappi io cara in fui corpo cr in fulflomacho. Thimo bruto contano. foglie di calamentho beute in poluere.

Al colchico prefo per bocca. Origano bruto con nino paffo o con aceto melato. Latte

l ^ ^ U t o coptamente.

Dicottione di figlie di quercia atteramente di ghiande beuta. Gufcio di melagrano dato i bere. Dicottionedi ferpillofatta nel latte beuta. Succhio di fanguinaria beuto. Succhio di farmenti teneri di uiti beuto. Succhio di rouo dato à bere. Midolla di ferulafrefea beuta con vino. Bacche di mirto pejlc , crinfufe nell’acqua fino chefi difjoluino in liquore date à bere. Scorza fiottile di cavagne beuta trita con fucchio dì fanguinaria. Origano beuto con lificia. Tuttii fcmplici che uagliano contrai fònghi malcfi* chi.

A chi hauefle mangiato folatro fonnifero. Acqua melata beuta copiofamtnte. Latte di ’^ f l ^ \ beut0 coptamente. Vino dolce beuto tepito c,on feme di anifio. Mandorle amare mangiate. OHriche, gangole, cr ogni forte di flmili conchilij ma giate tanto crude quanto arroflite. . LocuSte marine,cr parimente i Gambari mangiati ne i cibi beutone la loro dicottione.

A chi hauefle prefo ¡usuiamo. ■ Corteccia di moro beuta. Acqua melata beuta ccpiofamcntt. Latte Sogni animale c r ferialmente di Aftna beuto Dicottione di fichi [cechi beuta. Pinocchi mangiati. Seme di cocomero dato a bere con uìnopaffo. •Vino falato beuto congraffo di porco f i efebo nel uino Seme d’ortica beuto con acqua. (puffo Mitro beuto fimilmente. Cicorea mangiata ne i cibi. Senape prefa in qual fi uogli modo. ', N aSturtio -j •

Aglio* Buphano

^Jbeuti con uino. j Contra l’aconito beuto. Lepre -a Capretto p.bcuti con uino.

{

Vitello J dicottione di aiuga beuta. Scoria di fèrro beuta con aceto melata. COrigano *1 dicottionedi

J

m r r o b io

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LAJpnzo J

Ib e u t ic o n m o d iA f [ fen z o .

I.

V E L E N I

Sempreuiuo maggiori~ì X C

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baiti con uino di Affenzo.

Abrotano Opobalfamo beuto al pefo duna dramma con mele oue rumente con latte,ouero beuto con trino infierne con pepe ¿¿floreo,cr ruta. Vino ouefia Slato ffento piu itolte dentro oro o argén to ofèrro afocato beuto. Brodo di Gallina fatto nella lifda.cr nel uino beuto. Brodo di carni graffe beuto con uino.

Contra al tafio. A ceto caldo beuto,or poi uomitato. Tutti i fcmplici che uagliono contra la cicuta,

Contra al tosiico beuto. CBccco " ì J Capra ¡ Sangue dì J Lepre I fritto c mangiato. I Ceruo f LCíne J Galbano beuto infierne con mìrrha nel uino. Radice de cinquefiglio beuta. Quercia Faggio Q tritacr beuta con latte.

{

Elice S Mele cotogne mangiate ouerdmente conpulegio. Antonio "l Carpobalfamo j beutocon uino.

beute nell'acqua

Contra l’opio & al papauero cornuto. Mele beuto con olio rofxdo caldo. Origano beuto con uino paffo oueramente con ofii~ mele. Radice di alifma beuta con uino al pefo di due dumi* me. Aceto beuto,cr dipoi uomitato. Sale prefo con ofiimele. Vino puro beuto con Affenzo CT cinnamomo. Nitro beuto con acqua. Origano prefo conlifcia,oueramente con uino paffo. Seme diruta faluatica beuta nel uino con pepe crcpo ponaco. Pepe beuto con cañorco in Aceto melato oueramen* te con dicottione di /aturda o di origano fatta nel uino. Brodi grafi bcuti con uino,o con fapd. Midolla di offa beuta con uino.

Contra la cicuta. Affenzo beuto con uino. Origano beuto con uino paffo,ouero,con ofiimele. Aceto beuto tepido,cr uomitato. Vino potente puro beuto coptamente c r piu uolte. Latte di uacca,cr cfafina beuto. CaSloreo prefo inbcuandancluino con ruta,CT coti menta. A momo ") Cardamomo > bruti al pefo dtuna dramma. Storace J Pepe beuto con feme di ortica nel uino. Toglie di lauro date a bere. Lafero beuto con olio, o con uino paffo. Vino paffo beuto copiofamente. Contré \


VELENI

VE L E NI Contra la ixia. Affénzo beuto con uino.

Origanoprcfo nel modo ntedeino, Aceto bcutoX? riattato indietro, Seme di ruta /alieutica beuta, Dicottione di tragorigano prefa in butani*

jerbentina inghiottita■ spica Indiana data à bere, Caftoreo tolto al pefo d’uno obolo, Hoci communi incorporate con ragia,caftoreo,& tu» ta dì modo che il tutto non ecceda il pefo duna ira« ma beute nel uino, camelea 'j tafiii > bruto con acqua al pefo etun

{

ajfenzo S

ficillico.

Contra al coriandro. Vino potente bruto per fe foio,oucramcntc co ajfenzo. Olio ben io. Vuoa fmarrite neh'olio,O' dipoi liquefatte confalamuoiaCT beute. Salamuoia beuta. Brodo di galline er di' oche copiofamentc falato bruto, Vinopafjo bruto con lifcia.

Contra al pfilio. Tutti i f empiici che uagliono contra al coriandro,

Contra l’herba fardonia. Acqua melata beuta copiofamentc. Latte beuto in quantità. Acqua calda fomentata,cr parimente olio.

Contra la mandragora. Acqua melata beuta copiofamente er rigittata,

Mitro beuta conaffenzo nel uino dolce. Olio roftdo infufo in fu i capo con aceto. Agrimonia~\

Pepe

1

Senape Strile con aceto CT odorate ffieffb. Caflorco [ Ruta J fumo di lucerna jpenta odorato.

Contrai fonghi melefichi.. : Sterco di gallina prefo in bcuanda con aceto. Mele beuto con olio roftdo caldo. Raphano mangiato o dato a bere. Ajfenzo beuto con aceto, foglie di meliffa beute con nitro. Lifcia diccneredi/armenti beutfeon filamuoiaacetofa. Satureia faldata, & beuta. Dicottione di origano in bcuanda. Accio beuto caldo,rigettato. ’Vetriolo dijjolto in acqua,& beuto.

Sale beuto con aceto melato. Toglie di pero ftluatico beute, Vuoua di galline beute in aceto inacquato con una drt ma di antologia. Radice er feme di panace beuti con uino. Feccia di uino abbruciata,v beuta con acqua. Senape data a bere, Haflurtio mangiato.

Contra al geflb. Origano beuto con uino pafio,onero con ofimele. Dicottione di malua beuta&? infufaper tutto il corpo» Olio beutoAcqua melata beuta. Dicottione di fichi fecclii beuta. Lifcia fatta di /armenti di ulti oueramentc di fico ben tacon affai nino. Origano beuto con Ufcia,o con aceto,o con uino pajfo. Tbimo beuto fimilminte. Tutti i fiempiici che uagliono contra i fònghi.

Contra la biacca. OUo fa m a r ìc in o y beutL \m n o J Liquore di olmo dato a bere. Mandorle di noccioli dipefche beute con ptifana, Dìcotriontiì

/ io t i.

Latte beuto caldo. Sifamo trito,er beuto connina. Lifcia di /armenti beuta. Vuoua di colombo beute con incenfo.

Contra al lctargirio. Seme di hormino faluatico beuto. Mirrha T Ajfenzo I Hiffopo [b eu ti liti uino Seme di apio [ Pepe | fiori di ligustico J Sterco di colobi fecco beuto con fic a indiana nel uino

Contra l’argento uiuo. Latte beuto copiofamente er rigittato. Tuttii/empiici che uagliono contra al litargirio.

Contra la calcina,fandaracha,& orpimento. Latte beuto con acqua melata er uomitato in dietro. Brodi di carni grafie beuti. .. fmalua'X cotta fino che (ìab en m Dicottione di \ M c a j - cl{lagirtof( i c m . Seme di trago beuto. Dicottione di feme di lino data à bere. Dicottione di rifo beuta.

TAVOLA


T A V O L A DI

T vm

I S E MP L I C I M E D I C A M E N T I

LE C V I V I R T V S E R V O N O P E R I L D E C O R O E T o r n a m e n t o

DEE CORPO

DECORO P E L CÒRPO Alla pclagione. I R R A unta al luogo con l aduno , er olio di Mirto i otte fl uogli prohibire, che t peli non cafchìno. Cenere di feorze di can« ne unta con aceto. Ladano applicato con Mirrba.cr olio minino . Succhio di bacche di mirto meffo infui luogo. Scorze de noci brufeiate,trite CT meffefopra. Cenere iinocciuole brufeiate, c r unte'con graffo dì orfo. Cenere del cuoio etun riccio tenebre incorporata con pece. Capo di lepre b-ufeiato incorporato con graffo £ orfo. Cenere di rane brufeiate incorporata con pece liquida • Sterco di topi brufeiato applicato con aceto. Grafo di orfo applicato al luogo . Sterco di capra applicato con aceto. Hapbano petto er meffo in fui luogo confarina digioa g Ho. Cauolo fregato fopra confole. Foglie di bietola uerdi impufirate crude.

Cenere di radici di amphodiOo impiastrata . CipoOafregata infui luogo. Cenere di aglio applicata con mele. Senape impiastrata. Hajìurtia fregato fopra. Succhio di pan porcino unto al luogo. Radici c r fòglie di rannoncolo impia&rate fopra per poco tempo. Aloe impìafirato con nino. Centre d"Abrotano incorporata conJUcchio di rapha» no ouero con olio àcino. Radice di nimphea applicata con pece. Foglie di cinoglojja incorporate congraffo uecchio di porco. Adianto impìafirato con olio mirtino, odi gigli,o con hyffopo,o con uino. Succhio di thapfìa unto al luogo. Ruggine di ferro applicata in qual ¡1itogli mode. Sandaracha incorporata con ragia. Alcionio terzo brufeiato,cr applicato. Cote nafiiameffafopra poluerizata. Cenere de hippocampo abbruciato incorporati coupé ce,ofogna,o con unguenta amaracino. {aceto. Cenere di unghie di capra brufeiate, applicata con

A fauarfuorei peli. Olio in cui[lafiata cotta unafcolopendra unto al U m

h vm a n o

,

DE C OR O D E L CORPO le p r e maritta applicata perf i fola, c r trita con orti« ca marina. Cenere di Salamandra incorporata con olio. Gomma di hedera applicata a moda di unguento. Radice di felce di quercia ( cioè driopteri ) impi cifrata doppo 4 Sudore, A cqua che d ifilla dafarm enti uerdi quando fi brufiia* no applicata lu o g o .

4

Orpimento applicato à modo di unguento. Cippero babilonico impìafirato,

Alla farfarella del capo, Dicottionc difoglie, & di fcorzadijalice ufttaper la vare il capo. Succhio di bacche di mirti applicato al capo. Fiele di toro unto con nitro er terra chimolia. Orina humana uecebia applicata in ¡Manda, Adianto cotto nella hfeia . Fiengreco cotto nelle lauandr per ciòfatte . Malua applicata nella orina humana. Dicottionc di Bietola ufata in lauanda. Cenere di Aglio incorporata con mele. Bulbi impiafirati con nitro brufeiato. Cenere di radici di gigli applicata con mele. Alume incorporato confar ina di orobi,er pece.

A farci capelli rofsi. F o glie di ligu firo trite ,c r macerate in fucchio di radi• cetta ,cr poSte fo p ra al capo.

L id o impiaibato. Dicottionc di legno di loto. feccia di uino abbruciata c r impiastrata per tutta Hot tefopra ¡capelli.

A farci capelli neri. foglie di cìpreffò trite,cr applicate con aceto. Dicottionc di fomacebi ufata per lauart, c r bagnare i capelli. Toglie di moro trite c r applicate con aceto. Galle macerate in aceto oucramcntc in acqua. Dicottionc di corteccia di palma applicata a i capelli c r di poi lauatauia, Dicottionc di foglie di mirto uftta per lauare. Succhio di acatia impìafirato. Scorza di radici di elice cotta netCacquafino e ie fitta quefaccia , c r impiastrata fopra per tutta una , notte. Corimbi di hedera pefii c r applicati, Dicottionc difduiaJparfa foprafpeffi uolie. Toglie di rouo pefte,cr applicate, Sori diffolto in acqua c r applicatoftejfo,

A far morire i pidocchi Si i lendini, Cedria urna al luogo . Dicottionc di tamarigio infufa, Mele unto infui capo, Dicottionc di bietola bagnandone il eapo. Aglio beato con dicottionc di origano. K

G onna


D E C O R O DE L C O R P O

D E C O R O DEL CORP O Gomiíw di hederá unti i l luogo.

' *

Staphis i g n i applicata crunta. S in iin c h i unti con olio. Alune ipplicito con acqui,

A pi ohi biro che il fole non brufei la pelle. Chiara di uuouo applicata ì modo di linimento. Succhio di pan porcino applicato fìmilmente.

A chiarificare la faccia. liquore che fi ritroua nelle tifiche dell'olmo ufato-à modo di linimento, Mañice applicata. Tarma di lupini impiaflrata. Seme di rapofaluatico peño.cr unto con acqui. Succhio di pepone con il feme incorporato con farina > CTfecco al fole,er applicato allafaccia. Radice di poligonato impiaflrata. Ghianda unguentaria incorporata con orina. Seme di ricino mondo,cr applicato pefto. Acini di uitefxluatica impiajirati. Lithargirio lauato cr applicato. Alcionio primo,cr fecondo mefii infui uifo . Terra chiù ufata nel modo medefimo. Sterco di crocodillo terreflre applicato informi di li» nimcnto.

A far la faccia colorita. Ceci mangiati ne i cibi. Agarico beuto al pefo d’uni dramma Hyffopo mangiati ne i cibi. Terra chía applicata informa di linimento Gomma di ciregio ufata jìmilmente. Fichi fecchi mangiati ne i c ib i.

Alle grinze della faccia. Grani di cacalia ricolti doppoal disfiorire triti,cr in» corporati con olio, or con cera. Radice di brionia applicata infierne con orobo, terra ckia.cr fiengreco. Terra chía applicata con acqua.

A ogni difetto della pelle della faccia. Dicottione difabina applicata al uifo. Cenere di unghie odorate me[fa a modo di linimento, Ghianda unguentaria applicata con orina. Cenere di granchi di fiume à modo di unguento. Radice di narciffo infierne confeme <fortica applicata con aceto. Seme diricino unto al luògo. Acini di uite faluatica fregati al difetto. Cinnamomo unto con mele. ■ Radice di coflo applicata con acqua ouero con mele. Radice di brionia applicata folu% c r con orobo Creta chia,Cj fiengreco. Alcionio primo,cr fecondo applicati al luogo.

Alli cjuofi della faccia. JHirrha unta con mele c r enfia odorata. Foglie di porro applicate peñe con fumacchi. Succhio di cipolla meffòfopra confale Bulbi untifoli,cr con tuorlo de ouo. Vulegio incorporato con cera, Sori ¡¡¡(folto in acqua. Alcionio primo,cr fecondo applicato al uifo.

Alla faccia arroftito dal fole. Radice ttiride illìrica applicata con elleboro. Cinnamomo unto con mele,

Radice di cofto applicata con acqua o con mele. nicottionedi radici di mandorlo amaro applicata al uifo. Latte di fico unto al luogo.* Chiocciole brufeiate con il gufeio unto con mele. Sangue di lepre unto al luogo. v * Cenere di fepia abbrufeiata ufato-a modo di linimento. Seme di lino impiagato. Farina di orobi ufatafimilmente. Sifembro applicato al uifo. Bulbi brujciati applicati con alcionio» foglie di hedera cotte nel nino. Radice di cbameleone nero , ■ Aiijfo tagliato minuto,cr impiastrato con mele. Terra meli1$unta al luogo. Succhio di panporcino applicato al uifo .

Alle ìcntigini. Radice i iride illirica pofìafopra con elleboro, Cafìa odorata unta con mele. Cofto applicato con acqua,cr con mele. Sangue di lepre applicato caldo. Farina di grano impiaflrata con aceto melato . Rafano meffofopra con farina di gioglio » Seme di cauolo unto c r fparfo fopra. Sifembro trito c r applicato. Cenere di aglio unta con mele. Radice di dragonica maggiore applicata con mete. Bulbi applicati con mele c r aceto. nigella fregata al luogo. Galbano unto con nitro,cr aceto. AUìffi trito,cr applicato con mele. Radice di narcifo applicata confeme di artica Cr aceto Seme di ricino unto al luogo. Acini di uitefaluaticafregati di fopra . Radice di brionia applicata con orobo,fiengreco con» creta di ehio. Adarccimpiaftrata.

Alli net. Alcionio unto di fopra.

A imbellire tutto il corpo. Maflice fiarft in poluere. Liquore che fi ritroua nelle uifeighe àeUi olmi. Boturo unto al luogo. Sterco di cro.codiUo terreflrefatto a modo di Unirneto Succhio di peponeficcato al fole infleme con il fimt or farina di grano,cr unto con acqua. Radice di brionia applicata al male. Succhio di panporcino unto al luogo.

A leuar uia.le cicatrice. Graffo di afino unto fopra la cicatrice. Farina difj.ua meffa neUi impiastri. Foglie c r radici dirannoncolo impiafirati. Calamento cotto nel nino c r meffofopra, r adice di cocomero faluatico trita in poluere e r fiora fafopra. Ghianda unguentaria cotta nettacelo ,c r applicata con nitro. Radice di brionia applicata con orobo,fiengreco,con* creta di chio. QhrifocoUa applicata in qualfi uogli modo. Alcionio primo,crfecondo.

Alleuitiligini,


D E C O R O DEL C O R P O Gufci di chiocciole tcrrcftri bruciate, er applicati in fu i m<tlc. Sangue di lepre fi'cfco unto. Cenere di fi pia bruficiata applicato. carina di fattafrarfafopra di male. rarina di lupini tifatafimilmentc. foglie di bietola crude applicate. Radice di chondrida er parimente le fòglie trite apa plicate con nitro,mele,o~ acqua. Radice di dragontea maggiore mefja con mele. Succhio di radici d'amphodillo unto al luogo, ma bifo• gnufregar prima bene il nule alfole. Succhio di cipolla unto al fole. Cenere di aglio applicata con mele. Pepe meffo con nitro. Radice di cappari trita con aceto. Argentonefecca, e r petta con nitro, er applicata con folfò,er con nino. voglie di Telcphio confarina Ì orzo incorporate con olio , e r acqua e r applicate fopra perfratto dtfei bore. Succhio digentiana meffo infui male. Radice di chameleone nero applicata conJolfo. Rutafixgata in fu i male con nitro e r con pepe. Seme di libanotide diffolto con aceto. Radice di giglio brufeiata incorporata con mele. Radice di nimphea incorporata con aqua. Radice di rubia applicata con aceto. Seme di althca tantofrefcho, quantofecco trito er in• corporato con aceto e r unto alfo le . Radice di anchufia applicata con aceto. Radice di narcìffo confeme d'ortica er aceto. Brionia unta con orobo,fiengreco e r creta di eh io. Ghianda unguentaria cotta nell’aceto e r applicata con nitro. Radice di cocomerofaluatico poluerizata er frarfa fo pr a al male. Seme di ricino meffofopraal male. BUeboro negro applicato con aceto. S oljv ufato in qual fi uogli modo. Alcionio primo e r fecondo ufato a modo di finimento.

Alle lichene & uolatiche. Scorza di pino, er di pezzo applicata in qudfi uoo glia modo. Dicottione di foglie di lentifcofomentata, toglie di cipreffo applicate con polenta. foglie di rhamno meffefopra. Tarlatura di legno poluerizata. Seme di nafìurzo impiagato. R ha pontico unto con aceto. vileboro nero applicato fimilmente Ghianda unguentaria applicata con orina. Gomma di uite unta con nitro battendo pero prima fregato il luogo del male. Solf 3meffofopra con terebinthina. Sale fregato con olio,er aceto. Alcionio prima,erfecondo. Aiarcefregata. Pece liquida a modo di linimento. dneenfo poluerìzatofopra. Gomma di oliuo diethiopia intpiattra Gomma (lipruno unta ♦

D E C O R O DEL CORPO Latte difico incorporato conpolenta. Mele cotto con aliane. Propoli applicata. Pane di grano applicato confalamuoii. farina di gioglio incorporata confolfò,er nino. Ceci incorporati confarina d'orzo,er mele. Radici di qual fi uogliafrette di lapatio cotte nclTace• to, er impiajìrate effenào pero primafcarificato il luogo,er fregato con nitro. Katturtio applicato con mele. Cenere di aglio pofta coti nitro. Senape unta con aceto. Radice di chameleone nero cotta nell’aceto er apptt* cata. Ruta con alume,er mele. Colla di toro diffolta in aceto e r meffafopra. Radice di cocomero trita,er poluerizata. Latte di tithimalo charada applicato al male. Radice di brionia aplicata con orobofengreco,& crea ta di Chio. Acqua marinafomentata.

Allebrozze. Latte di qual (1uogliforte beuto con mele crudo >4** qua,erunpocodifale. Siero di latte beuto. Acetofomentato. Boturo unto. Orina humana uecchia ufata per litania . farina di lupini applicata. Succhio di pan porcino. Dicottione di pulegio. Ruta applicata con cera er olio di mirto. Stapbis agria applicata in qual fi uoglia modo. Ghianda unguentaria diffolta con orina. Ruggine diferro poluerizata. Alume diffolto con mele. Cinaprio{cioèfangue di drago)applicato. Tetti dellefornaci pefli e r applicati.

Alli al phi & ogni altra macula * Succhio di thafiia con mele. Ghianda unguentaria diffolta con orina, e r applicati Radice di narcifo infierne confeme di ortica, er ace* to. Loto faluatico unto con mele. Radice di cocomero faluatico poluerizata . Seme di ricino pefto,er applicato. Acini di uitefaluaticafregati. Brionia impiattrata con orobo, fiengreco, c ? creta dì Chio.

Alla rogna. Cardamomo unto con aceto. Sudore di legno di oliuo quandofi brufeiafrefcho unto al male. Latte difico unto atta perfqna. Gufci crudi di ricci marini, er abrufeiati incorporati netti unguenti. Cenere de hippoedmpo marino incorporato con liquida fogna,oueramente unguento amaracino. Orina humana uecchia. Siero di latte beuto. Ceri applicati con orzo,er con mele. trina di lupinifregata.

K a

t

Argentone


D E C O R O DEL CORPO Argemone poluerizata inficine con nitro >Cr fregata nel bugno per tutto il corpo, Chelidonia minorefregata infui male. Radice di chameteone nero con un poco di uetrielo, ZT cedtrìa, e r unpoco difuZM>incorporata bene ¡tìfica me. Ghianda unguentaria applicata diffolta con orina. Dicottione di origano lattaniofene il corpo. Radice di cinquefòglio cotta,zrfregata al male. Lotofaluatica unto colimele. Elleboro bianco unto con cera,pece, zr olio cedrino. Antimonio incorporato con cera > CT alquanto di biacca. Alumc diffolto nettacqua. Alla lebbra de i greci,cioè alla fcabbi*, viele di toro con nitro,& terra cimolia. Orina humanafomentata con nitro. Corteccia diginepro brufciata,unta con acqua] Corteccia difrafsim brufciata,ZT ufatafimiltnentt . foglie di olmo pefie zr applicate con aceto. Comma di ohuo di ethiopia unta al male . rTerebintho ^applicata, con uerie rame Refina di ^ Abete J uetriolo e r nitro iLarice Latte difico con polentaSembola difomento cotta infortifiimo aceto. farina d'orzo applicata con acetoforte, acqua et olio farina di gioglio tntorporata confolfo,uino >& aceto» Cauolo tagliato,applicato con polenta . Elleboro nero applicato con aceto. Cenere di aglio incorporata con mele 9 Senape incorporata con aceto. Seme di-brioniafregato. '% JUafturtio incorporato con mele. j Radice <$anchufa applicata con aceto, foglie er radici di rannoncolo impiaftrate . Seme di mdantbio mefio [opra. * Radice di cocomerofaluaticojparfa in poluere . Ghianda unguentaria cotta nel!aceto con nitro * Succhio di tafiia unto. Scamonea cotta nell’aceto e r unta, Gomma di uite uinifira oueprima fia fiato fregato li luogo con nitro. Verde rame con nitro er ragia di terebintho, A lume cotto con cauolo e r mele. Solfo in corporato con aceto e r terebentina. Sale bollito con olio zr aceto. Alcionio primo,zrfecondo in unguento. Adarce ufata'nel modo medemo. ' # T erra melia applicataftmilmente. Al prurito. Latte difico applicato con polenta. Solfo incorporato con nitro. Salefregato con aceto,e r olio. Alarne diffolto in acqua. ■ Alla elephantia.cioè lebbra uera. Riccio terreilrefecco,zr mangiato ne i cibi. Cedua unta al male. Cenere dì chiocciole terreUri in unguento. Salamandra incorporata con altri medicamenti alproa pofito. Siero beute. *'• - » «

DECORO

DEL CORPO

*»*« Calamenthoufato ne i cibi,zr beutoli fierofopra. A i porri,calli,& chiodi. Cenere di corteccia di/alice incorporata con aceto. C enerc di capi difiintridi [alati applicata[opra • Capo di lucertola peflo,zr meffofopra. Sterco di pecora incorporato con aceto. Mele cotto con alumc. Seme di heliotropiofatto in unguento. Scilla brufeiata untaal male. Toglie e r radici di rannoncolo applicate. Radice di difiaco cotta nel vino,ZT applicata,

nigella incorporata con orina uecchia,offendoperoprt maf caldaio il luogo. Lafero mollificato con cer,a ùmilmente applicato. Clinopodio beut oalquantigiorni. Rami di chameflce triti e r ligatifopra. Acqua che rifuda dai [armenti verdi di uiti quandi s'abbrufciano. Verde rame applicato. Alliporri pendenti,ebei gret*ichiamano thimi,& formice. Vino di mele cottogne applicato[opra. Latte difico applicato congraffo attorno ctik radice . lncenfo mefio con aceto e r pece. Rutafregata con pepe,nitro,e r nino. Ceci pedi incorporati con aceto,zr mele, foglie,zr radici di rannoncolo. Radice di difiaco cotta nel uino zr mefiafopra. Succhio,zr latte di tithimalo cbaracia. Strami di chameflce triti zr applicati. Seme di heliotropio impiagato. Acqua che rifuda da i [armenti uerdi di uiti Ruanda s’abbrufciano. ■ Sale applicato congraffo dì uitetto. Al fetore delle ditella. jAirrha impiafirata con alme liquido. foglie di mirto polucrizatcfopra . Radice di cardo impiafirata. Mumefregato, ,7 Alle feifure delle labra.

^ * { 3 *

h " !0

Lido applicato al luogo. A prouocare il fudore. Seme diferola unto con olio. O nobrichifimilmente applicata. fichi maturi mangiati.. Senape mangiata ne i cibi. A reprimere il fudore. Bulbi mangiati. .Solfofregato.al corpo. Geffoufatofimilmente. Pietra morochthofregata in poluere. Terra[amia. A mondificare la pelle. Succhio di ciclamino unto. A tirar dal profondo.

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fw p e | W licfii * ntodo (rimpianto,

TAVOLA


T A V O L A D E L L I M E D I C A M E N T I S E MP L I C I C O M M E M O R A T I D A D I O S C O R I D E , LE C V I V I R T V SO N O D I P V R G A R E IL C O R P O E T DI FAR

VOMI TARE. '

M EDICAM ENTI SO LV TIV i A purgar la colera. RIDE illirica beuta co acqui melata di pefo difette dramme. Seme di T hlajpi beuta. Aloeprefoin qualjiuo* gli modo. Affenzo beuto. Dicottione di tragorigo______________ no in botando.. Sane di licbnidefaluiticd beuto al pefo di due ironia me. Seme di dndrofemo beuto\al pefo medeflmo. Elleboro bianco prefoper fe folo o ueramente co n fa* monca,cr una dramma difate. Radice di picnocomo beuta al pefo di due dramme con acqua melata. Centaurea minoreprefa in qual ß uogli modo. Parthenio fecco tolto con ofiimele o confale. Succhio di thaßia beuto in acqua melata. Seme di clematide acuta beuto in pokere. Sefamoidefinalmente. Succhio di radice di cocomerofdluatico, e r parimente lafcorzaprcftal pefo dimeza dramma. Succhio de hippophae beuto al pefo d’uno obolo. Seme di ricino al numero di i o grani ben mondi dalla fcorza beuto. :Latte cfogni forte di tithimalo beuto al pefo di due oboli. Dicottione di mercorcUa beuta. Semel'di catapulta (dot? lathiri) mangiato con fichi ficchi. Peplo beuto in un ciatho di acqua melata. Scamonea beuta al pefo etuna dramma con acqua mela• ta ( ma della noftra non darei iojpiai piu «funo fcrepolo. ) Toglie di chamelea tolte in pilulc con due parti di affen zo cruna di chamelea con aqua melata. Thimelea beuta al pefo di zo .grani. toglie di

} C0ttc & cangiate.

Ed p a r t i i fuore della radice dcltapiot tolta in be* notula. Empetroprefo con brodo di carne,o nero con acqua melata. Polipodia fatto inpoluere beuto con acquamelata• dicottione di einocrambe beuta. Dicottione dì beliotropie data a bere. Agarico beuto con acqua melata al pefo {una drsm tua onero Ridite,

M ED IC A M EN T I SOLVTIVI Radice di pitiufa beuta al pefo di due dramme con ac* qua melata, o ueramente una drammadelfeme o del fuccbio incorporato confarina un cuchiaro,crfat* tone pilulc.

A purgar la flemma. Iride illirica beuta al pefo difette dramme con acqua melata. Succhio di mandragora beuto di pefo di due oboli. Elleboro nero dato perfefolo,o ueramente confamo* tica c r con una dramma di fole. Semedilicio indiano beuto aUa mifura di mezo eia* tho. Scorza di olmo piu grojfa beuta ucl nino o ucrdmentc nell’acquafr e fa . Brodo di gallo uccchio preparato come ferine Diofcoride beuto. Radice di ciclamino beuta con acqua melata. Scilla cotta con mele beuta. Dicottione de byffopofatta con acqua, mele, c r ruta• beuta. Thimo beuto con[ale er aceto. Seme diJpondilio beuto. Armonìdco beuto al pefo Suna dramma. Vnafoglia di Laureola beuta in polucre. Succhio di bìppophefto beuto al pefo di tre oboli. Epitbimo beuto con mele . Succhio di brionia beuto con dequa melata. Seme di cartamo purgato dalle feorze beuto con uino melato oueramente con brodo di gallina. ’Pietra calamita beuta con acqua melata al pefo di tre oboli. Dicottione di centaurea minore data à bere. Parthenio ficco beuto con aceto melato o ueramente confale. Seme di clematidefeconda trito cr beuto. Sifamoidc peiio,cr dato a bere. Succhio di cocomerofaluatico, cr parimente la fcorza prefi in beuania al pefo di meza dramma. Succhio de hippophae prefo al pefo d’uno obolo. Seme di ricino purgato dallefeorze beuto al numero di i ograni(Ma dubito di errore difcrittura.) Latte di qual fi uogliforte di tithimalo dato al pefo di due oboli in aceto inacquato. Seme di lathiri( cioè cataputia ) al pefo difei ouerfette grani incorporato confichi feccbi, o con dattoli cr fattone pilule. Peplo beuto in un ciatho di acqua melata. Succhio di fammanea beuto al pefo di una dramma o di quattro oboli con acqua pura o ueramente con me le{ma dubito d’errore. ) toglie di chamelea prefe in pilole, con due parti d ia f •

K

3

finzo»


M E D I C A M E N T I S O L V T J Vl fcnzo. ^

una di chamelca, incorporate con acqua

melata. Tbimelca tolta della parte interiore al pefo dì uinti grani.

La parte inferiore della radice dell’apios mangiata, 'impetro beuto con qualche brodo, onero con acqua melata. f oliere di radici di polipodio beuta con acqua me* lata. so/corrione di cinocrambe data a bere. Dicottionc di beliotropiofatta nell'acqua beuta. Agarico beuto in acqua melata al pefo di una dramma onero di due.

ne pillile,

A purgare la melancholia, Succhio di radice di mandragora beuto al pefo. di due oboli. Brodo digalli uecchi preparato come infegna Diofcori de beuto copiofmente . Epitbimo beuto con mele ■ Siero di latte dato ù bere. Origano feccho beuto al pefo cTuno acetabolo con oc* qua melata. Elleboro nero beuto, Sparilo dato ù bere, Alipo beuto con altretanto epithitno , V con arti* Orfile,

A prouocare il uomito. Thlajpi beuto ouefi uogli far uomitar la d o ler a « Mandragora beuta prouoca la melancholia. Succhio di tafiabeuto inacqua melata. Latte di Tithimali beuto con acqua melata al pefo dì due oboli. radice di apio tolta della parte di f opra Cr data bere, Fiori er feme dì jparto in aqua melata. Seme di anagìri masticato. Radici di betonica beute con acqua melata per tirarfua re la flemma, Seme di papaueroffumeo beuto al pefo di uno acetabo-, lo in acqua melata. Staphisagria beuta al pefo di quindici granì in acqua .melata. Radice di fllibo beuta al pefo d’una dramma. Ghianda unguentaria data con acqua melata. Radice di narcifa cotta c r mangiata, Seme di ricino mondato, er mangiato al numero di 3 o grandma dubito chefìa errore,) Scorza di Rafano beuta con aceto melato . Latte di tutti i tithimali dato à bere. Rame bruf :iato bruto con acqua melata. »

A purgare l’acqua delli hidropici.

MEDI CAMENTI ; $ O Ù Y T l V i Radice di ciclamino beuta con acqua melata« Dicottionc di polio beuta, Succhio di hippopheflo beuto al pefo di tre oboli. Succhio di hippopbae prefone un obolo. Seme di ricino mondato beuto alpefo di 3ograni («M dubito di orrore.) Seme di lathirì ( cioè cataputia ) pefo al numero defri ouerfette grani incorporato con fichi ficchi ouet dattoli er fattone p ììu k .

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* * * * -

Empetro prefo nel brodo,o ucro nell'acquamelata * x>icottione di cinocrambe data ùbere. Afaro beuto. Latte di lattuga faluatica batto in aceto melato. Radice di trifoglio bituminofo data in nino al pefo die due dramme. Latte di tithimalo dato à bere, Thimelea prefa della parte di dentro data à bere al pefo di io .g ra n i. Radice di uite faluatica bollita neWacqua & beuta in due ciathi di uino inacquato con acqua marina. • Squamata di rame beuta in acqua melata. v ! Dicottionc di mercorella beuta.

A mollificare il corpo. Ciregie frefcheì

S

5 f 6e )>minzkte'

'

Fichi maturi J Latte di fico beuto. Brodo di chame beuto. Vnghic odorate beute. Rafano mangiato. Bietola bianca cotta mangiata. Blito mangiato ne i cibi. Dicottionc di qual ftuoglia rombici beuta &parÌMCtt te lefoglie cotte er mangiate. Malua cotta mangiata per cibo. Atriplice cotto cr mangiato. Cauolo cotto leggiermente mangiato. Dicottionc prima di lenticchie beuta. Sparagi mangiati. Succhio di zucca bollita intera beuto • Ger.geuo beuto 0 mangiato. Veucedano beuto. Scilla¡'ecceduta al pefo di un cucchiaro 0 di due. Seme di androfemo trito,er beuto. Succhio di parietaria beuto. Seme di papauerofaluatica dato con acqua melata al p t fo d’uno acetabolo. Dicottionc di cinoglofjd beuta. Rami di chameflce cotti e? mangiati. Cime primaticcie di brionia cotte, er mangiate per cibo.

IL

FINE.


D I C H I A R A T I O N E D’A L C V N l V O C A B O L I COSI MEDICINALI

COME

PVRI

O NELLA

A B b r v s t i r E,arrofii<* re, abbruftolare. A copi,unguenti,or empia*

¡tri, che fi fanno per le lafiitudi* ni. Acrochordone,porri pendenti. Adipene poterne, Volerne piene de una materia,come fcuo. Albugini, macole bianche ne gli occhi. Allettare,chiamare à feconcarez * Alphi,ulceragioni fimiliàlle uolati che. Allignare,crefccre,utucre. Angclofo,fatto à cantoni. Anguftic d'orina,dolori per non po* ter orinare. A affare,adacquare. An itft*rc,infcrtarejncabnire.' Antidoti,medicine contra i ueleni. A rgan i, fiocchi bianchine gli oc­ chi. Afflare,propriapafione de buoi, Cr bufali, quando trafitti dal mo fconc, falcano con la coda dritta come furiofì,

B

OPERA.

D

I

ENTE RI A, fluffodicor po con [angue,ZTrafura dibu* della. Dùcila,lafcne, concauitì, che fono fiotto alle braccia.

I m p e t i g i n i , Juolaticheì Intcrtigini feorticature deUa pelle per caminare ò per fiegarft futi membro con l'altro. Intrecciare,intrigare, intejfirc.

E

L

Drs

E

m p i m a c h i , f i chiama* no coloro che patifeono pofteme nel petto di dentro. Epinittidefono alcune tnacole roffe rileuate, che uengono piu lanot te,che il giorno con ardore, er prurito, in Tofcana le chiamano la porcellana. Briftpele , infiammagioni di mem­ bra coti caldo, er ardore inten* fifiimo. Eihomenatc, fi dimandano quelle uU cere,che corrodendo putrefanno le membra.

L A T T I M E , brezze,che uettgo n o i fanciulli in fu’l capo. Lentigini, putigini, macole della pelle della faccia,cr d'altre metti ira. Lethargiaonal dì tefta,che fa diuert• tare l'buomo Stupido, er dimenticheuole. Lieuito, fvrmentojeuado. Lue dola,è quello animaletto,che UO landò fa lume di notte. Luoghi pereti delle donne, cioè la madrice con le altre propinque parti.

1

e t i c o , bolfo, befenfio, <]uafl come mezo hidropico. Cado,mifura di nino. Grtbri fono quelle gemme che fi

,

SI

G ° NCo

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PRESENTE

CHE

tteggono ne i nocciuoli filmili al quore [Imile al mete. pepe lungo,cr in altri alberi an* Beruleo fintile alla fèrola. chora,come nelle quercie nelle no Forùncolo,bugncnccUi,uifcmli. c i , er in altre piante. I Latini Flemmoni,pofteme calde. chiamano quella cofa lulus. Fumcntdtmì, kuande applicate col Crufiacei animali fono come gamba de con le pugne,ò con feltro, fi ri,Granchi,er finali. canaccie di filato crudo. Cauolo,uerze,coli. CcraStc,frette di ferpi cornute. c Cicatrici,pegni di piaghe già falda* te. l e , cappe marine, c r Ceraginofo ,fimile alla cera. lor gufici. Cicatrizare,fialdare, er confolidare Gozzo,goffo,tumore nella gola. le piaghe. Gorgozzule,canna della gola. Ciffiaè quello appetito corrotto di Grugno,moftaecio proprio di por­ mangiare terra,carboni, er alire co. cofe,che fiuol uenire alle donne grauide. H Coriza,catharrho,che tu al nafo. Crrfcenze ficofie,crefcenze di carne H é m o r r o ï d e , marouclle» che ulcerandoli fi rafjembrano à moreci. i fichi aperti. Hernie,enfiagioni ne i teftìcoli. Cupili fono le cafe delle api. Humigarc,rendere humìdità. , ■ * ■ •• • % ' '■ " - ’ -

B Alenar

e , lampeggiare dell'aria. Batticuore,battimento di cuore. Belletta , limo, oueramentc fanzo portato nelle campagne dalla grò piena de fiumi. Bitorzolo,bognone caufato ò per percofiaòper altra cagione. Bocduolo è propriaméte quella par te delcornoyche fi pone alla boc ca quando fi fiuona. Brafici fono ne gli horti quelle che chiamano alcuni ranegha.i Lati* ni le chiamano A rece. Brancho, catarrho che ficenie alle fauci,er al gorgozzule.

TOSCANI,

F

a r f a r e l l a , piglinola

dettatela. Taui fi dimandano alcune ulcere,da cui petdìuerfi meati ( fa un l i -

M M

a l e f i c h e uelenofumot* tali. Margini, fegni di firite , ò di pia» glie faldate. Meliceride

\


Tarlatura,cdrohipoluere di legna* me putrefatto. Ttnafmone , uolonta grande San* dir del corpo con premiti fcnz& K andar cofa alcuna. N R a c e m o , grappolo,grafro. Tcftacei animati , fono come ojlriche,gongole,zr¡Imiti. N a r c o t i c o , Supcfattiuo. Ramarro,lucertolo,liguro. Theriomata,cognome ¿ulcere mali* Ha/ipurgio, liquore da tirare fu per Rannicchiare,ritirare infìeme. gne,zr abomincuoli. Rcduuic, pelle che fi fricca attorno lonafopcr purgare la iella, Thimi, fono alcune frecie di porri, alle unghie. nicchio, fi chiama la fcorza delle che fono appreffo attaradicefot* Rildfjationc di madrice, dislogagio gongole, atteramente cappe d'o» tilt, lunghetti alquanto di fòrmi ne. gni forte. er in cima grofr. Riucncidire,farfì burniti, e r ctrrcn* noccioli fi chiamano li ofii che fo­ Tignato, caroHccio,corrofì . deuoti. no dentro delle pcfrhc,prune, oli Tignuole,carpe, tarme, ebeguafta* ue,v altri frutti. no ti tapezzarie, cr ti ucstimen S

lUcticetìàc,poterne,clic contengono dentro di fé una materia limile al male.

O O M e VT o , tira, piria. Omphacino,acerbo immaturo. Opiflotonofraflmo,che per ritirare i nerui, tira la tefla all'indietro uerfo le fratte. Orbachette,bacche ¿Alloro. Oxipori,medicine penetratine.

P P A n i , poStheme larghe er piai te. Canocchie chiamiamo noi le frighe ¿cintiglio,del panico,delle canne, er altre fintili. Paronichie,panaricci,panarecci. Parotide, poSteme dopò alle orec* chic. Pauiglioli,farfalle,calalini, pelagione,pelerà,caluitio. Periodichi, fi chiamano quei morbi che non fono continui. PeJfoli,foppone chefi mettono nel* lanatura dette donne. Pefco albero perfteo. Vhrenefìa,poJlemacalddne ipaniti* coli del ceruetto. Polipo,è una carnofità che nafee nel nafo. Pondora,fluffo di corpo con fanguc cr con premitigrandi. Prefòcatione di madrice, fi chiama quando le donne per uapori ma* tricati cafcano, come morte. Pterigi,fi chiamano quelle peptico* le,che fi sfogliano attorno atte un

ghie delle dita. Procacchia,porcellana graffola.

ta.

S A l v m i , cofe fatate. Sciame,s'addimanda tutta quella mo\ titudine d’api, che in unafola uol ta efre de cupili laprimauerafir* mandofi fopra gl'alberi. Schizzatoti firinga impulforia. Sciamare c proprio delle Api,cioè ufrire de cupili. Serrare rafriare detta gola, o nera­ mente tirare con ftrepito laflem ma dal petto , cr dal gorgoz­ zule. Scoiuoli fchiratti. Secondine,purgationi dopò al par* to. Sophiflicare, contrafare, falflfica* re. Sgretolare,tritolare,{minuzzate • Spafimo,ritrattione di nerui. Spruzzare,sbruffare. Stacciare,tamiggiarc,burattare. Stantio,er ftaniti,j{erbato, Cr fer* baie lungamente. Stiacciare,rompere,ammaccare. Strangolagione di madrice,il mede* fimo che prefòcatione. Suanito,fìappo,uano,fmammito. Suffilare,fttfJolarc,fibilarc ,flbiare, {{chiare. Suffuftone de gl’occhi,è una congelattine ¿humori uifeofi tra li Cornea,cria Criflalloide. Sutto,lattato.

Trabocco difiele, mal uerde. Uteri* tia,morbo regio. Trafiggere , pungere , er proprio s’intende degl’animali comefono ti uefrtile api,gli fcorpioni, er ì ragni. Trama, il medefìmo che cachri. Tramortito andato in Sincopi,uetu$ tofi mcno,flrangofciato. Trapelare,trapaffare fottilmente. Trogli,balbucicnti. Tubercoli,picciole enfiagioni. Tuorlo,il rofjo dett'uouo. V V

a r i c i , fono ateune urne groffe, mafimamente nelle gam­ be. Vetrai,uincbfruimim. Vggia,timore,paura. Vino puffo, uino fatto d’uua primi impulita al fole. Vitiligine,fi chiama una certa f piu­ ma, della pelle , che g l Arabici chiamamo Morphea. Vencidc, molli, tratteuoli, arrende* uoli. Viceré chironìe , fi chiamano fre* tialmcntc tutte quelle, che non fenzagran fatica fi poffono cu* rare. Viceré fauine fono quel medefìmo, che ifau i detti di fopra. T Vua, è una infirmiti de ¿tocchi fi* miti ad uno acino di uua. T a r l a r e , diuentarecardie• Vainolo,,molo,uarole. ciò, putrefarli. Pofeia


P o s c IA che in vari, & diuerfi luoghi di quefto volume fi ritrouano

nomi di P eli, & di Mifurenel m odo, che vfar foleuano gli antichisfimi G reci, cofa ueramente nece{TarÌ3,mi par che fiata fiajdliauerli ridotti breuemente con la guida di Galeno intelligibili à tutti nelle due fe­ culenti figure, & masfimamente teftificando efib Galeno efier coca! dichiaratone di D i o s c o u d i .

Nomi <5cquantità di Pefi fecondo D

I O S C O R

L a Sìliqua------------La Faua di Egitto L o Orobo L o Obolo L o Scropolov> La D ram m a. La Oncia L o Acetabolo

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Pela

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La N oce *s 1

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Regia

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SI D E B B A N O INTENDERE le mifure delle cofe aride come grano, legumi, farina, & fimili. f Cinque moggi4

" Otto chetici

L'An io b i Egitti*

Dodeci Hemietti,cioè meziSejli Cu e Congi

Il Moggio Egittio.CT Uditili« I l Medimno

L’Hemietto.oucromczo ['fio Il Congio 'L i Chenicc

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Quattro C hetici, cioè dramme 7 10 Tre Remine Atlieniefì.cioè dramme 180 «> Due Hemine, cioè dramme 1 2 0 Sei CiathUcioè dramme 6 0 L a quarta parte d ’unctitbo,cioè irumine due q r m eta. l_Tre Scrù poli.

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INTENDERE P eiÌ,& le Mifure in Diofcoride ' nelle cofe liquide.

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Utile mifure delle j Olio, cofe liquide fecons. do Diofcoridepe» ! fi del

Jtole.

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I D ISC OR SI DI M> PIE* ANDREA MATTHIOLI Medico Sanefe : ro

N EL PR IM O LIBRO DELLA MATERIA M E D I C I N A L E

DI

P E D A C I O

Diofcoride Anazarbeo.

Proemio di Diofcoride. E n c h E molti non folamcnte antichi, ma’anchora moderni, Gabbiano fcritto delle compofitioni, delle uirtù , & delle proue de medicamenti ; non­ dimeno , Alio carifsimo, noi ci sforzarono dimoftrarti, che non nanamen­ te, ma con ragioneuole dudi o, & concetto d’animo ci damo mo/sià trat­ tare quella medefima materia. Percioche alcuni di loro ciò non conduflero àperfettione,&altri trattarono moltecofe,le quali cauaronodall’hiiloric de gli altri, loia Bithino,& Heraclide Tarentino, lafciata del tutto la dot­ trina dell’lierbe, appena toccarono tal materia : ne tutti cofloro fecero men tione de ¡minerali , & delle cofe odorifere. Crateua dipoi herbario,&Andrea medico, i quali piu diligentemente di tutti gli altri pare, che quella parte habbiano trattata ,tralafciarono però di fcriuere di molte radici utilifsime, & d ’alcune herbe. Vero è »che in quedo gli antichi debbono edere approuati: perche, fe beneefsidi poche cofe fenderò, ufarono almeno nello fcri­ uere di quelle, grandifsima diligenza. A i moderni nou è coli da dar fede; del cui numero furono Tileo Baffo,N icerato,Petronio,N egro,& Diodoto,tutti della fetta d’Afclepiadc. imperoche codoro ogni nota,&uo!gar medicina dimando degna di perfetta fcrittura, efpolero corduamentc le uirtù, & le proue de medicamenti, non mifurando accuratamente con l’ifperienza l’efficacia loro: ma trat­ tando delle caufe con uane parole, & una cofa per un’altra molte uolte fcriuendo, riduffero le differen­ ze loro in una gran mafia di controuerfie. Imperoche Negro,ilquale tra tutti codoro è tenuto il piu eccellente, diffe, che l’euphorbio era un liquore d’un’herb'a chiamata chamelea, che nafee in Italia : & che l’androfemo era quel medefimo, che l’hiperico : & che l’aloè nafceua di miniera in Gi udea : & mol40 te altre cofc, limili à quede, non poco dalla uerità lontanerai famcntc propofe. Le quali cofe danno in* dicio, che non habbia egli mai con la prefenza dell’occhio tal cofe uedute, ma piu predo udite da altri. Errarono anchora nell’ordine.'perciochc alcuni congiunfero quelle cofe,che erano differenti di natura : & altri ne fcridéro fecondo l’ordine delle lettere delÌ’alphabeto,& diuifero quelle,che 1una có 1altra fi fimigliano,& le fpetie,& le uirtù loro, à fine di ricordarfene piu facilmente.Ma noi,come pofsiamo ueramentedirc,dalla prima nodra giouentù hauendo hauuto un certo continuo defiderio diuolerconofeerela materia medicinale, hauendo lungamente cercati molti paefi ( fai ben tu qual fiadata lauita no* dra militare ) in fei libri per tue edòrtationi tal materia habbiamo raccolto. La qual opera à te dedi­ chiamo, riferendoti grafie dcll’affettione tua ucrfodi noi. percioche'quantunque naturalmente tu fij amico di tutti i dotti, & di coloro mafsimamente, che fanno teco la medefima profefsione ; à noi non50 dimeno fempre dimodradi una molto piu fpeciale beniuolenza • Et della bontà tua nó picciolo indicio la (ingoiare affettionc ,che Licinio Baffo, huomo ueramente da bene, ti porta, la qual nel nodro conuerfare apertamente conofccmmo, mentre che dell’uguale beniuolenza, la quale era tra l’uno & l’altro di noi (cofa proprio da effer defiderata) ne marauigliauamo.Effortiamoti adunque infieme con tutti quelli, chequcdinodri fcritti leggeranno, che non confidente quanto noi fiamo eloquenti nel dire , ma la diligenza, & l’ifperienza meda nelle cofe. Imperoche molte cofe habbiamo con l’occhio diligentifsimamente conofeiute ; altre cauate dall’hidorie da niuno difeordanti : & altre fapute, dimandando­ ne gli habitatori de i luoghi, oue elle nafeono. Sforzaremoci adunque di fcriuere per un’ ordine diuerfo da quel de gli altri, le fpetie, & le uirtu di ciafeuna cofa. E certamente à ciafcuno manifedo efler ne* ceffaria la dottrina dei medicamenti, per edere ella congiunta à tutta l’arte, & per dare in ogni parte i o efficacifsimo aiuto. 11perche s’accrefce l'arte per le compofitioni, midure, & efperimcnti, che fi fanno nelle malattie, per molto conferirgli il conofcer di tutti quelli. In oltre abbracciarono ogni familiare , tìc trita materia,che s’ufi nella quotidiana uita deU’huomo, accioche tutta queda nodra dottrina habbia

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DifcoriidelMatthioli

ogni fua perfettione. Debbefi adunque in prima hauer cura,che tutte quelle co fé al fuo tempo fi ricol­ gano,& fcrbino : perche certamente olferuando quello, fono del tutto efficaci : altriméti i medicamen­ ti Gfuanifcono. Bifogna oltra di quello coglierli nel tòpo fereno : percioche nó poco importa il ricorli nelle pioggie,ò nel fecco, come parimente importa il torgli nelle montagne, ne i luoghi uentofi, alci, freddi, & nò irrigati dall’acque : conciofia che certamente colti in quelli luoghi, hanno maggior virtù. Quelli,che nelle campagne,ne i luoghi acquailrini, ombrofi,& doue i uenri nòtflpirano, lì «colgono, il piu delle volte fono di poca virtù :& molto meno valorofi fono quelli, che fi colgono fuori del fuo tempo,& quelli,che per proprio difetto non allignano. | E quello medefimaméte da faperc, che le piate fecondo la proprietà de luoghi, & per lo temperamento dell'anno hora piu prtfto, hora piu tardi uengono alla perfettione. Ne fono alcune, che per naturale proprietà producono i fiori il verno, & pari- 1* mente le foglie,& alcune due volte l’anno fiorirono. Et però bifogna à chi vuole eflerne bene inllrutt o , che nel nafeere, nel crefcere , & nell’inuecchiarfi le vegga preientialmentc. Percioche chi folo le vede nel nafeere,nó le può conofcere quado fono grandi ; & chi folamente le vede creici ute, nó fa come elle fi fieno quàdo nafeono. Coloro adunque,che del tutto non offeruano quello, nel mutarfi la forma delle foglierà lunghezza del furto, la aridezza de fiori,& del feme, & affai altre proprietà, grandemente «e reftano ingannati. Per quella cagione molti di coloro, che n’hanno fcritto, hanno euidentemente errato, credendoli, che alcune piante, come fono la gramigna, latufsilagine,& il cinquefoglio,non produceffero fiore, furto, nè feme. Coloro adunque, che fpeffe volte & à vedere l’herbe, & doue elle nafeono,fi conferiranno, confluiranno ogni pofsibile cognitione di quelle. Quelloanchoraè da fapere, che di tutti i medicamenti dcH’hcrbe lolo i’helleboro coli bianco, come nero molti anni fi confer ua : & tutto il refto da tre anni in poi è del tutto inutile. Debbonfì riccorre l’herbefruticofe,come la flccha,la trilfagine, il polio, l’abrotano,il feriphio,& il volgare aflenzo» l’hiflòpo, & altre à quelle limili, quando fon piene di feme : i fiori, auanti che cafchino : i frutti, quando fono maturi : & il feme, come comincia à feccarfi, auanti che cafchi. E da cauare il fuoco dall'herbe, & dalle foglie, nel tempo, che il nuouo furto comincia à germogliare. Colgonfii liquori, & le lagrime, tagliando il furto nell’ulti« mo vigore del crefcere. Le radici, i fucchi, & le corteccie, che fi vogliono ferbarc, fi debbono «co­ gliere nel cadere delle foglie delle piante loro, & fcccare quelle, che fono nette, in luoghi nonhumidir ma quelle,che fono poluerofe, & fangofe.fi debbono lauare con acqua. Serbanti i fiori, & tutte le cofe odorifere in caffcttine di Tilia,che non fieno humide,& i femi nelle carte »& qualche volta nelle foglie, Per ferbare i medicamenti liquidi,ogni materia denfa è al propofito, come d’argento ,& di vetro, & di 3° corno. Mettonfi parimente ne vali di terra cotta, pur che non fieno tranfpirabili. Al propofito fono anchora quelli di legno, & mafsimamentedi boifo. Ai liquidi medicamenti, à quelli de gli occhi, & à tutti gli altri, che fi fanno d’aceto, & di pece liquida,& di cedria, fono conuenienti i vali di metallo : Se •Ili graisi t Se à tutte Je midolle fi conuengono quelli , che fon fatti di rtagno.

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f a di bifogno k tutti i medici,che di ueri, c r leghimi uoglìano hauere nome, ileonofeere fenfatamente tutti i /empiici medicamenti, che fi couengonoaWufo della, me diciiut, nonfolamente dimostra qui Diofcoride Anazarbeo in tal materia ageuolmente prencipc di tutti gli altri-, ma doppo lui lo dimostrò co dottrina ineducabile in uarij, er diuer/ì luoghi Galeno : il qualefeguitando in queflamateria piu di ciafcuno de gli altri Diofcoride(come gli f r it t i candidifimifuoi nefanno per tuttofede) fuperò ¡ungamene te nel dichiararne le/acuità, lafciando dcU’hìftoriak Diofcoride la palina, ciafcuno de gli altri fcrittori,chc in tal materia defcrijfero. Et tantafu la dilettaiione, er l'inclina* tione dell'animo,che hebbe egli della cognitione de ueri/empiici,come colui, che bc/ape NauiRationi, ua, che fenza ciò non potcua chiamarli uero medico, che non perdonò alle infoportabilifatiche delle nauigationifatte in Lenito,tri Cipro,cr in Sorta, ne a i lunghi pellegrinaggifatti per altre longinque parti del mondo, accioche /incera» & p e l le g r i ­ n a g g i d i G a ­ mente potejfe certificarfl, qualifuffero i ueri , cr/inceri medicamenti, c r quali i contrafatti, c r g li adulterini .E tpe* 5o le n o p e r c o rò ben diceua egli al terzo libro delle compofitioni de medicamenti in genere : Debbeno i medici giouani di buonaf é * n o 'c c r e i v e r i ranzafempre incitare fé fle fi alla uera cognitione de medicamenti, accioche ben conofcano fenfatamente la materia di ¿ e m p iic i. quelli, mirandoli, er rimirandoli per loro medefimi non una uolta,ne due,ma molte c r molte, imperoche la cognitione delle cofefenjìbili s'acquif a , c r fi conferma con lo ffcffo uederle. Del che ne da euidentifimo indicio il uedere noi, che molte uoltefono due frdteUi nati d1uno medefimo parto,che ne paiano in ogni lor fembianza del tutto Jìmili, c r non dimeno k coloro, c h e f effe uoltegli ueggono,cr continuamente conuerfano con loro,paiono ejfere differenti.il perche è bcllifima cofa il contemplare la materia dell’herbe, de i frutici, c r delle piante, ciò è quali, c r chetiti ci dimoftrano auanti che producano i frutti, quando li producono, quando crcffono,cr quandofono neUa perfttione, prima che fi cauino di terra.Que&d adunque continuaffcculatione infogna, quando jìa il tempo di ricorli,di riporli, cr di cuflodir« li in luoghi /cechi. Et però u’ammonifco qui ò amici a feguitarmi i fe uorretc candidamente ejfrcitarui nell’opera 6o dell arte. V oi neramente hauete molto ben conofciuto,come mi f i portino ogni anno da diuerfe nationi gli eccellentif* fimi mcdicamentbpcrfapcr io in quanti uarij,& diuerfi modig li contaminanoerfophifiicano coloro , che tutti inficme fottofopra


Nel primo lib. di Diofeoride.

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jbttofoprali comprano. Del chejì potrebbono forfè anchora accufare , ma molto piu i mercanti, che gli uendono,gli Sj i-a|jjgi.aua berberi cheg l' ncolgono,CT coloro chefuor e de i debiti tépi portano nelle città i liquori delle ràdici, ifucchi, ifrut* ro j mcJlca ti 3ifio ri, e r i germini delle punte : imperoche cojloro fono i primi, che gli fophijhcano. Qualunque adunque uuole menti tino al (fogni luogo hauere copia di rimedij, bifogna chefia lungamentefferimetato nella materia di tutte le piante, de gli ani* tcP° dl iial* mali,de metalli, CT d'ogni altra cofa minerale, e r terrena, che sappartenga all'ufo della medicina, accioche benfappi conofeere quali di tutti i medicamenti fieno i legnimi, cr quali i baftarii. Et però fe chifluoglia, non uerrà all'opc• ra di medicina in coiai modo in(trutta, quantunquefolamente in parole poffa eglifaper il modo di medicare, non farà però mai opera alcuna degna dell’arte. Et al primo de gli antidoti : Deue il medico ( diceua pur ejfo Galeno ) haucre, eifendogli pofiibilc,uera notitia di tutti i femplici medicamenti, €Tfe non di tuttinaimene della maggior parte di quelli, t0 chepiufonoinufoappreffonoi. I quali chi ben coliofce intutto’lcorfodelUctàloroylipotrà ritrouare in moltepar» ti del mondo,come gli ho ritrouate io in molte parti ¿Italia : ma non però le conofcono, quando le fontano di terrene quando crefcono, coloro chefolamente le conofconofecche. Quefto tutto diffe Galeno .Dal che pofjono chiarirfi tilt» ti i medici del modo,chefenza il uero conofcimento defemplici non fi può ne ragioneuolmente medicare, ncfìcuranun* te operare,nefe non perforte fanare. Nr bafla contentarfi ( come molti e r molti medici, cr quelli ftejfc uolte, che f e m p lic i n o n adirano à i primi luoghi,fanno ) de medicamenti compofli.che fi tengono nelleffetiaric noti, cr chiari à ciafcuno ero» fi può m ed i dendofìche, affaifia à loro il fapere, che il Diacatholico purghi tuttigli humori, il Lettouaro difucco di rofe la che* care fe |nona lera, il Diacartamo laflemma, la Diafena, e r le pìlule de lapis Lazuli la melancholia, le pillile coccie il cerueUo, le ucntura> Lucisgli occhi, c r quelle ¿tìermodattili, cr parimente le Fetide legionture : non curandofi di fapere piu auanti, ne di che forte difemplici, fieno cotali mcdicamcntiftati compofti, nefe ui ritrouino quellefacultà, che ne promettono i ao nomi loro ,n efei femplici, che ui fi mettono, fieno leghimi ò baflardi,ó fopbifticati,ó contrafatti, ò nuoui ò ueccbi,o fecchi ò uerdì, ó colti alfuo debito termine ò fluoro di Cagione, ófecchi al fole ò all'ombra ó al calore delfuoco, come Errori ffeffe uolte fanno gli frettali per lafretta,che hanno di comporre qualche medicamento. Nr autrtifeono cojloro, che jntornos ai ne i lettouari,che purgano la cholera, rare uolte fi mette altro, che Scammonea fophifticata con latte dìefula, er ¿ al- comporre. tre fette di tithimali. In quelli, che purgano laflemma ,fpeffo per il uero Turbit ,uiflpo ngono lefcorze delle radici deU(fluii, er di quelle della thapfla, cr della peonia, con cui contrafanno alcuni il Turbit, talmente che ingannano non folamente gliflettali, ma i peritam i medici ,fe elle non fi gufano ,ern on fi paragonano con quelle del uero, er leghi mo Turbit. Nelle pilulc d'btrmodaitili tutti mettono l'cpbcmero Colchico per rbermodattilo : cr nellefetide per ilfe me della ruta faluatica quello della cicuta, ambedue mortiferi medicamenti. Senza che molteuolte fi compongono i medicamentifemplici uecchi, crftaniti : ondefeguita p o i, che di niun ualore riefeano i compofiti. Il che quantunque 3 o aUe uolte interuenga per malitia ineffabile ; nondimeno accade ciò il piu delle uolte per ignoràza, er per trafeurag» ghie, uedendofì che pochiflimi fpetialifi ritrouano(di quelli però non dico, che fi dilettano nellafacultà de femplici) che non ufinoflpeffo di metter unacofa per un'altra, quando mancano loro le uere . Imperoche ufano l'afaro perla Abufi , & ibacchari,il loto filuatico per il meliloto, la coluteaper lafena,l’acoro per il calamo odorato, il cipero per la galanga, ilhieracio per ilfonchoja lattugafaluatica per rendiuia, l'algiofaluatieo per lofeordio , alcunegomme per ilfuccino, ]nt0r^e0' u " 4 la thapfla per il turbit, la pece per ilpiffafpbalto, la ragia del Larice per la lagrima dell’ Abeto, er per la una terebin=■ medicarne». thina , la phiUite,per [affieno,alcune radici incognite per il meo, per il peucedano, c r per il cojlo ; la caflia per il cin* namomo, ifandali per l’affaldthoja lacca di uerzino, er di grana per il cancamo, ioliuafiro di Khodi per l’agallocho, [offa er la carne fumana per la mumia,il macis per il macero,la charta per il papiro,il crefpino per l’oxiacantkahl con uoluolo perii liguftro,il fucco delle prunofanatiche per [acacia, er quello del ligu(lro,cr delle bacche del peri* 40 dimeno per il lid o , le noci uomiebe per le meteUe.igambari p n i granchi,il ranocolo per il coronopo, lafaponaria per loflruthio.il cardo finto, c ria carlina pe riaffitta bianca, il par thenio per l’artemifla, la cotulafetida per ¿¡par* thenio, i tehicoli di cime per il fattirio,il polio per il carnef i o , la paronichia, er il trichomane per [ adiamo : la cade mia per la pompholìge , l ’erugine per ¡¡fiore delrame Jafquama dclrame per quella dello ilomoma, la fandiccpcril minio »alcuna terra contrafatta per la terra Lennia, il falnitro per il nitro, e>~ altri udrijcr diuerflfemplici timo per l’altro fecondo il mal ufo di uarie regioni, i quali per breuità trapaffo. Il che non interucrrebbc in molti luoghi ,fe i medici haueffero quella perfetta dottrina dei femplici, che ragioneuolmente fe gli richiederebbe ¿haucre. percioche effendo dotti, cr periti in tal materia, fapendo , c r conofcendogli errori,che pojfono interuenire, ouiarebbono à gli fcandoli, chefi commettono, ne lafciarcbono comporre le cofe ¿importanza fenza uedere prima tutte le cofe , che nifi conuengono. Et però sfòrzinflhomai quelli dico,che nonfanno, ¿imparare la dottrina defemplici :perctoche none 50 cofa più uergognofa ad uno artefice,che effere ignorante delle cofe.cr de gl'indumenti,che all’arte fua s'appartengono. Il che ¡nteruicnc à qual fi uoglia medico,che ufa medicamenti compofti,er nonfa,ne conofce » ne ifemplici, che ¿entra* no,ne la natura di quelli. Et però ben diceua Galeno al vn.er vi ir .libro delle compofìtioni de medicamenti in portico lare : chi non conofce bene, er dtftintamente le facultà defemplici,non può conofeere in qual grado fia la uìrtù del co» pojlto, ciò è fe ella fia fvrtiflimaò clementifiima, ò mediocre, ò di cofe tra fe contrarie .11 perche nitinopuo conra* gionc comporre medicamenti, fe non ha ben 4 memoria lefacultà, che tengono i femplici. Nr però fìperfuaia al* Niuno fi può cuno di poter farfì perito, er perfetto in quefta materia per leggere,cr per rileggere folamente i uolumi,che ne tratta - far p e r i t o p no,quantunquefuffero ¿approuatifiimi, er autentichi fcrittori, fe primafenfatamente piu er 'piu uolte nonfe gli mo* Arano ifemplici à dito da precettore in tal liuterìa eflercitatifiimo, et che con l’occhio,cr co'lgufto in diuerfl , crua= dc fempijd . rijtcmpiin ogniloro parte nonfi confìierano. Al che hauendo non poca auertenza Galeno ( comefi legge nel prole? 6 0 go delfeflo libro dellefacultà defemplici ) diceua : I o non potrei ueramente non accufare coloro, che fuor ono i primi, L é fo r m e d el chefi sforzarono di dimoflrare con le dipinture le fórme dell’bcrbe, ilimando però io, che molto meglio fia imparare di '/h e rb e fentconofcerle conl'occhio dal precettore : c r quefto per non imitare coloro, i quali diuentano gommatori con leggere tc 4 a folamente & r

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Difcorfi del Matthioli folmetttc i libri, perfuadendomi che piu uera fogni nitri fin l i dottrini acquistata con i occhio d ii precetto re, nonfa» punte, mi di tutti gli litri mcdicmcnti. M i fepure s’ha bifogno de libri, chifuri quel tinto infinfato « n e n d a ti d a pouero huomo,che pofìpofti gli ferità di Diofioi ide,di Negro , d’Hcraclide Tirentino, e r di Crateui, CT filt r i lun* Galeno. gimente inueccbiiti in cotdIfaculta,prefèrifia à quefti quelli falcuni altri piu grammatici, che medici, oue poco altro fi ritruoua,chc incantitioni, ftregimenti, trasfòrmationi, c r herbe confacrate à decani de i Demoni ÌE ta l primo li » La dottrina ¿ro j egH pimenti : Quetta ueramcnte(diceuapur egli ) è ottima dottrina, la qual s'acquifiaper uiuauoce del precet* «’acq'ifta c5 tore,cr non Huolerfifar nocchiero di naue,ò capitano di foldatij, ó uolcre acquijtare qualfi uoglia altro magistero fo* I»occhio dal lamente con leggere i libri.Pcrciocbc i librifriamentefi fanno per hauere le dimojirationi delle cof•paffute,& per baue precettore,* re commcntarij delle già imparate,cr non perche con queifoli fi poffa perfèttamente imparare, c r diuenire perfètto neh *an t® libri. ¡c coyf , Eccetto fe alcuni nonfujfero,à cui del tutto mancaffero i precettori, er chefu fiero cofirctti di cercare f impi» rare eon quei libri,che fonoflati ferità abondantemente,cr con buÒordine,comefiamo ufati difare noi. I mperoche leg gcndofl.cr rileggendofl con priuato Studio, c r fpeffe uolte, cr non lafciandofì occupare dallafatica, fi può con ef i fare anchora un profitto da non pentirfine.Et al primo libro de gli antidoti,diceua: Non potendofi uenire nella nera cogni« tione de fempliei per mezo diprecettore,che gli dimoflri,cr che fi uogliafa r queflo con la lettura de libri, che ne trai* tino,come fono le opere d'HcraclideJi Crateua, di Diofcoride, c r d'altri, ueramente gli farà bifogno di molto mag­ gior confldcrationc, prima chefieramente poffa giudicare tutte le uirt'u, c r parimente i uittj delle medicine : perfaper io,che coloro che le ucndono,cofl afiutamente nefophifticano alcune,che molte uolte ingannano coloro, che nefono pra «Strafanno1 i tichifiimi. Onde diceua pur egli nel i x.libro delle facultà defempliei,trattando del diphrige : Aggiungerò a queflo r i* medicami« , gionamcnto,chc affetta à queflo medicamento,alcuna cofa, la quale nonfollmente farà utile da fapere del diphrige, ma ingannano al anchora della terra Lcnnia,della pompholige,dell’opobalfamo,cr del lid o Indiano.lmperoche imparai ejfendo anchor lcuolcei peci giouane à fophiSiicare tutte quefle cofi,di forte che nonpareuano punto differenti dalle nere, er natine. Eracolui, che ti ierop io i. m'i„j-egmM congrandifiimo pagamento,buomo neramente curiofifiimo, nonfollmente in cotali cofe, ma in molte altre fimili. Ne per altro nauigai io in Lcmno, in Cipri,in Soria ,fc non per potermi acquistare tantagran quantità di tut<* fe quelle cofe, che ne potefii hauere affai per tutto il tempo di mia uita. Nel qual uiaggio ritornando di Soria Palejlina , hebbi bella commodità difornirmi di licio,cr aloe Indiano : fapendo certamente,tutto quello,che con tutta lafonia qui« ni portauano i cimeli, effire ueramente lido ,cra lo e Indiano : effondo certo, che coloro che lo portauano, non /apenano rarte di fophiSticarlo,perche le cofe,con cuififaìflficauano cotali medicamenti,non nafcono in quei luoghi. Ma em tni parfo però benfatto,di non manifeflare,ne fcriuere in che maniera quefle cofefifalfificauano, accioche nò lo pojfano imparare gli fcelerati huomini, per auidità di guadagno. Imo che defiderarei di fiirpare, cr perpetuamente infondere gli ferità di tutti coloro, che prima di noi nefirificro. Quelle tuttefono parole di Galeno. Per la cui dottrina fi può molto ben confiierare,che con i librifoli nonfi farà mai alcuno perfettofcmplicifta, anchora che con ogni pofiibilc arm te uifieno Stampate lefigure delle piantc.perciochc(come nel prefinte prologo manifè&a Diofcoride, er ne i luoghifud* Piante che (*a^cno) * ucramcntc neceffarìo a chi uuol cjferc buonfemplicilta, di ucderc le piante uiuc con t occhio nonfolamcn trasformano tc 1,1 un temP° dell'annofolo,ma in uarificr diuerfi.Percioche altrimentifonale foglie delle piante, quando cominciane do à nifiere ¡puntano di terrr.i'altra firte,quando elle crefiono, c r quando produ cono il gambo : cr d'altro affetto, ^foglie. quando fono cariche di fiori,cr di fime . Noiueggiamomanifefiamente,cheilpolo negro, c r parimente il ricino prò* ducono nel principio lefiondi ritonde, cr nel proceffo in quello diuentano fimili à quelle del planano, cr in quell'altro triangtilari, come che nell'hederd interuenga il contrario, producendo ella da prima le fiondi quafi Stellate, cr pofila in proceffo di tempo quafi ritonde . llfìfembro acquatico nel principiofa le fòglie tonde, erpofiia tintaglia,cr l’aUun* ga fimili à quelle dellarucchetta.il lepidio e'inaflurtio nel primo tempo le fanno tonde ,er per intorno intagliate, c r nel proceffo oliuari,zr laurine,come fa dnchora il uolgare petrofiUo degli borii. lllathiri chiamato uolgarmentc Ca* taputid nel primofuogambonefiuefte tutto di foglie lunghe fimili a quelle de' màiorli,cr nellefommità de rami diforte le trasforma , che paiono pofeiaó d’ariftolochia, altramente d’hcdcra .L'acdntho giouanc erefee confiondi affai piu lunghe di quelle della lattuga,cr intagliate à modo di rucchetta,cr inuecchiandofi poi le fa fu perilfufto cofifpeffi, à i nute,cr appuntate,che non poco fi dijfomigliano dall’altre:come parimente interuiene in molte altre piante,che per bre* p e r c h e e a g io uità trapajfo. Il che malageuolmentcfipuo confiderare nelle flampate per non dimostrare elle di tutte le predettef i no n e le fig u re l’effigie il un tempofilo , c r inciso perche le cofe driificiofe, c r dipinte non dimostrano mai cofi perfèttamente i linea* d e lle h e r b e , ___ c h e f i f t à p a n o menti delle cofi,comefanno le uiue, naturali, c r uere. er cofi parimente mi pare, che per leggere rhiftorie delle piante • l i b r i , n o n fcritte da qual fi uoglia buon autore,nonf i ne poffa configuire quella tiera,cr neceffaria cogmtione, chefi richiede, per m o lt o g i o u i - non ritrouarft nelle defirittioni deU’ifiorie delle fòglie,cr dcfujìi di ciafiuna pidntd;fi non una deferittione fola de linea ictfle* C° n°~ ment‘ Crfimbiatize loro.La quale quantunq,•fìa uera, non però da ella notitiadel molto uariare c r delle fòglie, c r de fufti,che fanno le piante fecondo uarif tempi deR'anno.ll qual uariare altrimenti imparare non puofii, che con un lugo tjfercitio dell’occhio nelle uiuc,mentre che fono in terra. Oltre à ciò,quando ncU’hiStoria defemplieifiriuonogli autori i lineamenti deU'herbe ,fimpre procedono per fimiglianze, affomigliando l’acoro, il xiride, c r la gladioli aU'Iride : il meo aU'anetho, il cipero al porro, l'aftro aUhedera,il phu allo fmirnio, c r queflo, à quello, c r quello a quellaltro . Onde non è pofiibilc,che non hauendofi prima ueduto infieme con ottimi, c r cffircitatifiimi precettori i fempliei, à cui r un l’altro raffìmbrano glifcrittori perche per tal uìa nonf i ne babbi notitia, poffa alcuno con librifoli figurati, c r nonfiguratifarfi bonfemplicilta. Et però pdrmi,cbe tutto che le figure, cbcfifiampdno ne ì libri con ogni diligenti<t de dipintori, c r defiampatorì, riducano à memoria i fempliei,che fi conofcono, c r che dilctàno adocchio nonpoco ; non però pim i,che eUcfieno di gran giouamento à chi non ne fa prima per altra uia c r con l'aiuto de precettori la mag* gior parte.come che forfè apprefjo al uulgo altrimenti fi creda. Il perche procuri pure, chi uuole in tal materia inten* dere qualche cqfa,tihauere in ciò ottimi precettori, cr di non Ufiiarfi rincrefierc in diuerfi tempi dell’anno, c r per monti A u to ri

eom- ^eHcnte

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Nel iib. di Diofcoride.

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monti,& per uatti,® per ogni altro luogo andar cercando, ® uedendo le piante. Ef nonfolamente attendere a que* fto,maandarfene nelle miniere& quiui contemplarci metalli, ® le altre cofe, che diquindi fi cattano ,con tal cura ® diligenza,che (ìfappia conofcerpoi le nere dallefalfe. Ilche nonfolamente bifognafar quiui,ma lidie fornaci ancho * ra,oitefi colano i metattiiperciocbe quiui ¡¡fa il diphrigeja pomphoiigc.lofpodioyla cadmia, il lithargiro, e r alcune altre cofe , che bifogna conofcere : le quali à questi noftri tempi tuttefi riirouano,ó la maggior parte,falfe nellefleti* r ie . li medefìmo bifognafare nefondachi dettefamoft città conle cofe che fi ci portano pellegrine. E appo questo da Nfl riforre farli beffe ¿'alcuni,che nel ricorre dell'herbe ® delle radici, uogliono che s'tifino alcunefuperihtioni di parole, d'in* dell’herbe i ca n ti,® di profumi,come fe le tétti ® [acuità de medicamentifi poteffenoattgmentarefminiare, ® infondere con le «dà vana, & parole,a-congl'mcanteflmi,comeflcredonoghfciocchi^ifuperjutiofì^ituperatinonpocoda Galeno nelfudet* J 9 to luogo,cofi dicendo.Trattò Pampbilol'b&oria deli erbe per alphabcto,comefacciamo anchor noi, quantunque mol ni)& incantl> to tempo perdeffe egli in narrare fattole da donne uecchie,fuperfiitioni,® incantamenti di parole, che far fìfogliono come fanno da alcuni, mormorando mentre che di terra fi ricolgono l’herbe, da lui lodate per la piu parte per attaccare al collo, alcuni. er in altri luoghi,& parimente per fare i lifci per imbellire, imbianchire,& far parere quel,che nò fono le d onci cofe in nero non folamente aliene dalla medicina,ma tutte falfe infefteffc, e r bugiarde. Il che apertamente ne dimoflra, chefepure ci douiamo feruire de libri,lafdando i fuperftitiofi à chi piacciono,debbiamo leggere,rileggere,er ben flit diare quellifoli,nc qualifi ritratta la reale,& uera dottrina defempiici >cr chefonoflati fcritti da coloro}cbe ne han no hauuto il perfètto conofcimento : tra i quali neramente tiene hoggl il principato Diofcoride. Et però meritamente lo lodò Galeno nelfudietto luogo con lefequenti parole. Dimoflra neramente ( dijfe egli ) effere flato Pamphtlo nelle cofe,chefcriffe,® di cui eglifa pròfèfiione,puro grammatico: percioche manififiametcfa conofcere perfcfleffo di no 2 ° bauer mai muto,ne conofciuto l’herbe,delle qualifcriffe,ne d'hauere mai{fermentato la uirtu loro, ma ben d'hautr* ne trattatofolamentefolto fède di coloro che nefcrijfero prima di lui . e r cofi compilò egli ifuoi libri,mettendo a eia* feunaherba un monte di diuerft nomi,er come trasfirmare (¡debbiano glihuomiiii nel coglierle, che uerft ut debbiano cantare intorno,che beuande primaguflare,® cheforte di profumifare, e r altri fmilifhegamcti bugiardi. Ma Dio fcoridc Ati*Z4rbco compilò incinqui libri tutti t utile muterU defemplici,et nonfollmente dico dell herbe,ma de gli no ^ £)j0fco» dberhdc ftuttiydc ficchi,de minerali, e r delie parti degli animali - ondepami fenza dubbio che tra tutti perfettifi* ride pi u che à mam'ete babbi egli trattato della materia de medicamenti.Et tutto che fi ritrouinogran numero di buoneferitore la* cialcun altro. [date da'dolorò ) che furono primi,er maggiori;nondmeno da niun di lorofu cofi uniuerfalmcntefcritto di tutte le co fe.Quel pòi che defemplici fcriffe Keradìde Tantino,Crateua,er Manna no fu iteramelefimile,ne raccolfero collo* ro inficine ogtìicofa,comefece Diofcoride. Et al primo degli antidoti:ScriJfc(diccuapur cjfo Galeno) fu fidenti fona 3 ° mente tutta la materia medicinale in cinque libri Diofcoride,dal qual può ciafcuno neramente imparare tutti gl inai» éjfchefi cauano dal g u f i c i dall'odore,per li qualifi conofcono tutte le medicine,®,fi difcernonole buone dalle catti u e. Dal che poffono i mòdernimcdici, e r parimente gli flettali,à cuifenza feufa ucruna s appartiene d ifir fi dotti in nc|^0mca° c'ria qucfìanobilìfìmamatcria,effere certifimi,che in tal facuità fìa Diofcoridefra tutti gli altri il primo, ® piuprincipa ^ fqmplici, le.Et perònon doueriano itancarfi mai di leggerlo et rileggerlo tate uolte, et tato portarfelo infeno,chegh diucnijje tiene il prindel tuttofamigliarifiimo, mentre che da qualche buon precettore fig li dimofìrano all occhio>e r parimente al gufo i «paco era tue uìui,ueri,&legitimifemplici. Il che tanto piu gli farà prefio uenire al difegno loro, quato trouaranno bora i glorio* «• ft fcritti d’effo Diofcoride netti,zr purgati da ogni errore', e r da i miei difcorfl feritimi /opra,in cui quaji tutto quel* lo de Semplicifcriue Galeno ft ritrouii,di talforte dichiarati,dilucidati,e r ìllufirati,cbe quafi altro di piu non uifl pof fa defiderare. A quefiofolo adunque accodare lì debbono per f infallibili afiignate rdgioni, tutti quelli che ne uoglio* 40 no uenire alla perfèttione, e r lafciare uia all’ignorante uulgo, e r a coloro che come i ranocchi, nonfanno ujcire del pantanosefalfe,[ciocche,®-faUaci Pandette,i tenebrofi Luminari dellefletiaric, e r altri uohmacci, oue ala ciecafi tratta la materia de femplici,da chi à fatica non conobbefenola lattuga,per effer cibo quotidiano, e r l ortica,perche ella punge. Contra cuiferiuendo Galeno alfefio libro delle[acuità defemplici, cofi diceua. E ueramente da guardarli dalle cofe ferine da Pamphilo: percioche nonfolamente non uidde,ne conobbe l herbe con l occhio,ma ne ancora quan do dormendolifi [ognuna,® mafimamente quelle,di cui mole dare egli ilconofcimento con deferiuerne ie figure. ma fono cotali fletìc d'huomini ( come ben diffe Heraclide Tarentino )fìm iliài publici banditori, quali quantunqiicmat habbiano ueduta la fórma,rafletto,® altri fegni dclfcruofuggitiuo ; nondimeno lo publicano co'l bando, tallendone i contrafegni da coloro, che io conofcono, di modo che fe ben il bandito glifuffe appreffo,non lo conojcercbbono per quetlo.Quefto tutto dìfie Galeno, i l che può molto ben baflare per infiruttìone di coloro,che ncUamateriadcfem* $0 plici defiderano d'intrare per la diritta porta, ® caminare di lungo per la firada infitUibile. Ma accioche [appiano irtche tempo anchora,come ragioneuolmente fi debbano ricorre le piante nel tempo,chefono piu piene detta uirtu loro, cominciali* fi d e b b ia n o ri do prima datte radici,dico che la uirtu di quelle, cofi come di tutte f altre parti dette piante, nonfi ritraila in tutte in le J * " un medefimo tempo dell’anno : imperoche alcune in un te m p o ,® alcune in un altro fi ritrouano piene dhumore. |oro t Quantunque fieno alcuni mofii da càufe molto ragionatoli, che dicono effere da cauare di terra le radici fempre nel* Quando ril autunno, nel cafcare dettefoglie, ® defufli ; ® altri nelprincipio diprimautra,primache crefcano le fòglie .-per- cor fidebba cioche nell'uno,® nell’altro di quefti tempi fi ritroua piu la uirtu nelle radici,che in ogni altra parte. Ma dicendo qui la mia opinione,crederei io,che molto piu humore fi ritrouafjc in quelle,che fi cauano la primauera, per non hauerpro * dotto ncfufti,ne fòglie,ne fiori, da cui fi tira tutto l'humore dette radici.Et pumi per ciò ragionatole cofa, che quel h dell'autuno no debbiano effere,per haucre di poco tempofruttatole cofi piene,ne cofi uigorofe.quàtuq; pero no uo 60 gfi negare io, che quelle della primauera per effere molto piu piene (fhumore di quel, cheui fi conuerrebbe, crwoifo maco digeftojche noe pofeid quel che ni fi ritroua fautuno, nonfieno piu atte à putrefarfi, ® corroperfl nclfrrbar/t di lungo. Al che bruendo rifletto Diofcoride dijfe eflreffamente, che le radici fi debbano cauare nel cadere dette fi*

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6” Come d e b b a n o e d e r e le r a d ic i, quando fi ric o lg o n o .

C o m e gouer « a r e , feccare, & c o n fe ru a re ii d e b b a n o l e r a d ic i.

D o u e fi d e b ­ b in o rip o rre l e r a d ic i, q u a d o fo n o fecche.

Il cogliere le piateinalcu­ ni tempi de­ terminati nö èmale.

C o m e fi d e b b ia n o ric o r-r e , Se f e c c a r e le h e rb e , c h e fi r i p o n g o n o .

H e tb e , c h e li r ic o lg o n o q u a n d o h o r ife o n o .

Difcorfi del Mattinoli

glie,che le producono, liehe acedendo fecondo la natura di diuerfe piante in uarij tempi dell’anno, bifogna dar atta) to di ricogliere ciafcunaradice nel fuo tempo determinato,ftirpandolc di terra(cfendo però poßibile) tutte intere, er in quei terreni,or fotto quei climi del cielo,che gli fono piu familiari. Deueno oltre a ciò le radici ejfere he nutrite,et ben faldetma però nonfieno,per troppa copia difuperfluo nutrimento della graffezza del luogo,otte elle nafeono, piit piene,??piu große del donerete anchara per diffetto di quelloftanite,?? rugofe.il che conflderando Galeno, mentre chefcriucua deüeradici dell’Iride al primo libro de gli antidoti ; Sono inutili uniuerfalmente ( dictua ) in tutte lefie» tic delle medicine quelle radici,che fono fappe\, er rugofe. Et quellefono ueramente peggiori delle mezanamentc m * trite, er mediocremente crefciute, che paffano la mediocrità della groffizza, cr che contengono infeptu humore di quel,che ui fi richiede. Cattate oltre à ciò che fieno le radici di terra, lauinfi prima in acqua chiara, fin tanto che fie* no ben nette daUaterra,er dal fango, er modinfipofeia da tutte quelle púdole er capiüofc radicene, che quafi tutte uniuerfalmente batto d’intorno,er pòganfi co ogni diligenza àficcare. Et effendo,coinefon quelle delfinocchiojdelia pio,dell'asparago,del brufco,del polipodio,della r ubbia,dell’endiuia,?? altre fimilhfeccbinfi nell’ombra,?? nei uento, er non fi lafiino in modo alcuno toccare dal Sole, accìoche non ne rifolua egli,per efiere rare et fiottili,tutto quel buo no,che ui fi ritroua.Ma che fc faranno di quelle, che naturalmente f vio grojfe,come di gentiana,d'cuoia,di mandrago ra,di brionia,?? d’altrifintili, cr che il tempo fia nuuolo,?? di uerno^tccioche tenendole all’ombra nonfi muffino, ne s'infracidifcanoyfipofjonofieramente feccare al Sole,?? al uento. Il che piu comodamente fare puoßi, quàdo taglia dofi in fottìi parti sinfilano in qualche fottìi fune,che l’una parte no tocchi l’altra-.oucro che fi difendono fopra à gru ticci,?? ogni giorno piu cr piu uoltc fi tramenano con mano. Ma è però d’aucrtire,auanti chef i fe echino, di cauarfuo> ri quella legitofa midolla,che quafi in tutte le radici fi ritroua,per ejfere ella inutile, ?? di niun ualore : come che nelle radici iellagentiana,del ciclamino,dett’aridologia ritonda,dell'iride,detta brionia,della cetaurea maggiore,?? d’ai» cune altre piante cotal midolla nonfi ritroui. Seccheche fonopofciale radici à baiìanzd,?? che benficonofce,chefi poffono conferuarefcnzaguaùarfi,ripongatifi in luoghi otte non penetri il sole, non entri il fumo, Fhúmido no tocchi, cr la poluere non arriui .ma fia un luogo eminente,??fccco,cbe rimiri il Settentrione, oueramente il Mezo giorno , quando fi riponcjfero non del tutto benfecche ; hauenio però auertenza che in quel tempo l’Auftro humidißimo uento nonglifiiri fopra.Eoffonfi pofciacofiferuare tanto tempo,quanto elle durano fenza fuanirjUtarlarfi& ? corromperli; quantunque lefott ili, come fono quelle dett’afaro, dell’afiar ago, del phu , del rufeo,?? altre fintili non durano piu d’unanno : tutto ch e! elleboro tal bianco qual nero per fottile di radici chefi fia,fino à trenta annifi conferui buono . Debbefi dico offeruare il tempo del ricoglier e,il luogo del riporre,et il temine del durare,non fiolamente nelle radici, ma in ogni altra parte di ciafcuna pianta,cr parimente de gli animali,come c il fungue del becco,il fegato,lofierco,et il budello del lupo,il polmone della uolpe,la uefeica del porco cignale,la ß'oglia dette S erp i,?? altre partifimili. Ri» colganfi adunq; tutte quefie cofr quandof i ritrouano del tutto piene detta uirtu, loro , c? non in modo alcuno fuor de tempi,?? delle Cagioni appropriate. Ne fono però da biafimare coloro che nel cogliere alcune herbe ?? radici, offerì nano alcuni tempi determinati,?? alcuni affetti de pianeti del cielo, per ritrouarfifcritto da autori di fide degni, che le radici detta peonia per il mal caduco nonfi debbano cattar di terra, fc non nelfermare della Luna. Nc parmi che fia tale opinione del tutto reprobabile, nc da coparare con le fiiocchezze de gl'incantefimi, c? altrecofe uanefritte da Pamphilo.perciochc eßetido rettele cofe noftrc terrene dalle celedi fuperiori,pudmolto ben slare, che la Luna come pianetapiu di tutti gli altri propinquo a noi,?? di uelacißimo mouimcnto,habbìa cofì nette piante,come in molte altre cofe hornel erefiere,?? hor nel [comare,che ogni mefifiuede in lei, non poco rifia to , Onde nonfenza cagione dijfi Galeno,che l’aliffo herba fi dee ricogliere peri morfi de cani rabioji negiorni canicolari, et pariméte i granchi de pus mi per Feffetto mcdefimo:ncl qual tempo ]incolgono gli feorpioni, et fi ritroua l'ancufit co la radice tutta piena difan gue. come anchora fi debbono fm p re le piante di natura calda ricorre in luoghi caldi,?? afiiutti. Et però [emendo Hippocrate à Crateua,diceua . Sfigurati quantofia poßtbilc di ricorre l’herbe dalle radici nette montagne, onerofi» pra gli aiti cottitpcrciocke quefte ueramentefono piufalde,?? piu acute di quelle, che nafeono in luoghi humidi, er ac quofi: er quefio per ritrouarfi ne monti la terra piu denfa, cr l’aere piu fittile . Ma procurerai nientedimeno ancho» ra di cogliere i fiori di' quelle,che nafeono intorno à gli ¡lagni,i i paludi,à i fiumi,et allefontane,et maßimamente quel le che f i io ejfere deboli,ftanite, cr di dolcefid a n z a . Dcbboufi parimente ricorre, goucrnare, er firecare l’herbe nel modo medcfimo,che le radici,eccetto quelle che giornalmente s’adoperano uerdi,tanto per l’ufo dette medicine, quanto de cibi,et de condimenti loro,come la lattuga,l'endiuia,la cicorca,la procaccinola borraginc, la bietola, l’atripliccjl cauolo, le uiole nere, la uetriola, la mercorctta, la rucchctta,il naBurtio,ìl baftlicofil petrofetto, iliufquiamojlfan» preuiuoja piantaginc,ilfolatro hortolano,Fhalicacabo,l’acctofa,lo fiaragoja maina, Facantho, er altre affai. Come quandofi uucle ufare alcune herbe calde, f i tolgono atte uoltc piu predo frefche,chefecche,ouefia la intentionc di mee. no fcaldarr.imperoche l’humidità,chefi ritroua ejfere nette uerdi,mitiga affai il calore, chefi ritroua in loro. ?? que» de fino come l’amaracoja menta,Faffenzo,il thimoja timbra,la rutóla calamintha, ilfifembro, ilpulegio, Fabro» tano, ? ? altri fim ili. Sonone anchora alcune,che fi debbono ricorre, quando cominciano à produrre i fiori, come èia centaurea minore,le uiole,Forigano,ilfimphito petreo, ilpulegio, il¡crpotlo, Famaraco,il polio,il tbimojáchame» d rio,il chamepitio, la cbamamitta, il chrifantemo, laficca, l'hijfopo, ilfumotcrre, er altrefimili piantele quali per breuitì trapaffo. Ricolganfioltre di ciò tutte quede cofe ne tempi afiiutti, fereni,?? non con nebbia, con nuuoli, z? con pioggia. ??pofiia ben nette dalla terra,?? da altri mefiligli,diligétemente fi ficchino all’ombra: come che alcune uenefieno, che per hauere il fudo groffo, ? ? carnofo, come è Fàcanthó,? ? altre per hauer le figlie molto humide cr groffe,come è la procacchia, er il creiamo,che hanno bifogno <fejferefecche al Sole: imperoche riponendoli àfece care all’ombrafenza alcun dubbio s’infiacidirtbbono. Secche adunque chefieno,ripoganfì infacchette, ouero fiutole di legno ; e? debbofi tenere benferrate¡accioehe nòfifianifcano.il perche errano moltijpetiali,cbe legate f herbefic

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Nel primo lib. di Diofcoridei

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fbt iti m a Z Z d l/aPpicc-vi0 d P^c0 dette botteghe,oue non foUmente perdono in breue tepo ogni uìgore robbato- E r r o r e d i m o i glj falle diuerfe quotiti, dell'aere,ma diuentano anchora una [emina di millefporciticpercioche non foUmente fl ca= ti f p e tia ìi i n ­ ticano in breue di poluere,*? di tele de ragni,ma diuentano tutte nere per Ugran moltitudine delle rnofcki,che giorno, t o r n o a l r i — p o r r e d e l ’h e r e r notte utfi ripofano.Nc anco è cofa troppo laudabile il tenerle appiccate ne i [accheti di tela,come cofiumano aletta b e f e c c h e . ni altritpercioche pcnctrandoui dentro Paria al tempo del gran caldo rifritte,confuma,e? fuanifee ogni uirtu loro,et la poluere,che ui penetra,e r uì rimane,le corrom per le guafta. Di modo che per confcruar l'berbe,er parimente le ra dici nella fòrza della uirtù loro,non è miglior co[a,che [erbario nellefcdtole ben¡Vinate,onero in naß di terra cotta dì agentemente [errate,come in[egna tìippocrate [emendo a Crateua con tali parole.Tut ti i medicamenti.che fino co* me[ticchi,& liquori portinjì in uaft di uetro,*? l'herbe,i fiori, er le radici in uafi dì terra cotta nuoui,acciochc (lue* 1 o to,cr parimente l’aria non ne rifritta il uigore.ll che [e uuole Hippocrate,che s, offeriti nelle fi’efchc, tanto maggior* mane fi dee ojferuarc nelle fecche. Debbonfi oltre à ciò corre i fiori,come Valtre parti delle piante,nel tempo che ha Q u S d o fi d e b no piuvigore,*? non quando già mezo franiti [ono per cadere.Quelli de cappari [incolgono,analitiche s apranotet b o r io r i c o r r e i f i o r i , le c c a ­ le refe quando non ben del tutto [otto aperte:*? tutti gli altri uniuerfalmente,conte fono ufeiti ben ftiorc. Et perche r e ^ r i p o r r e . quafi per il piu tutti i fiori fono piu fragili,piu teneri,®- piu fiottili dett'herbe,che li producono,non folamente bifo* gna non[cccarli al Sole, mane ancho all'ombra in luoghi troppo calditpercioche non manco gli fuanifee la caldezza delParia,*? de luoghi eminenti,che fi faccia quella del Sole. Secchinfi adunque in luoghi temperati uoltandoli ,* ? li­ vellandoli freffoAcciochc non figuaftmo,u[ando diligenza,che refiino ficchi,ò nel colore medeflmo,che haueano uer di,ò poco da quelloftefro lontanotimperoche è cofa certa,che quei fiori,che nel [eccarfì perdono in tutto il colore,non L a v i r t ù d e’ fono di udore alcuno nella medicina. Durano i fiori ficchi uniuerfrlmente un’annofilo,quantunque quelli della cha f io r i q u a n t o i o mamilla,iella centaurea,del chrifantbcm oM agcneftraM o fparto *? delle rofe,alquanto piu in lungo confinare d u r i. C o m e r ic o r ­ fi poßino,tenendoli ben [errati nelle fia t ole.Ylannofi parimente connon poca diligenza da ricorre ifam tanto quellt r e fi d e b b a n o dico,che nafcoito neU'herbe chi difeopertitomt quel del litbofpermo,del phalari,dd finocchio,dell’anetho,del caro,*? i f e m i . del ciminotchi riferrati in capi,come quello del papauero,della nimphea,del melantbio, *? del iufquiamo : chi chiuft in baccelli,come le fa u ci fagioli,i ceci,i pi]fetli,i dolichi,*? ilupinitchi dentro in cornetti,come il fiengreco,il melilo= to,*? la fenapcte? chi in diuerfe inuoglic rauchi, quanto quelli, che fi ritrouano intorno alla midolla £ alcuni fruì* ti,come e l [atte del cedro,de gli aranci, de limoni,delle pere,delle mele, delle cotogne, de peponi, de ceiruoli, dell zucche,*? delle angurieetogliendqquettide frutti, quando i frutti fono benmaturi,*? quelli dcÜ’herbc, quando gì fatte fecche piunon nereggiano**? quantunque molti femi fl ritmano,che moltopiu £ un anno fi confcruano;no. dimeno molto m eglio,*? piu fectiracofaè rìnouarli ogni anno :per:ioche pochi ne rimangono ,che inuecchiandoft, non s’iarancìdifcano,*? cojì acquistano un calore fu o r del naturale loro. Secchi adunque che fieno, ferbinfi nelle fiutole,*? in luoghi ficchi : percioche ageuolmentv tirano a filhum idità del luogo. I frutti poi,come fono le [ufi* Q u a d o f i d e b ne,le giuggiole,le bacche del mirto,le mele cottogliele ciregie amarmele corniolclc fo r b e l fichi,i melagrani, *? al b a n o r i c o r r e i f r u tti, & d i­ tri che fi ferbano per l’ufo della medicina,fi debbono f i iccaredall’albero, quando fono.ben maturi: quantunque le [or* p o i c ó f e i u a r be per ficcare fi ricolgano immàturetauertendo però che doue fìa intcatione di molto coflringere,& di riftagnare,fi &>*• debbono coglierei frutti coftrettiui piu preflo alquanto immaturi,che altrimenti, t e noci poi , le mandorle, i pi* fia c fh il pinocchi,*? le nocciuole non [incolgano,fc dei tutto prima non fono arm ate all’ultimo grado della matti rità lo ro . Il che fi conofie,quando gl' inuogli esteriori,che gli fono à torno,fl [concedano per lorofteßi,*? che fio * tendo l'albero ageuolmente cafcanoialtrimenti molio nel [eccarfì fi ritirano,*? rimangono aßiderati.Quelli adunque che di quefii fi confcruano ficchi,riponganfi nelle fiutole,*? nelle.cafre, percioche meglio ni fi confcruano, che ne ficchi. Et quelli chefi confcruano per tutto l'annofrefcht, ò per lamaggior parte del tempo, attacchinfi in luoghi 4 ° qfduttÌ,come fifaconl'uua,conlc pere,con le cotogne,*? conimclagranitouero [opra la paglia, come fi fa con le mele,conle[orbe,*? coli le nefioletouero fepctUfcemft nell’orzo,*? nel miglio,come fl f a con i cedri,con i limoni, *? congli aranzi• L e cortcccic appo quello,che fi prendono dai frutti,come fono quelle del cedro, de melagrani, e? C o m e c ó f e r delle zucche’.quelle che fi leuano da gli alheri,come d’lncenfi,di legno Guaiaco, difambuco, *? difrdßino:*? quelle u a r e fi d e b b a parimente,che f i fiogliano dalle radicVcome di cappari,di mandragora, di thapfla, di turbit, di efila ,*? £ altre pian n o l e c o r t e c e ie . te,non altrimentifi debbono fic c a r e , che le radici,*? cofl mcdcfìmamentc riporre. I ficchi anchora, come cofe C o m e fi d e b molto neceffaric, fono da efrerc fa t t i , *? confinati,che non fi guaftino per tutto l’anno, con ogni debita ragione, b a n o f a r e , & *? diligenza. Cauattfl adunque quefli non folamente daü’herbe, ma dalle radici anchora, *? parimente da i frutti. c o n f e r u a r e i fu c c h i" Quelli che fi cauano dalle radici,come è ilCirenaico,*? quello della glicirrhiza,fi debbono fare nella primavera nel i o lo ¡puntare, che fanno le figlie da terra. Quelli delle figlie,auanti che le piante producano i fiori, *? che diuenti il ' loro gambo legnofo. Et quelli de frutti,alcuni quando fono maturi,come uuole cfjcrc quel de melagrani,de cedri, de limonia*? delle bacche del mirto : *? alcuni degli alquanto immaturi,come delle noci,delle more,del lid o , delle bac­ che del ligtiftro,*? dell’acacia . il che parimente fi conuien fare con l’ompbacio. Di tutti quefli alcuni fi confcruano feccandofì al Sole,oueramente à lento caldo di fuoco,come l’aloè,l'elaterio,quel dett’afienzo,*? dell'eupatorio,dclTbi* pociflide,della glicirrhiza,*? fintili:*? altri fi confcruano cofi h umidi fenza ficcarli,ne condenfarli altrimenti. AM non però tutti fi rìferbano in un medefìmo modotimperoebe fl ferbano alcuni chiarificandoli prima,*? cuocendoli poi alquantoal fuoco,come fi faconqueldirofe,d'endiuia, di buglofra,d’acetofii,dilupuU,d’apio , * ? difinocchio:*? al tri fenza cuocerli altrimenti (premendoli,*? lafciandoli fare la rejìdenza,*? tramutandoli di uafi in uafi, fini che fi [chiarifrano,come fi f a con quello di melagrani,di cedri, *? di limoni,delle mette cotogne,*? delle more. Ma è mol io ben £ auuertire(comedice Galeno al v i . libro dette compofìtioni de medicamenti fecondoi luoghifihefi corrom­ pono ageuolmente uolendofiferbare i ficchi liquidi, fe nel chiarificarli nonfi cuocono à bafranza,*?fofcia no fi met G o m m e , la ­ ta[opra per coferuarlidefoglio,come benfanno fare i diligentißimi Jpetiali.DiMano oltreà d o dalle piante diuerfe g r i m e , & r a ­ r w ai j . 1U^ alcuni gomme,alcuni ragie,*? alcuni Ugrime.Le gomme fino ,come l'opoponaco, g ie .

ta m w (


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D io fc o rid e fi d if e n d e c o n ­ tr a m o k i.

La

m o ltitu d i u è de’ n o m i, che fi ric ro u a i n m o lti D io fc o rid i, è a d u lc e rin a .

A lb e ri.

■Frutici. S o tto f r u tic i.

H erb e.

D e g e n e ra n o n e d e lle p ia n

te.

A lc u n e p ia n ­ t e fi tr a s f o r ­ m ano l 'u n a n e l l 'a l t r a .

Difcorfi del Matthioli

f ammonìaco,ilfagapeno,Tcufòrbio,il ga lban o jl bdeUio, la mirrha,l'opocalpafo,lincenfo , la farcocoUa, c r k ftira » cr. L e ragie fono ¡come k U n c in i,k tercbinthinaja abietina,la picea, la ¡ir o b ilim ,k lentifcina, CT (¡nella del pi» no. E t le lagrime pofcia,come il latte,che f i riccoglie di capi di papaueri, chiamato propriamente Opiada fcammo ned,quello della thapfk,il latte di tith im lo ,il cancamo,il liquore della tragacantha,quel delle uiti,delginepro,de man» dorli, de c ire g i,c r quella anchora che chiamano uolgarmentegomma Arabicd,quantunque uogliano alcuni, che que» ft t c r quelle de f(fin i,d e m andorli,cr de ciregi piu prefio fieno gomme,che lagrime. M a fia pure come f i uoglia, il tutto ita in fapcr ben conofeerie:m peroche non mancano truffatori, che le contrafaccino,come parimente interne* ne ne medicamenti m etallici,cr minerali. O ltreàcio fip a re ffi forfè ad alcuno tufo le n ito , che non mediocremente haueffe errato Diofcoride nella prefente prefittone, hauendo affolutamente detto,che tra tutte le fo r ti dcU’herbe folo VElleboro f i conferua molti ann i,cr che tutto il reito non può piu che tre anni perfiruarfi,auenga che Theophrafloan i o tichiflimo fcrittore di piante in piu c r piu cofe g lifia contrario,dicoperdefuiare cofioroda cofl fa tti penfieri, che e f fendo flato Diofcoride inquefla facilità dott ifhmo confm atifiim o cr principalifiim o,cr per tale approdato dal ma» gno Galeno,non è in alcun modo da penfare,non che da credere,che egli non habbia faputo tutte le proprietà loro, et che non habbia molto ben ueduto quel che prima auanti di lui trecento cr piu anni fcriffe Theophrafto,cr molti altri de g li antichi: cr mafiimamente uedendo noi quanto nel d e f :riuere le cofe f te fia fiato egli ueridico,cr diligentifiimo. M a è ben da credere per cofa certa,che cofi come inalcuni altri luoghi in tutto quello uolume fi ritrouano alcuni man camenti di fcrittura,alcune aggiunte ftp erfìu c,c r alcune claufule falfificate per difètto di fcrittori, c r di perfine piu C r meno curiofe di quello,che ui f i richieggia ; cofi ageuolmente interuenga nel medefìmo prologo . li perche tengo fèr ma opinione,che molto piu ui manchi di tutto quello,che fopra à ciò deferiffe Thcophrafto ,il qual afferma conferuarfi f elleboro trenta a n n if arifiolochia cinq; ò fei,la uernilagine nera quaranta,la centaurea maggiore dieci onero dode* io ti,ilpeucedano cinque ouero fei,lau ite faluatica un’anno fo lo ,cr l’elaterio le centinaia de g li inni,di modo chegia feneritrouò di quello di dugento anni preciofiflimo,cr ottimo. Tutte adunque l’hiftoriedi quefie cofe uidde, leffe, confiderò,cr firiffe Diofcoride,quantunque non appaiono in fcrittura,per efferefiome f i dee ragioneuolmente crede re)queilo tefio fmembrato. E t però non à Diofcoride,ma à i peruerfi fcritto ri di quefia opera fi dee dare la colpa del mancamento,come fi da dell'aggiunte fuperflue à coloro,che ne furono autori,penfandofl d’ingrandire,crctiUufira» ' re con effe fenzapropofito alcuno tutta quefia opera,come fin o Raggiunte dim oiti c r molti nomi G r e c i,U e b r e ì, ! A rabi,C aldei,E gittij,M agici,Latini,cr d’altre diuerfe lingue,che f i ritrouano nell fattoria quafi di ciafcuna pianta à , capitolo per capitolo in piu c r piu tefti Greci di Diofcoride. I quali ageuolmente fono fiati canati da Pampbilo(per uederfi, come di fopra dicemmo, ejfcre egli di ciò fiato tuffato da G d e n o )c r mefii fenza propofito alcuno nel prefen te uolume. D el che n'ha fatto pofcia accorgere l’cjjerfiritrouati in alcune antiche librarie i uolumì legitimi Greci i o di Diofcoride di piu c r piu centinaia danni fcritti,in cui niuno di quelli nomi aggiunti f i r i t m a . da i quali tetti non volendomi partire io,non ho nelle mie tridui tioni uoluto porre in modb alcuno cotali nomi adulterini, come fecero H erm olao,cr Marcello Fiorentino nelle loro. E t perche reputo, che non fia manco utile,che neceffario, che tutti colò ro , che nella facultà delle piante s'effercitano,fappiano molto ben diftinguere g li alberi d a i fru tici, i fru tici d a i f it t o fru tici,cr quefli datfherbe,dico però infieme con Theophratto,che alberi f i chiamano tutte quelle piante,che crefcono fu dada radice con un tronco fo lo nodofo,cr malageuole da rompere,da cui nafeono a modo di braccia i rami,come f i no gli oliui,i fichi,i m efii peri,le querele,gli elicici p in i,cr altri fim ili.l fru tici fono quelli,che con piu gam be,cr co piu rami nafeono farmcntofì dalle radici,come fono i ro u i,i rofai,e’l paliuro.I fotiofrutici,i quali f i commemorano tra le fipetie deU’herbe,produconoil piede,cr parimente iram i legno fi,c r conferuanole fòglie minute loro per tutto tifa * no uerdi,fuperando cofi la natura dell'altre herbe,che ogni anno f i ficcano,come fa la ficcale,la lauandafia ruta,Vilif fopo,la fa lu ia ,cr alcuni altri.Hcrbc f i chiamano poi tutte le altre piante,che producono da prima le f o n d i filefe n z a alcun piede,cr che producendo pofcia il gambo fanno fio ri,& parimente finte fopra effo,come fanno tutte le f e t t e delle biade,cr tutte l’herbe,chefl fiminano n egli h o rti,cr nafeono ne i prati per loro fteffc,cr per le campagnetquan tunque tra quette f i ne ritrouino alcune,che non producono nefitto ,n e fiorirne finte,come fa la phillite.l’affieno, la cinoglojfaj’hemionite,cr Ìonofma. M a e però <fauertire che per una continua, c r molto diligente cultura alle uol te dìuentano l'herbe filmili à g li alberi,come interviene in f e i ouero fitte mefì coltivando la malua,da me piu volte uè» dutacrefcere conpiede lungo,legnofo,cr duro,come una hafia.-cr che molti fiu tici,ò per vecch iez z a , ò per arte di lauoro,diventano anch’efii alberi di non mediocre grandezza,com e fanno il uitice,l'hedera,iltamarigio,e'l paliuro .

Cofi parimente interviene,che alcuni alberi,ò per difètto di nutrimento,ò per mancamento di culturali forte sinfai* uatichifcano,che nonfi conofcono effere differenti da ifrutici. percioche quelli facendofi per il corfi de molti anni, 5 p CT per diligente lauoro faldi,duri,cr uigorofi,generano pofcia grofii,cr firmi rami:cr quitti generando,come infai uatichiti gran quantità di polloni,di germini,cr di farmenti,cr per il tronco,cr appreffo alle radici, di tal forte debi* ìitano,cr fanno infimi i rami, inuotandogli l’humore,che non accorgendoli degenerano infrutici,comefanno i mir» tifi lentifci,cr i nocciuoli. I mperoche tanto è il uinculo della fraternità di tutte le piatite, chefiefje uolte non fola» mentefanno gli effetti predettila fi trasformano l’una nell’altra,come la cafia in cinnamomo,il fìfembro in menta, il grano ingiogtio,cr il bafìlico in ferpollo. Di tutte quefiefietie di piantef i ne ritrouano di domeftiche,cr parimene te di faluatichc,le quali vogliono alcuni,che prima najceffero al mondo, per uederfi manififtamente ,che molte fono le piante faluatichc,che ¿trapiantate ne gli horti,ente giardini diuentano domefiiche, quando fi trattano con dilì­ gente cultura:tutto che molte fieno quelle,che fi ritrouano tanto domettiche, quanto faluatichc .fra lequali ne fono delle fierili c r delle fruttifere,delle floride c r delle fenza fioriscile fempre frondofe c r uerdeggianti, di quelle che il verno perdono le fiondi. Nr da altro procede queflo,fecondo che recita Theophratto,che dal luogo,cr dalflto oue tUe nafeono,cr parimente dall’aria,che le circonda.-quantunque alle voltefi caufi anchor queflo da qualche morbo par ■

. ticolare


Nel primo lib. di Diofcoride.

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titolare dette radici. Molto neramente importa per confinare le piunte fruttifere, floride,cr fempre ucrdeggun» Moito fonfe tiJatftmmZddeicielOtZrkeonfèrenza delfite. Et però none marauiglia,fi intorno a Memphi, cr nel territorio r i f c e l a c i e m é ’Eltpbantio i fichi,CT parimente le uiti non perdono mai le froniv.CT ebe neOUfoU ,c r altre regioni nuoue rivolute xa del ciclo dUe Indie dagli Spagnoli,ninno albero fi troni, ehe femprc non uerdeggi. Ne cfìmilmcnte maratiiglia,che fi ritroui- ¡"0C° j" ° . no gli alberi piu großi,piu grandi,c r piu belli,cr piu Jrondofì in un luogo,che in un'altro:percioche chi ama queflo,et j a'Mt, e “ chi quell'altro fito,fecondo la difrofttionc della natura loro. Et però ueggiamo,che godendoli de monti i cedri ,t lari’ Sci nacurati cijpin i faluaticbi,gli abeti,ipezziJ terebinti,ibofiijginepri,i fig g i, CTi carpini,tufi ritrattano procerißimi, e r p,ante» belli, come nelle felue de piani, er de collifi ritrouano le querele,i cerri, i foucri, glielici, i loti, gli olmi, 1 noccitioli, gli aceri,e r i frafiini. er appreso le fiumare i platani, gli alni,gli oppigli alberi,i tamarigi,cr i filici : come che no, io k maggior parte di quejti non cofi filici fcambieuolmente firitroutno ne monti,nelle uaUi,ne piani,crucile felue. Il che parimente ueggiamo interuenire nell’herbe, e r ne i frutici, dilettandoli chi di paludi,chi di laghi,chi di (lagni, chi delle riue de fiumi,cr de mari,cr d'altri luoghi humidi,cr acquastrini : chi de luoghi aridi, ficchi, e r fiffoft : chi tanto de ficchi, quanto de gli humidi terreni :chì decampi, e r delle uignetchi de prati, e r chi delie ualiì, chi de col li e r delle piaggie , e r chi di piu domefiicbi luoghi attorno alle città,e r alle cafldk lungo le mura, per le piazze,CT perle macie. In luoghi paludofiJn fu gli argini de fiß i, e r in humidi terreni nafee la piantagioni coronopo,il po* te rio,lo feordio, il ranoncoloj' eleofelino,e r lo frhondilioja lifimachiaj'alifmaja chelidonia minore,l'epimedio, il pentaphiUo,Cerino,la coda di cauaUo,il limonio,Cbchotropio minorerà uerbena,la tofiilagine , thidropepe, l'onobri* chi,cr la coniza della terza frette. In luoghi paludofi nafee il cipero Ja tiphaji frarganio, e’I gionco. La nimphea pofcia,ìlpotamogeto,il loto iE gitto,cr la colocafia fiatino tanto fitto acqua,quanto fopra ne laghi, e r ne gli alti a© paludi.In luoghi parimente paludofi nafee il malabathro in India, e r a noi in Italia il rifoJ’bippolapatho,cr il mille figlio Stratioie.il tùbulo nafee cofi ne laghi,ne paludi,cr ne fiumi,come nel maremede riue de quali fi uede parimeli* te il ntrio chiamato da noi Oleandro. L’adianto,cr il trichomanc fi godono delle friloncbe uicine alle riue defiumi, 3 che fieno in qualche humida piaggia,oue trapeli Cacqua da qualche monte.Il uiticej'helicrifo,Camello,il botri, il rha uerdeggiano in fu le riue de fiumi. Et ne lidi,ne colli,cr negli fcogli marini,il crethamojl nero chameleoneja braß* fica marinaJ’androface,il papauero cornuto,il doricniojl filano fonnifirojlglauco, Chippophae, Chippophefto, il tragiojl tubimelo paralio,il peplo,Calipia,Caffenzo feripho. Et douc l'onda hor cuopre, c r bor difeuopre il lido , nafee il tripolio,Standofene bor in marc,cr bora in tcrra.CT dentro nelCacqua il brio,l’alga, CT i coralli. Nc j riui delle finti nafeono quafi fempre il flfembro,e'l fio,come f : fuffe fratellanza tra loro. Di quelle poi,che nafeono f r i terra,amano iluoghi magri,cr feccbitantone piani,quanto ne colli,l’eringio,la thimbra,illido, il lithofrermo, la 3 0 ft!uiaJoflachtJ'nnofma,la lonchiteja cinoglofftj’echio,la bugloffajl camcpitio,cr Ihelleboro nero. Godonfi di luo ghi ardifiimi,cr faffojìj capparij rofmarini.il (imphito petreoja fafiifiagia,Cheljìne,Chemionite,ifempreuiui,gli oin bilichi di Venere,il politrico.la paronichia,VafrU no,il clinopodìoja circea,CT la lichene ; di modo che la piu par» te di qucfti firitrouano frejfe uolte nelle muraglie de gli antichi edifici ,c r trai nudi faßt. Verdeggiano in luoghi opachi,cr ficchi Cheleniojl cbrificomc,Cafaro,le uiole purpuree,Castragalo,e'I ciclamino. c r ne gli humidiJa pro• v eneaJa qual anchora lungo à i fifiifi ritruoua,cr la phiüite . De codi amenifi dilettano la ginestra, lo franto , la tiepetaM cimino faluaticojl chamedrio,tutto che nafia uolentieri anchora in luoghi afrri,cr fajfofl : il phalangio, il th imo,come che fi diletti di luoghi fajfofl anchora,cr l'holofiio. Ridono ne campi coltiuatijl lagopo, l datine,l’or* elitkogaloy. icori andrò,il hiacinthoj’hipecoo,Fapiosjl chamecijfoj’egilopaj'ofiridej'aphacaj’orobanche, il mclan* thiojl buphthalmoj’anthemidejl papauero faluaticojagladiolajl leontopetaloja pbenice, l’hiperico, e’I ciano : c r 40 in quelli che no fono coltiuatijl pfillio,e’l hieracio.Sollazzanfì de pratili trifòglioJl loto faluaticoj’anonide, il dau• co,il caroJitragopogonoJ’oxilapatho, il galioja centaurea minore , 1'bemerocaUe, il colchico, la betonicaiquan» tunque ne colli, c r ne monti fi ritroui ella firtilifiima. Nelle ¡tigne fi nutrìfeono il teUphio, la procacchia fai* natica,il peplo,rhelfìne hederacea, l’ampeloprafo, c ria fumaria. Et dentro c r fuor delle caflcÜa,cr delle cit* indi fi riparano nelle piazze, ne cimiteri, nelle mine de gli edifici, nelle macie, c r lungo alle mura, c r aUefiepi de gli horti,il uerbafeo, la blattaria, il thlafrij’iberideja mainaJa chelidonia maggiore, l'ortica, Febulo,l'crifimo,F<i rifiolochiatungdjl marrobiojl chrifanthemoJ a galiopfUerigeròJ'aroJ'aparineJ'anagaUiie, il poligoniojl tnbo * Io terreflre, le fidenti, l’eupatorio,il iufquìamo , la cicuta, la perfonatajl xanthio,cr il cocomero ajìnino. Nelle campagne fi godano icardidituttele fretic, { dirottile Je firolc J l finocchio faluatico, la gramigna J l thahttro, il buniofer lungo le fiepi de campi,cr prati, il rufeo, Fafrarago, i roui, il rbamno, il liguftro,cr la rubbia : c r nelle -50 felue piane Fephemero,Fhippogloffo,cria felce. Gioifiono de monti tanto l’Indiano,crii Soriano, quanto //.Ce/« tico nardow parimente il montanoJa centaurea maggiore, la mandragoraj’amphodiüo, il fatirio Ja gentiana, il li « guüicoj'aliffojo fmirnio ,fbelleboro biancoJa ruta fàluatica, la poiemonia, il poligonato, il titbinutlo chiamata Characiajl polio,la ptarmicaja thimeleaja chameléaja glicirrhiza, l’afilepiade, il narciffo, la thapfìaja peonia, Tcthiopidejl dimeno, Ìonagri, la cacalia,l'aconito, il ndpello, la laureola, l’hiffopo faluatico, il peucedano, la cha mcidphnc : crncUc felue de monti la frina bianca,cr ne luoghi precipitofì di quelli il pctrofelino,cr la radice Riodia. Sopra gli diberi nafeono f agarico, il uifchiojl mofiojl polipolio,il driopteri, la lichene, tirando il nutrirnen to da gli alberi propri) fopra i quali fi ripofano : come che alcune altre piante fieno,che fi ritrouano fopra gli alberi, che nafeono, c r ut falgono di terra, come fanno le lambrufcheja uite nera, la brionia, il tamaro ,l'hedera,la de » matite fecondaJo fmilace tanto lifeio, quanto afrro, il lupaio,cr il peridimeno. Ne mancano anchor deWberbc, f o che tuono finza radice fopra taltre herbe,ne altroue che fopra queDe fi ritrouano, come c la cufiuta/epithimo, Fepithimbro,cr Fepiftebe.Quantunque fia da fapcre,cbe tutto che le prenominate piante uiuano piu naturalmente,et f i * filicemente perparticolar natura loro nt loro propri) luoghi,cr fili fuddetti, non pero rcfia,d'c bor in quel mon

1


io

DifcorfidelMatthioIi

te,hor in quefio colle,hor nel pianof o r nelle mUiJior ne campi,hor nette uigne, erborin uarij e r diuerfi luoghi te medefime ritrouareflrauagantemente non fipoßano. Et quello baiti per quanto fi ricerchi di dire intorno alla noti tid de luoghi naturali delle piante. Ma per ampliare quanto miftd poßibile la dottrini di quefia cofa utile, come neceßaria materia,narrerd bora particolarmente di tutte le parti delle piante,che per l'ufo della medicina fi ricolgono, cioè delle radici,delle fòglie,de fufi,de f i o r i i del ferne. Et cominciando prima dalle radici,come bafc,cr fóndameli Varietà delle to di tutte le piante,dico che generano moltitudine di radici,cr quelle fittili, tutte le forti delle biade. I legumi poi piante nelle rihanno tutti una fola(eccetto le faue)cr quellafarmcntofa,cr dura. Vna parimente radice hanno anchor quafl cut* cadici. te le herbe,che per l’ufo de cibi s hanno di continuo negli borei,come la lattuga,l’apio,la bietola,la borragmeiiendi» u ia ,v la. cicorea. Vnafola rihannoUmilmente,la ruta faluatica della feconda frette,il peplo,il crateogono, l’epkeme Y0,zr molte uolte la uerbaiaci. Et per il contrario hanno moltitudine di radici,!afaro,il phuja bacchiti, gli hellen bori,i appari,il crcthamoJ’amphodiUo.la chelidonia minore,Fafclepia,la circa ,Ì alca , l’ethiopide, la gramigna, la ßlce fratina,r orecchia di topo deüa feconda fette,la p ia n t a g li cbrifocomcj’afarago, il rufeo, il panace Hera• eleo,[bemiomtc,la peonia fimina,cr Fahfmatcr fica te le producono il nardo Indiano, a - parimente il Celtico. Grolle c r firme radici fanno Fhdenioja brionia,la mandragora,la ¡ammonta,il cocomero faluatico, la ulte nera, ÜrapoJa nimphea bianca,la colocafia,la radice Rhodiaja China nouamente portata dalle Indie occidentali,la dragon tea J'aloe,la centaurea maggiore,i rofinarinijo fhondihojcnanthcja gentianaj’àfiragaio, i chameleoni, il peuce* dano,il fimpbito fecondo, il papauero cornuto,il raphano.il cardo, il periclimeno, il folatro fonnifiro, la fmilace afra,la thapfia/bippopbaej'hippopheftojl tithimah Characia.crlapitiufa. Sottili,cr picciolele producono Fbi dropepe.la catanance prima,il ranoncolojl panace Afile pio,e l Chironio.il phalangio, il trifòglio,Thippofelinofan» thillide,la phalariie,it òcchio,l'onobrichi.iholoslio,la britannica,CepimedtoJ’onagra,il tragio ficondo.il Icontopo* dio, la ucrbenaca fupinaja phiteuma, il pancratio, Faconito della terza fe tte , il chameciffo, l’afaro, lo belleboro tal bianco qual nero,la piantagine minore,il coronopo, il fifamoide, l'origano faluatico,Falipo.l''atrattile, Fhdiotro pio maggiore , 1'ambroJla, Conofma, la rabbia, la cepea, FatifinaJa betonica, il chamefice ,ü chrifocone,il meo, ilgingidioiCr la centaurea minore. Legnofe, c r dure fono quelle <Famendue le code di cauaUo, della etliopide, della fmilace afra,dclpoterio,della leucacantha,dell'afìragalo,del tithimalo chiamato Chararia,del cipero, cr dell’o* leandro chiamato da Greci rhododaplme. Tenere,molli, c r arrendeuoli fono quelle dell'alchea, del l’acancho, deh Falera,cr della malua. Nodofi,come quelle delle canne, fono l'iride, l'acoro, il poligonato,il ru f:o,la nimphea, il xiride, Fhippoglojfo, la gramigna, il lauro Aiefftndrino, la colocafia, la galanga, ii cipero, il gengeuo, la radice China nouamente ritrouata,CT parimente la R hodia. Sono große, come le dita humane, quelle dell orohanche, dell'eringio,del poligonato,della peonia mafiolina,del pirethro,del dauco,della paflinaca faluatica, del fìmphito pe* treo, del dorìcnio,dell'cbulo,dell'echio, del crctbamo,cr dell elapbobofco. Bulbofa, c r cipollina r anice fi ritroua nei giglio tanto faluatico quanto domestico,nelle cipolle,nellefialogne,ne bulbi jieü amphodiUo,ntU ag io,nel porro, nel croco,nel narciffi, in tutte le fe rie di trfticolhnel fatirio,nell'ornithogalo,in amendue gli ephemeri, nell'arifaro, nel biacintho,nella dragontea,nell'ampeloprafi,nello feorodoprafi, c r nel moli. Tonde a modo di tartufi, c r tuherofi fono quelle delFariftolochia ritonda, del ciclamino,deU'apios,del leontopctalo, delienanthe,della peonia fiemina, del rapo, del&vfogono,del periclimeno, del cipero, dell’argemone, della catanance della feconda f e r ie , c r del piato* conto. E oltre à ciò non poca differ enza tra le radici nel colore,nell'odore,cr nel fapore : laqual cofa fapendofi di* fintamente da coloro,che prefio deftderano difar fi ualenti in q liefta facuità,fono ueramente non poco gioueuoli: cofi come il fapcre anchora quali fieno le grandi cr le picciolcjc dure cr le tenere,le molte c r le poche, le cipolline,cr le tuberofe, c r quelle che fono lungamente nodoje, delle cui tutte forti habbiamo qui di fopra trattato. D iffe rite del Di colore nero fono quelle del chrifigono,tutto che di dentro biancheggino : quelle del papauero cornuto,del nar* l e ra d ic i n e i c o l o r i , & fa- do montano,deU’helenio della feconda f etri,del pan porcino,del chamelconc nero,del cardo,dcU’amphodiüo, del rof* p o ri. marino,del rhapontico.come che quelle di dentro roffiggino : del peucedanojel leontopctalo, dell’ epimedio, della nim* phea, delieringio,del fìmphitofecondo,dello fmirnio, dell'echio, dell'afiragalo, dellanemone,della mandragora,quan* tunque di dentro fìa ella bianca : dell'aconito della terza f e r ie , dctla thapfia,della perfonata,>deüa felce mafiolina,del la ulte nera,dell’ariflologia ritonda,amendue di dentro di colore di bofib.cr della peonia fimina,tutto che quefia, c r quella della thapfiafieno fittola fiorza bianche. Bianche pofiia per il contrario fono quelle della piantagine , del poligonato,della dragontea,dell’aro,dell’arifaro,del ranoncolo,dril’hrileboro bianco,dell’anonide,del ligufiico, deU'e* ringìo,dct[af a r ago, del rufeo,deU’hippogloffo,deU’elapbobofco,de rofmarini,dellofondilio,della rapa,del raphano, della circea,dellalcea,delFholoftio,del tragofdel trifig lio , del narc¡fio, dell’aglio,del porro,del gingidio, delliberide, dellhippofelino, del tripolio,dell'iride,del panace Heracleo, del tragio, del filano fonnifiro,dcli’artio, dell’onagri, del chameciffo,dellafeammonca,dell’althed,cr dctla pitiufa. Etnon del tutto bianche, ma lianchiccie fono epurile dell’ aro, quelle della polemonìa, c r ieU’hrienio primo. R offe fono quelle della rubbia, della centaurea maggiore, del rhapontico, c r del rhabarbaro, tutto che quale difuori nereggino alquanto : del pentaphiUo, della tormentala, dell'iride faluatica, della bietolaroffa.del blito,ielle carote,deü’anchufa,deü’onofma,della licopfi,del chrifogono co* me che le fieno di fuori di colore feuro. Non del tutto roffi,ma roßiccic fono quelle delFacantho,dri phu, del fati* rio Erithrodano,del xiride, della radice Rhodia,del filano fonnifiro, dell'dipo, c r del coüo.Rofic [cure fino quel le deüafelce fimina, del cipero,del pìcnocomo.cr ddFcphemcro colchico.Et roffe porporegne quelle del fimpbito pe treo,delle cipolle,dellafciÜa,cr del pancratio.Giatte di dentro fin quelle delFariftolochia ritonda, della glicirrhiza, del lapatho, c r hippolapatho,del cipero Babilonico chiamato uolgamente Curcuma,dell’argemone, della . c elido* nia maggiore,cr della gentiana. Et uerdeggiano quelle del polipodio, del phalangio,dello fmirnio, c r della lmpc* rotori*. Odorifere ,ò vogliamo dire aromatichefino quelle dell’iridefieU’àcoro, del meo, del cipero, della galanga,

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Nel primo lib. di Diofcoride.

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M i zedoarìaM nardo canto Celtico,quanto Indiano,deliafaro,del Vhu,dellagariophillata,del creiamo,del genge* no, della bacchari,del ligustico,della pajlinaca, dell'angelica,delfefeli Mafiilìcnfc,ddl’hippofc/ino, dello fmirnio,de ro» fmaxini,deliafdepiade,detta circea,deU’alifm , della radice Rhodia,CT del tripolio. Di fapor dolce forcole radici del» la glicirrbizaÀel tragopogono,delli centaurea maggiore,del bianco cbameleone, dett’elaphobofco, del geranio, del» fard io 'cr del polipodio. Ei di fapore amare quelle della gentiana,del ranoncolo,dett’hdenio,<id dittamo bianco,del la leucacarttba,delpanace[Ueracko,dett’bippohae,del pancratio,dellafcilla,della cicorea,dell’afparago,dd rufco, della centaurea minore,della chelidonia maggiore,dell’amphodiUo,cr del ciclamino. Acute pei fono quelle del geageuo, dell’acoro,dellag.danga,detta zedoaria, delcrocodilio,delpanace Chironio,detto fmimio, del piretro, dell'a'ifna,del tripolio del raphano domcjlico er faluatico,d’amendue le iberidi,del nafturtio, del thlafpi, dell'argentone, dctt'hidro* tìepe dcÌl’aro della dragontea, deli’erifmto, deKophiofcorodoJcHampeloprafo, dello feorodoprafo, delle cipolle,del­ le fcalovne,dell'aglio, de porri,V della [candire. Di modo chefapendofi ben tutte quefle differenze dette forme, dcnmnerijc colore,de g li odor[ V de fapori, che fi ritrouano nette radici delle piante, eoa neramente nonpoco geo tintolefarà i tutte c a lo ro se con ¿detto dell’animo in quefla materna sbancheranno II che parimente rneruer* rà loro,fapendo bene tutte le fom e.Cfkfomiglianze dell herbe (quelle dico che perfcrittura dimoftrarc ftpofjono) CT firn,Lente gli odori, er tfapori di quelle,nel modo che quitta me fi ritrouano ferine. Et cominciando prima dal la forma,adatta fomiglianza,che l’una piantd [introita battere con l altra , mi sforzaro di fare cotali compa* rJion i fempre con quelle,chefono molto uolga?i »C7 quaflda tutti cono cinte. Et pero principiando prima dal* migll5zc dcl [hedera notifiima pianta,dico che fiondi fìntili attenderà, quantunque cbt piu grande, c r chi piu picciole, fanno la k f o g l ie . » fcammoneaj’aftro, il ciclamino maggiore cr minore,lo fruttaci afpro, il Itfcio, c r quel de gli borii fta ulte nera > k brattici marina,il fefeli Ethiopico,il periclmenoM lunga & Ì 4 monda anftolochia .lafdcpiadc, l epimedio, ¡agra * «ligi« di Parnafo,l’apocino, le uiole porporee,il cbameciffo, l’heìfne cognominata Ciffampelo, ,1cinocrambe, il falatro de gli borti,Hhalicacabo,la circca/l cocomero tanto faluatico quanto dome/tico,cr l una c r l altra clematitr. Toglie uitiginee producono il platano,l’acero,il lupaio,il ricino, la brionia,ielleboro nero , la balfm m M coloqum• fida,cr il cocomero chiamato parimente Anguria. Similifono quelle dettidednibio.cr della ¡pitia bianca , c r pa­ rimente Jìmili quelle dell’abrotano (emina,cr dett’afjenzo chiamato Seripho. Il uitìct ne rami,C7 nette p ondi fi raf* fembra dtt’anagiritcr k caucaìidc,il dauco della feconda fpetie > il laferpitio, lo [mirino , e l bunio (I raffomigìiano all’apio,Conformati^ con quelle de mandorli quelle de pcfcbi,dcl ncrio,dcttcbulo,dcl fambuco,detto fi aphilodemro,cr del lathiri chiamato notamente Cataputia -Con quelle dell’anifo quelle dcll’ifopiro, con l’anagattide lantirrhino, con ratriplice il xanthio, con luna er l ’ultra rubbia Ìaparine c r ilgattio,quantunque quefle piu picciole, c r quelle jo piu grandi fi ritrouino : co’l porro,cr con i bulbi il hiacintho,il narcijfo,l aglio,il colchico,il cipero, l amphoditto , ìampchprafo,lo feorodoprafo,i testicoli di cane, c r la lonchite. Col bojfo fi conforma illicio, con l’amomo la uitc iuncdycol pirctbro il daucofaluatico>con la fcrpcnUriu ÌhemionitC)Con Verica il cori : co l finocchio l afyarago do* mefiico,il panace Afclepio,il fefeli,il dauco eretico, l’anthemide.irofmarini, il buphtalmo,l’anetho,crk thapfiat con l’anetho il meo-.con la piantagine l'elleboro bianco, la gentiana,Il alifina,e'l dimeno tco'l pbenio il geranio : con U felce la fidente della feconda [fette, il polipolio,il driopteri.-con la ferula la cicuta, c r con quefla la mirrhide : con k borragine il uerbafeo, cr il cirfio. Confatti con la gramigna il moli,l'holefiio,la gramigna cannaria,er il coro» ttopo: cr à quello la catannace,e’l pfillio. Raffembrafi alla cicorea la chondrilU dell’una c r dell altra fpetie, c r pa» timcnie quettaychefi chiama da chi Dente di cane,cr dachi pifeia al letto : al ciuco fi raffomiglia iattrattile , al nero cbameleone il crocodilio,al bianco il fìlibo,al glafto il tripolio,al coriandro il parthenio,iadìanto,la fidente della ter» io zu fpetie,tutte le fpetie de ranoncoli(quantunque chi piu,chi meno)f uno c r ttaltro dauco, il thalitro, c r lafumaria, all’heifìne l'anagattide,ialfine,cr l’orecchia di topotalla canape oueramente al cinquefolio l'eupatorio,tutto che le fo» glie di qucfto fi diuidano in quattro partimi melo cotogno i cappari,el folatrofornifèrornilo fmirnioil phu cr il l i ­ uto : al ciprcfJoU fabina, al ginepro il cedro.all'hiperico l’androfemocr Tafciro,alla centaurea minore l’eupatorio fcritto da Mefite» Conformali il ciflo con il ladano,col ciclamino l’aconito primo, con li ceci il teucrio c r la fecuri» daca,co'l ciminofa i uatico lofiratiote millefoglio,con le zucche la'perfonata,cr con ilgioglio la phenice. Toglie di noce produce la ceniAurea maggiorerà peonia mafcolina,et lagentiana,quantunque quefla molto piu fi rafjembri alla piantagine. Attiiride fi raffomiglia ttacoro,ìl medico,l’iride faluaticaàl xiride, v parimente la g k d io h , tutto che quefla produca lefiondi piu breui. Le code di cauatto dimoflrano effere quafì fpetie di giunchi, tutto che habbino il fuflo concauo , c r nodofo. Imitano le lenticchie l'aphaca, l’ onobnchi.il chameflce, l'helenio dellafeconda fpetie , l’anonide, la lenticdarii acquatica,il trichomaneja poligaia,cr il glauco . Raffomigliafì alle fiondi del lauro, il 5° poligonato, la clematite dettaprimafpetie chiamata uolgarmente Prouenca, la daphnoide, il nerio, c r la ebameda» phne:al giglio l’hemcrocattefil par-cratio, il fatino, il martago,Vephemero,tonagra:al Icnttfco la glicirrhizacl tra g o , al lepidio l’arabide : atta lattuga il crocodilio.ìl dìpfaco.la lattuga faluatica, la licopft,l’anchufa, il glafto fatua* tico, c r la mandragora femina : atta bugloffa il flmphito della feconda fpetie : al mirto il rufco, il tithimalo ftmtnd, t l rouo canino : atta menta domenica il jìfcmbrofhidropepe, e 7pentaphitto : al marrùbio il ballote, il meliffophiUo, Abominio,cr la fidente detta primafpetie: & alla mercoretta rbelfìncft datine, c'i cinocrambe. Confirmafì col nafturtio,l’iberide:con Toliuo f alimo,la ptarmicaja phìttirea,il liguftro,il uitice,la coniza.il theligono, il tetticolo di enne,il lithofpemo.il doricnìo.cr tthippophae : co’l platano il ricinofbetteboro nero, lo Jphondilio, cr (’aconito ci «ottono,chiamato uolgarmente Luparia.-co’l uerbafeo Thdenio, il papauero cornuto, l'ethiopide, tarsio,il buglof» i o f°>W quellafpetie di tithimalo,che produce le fiondi larghr.con la pajìinacd il gingidioecon laprocacchiail telephio» k cepca,il crithamo.una fpetie di tribolo,il tithimalo hdiofcopio.t’l fempreuiuo detta terza fpetie. C o l trifoglio (orrijpondono il ktofdm tuoM mcdi«t,il citifo}e l melilotoico’l tim o Uftccfodc, cr k thim brvm l’acuta jpina

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Difcoriì del Matthioli

il nefaolo iella prima faetie,chiamato uolgarméte Azarolotco'l pulegio il dittamo,cr la calamintha : co'l tmangio la fabina,e’Lcipreffaico’l ferpollo il clinopodtoxon la faluiala fidente della prima fa etie,Phorminio, e l uerbafeo fai uatico. Conuienfi nelle fòglie co’l pezzo la pitiufaicon la quercia il ebamedrio, il teucrio,lo feordio, la betonica, Cr la fidente della primafactiexon la ruta l'acacia,la centaurea minore,il ferpollo faluatico, l’ambrofia, il poligo* no della prima faetie, l'androfemoja polcmonia, il peplo,la paronichia, l'bipecoo, c r l'apios : con l’aloè la fcilla: con la maiorana il maro e'I panace Cbironio: o’Ifolano la circea c r l’halicacabo : con la rombice l’aro,la pbiUite, la britannica,zr la biftorta:co'l rufeo ihippogloffo,cr il lauro A lefandrinotcon lafcolopendria l’orecchia di topo del la feconda faetie, c r la lonchite feconda: co’l fempreuiuo minore l’aiuga del terzo luogo, c r l’ariilolochia eternai titexo’l lafcio la hfìmachiatcol meliloto il ligufiicoico'l filibo il bianco chameleone,il cardo, cr lafaina bianca. c r al fifembro fi raffembra il pfeudodittamo. Dalla cui dottrinafi può molto ben cono/cere qual fieno le fratellanze, le i o conformità,cr le fomiglianze dell’herbe. Il che non f a di poca utilità à chi di quefta feienza dilettare fi uoglia. D if fe r é z e d e l ^itrousfi oltre à ciò non poca differenza tra le faglie ne colori,tutto che non fi ritrouino in qy efte cofi uiui,cr cofi le f o g l ie n e i apparenti,come nefìori.ll colore nero neU’berbe nonfi ritroua uero-.quantunque di cofi uerde feuro fieno tinte alcu c o l o r i , & a l - ne,che nereggiano alquanto,come fono le faglie della phiUirea,del bojfo,del liguJlro,deifolatro,degli borii,delle uio tre qualità. jf porporee,dettoftride,del iufquiamo,cr deU'una er dell'altra clematite. Et per il contrario nonfi ritrouano faglie. cofi bianche,chefi poteffero raffembrare alla neue,come che di canute affaife ne ritrouino, come fono quelle del cri* thamo,dell'echio,delranoncolo,deliabrotano,dell'afjenzo,della faluia,della calamintha,del maro,del periclimeno,del papauero cornuto,del marrobio,delloflachi,del mentbaftro,delialthea,del polio, del uerbafeo, deliuna er dell’altra lichnide, er della mandragora mafcolina : le quali tutte biancheggiano nella parte di fopra, come fono bianche di fatto quelle del rofmarino coronario, del bechio, deU’oliuo, del popolo, dell'artemifia, er di molte altre piante. zo Rofieggianti fono quelle del melagrano,del mandorlo,del lentifeo,del tirebintho,del rhu,iel ciclamino,del botri, del cori,deliandrofemo,dettafeiro,della lonchite,dell'ofiride,del bino,dell'amaranto,delphuco marino,del fifamo, detti* rione,dell’atriplice,dell'dipo, er d’alcunefaetie di bietola. Lanuginofc fono quelle del dittamo,della ethiopide, del uerbafeo,della lichnide,del gnaphalio,dettacanthio,dellalthea, er del menthaftro. Afare fono quelle del fimphito fecondo,del marrobio,del fico, della faluia, del ballote, er detthormìnoi. Et pungenti fono quelle della buglofja, •dell’echio,dell'ortica,dell'eringio,del rufeo,dell'agrifòglio,del lido, dell'atrattile, del Poncho, de i chameleoni, del dipfaco ,er di tutte [altre faetie de cardi. Strateper terra fono quelle del panace, del coronopo,dell’ànchufa,della mandragora,del lithofaermo, d’amendue le anagaHidi, della gramigna, della cinoglof]a,delglaucio, della catanan* ce feconda, del tefticolo di cane,dettonofma, del chameleone bianco,& dìogni altra qual fi uoglia pianta, che non produca ne fufti,ne fio ri. Acute fono quelle dettaglio, delle cipolle, del natturcio tanto acquatico quanto terre¡* j a fare,della fenape,deHaruchetta,dettiberide,delgingidio,detthidropepe,detterifimo,deUaclematite feconda, del thlafai,del fcrpiUo,del thimo,della thimbra,del fifembroÀelpulegio,della calamintha,del dittamo, della dragontea, CT dell’aro,della pulfatilla,della fiammola,cr dell’origano. Amare fono la chondriHada cichorea, la gentiana,la ruta,l'affenzo,l'aphaca,l'abrotano,la fcandice,l’aloè,il fantonico,ilferipho, il ebamedrio,il marrobio,lofeorpio, il glaudo,la chamelea,l’empetro,zr lagratiola. D ’odore neramente aromatico fono il nardo,l'afaro,il lauero,il fifent broda menta,il menthaftro,la calamintha,il pulegioja faluia,la lauanda,l'hiffopo,la maiorana,l'origano,il thimo, il ferpollo,la thimbra,il bafìlico,il fimphito petreo,i rofmarini,il ligustico,lo flachi, il ebamedrio, la bacchari, l'arte= tnifia minore, er quella che uolgarmente chiamano chi fclarea,chifcarleggia,chiherbadi fan Giouanni,cr chima tri faluia. Et alcune altre d’odorifère fi ritrouano,lequali pare che habbiano acquietato Podere da altre piante, er liquori,come lo feordio dall’aglio, il trifòglio dalla ruta,cr dal bitume,il citifa dalla ruchetta, la meliffa dal cedro, , 0 il chamepitio dal pino,il xanthio dal nafturcio, cr l’hidropepe dal pepe. Odore oltre à ciò grane fi ritroua nell'af ^ fenzo, nettabrotano,nel feripho,nel ballote,nel polio,nettebolo,nel botri,nettariftolochia,nella canape,nell’anagi* D f fe rc z e & ribella galiopfi,nella mandragora,nella cicuta, nell’apocino,er nel glaucio . Ritrouafi appo quello non poca dif iomigHanze, faenza tra le piante nefufli, che efie producono. impcrochc in alcune fi ueggono quefti foli, in alcune accampa* che i f r i t r o u a guati,cr molti : in alcune ramofculofi, come parimente m chi g r o fi, c r in chi fattili: in chi uacuì à mododican no ne i M i ne, cr in chi pieni : in chi lunghi,cr in chi corti : in chi nodofi, er in chi lifeipin chi duri,cr legnofi, c r in chi or delle piante. rendeuoli : inchi fainofi,lanuginofi,hirfuti, ruuidi, c r afari : in chi tondi, in chi quadrati, in chi farmentofi, c r in chiftrifciati : in chi bianchi, c r in chi rofti : in chi dritti, c r in chi farad per terra : tanto è piaciuto alla natu= radiuariarc fua operanelle piante. "Piu fufti adunque da una fola radice producono il giallo faluatico, laptar* mica,la piantagine,l'orecchia di topo,il telephio,Pariftolochie,la ruta faluatica,l’hiperico,Pelatine,la pheniceftl tra K0 go,ilfolano fonnifero c r furio f a , il fempreuiuo minore, il chameciffo,il glauco,l'cfiride, il tithimalo paralio c r 5 heliofcopioja thimelea,cr l’hcliotropio maggiore. Tuftopoiramofculofo fannola faluia,la fatureia,il thimo mag giore,l’origano,l’hiffopo, l’ajfenzo,l’abrotano,la ruta,la ftecha, il bafìlico,la maiorana, il fimphito petreo,cr tut* to il refto delle piante,che fichiamano fatto frutici. Grofio fi ritroua nella dragontea maggiore, nel chameleone nero, nettenanthe, nel iufquiamo,nell'henio,nel fimphito fecondo,nella perfonata, c r nel fempreuiuo. Et fattile per lo contrario nell'ornithogalo, nel thlafai, nella poiemonia, nel ranùncolo, nettanemone, nel liguftico, nel panace Afclcpio,nel peucedano,nettartemifia,nel pbiUo, nel cinocrambe, nel buphthalmo, nettalifata, nella beto* nica,nettechio, nel limonio, nell’eupatoria, nella piantagine,nella chelidonia maggiore , nell’orecchia di topo, nel* le anM ochie, nel feripho, nel tragorigano, nella menta, nel fifembro , nella lifimachia , nella ruta faluati* cha, nel cimino faluatico , nel delphinio, nel melanthio, nettaparine, nel ebamedrio, nello feordio, nel teucrio, nel trifòglio,netthiperico,nella fidente feconda, nell'datine, nelpentaphiUo, nettombilico di Venere, nella cha- 6d medaphne,nel tithimalo hcliofcopio,neUtlmelea,crntttalipo. vacui poifi ueggono generalmente i fufti in tute 4 :' : te le


Nel primo lib. di Diofcoride.

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te leforti delle biade,de i legumi,®1 degli herbaggi degli b o r ii,® particolarmente nel phu,nelÌapio montano,nelfin * fbo nell'heUeboro bianco, nella genuina,nella coda di caua.Uo,nel narcijfo, nel ricino, nella cicuta, nella pafiinaca, n d lathiri, nel hieracio maggiore, nelfimphitofecondo, nellaJptna bianca, nelle cipolle, ne i porri, neU'bippofelino, nella tbap/ia,® in tutte le fpetie delle fe r u le ,® piante fèrulacec, come fono la cicuta, la mirrbide, la panacea, il lafirpitio.il fefelidel Peloponnefo, & parimente quelle che diftillano ilfagapeno, ilgalbano, ® l’ammoniaco. Nodofo gambofi ueggono battere generalmente tutte le fpetie delle biade,l’ebolo, il phu.il ciclamino della feconda fpetie, la geli tutu, il panace Afclepio, il policnemone, il crateogono,laphalaride,ilpoiigomo, le code di cauaUo, tutte le ferule, la cicuta, la pitiufa,il meo,il giunco odorato, tutte le fpetiedelle canne, l bidropepe, il liguJltco,il xtphio, ® tutte quelle piante uniuerfalmente chefanno il gambo flmileà quello delfinocchio, comefono l elaphobofco, I aneto, il fe jo feti Kafiilienfe, il pirethro, lo jpondilia,e’l peucedano. Et tifeio lo producono la dragontea, l ampbodiUo, fa tipha, fa tiimphca, la fidente della terzafpctie,il ebrifantbemofaconito licottonojagentiana, l acantho, l d o t, l ibcride, il biacintho, il miriopbitlo,® la camedapbne. Lungo unafpanmfi ritroua nel cbameleone nero, nel tripolio, nei ita* cintbo, nell’aro, nclfefamqidc, nel dauco eretica, nella caucalide, nel tc&icolo di cane, iuUepimedto,neU btpenco, mila ftderite della terzafpetie,nella centaurea minore,nell’anonide,nel ciminofaluatico,nel becbio, ncR ettaritbe,neh l'antbiUide,nellantemide, nelcori,neU’ocimoide, nell’achillea, nell'datine, nelpentaphiUo, nel trago, nellagerato, nel papauero fpumeo, nel pfillio,nell'aconito primo,nel colchico,nel fempreuiuo minore, nel primo ombilico di Vene* re, nelloftratiote mille figlio,nelcameciffo,nel glauco,nella poligala, nel lauro Aleffandrino, neltitmmalo mrjlnite, paraliojtelìofcopio, ® ciparifiio,® parimente nella ebamelea, ® nella uerbena. Et di due palmi lungo lofanno la pbalaride, il thlafpì,il mclanthio, la peonia, l’elleboro bianconi cinocrambe. D’ungombito lo producono ilpetajite, 2 0 la piantaginc maggiore,il ranoncolo, il pbu, il rofmarinoda chelidonia maggiore, la bacchari,il panace Afclepio , lo fbondilio, il fatirio, f alfine, la betonica, lafaua d'Egitto, il creiamo >t arabile, l'amphodiUo, 11bende, il xindc, l’eupatorio, il papauero faluatico, l’aconito della terzafpetie, il fempreuiuo, ilfenecio, tl uerbafcofemina,il cu tifo, il xanthio, il rufiofa daphnoide, la cbamedapbne.il lathiri,la felce della primafpetie,il ciuco, ilxipbio , / afa a r o , ® la lìfimacchia. Et alle uolte maggior d’un gombito lo fanno f alifma,il cipero,il tithimalo characia,® lapitiufa. E t di mezo gombito fhominio. Due gombiti alto è quello della dragontea,dellagentiana,deP.afpina bianca,dell acati tho,della coniza maggiore,ddl’althea,delfimphitofecondo, dtU ’bclcnio,dcKifatide,della glicirrhiza >della ceJ Uaff* rea maggiore,del iìp fico, del cardo, delfcfcli Ethiopico, deUalicopfide,deUafidente feconda,del filano furio f i , dd loto faluatico,® del cirfio . Di quattrogombiti lo produce il m o li,® di tre il mcdio.Legnofi,® duri fono quelli deh Viperico, del chamedrio,del teucrio, delfimphito petreoM androfemoM afciro, della faturegia, del tbimo, dello* i 3 o rigano,del millefòglio,dclTeupatorio,dell’after Attico,dctt’hiffopo, ® della Hechade. Et u e n cid i,® arrendeitoli f i* no quelli dell'irione,del poterio,della malua,di tutti gli finitaci delle zucche,de peponi,decedruoli, de cocomeri cbn* mati angurie,del lupolo, del pcriclimeno, della uite bianca ® nera, della neccia, dell beifine cognominata Ciffampc* loMafcammonea, del giunco, della tipha, dcll'althra, dcll’alcea , delfolatrofonnifiro, dcU'ofìnde ,del rttfeo, ® della daphnoide. Spinofi fono quei del pifaco, del poterio, della agriacatha,delfiolimo,del paliuro,dell anonide ,d e l rouo, del rhamno, del hieracio maggiore, ® della Stebe. Et carichi difpinofa lanuginefono quelli dell ortica , de fechio,dell'ancufa, dellalicopfidc, ® delbugloffo. HirfitticrefeonoqucUidclmentalo, dell’orobanche .dell bele* rio,dell'ocimoide, dell'eupatorio,della pelofella,® del fimphito dellafecondafpetie.Et hnugtnoflfono quelli deliacatt thio, delgnapbalio, del uerbafeo, della lichnide, del becbio,dcll’altbca,dell’ anemone,® del panacelleracleo. Et ru* nidi ® afiri fono quelli della pastinaca,della rubh ia maggiore ® minore, del lupolo, dell apanne,della bacchari, del ; 40 cnico faluatico,della coda di cauaUo.deMiopidc,dell’elleboro nero,del papauero filufico,et parimente del cornuto. Stratti per terrafi ritrouano quelli del poligono, della pelofella, del lithofprrmo, dell anagaRide,della clematide prim ma,dcU’boloftio,dcl tribolo terrcftrc,® del peplo. Quadrati li producono la fidente prima, Fapiaflro, il m<trrobio , il ballote, il cipero, la centaurea minore, la menta, la calamintha, la bacchari, l horminto , l apanne, la )ubbia» ilebamedrio, loftachi, lofioràio, il teucrio, la betonica, il fimphito fecondo, il dimeno,la berbena ortica, la valiopfì,l'ethiopide, il loto d'Egitto,il bunio,il xanthio, f ebulo,c'l picnocomo. Et triangolari lefanno il cirfio, et qual che uolta il cipero.Biancheggiano oltre à ciò quelli del moli.deWuna ® dell’altra ¡bende,del naÌlumo,del anco, del citifo,della cacalia,® della cinocrambe.Et roffeggiano quelli del hieracio maggiore,delfoncho, dell artlemifia mag* giorc.detl'hipcricoM’afciro,del phu,della wrga aurea,dcti’bclftnc , delfeticcio, dclmirtophiUo,® deli orobanche. Senza alcunfuflo fi ritrouano il cbameleone bianco,la phitUteja felce,la cinogloffa,ildnopteri,tl poltpodio, onofi 50 ma,il trichomane, l'afpleno, l’hemioniteja lichene,la paronichia,l’adiantoft’ippophefto, ® il chameffce .D a oltre a Torme, Seco ciò non poco aiuto al ritrouarc le piante che fi ricercano,quando fi fa la fórma, e’I colore de fiori ,che effe produco* lorine itosi no : non effondo cofa di tutte le parti loro, che piu prefto la primauera, ® la Hate fi rappre[enti all occhio, che i fio* ri per la uarietà de colori, che in effe riven d e. Il perche non poca commodità c ilfipere molto bene tutte quelle dih ferenze.Dìco adunque che quelle piante, che producono ilfiore bianco, fono cornei oxiacantha, il liguflro , l om o* gloffo,ilfiaftino,l’arancio,le rofi, tutto che roffe ® incarnateli trottino : l’oliuo, il mirto, il ciregio, il melo , tl co* fogno, il pero, il nefiolo, ilfufìno, M u t o , t iberide.il raphano.ilfifiro,la zucca,la caucalide.la ruchetta, il HeoJornitbogalo, il ciclamino fecondo, f ampbodiUo, il capparo, il poterio,il tbimo,il moli, l aparine >f'S‘S 10 ’ * pbalangidiil trifòglio,come che queflo lo facci anchora roffeggiante,il polio,t cttanthe,il leucoiobianco, tl gel, mimo, la nimpbea prima, Ì althea.il poligonato, la clematite feconda, tocim ide, l’ermo,l’achillea, thelfine cognominata 60 ciffampelos,il conuoluolo.il doricnio.rephemero deUi feconda fpetie,lo ftratiote mille fòglio, illoto d Egitto, tuba* meflce.il fifmoide maggiore, il narciffo, lafcammonea, la thimelea, il fm buco, f (bolo J ’angelica, la filipendola, bflmmola, U fra g a rS ’imperatoria, M ilim comaUimJe m eltinfane,® Uuencitofiico.Di co.ore roffo fitto lo *


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DifcorfìdelMatthioli

jnc quelli delle refe ¡tutto che in alcune hor bianco, bor incarnato,bor giallo fi ritrouiide melagrani, dettafatta <fE g it­ to,della rombice, del blito\, deU’aphaca, dell’aglio faluatico, dell’anemone primo,dell'argemone, dettamgatiiie ma* fcolino, del papauero faluatico, del folano fonnifèro, deU’onagra, e de garofani chiamati da moderni Vetonici, an* chora che de g l’incarnati c r uarij fi ritrom no. er di colore ro fig n o , quelli della menta, delftfembro, c r delibi* dropepc. Incarnate lo produce il p bu , le rofe, il pefeo, il mandorlo, il cedro, tern o , la bacchari, il trifòglio, ta l* tea,ilpericlimeno,il rhododtndro , la peonia, c r lagratiola. Corporeo fi uede nell’afaro,nel croco, nel uitice, nella neccia,nel ciclamino primo, nel larice, nella centaurea minore, nella ¡fina bianca,nell’origano,nel pulegio, nella fai* uia, nella calamintha, nel thimo maggiore, nellafatureia, nelferpoUo, tutto che aUe uolte bianco : nel pfeudomelan* tbio,nel chamedrio,nella lichnide,nello fcordio,ncl leucoiopauonazzo, nel testicolo di cane, nella palma C b rilli, nel Vonobricbi,nella betonica,nell’uno c r nell'altro ftmpbito,come che nelfecondo fi ritroui alle uolte bianco, er alle uol* i o te giallo : nel medio, nel gladiolo,nell’ancbuft,nella licopfìde, nell’echio, nella fidente della terza fpetie, nella uerbe* n a , nell'alìragaio, nel lnacintbo,nel cirfìo,nella fumaria,nel bubonio, tutto che quello di dentro fìa giallo: nell'antir rhino,neU'acantbio,nel glauco,neU'hellcboro nero,tutto che li produca aUe uolte incarnati, ucrdi,cr parimente bian* chi : nelfefamoide maggiore, nel ricino,neU’amarantbo,neUagalega,neUaperfonata,nel xantbio, nella laurctina,neh> la fclarea,nel martago,nella fcrojòlaria maggiore,& nel geranio. Et por p erù feuri fono queUi delle uiole, delle ontopodio,dell aquilina,della confolida regale,della cruciata, del napello, e r deUapulfatiUa. D i colore giallo li produco* no il nardo Celtico,tbelenio,il corniolo,la rapa,il nauone,\a lampfana,il cauolo,il criibamo,il foncho, il dente cani• no,il tragopogono, il cocomero tanto domeflieo,quanto faluaticho,il pepone,la lattuga,linone,il ranocolo, l’anemo nefecondo,il licottono,le chelidonie,il meliloto,la ruta,il hieracio, l’attrattile , il bechio, la conizad'emerocalle, il leucoioaureolanimpheafeconda,l’anagiri,Ldifm a,l'hipcrico,l’afciro,tandrofemo,il chamepitbio,lageneftra,lali* i * fimachia,l'eupatorio,il p en tafillo ,il chrifocome,il chrifogono, il chrifanthemo,l’agerato,il papauero cornuto,il iufquiamo, ilg a lio , il fenecio, il uerbafeo, il loto domeflieo e r faluatico, il brunio, l'ofìride,laccloquintida,il cnicoja uerga aurea,la balfamina, la blattaria, la caltba, la cerretta, la colutea, il cremino, la daneta, l’abrotano fèminino, il fior di Primauera, la numolaria, la pelofeUa, la potenzila ,la fe n a ,e r la fenape. E t gialli di dentro, er all’intorno bianchif i ueggono quelli della camamiUa,delpartbenio,del buphthalmo,delk bettide, e r della cotula fètida. D i cera• Ìeo,er celcile colore fono quelli del lino,dcU'cndiuia, deUa cicorea, della chondriUa dcU’anagaUide ¡em ine, dettone» chiù di topo,della prouenca,deUa borragincM melanthio,deU’eringio, deUafcabiofa, del morfus D iaboli, del ciano, CT di quella parimente,che chiamano i moderni Trinitas.’Et di colore hiacinthino fono quelli deUa centaurea maggio* re,del chameleonc nero,deUa cinara,er di uarie er diuerfe fpetie di cardi.Di colore uariogli producono l’iride, t in i* polio,la malua, l’eupbragia, la iacea,e'I dittamo bianco chiamato da molti F raf indio. Spicato lo producono il blito , - Q Ì4piantagine,l'bijJopo,la menta,il mcntaftro,tutte le fpetie degli origani,il ftfembro,fbidropcpe, la faluia,la malora* na, lo ftacbi,la betonica,!amaranto,la uirga aurea,la flechade,quella che molti chiamano Confolida minore,la lauada, C r parimente il rtoftrofigo Italiano. Simile al giglio è queUo deU’hemerocaUe,delmartago, deU'ortithogalo, delia nimpbcd bianca,detthelfine,del loto d’E gitto, del narciffo,del cro co , del conuoluolo, er dell'ephemero prim o. R af* fembrafl aUe rofe queUo detic mele cotogne,del nefolo,deti’althea, del rbododendro , della peonia, deti’hetieboro nero, dell'aconito licottono, er del papauero cornuto. Capifioriti/¡m iti a ricci marini fanno ti chameleonc bianco er ne* r o , la centaurea maggiore,il crocodilioja fpina bianca,il dipfacoja f>ina A rabica, ilp o terio ,l’acanthio,la cinara,la teucacantha, l’atrattiU, il cnico, er tutte l’altre fpetie di c a rd i. M ofcofifino quelli del lauro,iella ultefaluatica, del tamarigio,dell'erica,del lìguftro,dell'oliuo,della quercia,del castagno,del corniolo,della cUmatitefeconda, er del g a « f i o . R id o tti in ombrella fono quelli delineo, del fifaro , del critham o, della caucalide, dell’orìgano, della panacea, del . Q lig u flico , della paflinaca,del fe fe lije l fifone, dell’ anifo, del caro,dettane tho,del cimino,dell’animi,del coriandro, del* ‘ l ’apio, dellofmirnio,dettelaphobofco, delfinocchio,del dauco, del pirctbro,del rofmarino, dello fpbondilio, della fèro ­ la,del peucedano,del laferpitioydelfagapeno, delgalbano, dell’ammoniaco,dell'achillea,del chrifocome, dettagerato , della cicuta,del ftratiotc millefoglio,della mirrbide, della th a p fìa M ftmbuco,dcttcbolo, dell’angelica, della filipen* dola,dell’imperatoria, c r i i quella pim pinella, che per puzz<tr di becco chiamano alcuni Safiifragiabircini, . A mo­ do di balauftiofono quelli dell’afaro, del hiofeiamo, del c iflo , er deti’arbuto. E t racemofifono quelli d fi bo tri, del* I ambrofla,dell'anagiri,del cremino, dell'ortica, della lunaria m inore, dell’hippophae, del lu polo, e r dell’epithimo . banuginof diuentano quelli di tutti i cardi,del foncho,della barba di becco,della centaurea m aggiore, damendne i cha nucleoni,del hieracio, del fenecio, er del cirfìo . E t hanno fórma di fletia, c r di Sole quelli defli eringio, dell'after A t* ticoydctia canum itiaM parth em oM buphthalmo,del bellide, del dente di cane, detthipi-rìco, del cinquefòglio, del * © ¡ ¡f e r e n t e , fcndtuta,eT del dam o. Euofii appo quefto dirottare le uere piante,attendendo molto bene alfem e, c r parimeteal frut * * & f o m ig l i a n to,ch elle producoiw.Et però non puofe non effere moltogioueuole di fapcr le d ifferen z e, le fomiglianze , et le fórme t e de firm i,& CT dcfcrni, er defrutti . E t cofi dico, che racemofi fru tti fanno il terebiniho,il lentifco, il rhtt,il creminoJ'oxiacan* d e fru tti. tba,la Ulte ncraja uite bianca,ti ciclamino fecondo, l'hedera, il pcriclimcno, ilfolatro bortolano c r fu r io fo , la ir a * gontea,l aro,la[mtlacc a f r a , tlpolicnemone, er Uhippophae . E t racemofofeme producono l’artemifìa, l’ambrofìa,

'i * nercorttia frminaJ.’hidropepe, c r il ricino : er acinofo l'afaro,e’I tuffo. Ne Cono dif* fintili d agli dctmdeti uua,quello ietthalicicabo,dello a fa r ago, del rufeo, del lauro Aleffandrino, c r della fragaria. Follicolare e quello delfrafttno, delrhanno ¿tutto che quefto fìa fintile alfufaiuolo da filare : del nafturtio t de thla* *1 n^ ’ T j Ì T d mododifiltt<me,fono quello della gentiana, del cimino faluatico, dettatriptice ■■dello fo n d ila ,d e ll enanthe,della fèrola, c r della tbapfta. Frutti,fimili alle pine producono il p e z z o , il larice, c r i i , ttprefjo.E t baccheproittcono fh t iia lle o t iu e ,ilk u r o , il g iu g g io lo , il cornalo, il xofaio, & ileapparo : er U n * “

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ghette,zrptupK ciole deU o l i a t i m irto U thim lea,ilpoligonuto,

crU laureola . Tonde poi le producanoti ligu • ftr o ,

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Nel primo lib. di DioFcorìde.

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firoM ginepro,Theicra,il perichmcno, il lid o , il cedro, Voxiacantha, cr la fibbia. Tanno oltre à ciò il frutto, er parimente ilfemcferrato in baccelli, l’acacia,l’anagtri, la geneñra , le filique, la cafiia nera il doricnio, l’apocino, la {laphifigria,i ceci, lefaue,le lenticchie,ifagiuoli, i lupini, i pifelli, terno, la fena, lofmilace de gli borei,la medi* ca, taphaca, la neccia, la peonia,il leontopetalo,il xiride, il folatro fonnifiro, cr f aconito della terza ffetie. Rin» thiufo in ue[ciche è quello dcU'hahcacabo,della coluta,del colchico primo »cr del ñapküodendro : er in cornetti hor diritti, hor ritorti, ¿¡fiengreco, il loto faluatico, le rape, i nuuoni, il raphano, la lampfana, la brafiica, la ruchetta la fenape, Vcrifìmo, la circea, il leucoio, ìhedifaro, e'I papauero cornuto. In capi lo producono lafaua ¿E g itto , fantenone, l’argemone, il meUtntbioJ’ocimoide,il papauero domeftico er faluatico, tl htofeiamo, il loto d’Egitto, er il xiride : er in piccioli capitelli'fintili à i bottoni il lino,la ptarmìca, il ciminofaluaticho, loJfarganio,il pfiüiojl uer ilo bafco,la fcrofòladafifopiro.il ricino,il tithimalo paralio,cr l'heliofcopio. In nappa lofanno il porro,l'ampelopra* fo,lo fcorodoprafoje cipolle,cr fútilmente l'aglio. In ombrella lo producono tutti t panaci, tutti ifefeli, il ligufti* co,tutte le/fette dell’apio,l’anifo,il carofanetho, il cimino domeflico, Vammi, l'elapbobofco, il dauco, loffhondi• ¡io,il peucédano, l'helichrifo, la cicuta,la thap/ìa , il coriandro,lofmirnio,ilfinocchio, il pirethro, la ferula » i achil­ lea,l’agerato J o (Iraitote millefoglio,il fambuco, er l'ebolo. Spicato fi uede nell’origano tanto faluatico quanto dome jìico,cr parimente nell’amaraco. SimVe à quello del papauero e ilfeme del fòglio, della nimphea bianca, delhiofeia* tuo, del loto dìEgitto, del peplo, del peplio, er del chameflce. Etfimileal pepe è quel del lido, er del uitice. Com* preffo,cr ritondo comefono i lupini, è quello della malua, dell'althea,dell'alera, er dellafmilace lifeìa . Rajfembra* fi a quello dell'epithimo quel dell’apio,al gioglio quel della phenìce, aquel del leucoio quel del chameciffo, à quel del lafaluia quel dtUbominio, alle noci quel del tithimalo mirjìnitc. Ricàuto à modo di lappola è quello dell'eupatorio , ao dell'aparine. dcll’heljìne, del xanthio, er della cinogloffa uolgare. Come tefla di t<ipera lo fa l’echio, c r come teña diuiteüo l ’antinhino. Appuntato è quel del trago, dello ffinacc , er del tribolo. Simile 'al fiengreco è quello [del miagro,cr parimente del lotofaluatùo.Ccnfvrmafì con quello del finocchio quel del liguflico-del fifone, della cicuta » del cimino,cr del caro,cr con quel dell'anifo quel dell'apio, c r dell’attimi. Seme di cnicofi urde neüa centaurea mag* giore, in ambedue i ckamelconi,nella¡fina bianca,cr Arabica,nell’atrattile,nella cinara, nel medico, nelìhetteboro ne r o , nel cardo finto, c r qitafl generalmente in tutte le ffetie di cardi. Vguale al miglio c quello della circea, del era* teogom,del panico, del ftfamo, del lith offermo, quantunque fìa queàopiu groffo della phalaride, del loto cfEgitto , Crdct fefamoide. Etflmiicà quel delleruo è quello della catanance,del tithimalo paralio,crdell'aphaca. Imita quel dei marrùbio quel del ballote, del clinopodio, della fidente prima, crdel pienocorno. Et rajfembrafì à quel del rof* marino quel del crithamo, come al feme del lino quel delfatino erithronio, c r d’unaffetie d’ortica. Come una coda .30 dìfeorpionec quello dellofeorpioìde ;c r fìmile à i porri lunghi,che nafeonone corpi humani chiamati ucrruche, quello dell’hcliotropio minore. Serrato dentro ifrutti carnefi tanto de gli alberi, quanto dell'herbe, è quello delle mele,delle cotogne,delle pere,de cedri,de limoni,de gli aranci, de melagrani,delle nejfole,delle zucche, de peponi, de cedruo’.iyde cocomeri,della coloquintida,della balfamina,della mandragora, delle mele infané,dettiariftolochie, c r del Vhalicacabo, Minuto è quel della ruta,dett'iberide,del cipreffo,della circea,del pfìllio, della mandragora, dell’apios » del cinocrambe, del papauero, delhiofciamo,cr del bafìUco. Biancheggiano oltre à do nel colort quel del dauco, del rofmarino, della circea,della lattuga, del papauero domeflico c r ffumeo, delle zucche, de pi poni, de cocomeri, del flfamo,del Uthoffermo,cr della phalaride. Come rofpggiano ilfrutto dell'oxiacantba,del terebintho, del cedro , del corniolo,del giuggiolo,del rofaio,del melagrano, dell’arbuto, del tajfo, er del ciregio. Et roffeggiano parimente il feme dettiajfarago.dell'halicacabo, del rufeo, del lauro Alejandrino, della rombice,della dragontea, della uite ne* j|0 ra,deU'aro,deìVacaniHo,della peonia,del xiride, dellagrana de tintori, del trago, del giunco, dellafmilace affra, del ebamedaphnt.cr delfefamoide. Et dì colorefanguigno tinge le mani quel dell’biperico, dcU'androfemo, c r deU'afci* r o . Nero oltre a ciò è il frutto del liguflro, della pbiUirca ,dcl lid o , del mirto, c r dcll'oliuo : cr nero parimente fi uede effere il feme del bafìlico, iella barba di becco, del porro, dell’aglio, delle cipolle, dell'ampdoprafo, deÙ’hia* cintho,delfcorodoprafo,dell'ophiofcorodo,dellafaluia, della ruta, deü'horminio, del ligufltco, delfefeliEthiopico , del fifone, dell’hippofclino,dellofmirnioAd melanthio,del phalangio, della rubbta,deRa/iderite prima, del uerbafeo, della Uureota,dclcccomerofaluatico, et dclnarcifjò. {.ungo pofeia è quello del fefeli Mafiilicnfc ,delligvflico ,del fifone, deü'bippofelino, del cimino, del narciffo , c r del finocchio. Quadrato ¿quello delfefeli Mafiilicnfc crdct rofmarino : cr triangolare quello dellaftaphiftgrta, c r dellathiri. Doppio lo produce^il tordilio, Califfo, l'ethiopi» de, c ria mercardia dellafecondaffe tie . Acuto c quello del porro, della cipolla, dell aglio, dell'amptloprajo, del 5 0 fcorodoprafoydel pepe, dellafenape, del naflurdo, dell'erifimo,dello ñruthio, del ciclaminofecondo,della dragontea * deU’ origano, del pandee H<rdelio,delfefeli Mafiilicnfc,del tordilio, dell'anifo, deU'hippofilino, delfinocchio, del pi* rethro, del peucédano, del cardamomo,della clematitefeconda, dettafmilace affra,del thlaffi, dettihidropepc, detta ptarmìca,dell’aro,del lepidio,del ligvftico, delfifone, del caro, dell’ammi, delfmirnio,dd dauco,del rofmarino, del tnelantkio,del xiride, deU’iberide, c r di quel fiUquaftrocbc chiamano pepe Indiano. Odorato appo quefloè quello di tutti ¡cardamomi,del panare Heracleo,del meo,del caro, del balfamo, del panare Afclepio, del liguftro, dett'hip* pofelino, dettofmirnio, delfinocchio, del dauco, detta pastinacafaluaticd, del melanthio, dettiifopiro,del bunio, del f origano, dell’ammi,cr del rofmarino. Amaro pofeia è quel del fefeli Ethiopico, di tutti gli affenzi, dell’abrotano , del chameciffo, dellagentiana, c r del fefamoide : c r duro molto e quello dett’affarago, del periclimeno, c r del r<t* fe o . Delle quali tutte cofe, chi fi farà ben capace, c r ben dotto, fi potrà fenza alcun dubbio promettere di poter i o riufdre in quefta nobiUfiimafacuità intettigentifiimo. Ma per nonlafciare alcuna cofa à dietro, che in quefra ma* teriafìa utile, ó neceffaria,è da fapere, che la natura madre di tutte le cofe, n'ha create tra effe molte c r molte , in cui t ra fila cr l'afra fi ‘m on a fenfatamcntc, c r concordia, crdifcardia g m U fiim . Et però nonfenza gran (lupare

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Difcoriì del Matthioli

fi fanno atte uolte conflicrarc le operatìoni, er gli effetti frupendi loro. percioche non è cofa in tutte le attieni della natura piu marauigliofa di quella ,ne che piu fi defiderì difapere. Onde non me parfo fuor di proposto diferi* difcordia di uertfopra ciò alcuna cofa, er mafiimamente di quelle, che s'appartengono alla materia de f empiici. E adunque tnolcecofe $ dafapere, che tanto odio fi ritroua tra la quercia, er Folino, che nonfellamente piantandofi l’un di quelli alberi nella tinéti alia ma fòffa,onde /lattato [tirpaio dalle radici l’altro,non ù attigna,™ mai rii uiue,ma s’ammazzano l’un l’altro,quandofi ria teriade f e m trouano piantati molto uicim. Nc minor inimicitia è trai cauolo,cr le uiti,effendofì da molti ojferuato, che le ulti, 4 flici. cuifu già piantato il cauolo uicino d piede, fifono per lorojieffe difeofìate da effe per buono/patio di terreno. Et però none marauiglia fe tanto fi lo di il cauolo per Febbriachezza, et che cojì cotidianamente I’ufinoiTedefchi ne cibi per rompere la fòrza del uino. Del cauolo poi nonfono manco nimici l’origano, la ruta, e'I ciclamino, che ejfofi fia delle uiti,uedendofi,che piantato appreffo à qualfi uoglia di quefte piante, in breue tempo cafca, er f i corrompe. La io fritta è tanto nimica delle malie, de uenefici, er degli incantefìmi, che attaccata[opra laportaprincipale della cafa, fecuraglihabitatori da tutte le ingiurie di quelli. Et però dìffero i dottifiimi inuefligatori delle cofi naturali, che tutte le piante,à cui crefca appreffo la [citta, nonfolamentefono fecure da ogni nocumento er di mala aria, er cfani* mali,ma diuentano ognhor piu belle,< e r piufruttifere. La ferula à gli afìni è giratifim o cibo da pafcere,et conferìfieli molto al nutrimento,mangiandoli ella da cauaUi, er da buoi,in breue tempogli ammazza : come che anchora gli buo* mini la manginofenza timore alcuno, quando cllajpunta di terra. I fiori del rhododendro, er parimente lefiondi fono mortifero ueleno à muli, à cani ,a g li afini, er à molti altri quadrupedi : er nondimeno mangiate da noi ne de* liberano da morfide uelenofi animali. La cicuta mangiata ammazzagli huomini, er parimente le bestie:et nondime* no gli {tornellifenza nocumento alcunofene mangiano il freme. I cocomeri che noi chiamiamo cedruoli, frofpefi men* tre chefono attaccati alla piatafopra l ’acqua,fi dilungano marauigliofamente uerfro quella : er fopra l’olio ,fi ritira* 2 o no diforte infe ftefii,che fi torcono in dietro a modo d'uncino,tanto amano efii quella,et hàno in odio que{to,come cofa tmiuerfalmente nimica di tutte le piante,chefi feminano : per uederfi, che ogni piantafeminata, che s’ unga con olio i ageuolmente fi fccca,& fi perde. er però non è marauiglia,fe tutti gli alberi, che con il frutto producono l'olio, non accettano gli annefli degli altri,comefanno molti,che non producono ne olio, ne ragia. Onde s'è molte uolte ueduto querele,che producono le pere, pldtatii chefanno mele, mirti che hanno melagrani, er oxiacanthe le nefiele : come che i pini,i larici, i pezzi,gli abeti,V i ciprefii, non maifieno fiati ueduti con altrifrutti, che con iproprij. Prohibi* feono la grandine,cr parimente i fulmini la pelle deU’hiena, del eroe odilo, deU'hippopotoma, er del uiteUo marino. Nc tocca ilfulmine il lauro, ne il fico. I fichi faluatichi primaticci attaccati à gli alberi de dome&ici, à cuifogliono cadere ifrutti,auanti chefi maturino, nonfolamente prohbifcono,che non cafchmo, magli conferuano fino chefi ma* turano. L ’apio tanto piu preflo crefrce negli horti, quanto piu fi calpefia, tutto che Ìaltre piante faccino il con* ? q trario. Diuentano teneri da mangiare i gatti, quando prima jcannati s’appiccano ad un albero difico. Et conferuanfi le carnifrefiche lungamente, quando fi gli ficca dentro unchiouo fatto di rame. Ne maif i putrefanno ( come chefic ­ care fi poffanofi corpi ammazzati dalfulmine . c r però ignorantefu tenuto quel poetala cuifu ferin o , che Phetote cafiato dal cielo per la per coffa delfulmine,fi putrefece in certe ualli .Tuttoché maggiore miracolofia , che dando il fulmine in una borfa, ò cafra, oue fi conferui l’oro, lo rifolue infumo fenza punto guaftare la barfa,ò la cafra : come medefìmmente toccando una botte di uino confuma tutto il uinofenza rompere il tiafo. Ma che maggior miracolo i Martia tra le Romane donne percoffa dalfulmine efrendo grauida, uifre fenza alcun danno, quantunque il fulmine le ammazzaffe il figliolo nel proprio uentre.La menta meffa nel latte,non lo lafcia apprendere. Tocche le morene pe* fri coniafèndafubitofi muoiono :er tocchi gli[carpioni co’ldelphinio,con la liebnide faluatica, oueramente con la radice delTacconito pardalianche,diuentano di talforte Cupidi,che paiono efrerepiu morti, che uiui. Ef nondimeno a0 toccandofipofcia con le radici dell’hettcboro biancofubito racquiftano il uigore, er le prilline fòrze. Il fucco detta ^ cotulafregato atte mani non lafcia trafiggere le api, ne le ueffe. Il chefa parimente la malta pefta con olio, er unta atte membra del corpo. La radice detta poiemonia portata adoffo non lafcia trafiggere chi la porta da gli [carpioni : Crfe purefono trafitti,non gli nuoce. Tanto odio firitroua tra le canne, er lafelce,che legandofi un pezzo di canna al uomcro dell'aratro, quandof i coltiuano i campi, diverge tutta la felce, che ui fi ritroua. Ma ben amicitia per il contrario firitroua tra le canne,er gli affaragi,uedendoft, chefeminati ne canneti, ui allignano marauigliofamente : come fanno anchora le uiti, ches'impergolano infu gli olmi, er infu gli oppi, per effere elle di quefti alberi amicìfflme ^ E parimente grande amicitia tra’l mirto e l’oliuo,cr tra /’olino, e’Ifico, godendoli tra loro d’effere com* pagni. Strangola f orobiche con lafola prefenza i legumi : er le noci metette ammazzano mangiate piu particolare mente i cani, che ogni altro animale. Le cimici delle lettiere inghiottite uitie, nonfolamente cacciano la fibre quar* tana,ma conftrifcono utilmente ne morfì de gli affidi. Le martole, lefaine, er le donnole non toccano le galline, che fieno unte co Ifucco detta rutater le uolpi non toccano quelle,che habbiano mangiato il polmoni di uolpe. Mettendoli un ramo difaggio auanti atta uipera, fubito fi firma, cr refta come attonita. il che parimente interttiene, quando fi percuote,quantunque leggiermente,con la canna.Placafil’elefante furìofo, er corrucciato (blamente con la prefenza d un montone : ne firitroua cofifirocifiimo toro,che legato ad un’albero di fico, non diuenti manfueto. Tira la cala* mita ualorofmente àfr il fèrro : il che nonfa pofiia, quando fi frega con l’aglio,fe già dipoi non fi rifrega confangue di becco. llfuccino leua di terra la paglia, er i fittuchi : il chefe gli uieta,quando s’unge con olio. I cauatti merdutì dal lupo diuentano er p:u ueloci nel corf i , er piu potenti nel generare : er nondimeno calcando le pedate de lupi g li s addormentano, er glifiupidifcono le gambe. Le carni pecorine uccifr dalupi fon fempre nel mangiarle piu tenere, c r piu trite dell’altre : quantunque la lana dette petti loro generi teffuta ne panni ipidocchi. Teme il leone fèrocifiimo animale marauigliofamente U prefenza del gatto,er molto piufe lo finte cantare. I pulcini non temono uno elephan te,un bue, nc un cauatto : e r uedtndo pofiia l’ombradel nibbio, che uola per aria tfiggono attamadre con nonpoco

C o n c o rd a &

ffauento.

I


Nel primo lib. di Diofcoride.

i7

fpauento.Come parimentefanno le pecore, ergtt agnelliquando ueggono il lupo:il quale toccando la cipolla fciUa, fubito diuentaflroppiato.Coperti i cani dall’ombra dell’biena,dinotanofubtto mutoli,er non pojfono abbaiaretne pof* fono morderei cani, tutto che mordacifiimifieno, chi porta[eco la lingua di quella .Gittandofi il polipodio [oprai granchi,in breue (patio gii fa gittare uia lafeorza de piedi , er parimente le ugne. Portane le cicogne ne i nidi loro A u g e l l i , & a lefiondi del platano,per ejfer elle molto odiate da i pipiJlrelli.Lc rondini ni portano l'apio nimico delle barbeggie, er n"liall) ciic 2 delle tignole : er parimente della chelidonia maggiore , per rifanare gli occhi de polli loro. Le colombe iti portano J-cono le fiondi dell’alloro, gli fparuieri il hieracio, i corbi l'aro, l'upupe l'adianto ,le cornacchie la uerbenaca fupina, i tor tl', di diiieiTe di il mirto, le pernici la canna,l'ardeole il caro ,laquile il caUitrico,la lodola la gramigna, er il nitic e i cigni, cantra p i a n t e . 4 diuerji infiliti ó d’animali, ò d’altro, che dar danno gli pojfono : tanto miracolofo c l'injlinto di natura, che |o firitroua , &r ne gli uccelli, er ne quadrupedi intorno alle uirtù occulte, delle cofe. GodeJÌHgatto di fregarfì,zr di trauolgerfi ncttherba >che da cotale effetto fìcfiiama Gattaria . Amano i ranoephii giunchi, il ranùncolo, er U fiche. Le tejluggini, er le cicogne l’origan ofa1 i ferpenti ilfinocchio, per ricuperare la ueduta. Mangiando il leone unafimia, fi libera infallibilmente dalla febbre. Come fi curano in Candia col mangiare del dittamo i cerai, er le caprefanatiche dallaferita del cacciatore, rigirando lafaetta per iijleffa piaga. Diuorano gli orfi le fòrmi* che contra il Ucleno della mandragora, chefi mangiano : come pafeendofi di fiondi d’oliui faluaticbi, fi curano gli Elephanti dalueleno di chameleoni animali prefitte cibi. L ’anatre, d'oche, er gli altri uccelli d'acqua medi* cano i morbi loro con lafidente : come, le galline con la uetriuola, le gru coni giunchi, le pantere con loflerco huma* n o ,i cignali conl'hedera, cric cerne con la cinara. Cacciano oltre à ciò i medici la cholera fuori del corpo col reubarbaro , con la manna, er con la fcammonea : la flemma con la colofuìntida, er con il turbit : er la melando* ao lìacon l’belleboro. Ammazzano i ueleni con la theriaca. curano l'infirmiti de gli occhi toccandoli col faphiro,et con l’antbrace : cacciano l'ebriachczz* con l’ametifio. Coilrengono i flufii delfangue col diafrro : c r la libidine, er la luffuria col topatìo, er parimente col uitice. Caccianfì le fòrmiche con l'ali del pipistrello, er col cuore della upu­ pa :iferpenti co l fumo delle [carpe uecchie, er le barbeggie, er lefarfalle col fegato del becco. Tocca la torpe= dine pefee con m no,ò con balla fubito fa jìupidire ogni ualido braccio. Ammazza la catablepha ciafcuno, che rimi­ ra con l’occhio, tutto chefuffecllaun miglio lontana. come ammaliano, & fanno mal Cocchio alcuni lodando, ò rimirando la genie. Mefcolandofi le penne di qualfiuoglia augello con quelle dell’aquila, in breue tempo fi cor* rompono, z r guadano : come fi rompono le corde de liuti, er delle lire , quando tra effe unafola pure nefia di budel di lupo : er come crepanofonandofi tutti i tamburi, quando tra efiifenc fuona pure unfoto, che fia fatto di pel* le di lupo. Tgnto è'I ualore della unifica def i m i , er il [aitar de balli contra al ueleno delle Tarantole, che in breue 50 tempo funai morduti da effe. Et tanta lauirtìi de Marf i , z r dcPfiUi contra àferpenti, che folamente toccandoli gli ammazzano. Meffo l'olio rofado nel nafof un toro, fubito lo fa ucrtiginofo: er la pietra Tbrada mejfa nelfuo* co con non poca maraidglia lena le fiamqte, quandofi bagna con acqua,er jfiegnefl pofeia conl’olìo. Et qucSloba* {li per bora intomo a quefia materia , perciochc attendendo io atta breuità del dire non pcfjofc non tralafciare mol* te altre cofe,chequifi cotiuerrebbòno.

C ap.

Della Iride.

i

I.

A i r i d e ha prefo il nome dalla fembianza, che ha con Parco celefte.Fa le foglie fimili alla gladiola>ma maggiori, piu larghe, & piu grafie. Fa i fiori nelle fommità de fufti, dittanti di pari fpatio l’uno dall’altro, piegati, & uarij : imperoche fi ueggono di bianco, di uerde, di giallo, di purpureo, & di ceruleo colore. Et pero per efier di diuct fi colori j rapprefentanol’imagine dell’arco celefte : onde ha riportato l’Iride il _______ _ nome. Le radici ha nodofe, falde,8c odorifere: le quali fi conferuano tagliate in pez­ zetti,& infilzate in un filo,& attaccate à feccare all’ombra. La migliore è l’Illirica,& la Macedonica:& di quefte quella è piu lodatala cui radice è piu denfa, piu corta, & piu dura, roffeggiante, odorifera, & al gufto mordente, che non ha muffa, & che nel peihrla fa ftarnutarc. La feconda in bontà è quella di Libia, di colore biancheggiante, & che al gufto c amara. Turte quefte, fe bene nell’inuecchiarfi fi tarlano, diuentano nondimeno piu odorifere . Hanno tutte calda, Se fccca natura,& fono molto uti­ li alla toffe : eftenuano gli humori del petto, che difficilmente fi fcreano. Purgano gli humori flemma­ tici grofsi,& i cholerici,prefonciI pefo di fette dramme con acqua melata : prouocano ilfonno,& le lagrime : & medicano i dolori de! corpo. Beonfi con aceto alle morfure de gli animali uelenofi.gioua no à difetto!! di mclza, & à gli fpafimati, & al freddo,& tremori,che uengono nel principio delle febbriffono utili al flutto della fperma : Si bcuuto con uino, prouocano i meftrui. La decottionc loro s’ap plica alla natura delle donne,per mollificarui le durezze, Si per aprimi parimente l’oppilationi. Faflene con giouamento crifteri alle fciatiche, & mcttefene nelle fittole, Si nell’ulccfe cauernofe per ìncarnarle.Le radici, mefle per foppofta nella natura delle donnecon unpocodi me!c,prouocanoil parto : & cotte , Si impiaftratc, mollificano le fcrophole, & altre pofteme dure. S e c c h e , riempiono le concauità delle ulcere : Se aggiuntouimele, le mondificano. ricuOpronod^ carne l’offa feoperte. ImP’aftranfi utilmente nel dolore del capo con olio rofado, & aceto, Mefcolate con helleboro bianco, 60 & due parti di mele, fpengono le lcntigini, & tutte 1e macchie del uolto caufate dal Sole. Mettonfi ne 1 peffoli, nc gl’impiaftri mollificarmi, & ne medicamenti, che fi fanno per le latitudini. Sono uniuerfalmente in ogni cofa in grande ufo. \

0

b

1

3

LA I R I D E


Difcorfi del Matthioli I R I D E

D O M E S T I C A .

I R I D E S A L V A T IC A .

IO

*9

L a I r i d e in fontina è di duefrette,domc/lica cioè,tr faluattia. La faluatica èftmilmcct di duefretti : delle quali l’u* na è ¡imiti alla domcftica,ma di fòglie,difiori,di fufto,cr di ra« dice alquanto minore. L'altra baie fòglie fimiti alla gladiola, ma alquanto piu lunghe : ti radice legnofa, fottile,cr nodofa, di colore rofigno,z? fenzaodorr.il fufìo ha ella hreue, er il fior di tutte le altre minore, cTodore di chrifomele, che noi chia mtimobacoche.E fatto queUofiore di noue fòglie,di Corporeo colore, nelleefhremeparti difopra per tutto lineato di gial» 40 lo . Penfano alcuni, che quetia fìa la nera Illirica , ¡limando che la Illirica, er la Italiana, non folamente fieno differenti di bontà, ma di fórma anchora. NfUà opinione de quali anchora che da prima io fìa largamente concorfo; ho nodimcno di poi co nofeiuto tjfer altrimenti : percioche parmi effer chiaro,che la illirica fi preferita alla Italiana,no perche eUa.fìa difretti difc ferente da quella, ma perche nel clima ,c r nel terreno di quel paefe ,nafce ella nelle/acuità fue molto piu ualorofa, come in* tcrutinc nel?affenzo, che nafte in Ponto: nell’acoro di Calchi* de, er di Galatia : nel cipero di Soria,deU'lfole chiamate etiti» 5o di : nel coflo tfArabti'.nel croco del monte Corico : nella mir= rha de Tragloditi,er de Minti : er in molti altri nobili medica* menti,i quali perparticolar uirtu de luoghi,oue nafcono,fìpre* pongono à tutti gli altri. Del che fa teftimonianza Galeno nel primo libro degli antidoti,con quefte parole. Tutti coloro, che han fattotiproftfìione deU’herbe,hanno cocordeuolmente ferii to,che quella è ottima Iride ,che nafee in llliria : quello ottimo pe trofeiino, che fi porta di Macedonia: come è anchora ottimo lafrhalto di Giudea,er parimente il balfamo, er altri medica* miti,lodati perfretial dote de luoghi,oue nafcono,come diremo, quando particolarmente fermeremo di etifeuno. Scrijfeauan* ti Galeno ilmedefìmoTbeophraftoé v 1 x. capo del i x .libro

I r i d e , & fu i e d a m in itio n e , & fue fp e

tic.

ieU'bifìom t


Nel primo lib. di Diofeoride.

15»

ieVhifloria delle piante, cofi dicendo. Non ritroverai in Europa altro eccellente, che la Iride, la qual hafic otti* ma apprejfo àgli'attirici,non però uerfo il mare, ma fra terra, c r Rettalmente in quella parte, che rimira al Sctten* trione. 11perche è differenza da luogo 4 luogo, di modo che l'un luogo piu de gli altri produce le cof rmigliori. Dal* che fi conofce, che la Iride d’IUiria non è differente dalla nostra diRetie[>ne di forma, maRiamente di uirtù, in cui fi ritrova di tutte Poltre piu eccellente. La domenica ( f c■ ondo il mio parere ) non d'altronde ha hauuto origine, che dallafaluatica, come infinite altre piante, le quali nonRiamente con la coltura s addomeflicano, ma diuentano in ognilor parte piugroffe, c r maggiori. Piantafì già ne glihorti anebora quellaRetia difaluatica , la qual produ­ ce ( come habbiamo detto) fiori, c r fòglie minori di tutte, per l’amenità, c r grato odore de fuoi fiori, erpa * rimente per il diletto, che fimpre ci apportano le cofc mone. di modo che hormai hauremo tante Retic di domefiica, lo ¿¡unte difaluatica. Mafie l’una c r l’altra Retie di faluatica abondantifiima nel contado di Goritia nel monte Saluatino, c r parimente infu i Carfo tra[afri, di commendabile odore quantunque erefrano anebora in campagna non lungi dalla m a del Lifonzo. Enne oltre alle predette unaRetie di domefiica che produce ilfiore di notabile bianchezza, la cui radice non è longinqua molto d'odore dall’Illirica. Sono alcuni, che uogliono, che ogni forte de Iride fiafaluatica, c r che nifunafipofa chiamar ueramente domenica, per hauerefcritto Tbcophraflo a lv n . capo del nono libro dell'hiforia delle piante, che la Iride nonha bifogno di coltura niuna; mafecondo il parer mio cofloro s'ingannano : impero chi in quello luogo non intende Theophrafo fe non della Illirica, la quale effendo prò* dotta dalla natura per particolar uirtù di quella regione, c r di quella aria di tutta bontà,non ha bifjgno de fiere altri* menticoltiuata. Oltre àcio efendo chiaro 4 ciafiuito che lalridc flritroua pertutto domefiicaneUi horti,crn e i giardini bella,grande ,grofa c r firmata, c r parimente faluatica ne i monti, c r fra ifafii aUafòrefo confòglie, c r i o fiori minori affai della domenica, con radici molto piu fottili, piu aride, cr piu breui, nondeue parer però fuor di propofìto, ne di ragione, che babbiamo poftoPimagine damcndue;cr mafiìmamentc efendo chiari, che nonfolamé* te per l’autorità, chefe ha da Marcello antichifiimo medico al x x m i . capo delfuouolume, che gli antichi hanno fatto particolar memoria della faluatica.il che conclude, che ui douefe efer anchora la domefiica. Ma anchora per l'autorità chefe nha da Galeno a lx . libro delle compofitioni dei medicamenti fecondo i luoghi, doue deferiue alcuni rimedi dAfclcpiadc per i calculofi, ne i qualifa particolar memoria dell'Iride faluatica. Ecce dell’Iride memo■ ria Plinio al v i i .capo del x x i. lib.con quefle parole . Lodafi la radice dell'IrideRiamente perl’ufode gli unguenti, cr della medicina. Velcttifiima nafee in lUiria, er quivi non nelle maremme, ma ne i luoghifaluatichi di Drilone, er di Marona. Appo quefta è quella di Macedonia, la quale è lungbifiima, bianca, c r fon ile. Il terzo luogo ha l ’Aphricana, maggior di tutte, c r amarifiima al g u f o . La Illirica anchora è di due Retie : una, che per efer limile 2-o al raphano, fi chiama raphanite, la quale è anchora ld migliore : c r Paltra f i chiama rhizotomo, rofiìgna. E tal x x . C ó t r a d i t t i o n e di F iin io . capo dehnedefimo libro : La Iride rofa(diccua)é migliore della bianca. Mei che pare, che manififlamente fi contri* dica, per hauer detto prima, che la raphanite, la quale è bianca, fia miglior di quella di color rofiigno, chiamata rhizotomo. Diofeoride prepone à tutte la rofiigna-,come è la rhizotomo di Plinio. Ma è però dauertire, che non ogni Illirica è buona, ma quellafolamcnte(come infieme con Tbcophrafloferine Plinio ) che nafee in luoghi fai* fatichi fra terra. percioche quella delle maremme fìuitupera, per efer troppo pregna S hmidità : il che caufa poi, che nelfcccarfl non refo fid a , ma fiappa, cr uizz<a . Il R e c o , che in Italia à tempi nofoi fi da à gPhidropici, fi caua dalla nofira, perche etllliria nonfi ci porta altrimenti, che ficca. Scalda Plride, cr difecca nel fecondo grado, ouero nel principio del terzo. Et oltre allefacuità augnatele da Diofeoride, ne ha anchora deD.'altre di non poco V i r t à d e l i 'I r i valore. lmperoche fi ritrova, che mafiicata fa buonfiato, c r che lauandofi la bocca con lafua dccottione,aUgcrifce d e o l t r e a l l e 40 il dolor de denti. E oltre 4 ciodigefiiua,afierfìua,refolutiua,lenitiua,aperitiua, mundificatiua,crfolutiua. Lara » a l l i g n a t e d a dice trita in poluere,cr mefia negli unguentidelle fin t e , le incarna ■ llfucco RremutodaUc radici frcfchc, beuto D i o f e o r i d e • purga la cholcra rojjaja flemma,cr l’acquofltà de gl’hidropici, CT prouoca applicato l'hemorrhoide. La radice me* defhna poltterizzata,cr beuta con aceto,mie uniuerfalmente contra à tutti i ueleni. llfucco tirato per il nafo,purga il ccruello dallaflemma : nuoce nondimeno allo ftomacho. cr però nonfifuol dar mai da i periti c r dotti medici, f i non accompagnata con oximctlccr Rica Indiana. Ritruouo oltre à ciò efere unaRetie d'iride, chiamata Afira- I r i d e A f t r a g a lite . galite , come fi legge in Galeno al primo libro delle compofitioni de medicamenti fecondo i luoghi, al primo capo, oue egli traferiue alcuni medicamenti da Sorano : c r come parimente fi legge in Aetio al terzo capo del x i n . libro, nondimeno non ritrouando io ne antico ne moderno autore, che di cotale Iride habbiafatto memoria ueruna ne i li* bri loro,oue fi tratta defimplici, non ho ueramente cofa certa da dirne. Benché il Cornario, il quale ha commenta* E rro re del j'.Q to quel volume di Galeno, uuole, che Clride aflragalite, c r l'afiragaiofcritto da Diofeoride nel quarto libro,fieno C o r n a r i o . kiu cofa medefima ; dicendo, che hauendo fcritto Plinio efer l’Iride di due R etie, una perlafimilitudine chiamata raphanite, cr l’altra rhizotomo, cr facendo l'afiragaio la radice fimile al raphano, non penfa, che altro pofa efer l'Iride aflragalite, che iifiefo afiragalo. immo che altro nonfilma efer l'Iride raphanite di Plinio, che (afiragalo. Ma meglio ( per mio giudicio Sfarebbe foto, dire che quella f i f e la ucralride aflragalite, che Plinio chiamarapha* nitcfipcndofipcr Diofeoride, che l’afiragalo fa la radice fimile al raphano. lmperoche nonfiprouerà mai,ne man* co confiate alla ragione, che Plinio uoglia che l'iride raphanitefia ( afiragalo lontanifiimo d’ognifimbianza dall’Iri­ de . Onde è da crederebbe Sorano,da cui folle Galeno,cr parimente Aetio,habbia intefo per Iride aflragalite, quel laRetie d'illirica, che fa la radice fimile all'afiragalo, chiamata raphanite da Plinio. Percioche efendo le radice del rafiragalo,cr del raphano flmili di fórma, cofi comefu in arbitrio di Plinio, di chiamar lafia per ciò raphanite ; cofi io parimentefu in arbitrio di Sorano, di Galeno, c r d’Aetio di chiamarla aflragalite. DcUTridc non ritrouo io , che I r i d e f e ri te a ne libri deUefacilità defemplicifacefe alcuna memoria Galeno : quantunque f i ne ricordaf e però egli nel libro de d a G a l e n a . gli antidoti, cofi dicendo . Comanda Andmtacbo, chefi metta nella theriaca l’Iride Illirica ; della quale mentre che


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Diicorfì del Matthioli

che parlerò,io taglio che piu diligentemente,er piu accuratamente tu ftia auertente, che attorno alialtre medicine, delle quali infegneròpofeia quelle,chefaranno le elette. Il chamedrio, er il polio, i quali fi portano à Roma d’altri faefì,fono neramente poco migliori di quelli,che nafeono in Italia. Imperoche/intronano alcuni luoghi in Italia, ne quali nafeono quefte herbe poco inferiori a quelle,chefi ci portano fòre/liere:maqueftonon interuiene però ogni anno,ma folamente quelli,quando la primauera non è del tutto piouofa. Il che fpejfo interuiene,percioche la prima* nera il piu delle uolte ritiene le qualità dellafiate. Quando adunque le diftofitioni de tempi fono fecche, nafeono in Italia affai herbe noumeno ualorofe,chefi fieno quelle di Candia,oueramente pocbifiimo inferiori; come fono il chamedrio,il chamepitio,l’hipcricoJagentiana,il thlajfi,l’elleboro nero,cr altre affai. Ma l’Iride,che nafee in Ita* Ha,non è cofitpercioche quella fi ritroua folamente ottima in lUiria. Quella,che fi porta della Libia maggiore, è tarla­ to differente dalla Wrica,quanto uno animai uiuo da un morto. Quella, che nafee in altri luoghi, è anchora ef]a di io poco ualore.’c r quella di Libia molto piu di tutte faitre. Debbefi adunque eleggere della Illirica quella, che è piu odo ratanmperoche quella medicina,chef i ritroua effere piu odorifera d'ogni altra della ffretie fua,è ueramente la miglio* r e . c r il medefimo s’intende delfapore. In oltre la fiottile,che non hafucco,non è buona. Sono uniuerfalmentc inu* tili in tutte le ffetie delle medicine tutte quelle,che fono rugofe,cr magre, nientedimeno quelle, che paffano la me* diocrità della groffezzafono neramente peggiori di quelle,chefono mediocremente nutrite, er mezanamente crefciu te. Il perche tante uolte ammonifeo io,douerfiguardare bene le medicine,cr mafiime quelle che fono ottime, cr co* nofeiute in lunghezza di tempo per uera ifferienza di molti huomini eccellenti, cr laudate da loro. L ’Iride adunque Nomi della d’lUiria c quella piu lodata da tutti coloro,che hanno fcritto dimedicina. Chiamano i Greci l’Iride I*'fitti Latini leide. Iris:gli Arabi Afmeni iuni,zr Aierfa : i Tedefchi Blauugilgcn,Blauu fchuuertel,Vciel ut<nz,Himcl fchuuertel:gli Spagnoli Lirio cardeno ; i Francefi Glaiuel, cr Flambé. 20

A C O R O

ACO RO F A L S O .

30

40

Dell’A coro. L ’ a c o r o fa le foglie limili all’iride,ma alquanto piu (frette. & le radici parimente fimili, intrica te,non dirittamente profonde,ma riuoltealla banda,& fparfe per la fommicà della terra, nodofe bian­ chicce,al gufto acute,& di non ingrato odore. Il migliore è il denfo,pieno,biancheggiante, non tar­ lato,& odorifero : come è quello di Colchidc,& di Galatia,chiamato afpletio. La radice ha uirtù di (calciare. Beuutone la decozione,prouoca l’orina,gioua à i dolori delle coli c,del petto, & del fegato: gioua parimente à dolori di corposi rotti,& àgli fpafimati.-fminuifce la melza, & gioua à coloro, clic a gocciola a gocciola orinano,& alle morfure de ferpenti. Sedendoli nella fua decottione, gio= 60 ua come l’iride alle malattie della madrice. Il fuccocauato dalle radici toglie ogni impedimento, che offufea la chiarezza de gli occhi. Mettefi con vtilità grande la radice dell’acoro ne gli antidoti. £

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P E R


Nel primo lib. di Diofcoride.

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j y t R hmgaignoranza accaduto, che infine al tempo Shoggidì non filamente in Italia,ma in qual fi uoglia A<.oro8trul luogo del mondo, deuefieno ® medici,??ftctianeft fu conmunemente ufitto di pigliare per l'Acoro una certa ta* eflaminaiio* dice rofiigM?che nafte abondantifiima nette p a lu d i,® altri luoghi acquaftmi,inutile,® ftnza ueruno odore. B el ne. che è ñato cagione ilprodur quefta pianta fig lie ,® radici d’iride ; quantunque queñe fiano piu ro ffe,® quelle mol* topiulunghe deldouere. Quefta adunque radice fino a tempi nojlri è fiata fempre ufatain luogo del uero Acoro, da chi non s'è curato d’inueftigare la ucra biftoria dette piante. Ma quanto fia quefta c r nelle qualità, er nelle fa» culti differente dall’Acoro ,ft conoftefacilmente per l’hiftoria,che neftriue Diofcoride, attenga che in efa ne bian» chezza fi difterna,ne acutezza figufti• Ma benché nonpoco del continuo daipiudotti hoggi fi dannino tattico» fioro,chenon falò in quefto[empiicela iti molti er molti altri hanno errato ; nondimeno per non hauere eglino ha* io uutoi buoni autori fedelmente interpretati, fono piu da efere ftufati, che alcuni di quelli d’hoggiiì nette Greche, er nette Latine lettere dottifimi : liquali hanno le cofe piu chiare,che’l S o le ,® fono tenuti ne i [empiici piu ¡talenti, er tirano (per mio giudicio ) maggiormente de gli altri. Del numero de quali parmi chejìa il Brafauola huomo Me­ ramente dottojlqualfacendo non púdola profifiione di dichiarare piu incogniti, & male ufati [empiici, anchora ^rroredel, che in molti cr molti habbia ueridicamente efoftone la chiarezza ; nondimeno in quefio (fecondo il parer mio) mag» uUuo a' giomcntc erra nella luce de buoni autori,che non errarono coloro, che auanti à lui caminarono nette tenebre : dicen­ do, l’Acoro deftritto da Diofcoride,non pofja efjere altro, che quella aromatica radicetta chiamata uniuerfulmente Cr da i m edici,® da gli ftctiati Galanga : uolenio cofipitt preño errare co’l Leoniceno fuo precettore, che conde» fendere netta uera opinione del Maliardo. Il che quanto fia dal uero lontano,or datt’hifioria, che ne ferine Dio* feoridef i diftonuenga,facilmente fi prona. Percioche noi non babbiamo alcuna chiarezza > che figlie faccia la io Galangain Soria,ouccUa nafte, ma per ueder noi matiiftftamcnte, che la fuaradicc fi confa di forte con quella del cipero, che molti lo chiamano Galangafaluatica,pofiiamo ragioneuolmente crederebbe piu prefto facciala Galan* ga figlie di cipero,che d’iride. Che oltre à queño le radici della Galanga famiglino à quelle dett’iride,à me ueramen te non pare, nepenfo anchora, che fia alcuno,che l'affermi. Che ellefieno bianchicce, come afferma Diofcoride efer quelle dell’Acoro, non ueggio ueramente io : imperoche tanto di dentro,quanto di fuori fono fempre ucramente rof» fe . Che fieno poi al gufto acute, nonfi niega. Ma none però per quefio da dire,che la Galanga fia l’Acoro, non cor» rifondendoui taltre note, dette quali la uediamo apertamente mancare:®1 mafiimantentc che fi uede dire Diofcoride, l ’Acoro efere acuto,®- non acutif i m o , ® moriacifiimo, come é la G aknga. Tiene quefta medefima opinione an» chora il Fuchfìo medico grande de tempi nofiri,alquale parendo,che le radici della Galanga commune fu fero troppo lo‘ picciole à douerfi equiperare all’Acoro,lafciata la opinione del Brafauola,uuole ne fuoi commentarij delle piante, 30 cheJìa l’Acoro quella altra Galanga g ro fa , che nuouamentef i ci porta. Ma conjìderandofUche nonfi rafembra att’i* ride, non fi f a , chefiondi ella fi fa c c ia ,® è molto piu rofa, di quello che importi quefta dit tiene Greca vaMtùiwf, cheuuol dir bianchicce,® nonrofeggianti;fi può ueramente concludere, che ínfleme co’l Brafauola s’inganni anchora il Fuchfìo. Contra atte cui opinioni ¿neramente Galeno al v i . dette [acuità de [empiici, dicendo, che non filamente e la radice dell'Acoro acuta al gufto,ma ancora amaretta’.laquale amaritudine non fi ritruoua in alcun modo ne nell’una, ite nettialtra Galanga. quantunque pur con friuoliargumcnti contenda il Brafauola nett'ul* timo f io uolume ftampato inVinegia ,che fia netta Galanga , oltre alttacutifiimo fuo fapore, anchora dell ama» ritudine. Il che lafiio al giudicio di coloro, che ogni giorno la poftono gufare fetiza cholera. Prouafi oltre à quefto altra cofa efer l'A c o r o ,® altra !aGalanga,per Serapione ottimo ® fedele interprete di Diofcoride: il quale conofiendo efer non poca differenzi tra l’Acoro ® l a Galanga, ne fice ® ne trattò per due diuerfi capito* 40 li, non repe tendo cofa alcuna nell’uno,che s’haueff detto nel!altro. Prouafi il medefimo parimente per Attuario: imperoche netta compofitione detta aurea Alefandriita mette egli l’Acoro , ® parimente la Galanga, come cofe l una dall’altra differenti. il che fice fimilmente Nicolao A lefandrino. Per quefte adunque ragioni, ® autorità fin iocoftretto efer differente dal Brafauola, ® dal Fuchjìo. Ne mi f i dare ad intendere, come mai fia ìnteruenuto, che la Galdnga maggiore, la quale è differente dalla minore filamente di genere, non di jj>ctic,nc di uirtìi, flibito che fu portata di Soria, fi trasfèrmafje in Acoro. Malafcio ilcaricodi quefto giudicio à coloro, che l'intendono ftnza pafiione. Ma uencndo alla conclufione, credo bene, che fi poffa dire infierne con il Manardo da Ferrara, C h e c o f a (¡a il u e ro A c o ­ ® con alcuni dotti fcmplicifti de noftri tempi ,cbc il uero Acoro, di cui intendono Diofcoride, ® Galeno, fìa fin* r o . ceramente il uolgar Calamo aromatico dette fietiarie. Imperoche ueggiamo primamente raffembrarfì le fue radi* ci à quelle d e ll'irid e ,® che ettefono nodoft, ritorte, bianchicce, odorifere, acute , ® amarette ,comediffe Gale* 50 no. Dimoftranlo parimente le fiondi fecchc,che ui fi ritrouano : pcrciochc fono quafì quelle ifieffe dell’iride, co* me dimoñra la prefente figura tratta dal naturale d'una pianta portata cofi integra da Coftantinopoli, ® come ogni giornofi può chiarire ciafcuno, che [enfiatamente defideri di uederle. Oltre à ciò fecondo che m’ha riferito il dot* tore Merlo medico in Ifpruch, ìlquale lungo tempo ha praticatoinhituania,nafice quefto uolgar Calamo aroma• tico copiofifimo in quel paeft : doue piu uolte m'ha affermato hauerlo egli ñeffo eñirpato fuor di terra, certifican* domi, che nelle f i o n d i , ® in ogni altra parte corrifionde del tutto all’Acoro fcritto da Diofcoride , auenga che nelle fiondi,nel f u f i o , ® nel fiore ,ilquale del tutto cporporeo,fìraffembri egli attiiride, cofi come anchora nel» h radici. Chiamanlo i paefani in lor lingua T ratta rci zeli),cioè herba Tartarica, per efferne la Tartaria conter* Mina atta Lituania, abondantifiima. Et però benifiimo,^1 realmente fcriffe Plinio al x m . cap.del x x v. libro, che l’ottimo Acoro era quello, che fi portatiti di Ponto : ilquale c proprio quella parte di Tartaria, che confi* 6 0 n* vu„ eonLituania. fon potuto, creda il Lituania . Et impero non mi mijon potuto , fiction JC non grandemente graimcniciuc marauigliare, mai allignare , che cui cofi facilmente J rfi ~ • Brafauola, ................. • - — delle - —Jpetiarie • • fia « H ■■ cui inteftro— • -* , Diofcoride,Ga* che il uolgar Calamo aromatico quello, di Theophrafta, Dioftonà Ha canna, ieno, ® Plinio : ® che non ia ccorg a , come diremo al fuo proprio capitolo, che il Calamo aromatico fia

er non


Diícorfi del Matthioli Atora fcrlt - Cr non n i U t. fece dell Acoro memori* Galeno al v i . delle facuiti de fempiici,cofì dicendo. DeVAcoro ufia» teda Galea. mofoi la radiceJaquale è alguilo acuta,cr alquanto amara,£ odore non ingrato. Onde è manififlo, che egli c ca* liJo,cr difittili parti compoilo.il che lo fa ejfere buono per prouocare £ orina,pernottare alle durezze della melza,cr per leuare uia le caligni de gli occhi : quantunque per fa r queftofìa molto migliore il fio fic c o . E ueramen* Galanga , & te chiaro effer t Acoro ficco nelle uirtù fu c , c r parimente caldo nel terzo ordine. Ma perche s e detto in quefio f u á c o n fid e rà capitolo qualche cofa della Gdlanga,non f i nefacendo da Dicfcoridc mentione alcuna,come cofa da lui forfè non mai «ione. veduta,per fid i sfare in tutto àglifietiali,ne dirò qui quello, che da Serapione,cr da alcuni altri fimplicifli del no= ftro tempo ho ritrouato fcritto. E adunque le c a l a n o a di duefietie,maggiore cioc, c r minore. La minore è una radicetta piena di piccioli nodi,di colore c r di dentro,cr di fuori roffa, c r in alcuni fiatij fra nodo c r nodo ritorta, odorifira.cr di acutifimo fapore,di modo,che mafticata non manco ualorpfornente morde la lingua,che fi faccia il pe 10 pe,cr il gengeuo : nell'odore c r nella firma quafi fi rafimìglia al cipero , c r impero alcuni fempiiceli la chiamano Ciperodi babilonia,per portarci in Italiadi quelle bande, cofi come di Soria.La buona è quella,che è grane ,rojfa, c r a i gusto acutifiima. Sono alcuni truffaiori,che la fiphifiicano,torcendo le radici del cipero,cr mettendole in mol ìo in aceto con molto pepe. Ma fi conofie la fronde nel radere della feorza : perche dentro di quella nella fiftanza del la radice,non uifi finte alcuna a c u t e z z a fapore di Galanga. La maggior poi quantunque fia molto piu groffa ; è nondimeno manco ualorofa,cr di colore piu fmammito,cr meno odorifera. Scalda la Galanga nel terzo ordine. c r impero aiuta lo ftomacho alla digefiione,cr difcaccia i dolori di quello,che da freddi humori ,6 da uentofità fi genera* no.Meffa nel nafo,confòrto il cervellocr tenuta in bocca,toglie il puzzore delfiato . Dafii per bocca al batticore conficco di piantagine. Conuienfi molto al vomito del cibo,cr à i dolori colici per uentofità confati. Vale à gli ace* tofl rutti dello ilomacho.CT alle uentofe,cr frigide malattie della madrice. Tenuta in bocca,mafticata,cr bevuta, ir = 20 rito al coito. E buona alle frigidità delle reni.Accommodafl con no poca utilità à tutte lefrigide malattie. Credonfl E rro re de i F r a t i c o m e n quafi i reuerendi Padri, che hanno commentato l Antidotorio di Mefite,contra l’opinione del Brafauoia, c r del Fu* t a t o r í d i M e cbfio,che la Galanga fia la ifteffa radice del giunco odorato,ilquale noi chiamiamo Squinanto. Ma per ritrovarfi, che fue. il giunco odorato è ueramente lo Squinanto ufuale,come diremo alfio proprio capitolo,& che Serapionc,cr Attua* rio ne trattano diuerfamente ; non veggio, come tale opinione fi poffa in alcun modo uerificare. Et però giudico, che Nomi. del tutto fi debba ella Inficiare,non tanto per le ragioni affigliate,quanto che quefta non è la loro profifilone,in che pre ftar f i g l i debba piena fide, chiamano i Greci l’Aco A\,f>tv : i Latini Acorumtgli Arabi Vage,cr Vgitil vulgo de. imedici & deglifictiali Calamo aromatico,

D el M eo ,

Cap.

III.

I l m e o , ilquale chiamano Athamantico ,nafce abondanremente in Macedonia,& in Ifpagna. Ha Je foglie,Se il fufto fitnile all’anetho,nientedimeno è piu groflo;è il piu delle uolte alto due gombiti. Le lue ra­ dici fi fpargono per dritto, & per trauerfo in diuerfe parti,& fono lunghe,fottili,odorate,et alla lingua nel guftarle acute.Le quali cotte nell’acqua, oueramente crude trite,utilmente fi beuono alle oppilationi delle reni,et della vefcica: uagliono alla diificultà decori-: 49 na:rifoluono la uétofitàdello ftomaco,ct i dolori del corpo;et dannofi nel medefimo modo per le infermi­ tà della madrice.Trite con mele informa di lettouario,giouano ne dolori delle giunture,et ne catarri,che difeendono al petto.Sedendoli nella loro decottione calda,prouocanoimeftrui. Impiaftratein fui pettc* necchio, prouocano l’orina à i fanciulli. ma toltone per bocca piu del douerc,fanno dolere la tefta. Ho s e m p r e ueramente creduto gli anni paffuti,che il jo Itero Meo no naficeffe in Italiane che etaltronde ui fi portaffe. Mea, Sí fuá tffaminatioPrima per hauerfiempre tteduto per il Meo ufiregli fienali al «e. cune radici bianchicce,difapore (ìmili alla pafiinacaiet pofeia perche fino al tepo di Plinio no par che nafccffc egli in Italia, fcriuendo,chefinoaU'horanonfifeminauail Meo in Italia,fi non da pochi medici.ìl che par che dimoftri.chefuffi il Meo ì noiforeftiero fino al tempo di Plinio.Ma efjendofi nuouaméte ritrouato una pianta,le cui fòglie fono fimili all’anetho,ifufti alti due gombiti,le radici nere,lunghe,ritorte in parte, e r in parte diritte,acute,et etun odore, clicfiira tra’l grane, e’I fica- ¿9 tic,dimoio che tutti coloro che danno opera àfimpltci,affermano che questo fia il uero Mco,acciochc non paia, ch’io togli* mantener la mia opinione pertinacementefin con li denti, nonio potuto farceli non concorrere con la loro intentione:


Nel primo lib. diDiofcoride:

23

intentione : anchora che fi poteffe addurre qualche ragione in contrano.Vcrcwche le radici di queflapianta nonfir n * no d’odore cofi f o m , c r grato,come fìricerca nel Meo ; ma piu prejìo nifi fente grane , ex acuto : ne fono cofi fot* tiU com dice ejfcr Diofcoride. Plinio dice,che il Meo produce lefògliefimili aU'amfo, come parimente Jì ritrouaìut J culti d iofeoridi. il che da anchora caufa di dubitare. V eleni fim o e quello, che chiamano Athamantico, 0 perche M e0 fcritw Athamnte ne fuffe Ìinuentore,à perche nafea l’ottimo,nd monte Adamante di Phthiotide. Pece del Meo memo* da G aleno ria Galeno al fettimo delle [acuità de [empiici,coiìdicendo. - Sono le radici del Meo utili,calde nel terzo ordine, cr Pecche nel fecondo. cr impero bufano coloro,che uoglionoprolificare 1 meilrut,cr l orina. Ma toghendofene trop* Po,fa dolere la te&a:impcrocbe per effer egli piu caldo,che [ecco,porta,fu al capo una certa crudctta humidita,inficine con una calidità uentofa,ex cofi gli nuoce. Chiamano iG r e à il M e o S c o r t iU fM Meumigh Arabi Muti Te* ^ N o n r i del defchiPaerMurtZtO'Hertz uurtz egli Spagnoli PitiiHo.

Cap.

D el Cipero.

I I I I.

I l c i m o , quale chiamano alcuni erififccttro,& afpalatho,ha le foglie fimili al porro, ma piu lunghe, & piu lottili. il fu ilo ha alto vngombito,& qualche uolca maggiore,angolofo,limile al giunco odorato: nella cui lommità fono minute foglie,& parimente il feme. Le ra dici,delle quali è Tufo nella medicina, tutte infiememente fi toccano,& fono lunghette, limili alle oliue, onera» mente tonde,nere,amarette alquanto,& odorate. Nafcc il cipero in luoghi lagunofi, paludofi, & coltiuati. Del cipero quella radice fi tiene effer buona, che è ponderofiinma,denlà,matura, difficile da rompere,afpra, odo­ rata, & gioconda con alquanto d’acuto : cofi è la Ciliffa,la Soriana, & quella, che liporta dalle ifole Cicladi. Quella radice fcàlda ,apre,&prouoca l'orina.Bcefi per la pietra, & alla hidropifia utilmente , & alle punture de gli feorpioni. Fattone fomento alla natura delle don» ne,medica le frigidità,& oppilationi di quella: prouocai meilrui. Seccali quella, & fpargcfi trita in farina nel­ le piaghe corroliue della bocca. Mettefi con giouamen toneglivnguenti,chefcaldano,&ufafi commodamente à dare corpo à gli unguenti odoriferi. Dicefi »che ne njffce una altra fpetie in India, limile al gengeuo '• la qual mallicata, è al gullo amaretta,& fa un colore giallo, limile al zaffarano. Quella meffa in ogni pelofa parte del corpo in modo di linimento, fa cadere tutti i p eli, che ella tocca. Q v a n t v n q v ! folamente del Cipero, chefa ter adici p P " ° > & fimili a Ile oliue,hor tonde,bora alquanto lunghette,faceffe memo* uac an im a. ria Diofcoride ; ne nafcc nondimenoper la piu parte in Lombardia di quello, che la produci lunga, ex nodofa ,/parfa nella fuperficie della terra,di colore,che nel nero remeggia. Q ugfi.o hopiu mite ricolto io appreso al fonte def Titnàuojn alcuni paludi circondanti [otto ilCarfo,molto eccellente,ex come poco auantihabbiamo detto,molto fimi* U aUagalanga,non folamente nette fattezze,ma nell’odor anchora- E non poco odorato quello, che nafee in Tofca• ita con le radici quafi dìflipendolaxaa non è però da preporre 4 quello,che fi ciporta di Sona,per effer qucftomol to piu odorato,ex amaretto. Scriffc del Cipero Plinio al x v n i . cap. del x x 1 . libro,oueuniucrfalmcntefcrif fe degli altri giunchi,con quefle parole. Sono anchora alcuni,che fanno una ¡fed e di giunco triangolare, ex lo chia 50 mano Cipero. Et piu oltre diceua pur egli. Il Cipero cuti giunco {come ho detto) fa tto i cantoni appreffo terra bianco,nella form iti nero,ex graffe. Lecui fòglie da baffo fono fimili i quelle de poni,ma però minori , ex netta fommiù minute : tra le quali i il feme La radice c nera ,fìmile a una oliua, la quale quando è lunghetta,fi chiama cipcrida ,e x è di grande ufo nella medicina. E parimente appreffo Plinio uno albero chiamato Cipero , che crefce ttelocifimamente: ex un frutice chiamato pfeudocipero, di cui famentione Diofcoride nel quinto libro ,[emendo de gli antìfpodif. Ma ne tuno ne l’altro di qutfli ci fi mojlra. Cornelio Celfo nel terzo libro di capitolo n i . trattando di diuerfl [empiici, chefi conuengono i g thidropìci, facendo mcntionc del Cipero,lo chiama Giunco qua* ¿rato. Il che non è marauiglia,perche fe ben per la maggior parte fi troua triangolare ; nondimeno io n’ho ueduto del quadrangolare anchora. Et imperò è da dire, che Celfo 0 chiamaffe quadrato, per auer tire , che fene ritruoui anchora del quadrangolare . Ma Diofcoride,come in tal materia confumatifim o , hauendone egli uiflo dell’uno>ex 60 dettialtro, non diffe ne triangolare, ne quadrangolare, ma diffe giunco angolofo: nel qual uocabolo inno ex Ì<d* trocomprefe. U migliore è quello, che fi ci porta di Soria ex di Aleffandria : ma mancando quello, fi può torre it i noftrano,di quello mafime,ehe piu nettefue proprietà, s'accofla attaffrittura di Diofcoride. Il chepiu dette^uol* „

_ -

\


24 Curcuma fpcciedi cipe co. Corrottela del tetto di

Serapione'

Cipero ferie

co da Gal.

Nomi del Ci pero.

Diicorfi del Matthioli

te fanno zìi fottuti. Sono alcuni,che fanno differenza tra'l Cipero,e'l Cipiro,feguitando Plinio,ilquale nel luogo fo proietto uuole^he il Cipiro fu ilgladiolo,er il Cipero quefìo di cui borafi tratta. Ma fono nientedimeno alcuni inm terpreti di Diofcoride,che ufano l’uno e r l’altro uocabolo indifferentemente,per le ragioni,che affegna Uermoko. Quello dellafeconda fretti,che Ji ci porta d’india,/Imiti algengeuoja ciafcuno di buongiudicio nonfi può dire effere altro,che quella radice gialla , chiamata nelle frenarti cemmunemente Curcuma-perche in effa fi rìtrouano tutte le proprietà,che Diofcoride affegna à quellafecondafretti di Cipero. lmperoche(comccffo dice ) ¿/imiti al gengeuo, ha molto delfuo odore,è maretta al gufo,gialleggia nel masticarla, er adoperafi da motti a tor uu i peli di qual fi1 uogliaparte del corpo. Ma è da fapcre,che quetia non è la Curcuma, che deferiue l’interprete di Serapione per la Chelidonia.-perche quefla non è altroché la Chelidonia di Diofcoride. Et imperò puofii ueramente dire, che fe gli fla/cambiato da g l interpreti,ò da gli fcrittori il uocabolo,w che in luogo diferiuere Chelidonia in Serapione,fiaftet 10 to fcritto Curcuma,il qual uocabolo none ne Greco,ne Arabicotimperocbegli Arabi chiamano la Chelidonia K au* rock. Onde è cofa chiara,che falfamentefi legge Curcuma in luogo di Kaurocb in Serapione.Et di qui ¿po/cia acca àuto,che fi fieno ingannati cofi i medici,come gli freddi de tempi paffuti.Imperoche non fapendo eglino di qual pian• ta fuffe radice il Cipero Indiano, penfarono per certo, che ei fuffe la radice della Chelidonia maggiore, per la forni* glianza del colore. Et però feguitando la tittione falft di Serapione,chiamarono il Cipero Indiano falfamente Cur* cum*. Del Cipero Indianofcrife Serapione,feguitando Diofcoride al proprio capitolo del Cipero. Dal che c mani* finamente chiaro,che la Curcuma di Serapione,per modo niffuno poffa effere il Cipero Indiano. Commemorò Galeno il Cipero al v i i . delle /acuità/empiici, cofi dicendo. Le radici del Cipero, le qualifono in grandifiimo ufo,hanno uirt'u di /caldure,er di diffeccarefenza mordacità alcuna.Et imperò giouano marauigliofamc te alle ulcere, che per effere troppo humide, malageuolmente fi fiddano : al che fi conuengono anchora affai, per ha* l o uere elleno un certo che del coffrettiuo. 1 /perchefono conueneuoli anchora àgli orifici] delle ulcere della bocca. In oltrefi può ficuramente testificare,che habbiano anchora deU’incifiuo, per giouare ette alla pietra, er per prouo* care i mcflrui, e r farina. chiamano i Greci il Cipero Kvvnptf : i Latini Cyperus: gli Arabi Salerade: t Ttie/chi Xuildergalgan :g li Spagnoli lancia de olor,zr lancia aueUand» j franccfi Souchet.

D el Cardamomo.

Cap.

V.

I l c a r d a m o m o clcttisfimo è quello,che ci fi porta da Comagene,da Armenia, & dal Bo* fphoro : nafeene anchora in India,& in Arabia. Quello c l’eletto,che difficilmente fi rompe,che c den fo,& ben pieno. Ogni altro adunque,che non iàrà tale, cfiianito dalla uecchiezza,& non è buono, jo Monftraeffer buono quello,che offende con l’odore il capo,Se che al gufto è forte , & amaretto al­ quanto. Scalda il cardamomo :&beuuto con acqua,ualc al mal caduco.è buono alla toffe, alle feiati che,ài paralitici, ài rotti,à gli /pafimati,& ài dolori del corpo : caccio del corpo i vermini larghi. Ee bcuuto con uino,uaIe alle reni,à quelli che malageuolmente orinano, alle punture de gli feorpioni, et al morfo d’ogni altro uelenofo animale.Rompe le pietre nelle reni,beuutone una dramma con cortec­ cia di radice di lauro.Toltone il fumo per la natura, ammazza il fanciuliino nel corpo della madre. Vngendofene con aceto,guarifce la rogna,et mettefi ne gli unguenti odoriferi per ilpesfirgli. C arta m o -

R

i t r v o v o

,

che'l Cardamomo à tempi nofiri ne fi conofce,ne manco da mercanti,che ci portano gli altrifem

fui ef. filici aromatichi di Soria,cr S Egitto, fi ci porta uero. Et imperò comiene, che inquefoo, come inmolti altri fiempii faminatione ci/tmangano ingannati i moderni medici,er errino gli frettali:: quali certi loro femi er aromatichi, er affai odori* firi di tre diuerfe fr etti,ufano per il Cardamomo quafl indifferentemente. Delle quali fretti chiamano il primo Gir* damomo maggiore ; il fecondo Niella ; er il terzo alcuni lo chiamano Melcghette, er altri grani del paradifo : de i m o ,&

40

quali niuno fi può neramente dimandare il Cardamomo de Greci, ne manco de gli Arabi. Pcrciochei Greci per il Cardamomo intendono una cofa,et gli Arabi n’intendono un’altra, come ageuolmente fi dimofira per Serapione. Imperoche quantunque deferiueffe egli quafl tutti ì /empiici di Diofcoride,er de gli altri Greci; non però chiamò quefio Cardamomo,ma lo nominò Cordumeno : facendo dipoi di mente etlfacb Arabo un capitolo del Cardamomo, ilqual nella fua Arabica lingua chiamò Saccola di maggiore, er di minore fretti. de quali alcuno , non fidamente non corrifronde al Cardamomo di Diofcoride,er de gli altri Greci; ma à niffuno di quelli altri, che indifferentemen* te s'adoperano , er s’ufano nelle freiiarie. E cheflati uero, che niuno di quelli,che s'ufano nelle fretiarie, fiati uero 50 Cardamomo di Diofcoride, fi proua per efifer tali femi poco denfi, facili al rompere, c r per non tafciarc al gufilo nel maflicarli amarezza dlcuna. Che non fieno anchora quelli degli Arabi, conferendogli con quelli di Serapione, ageuolmente fi comprende : imperoche il maggiore loro nafee ferrato in certi capitellifilmili à quelli, che produco* no i rofai: er il fro grano è ritondo , c r affai maggiore di quello del pepe ufrale : nelquale fono rinchiufl altri gra* netti piccioli, dngolofi, pieni,cr odoriferi. Il minor dipoi afferma egli nafeere fenza altro recettacolo, crnonrin chiufo in capitelli alcuni, come il maggiore : ma che ben gli fimiglia nel colore. Il che manifèftamente dimofira > che i Cardamomi dettefretiarie fieno molto differenti da quelli,tanto dico de Greci, quanto degli A rabi, nel com• Errore di F ra P*r<er&li atte deferittioni loro. Onde manifèftamente appare,che filano in errore i reuerenii Padri commentatori di li commenti Mtjue, tenendo per firmo che le Meleghette fieno il uero Cardamomo minore de gli Arabi, per bauerc cofi efro* tori di Mef. fio Andrea Bellunese , correttore d’Auicenna. Ma uedendofi, che il Bettunenfc efrone fecondo la uolgare opimo* E r r o r e del ttc,cr ti fomiglianze nonui corrifrondono, facilmente fi conofce l’errore di quelli reucrendi Padri. Per* Ruellio. ciocie il Cardamomo degli Arabi non nafee rincbiufo in capitello alcuno, come nafeono ti Meleghette. Il Kuettio nei

fe


Nel primo lib. di Diofcoride.

2T

: ruoi uoiumi della natura delle piante, cr parimente il iuchflo nel fuo methodo, tengono che 1Cardamomo ac gli Arabi fid duello, che fi dimanda hoggi tn Itdlu p e p e d ’ i n d i a . Ma battendo quefta pianta fògliejimtli ai'fola* 1 * , frode glihorti, i fiori giaUctti, il frutto lungo'traodo di cor* PEPE D I N DI A . uriti, uerde da prima >cr pofcia nel maturarli cefi rojfo , CT li* fe io , che parfatto di corallo, cr il feme fientro à quefto pie cio~ lo , bianco,piatto come le lenticchie,cr cofi acuto, che con ogni leggiero gufto abbrufeia ualorofamente la lingua, il palato, CT le fauci ; manifrftamentc fl conofce hauer non poco errato l’uno c r [altro di loro. Imperoche quantunque ilfeme di quefto pepe fi generi in quelli cornetti nel modo, che fi genera quel delle ro*

fe nelfuo frutto ;il refio nondimeno non corriffonde al Carda* momo di Serapione: il qualefa dentro a ifuoi capitelli feme, non fimile alle lenticchie, ma ritondo, cr piu grojfo delpepe : ilqua<= le ha dentro dife altro feme di minute granella. In oltre pere ffer quefto Pepe non folo nel feme, ma nellefeorzt del cornetto tanto acuto, che al mafticarlo è eccefiiuamente mordace, c r uU ceratiuo,è da penfare, che tal eccefiiua qualità non haurebbe ta* ciuta Serapione : c r mafiimamente frinendo egli baucrc il fuo molto piu del coftrettiuo, che del mordace • Auiccnna dice nel fecondo libro, che’ l maggior Cardamomofa il grano lim ileài ceci ueri, cr il minore fintile alle lenticchie .Fiche ha fatto forfè credere al RueUio, che quefto Pepe d'india fia il Cardamomo maggiore degli Arabi,non accorgendofi anch'egli, come ben s’inganna ne fuoi fondamenti .Imperoche Auiccnna dice, che l minore, c r non il maggiore fa il femefimile alle lenticchie : an« chora che effo affermiti contrario, c r forfè pcruertaquel tefto i fua intentione. Del che non poco mi fon marauigliato, auenga cherarohuomonellecofedefempliciftdflato il RueUio. P/i* ttio a ln iu .c a p o d e lx u . libro,deferiueil Cardamomo conque ne parole. I {Cardamomo c r di pianta, c r di nome ¿fimile all'a* momo : il fuo feme è lunghetto. Mictefi nel medefimo modo an* chora in Arabia. E di quattro fette : il primo è uerdìfjimo, f graffo, appuntato, malagcuolc da rompere, c r quefto più fi loda di tutti gli altri : il fecondo è di colore rofiic ciò biancheggiante :il terzo piu minuto , c r piu nero : c r il quarto, di tutti gli altri tre peggiore, è di uario colore, CT ageuole a peftare . Quefto tutto diffe Plinio. Ma nonfio pero t cui autorità: imperoche tanto appreffo Diofcoride, quanto appreffo altri Greci, non ritrouo di Cardamomo piu d’imafpetie fola .Galeno nei Succedanei,non trouandofi il Cardamomo, uuole che in cambio di quello fi pigit i cl* pero otteramente il mirto. Scrilfene oltre à quefto egli a l v i i . dettefacuità de femplici, cofi dicendo. 11Car* damomo ha anchora egli facuità molto calda, ma non però tanto, come il nafturtio : ma quanto c egli pmfoaue, o odorifèrodelnafturtio,tatttoém enocdldodiqueU o.I,erilch e im p ia ftra to fo lo ,n o n può egli tri modoalcuno u

c r Cordumcni : i Tedefchi Cardamomelin.

Cap.

Cardamomo fcricto daGa leno.

«

cerare. Ha oltre à quefto alquanto dell’amaro, con il quale ammazza egli i uermini, erguartfee la rogna,quan o s’unge con aceto. Chiamano i Greci il Cardamomo KapJ'ct/xm/xar: i Latini Cardamomum : gli Arabi Car ameni,

D el N ardo

fpetie de i Cardamo­ ,™ ^ ‘ccondo

V I.

I l n a r d o è dì due fpetie, Indiano ciò c , & Soria­ no: non però perche l’uno in Soria,& l'altro in Indiana fca} ma perche il monte, doue egli nafee, dall’una parte rimira l’India, & dall’altra laSoria. Quello della fpetie Soriana è ottimo,che è frefcho,leggiero,folto di capelli, roflo, Se odoriferifsimo:& quello, che ha odore di cipe­ ro , ha la fpiga corta, il fapore amaro,& che diffecca la lin gua nel mafticarlo, & laida lungamente la foauità del fuo odore. Dell’Indica fpetie n’è uno, che fi chiama Gange­ tico , cofi nominato dal fiume Gange, che fcorrealpiò del monte, oue egli nafte : il quale, per la molta humidità del luogo, è men buono,ma piu grande dell’altro: prò duce quefto da una fola radice affai (pighe, folte di cape* gli,intrigate, digraue& faftidiofo odore.Quello del monte è molto piu odorifero, & ha la fpiga piu breue,St diminuta : ha odore uicino al cipero, & tutte 1 altre doti, che ha il Soriano. T rouafi un’altra fpetie di nardo, chiac mato

Nomi.


26

Diicorfi del Matthioli

mato Sampharitico dal luogo, doue egli nafce : la cui pianta è affai picciola.fa grandi fpighe,& il fuftar di mero bianco-'il quale per hauer fuor di modo odore di becco,da tutti fi lafcia per inutile. Vendefene di quello, flato bagnato nell’acaua.ma fi conofce l’inganno alla bianchezza, & fordidezza delle fpi'he,& aH'hauere cileno perduta la lanugine loro. Sophifticafi per fargli crefcerc il corpo, e’I pefo,con oftibio,/^ruzzandogli fopra con la bocca acqua, òuino di dactoli. Bifogna guardare nell’ufarlo fe egli ha fango attaccato alle radici, & per un criuello fcuoterne la poluererla quale per lauare le mani utilmente fi ferba. Hanno calda,& fecca natura, prò uocano l’orina. Beuuti riftagnano iflufsidel corpo ; & applicati di fotto, i flufsi, & la marcia, che fcolano dalla natura delle donne. Beuuti con ac qua fredda, uagliono alla naufea, & à i rodimenti dello ftomacho, alle uentofità,à i fegatofi,ìtrabocs co di fiele, & alle malattie delle reni. Sedendofinellalorodecottione,giouaalle donne,che hanno infiammata la madrice : conuengonfi al cafcar de i peli delle palpebre de gli occhi fortificandole,& fa­ cendole ritornare piu piene, & piu folte. Spargonfi triti in poluere fopra à gli humidi corpi utilmente* Mettonfi ne gli an tidoti : triti, & fattone paftelli con uino, fi ferbano in uafo di terra non impeciato , per le medicine degli occhi.

{

Nardo,k Tua ch ia m a si ufualmcnte il Nardo nelle frettarle S p ia nardi .Ma non manca, chi credd, che l'Indico nardo, per «flaminac« U moltd difianza del luogo,non fi porti in Italia ; imaginandofi che quello, che s'ufa nelle fpetiarie, non(la altro , che il Soriano : quantunque ( comeferine Diofcoride ) nonnafea il Nardo in Soria, mafi chiami Soriano per nafeer egli in India netta parte di quel monte,che rimira la Soria. Mrffapendofl,che tra l’India,cr la Soriafono interpol gran» difinte regioni,ciò è i Arabia diferta, la Verfica,la Carmania, la Gciro¡ia,la Darangia,cr altre le quali contengono 29 almeno quattro milia mig.ia di lunghezza ; nonfo neramente in che m io ftpojfa dire, ò credere, che quel monte ¡ le cui radicifon bagnate dal Gange , rimiri cofl difatto laSoria,chc ftpoffa chiamare legítimamente Soriano . Per ciò adunque ho piu uolte meco ftejfo penfato, che piu preño/ia egli denominato Siriaco , oucramcntt Siro, dalla regione chiamata Sirañene, la quale è prejfo alfiume indo, che dotta Siria. imperoche fe fi deue credere a Vtolemeo, fi uede che in India e un monte, il quale fi difende dal Gange fino a Sireflene. Ne farebbe cofaragioneuole a credere, che r/ Nardo nonfi ci porti d India, duengd che nonnafea egli in Soria : c r fapendofi,che tutti gli aromati fi ciportano però di quelpaefe, con i quali non babbiamo da dubitare, che non ci porti anchora il Nardo : c r maf.ìmamentc fazpendofi, cheilNardodaltronde nonfi ci porta, che d Aleffandria d Egitto,oue dal mar Rojjò fiportano conle caro» nane tutti gli altri aromati d’india, doue¡blamente nafce il Nardo,fecondo Diofcoride : benché Plinio uuole, che ol­ Opinione tre al Soriano d India,ne fia un altro,che nafcafretialmente in Soria. Il Maliardo da Eerrara crede, che la Spica, y* dd nardo che fi tiene hoggi in Italia nettefretiarie,nonfia ne l’Indica, ne la Soriana. Nel cuifentimento neramente nonpojjo ca* reprobata. dere io , anchora che l Manardo fia fiato nette buone lettere dettamedicina confumatifimo. Perche in Vinegia in piu luoghi ho uiño io granfiacchi di Spigo nardo leggiero, folto di cdpctti, odorifhifimo , d’odore quafiflmilc alcipero , rofigno, amaretto alquanto,cr che mafticato diffecca fòrte la lingua,et ¡oficialungamente di fe l’odore dipoi netta hoc» ca,con ogni altra qualità appreffo, che Diofcoride gli attribuiffe. Ma accade ¡¡effe uolte, che nelportarfici egli per il mare Indico,cr Arabico,cr di quindi in Aleffandria,cr dòAleffandriaper lo Ionio,cr Adriatico nette naui à Vene* tia, ¡'infitta dell'humidità del mare ( queño facilmente fa la Spica, per effert di m ura fecchifima ) c r pofeia fi mtifi» fa , CT fifobbolifce : il che è dipoi cagione, che tafdatala foauità dell odore, diuenti noiofa. Il che mi sforza à dire , che qui di lungo fi fia ingannato ii-Manardo, il qual penfo che fc faputo baueffe qualparte di tuttala piànta fia lafri* ca,cr che n’baueffc hauuto nelle mani detta buona, c r in grande quantità, forfè che piu nelgiudicio fi farebbe ritenti* 40 to . Ma per non hauere egli faputo qual parte del Nardo fia lafrica , c r per non bauerne uifta dettafeelta, nett’epifto• la terza del v i. libro dice,che Galeno dellafrica dclNardo,cbe entra netta tberiaca, intende detta radice, c r non del* la frica : c r che Iddio uoleffe pure, che quefta, chefi porta 4 noi, fuffe almenóla uera frica del Nardo, ma che ella non fìa,fi conofce,per mancare d'ognifoauità d’odore. Ei nella prima epiflola dell’v i n . libro,dice, che Galeno nel libro de gli antidoti,netta preparatane detta thcriaca,ui mette di tutta la pianta del Nardofoto la rddice, come piu uirtuo* fa , non apprezzando/} nefacendofi alcun conto dcttafrica.il che troppo manidamente dimoftra, che male habbia egli conflderato quel teflo di Galeno, cr imperò non hauerfaputo qual parte del Nardo fifia lafrica : la quale uera* mente non è altro che la ifieffaradice. 1/ che apertifimamente teñifica Galeno nel medefimo luogo allegato da lui al libro degli antidoti : doue mentre che ua egli esaminando,cr dichiarandofútilmente tutti i¡empiici, che entrano nella thenaca di Andromacho,pcruenuto al Nardo, cefi dice. lubet Andronuchus adijecre nardum Indicam i urrà cft , quamfricam uocant : non quòifrica fit ,radixctcnimefi;ftdquòdfric<e figuram habeat. ciò e . Comanda An* hornacho,ehe s'aggiunga il nardo Indico,il quale è quello ifieffo,che chiamanofrica: non chefia neramentefrica, per effe r ella radice ; ma perche haforma propia difrica. Dalle quali parole chiaramente f i conofce,che lafrica del Nar<* donon c altro, che U iñejfit radice di quello ,ma chiamata Spica di nardo, perche allafórma raffembra del tutto una frica . Come dichiaro parimente l’ifieffo Galeno di 1 x .dette compofitioni de i medicamentifecondo i luoghi,nel coni* mento dell'antidoto di Philonc. Et per quefiofi uede, che l’ifieffo Galeno, nett’ottauo libro dellefacuità defanplici, hauenio egli afare il capitolo del Nardo ,louólfe intitolare dalla Spica delnardo,come parte migliore di tutta la punta ibenfapendo egli, che parlando di quella, parlaua della radice . Imperochefe gli baueffe tenuto, che lafrica ,ionf W fata la ‘flefta radice del Nardo, l'haurcbbc lafciata, come cofa inutile, daparte : cr haurebbe intitolato il Errore del «pifo/o, ó ¿ tutta la pianta,ó attafola radice, come piu ualorofa, cr più eccellente, In quefto cr mapviore errore A ra&uo 1. ruouo anchora il Brafauola : percioche nelfuo libro dette effaminationì de f empiici ,4 cap. 175. tiene anchora & *c#i u del Nardo nonfia Uradice, ma piu prefio U forn ita di tutta la pianta,coft dicendo atjuo uecchio.

Comprerai


Nel primo lib. di. Diofcoride.

27

Comprerà à Veneti* lafric a d fuño,c r la radice,quantunque quiui (Ifaififichino .Comanda adunque, chef i compri il f u L , er la radice : percioche quefirfurono in maggior ufo apprcjfo Diofcoride, er Galeno, che lafrica : perciò» che Diofcoride gitta uia le figlie, er perche a noi nonfi porta lafrica, ma la radice fola. Ma in nero ,per quanto ho mai letto in Diofcoride, non ho trouato,che egli'ufi ne inmedij delle malattie altroché lafrica. Et chefia il uero, che Diofcoride intende,che la uirtù uera del nardo fia piu nella frica,che in alcuna altra parte della pianta; er che quan• do ir la del Nardo,parlafilo dellafrica,f i dimofira nel qualificarlo, quando dice . Della Soriana frctie quello e otti* irto nardo, che èleggiero,fitto di capelli, ere. Imperoche l'effer leggiero, er fólto di capelli, nonfi conuienea ntutta altra parte del leardo, f i non attafrica : nettaquale fidatamente fi ueggono tutte le altre qualità anchara affegnotele da lui. Senza chefi uede oltre a ciò, che Diofcoride tratta qui nel principio di quefto librofilamente delle radici odo* i o rilire, come fono quelle dell’iride,,dell'acoro,del meo,del cipero,del nardo Indiano,C citici>,er faluatico ,del phu, cr dett'afaro, er non difufti di figlie,ne di fiori,ne difright.che nafiano nettafommita difuñí ,nc di fiori . 1 1 che con le (opradette ragioni canate da Galeno, fa firmifiimo argomento, che non habbiafaputo à ^afduola, che ¡a frica fia la radice, netta quale è la uirtu di tuttala pianta: ma hauer piu preño creduto, che nafieffe lafrica nettafommita de fufti del nardo, che nette radici. La quale ( come teftifica Galenofi l'iñcfja radice del nardo .c r ia piu ualorofa parte di quello. Percioche f i altrimenti fuffe .baierebbe Diofcoride qualificata la radice,& non la frica, come parte piu mrtuofa.cr piu degna : perche coft è il confitelofio coftumefare negli altri (empiici. Dopo quello, non truouo, che mai Galeno ( anchara che'l Enfinola f affermi ) babbia lodatoifuñí del Kurdo, per una dettefue piu Oltre à d o , quanto in trattare, cr in ifcriuerc del Nardo.fia flato mconñante il Brafauola .fidimoftra,.quando nel l ’ultimo fu o .c r cofl ben corretto ( comef i dice ) uolume, parlando al fio uecchio, dice. Netgiturinhis montibut io riardum quarasSed Venetijs fricam.caulem.cr radiccm emes. ciò è. Non cercare adunque tu in queñi monti il Nar­ do , ma cornarmi à Vincgia lafrica, il fufto, cr la radice. D d che(cordatoli, poche righe di fitto dtccua. A lm i iterò funi frica, wflos.quaadnosnon adftruntur. do i , La frica, e’Ifiore finoaltre cofe, chenonfiportano a noi . Di modo che confónde in tal materia, Cr corrompe la uera hiñoria del Nardo, er inganna parimente f i JteJJo.cr ilfuo buon uecchio,che pur glielo crede. Percioche da prima dice, che lafr ic a / l fufto,cr la radice fi ri trouano ,CT pofeia contradiccndo afferma, che ne il fiore, ne la frica fi ci portano. Prima di coftoro erro in quefto non leg gi"» E r r o r e d i P i i mente Plinio : Imperoche nclfcriuere il Nardo al libro crcap.x 1 1 . molto s allontano da Galeno, c r da Diofcoride, a i o . er parimente da tutti gli altri, che hannofiritto in materia tale, cofl dicendo. I l Nardo e una pianta di grane, c r oroffa radice, ma breue, nera, fragile, c r piena ethumore, <fodore di cipero, difapore afrero : di ptcciold, e r denfit E r r o r e d ’H e r fa lla : le cuifommità fi frargano infriche. c r imperò celebrafi il Nardo effer dotato e di finche, e di fòghe. >La cui m o l a o , & d e l so -dottrinafeguitando, oltre atti due Yerrarefi, Hermolao, c r il Ructtio,anch'eglino infierne con effo nonpoco s tngan- R u tililo . narono .Imperoche il Ruettto, non credo certo per altro, che perfiñener l opinione diPlintofuofamliaripwio , afferma hauer uifto nelle frettane Nardo, che del tuttofi confaeeua 4 quel di Plinto. il che reputo effer del tuttofai» fo . imberoche quantunque gran quantità difrica Ubbia veduto io in Vincgia,cr effaminatolo molto bene: nonu ho però potuto ritrovar altro,che la frica f ila . Ne penfi, c h e f ritrouafiino maifòglie,nefufto di Nardo, che nettafirn» m iti loro produccffcro alcunafrica, come mette Plinto,afferma il RueUto,cr contende il Brafauola, contrala mente di Galeno, c r di Diofcoride. ilqual dice, che il Nardo ha pi-afriche procedenti da una radice,cr non da fighe, ne da fufto alcuno detta pianta : c r dice piu friche procedenti da una radice, non pcrcb’cUc non babbiano altra uirtuoja radice (otto di loro-, ma perche effendo piu, è neceffario, che habbiano una baje, oucr piede,donde tirino il nafcimcnto loro con alcune radicene capillari .come fi uede nett’aglio, c r nelle radici del g ig lio . Il che peffo io affermare per 40 uero, per hauer molte volte uifto in Vincgia cefrugli di Spica di N ardo,che nellefattezze , e r figure loroimitammo Obietticeli * l’aglio: il che agcuolmente da ciafcunofi può del continuo uedere. M a r c h e fi rifronda realmente ad ogni ta­ cita,ò palcfe obiettione,dico però, che f i alcunofi ntrouajfc, che uoleffc dire , che le uere radici dellafrica s f e n d o ­ l e u a u . no effere quelle capillari, chefonofitto atta bafe, oue fi firma il ccfrughodi tutte le finche, come fino quelle dettaelio,ò dette cipolle, c r che però le friche,che di quindi nafeono, nonfin o in modo alcuno le radici, ma altraparte del la lor pianta ; fìpofiono agilm ente quefti tali confutare conia chiara dottrina, che(opra ciò nelafciò Theophrafio al x . capo del primo libro deü'hiñoria dette piante ■ Imperoche conclude egli, che nell agito, nelle cipolle, ne 1 bulbi, nelle radici de i gig li, cr confequentemente nettafrica, non filo fi chiamano, crfono radici quetle captila* ri ¿-chefitto Itanno ; ma anchova tutto l capo demaglio ifteffo, er dette cipolle fino uere radici. Et (opra d o da una regola generale ¡dicendo, che tutta qucttapartcdiqualfluogliaptanta, chefi nafionde fitto terra, fi chiama uera» jo mfntcradice. Etperòfiuede.cheTbeophrafto n c lix . libro al v i i . capo deü'hiñma delle piante commemoro la Spìca tra le radici con quefte parole. Le cofi,che s’ufano per gli ungucntiodorifinfino queñe : la cafra, il cm* namomojl cardamomo,il nardo, il ntro,il balftmo, l’afralatko, la ftirace ,1 inde,il narta, il cofto,tl panace, il cro­ co , U m in ia , il cìpero, il giunco, il calamo, la maiorana. il loto, l anetho..Dettequali cofealcune fono radie1 , alcune corteccie, altri fino rami,altri legni, altri fim i, altri liquori, c r altri fio ri. Dal che c chiaro, che il Nardo nonfi può qui collocare, f i non tra le radici, auenga chenonfiaeglme (corza, ne legno,neramo, nefiore,neft» mr, n i liquore. il che fapendo baufìmo Galeno, difie nel libro degh a n tid o ti,^ n d i x . dcttccompofittonid'™*

S p ig o N a rd o I t a l i a n o , Se fu e fp e tie , & v ir tù .

\


Diicorfì del Mattinoli NARDO

i t a l i a n o

.

L A V A N D A .

fottiletmanelU (emina fono meno coloriti, c r piu aperti,etodore molto grato, quantunque non poco acuto. Qutfìì per piu nere congietture e r conflderationi,di calda CTfic c a natura (limare f i poffono: c r fono alcuni, che dicono, «be la ttirtù loro imita ualcntcmcntc quella del Nardo di Scria,e r del Celtico anchora. Il che io nonreprobo,anchor ch'io penfi, che affai manco poffano. Scaldano adunque,e r difeccano amendue,nefono del tutto di uirtk lontani da g li altri nardi. Et però conftrifcono à tutte le frigide infermità del ccrucilo,cr mafiimamente allo fpafimo , c r i i paralitici : fortificano lo(lomaco,cr difoppilano il fegato, c r la milza.Scaldano la madrice,cr provocano i me&rui, CT le fecondine. fafii del fiore del ncftro Spigo d'Italia un'olio à lambirò odoriftrifiimo ; ma di tanto acuto, e r pene tratiuo odore,che foffoca ogni altro,quid fi uoglia odore,quandojlgli tiene appreffo,onero che s'incorpora con effo. 4 » c r impero fogliono iprofumieri il piu delle uolte tenerlo fuori delle loro botteghe,accioche non impedifea la foauitì Ut tèa (trit­ dei loro odorifirifim unguentucT altri foauifiimi odori . Scriffi del Nardo Galeno ncWottauo dette facultà de fem to «{a Galea. p lic i, cofl dicendo. La (pica del Nardo è calida nel primo ordine, c r fecca netla fine delfecondo. E compofta di fo stanza cofirettiua fufficientemente,cr di non molto acuta calida,CT etuna certa leggiermente amara.Eflendo adunque radice,che ha tuttequefie qualità,fi conuienc ella ragioncuolmcntc allo ftomaco,cr alfégato tanto bcuuta,quanto an chora applicata di fuori. P rouoca torma:fona i rodimenti dello stomaco. Ristagna i fiufii del uentre, c r quelli del Nani del capo,crdel petto.La piu ualorofa è Indiana, piu nera della Soriana. Chiamano i GreciilNardo nardo. t* irdu”t& NarJus:gH ArabiStumbeUcr ScubelùTedcfcbiEdeifiembd,Vuolriechend,Spiken nar? ut.gU Spagnoli Azumbar,ouer Efpiga fllti trance fi Aufpic doultrcmcr.

Del Nardo Celtico.

Cap.

VII.

nafte anchoIa^IftÌi?*5 n/ !1^ P 5.dj Lig“ rfa»& chiamafi qului P«r P ro p rio vocabolo Aliungia : r E corta,& picciola piama.Cauafi con le radici, & legali in manipoli. Le fo^ f l o r e giallo. Lvfo è del fffto A delle radici, le oua Upam fob fi commendano d’odore, però bifogna per vn di auanti,bagnati i fuoi manipoli c o n io Sua)& benne «a« dalla te r r a i qualche humidopauimento fopra à cafra difenderlo,& il d» ° L*tMr r ' r rf h- *n modo fi rinuencidifce, & non fi rompe, ne fi guada nel fc e ° berlo t Ì ^ T e f r * " " * ? T " / • ' * " « r i g a n o . Contrai,fri ¿ ¿ J L J S S * / UO?T <H,T '| fi ? T * ® eccarrifo *nientedimeno ficilmcnte fi tonofca.pcln fufto, pm bianca,ha le foglie manco lunghe,& non è amara,ne manco è odorata ¡a fua

radice,


Nel primo lib. di Diofcoride. NARDO

c e l t i c o

.

radice, come è quella del uero Celtico nardo .T o lti a* dunque per ufare il furto, & le radici, lafcianfi andare le foglie :& udendo riferbare il refto, fi trita, &impafta con uino, & fartene padelli, & riferbanfi inunuaio di terra nuouo, ben coperto. Quello piu fi loda, che è fre feo, odorifero,abondantc di radici, difficile al romperperii,& che è pieno.Querto tanto può, quato può il So riano : ma molto maggiormente prouoca l’orina, & piu è ftomacale- Gioua alle infiammagioni del fegato, & à trabocco di fiele. Valealle uentofità dello ftomacho,.; bcuuto con decottionc d’aflenzo.Gioua nel modo mtdefimo alla milza, & alle malattie delle reni, & della uèfcica>& beuuto con uino al morfo, & punture di tutti gli animali uelcnofi. Mettefi oltradi quello negiiempiaftri, ne gli unguenti, & nelle beuande, cheionodi calda uirtù,

T anta èfiata lanegligenzi, er fignoranza denoflrian= N a r d o C e l ­ teceffori, che nonfolo nonfi fon curati di chiarirfi colmezo t i c o , & f u a e f 20 -essa»»“' 'MWifL de buoni autori de [empiici peregrini, che di longinqui pdefi fi f a m in a u o Q C . ci portano ; ma non hanno prefo pur cura , per uniuerfale bene* fido deglihuomini, di uolere almeno cirtificarfi di quelli, che in piu er piu luoghi d’Italia fi ritrouauano : anzi che molto piu mal folleciti ne i proprij, che ne gli fr a n i, mi gli par ritro• vare. Nafee il Celtico nardo neU’alpi di Liguria : nàfce mede* {imamente in ifiria ,er in alcuni monti non lungi da Viliaco ___ ______ t , caflcllo di Carinthia,CT parimente in alcuni altri uiciniàlu» dtmbufgo di Stiria copiofìfiimo : er nondimeno inpochi luoghi d!Italia fi ritroua iluero nelle fpetiarie. Et che p in i coloro, che piu uiciniglifono, er nel cui paefe nafee , piu errano di tutti gli altri . lmperoche a Genoua j o città di Liguria , er in altri luoghi circomicini, dque agtuo¡mente il Celtico nardo s’haurebbe, non curandofi i me« dici, ne giiJpettali, che quiui dimorano, di rintracciarlo,ufano (feguendoi uolgari, er mamfofti tnori ) la Lauan* da in ucce di quello : la quale quantofia difattezze , non uo dire di uirtù, lontana dal Celtico nardo,chi ben pefapri* ma,z? poi compara le qualità dategli da Diofcoride, con quelle della Lauanda, può facilmente il nmìfofio loro erro re accufare. lmperoche il Celtico nardo crefce in picchia, er breue pianta : er la Lauanda uicnc ceffiuglìofa, alta di ramofccllì ,er di fòglie ben folta . Quello ha le foglie di colore rofiigno, er il fiore giallo;er queftale fiondi bian­ cheggianti , e'I fiore mefcolato di celefle , er di' porpora. Quello ci dà per ufare le radici, e’ifu fio , nelle cui parti è piu Ualorofo : er quefiofolo ci concede il fiore. Il che apertamente dimofira, come inferamente s’ingannano coloro, che del continuo perfeuerano in tal credenza.^ero è ( comenel commento dell’altro Nardo, qui poco di[oprafi dif », f i ) che per commune opinione fi crede, chela Lauanda nella uirtù fua s’auicini à tutte le fietie de Nardi : ma quejlo . 0 non però ricuopre l'errore di coloro,che credono, che la Lauandafiali Celtico nardo .Vfa/Ì dopo quello, qitafi nel N a r d o Celti refio dellefpetiarie di tutta Italia ,per il Celtico nardo una certa herba d’affai lungo fu fio , benché moli o ritorto : le co fallo. cui foglie ,le qualifono minutifiime di colore g ia lliccio m o lto folte,fi rafitmig liano quafì al mofcbo,chc nafte negli àlberi. Quefle nel uefiire, chefanno di tutti i ramofceUi del fuflojanto foltamente li circondano,che quafì ne dimo * forano una nera forma di[piche. ma ne amarezza, ne altrofapore aromatico uifì ritroua, come nel Celtico nardo af * forma ritrouarfì Diofcoride. Fafii del nardo Celtico uero grande incetta in Stiria contermina all'Auftrìa, er alla Ca* rinthia, dotte le uiUe uicine a I udemburgo ne portano da i monti infinitifafei,de quali poi empiono grandifiimi fiacchi, er li uendono ad alcuni mercanti ,cht nauigano in Egitto, er inSoria . lmperoche ( comefi dice ) l ufano molto gli Egitti] er i Soriani ne i bagni loro, de quali par che molto fi dilettino. Il uero Celtico nardo uiddi io la prima uolta in Trento aUafocttaria di M. Gìouanm Alberto Parolmo ¡pedale aWinfegna del beato Simone: quantunque dipoi menefufferomaniate le piante tutte intere daGrazzo caflctlodi Stiria dall'cccdicntifi. medico Meffer Pietro Sa» liccio fino in Goritia .Portafene copia in fiacchi al tempo di mercati in Lubiana città di Camicia : nel quale mani» fèllamente tutte lefue qualità nerefi riirouano. Ei però potremo fcriuere anchoranoi per eterna memoria deipo* fieri,che nonfolamcnte nafee, er crefce il Celtico nardo in Liguria , er in Ifiria ; ma in Stiria, Carintbu, er in altri luoghi anchora : perciochegià n’ho ritrouato nelmonte di Vipao lontano da Goritia , non piu che uind miglia. Ma perche hoggi il uero in poche fpetiarie fi ritroua in Italia,non altro in cambio diluifi debbe ufare, che l’Indiano. «utnga che Diofcoride ifieffo dica,che qutfto nelle uirtùfuegli è del tuttocquiualcnte, eccetto che molto piu di quel lo prouoca Farina, Delle cantrouerfie,che fia i moderni fi leggono,fe il Celtico nardo fia, ó nonfia la Saliuncha, che deferita Plinio, anchora ch’io ( come per nere ragioni prouarei ) tenga che nò ; non però mi pare difarne qui altro, lungo proceffo, per non rifultare oda medicina di quefiogiouamento alcuno. quantunque il Leoniccno, non hauendo ¿ 0 ben confiderai che Diofcoride chiama il Celtico nardo Aliungìa, er non Saliunca ; riprenda Plinio contra ogni ra< gione , er erri effo manifofiameme,comefa parimente il Euchfio medico altrimenti eccelìentifiimo de i tempi ncftri. lmperoche egli nel ultimofuo libro delle compofitioni de i medicamenti nouamente fiampato nella compofitionc del * c 5 diatamaro,


3o

Diícoríi del Mattinoli

diatamaro, nonf a differenza uerunx dallafiica Celtica alla Saliwtca, non battendo forfè ueduto, che Plinio tratta di amcnducfeparatamente in diuerfi luoghi, come dipinte diffcrcntiatc . Non fono qucfi'c piante trafe differenti nel* le fomiglianzc folamentc appreffo olii antichi, ma ancora ui fi uede una altra differenza da i luoghi oue le nafeono . Vercioche Diofcoride dice che lafiica Celtica nafeenei monti di Liguria e r in lfiria. E tla faliunca ( come fcriue Plinio) nafee in Vngheriacr appreffo à i N arici. Onde f i uede che il Fuchfìo il quale in quejlo feguita ¡’opinione del KucUio erra manifiRumente infieme con lu i. Percioche il nardo Celtico appreffo Diofcoridt fi chiama Alimi* N a r d o celti- giacrnonSaliunca. Fece del nardo Celtico memoria Galeno nePÌottano dellefacultà defemplici, cofì dicendo. co Icritto da ilnardo Celtico è quafl nelle uirt 'ufne/imiie all’Indico , e r al Soriano : ma ueramente non cofì ualorofo-, quantun* G a le n o . que per prouocare iorina fia egli piu potente . Impcroche è piu caldo di quelli, c r manco coftrettiuo . Chiamano i NoniGreciil Nardo Celtico N etfj'ts aìàtwmì : i Latini N ardua Celtica.

Dei Nardo montano.

Cap.

IO -

V ili.

I l n a r d o montano , il quale chiamano alcuni thilacite > Suatri, nafee in Gliela, & in Soria , con ramofcelli >& foglie, limili all’iringo. ma minori, ne però afpre, ne fpinofe.Ha due radici ,& qualche u o l t a piu, nere, ¿¿odorifere, limili all’amphodillo, ma piu lottili, & piu picciole. Non produce fu­ rto , ne fiore, ne feme . Vale la radice à tutte quelle cofe, che uale il Celtico. P a r e ueramente che Diofcoride in quello luogo fi contradica non poco,per hauer prima ferin o , che ilN a r* do montano habbiafufio, & fòglie fintili all’iringo : er pofeia dica nellafine del capitolo, che l’ifteffo non produce, ctfamin. nefufio, ne frutto, nefiore .Ondefi pcrfuadcil Rucllio, er parimente Marcello Vergilio effer ciòfacilmente in* teruenuto, per negligenza degli fcrittori, i quali ingannati dalla propinquità de uocaboli Grtci,fcriffero wtt/W* in cambio di ka*VW, oueramente dix-hwas. Malignificando cotali Greche dìttiotii non altro, che ram i,& uir• gulti, i quali piu fi conutngono àgli alberi, che all'herbc ; & effendo quel medefimo i rami, er i uirgulti ne gli al* beri, che ifufti neU'herbe, non mi par, che per quello fia quejlo luogo purgato dall’errore. Ma non credo ioperò, che Diofcoride, ilqualein quellafacultà facilmente é di tutti il primo, e r à cui tanto gli antichi, quanto intodcr* ni dierono, er danno infinitifiime lodi,fi fuffe in cofì poche righe feordato dife medefimo, er che cofi inettamente hauefie egli errato. Et pero non fenza ragione, ne refia da fumicare, chefia ad ogni modo errore ò nell'una, ò nel» Caltraparte del capitolo : nonperò per laconuenienza dicofifatti uocaboli,ma pìupreftopcr negligenza di qualche fonnachiofo fcrittore , ò per temerità d’alcuno altro, che troppo uegghiaffe. Di qui adunque è proceduto, che fin bora iofiafemprc reflato dubbiofo, fe il Nardo montano nafea, o r firitruoui in Italia :òfc d’altronde ui fipor* ti uero. Nientedimeno uolendo noi emendare il fine di quello cap. in cuiper lefudette ragioni è manififlo errore , f i può fa r coniettura, che douef i legge ptpn ( cioè produce )f i debbi leggere crtw«'/>« ( cioè confèrifce ) . Pero ( per tniogiudicio) non fi deue leggere cu n dè uce.oKiMU7eua.peròv,ov7td\ibo(ifipH, come malamente file g g i intuttii teHi Greci che uanno attorno per le librarie. Ma fi deue leggere OU T 6tfe KtUKOV,Ò'vTl KetptiV curi etV§0! aUfOfìfH, cioè ne il fufio , ne il feme, ne il fiore confèrifce, ne uale, cioè nella medicina : di modo che emendata folamente l'uU tima parola di quefio teflo, nonfolamentefi uede, che nel Nardo montano non ui è altro, che uaglia nella medicina, che laradice, ma ceffifubito ogni dubitatone, che Diofcoride fi fia contradetto. Il medefimo fentimenta ritrouo hauere il dottifimo Faloppia Modanefe huomo ueramente raro de i tempi noUri , con la cui opinione concorre parimente il MelchioriTrentino nell’una, er nellaltra lingua dot tifim o. Appo ciò nell'hifioria delle radici Oribafio, ilqualdi parola in parola traferiue da Diofcoride ,ui ha dipiuMumnépiu. Dal che fìuede,che non folamente deue hauere il nardo montano le radici minori, er piufottih ddl'AmphodiUo, ma anebora piu bianche. Vita pian* tanti fu già mandata da ccrtimiei amici, la quale haueua due picciole radicate minori di quelle deU’amphodillo, d’odorefìmile à quelle del phu, er del nardo, dimoio che in quella parte dimoftrauano effere ueramente di Nardo montano. Ma perche ilfulto , er le fòglie piu pr elio fi raffembrauano al phu, che all'aringo, comefaceua parimene tei’umbella, nonho per ciò potuto approuarla per legitimo Nardo montano, per non faperfi in qual parte di que* Ho capitolo fia afeofo l’errore. Onde panni, che quandofi ci prefentaffe medicamento alcuno, che ricercaffe nella fua compofitione cotal nardo, poffanofenza dubitar punto metterui in unfuo luogo gli filettali l’Indiano, oueramente il Celtico. Quantunque affermi l’ecccUcntifiimo Brafauola Ferrarefe, che in cambio dell’Indiano flciporti hoggi O p in ió e d el B ra fa u o la r e m Italia affai del montano di Cilicia ; credendof i , che quello fia ueramente ilmontano, che sha in commune ufo nel= lefietiarie. Ma con qual ragione, c r con qual fondamentoferina egli quefio,non fo io determinare. Verciocheil p r o b a ta . Nardo montano produce le radicifìmili dU’amphodiUo, er non fiica te, ne leggiere, ne capigliofe, comef i uede cfi ferì Indiano, ilquale è in ufo. Se già non uoleffe il Brafauola, che l’Indiano fi cbiamaffc montano, per nafeer egli N a r d o m o n ­ in quel! monte d’ìndia, di cui dicemmo di fopra. Scriffe le uirtu del Nardo montano Galeno all’ottano libro delle t a n o f e rin o facultà de femplici, cofì dicendo . 1 / Nardo montano, il quale fi chiama thilacite, er parimente pirite, nafee copio a da G aleno. fifiimo in cilicia, ma piu debole degli altri. Chiamafì da i Greci il Nardo montano NdpS'oto>«w/. da i Latini Nar* Nomi. fot montana. N ard o m on­ t a n o , Se f u i

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40

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60

EctiAfarot


Nel primo lib.di DiòfeoricÌe. D ell afaro.

3 1Gap.

IX . 1

L ’a s a r o, il quale alcuni chiamano anchora nardo faIuatico,è herba odorata, & coronaria. Fa le Foglie li­ mili all’hedera,ma moko minori ,& piu ritonde. Produ­ cei fiori fra le foglie,appretto alle radici, porporei,& o doriferf,limili di forma à i citini del iufquiàmo; dentro dei quali è il ferne,come quello de gli acini dell’vua. Ha i picciuoli angolo!! afpri, & flefsibili. Produce alfaifsime radici, nodole, fottìii, & torte, limili alla gramigna> ma piu fottili, & odorifere, le quali fcaldano, demordono fortemente la lingua nel manicarle. E l’afaro di calda natura, prouoca rorina,conferifceà glihidropici,& al­ le fciatiche antiche. Beuute le radici al pcfodi fei dram me con acqua melata,prouocano i melimi, & purgano nel modo,che purga l’helleboro bianco. Mettcfi l'afaro negli unguenti. .Nafcene monti ombrofi,& affai fenc troua in Ponto,in Phrigia » in Illiria, S i ne i monti Giuftini dell’Italia. ' vi: . ... ’ '' : N on pare,che f t facciaboggì differenzanellefietiarìe dal VAfaro düi Bacciari : anzi quaft Uniuerfalmente per tutta Ita*

A f a r o , & Tua e lfa m in . E r r o r e d e 'g l i f p e tia li.

lia,i Afaro fi chiama Bacchara, c r gli fietiali ne compoßti loro, f mza baucrui altro riguardo, in cambio della Bacchara, fempre mettono l'Afaro. Ma'quanto ßano quelle piante er nette fattez Z ' j CTnelle qualità luna dall’altra lontane, leggendoß il capi* tolo della Bacchara in quello autore, ¿¡quale la pofe nel terzo libro, manifidarnentcji riconofcc t inganntìtnella cui deferittio* n e i pieno mi sfòrzarà,quando! quel luogo farògiunto,di dirne tutto quello,che della Bacchara me uenuto in cognitione. L' a * faro adunque di Diofcoride,fenza alcun fallo è quello , che chia «uno Bacchariaùmperoche corrtfionde ella del tutto all'bißoria, che ne faine Diofcoride. Impugna il Brafauola D i f e n G o n e Plinioydicendo,che anchor eglifi è creduto,che ÌAfaro fufjè la Baccbara.il che ucramente ¿del tutto alieno dalla fen d i P l i n i o c é ­ tenzadi Plinio ; auenga che egli al libro x x i.alcap. v i. riprenda agramente coloro, che diceuano,cbc la B ac* t r a a l B r a f a ­ chara fuße il ruftico,ZT [aluatico nardo,con quefle parole. Sed corum quoque errar corrigendas efi, qui bacchar u o l a . rufticum nardunt appeüauere : efi enim alia herbafìc cognominata, quam Greci Afaron uocant, cuius fieciem , figu* rainfi diximus in nardi generibus. cioè. Mi è anchora da riprendere l'errore di coloro , i quali chiamano la baccha ta nardo ruftico: perche quefto è una altra herba cofl chiamata,laquale i Greci chiamano Afaro,la cui fietie er figu* 40 ra dicemmo nelle fietie de nardi. Quefle fon tutte parole di Plinio, con le quali per f i ftejfo fi difènde dalla co* lumia. Cbiamauano adunque alcuni aticbo al tempo di Plinio Ì Afaro Bacchara : er imperò non è marauiglia, f i fi* n o i tempinollrièperuenuta tale erronea opinione. Nella qualeperfeuerando forfè alcuni antichi fcrittoriaggiuit fero in Diofcoride al capìtolo dell’ Afaro tutte le uirtu,che nel terzo libro attribuifee egli alla Bacchara. Il che ha fatto pofeiapiu apertamente credere al uulgo,che foffero l'Afaro,er la Bacchara una pianta medefìma. Ma effondo fiato pofeia conofeiuto quefto per manifèfto errore,er per uedere,che deU’Afaro nel primo,er della Bacchara nel ter Zodiuerfamènte fcriffo Diofcoride,ey perritrouare,che Serapione fedele interprete di Diofcoride non ha tale ag* giunta nelfuo Aforo, è fiato lenito pofeia aia tutto quello,che non era del fuo,zr ritornato al proprio luogo, onde fallacemente era fiato fierpato dal capitolo della Bacchara. Scuffi deU’Afaro Mefite tra gli altri femplici folutiui, cofi dicendo. Lo Afaro fcalda nelfecondo ordine,cr difecca nel terzo:affóttiglia,apre,rifolue,& prouoca: er nondi V i r t ù d e ll’A fa ro d e fe ritte ■ 30 meno ha anchora del coftrettiuo. Beuutonon follmente fa uomitarc, ma folue anchora il corpo per difotto , er d a M e fu e . prouoca la orina. Caccia del corpo laflemma,er parimente la cholera* Si fortificala fua operatione ,fe fi bee co’l fiero , ò con nardo, ò con acqua melata. Ma benjolue piu manifèftamcntcU flemma, che la cholera. onde confèrifce egli molto alle fciatiche, er à tutti i dolori delle giunture : er maßimamentc quando s'infonde , ò fi cuoce nel fiero. Giona marauigliofamentc alle oppilationi del fégato, c r della melza, er atte durezze loro.Onde dafii egli con gran difimo giouamento a glhidropici, er al trabocco di fiele,infufo nel nino. Conferifce oltre a ciò molto alle fèbbri antiche, er a quelle ft>ctìalmente,cbc fi caufano dalle renitenti oppilationi. L ’olio, doue l'afaro fia fiato infufo,unto alla fiina del dojfo,prouoca commodamcnte il fudore. Beflandofi l'afaro,non bìfogna troppo macinarloipercioche tritandoli lungamente fa piu prefio uomitare,che muouere il corpo per difotto. Scriffe deli Afaro Galeno al v i . Afaro fcritro dette faculta de femplici, cofi dicendo. Dell'Afaro fono utili le radici: er fono nelle facuita loro fiutili alle radici da Galeno. 4 o dtltacoro,quantunque molto piu ualorofe. Il perche tutto quello, che di quelle ¿fiato detto, fi può dir parimente di Nomi. qtttfle. chiamano ¿Greci Ì Afaro A'tntpov,ec N*p fot àypta.:i Latini Afaruintgli Arabi Afaron: iTedefchi Uafel uurf c :gli Spagnuoli AfarabaccmUirancefiCabaret.,


22

Diicorii dei Matthio li P H V

M A G G I O R E

D elP h u .

P H V

M I N O R E .

Cap.

X.

I l » h v , ilqualc alcuni anchora chiamano nardo fa!uatico,nafce in Ponto con foglie limili all’olufatrojouero all’elaphobofco. Ha il furto alto un gombito,& qualche uolta piu,lifcio,concauo,te nero,d’un colore,che tende al porporeo,compartito da piu nodi. Raifembranfi i fuoi fiori al narcilfo» ma fono minori,& piu teneri,di colore che nel bianco porporeggia. La fuprema fua radice è della groffezza del dito picciolo : da cui procedono altre ritorte radicette,intrecciate in fe fteife,come quel le dcll’helcboro nero,ouero del giunco odorato, rofsigne& odorate,ma però d’uno odore graue,il 40 qual imita quello del nardo. Scalda il phu,& beendofi fecco prouoca l’orina. Il che anchora fa la fua decottionc. Efficace à i dolori del coftato : prouoca i meftrui, & mcttefi ne gli antidoti.Sophiftican fi»mefchiandofi con erto la radice del rufeo. ma fi conofce la magagna : perciochc quefta è dura, & ma lageuole da rompere,& fenza alcuno odore, che grato fia.

P h u , & fu* e f fim in a tio n e . V a le ria n a m a g g io r e

V al e ri« * m i « o re.

N on pof[o,fe non direbbe habbrno ben detto tutti coloro,che tengono, che la V d e r m i maggiore, loquele nafee in Italia,fia il Pbu. perche prima nelle radici non fi ritroua altra fórma, altro odore,ne altro colore, che quel» lo,chc s’dttribuifcc al Pbu. Il medefimo dimostrano benifiimo anchora le fòglie , er il fujlo : imperoche quelle fono fimili a l’olufatro : er queflo è d’altezza d’un gom bito,e? di piu , lifeto, concaio, tenero , compartito da di» tterfi nodi, d’uncolore come incarnato . Vero è , che pare , che'l fior fuo fia molto lontano dalibifioria, douenio efier egli fimile à quel del narciffo,e? non fatto in ombella : quantunque i piccioli fioretti di quella fieno neramente fimili a quelli del narcijfo di bianco, c r porporco colore, Et però , come dice il Rueliio, è da penfare, anzi da credere férmamente, che’l teflo in quella parte fia flato corrotto , er falfificato da gli fcrittori. Imperoche fi uede la Valeriana noftra in tutte taltre fue parti, er qualità tanto rafjcmbrarfì al Phu di Diofcoridc, eh e non fi può dire altro,fenon ch'ella fia Ìifleffo Phu, e? chela frittu ra del fiore fia (lata per negligenza de gli feritatori permutata. Ver quette ragioni adunque mi pare da conchiudere infume con la maggior parte de moderni fimplieifii, che il Phu fia la Valeriana maggiore. Quantunque non manchi (come di nuouo intendo) chi dica Htmarfi il Phu differente dallaValeriana, con fiore del tutto fimile alnarciffo. Ma per nonhaucrcio per'cer* to, er perche non manca chi dica fauole afidi, non ho con che di ciò poffa per bora affermare cofa alcuna. Quefta non fenza ragione è detta maggiore, perche fi ritroua anchora una altra ftctic di Valeriana chiamata minoreml cui rujto appreffo iUe fògu e, le quali produce quafì fimili aUa maggiore,è alquanto lanuginose? nel reflo, daU'tffer ci cojlgrande in fuori,moltofiraf¡miglia a quello della maggiore. Fa quefta minore Valeriana fioretti nella cima del fufto

6a


Nel primo l i b . di Diofcoride.

J)

M o tutti rifirctti infim e , di colore mefida to di bianco, c r di porpora. Ha molte radicene fattili, CT intrigate d’uno odor mifio d'iride , c r di nardo. L ’una c r l'altra jì commendano a odore : c r imperò molti le tengono nelle ■ ¿affé per dar buono odore alle uejlimenta, er altri panni di lino. Il Pini ( come dice Galeno o f f r i l i , delle facuì* p!iu fcr;K# tà defemplici) è alquanto odorato. le cui radici hanno virtù fìmile al nardo, quantunque in molte coftfienomcno Galeno. tulorofe. Provoca piu torina, che non fa il nardo d'india, c r di Sorid » ma ben come fa il Celtico, col quale in tal tofa egualmente concorre .Simile al phu afferma Galeno ejfere il Carpefio idei quale nonfacendo Diofcoride meritionc alcuna ,accioche fifappia come frfftfatto il Carpefio de gli antichi, ne dirò qui quanto daejjo Galeno ne ri• tronofcritto. Diceva adunque egli al v il.delle [acuità de[empiici. E il c a r pe sio ftmile à quitta pianta,cfe CarpeGo 38c fl chiama phu, c r nonfolamentc a lg u fo , ma anchora nelle [acuità fue : quantunque fia il Carpefto nette [ite parti fua t™ 1M 3o piu fiottile .E t però apre egli, cr mondifica piu ualorofamente l’opptlationi delle uifcerc, cr piu provoca Ì orina, uou ' Cr purgale reni aggravate dalle renelle, che nónfailphu. Manon èperò di cofl fiottili parti, cbefipoffa ufarc in luogo di cinnamomo, quando nanfe n’haueffe, come faceua quinto. Migliore del Carpcfio Lacrtio è il Portico* tua non però è quello vicino atte virtù del cinnamomo ; inimo, che non e poco manco buono detta elettifiima cafiia • Cognominali cofi l’uno c r f altro da certi monti di Pampkilia, doue nafte. In Soriafl ritroua abondantifiimo. Scrif• fene anchora piu diffuftmente nel libro de gli antidoti, cofi dicendo. Metteua Quinto netta theriaca, ogni volta che gli mancaua il cinnamomo ,i l Carpefto, come non inferiore aD’ckttifiima cafiia. Et però ne riportai io meco in quel peregrinaggio, che già feci atte terre Orientali , c r cofi neftrbo fili bora molto, diligentemente riposo: nel quale èanchora un'odore, c r Unfapore ,ft non cofi come era prima, non però anchora fuanito. E adunque il Carpello una herba di frettefintile alphu, mapiu ualòrofo , c r piu odorifero. Kafce abondantifiimo in Sida città di Pamphi* *o douefl uende per uilifiimo prezzo . Et però andando alcuno di uoitn quelle partì, comprine afiai, attenga che fi pofj.iconfieruare per lungo tempo. Sonofiottili firme itti fimili à quelli del cinnamomo, c r ritrouiftne di due fo rti » ciò c di,Laertio, c r di Portico cognominati dà i luoghi, oue naftono, ma il Portico è molto migliore. del quale ha» uemlo già io affai, lo mefii in molti medicamenti in luogo del phu. I mperoche molto gli fi rafiimiglia, come che in tutte le/acuità fue fia piu ualorofo : c r in cui (come ho detto) è alquanto dell’odorato, che fi [ente nelgufto, & parimente nett’odorarlo. Ma che cofitfila il Carpefio'i i tempi notlri, penfo veramente ,che fia ardua cofi da dichiu» rare . Tengono però per certo il RucUio, Hermolaofil Euchfio ,crparin:ente i Prati commentatori di Mefite ,cbe q . ¡;one il vero Carpefio fìa quel[ente aromatico uolgarifiinto nette fpetiarie, che fi chiama Cubebe :c r fèndano le ragioni p j„n(K>|ao, loro fiòpra Serapione, Avicenna, cr Attuario. ìmperoche Serapione à cap. i88. d’autorità di Galeno, lo deftriue & del Ruelinquefto modo .1 1 Cubebe è medicina fimileal phu,ìdnto nelfapore, quanto nette [acuità fue : ma è molto piu nette lio , & de s fue parti fon ile. Et però apre egli tutte l’oppilationi del corpo, provoca l’orina , c r mondifica le reni dalle piene, fitu che fl generano in effe . Parimente quafì ne fcriffe Auicennaal capitolo proprio del Cubebe .c r Attuario( quali* tunque Greco ) imitando g li Arabi, chiama il Carpefto nelle fue compofitiont piu cr piu uolte Cubebe. Le quali au* tariti dimofirano apertamente, che il Carpefto di G aleno, c r ii Cubebe de gli Arabi fìa una cofa mede[ima. Ma Erf0rt<j»j|C) e c però d’auertire, che ciaftu.no, chef! crede ( come Hermolao, c r il RucUio, e’I Euchfio ) che il Cubebe volgare dette wojao>& de fc frettarle fìa il Cubebe, di cui intefe Serapione, Auicenna, c r Attuario ,singanna manifrfiamente. ìmperoche pri* & 4< ¡1 ma non. ritrouo alcuno di lo ro , che dica >che il Cubebefìa [ente, ne manco lo diffe mai Galeno, il quale deftriffe il l'ixhfio* fuo Carpefto con quefie parole * mttii JV »Vi t* Kappa^afaTMcrla. toTe *x.pit*aai r* Ktva.fadfj.ov .ciò è . Mafono fiottili¡armenti fimili à i uirgm’tidel cinnamomo. L’ajfomiglià poi al phu tanto nelle virtù, quarto nell’odore . I l che dimoftra >che effendo del phu in ufofolamente la radice, fi poffa facilmente dire ,ch e appreffo Galenofia il Car* 40 pcjio piu prefto [armenti di radici, che difu fio , 0 di rami, i qualifacilmente fi guadano,cr fi corrompono intuite le forti deiïherbe. Appo ciofttiuendo Galeno che i virgulti del cinnamomo fono fimili atte radici dell’etteboro, non è hor qui da marauìgliarfi ,fr offincontro compara eglile radicifarmentoft del carpcfio à i virgulti del cinnamomo. Et tanto piu che Diofcoride chiama in piu luoghi le raditi di alcune piante farmentoft, cofi come anchora ifu fii. Et però mi pare , che contra ogni ragione impugni il Euchfio nettefue paradofft il Leoniceno. Oltre à cio non ritrouo, che nel Cubebe fìa fapore alcunodi phu. 11che dimoftra mamfefiamente, che il Cubebe volgare nonflanc il cubebe de gli Arabi, ne il carpcfio di Galeno. Et però non poffo accollarmi atte opinioni di coftoro. ma ben credo, che fi pof* fa affermare, che molto fìa differente il Cubebe de gli Arabi da quello, eh'¿in ufo nette fretiarie. come interviene anchora nel cardamomo uftiale, ilquale non c ne quello de gli Arabi,ne manco quello de iG reci. Et però credo* che piu ragionevolmente, doue appreffo a i Grecifi ritrouì intrare ne i compofìti il Carpefto, er appreffo à gli Ara* Jo biilCubebe, uiflpoffa mettere ilpbu inmaggiore quantità, ouerola cafiia inminore, che il Cubebe ufrale. Il Uluio huomo dottifitmo quantunque conofteffe, che il Carpefto nonfuffe il Cubebe ufuale ; non però saccorft, che quefto non era quetto degli Arabi. Errò oltre à cio Serapione : imperoche nel capitolo che egli fa del Cubebe,fieri- Errore di, , ne di autorità di Diofcoride tutto quello, che egli fcriffe del rufto. Il che è del tutto alieno dal uero. Che cofa «pione. oltre 4 ciopofft ejfere il c v b e b e ufrale veramentefin hora non ritrouo Ma ben dirò io che il Cubebec un Cubebe ufu* feme,onero frutto aromatico,prodotto dalla fitta pianta in racemi, come produce Ìhederaifuoi corimbi:tl quafue u ~ le è al g u fo odorato,CS“ con alquanto f acutezza amaro. Le quali qualità dimofirano, che fìa caldo nel principio,et ficco nelfine del terzo grado. Et però può egli confortare lo fiomaco, mondificarc il petto da igrofii humori,gio* Vare atta m ilza, cacciare le uentofìtà del corpo,cr conferire atte infirmiti frigide della madrice. Mafiicato lungamen *' infìeme con mafiicc,tiragagliardamente perfruto lafiemma dalla tefia. Il Phu, il qual noi chiamiamo Valeriana, N o m i dfj Mo chiamano i Greci p i A ¿ y m w * * ' : «Latini phu, crfrlucfiris narilu t: gli Arabi PutìlTedcfthiBtU m m : gli Spagnoli herua benediciti ìrancefi V alerim . i

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I

Difcorfi del Matthioli D el Malabathro.

Cap.

X I.

C r I D O K o alcuni,che’l Malabathro fia la foglia dell’Indico nardo,'ingannati da certa fimiglian Za dell’odore. perche molte cofe fono,che hanno odore di nardo, comeil phu, l‘afaro,& il niris.Ma la cofa ftà altrimenti,auenga che il Malabathro c foglia di fuaiildTafpetie,chenafcenelle paludi delPJn« dia,& nuota fopra l’acqua,come fa la lenticularia paluftre, fenza alcuna radice. Quello fubito,chc è ticolto.s’infilza nel refe,& fecco fi ripone. Dicono,che nell’afciugarfi la Hate Tacque, brufciano quiui la terra con farmcntifecchi;& che fe quello non fi fa, che’l Malabathro non ui rinafce.Lodafiil fre fco.che nel bianco nereggialo intero,il non fragile,& quello,che co’l fuo forte odore ferifce il capo, IO & che fcrba l’odore lungo tempo,& che imita nell’odore il nardo,& che non fi fente al gulto falfugino fo.QuelIo,ch c fragile,& minutamente fracaifato,tarlato, & di graue odore,è cattiuo. Ha le mede fune uirtù,che’l nardo,ma in tutto piu efficaci.Et però egli prouoca piu ualentemente l’orina, & gio­ irà piuallo ftomaco. Trito,& bollito nel uioo,commodamente s’applica alle infìammagioni de gli occhi. Tenuto fotto alla lingua, fa bonisfimo fiato :&m cflb tra le uelli,loro dàbuono odore,& le confcrua dalle tignuole.

Mdabathro, * L m a l a b a t h r o , ìlquale molti chiamano Folio Indiano,nonfo da chi hoggi in Italia¡la ñato ueduto. 0c fui cilio. Uafce(comc ferine Diofcoridefin India fríamentejcUc paludi,nuotando nell'acqua'fenza radice,come la lenticular ritimi nonperò di là piu fi ci porta. 'Plinio al libro x r i.alcap. x x v i.n e commemorò dueflette con quelle pa role. Danne il Malabathro anchora la Soria,<fun albero,che produce lefòglie m olte di colore arido, da cui fi caua elio conueneuole ne gli unguenti.Ma piu fèrtile è di quefio lEgitto. l’Indiano è migliore di tutti, qua! dicono nafee re nelle paludi,come la lenticularia,piu odorato del croco,nereggiante,ruuido, er al gufio fila to . Il bianco s’ap* prezzarneno. Il ueccbio preño fi muffa. Il fuo faporedeueeffer fotto la lingua ftmile al nardo. L ’odore del boi* lito neluino fupera tutti gli altri . Qucflo tutto diffe Plinio. Ilquale difeordando da Diofcoride, diffe che il piu lo « dato ctuil f tifo Sododcuni moderni* ebe in cambio di cjuc&o,adoperano le fòglie della cuffia odoratale duali fi peti Í¿ il B rafauola, che (afferò dell’albero,che fa i garofani. Et alcuni altri certe altre fòglie d’alberi ulano, che ci f i Opinione di portano d'Aleffmdria.fimili à quelle del lauro,zrdett'arbuto. Quefle fono tenute da HermohoMlPjieUio, er dal J J n K lK Brafauola fenza addurne autorità alcuna,per il Tembul degli Arabi. Ma nonbauendofin bora ritm ato io alcuno &dd BuiaArjbttcbc deferiua di qual maniera fia fatto il Tembul(ancbora che Accennane faccia un capitolo) però piu v o la . prcfto diro,che fieno fòglie d alberi <1noi incognite, che altrimenti coniefcendere neWopinioni di cofloro . Il per» che non fono quefle in alcuna maniera da ufare : perche non fapendofenc ne uirtù, ne complcfiione alcuna,facilmen* te potrebbero cofi nuocere, comegiouare. Ma ben dirò, chepofiiamo in cambio del Malabathro ficaramente ufit relacafiia, oero il Soriano, ò l’Indico nardo,per hauer cofidifpofio Galeno ne i fuoì fuccedanei, er nel v 1 x.er v n 1. libro delle faculta de femplici. Quantunque uoglia il Fucbfla nel fuo libro delle compofitioni de ¡medi* cameni i ultimamente flampato, nella preparatione dell’Aurea Alefjandritia, che in luogo del fòlio uifi metta lA t* trattile,confidato nel libro de i fuccedanei, chefi da à Galeno : io nientedimeno non poffo fe non marauigliarmi,chc un huomo cofi dotto, er cofi pratico ncUc facilità de ¿medicamenti, cofi fcmplicmcnte s’inganni in una cofatan* to mantfèfia. Impero che oltre che mai mi ricordo hauer letto in quel libro , che ('attrattile fi poffa foflituire per il fòlio , habbiamo in quefto luogo Diofcoride, e r parimente Galeno, i qualifcriuono apertamente,che il fòlio ,c r il nardo hanno una uirtu medefima. Onde/¡può molto piuragioneuolmente per il fòlio foftituire il nardo,che oonial«= tracofa. Percwche piu prefio a dobbiamo accollare à gli ferini di cofìgraui autori, chefoftituire U t trattile del Euchfio fenza ueruna ragione,er m.fimamente non mancandone il nardo,ne la cafra odorata,laquale fi può anchora legítimamente ufare per il fòlio, come (per quanto io me ne credale manca Uttrattile. Ma concediamo che (’attrai Ule uerafi ntroui , non fo però 10 chi farà colui, che babbi qualche poca di pratica in queftafaculta , che mai ardi« fcad’ufarlam cambio delfòho. Imperocbe non fo io,che alcuno fenueffe mai cofi,fattameldonagine. Il fòlio (co* meferiue Autcenna)fcalda,cr difecca nel fecondo ordine. I l Malabathro è nel fecondo ordine calido, er frCCo fe­ i jo a ’,. condo che fincoglie dal fecondo libro de canoni, cbefcnfje Auiccnm. Chiamano il Eolio ¿Greci & fuKtot: 1 Latini Malabathrum, er Folium. 6 3

20

.

Della Casfia.

Cap.

50

ao

*

XII.

L a c a s s i a , di cui fono pitifpetìe, nafeenell’odorifera Arabia. Tutte hanno i farmenti di groifa corteccia,& foglie di pepe, quella è da eleggere,che è coffa,che ha bel colore, che fi raffembra al corallo , che c benisfimo ftretta, lunga,grolla, cannellofa,algufto mordente ,fc con alquanto dicalore coftrettiua, aromatica, Si che habbia odore di uino, come è quella, che da gli habitatori fi c h i a m a achi, & da mercanti d’Aleffandria daphnite . Auanza quefta di bontà quella, che è grotti, por P°tea,& nereggiante,cognominata zigir,d’odore limile alle rofe, che tiene il primo vfo nella mediciI *, reco^ oIuog ° tiene la predetta: & il terzo quella, che c cognominata genuine Mofilitico. fcòrza! f*«*6t ° r ° Ì P °co Pr« 2° ’ & vi li,come quella,che chiamano afiphemo, nera)infoauc,& la cui 6* fnctie ri!; 3,& f°,trulc; ? £ la ancho™>che barbaricamente chiamano dacar, & citto. Rcccne una »pene calanutafalfacaistt del tutto rerame'tc fimile alle predette, ma fi conofce nel gallarla,perch’ella

non


Nel primo lib. di Diofcoride.

j

non è ne fortune odorata,& attieni! la corteccia Tua fortemente a! midollo. Trouafene una altra di. piu ampia canna,leggicra>tenera,& piu denfa,molto migliore delle predette. Vituperai la bianca »la icabrofa,& quella,che ha odore di becco, che è fottile di canna,& di ruuida corteccia. Scalda la casfia, &diffccca:prouoca l’orina ,& leggiermente coftrigne.Conuienfi nellemcdicine.ihefi fanno per chia rificare la nifta,& ne gli impiaftri mollitiui. Vnta con mele, toglie le lentigini, & prouoca i meftrui. Beuuta»ualc al morfo delle uipere,gioua à tutte l’infiammagioni delle interiora,& molto alle infirmiti dellcreni. Sente alle opilationi della madrice» fedendoli nella fua dccottionc, ouero fumentandofene.Mancando per le medicine il cinnamomo.fi mette il doppio pefo di cafsia in uece di quello, con la meddima utilità. E la cafsia finalmente à molte cofe utilisfima. io

D el Cinnamomo,

G ap.

X III.

D a i c i n n a m o m o fi ritrouano piu fpetie, nominate da luoghi,oue egli nafee. Maticnfipet lo migliore quello,che per fotnigliarfi alquanto à quelle ipetie di caisia,chiamata moli lite, ancho effe» fi chiama Mofilitico : & di quello quello, che è frefeoj, di colore nero,&.che tende dal uinofo al ce nericcio, lifeio,fottile di rami,cinto di fpesfi nodi,& odoriferisfimo. Dà ueramente indicio d’ottimo cinnamomo la proprietà del fuo giocondo odore. Ritruouafi anchora nell’ottimo cinnamomo , & in quel masfime,ch’è piu in ufo,odore profsimo alla ruta,& al cardamomo. Approuafi quello, ch’è acu­ to,mordente al guito,& infieme con un certo calore alquanto falfo,& che tritandoli non fi fpefsifcefii *0 bito,& frangendoli non diuentalanuginofo,& che tra nodo e nodo è ben polito, & lifeio. Se adun­ que tu uuoi chiarirti del buono,ftirpanedalla radice vna vergella,& fia facilequcftaproua:impero* che i frammenti non fono altroché un certo mefcuglio. de quali quello è migliore,che riempicelo del fuo odore il nafo,impedifce la cognitione del manco buono. E anchora un cinnamomo montano, groffo,eorto,& roffeggiantc. Ecci anchora il terzo fimile al Mofilitico, ncro,odoratisfimo, denfo di /armenti,rna con rari nodi. Il quarto è bianco,fongofo,tumido,di uil prezzo,fragile, è di radice gran de,che /pira odore di cafsia. Il quinto ferifceilnafoco’lfuoodore,è rofsiccio »fimile alla corteccia della cafs ia rosfigna,al toccare duro,ma non molto neruofo,c di grolla radice.Tra tutti quelli, quello ¿■ manco foaue,chc fpira odore d’incenfo,di caiiia,di mirto,ò d’amomo. Dannali il bianco,lo fcabro fo,i! lcgn'ofo,il creipo,& il non polito. Trouafene anchora un’altro chiamato Cinnamomo falfo, di f ® ninna firma,& di niuno prezzo,di uano odore,& di pochifsima uirtù : ilquale chiamano anchora Zingiberoj quantunque egli fia legno,che ha co’l cinnamomo qualche fembianz». Enne una fpetie di le gnofo,che ha i farmenti piu lunghi,& piu faidi,& d’odore men uigorofo,che’l cinnamomo. Sono alcu­ ni,che dicono chc’l legnofo fia differente di fpetie dal cinnamomo, auenga che difeo rd i dalla fua na­ tura.Sono i cinnamomi tutti di calda natura,mollificano, maturano, & prouocano l’orina . Bcuuti, ouero applicati con mirrha,prouocano tanto i meftrui,quanto il partoffoccorrono à veleni, & allepu ture, Si morii di tutti gl i animali uelenefi : purgano le caligini, che offufeano il uedere : affottigliarolegroffezzedeglihumori. Vnti con mele,fpengono le lentigini,& le macchie della pelle della tac­ cia cau/kte dal fole. Conuengonfi alla toflc.ìi catarri, all’hidropifia, alle malattie delle reni,& alle di f ficuitàdell’orinare. Mettonii »oltreà quello,ne gli unguenti pretiofi: & fono uniuerfalmente in 40 ufo in molte cofe. Accioche piu lungo tempo durino» tritanfi, & impaftanfi con uino,/cccanfial­ l’ombra, & fi ripongono.

S o n o ¡late create dallafugace natura in quedo noftro mondo alcune piante implacabili, che quantunque loro fieno jlate fatte infinitifiime carezze,ty lunghifime feruitù; nondimeno ¿¡iato imponibile di ritenerle apprejfq à noi. Impcrocke quelle,che fono Hate coftrette murre in Italia ne gli horti, cr in altri amenifimi luoghi,fi come gli huomi ni nati nelle montagne, difprezzata la maeftà delle città,non pare, che [appiano uiuere altroue, che nel ¡or nido;cofi dnchoejfe nel medefimo modo,Idfcidti g li horti,i giardini,i palazzina tranquillità dell’aria, l'amenità de paefi,l<e vaghezza de fonti, cr il confortio di tutte t altre domeniche piante »ne gli antichi paefl ( anchora che incolti cr fclitarij ) oue prima nacquero ,fe ne fono ritornate. tanto può in tutte le cofe l’amore deHa patria. Del cui nume* $0 roritrouoio ejferefiata la Cafiia : laquale ne tempi, che Roma abondaua della gloria de fuoi maggiori triomphi, in diuerfi <y uarij luoghi, c r maxime appreso alle api, che fanno il mele, fi ritrouaua piantata. Ma Hon potendo datantemagnijiccnzeefferritenuta,nel fuo proprio, cr natiuo terreno chetamente fe nè fuggita. Quello dico però io tenendo con la communc opinione quafi di tutti i periti femplicidi, non facendo eglino differenza veruna ne i uolumi loro dalla Cafiia, di cui qui fcriue Diofcoride,à quella, che era uolganfiima anticamente in Italia, douc per tutto fi ritrouaua piantata appreso a i cupili dette api,per loro granfino cibo, c r uerdeggiaua parimente ne gli horti,cr ne i giardini per l’ufó delle ghirlande,piu che ogni altra cofa. Ma parmi, che altrimenti fi debba in• tender quefia hifìoria : impcrocke altra cofa reputo effer fiata la Cafiia ,che fcriue qui Diofcoride ej[erutto albero nella felice Arabia, della grandezza (per quanto fcriue Thcophrado ) del uitice,cr altra quella, che à R om per •naltri luoghi era defiinata all’ufo delle ghirlande , c r di cibo dette api, auenga che queda fuffeherba,CT quella al­ d o bcro:cr mafimamente non rùrouando io da ueruno fcrittore, che coft copiofa fuffe portata la Cafita d’ Arabia ne ‘ triomphi Romani, che ella fuffepofcia fatta coft uolgare,che in ogni luogofi ritrouafje piantata. Il che quando pur f “j]e mteru(nuto,non credo,che Galeno , ilquale uiffè),& dimorò coft lungo tempo in Rama, hrnffe traUfciato 1 difcriucre \

C a s f ia ,& m a In fio ri* .

C o m e f ia d if f e r i t e la C a f fia o d o r a t a d a lla c o r o n a ria .


36

Difcorfi del Matthio li

difcrim e anehord della Cafia Italiana. Plinio fcrìuctido a h x . capo delx x i. libro ¿alcune barbe, d e p e r ì* fia Mtk dell'odore erano apprezzate per tufo delle ghirlande, diceua.Vennero ne i coronamenti con lefòglie loro il melo tbrojofiirco, il trigono,c r il cneoro,ilqual chiama Igino Cafla.Di cui auantilui credo batter fcritto Virgilio nella feconda egloga detta Bucolica, tenendo la Cafia per herba,cr nonper albero,con quefla uerfo . Cafta mteflcndo,cr altre foaui herbe. Et alfecondo della Georgica diceua. Rugiada, cr burnii Cafia aU'api porge » Etpofcia nel quarto. Uonfiorifca d’intorno Caflauerde, NeferpiÜo odorato, nc la tbimbra. Dal che manififtamentefl conofie, che la Caßa ufata dagli antichi nelle corone,cr di cui tanto fldilettano le api, è herba,CT non albero. Del cheparimente fa fide Vlinio al x 1 1 . capo del libro citato, coft dicendo. Conuengon* t o fi tenere le api ne gli horti,cr tra therbe delleghirlande,per effere il frutto loro di gran guadagno. Per quefla adun« que cagione bifognafeminar intorno à i luoghi loro il thimoj apiaftroje rofeje uiole,i gigli,il citifo,le faue, l’erui« lia,lathimbra,ilpapauero,la conizada cafia, ilmehloto,eIcerintho. Dolche ageuolmente indotto Tbeodoro,chia ma anchor egli il cneoro fcritto da Theophraflo Caßa. Onde pormi,che fenza contradittioneß poffa credere, che il cneoro de Grecita la Caßa coronaria , di cui fìpafccuano leapi,piupreSlo che dire,che fife quella, che nafee in In* dia, c r nell'Arabia filicc fintile al cinnamomo,nata folamente per gli odoramenti,cr per gli antidoti di medicina,cr già tanto lungo tempo ufata da i medici in ucce di cinnamomo. Ne però uoglio, che f i creda alcuno, che fio contra di noi quello, che della caßia fcrijfe ColumeUa alTottauo capodel. 1 1 1 . librodeUa f ia agricoltura con quefiepa* role. Quantunque la Giudea,cr l’Arabia fieno fatte iUuftri per i pretiofi odori, ueggiamo nulla dimeno anchora la Città noflra effer dotata delle medeßme piante, lmper ò chehormai f i può feorgere da tutti la Cafia in piu luoghi di i o quella,cr parimente la pianta deÜ’inctnfo nelli hortifloridißimi di mirrha,cr di croco. Perciochc quantunquefi pofr fa concedere,che al tempo di ColumeUa fuffe fiata portata la Caßia odorata d’Arabia à Roma, c r che la f i coltiuafjc per cofa molto rara folamente per uno fiettacolo ne gli horti dclli Imperadori,cr firfe anchora d'alcuni magnati particolari ; quello però non prohibifee, che la caßia, chepiantorno gli antichi appreffo à i luoghi delle api,nonfu fi fe altrapianta molto da quella differente, e r maßimamente ueggendo noi,che di quefla f i fa mentione fi-a le herbe, C n e o ro , '■ che erano in ufo per le ghirlande, c r di quella fra gli alberi. I I c n e o r o deferire Theophraflo d i i . ca= f u Jiifto r. f o del v i . libro deU’hiftoria deUe piante, con quelle parole. Il Cneoro è di due fietie, de quali l'uno e bianco, Cr l’altro c nero. llbiancohale figlie à modo di cottica, lunghette,quafì come d’olitto. llneroha le figlie dita * marigio, ma carnofe. Il bianco f i dilata piu per terra,cr fiira di buono odore : di cui niente fìritroua nel nero. Laradicc nell'uno t neWaltro è profonda, cr grande : da cui finappreffo terra ¿poco di[opra,efieno molti ramifur 50 colofl,cr größt, uencidi,cr amndeuoliecr imperò s’ufano commodamcnte per ligare in cambio di giunchi. ' Germi=nano,cr fiorifionodopol’equinottio dell’autunno, cr dura il fior loro per lungo tempo. Quello tutto dei Cneori fcrijfe Theophraflo. Ma quali piante nafeano in lidia,ò che d’altronde uì f i portino, che fi confacciano althifiom del Cneoro, fin bora non f i ritrouare. Ma ritorno à dire dtUa Caßia odorata. c r dico che in ciò non poco hanno Ì rr o re de i > m e d ic i, & d e hdutoche fare imoderni femplicifti:perche hauendonegia perdutala firm a, c r ia fie tic , non poco hanno ften= ( l i fp etiali. tato 4 rintracciare quale ellaft fla . I mpercchefino a quefti noftri tempi per la Caßia odorata hanno fempre tifato i medici,cr gli fietid i certi pezzi d’uno incognito legno di niuno odore,cr di niunauirtu. Mapoi che da moderne fiata fatta buona diligenza di ritrouare i nerifempiici, uedendo i mercanti(quelli dico, che portano le merci cfA lef fandria.cr di Damafco 4 Vinegia)chctd fophißaria nonhatteua piu fiaccio, in luogo di quella, ci portano una al­ tra fietie di Caßia. laquale ( dall’odore,cr faporein fuori, di cui è quafì in tutto priua) molto fi rajfomiglia alla 40 Caßia deferina da Diofloride. Et imperò credo, che nonfaUarebe,chi diceffe, che quefla tale fuffe quella,che chias­ ma Diofcoride Falfacafia : tanto mi pare ch’ellaf i le raffrenibri. I mperoche ella è grojfa di fcorza,roffa, pochißimo aromatica,non mordace, c r come ch’ella(la cannellofa,ui fi uede di dentro attaccato pure afai del legno interiore. Alcuni altri non contentandoli di quefla,togliono per la buona certi fiauezzoni di Cannella, che dal colore in fuori, L i Cannelli non hanno piu odore, ne fipore in fi,c h e s’babbiauna feorza di quercia. Maperuenire alla uerità, chi ben av* ¿la nera caf­ gudglia la Cannella, la qual noi chiamiamo cinnamomo, alle Caßic firitte da Diofioride, manififtamente ( come ten fi! de gli an­ gonoipiu dotti fimplicifii d'hoggidi ) conofiera effer la Cannella, c r la Cafia una cofa medefima. Immo,chechi tichi.. diligentemente effaminarà piucr piu ficchi di Cannella ne magazini ,trouarà fenza alcun dubbio tutte le flette de* firitte da Diofcoride : perche i mercanti generalmente uogliono, che le buone merci fempre gli fieno ruffiane à fide dare le peggiori. Galeno parimente nel libro de gli antidoti fice mentione di piu fietic di Caßia , c r accordando* 50 fi con Diofcoride, per la piu eccellente nominò quella, chefi chiama z>gi • qneßa dice egli effer molto profiima al cinnamomo, c r imperò trouarft di coloro, che la uendeuano per cinnamomo. Il che f a , che non ci debbiamo ma* rauìgliare ,fe à tempi noftri anchora, hauendo tanti anni perfiucrato tal coftume,in ogni luogo la Caßia (tuende per lo cinnamomo. Ne farebbe queßogrande errore, quando ella fuffe pur di quella, che ¿ottima: perche Gale* no nel medeflmo luogo dice apertamente, che molte uolte la Caßiaf i trasforma in cinnamomo, c r che di già egli ha neiutirami di perfètta Caßia del tutto flmilial cinnamomo, c r per contrario bauere fìmilmenteueduto rami di ein* «¿monto, che molto alla Caßiafiflmigliauano. Il perche diffe,che fìpoteuaper una parte di cinnamomo, metterne due ¿eletta Caßia. Metteneil medeflmo Galeno una fietic della manco buona, laqualc dice, che Andromacho il gioì«.« la chiamò Cafia fiflola,perefferecrconcdua , crdiualida feorza,come nella noüra Cannella infinita f i ne uede. Di quefla ifleffa fietie dimoftra effer quella, che per la piu eccellente loda Valerio Cordo nel (no uo* Co lumetto delle eompofitioni de medicamenti, uolcndo che la Caßia, oltre aWhiftoria che ne firiue Diofcoride c r Ga* Itnoju al mafiicm moUiccbiofa. Vn pezzo d'una uerga di uera Cafia odorata con la corteccia, er con il f i o legno


Nel primo lib. di Diofcoride.

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Ugno ¿entro mifu g i i donneo dii mio Screnißimo Prencipe Ferdinando Archiduca d’Auüria,il quale tcncuafu4.Sc reniti fra stolte altre cofc non meno pretiofe, che rare. Laf:orza di quefra è differente dal nofiro uolgar cintiamo mo , per eßer dt colore, come di cenere, ma nel fapore, cr nel odore none punto differente dada nofrracdnnella.ll ^ legno di dentro è fragile, er di poca durezza , ne rigira di ueruno odore,nefranco fi ritroua in effofapore alcuno, che lodarf i pojfa. Il perche fi può di quifa r uero giuditio,che folamentela corteccia fra quella,che uale, c r però nonfenzacaufahauerefcrittoTheophrafto , chele uergbe deUa cafiia fi tagliano in pezzi, cr che poile fi cuofreno in un cuoio frefro di bue, accio che il legno, che nella caßia è dentro alla corteccia fra mangiato daiuermini, che nafrono di quclcuoio. Fece della Caßia odorata , oltre àquelU delle ghirlande ¡anebora memoria Vergàio,nel fecondo libro della Georgien, cofl dicendo. jo Nf bianca lana di porpora tinta, Nr loglio conia Cafra fi corrompe. Scriffe deUa caßia parimente Plinio a l x i x . capo d e lx u . libro , con quefre parole . La caßia è uno fr erpo, er no» fre apprcjfo à i campi del cinnamomo, ma ne monti con piu größt jarmenti , confottìi buccia,piu prefio chefrorza: la quale al contrario del cinnamomo, ein prezzo, leuata uia, er uotata dal legno. La grandezza deH’alborfieUo è di tre gombiti. Tre fono ifu oi colori : nel primo nafcere è bianco circa la mifura d’ut! piedetpofeia per mezo pie de diuenta rofiò, er nel pròceffo nereggiante. Quella parte piufi loda, er dopo la piu proßima ; ma la bianca non f i Urna. Segano i pezzi lunghi due gombiti , er la cufreno in cuoiafrefche di quadrupedi ammazzati a quefio ef» fitto, acciocbe putrefacendofì qucfli,i ucrmi,che ui naftono,rodano il Ugno, e r lafcino lafrorza, la quale per effer acuta, er amara non toccano. Lodaf i lafrefea piu che tutte 1altre, er quella maßimamente, che frira di dilica* 10 tißimo odore , c r che fra mordaeißima da gufare, piu predo che p o co ,cr lentamente mordace, di colore por » porr o ,c r che eficaio molta peft poco, chefra di ftretta concauità, er nonfragile. Quefio tutto deUa Caßiafcrifr fr Plinio, togliendo la piu parte daTbeophrafto. Il quale nefcrifiel'hifioriaal v.capodel i x . libro deUhidom ria delle piante: doue ferine eficre la caßia di tanta grandezza, quanto Calbero del uitice : er che per non poter• f i in alcun modo frortccciart dalfuo legno, non effendoui di buono altro, che quella, dice efferflato ritroua» toperinduftriadeglihuomini, dicufcìrla nellepeUifrefche degli animali, acciocbe il legno intcriore fra dina» ratodauermi. La onde manifrframente errano coloro, che prendono perla Caßiafrüola >la Caßiaftliquafolu» Errore «Taliti« , la quale è piena di nera midolla, di ferne duro, cr di legnofrfquame. E venuto quefio errore dagli Arabi : cuni. imperoche Serapione, A uicenna, cr Mcfue,ò fra per loro proprio errore, ò de gli interpreti loro, bannodi communefrntimento chiamata Caßia fiftok,la Caßiafolutiua : c r l'altra, di cui s’èfatto mentione, Caßia lignea. 30 Ef però penfo, chefi pofia irreprcnfibilmente dire, che in tutte le compofitioni, che nafrono dagli Arabi, c r che nonfieno frate da loro tolte dai Greci, doucfr ritroua dentro frutto Caßiafrfrola, fr debba torre la Caßiafoluti» ua. Mafe ne libri de Greci ( non parlo diNicolao Aleffandrino, ne £ Alefiandro Tralluno, i quali togliono affai cofr dagli ArabQfr trouarà Caßiafrfrola,oueroin quelli degli Arabi, doue fificro compofitioni tratte da i Greci, tengo chefempre fi debba torrela Caßia odorata di Diofcoride. Altrimenti cafcaranno tutti i medici facilmente in quell'errore, che afferma il L eoniceno eficr cafrati alcuni ignoranti : i quali 4 provocare im eflru i,cr il parto, inluogo della Caßia odorata , tog licitano fempre le cortecric della Caßiafolutiua. Del c i n n a m o m o uero, come che affai in Vinegia, in Napoli, c r in altre città £ Italia habbia io diligentemente cercato appreffo ad alcuni C mnamomercanti, i quali quaft ogni anno nauigano in Aleffandria ; non però mai l'ho io potuto uedcre,nc manco intendere, a V“ fr appreffo à coloro, che à tempi noftri uanno di Portogallo nella India orientale, c r nella Arabia felice,ouero ap* 40 Prtff° * qualche gran Prencipefi ritroui il uero c r legitimo Cinnamomo .Del che non mi marauiglio, perche fino al tempo di Galeno, ri era grandfinta careilia in Italia ine fr ne trouaua, fr non preffo à gli tmperadori, li quali con mìrabil cuflodia lo faceuano conferuare tra le loro piu pretiofe cofr. Del che ne dà manifrfto indicio Galeno ifteffo nel libro de gli antidoti, cofi dicendo. Ritrouo del Cinnamomo tutto il contrario di quello, che ho ritroua• Hiftoria reri f 0nell’opobalforno. I mptroche mi perfuado, che il cinnamomofra piu facile da conof: ere,che ogni altra cofuà co « u daG»L loro dico, chefrefiic udite hanno ueduto del perfit tißimo. Ma ueramente f ottimo nonfi potrà mai confeguire da ue runo, f i non fi uede quello chefi ritrouaripofro appreffo à g ì Imperadorife parato ,e r diftinto infri frette. Per• cioche in quefio ,come nella caßia, è tanta differenza dall’ottimo al manco buono, che f ottima caßia è poco diffe* rente dalpeggior cinnamomo.No dura però lungo tempo il cinnamomo nellafua nera uirtìt imperoche il uecchio di trenta anni,non ha quella uiuace er intera uirtù,che bauea egli dal principio. Onde dicono menzogne coloro, che 50 affermano eficre il cinnamomo di quelle medicine, che per lungo inuecchiarftnonfi fuanifrono. Imperoche io non di quella di cento anni, nt di dugento, ma di piu pochi affai, à rifretto di cofigran numero d'anni, ho hauutojn cui ho conofciuto eficrfatta qualche mutationc. Auenga che nel tempo,che io preparai la theriaca ad Antonino Iinpc udore, uiddi molti uafl di legno, in cui erano cinnamomi di piu tempo aitanti riponi, ciò è alcuni al tempo di Tra» iano, altrifotta aUimperio £ Adriano,Cr altri al tempo d’Antonino,chefrguitò dopo Adriano: i quali tutti tanto fi frpcrauano l ’un l'altro di fortezza, cr di debolezza difapore, er d'odore, quanto erano di tempo l’un piu uec» chio, che raltro.Effcndo già per lo paffuto portata à Roma una caffè del paefe de Barbari lunga quattro gombiti cr mtZo, nella quale era dentro un albero tutto intiero di Cinnamomo deUa prima frette,cr battendo io di quello com pofio un certo antidoto à Marco Antonino I mperadore, conobbi ueramente, che quello era il migliore di tutti, di nodo che gufandone l'Imperadore non uolfr altrimenti afrettare, comefi fuol fare, che co’l debito tempo l'antidoto Co fifrrmentaffr.malo cominciò fubito à ufare,auanti chcfufiero fror fi due mefi. Ad AntoninoJucceffe Comodò,il qua le ttonprefe mai cura di theriaca,ne di cinnamomo. Ondejotto al fuo imperio nonfolamenttfu difcipato tutto il re» flatitc di quell0 albero ; ma anchora tutto Ìaltro , che fu portato dopo al tempo di Adriano. Onde accadde,che doì d utndo

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DifcorfidelMatthioli Vi nenio io per comandamento di Satiro Imperador*, che regna hora, comporre l’antidoto neU’iftcffo modo che fici' ad Antoninofui cofiretto torre di quel cinnamòmo, che era ñato ripoño fino al tempo di Traiano, ® d Adriano : i duali mi parfero affai deboli ® ftaniti, cr nondimeno non erano paffuti anchora trenta anni Ma uoglio dar bora S e g n i 8t q u a alcuni ncccffx,rii fegm deWecceUentifimoiiimamomo. Deue adunque l’ottimo effere odorifinfim o,®pm che ogni liti dell'otci no Ciana* altra cofa ¡pirare d’uno inefrìicabile , ® gentilifiimo odore: deue parimente effer caldifim o , er mordace al guño, ma non però tanto, che manicandolo offenda il palato:® deue hauerc un coloreóme fe ¡i mefehiaffe latte con qual nomo. ebe color nero , cr con un poebetto d'azzurro infierne. Di qucfto adunque bauendo tolto fecondo il mio coñume quanto mi bifognaua , ne ripofialcuni pochi.ramofieUt neüa ma frettarla, doueferbaua tutte ¡’altre mie cofe pretto f i . Ma abbruciandoli poi quando s’abbrufcià il tempio di Pace, perfì er quella, er tutte le altre cinque frette di cinnamomo per auanti acquiate. Componendo adunque adeffo io la theriaca all’Imperador Scuero,clcfii d miglio I O re,che ritrovai in quedo,che eraflato ripoflo al tempo d’Adriano : del quale non mi lafciarò rincrefcerc d’aggiun* otre qualche cofa ài lettori, come il tempo me lo conceda . Keftanui anchoramolti uafi di legno,i quali hanno dentro piu radici, ò piu rami, alteramente comefi poiria dire,piu mefcugli di cinnamomo : ma non però fi uede tra efii ttiffun tronco diuifo in rami,ma tutto fi raffomiglia alle radici deU'unoxTdell’altro helleboro,er piu anchoraa quel le del damafonio, che fi ci porta di Candía. Ogni cinnamomo rnfee da una radice,a guifa di picciolo alborfcello,® tùie haf i , c r tal fette uirgulti, ò pochi piu : ma non tutti però d’una medefima lunghezza,auenga che il maggiore di tutti non ecceda la lunghezza di mezo piede R ornano. La natura uniuerfalmente del cinnamomo,è quafifìmile a quella dell’ottima cafiia. Queño tutto del Cinnamomofcriffe Galeno A lc h e habbiamo uoluto qui ancor noiferine re di parola in parola,,accioche fia noto a ciafcuno, che effindo ñato tanta carefiia di Cinnamomo al tempo di quelli cofi potenti, c r grandi Imperadori, che comandauano per modo di dire à tutto il mondo, non ci dobbiamo maraui 19 gUarc^hcfia egli borfatto a noi del tutto incognito3 c r rarifiimo. Ma ben piupreflo ci dobbiamo marauigli.tr r., che portandofici la cafiia copioftfiimaja quale(come teñificano Theophraño,® ?linio)nafcc appreffo a i campi del cinnamomo,in certi uicini monti,non fi ci porti ancho qualcheforte di cinnamomo. Il perche non manca da fufri* O n d e f a e a u care,che cofi fi fia perfo il cinnamomo in Arabia appreffo a »Tragloditi propriamente chiamati Barbari,come il bai fa ta la p e r d i­ fimo in Giudea. I mperocbe fcriue Plinio al x 1 x . capo del x 1 1 .libro,che già furono abbruf:iate molte felue di Citi ta .del c in n a tumomo, con quefte parole. Il prezzo del cinnamomofu già mille denari : ma crebbe dipoi la metà, ejfcndo(come nom or dicono)fate abbruf iate le felue, per Cira de Barbari. Ma fe fia ciò accaduto per l’iniquità de potenti,ó per fortu* tu,nonf i n'ha urrà chiarezza. Ritroviamo bene appreffo alcuni autori,che l'aufiro in quella regione alle volte cofi ardentementefoffa , che lafiate ui accende le felue. Onde flpuo ageuolmente credere, che dal tempo di P linio fino al noftro, quel refo di Cinnamomo, che ui avanzava,fia fiato finito di confumare ò dall'ardentifiimo fiffiar de uen» jt* t ifi dall'ira de Barbari, per uendicarfi con ipopoli uicini nelle guerre. Percioche effindo altrimenti, coloro, che di là ne portano la cafiia,ftpendo che molto piu guadagnarebbe no à portarne il Cinnamomo,che quella, non è dub* Ho , che ritrouandofl non lo portafero. Quefto tutto ho uoluto dirio, non perche habbia in ciò alcuna cofa certa »■ andandofilamente io conietturando ; ma acciochefi nada aprendo la uia à gli altri,che doppo mefermeranno. Stra bone appo ciò nonfilamente fcriue infierne con Thcophrafto, Diofcoridc,Galeno, er Plinio nafeere il Cinnamomo in Arabia;ma anchora in I nàia,in quella parte frecialmente »che rimira al mezo giorno. Vercioche effindo quella parte d’una temperie d’aria er di Sole fimile dii Arabia, er aü’Ethiopia, produce(come dice egli) tutti gli aromad, come è il cinnamomo,la cafiia, er altri ftmili à loro.Ma perche reftt,che di quindi anchora nonfi ci portino, fe fia ¿chequiui anchora ne fia perfo la g eneratione ,ò fia per altro impedimento, coloro lo dicano,! quali ai tempi n o tific a n d o infinitifiimi mari ui navigano a mercanda di Portogallo. Ma pare, che Galeno habbia del Ciana*. momofr itto affai confufamcntc, hauendo egli parimente fritto efferfiata portata una cafra à Roma dalle terre de Barbari di lunghezza di quattro gombiti er mezo, doue era dentro un albero tutto intero di cinnamomo, con il che dimoñra manififtamente,chein Cinnamomofla albero:®4pofiia dicendo,che il cinnamomo di qual fi uogliafre tic, ñafie da una radice, come un picciolo arbufccUo, ouer frutice, di modo che le fue maggiori vimine non ec* cedono la lung hezza di mezo piede Romano. Con le quali parole confifft egli manififtamcntc »effer il cinnamomo molto picciold pianta. Onde non faprei io finalmente efrlicare, quel che Galeno voglia neÜ'hiñoria del cimiamo* mo er mafiimamete affermando egli effere i f,armenti del cinnamomo cofifittili,che fieno da coparare alle radici del* TheUeboro, c r del damafonio . Ma non manco mi fa marauigliarc, che dall'albero della cafiia(come egli dice)nafca atte volte il cinnamomo, c r che qualche uolta fi veggano alberi tutti interi di cafiia, da i rami della quale nafeono le eternine di cinnamomo, auega però che il cinnamomo et la cafiia fieno piate tra lor diuerfeii natura.Segià per aui y0 tura no f u f f tra l'una et l’altra tata propinquità difiirpe,d'humore, c r di uirtù, chefi fieno ritrouate alle volte uir mine di cafra di tanta ecceUeza d’odore,cr difapore,che fieno per ciò parf : bavere piu del cinnamomo,che deüa caf fÌ4:oucrctmentc che ciò fìa interuenuto per arte degli huomini, ebeper hauer maggior copia di cinnamomofi fieno ingegnati d’inneflare le marze fue in f i g l i alberi della cafiia,Non nunca appo ciò chi creda,fòndandofifopra queña T a ifa o p in io autorità di Galeno,che la cafiia,® parimente il cinnamomo nafeano da unfilo albero, imaginadofi,che fin tato,che s e d 'a lc u n i. l’albero ègiouene produca filamente il cinnamomo,et pofcia,crefciuto che fla alla cofiñenza,produca la cafiia. M4 dicendo Galeno che la cafiiafi permuta in cinnamomo,et non il cinnamomo in cafiia, cafca comefaifa Vopinion loro. Contradice all'opinione di coñoro flmilmétc Thcophrafto al v.cap.del ix.lib. dcÜ’hiñoria delle piate, doue chiara* inente dimofira efier il cinnamomo,er la cafiia diuerfe piante;quantunque della firm a ,® gradezza loro no dica, ne «{fermi alcuna cofa certa.Vercioche nel principio del capitolo no dafe,ma d’altrui autorità fcriue,che il cinnamomo e la cafrafino alborfceUi di gràdezza del uitice:® nel proceffo figurando altri autori,fa che fia il cinnamomo una piàtafiuticofa. Mafiriucndo Strabono che gli Arabi ufano la cafiia c l cinnamomop fa r fuoco in cabio d'altrilegm (filh


Nel primo lib.di Diofcoride.

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gffi'pjr chefi debbi credere,che le lor piante no fieno coft picciole,come filmano alcuni. Il che iella cafiia pofiiamo noi facilmente affcnnarc.percioche fi ueggono in Vinegia pezzi ü CàneUa di coiai lunghezza>¿ geojfizza, chef i c,¡mente può ciafcuno giudicare, che fienofiati fcortecciati da non picciol legno. Lejpetie del Cinnamomofinal* j| c¡nuimo. mentefon fei fecondo che teñifica Diofcoride, er parimente Galeno : quantunque però Galeno, in luogo alcuno, ni0 ¿ dí fe¡ ch'ioJdppia, non habbia particolarmente defcritto l’ifioria di tutte queste fyetie,pcr rimetterli forfè egli indo ( co- fpetie. mcfuol far quafi in tutto il refio defempiici ) aHhifiaría ,chcnc fcriue Diofcoride : il quale anchora altra partico« tare hfioria non nefcriue, mafilamente gli denomina da i luoghi doue nafiono, lodando maggiormente queño,chc quello. Ma Tbeopbrafto al luogo citato di f opra altrimenti firiffe egli le differenze del cinnamomo con quefic parole. Dicono chefiirpato che fia il Cinnamomo, lo diuidono in cinque parti, er quello effer l'elettifiimo, che è a 0 piu propinquo aüa cima : c r che quefio fi taglia dallafia uermena poco piu lungo ¿un palmo. Il fecondo è poi quel lo , chefigue dopo quefio, il qual fi taglia piu breue. Il terzo , er parimente il quarto ,fino quelli 1che fi tagliano dopo alfecondo nel medefimo modo. L ’ultimo è quello ,cbc reña piu uicino ale radici, manco buono di tutti gli al* tri pezzi : imperoche quefio ha manco corteccia di tutti gli altri, in cui firitroua gran grafia nel guflarlo: il che non ènti legno. Il perche fogliono preferire le cime, per ntrouaruifi piu corteccia. Altri poi dicono altrimenti, che il Cinnamomo è una piantafruticofa, a ch'egli éfedamente di due forti, bianco ciò è , er nero. Quefio tutto diffi Theophraño. Ma uedendofì mamfifiamente, che ancor egli nonfcriue in quefia hifioria cofa alcuna, la qual egli ardifia affermare per nera, defìderarei di ritrouare ò Re, ò Imperatore, che batiendo compafiione ala repu* blica humana,fi deliberaffe di mandare in Arabia,cr in India,a far cercare, cr inuefiigarefe rintracciarfi poteffi il uero Cinnamomo : c r che ciò faceffe egli,imitando quei magnanimi Imperadori,i quali al tempo di Galeno,fi lo fa * ao ceuano portare dale regioni,oue egli ñafie. Il che con forfè maggior comodità di tutti gli altri potrebbe fa r ¡'In* uittifiime Imperador noftro Carlo quinto, quando piaceffe al'ottimo, c r altifiimo Iddio di dar pace à tutta la re* publica Crifiiana. ò per auentura piu commodamentefar ciò potrebbe il Serenifimo Re di Portogaio, il qual man* da fi-, fio le fie armate,cr le fue naui nel’ India orientale per aromati. Nel cui uiaggio potrebbe egli facilmente fa * re inueñigare del Cinnamomo per uarij c r diuerfl luoghi deliArabia felice, coft come anchora quella parte dcll’India,che rimiraiauñro, doue dice Strabone che ñafie il Cinnamomo,coft come in Arabia . Et però à uoi mi riuolgo, ò medici preclarifimi di Portogaio, gridando ad alta noce, chef i con tutto il cuore, come uifl conuiene, tenete^ cura dela medicinale con qualche ardore ¿animo deftderate d’arricchire lafaculta noftra,cr ¿ effaltare,cr far grò. de il nome uofirotfi in uoi firitroua chariticbriftiana,cr f i battete naturale infinto,óamoreuol defiderio di gio* uare ala generaiione humana,prendete,prendete dico hormai la cura con tutte le fòrze uoftre di coft bonoraiifiima, 30 c r gioueuolifiima imprefi. Imperoche f i il magnanimo, c r potentifimo Re uoftrofi certificherà da uoi, che per ciò s'habbia egli ¿acquifiare un nome immortale, come nuouoritrouatore d’un tanto perf i thefiro,per comma* do infinito di tutta la republica,effendo egli(come è publicafama)¿un cuore molto pio,cr magnanimo, non è punto da dubitare, che non metta ogni fio ñudio, c r ognifio potere per configuir cofi gloriof i imprefi, c r tante lodi immortali : c r che non cerchi anchora di ritrouare uarij c r diuerfl altri aromati, appreffò il cinnamomo, iquali tifarono gli antichi ne loro antidoti,che già gran tempofa,fifono[m oniti. Ma quantunquefin qui babbi fufficicn temente prouato, che il Cinnamomo ne manchi, c r che al'incontro habbiamo la cafiia odorata copiofifiima,nula di mancofono alcunifirittori de tempi noftri, che uogliono, che ancho il cinnamomo cifi porti copiof i . tra i quali e il Fucbflo, il quale nelfio libro dele compofitioni de i medicamenti nuouamente ñampato,cr aumentato afferma ri » trouarfi il uero cinnamomofinza dubio ueruno nele caffè,doue fi ci porta la cannella, c r che uolendqfì in ciò ufare 40 diligenza in fieglierlo dala cafiia,facilmente uifi può ritrouare. Ma con qual ragioni, oueramentc autorità ei dica quefio,nonfiprci io ueramente afjegnare, auuenga che egli nouenc aleghi ueruna : f i giu notifìfindaffe fopra l’au toricàdiquel pazzo da catena d'Amatho Lufìtano Marrano, il qual dimoftra ¿ effer diuenuto cofifuor di ceruello,che nclefie enarrationi f òpra Diofcoride,nonfì Jìa curato di mentire nel contendere,che fi ci porti il uero cuma momo. c r che hormai fia egli noto à tutti. Ma le pazzie, c r le uanità di quefio infenfato,le qualifono infinite,non è bifigno di recitarle in quefio luogo,battendone hormai detto à bafianza nela noñra Apologia,et parimente nele cenfire noftrc contra di lui . Perciò che qui fanimo noftro è filamente di trattare quelle cofi, che piu importano in quefia faculta dele piante,le quali tanto piu uolentieriferiuemo,quanto piufappiamo difidisf ire à i lettori. Onde per hora ce ne reñiamo nela noñra opinione,la quale è fiata di [opra cofi fufficientemente prouata, che nonne fa bifigno ¿affaticarne piu in dannare la opinione del Fucbflo : nel cuiferuitio mi doglio, che babbi preftato maggior 50 fède di quel chefaceua bifigno ale bugie, c r alefauole di quefio Matto ( uolfì dire Amatilo) Lufìtano. Ma dirò però anchor queño, che non mi pofiof i non marauigliarejhauendofufficientemente prouato che il cinnamomo è le* gno.cr non corteccia,che il medemo Vuchfìo nel luogo predetto poche linee dif in t o , ferina il contrario cofi dicen do. Il cinnamomo chefi ci porta dal’ If i f i di zeilam è una corteccia ¿un albero alto quattro gombiti, graffi quan­ to il braccio d'un huomo.dal cui tronco nafiono horftiy z r horfette rami,i quali fi tagliono uia ogni anno c r ogni unno di nuouo rinafeono. li uero adunque cinnamomo e fi corteccia di quefti rami , fi quale ¿fittile, odoratifiima, acuta, c r molto mordace, ma non p eró tantoché ulceri fi bocca :Etha quefio di piu, che nel mañicarlo rende odo re di ruta. Tutto quefio diffe egli del cinnamomo. che dimoñra no bauere men nana opinione, che habbia bau Vmù del eia io di fipra : Ne per altro (per mio giuditio)gli è interuemito quefio,che per bauere uoluto figuire h fid e del Luffi Ga fino. mafeforfè haueffefiputo il Fuchfìo, chi egli fi fia,cr che e[fendo huomo, che non bauendo legge, nefide «e* leno# 6t> Wtw>non ne puòfare ad altri, forfè che non cofifacilmente hirebbe accettate per uere le fuc menzogne. Delle virtù del cinnamomofiriffe Galeno al v ii libro dele [acuità de [empiici, cofi dicendo. E il Cinnamomo compofio difittilifime parti, ma nonperò è egli caldo eccefinamente, effóndofilamente caldo nel terzo grado. Né diffeccà

'

d i

egli


40

Ci/Iia folliti ni, &fui hi« floiii.

Caffi» foluti & fui faculti.

tu ,

Difcorfi del Matthioli

«gli beri ugualmente congli altri medicamenti, che hanno lap tri[acuità difcaldare : & quefio intim em per h fottigliczzd dellafua cffenzd. Qu'Uo poi, che chiamino Cinnamomis, è come un cinnamomo deboletonde lo chi* nano alcuni cinnamomofa lfo. E tfcriuendo della Caßia nel medeflmo libro, coft diceua. La caßia[calda ,c r d if* Cecca quali nel terzo ordine : ma per effer ella compofta di parti molto[ottili,[l[ente nelguftarla molto acuta, con un certo che ,fe ben leggiermente, di colettino . I l perche è ella incifiua, er parimente digefliua di tutte le[uper fluiti del corpo, c r conforta oltre à ciò, er ßrtifica le membra. E parimente idoneo medicamento perprouocare i ntcftrui ritenuti,quando ciò internine,che per copia,cr inflememente per groffezz* d'humori, nons'euacua à ba* danza tutto quello, che byfogna. Faßi del cinnamomo noftro uolgare una acqua per Limbico, la quale tanto nel todorare, quanto nel [apore rapprtfinta fifteffo cinnamomo,& faßi in queßo modo. Toglie una libra di perfètta cannella, e r mettila in unalboccia, onero in uno orinale di uetro, e r infindeli [opra libre quattro d’acqua di rofe , C r una libra, c r mezza di uino bianco uecchio, e r potente, oueramente di buona maluagia,cr di poi mette queflo uafo benferrato, che non rifiiri nel bagno iuna acqua tepida per uintiquattro bore continue, e r di poifcuopre la bocca del uafo,cr mettili il cappello di uetro da diflillare ben [errato confarina, c r chiara cfouo impattate inficine, di modo che non pojja rigirare in parte ueruna; er aumenta di poi tanto il fuoco [otto al bagno,che Tacqua boglia: Cr riceuene tacqui, che lambiccar! in un altro uafo di uetro cofìbengiontatoconil becco del cappello, che non poffa efalare. Vale quefta acqua oltre aü’efferegratißima al guflo,cr molto odorifera, bcendofene una,due, et tre once alla uolta, fecondo il bifogno, i tutte le infirmitifrigide, e r uentofe, come quella, che incide,disgrega, cr dißipa laflemma uifeofa, rifoluc la uentojìtà,cr conforta tutte le uifeere , ciò è lo Stomaco,il fégato, il cuore, il poh mone, la milza,cr anchorafietialmcnte il «crucilo,cr i nerui,acuifcc la uiSta,uale alle fincopi,cr à tutte Ìaltre paf flotti del cuore. Conferire oltre ì ciò a i u elen i,crài morfl, cr alle punture di tutti li animali uelenofl, prouoca i meflrui,crTorina,ri&agna i flußi dello Stomaco,er tolle uia la naufea, cr il [aftidio, cr ¡penalmente beuta confuc* tbio di cedro. E utilißima alle malattie della madrice : gioua alla flrettura del petto,à i paraleciti, k gli fpaflmati, cr à coloro, che hanno il mal caduco. F<t buonfiato , e r è gratißima al guSto. Infomma è utilißima l'acqua della cannella in ogni infirmiti, ottefia b if igno d if caldure, d'aprire, d'incidere, di digerire, cr di corroborare. Ma perche ne Diofcoride, ne altro degli antichi Greci fcriffe CASSIA SOLVTIVA. (che io fappia)deOa c a s s i a solvtiv a,chiamata da alcuni Siliqua Egittia,la quale è in commune,er frequent tfiirno ufo di tutti i medici per lenire il corpo, accioche quefti nojlri difeorfl non refiino fenza tanto nobile,tanto eccellente, cr tanto necefi [ario medicamento,ne dirò qui quel tanto,che n'ho tratto da gli Arabi,come primi inuentori di coft belfrutto. E l'albero adun* que, che la produce,affai grande,confeorza di colore di cenere. La materia del fuo legno, quantunque nella fuperfreie difuori gialleggi, di dentro è nondimeno nero,fìntile all'ebano, onero al guaiaco,folidißimo,duro,cr di mal'odore, quando è uerde. Ha figlie di carobolo, ma alquanto piu apuntate. Vendono duffal * bcro le ftlique della Caßia di notabile lunghezza, ritcnde,denfet i e r quando fono mature, di colore roffo nereggiante,nella cui in I tenore parte c una polpa nera,partita daJpeJJe, cr legnofe[qua me : tra le quali è il ferne duro,fintile à quello delle carobole. On de firfe non errarebbe, chi diceffe, che l'albero della caßia non fuffe di fpetic molto lontano dal carobolo. ? ortaß. Tclenißtma. , dal Cairo,cr d’Aleffandria,cr quella piufi loda, che non è mol* to groffa, cr che hafittile fcorza,fi tendente,frefea,ben piena, graue,cr quella,in cui nel dimenarla,nonfi fintafonare il finte . E la Caßia folutiua humida nel primo grado,inchinandofì alqua to a calda natura : c lenitiua, c r rifilutiud, chiarifica il [angue, Crfogne f acutezza della cholera. Solue comodamente il cor p o , ne paffa la uirtùfua piu oltre che lo Slomacho.cr però freu* ramente la danno i medici nel principio dellefèbbri, cr in altre calde malattie,auanti che fi caui[angue, per purgar ellafilamen te lo Stomaco,cr lenire il corpo. Nuoce nel torla à chi ha le ui* / cere debili, cr il corpo affai lubrico : altrimenti nonfi troua in effa alcuno apparente nocumcto.il chefig li lena co'l mefiolarc con effa i mirobalani, cr il reubarbaro, f acqua del mafiice, er U file * . E qualche uolta tteceffario, quando ellafi da à i coftipati di corpo, aggiungerle alquanto di uirtù piu leni tiua : cr imperò f i le aggiugne olio di mandorle dolci cr n uciUagine di pfrUio. Tolta con cofe diuretiche, confi« tifee alle malattie dell'orina .Solue debilmente : cr imperò per fortificarlafi mette infreme con effa qualche cofa deu ♦ 41 come thiffopo : ma una delle cof:, che molto dccref:e t Operationfu a , è il fiero,er maßime il caprino. Mondi* ficaio Stomaco, folue la cholera, cr laflemma, operandofenza nocumento alcuno : perch'ella non ha in fi morda* aiti. Lenifica il petto, c r ilgargattilc, c r rifoluc le acute poSteme loro. Vale al rifcaliamento ielle reni, er pro Ubifit il generare delle pietre, prefi con cofe diuretiche, er dccottim diglicirrhizt ; U molto gioua alle calidc

febbri.

-iti

20

$o

40

60


Nel primo lib. di Diofcoride.

41

febb ri fattoli' linimentofregne il calore delle erifjpelc , e r tutte finfìammagioni fuperfidali , Sono affai medici che fenpretacompagnano con /pene di lucra femplice. Il cheparmi molto benfatto , e r mafimamente otte lofio* Nomi. m eo r i le budellafieno deboli. Chiamano lacafiiai Greci K-aosia: itatiniCafiia : gli Arabi Seliclu, Selche, g r Selhacha : il uulgo Cannella : i Tedefchi Zimmct,cr Zimmct roerlim egli Spagnuoli Conciati Yrancefl Cantile. Cbiaitknopoi il Cinnamomo i Greci KtruipuMT: j Latini Cinnamomum : gli Arabi D arfeni.

DeirAmomo.

Cap.

X I I II .

Lo i m o m o è un picciolo arbofcello j che dal legno fi rauolge in fe fteflo in forma di racemo.Ha io jlfiorebieciolojfimile aquello delle uìolc bianche :& le foglie limili alla brionia. Il migliore lì por t a d'Arnenia,di colore aureo,& il cui legno è rofsiccio,& odoratifsimo.Quello di Media, perche na fee alla rampagna, & in luoghi acquatomi,è manco buono.’ma grande,uerdiccio, tenero al toccare • nel legio uenofo, & d'odore fimile alla ruta.Il Pontico rofleggia,è picciolo,fragile, racemofo,pie­ no di fcme,& ferifee il nafo co’l fuo odore.Eleggerai adunque quello,ch’è frcfco,bianco,ouero rofiiccio,che non fia ftretto,nc rauolcato infieme, ma che fciolto s’allarghi,ben pieno di feme , fimile à i racemidelle picciole vue, graue, odoratifsimo, non tarlato, acuto, mordaceal gufto,di femplice,& non ua io colore. Scalda l’amomo,co toigne, & diflecca. Prouoca il Tonno : & porto in fu la frone te , ne bua uia il dolore: matura,& rifolueìe infiammagioni,& le pórteme,le quali chiamano meliceride. Cioua,impiartrato infierne con bafilico, alle punture de gli fcorpioni,& à i gottofi. Alleggerì *0 fee anciora le infiammagioni de gli occhi, & dell’interioraaggiuntoui uua pafla.Meflo ne i pelìbli,& ne i bajni, oue fi fanno federe le donne,gioua à i difetti della madrice. Conuienfi.beendofene la decottioae,à i fcgatofi,alle malattie delle reni,& alle gotte. Mcttefi l’amomo ne gli antidoti,& ne pretiofifsimi unguenti.Contrafafsi con unaherba fimile à lui chiamata Amomide,ma fenza odore,& fen za feme. Nafce queftain Armenia,il cui fiore è fimile all’origano, & imperò bifogna in quefte prouc fchiuasfi da i frammenti, & eleggere gli interi farmenti nati da una fola radice. T an 1a è ñata la trafruraggine de noftri antcceffori nctthìftoria,crfetenza de[empiici, che quafì la maggior Amemo, ac parte demigliori hanno lafciata perdere : di modo chefe la clemenza de cieli non haueffe à quefii noüri tempi pro* (b* diami«* dotto alcuni eccellenti, ey diurni ingegni, ì quali oltre aWhauer purgato tutta la medicina da infiniti errori, fono none. 3 o flati grindifiimi rintracciatoti de uerifempiici ; era certamente da dubitare, che in pocofratto di tempo non fìfufr fe del tatto peruertita lamedicinatcr mafirne quella parte, che per comporre i medicamenti c lapin necejfaria. Im* perocbt fecofì troppoflfuffc proceduto aitanti, non è dubbio alcuno, chefi farebbe di ciò perduta ogniueracogni tione. Ma tanto era radicata quefiapefte, che quantunque molti nolentifritti fi fieno non poco affaticati, ey del continuo s'affatichino nel chiaritegli errori per l'adietrofatti per negligentia,per non dir poltroneria, de gli an• teceffori ; non rhanno però potuta del tuttofregncrc , cr fattore. Imperoche fi ritrouano alcuni, i quali ( anchora che intendano quefte ragiom)non uogliono tralkfciare le antiche loro uituperofe ufanzt , cr feguitare gli f crii ti di coloro , che glie ne mofirano Huero. Et di qui nafce,che infierne con molti altri [empiici, tiemanca anchora il ucro A ^ A momo. per il quale uendono certi herbolatti, che vengono dal monte difanto Angelo di Puglia,un certo picciolo , feme nero, d"odore molto limile alla niella. Et perche tiene alquanto deU’odorifèro,dell'aromatico, cr del morden* 40 te, s’han penfato per dargli fr accio, di far credere >che fía il uero A momo, il quale, fecondo Diofcoride,fa il feme fimile a i racemi deUe picciole uue , cr non minuto, come quefio ,che ne mofirano hoggi gli fretiali comprato da coftoro. In oltre a me non pare, che Diofcoride celebri il feme, ma piu preño la materia del legno,comefa egli nel cinnamomo,cr nella cafiia.onde ho fempre(limato io , che la uirtù delíAmomo fia nel legno. Sono alcuni fcioc* E r r o r e d e H'ch' ingannati dall’interprete di Serapione, il quale dice, che il Piè colombino é l’ Amomo,credendofelo, l’ufano per i n t e r p r e t e d i quellofenza cercarne unità alcuna: auenga che il Piè colombinofta di gran lunga daÜ’Amoino differente,come nel S e r a p i o n e . proceffo di quefia operafi dimofirarà. lo nonfo,che in alcun luogo d'Italia egli fifemini, ò pidnti: ne ancho ueduto tho portato quìui d'altronde. No» è,nel mancamentofuo,da ufare il uolgare in modo alcuno,per non conof:erft quel lo , che egli ( fia : c r non effer cofa honefia di fare efrerienze di medicamenti incogniti. Ma piu prefto fidee fegui® tare Galeno, il quale fece tAcoro,cr l’Amomo di uirtù confimili. c r imperò l’Acoro infuo luogo realmente fi può 50 mettere ntUe medicine. Inoltre già èfiato conefciuto terrore di coloro, chefi credeuano fermamente,chefu fr E r r o r e di*lfe l’Amomo quella[ceca pianta, che le nofire donne d’Italia chiamano Rofe difanta Maria,portataci di nitrico da cuni. i peregrini che uannoalfantfimo fepolcbro del nofiro Signore G ie s v Ch r i s t o . le quali neU’hora deipara torire ufano di tenere le dome nell’acqua , credendofi, che come tal pianta s apre, fubito partorifcdno : tanta è la frperfiitione, che regna ne chriftiani. Conciofia chefi uede, che ne fiondi fìntili à quelle della brionia uifi ritrova•to,ne odore alcuno d’origano ui fi (ente,ne che p ert deuitàfra fèrifca il nafo: ma piu preño fi ritrouano cotdl pian te fenza odore alcuno. Valerio Cordo nelfuo uolumctto delle compofitioni de medicamenti,fcriue deltAmomo afr fai ìncofiantemente.Imperocbe nella compofitione dell'Aurea Aleffandrina afferma per certo che TAmomo non è al ito,che quefia pianta di Hicrico. del che dimenticandcfi nella compofitione della theriaca,diffe poi,che il uero Amo m° «onfi ritrouaua appreffo di noi. Il fuchfìo medico de nofiri tempi ecceUentifimo nel fio libro delle compofi» f o tionì de i medicamenti ultimamentefiam pato,v ampliato,effaminando i femplici, che entrano nella theriaca, per* ¡tenuto, doue il vecchio Andromachofa mentione deU’amomo raccmofo, biafma non poco tutti gli interpreti di G ì ietto con quefie parole. Boiryosi Greci dicono . Ueü’interpretare di quefia noce tutti coloro, che hanno r d 3 tradotto

\


•42

Vomì.

Difcorfi del Matthioli

tradotto Galeno in quello luogo f i fono ingannati.lmperoche rAndcrnaco neU’cfrorre il primo libro de gliaitidotì di Galeno, interpreta quefla parola Qtriwty ,uua, Tuttigfaltri poi,cr con loro Valerio cordo tfrongono&rpoor racemofo, congiongendolo come nome adiettiuo con la dittione Amomo, che precede,come fe Aniromacho laueffe ferino,cr intefo,cbc I'Amomo debbi efferc racemofo. Però dico che quefle due dittionifi deuenofeparare/ura dalColtra con una diuijìone in qucflo modo, por,QÓ7?uo<>comehabbiamo efrofto noi, acciocbes'intenda,ck Ah* dromaeboferine di due herbe differenti, cioè dell'amomo, c r del botri,cr non dell’amomo botrìce ( cioè raemofo ) folamente. Queflo tutto ferine il Fucbjìo in quel luogo. Dal che f i conofse chiaramente,che uuole egli, che/ì deb* bi mettere nella tberiaca anchora il botri herba, di cuiferiffe Diofcoridc nel terzo libro. Nella quale opinioie,quan tunque dottifiimo fio il Fuchfìo nella Greca lingua,cr parimente nella latina, io neramente non pofro in aleni modo conucnirc. lmpcrochefon troppo chiare le ragioni, che mi sforzano à credere,che Andromacho intenda celi'Amo I» mo botritc ( cioè racemofo ) cr che non ui uoglia botri ueruno apprefio aU'amomo. Hor per non andar piuin lungo dico,che parimente contradice al Fuchfìo l’ifleffo Andromacho. Imperoche io non ritrouo, che egli ncUafia theria cafcriuejfc altrimenti in uerfi,che *^'j3aT/W«/T0f,a’p«/Wf quali dittioni nonfi poffono cofifepararc,cone il Fu* ehfio fi penfa, ne nuifarà pofiibile, che quel d w it v r o s lignifichi il botri herba nel >nodo,che egli molto ttalamen te intende. Appo ciò non manco uerifica il parer noùro, c r la nofira intentione ilgiouane Andromacho,eie fi fac* ci il uecchio. Imperoche nel traferiuere, che eifa della fua tberiaca da i uerfi del padre in profa, in niffun liogc(chc io habbia letto ) pone egli il botri, mafolamente l'amomo. Onde quantunque Damocrate nella deferittm fua in uerfi della medefìma tberiacafcriua dórpvo; 7' »«»par, non però mi pare, che quefle due dittionifi debbine cofi fe* parare fenzahaueruifopraueruna confidcratione tpcrciochepare, che nonfenza grande auuertenza Danocrate le congiongeffe infieme. Ma che diremo oltre 4 ciò di Galeno i Egli ucramente,quantunque nel primo libro degli 10 antidoti, numeri à un per mo tutti ifemplici medicamenti, che entrano nella tberiaca, c r li effamini diluentifi t* mamente, nientedimeno in niffun luogo(pcr quanto io habbia ritrouato)fècc mai mentione di quefla herba lei botri mouamente ritrouata dal Fuchfìo,ne maco ritrouo che nefaceffe egli mentione alcuna nella tberiaca dedicita à P i phtliano. Nemenofìritrouache Galeno ne ¿libri dellefacuità de[empiici,ne altroue(chc io habbia uedute)ii> tute ti i fuoi uolumi,faceffe mai del Botri ueruna memoria. Oltre 4 ciò Paolo Eginetafra i piu nuoui Greci cr fra gli A* rabi Auicetma nelle diferittioni delle loro theriache canate di parola in parola da Andromacho, non ui hanto botri in parte ueruna. Le quali autorità»c r ragioni tutte argumcntano contra la uana opinione del Fuchfìo, crconfir* mano, che la noltra del tutto fìa uera,CT che non babbi replica in parte alcuna. Alla qualefe rifrondeffe il ìuchfìo, che Nicolao Mirepfico ha il botri Gallico nellafua tberiaca, fi gli può rifondere, che il libro Greco di Nicolao è per tuttofcorrcttifiimo come afferma egli medefimo, che ce l’hafatto latino.Oueramente che Nicolao no irtefe ah 3® trimenti che male Andromacho cr Galeno. Di qui adunque credo io efferc hormai manifèjlo à tutti,che come la opi rione del Fuchfìo, il qual contende, che il botrifi metta in la tberiaca, comefalfa f i deue lafciar andare, cofi aUin* contro fi debbi approliare la traduzione di coloro, che interpretano amomo racemofo, come quelli, che r esimente bannofeguitato infieme con Andromacho, c r Galeno anchora Diofcoridc, il quale nel deferiuere le note ddl’amo* ino Pontico dice manifrftamentc efferc racemofo, come qui di fopra chiaramente fi legge. c r parimente in Plinio al xm .cap od el. x n . libro. Scriffe deli Amomo Galeno al vi.delle facultà defemplici, cofi dicendo. L’Amo* mo ha uirtùfintile all'acoro, fe non chefacoro diffecca piu di lui,ma l'amomo ha la facultà concottiua piu udorofa. Chiamano I’Amomo t Greci A'pa.par: i Latini Amomum : gli Arabi Hamcmis,onero Hamama.

D el Coito.

Cap.

XV.

40

I t c o s t o eccellente è quello , che fi ci porta d’Arabia , bianco, leggiero , & di foaue & dilicato odore. Il fecondo luogo di bontà ha quello d’india, ch’è leggiero,pieno,& nero come la ferula.Tie ne il terzo grado quello di Soria,ch e graue,di colore di bollo,& che ferifee il fenfo con l’odorc.L’ot timo è quello, che è frefeo,bianco,ben pieno,dcnfo,fecco,non tarlato, non graue d’odore, a! gufto calido,& mordente. Scalda il corto, & prouoca l’orina,& i mertrui : & aiuta applicato alle malat­ tie della madrice,& parimente fumentato tanto di uapore di decozione, quanto di fumento . Beuu toal pefo di due dramme,uale al morfo delle uiperc.Bcefi anchora con uino,& aflenzo al dolore del petto,allo fpafimo,&alleuentofitì. Beuuto con uino melato, incita all’atto ucnereo: & prefo con acqua,ammazza i ucrmi larghi del corpo. Vnto con olio,rimette il freddo,che precede alle febbri, -y© & uale à i paralitici. Vnto con acqua,oucro con mele,fpegnele macchie della pelle della faccia.Mettefi ne gli antidoti, & ne gli empiaftri. Sono alcuni,che’J iophifticano,mefcolando con cflo certe du re radici dentila, che fi portano da Comagene. II che facilmente fi conofce : perche l’enula non è al gufto calida, nc ha tanto ualido odore, ch’ella porta cofi forte ferire il capo.

Colto,& fu» efsimia.

lL costo » che communemente s’ufa nettefretiarie d'Italia, di duefretie, amaro ciò è , c r dolce, lofanno frettali : come che Diofcoridc, cr Plinio non del dolce,ne deliamaro, ma del nero,cr del biancofolamenteferi* tufferò. Galeno diffe bene, che'l coito ha infe leggierifiima amaritudine. ma chefe ne trouaffe del dolce, io non lo trouoappreffo autentico Greco autore: come che apprejfo a molti de gli Arabi nelle loro compofltioni(introni I ufo detl'amaro, c r del dolce. Il uolgar delle frettarle non èil nero : imperoche non ui fifente odor buono alcuno ¿ o nc acutezza tale , che applicato ulceri la carne. Et imperò nelle compofltioni di medicina non è da mettere per mio giudicio ; m nga che nonfapcndofl,chc radice ,ò tronco £ albero cglififia »facilmente potrebbe ò operare il con» ' trario»


Nel primo lib. dì Dìoicoride. PSEV D O CO STO .

»

2

59

G IV N C O O D O R A T O .

43

trario,ò effer diniun udore. Oltre à ciò è d'avvertire, che fono alcunikcrbolatti,cheportano di Puglia dal monte di San to Ange lo certe radici d’una pianta, di cuidiaracbor qui lafé* gura,cr le uendono per ueroCoflo aiti [pedali, c r niafimamen te à coloro,che poco fi curano d’intendere, c~ di conofccre i [empiici. La pianta infé dimoibra neramente d’effer di qualche confìderatione,pcr effìre affai bella nell'affetto,ma non però per queflo fi debbono u/àrclefue radici in cambio del uno Collo. Però fieno auuertitti Medici di quello inganno,ìlquale facem dojì noto,farà caufa,che vedendo qucfli truffatori difcoperta la fraude loro,lafciaranno ilare di fare piu quella mercantia af [afilla. Del uero ( per quanto dicono alcuni) fi ntroua quab che pezzo raro a Vinegia. ma per non kauerlo maifin bora ite Che cofa fi duto ,non poffo determinare, fe fu il uero. Ma non pot endo p ofl a v f a t e i n gli frettali hauere del uero,lafcinoftare il falfo,che c in ufo,cr uccedei C«Seguitino piu preflo i fuccedanei, che s’attribufeono à Galeno , fto. cue fi ritrova,che mancando il Cofto,flpuo mettere infuo luo­ go Ìammoniaco,cr parimente l ’helenio.Se però non fi rìtrouaf fe alcuno,come feffo accade, cojì ignorante, & opinato, che fuffe cofi affezionato alle pandette,cr à i luminari,che non fila fcia[fc persuadere con ragione,ne autorità alcuna, àlafciarela loro antica, c r uitupcrofa ufanza: laquale il piu delle uolte caufa à tpoueri ammalati non poco danno,cr à i medici, c r àio ro uituperio,cr uergogna. Sono alcuni, che in ucce del Cofto, lodano quella fuauifima radice,che i moderni chiamano Ange lica. la cui opinione molto piu mi piace,che non fa quella di co loro,che ufano i CofH uolgari. Pcrciochc l'angelica imita in mài te parti il ueroCoflo, comeprimd conia foauitàdel fuo odore, da cui s’ha ella acquietato il nome d’Angelica. Al che s’aggiun­ ge l'acutezza delfapore,con un pochetto quafi d’infenfibile a* maritudìne. Et però nonfono in tutto da dannar coloro,che ere dono che l’angelica fìa ffetie dì Coflo.Ha il Cofto,fecondo che C o f t o f e r i i pure (jfo Galeno rifèrìfee al v u , dettefacuità de[empiici,infe t o da G a i . una certa uirtù,cr qualità leggiermente amara, ma affai acuta> Cr calida: di modo che può egli anchora ulcerare. Et però s’un ge con olio,per il freddo,che uiene nel principio detta fèbbre : cueramente nette fciatiche,ò nella parahfia,ò dotte piu fìa di hi« fogno di [codiare,in qual fi uoglia parte del corpo,ò doue fio nt ceffono tirare alcuno humore dal profóndo atta Superficie,Per il che provoca aitchora l’orina,cr i meftrui,cr confèriSce à i dolo ri laterali,à i rotti,cr à gli flpafimati. Ammazza oltre à queflo anchora i uermi del corpo per l’amaritudine,che fi ritroua in ef fo :& flptgnc le macchie del uifo fatte dal Sole, applicatovi fo pra con mele,onero con dcqua.Ha oltre a ciò in fe una certa hit midità uentofa,con la quale muoue gli huomini à luffuria, beuto Non»?. con uino melato. Chiamano i Greci il Coftos Ktsos : i Latini Coftus: gli Arabi Koftos,onero Cbafi.

D el Giunco odorato.

Cap. X V I.

&•

N a s c e il Giunco odorato in Africa,in Arabia,« in quella regione chiamata Nabathea,donde fi porta il tnigliorc.Prosfnno à quello è l’Arabico, ilquale alcuni chiamano Babilonico,& alcuni tcuchitc. 11manco buo no è quello d’Africa.Debbcfi eleggere il rodo, d’accefo colore,frefeo,pieno di fiori,fonile, & i cui bramenti porporeggiano,& quello,che fregato infra le mani, fpi ra odore di rofe,acuto al gu£lo,& mordace,& feruente alla lingua. Sono in ufo di quello i fiori,i calami, & le radici. Prouoca rorina,imeilrui,&rilblue le vento fità:aggrauailcapo, &itrigne leggiermcntc:rompe, m aturai apre gli orifici} delle vene. Il fiore bcuuto,è vtile

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Difeorfi del Matthio li

Vtileà eli fputi del fangue,à i dolori dello ftomacho,del polmone,del fegato,& delle reni. mettefi ne eli antfdou.La radice è piu coftrettiua:& imperò fi dà al pefod'una, dramma à ifaftidij dello ftomaco,& àgl’hidropici,& àgli fpafimati per alquanti giorni con il pari pefo di pepe. La decottione è fomento utile àfederai dentro per l’infiammagioni della madrice. c h i a m a s i Volgarmente nelle frettarle il Giunco odorato Squinantho : il quale uocaboto,anchora che fra corrotto,nafee dal nome della pianta,et dalfiore,fatto d’ambedue quefte dittìoni unafola.Conciofia che corrottameli te Squinantho non uuole rileuarealtroché quello, che riletta in Greco fchceni anthos, ciò ¿ fio re di giunco : per* ciochc fiheenos in Greco non uuol rileuare altroché giunco, y anthos fiore : anchora che il fiore à noi non fi por? ti. I l che non è marattiglia : percioche quefto ijlcffo accadala fino al tempo di Galeno. E t però diceua egli nel libro de g li antidoti, lo nonfo per qual caufa il uulgo chiamilo fcheno A rabico, fchceni anthos ; auenga che à noi f r e f i fìftim euoltc manchi il f i o r e t t a l e pafeono t cameli nelle fo m m itlp cr effer eglino oltre modo auididi quel cibo, lic h e n e mi fia lecito dirne quello,che io ne fatto ) piu prefio mi par cofa da riderfine,che da crederla. Imperoche troppo difficile mi pare da credere, che tanto fra grande il numero de cameli, che poffano a modo di locufte pafeerfi tutti i fio ri del Giunco odorato nel paefc,oue egli nafee,er che non ue ne refli pure una pianta c o l fiore. Scriuono alcuni nafeere il Giunco odorato in P u g lia ,y parimente in Campagna,come ferm e il Brafauola dautorità di P ii = nio. Ma dubito, che non s ingannino, percioche non ho mai intefo,chc di quindi ci f i porti ne la p a g lia , ne i fio ri : ne pormi,che d o ferina Plinio dffematiuamente. Q uello,che s'ufaneUe fretiarie,à quelli giorni,non f i porta d’ai fronde,che d A lcffandria,y alle uolte di Soria. Ma è però da ufare diligenza nel comprarlotpcrchefogliono alcuni p er accrefiere la mcrcantia,mefcolare con efti diucrfl m efiu g li. E oltre à quefto da ue dere,che non fia uecchiotpcr chetarne dijje Galeno nel libro d e g li antidoti,dal uecchio è frira to ogni odore, er ogni uirt'u. A fferm alo i reue* O p i n i o n e d i rendi Padri,che hanno di nuouo commentato l'antidatarlo di Mefite,che lo Squinantho,ilquale c communemente in F rieri repra ufo nellefretiarie, none il uero Giunco odorato,fcrittone da Diofcoride ; dicendo,che quella paglia,che s’uft,non bau. g li corri fronde in parte alcuna . percioche non ha ella radici notabili per l'ufo della medicina,ma c a p illa r i,y inuti limon morde la lingua nel m a ftica rla ,y quantunque fia alquanto odorata ; non però fregata con le mani, refrira odore di rofe : er non produce giunco alcuno,ma un calamo nodofo,come f a l’o r z o , er parimente il fom ento.

G iu n c o o d o ­ r a t o , & fu a C flam in .

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2q

Nei che parmi,chc errino quefti Padri doppiamentetprima ciò è, in non hauer ben confiderato il tefio di Diofiori*

E rra r del Fu ch(> o. G iu n c o od o ra to fc ritto d a G a le n o .

Nomi.

detta lettolo forfè fonnaccbiandoey fecondariamente,in affermare quello,di cui l’cfrcricnza dìmoftra il contro.* rio. Che adunque non habbiano intefo,nc ben confiderato Diofcoride diligentemente,fi cidimoftraper il dir loro, ehe'l Giunco odorato produce un giu nco,y non un calamo. Imperoche tutto il contrario ritrouo io in Diofcoride, jo ilquale coft firiffe nel Greco . ypnme S't r* £Qx<,xjù kua^ uov, ^ ' t»spiate cioè. L ufo càci fiore, deicaiami, er della radice. In oltre,lo affermar poi,che lo Squinantho ufualc non morde la lingua nel manicarlo,non corrifron de aU'efrerimentotpercioche il frefio morde ualorofamente. Et imperoflpuo direbbe quello, cheguftarono quelli padri, fuffe ueechio,da cuficomc dice Galeno ) frira uia ogni odore, y ognifiporc. che faccia, oltre à quello, to Squinantho ufiale le radici fittili,non importaiperciochc non ritrouo,che dica Diofcoride,ch'elle fieno ne fot* tilt,ne groffi. Spira oltre à quefio,ilfiore del frefio,di cui ho pure bauuto io una pianta tutta intera »d’odore affai fimile alle rofe. Et imperò nonfaprei io affermare altro, f i non che lo Squinantho,di cui è il commune ufo,fia il uc* ro Giunco odorato. Et perche intcruiene,che come alcuno prefontuofi dice qualche melenfigine, diuenta tanto [ciocco,che nonflriferba punto di f ale ; però quefti buoni padri,accio ehe’l primo errore non f i n'andaffefilo,come toro non uannofoli per le publiche ilrade,di¡fero nella confittione della Galanga di Mefite,che la nera Galanga ndn fi ci porta; y che quella,che è in ufo nelle fretiarie,è la radice del uero Giunco odorato. il che c falfìfimo. Par* mi oltre ù ciò,che habbia in quefto errato anchora il Éuchfto,ritrouando io,che eglifiriue ne libri delle compofitioni de medicamenti, che i [u lti del Giunco odorato nonfono acuti. Scalda(fieondo che firiffe Galeno aU’v 1 1 1 . delle fAcuità de [empiici ) y ristagna leggiermente ; ne è egli certo alieno dalle parti fittili. Et imperò, per tali cagionì,prouocatorina,yfauenire il meltruo adoperato tanto in beuanda, quanto in fumentadone : gioua alle infiammagioni del fegato, delloftomaco,y delle budella. Laradicccpiu coftrcttiua,ma il fiore è piu calilo. R i » troudfl in ogni fra parte,quantunque in qualpiu,y in qual meno,uìrtù al gufto maniftUamente coftrettiua: y im peròfìmette con quelle medicine,chefi preparano per gli frutidel [angue. Chiamano i Greci il Giunco odorato 2 ;^ /w 7ijc.òr •' i Latini Iuncus odoratus : il uulgo Squinantho:gli Arabi Adcher : iTfdcfihi Ramclftro : gli Spagnuoli Paya dela M equa,y Paya de Chamelliosri Eranccfi Politure di chameaulx.

Del Calamo odorato.

C ap.

XVII.

I l calamo odorato nafee in India. Il migliore è il fuluo, & fpeflfo di nodi, & quello, che fi (pezza in ftecche,& quello,che nella concauità della fua canna è pieno di ragnitelli, bianchiccio, nel malli cario viicofo, & che ha del coftrettiuo,con alquanto dell’acuto. Bcuuto, prouoca l’orina : & imperò cotto con feme di gramigna,ouero di apio commodamcntc fi bee all’hidropifia, malattie di reni.diftillationc d’orina,& alle rotture. Beuuto,& applicato,prouoca i meftrui.Conferifce alla tof fe,quando d’eflo folo,& mefcolato con tcrebinthina per modo di fumento per una canna s’inghiotti fccil fumo.La decottione è utilcàfedcrui dentro le donne per li difetti loro,& per farne crifteri. ¿è Mettefi ne profumi,che fanno per fpirarc buono odore,& ne gli empiaftrì. Na ì c s


Nel primo lib.di Diofcoride; CACAM O O DO RATO .

4T

N a s c e il Calamo odorato,?? p&imentc il giunco (dice CiU m ooi6 na Theophraftoal i x .l it r o à cap. v i i.delibiftoriadedepian m0j& fu4hi tt)di la dal monte Libano,in una certa uadiceda, laquale è infra iloti». effe Libano,er un'altro monticeUo : er non come differo alcuni infra l Libano,e r (Antilibano. tra li quali è una bellifrima, e r ampüßima campagnajaqual chiamano Anione.[Ma douc nafro no il calamo,e'lgiunco, è un certo Ugo,che largamente fi frati 4e,appreffoalqualefrccandofr i paludi nafrono quefte piante, i l luogo è piu di trentafladij di paefr. Non fi ueggono mai effer Il —^ -??»—■* uerdi,ma ficchi: nefono di fórma dißimiü da gli altri. Sentefì, fieliintrarc del luogo,rifragrantia grande del loro odore; qttan tunque non moltofi frnta di lontano,come diffrro alcuni. E que fio luogo lontano dai mare piu di cento e r cinquantafladij. In Arabia{comepuòciafrunfapere)rifrirail luogo molto,doue nafrono; come che in Soria fieno di ntuno odore. Q uefto tutto del Calamo frriffe Theophrafto. Il che replicò pofria Plinio al X X I I . cap.del x i i . lib.con quefte parole. Anchora il Cala* me odorato,che nafte in Arabia,è commune all’India,cr alla So ria:ncüaquale nafre lontano dal noftro mare cento er cinquan taftadij,tra’lmónte Libano,cr un altro ignobilequale non e to l Antihbano,comefilmarono alcuni,in una uaUctta in mezo tra (uno c r f altro appreffo un lago, i paludi del qualefi ficcano la fiate,cr quindi difcoäo trenta fladij nafrono il calamo, e'igiun co odorato. Iquali nonfono in parte alcuna differenti da gli al tri c a lm iw da gli altri giunchi. Ma il calamo come piu odori firo, jubito fi fa frntire di lontanotdi cui quello è piu trattabile al toccarlo,cr migliore,ilquale c manco fragile, arche fi rota pe in ¡becche, dentro nella concauità della canna è un certo che* conte tela di ragno,qual chiamano fiore .E t queüopiufi loda, che ríe piu pieno : il refto della proua è chefía intero, altri men te nonfl ftima.Tanto è egli migliore,quanto è piu breue,cr piu grofpy®"t«V4cc nel romperlo. Quefto tutto diffe Plinio. Per il che fìpuotnanifrftamente conofiere (come dicem* mo di foprajrattando dell'acoro) quanto erri il Erafauola,in cofi facilmente crederfi,che il uero Calamo aromati* so fra quellaradice,che cofi uolgarmentefi chiama per errore nellefretiarie : la quale habbiamo di fopra per etti* dentifiime ragioni prouato fifere (acoro uero fcrittone da Greci. Imperoche er per la fcrittura di Diofcoride,c r per quella é Theophrafto,li uede,che'l Calamo aromatico c una frette di canna,cr non radice,come dimoftra pri­ ma il fr a nome di calamo:cr poi Udir coftoro,cioc Theophrafto cr Plinio,che non è differente dagli altri calami. E t imperò diceua Plinio,imitando Diofcoride. Ineft fiftuls araneum,quoi uocant florem. ciò è. Nella concauità della canna* il ragniteüo,il qual chiamano fiore. Et non diffe,è nella foftanza della radice li ragnitello, come dice ejfcr.eil Brafauola nel uolgare dellefretiarie. In oltre fcriuendo pure effo Plinio delle uirtù delle canne,ad,’ xx ,ca* podel x x i i l 1. libro,piu apertamente lo dimoftra,cofi dicendo. Habbiamo dimoftrato effere uentinoue fr e i tic di carne,ma non di piu cuídente natura di quello, che habbiamo trattato in quefti continui uolumi. Quella,che nafreinindia,cr in Soria all'ufo degli odori,c r degli unguenti,cotta con gramigna,onero conferne <Tapio,prono» ca l'orina. Applicata fauenire il meftruo. Beuuta alpefo di due oboli,gioua a gli frafìmati, à i difitti del fégato, ode rem, c r akbidropifta. Confrrifce alla toffe, quando ft ne fa fumento con ragia. Oltre a ciò le radici del Calamoodorato uolgare, le quali credo io effer quelle dell’acoro, non pojfono rompendofì andare in ftcccbc, ite i n d t u e r f i p e z z i f i rompono a trauerfo in un luogo fola , come quelle dell'iride. Onde può hormai effer chiam i error di coloro, che pur uogliono contenderc , che il Calamo aromatico fia radice ,efftndo però chiaro perle rdgioni affegnate, che egli è una canna,c r non radice: e r maßime queda,che è in commune ufo nelle (j0 fretiarie. Imperoche in quefta fìritrouano tutte te parti, c r qualità dell'acoro : ma non già quelle del Calamo aromtico.Ma fe pur per piu lungo cauiUare diceffe alcuno,che quefte radici cfacoro fufftro quelle ift<fje della can» tía aromatica,gli ribatte uclocißimamentc il fophiftico argomento quedo, che f :nza cercarne autorità alcuna,ap» pare euidentemente all’occhio .perciochequantunque infinite radici d’acoro firitrouinohauere in capo le fronli freche, uguali à quede deUiride; non pero fe ríe mai ritrouata alcuna , che riporti fico alcuno tronco di can» tu . Imperoche quello, che nafre copiofo in Lituania, in Tartaria, cr in Ponto (come di fopra al i i.capo fu detto ) prodúcele fiondi fintili all’iride, cr non fopra di fe alcuna canna , come fi fognano alcuni. Per le medejime ragioni non è parimente d’accettare f opinione del Fuckfio, ilquale crede nel libro delle campo* fifoni de medicamenti, che la radice, che su fi per il Calamo odorato , fia la uera c r legitima radice di Opinione pello, in oltre non ritrouo io,ch e Diofcoride, ne manco Gaietto,ilquale accurotifiimamcntcandò inuefti* del fuchÄa

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46

Difcorfi del Matthioli

fim o acu tczz*C r per la piu parte èia fua foftanza terra ,er aerea,er temperata nella congiuntone della frigidi

tà ,& caliàità fra. Il perche muoue moderatamente ( orina. Puofiificuramente mettere con le medicine,che fi fan nò per il fegato,er per loflom aco,® ne frinenti, chef fanno alla madrice per l’infiammagfoni,® per prouoca* re i mefìrui.Si può adunque porre il Calamo odorato calido.erfecco nelfecondo ordine ; come che disecchi affai piu ualorofrinentc,ebc non ifcaldi.Haanchora infe alcune parti fattili,come hanno tutte taltre cofe aromatiche ; qua tunque molte di quelle nh abbiamo affai,® il Calamo aromatico poche. Per la qual dottrina fi conofce ¡che l uol& oar Calamo delle frettane non è il uero amperoche in quello è maggiore acutezza,che non rifèrifee Galeno effere nel fuo. La onde concludo, che il Calamo odorato a quefli noflri tempi nonfi porti in Italia. Come penfo, che mot ti fin hora habbino conofciuto.Onde fono alcuni,i quali confidati in quel libro de fuccedanei,ilqual molti ingannan dofipenfano effere di Galenovogliono che in luogo del calamo aromaticofì poffa ragioneuolmente-foftituirc il mo *f> fio arboreo,laqualc opinione quantunque per ìlpaffato nepareffe effere buona,nondimeno haucndo'dipoi conofcitt to.chc quel libro è di pochifiima autorità,® parimente parendone effer fu o r i’ogni ragione,che in cambio del cad­ iamo odoratofi deueffcfoftituire un medicamento di facuità contraria, come è il mofeo de g l alberi,fon flato poi co Stretto à mutare propofito, ne per modo ueruno feguirc le loro opinioni. Ma quello c h e f debbia foStituire per il calamo odorato, lo diremo poi in altro luogo, chiamano il Calamo aromatico i Greci KcéfatjMi ¿ poimltimi • * Nomi. calamus odorafusigli Arabi Rafabel,Caftb aldatira.

DelBaliàmo.

,Gap.

XVIII.

I l b a l s a m o è vno arbofcello, che crefce nella grandezza delle uiole bianche,ouero della pfrfQt racantha. Ha frondi di ruta, ma molto piu bianche,che Tempre uerdeggiano.Nafcc folaméte in Giu dea in una certa ualle,& in Egitto,differente nella ruuidezza,nella lunghezza, & nella fdttigliezza. (Quello,che c fottile,& di folta chioma,fi chiama eutherifton, quali come dire,facile da mictere.per che forfè per effere fottile facilmente fi miete. Coglisi] il Tuo liquore, ilquale chamarto Opobaliamo,laftate,ne giorni ardenrisfimi canicolari, graffiando l’albero con graffi di ferro rdellfecui piaghe tanto parcamente diftilla, che ciafcuno anno non piu,che fei,ò fette congife ne ricoglie. Comprali nel luogo doue nafcc,per il doppio pefo d’argento. Tienfi per lo miglior liquore quello, che è fre­ sco di ualido odore,lineerò,non acetofo,ageuolmente penerratiuo , lifeio, coftrettiuo al gufto, & mordace. SophifUcaii l’opobalfamo in molti modi ; lmperoche alcuni lo mefehiano con alcuno voguento.comc terebinthino,liguftrino,balanino,lentifcino,fufino,& metopio:ouero con melico 39 alquanto di mirto,& di liguftro,mefco!ando con liquida cera. Ma li conofce facilmente l’inganno: imperoche il puro,fparfo Sopra le ucili di lana,non ui laTcia Tula macchia dapoi al lauare: ma il falfificato s’attacca. Il puro,meiTo nel latte,l’apprende : il che non fa il fo phiftico. Il buono infuTo nel lat­ te, ouero nell’acqua, Tubito fi Tpargs,& diuenta bianco,comc latte.’ma il falTo nuota di Topra, come l’olio,& condensali in forma diftella.il (incero nfcll’inuecchiarfi s’ingrofla,&diuenta manco buono.S’ingannano coloro,che penfano.che fia quello il (incero,che meffo nell’acqua,prima Te ne Tcende al fondo intero.&pofciadiffondendofi,Tene riuienedi fopra.DellafpetiedellegnoJaqual chiama­ no Xilobalfamojs’approua il frefco.il fottile di farmento.il roffo,l’odorato,& quello che fpira alqua tod’odore d’opobalfamo. Eneceflarioanchora l’ufodel feme.& imperò cleggefi l’aureo,pieno, grande,ponderofo,mordente al gufto,caldo alla bocca,& che habbia alquanto d’odore del fuo liquo 40 re.Falfificafi il ieme del balfamo con uno altro feme,che fi rafsimigliaà quello dell’hiperico, ilquale Ti porta da Petra caftello.Ma fi conofce,per effer egli piu grande.uano, di niuno valore, & d i fapore di pepe. £ffiicacifsima,& calidifsìma uirtù ha il liquore, quefto leua uia tutte quelle cofe,che offufea no la uifta>&la pupilla de gli occhi. Applicato con ceroto rofado.giouaalle frigidità dellamadrice:prouoca i meftrui,le fecondine ,& il parto: caccia, vngendofene, il freddo, che precede alle feb­ bri,& iltremore:purgalefordidevlcere:matura,& digerifcelecrudità.Beuuro,prouoca l’orina: gio ua à gli ftretti di petto.dafsi con latte à coloro,che haueffero beuuto l’aconito,& al morfo de ferpen ti. Mcttefi nelle medicine delle lafsitudini,de gli impiaftri,& nc gli antidoti.In fomma,il liquore ha etficacifsima virtù, il Teme non tanta, & manco d’amendue il legno. Dafsi commodamente à bere il femenc dolori laterali, ne difetti del polmone,alla toffe,alle Sciatiche, male caduco, vertigini, af- ^ ma,difficultà d’orinare,dolori di corpo,& morii di Terpenti. Applicato in profumo,« molto vtile alle donne: & fedendoli nelle fuedecottioni,aprel’oppilationi della madrice, tirandone fuora l’humorc. Il legno ha le medefime uirtù.ma di qualche manco efficacia. Beuuta la decottione fatta con acquatale alle crudità,ài dolori del corpo,allo fpa(imo,& almorfodcveicnoTianimali:prouocal’o rina,& conuienfi alle ferite della tefta infieme con iride Secca . caua le fcaglie dell’offa, & aggiugnefi negli unguenti per iipcisirgli. A n t i c a m e n t e i l B a lft m o ( c o m e ferme Plinio allibro x 1 i.à c a p . x x v . ) folamente in due horti regij fi rìtrouaud in Giudeatde quali il maggiore era di non piu,che di x x. iu g eri,® il minore di molto manco fratto. Ma fe n ampliò dipoi la fretie nel tempo,che la Giudea uenne infieme co’l Ralfamo fatto allo Imperio de Romaniii qua» li,come ampliatori delle cofe politiche,®pretiofe,non poterono tolerare, che uno fi degno albero fuffe coflraro nei mondo. Et imperò piantandolo,®1ripiantandolo con i fornenti , nel modo mcdcflmo,cbe per li colli fi piantano

le uiti


Nel primo lil>. di Diofcoride.

47

limitiJo moltiplicarono grandemente. I/ perche dicati Giurino hifiorico,al libro x.-x x v i . Ito Giudea è una ual le-chiamata Hierico,cinta di continui monti, datigli per muraglie dalla natura,dirado di dugento milia ingerì; doue è unafelua di palme,*? iopobalfamo. Scrive del Balfamo parimente Strabone nel x v 1. libro della fuageo* grapbia,con quelle parole.Hierico è un campo,circondato da una certa montagna,laquale ha firma come dim thè4 tro.ln quefio luogo è una felua d'abondantijìime paimedi capacità di cento jladij di paefe,tutta irrigata dall'acque, CT per tutto habitata. Doue è anchora un palazzo regale,*? un giardino di balfamo. L ’albero del q ude è odorif i * r'o,fruticofo,fìmile al citifi,*? al terebintho. Cauafene il liquore incerti tufi intaccandogli prima la fc o rz a ,il quale è bianco come latte,*? parimente tenace. Ma nafcere anchora il Balfamo altroue, che in Giudea, fcriue Vi» jlcfjo Strabone nel medcfimo libro, oltre à quello che ne fcriffero Plinio c r Solino, cojì dicendo. Et apprejfo aUi *©:■ Sabei nafce iincenfo,la mirrha,*? il cinnamomo:* ? ne i confini il balfamo,*? una altra certa pianta odorata. Pau* fama fcriue,che nafce egli anchora in Arabia nella regione de i Beotij,grande come il mirto, con figlie di amaraco, e ? chefiotto Ufua ombrafi ricouerano infinite uipere,pafcendofl del fuo liquore.Ma comefia intcrucnuto,che(co* me s intende da tutti coloro,che ritornano di Giudea) quiui non fi ritroui piu pure una fola pianta di Balfamo, tfi fendo flato creduto,*? fcritto da molti,che effafola nefuffe dotata,non faprei ucramentc io affermare. Ma faptn* do per cofa certa,per ttftimonianzd d'alcuni,che piu uolte fono flati al Cairo,che quiui fi ritroua bora un giardino di Balfamo,fi potrebbe ageuolmente crederebbe ut fuffe fiato portato tutto quello,che fi ritrouaua in Giudea, per commandamento de Soldani Re dell'Egitto,à i quali era fuggetta la Sorta:*? ciò effer flato fatto,per maggior de­ coro del luogo della principal lor ficàia,*? per maggior magnificenza, *? gloria loro. Quantunque fi ritroui ferii toappreffoaUi antichi,che tl Balfamo nafea anchora in Egitto,come fa tefiimonio Diofcoride , * ? parimente Ga* *Q Uno nel primo libro delti antidoti al quarto capo,oue tratta qual mele piu fi conucnga nelle compofitioni delti ditti* doti. Ma è nondimeno lungo tempo,che in Italia non ¡’¿portato il liquore, ne’l feme, ne’l legno, itela fo r z a al trimenti,chefopbifticati,*? contrafatti. Come parimente accadeua al tempo di T heophrafio: ¡¡quale frinendo del Balfamo,al v 1. capo del i x . libro, cofidiceua. Nafce il Balfamo in una ualle di Soriafolamente in due luoghi, timo de quali non è piu di uenti ingerì,*? l’altro molto minore. La grandezza dell’albero è,come d’un grande me . tagrano,folto di molti ramitle cui fiondi fi raffembrano à quelle della ruta,ma piu bianche,*? fempre nereggiano: affitto frutto nella grandezza,*? nel colore è neramente filmile à quello del terebintho : ilquale f i ira di maggiore odore,che non fa il liquore. Quefio,fecondo che dicono,fi catta datta parte fuperiore del tronco dell’albero, in ficcandolo con graffi di fèrro nel tempo della date, quando nella Canicola molto rifialdail Sole. Ricogliefi tutta la fiate,ma non però effer molto uoghono quello,chef i ne caua fuoriiperciocbc in tutto un giorno 4 pena f i ne rim ?» coglie tanto,che empia ilgufcio d’unagongolamarina. R efiira difiauìfiimo odore,*? grande,di modo chefi finte M o re dclpoco affai di lontano.Ma neramente del (incero nonf i ne porta a noi. Imperoclie è tutto fophifiicato quel lo,clic fi uenieìn Gre eia.Et imperò diceua Galeno,nel libro degli antidoti,che per fapere egli in quanti modi fi f i phidicaua il Balfamo,dubitandoli di non effere ingannato nel comprarlo,fi deliberò ucderc fidatamente i fuoi ar bafietti,*? come'da quelli difiiUaffe il liquoreidei qual poifempre ritenne, accioché gli fuffe il paragone con gli al» tri,che f i contrafanno. Il modo d’intaccar la corteccia dell’albero,accioché né diftiUi fuor e il liquore ,fì ritroua ua riamente fcritto da gli autori, imperoche Theophrafio,*? Diofcoride differo,che,accioché il liquore difiiUaffe dal £ albero,fc g li graffiauala fo r z a con certe unghie di ferro .Ma Plinio,nel luogo di fopra nominato, dice,che quan do il Balfamo fi firifee con fcrro,dal portarlo in fio r irg li fi ficca.,*? fi muore'.*? impero nel cauarne il liquore» quegli artefici,che fono ben periti in quell'arte, gli intaccano ò con uetri, ò con pietre,ó con certi coltelli f itti d o f 40 fo,ricogliendo pofeid illiquore con lana in certi piccioli cornetti. Oltre à ciò confidaandò le truffarie, che hog■ gidi fi fanno,mi pare diridurre nelle menti de gli huomini,che f i mai alcuno portaffi del Balfamo in Italia(quan tunqtie io creda, che molte etadihabbiano da paffare, auantiche mai Italianeggia liquore di Balfamo) che l non fi compri, fe prima non fi fa d’effo ogni posfibìle prona,*? che manifeflamente fi conofia effer in lui fritte quelle buo tic qualità,che figli danno da Diofcoride. Il fiale fuo,ilquale chiamano Carpobalfamo,c molto differente da quel lo,che ne moHrano gli f i efrali portatone £ Alefjandria. Imperoche il buono è di colore aureo, pieno,ponderqfo, caldo,*? mordente al gufio:*? il uolgare dettefietiarie nereggia,é leggiero,uano, non mordente,*? poco odorife *0. Et imperò è da penfare,chepiupr.efiò eglifìa quello ìfiéffo fime,che fino al tempo di Diofcoride fi portaua dal la Petra Cajletto di Palcfiìna,{inule all'hiperico,chc altrimenti. Interuiene quello medefimo anchora nel legno,il» quale chiamano ìZilobalfamo. Imperoche quello,che ne moftrano gli fe t id i, piu prefio ha del mirto,che del Bai famo. perchefiali’effere eglifittile in fuori)manca di tutte le qualità uere,che fi conuengono al legno del Balfamo. f’® Della feorza non parlò Diofcoride,come che Plinio al libro,*? capitolo fipraferitto diceffi,che habbia ancho el lailfuo ufo nella medicina. Scrijfe del Balfamo Galeno al v 1. dellefacultà de femplici, cofi dicendo. Il Bal­ famo è calido,*? ficco nel fecondo ordine : *? è compofio di cofifittili parti, che è anchora odorifero. Ma il fuo liquore è nelle parti fue molto piu fittile,che la pianta,come che non però (la cofi caldo,come fiftimano alcuni in* garnati dalla fittigliczza dette parti. Ha il frutto la medefìma uirtu ; come che (la egli di molto meno fittili par ti compofio. E tn e i fucccdanei uuole effo Galeno,che fi pofja in cambio del Balfamo porre ne compofiti lo flotte detta mirrha,ilquale è il fiore di tutto il liquore,ouero Colio trino,ò la radice dell’iride bianca : e? per il Xilobalfit= no,U radice delle uiole bianche. Ma quel, chefi debba mettere per lo Carpobalfamo,non truouo,chè egli nefrac» eia mentione alcunaecome che nel trattato,che fenza nome d’autore alcuno è chiamato da medici,Quid prò quo, in i o luogo del Balfamofi mette la terebinthim diftillata, onero l'olio laurino, ò la gomma dett'bedcra ;*?p er lo Carpo* balfamo, i fio ico rim bi;*? per lo-X.ilobalfamo,il fio legnosi tanta autorità dppreffo coftui ritrouo effer fta* U k hed:ra.Mapiuprefto metterei io per ÌQpobalfim l’olio deUt noci mofeade, ó quello detta stirate, che quel* ¡à ■. * ' r MMh

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II C a rp o b a t-

latno delle fpetiarienon « il aero.

B a lf a m o

fcritto da Ga le n o .


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Difcorfi del Matthio li

le, deUaterebentlìwt,ideile bacche del ginepro :c r in luogo dclxilobalfamofiftituirci tagaU ocho^perilCar toobdfmo le cubebe ufudi. Che le Cubebefi pofiinofiUttuire in luogo del Carpobalfmo,molti dotti modem ten vano con notarne che anchora ce lo infegn i^ « lo dmojln il gufo. lmpcrocbe manicandofie M e fi ntro* LoelTere calde,er acute,w parimente aromatiche,le quali quahta(per quanto¡ì caua da Diofcoride)fi ritroua* no ncl Cctrpobdlfimo. Onde per queflo non poffo accettare per buoni la opinione del Fuchfio,quantunque fta egli dottifiimo medico .percioche nelfuo libro delle compofitioni de i medicamenti ultimamente ftampato,^ aumenta* to,uuolc che inluogo delcarpobalfamofi debbino porre nei medicamenti le radici dclleucoio,pcrbauer cgluoft ntrouato ferino nel libro de 1 [accedane,,che molti credono effere di Galeno.Manonbauenic io ueruna pruoua, con cui pota far quello libro legitimo,ne effindocofa,che habbia in fi ragione,che quefie radia, in cut non e ue­ runa qualità,che jiconfacci col carpobalfamofi pofiino foUituirein fuoluogo nonm [occorre cofacon cui pof** io fa avprouare l’opinione del Fuchfio. Fortafi nuouamente dalle Indie occidentali un liquore oionfinfimo,molto fi utile alla flìrace liquida,ilquale coloro,che lo portano chiamano parimente Balfamo,pcrhauerc egli alcune quali* t* Umili al Valiamo. Maritrouando io effere flato fr it to da Strabane, che il liquore del Balfamo é d'un colore come di latte, piu prefto ho creduto io effer quello liquore il uerofatte della mirrha,ò liquore della Jh race,che del Balfamo • er però non effer fuor di propofito, chefta egli tenuto, Grufato per Balfamo. Di questo co/ì pretiofo liquore mi diele primamente notiti* l'eccellentifiimo medico, <&■ peritifiimo femplicifta M . Luca Ghindammo* Balfamo arti la . Alcuni moderni medici,uedendofi priui del liquore del Balfamo,hanno ritrouato un modo di farlo artificiale, Sciale, & mo crhoUo fatto io piu er piu uolte,per hauerlo trottato di mirabile opcratione in molte er molte infermità, in que* do di farlo. ito modo. Togli del liquore,che diftitla dal larice,olio dìauezzo,di ciaf -uno una libra : manna, odano, di cìafcu nofei oncie .-figo,radici di ualeriana,d'iride, d’acoro,d'afaro,di cipero,di ciafcuno una dramma, majlice, galanga, 20 g a r o fa n ila odorata*cdoaria,di ciafcuna dramme feitnoci mofcade^ncie quattrotmace una oncia : cubebe,agai locho,di ciafcuno oncie due.-gomma demi onciefei : aloe hepatico, mirrha,di ciafcuno una oncia er meza:cafioreo dramme diecitnocciolì di dattoli,ftiracc calamita,mirrha,belzoino,di ciafcuno una onciatdi fangue di drago in la* griine oncia una c r mezatdi fior di lauanda oncie quattro : d olio di ben onciefei. Fa poluere di ciò,che fi può pe* fiare,& incorpora coni liquori,er caua l’olio per boccia di uetro accuratamente,con buonamifura difuoco. Et in questa difiiUatione haurai m prima una acqua chiara,fottilifiima,laquale arde eccefiiuamente, er chiamali que* fta prima,acqua di balfamo. Dopo quefta comincierà à uenire un’olio giallo,fottiletilquale fi chiama olio di baifa* mo. Et nell'ultimo uerri il Balfamo artificiale,di colore roffo,fimile alla porpora. La prima acqua ho ritrouato io rettificare mirabilmente gliflomachi frigidi : perch’ella confuma potentemente laflemma,er la uentofità II fecon do liquore è mirabile in ferite,in fiflole,in dolori di nerufer di giunture,come anebora à i paralitici,al mal cadu* SO co,ex allofpaflmo.L’ultimo olio ualeà tutte le cofe predette:^ tutti infomma uagliono ad altre piu cofe, lequalì : «U tini Balfamumigli Arabi Baiefem,Bolefma,Belfan. N o m i . per breuità al prefinte mi taccio.

Dell’alpalatho.

G ap.

XIX.

L o a sp a l ATHO, ilquale chiamano alcuni erefifcettro.è uno arbofcello farmentofo,armato di molte fpine. Nalce in litro,in Nifiro,in Sorta,& nell’ifoladi Rbodi. Vfanlo i profumieri per dare il corpo à gli unguenti.L’ottimo è graue,& quello.chefcortecciato roffeggia,quero proporeggia: & quello,ch’èdenfo,odorato,&algufto amareggia. Trouafcneuna fpecie di bianco,legnofo >lenza 40 odore,ilquale è inutile. Hal’aipalatho facultàdi fcaldare,&di riftringuere : & imperò cuocefi nel uìno,& lauafi la bocca con la fua decozione,per effere molto utile all’ulcere maligne di quella.fnfon defi nelle ulcere,che nanno pafeendo ne membri genitali,& parimente alle fordide,& ne i polipi del nafo.Meifo ne peffoli per fuppofitorio,prouoca il parto.Strigne il corpo,& lo iputo del fangue,beé dofi la fua decottione.Rifolue le uentofità,& l’anguftic dcll’orina. Lo a s p a i a t h o neramente non fi ci porta ne di CanJia, ne dì Rhodijtc di Soria:quantunquehabbiano al* cuni pcnfato,cbc'l Sandalo roffofta l'Affiatatilo di Diofcoride. Il cui errore difiuopre molto bene Serapione : ini* peroche nel capitolo ch'ei fa de Sandali,non u’interpone alcuna autorità di Diofcoride,come è fuo coftume di fare in tutti gli altri f'empiici trattati dalui; ma filo in tal deferittione ufa autorità Arabiche. Il che manififtamente ar guifee,che’ ¡Sandalo roffo non(la l’Afpalatho di Diofcoride. del quale trattò effo Serapione per particolare capi» tolo d’autorità di Diofcoride,ar di Galeno,fitto quello uocabolo Arabico, Darfifahan,* x x v 1. cap. del fuo li­ bro defemplici. Ecciapprrffoà quella un’altra ragione molto piu efficacr.imperoche recitano nelle fue nauigatio ni fatte ah’Indie Aluigi CadamoHo,Criftophdno Colombo,er il Finzone,hauer ritrouategrandifiime filue di San dati di bella procerità. Il che non auiene aÙo Afpalatho, ilquale ¿picciolo arbofcello, amaro al guflo,or odorato. Il thè nel Sandalo roffo non(Introna: quantunque alle uolte appaia il Sandalo roffo odorifero,per effere {lato tra Errer del gli altri Sandali bianchi, er citrini odoriferi nel portarfi à noi : ilquale odore però in poco tempo fi perde. Par* feuellio. mi appo queflo,che non s'inganni manco il RucUio,nel crederli egli per nero,che f Afpalatho fta quel legno, che fi ci porta di B iodi, anticamente adoperato dagli ff>efiali per l’agallochc,ilquale chiamano alcuni Legno aloe, del quale er nelle fpctiaric,cr in alcune botteghe,doue fi fanno le corone de Pater noflri,ho ueduto io diuerft pezzi, ò ¿4 tutti di nero colore>0 molto uenofì di nero, er di giallo. Ma di color roffo non ho mai ueduto io Ugno di Rhodi,co me dice il RueUio.E queflo legno,fecondo che recitano i Rhodioti,una certa forte d'olino, che nafee coft odorifi*

A f p a la th o ,& f u i e lla m in .

ro i)1 F


Nel primo lib.di Diofcoride. I

49

to in quel paefe »c r non frinofo , ne roffo fotto laf.orza,come ferme Diofcoride . E t imperò penfo chef poffa reni mente dire, che nonfta /’Affilatilo l'oliudftro dì Rhodi, ne manco il Sandalo rojfo. Non battendolo adunque noi, <1quantunque ageuolmentefi poteffe rintracciare)fì può infuo luogo mettere il feme del uitice,per effer cofifententia a fpaltho dì Galeno ne i fuoi fuccedanei. Scrijfene oltre a ciò pur egli a l v i . dellefacuità defemplici, cofi dicendo. L ’a* fcritto da G* fpalatho è alguflo acuto, er parimente cofirettiuo : ma nellefacultàfue è egli manijèflamente contrario, per effer leno. caldo per le parti acute, c r fingilo per le parti aullerc. Onde per [ una erper [altra ragione è egli dijjcccatiuo, e r utile per le putredini, c r per li flufii, Maaccioche'l noftro giardino pòjjafiirare anch'egli odore di s a n d a = Sandali,& I o 1,1, non trouando d'efii memoria alcuna appreffogli antichi Greci , ne dirò qui quanto da gli Arabi ho riportato. ™ * r ìtruouo adunque, che'l Sandalo nafte nell'Indie in fòltifiimefelue,cr chef e tic truoua di tre frette : delle quali tic* 1 0 ne il principato quello, che gialleggia : e r dopo quefio,il bianco : e r pofcia,il roffo. I primi due fono odoratami, ma nel roffo non ui fifente odore alcuno. Et però non mi partfapprouare la opinione degli Arabi, i quali uogliono,che il Sandalo refrigeri nel terzo ordine,crdiffecchi nel fecondo. Il roffo prohibifee iflufii del catarro: er com pollo conficco difolatro , ò di fempreuiua, à di portulaca>er applicato, gioua allegotte ,e r alle pofleme calde. Il bianco, c r il giallo fi pongono,mefcolati con acqua rofajnfu la fronte,per il dolore della teRa,generato per cau* fa calia. Confirifcono alle fèbbri calile,cr dannofi à bere à coloro,che hanno loftomaco troppo caldo. Eaffenc Im* piaftro con acqua rofa infu lo jlomaco,per confortarlo nelle ardentifiimefèbbri .H a il Sandalo <come dijfe Auicen* na in qual trattato delle uirtìi del cuore ) pofianza di rallegrare, e r confortare il cuore . e r imperò fi mette ne cor » diali,c r nelle medicine,chef i fanno per il batticuore. Chiamano l’Afralatilo i Greci A’o n f t t f « ; 1 Latini Afra * Notm' Utbus.

.

DelM ofcho. Il

m o sc o

X X .

, il q u a le c h ia m a n o a lc u n i fp la c h n o > fi

truo

« a n e ll’a l b e r o d e l c e d r o ,d e H ’ o p p i o {b i a n c o , & d e lla q u e r

eia. a. L’ottimo L ottimo eè quello del cedroia cedro:à cui ua apj appreflo di bó

tà quello,che nafee naIce nell’opio.ma quello dell’uno, dell’) & del*

_

l’altro piu fi loda,che è bianco.& odorato. Biafmafi quel lo,che nereggia. Ha il mofco uirtù coftrcttiua,& è utile fedendoli nella fua decottione alle donne per li difetti della madrice.Méttefi nell’unguento balanino,& negli olij pet dar loro corpo. Conuicnfi ne profumi, & nelle o medicine delle lafsitudini. G a l e n o nel vi . libro delle facilità de femplici, er Paolo M o f c o . & f u * Egineta nel v ì i .non taccdofi del Mofcho del cedro, oltre à quel hiftotu. In delloppio, rlflTnohin.r«rirIh rtt/rrrijTrriiTeYn anchord di quello, ditello, che lld lo e r della quercia,fcriffero anchora na fee infu'l pezzo,albero molto flmile all'abete. Dal qual nelle piu alte montagne della Halle Anania del difiretto di Treto, p iu cr piu uolte ho ricolto io il Mofco,molto piu odorato, e r uiRofo di quello dell’oppio,cr della quercia. Non ha di qucRo men buono odore quello dell’abete: del quale ho tiifto in alcunefelue tato ca richi gli albert,che molto piu co’l mofco, che cole fiondi adòbra uano il luogo,di modo che par nel primofguardo,che cotali albe ri habbiano il mofco perfiondi . Chiamafi il Mofco de gli alb eri per uarij et diuerfl nomi,ciò è mofco,brio,frhagnofrlachno ,e r hipno. Fecene memoria Plinio al xn.cap.del x x i xi . libro,co qucRe parole,Velettifiimo mofco è quello,che nafee nella regio* ne Cirenaicaialcuni lo chiamano brio. Appo quefio è quello di C.i pri:cr il terzo in bontà è quello,che nafee in Phenìcia. Dicefi, che nafee anchora in Egitto,come non dubito,che nafea anchora in Fracia. Sono chiamiti di quefio nome i canuti uelli degli albe ta odorifèri.Lodandofl t bianchitimi, er i piu lunghi per i primi di irezzanotcoficome nonfi Rimano quelli,che nafeono nelle ifolc,ct proprio. Tutto qucRo dijfe Plinio. Ma tra i mofebi, che nafeono agentile, che nafte nel laricccr imperò forfè per auentttra piu uir i h o / o . Col quale mi ricordo hauere battuto lafiate al tempo della notte affai piacere. Imperochc mentre che Rati* co dal cercare uarijfemplici negli alti montici ripofaua io (u’I fieno,dout erano affaifiimi larici, fuor di modo mo* fc°jÌ,metteuano alcuni paftori il fuoco con un picciolo lume del Mofco aridifitmo loro : il quale brufeiaua con mag* gior furia, che nonfa la polucrc delle bombarde : crfaceua neU’ofcurità della notte un numero infinito difauitle, W fiamme, ch’afcendeuano altamente nell'aria , lafcìandone foauifiimo odore. Et imperò è da pctfare, che quando Ga/cnofirme ritrouarfi il Mofco nelle querele ,c r n e i pezzi » che egli non intendafolo del pezzo: madituttcle fre¡pitie , come c [ abete >il larice ,C T il pino « Scriffe adunque egli del Mofco nel vi.libro dellefacultà de feme plìd,


r

. r

Difcorfì del Matthioli

plichcon ducile p ita le . Il Brio chiamano alcuni (f ladino . Ritrouafl nelle q u ercin e ipczV ,crn cgU oppibìdn •

u!rtù*fcritce c h i. Ha uirt'u di rifiagnart, ma non però ualorofa. N on è molto frigido,

da Sai. & da egli del digeftiuo, c r del mollificatiuo ; cr marinamente quello,che nafce nel cedro. Chtamaji uolgarmentetl Aioc gli Arabi'. fc0 g[t alberi ncfa frettarle Vinca,perche cofi è chiamato dagli Arabi .fra i quali diccua Scraptone. L Vfnca per alquanti giorni infufa in uino, beuendofene ,fa profòndifrimamentc dormire. Aromatizza lo ¡vomico , reprime il uomito, e r iltring?il Ruffo del corpo. E anchora medicina cordiale ÌV[n ei, fecondo che recita Auuenna nelfuo M uletto odo trattato delle uirt'u del cuore. Ma perche laflmilitudine del uocabolo m’ha ridotto a memoria il m v s c h i o odo* rife ro , & f u r iè r o , il quale e r di Leuante, e r di Ponente rinchiufo in certe ucfctchettefi et porta ,non ritrovandone io alcuna b iit o r ia y • » » ___ A— i ___tJ ' rinfila r-hf If tlt* Ytrnlf* memoria da D iofeoride, ne da Galeno, non ho uoluto preterire di non dirne in qtuflo luogo quello chefe ne richie de . Perche in uerità ¡’io lo tralafciafii,cr non [inferiti in quella mia opera,meritamente ftpotrebbe ella ai me con io dolcre.lmperoche uedendo,che tutto’t mondo,parte p occultare ifètondcl corpo, parte per amoreggiare,cr parte per una certa lafciuxpolitìa,alcollo,ne iuemmenti,nette borfe,nette corone de Pater n o llr i,c r in m tt e a lt r m o d t porta [eco il Mufchio ,fe non n’haucffc anch’ella la partefu a , e da dubitare, che malageuolmente haurebbe potuto hauer gratta fra gli huomini,che cofiuniuerfalmcnte dellefragrante degli odori respirano. Et impero accloch ella fi poffafare una misura a fuo modo odorifera, del Mufchio prima,& pofeia del ’Z ibetto, crd ttt Ambra, gli duro quella pofiibile cognitione,che le mie fòrze patiranno. Del Mufchio adunque odorifèro( fecondo che da Aedo tran* fcriuc il Rudlio ,fe però egli non ¡ ’inganna,attenga che piu pretto paiano paròle di Simeone Sethi G reco, che d A i* tio )fe nc irouano piu frette. Ma tiene il principato di tutti quello,che nafce in una certa terra, che riguarda affai piu ?Oriente, che nonfa la città di Chorafa : e r quefto in lingua barbara,fi chiama P at,di colore gialliccio. Tiene appo quello il fecondo luogo quello, che fi ci porta d’india : imperochc egli è ¿’affai minor bontà del primo, di co* IO ¡ore nereggiante. Il peggiore di tutti è quello, che uiene dalla regione de SiniGenerafluniuerfalmentc tutto il Mit fchio neÙ’ombilico d’un certo animale limile al capri nolo, il quale ha unfo l corno, e r e di corpo affai grande.oue* fio quando egli ua in amore, diuenta quafìfuriofo, e r ingroffafegli l'ombilico, empiendoli d'un certo fanguc grof* fo, in modo (Cuna poftema. In quello mezo quello animale non mangia,e non bee,ma quafìfempre fi ua travolgendo per terra : per il che crepa la poflema, e r efeie fuori quel fangue mezo corrotto-.il qual dipoi in certo fratto di tem po diuenta oìoT iftnfim o. Scriffe parimente del Mufchio tra gli Arabi alpi accuratamente Scrapione, in quello modo dicendo. I luoghi, doue fi ritrouano gli animali, che producono il Mufchio,fono ne He regioni di Tumbafco, C r de Sini, paefì proprio che confinano infìeme. Ma è molto migliore quello diTumbafco, che quello de Sini: im* perocbcgli animali del Mufchio di Tumbafco mangiano il nardo,cr altre herbe odorifere. il che non accade à quel li de Sini : i quali anchora che mangino herbe odorifere ; non fono però da comparare con lafrica, c r con le altre,di che fi nutrifeono quelli di Tumbafco. Oltre à quefto glihuomìni di Tumbafco non cauano il lor Mufchio delle uè* fcicheper contrafarlo, ne lo ricolgono mai, fc il cielo non c fereno.Ma i Sini per la maggior parte lofopbiUicano » cauandolo dette proprie ucfcichc, c r mefcolatidolo, per farlo crefcere, con alcune lor cofc, non ojferuando in ciò fcrenità alcuna del cielo. Il migliore c quello, che piu refrira etodore, c r quello che fi eaua dall’animale, quando è ben maturo. Gli animali, chefanno il migliore, nonfono differenti da g li altri in cofa alcuna, fe non che hanno ef i di piu due denti canini bianchi, c r lunghi di piu dunafranna, che gli efeonofuori di bocca,com e fanno quettide uerri. Il mufchio, quando non c maturo, ha odore b o m b ile , crfafiid iofo: c r imperò i cacciatori, che cauano te uefciche delnon maturo,l'attaccano all'aria,doue in certo fratio di tempo fi matura,CT fafii odorifero. Ma il miglio» re c quello, che fi matura nettafua uefcica nctt'iUcffo animale. il quale fi ricoglie da gli huomini di quel paefefu per li fafii, e r p e r li tronchi. I mperoche come l’animale fente la postema matura, fi uafregando, c r flropicciando à i 4° fafii, c r a i tronchi, tanto che fc la rompe , uerfando fopra quelli il liquore odorato, che ui fi ferra dentro. Il quale c migliore di tutti, per hauer la perfètta maturità, per effere flato cotto dal Sole, c r preparato dall aria. RicoU gonio quindi i cacciatori, c r ripongono in altre uefciche uacue, già fiate d’altri animali preft da lo r o . Et quello Mufchio, Se c quel Mufchio, che ufano i R e.cr che fi dona loro per cofa pretiofìfiima. E caldo il Mufchio nel fecondo ordì* iueuircù. ne , e r fecco nel terzo. Fortifica il cuore in tutte le fuc pafiioni, c r parimente tutte Valtre uifeere del corpo,batto Cr applicato di fu o ri. M ondifica le fiottili albugini degli occhi, c r diffecca le humidità lo ro . Fortifica il ceruetto , Cr conjèrifce all'antico dolore di tefta,che proceda dalla flemma. Humefatto con olio di chcrua, c r untone le par* ti genitali ,prouoca al coito. Habbiamo oltre al mufchio un’altro liquore, il quale c anch’egli c r difoaue, c r Z ib e tto , & fu a h i (lo r i a , d’acutifiimo odore. Qttefio uolgarmente per tutta Italia fi chiama z i b e t t o , molto ufato da profumieri nelle loro & f a c u ltà .

L ’ A N I M A L E CHE FA IJL Z IB E T T O .

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tmpojltìcn»

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Nel primo lib. di Diofcoride.

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tompofìtionì odorifere. Genera]} ne tejlicoli citeriori di certi gatti fìmili aUefòinc : li quali piu uolte lo tieduti io 4 Vinegia portatiui di Soria. E quedo liquore quafi come uhfiedore, che fi concrea tra i tejlicoli di quedo animale, ¿i natura calilo,cr humiio. Conferire aUe prefòcationi deUa madrice,[ungendone l'ombilico alle donne : onde non è marauiglia ,fe mirabile dilettatione elle nefentono, quandofe gliene porge nell'atto del coito. Ma comeJìgeneri Cambra odorìfera, ritrouo uarie opinioni. Imperoche alcuni tengono, ch’ella nafea nel fondo del mare nel mo¿0, che in terra nafeono i fònghi, er che pofeiaper r agitarfi dcU’onde ,fi(picchi dal fondo, cr conducafìallc riue. na™ar^ 0"* Altri dicono, che un certo pefice, nominato Azel ,'la mangia, er mangiatalafubitofi more : er che i pefeatori, li qualifono bene inflrutti di queflo, uedendolo nuotare mortofopra tacque, lo tirano aUariua confun i, er con un­ cini , er apertogli il uentre, cauano l’Ambra. della quale quella dicono efere la migliore, che figli ritroua piu ap* i o preffo alfilo deUafchena. Altridicono,ch'eUanafceincertìfòntiàmododibitime. Ritrouanjì d1Ambra tre fpe* S p e c i e , & uir tic. Vna, che gialleggia , migliore di tutte, la qualeftportada Selachito città d’india . L ’altra, che biancheggia, tù d e l T à b r a • che fi ci conduce da un cafleUo deU’Arabia felice, chiamato Sinebrio .E t la terza, la quale c nera, er f i ninno ua-

fòrta le membra indebilite, er parimente ì maco, er apre le oppilationi deUa madrice : prouoca i medrui, mitiga i dolori colici, irrita al coito ,gicua al mal caduco,à i paralitici, er allofpafiimo. L'ambra infufa nel uino, fa eccefiuamente inebriare. Chiamano i Greci il Mofco B/W ; Latini Mufchus egli Arabi Axnecb, ouero Vfinee ; i Taf efebi Moofz . 20

Dello Agallocho.

Cap.

N om i N°m 0 C0‘

del

XXI.

Lo a g a M - o c h o è un legno, il quale f i porta d’india,& di Arabia, fimile al legno della thuia,dìÍUntatnente punteggiato, odorifero,al güito coílrettiuo, con alquanto d’amaritudine.Ha la cortee eia fua fimilitudine piu prefio di cuio,che d’altro,di colore alquanto uario. Mafticandofi,oueramcn te lauandofi la bocca con la fua decottione.fa buon fiato, fpargendofi trito in poluere fopra tutto il corpo,probibifceil fudore. Adoperali ne profumi in cambio d’inccfo.La radice, beuuta al pefo d’una dramma, diflecca le humidità,& mitiga l’ardorej, & la debolezza dello filomaco. Beuuto con acqua, gioua à i dolori laterali, del fegato,& del corpo,& alla difenteria. 30

C h i a m a s i VAgallo cha da i piu nuoui Greci, i quali hanno in uarie er diuerfe cofc imitato gli Arabi, Legno A gallocho , aloe : come anchara uolgarmente fi chiama hoggi da i medici, er da glijfetiali. L ’ottimo è quello, che ne portano & lua cilam. i Portughefì da Calecut cittàfamoffima d’india quantunquefe ne porti anchora deU’ccceUcnttfimo d’Aleffandria 4 Vinegia, il quale abbrufeiandofl(pira di foauifimo odore. Ne però è da penfare, che queflo no fia il uero per non effer macchiato di punti: imperoche Oribaflo,il quale di parola in parola traduce da Diofcoride non legge taiicévo^ ma diuidendo tal parola legge, eVí ¡¿tv o w iuàSts. ciò e.E adunque odorato, e re .Il che parimentefa Serapione,no facendo egli memoria ueruna di punti, ne di macchie: come ne ancho Paolo. Ma non è però gran tempo, che fi ci comincia a portare il buono : imperochefe bene apprejfo ad alcuni fe ne ritrouaua qualche pezzo deU'eccellente;no dimeno effóndo queflo poco, altro non s'ufiaui nellefpetiarie ( come è flato detto di fopra ) che l'oliualìro di Rhodi : il qual penfa ingannandofì il RueBio, che fia l'afpalatho. N afee t Agallocho (come tcftificano i Portughefì, che A gallocho 40 per mezo giorno nauigano in Leuante ) nclíifolaTaprobana, er in altri paefi circonuicini : del quale portano bora o u e n a f ta . i tronchi tutti interi, i quali nonJotamente accefì, ma maneggiati, er fregati con mano, f f irono di gentilifim o , Cr foauifimo odore. Ma con tutto quefto l’Agallocho è per tutto filmato : percioche fin doue egli nafee ,f ì uenie molto caro. Ma di cofl eccellente nonho io anchor ueduto. Sono alcuni,chefognandofiorifero non effer ueruno, E r r o n e a « p i che mai ucdcfje l'albero deU'Agallocho, credendofìper cofa certa, ingannati ddü'opinione fauolofa del uulgo, che n i o n e d i a l d i rafeafilamente nel Paradifo terredre,cr che di quindi(i trdfporti da i fiumi, che fecondo le fiacrefrittu re efeono n i» di quello. Ma è ben cofia certa ( come breuemente teflifica Ser<tpione)che ilfiume Gange dell'India menaficcogran copia di rottami d'Agallocho, i quali uifiono portati da diuerfit altri fiumi,che entrano in quello. Imperochefeon rendo queñi luoghi, oue naficel'Agallocho, ingrofifandofi aUe uolte molto, per l’inondationi deUacque, rapificono ficco infiniti tronchi, crrottami d’AgaUocho, infierne con uarij altri legni cafcati d i bofehi per terra, er li portano 5 0 nel Gange. Il cheJpefiifiimc uolte ueggiamo interuenire neUe noftre fiumare d’Italia, quando dopo aUe gran pioggie s’ingroffiano. Del che dà manififto inditio queUo AgaUocho ,chefìuendeàV inegia ,ilquateper effere lunga• menteflato trafportato dall'acque ,jì uede per tutto lacerato, rofo, c r guado. Onde non è punto da marauigliar• fl,fe maneggiandofì non(pira, ne rende queUo odore fioaue, di cui}pira quello, che daUe proprie felue, c r dagli iflefi luoghi, oue nafee,riportano i mercanti Portughefì. E fiAgallocho di piu fpetie, fe fi deue preflar fède à Sea H ifto ria de regione, il quale d’autorità d’Abohanifa Arabico neferiffe in quedo modo. Dicono ,che l'Agallocho non nafee in 1*A g a l l o c h o Arabia, quantunque uifìa una pianta,chiamata Neuig, la quale glifi raffembra alquanto. Ma f ecceUentifimo na= f e r i n a d a S e fee in India : il quale quantunque fia differente di fpetie ( per effierne quiui di piu forte ) nondimeno quello propria<= rapione. mente, c r particolarmente fi chiama Indiano, che di tutti è piu ualorofo, comefi chiamano i mirobalani neri parti molarmente Indiani,per efficre di tutte Í altre fpetie migliori. L ’ottimo chiamato Indianofi ritroua in ima ifiila d'ili Co diachiumati Timua. L’clct tifiimo c il nero, uario di colore, pieno, graue, duro, grojfio , c r non bianco,cr che nccefio non brufici preflo, ma che ui duri dentro lungamente il fu o co . il fecondo luogo di bontà ha quello,che chia* Muto M oaduno, da Monici città d e fin ita , ondeflporta . Il terzo chiamano Seifico il quale non è di poco ualo-

c

i

re,per


y2

Difcorfi de 1 Matthioli

r e , per cffcY coflgrdUe »Cr uirtuofo, che mejfo neU’acqua non ui nuota,mafubito fe ne uà al fondo. Di |queñaffe* tic quello neramente piu sapprezza, che égrojfo, CT benpieno ¿humor e . Il manco buono è quello,che chiamano Alcumerico,piu trifto iebSciftco, quantunque A leumero nonfia lontano da Seifò piu che tre giorni di camino .N el lafpetie deU’Alcumerico quello è piu ualorofo,cbe è nerofenza bianchezza alcuna, grauc,zy che tardamente s'abbrufei. Ei ¿autorità di Chealfètcbono, il meiefìmo Scrapione coflfcriue. Dicono oltra ciò , che gli habitatóri de luoghi ouenafee l’AgaUocho, fubito che l'hanno tagliato dall’albero, lo fepetlifcono in terra per tutto ¿¡tema po d’uno anno, accioche cofi s'infiacidifca tutta lafua corteccia, ey rimanga/blamente il puro legno. Dicono an* chora, che ira m i,c r parimente i tronchi dell’Agallocho, che cafcano in quelle bande per loro ¡U fi, fon pofeia ra * piti dalle inondationi defiumi, er portati da quelli per ipaefi circonftanti. Tutto quefto dijfe Scrapione. Al quale fottoferiue tra i piu moderni Greci Simeone cognominato Sethi, rendendo la ragione, perche caufa fi fcpettifca in io terra Í AgaUocho, con quefie parole. Non credono, che l’Agallocho diuenti odorifero ,fe prima non sinfracidifcc egli alquanto:*? però i paefani,fubito che ¡"hanno tagliato,lofepeUifcono in terra, ey alfuo tempo lo difotterrano , er uendolo à i mercatanti. Kitruouo oltre à ciò,che Nicolao Aleffandrino,nelle compofitioni defuoi medicamenti» fa frelfc mite mentione ¿ AgaUocho crudo.Sopra al che commentando il Fuchfìo medico clarifimofle tempi noñri, dice quefie parole. Fa Nicolao fpeffo memoria d'AgaUocho crudo : er però in quefto luogo diremo hora fopra do il noñro parere. Intendo adunque io, che t AgaUocho crudo fia quello,che non è putrefatto : imperoche ( come te* ftifica Simeone cognominato Sethi)gli huomini del paefe,oue egli nafte,lo tagliano,ey pofeia lo fotterrano con mol* ta poluere, ey doppo alquanto tempo lo cauano fuori,ey uendonlo à i mercatanti. Et però quello farà il crudo,che non è ñatofotterrato, ma chefìa tolto daU'albero iftejfo per ufare. Quefto tuttoferine ilFuchfio. Dalla cui opi* Opinione nionefon io affai lontano. imperoche fe nel comporre de medicamenti,noi ricerchiamo fempre i piu ualoroft,et piu 19 del Fucililo eccellentifemplici', che ritrouar fi pojfano,ey cffendo(come rifèrifee S'imeone) quello AgaUocho piu ualorofo et piu reprobati. odorato, che tagliato fi fepeUifct in terra, non ueggio per qual ragione debba Nicolao chiamar crudo quello, che fubito ¿flato tagliato daU'albcro(di quefto per la diftantia del paefe nonfi porta à noi)ey che nonfia Hato fepellito , er tenerlo per il piu ualorofotey maftimamente fapendoft,che il fepolto nella terra,er nella poluere,non ftpuò cuo* cere perfe fteffo, non efferidouifuoco, ne calore,ma piu preño fi ¡foglia da una certafua fuperfìua bumidità,la qua le nel nonfepolto offujca l'odore. Et però crederò fempre io piu prefto, che per crudo intenda Nicolao, quello che nonfia flato cotto,ey bollito nellacqua,hauendo forfè egli intefo, che gl’indiani molto uaghi de bagni,lo fanno cuo cere, per dar lorofoauifimo odoreiey ancho perche di cotali decottionifanno pretioftfime acque, per bufo de iR e lorojey d'altri fegnalati perfonaggi.come fanno parimente leffando il Rcubarbaro,et cauandone fuori la uirt'ufta , prima che lo uendano. teucramente intende Nicolao per cotto, quello che è menato lungamente da ifiumi per luti* 30 ghi paeft. Imperoche in quelle calidifiime regioni,l'acque defiumi uengono cofifòrte fcaldate dal Sole,che nonfola* mente poffono macerare i legnami,che ui nuotano i giorni ey i mef i interi, ma cuocerli,ey leffarli anchora. A que* ño s’aggiunge anchora,che richiedendo Nicolao nonfolamente il crudo,ma il buono anchora,nò mi pare, che altro F a c u lta d e l­ ricerchi egli,che quello,che per ñar fottcrrato s'èfatto migliore. L ’agaUochofcalda,ey diffecca nelfecondo gra* l o A g a llo — do.Confrrifcc(come ferine Auicenna)ne i difètti del cuorc-.ey però lo pofe eglifra quei medicamenti, chefi chiama* cho. no Cordiali.Di quefto non ritrouo memoria alcuna appreffo Galeno altroue,che ne ifucccdaneitdouc in luogo deli* AgaUochofupplifce la centaurea maggiore. Chiamano i Greci Í AgaUocho,A’ydhKoypr-i Latini AgaUochus,ey L i Nomi. gnum aloesegli Arabi Hodd,Agaloian,Agalugin,oucro Agalugen : i Tedefcbi Aloes holtz » onero krcutz : holtz gli Spagnoli Linaloe.

40

D el Nareaphtho.

Cap.

XXII.

I l na RC aph th o fiporta d’india. E una feorza limile aquella del ficomoro. Abbrufciafi per far buono odore>& mefcolafi con le compofitioni de profumi. Vale per uiadi fumano alle oppilationi della madrice. N a re a p h th o & Tua e fla ra

T ig n a r n e .

K o m i,

T

anto

breuemente del Nareaphtho, urtanti pochi fegni deU'efferfuo neferine Diofco ride , che malageuol-

• mentefi può darne quella nera notitia, chefarebbe certifiimamente deflderio mio, auenga che nonfi poffa per uero affermare, che cofa ci ft porti hoggi d’india, che potejfe effere il uero Nareaphtho : ey tanto piu, che non ritrouo, che Thcopbrafto, ne Plinio ríbabbiano ne uolumi loro Inficiata alcuna memoria. Ma è ucrámente da credere, che fe <¡0 il Nareaphtho ft ci porta, che egli fìa il proprio Tignarne delleffetiarie, comefi può affermare per diuerfe conici ture . Imperoche tignarne non uuolcrileuarc altro,che thymiama : ey thymiama in Greco non rileuare altro nel no(irò uolgare, che profumo, Et perche il Nareaphtho molto s’ufa à profumare, lafciato il proprio nome,fi hafola* menteferbato il nome della cofa,in che egli s’adopra,corrotto il uocabolo thymiama in tignarne. Oltre à quefto,di* ce Diofcoride ,che per fcfolo,ey ancho mefcolato con gli altri odori,accendendofl, rende buono odore. Il che nel tignarne delle ffetiarie facilmentefi pruoua. Imperoche egli è tanto in ufo neUe compofitioni odorifere,che non fio lamente s'adopera effofolo per profumare ;ma poche compofitioni di profumi ftfanno,che non u’entri il tignarne. I l chef a , che non ci dobbiamo marauigliarcfc lafciato il proprio nome dett'albero,fi habbia ufurpato il nome de pro* fumi. Chiama Scrapione il Nareaphtho Lafahaten, cr dice hauer uirt'uftmile al calamo odorato. Chiamano il Nareaphtho i Greci NdpMpS°v;i Latini Narcaphthum ; il m igo Tignarne : gli Arabi Nabacb,onero Lafahaten. io

V ft


Nel primo lib.di Diofcoride. D el Caricamo.

Cap.

f}

XXIII.

E I I C A N C A M O un liquore d’uno albero d’Arabia, quafi fimile alla mirrha, d’aiTai graueodore rei gallarlo. Vfaiì per fare profumo. Adoperafi con mirra,& (torace á profumare le uelti. Dicono, chebeuutoncil pefodi tre oboli alquatidi con acqua,ò aceto melatho,fmagrifceigralsi.Dafsia chi patifce nella milza,al mal caduco,& à gli afmatici. Beuuto con acqua melata,prouoca i meilrui.Toglie uia prettamente le cicatrici de gli occhi:& bagnato con uino,cura la debilità di quclli.Non e piu efficace cofa del Cancamo per li flufsi delle gengiue,& per il dolor de i denti. IO

Il

cancamo uero, che corriffonda aü'hiftoria, che riha fcritto Dio/:»ride(fecondo l opinione de piu f i*

C a ric a m o ,8 t f u a e f la m .

mo/i moderni ftmplicifti)non fi ci porta ne d’Arabia, ne I altronde. Diafono alcuni, che per lo Cancamo ne dima* Urano una gomma lucida, er roffa, quafi fimile alla mirrha, rauolta intorno à certi Stecchi,o uogliamo dir pezzi di rami di certo albero incognito. Ma perche mafticandoft quefia gomma, non uiflfente ( comeferine Diofcoride) odorefuñidiofo ueruno, non uogliono confentire alcuni, che queSta cotal gommafia il uero Cancamo. vfafiquefta gomma cotidianamente per tinger lafeta di color roffo: er chiamafi uolgarmente Lacca , er bacchetta. Di que* L a c e a , & fu e fia fi ritrouano duefpetie , le qualifono differenti ( cofi credo io ) Jotamente in bontà. La migliore chiamano L ac* f p e c ie . ca Sumctri, c r la manco buona Lacca Combeiti, cofi forfè c h ia tte da i luoghi, onde ci fi portano, ò d’ Arabia, ó d'altre regioni. Quella, che piu s apprezza chiamata Sumetri, femprefi ritroua rauolta, c r attaccata intorno ì 20 tronchifiottili di rami d’albero : ma f altra fi porta in pezzi fenza alcun legno, come la mirrha,la qualefinendo affai mancó delialtra . Di qui adunque è interuenuto, che fi fieno creduto cofioro, che quefia Lacca fia il Cancamo , fondandofi neü’hifloria, che nefcriue Serapioncfubito, che hebbe trattato del Cancamo, qual egli chiama Lacca, ¿autorità di Diofcoride, c r di Paolo t e r per dir egli, ch’ella è unagomma d’un albero quafifinule alla mirrha, con L a c c a fcriña quefte parole. L a l a c c a (comefcriue Ifitc Amranft una cofa roffa, che ftà attaccata intorno à certi piccioli d a S e r i p r o . pezzi di legno,di non ingratofapore. Cuoconla per tingere i panni di roffo colore,il qual chiamano chermes. Chia mano parimente Lacca tutto quello, che refia nette tentone di quefto colore dopo al tingere de panni. Portafi la Lacca d’Armenia. Diffecca, cr fcalda nelfecondo grado. Conforta, c r fortifica lofiomaco, è’I fegato, c r apre* leoppilationi di quello : gioua al trabocco di fiele , cr parimente à gl'hidropici.Lauafl per le medicine in quefto modo. Komponfii rami, à cui ftà attaccata quefiagomma, diligentemente, c r dipoi fe gligittafopra dell acqua, 3 o oite prima fia fiato cotto dentro ariftolochia,cr giunco odorato, c r meffo tutto in un mortaio,fi ua menando intor* no co'l pe¡letto, cr lafciafì poi firmar ,fìn chefaccia refldenza, er dipoi fe nefcolafuor l’acqua leggiermente. E tfe con lunaria unafola uolta non diuenta lucida, c r trafparente, fi lana una altra uolta, er dipoi f i mette àfecc are al* tombra,cr riponfi in un uafo di uetro. Tutto questo della Lacca fcrijfe Serapionc. Dal cbeèmamfèfto,che lagam ma,che chiamno i tintori Lacca,è la uerà cr legitima Lacca degli Arabi,ma però differente dal Cancamo de Gre* ci : percioche appreffo Diofcoride, il Cancamo è un liquore d’uno albero, che nafee in Arabia, di faftidiofo fapo* re : c r appreffo Serapionc, unagomma roffa, che fi porta d‘ Armenia,c r non <fArabia,attaccata à picciolitronchi di legnosi non ingrato fapore. Appo ciò il Cancamo di Diofcoride fmagra i grafi c r i corpulenti: gioua a i diftt• ti detta milza, a gli Stretti di petto, c r al mal caduco : prouoca i meftrui, lena le macchie dette cicatrici de gli oc* chi , c r gli fortifica, quandofono indebiliti :fa difenfiarc le gengiue, c r toglie uìa il dolore de denti. Et la Lacca jio di Serapionc aprefolamentc le oppilationi, fortifica le uifeere indebolite, mitiga i dolori delfégato, c r cura iltra * boceo di fiele,cr parimente l'hidropifia. Onde fi comprende,chefieno il Cancamo, c r la Lacca diuerfi medicamenti di natura, pofeia chefono di diuerfa uirt'u. Et però nonfenza cagione hanno¡limato i medici, che fono cffercitati nett’hiftoria de femplici, che il Cancamo di Diofcoride ci manchi. Nondimeno con tutto quefto non mancano ra=» E r u o u e y c h e gioni >ne teftimonianze di fcrittori autentichi, con che fi poffa prouare, che il Cancamo de Greci, c r la Lacca de i l c a c a m o , Se gli Arabi fieno una cofa medefima. I mperoche quantunque paia tffer uero tutto quello,che è Stato detto;nondimc- la la c c a fie n o no chi uorrà bene auertire, che il tefto in quefto capitolo è [corretto, c r mendofo, c r ponderare molto bene ogni u n a c o fa a x ie d e f in u u cofa, forfè che ageuolmentefi ridurrà à credere,che non manchi Cancamo in Italia . Quefto dico io nonfenza ef* ficace ragione, perche, leggendo in Paolo Egineta, il quale tranfcriue la faculta defemplici di parola in parola da Diofcoride ; er ritrovando, che egli dice, che il cancamo è un liquore d’uno albero, che nafte in Arabia fimile atta 50 mirrha,tfodore non ingrato, c r che nonfa quiui mcntione alcuna,che habbia diffiaceuol fapore ueruno,fubito co« minciai àfumicare, che tutto quello, che del fapore del Cancamofi ritroua fcritto in Diofcoride, ui fufft fiato ag* giunto, oueramente permutato per negligenza difcrittori. Accrebbemene la fufficione dipoi Serapionc : imperochefcriuendo egli del cancamo nel cap. detta Lacca, tranfcriuendo ( come è fuo coftumc) da Diofcoride , nonfece di fapore mentione alcuna Alche dimoftra, hauer tranfcritto egli da un uolume, che mancava di quefto errore.Ma quello, che oltre atte predette ragioni, m’induce à crederebbe altrimenti non poffa fiare quella cofa,è che prima fi ritrouafcritto in Diofcoride, efftr il Cdncamo difafiidiofo , & diftìaceuole odore: il che dà manififlo ìndttio di fi »ore, er non ¿odore, che flagrato . E pofeia fubito dopo quefto fi legge , che egli s’adopera per profumo infierne c ° n mirrha,zr confior ace per dare buono odore atte ueftimenta. Le quali cofecome tra fe fteffe ¡intronano contra *ie ¡cofi parimente dimofirano la corrottela del tefto di Diofcoride. Per tutte adunque quefte ragioni cr autorità , Co nonftnza caufa ho quafi fempre creduto, che il tefto fia in quefto luogo corrotto, cr che di qui fia interuenuto ,che il Cancamo de Greci nefia parfo differente dalla Lacca de gli Arabi. Ne però pare oftare à cotal ncftra opinione, d e molte piu uirtù di curare uarij cr diuerfi morbi habbia dato alfuo Cancamo Diofcoride, che non dà Serapionc


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5-4

DifcorfidelMatthioli

¿Ha[tu Ldeca. percìothe non è dubbio alcuno, che i medicamenti, chefmagrano i g r a fi , er i corpulenti, er che parimente giouano à »difèttoft di milza , er 4 prouocare i meflrui, non pojfano parimente fortificare lofiomaco, e'I fégato, er aprire, er curare le loro oppilationi ,fana l’hidropifle, e r il trabocco difiele. Tutto quefto ho qui uoluto dire io , non perche l’opinion mia piu s'accetti, chefireprobi ; ma per dare adito àg li altri d’tnueftigarc la L ìcci artifi­ iteriti della cofa. E oltre a ciò dafapere , che nonfidamentefi ritroua Lacca naturale, ma dell’artificiale ancho* ciale diuarie radi diuerfie flette : le quali fi fanno dellafèccia di uarij colori per tufo de i dipintori. Faffine adunque del colore, ipetie. „ che chiamano Cremefie, er Cremefino :/ affette della grana, che fi tingono gli ficarlatti : fiaffiene deÜ'ifieffia gomma della lacca, er parimente di quel legno durifiimo ,c r [odo, che fi chiama uerzino. ma quefla è la piu itile er la manco apprezzata di tutte le altre : come che niuna di queflefia in ufo per le medicine, fie non apprcffioàgl’igno* ranti. Ma non manca però chi creda,che il Cremefìno fia anchor egli gomma, chediflilli dagli alberi: immo la iftefifa Lacca di Serapione, ciò è quella gomma rofja, che Uà attaccata à i tronchi de rami di quello albero, che la proda* ce, fòndaniofìfopra le parole di Serapione, il quale d’autorità d’ifitch, dice, che di quella fi tingono i panni di quel colorroffo, chefi chiama Chermes. Della quale opinione ritrouo efifier flato il fuchfio Intorno neramente de O p i n i o n e tempi noflri dottiflimo. Ma per miogiudicio, non pare che babbia egli ben confiderai la cofa. imperoche il Cre« d e l F u c h f io mefino >con cuifi tingono lefeie di color purpureo, er di pauonazzo ( come molto benfanno le tintorie di Viner e p ro b a ta . gia, er altri luoghi d1Italia ) è unapilula roffa picciola, la qual nafee in Uuantc, attaccata ( per quanto ne riferi* fi,cono i mercanti ) alle radici della Pimpinella, er non gomma, ne cofa, ckecafchi dal ciclo. Percioche quefla gom ma non è altro, che la Lacca di Serapione, la quale chiamano in Italia, chi Lacca e r chiLacchetta,ufatadai tintori per tingere quelle fete di roffo >che manco s’apprezzano per non duranti lungamente quelflorido colore, che dimoftrano nel comprarle. Ne ofia a quefto ,che feriua Serapione, al quale in quefto luogo adherifce il fuchfio, che il colore di quefla Lacca fi chiama chermes , che altro non rilieua, che Cremeflno.Imperoche al proprio capi* tolo del Chermes, altro non intende egli per il chermes’., che la grana de tintori di Diofcoride. Onde non poffo fe non penfare, che il teflo di Serapione nel capitolo della Lacca fla feorretto,er falfificato ò da glifcrittori,o dal* l'interprete. E però forfè meglio farebbe leggerlo in quefto modo. Cuocefi quella lacca, er tingonuinfì dentro i panni di roffo colore, di modo che paiono cremefini : ouerc flmili à quelli, nelle cui tinture fi inette il Cremefìno, Errano oltre àcio una gran parte de gli flctiali nel comporre IdDialdcca, mettendoui in luogo della itera er le* E rro re de g li gittima Lacca fritta dagli Arabi, chefi porta diArmenia, oue diüitta da un certo albero, dì quellefatte per arte fpetiali. f blamente per tufo de i dipintori. Ma guardino digrada, che uokndofì correggere di quefto errore, non cafcafi* fero in uno altro molto maggiore. Il che ageuolmcnte interuerrà loro, fe feguitaranno la dottrina di quei ucneran* E r r o r e d e F r a di Padri,che hanno commentato l'antidotario di Mefue. Imperoche queftigià fatti grandi restauratori della medi ti commenta cina, non hanno dubitato di confìgliare, che nell'antidoto della Dialacca nonfi debba metter altro, in luogo della to r i d i M e i. Lacca, che quella gomma oueramente liquore condenfata, chef i ci porta diAfricafìmile agrumi difangue; che uolgarmente fi chiama Sangue di drago in lacrime, er che fi tiene da tutti i dottifemplicifti, che fla il uero ciana* baro di Diofcoride. Ma errano in ciò molto piu, che non è il merito della reprehenfione, chefi deue dar loro,per rfler quel fangue di drago in moltefacuità fue del tutto contrario a quelle del cancamo, er detta lacca. Percioche quefla ( come dagli Arabi fi catta ) la quale propriamente fi conuiene er fi richiede in quello antidoto, come medi* camento ritrouato, er compofto da loro, oltre atta fortezza »er conßrto, che da ella atto Stomaco er al fegato, apre diforte le loro oppilationi, che non Solamentegioua al trabocco difiele, ma anchora ualorofamente ttett’hidro pifie . Ma il contrariofa il fangue di drago, il quale per propria uirtu coftrenge, riftagna, er ferra ualorofimn• tetdi modo che ferine Diofcoride, che il detto fangue di drago ha le uirfli, er lefacultd medefime, che la pietra he matite. L 4 uirtu detta quale è però di riflagnare il ftuffo de meflrui, non di prouocarlo, comefa il cancamo, er la lacca : er maßimamentc dottefi ritengono per caufa di humori grofii , chefacciano oppilare le unte. Per ciò adun* que sadoperd il fangue di drago ,per riflagnare il fangue nette ferite, er in ogni altro luogo del corpo, er per con= folidare le rotture delle offa, piu che ogni altro medicamento. Ma lafciamo hormai qucfti padri da banda, er con* figliamo gli fpetiali, che uolendo loro adherire a i noüri configli, non mettano altro in quello antidoto per la lacca, che laferitta da Serapione. La quale ( come habbiamo detto ) è quella iftejfa, che hoggì cifi porta d’Armenia, er anchora d'india copiofìfiima per le tinture rofle delle fete foprafu fletti di legno. Imperoche di quefla intefero gli Arabi inuentori dell’antidoto chiamato Dialacca. I quali feguitando Nicolao Aleffandrino,comanda,che netta Dia lacca fi debba metter quella Lacca , che adoperano i tintoria qualifinalmente altra lacca, che quella non hanno,ne adoperano per tingere lefete. Chiamano l Greci il Calicanto ^ 4 yM.puv : i Latini Cancamum : gli Arabi Sac, 0* N o m i del nero Lach : il uulgo Lacca. C ancam o.

Del Ciphi.

Cap.

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co ’

X X I III.

E 1 l c i p h i una compofitione di profumo, dedicata alli Dei : la quale abondantemente ulano i faccrdoti d Egitto. Mettefi negli antidoti,& daisi à bere àgli Eretti di petto.Sene fanno piu compofitioni,delle quali qucltan èuna.Toglimezo feftario dicipero, Se altrettate bacche di ginepro bc mature,d vua palla eletta,Se ben piena, curata da ¡fiocini» dodici mine: di ragia purgata, cinquenni ne *.di calamo, & giunco odorato,d’afpalatho,egualmente di tutti una mina: di mirrha dodicirdi uin uccchio feftari noue: di mele mine due. Pefta pofeia l’uua paffa ben prima netta da i fiocini, Se incor 60 porala con la mirrha, Se co’l uino: Se aggiugniui poi tutte 1altre cofe pefte,8e bene {tacciate,Se lafcia le in infufione à macerarli per un giorno intero. Dipoi cuoci il mele,Se come lo uedi uenire uifeofo, aggiugniui t

*


Nel primo lib.di Dioicoride. a g g i t ig n iu i la r a g ia l i q u e f a t t a , & m e f c ° ! a d i l i g e n t c m c n t e c o n l a l t r e e o f c b e ii t r i t e , &

fc r b a lo in

un

u a lò d i t e r r a c o t t a , R i t r o v a n s i alcuni uolumi di Diofcoride, c r mafiimt de i piu antichi ( come recita il dotto Marcello Triorcntino)chc mancano di cjucilo capitolo delCiphi. Il che faageuolmcntc credere, che piu prefto ui fu flato ag* giunto da qualche curiofo medico,che poftoui daDiofcoridc. Del che non dà picciolo indicio il penfare,che fcnuen do Diofcoride de [empiici,non haurebbe cofi fu or di propofto,interpoftoui quefta compofìtione. [ Greci lo chèa mano K Spi. i Latini Ciphi.

Fiorai.

- J:

D el Croco.

Cap.

XXV.

I l c r o c o ottimo nell’ufo della medicina c il Coriceo,frefco,& ben colorito,& che habbia nelle fue fila alquanto di bianco,& quello,ch’è lungo, intero in tutte le fue parti,non fragile,pieno,non fminuito di co fa alcuna,& quello,che bagnato,tinge le mani, non ha odore di muffa,non c humido,non tignato, & alquan­ to acuto. Quello adunque,che non iarà coli, ò è uecchiojò è flato bagnato.il fecondo luogo di bontà fi dà al Coriceod’unaprouincia,che confina con Licia. Il terzo al Licio del monte Olimpo . & il quarto à quello di Egide città di Etolia. Il Cirenaico, & il Ccnturipisnofono di minor uirtù di tutti quelli di Sicilia. Tutto jil croco ha natura domeftica,fimile à gli herbaggi.Nó dimeno gli Italiani per la copia del liquore, & bellezza del colore,l’ufano per tingerei cibi, che fi fanno ne i mortarhperlaqual cofa fi uende affai caro.Qnello,che in medicina è piu utile,è quello,di cui feriuemo prima. Sophifticafi il croco con il crocomagmate pefto, Olie­ rò mefcolatoui uin cotto ;aggiuntoui,perche piu pefi, fpuma d’argento,& piombaggine. Madifcuoprelama gagna la polucre,che ui fi truoua dentro, & malsime fe ui lènte l’odore della ftpa. Vuole Thcflalo, che’I croco fi commendi folo per l’odore.Dicono alcuni,che il ero co,beuuto con acqua al pefo di dramme,ammazza.Ha uirtù di maturare,mollificare,& leggiermente coftrin gereiprouoca l’orina; fa buon colore. Beuuto con uino palio,ualc contraalla ebbriachczza. Applicato con latte humano,ferma i flufsi de gli occhi.Mettefi utilmé te nelle bcuandc.che fi fanno per le interiora: & ne peif foli,& ne gliempiafrri.chefifanno&perla natura dèlie donne,&: per il fcdcrc.Stimola il croco à lu furia,& mitiga cmpiaflrato,le infiammagioni,che tendono al fuoco facro: è utile alle pofteme delle orecchie. Bifogna,accioche facilmente fi pelli,metterlo in uafo di terra caldo,aiterò al fole,& uol= tarlo con prcftezza.Lefuc radici beuute con palio,prouocano l’orina.

DelCrocomagma.

Cap.

XXVI.

I l c r o c o’ m a g m a fi fa delle cofe aromatiche, le quali fi fpremono dall’unguento crocino formate pofeia in padelli. L’ottimo c quello,che è odorato, & che rifpira alquanto d’odore di mirSo rha,graue,nero,non lcgnofo,lifcio,amaretto,& quello che bagnatola colore di croco,& guftato tir) .ge largamenrei denti,tk la lingua ; & quello,che per molti anni fi conferuaicome è quello,che fi por ta di Sona. Ha uirtù di nettare le caligini de gli occhi.Prouoca l'orina,fcalda,matura ,& mollifica. Eglirapprcfentaquafile uirtù del croco.perche contiene in fe gran parte di quello. E i l c r o c o neramente noto a tutto il mondo.Chiama/}(anchora che fìa uocabolo Arabicó)per tutta Ita Croco,& ilia Ha,cr maftimc in Tofcana,Zaffarano ; quantunque in molti luoghi nel contado noftro di Siena fi chiami egli Gruo e f l a m i n . go.Ma del Coriceo,ne di quello del monte Olimpo,à quefti tempi non fen e porta à noi. c r imperò tiene il princi= Z a f f a r a n o . fato à Vinegia quello,che fi porta dall’Aquila, città d’Abruzzo. Trouafene dell’ottimo, c r migliore affai dell’A* filan o in ogni fua parte in Alemagna nell’ Arciducato tf AujlriaJn fu i territorio di Vienna, città principale di i o q>xllaprouincia. M a di quello pochifim o nepafja in Italia:percioche mal volentieri gli Ongari, c r i T edefehi p e ri ufogrande,che fanno delle frette,fe lo lafciano cauar del pdefe loro. Nafcene anchora in Tofcana in alcuni luoghi, c r mafinte in quel di Siena dell’eletifimoulqual può ¡lare con tutti quefti al paragone. F iorifee il Croco ■ •» . ( come


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Diícoríi del Mattinoli

(comefcriueTheopbraño)nel tramontare delle flette chiamate uergilic.perfottiodi pochi giorni, c r infierne coni fiori preño manda fuori le fòglie. Qalpefiandoflfreffo diuenta piu bello,c r piufruttifero. fece del Croco men* to&GaL tione Gdeno alfettimo dette facultà de [empiici,cofì dicendo. Il Croco ha anchora un poco del coftrettiuo,¡¡quale * * ha del terreo,er del frigido. Ma eccede in effo la uirtù calida ¡dimodo che tutta la fua effenza arriua al fecondo grado di calidità,cr ai primo di ficcitber imperò ha egli una certa virtù di maturare, al che l'aita quel poco , che ha di coftrettiuo. Veramente,tutti quei medicamenti,che nonfon troppo collii , er hanno un poco delloflit tico, han no la pari faculta dell'ejjcnzc>chc chiamiamo cmplaftice,w maturatine,le quali c Ògiungendoft con una non eccefri» uacaidezza,fono concottiue, come habbiamo dimottrato. Et al fecondo delle compofltioni de medicamenti fecondo i luoghi,dijfe egli che il croco frriua co’l fuo odor ileapo »e r perturbava Í intelletto,coft come il peucédano, c r i frutti iti lentifco. Chiamano i Greci il Croco Kf»*«< - i Latini Crocut egli Arabi Zahafaran, ouero Zafaran t i io ni. Nomi. Tedefchi Sajfran tgli Spagnoli A zafranù franccft Sajfran. .

DeH’helenio.

Cap.

XXVII.

Lo h e l e n i o fa le foglie iìmili al verbafco.che produce le foglie piu ftrette.ma piu afpre & lunghini me. /n alcuni luoghi non fa fufto. La fua radice bian cheggia, & qualche uolta roifeggia,è odorata, grofla, & alquanto acuta : dalla quale li fpiccano le propaghi, & piantanfi nel modo , che s’ufadifare coni gigli, & 20 con l’aro. Nafce ne i monti,in luoghi ombrofi, & fecchi. Cauafi la radice la ftatc,& tagliata in pezzetti iì iec ca. Ladecottionefua beuuta,prouocal’orjna,& i me ftrui. Gioua la radice tolta con mele in forma di letto uario alla torte,à gli afmatici,rotti, fpalìmati, alle uen» tofnà,& à i morii de ferpenti. In fomma ha ella uirtù di fcaldare.Le foglie,cotte nel uino, s’applicano utilmen tealle fciatiche. E utile l’helenio allo ftomacho, condì to con uino parto :& imperò gli artefici del condire, feccatolo prima alquanto,& pofeia cottolo,l’infondo 30 noinacquafrefca.&poilo mettono nella (àpa,& lo conferuano per ufarlo.Trito,& beuuto,gioua allo fpu todelfangue.RiferifceCrateuanafcereuna altra fpetied’helenio in Egitto, che producei rami lunghi un gombito,liquali fe ne uanno ferpendo per terra à mo­ do di ferpollo. Produce quella intorno à i rami foglie limili alle lenticchie,ma piu lunghe,& piu folte. La fua radice è pallida, di groflezza del dito minore, grolla appreffo al fufto,& fottile nella cima,& di nera cortec cia.Nalce in luoghi maritimi,& nelle colline. Vna del ,10 le fue radici beuuta con uino,c utile à i morii de gli ani mali uelenoli. L’ h e l e n i o , che noiTofrani chiamiamo Letta,cr altri Enola,crEnoi,è cofamoltonotainltalia. Mauc Helenio , & ¿'fi la noftra produrre fòglie molto maggiori di quel che recita Diofcoridc.lmperoche nonfoto le produce maggio* fua eflàmm. ri del uerbafco,che ha piu fretta fòglia ; ma molto piu grandi di quello,che di tutti i uerbafchiproduce le fòglie piu ampie,cr piu lunghe. Il che quantunquepoffa accadere per la uarietà de luoghi cr de climi ; credo nondimeno,che il tefto in quello luogo fìa corrotto,& fmembrato di puraffaiparole. Vercioche recita il dotto Marcello Fioren­ tino hauere hauuto egli un Diofcoride uecchio.cr approuato,ncl quale fi ritrouaua quefto di piu, che non è fr it to negli altri Diofcoridi in quefto proprio capitolo,ciò è. Caulem exfe mittit Uelenium, craffum, hirfutum, cubita* <0 hem,pr aliquandomaiorem,angulofumq; : fior et luteos, cr in hisfemen uerbafeo flmile ,tailu pruritum faciens. ciò e. L Helenio produce dafe un fruttogroffo,hirfuto,angulofo, d'altezza dun gombito, c r qualche uolta mag* $ Ìore:i fiort gitili >cr in quegli unfeme frtmile al uerbafeo, ilquale caufa prurito, ouc tocca. Et però non è mara* viglia,che ut fra mancamentoanchora d'altre parole,non potendo io pervadermi,che Diofcoride s'haueffe mai ta* cintola fòrma,cr l'amaritudine della radipe dell’Helenio,per effer quefta piu nellufo della medicina, che non fono le fòglie.Scriffe deuEnola Plinio nel lib. x i x . a l v.cap.ouefrecc della fua amaritudine mentione,con quefte paro* le. Il Sifero frfemina diftbraio,di marzo,daprile,dagofto,di fettembre, c r d’ottobre. Piu breue di quelli è f E= »10la,ma piu carnofa,piu foda,cr piu amara,cr per fefteffa nimica dettoflomaco,ma falutifrra mefcolata con le co* fe dolci. Fuittuflrata da Giulia Augufta,per hauerla uoluta ufare per fuo cibo cotidiano. Del lem' non fe ne tien conto,percioche ellafì [emina de gli occhi,che fi ficcano dalle radici,come fi fa con le canne. Scriffene egli pari* ¿0 mente al v. capo del x x . lib. cofr dicendo. L’Enoia mafticata da digiuno conférma i denti fmofii, fe dapoi che è canata, non toccapiu terra. La condita cura la tojfe.ll fucco detta radice cotta caccia i vermini del corpo. U poi*

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Nel primo lib. di Diofcoride.

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vere della feccd neWombraconfèrifcedUd toffe,kgli frafìmati,aUe uentofita,?? dUearterie .gioudafe morfure de ue H elenio d>E lenoflanimali.Le foglie impiaflrate con uinoleudtioi dolori de lombi.Tutto quefto dijjè Plinio. L ’Helenio poi, cbe mfee in Egitto,di cui fd qui mentione Diofcoride d'autorità di Crateua,non fo io che fi ci porti altrimenti, He e i T a m i n . manco che nafed egliinltdlia:qudntunque fi fognino alcuni efferel’Relenio di Egitto il Serpollo odorato fcritto da Theophraflo. Auicenna,come poco accorto,feriffe confufamente d'amcHduegli Rclcnijmon diflinguendo punto ilprimodal fecondo. Scriffe def'helenio d'Egitto Plinio al x .cap o delx x r. libro,con quefle parole. Dicefi, che F Helenio nacque delle lagrime d’Relena : erp erò nafcereeglt eccefentifiimo neU'ifola chiamata Relena. E quefloun frutice, che fi frarge per terra,con rami lunghi una fratina,?? fòglie ftmili al ferpollo. Et nel libro me» defimo al x x i . capo diceua. lJRelenio?ilquale habbiamo detto effer nato delle lagrime d’Relena , per quanto fi i o crede, è molto fauoreuole per la fórma,per confcruarc egli la faccia delle donne,cofi come tutto il resto della carne del corpo, fenza alcuna corrottela. Penfano oltre a ciò,che Ì ufo di cotale Helenio le faccia piu gratiofe , er piu la feiue. Vogliono anchora,che induca allegrezza beuta nel uino. Il fucco di queftapianta è molto dolce. Et però confèrifce molto à g li a¡natici,?? fr e tti dipetto la fua radice beuta nell'acqua: laquale è di dentro bianca,e? dol ce. Bcefi parimente nel uino a i morfi de ferpenti. Et dicefi,che trita ammazza anchora i topi. Dalle quali parole è chiaro,che queSta pianta non filamento nafee in Egitto ; ma ch'ella fi ritroua anchora ecceUentifima in Relenia ifola del mare Egeo. . Scriffe dell'Ernia Galeno a l v i , libro dcUe facultà de ¡empiici,con quefte parole. La radice deU'Reknio è utiliflima,ne fcalda ella fubito nel primo affronto.Etperò nonfi può dire, che fila ella del tutto cali* * da,e? feccd,come è il pepe tatuo nero,quanto bianco,ma con una fuperfìua humidità. Per laqual cofafi mette eUà ella conuenientemente ne gli elettuarifiche fi fanno per tirar dal petto,?? dal pulmone le grojfc, ?? uifeofe fupcri o fluita di quelli. Vfafiper arroflire,?? infiammare quelle parti,cbe fino oppreffe da lunghi,?? frigidi morbi, come fono le fciatiche,?? i non molto notabili fmouimenti delle giunture,confati da fupcrfiue humidità. Sono alcuni,cbe dicono ( come ferine l'iflcffo Galeno nel libro della theriaca a Pifone,fepur quel libro è legitimo di Galeno) che ba gtm dofi le faette de cacciatori nelfucco della radice dell’Enola,diuentanofubito uelenofe:?? dicono ciò ufare i Dal jqo n j. tnatini per ammazzare,?? auelenare le fiere, Il che piu preflo tengo io per fauola,che per hifloria. Chiamano f E* solai Greci E 'fJvw :iL a tin i Inula.-gli SpagnoliRaizdeafaiiTedefchi Alani.-iErancefiAulnec.

D ell’olio O m phacino,

Cap.

XXVII.

L o o l i o , che fi caua dalle oliue immature,ilquale chiamano omphacino, ciò è acerbo,è otth50 mo per l’ufo de fani. & di quefto quello è il migliore,che c nuouo,odorato,& non mordace.Quello è utile per le compofitioni de gli unguenti,& èiàno allo ftomacho,per effere egli coftrettiuo.Riflri gne le gengiue,& tenutolo in bocca, ferma i dentnprohibifee il fudore. quello è piu atto, & piu uri le ne medicamenti,che è piu uecchio,& piu grado. Ogni òlio communemente fcalda,mollifica il ucn tre,preferirà il corpo dal freddo,& fallo piu pronto nelle fue attieni.Spegne la mordacità delle me­ dicine ulceratiue,quando fimefcola cón effe. Dafsi contra i ueleni mortiferi,beuendolo, & uomitan dolo fpeflcdPurgail uentre,beuuto al pefo d'uftàlfeminacon altrettanto fucco di ptifana,ouero con acqua.Tpitone caldo tre feftarij di quello,che ui fia cotto dentro ruta,gioua à i dolori del corpo,eac eia i ucrmini,& faifene crifteri per li dolori de fianchi. Il uecchio è piu caldo,& piu ualentemente rifolue. vngendofene,chiarifica gli òcchi. Mancandone del uecchio,per farlo imitare l’antico,fi cuoce 40 in un uafo per infin che diuenta fpeflo come mele:imperoche cofi ritiene tutte le forze del uecchio. Quello,che fi fa delle oliue faluatiche,maggiormente coflrigne,& nell’ufo de fani tiene il fecondo luogo. Adoperati ne dolori del capo in uece del rofado:prohibifce il fudore, & il cafcare de i capelli: mondifica la farfarella,l’ulcere del capo,che humiganoja rogna,& la fcabbia.Diuentano tardi canuti coloro,che giornalmente fe mungono il capo. Fafsi l’olio bianco in quello modo.Togli di quello, che per feileffo piu biancheggia,ma non però piu uecchio d’un annodila mifura di cento hemine, & mettilo in un uafo di terra,che fia ben largo di bocca,& pofeia portalo al fole, & con un altro uafo concauo, ogni giorno nel mezo di mefchÌalo,& lafcialo cafcare da alto tanto,che per lungo cadere faccia la fpuma;& dopo l’ottauo giorno mettiui dentro cinquanta dramme di fien greco netto, che fia prima (lato in mollo in acqua calda,con tutta quella humidità,che egli fe ne porta feco : & pofeia 5 o aggiugnili ugual pefo di teda di pezzo,ben graffa,tagliata in haftelle:& paffati altri otto giorni,torna nel medefimo modo à dimenarlo.Come farà ben bianco, riponlo in un uafo nuouo,prima bene ab» bombato di uin uecchio,meffoui però in fondo undici dramme di meliloto,di cui fi fanno le ghirlan de,in difciolti manipoli,con altrettanto pefo d’iride:& fe cofi noti diuentarà ben bianco, ritornifi al Sole,& facciali il medefimo,fin che biancheggi à baflanza. Il modo di far quello,che fi chiama Sicio nio,è cofi. Mettefi un congio d’olio bianco,cauato da oliue non mature,in un uafo di rame,(lagnato di dentro,che fia largo di bocca,infieme con mezo congio d’acqua,& poni! à cuocere à lento fuoco, agitandolo leggiermente.'&leuato che egfihabbia due bollorifft lena dal fuoco : & come è freddo, c°n un uafo concauo fi cima dall’acqua,& fafsi ribollire in altrettanta acqua nel modo predetto,& ri ponfi.Fafsi cofi l’olio in Siciónia,donde ha tratto il nome di Sicionio.Hauirtù di fcaldare fino à un tio certo tnodo.Gioua alla febbre,& à i difetti dei nerui.Vfanlo 1$ donne per farfi bella la faccia. Le ra fure dell’olio,che fi cauano de i bagni,fcaldano,mollificano,& rifoluono,& faffencliniméti alle porte roe,8c fetole del federe.Ma quelle rafure,che per la poluere contratta nella paleftra diuentano fimili al fango,

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Difcorfi del Matthio li

al fango,applicate giouano à i nodi delle giunture.Mettonfi à modo d’impiaftro,& di fomento in fu le fciatiche. Quello untume fangofo,che nelle muraglie de luoghi della paleftra,& intorno alle ita tue fi troua attaccato,fcalda,rifolue le pofteme,che fono malageuoli da maturare,& gioua alle ulce­ re uecchie,& difquamate. s o u v a s i appreso à gli antichi ufare non poco artifìcio nel comporre diuerfe maniere d'olij,come bene ne

Olio, & fu* dimoftra il prefente capitolo di Diofcoride. Il che al tempo <foggidì appreffo à noi{come che in Grecia forfè ne fia

eflamin.

Vfanze anti­ che.

Olio Arritto da Galeno.

Olio di oliuè faluaciche.

Nomi.

rimajlo qualche ufo)nonficoJluma difare.Perciochc communemente nell’ufo nojìro cotidiano adoperiamo noi quel lo,che ¡I caua dalle ben mature oliueicome che molti per hauerlo ® piu dolce,or piu alla foniti conferente, fe lofae ciano cauare dalle oliue immature,colte nel tempo,che già fatte ben gialle,cominciano leggiermente à rojfeggiarc. Ma nonè marauiglia,fe gli antichi ccrcauano di farlo bianco,& <Tadattarlo in diuerfi nodi. Imperoche oltre al frequentarlo ne cibi cotidianifu àloro in grande ufo per ungerfene freffo tutto il corpo,per effere piu a g ili, piu pronti, ® piu ¡fediti della perfona. Et imperó,per lauarjì poi freffo da quello untume,ufarono molto di frequenta* rei bagnine ¿quali fi faceuano raftiare tutta la perfona dai ferui loro con certeftregghic accommodatc molto à tal fcruigio:® quejle chi le baueua d 'o ro ,® chi ¿argento,chi di fèrro,chi d'ebano,or chi di qualche rara pietra, fecondo la nobiltà,® la ricchezza delle perfonc. E t cofi facendoli con quefie ne i bagni calidi rañiare per tutto il corpo,cafcauano nell'acqua quelle rafure dell'olio, co"1 quale serano unti da prima : ® quefie erano quelle rafiiatu* re,dette quali nel prefente capitolo fa mentione Diofcoride; Fmanchora oltre à quefio in grandifimo ufo Í olio ap prcfjoà gli antichi per ungere gliathleti,che ne theatri detta paleftra giocauanoignudiallebraccia.il chenon fo ­ famente faceuanoper effere piu ag ili,®ifrediti dette membra ; ma perche piu malageuolmentefrpoteffero l'un l’ah tro attaccare atte prefe pergittarjl à terra. Et perche quiui co’l calpeítio de ipiedi fi faceua affai poluere ,per effer cofi unti di olio,fe glicn'appiccauaadoffogran quantità,oltre à quella,che nel trauolgerfl con tutta la perfona leua nano di terra. Della quale facendofìpofeia ftrcgghiarc nel bagno,tutte quelle rafure poluerofe fi conuertiuano in feccia,[imile d fango. Ma perche nel?abbracciarli di'infiniti athleti unti coptamente nell'olio,® nettaccoflarfi al* le muraglie,er atte ñatue,pcr tutto lafciauono l’untume,ilquale poi dalla poluere fi faceua fangofotperò Diofcoride nettofcaldare effer fimilc à quel de bagni nel prefente capitolo ne deferire. Vece dell'olio mentione Galeno al v i. dettefacuità deftmplici,cofi dicendo.Qualfia il temperamento dell'olio,che fi fa communemente dalle oliue,ampia mente fu detto di fopra negli altri libri,doue dimoflrammo effere egli húmido,er moderatamente calido.Cofi adun* que è quellof é dolcifiimo,® che fi fa di quelle oliue,che i Greci chiamano drypetes, non drupe. Ma quello,che chiamano omphacino,ha tanto infedi frigidità,quanto u ifìgli ritroua del coñrettiuo . Il uecchio,cbe fi fa del dolce,è piu caldo,er piu potente per euaporart. Ma quello,che fi fa dell'omphacino, mentre che riferba in fe qual* che reflduo di coñrettiuo,rimane di faculta miñe : ma come lo perde,diuenta fimilc dii’altro. In oltre coloro, che nel preparare rotto ui mettono i rami,lo fanno ueramente fimilc aWomphacino. Per il che non è da dimandare, co­ me egli[la fatto,ma fi dee piu toftoguflarc : er fe ui fiforte fapore cofirettiuo alcuno,fi dee giudicare parimentefri gido,come è quello,che fi ci porta d'H ibcria,® fi chiama Spagnuolo. il quale non ritrouandojì algufto coñrettiuo, ma del tutto dolce,è da Rimare efiere alquanto caldo. In oltre fefìritroua cjferfottile(cofl è quello che è p u r o , ® trafrarente alla uiftd ) er che untone la pelle,coptamente ui f i ritrouì uguale,er che preftamentc fene penetri den tro,è da Rimare,che fia ottimo,er degli altri migliore,come è il Sabino. Che Volio lauato fia manco di tutti g li al* tri mordacej’habbiamo ampiamente dimofirato di fopra. M ain che modo fi debba egli benifiimo lauare, l'infe* gnaremo nel feguente trattato,che farà delle compofitiohi de i medicamenti ; doue er del Sicionio, er d’agni altro fimilc olio fi tratterà la dottrina. Pernoche hora c 1intention mia di trattare de i fe m p iic i,® però dirò anchora dialtre frette di otto. Quello,che fi f a i oliue fduatichc,non è compofio di [empiice temperamento : percioche afierge e g l i, ® rifiagna. Queña è di tutti gli àtri piu a fr r o ,® meno l’lñ ria n o ,® dopo quefio lo Spagnuolo. Grafismo è quello dì Libia, er di Cilicia. Sottile,®- parimente graffo è il Sabino, er mediocre tra tutti quefìi,dì cui s'e detto,e quello,che nafre nelle Cicladi ifole in Grecia , er in Afta. Il graffofi giudica dalla uifeofìtà fra, er il fottile per la trafrarenza,® per la prefta penetratone,quando fe tiunge il corpo. P offonfl adunque per le ragioni predette conofcere le qualità di tutti gli olij,i quali equiuocando chiamano unguenti,come il rofado, de pomi coto­ gnine gigli , ® <fogni altra frette di fiori, frutti, gem ini, ® fiondi. Di quefii adunque diuenta unguento eia* fcuno,che fi prepari con coft aromatiche. ® cofi uaria ogni altroolioil fuo temperamento,fecondo le qualitàdi quelle cofe, che ui s’infóndono, chiamanoi Greci l ’olio Ew a<u»r : t Latini oleumigli Arabi Cait, onero z<tit ; i Tcdefihi Oel :g li Spagnoli Azeytc.

Dell’Eleomelc.

Cap.

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XXIX.

N h u i Paimire di Soria da un certo tronco d’albero diftilla un olio piu groflo del mele, al gu Ilo dolce, ilquale chiamano Eleomele. Beuutone il pefo d’un feftario con una hemina d’acqua, pur ga la cholera,& altri crudi humori:ma coloro, che lo beuono, diuentano quafi ftupidi,& come tra­ mortiti. llchc non è da temere, Vegliandoli,& non lafciandoli dormire,accioche non diuentino lethargicijófubetici.Fafsiparimentedellagraifezzaderamidiqueflo albero olio. del quale quello è eccellente,che è uecchio,graffo,denfo,& non turbìdo.Ha virtù di icaldare. vngefi priuatamente per ¿0 chiarificare gli impedimenti de gli occhi;conferifcc alla fcabbia, & à i dolori de nerui.

L’ el b o mb i . * /


Nel primo lib.di Dioicoride.

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L ' a E o M i L E non fì porta à noi,an:hor.t che piu merci (ìportino di Sorta : ne manco ho m i ritrouato al £ iio m e | f ^ cuna,che l'babbi* ucduto in [talia.Hemolao Barbaro, buomo neramente dotto,flà in dubbio ,fe ÌEleomele fìa ,',d fu l X m ! non fla la Manna ; fondandoli piu nel fignificato del uocabolo,chc neUa proprietà,e r neU’ejfcnza della cofa. Impero Ambiguità che tiene egli quafì come per certo,anchora che del tutto non l’eferima,chc l’&leomele, e r l'Aeromele,quale no uuol d H eim olao. dire altro,che mele deR’aria,fieno una cofa medeflma. Per il che non mi po[)o,fc non marauigliare,chc non haueffe fòrza di cattare di dubbio un tanto buomo la fcrittura di Plinio fuo famigliarif i m o q u e l l a di Diofcoridcf qua li di commune fentenza affermano,che ÌEleomele è un'olio,che d if illa da un tronco d un'albero nelle Vaimire di So ria,cr che non f a ne liquore, ne mele, che cafcbi dal cielo,ò dall'aria. Et tanto p iu , che nel procefo del capitolo aferma Diofcoride,che oltre à quello,che perfe ficfodiiliUa dall’albero,fe ne f a artificialmente della grajfezza l o de fuoi rami,quando fi peflano,<y pofcia f frem on o al torchio.

Dell’olio Ricino,ouero Cicino.

Cap.

XXX.

L o OLIO Ricino fi fa in quefto modo. Togliefi la quantità de i ricini ben maturi,che fi vuole, & diftefi pofcia à feccare al fole,nel modo che fi diftendono l’altre cofe in fu le grati, tanto ui fi lafcia no ftàre.che la corteccia,che gli vefte.fi rompe,& gli cafca da doiTo.Pigliafi poi la carne loro,& mef. fa in un mortaio,diligentemente fi pefta,& mettefi pofcia in un vafo di metallo ftagnato infieme con acquaà bollirealfuoco,&comc fi uede.che egli habbiarefo tutto il fuo hutnore, leuatoil uafo dal fuoco.firicoglie tuttoPolio^chenuotacifopra.con un nicchio di gongola. Ma in Egitto,doue io piu abondantcmentes’ufa.fi fa altrimenti.Impcroche mandano i ricini ben mondi alla macina,& co me fono ben macinati,medigli in cèrte fpùrte.ne fpremono l’olio perii torcolo.Sono maturi i rici ni,quando facilmente efeono fuori del loro gufcio.E buono l’olio Ricino all’ulcere del capo, chi; humigano.allc oppilationi,& prcfocationi della madrice,alla rogna,alle pofteme calde del federe, & leua via le difformi cicatrici,& i dolori dell’orecchie.MeiTo ne gli impiaftri,gli fa piu efficaci : & bc* liuto purga l’acqua,& i ueimini del uentre • C h i a m a s i folio Ricino,ouero cicino communemente olio di Cberua ; anchora che poco f a in ufo nelle n ^ ° f u * ^ i f j ì f diarie. Imperoche il feme,che chiama Diofcoride ricino,non è altro, che la Cherua,ouero la Cataputia maggio m jn, re de gli Arabi,laquale chiama Serapione anchora Ventadattilio,come piu ampiamente nel quarto libro fi dirà,quali j o do nel proprio capitolo,f parlerà di tutta la pianta. Ma non preterirò però di dire,che Ricino non uuol dire altro ueramente,che quelle zecche groffe,che attaccate adoffo à porci,à cani,à capre,e r à diuerfl altri animalif ritratta no, \iuidc,zr piene difangue. Et perche quefio fané in ogni fua parte flrajfembra àquel fordido animaletto,c f a * to chiamato anch'egli Ricino, tirando il nome dalla molta fembianza,che ha con quello. Di quefio olio feriffe Me» fue nel trattuto,eh'ci f a degli oiij,chiamandolo olio di Cherua : e r oltre alle uirtù augnategli da Diofcoride diffe, che molto fìconuiene alle uentofìtà grafie,er che per quefio giouaà dolori di flom aco,di fianchi, z? futilmente colici, unto,beuuto,crmefio ne i criferi.

Dell’olio delle Mandorle.

Cap.

XXXI.

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Lo o l 1 o delle Mandorle,ilquale alcuni chiamano metopio.fi fa in quefto modo.Togli la quar ta parte d’un moggio di mandorle amare,ben monde,d i ben fecche,& con un o peftello di legno leg gierméte pedale in un mortaio,fin cheuadanoinpafta,& gitta lor fopra due heminc d’acqua calda. Lafciale poi per mezahora in infufione,& ritornaleàpeftare piu fortemente, & pofcia fpremile in un uafo,leuando con un nicchio quello,che s’apicca alle dita. Aggiugni poi di nuouo alle mandorle fpremute una hemina d’acqua,& come Tarano bene abbombate,fa una altra uolta il medefimo. Ogni moggio di mandorle rende una hemina dolio. Vale à i d olori,prefocationi,conuerfioni, & infiammagioni della madrice.Gioua alla doglia della tcfta>& à i dolori,(uoni,& fuffoli delle orecchie. Vale à i difetti delle rcni,alle pietre,che ui fi generano,al ritenimento deirorina,alla ftrettura del fiato, Se à i difetti di milza. Toglie,mefchiato con mele,radice di giglio,& cera di Cipro, ouero cerotto ro50 fado.le macchie,le ruuidezze,& le crefpe della faccia.Fortificala uifta,& mondifica, applicato con ui no,la farfarella,& le ulcere del capo,che humigano. E s s e n d o il dolce il uero ricompcnfo deWamaro,mi parrebbe neramente commettere non poco errore ,fe Olio di man non aggiungefi l'olio delle mandorle dolcifiiauendofclo taciuto Diofcoride)à quello delle amare,et fe non infegnafi dorlL dolci. il ueto modo di farlo:?? mafiimamentefdpcndo efier quefio à i noflri tempi ingrande ufo di tutti i medici, V che pochi jfetiaii f ritrouano,chc lo facciano realmente, e r fecondo il douere. F ufi adunque fecondo Mefite cofl. loglicfi delle migliori, e r piu dolci mandorle la quantità, che f uuole, ben monde datutte due le forze,CT pe* ftanfi ;lafciandofì pofcia per cinque bore in luogo ben caldo. Ripcflanf dipoi alquanto, er portanti al torchio» Cr cauafene f o lio . Cuocef anchora la p u f a loro in uafo uctriato, ouero di faglio nel bagno, che chiamano di t ° Maria,per alquanto fpatio di tempo, e r pofcia'cof calda fiporta fotta al torchietto,cr cauafcnc lolio piu a» bean tem en te. Tritanf anchora le mandorle ben monde, er mettonf nc i fachctti,m olti in piu doppi di pan* nifotto l’arena,ouero cenere caldaie? come fon ben calde, fe ne ferme fuori fo lio . Ma i nofiri feetiali fenza * ) ~ mondtre


6o

V i r t ù d e l l 'o lio d i m à d o r

le.

Difcorfi del Matthio li

mondare altrimenti le mandorle,pigliando ogni rottame delle communi,le quali fempre fon mefrótate con qualcu* ita delle amare,dopo che le han peftc affai goffamente,le mettono in un uafo di rame fopra al fuoco, c r le fcaldano ' di talforte, che quafil’anoftifcono,crfc non fuffe,che pur le sbruffano con un poco d'acqua, del tutto s’abbrufto larebberoicr cofi pofcia le portano folto al torchieüo à cauar Í olio,ilquale il piu delle uolte puzza tanto dabbru* fidato, che offende con non poca naufea ilgufio c r l'odorato ; non accorgendoli,che per rtffarmiar fatica , per* uertifcono tutta la fua uirtk lenitiua, er pettorale. Imperoche peflando le mandorle fenza mondare, «irne à pren dere l'olio nctt'abbruftolarfì le mandorle la natura delgufcio, ilquale è fiittico ,fccco, ajfro, erfeabrofo. Il che parimente gli accrefce,quello arrofiire le mandorle nello fcaldare. A l che hauenio hauuto auertenza il peritici* mo Mefite,uolfe,che a fare l’olio buono delle mandorle dolci,eh’elle fuffero ben monde,er che pofcia fi fcaldaffcro con un certo caldo foaue,lento,cr piaceuole,come in diuerfi modi qui difopra s'è fe rin o . Ha queflo olio,quan* i o do fi fa diligentemente,uirtk molto lenitiua. er imperò,baiatone ilpefo di quattro oncie,lenifce il corpo à i cobi* pati, l'aff rezza della gola,del polmone,er di tutte le parti efieriori, e r humetta tutte le durezze , e r liceità dette membra, e r delle giunture : e r imperò conferire molto à g li hettici. lngral)a,er moltiplica il feme; er applì* cato gioita ài dolori della madrice ,er della uefeiga, meffoui con fringa. Quello dette mandorle amare è in tutte le fue operationi molto piu efficace del dolce. Et imperò per prouocare le pietre dette reni,per tor uia i dolori del te membra interiori caufati da uentofltàgroffra, ¿neramentepiu ualorofo. Apre oltre à ciò le oppilationi, er cac ciabatto i uermini del corpo.

Dell’olio Balanino.

Cap.

XXXII.

F a s * i l’olio Balanino nel medefimo modo,che quello delle mandorle.Lcua queflo le macchie del uifojle lentigini.i quofi,& le cicatrici nere. Solue il uentre. nuoce allo ftomaco. Diftillafi utilmé te infieme con graffo d’oca nell’orecchie per li dolori, perii fuono,&perli fuffolidi quelle. Fannoiì nel medefimo modo l’olio di fifamo,& quello delle no ci. hanno la medefima uirtù,che’l balanino.

Olio Baia nino, & fui eflamin.

O l i o di S i f a m o.

d io d i N o­ c i.

L’olio Balanino,ilquale fi fa ietta Ghianda unguentaria,fì chiama appreffo à i profumieri,er ffetiali olio di Ben,per chiamarli cofi da gli Arabi il frutto,onde egli fi ¡freme,come ampiamente diremo nel proceffo di queflo, al quarto libro, quando quiui nel proprio capitolo f i parlerà detta Ghianda unguentaria,chiamau-da i Greci Miro balano. In quefio medefimo modofcriffe Mefue l’arte difare il fuo ; dicendo effer queflo eflerfluo,mondificatiuo, er aperitiuo dell'opilationi. Vitto,rifolue lefcrofòle,er lepoflemc duretgioua àidifètti frigidi detta milza,er del fr* 30 gato,cr confèrifcc atto ffafìmo,cr altre malattie de nerui frigide, cr à i dolori delle giunture.Ha quefio olio que» fia proprietà,che inuecchiandofl non diuenta uieto,nc rancido. er imperò i profumieri per incorporare le mifìure, che per profumare guanti,cr altre cofe,di mufehio, ambra, zibetto, c r altri foatti odori compogono infierne, non adoperano altro olio che queflo. Onde non è marauiglia ,fe il frutto, da cui fi caua queflo olio ,fufje dagli antichi chiamato Ghianda unguentaria. Auenga che frlo il fuo liquore fla il piu atto,cr il piu frequentato nette mifture de gli unguenti pretiofl, c r odoriferi. Scriffe medcflmamcntc Mefue, che quello del Sifamo fi facea nel medefimo modo,che quello dette mandorle,mondandolo prima, c r pofcia pelandolo,cr /fremendolo con quel medefimo arti* fido.Et fecondo che egli afferma,ingraffa il corpo,moltiplica il feme,lenifcc l’affrezz^CT mafiimc della gola, ri* fichiara la uoce,cr mollifica le pofieme dure. Entra pofcia l’olio del Sifamo in molte compofìtioni cTolij, che fono in ufonette ffetiarie. Quello dette Noci non ritrouo, chefia in ufo netta medicina : ma ben foin Lombardia perla 40 careflia,che hanno di quello dette oliuejio brufeiano ufualmente nelle lucerne,come anchora fanno coloro,che atten dono à /f armiare : perciochc nonfi confuma cofi preflo,come quello dette oliue. I dipintoriftimano affai piu que• fto,cbe quello di feme di lino : perche mantiene meglio i colori netta natiua uiuacità loro.

Dell’olio del Hioiciamo, del grano G nidio, del C artam o, del dème del R aphano, del M elanthio,& di quello della Senape. Cap. XXXIII. L o o l i o del Hiofciamo fi fa cofi. Prendefi il feme fecco nuouo,& bianco, & peflafi, & abbombafi d’acqua calda,come dicemmo nell’olio delle mandorle. Portafi pofcia al iole,& le parti fue, che di fopra fi Peccano,fi rincorporano cótinuamente nella rnaffa. Fas fi cofi infino à tanto che diuen tanero,& comincia àpuzzare.Spremefi pofcia,er colato,fi ripone. Conferifce ài dolori delle orec­ ch ie ^ mettefinei peffoli,ouefiabifognodi mollificare. Fafsi fimilmente l’olio del grano Gnidio mondato. Beuuto,purga il corpo. Nel medefimo modo fi caua quello,che fi chiama Cnicino, ilqua le ha la medefima uirtù di quello,che fi fa del grano Gnidio,benché manco fía efficace. Q.ueila mede lima regola fi tiene anchora in far quello del feme del Raphanotconueneuole à coloro,che per lunga malattia diuentanopidocchiofi, Leual’afprezza della pelle della faccia,& ufanlo quelli d'Egitto per condimento delle viuande loro. Il Melanthino tanto uale,quanto il raphanino, & fafsi nel modo medefimo.Quello della Senape fi fa cofi. Tritafi il feme,& abbombafi d’acqua calda, & aggiunto ¿0 ui dell’olio,fi Iprem e,& ualc,vngendofcne,alle doglie vecchie,& tira à feglihumorigià ragunatì in qualunque parte del corpo. L ’o

l

1

o


Nel primo lib.di Diofeoricìe.

i

L ’ o l i o del Jufquiamofimperoche cofi fi chiuma il H iofciuino nelle fictiaric)anchora ckeappreffo à paci.e per Jone fia in ufo ; nondimeno perleuure ogni dolore, ouegli ultri nmeiij non giouuno, efolennìfitmo rimedio in qual fiuogliu parte del corpo, e r mafiimamente nelle calde posteme de i membri genitali, tanto de i mafiht,quanto delle fiminc. Vale affai ne i dolori acutifiimi dell'orecchie, detiiUatoui dentro con cafloreo, ò con zaff arano . Prohibi* fee lagonorrhea ungendofene le reni , c r i testicoli : e r i melina rofii, e r bianchi delle donne, meffo nella madrice coti pejfoli, e r untone il filo detiafchena . Vale efficacemente a i dolori, e r infiammagioni delle mammelle, e r tenti to in bocca tepido a i dolori de i denti ■crprohibifce piu, che ogni altra cofa , il rinafeere de i peli, mefehiato però con diuerfì altri [empiici, di modo che ungendo i luoghi, onde fi fono cauati i pelifieffe uolte non gli lafcia rinafee re per tutto uno anno intero. Ma io nel fare il mio tengo uno altro ordine affai differente da quello di Diofcoride in i o quello modo . Prendi buona quantità di feme di hiofeiamo nuouo,<y peflalo molto bcne,cr mettilo in un uafo difia* gno,ò di uetro,che fta alquanto abbombato con acqua uite,et pofeia metti il uafo in bagno d’acqua calda per un gior n o , e r una notte ; canaio pofeia fuori, e r cofi caldo méttilo [otto al torchio in un facchetto, e r cattanefuori i o io. Quello, che fifa del grano Gnidio, il quale chiamano i uiUani pepe montano, fieffe uolte adoperato da loro per purgarf i , come cofa ueramente conueniente à i loro ftomachi, non s'ufa , per effer cofa molto uiolenta nel fuo ope­ rare . vfano i villani per purgarfi il fem e,fenza configlio de medici, onde interuien loro f i cfio la morte . Ma il Ciucino, che fi caua del feme del Cartamo, fecondo che recita Mefue, bevuto uale all’hidropijìe, alle oppilatiom, C ra i dolori tanto tiomachali, quanto colici generati da uentofità. Giova marauigliofamente àg li tiretti di petto, CT à [chiarire la uoce . Solue bevuto la flemma tanto per vomito, quanto per la uiadel corpo. Quello, che fifa del feme del Raphano, e r parimente del Melantbio, non s’ufano , ne manco s’ufa quello della Senape anchora che piu io uolte l’habbia fatto io , quantunque non fenza lagrime,tanta c la acutezza del fumo,che lafcia nello ¡fremerlo. Ac compagnafi alle uolte con olio di pitiacchi,cr ungefene i tctiicoli à coloro, che fono deboli al coito .

Dell’olio del Mirto.

Cap.

O lio dì H io f c ia m o ,& fu * u ir c ù .

O lio di g ra ­ n o G n id io . O l i o « m ici­ no.

O l i o d i Te­ n ie d i r a p h a n o ,& d im e la n th io .

XXXITII.

I l m o d o di fare l’olio del Mirto c cofi. T o^lionfi le piu tenere foglie del mirto nero faluatico ouero del domcftico,& peftanfi,& cauafene il fuccoico’l quale fi mefehia il pari pefo d’rffto omphaci no,& falsi cuocere infierne à fuoco di carbone, ricogliendo poi l’olio , che nuota di fopia . Falsi anchora piu facilmente in quello modo.Cuocófi in olio,& acqua ben peñe le foglie piu teneredel mir­ to, &ricoglicfi pofeia l’olio, che nuota. Alcuni priuatamcntelofannoa! fole, mettédo le foglie del jo mirto à macerarli nell’olio: & fono anchora de gli altri, che prima danno corpo all'olio con gufei di melegrani, cipreflo, cipero,& fquinantho. Il piu efficace è quello, che amareggia a] gufto.che è olio fo,& grafio di liquore,uerdc, & trafparcnce,& che rifpira di mirto. Coftrignel’olio mirtino,& indù ra:& imperò fi mefehia có le medicine,che cicatrizzano. Vale ail’ulcerc del capo,che humigano , alle cotture del fuoco,& alle bolle,che uengono perla perfona. E buono alle fracafiaturc delle memb ra, alla farfarella del capotile fefiurc,& pofteme del federe,& alle giunture fmofie. Prohibifcc il fudorc, S i giouaà tutte quellecofe,chehanno bifogno defiere ftrette,& condenfate. C o s t v m a s i difare l’olio Mirtino, quafi in tutte le fietiaric della Italia , non con le fig lie tenere del mirto , fecondo la dottrina di Diofcoride ; ma con i frutti,non offeruando il debito modo.Imperoche petiando le bacche del 4 0 mirto , rinfindono pofeia in olio, c r nino nero,facendolo bollire,per ifiedirfi piu preño, in un uafo di rame à fu o * co di carboni, infino à tanto che dei tutto fi confumi il uino, Icuanlo pofeia dal fuoco,cr colatilo, c r ferbanlo , non hauendo avvertenza, che Mefue, c r ancho Giouanni da Santo A mando, da i quali gli fie tiati han canato il loro Luminari,uogliouoyCr comandano,che fi faccia nel bagno di Maria, c r con olio omphacino,cr non co l communi, che fi fa delle olive mature, come fu anchora finte ntione di Diofcoride A lche quanto importi à farlo uirtuefo, c r efficace, me ne rimetto alfanogiudicio di coloro, che bene intendono quanto fla differente l'operationc del bagno, da quella de i carboni, il quale per la troppa violenza brufeianio ,fa efihalare ogni uirt'u, Ma perche per uniuerA fale beneficio degli huomini ( come fino dal principio promefii di fare ) non uoglio mancare difa r conofiere gli er * rari , che giornalmente fi commettono ; però dico, che tutti gli olfiche s’adoperano nelle fietiarie ( eccetto quelli, che da gomme, ò d’altri materiali fi cavano per lambico ) fi douerebberofare in uafi di uetro, ò almanco di tiagno, Jo nel bagno di Maria, lafciandouegli dentro almanco lo fiatio di tre giorni per volta, anchora cheftandoui p iu , non potrebbe lor fe nongiouarc. Oltre à qutflo per fargli piu uirtuofifdouerebbonfiiopo i tre giorni,(fremere i matee riali loro,aggiungendouetie poi degli altri frefchi,cr tornandoli pofeia al medefimo bagno per il pari fiatio di tem po-cr cofifare tante uolte, chefuffero affai uirtuofi. Ma la troppa cupidità di uolerc abbracciare ogni cofaje? il volt rfare piu di quello che fi puo,z? che fi dourebbe, per guadagnare affai, c r empire la caffi della bottega,non lafila trovare, ne difienfare il tempo debito <Toperare realmente ne i medicamenti à quelli fie n a li, che piu alle borfe foro, che alla uita de poveri amalan fono del continuo uigilanti, c r intenti. Intendendofì però, ch’io non parlo , f i non dì quelli, che cofi fanno . I buoni adunque perfiuerino nella bontà loro,er habbiano per bene le mie ammortino ’ e~i cattivi sementino de loro errori. Per il che àfa re un olio Mirtino,che fia ben pieno di virtù di mirto , fi H coff . T ogliefl d ife n d i e r frutti del mirto frefihi una libraci uino nero flittico due libre, d'olio ompbacino li€0 re tinque: e r ponfi ogni cofa in un uafo di uetro, ouero di tiagno benferrato à bollire lentamente al bagno di NI.;-* ru P™trt giorni, e r pofeia cattafucr firem efl per torchio, e r rùornautfi di nuouo altrettantifrutti ben pefti, r i­ tornando ogni cofa,come prima,al predetto bagno,per altrettanto fiatio di tempo : c r coflfafiifino alla terza uol *

f

tu.

O lio M ir ti­ n o , & in a e fla m in a tio n e . E rr o re d e g li fp e c ia li.

C o m e f a r fi d e b b a n o g li o lii.

O lio M irti­ n o , c o m e fi fa c c ia buo­ no.


62

DifcoriìdelMatthioli

ta .M d (ultima volta un diavanti, che fìcaui fuori,filafcia la bocca del uafoaperta, accioch'cThumidifàdel uinofe ne uapori, c r refti l’olio fola nel uafo. Ne però fi fcufino quelli fpetiali, che lo fanno bollire alfuoco de cor boni,con dire , che coflfaceua bollire ilfuo Diofcoride. perche al tempo di Diofcoride non era la medicina cofi cor retta cr iüufirata, come\fiuede efiere k tempi nofiri .U t è da penfare, chef e l’arte del bagno gli fujfe fiata nota,che nonfe l’baurebbe cofi facilmente taciuto,come nonfe la tacquero Mefue,cr degli altri afjai, li quali hanno con mag gior cr piu pefata diligenza ordinata c r colmata tutta la medicina.

DeH’olio Laurino.

Cap.

XXXV.

T a s s i l'olio Laurino , cuocendoli l’orbachelle ben mature nell’acqua. Impcroche dalla corteeeia .chele circonda, rendono una certa gralfezza.la qualejfi fpreme con le mani in una conca,& rico glieli. Alcuni altri, dando primajeorpo all'olio omphaciuo con cipero, fquinantho,& calamo odora t o , lo cuocono infierne con foglie tenere di lauro,al quale aggiungono alcune orbachelle.in fin che conofconohauere affai odore . & altri ui mettono ftorace,& mirto.L’ottimo lauro à far l'olio Lauri n o , è quello delle montagne,& che produce le foglie piu larghe. 11migliore olio Laurino è il frcfco, uerde, acuto,& amarifsimo . Ha uirtùdi fcaldarc,& di mollificare .‘ apre le bocche delle uene: toglie le lafsitudini.E utile, ungcndofene, piu che ogni altra cofa à tutti i difetti de nerui,al freddo,che prc cede alle febbri,à catarrhi.à dolori d’orecchie,& malattie di reni, caufate da frigidità. N lentedime» no bcuuto * caufa grandifsima naufea. O lio la u ri­ no.

Ha m f. sv e un'altro modo di fare l’olio Laurino, ma però poco differente da quefio . TLt imperò per non effe-» re cofa di molta importanza, la lafcio da parte, per faper io oltre à queilo anchora,che folio Laurino, che s'ado » pera nelle ¡feti arie , non lo fanno gli fpetiali,ma lo compranofatto da coloro,che ricolta gran quantità d'orbacheli­ te , ne fanno Parte del cauarlo. M efue, oltre alle uìrtu adeguateli da Diofcoride,lo lodò i i dolori del fegato, e r al la hemigranea, che uengonoper caufafredda » i dolori di Bcmacho, colici, di madrice,cr di m ilza .

Dell’olio delLentifco, & del Terebintho. M o jo di fa r l 'o l i o d i L c n til'CQ.

iq

Cap.

XXXVI.

N el modo, che fi fa l’olio laurino, fi fa medefimamente anchora quello del Lentifco,cauando!o dal fuo frutto, quando è maturo, & dando corpo all’olio, come fu detto nel laurino. Sana quello li 30 rogna de cani, & de gli altri animali quadrupedi. E utililsimo ne pelfoli,nelle medicine delle lalsitu dini,& in quelle della lepra. Prohibifce ilfudore. Ne fi fa altrimenti quello del Terebintho, il quale rinfrcfca,& coftrigne. Pa ssi f olio del Lentifco in piu luoghi in Tofana, c r mafiimc nel Contado noBro di Siena. Tufi neìl’Helba, Cr in G iglio , ifole del mar Tirrheno, er non molto lontane dalle noftre maremme, in queüo modo. Prendono buo na quantità di frutti di Lentifco, fiati prima ricolti alquanti giorni, er pongonli pofeia à bollire in acqua à lento

O lio d ¡ T e ­ r e b in th o .

fuoco, c r come cominciano k crepare, li pongono fotto al torchio m certi picchetti, c r cavarne fuori l’olio, come intendo,che fifa parimente in alcune altre ifole dell’Adriatico, fenza dargli compagnia d’altro olio : impcroche per fe fieffo ne fa affai. Credonfl uniuerfalmcnte i pacfani,doue egli fi fa,che k ufarlo ne i cibi fia ualorofo rimedio afar 40 buona uifta . Ma io l’hofpeffo ufatocon non pocogiouamento nella difenteria, non però dandolo a bere,ma metten» dolo ne crifteri , c r ungendone il corpo. L odollo affai Galeno nel v .libro delle compo/itioni de medicamentifecon do i luoghi, alle gengive infiammate, c r ancho alla lingua, ritcncdolo in bocca. Quello , chefi fa de frutti del Tc° rcbintbo,li quali chiamanogli arabi Grani verdi,non fi porta,eh’iofappia, in Italia : er imperò non s'ufa. Di que» ño parlando il Maliardo da Ferrara nella prima epifiola dell’ottauo libro, fi marauigiia,che Diofcoride diceffe, che habbia egli uirtu iinfrigidare : per dire egli pofeia nel cap. del Terebintho, che l fuo frutto ha uirtù di fcaldare. Ef imperò tiene egli, che quefio teño fia corrotto,cr mendofo, cr proualo,perhauere trovato un Diofcoride, oue folamente è notato il modo difar l’olio,fenza efferui delle uirtùfue memoria alcuna. Ha quefio , come affi:rma Me» fu e , virtù di faldare le fin te ,cr confinfcc allofpafìmo, di tiro* c r alle durezze de nervi,& mettefi moltofrequen» temente ne gliempiaftri. jo

Dell’olio Mafticino.

Cap.

XXXVII.

F a s s i l’olio Mafticino del maftice trito, il quale conferifce à tutti i difetti della madrice. Scalda tempcramcnte, mollifica,& coftrigne.E utile alle durezze,& flufsi dello ftomaco,& alla difenteria. Monda la faccia da ogni macchia,& fa bcllilsimo colore. L ’eccellente fi fa ncll’ifola di Chio. E rro re d e g li f p e tia li.

M o l t o breuemente fe ne pafrò Diofcoride nellofcriuere il modo difar l’olio di Mallice ; dicendo folamente , cbefifaceud co'l maftice trito, fenza infegnarne il modo difa rlo . Gli fpetiali d’hoggidi per la maggior parte, ha» uendofl dimenticato, che Mefue uuolc, che fi faccia in bagno di Maria, fanno bollire il maftice in olio commune,et 6» uin biancofopra i i carboni,fino chefi confami tutto il uino. Ma io (ho fatto dicane volte molto eccellente per lam bico di vetro.

Della


Nel primo lib.di Diofcoride. D ellacom pofitionede glivnguenti.

IO

Cap.

XXXVIII.

P e r c h e gli unguenti fono utili in alcune malattie, ò mefcolarli con i medicamenti, ò in ungerfene, ò in odorarli ; penfiamo douerfi d’dsi confeguentemente trattare. & imperò nel prouarli biiògna, che il nafo ila giudice, ferefpirino l’odore di quelle cofe,di cui fi compongono. Quello è uera mete l’ottimo giudicio,come che in alcuni non fi polfa olferuare, per alcune cole,che ui fi mettono, le quali auanzano d’odore tutte l’altre, come in quel dell’amaraco, del zafferano,del fiengreco, & al­ cuni de gli altri,li quali fidamente fi prouano,& fi conofcono per prattica.

D ellvnguento Rofado.

C ap.

XXXIX.

Q vello delle Rofiefi fa coli. Togli cinque libre & otto oncie di fiquinantho, d’olio due libre & cinque onde : pella, & infondi in acqua, & cuoci, mefichiando continuamente: & come l’haurai colato,mettilo có mil le rofe bene afeiutte dall’humidità,in uéti libre & cinque oncie d’olio, & pofeia per un di con le mani,prima unte d'odorato mele, fpeife uolte mefchiale , leggiermente io ftringcndole,& lafcia coli per tutta una notte,dipoi fpre milo : & come farà andata allondo la refidenza, traipor tàlo di quel uafo in un'altro, che fia bene abbombato di mele,& ferbalo.Tolte dipoi quelle rofe fpremute in uno altro uafo, gittagli di nuouo l'opra del medefimo olio fpcfsito otto libre & tre oncie,& fpremile un’altra uolta, & cofi haurai il fecondo:& fetu uorrai fare il terzo, & il quarto, infondigli uolta per uolta l’olio,& fpremilo.Ma quante uolte tu lo farai, tante uolte fi debbono ungerei uafi di mele. Oltre à quello, fe tu uorrai far la feconda in 3° fufione,metti nell'olio,che fu fpremuto prima, il pari nu mero di rofe frefche, afeiutte da ogni humidità,&mefciandole con le mani unte di mcle,iplemile, cofi facen­ do infino alla terza, & quarta uolta. & ogni uolta, che tu’l ritornarai à fare,mettigli di per dì nuoue rofe, taglia dolor prima uia quel poco dì bianchetto, che hanno le foglie loro nella radice : percioche cofi farà più efficace. Fafisi cofi fino alla ferrimi infufìonc,«i non piu. Ma bifio gna però, che'l torchiello fia unto di mele, & che l’olio fia ben feparatodal fucco dellerofc.Imperoche ogni mi 40 nima parte,che ue ne rimanga,corrompe tutto l’unguen t o . Alcuni altri prendono le fole rofe, 1euatone quel po co di bianco dell cilrcmita inferiore, al pefio di fiei oncie, & le fommergono in un feilario d’olio, & ptìngonle al Sole ,& laficiatole cofi otto giorni,reiterano l’infuiione tre uolte, fino allo fpatio di qua ranta dì,& poi lo ripongono. Sono altri anchora,che danno prima corpo all’olio con calamo odora to,& con aipalatho,& altri ui mefichianoanchuià per dargli colore,& fiale, accioche non fi corrom­ pa. Ha uirtù d infrigidarc,fc di coflrigncrc: è utile nelle fomentationi, & negli empiaftri. Beuuto, fiolue il corpo,& fpegne gli ardori dello ilomaco.Riempie le ulcere profonde,& mitiga le malefiche, & malageuoli da fialdare. Vngonficncl’ulcere del capo, che humigano, & le calde pullolc di quello. Applicali utilmente à dolori di tefìa nel principio del male. Tenuto in bocca, &ìauandofene gioua 50 al dolore de i denti. E efficace, ungendofiene,alle durezze delle palpebre. Faflene crifteri per l’ulcere delle intcriora,& per lo prurito della madrice. Ch i ama Diofcoride OJij tuttiquelli, ebefenz* aggiugnerli altro olio ,jl cattano ò da fruiti d’alberi, d da /fmi, ò da ragie e r liquori, che dtMano da gli alberi: e r chiama pofeia unguenti di tutti gli altri,che fono campo Chedifferen fli dolio ,er d'altri materiali, come qui nel Rofado, c r ne gli altri, chefeguitano, manifiUamentefi comprende. zaFaccia Dio fco.tra gli oEf però quellifono chiamati olij,i quali fonofemplicemente fatti ;©• unguenti tutti quelli ,neUe cui compo/ìtioni lii, & gii un­ m i ì & dùerfi medicamenti ; tutto que{ìi fuoi unguenti non ftano altro , che o lij.E t imperò trattando guenti . dell olio Galeno a l v i , delle/acuità de femplici, cofi diceua. Debbonftper le ragioni già dette conofcere f altre fre ie degli olij , li quali equiuocanio, chiamano alcuni unguenti, come il rofado, quello delle mele cotogne e r de i ¿'gli>cr cufcuno altro , che fi faccia ,macerandoui dentrofio ri, frutti,germini,*? fòglie. Di quefli adunque eia. Jcuno ’ eM prepara con cofe aromatiche ,(ì chiama poi unguento . L ’olio Rofado, che s’ufa hoggi nelle frettarle, neramente è molto lontano daqueflo di Diofcoride, c r piu prcflo da reputarlo anchora migliore, che altrimenti, , . ì' f ì per '

t


64 O l i o ro ta d o o m p h a c in o «

Difcoriì del Matthioli

perii molto artificio c r diligenza*he concorrono nel comporlo : quantunque pochifrettali ( perfuggir lafatica ) lo facciano fecondala dottrina di Mefue, il quale ne fcriffepiu modi con graniifilma diligenza . V¡afidi fare con rofe, che non filano del tutto aperte, quello, che chiamano Rofitdo omphacino, parte lattandolo nel bagno di Ma» rialcome in altri di [opra è ñato detto) er parte al Sole.Etfono di quelli, che per farlo piu efficace, lauano prima tolto bcmfiimo con acqua rofia fatto che u’hanno per piu ¡patio di tempo, tre ouer quattro mfuftont di quel* le M i e fono anchara mal'aperte, fatta l’ultima efprefiionc, u’aggiungono delfucco di quelle rofe mal mature , Cr pongonlo al Sole, per p iu , c r piu giorni,cr pofeia lofeparano, c r ripongono. Queflofregne l'infiammagton i, conforta, congrega ,frcfiifce , cr prohibifee il corfo delle materie 4 i luoghi del male. Brunto, uale atta difen* feria : cr molto s'adopera nette ferite del capo, perche molto conforta c r prohibifee mirabilmente le infiammalo, n i. Et però molto in tal cafo è lodato da Galeno alfecondo libro delle compofitioni de medicamenti fecondo i luo, io g h i, ouc trattò egli del dolor del capo confato ò per fin ta , òper cafearc A lche dijfe parimente al x . libro dettefa culti de/empiici trattando delpingue di diuerfi animali.

DeH*vnguentoElatino,

Cap.

XL.

S f il a s i j& pofeia fi portala corteccia dei frutti della Palma neltempo,chenonèarfchora bea fiorita,& meda cofi in un uafo, fi gli gitta di fopra olio omphacino.Lafciafi pofeia cofi ftare tre gior « n i, & meflblo poi in una fporta,u fpreme, & riponfi in uafo netto, & ufafi. Togliefi per farlo, tanta corteccia à pefo,quanto olio omphacino. Gorrifpondc con le uirtù fuc al rofado,ma non però mol­ lifica il corpo. w l

»

’v n o

v e n t o Elatino, che fifaceui anticamente degufici de Dattoliffi tempi noñri non è in ufo .

DeU’vnguento Melino.

Cap.

X L I.

C ompons 1 l’vnguento Melino in quefto modo.Toglicfi un congio d’olio,& mefehiafi con die ci feftari d’acqua,& aggiugneuifi tre oncie di corteccia di palma pefta>& una oncia di fquinantho.La feianfi tutte quelle cofejininfufione per un giorno,& pofeia fi cuocono» & colali l’olio in un uafo di larga bocca,oue mefla di fopra una graticola fatta di canne,ouero una ilota rada, ui fi pongono di fo­ pra le mele cotogne, & coperto con un panno, tanto ui fi lafciano.che l’olio tiri à fe la uirtù loro. In 3° uolgono alcuni altri le mele cotogne per meglio conferuar loro l’odore infra certi panni per ilpatio di dicci giorni,& poi lafciandolein macera due giorni nell’olio, Io {premono,& ripógonlo. Ha que fio olio uirtù d’infrigidare,& di coftrignere. Conferire all’ulccre della rogna, alle ferpiginofe, alla farfarella,& alle bugancc. Vale applicato utilmente all’ulcere della roadrice. Meflb ne i crirteri, fer­ ma il fluflò dell'orina, & prohibifee il fudore.Bcefi utilmente contra alle cantarelle, buprelti,& bru­ chi de pini. Quello piu fi loda,che piu ri/pira l'odore delle mele cotogne. O l i o di m e l* c o to g n e u l i u le .

L ’ o l i o dette Mele cotogne,che s'ufa nelle fpetiarie,fifa co’lfrutto non ben maturo,tagliato inpezzuoli nel* folio omphacino, cr porto al Sole con buona quantità anchara del fuo fiacco,cr poi al bagno di Maria, reiterando le infufioni, come in molti altri di fopra ampiamente s'è dimoflrato. JHa quello, che era in ufo appreso àgli anti* 40 chi chiamato Melino, s'aromatizaua, come nel prefente capitolo fi uedc,con diuerfe cofe odorate.

D ell’vnguento Enanthino.

Cap.

X L I I.

P r e n d e s i il fiore della Lambrufca nel tempo,che piu refpira d’odore:& come e' alquanto fuanito ,fi mette nell’olio omphacino,& muouefi,& mefchiafi:& lafciatoloripofaredue d ì, fi fpreme pofeia, & ripone. Ha uirtù coftrettiua, & corrifponde nelle uirtù fue à quel delle rofe : ma non però mollificarne folue il corpo. L'ottimo è quello,che piu refpira odore di fiori di Lambrufca. L ’ v n g v e n t o dei fiori della Lambrufca, il quale chiamarono gli antichi Enanthino, non ricerca altra an* notatione ,pcr efifiere qui chiarifìmo tl modo, chef i dee tenere à comporlo.

Dell vnguento T elino.

Cap.

jo

X L111.

T olgo v s i cinque libre di fiengreco, una di calamo odorato, & due di cipero :& mettefi tutto in macera in noue libre d’olio per fette giorni, mefehiando ogni dì tre uolte,& pofeia fi fpreme,& fi ripone. Alcuni altri,in cambio del calamo,ui pongono il cardamomo,& per il cipero il xilobaliàmo. Altri per auanti fpefsifcono l’olio con quelle cofe,& mettendoui poi in infufione il fiengreco,lo fpre mono. Ha uirtù di mollificare, & di maturare le pofteme. Conuienfi particolarmente à tutte le du rene de fccreti luoghi delle donne. Applicai! per di fotto alle donne, che {tentano à partorire, qua 60 do mandata prima fuori l’humidità,s’afciugano i luoghi lo ro . Gioua all’enfiagioni del federe,& met tefi nei criftcrijche fi fanno per le forze dello (premere,che uégono nelle pondora.Mondifica la far«

farei! ¿4


Nel primo lib.di Dioicoride. lulcere del capo, che humtgano : & mefcolato con ceratale alle cotture» & alle bugance. Leua le macchie della faccia. Metteli ne i lifci per far fplendida la faccia. Eleggelì quello,eh e frefeo, & che non ha grande odore di fiengreco.quello che fa bella mano ,& al gufto è iniiememente dolce Si amaro : percioche quello è J’elettifsimo . fa re!la,&

Hanno i Luminari dellefletiarie di mente di Rafie un’altro modo(anchora che nonfia in ufo ) difar Tolto del fiengreco , il qual chiamano i Greci Delino ; nel quale oltre al calamo odorato, c r al cipero, entrano otto onde di elaterio.

io

Dell’vngucnto del Sanfucho.

Cap.

XLIIII.

Si p r e n d e di ferpillo, cafsia, abrotano,fior di fifembro, foglie di mirto,& di fanfucho uguale portione;ma però in tanta quantità,quanta diferetamente fi penfi, che poffa badare. Pedali poi ogni cola infieme, & infondelìgli di fopra tanto olio omphacino, quanto richiede la uirtù delle cofc,che ui s’infondono.Lafcianfi coli quelle cofe quattro giorni, & pofeia fi fpremono : & di nuouo ui fi ri­ mette il pari pefo di ciafcuna di quelle cofe frefche,& lalciateuele per altrettanto di fpatio, fi fpremo no.imperoche coli fi fa piu uirtuofo . Bifogna per ciò eleggere quel ianfucho , che nel uerde nereg­ giatile ben refpira d’odore,& che al gudo è mediocremente acuto. Ha uirtù di fcaldare,& di difl'ec care:è acuto.Conuienfi alle conuerfioni,& oppilationi de luoghi delle donne:prouoca i melimi,le fe io condine,& il parto.'ualealle prcfocationi della madricetmitiga i dolori de lombi,et dcll’anguinaglie: ma piu conferifee tifandoli con mele.-imperoche indurifee i luoghi, per diuentare egli maggiormen­ te collrettiuo . Caccia, ungcndofene, le lafsitu dini. Mefchiafi utilmente ne medicamenti del Ipafimo,che ritira i nerui uerlò le /palle. A nchor a che una medeflma cofafieno il Sanfucho, c r TAmaraco appreffo a Theophrafto, Diofeoride, er Plinio ; nondimeno per hauertie Galeno, c r Paolo trattato per due diuerfì capitoli,er hauergli anchora affai dtuer famente graduati ne temperamenti loro,hannofi neramente creduto alcuni, che altra cofafla il Sanfucho, er altra cofa TAmaraco. Nella cui credenza gli hafatti maggiormente cadere pofeia Diofcoride, per hauere in quefloftio trattato de gli unguenti, fatto in diuerjì capitoli l'unguento del Sanfucho, e r quello dell'Amaraco . llchcuera * 3 o mente non è picciolo argomento di far credere, che quefte due piantefuffero differenti di uirtù , er di fórma. Per* che s'altrimentifuffe,pare che nonfar ebbeflato neceffario à Diofcoride trattarne per due diuerjì capìfoli, gir chia* mar f uno unguento Amaracino, er l'altro Sanfuchino. Ma per tor uia delle menti degli huomini cofl fatti dubbif, i prima da fapere,che ¡'Amaraco di Galen o,cr di Paolo, non è l’Amaraco, che Theopkra&o, Diofcoride, er Pii« nio chiamarono Sanfucho, ma il Maro, come tengono ipiu dotti femplicifli de tempi nojìri. Percioche del Maro non fa Galeno ne manco Paolo mentione alcuna ne i libri defemplici. Per il chefi crede,che per difètto de gli fcritto ri fia fiato corrotto il titolo del Maro in [Galeno, m A maraco, pr- uederfì,che nel graduarlo Jì confa egli affai con Diofeoride. Benché uogliono alcuni, che per TAmaraco habbiano intefo Paolo , er Galeno, quella pianta, chi nel terzo libro chiama Diofcoride Parthenio ; per effer chiamata anebora da molti Amaraco . Del che pare che dia nero indicio il non hauere in altro luogo del Parthenio trattato Galeno, ne Paolo. La quale opinione non c «e» 40 rumente del tutto da effere reprobata. Oltre à quello, quantunque n'haueffe Diofcoride trattato per due capitoli; non ofla per quello, che non pojfano effere una mede/ìma cofa t Amaraco, e'I Sanjucho.lmperoche due cofepoffono hauere indutto Diofcoride a coji fa re . L<t prima è, che fe ben fi riguarda alle compofftioni dell’uno, c r dell’altro, ueramente molto piu odorifero,cr piu pretiofo faràgiudicato l’Amaracino, che’l Sanfuchino. Et imperò per non uolerfì egli tacere uno fi nobile unguento, c r parendogli, che per la nobiltàfua meritale particolare defcrittionc, ' per dimoHrare differenza di bontà, c r accioche fi conofcefle l’eccellente dal manco buono, uariò il nome, c r non lo uolfe chiamare Sanfuchino, ma Amaracino. Imperochefe ambidue fifòffero chiamati <Tun nome medefÌmo,nonfi farebbe pofeia faputo diflingucre qual ¡òffe di loro flato piu eccellente. La feconda cauft, che induffe Diofcoride à chiamare l’uno Sanfuchino, c r l’altro Amaracino é , perche in Cìzico, comefi legge in quello al proprio capitolo nel terzo libro, il Sanfucho fi chiama Amaraco, donde queflo unguento fi porta elettiflimo t e r per effer coji dai 50 Ciziceni ottimi compofttori di quello,chiamatofecondo il loro coflurne Amaracino, non uolfe Diofcoride cambiar« gli altrimenti il nome,ma lo lafció in quel proprio,che egli da Cizico s’haueua riportato.

Dell’olio del Bafilico.

Cap.

X L V.

F a s s 1 l’olio del Bafilico, come quello del ligullro,in quello modo. Prendi ucnti libre d’olio,& undici & otto oncie di foglie di bafilico, & lafciale un giorno, & una notte in macera,& poi fpremilo , & riponlo; & come haurai cauato del colatoio le cofe fpremute, rinfondile nella medefima quan tità d’olio, & ifpremile, che haurai cofi illecondo.Non fi failterzotimperocbe’l bafilico non lo pa fifce.Togli dipoi la medefima quantità di bafilico frefeo,& ritornauelo ad infondere,come dicémo €0 uelrofado,& come ui farà fiato in infufioneilpari fpatio ditépo, rifpremilo di nuouo,&ripólo.& fc tu’l uorrai fare tre,ò quattro uolte,infondiui ogni uolta del bafilico nuouo.Puofsi fare d’olio ompha «ino.ma l’altro modo è migliore.Tato può quello,quato quello del fanfucho,ma nó è tato efficacci f 3 Dell’va-

r

Sanfuchino, fanfucho, Se amaraco, 8c lorodiana.

O p in io n e ¿ 'a l c u n i .


66

Difcoríi del Matthioli ■ _cJ

D ell’vnguento dell’Abrotano.

Cap.

X L V 11.

A fare l’vnguento dell’Abrotano,fi tolgono noue libre & cinque onde di quello olio odorife­ ro , che fi prepara per fare il ligu(trino,Se infondonuifi dentro otto libre di foglie d abrotano per fpa tio d’un giorno, & d’una notte, & poi fi fpreme.& uolendofi ierbare in lungone ne cauano le prime foglie,& ui fe n’infondono delle nuoue,& pofeia fi fpreme.Scalda,& gioua alle oppil auom, & durez zc della madrice. Prouoca i medrui,& le fecondine.

D ell’vnguento dell’Anetho.

Cap.

X L V 11.

10

T olgon s i à far l’unguento dell’anetbo otto libre & noue oncie d’olio, & undici & otto oncic di fiori d’anetho: lafciafi tutto in macera per un giorno : fpremefi pofeia con le mani, Se ferbafi.Ma uo* lcndofi fare d’un’altra infufionc, ui fi ritornano fimilmcntc nuoui fiori d’anetho. Mollifica , & apre t luoghi fecreti delle donne, & conuienfi al tremore,& al freddo, che uiene nel principio delle febbri periodiche,fcaldando,& ricreando dalle lafsitudini ; & gioua à i dolori delle giunture.

Dell’vnguento dei Gigli, il qual chiamano Suiìno. Il

Cap. X L V I I I .

iIqualechiamanoaltridiGigli,fifacofi.ToIgófinouelibre&cinqueoncied’olio, cinque libre & tre oncie di calamo odorato, & cinque oncie di mirrha. Pedanfi tutte quei!e cofe,& maccranfi in uino odorifero,& cuoconfi : & come è colato l'olio, ui s’aggiungono tre libre & meza di cardamomo pedo, bene abbombato prima d’acqua piouana;& lafciatouelo dentro à macerarli, fi {preme. Dopo quello, tolgonfi tre libre & meza di quello olio cofi fpefsito,co’l quale in una tinella alTai larga, & poco cupa s’infondono mille gigli sfogliati, & dipoi con le mani unte di mele fi me­ dróla,& lafciafi cofi ripofare per un giorno,& una notte, & pofeia la mattinafe ne fpreme l’olio in un uafo.Ma fubito bifogna fepararlo dall’acqua,che infierne có lui fe ne fpreme fuori-imperoche egli non tolera di dar mefehiato con l’acqua tanto tempo,come fa il rofado : perche fcaldàdofi per fe Ilei fo,bolle,& fi corrompe.Per il che per ben fepararlo,fi muta fpeffo d’un uafo in un’altro unto di mele, Se fpargefigli fopra fale trito , & fcparafi diligentemente dal fondaccio, ch’ei fa.Oltre à quedo fi ripigliano queIle cofe odorifere, ch’auanzarono della cfprefsione, & trafportatole in una tinella,fi gli ri getta di fopra il pari pefo del medefimo olio odorato ;8 c aggiuntoui dicci dramme di cardamomo pedo,fi mefcola con mano ogni cofa diligentemente, & in breue fpatio,fi fpreme, purgando fempre l’olio,chefene caua.Infondonfila terza uoJta le cofe medefime, Se aggiuntoui cardamomoj& fale,fi mcfcolano con le mani unte di mele, & fpremonfi. L’ottimo è il primo : Se il fecondo, il fecondo in bontàrii manco buono è il terzo. Oltre à quedo piglianfi di nuouo mille gigli sfogliati, & rinfon defigli fopra l’olio, che fu fpremuto prima,facendo fempre,come fu fatto al primo,mettédoui il car damomo,& fprcmendolo.il che fi dee fare nel fecondo,& nel terzo.Ma tanto piu fi gli accrefce di uir tù , quante piu uolte fi gli infondono nuoui gigli. Finalmente quado fi conofce edere perfetto,fi gli aggiugneper ciafcunacompofitionefettanta due dramedi mirrha elettilsima,fettanta cinque di car damomo,& dicci di croco . Alcuni, tolto il pari pefo di croco,& di cinnamomo ben pedo,& dac= ciato,il mettono con acqua in un uafo,& infondongli di fopra l’olio della prima cópofitione,& lafcia touelo dare alquanto, lo fcparano pofeia dall’acqua,& meitonlo in alcuni piccioli uafi afciutci>& im poluerati per tutto di mirrha, & di gomma,& abbombati d’acqua,di croco,& di mele : fanno pofeia il medefimo nella feconda,& terza cfprefsione. Fannolo alcuni fcmplicemcntc d’olio balanino,di gi g li, ò di qual fi uoglia altro olio. L ’ottimo c quello, che fi fa in Phenice,& in Egittoima quello piu li loda,che piu refpira dell’odore de gigli. Scalcia, mollifica, & apre le oppilationi, & leinfiammagioni della madrice,& uniuerfalmente è utilifsimo à i difetti delle donne.E buono alludere della te­ da,che humigano,alle calide pódeme,à i quofi della faccia,& alla farfarella del capo. Leua i fegni del le battiture,& fpegne quelli delle cicatrici, ritornandogli nel fuo coIore.Smagrifce: Se beuuto purga la cholera per difotto : prouoca l’orina,ma nondimeno nuoce allo domaco,& fa gran naufea. s v sin o

,

io

30

40

30

Qjv e STO, che fifa de Gigli,quello del Bafitico, dell’A b ro m o , er dell’Anetho, effendo le compofitioni los ro affuì ben chiare, non hanno ueramente bifogno d'altre particolari dnnotationi. Ma panni che il teño del Sufino fia inpiu luoghi corrotto,non però per colpa dell’autore,ma de fcrittori.

Dell’vngnento del NarciíTo.

Cap.

XLIX.

S p e s s i s c e s i l’unguento del NarciíTo in quedo modo .Prcndonfi fettanta libre Se cinque oncie d’olio lauato, & libre fei et due oncie d’afpalatho. Pedafi l’afpalatho,& macerali in tanta acqua, qua ¿0 to è la terza parte di tutto l’olio,et cuocefi ogni cofa infiemeCauafene poi l’afpalatho, et ui fi metteno cinque libre,& otto oncie di calamo odorato,et infierne con un pezzo di mirrha fi pedano,fi dai; ciano*

r.


Nel primo lib. di Diofcoride.

6~

ciano,& fi abbombano con uino uecchio odorato:& mefchiato poi ogni colà infieme, fi cuoce : & come ha bollito aliai,fi leua dal fuoco:&come e freddo 1 olio,fi cola. Tolgonfi dipoi afiaisfimi fiori di narciflbjSc mettonfi in un ualo,& infondefcgli di fopra 1 olio per due giorni,come fu detto in quel lo,che fi fa dei gig!i.Mcfcolafi,fpremefi,& trafportafi di uafo in uafo,acciochc ben fi purghi dal fon daccioiperciochealtrimentifiguafta. Vale per mollificare le durezze, & aprire l’ppilationi dei luoghi feminili, ma caufa dolore di tefta. T r o v a n s i alcuni tefti, che nella compofitione di quefio unguento, comandano, che l'Afyalatho fi cuoca folo nella terza parte dell’olio. Ma parmi il fentimento dell'altro affai migliore: perciochefuperfluo farebbefiato piglia io re fettunta libre fo lio per fa r quefia compofitione,cr non uolerne pofcia mettere in opera altroché la terza parte. lira difmcffo l’ufo del comporre l’unguento delfiore del Narcijfo fino al tempo di Plinio, come diffe egli ejprcjjàmen te al primo capitolo del decimo terzo libro dellafua naturale hiftoria.

Dell’vnguento Crocino.

Cap.

L.

N e l f a r e l’vnguento del Zafferano,fi fpefsifce l’olio co’l pari pefo, & la pari mifura di tutte quelle cofe,che fu detto nell’vnguento de i gigli : & tolgonfi di quello tre libre & meza,& otto drame di zaffarano,& per cinque giorni (ì mefehiano fpefTe uoltc ogni di infieme. Colafi pofcia il fello giorno tutto l’olio puro,& aggiugnefi à quel medefimo zaffarano il pari pelo d’olio, & mefehiafi per 2 o tredici giorni.‘& aggiuntoui quaranta dramme di mirrha pella, & ben (facciata, fi mefehia in una pila quanto bafta,& fi ripone.Sono alcuni altroché lo fanno con l’olio, che s’aromatiza d’odori per fare l’unguento liguflrino.Quello piu fi loda, che rifpira maggiormente d’odore di zaffarano, & quello piu s’ufa nella mcdicina.il fecondo è quello,che piu rifpira di mirrha.Ha 1’vngucnco Crocino uirtù di icaldare: prouoca il fonno,& imperò vngendone il nafo à i phrenetici,& parimente il capo, lor gio­ ita. Maturale pollone,mondifica le ulcere.Giouaallcoppilationi,& alle durezze dei luoghi delle donne,& alle viceré maligne di quelli,mefchiandolo có cera,zaffarano,midolle, e’1 doppio pefo d’o­ lio. Matura,mollifica,inhumidifce,& lenifica. Vngefi con acqua àgli occhi,che fi cambiano in co« lore glauco. Sono corrifpondenti àquello,l’unguento del burro , 1’onichino, quello dello fliracc.Impcroche fc ben fono da quello diuerfi di nome,fono però di compofitione,& di virtù parimcn $ o te uguali.

Dell’vnguento Liguftrino.

Cap.

L I.

S i p r e n d e vna parte d’olio omphacino lattato,& una parte & meza d’acqua piouana : della quale vna parte s’adopera à lattar l’olio,& l'altra à macerare gli odoramenti.che ui s’infondono.Tohe adunque cinque libre & meza d’afpalatho,fei & meza di calamo odorato,vna libra di mirrha,tre libre ik noue oncie di cardamomo,& nouc libre & cinque oncie d’olio, s’infonde l’alpalatho prima bc pe ilo nell’acqua,& cttocefi nell’olio,fino al primo bollore ; incorporafi pofcia la mi rrha con il calamo ben pello con uino uecchio odorifero,& diilinguefi poi in bocconi, li quali fi mettono nel medefijjo mo olio,trattone però prima l’afpalatho:& come hanno bollito, fi leua il caldaio dal fuoco, & colafi l’olio.'nel quale s’incorpora il cardamomo pello,& ben abbombato del redo dell’acqua, fempre mefchiando con una fpatola fenza mai ritenerfi infino à tanto che fia freddo. Colafi pofcia, & prefone venti otto libre, s’infonde con quaranta fei libre,& otto oncie di fiore di ligu(lro,& come fono ben macerati,fi fpreme l’olio per vna iporta. & volendoli piu valorofo fi gli rinfonde il pari pefo di fiori, che fieno frefchi,& di nuouo fi fpreme,& puosfi coli fare à beneplacito due , & tre uolte ; imperoche coli facendo,diuenta del continuo piu uirtuofo. Eleggefi per lo migliore quello che refpirando,em* pie piu il nafo del fuo odore. Sono alcuni, che Raggiungono il cinnamomo. Ha uirtù di fcaldare, mollificare,& aprire: & gioua à i malori de luoghi fecreti delle donne,& de nerui. Vale à i dolori del coilato,&alle rotture dell’offa perfe folo,ouero comporto concerato . Oltreàquello fi mette ne jo gli empiaftri, che fi fanno per la fchirantia,infiammagioni dell’anguinaglie, & per il tiro, che ritirati» do i nerui, ritorce il capo ucrfo le fpalle:& mettefi nelle medicine delle lasfitudini.

Dell’vnguento Irino.

Cap.

L11.

T o l g o n s i della corteccia de i frutti della palma libre fei,& otto oncie,& fottilméte pefta,s’/n fonde in fettanta tre libre,et cinque oncie d’olio,et infieme con dieci mine d’acqua,fi cuoce in un ua fo di rame,fino che ben refpiri d’odore:& pofcia fi cola in un catino ben unto dij mele. Fasfi Tirino primamente di quello olio ben aromatizato, mettendoui dentro l’iride macerata nell’olio fpesfito, come se detto. Ma ecci anchora di farlo una altra compofitione in quella maniera. Pongonfi in feti o tata libre et cinque oncie d’olio,cinque libre et due oncie di legno di balfamo pello, come s’è detto, et cuocelùet cauatone pofcia il legno del balfamo,ui fi mettono noue libre, et dicci oncie di calamo odorato,ben pedo,infieme con un pezzo di mirrha, abbombata di uino uecchio odorifero . Fatto quello

r


68

Difcorfi del Matchio li

« fi prendono di quello olio fpefsito,&aromatizato quattordici libre,& mefehiafi co’lpari pe f Siride oeflo &Jafciatolo macerare due giorni,& due notti,fortemente fi fpreme. Mauolendolo niu efficace,ui fi rinfonde il pari pefo d’iride due,ò tre uolte,& fimilmente macerato, fi fpreme. TW im o è quello,che non rifpira altro odore,che quello dell’iride,come è quello,che fifa in Per.ga pamphilia,& in Elide d’Acaia.Ha l’unguento Irino virtù di fcaldare,& di mollificare: ftirpa 1efc.a¿e cauteri.purga l’ulcerc putride,& fordide. Vale à i difetti de i luoghi fecreti delle d o n n e i firmi mente alle infiammagioni,& oppilationi loro. Prouoca il parto,& apr e le vene hemorrho.dali. Di * ftillafi con aceto,ruta,& mandorle amare nelle orecchie per il fuono,che in s ode. Vale a . catarri,eh e difeendono dalla tefta,& alle puzzolenti ulcere,& polipi delnafo,ungendo« le nari di quello.Beuut o al pefo d’un ciatho, purga il ventre, uale ài dolori de fianchi, & prouoca l’orina.Fa vomitare coloro, ,<* che non potano,ungendofene le dira,ò altro prouocatiuo inftrumento,& mettendolo in gola. Gax earizafi nella fchirantia con acqua melata,& vngendouifianchora c buono all’afprezza della canna del polmone. Daisi à chi hauefle mangiato cicuta, coriandolaria, & fonghi malefichi. Q v a n t v n q v h il prefetti capitolo,per effere molto chiaro, non haueffe piu bifigno di dichiaratone,chi sgabbiano hauuto i due precedenti dell’unguento del zaffavano , e r del liguflro ; nondimeno parrebbemi hauerrtid) i nell’vnguéco cato in qualche cofa,s’io non hauefli detto,che in quella compofitione dell’unguento Irino,quando fi parla dell'In» Irino. de ùntcnde(anchorache Diofcoridefe lo taccia) della radice, e r non del fio re. lmpcrocke nel fiore fi [ente pi» prefto odore fa M io fo ,cr abomineuole,chegrato:ma il contrario fi ritroua nella radice. Et imperò é da penfare-, che dovendo gli unguenti reffirare odore foaue,& aggradinole all'odorato,che delle radici dell’Iride, c r non de i z 0 fiori intendeffe. Diofcoride. E in oltre da credere,che douefìlegge in queflo capitolo,che l'ottimo Irino è quello, che ft fa in Elide i A caia,che uoglia dire in Elide d’Arcadia:imperoebe nelle fentture di coloro,che fono periti di geo* graphiaìfi ritroua Elide effere in Arcadia,cr non in A caia.

Auertetue

D ell’unguento GleucinOjOueroMuiteo. Fa

Cap.

LIII.

s s r f e m p lic e m e n te l’u n g u e n t o G le u c in O jO u e r o M u f te o d ’o lio o m p h a c in o , d i f q u in a n th o ,

c a la m o o d o r a t o ,f p i c a c e ltic a ,fp a th a d i p a lm a ,a f p a la th o ,m e lilo to ,c o llo ,& m o l l o * fep e llifcc fì il u a fo ,d o u e in fie m e fi m e t t o n o g li o d o r a m e n ti, l’o lio ,e ’1 v in o ,n e lla v in a c c ia p e r tr e n t a g io r n i,o g n i g i o r ­ no m ifc h ia n d o lo d u e v o lte .S p r e m e f c n e p o f c ia l’o l i o , & r ip o n fi. S c a ld a ,m o llific a , & r i f o l u c . G i o u a j 0 a l tr e m o r e ,& al f r e d d o ,c h e p r e c e d e a lle f e b b r i : & u a le à i d if e tti d e n c ru i,& d e lu o g h i fe c re ti d e lle d o n n e ; & p iu m o llific a ,c h e o g n i a ltr a m e d ic in a ,c h e fi fa c c ia p e r le la fs itu d in i. N

o n e

marauiglid,cbe Diofcoride chiamaffe quella compofttione d’unguento Gleucino femplice.Imperochc

Gleucino, & fe ne ritrouano d'effo altre compofitioni,affai piu di queflo abondanti di femplici odoriferi,come ft legge appreffo i tua ciìim.

Columella al l . capitolo del x i n .libro. Vero è,che anchora quella copofttione(conflderandofli femplici,che ucn trano)non può anch’ella fe non manifefiamcntcfcaldare.Quantunque Plinio al I I I I. capo del x x 1 1 1 . libro dica tffreffamente,chel Gleucino coftrigne,cr infrigidifee. Il che f a efficace argomento,che'l Multeo,ouero Gleuci* no unguento di Plinio ¡òffe di compofttione del tutto difiimilc da quello di Diofcoride,cr da quello di Columella: c uero che grandemente habbia egli errato nel graduarlo ne temperamenti fu oi. Eecene oltre à queflo mentione ai v i i.capitolodel x v .libro,dicendo,che nell'unguento Gleucino fi mettcua il m oflo,cr che con lento caldo,non co* me gli altri al fuoco,ma nella uinaccia fi componeua,mefcolando due uolte ilgiorno.il che nonpoco fi uiene à con* firmare con Diofcoride . Et però quafìpare piu, che Plinio habbia errato nel dire,che il Gleucino infrigidifee, che altrimenti. Imperoche, quantunque [olio omphacino, con il quale fi fa il Gleucino, habbia tanto del frigido(come diccGaleno)quanto del cottrettiuo ; effondo nondimeno atto à riceuere le qualità de medicamenti, che ui s’infondo* no,non può effere,che meffoui dentro tanti aromati caldi,come fono il cipero,il calamo odorato, la fpica celtica, li corteccia de i dattoli,l'afpalatho,il mclilotojzr il collo,non diuenti egli calido.Percioche per la medeflma ragione, etnchora l'acqua di naturafrigidiflima,muta il fuo temperamento,come teftifica Galeno, e r fi uede per cfpenenza, ogni uolta chefe infonde, ò f e le fa bollir dentro medicamenti di natura calidi,perche anchor effa riceue facilmente te qualità de gli altri medicamenti. jò

Delfvnguento Amaracino.

Cap.

L1111.

t o o t t i m o vnguento Amaracino fi fa in Cizico d’olio omphacino,& di quello della ghianda vnguencaria,fpefsiti prima con legno di balfamo,fquinantho,& calamo odorato:& aromatizati con amaraco,collo,amomo,nardo,cafsia»carpobalfamo,& mirrha.Aggiungonui coloro, che’l uogliono fare piu prctiofo,il cinnamomo,togliendo uino per bagnare i uafi,& mele per impiaftrare gli odorarnenti pedi. Scalda l’Amaracino, & prouoca il fonno,apre,mollifica,& matura, prouoca l’o ­ rina. E utile alle fillole,alle ulcere putride, & alle hernieacquofe,dopo l’operatione del chirurgico. Fa fpiccare l’efcara de cauteri,& uale à quelle ulcere,che per la loro malignit à,chiamano i Greci thèriomata.GiouaaH’orina ritenuta ungendofene il federe:& parimente alle infiammagioni di quello* & per aprire le uenc hemorrhoidali.Applicato di fotto alla natura delle donne,prouoca i meitrui,& ri i folueui


Nel primo lib. di DioFcoride.

69

folucui le durezze, & le enfiature . Gioua alle ferite de i nerui, & de mufcoli, meiToui Tufo con la la­ na carminata« , • . D i s s e s i di quellofiiffìcientemente di[opra nel capìtolo delfanfuchìno.Etperò non accade 4 recitarne qui al tra hilioria. Freme mcntionc Galeno nel libro degli antìdoti,nel dichiarare l’hedìcbroo d’Andromacbo, che ¡1met &fo*e(i£nu te nella theriaca,affai diffufamente,dicendo,che gli unguentarij delfuo tempo in luogo deH’Amaraco, che ui f i met» teua anticamente in Cizico,uimetteuano il Maro ,accìocbc refiirafje piu d’odore ;e r che perciò egli per ueder qualfuffe ilucro Amaracino,ne fece preparare con Amaracofolo ; il qualefeU n nonrcftirauacofi d’odore,era no dimeno di uirtk dall’altro poco inferiore.

*0

D ellvnguento Megalino.

Cap.

LV.

F a c e v a s i già per lo paflàto l’vnguento Megalino »ma eflene dipoi andata lafua compofitione in fumo . Nondimeno per non mancare aH’hiftoria, non farà fuor di propofito il ridurlo in cognitione.Faceuafi quello nel medefimo modo, cheli fa l’amaracino , eccetto che di piu uifi metteuala ragia:& folo in quello erano l’uno dall’altro differcnti.& imperò leggiermente mollifica. Non fi mcc te la ragia ne gli vnguenti per conferuargli, ne per fargli odoriferi, ma per dar loro corpo, & colo­ re . Cuoccfi la ragia terebinthina tanto,che perda l’odore. Del modo del cuocerla fe ne dirà,quando di quella fermeremo. *0 V

D eirunguentoH edichroo.

Cap.

L V I.

Q v e L t o , che chiamano H edichroo,fi fuol fare in Co,limile di uirtù,& di compofitione affarne racino, benché fia molto piu odorifero.

F e c e della compofitione delCHcdichrao memoria il magno Galeno nel libro de gli antìdoti, p er intrare nella Hedichro« compofitione della theriaca <fAndromacbo tutti gli odoramenti di quello impalati con uino. Et quantunque egli a f deferirlo da firmi ritrouarfene piu copofitioni; nondimeno nefcriffe una di quefia maniera per la migliore. Prendcfì afar fHe Galeno. dichroo due dramme di maro,?? altrettante di afaro,amaraco, ajfalatbo, fquinantbo, calamo odorato, erphu di j o Ponto : di xilobaifo n o »opobalfamo, cinnamomo ,crco fto , diciafcuno tre dramme: di mirrha fei, er altrettante di fòglio malabatbrino, di nardo d’india,di croco, di cafiia : er d’amomo il doppio : er una dramma di maflieedi Chio . Fafii pofeia di tutte quefle coft ben pefle con uino Pbdlerno una pafld,er di quellaf i formatto i paHedi ,fìmili a quelli della feiila, er delle uipere .Moffeà fcriuer Galeno tal compofitione,per hauerlafl ( come afferma ) dimen­ ticata difcriuere A ndromacho,cr per dichiarare à poco periti medici nefemplici, e r comporti medicamenti, che cofa uoleffe dire Hedichroo nella compofitione della theriaca ; accioche non hauejfero à cader in quello errore, che egli fcriue effere caduto un medico alfuo tempo ì Roma : il quale non e)fendo maifiato prefente à ueder fare la thè* riaca, uóleniolapur fare anch’egli ,giua cercando per le fpetiarie l’Hedichroo,penfandofi chefuffe ò hcrba,òra» dice, ò qualche altro medicamento femplice . I l che al tempo d’hoggidi ho ueduto io accadere a pure affai de moder n i. Auiceima con tutto il refio dellafetta Arabica,nella compofitione della theridca loro,chiamarono ÌHedichroo. trocifci Alindaracaron, ponendo d’efii uarìe compofitioni affé differenti di femplici, di pefhcr di mifure dalla de• ferititene,ebe ne fece Galeno .E t imperò nel comporre la theriaca«non e marauiglia, che lungo tempofia, che noti neftdfucceffa la nera compofitione, per effere fia ti corrotta & dagli Arabi,?? da compofitori in nari, c r diuer femplici

DellVnguento M etopio.

Cap.

LVII.

T a s S 1 in Egitto l'vnguento, che uolgarmente in quella patria per il galbano;, che ui fi m ette, li chiama Metopio : imperoche cofi chiamano l’albero, doue nafee il galbano. Componi! di mandor le amare, d’olio omphacino, cardamomo,iquinantho, calamo odorato, mele,uino,mirrhà, carpo50 balfamo, galbano, & ragia. L’ottimo è quello, che è graffo,di graue odore,& che piu fpira di carda momo,& di mirrha, che di galbano .Scalda grandemente^bbrufeia, apre,tira, & mondifica le ulce­ re. Aggiunto ne i medicamenti corrofiui, uale àineriti, & mufcoli tagliati , & all’hernie acquofe. Metteli ne gli empiaftri mollifieatiui, & ne ceroti. E utile al tremore,& al freddo, che precede alle febbri, & allo fpafimo, & mafsime à quello, che ritirati i nerui, ritorce il capo ucrio le (palle. Prouoca il fudore, apre i luoghi naturali delle donne^nollifica le durezze loro, & ha uniuerfalmente uir tù di mollificare.

DcllVnguento Mendefio. ¿0

C ap.

L V111.

C omponsi il Mendcfio d’olio balanino, di mirrha, di cafsia »& di ragia.Ma fo n o alcuni,che poi che quelle cofe fono pefate ( benché inutilmente ) ui mettono un poco di cinnamomo : imperoche quelle cofe,che non fi cuocono infieme,non ui lafciano U uirtù loro.E del medefimo ualore del Me topio,ma però manco efficace. Dello


Difcoril del Mattinoli Del Sfatte.

Cap.

LIX.

L o s t a t t e è la grafTezza.che fi caua dalla'mirrha frefca, pefla, & abbombata d’acqua, {pre­ mendola al torchio. E quello liquore molto odorato, &pretiofo,& fa per fc iteifo l’unguento cbia maio Statte. Quello è l’ottimo,che non ha compagnia dolio, & quello, la cui poca quantità fia di molta uirtù. Scalda lo (latte,corrifpondendo nelle fue proportioni alla mirrha,& à gli vnguenti,che hanno virtù di fcaldare. Statte,& Aia

eflamm. Storace li qui

da.

C h i a m a lo Stitte Strapiene, c r parimente tutto il reflo de gli Arabici,infìeme con tutta la caterua de gli 1 ° ¡penali,Storace liquidale l qual liquore fi troua nonfoto k V inegia gran quantità ; ma uniuerfalmente per tutte le Jpct¡arie,che compongano di medicinale. Ttifccrnefi queflo per Serapione : imperoche egli nel capitolo della Sto» race calamita, parlando anchora delia liquida,dice,ch’ellafi caua dalla mirrha prima bagnata d’acqua , e r poi fpremcndolataccordandofl nel reflo in tutto con (lM oria,che ne fcriffe Diofcoride.Conferma pofeia tale fentenza l’effe re eUa(quella floraee liquida dico,che non c contrafatta)odorifèriJUma,cr al guflo amara. Ma è d'auertire, che k tempi nojìri fe ne troua poca della ¡incera , come accade quafi in ogni altra cofa,che f i ci porta di Leuante . Per» che paffandofimili merci per le mani de i M ori,cr de i Turchi inimici capitali di noi altri Chrifiianflor pare di f a * r e un facrificio,come cipo'Jono ingannare netle m e r c a n tic i in ogni altra cofa. Ma per tornare k propo[ìto,cre» do ueramente,che quando fi poteffe battere lo Statte ¡incero,fi potrebbe legitimamente adoperare in luogo d’elei tif»

jima mirrha.

Dell’unguento del Cinnamomo.

Cap.

LX.

L o v N g v e n t o del Cinnamomo fi fa con l’olio della ghianda vnguentaria, fpefsito con le­ gno dibalfamo,fquinantho,&calamoodorato,&aromatizato con cinnamomo,& carpobalfamo, aggiuntoui piu mirrha quattro volte, che cinnamomo,& tanto mele, che fiafufficiente à macerare il tutto.Lodafi qucllo.che non fia di acuto,ma di piaccuolc odore,chc rifpira di mirrha, fpefTo di cor­ po,odorato,& molto amaro al guflo.Impcroche quello,che farà coli,non haurà prefo groifezza, ne corpo dalla ragia,madallamirrha:pcrchc la ragia non caufa amaritudine,ne alcuno grato odore. E nelle uirtù fue acutifsimo,caldo,& amaro. & imperò, per la caliditàfua, apre le bocche delle uene,ri i ° folue,& ifparge. tira gli humori,& le ventofità:aggraua nientedimeno il capo.Gioua à i difetti de luo ghi naturali delle donne,aggiuntoui il doppio d’olio,di cera,& di midolJeùmperoche coli perde rriol to della fua acutezza, & diuenta mollificatiuoraltrimenti brufcia,& indura piu ualentemente,che tue ti gli unguenti,che han corpo.E rimedio efficacifsimo contra le fiilolc, & le viceré putride. Gioua alle hcrnieacquofcjài carbonio alle cancrene,aggiuntoui cardamomo. Vngefi vtilmentea! freddo, & al tremore,che precede alle febbri,à i morii degli animali velcnofi,& alle punture de gli feorpioni,&diquci ragni,che fi chiamano phalangi^pplicato con fichi primaticci triti.

DeH’vnguentoNardino.

Cap.

LXI.

q

C o m p o n s i l’vnguentoNardino in varij modi.Imperocheò fi facon il folio malabathrino,ò fenzaefiTo.Fafsi il piu delle volte d’olio balanino,ouero d’omphacino,aggiuntoui,per ifpefsirlo , lo fquinantho:& peraromatizarlo,ilco(lo,rainomo,il nardo,la mirrha,& il balfamo. Lodafi il lottile, & acuto,& quello,che ipira l’odore del nardo fecco,ouerodcH’amomo. Hà virtù di diifeccare : è acuto,(calda,purga, mondifica gli humori,&rarifica. E liquido,& nonèuifcofo,fenonu’èaggiun to ragia. Fafsi oltre à quello piu femplieemente d’olio omphacino ,fquinantho, calamo odorato, collo, & nardo.

Dell’vnguento Malabathrino.

Cap.

LXII.

S p e s s i s c e s i il Malabathrino con le medefime cofe,che’l nardino,ma ui fi mette piu mir­ rha . & imperò fcalda,& corrifpondc nelle virtù fue all'amaracino,& à quello, che fi fa del zaffarano.

D ell’unguento Iafmino.

Cap.

LXIII.

P r e p a r a s i il Iafmino inPcrfia dei fiori delle bianche uiole.'dei quali fe ne infondono due oncie in vn fcftario Italico d’olio di fifamo,tramutando leuiole, come fi diifein quello dei gigli. Vfanlo i Perfiani nelle cene loro,per far buono odoretimperochc è egli conueneuoleà tutto il cor­ po,vngendofene nei bagni,& doue fia di bifogno di fcaldare,& di mollificare. Ha nondimeno l’odo re graue,& imperò affai fono,clic non l’ufano uolenticri.

N

on


Nel primo lib. di Diofcoride.

71

¡SfoN era neramente dapaffar queftocapitolo dell'unguento lafmino con filentio,come fi fono trap affati alcu Vnguento ni altri di fopra : ptrcioche in quelli niente,zr in quefto qualche cofafiritroua da dire.Et imperò è prima dafapae , Iafcruno , Jc elle lafmino uocabolo tradotto dal Greco(fecondo l'opinione di piu dotti de tempi nostri ) non nude rilevar• altro, lui e¡sari?. che uioldto.Nc mi pare,che fi pofia negare quejlotpercioche facendofi delle uiolc bianche(comc forme Diofcoride) queflo unguento,non fi può ragioncuolmente chiamare,fe non unguento uiolato ; intendendo però di quella forte di uiolc bunchc,che Arabicamente fi chiamano Kciri,cr non delle communi,che qttafi fempreperlc publiebe ftra de nafcono alla campagna. Ma fono alcuni de i moderni,che confidandoli nel fuono del uccabob,fi credono ucra Errore dì Hermolao, mente,che questo unguento fi faceffe di quegli odoratim i fiorì, che noi chiamiamo Gelfomini. nella cui c re d e i &di Marcel Za ritrouo io Hermolao barbaro,zr Marcello Virgilio Fiorentino. il quale, per uerificare lo intento fuo tutele, lo. Co dirgli antichi,zr Diofcoride mafiime habbiano fcritto il Gelfomino complicatamente con quefta H>etie di uiolc,zr ' che liabbia Diofcoride intefo quella frette di uiolc per il Gelfomino,che egli afferma ntrouarfl di colore ceruleo, m a opinione de quali non pofio io in alcun modo cadereumperocbe non e da p a fa r e,non uo dire da credere, che Diofcoridej¡¡quale neU’bìftoru de f empiici, CTnel diuidcre le flette dulie fyetie , fu diligcntifìimo , hauejje co/J fcìoccamente, fatta alcuna diftintione intefo,che’l Gelfomino fuffe quella frette di uiolc cerulee: auengdehc nelle radici,nel fufto,nella lunghetta, nella g r affettane ir ami,nelle figlie,zr mmolte altre parti fia il Gelfomino dA le uiolc di qual fi uoglia frette lontano. Et in oltre, anchora che a Marcello fi concedcffe ciò,che egli dtce(quantutt que non fi gli debba concedere)come fi dirà,che il I afmino fia unguento de i fiori del Gelfomino,ilqualt uuole egli, chefiano le uiolc cerulee,Ce lo istefio Diofcoride afferma,che il I afmino fi compone delle bianche mole d Dimojtra• fipofeia olircà queftoper Serapione prandisfimo,zr ftdelisfimo imitatore zr interprete di Diofcoride, che altri *0 cofaflanoleuiole,zraltraiGelfominiùmpcrocbediquefiialc a p .1j6 .z r di quelle alcap. n o . diuerfamentc nt ferifife,zr ne notò le uirt'u, loro. Per il che è da penfare,che fe hauejfe egli conofciuto,che Diofcoride, Galeno, zr gli altrihaueffero intefo il Gelfomino nel capitolo delle uiolc,non n'haurebbe egli fcritto cofi difiimamente in due capitoli. Ma per efier egli piu che certo,che i Greci,zr mafiime Diofcoride, non conobbero m i il Gelfomino, ne lice daperfe particolare capitolo fidamente f autorità, di piu firittorì Arabici; affermando, che de bianchi, de gialli,zr de cerulei fi ritrouano. Tal che è férmamente da ere* G E L S O M I N O . dere, che efiendo fiata ritrouata da gli A r d i quefta odorifera pianta,uedendola eglino nelle fattezze de i fio ri, zr nell’odi re molto confarfi alle uiolc bianche, uolendo imitare il Greco, 1 affai barbaricamente le dcriuarono dalle uiole il nome, ciò t » lafncn; anchora che nella lingua loro lo chiamano Zambac, oueroSambac. Il che dimofbra,chc manififtamentc s’inganni GualtbicriTcdefcod'Argentina in quel fuo nuouo Diofcori• detenendo ancho egli,che Diofcoride intendefie qui de uolgari G e l f o m i n o , Gelfomini. Ma accioche le uirt'u,zr proprietà fue vengano & fu a h i f t o in luce,non douendofenc piu in altro luogo di quello libro fare r i a , & v i r t ù . altramentione,mipare doverne qui dire quanto da Serapione fene fcriffe.E adunque il Gelfomino calido nel principio delfic condo grado,zr molto è convenevole aU'humiiità,aftaflemma, ZT à i vecchi di frigida compiefilone,zr à i dolori caufatidagli \ humori grofii,cr uifcoft.G iouano i fiori alle impetigini,zr ma fo le della faccia,tanto applicatovi[cechi,quantofi efichi. Il fuo - olio, ilqual chiamano dall’Arabico uocabolo Sambacino,gioita molto all'ufarlo nel uerno : anchora che à coloro,che foncalidi di complcfiionc,ncU’odorarlofrefioprouochi il f angue del nd* fio. Fannolo à i noftri tempi i profumieri con le mandorle,come ' fi fa quello de gli aranci,per unger le barbe,zr aggradire al na ; foco’l fuo odore. Errano alcuni,ingannati dalla conformità Errore di del uocabolo,penfandofi,che l’olio Sambacino, zr il Sambucino Giouar.ni da Vigo chiruifieno una medefima cofi.Fra quali s’ingannò Giouannida Vigo gico. chirurgico nel fuo trattato, che cifece dei [empiici,al proprio capitolo del Sambuco. None però gran tempo, che i Gelfo­ mini fi fono portati in Italia,anchora che volgarmente al pre* fente per ogni borto fi ritrovino i bianchi,i gialli,zr parimene tei cerulei.

Della Mirrha.

Cap.

XLIIIL

E L a m i r r h a vn liquore d’uno albero,che nafee in Arabia,Cimile alla fpina d’Egittoidalle cui <0 piaghe diftillaiopra certe (loie,che fi gli adattano (otto:quantunque ue ne fia di qu£)la,chc fi códenfi attorno al tronco dell’albero. Trouafene vna fpetie di molto grafia,chiamata pediafimos,da cui,qua do fi fpreme,diftilla Io ftattc.llnne oltre à quella,vrialtragralsifsima»chiain3tagabirea, che nafee in luoghi


72

Difcorfi del Matxhioli

luoghi graisi , la quale molto piu copiofamente rifuda lo ftatte.Tienc il principato quella» che fi chia ma Trogloditica,coli nominata dal paefe,oue ella nafcc,verde,trafparente, & mordace. Cogliefené una fpetie di minuta,laquale tiene il fecondo luogo dopo la Trogloditica,pafto!à,come bdcllio,ma rifpira di piu graue odore,& nafce in luoghi aprichi. Enne un’altra chiamata caucalia, (uor di modo fuanitajnera^ome fe fuiTe arroftita. La peggiorejdi tutte è quella,che fi chiama ergafima fecca,muf­ fata,& acuta, d’afpetto,& di uirtùfimilc alla gomma. Dannali quella,che chiamano aminnea. Fafieiene di tutte pattelli-.delle grafie,grafsi,& odoriferi : & delle fecche, fecehi, & fenza odore. Quella mirrha piu rifpira d’odore,che nel farei padelli non fu mefehiata con olio. Falfificafi la mirrha con lagomma bagnata nell’acqua della fua infufione. Eleggefi la frefea, fragile, leggiera, & tutta d’un colore,& quella,che nel romperli, moftraalcune uene bianche,&lifcie,limili all'vnghie,minuta di tó granella, amara,acuta,feruente,& odorata. E inutile la graue,di colore di pece. Ha uirtù di fcaldare>& di coftrignere,prouoca il fonno,falda,& dilfecca. Mollifica le durezze,& apre loppilationi de luoghi naturali delle donne. prouoca prettamente i meftrui, e’1 parto,applicandola di fotto con affenzo,&inflittone dilupini,oueroconfuccodiruta. Inghiottifcefialla quantitàd’unafaua perla tofle uccchia.per la (Lettura del fiato,per li dolori del coftato & del petto, & per il flutto del corpo, &difenterico. Alleggcrifcc il freddo,& tremore,che precede alle febbri,preia alla medefima quan» titàcon pepc,& acqua,due hore alianti,che cominci la febbre.Mefla fotto la lingua,& ritenutaui tan to,che fi liquefaccia,Ieuql’afprezza della canna del polmone,& la raucedine della uoce.Amazza i uer= mini del corpo. Mafticafi per far buon fiato-&ungefi con alume liquido per il fetore delle ditclla. ftabilifce i denti fmofsi,& ftrigne legengiue,lauandofene la bocca con uino,& olio infieme.Empia* ì <S ftrata,làida le ferite della tetta,lana le rotture delle orecchie ,&ricuopre l’ofla di carne, applicataui con carne di chiocciole.Gioua alle diftillationi delle orecchie, & alle loro infiammagioni, mellaui dentro con caftoreo,opio,& glaucio. Vnta con mele,& con cafsia iuanifce i quofi della faccia. Pur­ ga impiaftrata con acetone impetigini. Vnta infieme con uino,laudano & olio di mirto,ferma i cape gli,che cafcano.Mitiga i catarri uecchi,ungendone con una penna le nari del nafo.Riempie le ulcere degli occhi,toglicI’albugini,&parimcntelecaIigni,&polifcel’afprezza.Fasfi della mirrha, coli co­ me dell’incenfoja fuligine,utile à tuttclc medefime cofe,come dipoi infegnaremo. La mirrila Beo ticaè radice d’un’albero di Beotia.La miglior è quella,che rifpira d’odore fimile alla mirrha. Scalda, mollifica,& rifolue ; mette!! ne profumi utilmente. Mirri»,defili L A m i r r h a , che cCAlcfftndriahoggi fi porta à noi, èmolto differente da quella, che frale frette della eliamin. buona nefcrijji Diofcoride.Percioche la maggior partc,cr quafi tutta quella, che habbiamo in commune ufo nelle fretisriejnanca di tutte quelle buone qualità,che s’attribuifeono alla migliore. Imperoche ( come fi può manififta*

mente uedere) non è uerde,ne graffarne acuta,ne odoratale unita nel colore,ne ripiena di quelle uene lifeie, lequa* li dicono raffcmbrarfiaU'unghie bumane ; come che fi fenta nel gufarla qualche amarezza. Per il che fepur fuf* fe alcuno,a cui parc[fe,cb’cUa fidoueffe nellefretie detta Mirrha connumerare (quantunque da dubitareui (la) al­ tro non penfo ,cheftpoteffe dire,fe non ch’ella fuffe fretie di quella peggiore,chiamata da Diofcoride caucalia, c r ergafima,oueramente piu prefto quella,che fcriue Plinio portarfi d’india ; effendo quefie di tutte faltre peggiori, Cr mafintamente fapendo noi ch'ella (ì porta d’india in Alejfandria. Percioche la maggior parte di quella, che firitrouaboggi fra noi,è fecca,arroftita,nera,pallida,cr potuerofa : er Je ben tra quefte fe ne ritroua qualche pezzo di trafrurente,cr di chiara, rompendola, fi ritroua di dentro di diuerfi colori. c r che piu <gufandola, po* co,ó niente d’amaritudine ui fifente. Il perche è da credere,ch’ella (la contrafatta e r con gomma,cr con altri me fcugli,come ferine Diofcoride, chefi fuolfare nel contrafarla. Ennefiata portata già di quella, che dimoftra effe* Mirrhà me- re dell'eiettifiima : ma è infino à qui cofi rara.cr cofi poca che non fi ferba ,fe non per un paragone. Ealfificauafi (colata có Po fa Mirrhafino al tempo di Galeno coni'opocalpafo, liquore d'un albero chiamato Calpafo,uclenofo,cr mortale. Et pocalpafo. imperò nel libro degli antidoti,nella compofltìoue della theriaca d' Andromacho,cofldiceua. lo fo certamente, che molti fono morti,che hanno mangiata la mirrha meflurata con l’opocalpafo.Pcr il che è da fapcre , che coloro, che Idfreparanojii mettono Ì opocalpafo fcientemente,crfitnduftrianoàfarqutfto: pcrcioche fanno,che meffala cofi fatta ne coHirij,diuenta ottimo medicamento. Imperoche rifolue la marcia,cr mondtfica le ulcere fenza mor dacità alcuna,cr rifolue qualche uolta le fuffufìoni degli occhi,quando fi generano da poca,cr fottìi materia. Meffa negli empiafai, ouero ceroti,ò in altro digcftiuo medicamento di quelli, che s'amminifirano di fuore, aumenta mirabilmente la uirtu loro : ma togliendoli dentro per bocca, c neramente uelcno mortifero. Qiiefto tutto della Mirrha mefcolata con f opocalpaf0fcriffe Galeno ; per auertire,che nel comprarla c r nell'ufaria,fi debba molto ben Opinione aprireg li occhi, cr ufar diligenza. Crcdefi quafi il Erafattola, che la commune Mirrha,di cui è l’ufo uniuerfalc, del Brafauo- fia piu prefto il Bdellio,che altro. Ilche àme nonpare,che corrifrondaalÌhifloria,che ne ferine Diofcoride. Imla reprobata. perocj,e [a noftra Mirrha non è di quella trafrarenza,che è la colla del carniccio,come diffe Diofcoride effere libici lio . c r fe pure ui fe ne troua(come s’è detto ) qualche pezzo di trafrarente,è piu prefto una miftura di gomma A * rabica,che altrimenti,come nel guftarla fe ne jcuopre la malitia.Oltrc à quefio,rifrira il bdellio (diceua Diofcori* de ) ardendolo,odore fimile à quello delle unghie odorate.Et imperò,perche non mi pare(comeche piu uolte n’hab* bia io fatta efrerienza ) che la noftra Mirrha, accendendola, refriri di quello odore, non penfo, che /ìcuramen» g i te fi pojfa dire,ch’ella fia il bdellio.Conclude parimente contra à tale opinione una terza ragione : la quale, è che il XdcU.o,maneggiandolof i rmencidifce,cr rompendolo,c di dentro graffo: c r la Mirrha,che habbiamo noi, maneg* glandola


Nel primo lib.di Diofcoride.

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piandola,fi fa t t o l i , er rompendoli, c di dentro aridifiim a. Vituperò D iofcoride, c r tenne per fa peggi or tra le ¡betie della M irrha, quella, che chiamano chi Mìtica,GT chi Aminea : fa quale lodò Galeno nel libro de g ii antido­ ti per fa migliore,che f i ritroui nelle f e t t e della Trogloditica.il che ha[fatto credere a molti,che ffa in questo luogo falfo il teste di Diofcoride per negligenza de g liJc r itto r i. Ma uedendo io,che in Diofcoride/i legge A minuta, er in Galeno M inea, credo piu prefto, che non intendano d'unaffe tie medeflma. Supplì Plinio al x v . capo del x i i . libro,à quello che mancò Diofcoride nel fcriuerne accuratamente fa pianta, che laproduce,con quefte parole. Watt» no Jcrit to alcuni,che l’albero della Mirrha nafee infieme con g li alberi dell’incenfo nelle felue medejime. A Icuni a b tri poi hannofcritto,che nafee eglifeparatamente : percioche nafee in molti luoghi d’Arabia. Portafcne cieletta dal lefclue, er tolgonfa i Sabei anchora nel paffar del m are, da i T ro g lo d iti. Sono oltre a ciò alberi di M irrila dome* io fich i,ch e fa producono, molto piti ualorofa defoluatichi. L ’albero c fpinofo alto cinque go m b iti: il cui tronco du* r o , er 1to rto , è piu grojfo di quello deliincenfo ,'cofi apprejfo alfa radice, come in ogni altra parte .L a corteccia fua c lifeia fìm ile à quella dcll'arbuto : quantunque dicano alcuni >eh ellafla ruuida >er ffin o ja . L e fo n d i fono u* guali à quelle de g li o liu i, ma piu crefpe, er ftin o fc . tuba uuole, che elle fieno fìm ili all olufatro. A ltri ¡cogliono effer l’a lbero, che produce fa mirrha, fìntile al gin ep ro , ma piu ruuido, z r pieno di {fine : er che le fo n d i fieno piu tonde ,m a difap o re (ìmilc al g in ep ro . Ne mancano bugiardi, che fcriuanodd un medefimo albero d ifilla fa mir* rh a, er lincenfo. Intaccaflfa cortecciadeU'albero due uolte l'anno, come quella deh'incenfo, er ne i tempi mede* fim i: ma dalla radice fino à i piu uafarofì ram i. L a Sfatte rifudaffontaneainente dall’albero fenza tagliare la cor* tecciaicr quefla non ha pari di bontà. Dopo qucfo,la migliore tanto della domefic a , quanto dellafaluaticaf quel* la che distilla faf a t e . Della mirrha non danno il cenfo à D io , per nafeere ella anchora in altri paefì . E tn e i capi* 2 0 tolo figliente diceua pur eg li. Sophiflicafì fa mirrha co'l maftice, e r con fa gomma, e r parimente conficco dì co*

Mirr!]a & fua Jcricca da PI.

cornerò, per farla amara ; come per fa r fa pefar e,con fu m a d’argento.L’altrc mefturaggini fi conofccno alfapore della gomma,per efferefotto al dente uifeofa. Talfifitcafi ageuolmentc l’Indiana,fa qual fi ricoglie da uno albero]}>i* nofo. Qjtcfio folo di cattino produce l’india : ma però fa c iltf imo da conofcerc,tanto c egli manco buono. Tutto quefo della minka diffi Vlinio. Ondefacilmente mi riduco à credere, che famirrha del nofiro ufojìa llndiana: im* peroche intendo,che ella fi porta in Egitto per il mar rofio, e r di quindi con le carenane in Alcjjandm. Scrijfe Mirrila»& l'hiftoria della mirrha anchora Thcopbrafto al u n . capo del 1x . libro deU'hiftoria delle piante, con quefte paro* fua hiftoria l e . Nafee l’incenfo, e r fa mirrha in Arabia , in una regione tra Saba , e r Adramita,cr Citibena, e r Marnali : e r fcritta da nafconogli alberi deh’incenfo, e r della mirrha parte in fu’l monte, e r parte da baffo, per loro medcflmi. e r però T h eo p . alcuni fi coltiuano, e r alcuni rimangono fenza coltiuare. Dicono il monte effere molto alto, di modo che ui cafca 3 0 la nieuc : e r che di quefio nafeono anchorafiumi, che corrono al piano. Dicono parimente, che l albero della mir* rha è minore di quello, dell’incenfo , e r piu fu ticofo di duro tronco, e r appreffo terra ritorto, groffo piu della gamba dell'Intorno, coperto di fiottileforza,fìm ile à quella dell’adrachne. Altri,che affermano batter ueduto l’afa bero della Mirrha, deha grandezza s’accordano : e r dicono, che ne l’uno, ne l’altro ègrande, ma che quello della mirrha è minore, e r piu baffo : e r che quello dell’incenfo produce fiondi fìmili al lauro, e r lifeie, e r quello della mirrha spuntate, c r ffin o fe , non lifeie, fìmili à quelle degli olmi >crefpe, e r ffinofe in cima, come fon quelle de fa felice.Differo quefti mcdefìmì,che effendo nel nauigare ufeiti fuori affai lontano del golfi degli heroi , er andati in fu quel monte per cercare acqua, uiddero quiui quefti alberi, e r notarono molto bene il modo di rico rre ìincenfo, Z?\fa mirrha : oue uiddero intaccata fa corteccia de tronchi er de rami, di cui alcuna era tagliata, er intaccata co* me da colpi di fcurc,cr alcuna altra di piu minuti tagli : er differo hauer ueduto parimente il liquore, che ne diftifa 40 laparte enfiare, er parte reftare attaccato all'albero, er in alcuni luoghi hauer ueduto attorno gli alberi diftefe in terra Iloie teffute di palme,er altroue¡pianata intorno fa terra à modo di un mattonato. Differo anchora,che il mon te era diuifo tra i Sabei,¡ignori di quello : er perche niffun di loro fa ingiuftitfa, ne diffiiacere ah altro, non batter ueduto quiui alcuno, che guardale i fuoi alberi : er però hauer loro Iellato uia di quellafolitudme affai incenfo, er mirrha ,crportatofelo alle nani loro. Differo parimente d’hauere intefo,chc ricolto,che hanno tutto hnccnro, er fa mirrha, lo portano al tempio del Sole,il quale hanno i Sabei per il dinoto,er per il piufanto dì quehd regione : CT che quiui hanno A rabi armati ahaguardia , à i quali fafeia ciafcuno ilfuo incenfo, er fafitta mirrha raccolta in un monte , hfeianio ciafcuno¡opra alJuo monte una tauolctta,in cui èfcritto ¡opra laquantità dehemifurc, er pa­ rimente il prezzo, chefi uende fa mifura. Venendo poi(fccondo che intefero ) i mcrcatanti per comprar10 , leggo* no lafrittu ra delle tauole , er face lidofi fa mifura di quello,che piu piace loro, lafciano in quehofieffo luogo il de* 30 naio, dotte tolgono lamercantia .Tatto qttefto, dicono, che uiuienc ilfacerdote *cr toglie per il culto di Dio fa terza parte del prezzo, er fafeia il refio nel medefimo luogo: er che quefio fi fierba quittifiìcurifiimamente a i prò * pri padroni. Sono alcuni altri, che uogliono, che Falbero della mirrhafifafìmile al terebintho, ma piu ruuido,er Ipinofo, cotifi-ondi poco piu ritonde,di fiapore quafifilmile al terebintho : er che nafee quefto, e r quello dell’incen* fio in un luogo medefimo, in un terreno cretigno , e r arenofio, doite poche acque fi ritrattano furtiue da qualchefin* te. Quefte cofie adunque ripugnano à coloro, che dicono, che fa nieue ui difcende,er parimente fa pioggia,er che fia quel luogo irrigato dafiumi. Ma ben piu ignorantifono alcuni altroché hanno creduto, che da una iflcfftpian* ta disimi l’incenfo, e r la mirrha. Et imperò cofe piufìmili al uero narrano coloro, che ui nauigarono ( come hab* fanno detto ) dalla terra de gli heroi. Ritrouafi di mirrhadue ffietie, una legitima, che perfe fttffa difilla dall’afa faro, er taltra che fi fa diftillare per arte. La migliore fi pruouagufianiola, e r con quefio quella piufi loda, che 60 tutta infime c d’un color medefimo. Quefto tutto dcha mirrha fcrtjjc Theophrafto. Duciti moltecofe deuia Pii* nìo,ò che egli firfe male traferiueffe da lui,comefuole alcuna uoltafare, ò che piu tofio ciò raccogliere da piuferit ferie tori Greci, Scùffie della mirrha Galeno a H 'v m . dellefiacuità defiempiici, cofì dicendo. La Mirrha è di quelle ta daGaL g cofie,


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Differii del Matthioli 7 4 cofe,che Caldino , er diffeccano nelfecondo ordine : er imperò può ella faldare le ferite della tefta. Contiene in fe

non poca amaritudine,con la quale ammazza il fanciullo nel neutre,cr i ucrmini,er gli caccia fu o ri. Oltre a que* (lo e ella anchora afterfina : e r peròfi mette ne i medicamenti de gli o c c h ile fi preparano per le ulcere di quelli,et per le cicatrici groffe . Mettcflper fare il medeftmo effetto nelle medicine, chefi compongono per la toffe uecchia, per Calma,cr per tiferramento del fiato. Imperochc ella non inaffrifee la canna del polmone,come fanno molte aU tre medicine afterflue : ma c cofì moderatamente afterftua,che alcuni la mettono ne medicamenti, i quali chiamano arteriaci, come cofa,che[caldi,w diffecchifufftcientemente, non hauendo alcun m o re della facuita fua afterftua, , . , . lalquale procede dalla fua amaritudine. Mancando la Mirrha,fi dee xnfuo luogo porre, comediffeGaleno neifuc* celanti, il calamo odorato:®- fecondo Coftantino, il medeftmo pefodt mandorle atnare. Medebbono ,nquejfioca* fofeguitare gli frettali quelloro trattato chiamato,Quid prò quo,il qual uuole, che di mente d Auicennafipoffa, lo incarnino d e l M ir r in o n e ne i compofin la metà delfuo pefodi pepe nero : percioche Auicennamtefe altrimcn* tucofl dicendo. Poufi, fecondo che fi dice,in cambio della Mirrhafta meta di pepe nero: maquefto efalfo. _ I» olM irrh a B o e tre,della Beotica mirrha altro non ho,che dire,fe non cheà tempi noftri nonflporti in Italia . Oltre a cioè d’aiter* tic a . tire ,che la mirrha(comeferme Galeno al fecondo libro delle compofìtioni de medicamenti ingenerale)/! deue met* tere ne gli empiaftri quando fileuano dal fuoco,per non tolerare ella cottura alcuna,comefa parimente l aloe,et l in cenfo. Chiamano i Greci la Mirrha 2 : i Latini Myrrha : gli Arabi L e r, M «r> & Mor: i Tedefchi Mi rNomi. rhemg li Spagnoli Mirati Francefi Myrrhe.

Dello Stirace.

Cap.

LXV.

20

Lo s t i r a c e è un liquore d’uno albero (ìmile al melo cotogno. Quello fi tiene per il piu eccellente,che è rotto,graffo,ragiofo,& che nelle fue granella biácheg gia,& quello che riferba lungo tempo la bontà del fuo odore,& che quando fi malatta,rende un liquore limile al mele. Cofi e 1Catabalite,il Pifsidiaco,& quello, che fi porta di Cilicia. Vituperali il nero,il fembolofo,il fra gile,& il muffato. Trouafene(quatunque poco)di quel lo,che è fimile alla gomma,trafparente,che li raffembra alla mirrha.Cótrafafsi cò la tarlatura del fuo legno, co’l 3° mele,& con la feccia dell’vnguéto irino,& alcune altre cofe.Sono alcuni altroché togliono cera, et graffo fat­ to odorifero, & impattano có lo ftirace ne gli ardétifsi mijcaldi, & pofeia per un criuello lárgamete pertugiato lo tanno,fpremédolo, trapalare nell’acqua fredda à mo do di uermicelli, & lo uédono chiamàdolo Stirace ver micolare. Approuálogl’ignorátiperlo piu lineerò,nó auertédo alla refragraza del fuo odore:percioche il lin­ eerò rifpira d’acutifsimo odorc.Scalda lo ftirace, molli fica,& maturare utile alla toffe,à i catarri,alle raucedini, alle grauezze del rifpirare,& alla uoce perduta: gioua al le oppilatiói,& durezze de luoghi naturali delle dóne . Beuuto,& applicato,prouoca i meftrui. Mollifica legkgiermenteil corpo, togliendone un poco con ragia di terebintho in forma di pilule . Mettefi utilmente ne gli empiaftri rifolutiui,& in quelli, che fi preparano per le lafsitudini.Brufciafi,& faffene la fuligine, come fi fa có l’incéforlaquale è utile ugualmente in ogni cofa,come quella.Cópófene un’olio in Soria, il qual chiamano Sti racinojueramente eccellentifsimo per ifcaldarc,& per mollificare.'ma caufa dolore, & grauezza di te 5° fta,& prouoca il fonno. S tira c i,& f u a e ila m in .

O p in ió e del M an ard o .

C h i a m a s i lo Stirace commimcntcntc nellefrettane Storace calamita : il qual cognome ¿flato ( come io ere « do)tratto dal libro degli antidoti di Galeno. Percioche parlando egli de [empiici, che entrano nella theriaca, lo* dò per lo migliore Stirace, quello,chefi portaua di Pamphilia ne calami ; da i quali pref: egli il cognome di Cala­ mita. Et imperò per effer quello di quefta frette il migliore, chefi ritroui, fi cotluma fempre da i medici neU’ordi» narlo,di dargli cognome di Calamita, per dimoftrare, che cofi intendono del migliore. Percioche Galeno nel luo* gomedeflmo dice, che tantofupcra dibontà quella fpetie di Stirace gli altri Stiraci, quanto iluino Phalernofupera di bontà ogni altro uino, che per uil prezzo fi uende nelle tauerne. Dalla cui ragione effendo indotto il Ma* nardo da Perrara,fi pensò, che douefì leggein Diofcoride, cofi èilCatabalite ,uifìaftatocorrottoiltefto , cr 6o chefi debba però leggere , Cofi è il Caiamite. Ma in nero ( quantunque molto dottofìaflato il Manardo)à me affai in que(lo piu piace la fenttnz<t di Marcello fiorettinoci quale uuole, chefi legga Gabalite, crnonCatabalitc.

D el


Nel primo lib. di Diofcoride.

/)"

chef i atramente testimonio Plinio a l x x v . capo del x i i . libro, dotte parlando egli dello Stirace, die e,che na f f nella Soria piu prof ima alla Giudea intorno à G itala , Alaratkunta,cr al monte Cafito di Seleucia. Con la qual Sentenza ¡'accordano parimente Rcrmolao, er il RucUio, come anebora Oribafìo nel x 11 .libro, ouefi legge Ga halite, er non Catabalite. Il fuchfto medico altrimenti dottifiimo nelfuo libro delle compofitioni de i medicamene ti ultimamente Stampato , er aumentato,crede che il uero Stirace debbi effere liquido,non bauendo pcrò(per quanto io mene uezgia ) di ciò altra ragione ,fe non Ibauer letto, chefi teneua, crfì portata lo ¡linee ne i cannoni delle canne. Ma (perdonimi il Fucbflo)ei in quefia cofa dimofira di non hauer ben confiierato a bafianza: erperò effe* re molto lontano dal uero. lmperocbe,per quanto io ritrouo apprejfo Diofcoride,lo Stirace è un liquore di uno al* bero,di cui quello è il migliore,che roffeggia, che èfimile alla ragia, er biancheggia nelle fue granella, cr quello, i o che malafjandofi rende un liquore fìmile al mele. Dalle cui parole parmi, chefipofia mancamente far giuditio, che lo ¡tirace uero non debbi ejfere altrimenti liquido, ma duro ,e y granedofo, come ueggiamo tfiere lincenfo, la mirrha, er lo ¡brace ifieffo,di cui è l’ufo tra noi. Nemi par neramente, chefìa buona ragione il dire,clic lo ¡brace debbi eljère liquido, perche al tempo di Galeno fi portaua nelle canne. Impcrocbe(pcr quanto porta la mia opimo= nc)nonfi portaua lo ¡brace chiufo neUe canne, perche eifuffe liquido, mattamente accioche ¡landò cofiferrato fi conferuajfemeglio ilfuobuonodore.llcke(come fcriueTbeophraStoalxvi.capodrt ix.hbro ddl’lnfionadelle piante)Jìfaceua con il dittamno, chefi portaua di Candia, il qualeferraimo nellefèrtile , Cr nelle canne, accioche [ odore, er la uirt'u nonfene euaporaffe uia. Appo ciò non ritrouando io (per quanto habbia letto ) apprejfo alti an* tichi Greci, chi mai babbifatto mentiotte, che lo jbrace fia liquido , non mi pofio conftre col Euchfto in modo ue* runo,anzifon conStretto a confutare la fua opinione. Onde piu preflo Starò io con li Arabi,cr co i moderni,i qua.10 li non tengono lo[brace liquido per altro, che per lo (latte della mirrha. Lodò Plinio, oltre à i predetti, quello chefi porta di Sidone, c r di Cipri, uituperando quello, che nafee in Candia. Rende Plinio la ragione, perche fia quafifempre lo Stirace poluerofo ; dicendo, che ne fon cagione alcuni uermicelli alati, che ne i giorni Canicolari ui nolano, c r rodendolo, lo corrompono,cr fannolo poluerofo. Et fecondo ch'ei dice ,fìfalfljìca anchora con gom* ma di cedro,gomma Arabica, mele,cr mandorle amare .per il che debbonfi in ciò offerirne le qualità, che fi dati= no da Diofcoride al buono. Verdeggia l’albero, che produce lo Stirace,in piu giardini di V inegia, crfretialmen* te in quello del clarifiimo medico Ai. Mapheo de Mapbci. Pecette memoria Gaietto all v ili, dellefacilità de fem* s cirace fCricp lici’cofi dicendo. Lo Stirace ,fcalda,mollifica, cr digerifee. c r imperò molto conferire egli alla toffe, à i catara co da Gal. r i, à ìflufii dellaflemma,cr alle raucedini,le quali chiamano coryze ,cr branchi.Prouoca tanto beuuto,quanto ap* plicatoj meflrui. La fuligine deU'abbrufciato è quafifimile à quella dello mccnfo.Et alfecondo libro delle campo* 5o fltioni de medicamenti fecondo i luoghi, trattando del dolor del capo nelle fèbbri, diceua • Lo Stirace beuuto in poca quantità allegralafaccia. Ma beuuto coptamente ,fa dormire con non poco turbamento dell'intelletto. Chiù* Nomi. mano lo Storace i Greci i Latini , Styrax : gli Arabi, Miha, Meha, AIehaba,cr ASlarach :g li Spagnoli, Efloraque. D el

DelBdellio. Il

Cap.

L X V I.

un liquore d’uno alb ero Saracinefco. Lodali quello,|che a! gurto e amaro , & coli «apparente,come è la colla taurina, di dentro graffo, che nel maneggiarlo fi rinuenctdifce, che non fia mefehiato ne con legno »ne con altre fporcitic>& che quando s accende, rifpira d uno odore fimi 40 le à quello delle unghie odorate;. Portalène d’india una fpetie di nero,& fordido in piu grofsi pezzi> d’odore d’afpalatho.Portafcne parimente dalla pietra cartello una altra fpetie di Pecco,ragioio,& liut do ; il quale tiene il fecondo luogo.Contrafafsi,mefcolandolo con gomma : ma quello non è cofi am­ maro al gufto,&non rifpira nei profumi di cofi buono odore. Ha il Bdcllio u:rtudi fcaldare , & di mollificare. Rifolue il gozzo della gola, le durezze, & 1hcrnicacquoie, maialiate prima con faliua da digiuno. Applicato,& parimente fumentato,apre i luoghi naturali delle donne,& prouoca il par to,& tutti gli altri humori.Beuuto,rompe le pietre,& prouoca 1orina. Darti utilmente contra la toife,& ài morfi deuclenofi animali.Gioua alle rotture,allo ipafimo,a i dolori del rollato, & alle vaga* bonde uentofità del corpo.Mettefi ne gli empiaftri mollificatiui,che fi fanno per le durezze,& nodo fica de nerui. Peftafi,& infondefi in acqua calda,ouero in uino,& coli fi rilolue. e d

e l iio

è

Q v e l buono, c r eccellente BdeUio, à cui dà le m aggior lodi D io f roride, che cofi c trafr árente, come la col* la taurina,la qual noi chiamiamo di carniccio, amaro, trattabile nel maneggiarlo , che nell’accenderlo , rifara dell’odore d e i unghie odorate,fe à noftri tempi pure f i ci porta in Italia, è tanto ra ro , che come dicemmo nella mir= rha, fi ferba fidamente per un paragone. Credono alcuni,che qucfto dozzinale, che uà per le frc tia rie , fia parte di quel nero,che fi porta d’India,cr parte di quelfucco ,c r g o m m o fo , che produce l’ A ra b ia . 1/ che fe pur cofifaffé ci potremmo contentare clbauere almeno del mediocre, da che c è uietato d’hauerne dell’ eccellente. Ma in uero, per ritrouaruifi nel dozzinale cr poca amaritudine, cr quafi turna dell’altre qualità, che g li attribuire Dio co* r id e , piu preflo è da penfare , che fìa contrafatto , che altrim enti. Et di qui ¿ proceduto, che uolcndo pure alcuni inuefiigatori sfòrzarfì di farcelo r it r o m per le fretiarie fenza farcelo portare altrimenti da Saraca citta della fe 60 lice Arabia,s’hanno fognato, che la M irrh a , che s'adopera communcmcnte nelle frettane,fila il uero BdeUio ,com e contradicendo à tali opinioni piccino nel cap.della mirrha. D i quello,che uolgarmente sufa ,fc ne ritroua di piu fo rti : ìmperochc piu uolte n’ ho ueduto io di ncro,affaigraffo, d’odore quafi ftmile aU'A¡fa fètida : del trafrarente,

er

i

Bàellio , & fua efsam. Rarifsimo è il uero Bdellio in I t a l ia .

Bdellio uolgare , & Tue fpetie.


y6 B d e llio , & fu á h i f t o r .

B d e llio fe rie to d a G a l.

B d e ll i o f p e tie d i p a lm a .

C e f a g l i 'o n i , & lo r o h i i t .

Difcorfi del MattKioli

come la colli del cimicelo, itti fecco,non amaro,zr di niuno odore : er di quello,che tinto fi rajjbnbraud itti mb rhi,che sufi,che malageuolmente¡ì poteua dijlinguere di quelli. Mi quantunque tutte queñe fietie flano dd uero Bdellio lontine ; ufanfl nondimeno tutte temerariamente nelle¡pelurie per legitime, er approuite. Minando il Bdellio ,flinette infuo luogo il mofeo degli M eri, fecondo che ne fuoi fuccedaneifcriffe Galeno. Scrijfe del Bdellio Plinio al iti.capo del x i i.libro, cojì dicendo. Quiui è uicina Battriana,in cui è il Bdellio nominatifiimo. L'albero è nero, della grandezza\dcli’oliuo : le cuifiondi fonoftmili a quelle della quercia, er il frutto è di natura fimile álficofaluatico. La gomma chiamano alcuni brochon,alcuni malachran, er altri maidicoli. Mailnerorac* colto in bocconi chiamano particolarmente hadrobolcn. Deue il uero effer trasparente, fimile alla cera, odorato, er graffo nel maneggiarlo,amaro alguflo,fenza acidezza alcuna. Piu odorato è quello, che fi abbomba di uino per l’ufo delle cofefacrc. Nafce in Arabia, in India, cr in Media, er parimente in Babilonia Chiamano alcuni pera= i « tico quello, chefi porta di Media : il quale è piufacile,er piu croflofo,crpiu amaro. Ma l’Indiano è piu húmido , er gommofo. Contraffli con le mandole amare. Quefto tutto del Bdellio diffe Plinio. Delle uirtu del Bdellio, fcriffe Galeno alvi, dellefacilità defemplici, cofì dicendo. Il Bdellio,il qual chiamano Scithico, cr mafiime quel= lo , che è piu nero, cr piu ragiofo, ha maggiore uirt'udi mollificare. Ma l'altro, chef porta cfArabia, il quale è molto piu lucido, è piu diffeccatiuo,che mollificatiuo. Et imperò ilfiefco è húmido,cr quandofi peña, ageuolmen te diuenta tenero. E buono à tutte quelle cofe,à cuifi conuiene lo Scithico. Il ueechio,cr al gufo amanfimo,acu• to, cr parimentefecco non imita quelle cofe,che mollificano le durezza. Vfatto alcuni il Bdellio, er maf.ime l'A* rabico,per rifoluere il gozzo dellagola,cr Fhernie acquofe, maialandolo conia faliuada digiuno, accicchedi* uenti uifeofo. In oltre l'Arabico rompe ,beuuto, le pietre delle reni, erprouoca f orina, crie crudità uentofe. Sana i dolori dd coflato,cr parimente le rotture. Oltre à queflo ritrouo, che Serapione fice del Bdellio due ca= pitoli: Fuño chiamò egli Giudaico,il quale è l’ifteffo Bdellio di Diofcoride : er l’altro diffe, che era unfi-utto d’una pianta, fimile alla palma. Le piante di queño ultimo ho ueduto io abondantifiime in Napoli,nelle botteghe, doucfl itendono le canne del zucchero,nel tempo,che mi ritrouai con lafelice memoria di Bernardo Clefio Reuercndflimo Cardinale,cr Prencipe ¡lluñrifimo di Trento mio padrone. Portanfì,per quanto mifu detto, queñepiante di Si= cilia,con la radice, cr fiondi flmili à quelle della palma ; ma non però troppo maggiori d’ungombito. Et imperò è da penfare, che confondendo Auicenna l’un Bdellio con l’altro, cr dicendo, che fe ne ritrouaua unafietie di Siri* liano, intendeffe egli di quello,chefi porta di Sicilia, fimile alle palme. Chiamanfi quefle piante in Napoli c e « f Ar.LinN i ,cr mangiafene quiuifilamente un certo lor germoglio tenero,cr moltofaporofoul quale ui fi ritro¿ ua nel mezzo à piu di mille inuogU.E queftogermine in affai maggior reputatione,chenonfino i cardonU tartufi, er i carciofitper effere cr algufto aggradendo,cr molto amico di monna Venere.Et per quantofi può confiderare, 30 quefto nome di Cefaglione è flato tratto da gli Arabi : percioche Serapione dice . Cefilio eft cor iñius pianta;, cr natura eius eft,fletti natura palmerij .cioc. Il Cefaglione c il cuore di queña pianta, la cui natura èfimile à quella della palma. Per il che ho piu uolte penfato,per effer quefto cibo moltofoaue,fi maifuffe quefto quel Bdellio ,chc nellefiere letterefcriffe il gran Mose,al’ 1 1 . capo del Genefl ritrouarfì nel Vardilif i terreflre. Galeno all'vi 11. dellefaculta defempiici, parlando della palma,dice, che’¡midollo fi chiama Encephalos. Il che mifa penfare, che di qui,corrompendo il Greco, habbiano canato gli Arabi il Cefilio loro. Eecene, oltre à ciò,in altri luoghi ancho» ra effe Galeno mentione, cr ifietialmeute nel libro del uitto, le cui facuità fono d’affottigliar gli bumori. E d'auuertire.cbe doue nel teño di Diofcoride nella noñra tradottione fi legge Rifiira il bdellio d’uno odore (l* mite à quello delle unghie odorate,ne i uolumi Greci,che fono in)lampafi legge iuSJ'ts t'vrn i'vfim.’n i oim<¿n y ¡. cioè odorato, quando s’accende fimile alle unghie. cr quefle medefime parole tolte da Diofcoride hanno Aetio, cr 40 Oribaflo. Ma cotali parole in uero ci fi dimoftrano affai dubiofe, er feure, perche non fi può legítimamente deterc minare quel che intenda Diofioride,per quella parola ò'vryj,chelignifica unghie. Imptroche hauendo queña paroa ìa cofìfemplicemente detta uarilignificati, à chefine Iafi* qui pofia nonfi può, per miogiudicio meramente difeernere. Il che mif i fufiicare, che in quefto tefto manchi qualche altra parola. Crefcenc oltre à ciò lafufiitione per uedere, che tutti gli Interpreti di Diofcoride, i qualifino però ñati dottifimi huomimtirano quelle parole à di* uerfifornimenti. li Manardo da Ferrara nellefue epifiole uuole, che il bdelliofia femprc odorato, ma che abbru* feiandofi diuentifimile alle unghie. Hermolao uuole, che nel’ accenderfifacci uno odorefimile alle unghie, inten* denio però amendue non di altre unghie, che delle odorate . Alle interpretationi di cofloro corrfionde molto be* tic fia gli Arabi Serapione, il quale traferiuendo da Diofcoride interpreta queñe parole in quefto modo. Cumincenditur bonumfrirat odorem odori unguis odorati fimilem,cioè quando il bdellio s’abbrufcia rifiira di buono odo ^0 re fimile all’odore delle unghie odorate. Sono alcuni altri(comc è il R ueüio,cr parimente il Cornario ) cheferinono, che il bdellio accendendolifacci uno odorefimile alle unghie, fenza efplicare a quali unghie. il che non ne ape porta punto piu di chiarezza di quello,che cene dia il tefto Greco.Marcello Vergilio interpreta altrimenti in que= (lo modo . Accendendoli il bdellio è odorato , er di colore è fimile alle unghie humane. Quefta interpretatione di Marcello efilica piu di queUo, che firitrouanel G reco, il che ci aggiunfe fòrfe egli delfu o , per toruia di quel te*, ñ o ogni ambiguità,quantunque cine jìariprcfo dal Manardo. A me ueramente piacque femprc piu,che ogni altra la interpretatione di Serapione, come fi uede nel principio di quefto commento. Mahora nonfoqu slfò, che io me ne debbi determinare,percioche pare, che quelle parole di Diofcoride fieno cofì difiinte, che ne dieno due note del* Velettifiimo bdellio, cioè che eifia odorato, quando fi accende , er che fia difigura fimile alle unghie : ma non però per quefto fi leuauia la dubitatone ,fe debbiamo intendere, che Ilafimile alle unghie odorate, ouero atlehumanc.

Ma con tutto queño mi pare chefanimo mi dia, che piu preflo fi debbi intendere delle humane, per hauere letto in Plinio al nono capo del x u . libro, che il bdellio Battriano hapur affai unghie bianche. 1/ che par che dica del bdel

lio


Nel primo lib.diDiofcoride.

77

lio Bamocrate dncbord ne i uerjì della compo/ìtionc del Ciphi, come ferine Galeno nel primo libro delli antidoti in audio modo %gàtyów (aia*@S'tKKto]/.Ovvy*.f < y.Acux'ctKiQovgi. Bei quali uerjì quejìaè la fen= tentia.di giunco odorato x n .d i croco una], di unghie di bdcllio tre dramme. di afpalatbo due, cr mezza. Le cui parole confrontate con quelle di Plinio non poco me inducono a crederebbe nel bdeUioJìeno alcune pdrti,cbefl raf-■ famiglino alle unghie humane, cr che quellefieno la miglior parte del bdellio, oueramente che cotali unghiefieno folamente nell’eccellentifiimo bdef,io. Simili macchie fi ueggono bianche nel Belzoino, onde fono alcuni, che tcn= cono per cofa certa, che il Belzoinofia il uero bdeUio, maper miogiuditio non manco di quelli s’ingannano cojìo« royche tengono, che l’ijlejfo Belzoino(ìa la mirrba, come diremo nel terzo libro ,fcriuendo del Uferpitio. Ghia Nomi. mano i Greci il BdeUio,B<Maaw : i Latini, BdeHiumegli Arabi,Molochil,¡&olochal,M.ochol,o~ MochcUgh Spa io gnolijBdclio.

Dello Incenfo.

Cap.

L X V 11.

N asce lo Incenfo nella Arabia, che fi cognomina thurifera. Tiene il principato il mafehio, il quale chiamano ftagonia, ritondo di granello naturalmente. Quello adunque è intiero,bianco,& di dentro , quando fi rompe, gralTo,& nel brufciarlo fubito s’acccnde.Qucllo, che fi porta d’india,rof feggia, & è liuido nel colore. Fafsi ritondo di granello artificiofamentc. Taglianlo adunque in qua­ dretti,& mettonlo in un uafo di terra, & tanto Io uoltano attorno, che fia ben tondo:ma quello in« uecchiandofi pofeia, rotteggia,&: chiamanlo atomo , ouero fiagro. Tiene il fecondo luogo l’Arabi2 ® co, & quello, che nafee in Smilo, il quale chiamano alcuni copifcò,affai picciolo,& molto roflo di colore. Trouafene una fpetieja qual fi chiama amonite,ueramente bianco,ma nel maneggiarlo con le dita, fi rinuencidifce,come fa ri mallice.Contrafafsi tutto perdo uiaggio con ragia di pino, & con gomma.II che ageuolmcntc fi cognofce. Imperoche la gomma,accendcndola.non fa fiamma,& la ra già le ne ua in fumo : l’incenfo fubito s’accende. Conofcefi oltre a quello la fratide dal refpirare del­ l’odore . Scalda l’incenfo, & collrigne : rifolue le caligini de gli occhi : riempie l’ulcere profonde, & parimente le falda : confolida le ferite frefche : riitagna tutti i flufsi del fangue,anchora che uenifle da i pannicoli del ceruello. Mitiga le ulcere maligne del federe, & d’ogni altra parte del corpo,trito, & applicato in fu le fila con latte. Disfa nel principio quelle formiche,che fi raflembrano à i porri,& leuolatiche,uncouicon aceto, & pece. Guarifce le cotture del fuoco,& lcbugance,mefchiato con jo g. affo d’oca, ouero di porco. Vnto con nitro,purga le ulcere del capo, che menano.Gioua applica to con meleà i panaricci deliedita, & mefehiato con pece,alle percofle delle orecchie,& à tutto il re ito de loro dolori,infufoui con uino dolce.linpiaftrafi utilmente con cimolia,& olio rofado alle ma inelle, che s’infiammano dopo’] parto.Mettefi nelle medicine della canna del polmone,& delle mem bra interiori del corpo . Bcefi per lo fputo del fangue utilmente.Ma beuuto in fanità.fa far pazzic:& beuuto psu abondantemente con uino,ammazza.Brufciafi l’incenfo in un tetto di terra netto, acccn dendo prima i fuoi grani a lume di lucerna,& come è bene affocato,& brufeiato, fi cuoprc fubito có uno altro uafo, infin che fi fpenga ; percioche facendo cofi,non diuétaegli cenere. Sono alcuni,che per pigliare la fuligine, quando fi brufeia l'incenfo,fofpendono (òpra alla pignatella.oue s’abbrufcia, un uafo di rame concauo : pertugiato nel mezo, come pur hora, parlando della fuligine dell’incéfo 40 diremo.Mettonlo alcuni altri in un uafo di terra crudo bene illutato, & pofeia lo pongono à calcina re nella fornace. Brufciafi anchora in un uafo di terra nuouo fopra carboni bene affocatijinfino à ta­ to , che piu non bolla, non ui rimanga alcuna graffezza, & piu non fumi. Tritafi facilmente quello, che non è brufeiato.

Della Corteccia dello incenfo.

Cap.

LXVIII.

T ie n e il primo luogo in bontà quella Corteccia d’incenfo, che è graffa, odorata,frefea, lifeia, grotta,& non cartilaginofa. Contrafafsi con la corteccia del pino, ouero con i gitici del fuo frutto. Manedifcuoprela malitia il fuòco : imperoche facendoli con ogni altra corteccia il profumo, non 5® s’accende,ma fe ne ua in fumo, fenza alcuno odore? ma la corteccia dello incenfo brufeia, & fumado fpira di buono odore. Ardefi quella parimente,come sarde lo incenfo : Se ha la uirtù medefima, ma è piu uaiorofa,& piu coftrettiua.Et imperò fi dà à coloro,che fputano il fangue: & mettefi ne i pettoli» per li flufsi de i luoghi naturali delle donne.E conueneuole alle cicatrici de gli occhi, & all’ulcere có caue,& fordide.Gioua l’abbrufciata efficacemente alla ruuidezza delle palpebre.

Della Manna dello incenfo.

Cap.

LXIX.

L a b v o n a Manna dello incenfo è quella, che è bianca, pura & grancllofa. H a le untume* defime dello incenfo, ma non e però cofi ualorofa. Contrafafsi con ragia di pino c r i u c l l a t a , con poi «o uere,& con corteccia d’incenfo peita. Del cheè ueramer.te paragone il fuoco : percioche la contra­ fatta,non fa nell’abbriifciarla il fuo fumo uguale,ma fuliginofo,& impuro,& fentefi refpirare infieme co'lfuo foaue.altro faftidiofo odore. Farai g 5

*


78

DifcorfìdelMatthioli f

Della Fuligine dello incenfo.

Cap.

■'

LXX.

F a r a i c o fi la F u lig in e d e llo in c e n f o . P r e n d i à u n o p e r u n o i g r a n i d e llo in c c n fo c o n u n a p ic c io la m o lle tta ,& a c c e n d ig li alla lu c e r n a ,& m e ttili c o fi a c c e ii in u n u a fo d i t e m a c o n c a u o > & n u o u o , & c u o p r ilo p o i c o n u n u a fo d i ra m e b e n n e t t o , c o n c a u o , & p e r tu g i a to in m e z o ,m e t te n d o t r a u n o ,& l ’a ltro u a fo , ò d a u n a p a r t e , o u e r o d a a m b e d u e ,p ic c io le p ie tr e a lte q u a t t r o d ita ,a c c io c h e fi p o lla p m f a c ilm e n te u e d e r e d e n t r o , f e l ’in c e n f o s ’a b b r u f c ia , & p e r h a u e re t a n t o d i lu o g o a p e r t o , c h e u if e n e p o if a a g g iu n g e r e d e ll’a l t r o ; & im p e r ò a u a n ti, c h e d e l t u t t o fia b r u f c ia to il p r im o ,a g g io g h im e n e d e l­ l ’a l tr o ,f in o c h e h a u r a i f a tta la fu lig in e , ch e ti b a i l a . M a b if o g n a c o n t in u a m e n te c o n u n a f p o g n a b e n p ie n a d ’a c q u a fre fc a a n d a r b a g n a n d o a t to r n o al c o p e r c h io d i r a m e : im p e r o c h c c o f i te m p e r a d o la ca lid i tà d e l ra m e ,u i s’a p p ig lia p iu fe rm a m e n te la fu lig in e : a ltr im e n ti p e r e lfe r ella le g g ie r if s im a ,a g e u o l m e n te ca fca,& fi m e fc o la c o n la c e n e re d ell’i n c e n i o , c h e ui fi b ru fc ia . S p a z z a li p o fc ia d al c o p e r c h io la p rim a fu !ig in e ,& falsi il m e d e f im o , p e r in fin c h e ti p ia c e di f a r n e . m a to g lie f i p e r o u o lta p e r u o lta u ia la c e n e re d e llo in c e n f o . M itig a la F u lig in e d e llo in c e n f o le in fia m m a g io n i d e g li o c c h i j p r o n i b i f e e i c a ta r r h i, c h e ui d i f e n d o n o , p u r g a le u l c e r e , rie m p ie le c o n c a u ità ,& fe rm a i c a n c h e ri. F a n o f i n e l m e d e fim o m o d o q u e lla d ella m irrh a ,d e lia r a g ia ,d e llo fto r a c e ,& d o g n i a ltr a f o r t e d i liq u o r i ,t u t ­ t e u n iu e rfa lm e n tc b u o n e a lle m e d e fim e m a la ttie . E s s e n d o lo incenfo,la Corteccia,la Manna,?? lai-uligine tutte cofi, che procedono daunamedeflma pian* 10 ta,tion niè pdrtiio fuor di propofìto di trdttdrnc di tutte injìememente. Ma comincidnio primd dall’lncenfo, non diffondendoli molto ampiamente Diofcoridc in narrarne Ihiftoria, per fiiis fo f al buonuolere di coloro, che la uoleffero intendere, ne dirà qui tutto quello, che dal uii.cap.del ix.libro diTheopbrdjlo, crdalx m i . del x ii.d i Plinio ho fedelmente ricauato.Dico adunque, che quantunquefolamente nafea lo Incenfo in Arabia,è pero ¿a fapere, che non per tutto nafee egli quiui,ma particolarmente in un certo luogo, nel mezo quajì della regione dopo Atramite,uillagio principale del regno de i Sabei. Rimira il Iito del luogo il Leuante, cr ctuii fiata uietata dalla natura da ogni parte la ftrada decentrami. lmperoche ha dalla deftra banda per fortezza fcogli grandmimi di mare, cr in tutto'l reilo del contorno altifiime ripe. Cura la lunghezzadellefdue, che producono ilncettfo , piu di cento miglia, cr la larghezza loro non meno di cinquanta, con le quali confinano i Minei habitatori d uno al tro uiOaggio,da cuifi portafuori ¡'Incenfo per ftrettifiima uia : cr giàfu cognominato Ì Incenfo Mineo. Impero* 3« chefolamente cottoro nefurono i primi inuentori, cr efiifoli n'cffcrcitano la mercantia.E prohibito ad ogni altro di ueierne gli diberi, che lo producono : anzi chegli ifiefii Minei non tuttiffecondo chefi dice ) gli poffono /tede* re. lmperoche di tuttifolamente trecento famiglie u’hanno la giuriditione, er la parte nel ricorlo : alle quali per fucccfiione dell'una età nell’altra, ne refia Vberedita. Sono coftoro,che lo ricolgono,da i popoli circomicini chiù* muti fieri. lmperoche quando intaccano co ì ferramenti la corteccia dell’albero, per dare adito al liquore, cr coli medefimamente quando lo ricolgono, s'ajlengono per non macularli,dalle donne loro, cr dallo andare alle effequie de i morti Al che pare, che gli faccia crefcere il prezzo della mercantia. Sono alcuni altri ,chc dicono,che i Mi* nei u hanno intcreffo tutti,cr che ogni annofeto partonofra loro. Ma comefljìa, anchora chegli antichi Romani armeggiajfero in Arabia ; nondimeno niuno de i Latini autori neferine, comefujfe fatto l’albero dello incenfo : cr benché molti da i Greci n’habbianofcritto, ninna concordanza però tra loroftritroua ; quantunquefcriua Theo* phrafto, che uno albero d’Incenfo,qual nacque difopra Sardes appreffo certo tempio,haueffefondi fìmilì aliamo. AnticamenteJì folcua ricorre ITncehfo una uolta l’anno, intaccandogli alberi ne i giorni folamente canicolari, per tfjerc a quel tempo molto pregna la corteccia i'humore,ey ne ricoglieuano pofcia lo Incenfo nelfigurate autunno » Ma la dolcezza del guadagno hafatto ritrouar modo di ricorlo anchora la primauera, offendo primaflati intaccati gli alberi il uerno. Ricogliefì quello>che diftiUa.cr gocciola dall’albero,infu certefoie teffute di palme ,fe il luo* go concede, ch’elle uifi poffano adattare : altrimenti uifanno fotto una aia infu’l terreno ben battuta, er ben met* ta. Il piu puro, crpiu Splendido, è quello, chef ricoglie infu lefoie, lmperoche quello, che cafca in terra,è piu graue, non tramare, ne cofi come l’altro, è ualòrofo. Quello, chefi ricoglie nella primauera, rojjeggia, cr non è da comparare co'l primo in bontà, per efiere egli neramente di minore uirtu. Credefl,che quello, che difUUa da gli alberi giouani,fia molto piu bianco, che non è quello de i uecchi. Rafiafi confèrro dagli alberi quello , che uifi co 50 denfafopra : cr però ne riportafeco affai pezzi della corteccia. Di quellofece ( come qui di foprafi uede) Diofco* ride mentione : percioche parlando dello Incenfo, diffe ritrouarfene oltre aU’Arabico di roffo, che ci fi porta d’in dia.llchcdimoftra, che anchora in altre parti del mondo nafcal' Incenfo, oltre à quello, chefi porta d’Arabia. Il chefapendo benifiimo TheophraSo, cr Plinio, quantunque prima hauefferofcritto, chefolamente l'Arabia prodi* cena ITncenfo, dijfiro però che alcuni haueuano detto, che ne nafceua anchora in alcune ifole. E lo Inccnfo(ficondo che recita Galeno a lv u . dellefacuità defcmplicfcaldo nelfecondo, cr fecco nel primogrado, con un po* co di[acuità cofhrcttiua ;come che nel bianco non ui fi finta manifèflamente. Lafua corteccia coftrigne Marame te : cr però è ella molto diffeccatiua, di modo chefi connumera con quelle cofi,che diificcano nel fecondogrado. E ella neramente compofia di parti piu graffe, che lo Incenfo : cr però ha manco detl’acuto. Per quefte qualità aiuti que, cr facultà fue l’hanno i medici in ufo per gli fiuti delfangue, per le debolezze, Crfiufii dello Stomaco,cr pa* <Jt rimente per la difenteria. Nefolamente fi mette eia ne i medicamenti, che s’ufano difuori, ma in quegli anchora , chefi tolgono dentro nel corpo. Il fuo ramo (.leggo lafuafuligine,cr qui difitto ne dirò la ragione)/calda,cr difi, fece*


Nelp rimo lib. di Diofcoride.

75»

fcccs piu che ?Incenfo,di modo che quj.fi arriua ¿I terzo grado. He però è egli prìuo di qualche poco di facuità a* fierfiua: er però può mondificare,cr riempiere le ulcere degli occhi, comefa quello detta mirrha, cr dettofiiracc. Quello tutto dello Incenfofcriffe Galeno. Mi oltre ciò è da[apere ( dccioche alcuno non f i penfrffe, che male hi* [frfiiio interprctdto questo tefio di Galeno ) che in tutti i uolumi Latini delle [acuità de [empiici d’ejjo Galeno tra* Tffto ¿¡ Ga, dotti per il Gaudano di qualfiuoglia ftampa, è il tefio dello Incenfo [corretto, per effer fimilmente deprunaio ne i |eno (conce Greci, come parimentefi ritroua corrotto in Paolo Egineta. Imperoche doue nel capitolo dett'lncenfofi legge ap* co. i,r-IJb Galeno, dtiàaK\oi«uùtv lfo»rdp*s tei, nt* Siparip*i» *.*7* «J t«Vr t * JWpeirt, do è , come traduce il Gaudano. Il [uo ramo ha piu del caldo, er del[ecco, che tifiejfo incetto ; pen[o fieramente chefi debbia Ungere » J'i aìhÌM ojhZ, ciò è, Lafuafuhgine.crc. Imperoche ritrouo prima apprejfo.àDiofconde, che lafull io pitie detto Incenfo è quella,& non i rami.di cui non fece egli memoria alcuna,che ha propria [acuità di mondifica* re,cr riempiere le ulcere de gli occhi.il che poi ne dimofira parimente in quello luogo l'ifteffo Galeno, nel dire egli nella fine del capitolo,che il medefìmo effetto fa quella della mirrha,cr dellofttrace.Vercioche al capitolo dello Jii* race nett'vi 11 .lib.dice poi egli,che la[uligine dettofiirace abbruciato,è quaflftmile nette[acuita[ue a quella dello Incenfo. Etnei vu.lib.al cap.proprio dette[uligini diceua. Vftno parimente i medici la[uligine dellmcenfo nette medicine de gli occhia in quelle majomamente,che nifi generano ò per infiammatomi per catarri, cr parimente ¡’ufineper f ulcere di quelli:pere¡oche ella le mond fica.cr riempie di carne, vfafi oltre à ciò per imbellire le palpe tre degli occhi.Quetta poi,chefifa detta ragia del terebintho.CT detta mirrha,è priua d’ogni moleftia, nonaltrimcti chefifia quella,chefifa dello incenfo; come che quella,chefi fa dettoñirace,fìa unpocbettopiu ualorofa. Per que<* ño ho adunque io confiderato, che[la nel Greco deprauato il tefio daglifcrittori ; i quai,doue ragioneuolmente do io neanoferiuere euddwhc uuol dire propriamente[uligine,jfcrijfcro peruchamente 9*Mie, che uuol dire ramo , 0uer furculo .crcofiè accaduto queño errore per la fimilitudine di quefii due uocaboli Greci.il che mamfeftamen* te dichiara Serapionepercioche battendo egli hauuto al[uo tempo il tefio di Galeno corretto,tutto quello, chefi leg ve hogga de i rami in Galeno, cedei furculi, oucro[armenti in Paolo Egineta,fi legge apprejfo di lui del fumo, 0* nero dettai [uligine dello Incenfo. Il che fi uede anchor mamfefiamentc in Aetio ,[e bene il Gaudano in Galeno, Cr l’Andemaco in Paolo Egineta nottfe noceor[ero, come non [e ne accorfe parimente Paolo nel traferiuere egli da Galeno. L’Inccnfo (fecondo che recita Galeno al v .libro delle compofitioni in genere ) matura, er muoue la mar* eia ne-corpi di natura temperati : imperoche negli kumidi è egli incarnatino, come altroue habbiamo dimoftrato. Oltre à do hauenio[critto Diofcoride ebabeuto f incenfo dai [ani fa fare pazzie, cr che beutopiu coptamente ammazza, par cheperciòfi fit nonpoco ingannato Auicenna : il qualeJcrine, che l'incenfo beuto,gioua à 1 mente^ 30 catti,cr ì gli [memorati. H aunofi oltre à quello penfato alcuni,che la Mana dello incenfo apprefioa 1 Greci fuf C£nfo> [e la Manna[olutiua, che à tempi nofiri ufiamo di dare ne corpi teneri,cr dtlicdti,perfalube mina, cr [incera medi* cina. Maiti utro la cofafia altrimtntt. perche,fecondo che recita Plinio, infierne con molti degli altri,la Manna detto incenfo non è altro, che quella polutre grancllofit, cheft ritroua fia tifo.fatta nello firopicciarfl infierne dette fue granella, che auiene nel[ormeggiarlo. Il che parimente teftifica Galeno nel quarto libro delle copofitiom de medicamenti fecondo i luoghi. Ma pofeia che Ùf Manna dello incenfo m'ha ridotta à memoria la Manna fluttua, che fende dall’aria, nonfe nefacendo nclprccefi'o a f Diofcoride altra memione, dcciochefi foiisfaccia a 1 lettori, ne dirò di mente de gli Arabi quanto efii ne[enfierò, CT quanto anchara io ñejfo n’ho ueduto in Calabria,doue ellafi ricozUeeccettentifima. Dico adunque, chela m a n n a [olutiua è una certa rugiada,onero liquorefoaue, che ci Mtnnafolu. fa h notte dall’aria fopra lefiondi, er/opra i rami de gli alberi, in fu l'herba, infu le pietre, er parimente in ter» t iua,& tua hi /o w : Uauale pofeia condenfandofi con certo fratio di tempo,diucntagr.anettofaàmodo di gomma. Diqueflaho ue- <locuA<P«‘ ¿„to win Italia[piamente duefrette, delle quali Í una è la Leuantina, er l'altra la Calabrefe. Quella, che fi porta. t,e* diLcuantc, è di due diuerfeJpetie: una ciò è cccettentifiimi, la qual chiamano Mafieina, digranello fimile al majli* ce, ondeha tirato il nome'.cr l’altra, la qual chiamano bambagina, di prezzo uile, er di poco ualore .imperoche ella non è altro, che la Mafi'cina[nanita, onero contrafatta di zucchero,cr d’altri mcfcttgli. Quella della Cala■* trefe piu s’apprezza, chefi ricoglie dallefiondi degli alberile ella s’appone, cr che propriamente saddimand* ‘ ‘ ^ , Manna difoglia,minuta di granella, trafrarente, grane, fimile à picciolegranella di mafiice, bianca, er al gufo dolce ,e r foaue. Tiene il fecondo luogo dopo questa quettade ramr.cr il terzo quella delle pietre, er del terre« no, le qualifono di piugrojfa granello, cr di colore affai manco[Incero. p i quella cafcata dal cielo la pafiata not te, mifu già portata da certi pallori in Cofenza, città di Calabria, fòpra àfiondi difaggio, cr di orno, che pare* <0 uaproprio gocciole d’un giulebbo ben cotto. I nteflui dagli babitatori, ch’ella (Incoglie la mattina auanti ,chc l folt [caldi ; imperoche pofeia rarefacendola il fole, fi rifoluc ageuolmentc in aria. Ef imperò ufano alcuni di colo ro, che la ricolgono,quando ne cade gran copiaci tagliare i rami de gli alberi la mattina^à buona hora, er riporli nette capanne alfrefeo, doue pofeia indurita la ricolgono con maggiore agio. Onde no fo io per qual ragione[cri ua il Eucbfiobuomo de noñri tempi dottifimo nelfuo libro dette compofitioni de i medicamenti nuouamente ñapa* to,cr aumentato,che la Mana Calabrefefìa di piu grojfe granella,fintili ì fiocchi di bambagia, aleramente di Un* biàca. er che però fi chiama ella manna bambagina,manco pretiofa di tutte l’altre manne. Ma quantofla lontana la opinione del Euchfio dal uero,ne lafcicrò ilgiuditio à quei medici, à queifretiali, à quei mercanti,che megliofanno, qual fia la manna mafiicina, qual la bambagina, er qual la Calabrefe, cheforfè per auuentura fin hora non ha Japu-- ^ , g,. to il Euchfio. Ribottone apprejfo à gli Arabi duefrette,fritte per diuerfì capitoli : delleqttah nechiamano una Atabl ¿ di to Manna, er l’altra Tereniabin. He perciò ui fi conofce tra effe altra differenza di fretie,fe nonche luna pare d u e f p e u e . eljere liquidafimile al mele,cr l’altra conienftta ingranetta.Quefia è ueramente quella aera Manna majticma,cbe Aporta ¿noi, cr l’altra quella, che chiamarono Tereniabingli Arabici ;la qualefi dimofira efjere Manna aperta*

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S


8o

Diícorfí del Matdiioli

metite per tcßimotiio di Serapione. Imperocbc nel capitolo proprio, il quale è l undécimo,d’autorità di Abìx, cofl nefcriuc . Mitiga il Tereniabin le infiammagioni dettef ò r i calde, toglie lafete , mollifica mediocremente il corpo, gioua al petto,cr atta toffe,cr non è altroché Manna: conciofìa cofa che cafca dall’aria, come cafca la Manna. E r r o r e del &fr(rmiHBraftuola,chcun Nicolo Nicoluccio (penfofretiak in Ferrara) comprò una uolta da un Morounuafo 51 ° * * pieno duna Mannaliquidaßmile al mele, la quale faceua nette medicine mirabili effetti. Quefta neramente ß può dire effere ñata di quella,che chiamano gli Arabi Tereniabin : quantunque di contraria opinione fia il Brafauola, il qual mole, che’l Tereniabin Arabico fia la Manna del noñro commune ufo, c r che la Manna loro fia pofeia qttefia fpetic di liquida. La qual fentenza del tutto ripugna attefcritture Arabiche : effondo che to ritrouo in Serapione, che'l Tereniabin è una rugiada,che cafca dal ciclo,(imilc à un mele granettofo, c r che altrimenti fi dimanda Mele dirugiada. Et Auicenna fcriuendodcUaManna,dicc,ch’ella/lcondcnfaàmododigomma:dalqu 4lenonueggio i o M m n a f e r i r - punto dcuiarc Mefue. Fu opinione d’Auerroe,cr di molti altri dopo lui,che gli antichi,ermaßime Galeno , non u da G a l e - cono^c(jfrro fa Manna. Alche ripugna quello, che effo Galeno ne fcriffe nel terzo libro nelle faculta degli alimene T heophr° & rapitolo del Mele, cofl dicendo. Faf i infu leffondi degli alberi un liquore,[il quale neramente non fi può di= re, che fia ne fucco, nt frutto, ne parte alcuna di quelli: ma bene f i può dire, effere una frette di rugiada ; qiuntun» que nonuife ne ritroui gran copiarne manco ui fi ueggia del continuo. Io mi ricordo bene, che qualche uolta nel tempo dellafiate sèritrouato infu gli alberi,cr fopra att’berbe affaißimo mele: del che giubilando, c r facendo fe» fra iuillanicantauano, Gioue ne pioue il mele. Era, nell’accader quefìo, Hata la paffata notte ¡rifretto al tempo della Hate, affaifredda, e r il paffuto giorno molto caldo, c r fecco . Per il che i dotti interpreti della natura fipen furono proceder quefìo da i uapori leuati dalla terra, e r daWacqua. Imperoche effendo prima rarefatti,et cotti dal Sole, è da credere, che per il freddo della feguente notte fi condenfajjero. Ma quantunque apprefjo à noi accaggia i e quefio di rado ; nondimeno nel monte Libano ogni anno freßtßime uolte interuiene, onde mejfe molte petti per ter» va, ricolgono, crollando gli alberi i ¡dilani, er i paftori, il mele, er n empiono certi lor uafi , e r l o chiamano Mele di rugiada, ouero ti aria. Quello tutto della Mannafcriffe Galeno, à confufionc di coloro, che fi credono, ch’ella nonfuffe eonofeiuta da lui. Di qui adunque è dapenfare, che habbiano trattogli Arabi il loro Tereniabin : e r maßt me affermando Serapione, che appreffo à loro anchora f i chiamaua mele <Taria. D i cui fece parimente mentione Plinioal x i i . capo dell x i.libro, con quefie parole. Cafca quello mele dall’aria , c r maßimamente nel nafeere dìalcuneflette, c r fuole frctialmentc interuenir quello nel tempo della Canicolamia non mai auanti al nafeere dette Vergilic,poco auanti giorno, di modo che nettaprima aurora fi ritrouano le fiondi degli alberi, cariche di rugia» dofo mele. Onde coloro, che in quel tempo fono fuori all’aria,fentono le uefii, c r i capetti unti per tutto di quefio li quore. Sia adunque quefìo è fudore del cielo, ò faliua S alcune flette, ò humore che fi purghi d ataria, uoleffé iddio, j o chefuffe egli cojìpuro, liquido, c r di fua natura, come era egli nelfuoprimo cadere. Quefìo tutto diffe Plinio. Ma èperò la Manna cofa tanto antica, che auanti che nafeeffero Galeno,cr Plinio,fu ella eonofeiuta¡ c r fcritta da Thcophrafto d’autorità d’Heflodo, al i x . capo del 1 1 1.libro dett'hifioria dette piante, con quefie parole. Ma fe (comefcriue Hefiodo) laquerciagenera il mele,©' le api, quello certamente piu fi conferma. Adunque nafre ancho» va quello metteo humore, cadendo dal cielo,cr rimanédofopra quefio albero. Quefie tutte fono parole di Theophra Manna cafca ^°* Dt liquida, c r parimente digranellofane cafcò dalcielo anchoranel contado diGoritia, per tutta lapatria t a in F riu li, del Friuli,cr parimente in altre regioni circonuicine, il mefe di Maggio,cr dì Giugno dell’anno. M .D . x l v i . del lequali ih un tempo medefimo ricolfi io in affai quantità. Imperoche tutta quella,che erafopra fiondi di fico , c r di orno,era bianchißima,cr granettofa,cr quella,chefopra fiondi di pefeo, di mandorlo, c r di quercia era caduta, era liquida, di fapore, c r di colore fimile al mele. Il che ageuolmcntc mi induce à crederebbe non per fua natura,cr 40 perfe fiefja diuenti la Manna granellofa,cr fi condenfì fimile al maftice, ma che tale decidente fi caufì dattifteffa fa» cultà dettefiondi de gli alberi, oue ella s’appone. Al che auertendo con diligenza glifcrittori Arabici, ne defcriffe» M e l e n f a g i n e to fenfatamente amendue lefretie. Oltre à ciò, è chiaramente da crederebbefi fognaffero i Frati, che hanno co» de i F r a ti có miniato t antidotarlo di Mefue, che la Manna auanti att’apparir detta Canicola rifudi in Calabria, fenza cader dal» Mefue'.01*d* läriä,cr àétìì rami,cr parimente dallafeorza del tronco delfraßino,cr dettiorno, c r che fi generi in quelli alberi da per fe naturalmente, c r rifudi da loro nel modo che da molti altri rifudano le gomme : percioche quefio è tutto contra all’operare detta natura,cr contrarila uerità, di cui nondimenofifogliono i Frati chiamare predicatori. Ini peroche quella, che rifida da cotali alberi ne giorni canicolari,non è altro che Manna celeñe cadutauifoprai prof» fimi paffati mefl di Maggio, c r di Giugno, beuuta dallafeorza,cr tirata dentro da fe, per effere inaridita c r fecca ta dal Sole,cr parimente, rarefatta cr sfe(fa . E t cofl internai pofeia, che intaccandofi la corteccia delialbero fe e0 riefca fuor tirata datt’ardentißimo calore detta Canicola,cr ui fi condenft, c r faccifi granettofa à modo di gomma. L a quale per la miñara del fucco dell’albero è frognofa,cr leggiera, c r confcguentemcntc molto meno ualorofa del Taltra.Chepoi fi faccia piu quefiaeperatione nel fiaßino,crneU’orno, che ne gli altri alberi, cafcando però la Manna fopra tutti uniucrfalmcntc, nonfaprei io che altro dire ,fe non interuenir quefìo per fretial dote data dalla natura al fraß ino, c r parimente attorno, di tirare àfr propriamente queño liquore,come atta calamita di tirare il ferro, c r aljuccino la paglia. Imperoche à tutti è manifefìo, che in Puglia,cr in Calabriafoto il fraßino, cr l’orno fretie anchora egli difi-aßino, hanno proprietà di tirare àfela Mdnna,che ui cafrafopra,cr di ritenerla, c r ccnden farla : uedendofi, che da gli altri alberi cafra ettafubito in terra, in fu Ihcrba, c r in fu le pietre. Et però difiitta filamente dal fraßino, c r dattorno, quandofi g ì intacca la corteccia,non però naturalmente, ma accidentalmente. Se ben la philofophia di quefti Padri reuerendi non paffa piu auanti di quantofia lungo il cordone, di cui uanno ein* :-.y, ti:i quali contentandofifilamente (fe non m’inganno) dettafrorz<t di queñi diberi, non fi curarono di penetrare piu al uiuo dentro da le i. Ma gli habititeri di quei luoghifatti dotthCTfrpicnti dalla utilità delguadagnofiàno molto

piu


Nel primo lib. di Dioicoride.

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piu diligentemente inucftigato queño cofi bel fecreto della natura. Fra coloro, che fi crederono, che la Manna dello incenfofuffe quejla dell'arianitrono ejjèrc ñato Pietro Crinito Fiorentino, riprefo già agramente dal Manar do da Ferrara,nel primo libro delle fue epiflole medicinali.Ma feglipuo in ciò perdonare,pofeia che Serapione, il quale tra gli Arabici tiene ne femplicimedicamenti il primo luogo, confonde la folutiua dell’aria con quella dello Incenfo affai inconflderatamente. Attuario tra gli altri Greci (per quanto jì legge nelfuo trattato delle compofitio* ni de medicamenti ) hebbe affai bene la Manna in confìderatione, c ? recitonne affai fufficientcmente le faculta fue. Il Fuchfìo famofìfimo Medico nelfuo libro delle compofitioni de i medicamenti nouamente ñampato,cr allumato, par che fi sforzi con ogni fuo potere di tor uia del tutto la Manna dall’ufo de i medici, prohtbendo Fufarla co quefle parole. La Manna neramente ha poca, ò niffuna uirtù di foluere il corpo, cr do affermano per cofa certa coloro, I o che fono flati apprefjo al monte Libano. Imperoche coñoro dicono,che gli habttatori di quel monte ne mangianofi no, chefono pieni, er che però non muoue loro il corpo, ma chefe ne fentono nutrire cofi come d’ogni altro compa natico. Il perche effendo la manna quafl di finii uirtù, che il mele,quando ben la ne mancaffe,non importarebbe, fe nonfufje la marauiglia, che del continuo ci pigliamo dette cofe pellegrine,er che noi come infenfati, er come paz* z i’jprezzati i medicamenti,che nafeono ne i noflri paefì, piu preflo uogliamo ufare quelli,che fi ci portano di paefi lontani, che quelli che nafeono netti horti proprij. Ma facendo cofi fenza- confìderatione digrandifrime frefe,ripor* damo meritamente la pena della nojlra pazzia. Queño tutto detta mannaferine il Fuchfìo. Dal che f i uede mani feñamente, che egli uorrebbe ad ogni modo tor uia dalla medicina l'ufo detta manna,& che in luogo di effafi ufaffe* ro di quei medicamenti che nafeono nettefue,a - noñre Regioni, ò Iddio il uoleffe, che queña permutatone fi poteffe fare equalmente Scuramente, er commodamente, accio che come defìdera il Fuchfio' potèfimo rijf armiare cofi io granii ffiefe. Maptrchele fue ragioni nonfono tali, ne cofi ammefribili, che fieno bañanti à pervadermene l'in* tento fu o , fon conflretto à lafciarle da parte, come del tutto inutili. Imperoche chefìa il uero,ZT del tutto contra rio atta opinione del Fuchfio, che la manna fìa folutiua, & che la muoua il corpo fenza fare alcuno nocumento, nonfolamentel’babbiamo dalli Autori,che di effa hannofcritto,ma ce lo dimoftra continuamente la cotidiana effe* rienza, uedenìofl manifefiamente , che toltone il pefo di due once er mezza, muoue molto bene piu er piu uolte il corpo , cacciandonefuori ffetalmente la cholera. Che poi fìa il uero,che coloro, che habitano il monte Libano fi mangino la manna come per companatico, er che fe ne nutrirono,come d’ogni altro cibo,chifarà colui,ehe lo ere* da,come fa il Fuchfìo ì Muenga che fette ueggafra noi tutto il giorno il contrario’,. Che < Adunque uorremo noi le* uar uia la manna dattiufo medicinale, medicamento cofi nobile,er piaceuole, cr che tiene il principato tra tutti gli altri, per ufare in fuo luogo i noflri, come forfè la cataputia, l’efula, i titbimali, la brionia,er molti altri fimili me $ o dicamenti uclenofl, i quali nafeono per loro fiefri nonfríamente negli horti,ma anchora nelle noflre campagne s5Per mio giuditio non mai. lo ueramente in queña cofa piu preflo mi uoglio accoflare à Galeno, à Diofcoride , er ad al tri eccellenti fcrittoritanto dico Greci quanto Arabici,che à qualunchefi itogli altro. Imperoche eglino non con* tenti de i medicamenti dette patrie,er regioni loro, fi iilettorno mirabilmente d’hauerne di pellegrini. Ni però per queflo diremo mai, che efri fuffero pazzi, ma ben che efrifufferofapientifrimi. Però non mifon fenon poffuto gran« clemente marauigliare, che il Fuchfiofi fìa meffo cofi à uituperare la mannafenza tteruna ragione, effendo noto er chiaro à tutti, eccetto che à lui, che purga ella il corpo fenza alcuna moleftia. Io per il itero defìderarei, che colo* ro che uanno biafmando cotali medicamenti,faceffero queño ò piu ragioneuolmente, ò che ne dimoñraffcro, quali fieno quei medicamenti de i noflri paefi, che fi poteffero accommodare in tutto,er per tutto in luogo loro, er che haitefiero quella ifleffa uirtù. Perciò che io nonfono quel medico, che uoleffe preporre le cofe fòrèfliere alle noñre, 40 pur chele haueffemo tali , che poteffero con le faculta loro fiare al parangone di quelle, ne piu , ne meno. E la Manna (fecondo che riferifeono Auicenna,er Mefite ) nefuoi temperamenti uguale, inchtnandofi però piu preflo al caldo, che altrimenti. Ma fecondo Auerroe è calida, er húmida. Solue il corpo, quantunque débilmente per fe fola. Et imperò fida cr alle donne grauide,ty à i piccioli fanciulli fenza alcuno detrimento, ò timore. Mefja tra f altre medicine, acerefee le uirtù loro. Purga ageuolmente la cholera, toglie lafete, apre, er mollifica le parti del petto, er della gola . Ma nonfi ftrua in uera bontà piu d’uno anno, quella dico, chefi porta di Leuante, chiamata Mafiicìna : ma quella che fi ricoglie in Calabria, dura affai piu lungo tempo. Chiamano i Greci l’Incenfo. MB a.* vot : i Latini lim ig li Arabi Ro/iirr, Conder, onero Katcth .iTodefchi Vucirauch:gli Spagnoli Encienfo : i Frati cefi Encens.

Del Pezzo, & del P ino.

Cap.

LXXI.

S o n o il Pezzo, & il Pino d’una forte medefima, ancnora che tra le fpetie loro fia qualche difieren la : & fono alberi uolgari, & conofciuti. E la corteccia loro coftrettiua. gioua trita, & impiaflrata al le intertrigini,alle ulcere fuperficiali,& alle cotture del fuoco,mefcolata però con litargirio, & man­ na d'incenfo. Incorporata con ceroto mirtino, confolida le ulcere de corpi dilicati, che non podo* no tolerare cofe forti. T rita con ueiriolo,raffrena le ulcere,che uanno ferpendo. Fattone profumo, prouoca il parto,& le fecondine.Beuuta,ftrigne il corpo, & prouoca l'orina. Mitigano le fiondi lo*0 trite,& impiaftrate,rinfiammagioni,& prohibifconle nelle ferite. La decottione calda delle trite fatta in aceto, mitiga, lauandofene la bocca, il dolore de i denti. Beuutc le frondi al pefo d’una dratn $0 ma con acqua femplice,ouero melata, giouano à i fegatofi. Fanno queilo medefimo i gufei delle pi­ ne beuuti,et parimente le frondi del pino . La teda d’amendue tagliata in pezzetti, et cotta pofeia in ac«o , lauatonc la bocca,mitiga il dolore de i denti. Faflenc fpatole per le compofitioni de i pelTbli, & tic


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Difcoriì del Matthioli PEZZO .

PINO.

& de gli unguenti, che fi fanno’per le lafsitudini. Cogliefene, brufciandola, la fuligine per far inchio ftro da libri,& per mettere nc i linimenti, che fi fanno per acconciare le ciglia delle donne. Gioua à gli angoli de gli occhi corrofi, al fluffo delle lagrime, & alle ciglia,che fi pelano. Chiamanfi Pityides i frutti tanto del pino,quato del pezzo,che fi rinchiudono dentro alle pine Ioro.Sono quelli collrettiui,8c alquanto calidi:& mangiati per fe foli, oucro con mele, giouanoallatofle, & altri difetti del petto. Quelli del pino mondi,& mangiatine i cibi, onero beuuti con femc di cocomeri, & con uino palio, prouocano l’orina,& fpengono gli ardori delle reni,et della uefcica. 1 olti có fucco di por tulaca,uagliono al rodimento dello llomaco, reltaurano le forze nei corpi debili, et ripercuotono gli humori corrotti.Tolti frefchi dall’albero tutti internet pofcia pelli,et cotti nel uino palio,uaglio 40 no alla tolfc uecchia,et conferifcono a i thifici,beuendofi di tal decottione ogni giorno tre ciathi. Sa r e b b e neramente cofa in. imputarmi a non poca negligenza, fe ritmandomi tutto il giorno nellefelue de i fini,de gli Abeti, de i barici, er de i Pezzi »non ijeriuefi io di tutti quejli la uera biftoria, fecondo che i ftn/i prò* fri nefono¡lati giudici: or tanto piu mi pare hauere io battuto obligatione di farlo, quanto piu ueggio in molte co* fe Plinio, con molti altri de i moderni nel deferiuere quejli alberi, che producono le ragie, affai allontanarli da quéltin o Tua hi- l°»chc gli occhi propri mi fono nei monti di tuttala giuriditione di Trento fiati tc&imoni. Cominciando adun* fio r ii, & fue 1ue dal Pino, ritrouo,cbe Thcophrafto al x.cap. del n i . libro deU'hiftoria delle piantele fcriffe unajpetie di do* ipetie. mefiico, er una difaluatico: er diuife il faluatico in maritimo,zr montano, cefi dicendo. Affcgnano di Pini due [fe tic, luna ciò è domefiica, er l'altrafaluatica: er di quellafono parimente due fietie, una montana, er una mariti* 50 ma. I pini della montana ffetie fono piu dritti, piu alti, erpiugrofii: e r quelli della maritima, fono piccioli, bana­ no lefiondi piufutili, e r la corteccia piu lifeia, utile per conciare le cuoia .il che nell'altra mancofi ri troua. 1 1 frutto della maritima è tondo, er prefio s’apre: e r quello della montana è lungo, tterde, ne cofiprefio fi fgufeia, co* me piu faluatico. Tutto quefto del Pinofcriffe Thcophrafto. Ma non mancano chifcriuano,che ciofcriuejfe Theo phraslo del pezzo,er non del pinofondati fopra la ragione del uocabolo Greco v ip w , di cui quiferine Theophra ftoyperciocbc dicono,che vìvidi appreffo à i Greci denota Pezzo,er non pino. Onde Pietro BeUonio Francefe fegui tando la commune opinione de Greci nel libro fuo degli diberi coniferi tutto quello, chefcriuc Thcophrafto del Pi* no lo pofefitto il pezzo,contra Ìinterpretatione di Theodoro Gaza, quantunque Greco natiuo,er dottiamo htto* tno latino,per r itrottare,chc Thcophrafto haueuafcritto in Greco *tp( vivrai,cioè del Pezzo. AIa panni,che il Bel Ionio s inganni non poco,non già perche io lo reputi del tutto indotto, ma piu prefio perche mi par poco pratico, et 60 m ito nuouo nella lettionc di Thcophrafto, er di Galeno, oucramentc che egli fifla pollo con poca confìderatione et ferirne di quelle piante , di cut haueua pochifiima notata. Impcroche piu cofeui fono, che contradicono alla fu 4


Nel primo lib .di Diofcoride.

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Difcorfi del Matthioli

fra opinione. A me neramente non è cofa nuota, ne manco ho da dubitare,che gli antichi Greci non pigliaßcro eri un» impro priamentepcril Pino,cr « ' w per il P c ^ o . Ne certamente manco è uerifìmilc,chcTheodoro interprete di T heophrafto di nation greca,cr molto dotto,non hauefiefaputo quel che figni ficaffero quei due cofi triti uocabolim'umi & m'toc appreffò iì i Grecifcrittori. Appo ciò fi uede manifeftamente, che Theo phraflo chiama la noce, oucro il Cono del erdAtn ep<>%tov (cioè Strobilo) onde ci uiene à certificare,che egli intenda v & mi per yPÌno,cr non per P ezz o . I mperoche Strobolos fi chiama pro* io mßpridmente la noce del Pino,come apertißimamentc dichiara Ga Uno al 1 1 .libro dellefaculta de gli alimenti con quefle parole. La noce del pino (cioè il pinocchio)genera buoni, er grofii hu ' mori,cr nutrìfeemolto,come chemalageuolmente ftdtgerifca. ' I Greci hora non la chiamano piu **vov ( cioè Conon ) ma spó. / ¡3i w ( cioè Strobilon). Piu oltre il medefimo Galeno nel libro de i cibi,che nutrirono bene,cr maledice quefle parole. Il pi* ' nocchiosi qual f i chiama chiamato anchora epófcihos da fgliantichi genera piu grofii humori,manonperò cattiui. Ap = pò ciò nel fettimo libro dellefaculta de fempiici. Il frutto del io ì Cono ( dtlje pur egli ) il qual chiamano Coccalon,CT Strobi* 1 loti. ere. er nel quarto commento nel libro di Hippocrate del modo del uiuere ne i morbi acuti.Il Coccalo(diffe cgli)cofì chia mato da Hippocrate,non fi chiama coß da gli antichi Greci, ma Conos,come da i moderni medici per lapin parte Strobilos.Co Galeno è il Setbifi’a i Greci piu nuoui;quale chiama i pinocchi Conaria,er Stroboli.Ondc reputo hormai effere cofa chiarifiima ; che Theophrafto habbi intefo contra la opinione del Bello nioper il neL'ie» il Pino,er non il pezzo • Imperoche fe il x» appreffò Theophrafto produce lo Strobilo,il qualef i contiti= jo mera da Galenofra i cibi,nonfio uedere,ne conofcere,in che no dopoffa effere egli il frutto del pezzo, il qual nonfi mangia, ne fi commemorafra i cibi, comefa testimonio contra fe fleffo il Bellonio. Che oltre à ciò Theophrafto in queflo luogo non intenda altro per ard'xlw che il pino, ne può fa r nero tefiimonio il non ritrouarft pezzo, chefia domesticofe già nonfe ne ritrouaffe alcuno in qualche giardino fiatoni trapiantato, òfeminato di quelli, chefono nelle felue, come che ilcontrariofiueggia ne ¿pini ritrattando* fene, er de domeftichi,cr defaluatichi comefcriue Theophrafto. D i qui neramente è poi auuenuto,che il BeUonio fìa trafeorfo diun errore in un’altro. Imperoche anchor quello èfalfìfiimo, che la pece ( come egli\ dice, interpre* tando peruerfamente Theophrafto ) fi facci della teda del pez z o . Imperoche rarifiimi fono i p e z z i, che faccino teda, perche per il nero tutta la pece, chefi ufa iti Italia f if a filamente di teda di pini, c r cofiparimente in Bo­ hemia, ouefon grandifiime, er infinitifiime felue di Pini faluatichi. Alche nel clima noftro ripugna l’efrerimento, 40 chefe ne uede ogni giorno ipercioche i Pini faluatichi, che nafeono nelle maremme noftre di Siena, producono il frutto loro lungo unafratina, informa di piramide, fermifiimo,cr fodo, il quale malageuolmente s’apre per fe ftef fo : er quelli, che nafeono per tutte le montagne della uaüe Anania,er di tutto il refio del Trentino, doue fe ne ri­ trattano affaifiimefelue, producono i frutti loro piccioli,crjbreui,lì qualifubito chefon ficchi,s’aprono,e? cafra* no dall’albero. Ma puofii credere interuenir queflo dalla uarietà de climi, er delle regioni, altramente perche piu fieno lefretie de pini maritimi. Percioche fon certo, che nelle maremme di Pifa fono pini, che producono ilfrutto treue, quafi tondo, poco maggiore delle noci del cipreffo. Oltre à quefti ,fene ritrouano per la giuriditionc di Trento ir He montagne della ualle Anania, di Fieme due altre fretie pur di faluatichi diuerfi molto da i predetti, del* li quali nefono una fretie chiamati da gli huomini del paefe Mughi, che frnza fare alcuno fusto nel mezo,uanno con i rami, li quali producono dalla radice, per terra lofratio di dieci, quindeci,ey uenti braccia, come nella ualle 50 Anania nella piu alta cima della montagna di Kouena fi può chiaramente uedere, er in molti altri luoghi di quei monti. Producono quefti ilor frutti alquanto maggiori de gli altri faluatichi, er molto piu carichi di ragia. A dope rano i paefani : rami loro piu grofii, per effer molto tenaci,cz arrendcuoli,per farne cerchi da botti. Dell’altra fre tie fon quelli, che chiamano alcuni Cembri,er altri Crimoli,dc i quali nelle montagne di Fieme, in Gauia montagna della ualle del Sole,a- parimente infu quella di Bormo d'Voltolina, n’ho ueduto io infinitifiime piante. Crefrono quefti in alberi d’affai bella grandezza,di modo che de tronchi loro fi fanno bellifiime tauole, er odorifere : ma non crefcono però cofi di altezza, come gli altri pini faluatichi.Produce i ramifu per il tronco,quafi comefa il pezzo, lefiondi fono quelle ifieffe de pini: ma la corteccia non roffeggia,come fa la loro; percioche effendo bianchiccia, afr fai fi raffembra aquella dell’abete. Ilfrutto\di lunghezza, er digrofJezza,è flmilc à quello del pezzo, ma però afr fai piu breue, ragiofo , di colore,quando è frefrho, che nel nero porporeggia: dentro alle cui fquame fono i pinoc* io chi affa fimi lì à i domeftichi ; ma piu piccioli, triangolari, breui,fragili, er ageuoli da rompere, di modo ehefácil* mente cedono al dente. Il fapor loro raffembrafl quafi a quello fteffo dei domeftichi; ma lafcianodi piu una certa quafi P IN O

SALV.

C E M B R O .


Nel primo lib. di Dioicoride.

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tìutfì infenfibile agrezza netta bocca ,fegno neramente dellafxluatìchczzx loro. Ondefacilmente mi riduco ì credere. che quefèa forteti Pinocchi fia quella , che Plinio al x .capo del xv.libro chiama Tarentinx,dicendo egli, chefono co(i fragili, che ageuolmente f i rompono con le dita,e.y che effendo ciò conofciuto da gli augelli,fe li man« ciano infu gli alberi,percioche con pocafatica rompono loro lafcorza con il becco. DijIiUa da quefti parimente, come da gli altri pini,la ragia bìanca.Sono lefue tauole à i T edefebi in prezzo per le fabriche de i loro edifìci : per doch e oltre all’ejfer uenofe, cr belle ,fono molto odorifere ; cofa che molto fi ¡lima, p eri ornamento delle loro ftuf» fé : lequali hanno molto in ufo,per la frigidità grande de paeji loro. Credefi il BeUonio, di cui habbiamo dettoloco qui difopra fcriuendo pure degli alberi rcflnifcri ( per quanto io poffx cauare dallefue parole ) che il Cembro f u ilpinaflro, ma fecondo il parere mio egli s'inganna non poco. Percioche io ritrouo appreffo Plinio al x. capo del io x v i. libro che il Pinaftro, cioè il pino fabiatico crefce in mirabile altezza, nonfolamente ne i monti, ma anchora ne i piani, comefiuede in Bohemia, oue ne i pianifono infinitefelue di pinadri. Ma tutto il contrario ritruoua io appreffo il BeUonio, «olendo egli ai ogni modo, che il pinastrofin minor del pino, c r che non nafea, ne lì ritroui, fe non nelle altifinte cime de i monti. Alla cui erronea opinione fi potrà accodare ciafcuno,à cui piu piaccia crede» re à i uiaggi del Bellonio(feperò come eglifcriue fi pojfòno tener per neri ) in Afta, in Grecia, in Soria, in Egit» to,crin altripaefi lontani,che à quello,che nefcriueno gli antichi. Atti qualifpejfofenza ucruna ragione contrae dice il BeUonio, perfarli per auuentura piu autentico di loro. Nefinza qualche ragione ho io da marauigliarmi di ciò, cr da nonfar gran capitale de [noi ferini, per effere dato detto da perfine degne difide,che il BeUonio è huo» mo di poca dottrina, c r che non ha caminato tanto per il mondo,quanto egli fcriue. Ma ritornando nel noflro pri­ mo ragionamento,dico chedoueil BeUonio defcriue l'hidoria del Pinaftro dice per dar botta à Thcodoro Gaza,d'ha z o uerffefo ritrouato ilpinadroin Thcophrado latino. Ma che nel Theophraflo Greco, ne manco appreffo à qual fi uogli altro Greco autore ne ritrouo mai egli ueruna mentione. Ma quanta(la grande l’arroganza del BeUonio,cr quanto negligentemente babbi egli letto cotali autori, fi può ageuolmente conof-.ere perle parole di Theophraflo, <he habbiamo pofte di[opra, doue per autorità del medemofu detto, chei pini erano di due forte, cioè domedichi, crfaluatichi. Mafe per auuentura non uoleffe egli confentire aUe ragioni,cr autorità aUegate difopra, c r che re» ftaffe neUafua pertinacia con dire, che appreffo Theophrado il t i vm è il pezzo, c r non il pino, c r che egli con» feguentemente in quel luogo intefe de i pezzi domeflichi ( di quedi non penfo che mai ne uedejje il BeUonio ) creici faluatichi,cr non de ¿pini ,fe noi li concederemo queflo per farli piacere,che coffa ridonderà egli à quei luoghi di ® Theophraflo, ne i quali fi legge irnui ¡¿ypta. i cioè pinojaluatico < Veramente niente per quanto io me ne ueggia . Odaadunque il BeUonio quel che cantra di luifcriue Theophrado, oue egli tratta l'hifloria de gli alberi de i mona 30 al quarto capo del terzo delShiftoria delle piante . Ei dice quefle parole l'J'i* J't w rotdJ't t <2V ¡>7>wkSV* «> tw tzS'iotf ov tvèTcutèpiTi Matx.iJ'oviu-r>èx&Tu,7rèvym,tlTvf cipyiit . cioc Quelle piante propriamente montane, che non allignano ne i piani di Macedonia ,fono l’abete,il pezzo, CT il pinaflro, cr nel capo medefimo doue ei recita per nome queUe piante, chefempre ucrdeggianofcriue quedeparole xapitv ovrràii àpylov £ > tpórtpw iKtyb»irio>i»,rhoi ¿pytet. cioè, Adunque fra lefaluatiche piante ucrdeggiano perpetuamente quelle,dì cui di» cemmo nel primo libro, ciò è l’abeto, il pezzo, CT ilpinaflro. D i qui adunquefi puo(pcr quanto io me ne ueggia) credere , che il BeUonio babbi con pochifiima attentionc fludiato Theophraflo,fe ben dimoflra efjere dotto colui,che dal Erancefe ha tradotto in latino lefue menzogne. AUe quali hauendo noi con non poca diligenza poftqfopra l’oc chio,cr conofcendo cheegliha fcritto moltecofe fenz<t confidcrationc ueruna,cr di quelle anchora,che in modo ue» runo flpoffono tenere per uere,cr per flncere, no ci pofiamo perfuadere altrimenti,fe non che ciò habbia fatto egli 40 fi« preflo per fua uanagloria,cr per cupidità d’honori,cr di dignità, e h per narrare la uerità deUe coffe in benefit ciò del mondo. Scriue oltre à ciò Theophraflo al luogo medefimo difopra citato(come anchora noiognigiorno ueggiamo)che la morte del pino al fine non è altroché cotiuertirfì inTcdx,con quefle parole. Dicono imontanari, che cotal morbo accade à i pini, quando non follmente il cuore, ma la parte piu efleriore del tronco diuenta teda . I mperoche allìhord fi uiene \àfoffocare ( per modo di dire ) la pianta. Il che accade naturalmente per troppa abon* danza d’humore, che fi ritroua neU’albero, per quantofl poffa confiderai : mperoche tutto diuenta teda . Queflo adunque è il proprio morbo del pino. La caufa poi,onde proceda, che il pino diuenti teda, fcriue il medefimo Theo phrafto, al xv. capo delfeflo libro deUe caufe dette piante, con quelle parole A l Vinofa la radice tutta piena di te» da, come èflato detto per auanti. La ragione è quetta idefja , che fi confiderà ne gli animali,ciò è chequeUa parte dett'alimento cotta, cr bottita, conciofìa che eUa refti purgatifiima, fi firma,cr quindi ficongiela, c r condenfan* 50 dofì genera il graffo. 1/ reftopoi, che ua allalto, nutrifee quette parti, chefono [opra la terra, non però tranfìtan» do per quellagraffezza,ma per certi altri meati. I mperoche queÙe piante, che in tutto, c r per tutto diuentano te» da,per la graffezza fi foffocano,comc è flato detto. percioche non hauendo eUe tranfito, ne uia alcuna aperta, gli ¡piriti nifi confondono, c r foffocanfì, cofi come ne gli animali, chefuor di modo s ingraffano .Queflo tutto diffe Theophraflo. Oltre à ciò effendo bifogno di teda per far la pece, non mancamodo,che i pini anchora per arte fl con vertano in teda A lche fi caua parimente da Theophraflo al 11 .capo del 1 x . libro delikiftoria dette piante, dottefi ritroua fcritto in queflo modo. Dicono,cr affermano i montanari, che doue efii levano lafcorza al tronco del fi* no(come fogliono faretre,oueramente quattro gomiti fopra terra uerfo il leuar del fole,ut concorre non poca qua tità d’humore,cr ui fi genera però anchor la teda per ¡patio d’uno dnno : la quale canata con la[cure, tornaa riges ticramfì l’anno tegnente, c r parimente il terzo • Onde interuiene, che da queflo poco tagliare Sogni anno'albero 60 fifa debile, cr putrido ( come efii dicono)cr cofi feoffo dai venti, ageuolmente cafca per terra, oue fi gli cauail cuore(impcroche queflo hafempre in fe teda)cr parimente le radici. Quello anchorafcriffe Theophraflo. Dal che * cofa chiara, che putrefacendoli il pino, ò naturalmente,ò per arte , diuenta egli teda. Il perche credo, chem

T e ’ 1 ,& f u a c o n f id e r -

'C o m e p e r a r t e i p i n i (Im i­ tin o te d a .


8 E tto r e di P ii B Ì o , & d ’a lc u * i a ltr i. _

O rro re di P ii n io , & d e R u e ll i o .

L a r i c e ,& f u i h i ito r ia .

F a lfa e r e d e « ta d i P lin io , & di V itru u io .

6

-

Difcorfi del Matthioli

ducilo mmHllmentetrrdffc Plinio ,p cr hauerft egli perftufo al x . capo del x v i . lib r a to n e connumera tutte ic o Z t c r c & e , che la teda ¡la albero da p erfe, c r pianta particolare cefi chiamata*[emendo in quefto modo . t a feda fbetie e quella, che propriamente fi chiama teda, piu abondantc d'humore,che tutte l altre, piu par* ca cr piu liquida della picea, grata però anchora per i fu o c h i,c r ilum ide facriftcij.Et al x v i i i .c a p o d el medeflmo libro. Amano i monti ( diceua pur egli ) il cedro, tl lan ce, la teda, c r tutte l altre piante, che proda* cono ragia. Ma fe alcuno per difènder Plinio dicef[e,che egli inqueflo luogo altro „ammenda perla teda,che McITo pino, attualmente fì gli ridonderebbe, cbefcriuendo egli in quello medefimo luogo tutte le piarne reflmfc re per diuerfi generi, tra i quali commemora il pino nel primo luogo, e r lo pone p e r ii primogenere tra tut* te le pianterefm ftre, non poteua egli debitamente, ne ragioneuolmente collocarlo anchora nelfe lo luogo,ha* uendolo quiui per auantimeffo neiprimo. Di qui facilmente può effer confato l errore di Marcello interprete di lo V iofroride -¡Iquale in queftocapitolo interpreta il pino per teda. Kelqualc errore ntrouo anchoratra hmoder* niAdamo'Lonicero-.il quale dipinge nelfuo herbario per la teda unapiantapiuprefto finta,che uera,tngan* natofòrfeòdalR ueH io,òdaM arceU o.M aéperódafaperc,che no nulamente ilpinoficomertifce in teda,m a altri alberi anchora reflnifiri, come fono i larici, er i p ezzi : da cui nella uaUe Anania ho io piu uolte cauata firn ri la teda • quantunque pochif.imi fieno tra i larici, er i p e z z i, che la producano. Onde diceua Theophrafto mite* ftìgator grande di tutte quefìe c o fe ,a lv i. capo del m i . libro deU’hiftoria delle piante,che in Ponto tra gli alberi fdùatichi mancano i pini, gli ab eti, er i pezzi >Cr tutti gli altri, che portano la teda. Dal che e chila* ro che altri alberi anchora, oltre al pino , (intronano, che producono la teda. Ma ejfendo quella cofa piu par* ticolare del pino, che di tutti gli altri, però fi dàlatedapiualpino,cheàuerunodiloro. O ndeflpuo ageuol* mente conofcere l'errore di Plinio, dotte egli ferine,che il diuentar teda ¿proprio morbo del larice, c r non io del pino.-al qual larice attribuire egli,oltre a queflo,per mala intelligenza, quafi ciò che Theophrafto attribuifee al pino .D el che „olendolo feufare il RucUio fitto familiarìfiimo, dice che non è marmàglia, che in quefto rquiuocaffè Plinio,per effere il larice di quegli alberi, che mai non‘.perdono le fion di, per nafeere egli al monte, & per ràjfembrarft quafi in ogni fuafattezza alpino: non s'accorgendo, come bene erri anchora egli di groffo. lmperoche io giurerà ben quello, che di quanti larici iouidimai al tempo mio ( che n’ho uedute le centinaia delle felue) mai ne uidi alcuno ,à cui il uerno non cadeffero le fio n d ile manco,che haucfje cofigranfìmilitudme c o l pino, come diffe il R uellio. E t imperò,accioche anchora d'effofl diuulghi Motoria nera,tic dirò qui tutto quello, che fin* L A R IC E . fatamcntcn’houedutoio. Dico adunque,che il l a r i c e e uno albero di grand¡fiima procerità, ueftito di grofiifiima cor teccia(non come ferine Adamo Lonicero ,d i corteccia piu li* jq fida del pezzo ) tutta piena di profonde crepature, er di dentro roffa. Produce i fuoi rami digrado in grado aU'intorno di tut to il tronco ; le cui cime fono co fi uencide,cr arrenderli, come quelle defalci,di colore quafi giallo,& di buono odore. Le frati di produce egli ftefiifiime intorno a i ramufceUiJughe, tenere, molli, capegliofe, piu ftrette di quelle de pini, er non pungenti: le quali nellafine dell’autunno, ejfendo di uerdifatte oltre modo pallide, tutte fe ne caggiono in terra, di modo che .il Larice di tutti gli alberi, che producono le ragie, refta il uerno(fogliato difion d i . R affembranfì i Larici giouani del tutto à i ciprefii,cr 40 non punto al p e z z o , come f -ritte il Rudlio.l fuoifiutti(quantunque fi crede(fe Plinio effere i Laricifterili , er non produrre alcunfiuttO)fono molto fimile anchor eglino alle noci, che prò* duce il cipreffo, er ¿forano di non ingrato odore.Ma molto piu odoriferifono i fuoi fio ri: li quali nella primaueraefeono dalle cime de i ramufceUi infteme con le fiondi uaghifiimi dauederc. lmperoche ejfendo d’un colore porporeo ardentifiimo, paiono fiocchetti di finifiima fetdpofticon bella arte dalla naturafra quel bel uerde di tutta la pianta . E il fuo legno durifiimo, er mafiimamente queUaparte,che dentro dal bianco rojJ'eggia.Per jo il che non hapari nellefabriche delle cafieUa, de ip a la z z i, CT delle cafe per edificare. E una fciocchezza il crederei come diffe Plinio,Vitruuio, er molti altri de i moderni ) che il Larice non brufei nel fu oco,cr non faccia carbone,mafì confumi,cr fi cuoca, comefanno le pietre nellefornaci della calcina. Impero* che farebbe male il forno del fèrro,che è netta uale del Sole della giuridìttione di Trento,cr molti, che ne fono in ual Camonica. e r ual Tropiain quel di Brefcia ,fe nonfuffe il carbone del L arice, del quale ui s’adopera grandifiima cop ia. Con• ciojìa che(fecondo che rifèrifeono i maeftri di quella arte ) non ritroua altro carbone, chefaccia la migliore fa t* rione a fa r colare la uena, che fa quello del Larice . oltre a quefto, il fuo legno, quando è [ecco,per effer molto £« graffo di ragia, abbrufeia congrandifiimo impeto,cr molto s’adopera nelle montagne del Trentino à fcaliare i fòr* n i, v i e (luffe. Produce il larice CAgarico eccellentifim o , da i cui tronchi n'Iio piu [uolte con le proprie ma* nif o c a t o

A g a ric o p rò d o tto d al la ­ r ic e .


Nel primo lib. diDiofcoride.

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ni frìceito io bettifìimo, cr elettifiimi pezzi >Cr compitone da coloro, che ne fanno incetta i ficchi tutti interi. Rafee l'Agarico anchora(fecondo che rifìrijce Plinio) in Francia, nonfolamentc in fu'l larice, ma in ogni altro al* bero, chefaccia ghiande. Diofeoride ( come anchora Galeno) ftà in dubbiose fia l’Agarico fingo,ó radice; quan* tunque dica poi, che ne nifea infu l'albero del cedro. Il Brafauola afferma hauerne ritrouato a Cornacchia infu gli elici,cr hauerne ueduto amicando egli per Francia,appreffo alle radici delle querele. Ala io in uerità in tutta To*

1

fcana,in gran parte del regno di Napoli,in molti luoghi di Lombardia,cr in uarie parti d’Alemagna,et Schtauonid, douefonofelue grandìfimc di quercie, ccrri, elici , farnie , cr foueri, tutti alberi ghiandifìri,non ho mai ueduto, ne manco udito dire , che ui nafra l’Agarico : ma ben ubo ueduto io altri fondacci neri, duri, cr legnoft : de i quali parte fe nefa efea dafuoco, cr parte s’adopera per darfuoco a gli archibufì,cr àgli fchiopetti. Oltre à ciò per tut io tele montagne del Trentino,quantunque oltre à gli abeti,pini,larici,cr pezzi nifi ritrattino infinite quercie, non* dimeno non fìritroua Agarico altroue, che ne i larici. Cauafì oltre a quedo del larice quella liquida, cr ualorofifr Ragia larici fìnta ragia,che per tutte le frettarle della Italia fi chiama Terebintina,per effer fucceffa in luogo di quella,chefi ex tu. ua dal terebintho. percioche bauendo i mercanti già difmeffo di portare la terebintina,i medici pofrro in ufo quel * la del larice infio luogo, dotte s’haueuapofcia ella prefo il nome di terebintina. Nientedimeno il Fuchftonclfuo ultimo libro dette compofìtioni de i medicamentiferine ingannandoft, che lifretiali hoggi non ufano altro ih luogo detta nera terebentina,che la liquida ragia dell'abeto,che noi chiamiamo lagrimo, (¡fendo hormai churo a tutto il mondo che la terebentina uolgare del commune ufo nonficaua $ altronde, che dal larice. Comefrccedeuafrejjo al tempo di Galeno quella, che diBitta dal pezzo,fecondo che tcBifìca egli al terzo libro delle compofìtioni de me* dicamenti in genere Jcriuendo di quetti empiaflri, che fi fanno di cofr minerali per leferite denerui, cofl dicendo. i o Tra lefrette delle ragie è quella, che diBitta dal larice piu húmida dettafìrobolina, detta terebintina ,CT di quel* la dett'abeto, c r difìujlanzafintile à quella del pezzo, la quale uendono ifuBituti de i mercanti à chi non la cono* fe e , per vera terebintina, per effergli nell’odore, cr nel gufo furale, quantunque nelle facilità fue fia ella piu acuta. Con quefìa adunque, cr con la terebintina fi conforma in potentia quella del larice, come che fia di fuñan* za piufottile,cr piu rifolutiua. dam ano i paefani di quelle montagne quefìo liquore L a r g ì, denominandolo co* fidai Larice, onde difilla. Non efee quefìo per alcun tempo fuori per fe Beffo: cr perciò coloro ,che lo rtcolgo* no, pertugiano il tronco dettialbero unafratina, ouer due difeofto da terra, congroffo, cr lungo fucchicUo fino al midollo. onde pofeia difìittando la ¡late il liquore ,fe nefrende dall’albero in certi uaflfatti di corteccia di pezzo • i l piu frlendido é quello, che fi caita da gli diberi giouani,come interuiene parimente netl’mccnfo : c r d pm tor­ bido è quello, che difìitta da i uecchi. Kitrouafifreffo ne i tronchi de i larici uccchi appreffo al midollo gran pezzi Panno d. li­ jo d’un certo panno bianco ,fìmile al cuoio fc'amociato : buono àfaldare le ferite, c r riBagnare il ¡àngue. Maje a * pezz0i j\.beberi fono di quefti, che portano ragia, che moltofifamiglino, fono il p e z z o » cr ¿ ' a b e t e » di modo che frefr tC)& lo to hi fo ingannano togliendoli Pun per l’altro, da chi non uauerti* itoci*. fcebene. Sono quefti fìmili netta lungezza, nella groffez* ABETE. z a , cr nelle fondi : le qualifono lunghette, breuì, dure, cr fólte. Tutti i ramufretti loro nafeono in cu ce , procedendo f r ­ íamente da due bande de i rami,cr il 1nedefmó fatino anchora le fiondi. Ma è però queBa differenza dall'uno all'altro, ciò è , che il colore delle fiondi del Pezzo c piu fruro affai di quelle dell’Abete : le quali fono anchora alquanto piu larghette, piu te ; nere ,piulifcie ,c r manco appuntate,Oltre à ciò la corteccia ! del Pezzo nereggia, è tenace, cr arrendeuole, come una cor * reggia : cr quella dell’Abete biancheggia , c r nel piegarla age« uolmenteft rompe. I rami del Pezzo fi riuoltano per lo piu à terra : il che nonfanno quelli dell’ Abete. Et la materia delle* gno è molto piu bella, cr piu utile : imperoche ha piu dritte ue ne, c r manco nodi. Solamente lafìmina del Pezzo produce i frutti : il che nette montagne del Trentino non fa nel mafrhio , ne la fèmind degli Abetvtutto che Plinio dica, che anchora que Bigli producono. Il pezzo per lo piu fa la fua ragia dura, cr condcnfata tra la corteccia, cr il tronco, comr che qualche uol tadiftilli anchor egli detta liquida, fimile alla laricina. Et Olio d’ Ance l’Abete fr quel liquore eccellentifimo, che uolgarmentc è chía* z0 matodachi l a g r i m o , crdacbi o l i o d i a v e z z o , de^quale fi potrebbe ageuolmentedire, che hxueffc intefr Gale no al terzo dette compofìtioni de medicamenti in genere nel luo go di f opra allegato,per quella liquida ragia del pezzo, che m°l teuolteftuendeuaperterebinthina. Del che dà qualche indi• ciò il dir eg li, che nellodore, cr nel gufo èfimile alla terchin* thina,come ueggie^ Q ^ .ifìft ámete effere il Lagrimo,ouer Po* Ho <fAuezzo,Cr <■¿¡I aguanto piu acuto di quetto'.lc quali qua liti non fi ritrouaiio in modo alcuno nella liquida ragia del pez * KO-. Et f i ben di« Galeno iiqucttadcl pezzo, potrebbe age*’


8 8

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DifcoríidelMatthioli

Mímente efferc errore nel tefto ,per ritrouare io non poca confusone negli autori, che dcfiriuono cotali albérì, che producono le ragie »togliendo molte uolte ’uno per l'altro, come di[opra s’è detto. Et tanto piu è da imagi» narji cheJìa errore del tefto, quanto fi uede poi dire Galeno nel medicamento deü’euforbio al medejìmo libro, che tra le altre ragie le piu odoratefono la terebinthina,cr l’abietina , er che quefta è piu, calda della terebintina. ,, ■ Per il che errano grandemente coloro, che fi penfino,che l'olio d'Auczz°fiAilfiore deHa ragia Laricina : atipe» Errore d rochequefio (i ricoglie dalla corteccia dell’Abete tanto infu’l tronco,quanto in fu i rami, aprendo certe uefciche , cuoi • le quali gonfiandolifanno fegno, che quiui fia il liquore, il quale ui fi ritroua dentro generato tra[corza,zr fior* Za : come che quello del lance f i ne uengafuori dada piu intima parte del tronco, quando fi pertugia. Quello che ñafie nell'Abete hofieffe uolte nellefilue delle piu alte montagne della ualle Anania canato io dall’albero,et anchora in cafa mia dalle concede fiate fiortecciate dagli alberi da quelli,che ricolgono la ragia,er fiatemi portate in cafa tutte pregne di liquore, per efferficuro io , che quello non era contrafatto con ragia laricina : il quale tencua io poi per un paragone, per faper conofiere il buono dal contrafatto,comefaceua Galeno con il balfamo. Imperoche per uenderfi quefto molto piu caro,non manca chi ui metta detla ragia del larice, per aceref-.ere 11 guadagno, cr la mer* cantia inficine. Imo chefono alcuni,che uendono la laricina,quando è ben chiara,e limpida per uero Lagrimo. per che U maggior parte deglifie fiali nonfanno conofiere Putta dall’altra. Mapuofiiperò conofiere l'inganno prima, perche il lagrimo è piu liquido, er dipoi perche eglifiira di buonifim o odore ,c r a l gusla è molto piu amaro deIla refina laricina,cr quando s’inucccbia oltre all 'anno,giaüeggid nel colore,er indurifiefi alquanto nella foftatiza. E incarnatino, mondificatiuo, rifolutiuo, er confolidatiuo. Tolto per bocca, caccia le uentofltà »ere medicina fìcurifima per li dolori de i fianchi, er per mondificare le reni dalle renelle, er prohibiré la loro gcneratione.Confirifie mangiato,à i dolori de i nerui,zr delle giunture. Confolidaficuramente tutte le ferite,er mafiime quelle del la teña. Afferma il Kueüio,che l Abete produce il fior giallo, ma nelle montagne di Trento fono gli Abetifierili et difiori, er difrutti. Ma ritornando à finire di dire del pezzo, non poffo affai darmi ad intendere , qual albero in:» tenda per il pezzo il BeBonio,quantunque per lafigura, che ei dipinge,et per le note attribuite da lui alfio pezzo, altro non mi pare, che intenda per effo, che unafietie di pino faluatico. Imperoche non conofcendo il uero pezzo * io dipinge per quello albero, che ei di fua propria autorità,per non dire temerità, chiamafipino, il qual fa egli del tutto fimile altabeto, auuenga che niffun altro albero fia cofi limile alt abeto,come è il pezzo, di modo che per la pro pinquità loro alle uolte ingannano coloro, che tagliano cotali alberi continuamente ne i monti, er uiuono,& kabitano la maggior parte del tempo nellefilu e , comefu detto di [opra. Onde Plinio al x x 1 1 1 1 .capo del x v i. libro diede à queñi due alberi fimiUfiime fòglie cofi dicendo. Le fòglie del pezzo, er dellabeto fono intagliate à modo di pettini,er fimili à quefie di[fi egli effer parimente le fòglie del tajfo, comefirìue anchora Diofioride nel quarto Ih 6ro,cr comepuò chiarirli ciafiuno,che metterà tutte le fòglie di quefii tre alberi infieme. Il taffo ucramente ( per quanto fi ne uede)firajfomigliaquafl del tutto nelle fòglie al pezzo, il qual il BeBonio affai fciaccamente chiama fapino auuenga che il fapino non fia albero, che fia in rerum natura »mafilamente una parte del tronco dell’abeto, come manififtamentc ce nefa tefiimonio PUnio al x x x i x . capo d e lX v x . libro con queñe parole. Abietis, qua pars à terra fuit,enodis efi .Htcc qua diximus radonefluuiata decorticatur, atque itafipinus uocitur ,fiperior pars nodoft,duriorq; fubfierna. cioè. Quella parte deü'abeto »chefu ucrf i terra,èfinz<t nodi. Quella per le ra-* gionigia dette macerata nell’acqua de i fiumi fi[corteccia,er cofifi chiamafapino. La parte fuperiorc nodofa, er piu dura fi chiamafifierna . Dalle cui parole è cofa ueramente piu chiara, che il Sole, che il fapino non è albero da perfi,ma filamente una parte nellabeto, come parimentefiriue Vitruuio. Ma forfè che il BeBonio uedendo,che i fuoi Francefi chiamano tanto l'abeto,quanto il pezzo in lor lingua du fapm ,figuendo egli forfè queña confufione di nomi er hauendola per ¡¡cura, li parue efferc benfatto à dipingere il Pr^o per il fapino, er creder ancho che cofìfuffefinza cercarne altro fondamento . Ma in uero parmi, che egli non babbi troppo ben confìderato 1hiñona deUe piante refìnifire,di cui egli fa cofi gran profifiione appreffo Plinio. Ne che anchor babbi altrimenti conorciu• to qutBo, chcfìgnificajfi appreffo Thcophraño tìuxh,& t /tue,ne che babbi egli auuertito, che quefii due uacabo* ìi appreffo à i Grecifi prendono aUe uolte l’uno per l’altro. Ma forfè che iofon fiato piu lungo dì quel, che bifogna* ua in narrare quefii crtoracci del BcUonio, il quale flprcfumc d'batterc narrato grandifiime marauiglie. I Greci K om i. chiamano il Pino Tllrvt ; i Latini Pinus : gli Arabi Sonohar : i Tedefihi Hartzhaum, er Kynholtz : gli Spagnoli Pino : er i Broncefi Pin. Il Pezzo chiamano i Greci riunii • i Latini Picea : gli Arabi Arz : i Tedefihi Roí dan * nenbaum : gli Spagnoli Pino negro t e r li Franccfìung abre du geme du pin. Il larice chiamano i Greci Mp*£.* 1 Latini Larix , er i Tedefihi Lerchenbdum. L ’Abete chiamano i Greci EW th .*i Latini A bies : e? i Tedefihi T botinen, oueramente Thannenbaum.

DelLentiico.

Cap.

lo

19

ja

<0

LXXII.

I l l e n t is c o è albero noto.Ha in ogni parte della fua pianta uirtù di coftrignere : imperoche io nodiconfimilcuirtuilfrutto, le frondi, i rami ,la corteccia, & le radici. Falsi della corteccia, delle frondi, & delle radici un liquore in quefto modo . Cuoconfi lungamente nell’acqua, la quale come pofeia leuata dal fuoco fi raffredda, fi cola,& falsi di nuouo tato ribollire,che s'ingrofsi, come mele. Beefi utilmente il lentifco,per la faculta fua coftrettiua, al rigittare del fangue,à i flufsi del corpo,& alla difenteria : beefi parimente per riftagnare i flufsi del fangue meftruo delle donne,& alle relaflatio tf<j ni della madrice, & del federe. Puoísi uniuerfalmente ufare in luogo d’acacia,& d’hipociftide. Fa il tnedefimo il fucco, cauato dalle frondi trite.Ricmpie la fua decottionc,applicata per uia di fomento»

leconcaui»


Nel primo lib.di Diofcoride. L E N I IS C O .

. 85)

le concauità, & confolida le rotture dcll’ofia : riftagna i flufsi de luoghi naturali delle donne:fenna le ulcere,che uanno ferpendo ; prouoca Torma: & lauandofene la boc ca, ferma i denti fmofsi.Adoperanfi i fuòi farment i uerdi à nettare i denti in cambio di canne. Del frutto fe nc fa oliojConueneuoleouefia dibifogno di coilrignere]. Produce il lentifco una ragia, la quale alcuni chiamano Lentifcina,& altri la dimandano Maitice. Quella beuuta,uale al rigittare del fangue, & alla tofle uecchia: è uti­ le allo ilomaco,ma commoue i rutti. Mettefi nelle polueri,che fi preparano per i denti,& ne i lifci, che fi fanno per chiarificare la faccia. E utile à fare rinafcere i peli del le palpebre: & mafticandola fa buó fiato,& railodale ge giue. Nafce copiofa,& ottima nell’iiòla di Chio.Lodali quella, che rifplende à modo di lucciola, & quella, che fi rafl'embra nella cadidezza fuajalla cera di 1 ofcana,piena, fecca,fragile,odorata,& (tridente. La uerde e manco ualorofa.. Contrafafsi con incenfoj, & con ragia de i gui'ci delle pine.

N àsce ilLentifco abondantemente in Italia , c r frettai* mente nelle maremme di Siena: nafce nelle fuperbe,er antiche rui ne Romane : er ueggonfene nella cofta di tutto il mare Tirrheno andando uerfo G a e ta ,u e rfo Napoli infinitifiime piante.Tra le quali ue nè affai di quello, che crefce, er s'ingroffa in albero: ___ di quello, che fenza fare altro tronco,manda dalle radicifefiifii “**~ mi fermenti, nel modo chefanno i nociutolifaluatichi■ Ma è piu ^ “ &vv m fólto il Lentifco ne rami, er nellefo n d i , erpi« fi piega con le mi cime defarmenti uerfo terra . Hanno l’uno er l’altro lefon di lo ,Q fi] rofintili 4 quelle de i piftacchi,graffe,fragili, er uerdifeure ; 5 fiffir come che nelle efrem iti loro , er in quella picciola uni t , che per lungo le fn d e , roffeggino affai. Il Lentifco è anchor egli di quelle piante, che non perdono mai te fo n di : er imperò d’ogni tempo uerdeggia. Elafua fo r z a in tutta la pianta rofiigtia,ucncida, tenace : er arrendalole . Produce oltre al fiu to ( come parimente fiuedt nel terebintho)certi baccelli,come cornetti, piani: nc 1 quale è detro un liquore limpido,il quale inuecchiandoftfi conuertifce in piccioli animaletti notatili, ¡m iti in tutto a quel li, chefi concreano nelle uefich e de gli olmi,a- de terebinthi. Hanno lefon di infume con tutta la p ia n t a i maf* fime quandofon uerdi, uno odore affai grane : er però lo fuggono alcuni, per caufar loro nell odorai lo er dolore, er grauezza di tefla. Ma che fi ritróui Lentifco grande come qttercie, confondi diforbo, er acini ropt come di melagranofaluatico, come ferine il RucUio ffin’hora non ho io ueduto, ne mi ricordo hauerlo letto mai apprefjo 40 alcuno approuato autore. Onde fi puopenfare che qui di lungo fifa ingannato il RueHio,cme anchora Menno* lao : il quale uuole, che quelle fieno fòglie di lentifco, con cuift conciano in Vinegia le cuoia, er che volgarmente chiamano f g l i a . Imperoche la pianta»da cui fi colgono quefle fg lie ,è molto differente dal lentifco;quantunquc fi raffembri ella alquanto al tcrebintho. Produce il Lentifco d’Italia (comefenfiatamente ho ueduto io ) anchora egli il Maftice, come che non cofi abondante, come fa in Chio , er in Candia • Et imperò contra al douerc imputarono alcuni A uicenna , per battere egli ridotto 4 memoria il Mali ice d'Italia, credendoli,che^ non ne nafeeffe firfe altro* ue, che in chio. Ma è opinione er di Theophraflo,cr d’altri,che quello, che fi porta d India ,fii ricolga da certa finofa pianta di quel paefi, come parimente ferine Plinio,il quale al xv 1 1 . capo del x 1 1 . libro, nonfolamente fe rif fe nafeer il Mafìice in Chio,ma anchora in Arabia, Afta,'Grecia, er Ponto. Scriffe del Lentifco Galeno all vm. delle[acuita de [empiici, cofi dicendo. Il Lentifco è compofto diuna effenza acquea leggiermente calida, er d’ima 1 0 non poca terreftrefig id a , per uirtii di cui c egli moderatamente coftrcttiuo . Diffecca nellafine del fecondo ordì* ne, ouero nel principio del terzo : ma netta calidità erfrigidità è quafi ugualmente temperato. E coftrettiuo pa* rimente in tutte le partifu c , ciò è nette radici, ne i rami, ne i germogli, nettefo n d i, nelfiutto , er nella corteccia. ìlfucco canato dalle fue fon di uerdi,è parimente filmile,er è moderatamente coftrettiuo. E t imperò fi bee effofoìo , o-inficine con altri medicamenti che curano la difenteria, er altri difètti del corpo .Inoltre c conueneuolca glif u t i delfangue, er del mcflruo, eratte relaffationi del federe, er detta madrice ; come cofa, che molto fi confit con l'bipociflidc. Scriffe del Maftice anchora cjfo Galeno al v i i .pur dette [acuità de fiempiici, cofi dicendo. Il Madie e bianco, il quale per confueto coftume chiamiamo Chio,è ad un certo modo compofto di contrarie [acuita* di,do è coftrettiue,cr mollitine.Et imperò è egli conueniente atte infiam m agli detto¡torneo,dette budella, er del fégato, come cofa, chefcalda, er diffecca nelfecondò ordine. Il nero, il qual chiamano Egittio, diffecca p iu , che 60 non coRrigne. er però fi cornicile egli in quelle cofe,che hanno bifogno di effere piu ualorofamente ¿igeile per tra* ftim ione. Ptr il che c rimedio efficace per li fironcoli. Faffi l’unguento, ouero l’olio Maricino con quello,chef porta di Chio, er non con quello d’Egitto , cr ha il mdefimo udore del Maftice. Quefto tutto.del Maftice, Crdel

Lentifco, & ftuhillor.

Errore del Ruellio,& cT Herniolao.

Maftice , fc fuacon(id. *'

Létifco ferii coda Gal. V.

Maftice ferie codaGal.


t) o.

Difcorfi del Matthioli

Untifco diffe Galeno. Ma battendomi ridotto à memoria il maflice la Camphora, per r ¿trottar/}alcuni, chela cono trafanno con maflice,zedodria,zar acqua uite,nonfe nefacendo da Diofcoride, ne da Greco alcuno antico mentio* ne, ne dirò qui io, perfodisfare à eh ifitjfe defìderofo difaperne thiftoria, quanto daSerapione, c r da altri Ara * bici, cr parimente da chi ha prefo cura di fcriuere le nauigationi, che pure <ì tempi noftriflfon fatte all'Indie nuoue,n ho ritrovato fcritto. Dico adunque, che la c a m p h o r a è gomma d’uno albero d’india tanto grande, che C á p h o ra , & poffonofotto la fua ombra ilare le centinaia de gli huomtni.Nafce queflo albero ne i monti,chefon quiui uicini al ma fu a h if to r ia , r e . La materia del fuo legno é leggiera, c r fcrulea,da cui nafee la Camphora. Da uerofegno di douer effere queU & f p e tie . fanno affai Camphora,quando precedono per Guanti i tuoni affai, fvigori, zar terremoti. Enne di piufretie:una ciò è, che fi ritroua tra le uene del legno ferrata à modo di lamina : zar una altra, che fe ti efeefuori per la corteccia del tronco,come fanno le ragie, zar ui fi condenfafopra .E tutta nel principio macchiata di roffo,come che poi ò perca Udita difole,òdifuoco diucti bianca.Queftachiaminogli habitatori di quella regione in lingua loro Riachina,per cioche R iach Re antico loro fu il primo, che ritrouaffe il modo difarla bianca.Elafi quella per la piu ualorofa; per che dura nella bontà fua affai piu lungo tempo. Quella della prima fretie, ch ef ritroua tra le uene del legno, è piu grofft, non è truffarente, ma di nero colore : zar però è meno ualorofa. Ritrouafene una terza fretie affai piu uile, di fòfeo colore. La manco buona c quella della quartafretie, graffa di granello, bora come una mandorla, h ora co* me unafaua, bora come un cece, tutta piena di hafleUette del legno deh:albero, zar uencida come la gomma. Vfanla ifacerdoti,zar i pontefici ne i tempij, come tifiamo noi lo incenfo,Zirla mirrha, per infenfare, er profumare gli altari, ne ifacrifici loro .Riduconflfinalmente tutte quette fretie in duefor ti, ciò è in roza, er lauoratafinten* dendo per roza tutte quelle tre fretie di manco buona, er per lauorata quella, che fi purifica, zar fafii bianca co’l fole ,ouero co’l fuoco, come fi fa con quella,che fi porta roza àvinegia, la qualeftfa bianca per uia di fo limatione. Crcdcjì il Fuchfio nel primo libro delle compofìtioni de medicamenti, che la Camphora fìa fretie di bitum­ O p in io n e ine d’india, per hauere fcritto Serapione,dinotare abonianzadi camphora quell'anno,nel quale s'odono affai tuoni, ilei F u c h fio f i ueggono affai baleni,er fentonft tremoti,facendo di qui arguméto,che per il tremare della terra gli fuole ufeir fuo fa ifa . vi delle uifeere affai copia difolfv, er di bitume. Ma in ciò parmi, che nonpoco s’inganni, auenga chetale non fìa la mente di Serapione, ne d’altro qual f i uogliafcrittore . conciofia che tanto egli,quanto ogni altroché ferina del * la camphora, dicano chiaramente, che ¿ella gomma d'uno albero grandifiimo, er non bitume. Seri)fate affai E r r o r e d i P í a fcioccamcntc Plateario Salernitano,affermando effer bugia,che la Camphorafia gommina d’albero, er che dice Dio te a rio . feoride, er molti altri, chefifa d’unfucco d’una herba . I l che è neramentefalfo: percioche Diofcoride non fice in tutta lafua opera mentionc alcuna della Camphora. Ma che ellafia gomma, nonfolamente fi proua per Avicenna, e r p Serapione', ma per quelli,che à tempi nofiri hanno nauigato aU'Indie,zy in Mezo giorno.lmperoche afferma= no effer la Camphora neramente gomma d’un albero di quelle regioni. Credonfi Serapione, er Auicetma, che T é p e ra m e n * fiala Camphorafrigida,er fecca nelterzo ordine: ma l’ardere ella ualorofifiimamente,anchorache eUafigetti neU t o , & u ir c ú d e lla C á p h o Iacqua, teffere acutifiima d’odore, er ritrouarfi cofìfattile, chefreffofi rifolua perfefieffa infumo,dimoierà non poco il contrario. D i modo chefi potrebbe fumicare,ò che la nera Camphora nonfi ciporti, ò che di lungo fi fieno ta . ingannati gli Arabi,ò che i uolumi loro fieno in quello luogo(come in molti degli altri) corrotti. Mitiga (fe tanta fide fi può preflare a gli Arabi)i dolori del capo, caufati da caldi humori : fregne le infiammagioni, er mafiime del fegato : infrigidifee lereni,zari uaflfrem atici , er riflagna il fangue. Mettcfi ne linimenti, chefifanno per po lire lafaccia , er per ifregnere le infiammagioni delle ferite, dell’ulcere, delle erifipele, er etogni altro caldo bu* more. Vale efficacemente aUagononhea, cr al fluffo de mcftrui bianchi delle donne, tolta per bocca conpolucre di Carabe in acqua di nimphea, er parimente impiafiratafopra al pettenecchio, teflicoli, er reni, diftempcrata però prima con muciUagine dipfiUio,ouero con agretto, ò confucco difolatro.Riftagna il fluffo delfangue del nafo,mefr faui dentro con feme d’ortica brufciato,z¡r impiastrata infu tafronte con fucco difempreuiuo. Mettcfi utilmente ne i colliri, chefi fanno per le infirmila calide degli occhi. Spcgne, applicata alle reni , zar à i teflicoli,la luffiiria, er congiela lafr e m a . Freferua dalle putrefattioni : er imperò utilmentefi mette ne gli antidoti, chefi fanno contra i veleni,contre la pefte , er contra i morfi de uelenofi ammali.Ha infomma affai altre uirtù, le quali per breuità la* C o m e G eofeioda parte. La proua di uedere, fe la Camphora èjincera, fifa cofì. Mettcfi in mezo à un pane caldo, quando fi n o fca J a C a p h o r a l i n e e ­ caua del fórno,er fe ella fi disfa in humore, è fegno,che fia /incera : er feccandofl, dimottra effer contrafatta. Q uan* rà d a lla c o n ­ do non fi conferua con diligenza ben ferrata nellefcatole, qualche uolta feneua infumo, er refluito cofi freffo bef tra fa tta . fa tig li frenali .Fcr cioche credendofi di ritrouarla, doue laripofeno, ritrovano la fcatola piena di uento. Il per­ C o m e li c ó che fi cofluma per conferirla, riporla in uaf3‘di' marmo, ouero d'alabattro tra’l feme del lino, onero del pfiUio. f e ru i l a C a m p h o ra. Conferuanla alcuni anchora tra'l pepe intero. Il che à me non molto con ¡fronde. A Venetiaf i porta la campho* raroza>douefìfublima in uafidi uetro con moderatofuoco, er cofìfifa per arte lucida ZT bianca. Chiamano N o m i. i Greci il lentifco^yjvci : i Latini,Le tifi usigli Arabi,Daru:li Spagnoli, Mata, oueramente Anidra : er li Frana cefi,Lentifque. Il maflice chiamano iGreci, Macinìi : i Latini, Maflice, oueramente Refina Lentifcina : gli Arabi Mafiehc, ouero Mattechc, onero Maftoche : i Tedefchi, zar li Francefl Maflic >er li Spagnoli Almafliga . L a Camphora chiamano g li A rabi K aphor, Campher : i Francefl Camphre.

lo

io

jo

40

j0

cr Chafur : i G reci moderni Kdfovpa : i Latini Caphura: i Tedefchi

Del Tereb intho, & della Tua Ragia.

Cap;

L X X111.

I l t e r e b i n t h o è albero conofciuto. Le cui frondi, frutto, & corteccia hanno uirtù co- ¿9 flrettiua, & uagliono in ogni cofa, quanto quelle del lentifco, preparandofi però, & togliendofi in quel medefimo m odoM angiai il frutto del terebintho, ma nuoce allo ftoraaco ; fcalda, prouoca l’orina«


Nel primo lib. di Diofcoride. T E R E B I N T H O .

.5)1

l’orina,& incita à lufluria. Beefi con vino cétra al mor fo di quei ragni,che fi chiamano phalangi.Pòrcafi la Tua ragia dalla fallo là Arabia, nafce parimente in Giudea,in Soria,in Cipri,in Libia,& nelle ifole CicJadi. L ’eccel­ lente é la bianca,trafparente,di colore di uetro,¡che tiri al ceruleo,& odorata di odore proprio di tercbintho. Ha tra tutte l’alcre ragie il primo luogo quella del tere bintho,& dopo quella è quella del lentifco, & pofcia quella del pino,& dell’abete,à cui fuccedono quella del pezzo,& quella de i gufici delle pine. Hanno tutte le ra­ gie uirtù di ficaldare,di mollificare,di rifoluere>& di mó dificare.Sono conueneuoli per loro fteffe,& compolle in forma di lettouario con mele, alla toflè,& à i thiGci. Purgano l’infirmità del petto,prouocano l’orina,matu­ rano le crudità,& mollificano il corpo : replicano i peli delle palpebre.Guarifcono lafcabbia, vngendofiene co uerde rame,vetriolo,& nitro. Vaglionóal flulTo della marcia delle orecchie,meileui dentro con olio, & con mele,& fimilmente al prurito delle membra genitali. Mettonfi nei ceroti mollificarmi,ne gli cmpialtri,&ne gli vnguenti.che fi preparano per lclafisìtudini:& gioua no,applicate,& unte per fe ilelfe,ài dolori del coftato.

Dellaltreragie.

Cap. L XX1 1 1 1 .

L a r a g i a liquida del pino,& del pezzo fi porta di Francia,& di Toficana,ma anticamente fi portaua di Colophone d’Afia,donde fi prefie il nomedi Colophonia.PortaCene anchora dalla Francia fiotto Palpi di quel la,laquale volgarmente chiamano larica, ciò è di larice. Tgp*Quella lambendoli cópofta in lettouario, & per fiefida, gioua valorofamente alla tofle uecchia.Sono le ragie tra loro differen ti di colore.percioche alcuna è bianca,alcuna di color d'olio,& alcuna di mele,come e lalarigna.Diililla la liquida ragia dal ciprelfio anchora,à tutte le cole predette conueneuole. Nelle fipetie della fiecca è quella dei gufici delle pine, chiamata ftrobilina,dell’abete,del pezzo,& del pino.Debbefi fra tutte quelle eleggere per la miglio­ re quella,che è odoratifsima,trafparente,non fiecca, & non humida,frangibile, & che fi raifiembri alla cera.Hanno di tutte quelle maggiore eccellenza quella del pino,& dcH’abetc:impcroche fono odo­ rate,come l’incenfio.Le piu lodate fi portano da Pitiufa ifiola della coda di Spagna. Quella del pezzo de i gufici delle pine,& del ciprefTo fon manco buone,ne corrifipondono di parità di uirtù con l’altre 4J.0 predettelas’ufano nondimeno in luogo di quelle.Quella del lentifco corriiponde a quella del terebintho. Cuoconfi tutte le liquide ragie in uafo,che tenga quattro uolte tanto, quanto c il liquore, che ui fi mette:& coli meffoui un congio di ragia,& due d acqua piouana, fi cuocono a fuoco tempe rato di carboni,mefichiandole fiempre,fin che perduto il loro naturale odore,diuentino fragili, & lec che,dimodoche fregandoleconledita,agcuolmentefiilritolino. Scrbanfi pofcia,come (qno fred de,in vaio di terra,non impeciato.Fannofi tutte molto bene bianche,fie prima fi disfanno a! fuoco,& colanfi dalla feccia.Bruficianfi anchora lenza cuocerle in acqua a lento fuoco, fino che cominciano à indurirli,ma pofcia fi gli accrefce con carboni,cocendole fienza alcuna intermifisione per tre giorni continui,& tre notti,infino à tanto che diuentino,come è detto di fiopra,& coli fi ripongono, come s’è detto.Le fccche fi cuocono in un fiol giorno. Sono utili le ragie cotte ne gli empiallri odorati, 50 nei medicamenti delle lalsitudirii,&in dare il cplore agli vnguenti.Fafiene la t uligine nel modo me defimo,chefifadelloincenfo,perufarenelinimenti,chclifannoper ornamento delle ciglia, per le corrofioni de cantoni de gli occhi,per il calcare de i peli delle palpebre, & perii fluffo delle lagrime, FalTcne anchora inchioftro per ilcriucre. R i t r o v o , fecondo che recita theophraflo al x v. cdp.del i n . libro deU'ifloria delle pùnte,che nelle T e r c b i n t h o , fietie delTerebintho è il mafcbio,cr la fmina . Il mafehio non fa frutto , er folo in (¡licito è egli differente dada & fu a h i f t o ¡emina. della quale fi ritrouano due fpetie : di cui furia fa il frutto rojjo,fintile alle lenticchie , il qual è neramente r i a l e n i t a d a cibo indigeftibile:cr l’altra ¡0 produce;prima che ft maturi,ucrde>nelmaturarfìro(Jo,cr pofcia, quando e maturo T h e o p h r . del tutto,nero,ragiofo,®- folfurto,dì grandezza d'unafaua, c r fì matura quando fi maturano Iuue. Nel monte Co Ida , er apprejjo à Macedonia crefcono i terebinthi breul,¡torti, c r farmentofì: ma in Sorta, appreffo a Dama= fco,diuentano grandi ,ffatiofi,ey belli : doue s afferma per certo effere unamplifrimo monte non d’altro pieno , che di terebìnthi.n legno uencido,Gr arrcnieuolc.Ha le radicifaldif ime, cr profónde, cr in tutte le parti fue e f d *

«o.er


5)2.

R a g ia T e r « ' b in c h in a .

Difcorfi del Matthioli

do,a- incorrotto. Produce il fiore di fMezza, fimile aU’oliuo.ma di roffo colore:cr lefiondi, le quali fon qaaft fi* mìlià quelle del lauro, coptamente procedono nefìioiramufceUi, nel modo, che fi ueggono procedere quelle del forbo,refiandone pofcia una fola nellafine della cima,fuor dell’ordine,fenza compagna: ma fono però maio iota* gliate di quelle del(orbo, cr Jlmtli nella circonferenza alle laurine,& graffe con tutto il frutto. Produce in oltre certe ucfciche, come noci ; nelle quali cofìcome in quelle degli olmi,fi concreano piccioli animaletti, come mofeio* ni, infieme con certo liquore tenace, crragiofo: ma non peròfi ricoghe di qui la fua ragia, per cioche fi caua dal tronco dell'albero. Il fim o , anchora che nel maneggiarlo fia tenace, non rende peròfe non poca copia di liquore. Maf i prima nonfi tutta nel ricorlo, ¡ ’attacca pofcia tutto infieme: ma quandofi lana, nuota quello, che biancheg* già, c r non è ben maturo,cr il nerofe ne na al fóndo. Nafienc unafpetic in India ; la quale quantunque in ogni fua parte fia fimile à gli altri terebinthì, nondimeno produce il frutto affai diuerfo da quelli,fimile alle mandorle. Di* io cono nafeer quefto in Battra,cr produrre noci grandi come mandorle, non perògrandi, mafimili di fórma, & mal* to piu al gufio fiata,cr g ra ti. Per il che gli habitatori di quei luoghi piu uolentìeri lo mangiano, che le mandorle. Mafie il uero Terebinto à Trento copiofi infu’l monte di Cafiel Trento, doue mifu la prima uolta dimofirato dall’ecceUentifiimo medico me)fer Giulio Aleffandrino,del tutto corrifiondente à quello di Thcopbrafloicr bollo dipoi ritrouato in piu altri luoghi, ciò è in monte Baldo, inTofcana,in f u i Carfi chiamato da gli antichi lapidia, an­ dando da Gorina à Tritfii, nella cofia, chefeende da Profecchio alla marina, c r nelle antiche mine Romane, affai fimile al lentifco, quantunque habbiafiondi piu lunghe,& piu larghe. Et ddquefii ho io piuuolte colto il frutto,

gliormodoHcontrafarla,maboYàfi . . . . _ fiirate,che la Tercbinthina non era venuta in Italia, cr effendone perduta quafi la memoria, era fucejfa in fuò luo* go,cr liaueiiafl ufurpato il fio nome quella,che difliUa dal larice chiamata Larigna, come di fopra fu ampiamente detto. Et imperò non mi difenderò qui altrimenti in narrare l’hiflorìa delle ragie del pino,delpezzo,dell’abete, del larice,cr delleìitifco,per hauere io pienamente difiprafidisfatto, doue ho trattato l ’bifioria de gli alberi,da cui tUc (incolgono. Ma è però da ftpere, che pochi Abetifi ritrouano nelle montagne del Trentino, che producano^ ragia,fecca,oltre al lagnino, di cui dicemmo di fopra : c r fepure urtiè qttalchuito, ¿(come dice Plinio)un morbo di quello albcro.Pcrciocbc manififiamente fi utde,che tutti quegli Abeti,che ld fanno,fon fracidi, tarlati, cr guafti, O p i n i o n « c r la ragia loro è dipochifiimo ualore. Il Brafauola dice ritrouarfì diuerfità netle hiftorie delle ragie tra Plinio, dici B r a f j u o iarc^Mba'» CT Diofcoride. Percioche Plinio al v i.cap.del x i 1 1 ¡.libro diceua, che fimmariamente erano le ragie di due ^ U fietic,ficchi ciò è liquide ; c r che la fecca fi caudud dal pino,cr dal pezzo, CT la liquida dal terebintho,dal lance, 5® dal lentifco,cr dal cipreffi. c r Diofcoride diceua,che la liquida fi ricoglieua anchora,oltre alla ficca,dal pino, cr dal pezzo• A l cheflpuo ueridicamente rifionderebbe f i ben diffe Plinio,che le ragie ficche fi ricoglieuano dal pezzo,CT dal pino; non olia però quefto, che cotali alberi non producano anchora le ragie liquide infieme con le ficche. Del che poffi rendere io uero teftimonioipercioche in piu, cruari luoghi del Trentino b on étto c r da pini,cr da pezzi é lungo tempo tagliati,cr ifialdati dal fole,cr parimente da quelli,che fibrufeiano, rifudare dal capo del tronco non poca quantità di ragia liquida,fimile à quella del larice. Il che decade fieffo anchora nelle ta* uole,che fi fanno di cotali alberi,cr nelle tratti,che fi mettono negli edifici]. Ma ben direi io, che erraffe Plinio nel connumerare con le liquide ragie quella del lentifco,laquale è il r.oftro Maflice,piu duro,che ogni altra ragia. In oltre c da, fapere, Greca,cr Colophonia nelle_ fie P e c e G reca, -------------------r - che quella, , - che uolgarmente 0 -fi ,chiamaPece di , Spagna,Pece - ~ -, Se fua eflam. tiarie,non è altro,che quellafietic di cotta,che infigna a cuocere Diofcoride.Me da altro procede,che quejta fi ri* trotta di diuerfi colori,ciò è cristallina,iacinthina,cr fòrte colorita,fe non perche le ragie, di cui ella fi f a , furono qual piu,cr qn ‘l menocoloritc. Percioche(come diffe Diofioride)alcunac chiara,alcuna edi color d’olio,cr di* cuna di mele,come c la larigna. Quella,che fi porta di Colophone,da cui ha prefo il nome di Colophonia, fecondo cherifirifce Plinio al x x.capodelx i.i\r ¡.libro è la piu colorita di tutte. Ne per altro fi chiama anchora di Spa gna,cr Greca,fi non perche ellafi porta pai ¿mente di quelle regioni. Ma è però d"auertire,chefi ritrova una al* Refina Colo tra flpetie di Colophonia,differente dalla predetta,la quale none ne cottage fritta. Percioche ferine Diofcoride, due forti ! c^e ^ liquida c r graffa del pino,cr del pezzo fi portaua da Colophone, cr che però per eccellenza fichiamaua Co lophonia. Il che parimente teflijica Galeno a l v i i. libro de medicamenti in genere, con quefle parole. Ejfendo meffo in confuctudinc di chiamare la ragia del pezzo fritta,cr Colophonia,è però da fapere effire una altra ¡fette di Colophonia fimile al maftice di Cbiojaqual ha alquanto del moüitiuo,come quella,cr l’incenfo.Et al fecondo li­ f f tro del medefìmo trattato. E anchora (diceua) tra le liquide ragie la Colophonia,<Todore fimile ali’incenfo, laquale fi chiama da alcuni filamente Colophonia,che ffira un certo che di fia u e, come quella dell’abete, a cu ir fimile di mediocre colore.Mafcene pochifima,CT però è ella molto cara. Ma f i uolefim o dire,che Plinio,cr Diofcoride non conofieffero,ne haueffero in confìdcrationc la liquida dell'abete, laqual uolgarmente chiamiamo Lagrimo, c r olio di Auezzo,neramente non ci partiremmo punto dal uero. 1mperoche della ragia liquida,che fi ricolga dall'abete, Terebintho non fecero eglino ne libri loro memoria alcuna. Scriffe del Terebintho,cr delle ragie Galeno all’ v 1 1 ¡.delle fa fcrittodaGa culti de fcmplici,cofì dicendo. La corteccia,le fiondi, e’I frutto del Terebintho hanno un certo che di coftretti* lenohoma fialdano anchora nel fecondo ordine,cr diffeccano manififiamente,benché quando fino f i efebi,cr anchor’ humidi,poco dif]ccchino,fe bene i ficchi ficcano nel fecondo grado. Inoltre il frutto particularmente,quando è . ben ficco,è neramente propinquo a quelle cofi,che diffeccano nel terzo ordine, c r è cofi calido,chefi finte manifi- 60 f^jcritte'dà la calidità fua nel mangiarlo,Per il che provoca l’or ina,cr gioua à i difitti della milza. Et iferiuendopo G a le u o . co aitanti delle ragie,cofi diceua. Tutte le ragie diffeccano,cr rifialdano. maè però differenza tra loro : perciò*

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Nel primo lib.di Dioico ride,

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i fonoalcune,che al gufarle hanno chi piu,a- chi manco dell’acuto,cr. piu ,cr meno fon.calde pelle [acuità lo ror-7 c e fi anchora,perche ne fonoalcunt,che hanno l’unapiùM 'altra delfattile nellefarti lo ro ,e r alcune fono cotlrettiue,cr alcune nò.Ha neramente tra tutte il primo luogo quella del lentifio,che chiamano majtice. Impero» J . 0ltrc aUo hauere ella un poco del coftreHUio,con ilquale ficonuiene alle debolezze > Cr pofteme dello ftomaco» del neutre,cr del fégato, disecca neramente fenza mordacità alcunamon e in alcun modo acuta .quantunque ella da campaf a di parti fittiliftime. Tra f altre s’ha p er piu ualorofa la Terebinthina, la quale ha anchora ella, ¡e ben non colitaÌorofa,ne uguale al maftice,manif i f a tarili ccfaettiua. Ha oltre a quefto, anchora dell’amaritudine : d che fa,che ella [ a piu del maflice digeftiua. E per l’amaritudine, che pojUede, anchora tanto aRerftua,che ageuol mente guarifee la r e g n a i tira dal profóndo piu,che tutte Poltre ragie,per effir ella compofta di parti piu fottifa o che non fonquellc. Nientedimeno quella del pino,cr piu di quefta,quella de [tot frutti,hanno piudell acuto,che no ha la tere b in th m m non però piu tirano,ne piu digerifeono. JAezane tra tutte quelle fono quella del pezzo , Cr dell'abete,come che ette fieno piu acutf della terebinthina,cr manco di quella Mpmo,er dc f “ ° ‘ fr uitL L * tcr(bl,t china ha un certo che anchora del mollificatine,nll che ha quella del lentifco ti fecondo luogo,come quella del ciprcf fo ha deU’acuto.Et nel terzo libro delle compoftdoni de medicamenti in genere. Uabifogno la cera (dtceua) per Lue fard di molta graffizzatm a le ragie,lequali fono del tutto [ceche,di poca,& le liquide hanno bifigno dtfuftai• l e [ceche, fe deufno elle ingranare i corpi de g li impiaftri. N elle frette dcUe cere t ta ,a -d i (tee fa m a il contrario intcruienc. nelle ¡peti e dettaragii,CT della pecetperciochemolta midc,cr le Pecche. L ap in ficca di tutte c quella,che chiamano alcuni fritta,Z7 altri Colophonia. Dopo qt fiJfy J quella,che lì ci porta in uafl di terra cotta,cr che non e ¡piumata,cr che uolendojìpurgare dtuenta fritta • D W « * 10 due quelle é piu ficca quella,che [incoglie dalpinqncl tempo del germinare tlaquale come ¡Porca,cr di mffunualo* rem ai n o n ho uoluio ufare in la còmpofitìone di quefto imptaflro,pcr effir certo,che del tutto e ella mutile. & P 'rj> ho femore ufato ò la fitta ,ó le liquide. Di cui ne fono alcune,che fi prefiruano liquide lungo tempo,come fa Lt terebinthina-.cr altrepreSo sindur.ifiono,come quella del frutto dclpino,chiamata fao bilin a:o - altre re fa n o me

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te.cr dopo quefta la terebinthina. Qttcttadcl ciprcfto non ho meffo mai io in queftoimpiaftro,per effir ella alquanto co&rettiìtd. Mapenfarà forfè alcuno,chencW ftorìa dette ragie fia differente da noi Diofionde Anazarbeo. per hauere firitto egli nel primo libro della materia medicinale,che tiene il principato tra tutte la terebinthina, cr dopo ella latentifiina, cr oltre àquefta quella del pino cr dettiabete,cr che l’ultima tra tuttee la ftrobilina . main* tende qui Di ofeoride dettiinfima ftrobilma,cr dell elcttifima terebinthina. Ma io dico che di quelle tre,ciò c ftr o * , o bilina,abietina,cr terebinthina,laftrobilina è piu c a l d a i dopo efft la abietina, e r pofilala ^rebimhma. Q&Jto tutto delle ragie diffi Galeno. Sopra al che i d'auertire,che in quefto luogo non antepone la ftrobilina alle altre ,)e non in calidfaUmperoche uniucrfalmente per l'ufo de medicamenti tiene egli con Diofionde, cioè,che la terebinti* m habbia il orimo luogo tra tutte,come dichiarandoli pofiia diffe poco difottotchefi ben la Terebinthina tra tutte l’altre è ottima,come medicamento accommodato att'ufa di molte c r molte cofi ; non però e ella dell altre piu cal a. N orni. Chiamano il Terebin to i Greci, Ttp/uivllot : t Latini,Tercbintbustgli Arabi,Baton,Botoli,Botin,Albotm. La ragù chiamano i Greci , P W w : i Latini,Rtflna-gli Arabi,Katinfilatig: i Tcdefihi. H artz -

Della Pece liquida.

Cap.

LXXV.

R i c o c ' u s i i la liquida Pece dal piu graffo legno del pino, & del pczzo-L ottima è quella, clie rifplende,è lifcìa,& (incera. Vale à i ueleni.à i chifici.allo fputo dvda marciatila toffe .aila difhcul tà dello fpirarcj& à tutti i tenaci,& uifeofi humori del petto,che malageuolmente fi fcreano.lambendofi con mele alla mifura d’un ciatho . Vngefi, oltre à quefto,a^ lnÌ a/1m,'1naS10nl d<dl ugo!a,delle fau ci,& alla fchirantia:& mettefi con olio rofado nelle orecchila* cui diftilla la marcia, & cmpiaftrafim fu i morii de i ferpenti con il Tale trito, ^lefchiata con pari quantica di ccra/a cadere 1 unghie corroc teffana le uolatiche,rifolue le’nfiagioni dellamadrice,& le pofteme dure del ledere. Cotta con (arma d'orzo,& orina di fanciulli,rompe le fcrofolc.Pofta in iu lulcerc corrofiue con folpho, & corteccia di pezzo,ouero con fembola,le ferma:& mefcolata con cera, & manna d intenta, riempie di car” ? «o concauitì dell’ulcerc,& le confolida.Serra con gran giouamento ungendofcne,le fiffure de 1 piedi, Se del federe. Mefcolata con melc,mondi(ica le ulcere,& le riempie di carne. Impietrata con vua paifa, & mele,rompe i carboni & difquamalc ulcere putride. Mettefi ne i medicamenti corrofiui vtiimente.

Dell’Olio della pece.

Cap.

LXXVI.

F As s; i l’olio della pcce.feparando prima tutta l’acquofità.che gli nuota di fopra.come fa il ficr®

itte.*& m meffa della lana,doue ella fi cuoceva duapore, chc^el bollire fopraallattetiic e n a pofeia poicia folpcfa ìoipciaucna-----------------------^ nceucre fi, _____n’è 1________ ^ fn rp m e fu o rfpreme ToIÌO IH efshala.come bene abbombata.fi fuor l’olio m un vafo. Reiterai, coli, hno ^ e ha cotta «o la pece. Ha quefto le virtù medef.me della pece liquida.Vngendofene infiemc con fanna ^i orzia, U rinafccre i capelli cafcati. Il che fa parimente la pece liquida. Sana quefto anchora le vIccieA la icab biade gli animali quadrupedi. . . t)clÌa


Difcorfì del Mattliioli Della Fuligine della pece.

Cap.

LXXVII.

L a fv lig in e della pece liquida, fi fa in quello modo. Mettefi la pece in una lucerna nuoua,cftc labbia ilfuolucignuolo,&pofcias'accende,&mcttefi in un uafo di terra,che habbia il fuo coper­ chio concauo,& ritondo, fabricato nella cimaalquantoftretto,&perforato nel fondo,come foglionoeiTeri fornelli. Lafciafi coli ardere la pece, & come è confumata ,ui fin’aggiugnc dell’altra, fin che fi faccia fuligine à fufficienza. Ha uirtù coftrettiua, & acuta:& adoperali ne i liniamenti, che fi fanno per l’ornamento delle ciglia, & per fare rinafcerc i peli nelle palpebre /pelate. Gioua oltre à quello, àgli occhi deboli, !agrimofi,& ulcerati. j,

Della Pece fecca.

Cap.

LXXVIII.

L a p e c e fecca, la quale chiamano alcuni palimpilfa, fi fa cuocendo la liquida. Trouafene di due forti, una chiamata bofeas, limile al uifeo, & l’altra, che è Zecca. Lodali la pura, grafia, odorata, roffeggiante, & ragiofa, come è quella di Licia,& la Calabrefe, le quali hanno infiememente natura di pece,& di ragia. Scalda, mollifica le durezze,matura,rifolue le pollcmette,& i pani: riempie le ui. cere,& mettefi ne i medicamenti delle ferite.

Della ZopiíTa.

Cap.

LXXIX

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C hiam ano alcuni zopilfa, la ragia mefcolata con cera, che fi radia, & fi fpicca dalle naui, Se da molti fi chiama apochima. Queila^er efler macerata dal Tale marino,ha uirtù di rifoluere. Sono al* cuni anchora, che chiamano zopiflà la ragia,che diililla, et fi ricoglie dal pino. fe c e iuu*!e, Q vant v n qt e di piu forti di Peee,cr dcU'olio,er deitàfuligine loro per diuerfi capitolifcriueffe Diofiorì* Itfuahiftor. de ; nondimeno per effer l'hiitorie loro per fé fleffc chiarifiimè,mn accade qui farne altra particolar dichiaratione. M a perche forfè di Ietterà ad alcun l’intendere in che modo la Pecefifaccia, per fodisfare al mio debito, er atte lo* irò uolontà,ne reciterò breuemente tutto quello, che infu’l Trentino nelle montagne di fieme,n'hofenfatamente uè* àuto. Togliono adunque per far la Pece , chef chiama communemente nauale, i Pegolotti ( cofì f chiamano i maeftri di quella arte ) i pini uecchi, che del tuttofon diuentati teda, e r taglianli diligentemente in pezzi , come fl tagliano gli altri legni per fare il carbone: er fabricatapofcia una aia alquanto nel mezo rileuata, che pende u» gualmcntc uerfo le eftremità fue, di tenace creta, accioche meglio poffa feendere il liquore, che cola dalle legna in un canale, che circonda tutta la majja, «’acconciano di poi con bella arte al tondo tutta la teda tagliata, offeruando quel medefimo ordine, che s’ojfcrua nel cuocere il carbone. Per il che ferrata,& coperta prima tutta la maffa con rami ben fonduti d’abeti, er di pezzi, CT pofcU con terreno, in modo che niente poffa rifiatare, gli danno il fuo* co con quel medefimo ordine, er modo, che s'offerua nel cuocere i carboni. Il chef a , che fentendo la teda il calor grande del fuoco, er non bauendo luogo, onde poffafira re fuori lafiamma, coli, er fi distilli la Pece nel fóndo del l’aia nel canale, che la circonda: onde pofeia per altri canali, ben adattati, Je nefende in certi gran cafoni fatti di tauole große, ben ñiuati : onde pofeia fl carica nelle botti. Conofcefl efler finita l’opera, quando la maffa cede er manca di distillare il liquore. Cofì ueramente ho ueduto iofa r la pece da i Pegolotti, i quali par che ad im certo mo P e c e {cricca do feguitino il modo, cheferine TheophraSto al n i. capo del 1 x .libro offeruarfi in Macedonia. Scrifle della Pe d a G a le n o . ce Galeno aU’v 1 1 j .dellefaculta de femplici, cofì dicendo. La Pece feccafa ld a ueramente, er dijfecca nel fecondo ordine ; come che ella poffa piu difleccare, chefcaldare. La liquidafa tutto il contrario, ciò è, ehe ella fa ld a piu, che non dijfecca, er ha infe, er nelle parti fue alquanto delfattile: er imperògioua ella à gli afmatici, er à coloro, che fiutano la marcia. Alche baña l’inghiottire, lambendola infierne con mele, la mifura etun ciath 0. Hanno ol­ ir e i quefio le Peci uirtù aStcrflud,maturatiua,er digeStiua,cr nel gustarle una leggieri amaritudine,er acutezza. Mefolate con cera cauano Funghie leprof,crfengono le uolatiche. Meffe negli impiaflri, maturano tutte le du* re,cr crude pofieme: al che è però piu ualente la liq u id a le lafecca. Ma quantunque quef a fia in tal cofe men buo na, è nondimeno afidi piu ualorofa per confolidare le ferite.Per le quali ragioni c ueramente cofa chiara,che la Pece liquida contiene infe una humidità calda. Scrifle parimente Galeno nel v i i . anchora della Fuligine della pece tra l ’altrefuligini, delle quali cofì diceua. Ogni Fuligine è dif]eccatiua:cir imperò è ella di terreñre effenzd, ha» Tuligini ferie uendo anchora infe alcune reliquie dalfuoco, che abbrufiò la materia, da cui ellafu fatta:cr però è tutta dì terre* teda G al. ftre natura, er di parti fon ili. M afi alcunafetialità pur fi ritroua nelle fuligini, qucSto non procede da altro , che dalla materia, da cui eUefifanno : percioche le fatte da cofi piu acute,er piu caldefono parimente cofì ancho­ ra effe: er il medejìmo intcruicnc di quelle, chefi fanno da cofe piu dolci. Vfano primieramente la fuligine dello in cenfo nelle medicine de gli occhi, cr in quelle mafiime ft ritrouano ualere, che fi fanno per le loro infiammagioni,et per li catarri, che ui difendono,er per tulceragioni, che uifi generano : percioche ella le mondifica, er incarna. Vfanla anchoraper ornamento delle ciglia,er delle palpebre. Quella, che fifa della terebinthina, er della mirrha, èpriua (Fogni molefiia, nonaltrmenti,chefifia quella dello incenfo. Ma quella delloflirace è piu ualorofa, cr piu am a; quantunque anchora piu quella della pece liquida:er piu di quefia quella, chefi fa dalla ragia del cedro. Watt fi le piu acute per li difctti delle ciglia de gli occhi, c r per le corroflonidegli angoli loro, cr parimente per te

,

lagrime»

30

40

50

io


Nel primo lib.di Diofeoride.

*5) j

tAorim pur che non fieno infiammati. E f ufanfi le piu piaceitoli à tutte le predette cofe anchora, quantunque piu V r ’i tn duci difètti, à cui dicemmo di [opra effer conueneuole la fuligine dello incenfo. Chiamano i Greci N om i % l i pfce Umida, n»«« vye* , lafecca « W & *, * * * fa ifW * : » Lrffóu la liquida, Pix liquida, la fecca Pix ficca : oli Arabi la lìquida Eerf, Cesi, Zeft, Ki'r: « T f drfe/h Becfc « ¿ f e : gli Spagnoli PeZ negra tutte : li Prancefi alla li* quiia p oix findue,aUa fecca P oixfeche. VoltodeUaPecechiamanoiGreci ; iu n n i oleum pianami gli Arabici Kepfen, Kapfe: gli Spagnoli az n de P e z ,

Cap.

Del Bitume, ouero Afphalto.

LXXX.

Qv Vllo Afphalto s*ha per ¡1 piu eccellete, che fi porta di Gtudea:& di quello quello piu fi loda, *0 cberífplende di colore di porpora, graue, & di ualido odore. Vituperafi il nero,& .Iford.do. Con trafasfi con la pece. Nafce in Pheniccb Sidone, in Babilonia, & nelf.fola di Zacintbo. Trouafene di liquido anchora in Sicilia nel territorio d’Agrigento.che nuota fopra a certi fonti : il quale adope rano in cambio d’olio per l’ufo delle lucerne. Errano mamfeftamente coloro, che lo chiamano olio di Sicilia : percioche non è altro, che una ipetie di bitume.

Del Piífafphako.

Cap.

LX X X I.

N a sc e ilPiflafphalto nel territorio d’Apollonia d’Epiro, il quale portato dal corfo de fiumi dai to monti Cerauni, fi ritroua pofeia ne lidi loro ammaflato in pezzi, d’odore mefehiato di pece, & di

bitume.

Del Bitume,chiamato Naphtha.

Cap.

LXXXII.

C h i a m a n o quelli di Babilonia Naphtha un liquore bituminofo, bianco .quantunque fene r i troui anchora di quello, che c nero. Ha tanta uirtù,& proprietà di tirare a fe il fuoco, che qualunque fc gli pongaalquanto difcofto.fi gli auenta. Vale alle albugini, & fuffuf.on. de gl. occhi. Spegne ogni bitume leinfiammagioni, falda, rifolue, & mollifica. Gioua, applicato, fumentato, & odorato, alle prefocationi,& rilaflàtioni della madrice. Scuopre il mal caduco, fomentandone 1 pallenti, nel , 0 modo medefimo, che fa lapicera chiamata gagate. Beuefi utilmente perprouocarei meftrui con ut 3 no,& caflorco. Giouaaila coffe uecchia.à i difetti del refpirare, al morfo de i fcrpcnti, allefciatiche, & à i dolori del coftato. Dasfi in pilóle ne i flufsi ilofnatichi : & beuefi con aceto per disfare il langue aptnefo. Mcttefi liquefatto con ptifana nei crifteri peri flufsi della difentcria. Gioua fumentato ai catarri:& mitiga il dolore de i denti, mettendouelo attorno. Il condenfato, & fecco confonda i pe» li delle palpebre, mettendouif.-fufo con Io iìile. Vngefi caldo mefcolato co cera, nitro, & farina d or zo per li dolori delie podagre, & delle giunture: Si parimente nella litargia. Tanto c ualorolo per le ileiTo il Pilfafphalto, quanto è la pece incorpo rata co’l bitume.Il

I l legitimo Bitume di Giudea {cheiofappia) à quefii tempi nonfi ci porta in Italia. impende quello,

B itu m e , fu a e ila m .

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.n di cui è l'ufo nelle/penarle, non è neramente altro, che una mìfluraggine di pece, c r d’olio petròlio .E t pero non e da marMigliarfi, fc nelle qualitàfue non co n fo n d e all'bifioria, che neferme Diofeoride. Nafre l elettißimoBM me in Giudea in un certo lago,doue entra dentro il fiume Giordano, tre leghe lontano dalla citta di H unco, freon do che recita il Brocardo, il quale accuratißiiitameMefcriffe ilfitto di tutta la Terra finta. Ne altro e quefio Bilu me,che unactñugrajlezza ,che nuotafopral’acquadiquellägo : la quale portata dall on e ,e r a uen oa e ri* ue, ui fi condenfa, er ammafla infierne, er faßi tenaäßima. Non produce queño lago{ come ferme Galeno al x x. capo del 11 ii. libro delle facilità defemplici ) pefci,ne altri animali,nepiante diforte alcuna, per la falfedtne grande,che contiene in f i . Etfe ben due grandmimifiumi u'entrano dentro, de t quali runo e l Giordano ; nondimeno t pefei non paffmo le bocche de i fiumi. Et di piu dice effo Galeno,che alcuna cofa,che nifi getti dentro, nonna a fin do,mafempre nuota di fopra. U che interuicne per la fua ecceßiuafalfrdine. Prouafi quello per la mamfiña effe rienza,chcfe ne uede : percioche ciafcuna naue molto piu galleggia fopra l acqua manna, chefopra la dolce. Et JO però nel luogo di fopra citato, diceua ilmedcfimo Galeno. Vacqua di quel lago di Sorta »« 9«dIc aku* l'equa del la ni chiamano morto, cr altri bituminofo, é nonfríamentefaifa, ma amara. Vorigine del fiale hacUa di fua natura g0 Sodome» amaretto• nel primo afretto pare ella piu bianca,cr piu graffa dell’acqua marina,cr fìmtle alla falamuoia : di modo che gìttandouìfi dentro fale nonfi liquefa altrimenti,per hauerne del fio ingrandißtma quantità. Et pcrofr alcuno nifi bagna dentro, fubito fi uede tutto coperto di fottilißimo file.Onde l'acqua di queño lago e tanto piu g ' f ' d ° a gni altra acqua marina, quanto la marina è piu graue di quella defiumi. Di modo che uolendo tu gtttarui i per andare al findo, ciò neramente ti fia uietato,di forte tiene quefia acqua [opra dife ogni cofa, non già peretteJU cUa di natura leggiera, come diffe uno anticofophisla ; ma {come diffe Arinotele ) per effer graue c r enfi * fa g o ,tiene ella di fopra le cofe piu leggiere. er peròfe nifi gitta dentro un kuomo con li piedi . ,_ gdtejion uaÚ findo . Imperoche cofi come le naia, che folcano il mare, poffonoportare moltopiuptfrfrnzapm * “ lo di frmmergerfi, che nonfianno quelle, che folcami fiumi;nclmedefimomodoqucUc,chcnmgam mrtOj molto piu pefr pojfin U rn e , che fe nauigaffero ptrgh altri man . quefio tutto diffe Galeno. Et poco

4


C)6-

DifcorfidelMatthioli

fatto diceua pur egli anchora, che battendo ueàuto,che un riccone o r per uanagloria,ey per ambitione haueua fat• to portare in Italia tanta acqua del lago Sodomeo, che nhaueua piena una cisterna per fare oftentacolo alla gentej che quantunque ui figittaffe dentro unhuomo uiuo legato, nuotaua fempre di[opra, fenza andarfene al fóndo, fece pofeia effo Galeno a confusone di quel uanagloriofo riccone in breue tempofar quefto medefimo all'acqua dolce,nel la quale haueuafatto liquefare grandiftima quantità difa le. E quello proprio lago quello ifleffo, che teflificano le facre lettere effer fucceffo, ouegia¡profondarono Sodoma, Gomorra, er le altre tre lor uictne cittaii. Del che fa fide Galeno al luogo predetto, dicendo, che fi chiama quefto lago Sodomeo. Scriue un Patriarca Uierofolimitano, il qualeffeftiftime uolte uifu prefentialmente, che ft leuano da quefto lago certi continui uapori molto puzzolenti, li quali effondo pofeia portati dallogirare de i uenti per tutta quella uaUe, anticamente fèrtihfiima, u'inducono una perpetua sterilità ; di modo che per¡patio di cinque leghe ne herbe,ne alberi, neforte alcuna di piante ui nafeono, io ne ¿allignano,fe non appreffo à Hierico,doucfono irrigati gli horti dal fónte Helifeo. Rifèrifce Plinio al x v i.c a po del v .libro,che la lunghezza di quefto lago è cento miglia,ey la maggior larghezza non piu di uenti cinque. Del Piffafphaltofcriffe anchor'egli pofeia al vn.cap.dcl x x i m Aibrointrale ffetie delle peci, coft dicendo, P ifT a fp h a lto E il Piffafphalto un bitume mefehiato naturalmente con la pece, il qualeft ritroua nel territorio degli Apolloniati ; quantunquefieno alcuni,che lo facciano artificiofamcnte,mefcbiando l'affhalto con la pece. Dura anchorafino à té p i noftri il piffafphalto nel territorio degli Apolloniati: imperoche da Apollonia città d’Epiro, qual hogg i fi chiù» ma Valona,fiportail piffafphalto àvinegia in gran copia per l'ufo deU’impeciare le naui :per il che fare lo mefeo Uno con la pece, chefifa della teda de pini. (Quantunque nuouamente fe nefìa ritrouato una caua in Schiauonia à Defina non lungi da Narenta: di cui ho già hauuto io alcuni pezzi • Cauafi nuouamente anchora in Ungheria,doue lo tengono,chefìa una ceranera minerale:. Il Fuchfio huomo de tempi noftri dottifiimo, ferine nel fuo primo li* io E r r o r e d e l bro delle compofttioni de medicamenti, che il Piffafphaltofi ritroua anchora in Germania tre miglia Tedefiche lon­ Fuchi]a , Se tano da Iffruch,ey che quiui lo chiamano i Tedcfchi Trifichemblut, affermando d'hauerne un pezzo appreffo di lui, d ’a l c r i . {tutoli mandato da un Giorgio Collimitio : il quale accefio al fuoco¡pira d'odore di pecc,<y di bitume. Ma temo «e* rumente, che egli non s’inganni, comefio già efferfi in ciò ingannato il Tranftettero medico, eymatematico dottifi* fimo in Ifpruch, infieme con quel Giorgio CoUimitiofuo compagno. Imperoche io fio, che il Tranftettero dimoftra* ua la pietragagate, qualeft ritroua quali tre miglia Tcdefche lontano da Ifpruch, ne i lidi d'tm certo fiume, per il piffajpbalto. Ma ejjendo io in Ifprucb infieme con Feccellentiftimo medico Regio M . Giouan Piero Merenda , ri = trouammo l'errore manifesto di cofìoro. Percioche quefta pietra, chefi ritroua quiui abbrufeia accefa al fuoco,et Jpira molto d’odore di bitume, come è il proprio della pietra gagate, ma nonfi liquefa mai à fuoco, comefa il nero piffafphalto, taffhalto, ey lapece,ma s’abbrufeia, cornifa la teda,eyillegno. Inoltre di queftaultima ffietie di 30 N a p l i t h a , Si h i c o n f i d . bitume, chiamato Naphtbaffcriffe medefimamcntc pur. Plinio al cv n i.ca p .d el 1 1 . libro, ritrouarfene anchora in ' Auftagcne di Parthia,marauigliofamente attrattiuo delfuoco. Dei quale quantunque nonft porti in ltalia;nondi* meno ue ne nafte in piu luoghi di quello,chefa i medefimi effetti con il fuoco,come fa euidentemente quello, che na* fte in fu quel di Modena, il qual chiamano olio Petrolio, ey olio difaffo. Ma per ritornare nettaftrada doue prima erauamo, dico, che i bitumi nonft ci portano, fe non contrafatti,ey fophifticati. Vuole il Brafauola, che fi poffa O p i n i o n e per il bitume Giudaico ufare fìcuramente la Mumia, affermando effere la Murnia, che habbiamo in ufo nette ¡fetta* d e l B ra fa u o - rie, il uero affhalto di Giudea. Imperoche quefti corpi morti ficchi,che per nera Mumiafi ci portano di Soria, per li. tffere (come dice egli) dipouere famiglie di quel paefie,in cambio d'empirlifecondo il modo de Giudei, d’aloe, mir» rha,zaffarano,zy balfamo,non potendo lapouertàfar la fpefia di tali coft aromatiche, atipie ifiuoifolamente a A* fphdlto.il qual fondamentofa egli,per hauereficritto Strabone,al libro x v 1 .che il bitume del Iago Sodomeo s'ado* pra per conferire i corpi morti. M a per quato io cauo da gli Arabi, ritruouo, che piu prefto la mvm i a nofira M u m ia ,8 d u i c fla a iin .

M V M I A.

è il piffafphalto, che l'affhalto. Imperoche Auicenna al libro 11 .de fiuoi canoni, dice, che la Mumia ha la uirtù me» ieftma, che ha l'affhalto mefehiato con pece. Il chefa argomento,che egli intenda del piffafphalto. Al che benifti•


Nel primo lib. di Diofcoride.

5)7

mo corrifionde quello,chefcriuc Serapiotie al c e c i n i . capitolo.Pcrciocbe deferiuenio egli (¡nini la Munüa, ri * firifee di parola in parola d’autorità di Diofcoride tutto quello, chefcriffe egli del pijjafibalto cojì dicendo. Mu* mia eft m tenis Apoüonic : defeendit nanque ex montibus,qui ducunt flumina, cum aqua >c r eijcit eam aquafiumi nis in ripis,cr efi coagulata,cr fit ficut cera,cr hahet odorati piets mifta cum afihalto, cum aliquo foettìrc.cr uira tus eius eft ficut uirtus picis, cr dibattiti mifiorum.cio è . La Mumia è nel territorio d'Apollonia : percioche ella feende da certi monti,i quali conduconofiumane, t acqua delle quali lagitta pofeia fuori alle riue condenfata, e t fa f fi come ccra,z'7 ha odore di pece mefehiata con afialatho,con un certo puzzorc : la cui uirtù è quella medefìma del* fafialtho mcfcolato con p ece. Per il che direi io che la Mumia noftra piu preftofia il pijjafibalto, che Íafihalto. I mperoche quantunque dica Strattone, che l'ufo del bitume Giudaico fia in ufo per conferuan i corpi morti; no coiti elude però qucfto,che infierne co'l bitume non ui mettano anchora la pece,CT facciano il piffafihalto artificiale,eoa 20 mefi ueie effere intcntione cf Auicenna,cr dì Serapione: i quali ageuolmente fapeuano quefle mifturaggini, che ufaa no i Mori,per effere attchora eglino Arabi, c r non molto lontani dalla Giudea. Per il che non affermarci io,che caa nonicamcnte flpotefje ufarlauolgar Mumia in cambio del bitume : perche oltre aHeffer prima il¡incero bitume mia furato conpece, fi mifiura anchor poi con l'humidità, c r humore,che del continuo uienfuori della carne de corpi humani nellefepolture. Il che è da credere,che non poco lo diftraggano dalla propria, cr natiafua natura. Ma fea guireipiuprefto Galeno, il quale ne i fuccedanei mette nel mancamento dettafihalto, la pece liquida. In oltre è da notare che quantunque Serapione toglia perla Mumia il pifiafialto di Diofcoride, lo fa per comemorarlo nellefue fpetic ,fapédo certamente egli,che i corpi di tal materia s’empiuano in Soria, come s'empiuano anchora quelli, che face nano poi la uera Mumia di mirrha, d’aloè, c r di zaffar ano,cr di baiforno anchora,<della quale fice memoria nel z o principio del capitolo, cofì dicendo. La Mumia delle fepolture fi f a di mirrha,cfaloe, c r d’altre cofe, che fi metto = no con cfjc,cr di quella humidità,che rifuda da i corpi humani. Ma di quefta à i tempi noftri nonfé ne porta in Ita Ha : perche tal miftura non s’ufa in Sorta da altri,che dai nobili, c r ricchiper effer cofe d!affai ualore: crquefti tali hanno le loro fepolture benifiimo ordinate,cr ferrate. Et imperò no cofit ageuolmente fi gli pofiono rubbare i corpi daimercantiChriftiani,chcuaniioinquclpaefc,comcfìpofjonaconminore difficultà torre quei delle pouereper fotte, che empiono i loro d’afihalto misturato con pece Alche fa ucro argomento che la Mumia non fi porti di Sorta. La onde manifrftamente errano coloro, che per la Mumia intendono della carne di quei corpi ¡cec h i,cr non del condimento loro, come fanno alcuni fictiali, che ne pestano la carne, c r l'offa, c r cofi pofeia la mettono in jn torno ^ tutti i medicamenti,che riceuono la Mumia nelle compofitioniloro. Sarebbe adunque tteceffario àchi uolejfe haue Mumia. » re della buona di fare empire de i corpi de i Chriftiani, che muoiono ne gli (pedali,di quella miftura d'aloè, m irrha, crZaffarano,cr al congruo tempo torta poifu o r i. Pcrcioche(fccondo che fcriuono gli Arabi)ha la Mumia affati* inumi*,& Aie 3° fima uirtù. Quantunque il Bcüonio con piu nani argumenti fi facci beffe di quefta noftra opinione, come colui,che i'iculc:i • forfè fi penfa il fa r fi tenere dotto,cr perito nelle feien ze, per bauere eglifcritto cf effere andato uagando per l'A­ fta , per la Grecia, per ¡a Soria, c r per lo Egitto, come fe a ltri, che egli nonfujfc maifiato in queipaefi. Coftui adunque, il qual penfo, che fia ungrandifiimo cianciatore, a r c h e molto benflfappi allacciar ¡a giornea,non uuoa le in modo iterano, che fia altra mumia appreffo aüi Arabi, che il Pififibalto.M a che ifuoi argumenti nonfieno di tal ualore, che fieno bafianti à pervadermi il contrario,cr che piu preftofia egli in grandifiimo errore , ne diremo' piacendo à Dio nel libro delle noftre lettere molto piu diffufamente,dotte anchora ¡copriremo no poca quantità d'ai trifuoiritrouatida noine ifuoi uolumi Ampcrocbe non è l'intento noflro diuolere difèndere le noftre opinioa ni in quefli noftri commentarij, ne di uendicarne dalle calunnie,che alcuni maleuoli ne danno, ma di uolcre in quefi o libro purgare da molti errori quefta cofigloriofa ¡acuità de¡empiici medicamenti : cr iüuflrarla, cr ridurla nelfio 4« priftino candore. Hor ritornando à dire delle uirtù della mumia dico, che fecondo il teftimonio deüi Arabi è cali• d a, crfecca nel fecondo grado : è buona ne i dolori della tefta caufati dafrigida caufafenzaprefente materia. Con fèrifee aUahcmìgranca, paratifi, à tortura di bocca, al mal cadu co,cr alle ucrtigini, tirandola fuper il tufo in* fieme con acqua di maiorana. Vale al dolore delle orecchie al pefo d’un grano, difiemperata con olio diuiolc biana che, ouero di gelfomini, cr infondendo pofeia tal liquore nelle orecchie, che dogliono. Gioua diffoluta al pefo d’un carato con decottionc diftuoreggia,ài dolori della g ola. Beuutacondecottione di giuggiole, o r z o , cr febeften per tre giorni è utile alla toffe. Toltone un carato con acqua dì menta,uale afte pafiioni del cuore ; cr con acqua di cimino,di ámeos,c r di carutfiUe uentofità del corpo. Beuefcnc un carato con dieci grani di bolo A rmeno,CT cin que di zaffar ano infieme con enfia folutiua , per il cafcare,che fi fa dall’alto fopra al uentre, cr allepercoffe pur di » 0 qucUoscr parimite del fegato. B cuefene al finghiozzo ungrano con decottionc difeme d'apio,cr di cimino. Eajfene naflpurgio con mufcbio,caftoreo#ampbora,cr olio di Ben,utilmente aUantico dolore deüa tejía,et inafiime quando maldgeuolmentefi rifolue con gli altri rimedij. Gargarizzafì al pefo d’un carato con aceto melato neUafchirantia. Dafiene ne i dolori della milza un carato con acqua di carni', cr beuefene per li uelcni mortiferi co decottionc di tri boli marini,cr affa fètida : cr alle punture de glifcorpionife ne beue un carato con uino puro, c r mettefene in fu la puntura con burro di /tacca f i efco . Strigne la Mumia,applicata di fu ori, i flufii del ¡angue: c r bcuuta quando tfee il ¡angue delle interiora. CT imperò s'adopera utilmente allo fiuto del ¡angue. Confènfce all'ulcere del canale della ucrga,zr dellauefcica,beuutone un carato con latte,cr à coloro, che non pofiono ritenere l'orina. E ftata opinione o d a di corpi di molti che l'offa de corpi humani beuute in poluere ,giouino à diuerfe infermità del corpo, ciò è,che ogni o¡fo fia h u m a n i. aPpropriato al fio membro. Il che non è del tutto reprobabile;auenga che di quello della tefta labbia ueduto iofen io bellifiime efierienze nel mal caduco,cr ne i dolori colici, cr dolori renali. nel che opera ualorofamente. ptnhc è hormai tempo di ritornare al Bitumerà cui mi haueua quafi difilato la Mumia Seguitando pure lino» i ftro ordine,


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DifcorfidcIMatthioli

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fico ordine,ritratto,eh Galeno ne fece mentione al i x . libro delle facilita de ¡empiici, cofi dicendo. I l Bitume e an* B i t u m e fe rie

co di Gii

Nomi'.

chora egli una di quelle cofe, che nafeotu nella acqua del mare, er in alcuna altra, che non gli c difim i le , coment Apollonia <FEpiro,er in molti altri luoghi nelle acque, che efconofrontaneamcntc dalla terra, ione fi ritratta no« Ure Copra di quelle : il quale mentrt , che flà ¡opra l’acqua e liquido ; ma come fe nclcua,cr f i fecca, diuenta piu duro della pece Cecca. L’ottimo è quello,che nafee in quello ¡lagno della baffa Sorta, il qual chiamano mare morto. Le cui fòrze hanno polTanza di ¡caldure,cr difeccare nel fecondo grado. & impero meritamente s ufaper conglutina* re leferite frefche,& in tutte le altre cofc, che hanno di bifogno di diffeccarfìcon alquanto di c a la ta . Chiama­ no i Greci il B i t u m e , : i Latini Bitumen : gli Arabi tìafral leudi, ouero Chefir ahheud. i Tedefchi luden lem . Il Piffafrbalto chiamano i G reci,™ ™ '****” ™ Latini Pifjafrhaltumtgh Arabi Mumie,Mmniay,Mumiu: gli Spagnoli Cera de minerà.

Cap.

Del Cipreflò.

le

LXXX1II.

H a i l CipreiTo uirtù frigida,& coftrettlus. Beuon fi le fue frondi contra i flufsi, che feendono alla uefcica, con uino paflò,& un poco di mirrha, & fimilmente al ritenimento dell’orina. Beuonfi anchora con uino le fue noci pelle per gli fputi del fanguc,à i fìttisi del corpo>alla difenteria,alla llreitura del fiato,all’afma,& allatofle:& il medefimo fa la loro decottione.Peflc con fichi fecchi, 1» mollificano le durezze, & guarirono i polipi del nafo. Cotte in aceto,& trite có lupini, fanno cadere le unghie fcabrofe. Confolidano, applicate, l’hernie inteftinali. Hanno la uirtù medefima anchora le foglie. Credefi, che fi cacciano uia le zanzare,facendo profumo con le noci del cipreifo,& con le cime delle frondi. Trite le foglie, & meffe in fu le ferite, le confolidano,& riilagnano il fan gue: pelle & cotte in aceto, fanno neri ¿capelli. Mettonfi fole,& con polenta infieme in fu’l fuoco facro,& in fu le ulcere,che »anno ferpendo, Si in fu i carboni, & in- jo fiammaggioni de gli occhi. Incorporate con cera,& mef fe in fu lo itornaco, lo fortificano. Q vantvnqve flati Cipreffo notìfrima pianta in Italia, ’ er noti fimilmente fieno a ciafcuno i fuot frutti,li quali noi uoh garmente chiamiamo noci di Cipreffo ; nientedimeno non fe ne Zfcriuendo alcuna hiftoria da Diofcoride,à fodisfattione dì diuerfi intelletti,fe ne dirà qui quanto er da Plinio , er da piu altri fi* deli autori fe ne deferiue. Dico adunque, chefu anticamente il Ci prejfo in Italia albero fòrefliero,cr di quelle piante, che malage* 40 Cipreflò , & uolmente nafcono,v che uogliono grandifrima diligenza nell’al* lui hiftor. Iettarle,cr mafrime ne i luoghi, oue naturalmente non allignano. Incettano gli antichi effer confacrato il Cipreffo à Plutone Dio dell’infèrno:?? imperò era loro publico cofi urne,di mettere fempre i rami del ciprefro alle porte dette cafe,doue moriua giornalmente qualch’uno-.per la cui uggia fi ere» de,che nociua nefra lafua ombra. E nettefrette del Cipreffo il mafebio, er lafcmina :ma quefta crefce appuntata nella cima, el mafebio con ramifra rfi. La propria patria de i ciprefri è l'if ola di Candia -percioche quiui in ciafcun luogo, chefi muoua la terra,fenza feminaruene il feme, ui produce la natura i ciprefri. N afono parimente ne i moti ti Idei,che rimirano à Troia, copiofrfrimi. In quefli luoghi crefce ageuolmente, ma altroue con molta fatica s al* leua. Ha il Ciprejfo in odio i fiumi, c r tutte l’acquc, er imperò piantatoi appreffo fi fecca . Il medefimofa co* uatìdogli la er riempiendo Il che nonfapetido AdamoLonicerofcriue, che jo « » »terra a tintorno, lin a i i 1 1 w iiL 'ti » di letame la / fòffa. / ; — jforfè j * n Cipreffo fifi diletta jiiMé,j.- dell'acqua j-n» mluoghi u,^r,lsi humidi. inumia; Sono c ii rùkvpRì irrnndi^tmLtìerciothe E r r o r e d V d a molto il ,^ er A de Ciprefri fècondifrimi, percioche tre tre uolte uolte fanno 1 anno JJJQ L O O Ì C . * - i r . . • «,/)..« *• ' t.' a , ____ J . J 1 > t . » M t A / » /li Ave X ) v f \ A u / mf \ * 1 f \ producono il frutto,er parimente tre uolte fi ricoglie,ciò c di Gennaio,di Maggio , er di Settembre. Producono le fue noci il feme tanto minuto,chemalageuolmente fi dìfeerne. Et però non è poco miracolo detta natura, che d unfe me cofi picciolo neproduca albero cofi grande. Pitici il fuo feme marauigliofamente atte fòrmiche : onde rari fono i ciprefri, chefacciano frutto, che fieno fenza effe. Non perde il Ciprejfo per alcun tempo lefue frondi uerdi, Cr il r » _ . _ non ___.,-_ __ . fi f i . . 1 . __ _ C . ... . 1 . _____Ami s-mAvn A p IV p Iì <ho A p i /nM . A p Ì h iff/\ . A f l h f l f s fuo legno mai per uecchiezza tarla,comefa anchora quello del cedro,dell’ebano, del loto, del taffo, del bof* “ t.a a gli antichi, ,per,fabricare le .ftatue, che .fi .penfarono, fo ,c r dell'olmo. Et imperò era in ufo il legno del Cipreffo . che haueffero à durare in perpetuo, come a Roma era quella di Gioue in Campidoglio. Diritta dal Cipreffo una ri giti liquida, fimtle à quella del larice, molto fruente al gusto. Le frondi peste, er meffe tra qual fi uogliafeme, non ui Id fcia intrare alcuna forte di uermini,ch e pofTano corrodergli, er ¡erba il legno perpetualmente il ¿9 m1«a chiama f uo buono odore. Chiamano oltre à quefto alcuni Cipreffo f Abrotano femina, per famigliarfigli affdi, quali* co Ciprefso. tunque fin piccioli pianti nettefattezztfue. Nc errarebbe forfè , chi credefft, che Plinio al xv. c ijp v i i m u

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Nel primo lib.di Diofcoride.

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ic lx x i i li . libro,feri ¡tendo del picciolo cipreffo herba, intendeffe di queflo ; er mafrime dicendo egli ualere he* uuU nel ttino al ueleno del morfo di tutti i ferpenti,cr alle punture deglifcorpioni. Al che s’adopera quefra da mol ti ancbora à i tempi nojlri, & cperf.tr morire i ttermini parimente in ufo difarne frittile , er darle poi à mangia* re 4 ifanciulli. In Tofana fi chiama Santolina, di cuipofcia diremo nel 1 n . libro, concedendocelo Iddio, al fuo Ciprefso proprio capitolo. Frce del Cipreffo memoria Galeno a l \ u . dellefacultà de fen ilici, cofì dicendo. Le frondai fcr¡uò^U ' Gì germini,cr i fr utti del Cipreffo,quando fonfrefebi,cr teneri, confondano ne corpi duri le ferite, quantunq; gran* lcno. di : dal che s'ha la chiarezza,che babbiano uirtìt di iiffeccarefenza apparente acuità,cr calidità,comefa ueramen te teflimonìo ilgufto. Appare certamente nel CiprejJo leggiera mordacità,ma affai amaritudine,et molto piu acer bczza . Hrf infellamente tanta acuità,cr calidità, quanta gli baña àfar penetrare al fóndo Vacerbezza, che con * 0 tiene infefenzacaufare ne é corpi mordacità, ó calidità alcuna. E t impero rifoluc egli , er confumaflcuramentet er fenza nocumento alcuno le humidità, che [fanno afcoje nel profóndo delle ulcere putride, crfracide.Percioche cr gli altri medicamenti,che [caldano,zr parimente diffeccano, fe ben rifoluono quelle humidità,che ritruouano,uc ne tiranofempre detCaltre con la mordacità, c r calidità, che poffeggono. Btpcrógioua il Cipreffo aUe rotture in* tedinoli, perche diffecca,cr ingagliardifce quelle parti del corpo, fatte già laffe per {humidità, che uifl contiene. Conciofia che conducenào egli la uirtù fra coñrettiua nel profóndo mediante la calidità, che ha inftemementc mijla, ferba quefra regola, ciò c di far penetrare le parti cofbrettiuc, fenza mordacità alcuna. Vfatto alcuni il Cipreffo ì i catoncelli,cr aUefómichcpcr il chefare lo mefcolano con polenta, acciochefenza fraldare rifolua la humidità, chefa quel morbo. vfanlo alcuni altri pur mefchiate con polenta ancho aUe erifrpele,onero infierne con acqua, ó aceto benifrimo inacquato. Chiamano il Cipreffo i Greci Kfantlant# Latini Cupreffusà Tedefcbi Cypreffen egli Nomi. *0 spagnoli Ciprés : i Trancefì Cyprez•

Del Ginepro.

Cap.

LXXXIIII.

E i l Ginepro dì due fpetie,maggiore ciò è>& mi­ nore : & l’uno,& l’altro è acuto al gufto. Scalda,& prouoca l’orina:& facédone profumo,difcaccia i ferpcnti. Ritrouanfi qualche uolta alcuni de Ibr frutti grófsi,có­ me noci,& come nocciuole,mondi,& odorati,nel man giarli dolci,& alquato-amafctti, li quali chiamano arcai thide,cio è bacche dì Ginepro.Scaldano quelli,& ftrin gono mediocreméte.Giouano allo flomacho, & ua^lio no beuutià'idifetti del petto,alla toffe,allauentofita,à» dolori del corpo,& à i morii de uelcnofi animalhprouo cano l’orina,& conrcrifcono a i rotti,à gli ipafimati, & alle prcfocationi della madrice.Le foglie fono acute:& però tanto eiTe.quatoillorfucco giouano impiaftrate, onero beuute con uino,à i morfi delle uiperc.La cenere della corteccia onta con acqua,guarifee la fcabbia . R i t r o v a n s i , comeben diffe il dottifrimo Marcello fio remino, alcuni teftidi Diofcoride, che hanno il capitolo del Ginepro tutto confufo, c r corrotto, con alcune aggiunte, le quali nonfi dee credere , chefieno di Dìof:oridc . Percioche nonfl ritroua, che Galeno, ne Paolo Eginctd, ne manco Sera* . pione,il quale rifrrifee in ogni capitolo di parola in parola affai fedelmente lafcrittura di Diofcoride, facejjero mentione, che 1 la limatura del legno del Ginepro ammazzi chife la bce. Il che nefa penfare, anzi férmamente credere, che non ifcriueffe tal melenfrgine ; frpendofì certo efferla bugia. Il che battendo ben confiderai alcuni moderni nelle Greche lettere cofumatifiimi, hanno con molta diligenza purgato il prefente capitolo,erri* ' tiratolo nella fórma, che qui neUauolgare mia lingua Italiana l'ho io tradotto. La maggiore, c r minorefrette lorofiritroua inpiuluoghi tfl talìa. Oltre alle quali nhabbiamo noi in quel di Siena inVcfcouado di quelli, che crefcono in albero grande, crgrojfo : c r imperò li chiamiamo Gì* ntpri domeflichi. Panno quefli il lorofrutto, come gli altri, azurro, ma alquanto ¡piu groffo. E il Ginepro le* gno, che dura le centinaia degli annifenza corromperli :e r imperò,fecodo che ferine Plinio al x l . capo del Xvi. libro,fece Hannibale mettere in un tempio,il qualefabricò à Diana,tratti di Ginepro,accioche baueffe à durare mol *',cr molte etadi. Onde non c marauigliafe dicono gli AlcbimtRi, che il carbonefatto di Ginepro aeeefo,cr rico* perto conia fra cenere, conferiti il fuoco uno anno di lungo. Produce il Ginepro la gómmafìntile al maflice, c r tfo ehiamafl qttejla gomma(anchora che male)Sandaracha, CT Vernice dafcrittori. Quefla, quando è frefra, è luci* da , bianca, c r trafrdrente : ma inocchiandoli rojfeggia. Ma é cCaucrtirc, che molto è differente quella Janda* racha degli Arabi da quelli di Diofcoride; pcrciecbe lafrndaracha de i Greci £ una frette etorpimento roffo, ' * 1 ttclenofo,

. fUaefsain.3

Ginepri’domeftichi.

S andataci»*, Pernice ,nadx°GÌae. pto.


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Difcorfì del Matthioli

Utlcnofo, er corrcjluo, come nel quinto libro piu apertamente diremo. Tu trasferito il nome di Sandar/cha tse&t gomma del Ginepro da i m edicin e hannofeguita la dottrina Arabica, udendofare il proprio nomefuo Arabico Latino : imperoche gli Arabi ( fecondo,che fi legge in Serapione)non Sandaracba , ma Sandarax la chiamano. Per il che è da notare , che douefi ritroua la Sandaracba ordinata nellefcritture Arabiche, f i deefempre quiui intende« re dellagomma del Ginepro : c r quando nelle Greche,quella mineralefimile all’orpimento. Plinio all’x i . capo del x i i i . lib ro , facendo mentione di piu jpetie di gomme, dice, che la gomma del Ginepro none d’alcun ualore. M a nell’ufo della medicina fi ritroua à i tempi noQri manifrflamente il contrario. Tafii di quefia,cr d’olio difeme di li* Vernice li­ no artificialmente la v e r n i c e l i q v i d a , che s’adopera per fa r luftre le pitture, CTper muernicciare quida) te fuo il ferro : utile neramente alle cotture del fuoco, erflngularifiimaper li dolori, er tumori delle hcmorrhoide. La u fo . fecca , ciò è la gomma del Ginepro,confirifce,fecondo che recita Serapione, al catarrho , firma ifiufii de m elim i, l » dific c a lefiflole, e r lefuperfiuità flemmatiche, che fono nelloftomaco,& nelle budella : ammazza ambedue lefic tic de uermini : confirifce alle rilaffationi de nerui caufate dafrigidi humori. Tumcntandone il capo,diffecca i ca* tarrhi : c r tolta per bocca fraglia lo fiu to del fangue : c r applicata, ilfiuffo delle hemorrhoide : c r aggiuntoui olio rofado, ferra lefetale delfedere, er le fiffure, caufate dal freddo ne piedi, er nelle mani. E calida, c r fecca nel primo grado. Chiamafi parimente Sandaracba apprefio Plinio un certo mele ceraginofo, del quale fcriue egli al S an d arach a v i i . capo dell’x i . libro, con quelle parole. Portafi oltre alle predette cofe l’Erithace, la quale chiamano alcuni a ltra d i P lin . Sandaracba, c r altri Cerintho. Et queflo è il cibo delle api, mentre che lauorano, il quale fi ritroua fiefjo da per fe L'olio, O l i o d i G i ­ collocato ne i pertugi defaui, d’amaro fapore . Generafi della rugiada di primauera. queflo diffe Plinio. n e p r o , & f u e che per difeenforio con due uafi di terra pofti l’uno contra l’altro, er parimente per lambico di terra, fifa del legno f a tu ità . del Ginepro benifim o fe c c o , udle tenuto in bocca marauigl io fornente al dolore de i denti, caufato dafrigidità di ca ze tarrho : er cofi in tutti gli altri dolori del corpo, confati da humori freddi, come dolori di nerui, di giunture fr a * fimo, paratifo,crfimili. Scriffe del Ginepro Galeno al v i . delle/acuità defemplici, cofi dicendo. Il Ginepro « i n e p r o f e r ii è calido, c r fecco nel terzo ordine : c r ealido è parimente ilfuo frutto,ma non pero parimente fecco ; perei oche in t o d a G a l. (lecita non paffa il primo grado, Chiamano i Greci il Ginepro, A>x*uSr c i Latini, luniperus :g li A rabi, Ar» M o lili . conas onero A rchencas : i Tedefchi Vuerkholtler, Krametbaum : gli Spagnoli Enebro : c r li Vrancefl Genetire. La gomma del Ginepro chiamano i Greci, Kofini àpMvBU'u ; i u t in i Gummi iuniperitgli Arabi Sonda rax:i Te* itfchi Vcrns: gli Spagnoli V ernici frn ce fi V crnix.

Della Sabina.

S a b i n a , & Tua c ita m i n .

S e la g in e P lin io .

di

Cap.

LXXXV.

L a s a b i n a é di due fpetie.L’una delle quali prò duce le frondi fimili al cipreffo, ma piu fpinofe,di grauc odore, & al gufto acute,& feruenti. E pianta di breue grandezza: percioche piu crefce in largo, che in lungo. Vfanoalcuni le fue frondi nei profumi .L ’altra fpetiefa le frondi limili al tamarigio. Fermano le frondi d’amen due le ulcere, che fe ne uanno ferpendo, & pafeendo la carne: & polle à modo di linimento fopra le polteme.le mitigano.Mefchiate con mele,fpengono le macchie ne 40 re,&Iefordidezzedella pelle.Rompono empiaflrate con uino, i carboncelli: & beuute, prouocano infieme con l’orina anchora il fangue. Fano,applicate, partorire le crcaturenl che fanno medefimamente fumctate. Met tonfi ne gli unguenti, che hanno uirtù di fcaldare,& par ticolarmente nel gleucino. L a s a b i n a , la qual uólgarmente fi chiama Sauina, non c manco nota in Italia,che flfla ogni altra uolgar piata;,tato dico quella,che fi rafjembra al ciprefio,quato l'altra,che fi rafiimiglid 59 , al tamarigio..11 che non bafla qualche uolta à gli ignoranti:per cicche ho ueduto alcune uolte préderep la Sabina una certa her ba lunga una/pana,la quale nafee copiofiflima ne i moti, che mol togli fi riduce nelle frondi,ma im però nell'odore,ne nel Japore. Quefiahopiu uolte penfato effcrla s e l a g i n e , fritta da Plinio aU’ x i. capo del x x i 11 r. libro. Imperoche efiere la Seia girti afiai fimile alla fabina afferma egli.Vfarono la Selagine ami camente i facerdoti de i Trancefì contra ogni cattino auenimen* to,et ogni difètto di uiftafracédone certe lorofumétationi.Mdta tu era in quel tipo la uanità dellefuperftitioni, le quali anchora 69 ne tempi noflri non poco s’ofieruano, che mai non ricoglieuano cofioro la Selagine,fe prima nonfdcrifrcauanoà i lo ro D ei. Et che piu i di nìun udore la riputauano, s'eUa nonf i ricoglieuafoto con la man deftra, c r a piedifcalzi.

Oltre


Nel primo lib. di Diofcoride.

I ¿

ioi

Oltre à ciò fo ben io , che non mancino alcuni, i quali non concedono per moda ueruno, che la pianta qui dipinta fia la uera,W legitimafabiname f opra ciò hamo eglino altra ragione(s‘io no m'inganno) che il non ritrouar/tferii co da Diofcoride,che la Sabinaproducafrutto ucruno:& di qui poicauuenuto, che alcuni filmano, che quefla fia il ginepro maggior r,er altri, che la fiala Thuia fcritta da Theophrafto al quinto, libro, er capo deU'hiftoria delle piante,come ingannandoli fa tragli altri il Bellonio. Ma per quanto io poffa conofiere tuttifono in errore.Quel* li,perche ueramente quefiapianta non hafomiglianza ucruna co'l ginepro, ne nellefòglie, ne ne ifiori, ne nelfruì* to, ne nella materia del legno, ne nell'odore, ne neifapore, ne in qual fi uogli altra cofa : er quelli,perche la Thuia ( come ferine Theophrafto ) ñafie appreffo al tempio $ Aminone, er iti Cirene flmile di fórma al cipreffo,cofi nei r<t mi, nelle fòglie,er nel tronco,come nelfrutto. Olirà à ciò la materia del legno della Tlma(comc il medemo Theo* i o phraftofcriuefèdurifiima da durarefenza corromperli infinitamente,ne cofa uerunafiritroua piu ucnenofa,nc piu crefra dellafua radice. Ondegli antichi non manco tìfauano la Thuia perfa r e i fimulachri de i loro I ddij, che il ce• aro, il ciprejjo, il Ioto,cr il baffo. Appo ciò la noteràfabina non fa le noci,oucro ì corri,come il cipreffo, ma pro• duce alcune bacche r offe, non erefie inlunghezza, ueruna notabile, mapiu prefio fi può dire, che ¡afta eUanana tra le altre piante, il fio legno non ¿duro , nefolido da poffere durare nellafua folidezza le centinaia de gli annù, ma tenero, caduco,w fungofo , er non nafcc,ne f i ritrova in luoghi particolari,comefa la Thuia , ma ñafie , er fi ritroua per tutto in infiniti luoghi. Di modo che per tutte quefie ragionifi ueggono piu differenze, CTmaggiori fia quefie piante,che meritino gli errori,et le perfuafioni dì cofloro,i quali nonfanno differeza ueruna tra la Thuia, er la nofìrafé in a . Kefia adunque per queflo, che non poco ci debbiamo maravigliare di coloro, che niegano, che la Sabina qui dipinta nonfìa la firma della uera, uedendofi manilefiamente, che firn gli manca nota alcuna di quante io ne deferine Diofcoride. Impcrocbc la è albero di breue grandezza,ZT molto piu fi dilata in largo,che in lungo. Pro duce le figlie flmiii al cipreffo, ma piufrinof: , digraue odore, er algulio fruen ti, tutte note date da Diofcoride alla Sabina. Ncuale(per quanto io me ne intendala obiettionc,chefanno quefli tali contra di noi con dire, che non fi troua oueferina Diofcoride ,che la Sabinafaccifrutto, er che però bifogna, che la fia unfaltra pianta. Impero che che diranno eglino ,fe in molte er molte piante, er in quelle, chefono note, er uolgari a tutti,ne ui fi ha fopra dubio uerunofreffo ci lamentamo , che Diofcoride non neferiueffila metà delle note < però diremo hauerc ciò fat­ to egli, ó perche cotali piante fujfero cofi uolgari,er conofiiutc da tuttoché non uifiiffe bifogno di dcfiriuerle con tanta diligenza,oueramente che egli non haueffe inalarne notitia di tutte le parti loro, oueramente per altre caufe > di cui non accade àfa r quìpiulunga diceria. Alcuna adunque di quelle caufe agevolmente hafatto, che Diofcori* : de delle bacche dellafabina nonfaceffi ueruna mentione.il che potrebbe anchora cfjerc accaduto,perche rarifiimc in ja uerofono le piante dellafabina,cheproiuchino frutto . loucramente (per quanto io pojfa te(lificarc)fra infinite piante, di fabina,che ho vedute in diuerfipaefi, non mi ricordo d’baucrnc uedutefe non poche,che bauejjèro le bac* che roffe maggiori di quelle del ginepro . ]/ che mi p&fuade à credere, che tri queftafretie di Sabina ui fi ritroui il mafehio, er la fimina, er che Tunafia molto piu rara in Italia, che Faltra, come c anchor quella rade uolte veduta da noi, di cuiferine nel fecondo luogo di Diofcoride, fìmtle al tamarigìo, er fenza frine. Per tutte adunque quelle ragioni nonpojfofe nonpervadermi, che quefla nofìra Sabinafìa altra, che ¡a uera, er majomamente uedendofi, che nonfríamente del tutto corrifronde ella alle note affegnatole da Diofcoride, ma anchora alle-faculta date da lui alla uera Sabina. Ritrovo oltre a ciò effere anchora in grande errore intorno alla Sabina il Bellonio nelfuouolu* metto delle piante refìnifere,tra le quali però nonf r i o , come poffa¡lare la Sabina.Imperoche nel deferiuere egli la fecondafrette affermafenza ueruna eccezione d'hauerla veduta copiofifima nel monte Amano, er parimente ne}* 40 l'olimpo di Phrigia del tuttoflmile al ginepro maggioregrande come un mandorlo con fòglie fimili al cipreffo, er bacche che nel ceruleo nereggiano. er che è albero, che produce anchor egli la ragia . Conofceft l'errore del Beh Ionio,percioche ne Diofcoride,ne qual fi uogli altro fcrittore di piante, nonfcriffe mai qualfiala firma, er la gran dezza di quefla pianta,ma la fice eglifilamente differente dall’altra Sabina nellefiglie .I l che è da credere, che per niuna altra cagionefaceffe Diofcoride,che perfapere egli molto bene,che quefle piante non uariauano in altro, che nelle figlie, er però miparefuori cFognipropofito il credere,che un albero, qual dipinge il Bettonio flmile al gine* pro,grande come un màdorlo de i maggiori,con figlie di cipreffo,et chefacci ragia; fi poffa in modo ueruno accomo dare per la Sabina dellafecodafrette, m a chefìa uero,che molto babbi in ciò errato il BcUonio,etfatto una affai brut ta confittone,penfoche lo facci chiaro il veder noi, che vuole egli poco di poi,che quefta medefìma pianta,et albero fìa quella,che Plinio chiama Bruta a l x v ix .cap.dcl x 1 1 .libro. Stimando che la Bruta appreffo Plinio fìa forfè lafe 5« condafretie della Sabina,come freg li non haueffe fcrittofeparatamente di ambedue le Sabine al x n . capo del x x 1 1 1 1 .lib.Sono in uerità alcuni,chefi penfano,cbcfi debbiprefiare tatafide à i lorolught pellegrinaggi,che no fi arrofiìfcono difcriuere favole,z? cofe del tutto lontane dalla mente nofìra,er ddlFhifìorie, che ne fcriueno i buo* n i, er approvati autori. Ne però uoglio io dire quefto per dannare coloro, che fanno cotali pellegrinaggi ,fapen• do molto bene, quanto fieno utili con l’effempio di Galeno per uenire in cognitione di uari, er infiniti ferrplici me* dicamenti, ma ben dejiderarei, che coftoro ne recitaffero cofe, che corrifrondèffero alla nerita, W at i ragione, er che parimentefujfero approvate con le autorità de gli fcrittori.il chefe haueffefatto il BeUoitio, <?qua cofilara gamentefcriue d'hauere fatto pellegrinaggi in tante diuerfe prouincie, ne harebbefenza dubio pc ' oconfeguire tutte quelle lodi, che meritamentefi convengono à coloro, chefanno colalìpèllegriniggi per uenire1nuera notitia delle cofe,cr non perfcriuere menzogne. Scriffe della Sabina Galeno ai v i .delle faculta defempiiài >cofi dicen* Sabina fcric€ 9 do. La Sabina è di quelle cofe,che\ùalorofamente dijfeccano. er queflo per tre qualità, ch'ella àmofra nel guftar* ta da Gal. la, fìmili al cipreffo ; edeetto che quefla è piu acuta, er piu aromatica. E adunque ella parti pc dèh qualità pre* dette »do è £ acutezza locata nelfuo calido temperamento>er Í amaritudine, ornirtò ‘tiña Á inore di quel * ì j ladel


io2

Difcorfi de 1 Matthio li

U del cibrefTo. E t imperò è ella tante piu 4igeftiua,quàtoftp:ra piu il cipreffo di acu tezza . I l che fo c h e rnnpof• c, ella faldJrc le piaghe , per effer atlida , e r Cecca : impcrocbe partecipa tanto d amcnduc quefte qualità, che fa ctu fare c r infiammare.Ma nelle ulcere putride fi può cofi come il cipreffo ufare, e r mafime nelle maligne continua» * i , ^ di lungo tempo : perciocbc quefte la pojjono patire fenza nocumento alcuno,per purgare ellaAccompagnata ton mele, le ulcere nere,& fordidc. R ifolue i carboni oltre à ciò, per la moltafottilitadeUafuaeffenza, prouoca t mefirui quanto ciaftuna altra c o fo w fa orinare il [angue. Ammazza anchora il fanciullo neluentre, & fa parto rirlo, quando i m orto . E la Sabina calda, eyfecca nel terzo ordine , e r del numero di quei medicamenti, che fono fo ttià im i nelle parti lo r o . Per il che fi mette negli unguenti odorati, e r mafime nel gleucino , & parimente fi mette in molti antidoti. Sono alcuni, che in cambio di cinnamomo mettono ne i medicamenti due parti dt Sabina.E neramente medicina, che può beuendofi, affocfigliare, c r parimente digerirei g r a fi human. chiamano i Greci la Sabina , Btd h t : i Latini Sabina : g li Arabi Abei,Abhel,Alharar: i T edefchi Seuen baum : gli Spagnoli Sabina: i Pranccjl S aim era, onero Sauinier.

Del Cedro.

#

Cap.

L X X XVI.

I l ced ro c albero grande, dal quale fi ricoglie la ragia chiamata cedria.'E il Tuo frutto limile à quello del ginepro, ma grande, & tondo, come quello del mirto. Quella è ottima cedria,che è grof fa, trafparente, & di graue odore, & che gocciolando, mantiene le fue gocciole unite infieme. Ha quello liquore uirtù di corrompere i corpi uiui,& di conferuare i morti: & però lo chiamarono alci» riuitadei morti. CorrompeÌeueftimenta,&lepelliperlafuatroppacalidità,& liceità. E utile per 1« chiarire la uifta : percioche leua uia le cicatrici,& l’albugini de gli occhi. Ammazza i ucrmini delle orecchie, diilillatoui con aceto:& infufoui con decottione d’hilTopo , ne toghe il Tuono,e’1 bufeino. Metto nelle concauità de i dentigli rompe,& leuane ildolore.Fa il medelìmo,lauandofene la bocca con l’aceto. Vngendofi con elio le membra genitali auanti al coito.prohibifce il generare. Vngefi nelleinfiammagionidel gorgozzule,& nellafchirantia. Ammazza,ungendofene,i pidocchi, & pa­ rimente i lendini. Gioua applicato con Tale al morfo delle cerafte : & bcefi utilmente con uino dolce contraal ueleno della lepre marina.Vngefi nella elephantia,& inghiottifeefi lambédolo co l pari gio «amento. Beuuto al pefo d’un ciatho, purga,& confolida le ulcere del polmone . MciTo ne crifteri, ammazza i uermini del corpo,& caccia fuori il parto morto . Fafsi del liquore del cedro, olio,fofpen- y dendogli fopra lana,come fi diiTe in quello,che Gfa della pece : utile à tutto quello,che l’ifteflb.liquo 30 re , ma particolarmente fanaquefto la rogna de i cani, de i buoi,& de gli altri quadrupedi. Ammazza le zecche loro, & falda le piaghe, ehefi gli firmo perii tofarli. Chiamanfi i fimi frutti Cedride,& fo­ no di lor natura calidi : nuocono allo flomaco, & giouano alla toficjallo fpafimo,à i rotti, & alle diftillationi dell’onna. Beuuti con pepe trito, prouocano i mcftrui:& có uino.uagliono al ueleno del la lepre marina . Vngendofeneil corpo, infieme con grattodel ceruo,ouero con lemidolledell oda, nonlafciano appreflàreiferpenti. Mettonfi anchora ne gli antidoti. Fafsi del liquore del cedro la Fu ligine nel modo di quella della pece,con le pari uirtù di quella. Cedro,& fui 11 Cedroper quanto io rttrouo da Thèophrafto,da Plinio,è da Galeno è di dueffetie,cioè maggiore, c r minore. hiftoria/crit 11 maggiore apprrffo tutti è utiagrandifima, er altìfima pianta, c r molto differente dal minore, non folamente in 40 ** **V ^ 'eo " queilo, ma nellafeorza, nella materia dellegno, nelle fòglie, er ne ifrutti. Plinio fa del maggiore dueffetie al v. phwft0, capo del x i n . libro, cofifrinendone. Il Cedro maggiore è di dueffetie, l’imafiorifee, c r nonfa,frutto,crf 'ad* tra produce i fruttifenzafar fiori 3cr fimprc nafeono inuoui}auanti che cafchino i uecchi. Hanno il femefonile al Ciprefjo, Sono alami>che li chiamano Cedrelate. R ifuda da quegli una ragia molto lodata. La materia del legno fi ha per eterna,cr ptrvfic nefanno i fimulachri dcWlddei .c r a i quinto capo del x x 1 1 1 1 . libro ; Il cedro maggiore (diceua pur egli)il qual chiamano cedrelate ne dà quella pece >chefi chiama cedria ■ Quefto ^tutto diffe Plinio, il qual non chiamò forfè malamente il Cedro maggior cedrelate. I mperoche quelli chefino al di d hoggifono nel moti te Libano in Giudea ( come ho intefo da alcuni amici che fono trafeorfìper tutta la Soria) fono quafi del tutto fintili alf abeto, il quale chiamano i Greci Piate . Onde altro non uuole dire Cedrelate, che Cedroabete nella noftra Un» gu a. Quello ecceUentifiimo albero ( per quanto mi narrano coftoro ) crefce in cofi mirabile grandezza, Cr lun* 30

gbezza, che affermano di non hauere ueduto maggior albero di quello. La fcorza,di cui è ueftito,è lifcia,cr net* ta, eccetto che in quella parte, chefi contiene da terra,fino à i primirami. Impcroche quella è offra, rnitida, er inequale. 1/ colore detta feorza è quello ifteffo del loto . I rami dal baffofino alla cima efeono dal tronco intorno ina torno à modo di una ruota,c uanno con quejlo ordine di man in manofino alla fommità, con accommodati intera Urtili, i quali fi uanno tantof\minuendo l’uno dall’altro, quanto piu fi alzano ucrfo la cima. Onde rimirandoli il ce» dro di lontanofi rende alla uifta come una piramide. Dicono che ha le fòglie capigliofc,come il larice,cr come il pi­ n o la piu e tte , ne fonoffinoft. Il che ft confronta molto bene con quello, che nefcriuc Plinio al xxxi 1 1 . capo del x v i . lib 0. Produce lefue pine, onero noci fimili quafi à quelle del pezzo , ma piugrojfe, piu lunghe, cr pii* dureje qualhialagcuolmcntc jilafciano fficccre dal picciuolo. Queftì hdimo dentro ilfeme, come quelli del ci* preffo, come pure dice Plinio. La ragia eh’ci produce chiamata cedria rifuda per laf :orz* del tronco liquida ,CT 60 fianca , la qufte con il tempo diuenta dura, cr grumofa, quando uienc faldata dal fole. Sono alcuni, che dicono, che il cedro p/oduce anchora il liquorefra feorza »& fcorza( comefu detto di fopra defoglio deb!é tto nel com*

menty


Nel primo lib.di Dioicoride. CEDRO PHENICI O.

1° 3

C E D R O L IC IO .

mnto del pino ) crquefra anchorafi chiami Cedrid. Quefto é tutto quello,che tribbino recitato del Cedro coloro, che fono Unti in fui monte Libano. Onde non ho poffuto fe non grandemente marauigliarmi,che Theopbrafto, cT Z)iofcoride,il qual forfè in queflo hafeguito i fuoi ferini,fcriueffero coji indifferentemente,che ogni fpctie di cedro facelfe i frutti ftmili al Ginepro,ma piu grande. lmperoche(per dire il aero ) il Cedro maggiore , di cui fcriue qui Diofcoridcfa il frutto,come fa il pezzo,Cr Hpino durifimo,cr odorato di colore rofigno,come quello del larice* La materia del legno del cedro è ueramente iunjiima. onde credettero gli antichi,che il legno del cedro non f i po* teffe per alcun tempo tarlare,ma che fuffe eterno. Dal che perfiafo Salomone, uolfe, che il tempio di d i o fuffe 40 fabricato di cedro. Di quello parimente fecero gli antichi ijlmulachri loro,credendoli, che nandeueftero manco durare,che fe fuffero di marno,ò di metallo. Sono i Cedri non folamente ottimi per lefabriche delle nani, ma an• chora per quelle delle rocche,cr delle cittadelle; per durar eglino infinitamente nella loro natiua durezza. Ama il cedro i luoghi freddi,crfiffoft,cr parimente i monti piu che ogni altro fito. fra fempre uerde,ne mai per de le fòglie,ma tagliandofeli la cima fi ficca cr fi muore,ne mai piu torna à rigittarui rami,ne fòglie,come fanno an chora il cipreffo,il pino,il larice,cr alcune altre piante difrmile natura. In Egitto,cr in Soria(comefcriuono Theo pbrafto,cr E limo)fumo già Re,che per carefria d’abeti, uforno per fare le naui folamente legnami di Cedro. Vn grandmino albero di Cedro fu già in Cipri di lunghezza & e x x x . piedi,cr di groffezza l’abbracciare di tre huomini,ilqual fu poi tagliato per la fabrica dellagalea di Demetrio, la quale haueua undeci ordini di Remi. Ma uenendo alminore ritrotio,ehe anchor quello è di duefpctic(comc fi legge fif i predetti autori ) Lici'o cioé,cr Phe 50 nido. Ma fono però differenti tra loro utile fòglie. ImperOcbe il phenicio non folamente nelle fòglie,ma in ogni altra parte è del tutto fìmile al ginepro. Ondeperhauere cglilc fòglie appuntate, c r ffinofe fichiama anchora Oxicedro. Il L ido ha fòglie molto minori, cr manco ftinofc,di modo chefi raffomiglia alquanto a un picciol gi* tiepro. Hata fcorzaròfrigMXr i rami arrendateli à modo di [armenti. L ’uno c r l’altro ha ¿’ognitempo il fio frut to.Ma nel Phenicio è molto piu bello,cr piu grofjo. Quefto nafee copioflfiimo in I Uria fìmile al ginepro, dal qua* OiiceJto.at lu a e d a m . le non par differente ih altroché nel frutto,qual produce egli roffo,affai maggiore,cr algufto dolce. cr quiuiète nuto da gli habitatori per ginepro: impcrochc non fanno, che cofi fra Cedro, ne chefra tofi fìmile al ginepro : nut effendomene donato un ramo da M. Giorgio R.r¡finger dottore di medicina,erprouifìonato di tutta la Camola in Lubìana,tuUo carico dì frutti rubicondi, allegri,odorati,cr grofri, come quelli del mirto, ricordatomi di quanto n’hauataio letto inTheophrafto,cr in altri de gli antichi,fubitomi cadde neKanimo, uedendo il frutto cofi roffo» <0 che doueffe quefto efiere lì Cedro. Percioche,fecondo che commemorano gliantichi,cr moderni fcrittori ,fr non ~~ fuffrìche il cedro produce il fio frutto roffo,cr alquanto piu groffo,farebbe malagcuol cofi à conofccrlo,cr di&in* gHtrlo dal ginepro. Onde per quefto può ciafiuno efferc m e n ilo , chela figura prima del Cedro,che è pofìa 1« r


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Difeorfì del Matthioli

quello luogo,non èquelladel maggiore,ma quella del Phcnicio.Dcl L id o per non efiermifin bora flato in cognitio ne,non ne ho fatto in quefli commentarij per auanti jìampati memoria ueruna,ma mentre che me ne fio qui in Pragd diBobcmiaal feruitio del Sereniamo c r Gentilìfiimo P rincipe Ferdinando Archiduca. d’AuStria fecondo genito del Sereniamo Re di Romani,d'Vngheria,Bohemia,crc.me ne èflato portato un ramo dal molto gentil Al. A damo Leonoro giouene ueramente d o tto,# di molto buona Jpcranza, tolto ne i monti di M orauia,# portato à Praga in cambio di Sabina. Vedutolo adunque, e r effaminatolo molto bene per ogni nota,come mi parue,che del tutto fi raf fembraffi al Cedro Licio,co(i mi rifolfì di darne qui la figura. L e fòglie di quejlo Cedro fregandofi con le dita,ri foran o di fuauifiimo odore,quafi limile à quello delle pine domefliche, quando le fi ¡ficcano dall'albero. Produce le fue bacche minori affai deWaltro nelle cime folamentede fuoi ramofceUi,le quali(come fanno anchora le altre)nel principio uerdeggiano,dipoi gialleggiano,cr ultimamente diuentano roffe,quando fono ben mature. Sono al gu~ io C e d r i » ,& f u a &> amarette,cr non poco odorate. Difilla dall'albero del maggiore la Cedria,utile in molte cofe di medicina, tua c o a iid e r» . quefta à i nojlri tempi non fi ci porta di Cipri,ne di Soria, quantunque quei regnifieno di cotali alberi fèrtilifiimi. Credefi il Bcllonio,chc la Cedria non folamente difliUi dal Cedro, ma che ogni albero refinifiro,comc è il pezzo, il pino,il lariceti ciprejfo,il ginepro,crfino alla betula produca la cedria ; immo che fi perfuade,che le ragie,che diUil lano da quefli alberi habbino quelle uirtù medcflmc,che Diofioride,Galeno,# altri antichi autori attribuirono fo tamente alla cedria:di modo che non mi fa poca uoglia di ridere,quando lo ueggio perfuafo,che tutte queflc fue ce* àrie pofiino parimente conferuare i corpi morti,come fa la uera cedria del cedro,quafi come,fé ei uolejfe,che ilpez ZO,il pino,il lariceti ciprefjo,ilginepro, # la betula haueffero una ifleffa uirtù,cr che tra loro non fuffe differen* za alcuna. Neper altra ragione mi pare,che egli f i fia indotto a ciò fcriuere(per quanto io me ne ueggia)fe non per che Plinio a l n i . capo del x v i . libro fcriue,che in Soria la pece f i chiama Cedrio. AIa che il Bellonio fi fia in io ciò ingannato digrofio,come colui,che nonhaintefo ben Plinio, credo che ciafcuno lo potrà conofiere dalle iitcffe parole di Plinio,le qualifono quelle. Pix liquida in Europa è teda coquitur naualibus municndìsjnultos% ad alios tifus. LignumciusconcifumfurniSiUndique igni extra circundatofiruct.Primus fador aqure modo fluii in canali. Hoc in Syria ccdrìum uocatur,cui tanta uis incB,ut in Aegypto corpora hominum defunÙorum ea perfifa firuen* tur.Cioè,la pece liquida in Europa fi fa di teda per tufo delle m u i,# di molte altre cofe. Mettefì il legno tagliato ne i fórni,cr fialdanfì,facendo il fioco attorno attorno di fu o ri.il primofudorc,cheneuienc,fcnefiorreuiapcr un canale. Que/lo in Soria lo chiamano Cedrio,in cui c tanta uirtù,che in Egitto fi confiruano i corpi morti bagna dofiin effo.Ondc nonpenfo,cheper quefleparole di Plinio fipofft intendere altrolper mio giuditio) f i non che i So rioni chiamaffero quel liquore Cedrio,perchegià anticamente la pece appreffo di loro non f i focena di teda, come f i fa in Europa,ma di Cedro folamente,cr però non fenza cagione dijfe Plinio,che la pece in Europafi faccua fola 50 mente di teda,per d e n o ta rc i in A fta ,# in Sor fi f i focena ella del ccdro.Et chefia il nero, che la pece f i faccffi già del cedro,ne fanno teflimonioDiofioride, Galeno,cr Plinio,ma nongià all’incontro,che la cedriafipoffa ca* uar f i non del cedro. Appo ciò non ritrouo io,chefio flato maifcritto dagli antichi,dico da Theophraftoja Dio fio ridc,cr da Galeno,che alcuna forte di ragia ctmfirui i corpi morti incorrotti dalla cedria in fiori.Per le cui ragio it i,# autorità penfo,che potrà molto bene conofiere ciafcuno,che Plinio nelluogo qui di fopra citato intenda fin Za dubio ueruno,quando parla dcUapecedi Soria,filaméte di quella del cedro,# che il Bettoniofìfia qui affai fiioc contente ingannato,come in infinite altre cofe,delie quali forfè altroue diremo.Ritrouafi oltre à ciò dell'odore della cedria differenza nella fcrittura:percioche i piu ufltati libri di Diofioride hanno gapno. 7» òo-fiii , ciò cgrauc io * d o rè:# altri piu antichi éWons r»Ì!tyS(, ciò è di grande odore.ll che dimoflra effer la cedria grandemente odora t a ,# non che il fuo odore fia graue,ne foaceuole.il che fapendo molto bene Vergilio cantando di Circe nel v i 1. 40 dell Eneida,defirm e effer la Cedria odorata con quefli uerfi. R adonfi i lidi profiimi alla terra Circca,ouein ferrate, # finte filue Del Sol la ricca figlia fempre s'ode Rifonar del fuo canto, eli iuifiafii Sotto fuperbi tetti, oue la notte Teffendole fue tele, accende, c r a rie , tìctlc notturne lampade il liquore, Cheflitta fuor dati odorato Cedro. geriuenio della cedria il Fuchfio medico ecceUentifiimo della età noflra nelfuo libro delle eompofìtioni de i medi* <¡0 camenti ultimamente aumentato,# illuftrato nella compofìtione del Mithridato; dice che non poffendofi hauere la cedria,nifi debbi mettere infuo luogo il lachrimo dcWabcto,credendo forfè,che fabeto,e’/ cedro habbino una uirtù medeflma. Ala io feguendo la opinione di Galeno ui metterei piu prejlo il ladano,fin che no intendeffi da altri qual che cofa di meglio. De i Cedri che nei giardini aurei di tutta I talia, nelle riuiere di tutto il mare Tirrheno,# Jpe tialmente dellago BenacoMqualchiamano uolgarmente lago di Garda, crefiono in copia infinita , nel proceffo diqueflo,al capitolo delle Mele, oue ne fece mentione Diofioride, ampiamente diremo. I mperoche molto è differente da quifio Cedro,di cui al prtfi ntef i tratta. Fece del Cedro memoria Galenoal v r 1. delle facoltà de C e d r o ,S e C e d r i » , & l o r o i fimplici,cofi difendo. Il Cedro è di duefotie,una delle quali è ramufiolofa,# brcuc,ftmìle al ginepro: # l'altra è f a t u i t à fe rie albero ueramente non picciolo. V u n a # l altra fotte è calida,# ficca,quafi nel terzo ordine. Ma la Cedria*(cofi ted* G»l> fi chiama il liquore del ctdro)tocca il quarto ordine,tanto è ella ca lid a,# fittile nelle parti fue. Per il che putte* io fa ella la carne molle fenza dolore alcuno, comefanno le altre cofe,chefono parimente calde nel medefimo ordine,# fono anchora fittili ncUcparti loro. HeUa carne dura appena può e lla ,# non fenza lungo tempo fare tal effetto. • chiaman]l*


Nel primo lib. di Dioicoride.

io 5-

CUamamfi quelli tuli medicarneitti corrofluì,ulceratiti,cr putrefattmma fono differenti tra loro,fecondo che in no piu dell'altro è ualorofo. Di queflaforte di medicamenti è neramente la Cedria,ma del primo, & manco ualo• tifo ordineiperciochegli altri fonò per la piu parte ualorojì, er corrompono la carne ancbora de corpi mortiima la Cedria diffecca i corpi morti,cr parimentegli preferua dalleputrefatemi,come cofa che confuma ibumidità loro, cr non tocca i corpi fordidi. Ma il calore,che fi ritroua ne uiui,aumentando le fòrze della Cedria,è neramente ci gione*hc ella brufci,cr confumi la carne tenera. Nonè adunque da marauigliarfi,effendo ella cofi ualorofa,che pof fa uccidere i lendini,i pidocchi,i uermini del corpo,cr delle orecchicene ch'ella ammazzi il fanciullo nel corpo della madre,cr che faccìapartorire il mortome ebe meffa intorno al membro ttirìle ,prohibifca la conccttionc. nel che non'ba neramentepari. Fd molte altre cofcparticolari anchora.E argumento nero,eh’ella(la ualorofamente calidi jo il metterla ne denti pertugiatirpercioche,oltre al mitigami il dolore,gli rompe pofeia in pezzi.Affottiglia le cica• trici degli occhi,cr confirifce aUagroffczz* dellauifta caufata dagrafi humori. Oltre ì ciò quella parte grafiif fimaxr okaginefa^hefi caua,foffendendogli fopra la lana,quando fi fa bollire,é piu fottile di tutta la Cedria, ma neramente mancai acuta ; quantunque non manco calida. Nette fue operationi ha quefio olio quel medefimo rilpet to al refante della Cedria,onde fìcaiu,cheÌolioattamorca. Il perche,effendo la Cedriapiu groffa, è mordace, cr piu apcrkiua, ondenuoce alle ulcere,caufandoui dolore,cr infiammagione. Ma quellapartefott ile, cr oleagmofa ha cofi clementemrtk,che i plebei già fatti dotti dalla efferienza,fanano allepecore le piaghe fatte loro nel tofarle la lana con lefòrbici,ungendole con effo.come con la pece liquida : cr ufanlaper la rogna,cr per le zecche dettepe* core. Olirà cio,k Ccdridc(cofì chiamano il frutto del Cedro)fono piu temperateci modo che fi poffono mangiare, nondimeno mangiandofene affai,fanno dolere la tetta,cr confano ardore,cr rodimento nettoflomaco. Chiamano i i4> Greci il Cedro., K¿¿fot ai Latini Cedrus : gli Arabi Serbin. U Cedria chiamano i Greci K«ty * ; i Latini Cfa inaigli Arabi K itran , onero alhitran.

Del Lauro,& de i Tuoi frutti.

, *

Cap. L X X X VIT. D e l Lauro n’è una fpetie,che produce le fuefró di larghe,& un’altra,che le produce ftrette.Ma hanno però amendue virtù di fcaldare,& di mollificare.& in» però gioua la decottione loro,fedendouifi dentro, à i difetti della madrice,& alle pafsioni della vefcica. Le foglie uerdi leggiermente coftrcngono : empiaftrate trite, giouano alle punture fatte dalle api,& dalle ue=> fpc.jFattoneimpiaitro con polenta,& pane, mitigano tuttele infiamagioni.Béuute,offendono Io ftomaco, & fanno uomitare.HSno le orbachcll e virtù affai piu calda,che lefrondi;& perciò trite,& incorporate con mele,& fapa,uagliono lambendole à i thifici,armatici, ftretti di 6ato,& à i catarri,che fccndono al petto. Be* uonG con uino alle punture de gli feorpioni.Modano le uitiligini,& gioua il fucco loro có uino vecchio, & olio rofado alle grauezzc,& dolori delle orecchie, diftillatoui détro.Mcttonfi nelle medicine delle lafsitudini,& ne gli vnguéti,che hano virtù di fcaldare, & rifoluere.La corteccia delle radici dell’vno,& dell’altro rópe la pietra,& ammazza le creature nel corpo della madre,& gioua à ifegatofi,beuutone tre oboli con vi no odorato.

io

Ì

E i l l a v r o odorìfirifima pianta,et albero eofaerato (fecodo chefi credetterogli amichetto fflcdentifiimo Apolli ne,cr honorato da Gioue.Etgiàfu antica ufanza a Roma,che di Lauro foto s'ornaffero ipalazzi de gli Imperadori ,c r dei P5tefici.ll cui coftumc,coJì come molti altri pure de gitili, f offeruaancborafiitboggidifianoiebrifiiani in Italia.lmpero che alle porte de tépij nettegradifolcititi,et parimite à quelle de gloriofi palazzi,ouunquc s’affetti qualchegròper foraggio,fi mettono i fifoni,le cotone,et gli archi di lauro. E oltre à quefio il lauro albero pacifico ugualmite con toliuo.et imperò anticanvéte,quadotragli armati inimici fe ne mofiraliano »rami,erafirmifimo argomento di pace. Al che attendido lafelice memoria di Bernardo Clcfiofamofifimo Cardinale di Trento,nero amatore,et coferuato• re dettapace,et detta quiete,nofoto delfuofiato,ma uniuerfalmite di tutta Europa,legaua per fua particolare impre f i unramo di lauro,cr uno di palmafiorita,come i terfi marmi,ifuperbi metalli,le uaghc,cr diurnepitture,cr altri riccbifimi,cr magnifici ornaméti del fuo magno palazzo in piu di mille luoghi nefannofide. Pormano i Romani il Lauro infegno di letitia,et di uittoria.et imperòeracoftumeloro di mettere il lauro netépij loro ingrembo k Giouc

ogni uolta,cbete uittariegli arrecammoà Roma qualche lctitia-Et tifarono,oltre à quefio,di mudareogni anno im.

L a u r o , * fua h i f to r i a .


IOÉ>

Lauro, & fua cauta.

Lauro di pie tra.

L a u ro fe rir­ l o da Gale-

M>

Koni»

Difcoriì del Matthioli

in Carnaio adkpoUine,ptt effer quitti ì primi Im i del modo.Vuofii dire,che à R omap coronaregli Imperaiorifuffe mandato da Gioue il lauro dal cielo. Perciocbefedendoli ungiamo Liuia DruflUaJa qualfu poi moglie S Augu» fio,in un fuo giardina,tienelido una aquila dal piu alto dell'aria,gli lafciò piaceuolmence cadere in grembo una can didifiimagallina,che portaua nel becco un picciolo ramufceUo di lauro,carico tutto defuoi odoratifiutti.il che ue» vendo alle orecchie de gli Ambici,comandarono,che ferbare fidoueffe er la gallina, er ogni fobole, che di lei fi trahc(]e,cr che con ogni diligenzafi doueffe quel ramufceUo di lauro piantare.il che fu tutto offeruato in una certa villa di Cefare uicina al Teucre,lontana da Roma da none miglia. L a qual cofafu cagione di dar nuouo nome al luo go. Imperoche da indi in poi fufemprc detta,la uilla allegalline. Crebbe poì,cr ampliò tanto il laureo ramufceUo (quantunque fenza radice uifòffe piantato) er tante propagini ui produjfc,che in breue tempo uifl uide una felui di lauri,de quali triomphando pofeia un giorno Cefare,ne tenne un ramo in mano, er in tefia ma corona , prepo* i» vendo il Lauro all'oro,cr ad ogni prctiofifiimagioia. Il chefeguitandopofeia i fuoi fuccejfori.fi coronarono an■* cho efii parimente di lauro ne i triomphi loro,cr ne portarono in mano i fuoi uiuidi rami: li quali dopo al triompb» sfumarono di far trapiantare nei piu celebrati luoghi,che fuffero negli altieri collidi Roma. Il chefu pofeia ca gione(effendoglifatta ogni pofibil curanelcoltìuarli)chcpiu feluedi lauri, le quali chiamauano Laureti, come era quella,che affai piu lungo tempo deWaltreuerdeggiò nel monte Auentino,fl ritrouaffero à Roma. Dimojlra effere il Lauro ucramcnte albero celere,la ueneratione,chegli portano gli impetuofi folgori: che partendoli dal cielofenza ricetto alcuno di diuinità,ògrandezza di Principi,percuotono il piu deUe uolte ne campanili deUe chic fc,ncUe torri,cr neipiu fuperbi palazzi del mondo,ammazzando molte uolte gli huomini troppo crudelmente. ■ cr nondimeno hanno in tanta ueneratione il lauro,che non lo toccano mai,fe non quando il cielo uuol dar fegno di qualchegrandifimo malc.Tienfl per certose nelle cafe,douefieno i fuoi rami, nonpercuota,ne entri alcuna forte 19 di fulmini. Al che attendendo Tiberio Cefare,ogni uolta che fentiua tuonare, fi metteud in capo una ghirlanda di lauro. Ha il Latito infe uirtù di produrre il fuoco per fefiejfo:cr uedefene il manifèsto effetto,fefregando ueloce mente infieme due ucrgbc di lauro fecco,uifl gittafopra del folfi polarizzato .imperoche fubito là ¡’accende il fuoco. Sia di uernofia di Hate,il Lauro fempre uerdeggia:cr hanno i fuoi rami tanta uirtù,che piantati,cr mef i tic camp¡difendono mirabilmente le biade data ruggine ¡Imperoche tuttala ritirano in Jcbefii.Coronanfidi Lau ro i poeti, in fegno di perfittione:cr quello tale è il premio de gli Apollinei celebratorijdeUe Mufe.Purga il ue'.èno ileorbo,hauendouccifoilchameleonte,mangiandole fiondi del Lauro:con lequalifi purgano anchora ognianno i colombi faluatichifi merli,cr altri uccelli affai. ' Nel mare raffofi ritrouano Lauri cornerfi in pietra:del che fa fide Thcopbraftoall’v i x i .capo del m i. libro deU'hiboria delle piante,con queflc parole. Nclgolfò chiamato Heroo,alquaUfendono gli Egittiffi ritrouail lauro,Ìoliuo,cl thimo,ma di pietra,come dimoftrala parte,che auan i* Za fopra l’acquaia fimili però alle lorpiante uerdi,tanto nelle fiondi,quanto ne i germini : cr uedefi il colore ne fiori del thimo,comefe nonfujfe perfèttamentefiorito. La ¡un» PLATANO. ghezza degli arbufceUi è intorno a tre gombiti. Scriffc del Lauro Galeno al v i. delle facultàde femplici,cofi dicendo. Le fiondi,crii frutto del Lauro di[fcccano,cr ifcaldano ualo rofamente,cr affaipiu il frutto, che le frondi. La corteccia , deUe radici è manco acuta,cr manco calida ; ma piu amara,cr ha alquanto del cobrettìuo : & imperò rompe ella le pietre, er ' giouaal fegato.Ecuefi con nino aromatico al pefo di tre obo* lì. Chiamano ì Greci il L a u r o , : i Latini, Laurus: gli 4® ArabiGaur,crGar: iTedefcbi Lorbeerbaum:gli Spagnoli, Laurei,onero Loureiro : i Erancefi Laurier. Le bacche del I Lauro chiamano i Greci, àa.pviS'is : i Latini, Lauri bacca : i : Tedefchi Lorbeer.

Del Platano. Cap. L X X X V III. L É t e n e r i s s i m e frondi del Platano cotte nel uino,& pofeia empiaftrate» fermano i flufsi de gli occhi,& mitigano le infiagioni, & le infiammagioni. La decottione della feorza fatta in aceto, gioua à i do­ lori de i denti,lauandofegli con efla. Beuuti i fuoi frutti iierdi con uino,uagliono à i morii de i ferpenti:& com podi con graifo/anano le cotture del fuoco. La lanu­ gine de i frutti,& delle frondi,cadendo ne gli occhi,Se nelle orecchie,loro nuoce.

Platano, & f o a h ifto r.

I t a l i a per fe beffa nonproduce Platani, quantunque (come difje Theophraboffia ella irrigata da beUifiimifiumi.Ma fe pur nife ne ritroua qualchuno,comefon quelli,che ho ueduti Sé già in Napoli,et in Padoua,uifonoflati portati di ¡Stane regio nitome furono giàfatti portare da Romani perii mare I onioi folamcnte


Nel primo lib.diDiofcoride.

107

r tornenteper bauer [amenità dell'ombra loro k Koma:douc tantofurono i Platani in riputatione, cheper allettar* li ?h annaffiarono lungo tempo le radici co'l uino. Imperochc (fecondo chefi recita nella hifìoria delle piante) molto di ber ninofi gode qucfio albero ; come che oltre modofigoia de i finti ,&■ dei fiumi. Crefce il Platano in lunobezzaiO'larghezza dirami amplifimamente,comefa fede nellefcritture fue Licinio Mutiano cittadino R o mano ilttuateeffendolegato detta prouincia di Licia*tfferma(cQme ferine Vhnio)efferefiato quitti infu k-fredda un ( ; 7, Platano [opra un bel finteci tronco del quale era cauata una fcilonca <fottani’uno piede,i rami del quale,in firma Ai om.il alberi,! allargavano alla campagna,come ungran tetto : doue afferma egli bauer piu uolte mangiato con diciatto compagni,doue baueua ciafcuno di loro largo,w,ficuro /patio, cr da uento,cr da pioggia. Vn Platano» che mai nonperderle fiondi,fi legge cffereflatoin Candiaappreffoàtm finte, fatto al quale fallando alcuni dif o CeroAerfi giaciuto Gioue con Europa. Quelli, chefonofiatiportati in Italia,per non effereaitati dal clima, non crefeono ingran proceritàtma producono però la corteccia affaigroffa. Le fiondi fono affai larghe, moli 0 fimili à ducile delle uitr.il cui picciuolo i lungo,cr roffcggiantc. Il fiore,il qual producono affai picciolo,nel bianco gial* leLia.Il frutto è ritondo,minuto,fcabrofo,ruuido,cr ricoperto da lanugine, del quale fcrifje Plinio a v i i.cap. delx v. libro,cbefenefa olio. Scrtue tìcliano effer tanto piaciuta àlicrfc l ombra del Platano, che effendoegi in lidia,crhauendo feco grofifimo efferato a camino,fi ritardò quiui tutto ungiorno all’ombra, noncurandoli per fibreue piacere di ritardare un tanto numero digente.E il Platano,nimicamo de ucffiertilionrcr frengonot fuoi ^ ^ frutti incorporati con mcle.cr applicatile IcntigtnUcr ogni altra macola del corpo. Scriffe del Platano Galeno todlGjl< aU’v 1 1 1 . deUcfacultk.defemplici,coft dicendo. Il Platano non ¿molto piu frigido, cr humido del temperamene to. Et imperò lefuc fiondi trite uerdi, cr impiaflrate,aiutano non poco k i flemmoni nel nafeìmento loro. La cor , tecciajCr parimente il frutto hanno uirù piu dijfcccatiua ; di modo che quella s’adopera cotta nell’aicto per il dolo re de i dentitCT qucfio,incorporato con graffo,atte ulcere del fuoco. Sono alcum,che bruciando lafeorza, fanno un medicamento diffcccatiuo,cr afterfiuo; ilqualeapplicato con acqua,fana la fcabbia,crper fefolo le ulcere ucc chie ¿umide, cr fordide. E daguardarfi dalla poluere,che nafee nettefue fionditpemoche tirata ingoia dal fia to offende grandemente la canna del polmone,diffeccandola,cr facendola ruuida.guafta la uoce ; fi come anchora Nomi. il uedere,cr l’udire,cafcando ella negli occhi,ó nelle orecchie. Chiamano i Greci il Platano, IW tam ; 1 Latini Tlatanusogli Arabi Dulb.

Del Fràisino.

Cap.

LX X X IX .

I l f r a s s i n o èalberoconofciùto.Lecuifron di empia(lrate,& beuute con uino,& parimente il lucco loro.uagliono al morfo delle uipcrc. La cenere del legno unta con acqua>caccia la fcabbia. Diedi,clic la li matura del legno bcuuta,è cofa mortifera. E i l f r a s s i n o albero mtìfimo in ltalia.Scccn Frafsmo,& docheatt’x 1. capodel 1 1 1 . libronfrrifceThcophraflo,firi trouano d’ejfo due ¡fette. L’uno crefce in betta,craltifimapro ceriti,et ha il legno bianco,ucnofo,neruofoflefMe,fenza no di,cr crefroMa quello della feconda ffietic è piu picciolo, non trefee troppo,è piu ruuido,fcabrofo,cr piu giallo. Hanno le fiondifintili k quelle de i lauri,che le producono piu larghe,ma fono ueramente piu appuntate,cr per intorno minutamente de tate. Pare che uno defuoiramuftetti fia unafola fronde, per portare egli infieme tutte le fiondi con unfoto picciuolo : dal quale efeono effefiondi,come da certi nodi congiunte del pari, con affai ampio intcruaUo dìuna coppia all’altra,come parimi* tefi ¡leggono procedere nel forbo. Produce il fuo frutto in un fòtticulo minuto,a fimilitudine di mandorla,al gufto amarétto. Credefi Plinio,che mangiandolile fiondi del Frafiino da qual Errore di Pii tuo. fìuoglid animale,che non rumini,gli fieno neramente mortifi* re. Il che dijfe Theopbraflo delle fiondi del tajfo,cr non di lquelle delfrafino,con quefteparole. Mangiate lefiondi del taf |/o dalle bestie,che no ruminano l’ammazzano:mafe da quelle, f che ruminano,nongli fanno male alcunoMa fu ingannato Pii rito dalla moltafimilitudine de i uocaboli Greci del nome dell u no,cr deWaltro di quefii alberi. Imperoche la Greca lingua ____ __ , chiamailErafinog-ixla.,ey iltaffo^ihctz-Il¿efucaufa,to gltfndo l’uno per l’altro,difare errare Plinio.Pa manifèfla fède,ehe in ciò inauertentementc errajjc Plinio,l efrerien 60 Za,che manifèjlamcntefc ne uede in Italia. Imperochc le fiondi del taffofono quelle, che ammazzanogli animali, che nonruminano,cr non quelle del Frafino : anzi chefono quelle ualorofo rimedio 4 i mortiferi uclcni de iferpen ti : dei quali è tanto inimico il Frafino,che mai fi ritrouòferpente,che gli andaffe tanto apprefjo quanto ricuoprc ■, di terra


Difcorfì del Matthioli

io8 Orno feerie di F u fsm o

Dittamo bii

co ,& Tue Tir

tù.

Komi.

di terra con Tomhra.Et imperò s'afferma ejfere (tatoprovatole fe dentro à un cerchio difiondi di fiatino fi met te in una bandail fuoco,er nell’altra unferpe uelenofo ; piu prefio fi mette àpoffare ilferpe per il fuoco, cheper il frafino.Laonde fi uede,cbefemprcper benignitàdetta natura,produce il Frafino il fiore auanti,che le ferpi efio* no di terra,ne mai lafcia le fiondi, fe prima non ritornano nel= D IT T A M O B I A N C O * ¿c cauerne loro. E anchora f i etic di Trafino l ’ o r n o , il quale noi in Tofcana chiamiamo Orniello, er alcuni altri orneogloffoyper produrre egli quel feme, che chiama Serapione Lingua auis,come lo produce anchora il frafino.Di cuifcriuen do Plinio alfv i i i.cap.delxx i 1 1 1. libro,lo lodò affai per il fegato,per li dolori del coftato,per gli hidropici,er pariméte io per ifmagrire i troppografi.Vfafidai moderni medici,per ha uerlo lodato primagli Arabici,per prouocare altrui à lujfuria. Yrondi ueramentefìmili à quelle delfrafino,fa quella no uol garpianta,cbcchiamanoimoderni d i t t a m o b i a n c o : er imperò ¿fiato chiamato da alcunianchora TrafineUo .Que fio non ritrouo io deferitto da alcuno degli antichifcrittori, tu to dico de Greci,quanto degli Arabi. Et però non mi poffo, fi non marauigliare,comefiaeffo uenutoin cofi frequente ufo in luogo del nero Dittamo,che(conofciuto f errore) fi ci porta di Candia. E neramente il TrafineUo ncll'afietto beUìfima pian 19 ta, e r moltofono odoriferi,quantunque molto acuti,i fuoi alle* gri,er uaghifimifiori. Il che ueramente arguifee , che non ifenza belle dotifra egli flato produtto dalla natura.Elafua ra* dice alquanto amara,tal che non è marauiglia,che ella ammaz­ zi i ucrmini del corpo. Dicono anchora,che perfua occultaprò prietà,conftrifce à i ueleni mortiferi,al morfo di tutti gli anima li uclcnoft, er dlla pefiilenza. Gioua allo ftomaco, er à gli ftretti di petto. L’acqua, chefi fa del fiore al bagno dì Maria, oltre all'ejfere odorifirifima,è ueramente utile, tirata perii na f i , alle antiche frigidità del capo. Chiamano i Greci il 59 Trafino, MthU ; i Latini Traxinus : i Tedefchi Efchern,Efche baum.Steynefihern : gli Spagnoli Trefno,er TrcxoU Trance* fiTraifne,

Del Popolo bianco. L

a

c o r t e c c i a

Cap.

X C.

delPopolo bianco beuuta al pefo d’unaoncÌ3, gioua alle iciatiche,& al*

le diftillationi dell’orina.Credefi.che beuendofi con rognoni di mulo, faccia diuentare fterile:& che facciano il medefimo le fue frondi.beuute fubito dopo alla purgatione de i meftrui. Mettefi il fuc- 40 co loro tepido con vtilità nelle orecchie,che dogliono. G li occhi, che in forma di pilule fpontano nel primo germinare delle frondi,pelli, & onticon mele, uagliono alla debolezza della viila.Scrif fero alcuni,che togliendoli la feorza delnero,& del bianco,tagliandola in pezzi minuti,& pofeia fot tettandola ne folchi bene illetaraati,in ogni tempo dell’anno ui nafeono polcia i fonghi buoni da mangiare .

DelPopolo nero.

Cap.

XCI.

L e f r o n d 1 del Popolo nero applicate con aceto,giouano à i dolori delle gotte. La ragia, che diftilla dal tronco, fi mette ne gli empiaftri. Dasfi il fuo feme utilmente à bere in aceto al malca .5? [ duco.Dicefi.che il liquore d’amendue i popoli appreflb al fiume del Po,nel diftillare dall’albero,fi có denfain fuccino ,t]ual chiamano i Greci elettro,& alcuni altri ehrifophoro. E di colore limile all’o­ ro,& nel tritarli odorifero.Quefto trito,& beuuto,riftagna i flusfi dello ftomaco,& del corpo.Il

Il popolo


Nel primo lib.di Diofcoride. P OP OL O B I A N C O .

105

POPOL O N ERO .

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I l Popolo biaco,zr nero(diccuaTbeopbraflo al x u ii.e a . Popoli,Mo­ rfei 11 i.lib.deKhifloria delle pur,te)[ono dìuna medeflmafirma ro hilloria. ambedue diritte di natura : ma il nero orefice affai piu, erba la feorzapiu lifeia del biàcoter lefiglie fi famigliano, er parime te la materia bilica del legno.Credefiche biffino producafior i. La Cercistfa quale alcuni traducono Alpina, er altri Libiche anchorafìmiie al Popolo bianco,tanto nellagrandezza, quitto ne rami bianchi,che ha ella per intorno. Produce fiondi fìmili aU'hedera,in una parte angolofe,et lìighette, et nell’altrafenza alcuna eminenza • il color loro è in ogni banda il medeftmoepen dono attaccate à lungo, er fittile picciuolo, piegato però àter ra,et non diritto. La corteccia ha ella piu ruuida, et piu offra di quella del popolo bidco,flmile à quella delperofaluatico.que ilo tutto diffe Tbeophrafo. Dal chefi ¡tede, che connumera an chora la Cercis tra lefietie de popoli. Ma quale a tepi nofirifìa la Cercis in Italia,fin bora non ardifio io affermaretquantunq; nel Panauizzo befeo uicino 4 Goritia,fi uegga uno albero mol toflmile alla betula,che affai confonde alla deferittione della Cercis. Quefla commemorò parimente Plinio trai popoli al x x 11u.ca.del xvu h b ., con quefte parole.Trefono lefietie de popoli,ciò è la bianca,la nera,zr la Libica: le cuifiglie fino picciolifiimc er nerif.ime, mapianta molto lodata per sfanghi, ch’ellapro duce.La bilica ha lefiondi di due colori, difopra bili che >er difitto uerdi. Ma qui manififlamentefi conofce badiJPli uere errato Plinio : percioche le figlie del popolo biancofino, Errore aio. per il contrario di quello che egli dice, difitto bianche ¡a rd i fopra uerdi; er nonfolamente bianche in quella parie, ma ri* coperte da certa bianca lanugine : la quale non fi ucde nella nerafietie de popoli,come ferine Plinio ¡frinendo egli in* differentemente effer lefiondi depope!i molto lanuginef i . ^ A quelli s’aggiunfe un fio terzo errore, frinendo egli 1 ** k 4 XXVI.


i ro

E rro re R u e lli» .

deJ

F a u o l« p o e ­ tic a .

V a r i e o p in io n i d ’a u to r i in t o r n o a) S u c­ c in o .

Dífcoríl de 1Matthio li

i XXVI capitoli del medeflmo libro,che il popolo non produce neferne, nefrutto alcuno nondimeno diffe ali'* v i l i cäpodclxxnn. libro, che portatia il popolo me,& ferne,lodando quefto per il mal caduco, er quelle per Tufo de ili unguenti.come apertamelefi uede nell’uno er nell'altro popolo: i quali producono uue piene d’una cer* Ulani candidißima,fintile alla bambagia'. 1/chefapendo Diofcoride,loda il jeme del nero al mal caduco,dato a bere conaceto. Ma anertifano gliftetiali di nonfare lo unguento populeo,che s ufa communemente nellefrettane, con le uue del popolo,come infegna il Ruettiofindandofìfrpra Plinio. Imperoche altra cofa e il noftro unguento popu* leo,a- altra era quedo,che ufarano gh antichi,perfar buono odore, mcui menatane le uue. Dimostra ciò non do, uerfarfì con le me mutilamente Nicolao AUffandrino,mettcdo egli nel populeo non le uue del popolo, ma le gem me ielle figlie nel primofruntar dall'albero, chefanno la pnmauera .Sono queñegemme odorate,?? ceragmcje : il che nell'uue nonfi uede,nefifente. Il che mifa non poco dubitare jefa cofa certa, che gli antichi metterò negli unguenti odonfiri le uue de popoli. Imperoche appreffo Plinio aitt ultimo capo del x n libro, doue tratto detta ma teria degli unguenti, l'uua delpopolononialtro, che mojco d albero di popolo : il quale lodarono per l ufo de gh unguenti Diofcoride>er Galeno, oltre à quello del cedro, er ditta quema. Onde fi può agevolmentecredere, che Plinio errando.fi credeffe, che il mofeo delpopolononfuffc differente dallefue uue, dicendo egli .E odemx? bryon pertinet uuapopuli a lbi. Optima circa Gnidum, er Qxriam infltientlbus, autficcis, ajferisq¡ loas . Secunda in Dycia cedro. cioè. A quefto medeflmo s’appartiene il brio(cioc mofeo) wnt del popolo bianco. L’ottima e quel la, che nafee intorno a Gnido, er Caria in luoghi afeiutti,ficchi,?? afiri. La feconda in bontà e quella, che nafre in Licia nell’albero del cedro. queño tutto diffe Plinio. Ma fapendofì,che il cedro wn produce alcunaforte dune, ma odoratißimo mofeo,manifiñamentefi conofce di qui l’errore di Plinio. Nafcono i Popoli,tanto bianchi,quitto ne ri copioftßimi in Lombardia,?? ¡penalmente inj u’I Mantovano,?? Eerrarefc,lungo le ritte del Po,& infu gli drgi m defißiper le campagne. Per la qual cofafcriffiro fatiolandp i poeti,che piangendo k i lìdi del Po leforctte di Phe* tonte il miferabile cafo del fulminatofratello,ß conuertirono pofeia ultimamente in quelli àlberi : da i quali in quel modo medeflmo , che effendo infirma humana, lor pioueuano le lagrime dagli occhi; cofi anchora da dititrfi meati delle corteccie loro in firma di lagrime aurate rijuda ilfuccino,ouero l’elettro, il qual noi chiamiamo uolgamcnte Ambra gialla : detta quale fifanno a i noñri tempi le corone de Pater noflri, er infinite collane per l’ornamento della gola dettegenti uolgari,&di baffa mano. Al che non predandofide Diofcoride, per effer cofa detta daipoe* ti, nonuolfe metterne thijlorid affermatiuamente .Et imperò diffe egli. Dicefi, che il liquore damendue tpo­ poli , il qual chiamano i Greci elettro, er i Latini fuccìno, appreffo al fiume del Po ,neldiüillare dall albero, fi condenfa infierne. Il che dimoüra, che uolendo pure Diofcoride fcriuere del Succino qualche cofa, non hauendone alcuna altra uera hiftoria lo pofe quifotto al popolo nero : atracandouelo pero per non hauer ritrouato in tutta que fra opera, douepiu commodamentc ne poteffefcriuere. Al che íinduffe l'hauere egli ritrouato, che i poeti haueua* nofauolandofcritto,che il Succino diñillaua dal popolo : ma benfapeua Diofcoride, che il Succino non era lagoni ma del popolo. Perche lafauokfu cofifatta per la copia dellefilze dette ambre,che anticamentefi portauar.o al col to dallegenti, che habitauano lungo leriue del Po . Imperoche patinano per la molta humidità del luogo le donne maßime^lcune infirmità digola,alle qualifi credeuano,che fifftro Umbre cotrarie.il che non erafirfe\fenza qual* che ragione : pernoche batiendo l’Elettro virtù di prohibiré i fiufii,ageuolméte portato anchora al cottoprohibiua, che non difeendeffero quelli della tefìa allagola. Et imperò ufano le donne Tcdefcbe ne iflußi degli occhi di portare nella parte pojlcfiore del capo,oue il collo con tfffofi congiunge,un de piu größt pezzi d’Elettro, che ritrovano,con marattigìiofofucceffo. Ritrovo oltre k quefto piu, er diuerfe opinioni d’autori, li quali quantunquefittamente come veri hifioriographi,ne parlino,nondimeno per no batterne eglino veduto l’origine in alcun luogo del mondo, et batternefcrìttofríamente togliendo da queño¿¡y dd quello, poco ò niente figli preftafide. Imperoche diffe Phile* mone, chel Succinofi cauaua nettaprovincia di Scithia di miniera in due diuerfi luoghi er che dall’uno s’baueua il bianco, er dall’altro quello dicolor d’oro. Sudine, er Metrodoro differo, che difitllana il Succino da certi diberi in Liguria . Il chefi pensò Sotaco accadere in Brettagna. Pithia dice effere un luogo in Brettagna appreffo à »G» tonì,oue dalflujfo,?? refluffo del mare, non molto lungi datt’ifola di Abaio, è portato il Succino, del quale dice, che gii huomini del paefefanno i lorofuochi,et uédonlo à i Tedefichi.Credefì N icia biftorico,che il Succinofiafucco de i raggi del Sole.Imperoche uuole egli,che tatofèruentementepcuotano il luogo che lafcino quitti un fudoregraffo: il quale pofeia netta Hatefattofi duro ,fia rigittato dal mare ne i lidi di Gemania.ln quefto medeflmo modofcrifje egli che nafceua il Succino in Egitto,et in India, et che molto è piu grato àgli Indiani, che noel’ incenfo.Differo alcuni altroché nafceua il Succino appreffo al mare Atlantico in un certo lago nominato Cephifide,cògelahdojÌ quivi di li* mo.Sono anchora oltre à qftipiu et diuerfi autori,che tutti differenteméte t’un dall’altro nefcriffero:de i quali lafcio io al prefinte di dire tepinioni,??p non effer tediofojet per ritrouarui poco,ò niete difirmo. E t imperò fi può neri mente dire,che fia il Succinofatto di pafia,hauedofi egli cofi lafciato tirare à ciafcuno, per tante diuerfe uic,et uarie firme. Map dirne quello,chefe ne ha di vero,nafre il Succino in certe ifole dell’Oceanofettetuonale, et anticamente lo chiamarono i Germani Glefi.Per il chefurono alcuni di quelli,che erano con Germanico Cefare,quado eglifu co gli efferciti in quel paefe,che nominarono la piu ahondante ifrla di fuccìno Glefaria ; come chefiffe fempre da prima huta chiamata da i Barbari Auftrauia.Quiiu nafre ueramète il Succino,diftittando da certi alberi moltofilmili à i no ñripini in fu i terreno,oue pofeia fi congelai s’indurifie.e? uiene dipoi di quindi rapito dall’onde del mare, quado cacciate dafruerchio veto,entranofremèdo nellepropinque frlue:?? cofi pofeia nel ritornare dell’acque uié portato da quelle fino ne lidi di Germania.La onde bé diceva Cornelio Tacito,chefolaméte i Germani habitatori di quel ma re hàno,et ricolgono il fuccino. Chefia egli liquore d’albero fimile al pino,nefice già fide à i Romani unloro cava* lierc nudato à coprare il Succino in quel paefe da Giuliano procuratore de igiuochi gladiatori] di Nerone. Perciò che

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Nel primo lib.diDioicoride.

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che riattigandoegliper quei lidi,ne uide.et rintracciò la ucra origine,et rìportonne à Romagràdifima copia.Corro bora,chefia il Succinogoma d'alberoflmile alpinofi manifrflo odore del pino,che ne lafciaffi ropicciàdolo co le di ta,et lafiama,che nell'accenderlo rendefimite a quella della teda,cr della ragia, che fia liquore,che abondantemente coli dagli alberi tenace,cr uifeofi, lo dimofirano alcune cofe, che uifiueggono congelate dentro, comefono far* miche, zanzare, uefre,mofche, lucertole, cr frfiuebi. Conciofia che però che intrigandoli queñi animaletti, cr altri mefcugli nella uifeofità del liquore,alianti,che s indunfca,ui rimangono pofeia nelfieccarfi inpregìone. Ojian* tunquefi sfòrzi di prottar Giorgio Agricola conaffai belle ragioni, che non altrofia il Succino che unafrette di hi* tume.cbe ufeendo da certifcogli fe ne cafca in mare,ouc pofriaper lafalfedinc s’indurifcci percioche il nero, di cui parimentefi fanno,cr s’intagliano le corone de pater noftri,ba nonpocaftmìlitudine,co'l piffafrhalto .tic è però da l o credere,che coft nero rifudi egli dall’albero , uedendo noi Poltro cofi chiaro cr trafrarentc, che punto non cede al criflaüo : cr uedendo parimente,che tra gli alberi, che producono le ragie, niffunofrne ritroua, che naturalmente le producanere: percioche la pece ¿fatta nera dalfuoco nel brufriare chefifa della teda,comefu detto di fopra.Po lifcefi il Succino, cr fafii ben trafrarentc, cuocendolo ingraffo di porco, che latti,fecondo chefcriue Archelao,il quale afferma batterne uedttto di roffo anchora appiccato alle corteccie dell'albero,onde difiiUa: il che è però di broc ca contra l'Agricola,di modo che pofiiamofinalmente concludere, che la lite deÜ’hiñoria del Succino penda ancho» rafatto algiudice. Quello è uero,cr perfetto Succino,che ñropicciato prima con panno,fubito tira afe le paglie, crgli altri fifiuchificchi,come la calamita tira afe ilferro. Ma baffi per certo, che cofi come alla calamita simpe difie lafaculta di tirare il fèrro con la prefitta del diamante,onero co’l fregarla con l’aglio ; cofi s’impedìfi c alfuc» cino ungendo le paglie prima con l'olio .Che ilfuccino (fecondo che differo alcuni ) per ifrettalefita proprietà non io tiri il bafìlico nefrefcà,ne fecco,c neramente la bugia : percioche io piu er piu uolte rihofatto l’ifrerienza. Cbia- C h a r a b e . O p in io n e mafi uolgarmente il Succino nellefretiarie Charabe, il qual uocabolo è ueramente Arabico. quantunque il Braft* uola nelfio libro delle effaminationi defemplìci uoglia, che le uere charabe degli Arabi nonfieno il fuccino, ma la <?cl Bra^“° ' nera gomma delpopolo bianco : percioche dice egli, che cofi affermano Serapione, cr Auiccnna;non accorgendo* 1 rt’P10 ata f i , che ne l’uno, ne l'altro di loro lo differo affermafittamente, comefice parimente Diofcoride ; del quale recitano gli Arabi la propriafirittura. Ondefi uede,che Scrapione( come in ogni altrofemplice, che commemora, ¿fio coa flumeyiftrifce anchora egli il medefimo, cofi dicendo. Et dicitur quod gummi HaurRomi, quod nafeitur circafiu* uium,quidiciturEridanus,quandodiflillatinfiumineilio,coagulaturibi,cr efi iUud,quoddicitur Alipton,id eli, : tlettrum : cr fttnt qui nominant ipfum Arfopodon,cr efi charabe. ciò è . Si dice,che lagomma del popolo, che na­ fre apprejfo al fiume Eridano,difiiUa dagli alberi nelfiume, cr quiuifi congela, cr è quella, chefi chiama elettro ; 13d li quale cMarnanoalcuni Arfopodon,cio è chrifophoro,CT è queflo le charabe. 1/medefimofentimento fi ricatta d’.A uicenna ; percioche anch’egli al capitolo Uaur,cr parimente al capitolo delle Charabe non afferma, chefieno goni* ma di alcunafrette di popolosa che cofifi dice. Il che uiene à uerificare, che le charabe Arabichefieno ilfuccino uero,di cui trattò Diofcoride, per nonfaperne l'hiftoria, nel capitolo delpolo nero, cr non la gomma nera de po» poli : la quale, come per fhiflom nera delfuccìnofipuo comprenderefi cofa affai da quello differente. Verifica ol tre à quefloapertifimamente, che le charabe degli Arabi,cr l’elettro de i Grecifieno una cofa medefima,il flgtiifi* cato del uocabololoro : imperoche Charabe in lingua Perficafecondo chefcriue Auicenna al proprio capitolo, non mol dire altro,che rapiens paleas,ciò ¿foratore di paglia. Il chefenfatamentefi uede ejfer propria faculta delfue cino, ouero elettro,cr non dellagomma del popolo. Queflo adunque, oltre alle predette ragioni ,fa manifrfio ara gomento,che di lungo quififia ingannato il Brafauola. Onde concludendo diremo, che una cofa medefimafia ìelet* /|o tro de Grecif i fuccino de i Latini,et le charabe de gli Arabi,et che la goma de popolifia altra cofa particolare : er non come tiene,oltre à queflo,il Brafauola,che l'elettro de Grecifia ueramente lagomma del popolo buco,per hauer detto Paolo Egineta. Eleólrum populi albi lacrymamdicunt,qu<e iuxta amnemEridanum defliUat.et infrifitudinc coit,aureo colore. ciò é . Dicono effere l’Elettro Ingomma del popolo bianco, la quale difiiUa appreffo al fiume Eri dano,cr quiui s'indura in color d’oro. Le qualparole in modo alcuno non coeludono,chefta l’Elettro la gomma del popolo bianco : percioche Paolo togliendo anchor egli da Diofcoride,lo dice conditioneuolmente,cr non l’afferma, per no hauerfaputo ancho egli di che,z? dotte nafccjje il uero elettro. Il che dimoflra non effer uero,che [ elettro de Greci,Ingomma del popolo bianco, er le charabe degli Arabifieno una medefima cofa.Percioche tanto 'appreffo à Greci,quanto apprejfo àgli Arabi l’elettro,ilfuccino,efi le charabefono unacofa mede¡¡ma. Ma non peròfi può di* re,chefia la goma del popolo il fuccino,ouero l’elettro de Greci : i quali non intendono per il loro elettro altro, che ì jo quello,che à tempi nojbri ¿ in ufoper le corone de pater nofiri. Ma non hauendo eglino potuto batter chiarezza on* de nafeeffe, lo pofero in dubbio,imitado i poeti, cr nonaffermandolofitto l’hifloria depopoli. Et imperò bcfanno queglifrettali,che ufano il fuccino per le charabe degli Arabi. Al cheaggiugne nò mediocre credeza il ueder noi, che Galeno alv 1 1 .lib. delle compofitioni de medicamelifecondo i luoghi,Paolo a lve i .delfio uolume, et Attuario nel trattato di comporre i medicamenti,chiamano t trocífri coflrettiui,che tolti pofeia dagli Arabi, hanno efi chia* Errore d i mati trocifii dì Charabe,non altrimenti,che paftelli d’elettro,cr no di gomma dì popolo. Penfifi Demoflrato.che naficfje il Succino d orina di lupi cernieri,comefi credono hoggiglifrettali,cr la maggior parte de i medici, che na m o frano quelle lor pietre,che chiamano Lapis lyncis,dicendo,che il piu giatlo Succino nafre del mafchto/l bianco del l orina dellafèmtna. A l che ripugna Plinio nelfine del e ie .capo dell’ultimo Ubrotimperoche apertamele afferma efJer queflofalfi. Del che biafma egli parimele,per hauerfi eglino queflo medefimo creduto,Thcophrafto,cr Diocle, E r r o r e d e l 1; ¿o Y nonS >1°fronde,come recita il Brafauola,parlàdo\delle pietre del lince. Che adunque Diocle,cr non Diofcoride, B r a f a u o la . annaffe P/imo di tal credenza,oltre al trouarfl nellafcrittura notato da Diade,come ciafcuno, chefa leggere,può chiaramente uedere,lo dimoflra effo Diofcoride nelfecondo.libro, al capitolo dell'orina: imperoche concorre k a anch’egli


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A ln o , & iiu h ilto ru .

A l i t o I t a l ia * n o .,

E r r o r e d i P ii n io . V f o ,& u ir tù d e U 'a la o .

B e tu ! a ,& f u a h if to r ia .

Difcoril del Matthioli

anch'egli conla opinione di Plinio, cojì dicendo. Credefi,quantunque fiafalfo,che Vorirut dellupo ceruierofubito, che è onmU , s’indurifra in pietra: per il che ¿¡tormente mutile, e rfauolofal’hiftoriafua. Conciojk che il Lina curio è certamente quellafpctic difuccino, che tira àfe le piume, e r però nominato pterigophoro : ilquale beuuto nell’acqua, uale a iflufii del corpo, e r dello Stomaco. Ma non hauendo auertenza il Brafauola al modo, che ne para la Diofcoride, dijje nel capitolo delle Charabe, che Dioftoride baucua giudicato, che l’elettrofuffe quella pietra, chefi congela ¿orina di lupo ceruiero. Ma ueramente à me nonpare,che cofiuoglia effrimere Diofcoride. perciò che non uuole egli dire altro ,fe non che quella pietiche fi dice effer condenfata dell’orina del lupo ceruiero, non è in modo alcuno cofi concreata; ma é unaftetie di elettrone tira àfe piume, e r però chiamato pterigophoro. Ma perche non mancanopoeti, chefcriuono, che lefonile di Phetonte furono conuerfe m Alni, er non in popoli, ho penfato non efferfuor di proposto d’aggiungere in quello luogo anchora l’hiftoria, e r le uirtu dell'Alno. E adun* 19 que i’ alno ( come recita Tbeophrafio al x i i n.capo del 1 1 1 . libro dctl hiflona delle piante ) albero ilenle, di diritto tronco,cr tenero di legno, er di midolla, di modo che lefuepiufottili uermene fono tutte di dentro uacue. Le (rondi producefintili a quelle dei pero,ma piu ampie,cr piu neruofe. La corteccia ha di fuori ruuida,cr di den* tro rofjà : cr peròfe ne tingono le cuoia. Lefue radici nonfono maggiori di quelle del lauro,non profónde, mapò* co [otto terra. Ne nafte altroue,che in luoghi acquoft cr humidi. QueSlo tutto diffe dell’Alno Tbeophrafio. il qualefornendone poi alxv. capo del medefimo libro, non diffe che haueffe i Alno figlie di pero, ma di nocciuoh. Nc manco alvi, capo dett’iSlefJo libro diffe, chefuffe l’Alno flerile, fcriuendo quiui, che il terebintho produce il frutto intorno al mietere del grano, ò poco piu tardi : ilfrafino, cr l'acero lafiate : cr l alno, cr il noce i autun* no. Dal chefìpuo ageuolmente conietturare, ò che Tbeophrafio fi contradica, ò chefia in quelli luoghi corrotta la fcrittura. L’Alno,che nafte in Italia, ha}rondi di nocciuolo, ma piu groffe cr piu neruofe. La materia del fio 19 > è•-----c- —•>- cr -----rr.ji-.t— ----nafte .r—appreffo - tru aU’acque re n iti Noi lo chiamiamo Onio. legno tenera, fragile, roffa di colore. — cr fempre correnti cr altri in Italia A uno. Il nofiro d'Italia non è altrimentiflerile, ma produce unfrutto uerde di firma del tuttofa mile alle more, tantofono lefquametteferrate inficine .Maturafi quello l’autunno ,CT ha dentro di fc minutift fimofeme, di colore che nel nero roffeggia. Onde appare manififlamente, che infieme con Tbeophrafio s ingan* nafic anchora Plinio . Imperoche confidandofifirfe piu nel feguitaregli authori, che nel uoler conofcere le piante^ uiuc, diffe anchor egiial xxvì.capo del x v i. libro, che l'Alno era infruttifero. Stimafil’ Alno perii fondamenti de gli edifìtij, che fifanno nelle acque, per non ft putrefare egli mai fòtto l’acqua.Et però non pocofi ne porta à Vinegia per i fondamenti de palazzi, cr ¿altri edifìtij ; nonfolamente perchefìa egliflando fepolto in acqua incorrottibile, maperche le palificate, chefe nefanno benferrate ,foflentano fopra di loro ogni gran machina d e* difitio. Le figlie dell’alnofrefche impiaérate rifoluono, e rfiengono le infìammagìoni. Meffe ài mandanti nette 59 fcarpefiotto le piante dettipiedi, loro atteggerifeono k laffezza del caminare. Coìte la fiate con la rugiada, zaffar* fe nelle camere, ammazzano le pulci. La corteccia tinge le £ E T VLA, cuoia di nero colore. Non è anchora da Inficiare a dietro la Be TVLa, quale i Trentini chiamano Bedotto. E quefto albero bianco tutto, di modo che nonpocofi raffomiglu al pol polo bianco, il quale bora me tha ridotta à memoria.Theophra : fioferine, che la Betula ha figlie fìntili à quella pianta, chei Greci chiamano Caria, ma alquanto piu piceiole,la cortecccia uaria, e r il legno leggiero, molto al propofito perfar baffoni. Ma che piantafuffe la Caria appreffo a i Greci, fin bora non 49 fo io determinare. Scrijfe detta Betula Plinio al x v 1 1 1 . capo del x v i. libro, conquefte parole. Godefi de luoghi frigidi il (orbo, mamolto piu la Betula. Quefia e pianta di Gattia,di marauigliofa bianchezza >er fottigliezza:terrìbile per le uer ghe,chefe nefanno per i magifirati: è in ufo perfar cerchi, er perfar corbe, per ejfere molto arrendeuole. In Gattia nefanno . bitume. Queflo tutto detta Betulafcriffe Plinio. Nafte la Be* tuia abondantifiimaper tutte le montagne del Trentino , il cui legno òdi forte tenace,e r arrendeuole, che i cerchi, che fe tic fanno per le botti del uino, non hanno pari in bontà• Quek 5«! li, che habitano la natte Anania, e r quella del Sole, non fo* lamentefanno de fuoi Bedolli cerchia infinite »e r carboni per liquefare il fèrro, er altri metalli nettefornaci i migliori, che ritrouar fi poffano ; ma fiferuono molto detta corteccia per far lume la notte epercioche per effer piena d’un certo liquo* re bitumìnofo ,abbrufciamolto meglio detta teda. Colacotal liquore nett’abbrufeiarfi nero à modo di pece. Onde potria fir* Ife accadere, che non per altra caufa chiamarono gli antichi queflo albero Betula,fe nonper effer ella piena di bitume.Nafte in luoghifreddi,oue lungamentegiace la nieue-.produce lefrodi 60 flmili al popolo nero, ma netta parte di f opra piu ruuidc,er p‘u ucrdi,& per intornofottihnente dentitie , cr tutte punteggi ‘ tedi


Nel primo lib. di Diofcoride.

te di bianco. Non produce frutto alcuno, ne fiori. 1Z tronco pertugiato col fucchiello rende copiagraniifrima Virtù (’eli* d’acqua chiara, à cut attribuifcono alcuni moderni uirt'u marauighofa per rompere le pietre tanto nelle reni,quali* Betula. to nella uefcica,beuendofene lungamente. Lauandofene lafaccia toglie uiale macchie, cr rimbeUifce la pelle. Sana le ulcere della bocca, lauandofi con effa.ltfucco dellefrondi mefcolato co’l caglio preferua il cafcio dalla putredi* ne,& dai vermini. Scrijfe del popolo nero Galeno nel vi. libro deUefacilità de i ¡empiici in qtieflo modo .ifio* Popolo nero ri del popolo aerofono calili nel primo grado, cr quantunque difecchino ancbora, nientedimeno nellaftccità loro Scritto da Ga nonfono troppo lontani dal temperamento. Ma pur fon piu preflo nelle parti loro folcili, che grofii. Le fògliefono leno' ancbor quafiftmili a i fiori ,fe non chefono nelle uirtù loro meno efficaci. Lafua gomma ha le pari uirt'u de i fiori, quantunquefra ctta alquanto piu calda. Ma ilfeme è piu fruente,cr piu diffcccatiuo,cr hapiu delfiottile,che lagom io ma,crifiori. Ma nonperò è egli molto caldo . Del bianco nefcrififc poi nel vii.lib.dellcfacultà deifemplici cofl dicendo. Il Popolo bianco è albero di un temperamento quafì miflo <Tuna qualità acquea tepida, cr d’urta terrena affotfigliata, cr però ha dell’aflerfiuo. Tutto quefto de i popolifcriffe Galeno. Ma non ritrovo, chefaceffe ei deUe facuità delfuccino memoria ueruna nei libri delle[acuità deifemplici,fe ben al i i t i . capo del v ii. libro deUe compo/itioni de i medicamentifecondo i luoghi trafcriue egli da Afclepiade i Trocifci difuccino»come medicameli to molto efficace al rigittar delfariguc, alla toffe, à iphthifici, àgli empimaci, cr à iflufit fiomachali,cr difcnce» rici. Dicono i Prufiiani,ne i cui lidi fi ritrova ilfuccino condottoui dalle onde del mare,che uife ne ricoglie unafor r' pimento te non mancolimpido,chiaro del cristallo, di cofl mirabile uirtù, che dandofi à unagiouene donna per bocca >fe del Cuccino la non è vergineflibito lafa orinare. il che nonfa altrimentife la donna è vergine,cr incorrotta,efferimento uera* cri Ibi li no. mente piaceuole per chi uolejje far pruoiia, oue s'haueffc qualcheforetto. chiamano i Greci il Popolo bianco Nomi, io Aidamil nero A'IyupattUfuccino,vmktpov, cryfuaojiópoì. I Latini il bianco, populus alba : il nero,populus ni* gra : ilfuccino ,fuccinum. Gli Arabi il bianco, Haur : il nero, Haur, Romi : il fuccino,^arabe, onero Kakabre. I Tedefchi il bianco, Bellen, cr Poppelbaum,er Sarbaum : il nero, Affitti,onero Poppel uueiden : il fuccino,\Ag* ficin,cr Bocrnfhin. Li gagnoli il bianco,Alamo bianco : il tiero,Alamo nìgrilhoùl fuccino, Efclarimente, onero Ambar. Li Franccfr il bianco, Peuplier : il nero, Tremblc,crpcuplicr.ilfuccino Ambra.

Del Macero.

Cap.

X C I.

I l m a c e r o c una corteccia,che fi porta da Barbarla, rofsigna,grotta,a! gufto grandemente co« ftrcttiua. Beucfi per gli fputi del fangue,per la difenteria,& per li flufsi del corpo.

Che il Mie« deUeffietiarie,ilqualefappianto noiueramentenafeereà modo di ricamofopraiultima corteccia

M a c e ro ,

&

deUe noci mofeade, fia il Macero di Diofcoride, c affai dadubitare ; anziparmi, chefra certamente da credere,che e*jammolta differenza uifra. Intperoche il dire Diofcoride. Portafril Macero da Barbaria, cr è una cortecciagroffa,di MaCerofÒn0 color rofiigno, che nel gustarla è ualorofamente cofìrcttiua; dimoftra apertamente, che nonfra il Macero il noflro .d i f f e r e n t i . Macis ufuale deUejfictiarie, per tffere eglifiottile, fruente, acuto, odorato, CT quafì infenfribilmente amaretto. Corrobora, che differenza non pocafra trai noflro Macis, e'I Macero de i Greci, Plinio all'v i u .cap.del x 11 .li* bro, cofl dicendo. Il Macerofi porta d’india, cr è una corteccia roffa, duna radicegrande,che ritiene il nome del fino albero, quantunque non mi fia noto,che albero eglififia. Conobbe effer differenza tra’l Macis, e'I Macero an* chora Serapionc : perche pofeia che hebbe detto d'autorità di lfach, che il Macis era la prima corteccia della no* 40 ce mofeada, diffe, che altrimenti era quello, di cui parlava Diofcoride ; per hauer egli detto, che'l macero era una corteccia d’unoalbero .I l che conofcendo chiaramente Auicenna, trattò deU'uno, cr dell'altro per diutrfi capito­ li, feriuendo del Macis delle noci mofeade ì crtp.456. cr del Macerofeorza di radice d’alberoà cap. 694. fiotto il titolo thalisfar. Fa oltre a queSto, che altra cofa fra il Macero de Greci, cr il Macis degli Arabi, nonpicciolo or* gomcnto il ueder noi, che nonfecero Diofcoride, Galeno,cr Paolo alcuna mentione ne i libri loro deUe noci mofea* de, come da loro non conofciute. Perciochefe il Macero, chefi portaua à loro ,fuffe flato il Macis noflro comma ne, panni cofa quafì impofribile, che nonfifuffero portate infteme con effoanchora le noci mofeade: cr che portan dofl, nonfuffero siate deferiite da qualcbuno di loro, effendofrutto peregrino, cofl raro, cofl aromatico, cofi uir* tuofo, cofl prettofio, cr cofl aU’ufo della medicina appropriato. Scrijfe del Macero Galeno all'v n i. dellefacul* Macero ferie tà defemplici, cofl dicendo. Il Macero c una corteccia, la qualefi ci porta d’indiani guflo molto acerba,leggier* t o d a G a l . 50 niente acuta, cr odorata, quafì dòun tal giocondo odore comefifente nella maggior parte delle cofc odorate, era* romatiche, chefi ci portano dò1ndia. Pire che(la compoflo <funa effenza mista, la cui maggior parte èfrigida, V tcrrcflre, cr la minore calida,crfiottile. Et imperò diffecca, cr riflagna ualorofamente. Per il che s’adopera alla difcntcria, cr à i flufliftomacbali. Diffecca nel terzo ordine, ma nel calore, cr nellafrigidità nondimoftra appa* rentemente in quale piu ecceda il temperamento. Perla qual dottrinafi può ageuolmente dire, che il Macero di Ga* leno,cofl comeanchora di Diofcoridefia affai differente da quello deUe noci mofeade : imperoebe io nonritrovo que fio cofl acerbo, ne cofì leggiermente acuto : anzi masticato morde ualorofamente la lingua, cr le fauci, Inficiando eon il fuo grato odoreftccità nella bocca con una quafì infenfìbile amaritudine.Le quali notefanno manifèstofegno* chefra nel noflro Macis ugual portione, ò forfè piu di caldo, che difecco: cr chefla per la maggior parte compoflo di parti fiottili. Nr penfo, che errarebbe, chidiceffe,chefuffc il Macis calido, cr fecco nellaline delfecondo,oue* 60 ro nel principio del terzo ordine : cr imperò non può effer quello, di cui intende Galeno ; dicendo egli, che non di* mostra il Macero, fe piu ecceda il temperamento nella calidità, che nellafrigidità fu a. li chefinalmente conclude, che à tempi noStri il Macero de Greci nonfiporti à noi .Ne fio io corteccia alcuna di qucUe\, chefono <tromtichc, k 3 cr babbiamo


1 1 4

Difcorfì del Matthioli

habbiamo noi in ufo ncRcfietiarie,che fi poffa‘conicmrarecjjere a Macero. Il chefa firmarne orgemento, che di gran lungafi fieno ingannati i venerandi Padri,li quali hanno di nuouo commentato landò tano di Mefite pcrciochefermamente fi credanole muna differenza fia dal nodro Macisa quello,di cutferifiero gli antichi Gre

cr E rro r? de «

Frati (.òmeri la to ri di M e

<ue.

N o m i.

c i.n e lc b e p a m ic lK n o n b c n e h a b b u n o c o n fìd e ra ta la c o fa .O ltre a c io e d a fa p e re ,c h e fe b e n fc m e V io fc o rid e ,

che il Macerofi porta da Barbaria ; quefio però non ripugna a Galeno, ne a Plinio,i quali ficnuono, chefi portaua d'india. Imtieracbe (fecondo che nota Ptolemco)nettefauci delfiume Indo e una fola chiamata Barbari, ondefami mentefi polena portare il Macero. alteramente chefi portaua il Macero al tempo di Diofiondo dalla Tragloduica regione ne confini della Arabia chiamata propriamente Barbaria,come piu dijfufamente diremo nel terzo libro trai tando del rhaLrbaro. N e è cofa incaniieniente che il Macerofi portaffe d, la come d India : perchefatue Strabo, ne, che l’Aphricacr l'Arabia producono tutti quelli aromatiche produce l'India nellapane, che r^radm ezo U giorno. Chiamano i Greci il MaceroMi,«: i Latini M acera Machie: gli Arabi Thaltsfar. llMacischia, mano i moderni Greci i Latini Macia : gli Arabi Bisbefe : i Tedefchi Mufcaten B lumen : gli Spagnoli Ma, cias,at Macas.

Desolino.

Cap.

XCIII;

L e erondi, lacorteccia, &i rami dell’olmo, han­ no uirtù d’ingroflare.Le frondi trite,& applicate con a ceto, medicano la fcabbia,& Caldano le ferite. Il che molto piufa quella parte piufottile della feorza di den- i? tro fafei ataui,& rauoltaui attorno,come una fafeiarimperoche fi piega cofi ageuolméte.come fe fufle cuoio. La parte piu grotta della corteccia beuuta al pefo d’una oncia con uino.ouero con acqua fredda, folue la flemma.La decottionc delle frondi, & parimente della cor­ teccia della radice,applicata inmodo di fuméto, fa pre ilo confolidare l’ottarotte.L’humore,chc nel produr­ re delle prime frondi fi ritroua nelle fueueficiche,fa bel la pelle,& piu fplendida la faccia.ma come s’afciuga, fi cóuertifce in certi animaletti, quafi firmili à i moficioifi. 3° Cuoconfi daalcunilefrondinecibi,comeficuocono l’altre herbe de gli horti.

O ! m o ,& f u a h i llo r i* .

E rro re di T h c o p h ra fto & di P ii.

C o lu m e lla c ó c ra P lin io .

qv antvnqvf. fiat Olmo pianta uolgare,cniotifiima ( tutti non ?er° méfwr/° S fid a re * fcriuernc 3M‘ \ l///§ffi\tanto,chenc ritrouofcritto da gli antichi. E adunque l'Oh jmo(per quanto recita Theophraìlo a lx ii11.capo del i n .lib. ' dell’hi&oria delle pianteci duefietie:' iuna montana,et fialtra campeflre,la quale propriametefi chiama olmo. La campestre cfruticofa,er breue.ma l’altra è di maggior grandezza. P r o * 40 duce lefrondi integre, leggiermente per intorno dentate, piu lunghe di quelle del pero,ruuide,cr non lifeie. Apprezzafi que fia pianta per erefiere affai nofolaméte in altezza,ma anchora in larghezza. E rara intorno al monte Ida, e r amica de luoghi _ irrigbatidairacquc.Lamateriadcllegnocroffd,robu{la,ctner uofa, ma bruttaci modo che tutta e cuore . E in ufo perfar belle porte. Tagliafi facilmente uerde,maficca congru fatica. Crcdefì, che l'olmo non producafrutto ,mafia di quelle piante, chefono flerili. Genera lagomma in certe uefiiche,w alcuni animalettiflmìli allefanfiale. Produce però il cachi copiofo, minuto, e r nero nel tempo dell’au* tunno : ma quel che produca pofiia egli inaltri tempi non èfiato efferuato. quefio tutto firiffe Theophrailo. Ma 'Plinio uuole, che lefietie degli Olmifieno quattro,delle qualifiriffe egli al x v n . capo del xv 1. libro, con quefi e f 0 parole. I Grecifanno l'olmo di duefietie : er chiamano la grande, montana : er lapicciola,crfr ut¡cofa, campe, (Ire. I maggiori olmi chiama Italia Attinti, de quali quelli piu apprezza,che nonfono irrigati dall’acque. L’altra f i etic chiama Gallica. La terza è la noftra»denfifiima difrondi, attaccate piu cTunaper picciuolo. La quarta è la fduatica .Gli olmi chiamati Attinei non produconofumara ( cofifi chiama il feme degli olmi ; )percioche queHi di qttcfla forte tuttifi piantano con la radice, magli altri nafiono difime. quefio tutto diffe Plinio. Il quale par non dimeno bauere errato infleme con Theophrailo : percioche l’unofzriue in uniuerfate, chegli olmi non producono frutte, ma chefono del tuttoflerili : e r l'altro,che gli Attineifoli fono gli flerili e r infruttiferi. Ripugna à Theo, phraflo, oltre a quello che la ifierienza ognigiorno ne dimofira, (àuthorita di Plinio, il qualefirme, che tutte le fietìe de gli olmi producono il fime, eccetto l'Attinia. A Plinio poi, il qual dice che l’Attinia nonfa feme, ripa* gna ColumeUa ,a lv i. capo del v. libro, con quelle parole. Le fietie degli olmi fono due.Gallica ciò c,zrdo* 60 mefiica. Quella è la nojtra,cr quella chiamano Attinia. Trcmcllio Scrofa s’inganna delfalfo,penfandofi che fiAi tinta nonproducafamara, che cofifi chiama il fime di quefio albero. Impcrochc anchora l'Attiniafa feme ,fenza alcun


Nel primo lib. di Dioicoride.

ny

demi dubbiosa raro:V però da molti è fiato creduto,che queftaftcticfu ftcrile. er. perche ella produce il ftme lufcofto tra le foglie,che primagerminano. Et però non è piu chifemini gli olmi diqucfta fcetic col ferne,maconli piantoni,che hanno la radice.Qjieüo Olmoueramente è moltopiu bello,& piu grande del nofiro,eyfono lefuefron di moltopiu gioconde <ì i buoi. Scriffe delle uirtù dell'olmo Plinio aH’v 1 1 i .capo del x x i t i i .libro,con ques {le parole. Lefr ondi,la corteccia, e r t rami dell'Olmo hanno uirtù d’ingrofrare,ey diferrare leferite. La parte della r o i m o . corteccia interiore guarifcelafcabbia,ilche fannoparimente le fiondi applicatali con aceto.Toka la corteccia al pefo d’un denaio in unahemina d'acqua frefea,purga il corpo,cacciandone fuori priuatamente laflemma,e r l’acquo fiià.Il liquore,che d:filila dall’albero,fi mette infu le pofteme, ili fu le ferite,& infu le cotture, a cui gioua anchora il fomento della decottione. L’bumore,cbe tiafce nelle uefeiebe di quefio albero,ft fi>lendida,ey bella pelle, or fa la i o faccia molto piu gratiofa. Le gemme delle prime fogliecotte nel nino,fanano applicatele enfiagioni,rifoluendole in fenfìbtlmcnte per i pori della pelle. Le foglie trite,er irrorate con acqua, s'impiafirano utilmente aÜ'cnfiagioni de piedi. L’humore,che distilla dal midollo,quandofi taglia la cima,ò i rami dell’albero,fa ungendone il capo,rinafcere i capelli,e r conferua quelli,chefono nmafii,cbe non cafchino.Quefto tutto delle uirtù dell’Olmo feriffe Plinio.lo ol tre à ciò hofermentato,che il liquore delle uefcichefana ne i fanciulli le rotture intefiinali, fe bagrtandoui dentro delle pezzette di telafimettono fotto al brachiere ben ferratofreffe uolte. Et la decottione delle fcorze delle ra* dici mollificalegiunture indurite,e r i nerui rattratti,facendone bagni, ó frumenti à i luoghi del malr.er frana l’enfia gioni,che alle uoltefa il giogo nel collode buoi. Fece delTOlmo memoria Galeno aü’V 1 1 1 . delle facuita defern Olmo fcr!tplici,cofi dicendo. H o qualche uolta franatole ferite frefchc con lefole fiondi dell'olmo, confidandomi nella uirtù t 0 a G a l e * loro coflrettiuuey parimente aficrfiua,cbepoffeggono. La forza è piu amara, c r piu coftrettiua: per il che fana io applicata conaceto anchora la fcabbia. E t o l t r e a quefio,legata frefea àmodo di fafeia fopra dlle ferite , le può agcuolmente faldare. Hanno U uirtù medefima anchora le radici:?? imperò fono alcuni, che fanno lauande della N o m j. loro decottione,perfar prefiofare il callo,douefi faldano le rotture dette offa. Chiamano l'OlmoiGreci n nhU; i Latini v!mus:gli Arabi Didar,Dirdar,cr Luz<tch:i Tedefcbi Ylmcn,Ryftholtz,Lindbaft, rjfcnholtz : gli Spa­ gnoli Vlmo:i Francefi Orme.

Della Tarlatura del legno*

Cap.

XCIIII.

L a t a r l a t v r a , che fi ricoglie de i legni,Sedei tronchi vecchi, fparfaà modo di farina in fule vlcercje mondifica,& le confolida. Macerata prima inficine con aneli nel vino,& applicata di fo 3.0 pra con pezze di lino,ferma le ulcere ferpiginofe.

N o n « uermente la Tarlatura de i legnami uecchi,crfr acidi del tutto da d if rezzare,effondoin lei tanta «ir ™ altu” tu di faldare,er mondificare le ulcere, er parimente di firmare le maligne corrofiue. Al che tanto maggiormente ua uale,quanto ellafi ricoglie da legnami d’alberi,che habbiano proprietà di coftrignere,cr di adergere. Il che mani« frfiamente dimofira quella(bencbc percafe ne troui)che fi ricoglie dal legno Guaiacane,che fi ci porta d’ Ilidia per la cura del mal Francefi : percioche difficcdjo’ confolida nonfolamente le ulcere mediocri, ma quelle dcll'iftefio mal Xarli^ lo ro Francefi,cy fregne con prefieza ¡'ulcere corrofiue dcBa uerga. Marion folamentefi conuiene nell'ufo della medi virai. * ' cina la tarlatura de i legnami uccelli,ma anchora uifi conuengono i ucrmini, che noi chiamiamo t a r l i , che nafiono, er /intronano ne tronchi uecchidegli alberi. Onde diceua Plinio al x i n . capo d elx x x . libro.l Cof 40 fi,che nafiono nel legno,fanano tutte i ulcerejotaper quelle,che uarmopafiendo la carne,er del continuo la corrodo no,bifogna prima abbruciarli,e r aggiungerli altrettanta quantità d'anefi, e r farne linimento con olio. Ma è però anchor cofa chiara, che gli antichi gli mangiarono ne i cibi per cofa molto foaue,zr dilicata,comeferine l’ifiefl'o Pii uioal x x i i i 1 .capo del x v i 1. Ubro^ofi dicendo.Già hanno cominciato ai (¡feriti gran Rima ne cibi i Cofoi, che nafiono negli alberi uecchi,igrofoi fretialmcntc ; er maßmamente quelli delle quercie, per effer necibi piu de gli altri dilicati,cr tanto piu,quando s'ingraffano con la farina, zrfi alimentano.Onde non è punto da marauigliar fi, fi mangiauano anchoragli antichi le cicale,auanti che faceffero l’ali,per quantoferine AriRotilc,il quale firiue effer cotali cicalefoauifimo cibo. Ma perche ci dobbiamo noi di ciò marauigliarefe anchora d ì tempi noftri fi man giano da molti i ucrmini,clic nafiono nel cafcio,con grandifoimafodisfattione dell'appetito < Fece della tarlatura me Tarlatura di moria Galeno,bauendo anchora egli particolare intentione à gli alberila cui eUafi rtcoglic^U'v 1 1 udeUefacuità Jo de [empiici,coft dicendo.La Tarlatura de legnami ucccbi,GT inafime quella,che partecipa del coflrettiuo, e r dcU'a* r^omi ¡icrfiuo,come è folmo,moniifoca,cr incarna le ulcere humide.Chiamano i Greci la Tarlatura del Ugno, 32*wp«T»i folhiv : i Latini lignorum marcor.gli Arabi Nucharer ueafabù Tedefcbi Vuurm mici: i Spagnoli Carconut.

Della Canna.

Cap.

XCV.

N e l l * fpetie delle Canne n’èvna,che fi chiama nailos,della quale fi fanno faette:& vna fend­ ila,di cui fi fanno le linguette delle piffere.Enne,oltre à quelle,vna altra, chiamata firinga, camola, cinta di forti nodi,atta per ifcriuere libri. Nafcenc vna altra ipctie anchora appreffo alle acque, chia mata da chi donace,& da chi cipria. Et ritrouafene parimente una altra fintile, & bianca, chiamata Co phragmite,& vallatola,notisfima à tutti. La cui radice applicata per fe fola,Si Umilmente con bulbi, caua fuori le fpine,& le faette delle piaghe ; & con aceto,mitiga le dis!ogagioni,& i dolori de lombi. fu e f i o n d i u e r d i t r i t e , & a p p l i c a t c ,m e d i c a n o le c r i f i p i l e ,& l e a l t r e i n h a m m a g g i o n i . la c e n e r e d e l x

.

le c o r t e c c i c


Difcorfi del Matthioli

l(y

C A N N A .

Canne,& lo (o hißoria.

Nimieitia fa, le canne, & lafelce.

Canne feríe­ te da Gal.

N o m i.

le cortcccie Tue unta con aceto, guarifee l’alopecia. La lanugine delle pannocchie loro, meffa nelle orecchie, af forda. Fai medefimi effetti anchora quella, che fi chia ma cipria.

C i n Q^v e feerie di Canne folamente,come piu note, er piu conofciutefono p i deferitte da Diofcoridr.quantunque p/i nioal x x x v i.cap.del x v i.libro,er all’x r.cW xxim . ne dimostri ejfere le Canne di uenti nonefeerie. Era le quali, co» medi [opra fu detto ; ne connumera una feerie d’odorata,che it nafee in Indiale? in Soria,atta all’ufo degli unguenti per il fuo buono odore. Il che manifèftamente dimoftra, che il Calamo aro maticofu canna,cr non radice,à confusone di coloro,chef ere donotchefìail uero Calamo aromatico,il uolgare dettefeetiarie. Quella,che fi chiama naftos,la qual è tutta folida,cr piena,qua tunque hfcia,cr leggiera,che per tufo dellefaette degli archi lo ro adoperano communanentc i Soriani, non fo io, che nafea in Italiane nonfeome dijfe Plinio)nelfiume Rheno di Bologna. Ma quella,che fi chiama¡emina, il cui ufo è folamente per le piffe* re,iofin’hora non conofco : percioche a tempi nofiri fi fanno io delle communi canne,ciò è di quella feerie,che chiama Diofcori de uallutoria.-la quale noi ufìamoper far fiepi,¡pergole, pali, er altre cofe necefjarie alle uigne. Ma che la Vattatoria fujfe que» fta,di cui è il commune ufo,cr fe ne piantano i canneti grandif* fimi in Tofana,m’ha facto alcune uolte dubitare il dire Diofco ride,che ella è fonile,er bianca : percioche le communi canne noflrefono le piu große. Ma l'hauere io poi ritrouato,che Theo pkraflo diceua al x 1 1 . cap. del 1 1 1. libro dell'hifloria delle piace che la piu größt,cr la piu fòrte è quella,chefi chiama Val latoria,m'hafatto crederebbe ageuolmentefia fiato qui corrot to il tefio di Diofcoride,er tanto piu, cheperferrar luoghi,far pali,Ct1pergole,piufi conuengono le große,che le fotttli.QueÜa,che s’adopera per loferiuere de libri ,à cui hanno ufurpato l'autorità le penne,fi ritroua i nafeai luoghi, tir è notifir n in ltaliatcr cofl parimente quella,che chiamano Cipria,che nafte nelle paludi,cr appreffo all’acque. Scriuefi cr da Plinio,cr da molti altri,che hanno fcritto d’a* gricoltura,ejfere tra le canne,cr la felce,mortale inimiciria: cr imperò dißero, che legando appreßo al uomero, quando s’arrompono i campi,un pezzo di canna,tri diftrugge férmamente la felce. Ma tanto maggiore amicitiafi ritroua poi tra le canne,cr gli fearagitpercioche feminari ne i canneti, marauigliofamente Rallignano. Scrißero alcuni,che in India tanto crcfcono,cr s'ingroffano le Canne,che £ ogni loro cannone fi fa una barchetta,capace dd nauigareper fiumi,cr per laghi per tre perfine. Ma fe uoleße alcuno udire delle canne piu lunga diceria , legga Theophrafto: percioche ne ritrouarà appreßo lui lunghißima biftoria. Scriße delle Canne Galeno al v i i . delle 40 facuità defemplici,cofi dicendo. La radice di quella cannaria quale chiamano 9 hragmite,infieme con bulbi tirafe condo che fcriffero alcuni,dal profondo detta carne le feine,cr lefaette,comefe ella haueße uirtùattrattiua.Ma noi in uero non nhabbiamo fatto mai l'ifeerienza'-ma,per quanto fi può conietturarc nel gufarla,fi conofce ella kauere non poco dell'afterfino,fenza acuità alcuna. Sono parimente afterflue anchora le fi-ondi. Eia feorza abbruciata fottilißima netteparti fue,digeftiua,cr afterflua alquanto,di modo che fcalda,cr dijjecca quafi nel terzo ordine,co» me che piu dißecchi,chc non ifcaldi.E daguardarli dal fuo fiorerimperoche cafcando nette orecchie,tanto ili s’attac ca tenacemente,che nonfe ne può per alcun modofeiccarc’.per il che fminuifce f udire, cr feefio fa del tutto affor* dire. Chiamano ¿Greci la Canna KaKu/xm : Latini Harundo:gli Arabi Cafabu Tedefifa Kor : gli Spagnoli Can­ nai : li Erancefi Vngrofeau.

Del Papiro.

Cap.

XCVI.

I l p a p i r o , del quale fi fa la carta,è noto à tutti. Vfafi nella medicina con no poca utilità per dilatare le bocche delle filióle timperoche prima ben bagnatoci llrignc con filo,fin che fia ben lec­ co,& pofeia cofi ri tiretto,& fecco,fi mette nelle filióle,oue fentendo l’humore,fi gonfia,& fasfi grof fo,& cofi apre le bocche delle filióle. Ha la radice fua un certo che di uirtù nutritiua : & imperò gli Egitti; la mallicano,&n’inghiottifcono fidamente il fucco,& il relio lofputano.Vfanfilefue radici daipaelàniin ucce di legno.Gioua la cenere del papiro à fermare le ulcere,che pafeono la carne in tutte le parti del corpo,& particolarmente quelle della bocca. Il che fa però piu ualorofamente la car ta brufeiata, £<■1

N o«


Nel primo lib.di Diofcoride.

”7

N on fa Italia,come il Papirofi fia fatto:imperoche,come feriut Theophraño al i x . cap.del u r i . libro, pap¡ro¡&flu Cr Plinio atfx i. cap.del x m .non nafee in Italiana in Egitto,in certi luoghi appreso al ìtUlo,oue reftano alcu à. rii ¿lagni d'acqua dipoi alle inondatigli,ch’et fa per quel paefe:mafiele fòffe dell'acqua fon troppo cupe,non ni na* fce;perche la fua natura non comporta l’acquapiu alta,che duegombiti.Sono le fue radici ritorte, della groffrz* za del braccio d'uno kuomo.La maggior lunghezza dell'albero nonpaffa dieci gombiti. I lati del fuñofono trian* golarf-Cf la fommità dell'albero è appuntata,crferrata a modo di torfio.Produce il fiore,ilquale ufarono gli anti* chiper far ghirlande atti Dei:ma non però produce egli ne frutto,ne feme.Non dirò delle fiondi,conciona che,co* me egli fé l’babbia,non ne ritrouohiñoria.Le radici ufanogli Egitti) non fedamente per brufeiare, maper famedi* uerfe forti di uafi. Del fiufiofanno naui,cr della ficorza ue[e,ftoieatejh,cr funi.Mangiano il Papiro cotto, cr cru * o do,inghiottendone fríamente il fucco. Nafre il Papiro anchora in Soria,intorno a quel medefimo lago, oue nafre il calamo odorato ; ma quittifríamente s'adopera perfar funi,er naf:e parimente appreffo alfiume Eufrate. Eaceuajl dclPapiroanticamentelxcartadafcriuerc,come facciamo noi la nofìra di¡Iraca di tela;onde riferbandoil nome antico,fi chiama la carta in piu luoghi Papero. Il modo,che tennero gli antichi per far la lor carta del Papiro,de* fcritte Plinio nel libro preferittoà x 1 1 . capi,doue ciafcuno,che deflderi faperlo,potrà ricorrere. Pare effrrfre Papiro dell’! tie di Papiro quella fottilifiima,cr larga catilagine,in cuifi ci portano inuolti i zuccheri,che fi conducono dall’¿fola fola di Mede di SanTbome,delBrafllio,cr Mèdera.lmperoche ne hoiounpczz0 mandatomi dal darifiimo medico mefferLuca * l9n Ghini, tutto fcritto di lettere Arabiche ro[fc,cr nere. Il che dà manifi fio fegno ,che glilubitatori di quelle ifole ufi:io quefte fòglie fotfili in luogo di carta. Mache quefio nonfia il Papiro,quaIe ufarono gli antichi,fi può cer* tamente ftperr.percioche quefiofi preparaua(come ferine Plinió)artificialmente:& quello dellifole predette na­ to feeeofìda per fr,da unapiantagroffaquafi un dito,fìmile ad un giuncogroffo. Credenfi alcuni,che quefte canne, Canne Indù le quali noi chiamiamo Indiane,che da igran Prelati,er altri Prencipi ftcolarhpcr effer fòrti, er leggiere, s’ado ne‘ perano à foftentare le deboli fòrze della uccchiezza loro,fieno ueramentc il Papiro.il che non fo io, ne affermare, j,ap¡ro fcr¡t_ ne negare ; per non hauerne uere coniature. Fece del Papiro memoria Gal.aU’v n i . delle faculta de femplici, t0 Gal. cofi dicendo. Il Papiro cofi per fr folo non entra nelle medicine:ma infufo, ouero brufriato. Percioche macerato neWaceto inacquato,ouero nel uino,confonda le ulcere frcfchc,zr quelleffetialmcnte, che di figura fono tonde. f Per il chefi uede non far queftoperfefieffo, ma come materia,che riceue i medicamenti,chefanano. Ma quando fi brufcia,dìuenta ueramente medicina dif]eccatiua,come è anchora la cenere della carta,Tutto quefio della carta dif fr Galeno. Ma è però d’auuertire,che nella nofìra carta,laqual fi fa dì tela di lino uecchia, non fi ritroua quella iftefjafaculta che era nella carta degli antichi,laqualfi faceua di queño 4 bero chiamato Papiro. Il perche non fo, jo comefi pofia à i di noftri ben fare quel medicamento di Galeno,chiamato medicamentum de carta combufia,per l'ut cere fordide,cr cauernofe,crparim entei trocifciEaufiini fcrittin el frttim o libro da Paolo E gin eta. mano i Greci il P a p i r o , : i Latini PapyrustgU A rab i E u rd i,ty B c r d i.

Ghia* N o m i .

Del Miricejoucro Tamarigio. Cap. X C V 1 I . E i l m i r i c e volgarmenteconofciuto.nafee appreffo alle paludi,&aU’acque,che non corrono.Produce il frutto mofcofo,come anchora il fiore. In Egit­ t o ^ in Soria ne nafee del domeftico, limile del tutto al faluatico,eccetto che nel frutto«! quale produce fimi Jealla galla: è al gufto difugualmente coftrettiuo. Ado perafi in cambio di galla nelle medicine de gli occhi,& della bocca.Dafsi à bere allo fputo del fangue, et pari:m€te ne flufsi ftomacali, in quelli delle donne,al traboc

eia la virtù medefima,che ilfrutto.il vino della decot* tione delle fròdi beuuto,aflbtiglia la mi!za:& tenuto in bocca,& lauandonc i dentane toglie il dolore. Sedcdoii nella fua decottione,riftagna i flufsi delle donne:& la uandofene,ammazzai lendini ,& fimilmentc i pedocchi.La cenere del legno riftagna,applicata, i flufsi delle donne.Fanfi del legno del tamarigio bicchieri per l’ufo di coloro,che patifeono i difetti della milza: impero» che fi crede,che lor giouino,beendo con cfsi-

tutto T


Difcoriì del Matthioli

M e d ic in e

del T a m a r i g io .

T a m a rig io I c r itc o d a G a le n o .

N o m i.

tuttofìmile al faluatìco,cr nonfimile allagalla,come c quello del domefiico. Sotto una pianta di notabile proceriti mi ricordo cfjcrmi piu uolte ricreato la fiate all’ombra lungo alla riua del Teuere in ungiardino dello spedale di fin to Spirito in Roma. il quale quantunquefujfe tenuto per domeftico ; nondimeno produceua il frutto,e l fiore fimi* le al faluaticoM quale per tutta laltaliaappreffo ài fiumi correnti femprefe ne trouaabondanza.Per il che non ho potutole non marauigliarmi di Diofcoride,dicendo egli,cbefolo apprcjfo allepaludi,cr à gli élagni nafea ilTa* marigioipercioche tutto il contrario uediamo noi accadere in Italia. Il che piu uolte m’ba fatto credere,ó chefu la fcrittura di Diofcoride corrotta,onero che in Grecia altrimenti,che in Italia nafea egli appreffo alle paludi,cr i gli f lagni. R ifèrifee Columella,chc l'acqua,che fi tiene ne canali fatti del tronco del tamarigio, lafciandoui bere i porci,¡1 curano dal male della milza,che contraggono attempo delleliceità grandi,per mangiare troppo ingorda mente i frutti degli alberi,che Stretti dal fecco cafcanoin terra in gran quantitade.Diffecca la cenere del Tamari* rigio(fecondo che recita Serapione)tutte le ulcere ualorofamente, cr mafrime le caufate da cottura di fuoco. L e fiondi infìeme con tutta la pianta applicate in fórma di frumento,rifoluono le poSteme fredde. Furono già curate dalla lepra due donne(per quanto ne tefrifrea Alcanzi Arabico ) per il lungo ufo del bere la decottione delle radici del Tamarigio con [mia paffra.il che piu uolte mi ha fratto crederebbe nel mal Trancefe ageuolmente potrebbero elle fuccedere in luogo del legno Indiano. Soleuanfi non è lungo tempo uendcrc in luogo della cafiia odorata: ma effonda ne pofreia conofrciuta la malitia.èfiata difmefja la trufferia. Fece del Tamarigio memoria Galeno all'ultimo del v i i , delle fracultà de femplici,cofi dicendo. Il Tamarigio è after(ìuo,cr incifluo,Grfe»z<t hauer troppo apparen za del dijJeccatiuo,ba alquanto di uirt 'ucoftrettiua.Per le qualif acuità, e r qualità,gioita alle durezze della milza, cocendofri nell’aceto, onero nel uino la radice,ouero le frondi,onero gli eftremi fuoi ramufcelli •'[aita oltre à quefto, anebora il dolore de i denti. Il frutto,cr la corteccia hannonon poco dclcoftrcttiuo,di modo che fono quafi uguali attegalle immature:ma nelle gallefi uede unamanifrSta acerbezza,cr nel frutto del Tamarigio una difugualc tem* peraturanmperoche è mefcolata con la fua natura molta fottilità diparti,cr uirtùafierfiuatil che ueramente nonfi ritrotta nellegalle.nientedimeno dotte nonfi ritrouinogatte,èlecito ufare il frutto del Tamarigio in fuo luogo, cr parimente la corteccia.Oltre à ciò,la cenere del brufeiato è ualorofamente diffeccatiua,cr afterfiua,quantunque pò* co coftrettiua. Chiamano i Greci ilTamarigio, M v/>/x» i Latini Myrica,cr Tamarixigh Arabi Tarfa:iTcdefchi Tamarishen,ouero Porfidi Spagnoli Tamarigueira,Tamanz:i Francefi Tamarifc.

Della Erica.

Cap.

XCVIII.

L a e r i c a e vno arbufcello ramufcolofo,limile al tamarigio,ma molto piu picciolo, Vitupcradil mele,che fanno leapi,che fi pafeono del fuo fiore. Le frondi fuc,& fimilmente i fiori medi* cano,applicatiàmodo d’impiailro,lemorfuredei ferpenti. E l’e r i c a


Nel primo lib. di Dioicoride.

o

io

E l’ e r i c a arbufcello proprio deh?Afia,zr della Grecia.Et fecondo che dicono gli fcrittori ,fiorifce eUx E r ic a , Se fu a due uolte l’anno:ottdefi dice,che di tutte le piante fanatiche è l'Erica la prima, e r l’ultima, che fiorifea. Scriffene h i f t o r i a . Plinio al x i .capo d e l x x n i i . libro,con quefie parole . Chiamano Erica i Greci uno arbufccllo non molto dif brente dal tamarigio,di colore dirofmarino,crquafi difimili fòglie. Scriuono cjjcr quefla ualorofamolto\contra i fcrpenti.Qudtcfono parole di Plinio - le quali non fono però di tanta chiarezza,che ftpojfa dirittamente afferma* re,qual piantafla in Italia,cheIcgitimmente ne rapprefenti l’Erica,or mafiimamente e¡fendo ella deferitta da tutti conia meiefima brcuità.Quantunque quefla,di cui c qui lafigura,altro nonmi paia rapprestare,che l'iftcjfa Eri• ca.EUa è ueramenie piantafiuticofa,di colore di rofmarino,confòglie quafìfimili al tamarigioà cui la raffomiglia Diofcoride. Eiorifce appo queflo due uolte l’annoja primauera ciò r , e r iautumnodl che è propria natura dell’Eri ca,fefi deepreflarfède àgli fcrittori di quella[acuità. Oltre diciofiucde,che le api fìpafeonode fuoifiori tutto il tempo deU’autunnoùmpcrochc le durano i fiorifino al principio del uerno. Onde chiamaronogli antichi il mele, M e le E r i c e * . chefanno le dpi in queflo tempo,ragioneuolmente Ericeo,come teflifica Plinio : il quale dice,che fi fa dopo le prime pioggie dell’autunno,quando l’Ericafola fiorifee nelle fclue.Piu oltre,[emendo Diofcoride nel terzo libro, che il Cori produce le fògliefìmili all'Erica,ma minori,zruedendofi,che quefla del tutto f egli raffomiglia,tantopiu ne in» china l'animo à credere,che eUafia l'Erica deferitta da Diofcoride.Da quejle rdgioni adunque perfuafo, ho firn**0 noneffer fuor di propofito di porre qui quefla pianta per l’Erica.Quefta nafte copioflfiima intornoà Goritia,cr ffetidlmente per tutta quella campagna,che tira dalla uilla di fanto Andreaper andare à Merni uerfoil fiume dei V t pao.Ipaefuni chiamano queflapianta Grione. Ma in Tofcana crefce molto piu grande, e r fe nefanno le fcopc da (pazzare le cafc-.ty però uolgarmente fi chiama rErica,Scopa. Marcello interprete di Diofcoridefi crede ingan* E r r o r e <U M a r c e ll o . nandofidigran longa,che CEricafìa unaffetie di gincftra.Vn altra Erica,Uquale non manco forfè,fenon piu della foprad'ttafi confa conla d:fcrìttione,mi ha nuouamenre mandata { ecccUcnttfiimo medico meffer Gabriel Yalloppia Modcnef: daPaioua,oue con fommohonore eglihora legge pubicamente l’anatomia,cr la materia de fempiici. Di quefla anchora diamo hor qui la pittura,acciùche ogniuno refli di noi meglio fodisfatto, e r poffa appigliarli i quella,che piugli piacerà. Scriffe dell’Erica breuemente Galenoal v i.dcUc[acuità de [empiici,cofidiccndo.L’Eri E r i c a f c r i t t a ca ha uirtù di digerire per traffiratione. nel che c neramente tufo delle fiondi, e r del fiore. Chiamano i Greci la da G a l . N o m i. Erica f E 'ftÌK» : ¿Latini Erica:glì Spagnoli Queiro ; i Tedcfihi Rcyden.-i F rancefi Brttycre.

Dell’Acacalide; 3

i rp

Cap.

XCIX.

E l ' a c a c a l i d h vn feme d’uno arbufccllo d’Egitto,quali limile à quello del tamarigio. La cui infufione fi mette ne i collirij,che fi tanno per rifehiarire la villa. L ’ a c a c a i i d e , per quanto io ho potuto mefiigdre,mn credo neramente,chefi porti in Italia. percioc­ ché non ritrouo feme alcuno di quelle,che d'altruipaefifi ci portano,che flglipoffà raffimbrare. R H A M N O

P R I M O

R H A M N O

S E C O N D O .

T


Difcoriì del Matthioli

120 r h a m

n o

t e r

z o

.

Del Rhamno.

Cap.

C.

I l r hamno è vnoarbufcello,chcnafcenellefie pi.Produceifuoi rami dritti, fpinoiì, di fpine fimili j quelle della (pinaacuta. Ha le frondi picciolc, tenere, lunghette,& alquanto graffette.Enne,oltreà quello, vna altra fpetie di piu bianco: & parimete una terza fpe tie,che produce le frondi piu nere, & piu larghe, ten­ denti al roisigno. Produce ì rami lunghi circa à cinque io gom biti,& benché fieno molto piu fpinofi ; nondime­ no non fono le fpine fue molto ferme, nc molto punge ti. Fa il fuo frutto largo, bianco,fiottile,in forma di fol* licolo,filmile à un fufaiuolo. Le frondi di tutte quelle fpetie applicate in forma di linimento, giouanoal fuo­ co facro,& alle ulcere ferpiginofe. Dicefi, chemettendofene i rami àg li vfci,& alle fìneitre delle cafe, fi cac» ciano imaleficij.

R h im n i, & l o r o c U k m i.

S P I N O E rro re d e l R u c ll i o .

E rro re d e E m i.

R ham no fe ritto d a G a lc n o .

N o m i.

M E R L O .

F a d e l R hdmno Diofcoride tre frette. La prima,?? la u terza nafce abondantifiima per tutta Tofana :oue fi chiamano amendue uolgarmentc Marruche. Nafiono propriamente per leftepi,?? muffirne il primo, ilquale adoperano le donne à [ce­ rcare al folci fichi,infilzandoli nelle fue lunghefrine, mentre fono frefebi. Produce quefto Rhamno lefrine, fimili all’acuta frina, ?? lefrondi oliuari,lifcie,?? graffette. Il terzo, che è il nero,crefcc(comedice Diofcoride)circa all’altezza di cin* quegombìtifha lefrine piu deboli, & produce il frutto fòUicu lare,fattile, ?? ritondo,fìmile ad unfufaiuolo di quelli, che ado perano le donne à filare.Quello della feconda frette, che è piu bianco degli altri, già mi mandò da Fifa leccellcntifiimo M . Luca Ghini, comepianta da meper auanti nonpiu ueduta, e r horne diamo qui la figura. Farmi però,che di gran lunga erri qui il RueUio,penfaniofi,che il Rhamnofta quello, che uolgar* mente chiamiamo noi Spino merlo,?? altri in Lombardia Spi« no ceruino,?? in Friuli Spin Guercio. lmperoche quello fa le frondi larghe,quaft come il pero,?? produce il frutto nero in bacche,come quello del liguftroùl quale adoperano i dipinto» ri,?? i miniatori, e r perfare un bellifiimo uerde, e r altri per purgare il corpo : percioche cocendofi il lorfucco con zucche* ro in lettouaro folue mirabilmente laflemma, ?? la melancho* Ha. Ma quefte note non s’accotiuengono ( per quanto io mene ueggia)ad alcuna forte di Rhamno. Erra parimente ejfo R nel lio nell'allegare in quefto luogo Theophrafto : percioche fcriue inauertentcmentc del frutto del Rhamno tutto quello, che ejfo Theophrafto,fubito che hebbe fritto del Rhamno , fcriffe del Valiuro. Errano parimente i uenerabili padri commentatori di Mefite,credendofi, che il Rhamnofta quellafrette di rouo,chc ua ferpendo per terra per i terreni non coltinati, che produce alcune more di color ceruleofuro .il che nonfi ritroua appref fo dtautore alcuno,fcgià nonfuffe nafeofto in qualche cantone d’Araceli. Fece delRhamno’mentione Galeno att’v n i . dellefacuità defempiici,cofi dicendo. Il Rhamno diffecca,?? digerifcenel fecondo ordine,?? infrigidifa nellafine del pri* mo,oueronelprincipiodel fecondo.?? imperòfatta terifìpile, C r leformiche,quelle ciò è,che non fono ecceftiuamente calide. Ver il chefi debbono ufare le frotidiquando fonotenere. Chia* mano i Greci il Rhamno,Pa/am : i Latini Rhamnus: gli Arabi N aufìg,oucro Naufgitli Spagnoli Scambrones.

¿0

DeWAliino.


Nel primo lib.di Diofcoride. Dell’Alimo; L o ti

a l im o

Cap;

121

C I.

è u n o a r b u f c e U o , a t t o p e r le f i e p i , lim ile al r h a m n o ,m a fe n z a fp in e .P ro d u C e le f r o n ­

a U ’u l i u o , m a p i u l a r g h e . N a f c e n e l l e I l e p i , & n e l l e m a r e m m e . ' L e f u e f r o n d i f i c u o c o n o c o m e

l ’a l t r c h e r b e n e i c i b i .

L a r a d i c e b e u u t a c o n a c q u a m e l a t a a l p e f o d ’u n a d r a m m a , u a l e à i d o l o r i d e l

c o r p o ,a llo f p a f im o ,à i r o t t i , & fa a h o n d a r e i l l a t t e n e l l e m a m m e lle d e lle d o n n e . E l ’ a l i m o veramente di quelle pùnte, delle quali piujentimentifi ritrova, appreffo à diutr¡i autori. I r « piache ( conte recita Plinio al libro c r capitolo xxu .)ch i tiene, chefia f Alimo uno arbufceUo nel modo, che lo ¿ j deferiue Diofcoride : ZT chi una herba di [alfafapore, che nafce appreffo a i lidi del mare :fenza quella terzane* tic, che particolarmentefcriffe Crateua herbario nafeerefilamentefatto aü’hedera, conpiu lunghe, zr piu hirfute , fiondi, d’odore moltofilmile à quelle del cipreffo. Quefto di cuifieme Diofcoride, quantunquefòrfe nafta in alcun luogo d'Italia, nondimeno non ho ritrouato iofin hora alcuno, che me lofappia dimofirare. ma,fecondo eberifirifee il Rueh A L I M O V V L G A R E . lio, in trancia nafceper tutto nellefiepi| . Kifirifte Solino, che in Caniia ne nafce affai, c r che tanta uirtu regna inlui,che fio* lamente mordendolo,caccia lafame. chiamatogli Arabi mo lochia,et atriplice marmo. Del qualeficriuendo Serapiónr dice, bo yv chefi uenie in Babilonia legato in mazzi, CF che coloro,che lo vendono,uanno gridando per la città, molocbia ¡ molochia. Il che dimoftra, che appreffo àgli Arabi fia Í Alimo piu prefio ■'* herba,eh albero,zr forfè quella, che ferine Plinio nafeere nei lidi del mare difaiJofapore.Il che piu uolte m’hafatto ¡magriut re,che quell’herbafilfa chiamata Bidone, che nafce ne i lidi di Vinegia, ageuolmente potrebbe ejfere quefta herba, p e r man• giarfì ella cotta ne i cibi,comegli altri berbaggi. Quefta prò* duce lefiondi olìuarì,magraffe,zr grafie quafi come laportx* laca,di filfofipore,biancherie,zr lifcie. I fuñí bianchi,fotti* li,ZT arrendevoli,zr ilfeme raccmofo, zr minuto. Copia infi* aita ne nafte attorno lefiline di Tuefri, doue fi uede anchora appartatamente /’atriplice marino, che nonpoco il raffembra all'dtriplicefiluatico : quantunque appreffo àgli Arabi paia ef fer una cof i medeflma talimo, zrl'atrìplice marino . Credefi E r r o r e d e l AdamoLonicero,cbc il ueroRhamnofia quella pianta, chefa L o n i c e r o . una,chiamata uolgarmente R i b e s . m a nonfacendo queftafron di flmili all'olmo,ma filmili alle ulti,fi conofcc manififtamente il fitto errore. Scriffene Galeno ¿ I v i. dellefaculta defrmplù 1ci,cofì dictndo.L’ Alimo è uno arbufceUo, che nafte copiojìfii- A l i m o f c r i t fimo in Cicilia,douefi mangiano ifuoi germini,quandofonofie t o d a G a l . fichi,& teneri,zr fi ripongono anchora per ufar neglialtritc. pi dell'anno. Genera quefta pianta parimentefieme,zr latte ne corpi humani,zr nel guftarla è acuta,zr alquanto coftrcttiua. Ver il chefi può ageuolmente conofiere, che ella nòfia confimi le nelle parti fue. E adunque per la maggior parte calida temperatamente,húmidaimperfèttamente,zr leggicrmen* mente uentofi. L ’Alimo chiamano i Greci A V u o ju Latini Halimus : gli Arabi Molochia. *o

Del Paliuro. Ir.

P A L iv ito

Cap.

C11.

N o m i.

è n o tif s im o a r b u f c e U o , f p i n o f o , & d u r o . P r o d u c e il f e m e f u l i g i n o f o , & g r a f f o . I l

q u a l e b c u u t o , g i o u a a l l a t o f ì e , r o m p e la p i e t r a n e l l a u e f c i c a , f t m e d i c a l e m o r f u r e d e l l e f e r p i . L e f r o n d i , & p a r i m e n t e l a r a d i c e , h a n n o u i r t ù c o f t r e t t i u a : & i m p e r ò b e u e n d o f e n c la d e c o t t i o n e , r i f t a g n a i l c o r p o p r o u o c a l 'o r i n a , & c o n f e r i f c c à i u c l e n i ,& a l m o r f o d e u e le n o f i a n im a li . R i f o l u c la fu a r a d ic e i f o r o n c o l i f r e f c h i ,& U m ilm e n te le e n f ia g io n i,p e f ta ,& m e f la u if o p r a T a n t o fon uarit neU’hiftorìe d’alcune piante kfcritture, cr l’opinioni degli antichi fcrittori, chegenerano fteftc uolte non poca coiifufìone nelle menti di chi diligentemente cerca dìfaperne il nero. Et la varietàjì ritroua neramente nell'biftoria del Paliuro. I mperoche quefto di Diofcoride è diutrfi da quello, che per diuerfe¡feriefcrift feTheophrafto : quelli di Thecphraflofono diuerfl da quello, che notò Agatocle :zr quefto iAgatoele da quello dì Plutarcho : zr quefto di Plutarcho diuerfo da tutti gli altri. E t cominciando prima da Diofcoride, è il Paliu­ ro arbufceUofpinofo, zr duro, di breue procerità, conofcìuto da ciafcuno : il cuifeme cfuliginofo, cr graffo. Scrijftne brevemente, non facendo alcuna mentione ¡come faceffe le fiondi, penfindofl,chefufftlo ftriuerne ’■ >{ l fupcrfiuo,

r

p a i j urot fu a e d a m .

&


122

Difcorfi del'Matthioli

fupcrfluo,pcr cffcrt il Paliuro ne i fuoi paefl notiftima punti. il chef i , che à noi fìa ofiuro f intendere quale fu il vero Paliuro, di cui egli inteje. Theophrafto pofeia al x v i i. capo del 1 1 x. libro deldhiftoria delle piante dice, che'l Paliuro hapiufietie, cr tuttefruttifere : cr che produce il femefuo infòtlicoli ,non g entrando piu che tre, ouer quattrograni per follicolo, lento,mucitlaginofo, cr graffo, come è il fané del lino : cr che nafee in luoghi hit* midi,crfecchi, comefa ilrouo. Ma da quefto pare efjerc molto differente quello altro Paliuro, di cui fece pofeia melinone al m i .capo del m i .libro deU'hiftoria delle piante: percioche afferma nafeere coptamente il Paliuro in Aphrica confondi fìmili à quello di Grecia. Et quantunquefìaflmile nellefiondi all’altro ; è nondimeno nel fine to nonpoco difrimile : percioche quefto d’Aphrica non produce ilfrutto largo,fòRicutare,maritondo, cr rofto ,ft* mite ingrandezza ì quello del cedro. Il cui nocciolo, il quale è flmile à quello de melagrani, non fi mangia ; mail frutto è perfe giocondo. Il che mi hafatto alcune uolte credere, che non di lungofallarebbe, chi diceffe, che que• U fio fuffe ¿’ a g r if o g l io (quantunque nonardifea affermarlo, AGRIFOGLIO. per efter quella pianta propria d’Aphrica,et non d'Italiani qua A g rifo g li* . le produce lefrodi per intornofiinof i;er il fruttofìmile à quel lo del cedro, tondo, rofto, con ilfuo nucleo molto duro dentro, giocondo,or all’occhio aggradeuole, cr parimente algufto.Plì nio togliendo da Theoprafto ,frce di quefto medefìmo mentione al x x v ii. capo del x m . libro. Mafcriuendo poi delle uirt'u del Paliuro al x u i . capo del xxim .intefe quindi di quello ifteffi di Diofcoride.Io neramente non fo uedere altro albero in Italia,che piufi raftembri al Paliuro d'Aphrìca(come ho detto) i» che FAgrifòglio, non dico Aquifòglio. Percioche,fecondo che Agrifoglio. recita Plinio all'.vm . capo del x x v u . libro, l’Aquifòglio è quello in Italia, che chiama Theophrafto Crateogono, fìmile molto al nefiolo in ognifua parte,cr non quefto, che noi chia* miamo Agrifòglio,che produce lefiondi piu larghe di quelle del lauro, grofte,crefie,cr per intorno ordinatamente fiinofe: uerde di corteccia, uencido, cr arrendeuole nefuoi rami: cr il fuofrutto,come quipoco di[opra dicemmo : delle cuiradici per la molta tenacità >che ui fi ritroua ,fe nefa il uifchio, come di quelle del Viburno. Sono alcuni,che uoglìono, che il noftro A* jl grifògliofìa quellapianta, che Theophrafto chiama Agria, cr parimente Aria,mezana tra l’elìce, cr la quercia,che mai per* de lefiondi, ma non ce ne ueggo proua, ne ragione .Ma per ri* tornare ne i termini di prima, dico che il Paliuro d’Agathocle è tutto diuerfo dallafentenza di coftoro : impcroche, fecondo che dice cgli,crefccin Aleffandria allagrandezza depini,cr degli olmi, confólti,crfiinojì rami : le cui fiondifono uerdi, ritolta de,cr fittili. Produce ilfrutto due uolte fanno,nella primaue* ra ciò c,cr nell'autunno,come bengrofti uliue. Matigiafì cru* do, cr uerde , cr feccafl, crfaffinefarina : la qualefi mangia ¿0 cofì in poluerefenza comporla con altroliquore.Scriuenc ni fiere una altrafietie Plutarcho d’autorità di Ctefiphontefinitore di piante, nel monte Coccigio, nel quale riman gono inuifihiati gli augelli, che fu ui fi pofano, come fanno nella pania, eccetto il cuculo augello, il qualfilo per ifietiale uirtù non ui rimane , f i però tanta fide darfi detie aU’authore. Per il che uedendo io tante diuerfi opi» nioni, e r uaric hiftorie del Paliuro, mifa credere, che’l Paliuro, fìa un nome meffià compiacenza àpiu, cr di* uerfe piantefiinofe, in diuerfi regicni.Hammiperò detto,cr affermato M. Giofeppc Salandi Medico, nelle[acuiti de fempiici dottifimo , hauer piu uolte ueduto il Paliuro, di cui ferine Diofcoride , in Grecia nel tem**> O p i n i o n d ’a i >c^( u‘ and° con l'armata V indiana : cr che quiuiè da tutti uolgarmente chiamato Paliuro. Sonoalcuni " modcr moderni, che penfano, che il Paliuro di Diofcoride fìa quell’albero, che nel feguente capitolo con uarie, cr di* cuni ni reprob uerfe ragioni prouaremo efter la nera, cr legitima oxìacantha. Ma ueramente non mi piace l’opinione di coftoro ; ji imperoebe la pianta, la qual ioflimo efter foxìacantha, è albero, cr nonfrutice. Ea ilfrutto in racemi grofto co* me quel del mirto, rofto, pieno, cr fragile , con alcuni noccioletti dentro. Il che nonfa il Paliuro di Diofcori* de, il quale non fafrutto, ma unfemefuliginofo, cr grafto ,c r ( comeferine Theophrafto al x v 1 1 . capo d e lia , libro dell hiftoria delle piante)ferrato infollìcoli, uìfeofi, cr graffo come il feme del lino. Ma forfè, che fin* gannano coftoro, fidandoli troppofopra la tradottionc del Gaza •' imperoche ei al x v i . capo del primo libro tra* duce dal Greco in quefto modo. Quondamfólta ehm extremo, tumetiamlateribusftmata concidunt, ut iticis, ro* boris,fmilacis,rubi,palìuri,zr aliorum. ciò è . Alcune fògliefono intagliate nelle eftremità, cr per intorno,d’uno intaglio ondeggiante i tali fino quelle deWelice, del roteerò, delfmilace, del rouo, del paliuro, cr daltri. Dohc c d’auertire, che quiui il Gaza,per miogiudicio,ha affai male tradotto , mutato,cr corrotto lafcrittura di Theo* phrafto : imperoche appreffo a i Greci non fìgnifica altro nella lingua noftra, che fiìnofitte. 60 Senza che oltre a quefto, fi conofce l'errore, effendo <ìi tutti] manifcfto, che l’elice, lo fmilace, cr il rouo non fanno in parte alcuna le fòglie loro intagliate, comefon quelle dì [quella pianta,che io ho defiritta, cr dimo* frati


Nel primo lib. di Diofcoride.

123

Ih-Jti per (oxiacantha ; ma lunghe,& per intorno tutte cinte difragili, cr minute {pinette, come nel procefio del» tijleljò capitolofa molto piu chiaro l’ifteffo Thcopbrajlo, quando dice. Nel medefimo modofanno alcunepiante il fu f oprima lifcio,cr trattabile, cr pofriafyinofo, cr horrido,comefa la lattuga, cr tutte lefòglie, che diuentano fpinofe : il che molto piu accade ne ifruì dei,come nel rouo, er nel paliuro. Dal chefi può molto bene chiarire eia* feuno, che la pianta,che noi chiamiamo Bagdia,cr altri Amperlo, nonpuò effere in modo alcuno il Paliuro, ma ben la uera er legitima oxiacantha, per le ragioni,er authorità,chefi diranno nelfeguente capitolo. Galeno all’ot* tauo libro deUefacultà defemplicifcrijfe del Paliuro di Diofcoride, cefi dicendo. Le fondi, er la radice del Pa* p3ijuro ferii huro hanno tanto del coBretduo, che poffono nftagnare ìflufii del corpo,er tanto del digeitiuo, che poffono fatta* rodi Gii. re i tumori, che nonfono molto caldi. Il frutto ha neramente tanto deU’ìncifiuo, che rompe le pietre nella uefcica, 0 cr gtoua a gii humori grafi del petto,cr del polmone , che malageuolmentefi [creano. Chiomafi daGmiilPa» Nomi. Iiuro najdnufof^r da Latini Paliarus.

Cap.

Della Oxiacantha.

C III.

L a o x i a c a n t h a , la qual chiamano alcuni pi rina,& pitiantha, é uno albero limile al pero faluatico, ma minore,& molto fpinofo . Produce il frutto pieno, fragile,& rolfeggiante,della grollczza di quello del mir­ to , con il nocciolo di dentro. Ha molte, & profonde radici. Il fuo frutto mangiato,ouero beuuto, riftagna i flufsi del corpo, Se parimente quelli delle donne. La radice pefta,8c impiagata, caua fuori della carne le faci te, & le fpine. Diceii,che battendoli con effa leggier­ mente tre uolte il corpo alle donne grauide, le fa lconciare,& parimente empialtrataui l'ufo.

T ie n e fi imamente tutta lafchola de i moderni medici,che TAcuta fina di Diofcoride, la quale gli Arabici hanno chiama ta Berbero ,fia neramente quellofpinofo arbufcctlo, che uolgar mente infui Trentino, doue ne nafte er per lefiepì, er per le felue una infinità di piante, fi chiama Crefpino,& da i medici, er dagliJpctidli di tutta Udita Berbero; aedendofifinceramen te anchord eglino, che cofi fìa. Ma in uerità,fe benefi confìde* vano le note, chefi danno da Diofcoride all’Acuta(pitta,fi ritro ueranno del tutto differenti da quelle del Crefpino.il che m'ha sforzato,er per dirne il uero, cr per moftrarne manififtamente l’errore,di contrapormi alle opinioni, che hanno tenuto i moder ni medici ne i commitarifatti dalorofopra fattorie delle pian te. E tperò parmi,che non pocofarà la miafatica à dimostrar lorofidatamente il contrario,etfare,che tanti animi,cr diucr* fiinteUcttiiCr tanti medici, er gettali già tanto tempo inuec• chiati in tal credenzafi ne diftolgano, cr s’acquetino à quefta mia,anchord che ragionatole, opinione. Ma perfaperc io, che la ueritì è piu candida, che la nette, er piu rilucente, che’l Sole, er fida cnteraamica dei uirtuofi, crdi tutti gii buomini da bene, ho conflderato, che le mie molto autentiche ragioni nonpotranno in modo alcuno offendere (orecchie di quelli dottifiimi buomini, che non uolendo, hanno errato : anzi piu lofio, cofi come à difinfori del uero,faranno coft giocondifima, er moltograta. I mperoche coloro ,che piuprefto compiacendo afe (lefii,uo* gtiono errare, che cedendo aUaucrìtà»CT al douere, non uoglionoriconofcere glicrrori, cr rammendarli, non fono da riceuere nel numero de i philofopbi, ne degli buomini rdgioncuoli. Ma per non perdere piu tempo in a0 pologie, dice Diofcoride, che { Acuta(pina è uno alberofimile al perofaluatico ; ma minore, er molto piu fpino* fo: arche produce ilfrutto allagroffezza di quello del mirto, pieno, fragile, er roffeggiante, con il fuo noecio* 10 dentro :c r che hafolto terra molte cr profónde radici. Il che dimofira, che dell’ Acutafpina nonfcrijfe Dio* fronde altre note , che quelle dellagrandezza ?groffezza, Cr flmilitudine del tronco, CT defuoi rami, cr della quantità, cr profondità delle radici, er della groffrzza, colore, er qualità delfrutto ; lafdando, cr tacendoli Tbiflom dellefiondi , delfiore cr della corteccia. Al che attendendo io, panni neramente, che fia per la prima il Crefpino tutto difuguale dal pero faluatico ; à cui del tutto raffembrò Diofcoride l'Acutafpina. Efce primamente 11 perofaluatico dalle radicifopra al terreno con unfol tronco, bene leuato all’alto : il quale nel erefiere notabile moire s’ingroffa, er crefre in albero di communegrandezza. Ma il Crefpino, del quale ho ueduto io^rueggio 0• gni giorno infinitifiimc piante,non produce alcun tronco dalle radicifue, mafine crefre da quelle conpiu,cr diuer Co fi farmenti# uoglimo pur dire ballottifpinofì : de i quali i maggiori di poco piu eccedono il ditogroffo della mano, fi nonfono di molti anni inocchiati nellagroffrzza loro : cr rarefono le fut piante, che trapafino l'altezza fu * no Imno. oltreà do la corteccia de peri faluatichi è ruuida, fquamfa, inequale, graffa, cr di colore, che nel •••

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Oziacatha, & fua «flam.

£hel’Oxia” ¡, Berbc_ r o ,n e il C r e -

fp<ao.


124

Q u i i ila la a e r a A cuca fp itia .

Difcorfi del Matthioli

turo rofeggii. CTquefta del Crcpino è tra lefuefaine bianca,lifcia,sfottile, di modo che nonf i può cofrpoco in, toccare, che non dimoftrifatto dife quellafuagiallezza molto piu uiua, che quella del melagrano. Vedefi oltre ¿ quefto, ejfere il perofaluaticofainofo, à modo de i pruni, er mandafuori unafainafola per lungo ,fe benefi riero tunofa effe ne ifuoi rami, nere di colore,faide come quelle del rhamno, er bene appuntate. er il Cremino produrre tefue à tre a tremió è due dalle bande, er una nel mezo : le quali efeonofu per tutto il bufone daun medefrmo luo*. go tutte tre infierne, bianche, piane,er moltofragili, fe benefono acutifrime. E oltre à quefto ilfrutto dell’Acu* tafaina groffo, come quello del mirto. er quello del Crefaino poco maggiore di granella di fomento, er pende or* dinato bellamente in lunghi grappoletti à modo d’ulta : i cui uiuidi,?? refi acìnetti moltofìraffembrano à quelli de melagrani ; quantunque nonfieno cofigrofii, er habbiano affai piu uiuo colore,?? freno al gufo moltopiu brufthi difapore. Lefiondi del Crcfaino nonfono uer.amente di pero faluatico,ma piu preño di melagranoiquantunquefle »0 no alquanto piu larghe, non coftappuntate, er cinte per tutto allo intorno di minutifiime,??faefiifiime faine. Le radici, le qualifono cofrgialle, comefe fuffero inzuffaranate, come chefreno affai, erfattili ; nondimeno nonfono profonde in terra,comefono quelle dell'Acutafaina,mafuperficialmente s allargano allo intorno.ilfioreSimilmente non è di perofaluatico : pcrcioche uienfuorigiallo,del color proprio delfuo legno, in grappoletti, comefa quel* 10 dell'tuta,cr ifaira nello aprirfi defuoi minuti bottoni il Maggio, difoauifamo odore Alche manifèftamente con­ clude , che l'acutafaina de Greci, er il berbero degli Arabi nonfra il crefaino, che communemente c in ufo de ince­ dici . La ondeè uermente da credere, che fe per l’acutafaina haueffe intefo Diofcoride del crefaino, non haurebbe egli lafciato di dire, come moltoartificiofamentefreno cinte di minutifiimefaine lefuefiondi: nefatto ilfuofrutto, 11 qual pende da i rami ingrappoli di minutegranellaftmile à quello del mirto. Non haurebbe ne ancheftritio, che le fue radicifiprofindaffero in terra : nefi farebbe taciuto il notabile colorgiallo,che uifi uede.Non haurebbe tra* 19 lafciato l’hiñoria dettefaine,che a tre a tre nafeono per tutto dal piede alla cima defuoi baftoni : non la candidezza, er fottilità dellaftorza : non il nafccre,ch'cifa fc»za tronco in diuerfi bañoni: necofl raffembratolo largamente al perofaluatico, dal quale è ueramentepiu diuerfo il Crifaino.che le querele dagli uliui. Ma fepure uogliamo noi dire, che l’Acutafaina nafta in Italia, direi io,che ellafuffe quello alberofainofo tuttofrmile nel tronco, netta cor* tcccia ,??n ei rami al pero faluatico, che inTofrana,?? mafiime nelle maremme di Siena,fi chiama Bagaia,zr nelle montagne di Trento Amperio, er Pune d’orfo,cr in Friuli Barazzo bianco. imperoche in ognifua nota lo riero* uo del tuttoftmile all'Acutafaina di Diofcoride. Del chefa neramentefède il tronco prima di tutta la piantai ra* mi in ogni parte armati d’acutifiime?? fermefaine, la materia del legno, er la ruuida corteccia, come di perofai* uatico. Oltre à ciò conferma, che coftfra, la profondità delle fue radici, er ilfrutto, che produce dellagrofftzza di quello del mirto ,uago, roffeggiante, pieno, er fragile nettoflropicciarlo coniedita :incuiè dentrohor uno, ¡9 hor due,?? horpiu noccioli poco piu grandi d'ungranello di pepe. Ilfiore, il qual produce bianco, c quello ifieft fo del pero faluatico. Solo lefiondifono alquanto difiimìglianti, per ejfere intagliate,come quelle dell’apio,fe bene alquanto difirmapiu lunghettefMa quefto a me nonpare per diuerfe ragioni, che contradica alla opinione noftra : perche lefomiglianzeftmpre fi fanno fecondo le piu parti, er non fecondo le meno. Come adunque habbfit f Acuta faina lefiondi, non ifcriffe in quefto luogo Diofcoride;ma difiefilamente efftre uno alberofrmile al pero faluatico, hauendopiu rifaetto attafattione del tronco, alla materia del legno, allafeorzafa i rami,?? à i fiori, che allefrond­ ài : le qualifa però l'Acutafaina(quantunque qui filo taccia Diofcoride ) intagliate , comefon quelle dell’apio . Il che fi proua manifcftmente,?? per effo Diofcoride, er per Theophraflo. Percioche ftriuendo Diofcoride dette ne• faole nel proceffo di quefto libro per due diuerfefaetie, lafciate le piu uolgari, chefi ueggono abbondanti,?? com­ muni per tutta Italia,nellafine del capitolo cominciò à recitare prima l'hiñoria di quelle, che uolgarmente à Napo 49 li chiamano à tempi noñri Azzar ole,?? gli antichi chiamarono Aronie, cofr dicendo. Il nefaolo,il quale è chiama to da alcuni Aronia, è uno alberofainofo, difiondi ftmile all’oxiacantha. Produce ilfruttofoaue,picciolo con tre noccioletti dentro, ere. Comepoftiafaccialefiondi quefto nefaolo chiamato Azzardo, dichiarò T heophraflo al duodecimo capo del terzo libro dett'hiñoria delle piante, cofr dicendo. Le fiondi di quefto fono intagliate dfmodo, che nell'ultima parte loro moltofi rafiimigliano all’apio. Il che uiene à concludere, facendo il nefao* lo Azzarolo lefiondi fimili altoxiacantha,?? effatdo intagliate, come fono quelle dell’apio, conte dice Theo• phraño, chefìafenza alcun dubbio queftafainofa pianta, di cui intendo io, la uera Acuta faina. percioche lefue fiondifono intagliate à modo d'apio, comefon quelle di quel primo nefaolo, che ferine Diofcoride. Scriue oltre à ciò Theophrañoall’ultimo capo del v i . libro dett'hiñoria dette piante, che gli antichi tifarono di mettere nelle ghirlande il frutto dell’oxiacantha. Il chefa nonpicciolo inditio, chefta la Bagaia la uera oxiacantha : impero» 5» che il frutto, il qual dura infu la piantafino à mezo il uerno, è diforte liftio, lucido, er rofjo, che del tuttofi raft famiglia al corallo. Il che nelle ghirlande molto ueramente doueua aggradire. Et imperò diremo il Crefaino efftre altro che l'oxiacantha, er non effercfiato per mio parere in confìderadone alcuna appreffo gli antichifcrittori. Quantunque paia contradirne Theophrafro al xv. capo del primo libro,?? al u n . del 1 1 1 . dett'hiftoria delle piante, out connumera la oxiacantha tra quelle piante, cheftmpre uerdeggiano, effendo chiaro à ciafcuno, che al noñro Amperio enfiano nelfine dell'autunno le fòglie. Ma quefta autorità quantunquegrande, non mi commuoue punto à mutare opinione, mapiu preño mi riduce à fufaicare, che il teño di Theophraftoftaftorretto in ambedue quefti luoghi, per uederui connumerati anchora la tilia, il tamarigio, la quercia, er il terebintho. il che comefi rà riputatofalfo da coloro, chefanno molto bene, che quefti quattro alberi perdono ogni anno le fòglie nel princi* pio del uerno ; cofrpotranno dire anchara, che ftafalfo, che VOxiacantha babbiftmpre lefòglie uerdi. Crefce oh 60 tre à ciò nonpoco la noftrafufaitione per ritrouart io che Plinio al x x.er x x 1. capo del x vi. libro,doue anchor igliua numerando gli alberi,che maiperdono le fiondi, non ut numera altrimenti Í Oxiacantha >ne la Tilia, ne la Quercia,


rimo lib.di Diofcoride.

r2 j

Quercia,come chefrutggia manifèRamehte,ch'eitrjfcriue tut Crefpino de to daTheophrafro. E adunque il c r e s p i n o unapiatita, fcm to,& fue ebe crefcefu da terra confólti [armenti, ò uoglumo dire bac* uiriù. chette, comefanno anebora i nociuoli faluatìchi, tutte dall’al­ to al baffo amate di certe acutifìme ¡[ine , lunghe,piane, cr bianche, che ni nafeono ( come dicemmo di[opra ) atre à tre in ciafcun luogo,otte¡[untanofuori.La feorzade i bajloni c bian» oa, lifeia, sfottile :[otto la quale c la materia del legno,gial* la,fragile, cr fòngofa . H a ajjai radici, di colore molto giallo : le quali¡farge nella primafuperfide della terra. Le fondi prò» duce quafìfimili à quelle de melagrani, mafono piufottili » piu larghette, cr piu mozze nella cima, in ogni parte per intorno cinte di minutifiimej[ine. Produce il fiore nel principio di Maggio,giallo, in grappoletti, quafì comefa l'uua, difoauif* (fino odore : da cui¡1 generano pofciagli acini lunghetti,li qua• ¡¡pF' li nel maturarli diuentano rofii,fiammeggianti, fimili alle gra* nella de i melagrani, ma non fono cofìgrofri, difapore acctofo cr dittico. Di quefiife nefa uino, cr lo chiamano ( quantun­ que non legitimamente ) uino di Berbero : il quale è neramente affai piu brufeo, che non è quello de i melagrani acetoft. Hafii nelle maligne ey acutifime fèbbri : percioche mefcolato congiu lebb'o molato, nonfolamente Ifegne marauigliofamentc lafete, crÌatfuradella bocca-,ma prolnbìfcc, chei uapori maligni, Cr uclenflfl non co/iageuolmente corrano al cuore, cr occupi« no ilcerueUo. Dafiparimente ne i flufrijlomachaU, cr nomiti cholcrici, cr nella difenteria. Riftagna tanto beuuto, quanto applicato, ifiufii de mejìrui. Ammazza i uemini, cr mafime quando fìbee conacqua d’abrotano,ò digramigna, cr un poco di zucchero. Conferire allo Jfuto del [angue: firma i denti fmofi,kuandofene la bocca : confolida legengiue, crrifoluc gargarizzo, le infiammaggioni dellefauci, cr deU'uuola, CT prohibifee con laflùticitàfila ilfluffo,che ui difende.Confolida le ferite frefrhe, cr diffecca le ulcere uecchie.-nuocenondi» meno a gli flomachifrigidi, cr agli fretti di petto. Oltre a VuaTpina( 3c •do , da che pur l’Acuta¡fina m’ha tirato a dire delle piante¡¡1= Tuo ufo. nofe, dico , che cofì come nòli ritrouo alcuno de gli antichi,che babbia del Creffinofatto mentione, non ritrouo parimente chi faccia mentione alcuna di quella altra breue,cr pureffinofa pia tu, che produce anch'ella lefiondi d’apio, chiamata da chi v v a s p 1 n a , da chi Vua marina, cr da chi Vua crcjfina. I cui a» cini s'ufano ne cibi in cambio i'agrefro. Haf i la uerde come a• '¡grefto utilmente , cotta nelle mineflrc, nelle fèbbri acute; cr uniuerfalmcntec molto amica delle donne grauidc. Uammi R t b e s uolgar quella ridotto a memoria quelli altra farmentofa pianta taciuta deferii to f & da gli antichi, che produce le fiondi uitiginee, quafì difigura fua eiTam. cr grandezza di quelle del popolo bianco :t y il fruito rojfo, quando é benmaturo, in grappoletti, comefa il creminoti cui acini fono tondi, poco maggiori delle granella del pepe, di fapo re brufeo,cr dolce mefcokto.Le cui piantefon fattehoggi uol gari ne giardini per ìnteffere lefiepi, che compartono gli ambiti del terreno. Credon/i alcuni, che fra quello arbufcello il Ri* bes de gli Arabi, il chea me non corrijfionde: percioche (fe* coiido cheferine Serapione )c il r ib f .s una pianta, che prò* duce i uiticci, ouero i capriùoli, di colore che nel uerde roffeg» gi4 xCr lefiondi larghe, grandi, cr tonde. Le quali noteuc* fornente non corrij[ondono alla fopradetta pianta : imperoche ne uiticci, ne talifiondi produce. Il frutto però è affaifilmile al Riè« •' perciochefifente al gufo acctofo,parimente ,c r dolce, come dice effer Serapione quello del Ribes.Per ilchefl può ra* gionawlmente tifare infuo luogo, dandolo nelle acute fèbbri, nelle caìidità dello Romeo, per lafete, per la ninfea,per prò» uocare tappetito, per riftdgnarciflufii cholcrici dello Roma»

l

5

co,et


126

Difcorfi del Matthio li R I B E S

V V L G A R E .

T o » d 'o r f t

O x iitm th i fe rì cm d i G a ­ le n o .

Nomi

Del Rouo canino.

co t V del corpo per iffregnere il ferttor delJangue,c rper do, mare l'acutezza,Z? il furor e della cholera.Et imperòfmo da commédare quegli¡frettali, chenefierbano per tali difètti il ut no, anno per anno. Sono alcuni, chefi credono ejjer quefla pianta quella, che al vii.libro delle compofitioni de i medica mentifecondo i luoghi,chiamò Galeno Vua d’orfo,mafi dimo* flra non efferla uerità : percioche dice l’ifteffo Galeno, che la pianta, che produce cotale uua,fa lefondi filmili aU'arbuto. llfettonio nel fuo libro delle piante refìnifire mole, che il Ribes di Serapionefauna certafua piantd, la quale dice batte i0 re ritrouata nell’ultima cima del monte Libano confondi fimi li attaRombice,mapiugrandi,crnoncofiappuntate, daini: zo delle quali efeono alcuni groppoletti tutti carichi di acini rofii, nel modo che efee uno acinofoto dalle fòglie del R u fo , deU’Hippoglofio,cT del lauro Alefifiandrino. Ma nonfio, come benpofifia io approuare qui la opinione del Br¡Ionio,uededo che questafiuapianta nonha quelle note,chefi danno da Serapione alfino Ribes, per hauerfòglie lunghe,er non tonde,non haue* re i uitìccì,CT efifere una herba, cr non uno albero. Scrififie dettiOxiacantha Galeno all'v m . dellefiacuità de¡empiici,cofi io dicendo. L’oxiacantha è diJfretie fintile al pero fialuatico, er fìmile parimente nelle uirtufitte : er fimilifono anchora ifrutti d'amendue, eccetto che quello del perofialuatico idei tutto afi» foltamente fiittico,cr acerbo; er quello deU'oxiacantba, ol* tre allaflitticitàfiua,ha delfiottile nellefue parti con alquanto dell’incifìuo.Ma nellefattezze fue non è il frutto dell’oxiacan iha fimile a quello del perofialuatico, ma uguale a quel del mir to, raffio,z.? tenero, con i fiuoi noccioli dentro. Gioua tanto mangiato,quanto beiiuto a tutti iflufii. Chiamano i Greci f Acùtaffrind,<>^jttKiiv9a.: i Latini Acuta ¡fritta :gli Arabi A* jo mirberis O'Amyrbaris.-gli Spagnoli Pirlitero,et Piliritcros.

Cap.

C I III.

I l r o v o canino è uno fterpo, che crefce in albero affai maggiore del rouo : le cui frendi fono affai piu larghe di quelle del mirto. Ha intorno à i rami falde,& ferme fpine. Produce il fior bianco : & il frutto lunghetto, fimile à i noccioli delle oliue, il qual nel maturarli diuenta rodo, & ha di den­ tro una certa lanugine. Il frutto fecco,& cotto nel uino, & beuutone la decottione, riftagna i flufsi del corpo: ma bifogna trarne prima fuori quella fua lanugine, impcrochc ella nuoce all’arteriadel polmone.Il 4a R o u o c a n i­ n o . ^ fua ella, m in z io n e .

Errore del Marcello , & de Frati com mentacori di Mefue.

I l r o v o canino a me nonpare,che fila neramente quella¡frette di rofiefialuatiche,che producono ifiuoifiori qua fi fimili d quelle rofie,che chiamano Mofichette, cr ilfrutto fimile a quello de i rofiai, quantunque minori : ne alcuna Jfretie di rofiefialuatiche,comefi credono alcuni. Imperoche baftaua dire a Dioficoride, chefufifiefìmile a i rofiai :fai* za dire, che creficefie in albero affai maggiore del rouo, arche egli hauefie lefiondi affiti maggiori del mirto; dal quale quello rofiaiofialuatico le ha molto differentiter ha ifrutti neramente di gran lunga piu größt de i noccioli del le oliue. Mettaqual credenza m’ha poficiafatto refiar Plinio. perciobe chiama particolarmente il rofiaiofialuatico Cynorrhodon,cio è,rofia canina,cr non rouo canino : lodando marauigliofiamente la radice per il morfio de cani ra« biofì alxLi.capo dell!v i 11 .libro, cr parimente a h iJ e lx x v . doue dice, che gli antichi intcndeuano perla ro* fa caninaJblamente quellejfrogne, che ui nafeonofufo. Et ifcriuendopofeia del Cynosbatos, ciò è, Rouo canino,lo jo fece molto diuerfiodal rofiaiofialuatico,comefiuedealxi 1 1 i.c a .d c lx x im . libro, dicendo, che il Cinosbato fa tefiondi,come la pianta del piede dclihuomo. Muoutmi oltre à quefto, che nonfìa il rofiaio fialuatico il Rouo cani* no, l’biftoria che ne feriße Theophrafilo à x v m .capitoli d e h n , libro deUhìfloria dettepiante, cofi dicendo. 11 Rouo caninofa il frutto roffio, fimile al melagrano : cr di grandezza è mezano tra gli fierpi, crgli alberi, proßi* mo al melagrano : le cuifiondi fono fimili d quelle del uitice. Il che dimoflra efifiernonpoca differenza trai Rouo ci nino,cr le rofefialuatiche : di cuifece poi egli particolare hiftoria a lv i, libro cr capo, hauendo prima lungamcn• te parlato dette domefiicbe,cofii dicendo. Gli arbuficetti delle rofiefialuatiche hanno i rami, cr lefiondi piu affrre, cr piu ruuidc delle domefiliche : cr i fiori meno coloriti,crmeno odoratele fono cofigrandi,come i domestichi. Il che dimoflra, che altra cofiafta il rofiaiofialuatico, il qual chiamano cynorrbodon,cr altra cofia il Rouo canino, chiama toda Greci cynosbatos. Et imperò erra manififtamente Marcello Vergilio fiorentino, credendofl,chc fieno una 60 cofiamedefìma ; non accorgendofi quanto differentemente l’uno dall’altroficriuefifie Pliniofiuofiamiglurißimo. Al che nonhauendoauertenza i uenerandi Padri,che hanno commentatofantidotario di Mefite,dicono errando, che le ro* fiefaluaticht


Nel primo lib.di Diofcoridé.

12 7

fc faluatìcbefono quella piantarche chiamano i Greci cynosbatos:zr non ricordandoli, che Diofcoridé diffe, che il fitto del cinosbato èftmile à i nocciuoli delle oline,ficeno il lorolimile alle pere.Et di quifi può conofcere, che uc= ra notitia habbiano battuto del Rouo canino.Oltre à ciofiuedcbhc Diofcoridé non dice, che babbi dentro da fe il frutto del cinosbato alcun feme,di cui quel del rofaiofaluatico è tuttopieno ; ma che ba folamente unacerta lanu* oine. Vruouafl magiormente quefio con ìautorità di ScrapioncMqualcfcriffe del R o k o canino tra l'altre frette de roui,& non tra le rofe,perhauer egli molto ben faputoeffer tra loro non poca diffcrcnza.Oltre a ciò iiedendo noi, che perla piu parte le rofe faluatiche nel bianco porporeggiano,er il fiore del cinosbatofempre biancheggia, non fìpuolegitimamente affermare,che larofa faluaticaftailctnosbato. Pertutte adunque quelle ragioni farà chiaro à ciafcbuno,cffer il cinosbato di gran lunga differite dal rofaiofaluatico:& tanto piu,quanto io ritruouo ejferfcrit jo to da Theopbralto al 1 x . libro,cr capo dell'hitoria delle piante, che nel ricorre il frutto del cinosbato bifogna uolturc le j(palle al ucnto,cbefyira,chc altrimentifarebbe nonpoco perìcolo àgli occhi. Il che dimoftra,chefìa ri* coperto di fottiUfiima lanugine,che leuata dal uento,entri negli occhi. maquello nonfluedemaiper alcun tempo fopra li frutti de rofai faluatichi. Scrif]e del Rouo canino Galeno al v i i . delle faculu defemplta, co]i dicen* Rouo cln;_ do.Il frutto di quella pianta ¿poco coHrettiuo,ma le fiondi mediocremente . er imperò ilfuo particolare ttfoeno noferitto di to à ciafcuno. E neramente daguardarli da queflo,per haueregli dentro dife unafretie di lana,che offende la canna G a le n o . del polmone. Chiamami Greci il Rouo C a n in o ,/ia ro s ; i Latini,Rubus caninusegli Arabi Seni.

Del Liguftro.

Cap.

CV.

I l l i g v s t r o è unalbero,che produce intorno à i rami le frondi limili à quelledell’oliuo, ma piu larghe, piu tenere,Si piu ucrdi:et i fiori biachi,mofcofi,& odo Tati.ll Tuo frutto è nero,limile à quello del Tambuco. Nafcerelcttifsimo in Afca!one,& in Canopo.Sono le frondi coftrcttiue:et imperò giouano mafticate alleul cere della bocca:& impiaftrate,giouano à i carboni, et alle calidifsime infiamagioni.Mettefi ladecottione lo­ ro utilmente infu lecotture del fuoco.Trite.et linfufe nel fucco dell’herba lanaria,fanno i capelli rofsi.il fiore pefto,et meflb có aceto in fula fronte,mitiga il dolore del capo . L’unguento liguftrino, che fifa d’eiTo,mefchiato con cofe calde,fcalda,et mollifica i nerui. C

h i a m i a m o

noi in fofeana il Ligullro,Gui[ìrico,

1 altri lo chiamano Oliuetta,altri OliueUa,eraltri Ckambroflc* ne.Nafce abondantemente perlefiepi lungo alle publiche tira» de in ogni luogo (fltaliatcr fiorifec nellafine della primauera, er nel principio dellaflate,iun fiore bianco,er mofcofo,difoit ue odore,quantunque colto fubitofi gua&i.Dd quefio nafeono i frutti,ciò c le bacche^ mododì racemo piramidale, che tutte inflemefi toccano,nere,lifcie,cr riluccntr.dictU è anchora l’ufo . per le medicine. Sono alcuni,che credono, che quefie bacche fieno quelli che Vergilio chiama Vacinij. ma per mio giudicio s’ingannano,come parimente parmi ingannarli il Pucbfloùlqua* le fi crede,che i uacinijfieno le more de roui. lmperochefi cono fee per diuerfe ragioni,che li uacinijfono fiori, er non frutti. Leggefi oltre à ciò nei nomi delle piante,che fi tegono effere Ha ti aggiunti in Diofcoridé,che i Romani chiamarono il biacin« tho uacinìo. Dii cheflpuo crederebbe tiuacimoapprcffo Vergilio non fra altro che’l hiacintho.Nc però è damata p o uigliarfì,che Vergilio diceffe,che il uacinio fuffe di color neroùtnperoche il color porporeofiicuifrlcndc il biadij* thomolti lo chiamano nero. Onde diceua Vergilio. Neri fono i uacinij, cric uiole. Come parimente dimostra li uacinij ejferfiori,er non frutti ; permettergli egli con lifiori, 4 cui anchora fempre h raffomiglia, er non <ti frutti. Onde diceua nella Bucolica. Alba liguftra cadunt,lacinia nigraleguntur. Et piu aitanti neU'ukima egloga. Molila luteola pingit uacinia caltha. N e manco mi piace l’opinione di Marcello,il qual uuole,cbe Tiride fuffe il Vacinio de gli antichi, per alcune fue ragioni di poco ualore. Stimano alcuni,che(la il Ligufiro una certafrctic di uilucchio,che per Icficpi s’auuolge a ghfterpi,er che produceifuoifiori bianchi 'fimili à campanelle, la qual credo io effer lo fmilace ¡¡fcio. N e l u <0 quale opinionefi lafciò tirare Seruiogrammatico commentatore di Virgilio,poco uerdmcntc curicfodi uederntla uerahijioriaapprejfo àPlinio,o altro autentico autore. Altri fono flati,che s’hanno creduto, che fia il I igujlro ti caprifòglio degli Arabici : ¿¡quale altro nonè che la pixacanthadi Diofcoridé, er nonilpericlimeno,comeJi peti• fu u f

V io n i £ tror*Cj"J0, Fuchfio.

E rro re del

M a r c e llo .

Errore di Ser u io .


_. fa il Kuettio.Maanchora cofloro fi fono di gran lunga ingannati. Scrijfc del Liguftro Galeno al v I T. dettefa (frìtto daG a cult* de f'mpl,ci’coft dicendo. Sono del Liguftro in ufo lefiondi,& le cime tenere, erfono di natura miñe tanto Ien. ' nettefacultà,quanto nette qualità loro. imperoche hanno un certo che di digeftiuo infierne con una fuftanza acquo» fa,poco caldatcr hanno un certo che di coflrettiuo da una loro fuftanza frigida,ter terreftre.Per il che fono alcum ni,chefanno bagno dettaloro decottione atte cotture del fuoco.Et oltre à ciòf ufano anchora contra le molto calde infiammagioni ,e r parimente contra i carboni. percioche diseccano fenzamoleftia, er mordacitàalcutia.Gio* nanomedeflmamente, mafticate alle ulcere, che nafeono perfé ftefjein bocca,cr à quelle che pur in bocca nafeonof Komi. i fanciulli, chiamano i Greci il Liguftro,K>V/=« : i Latini Liguftrum:gli Arabi Kettne,Henne, er Ratine : lì frettali Alcanna:i Tedejchi ?Jmtmcidcn,VeynhocltzlithW Mundholt&li Spagnoli Alfena,er Alhena : i trancefi le Duroefnc.

Della Phillirea.

Cap.

C VI.

L a p h i l l i r e a è yno albero della grandm a del liguftro, & produce le frondi anch’efia limili à quelle dell’oliuo,benché piu larghe,et piu nere. Fa il frutto limile al lentifco, nero, dolcigno, et grappolofo. Nafce in luoghi afpri.Le frondi fono coftrettiue, et cofi utili, come quelle dell’oliuo faluaticojouefiadi bifogno di coftrignere.Vagliono,mafticate,alle viceré della bocca,ouero lauan dofene con la loro decottione.Prouocano,beuute,l’orina,et parimente i meftrui.

H

a n n o s i

creduto tutti i moderni interpreti di Diofcoride,cio è Hcrmolao,il Rucllio,zr Marcello Fiordi

tino,che la Phillirea quifcritta da Diofconde,fia ueramente quell'albero,chefi chiama Tilia , ingamiatì dalla con* Phillirea , & fua edam. Errore de gli Diofcoríd/*

firmiti del nome. imperochc la tilia nella lingua Greca fi chiama philyra,cr non phittyrea.il che non hauendo al* cuno di qucfli cofi dotti huominì faputo difeernerefeguitando le uefligie l'uno dell'altro,hanno nelle lor Latine in* tcrprctationi chiamato la phillirea tilia. Il che ha poifatto credere à molti, che Diofcoride non la conofcejfe, per <’iFr *n °£'11 f Uctf>arie Ia Phillirea differente dalla tilia. Il che dimofbra,che quefti tali interpreti, oltre all'kaucrt errato netta traduttionc,non habbiano conofciuto qual fi fia la nera Tilia : perciochefe di queflo baueffero hauuto ■ cognitione, haurebbono facilmente conofciuto il loro manifèfìo errore. Detta Philyra,cio è dettauera Tilia,ferif Tilia fcritta fcTbcophr.al x.capo del 1 1 i i.lib, cofi dicendo. Nelle fretie dettaTilia è il mafehio,zr la fèmina. ma fono diffe da T h e o p h r . renti tri loro nonfilamente netta materia del legno,ma nella firma di tutto il corpo :fenz<* che tuna èfruttìfera,er 6° Valtra fterile.lmperoche la materia del mafehio è dura,nodofa,gialla,w dcnfaiw quella detta fèmina è piu bian* ca.La corteccia del mafehio cpiugroffa,o~ leuata è cofi dura,che non fi lafcia piegare : quella della fimirta-è piu bianca


■m

Nel primo lib. di Diofcoride.

125»

biotici,piu trattabile,piu arrendeuole,? ancho piu odorata:?? però Jeffit [erte fanno cefte. Il mafebio è forile, neproduce alcunfiore : ma la ftmiiuproduce fiori,? frutti. 1/fiore ferrato nel fuobottone,oltre al picciuolo del* ¡a fronde,prodotto per fuo futuro ligame,pende legato da uno altro picciuolo, ? reflafene uerdefin tanto,che fra chiufo,mapoi aprendofègiaUcggiafiorifce inficine congli alberi domftichi.il frutto è lunghetto,ritondo,dellagra dezzu d'unafaua,flmile àgli acini dcU'kcdera,e? diuifo in cinque¡picchi,come cinque rileuati neruetti : i quali con leftremità loro tutti concorrono in unapunta.Veggonfl quelli nel maggiore molto ben diftinti,imperoche il mino* re ¿'piu confufo. Rompendoli il maggiore,ne fatta fuori il feme,picciolo,come è quello dall'atriplice. Le fiondi, ? parimente la corteccia fono al gufio dolci,? foaui.Lc figliehanno firma d'hederafe non chenelritondarfidi uentanopiu appuntate;? quantunque apprefto al picciuolo JìenoeUe piu inarcate; nondimeno dal mezo iimzi jio fi stangano,?? fannofi piuappuntate,dentate,? leggiermente crefre per intorno. Il legno hapoca midolla,non molto piu tenera del legno,per efjcr anchor egli molle. Tutte quefte note diede della Tilia T heophrafto : le qualifi veggono compiutamente nella nostra Tilia.Ma nongia(fecondo il parer mio )fì ritrouano nella PhiUùrea di Diofeo ride. imperochc quefta produce ¡rondidolina,? quella d'hedcra-.quefla fa il fruttoJìmilc al lentifco,ilqualeèdi minuto granello,rofiignofrlmile alla faggina ; ? quella lo produce di quantità d'una faua, uerde, e? compartito ì fricchi da cinque neruetti,con il fuo fonie didentro,fìmile à quello dell'atriplice.Il che dimoltraapertamente la dif firenza loro. Conférmapofeia queftodaprocerità dellapianta della nostra uolgar Tilia,a* l’ampiezza,che in largo di Pii occupano i fuoi fólti rami: percioche la Phillirea di Diofcoride è picciolo arbufceUofimileal liguftro. Et fe ben Errore aio. Plinio dice,che la Tilia é albero affai baffo,effondo à ftnfl nofoi l’efrerimento à lui del tutto contrario, è da penfa* re,che ingannatofi anchora egli nelle conformità del uocabolo,confinieffe la frittura di Theophrafto,dacui tot bo fel hìforia,con quella di DiofcorideAl che mi fa pofeia credere il ueiere,che dà egli à unafrette fola,ciò è atta no* ftra volgare,all' v i s i , capo del x x 1 1 x 1. libro,le uirtù iticffe,cbe attribuì Diofcoride atta Phillirea,oltre à mol te altre,che fono proprie di quella,come hafatto pofeia feguitandolo il Kuettio.La PhiUìrea adunque è albero mol to differente dalla Tilia,noto,& conofciuto da moltiipercioche nafte ,? crefce in uarij, ? diuerfi luoghi d'Italia,? mafiunamente in luoghifaffofì,? montani. Credefl Adamo Lconicero nel fuo libro dell’hiftoria delle piante, che E r r o r e d e l L o n ic e re . non fio. differenza alcuna tra la Phillirea,? il liguftro:? uuoleegliad ogni modo chefia il capo detta PhiUftca Ha toaggiimtoin Diofcoride, Md conofcefi prima mamfiftamente il fuo errore, per uederfi, che la deferittione detta Phillirea fìa nonpoco differente dal liguftro,quale chiamano i Greci cypros:? poi per ritrouarfì il capo detta Phil Urea non folamente in tutti i libri Greci di Diofcoride ; ma anchora in Oribafìo,in Paolo Egineta,? in Scrapionc. Confolida lafeorza detta uera Tilia mafocata,? pofeia impiaftrata,lefinte frefche:? le )rondi trite rifoluo* fa 0 noie infiammagioni de i piedi:? l’humore,che ne diftitta quando la s’intaccafino al midoliosa rinafeere i capetti,? Tilia,& fue r probibifccyche gli altri non cafchino. Chiamano i Greci la Phillirea, otMuptd. : i Latini Phittyrea'.gli Arabi Aid* vircù. baleb. La Tilia chiamano i Greci tawft* ; 1 Latini Tilia ; i Ttdefchi Lindcn. Nomi. r r e v r\

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Diicoffi del Matdiioli H IPO CISTO .

DelCiílo.

Cap.

CVII.

N a s c e il Cifto,ilqual chiamano alcuni citharo, ouero ciflaro,in luoghi faflofi: & c vno arbufcello ramofo,fronduto,non molto grande. Produce le frondi tonde,acerbe,& pelofe.il mafehio fa i fiori limili al me lagrano,& la femina bianchi. Ha virtù coftrettiua:& imperò i fuoi fiori prima pefti,& poicia beuuti due uol te il giorno in vino auftero,vagliono ne i flufii difentee Ifl rici.Fermano,applicati in forma di linimento, le vicere che vanno ferpendo:& mefehiati con cera,conferìfeono alle cotture del fuoco,& all’ulcere vecchie.

DelTHipocifto.

Cap.

CVIII,

L o H i r o c i S T O ) ilquale chiamano alcuni rho bethroiouero citino, nafee apprelfo alle radici del ci» fto,& rafsimigliafi al fiore del ntelagrano.Trouanfene tre fpetie,diftinte da tre diuerfi colori,ciò è rollo,ver- io de,& bianco.Cogliefene il fucco,comc dell’acacia. Sono alcuni,che tolto l’hipocifto fecco,& pedo, l’in­ fondono nell’acqua,& pofeia lo cuocono,& fanno tut to quello,che fi fa con il licio.Tanto è valorofo l’hipo cifto,quanto l’acacia:ma maggiormente coftringe, & diflecca. Beuuto, & meffb ne crifteri.riftagna i Aitisi ftomacali,& difenterici.’gioua àgli fputi del fangue, & ài Auisi delle donne, N a s c o n o il Cifto,et THìpocifto inpiu luoghi dito ja , - - ,/v— 7,—j -.—7 v fcana,ma copiofofirittoua nepiu afrri,cr faffofì luoghi dtU C i f t o ,ti h í tApennino.Et imperò dourchbcro ucrmente i buoniferiali fare ogni fatici,cr ufare ogni diligéza,di farfipor p o c ilio , & lo tare ò diTofcana,ò d’altri luoghi l’uno,cr laltro’.impcrochcfcnza il uero Hipocifto nonft può comporre la tberia» ( o e fla m . Cd,ne ditti affai medicamenti necefjarij aU’ufo cotidiano della medicina. Quefto,che uolgdrmente è in ufo,è uera* mente una miftura contrafatta del ficco frefiito al Sole di (fucila radicele noi chiamiamo in Tofeanafaffefrica,o* H ip o cifto co n trafa tto , uero barba di becco,& Biofcòride chiama tragopogono. Et è nato (fucilo manififto errore,imperoche gli Arabi & tu o i f u c c e chiamano il cifto barba di becco.Et di qui uiene,che coloro,che fanno il commune Hippocifto delle frettarle, ere• dauci. dendoft,che la barba di beccofopradettafta quella,di cui intendonogli Arabile ¡premono ilficco, cr pofeia lo con ienfano al Sole. cr cofi ingannano parimentefe ftcfii,cr pofeia tutti coloro,che l’ufano. Il Fuchflo, quantunque flanella facultà de fempliei de i primi de inoftri tempi,nelfuo libro delle compofttioni de i medicamenti ultima=■ Oft mente aumentato,cr rinfilo da lui, nondimeno neU'cjfaminare i medicamenti,che entrano per fare i trocifci di fuc» tino,crede per certo,cr nonfenza grande erroreifaluando la fuapace)che l’hipociftofa un fingo,((fendo però no to à ciafcuno,che mediocrementefi diletti di queftafacuità,che l’hipocifto non è altrimenti fingo,ma un certo ger mine molto jìmilc aU’orobanche,\ilquale efee da terra datle ifteffe radici del cifto roffeggiante, come i fiori del me• lagrano,comeft uede nella figura polla da noi in quefto luogo, in cambio del quale farebbe affai manco male ufi» re l’acacia,quandopure anchora ella cìfiportaffe fincera-.imperoche cofl ritrouo ferino qui da Diofcoride,cr pa* rimente daGaleno nei fuccedanei. Fuof i anchora,mancando tHipocifto uero,prendere in fuoluogo il Cucco de balaujìi,comcfi uede in quello capitolo del melagrano. Flinio ingannato dallaftmilitudine del uocabolo, confonde affai facetamente l'hifloria del cijfo,che uuol direhedera,con quella del Cifto .cr imperòfu dannato dal dottifimo E rro re d i P ii Leoniccno. Ecce del Cifto mentione Galeno alv 1 1 .delle facultà defempliei,cofl dicendo. Il Cifto,ouero Cifta* J» « io . Cifto,& hi- ro,è uno arbufceUo,cr algufto,cr in ognifua particolare operatione coftrettiuo. Nientedimeno lefiondi,cr i ger pociíto f e rie - miri teneri,ptfti,cr applicati,fono coft diffeccatiui,cr coftrettiui,che poffono confolidare affai bende ferite. Ifori t o d a G a l. fono piu ualorofiydì modo che beuuti con uino,fanano ì fiufii dìfcntcrici,cr le debolezze/humidità, cr i flufiì fiomachali. Sanano impiaftrati,le ulcere putride. E la uirtù loro ueramente non poco coftrettiua,di modo chef pofi fono mettere nelfecondo ordine. Non è il Cifto cofl frigido, che non habbia però un certo tepido calore. Quel lo,che chiamano Hipocifto,è molto piu coftrettiuo,che non fono le fiondi. cr imperò è ualorofifimo rimedio à tutti iflufi,come dello fruto dei fangue,de meftrui delle donne,delloftomaco, cr detta difenteria. Corrobora, CT conforta tutte le membra del corpo debilitate per troppa humidità,cr imperòfi mette egli utilmente nelle epitbime flomachali,cr del fégato : ne per altroft mette netta tberiaca,fc non perche fortifichi, cr conobori i corpi. Chiamano i Greci il Cifto, K<W,Ktè*po,,KjWf>6v ; i Latini Ciftus : gli Arabi,Kanict,Alteis,cr Lhaic altbis: <5° Nomi. gli Spagnoli CcrguacQf. VHipocifto chiamano i Greci IC’^ iucU ; i Latini Hypociftis.gli Arabi Taratiteli Spa* gnoli P'allegrai. ^

i


Nel primo Iib.diDiofcoride. Cap.

ip

C X T.

E vna altra fpetic di cifto,ilqual chiamano alcuni Ladano,che crefee in arbufcello,limile al ciito:ma £ • duce le frondi piu lunghe,«; piu ncreje quali hàno f'o pra di loro,nel tcpo della primauera,una certa graiTez za.Sono coflrettiuc,& fanno tutti gli effetti del dito. Fasfi di quello il Ladanoùmperoche pafcédoli delle fue frondi i becchi,«; le capre,fi gli attacca quella tcna ce gramezza alle barbe,& al ucllo delle cofcie,&co(i fe la riportào,& gliela pettinano pofeia i pallori,& lique fannola,& colala,come fi fa co’l mele:fannone poi pa ftelli,& la ripógono.Sono alcuni altroché tirando, Se sbattédo certe funi fopraà quelli arbufcelli,rafchiano poi la gra(Tezza,che ui s’appicca, & fannone padelli,«: coli pofeia la ferbano. Lodali per il migliore quel lada no,che è odorato,uerdeggiante,trattabile, graffo,non arenofo,nó fordido,ragiofo,come è quello, che nafee in Cipro.ll manco llimato,& il maco buono è quello di Libia,& d'Arabia. Ha il ladano uirtù di fcaldare, di collrignere,mollificare,& aprire. Mefchiato có uino, mirrha,& olio di mirto, prohibifee il cafcare de i capei li. Vnto con uino,fpegne le macchie delle cicatrici, & abbellifce la pelle.Diftillafi có acqua melata,oueró có olio rofado nelle orecchie,che dogliono.Applicato in profumo,tira fuori le fecondine: & meifo ne i pefloli, mollifica le durezze della madrice. Mcttefì utilmente nelle medicine mitigatine de i dolori, & pariméte del latoire,&negliempiaflrimollificatiui. Beuuto con uino uecchio riilagna il corpo,òcprouoca l’orina.

C h i a m a s i uolgamcntc il Ladano,da chi Laudano,cr da chi Odano:dcl quale come che affaife ne ritroui del contrafatto,fophifiicato,cr di poco ualore ; nondimeno n’ho però fempre ritrouato dcU'clctìfiimo in Vinegia ap UJ c iU’ * preffo à piu profumieri,& ifretialmente alla profumiera del Moro infui ponte di Rialto. Tsiquefla adunque,in cui ucramentefi ritrouano tutte quelle buone parti,che uifi richieggono,debbono i buoni,cr diligentifrettali cercar d'* haucr nelle botteghe loro ; cr tafeiare il contrafatto à coloro,che poftafì la confeienza dopo lefralle, nonf i curano uniuerfalmente in ogni lor cofa,fe quel che comprano,fta buono,à cattiuo,pur che pochi danari ui corrano. Varbu* fcctlo,che produce il Ladano,(l chiama Ledano,cr fi connumera nelle frette del ciflo. Plinio confóndendo affai Errore di Pii (come nel precedente capitolo dicemmo)per la conformità de nomi Unitaria del cifro,che uuollignificar l'bcdera,co nio. quella del ciflo ,fcùffie d i v i i .cap. delx 1 1 . libro,che le capre,cr i becchi riportauano il liquoreJ i cui fi fa il Ladano,deU'hedera. Il che hafatto credere a molti,che <ialibcdera,cr non dal ciflo(importi il Làdano. Fecene me* L a d a n o fe rie to d a G a L moria Galeno alv 1 1 . delle(acuità de[empiici, coft dicendo. Il Cifio,onero Ladano nafee nette regioni calde :c r quantunque nonfta differente difrrtie da quello,che nafee apprefro à noi ; è nondimenofatto piu eccellente dalla re* gioite,cr hafii acquetato unapropria calidità digeftiua'.cr in due cofe è differente dal nohro,cr per hauer egli la* fdata lafrigidità,cr per hauer acquetata la calidità . ma in ogni altra cofafi ritroua efrer quel medefìmo ciflo, che il noftro.Fafii da quefio quel medicamento,che chiamano Ladano,coft caldo nella fine del primo ordine,che pare,che toccbianchora alquanto del fecondo:cr infieme con queito ha egli anchora un poco del collretttuo. E oltre à que• fio,nella fufianza fua fottile:cr imperò è moUificatiuo,moderatamenterifolutiuo,cr anchora maturatiuo. Perii |5o che non è punto da marauigliarfifefi conucnga eglià difètti della madrice,cr mafiimc hautndo apprefjo alle predet* te qualità un certo poco di coftrettiuo. Il chefa,che confèrifca àprohibire,cbe non cafchino i capetti: impcrocbe rifoluc ogni trillo bumore,chegiace apprefjo alle radici loro :c r ferra,cr chiude i meati, doue fono fitti dentro. Ma nonpuò però fanare quellafrette di pe!agione,che chiamano alopecia,ne manco i difètti de gli occhi: percioche per caufarfl cotah morbi da humori uifcoft,cr grofii,hanno di bifogno di medicine piu incifìue,cr rifolutiue, cr che fienopiu ualorofe del Ladano:er che anchorafieno di partifiottili ; ma nonperò tantofiottili,cr difreccatiue,che con fumino infieme congli humori cattiui,che uifi ritrouano,Ìhumidità naturale,che nutrìfee i capetti: percioche cofi nonfolamcntc nonfarebbe curare l’alopecia,ma fare diuentare ihuomo del tutto caluo. Ma quefio non appartie* nei quefio luogotpercioche è proprio documento della cura de morbi. Chiamano i Greci il Ladano, ciò è la pianta a W'ji , il liquore ju'Jtaw : i Latini Ladanum:gli Arabi chiamanola pianta Cbafus,il liquore laden, Ladcn : gli

tfo spagnoli xara. T>ttt‘E6ent>


1) 2

Difcoriì del Matdiio li Dell’Ebeno.

Capi

CX,

L o E I ' E NO elettisfimoèquello,chenafeeinEthiopia,nero,fenzavene,lifcìo,& limile al corno brunito,& che nel romperloffia denfo.al gufto mordace,& leggiermente coftrettiuo: & che brìi fciato.refpira fenza fumo di grato odore.il frefeo,per effer graffo,accollato al fuoco,s’accende:&fre gato in fu la pietra,diuenta roffo.L’altro è l’Indiano,pieno di bianche,& di roisigne uenc,& parimen te di fpeffe macchie,ma il migliore è il primo.Sono alcuni.che uendono per ebano il legno della fpina Indiana ; ouero del m oro. ma fi conofce la fraude.per effere la materia loro fongofa,& vedefi, nel romperlo in pezzi,tutto proporeggiare>non e mordace al gufto,& nel brufeiarfi non refpira d alcu. Io no odore.Hal’ebeno uirtù di chiarificare la uifta:& gioua marauigliofamentc à i catarri,che vi d i n ­ dono,& alle pullulerai che gioua piu valorofamcnteffe fregandolo fottilmente fopra vna pietra da ar rotare,fi mette pofeia ne i collirij.Infondefila fua limatura nel vino di Chio per un giorno,& una noe te,& pofeia fi peila,& faffene collirij.Sono alcuni,¡che trittatala prima, pofeia la colano,& fanno come s’èdetto:& alcuni.che in cambio di vino la pongono nell’acqua. Abbrufciafi l’ebeno in vn vafo di terra crudo,fino che diuenti tutto in carboni:& lauafi come il piombo brufeiato, & ufafi pofeia alle infirmiti fecche,& fcabrofe de gli occhi.

C r e d e s i Theophra&e ah.capo i d i l l i , libro dttthifloru delle piànte, che l’Ebeno non nafiafe no in dicendo.Vebeno é in India publica pianta.Ritrouauifl di due fretie,uno ciò c lodato, er bello per la ma* M feria del legno:er ìaltro uile,er guaito.Quefto ui nafee per tutto abondante,ma cjueUo uifttroua raro.Tutto que* ilo delÌEbeno fcriffe Tbeopbratlo.A cui fottoferiue Vergilio nelfecondo libro della Georgica,douc cofi canta. L’Indiafola il nero ebeno porta, Cerne d i foli Subei nafee I'incenfo. Di cotale opinione ritruouo effere dato anchora Vliniofcriucio anchora egli al x n t.capodel x i i.libro,che ài tutte le regioni del mondofolo l'India produca l’Ebeno:er quella non tutta,mache nafcafolo in una picciola par te di quetla.Herodoto pofeia tiene,che nafcafolo in E thiopia ,• non facendo di quel d’india mentione alcuna.- Ma ut* defìper lafcrìtturadi Diofcoride,chc nafee ueramente in amendue qucflc regioni. In India ne fanno lefatue degli Idoli, e r i bilioni regali. F a tin o n e parimente tazze da beretpercioche credono effer I’Ebeno ualorofifimo contri al­ le malie,& fatture. Et imperò non è marauiglia,fe cofi fi uende caro quello,chefiportainItalia\effendo cofi an jp chora(limato ne luoghi,che lo producono.Il primo ,chc delle Indie il trafrortaffe à R orna, fu Pompeo magno nel triompho di Mithridate. E l’Ebeno di materia denfifiimo:er imperò quatunqueficco di molti dnni,me[]o nell acqua, fe ne ua al fondo. E a tempi noflri notifitmo ilficco in Italia,per ritrouarfene appreffo à coloro,che fanno i petti* ni per la teda,injìnitifimi tronchr.erfìmilmente apprefjo à coloro,chefanno le corone de pater nojìri. Scrijfe del* le uirtùfuc Plinio all’x i .cap. del x x n i i.libro,cojì dicendo. Non lafciarò per miracolo di dire,che la limatu* ra dell’Ebeno gioua marauigliofamentc àgli occhi- Il legno fregato infu la pietra à arrotare,fino che fi facciafot Ebeno ferir- tilifiitna poluere,incorporato pofeia confapajetia uia le albugini'-?? mefcolato con mele,colferifie alla tojfrco da Gal. ce delÌEbeno memoria Galeno al V i. dettefatuità de fcmplici,cofìiicendo. L ebeno è di quei legni,che triti,fi dij foluono nell'acqua. £ compofto di fonili partner ha uirtù aderfìua,er calida. er imperò fi crede,che toglia uia quelle macchie,che offtifano la pupilla degli occhi: ermettefl in molti altri medicamenti pur degli occhi-, hefi fan 43 no per le ulcere,er pcrkpudolc,chcuinafcono. Hanno {limato alcuni,che il legno, chefi ci porta da'-e Indie, chiamato da chi c v a i a c o , da chi Guaiacone,er da chi Legnofanto,di cui è l'ufo per la cura del mal Franz Legno Guai ctfe,jia anchoracgli unafette d'ebeno. Il che ueramente nonfo ne reprobare,ne affermare ; per nonritrouare alca i a c o , & fu a * ' no degli antichi fcrittori, che ne dica,che fondi, chefiori,er che frutto produca l'ebetio.Ma è ben nero,che dall c iT a m in . effere il Guaiaco cofi forte neroin fuori,fi raffembra del tutto in ogni altra qualità fua aU’ebeno. Portafene à noi, come fedelmente fcriffe il dotto Maliardo da Ferrara alla 1 1 i.tpifioladel x v i i Mb.di trefirti-Ji ebepoffoan* chora io farnero teihmonio,per hauerle tutte efrerimentate,e r piu mite hauute nelle mdni. Enne adunque d una forte di piugraffo tronco,chefegato ì trauerfo,dimostra piti ampio campo di color nero,che gli altri,con unaghir* landa attorno,che nel fuo colore tende ueramente di giaUotld cui materia è piena di intrigate uene,cbefendono per lungo tutto il tronco di piu fofeo colore. L'altro per la piu parte non è cofìgroffo di tronco,er dentro di fe ha man JQ co campo di nero,er piu circuito di bianco con le medefime uenc. Il terzo mancogroffi cfamendue i p redetti,chia mato particolarmente Legnofanto, è tanto di dentro, quanto di fuorifilamento bianco, diftintopcr lungo dafot tilifiime lince,er piu acuto,erpiu odorato di tutti gli altripredettì. Ma nonperòper quello è da penfare,che per effer cofi differenti di colore,fieno legni di dìuerfe piante,er di diuerfi frette , come forfè fi imaginano alcuni: per* tioche reffer di dentro bidnco,come di fuori,er cofiparimentc nel mezo poco nero,non procede daaltro,che daU’cf fer piu maturo,er manco maturo. Percioche tanto piu nero fi ritroua il Guaiaco,quanto è piu uecchio ,er piuma* turo l'albero,da cui fi taglia : er tanto manco nero,quanto egli è piugioitane. Il chefi uedein affai dcnofirial* beri, cìItalia,*? ifretialmcntc nel moro. Ma è ben da penfare,chc l'età faccia l’uno piu dell’altro ualorofnelìope* rare. Sopra al che ragioneuolmente parlando,dico,che ritrouandofi in quello,che è tutto bianco piu odore piu Q u a l G u a ia c o (ia p m u a - acutezza>Cr piu amaritudine, er effrndo la fua acqua piu corpolenta,erpiu denfa d'amendue l’altre fretie, come (¡0 la ifteffa efrerienza ne dimoQra adocchio,non é marauiglia,chc in quefio,come piugiouane, la uirtù uegetatitiafia lo r o fo . piu ualorofa, er configucntmentc ui fi ritroui piu humore : er imperò é affai piu mlorofi degli altri. Per EbeHo, & fu a

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che


Nel primo lib. di Diofcoride.

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133

che direi io, chefuffe questofempre da ufare in quei ueri morbi Francefi , ovefi ritrouino ulcere maligne, calumo* fé , er corrofiue, corrottionc d’ojfa, gomme, cr dolori di giunture,cr di tefta : er ««lo piu,quantofi uede ilfig ieito giovane,fòrte,er di buona natura. Il fecondo in bontà reputo effer il mezanoeperciocbe quefto anchora è piu odorifero, cr piu acuto di quello, che è piu nero >er piugroffo : er quello nonper altro, che per efferpiu giova» ne, er piu pieno d'bumore. er imperò c da ufare ne corpi piu dilicati, er piu deboli,cr doue nonfìa anchora il ma le troppo incarnato. Il manco adunque buono, er manco ualorofofiilpiu nero,il piugroffo, t'ipiu maturo : per» cioche inocchiandoli, diuentafempre ogni pianta (come interuiene anchora ne gii animali) piuficca,cr piu priua d'bumore. Del che nefa manififtofegno refiere il piu occhio fempre piu nero degli altri : percioche il color nero dimoftra ucramenteftecità> er perdita del calore naturale, erbumido radicale ; il qualefi ritroua cofì nelle pian» i o « , come negli animali. Ma è però molto bene d’aucrtirc, che quello, che ¿tutto biancofìa fiefeo : percioche per tjfir piufittile de gli altri,piu preflofificca,cr per batterpiu humore,piupreftofi tarla,CTfi corrompe. Et imperò megliofarebbe qualche uolta ufare del piu maturo,chefuffe frcfco,che del piugioitane di lungo tempo tagliato. So* no alcuni de moderni, tra li quali ritrouo Alphonfo Terrò, che piu laudano l ufo di quel de rami delle pùnte dime» za età » che ogni altro .Il che ueramcntc nonmi pare cofa del tutto reprobabile : percioche cìafcltno, che pbifical* mente confiderai la cofa, troueràpoci differenza da i rami del piu uecchio al tronco ddmezano ;c rd a i rami d i queftoal tronco delpiu giouane : percioche piu humorc tira afe la uirtù erefiitiua de rami, che quella del tronco. Et imperò nonper altra caufafi ringiouenifeono le piante, ripiantando, ò propaginando iloro rami,fi nonperche hannoinf i quel medeflmo humido radicale, che hanno i giouani. percioche i rami nonfono altro , chefigliuoli del tron co -,cr imperòlimili a piccioli animali. Ma ueramcntcà me piu piacerebbe {ufo del troncogiouane: perciò»0 che à queftominiera la terra immediate,cr non peraltro mezo l'bumarc,e’I nutrimento ; cr parimente per non hauerportato per aucntura alcunfrutto. Il che molto toglie di uirtù atte pùnte,cofi come anchora àgli animali. Vottimo legno adunquefarà il giouane dell'iftcjjòtronco tanto di dentro biancovfionto di fio ri, fiefeofinza al» cunafiffura, denfi, ponieroftfiimo, non tarlato, odorato, algufio acuto, cr alquanto amaretto. Et perche ì £ e fCOt z e d e l tempi noftrifono cofi inufo lefuefcorze, comefi fìa anchora il legno, pormi che il medeflmoordineshabbia date» G u a i a c o . nere in conofiere quali fieno le migliori, cr le piu piene d’bumore, che s’è detto nella clcttionc del piu ualorof>le­ gno , ciò è tor quelle, chefifeorzano dal piu ualorofo, P ortafi dalle Indie nouamente ritmate dagli Spagnoli,cr Parimente da Calocut, e r dallaTaprobana ifola di mezogiorno, cr f ■condo che dicono alcuni altri,ancboraiE» thiopia. Ma fapeniofi hormai da tutti, che i medicamenti, cr gli aromati ,cbenafrottoin oriente ,finoì migliori di tutti gli altri, è però da credere, che quello, chefi porta in Spagna d’occidente,fta affai meno ualorofo di quello, ■ 0 che nafie in oriente,cr in mezo giorno. E albero ( per quanto rifèrifeono coloro, che ritornano à noi da quelle re* gioni) che crefce allagrandezza delfiafiino, cr ingrofjàfl per lo piu allagroffizza d uno huomo di conunuiiefta» tura. Produce lefiondi firme, cr brcui, madifigura fi raffimbrano quafì à quelle dellapiantagine. I fiori afferma no etfir gialli, crii fruttograffo, come noci : il quale uogliono, che mangiato filua il corpo . La corteccia ne uec chi è nera ,c r negiouani rofiigna. Ondeconftderandofitutte le qualità del Guaiaco,ficonofce inanififtamcntc Vacuità del che può eglifinza alcun dubbio operare ciò chefiricerca nella cura del mal Francefi. Imperocbe e(fendo compofto il Guaiaco di parti molto calde cr fittili, cr parimentefecche, cr effindo egli non poco ragiofo, può neramente con lefacilitàfucualentcmcnte diffeccarefittigliare,liquefare, cr mondificare i già infittati humori,cr parimen» te prouocare il fudore : cr oltre à ciò con la ragia, che poftiede, opporfi alla cStagione, cr putrefattione, che re» gnano nel mal Francefi. Ne i primi tempi, che f i portato in Italia, cr fimilmente per molti anni dapoi,fi daua, cr o fitoglieua la decottionedel Guaiacocon nonpoco timore : percioche diceuano, che chi nonbauefj e debitamente of feruata la dieta del pane,cr deVuuapaffafola, cr chi non haueffi perfiuerato nella cura quaranta giorni continui, cr nonfuffifemprefiato ferrato allo[curo, finza uedere aria,o ufeirfiordi camera, effire in manififto pericolo di morte : crprohibitianocofi il mangiare carne, cr il bere uino,come uelcno mortifero . Ma accadendofieffo, che alcuni molto deboli auantialdeterminato tempo per la infopportabile dittafi fentìuanomancare iluigore&r rifol neregli foriti, per ricuperarla uitafifecerofare buoni pefti di cappone, da cui ritrovarono mirabile giovamento. Ondefattofi beffe delle ciande,cr delle bugie di quefti tali empirici,cominciarono poi i medici à dare queftaacqua con piu moderatadieta,dandoper uolta al paftofino à due, ouer tre onde di carne dipollo. ma nonperò alcuno ar* dina à dargli nino. ìlchcpiu,crpiuuoltcconfidcrandoio,moffo perodauiue ,c r ucrc ragioni, uolfl di tutti i Inuétìone d i 1 media fltaliaefftril primo, che tentaffe di dare il uino della infuflone del Ugno nella cura del Francefi. Il che dareilG«« ?o fucccdendomi meglio nelle materie,cr compiefiionifrigide,che la decottionefola dell’acqua,fu caufadifarmenefar co <0 *,iao» publicamcntioneper communc utilità di tutti, già fin dodici anni pafiati,quandofici darfuori in iftampain Bolo gna il mio dialogo del morbo Gallicofanno che l'inuìttifiimo Carlo v.I mperadorefi quivi da Clemente v r t.P on* tcfice mafiimofiliccmentcmcoronato. Et di qui ¿proceduto,che dipoi moltimedicis’hanno con lefacultàmie,et lunghefatiche dcquiflato nonpoco nome,perhauer mefio il uino del Guaiacoin prattica conmoltofucceff>,facen» do credere 4 ciafcuno, chefuffe da loro ftatoritrouato quello,che già piùtempo haueua meffo io in ifiampa. er per darepiu colore, er piu credito alla cofa, nafcondeua.no à ciafcuno in fecreto di farlo-,acciocbe ne feguitaffcloro , tenendo la cofa in riputatane,affai piu guadagno. Ma in verità è da guardarli da alcuni empirici, i quali tffendo igr.or mti di quanto importinole confiderationi deUamedicina,fanno la decottione del legno,cr dettefeorze nel ui* no in,lente con pan porcino,brionia,efula,coloquintiia, cr turbit, cr mille altri diauoli,chefi gli porti"0 -Et colf Co finza battere alcun rifotta ,fe la complefiione, ò lamalatia fta calida, òfrigida ; òfi fta di uerno, odi fiate ; ofe fin huomo, òdonni ; ògioirne, ò ueccbia la perfina, che medicano ; nefanno ogni mattina bere un bicchier; ben «dio. cr imperò d’uno, cheper difgratia lorguarifie nd< MWtgJm muoionopoi dicci,che 1 boi manigoldi m

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mazzano.


134 M o d o d i fa­ r e , & u f a r e ¡1 u in o d e lG u a ìa c o .

L iq u o re , ch e fi m e t t e c o n ­ ia d e c Q t t i ó e

DifcorfidelMatthioli

mozzino. Md accioche dalle mani di colorofi poffaguardare ciafcuno, ecco qui il modo uero, Crficm difare,& parimente d’ufare il nino del Guaiaco. Prendi adunque del piu eleto legno libre quattro, ramato bcmfiimofiottile : M e fcorze del predetto libre due : di cardo benedetto : il qual chiamano herba Turca,libra una.cr meza : di cap,U uenere, di uerafcohpendria, difori cordiali, di tutti libra una ; di cinnamomo ufuale drammejei -.dianefi oncia w, 1 cr meza : di zucchero di Medcra libre quattro .E t cofi metti pofcia tutte queüe cofe in un barile di buona ca* tacita, ben netto : cr pofcia babbi cento cinquanta libre di uinoflomachale, er buono,bianco, cofi caldo, come fi Ìoleljc bollire, er giraglielo [opra, er ¡erra ben,fimo la bocca del barde. Lajcialo coji per tre giorni, er pofcia chiarificalo per il colatoio di telano chefa ben Maro,cr [erbaio in un altro tlafo ben netto, cr benferrato, per-, coche di quello lì bee à paño in cambio dellafeconda acqua : er nonfi bee la mattina, ne la fcram cambiad, fro­ to , come colli,mano difar molti con poca ragione. Puofi queño medefimo uinofare molto meglio, cr input quan lo tità,mettendo a bollire con ima buncak cofc predette nella tumfinoche il ninofa chiaro,cr moltiplicando ma­ teriali , fecondo la quantità dell’ulta. Oltre al bere, chefòfare a pafio di quefio nino,do ogni mattina,cr ogni fera s1 .• __ 1:,___ mte limato, cr cotto fecondo il commune ufo, m teme con due on-

na, ai ciafcuna tre manipoli. ---- ~------- w . w ,■ ■ r ' faMinare, di ciafcuna quattro onde : difeme d’anefi, di fiori cordiali, di tutti 1[andai,,di cinnamomo, d, aajcuno d e l G u a i a c o . meza oncia. Fa cuocere ogni cofa ragionettolmente in libre uenti quattro d acqua commune , infitto a tantoché ca li la terza parte, cr pofcia togli libre due d’clettifima fena infòglie,CT con quefta decottione bollente, cr benejprc muta,cr colata,fa una infufloncfopra la dettafena, in un uafo di terra uetriato , che habbia la bocca strettacelo chelipoffa meglioferrare con unferraglia ò di Iloppa, ò difouero, ó di tela,che punto non ijpiri : cr pofcia tnuoU 13 ta il dette uafo in un cappezzate di piuma ben prima fcaldaio al fuoco.crferralo in una capa, lafiiandolo cofi per hore uenti quattro. Cattalo poi fuori, cr ifpremi benifimo lafena con mano,cr cola la detta infusone ,c r aggiugnilifei libre A'infuftone di refe della piufolutiua,cr libre otto di zucchero di M edera : cr ponlo a bollire alfuoco temperato,et comefarà calato la terza-parte,buttagli detro una oncia di perfèttifimo reubarbaropoluerizatogrof famente, cr lafciauelo cofi bollire, infin chefi cuoca il liquore aUa cotta del gtulebbo. Colalo poi,fino chef chia« ripchì,crferbaio in uafo di uetro benferrato. Et auuertifci, chefe uedef i il male moltofrigido,cr con moltaflem­ ma , potrai aggiugnere nella decottione fopruferitta una oncia di buoni turbiti: ma altrimenti nonaccade. Perii mangiare cotidiano, mentre che dura la curafi danno tre onde di pan bianco ben cotto,cr tre onde di carne di pohio , ouero tordi, ó pernici aUamedeflma quantità, piu prefto arrogo , che leffo, con due ouer tre onde d'uuapaffa, Cr à bere una honefiimifura delfopraferitto uino .Etfe alcuno non può tolerarlofenza aequa -fifa inacquare con je acqua cotta nelleguaflarde di uetro, con meza oncia di legno alla uolta, facendo bollire, per infln che cali tutto il collo. Il miglior tempo àfar queào è ueramente nella primauera,il MarzoJ Aprile ,e l Maggio, cr nell autun« Tempo con- no il Settembre, cr l’Ottobre. percioche malfi pofono le lunghe polloni tolerare al tempo de gran caldi, cr pari­ ueniente in torre il Gua­ mente de M e m i freddi. Poffonfifenza pericolo, quandofi uede ejfer l’aere quieto, cr purificato, lafaare tifa­ re i pudend a baffo per cafa,ò per qualche propìnquogiardinetto. il che inducefreffo non poca ricreatane deUani iaco. • mo. Nella qual curafifanno perfeuerare chi piu, cr chi meno, fecondo il bifogno , cr il fucceffo, che giornalmctt te fi ne uede. Et per quefia uiafi fanafteuramente ogni crudel mal Francefe ,c r fimilmente ogni altra uecchia, cr frigidd malattia di tefia, di nerui, difiomaco-cr di giunture ; certificando ciafcuno,che nelkgotte non troppo uec Chic, fa mirabili effetti. Ma è d'auertire, che io non ufo di dare il uino ,fe nonnelle materiefrigide, ouero non mol to cdliic : pcrcióchc ouc il male(ì<t fènduto ncWaduttionc dettò choleraydo con U medejhnu curò a bere a putto,deb 40 lafeconda, cr terza acqua del legno, fecondo il commune coflume. Antepongono alcuni de moderni al Guaiaco Radice C h i­ (quantunquedi contraria opinionefiail Vefalioanatomista)laradice chiamdtadachi cin a ,er dachiChina, na, & fua efla di cui ¿già lungamente l’ufo tragli Spagmoli perle podagre, cr mafiimamente apprejfoaU’inuittifiimo Imperatore gùnatione. Carlo v. da cui ha prefo ella meritamentegloriofe lodi. Qucftaper quanto s'intende,fi porta cr daPortoghefi, cr da Spagnoli dalle parti meridionali, cr ricogliefi lungo i lidi del mare, trattafuori del terreno. E ( comefi ue­ de ) [ingoia cr leggiera, comefefuffe ridice di canna : il color è rofiignoiil perche pami,che non pocofi raffembri «UaradiceRhodia. Quella piufi loda, che piu èffefca, falda , non tarlata, cr che piu roffeggia nel colore.Vitu­ perala affai( come ho detto ) il Vefalio,nefo con che ragioncuoli argomenti, fapeniofiper cofa certa,che tante uolte non l'baueria ufata l’inuittifiimo Cefareffe non uhaueffcritróuato notabilifimo gìouamento. Attribuifcono al­ cuni altri lafacultà del guaiaco,cr parimente della china, àqueUa che chiamano nuouamente salsa panila, 0- 50 Sa!fa parilla ueramente Sporta panila. Quefia (per mio giudicio)molto/i raffembra alla radice dell ebulo.ma non peròfo io affa ì^omì. mare, per non uederfene lefòglie, di qualforte di piantafia ella radice. Ma ritornando all Ebeno,dico che i Gre ci lo chiamano Ffiitm : i Latini Ebenus : gli Arabi Abanus, cr Abenus.ll Guaiaco chiamano i Latini lignum Gua iactm, lignumIndum, Lignumfanftum ; i Tedefibi Trantzofem holtz •' USpagnoli Legnofanto, UgnodeUas untubasti FrancefiLinfaint.


Nel primo lib.diDiofcoride. Delle Rolé.

Cap.

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CXI.

L e r o s e frefche .riftringono, & infrigidifcono, mapiuridringonolefecche.Cauafi ilfucco dalle fre­ fche in quefto modo. Tagliategli prima con le forbici l’unghie(cofi fi chiama quel poco di bianco, che hanno nelle edremità delle frondi loro )& peitanfi pofcianel mortaiO)& fpremefene il fucco,& lafciafi all’ombra in* fino à tanto,che fi condenfi,& ferbafi coli per i linimen ti de gli occhi. Seccanfi le frondi delle rofe all’ombra , uoltandolefpeffo, accioche per la muffa, & per il fobbollire non fi guadino. La decottionedelle fecche fat* ta nel uino Se bene fpremuta, naieà i dolori delle orec­ chie , della teda,delle gengiue.de gli occhi, del federe , & del fuo budello, & della madrice, unto con una pen­ na,oucro meffo ne i crideri. Le rofe fecche fenza fpre- , merne il lucco, medicano,empiaftrate,le infiammagio ni dei precordi), l’humidità dello ftom aco,& il fuoco facro. Le fecche trite in poluere, fi fpargono in fu le fcorticature delle cofcie,& mefcolàfi ne gli antidoti del le ferite,& in quelle cópofitioni, che chiamano anthere.Brufcianfi per imbellitele ciglie de gli occhi. I fiori, che fono in mezo delle rofe fecchi, & poluerizati fopra alle gengiue prohibifeono i flufsi, che ui difcendono.I capi loro beuuti ridagnano i flufsi del corpo, & lo fputo del (àngue.

De i Padelli delle rofe.

Cap. C X I I .

C o m p o n g o n s i i Padelli delle rofe i n quedo modo. — Prendófi quaranta drame di rofe frefche,&af«riutte da ogni humore.come cominciano à slanguidire, dieci di nardo d’india,& fei di mirrha. Pedafi ogni co fa infieme,& formafene i padelli di pelo di tre oboli l’uno;& come fon bé fecchi all’ombra, fi ripógo no in un uafo di terra non impecciato,ferrandolo, che nó reipiri.Sono alcuni, che u’aggiùgono due drame di codo,& altrettanto d’iride d’Illiria,& mefcolano cómcle,&uinodi Chio .Sono in ufo alle donne da portareal collo in càbio di collane,per offufeare l’odore fadidiofo del fudore.Vfangli pari méte in poluere da fpargerfi adoffo dopol bagno,lauàdofene pofcia,come só fecchi,có acqua trefcha

jo

L e rose, che alla medicina appartengono,fono di piu forti .ma quelle, chefon piu communi in Italia, fono le roffe, le incarnate, e r le bianche. Hannofi le roffe per le piu eccellenti : e r dopo quefìe le incarnate : cr imperò fi tengono per le manco buone le bianche nollre communi, non connumerandoperò con quefte.quellaforte di bian• che molto odorifere, le quali inTofcana propriamentefi chiamano Damafchine, cr in altri luoghi JAofchettc.im* peroche queflefono le piufolutiue di tutte ialtre ,c rle piu odorifere. Sono le Rofe compojle di diuerfefufìanzc ; il perche contengono infe, fecondo le parti loro piufuperficiali, CT piu intrinftebe, diucrfìtcmpcramcnti.Uanno primieramente dalle parti terree,cr acquee, le quali mediocremente poffcggonojafufìanzd, e r la flit licita : dalle aeree, alquanto del dolce, e r dellaromàtico : e r da quelle, chefeguendo la natura delfuocofon calide, e r fattili, l’amarezza : C r il color roffo quelle,chefon roffe. N ellefrefche l’amaritudine uince laflitticità: cr imperò, perche la prima operatione loro folutiua, la quale non conobbero gli antichi Greci, procede dall'amarezza,lefrefche fol­ lo imo il corpo ,c r non lefecche. Ilfucco eccellenteper comporre diuerfi medicamenti,fi fa delle roffe, c r ancho delle incarnate ; quantunque nonfìa cofl utile. Le infufìoni, chefifanno per Siropo rofado folutiuo, fifanno per il piu delle incarnate : ma migliori, cr piu folutiuefono le M ofehette, che noi chiamiamo Damafchine, quandofc ne potejje hauer copia. Vercioche mangiandofi uenti, è uent¡cinque delle loro odoratifiimcfrondi auanti al cibo,fol uono commodamente il corpo, cr fenzamoleflia alcuna ilfucco delle Rofe è apertiuo, rifolutiuo, a&erfìuo, e r folutiuo : cr imperòfolue egli la cbolcra, e r mondifica ilfangue di quella .Vale al trabocco delfiele, CT alle oppi• lattoni dellojlomacho, cr del fégato. Conforta il cuore, conférifce alfuo tremore,cr cacciafuori gli humori, che nefon caufa. Vale alle fèbbri cboleriche, come fono le terzane di tutte le Jpetie.Connumerano i moderni medici tra le medicine benedette rinfufìonc delle Rofe, di cuififa il Siropo folutiuo : imperochcfenza moleftia, cr fenza al• eun detrimento della naturafolue il corpo, cr purga lacholera. Le Rofe bianche communi ( non dicerie Mo* Co fchette damafchine) non per altro s'adoperano, che perfareacqua: imperochc inquefle nonèqueUa uiua uìrtu fluttua, come è nelle roffe ,c r nelle incarnate. Et però pormi, che contra ogni ragione riprenda inquejloil Minarlo da Ferrara Mefue: conciofia che quantunque nelle Mofchette, le quali fon bianche, fi ritroui piu m

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Sacco, k i n f i f o n e d e lle

D j f e i-a j i M o fl i e c o n t r i M a lia rd o .


Difcorlì del Matthiolí uiftù Colutiti*, che in tutte raltre ; nondimeno i dapenfiare, che Mefiue non intendere di quefle,ee»nt cofa da lui non conofeiuta; ma fiolamente dette communi bianche ufiuali Alche può ageuolmenteaerificare tlfiaper m i, chenuoue fono le michette in Italia, ne ¡I ritroua,che fuffero conofciute da gli antichi, fiegià non uolcfjemo credere chefifi Ceroquelle,che Plinio chiama Spintole. Sonò neramente te Rofie da efiere¡limate,cr tenute care, non¡olà per l'or, nxmento de i giardini, esperii giocondoSpettacolo, che rapprefientano attauifra nella Primauera >mapiu affai per la molta conferenza,che hanno con uarij,cr diuerfi medicamenti importanti alla uita dell'huomo. Le Rofiefialmi, che fono affai piufiittiche., cr coftrettiue, che le domefiiebe, ma meno odorifere, nefi rttroua mloro uirtu alcuna folutiua. Et imperò diceuaTbeopbrafto al lib. er capo v i. dcÜ'hiñoria dellepiante. Le Rofie fanatiche fono piu offre dettedomeffiche ne i rami, cr nettefiondi. Hanno il fiore meno odorifero, cr manco tinto di colore, m cefi e egli ampio, come e quello dette domeffiche. R itrouanficne oltre attepredette in piu, er uarij giardini d Italia di co*.)» i lare giallo, ma d'horribile odore. Cerchi appreffo à Plinio al m i . capo del x x i . libro, chi e cunofio dijapere le diuerfitta delle Rofie: imperoche quitti ne ritrouerà per lunga hifioria di diuerfic ffetie. Farono dagli antichi fei parti confiderate nelle Rofie, tutte conuenienti dafiaperfì netta medicinadme che pochifiimiffcitalifi ritroum, Farti confide race nelle ro che particolarmente le ripongano. Le prime due partifi ritrouano nettefiglie : er l unafon quelle efiremita, chia* (e,9c loro uir mate unghie da Dioficoride ; er l'altra tutto il reño dettefiglie. Valtre feconde due partifono in queifiori, che in tù. minutigranettetti attaccati afottilifiimefila gialleggiano nel mezo dettarafa: dei quali una partefanno efferei graneìletti, er altra lefila. Le terze poficia, er ultime due parti fono nel piede, fiufientacolodi tutta la rofia : una ciò è nellaprima parte di quello ; e r l’altra nettiauanzo , chefieguitafino al picciuolo. Le fòglie confortano il cuo* re, lo filomaco,e'Ifegato,cr parimente la uirtu retentiua : mitigano i dolori caufati per calidità d humori,crffen* gono le infiammagioni. L ’unghie,anchora chefaculta alcuna propria nongli attribuìfitonoglificrittori : nondime* M no s’adoperano cr nette lauande,cr ne i crifteri, chefifanno per riñagnare ifiufii utilmente:. Sono i fiori ,firlc /or fila utili à ifiufii dettegengiue : c r , fecondo che dice Plinio,à ifilufii bianchi delle donne. L ombilieo poficia, il qual chiamano alcuni la teña, con tutto il reflo del piede,utilmente s’adopera à rifilagnare ifiufii del corpo, cr gli fiuti delfiangue. Oltre atte predettefei nominate parti, le qualifi ritrouano tutte infierne nel tempo, che le Rofiefiori* feono 9tre altre ne ritrouo nelfrutto, quando é rofJo>zr maturo 7ciò ejafuftanza >ìlfeme 9Cria lanugine, che ut fi ritroua dentro. nette quali parti efenfata uirtùftittica 7CT coftrettiua. Et impero uagliono anch effe ne ifinfi del corpo ,c rd ei meflrui tanto rofii,quanto bianchi, cr [imilmente nettagonorrhea • nel che hanno maggior con» Errore di al ftrenz* »che in altro. Sono alcuni, che fi credono, che l'Alliberà fìa quel fiore, che nafee in mezo atte rofie. cr à tri, chefìa il lorfrutto. Ma di gran lunga neramente s'ingannano : pernoche, comefi legge appreffo à Cor* «uni. netto Ceffo, à Galeno,cr à Paolo Egineta, non è l’Antherafempliet medicamento, ma un compofito dt piu¡empii* jo ci,tifato dagli antichi frequentemente nette ulcere della bocca, nellefiffiure de i piedi, erpterigij dette dita. La cui deferittionefi ha da Galeno al vi.libro dette copofitioni de medicamentifecondo i luoghi,trattando deli ulceie del* Modo uero la bocca. Lambiccali l’acqua delle Rofie in uarij,cr diuerfi modi • ma ueramente i eccettentifiimae quella,chefi, a di làbiccare per bagno di Maria ; cofl comefono anchora tutte Valtre aique, chefìlambiccano nel modo medefunopei l ufo de. & quali ac­ que Gano piu la medicina : tra le quali,cr quelle,che a uiuofuocofi fanno per lambicco dì piombo,e tata differenza, quanta ucg* eccellenti. giamo efiere daltoro al fèrro. Imperoche le lambiccate à bagno co i capetti ampi,cr ben grandi di uetro, fienai alcunofaflidiofofiapore ne difumo, ne di bruficiaticcio, ne riportano ficcoilfiapore, cr Codore naturale dett hei ae, cr defiori, ondefi cauano. li che nonfi ritroua nette communifatte à lambicco di piombo : le quali pochifiimc, o rare uo!te,& mafiime quandofonofrefebe ,fi ritrouanofienzagrande odore difumo,cr di bruficiato.cofia ucranias te, che induce nonpoco faflidio,cr naufieaà gli amalati nel bere i Siropi ; oltre al nocumento, eh ettefanno a gli fio* 40 machi,al petto, cr parimente à tutte le membra interiori, per portare etteficco la mala qualità de i piombi, cr de t rami, dout fìlambiccano. Al che attendendo i dotti,cr ualentifiimi medici,ufano,Seguitando gli antichi,fidamente le iecottioni. le quali quantunque ualentifrimefieno ; nondimeno l'acque diflittate per bagno, come difiopra se det* to, ritenendo in fie il uero,cr uiuofiapore,cr odore dctt’hcrbc,cr de i fiori,ondefi traggono ,fi pojfonofìcuramente agguagliare di bontà alle decottioni,cr anteporgliele anchora,non dico in uirtìt, mafidamente per cffcrc,cr alga* fto piufioatti, cr all'occhio piu diletteuoli. D'altraforte, che di qutfie non ufo io : per le quali hofattofabricare d mio modo un nobile bagno, dal quale da piu, cr diuerfi organi di uetro nefiuoi appropriati tempi cauo queflc ceca* Unti, cr utittfiimc acque. le qualifono amare,acute ,garbe, acetofie, aromatiche, crficioccbe, fecondo la propria natura defempiici, onde effefi tirano. Per il che douerebbonjì sforzare tutti gli ftetiali,cr parimentemedici di di* menticarfi hormai i lambicchi di piombo, cr in lor luogo farfi fabricare de i bagni. Imperoche cofi ( anchora che pi piufatica, crnon tantoguadagno uifia)fodisfiarebbono infìeinemente à Dio, crai mondo. 11Euchfìo nel ultimo fiuolibro dette compofìtioni de i medicamenti infiegnato ( per quanto io pojfio comprendere ) dal Manardo da Ferra• ra, auertifice, congran cautela >che coloro, che lambiccano le herbe per bagno, guardino molto bene, che il uafio, ouefon dentro,non tocchi per modo ueruno con il fóndo ?acqua del bagno, ma che ui ñi¿ collocato di tal forte, che ne pigli fiolamente il uapore, comefie toccando [acqua, doueffe rifiultarne qualche gran pericolo, auuenga che di* licate, cr molto buonefieno le acque, chefifanno nel bagno. Et però io non dirò mai,ne manco lo dirannogli Al* chimifti, chefi debbino uitupcrare tacque, che fi fanno à bagno, anzi diranno, che lefono elcttifiimc, cr buone, quantunque mai anchora nonfìa io per negare, che quelle,diefi fannofiolamente con il caldo del uapore del bagno nonfieno qualche cofia di piu eccellenza ; maper effere ciò di pochifiima importanza non mi par di granare altri* mentigli ffetiali,chefaccino le acque co limili uapori,co i quali oltre al diñurbograde chefi ha in cottocare i uafì> à» Rofe fcritte cheftienofialdi ne ifiuoi luoghi,fi caua per quefta uia tanta poca quantità d’acqua, che non merita laffefia à ufare tan da Galeno. tecerimonie,le quali allafine rifiutanopocopiutbc niente, fece delle Rofie memoriaGaleno al v 1 1 dettefioatti^

I


Nel primo lib. di Diofcoride.

137

¿e fmptichcofìdicendo.1 4 uirtù,crfaultà delle R o / c c fiata in piu luoghi[opra dichiarata,ciò c,ch'cllafìa compo fta dima Manza acquea calda,mefcolata con le due altre,coftrettiua ciò è,cr amara.llfiore di mezo épiu coftret* tiuc che nonfono effe rofe : er però è egli certamente anchora piu diffeccatiuo . La R ofa chiamano i Greci P W W : Nomj> I Latini Kofa egli Arabi Nard,Naron,er Yard: i Tedefchi Rofen:gli Spagnoli Rofas : i francefi Vne rofe.

Del Lido. I0

Cap.

CXIII.

Il l ic io il qual chiamano alcuni pixacantha, è uno albero fpinofo, che produce i rami alti tre góbiti 1 & qualche uoltamaggiori,intorno à i qualifono te fron di dcnfe,& folte,fimili à quelle del boiTo. Fa il fuo frut­ to limile al pepe,nero,amaro,lifcio,& denfo. Lafua cor­ teccia è pallida,limile a un lifeio bagnato. Ha molte ra­ dici torte,& Icgnofe.Nafce abondantemente in Cappadocia,Licia,& in molti altri luoghi. ama i luoghi afpri.

C a u a f e n e ilf u c c o in q u e l lo m o d o . P e fta n fi in fie m e c o n i ra c e m i le ra d ic i,& m a c e ra li p o fe ia p e r a lq u a ti g io r n i in a c q u a , & c u o c o n fi : & c o m e f o n o c o t t e fi c a u a n o

fuori,& fafsi cofi bollire il liquore per infinoà tato , che fi condenfi come mele .Contrafafsi mcfchiandogli nel ao cuocerlo della morca,ouero fucco d’aifenzo, ò fiele di bue.Leuafigli nel cuocerlo,la fpuma,& ferbafi per le me dicine de gli occhi,& il refto per ufarc in altre cofe.Spre mefi nel medelìmo modo il fucco del feme,& condcnfa fi al fole.L’ottimo è quello,che s’accéde al fuoco, & che nel fpegnerlo,fa la fpiuma rofla, & quello che di fuori è nero,& di dentro nel romperlo rofieggia, & quello che non ha niuno cattino o dorè, & che con amarezza è collrettiuo,& di colore di zaffarano »cornee quello d'in­ dia : ilquale & per bontà,di per efficacia fi prepone à tut 3P ti gli altri. Ha il Licio uirtù coftrettiua. Chiarifica le caligini de gli occhi,& guarifee la fcabbia, & il prurito, & i flufsi uecchi delle palpebre.Gioua alle orecchie,che menano marciaci gorgozzule,alle gengiue ulcerate, al­ le Allure delle labbra,& del federe, & alle fcorticature, ungendone i loro luoghi. Mettefi ne i crifteri, & beuefi perii flufsi ftomachali , & difentcrici. Dafsi con acqua allo fputo del fanguc, & alla tolfe. Giouaal morfo del cane arrabbiato inghiottito in pilule alla quantità d’una faua,ouero beuuto con acqua. Vn pendone i c a p a g l i imbiondifce.Sana i panaricci delle dita, & le ulcere putride, & corrofiue. Ap40 plicato, riftrigne i flufsi delle donne. Beuuto con latte,ouero tolto in pilule,gioua à i morfi de gli animali rabbiofi. Dicefi chel’Indiano fi fa d’un arbufcello, che fi chiamalonchitc. il quale è fpinofo, con rami dritti,di lunghezza di tre gombiti,& qualche uolta maggiori, piu grofsi del ro u o , & efeono affai infieme dalla radice. La fua corteccia fpezzata roffeggia le fuefrondi raffembrano quelle dell’oliuo. Le quali (¡fecondo che fi dice)cotte nell’aceto, Schernite, fanano le mfiammagioni della milza. uagliono à trabocco di fiele, & prouocano i meftrui. E t oltre a quello fi crede, che trite, & bcuute crude facciano il mcdefimo.& di piu affermali, che beuuto mezo ciatho del fuo feme,purghi la flemma: & che fia anchora rimedio de ueleni.Il I l l i c i o , che uolgamentefi tiene hoggì nelleJpetìarie, c ueramentc affai nellefembianzefuc difconueneuoa &fua 50 leda quello,che qui neferine Diofeoride. 1 mpcrocbe’l noftro non s'accende,non è roffo di dentro, ne rifonde al gu efl-aa,j*0< farlo alcuna amaritudine Alche dimoftra effere uermente contrafatto di piu, er diuerfifucchi. Dicono alcuni, chefi fa quello,che è in commune ufo,delle bacche del liguftro : altri dicono di quelle della matrifelua:altri di quelle delfanguincllo : er altri di tutte quefie infiememente pefte.Nondimenofacciati comefi uoglia,èperò cofa certa, che il uero nonfici porta à tempi noflri di Licia,onde s’ha egli prefoil nome. Nafcono gli alberi, da cui fi potrebbe cauareil uero ( fecondo che rifirifee il Brafauola) nelle alpi di Liguria:& parimente in Dalmatia, donde nuouamctc mifonofiate mandate le piante cariche defrutti Ioro,cr fecodo che mi dicono,da Zara per andare à Nonafiritroua il Licio copiofifiimo. Ma la poca cura,che s'ha della piu parte dette cofe,che fono in ufo perle medicine, nolafcia conofeere quello, chefpontaneamente ne concede la natura. Mancandone il Licio, fi può infuo luogo ufare la mor ca dell’olio cotta in uafo di rme,oueramente infornaci ; perciocbe cofi ritrouo io effere la dottrina di Diofcoride, *0 comefi può chiaramente Uedere, leggédofene à luoghi proprij la loro hifioria. Scriffe del Lido Galeno al v i i . , dettefacultà defemplici, cofi dicendo. La Pixacantbaé alberofpinofo, di cuififa quel medicamento hqtndo cbta= Licio rcr;tt0 nato Lido, il quale afono per gli liuidi, p er le infiammarmi deUabocctjCr delfedere, alle ulcerefirmicele, daGaleao.


1 ?8

Difcoriì del Mattinoli

m n ic c r contumaci, atte orecchi' che menano marcia , attefcoràcature, cr à i p i r i c a delle dita. E nettefa-

¡ 3 fùrdiiTcccitiuà, cr compofia difuftanz' di diuerfefrette, chiamate da Greci eterogenee. Belle quali luna e

B o llo , & Tua h illo ru .

S c io c c a o p i ­ n i o n e d 'A n u t o L u lìc a 00

.

N o m i.

Ma rnila qualità nel Lido è neramente poca : perciocheptu ha egli del digeitm,cr del diffeccatiucnel ebe afeen de neliecondo ordine : er ritrouafl netta caliditàfuaquafl temperato. Et impero tafano quello medicamente luna­ rie , cr diuerfe cofe. Vfanlo dico, come afierfiuo, atte ulcere maligne, er putride : & come colettino, 4 tflufit aomochaujfentericicr fimimli. Nafre quefto Lido abondantifiimamente in Licia, cr Cappaiocia: ma quetto, che natte in India, e neramente piuualarofo. Et al primo degli antidoti itceua, che molto dtfficf cofa e conofcere il nero er flncerijiimo Lieto dal contrafatto. Mabauendomi i Lieto, il qual chtamanoi Greci pixacantha, co è bolfofrinofo, ridotto a memoria il Beffo,non d e parfofe non bene di recitarne q u M o n a . E adunque il bo s* so pianta à tutti notifiima-, perciocbe nafte egli in tutta Italia copiofo . Produce figlie dimirto, ma minori ,p,u grafie, piu uerdì,cr mondate netta cima. Verdeggia d’ogm tempore mai perde lefiondi. Et pero e pianta mol­ te commodaper tefferefrattiere negiardini ,crtrameZare i luoghi l uno datt altro. Ta tlfioruerde, cr ilfeme rofr dono, mafriaceuole à tettigli animali. In Corfica crefct egligrofiifiimo, confiore non difrrezzcuole,onde pro­ cede che il mele hadell'amaro. Nafte uolentieri in luoghifi-cddi,cr aprichi. La materia del legno e mpregio, e r rare uoltefi ritroua crefra e r uenofa altroue,che nette radici : nel retto è di polita materia, e r commendabile per la durezzafua>cr parimente per il color giallo,che egli tienr.come anebora per ejfer denftfiimo, cr ponderofifiimo: di modo che gittate in acqua non tti nuota, ma uajfenefubito al fondo, ne mancoinuecchiandoftfi tarla. Et quantun que (per quantofcriuono gli antichi)non babbia egli ufo ueruno netta medicina ; non mancanoperò alcuni contem­ poranei ,cbe uoglionochc il Lofio fìa l'iftcffo legno Guaiaco, chef ci porta dall’Indie,findandoftfolamcnte con di re, che giàfìafiatofrerimentato, che la decottione del legno del Baffofana filicìfiimamente, beendofi,il mal Eraticefe. Ma quantunquefi poteffe ciò concedere attafrerienza; nondimeno non mi pare poca ignoranza il credere che il bojfo mitro d’Italia fia una cofa medefima con il legnofante, che nafte in ìndia, come nettefue Centurie deferìue Amato lufitano. La cui opinione come nana, er fciocca,non è in modo alcuno da e[fere accettata da i medici. Imperoche il legno del Guaiaco è nettafufianzafua graffo,cr ragiofo,nero di dentro come f ebeno, difapore acuto, cr amaro. Le quali qualità nonfi ritrouano,ne mai fi ritroueranno del Boffo. Oltre à ciò il Guaiaco(per quanto nar rano coloro,che n hanno uedute le migliaia dette piante nette Indie occidentali) produce le fiondi filmili attapiantagine, ma piu breui, piu graffe,cr piu dure : ifiori gialli,cr ifrutti grofii come noci. Ef il Boffofa lefue piu breui del mirto : i fiori uerdegni, cr il fl utto rofiigno, niente maggiore di quel del mirto. Onde panni che in manififio errorefieno ueramente tutti coloro, i qualifi credono, che il nofiro Loffio Italianofia il medefimo, che il Guaiaco, 5° come nuovamentefcriue Amato Lufitano. Ma quanto poco pefebi egli al fèndo nellafacuità,ey cognitione defanplici,conofcerà ageuolmente ogni candido lettore,che leggerà ¡a noftra Apologia contea di lui: cr par¡mete il numerogràde A C A C I A S E C O N D A . degli errori, che hafatto egli nellefue enarrationi fopra Dio feoride, manififlati da noi nelfine detta predetta Apologia. Chiamano i Greci il Lido aóu-iov.ì Latini Lycium egli Arabi Hadbadb,Hadad,Kilulem,cr Eelzakarab. Il Loffiopoi chiù majì da i Gred IWgw dai Latini Luxus. i

GÌ f

D ell’Acacia.

Cap.

C X I I I I . 4°

L ’ a c a c i a nafee in Egitto :&èunoarbufcelIofpi nofo,fi folto di rami, che non fi diftende in alto. Pro­ duce il fiore biaco,& il feme limile à i lupini, chiufo ne i baccelliidel quale fi fpreme ilfucco, &feccafi all’om­ bra . Quello.che fi fa del maturo, è nero; & quello del« l’immaturo rofleggia. Lodali quello,che tende alquan­ to al rollo,& che è odorato.quanto porta l’acacia. Cauanlo alcuni,fpremendo infieme le fiondi,c’I feme.Na fee anchora di quella fpinauna gomma.Ha l’acacia uir jo tù di rillrignere,& di rinfrcfcare.il fuo fuccoèconucneuole alle medicine degli occhi.'gioua al fuoco facro, alle bugance,alle ulcere ìcrpiginole,à i pterigij delle di t a . Bcuuto,& meiTo ne crifteri,ferma i flufsi delle don n e , rimette la madrice disfogata, & riftagna i flufsi del c o rp o . Sana,applicato,le ulceredella bocca: Si riduce gli occhi,che efeono del fuo luogo : & fa neri i capelli • Laualì nell’acqua,poluerizato,j> le medicine de gli o c­ chi,tato che rimutadogliela fpefle uolte refti chiara nel fine : & coli pofeia fe ne formano i trocifci. Brufciali, ¿q mettédola nella fornace in un uafo di terra crudo, quado fi cuocono le tegole.Brufciafi anchora fopra a gli ar denti


Nel primo lib. di Dioicoride.

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denti carboni,foffiando continuamente.Fumentanfi Je giunture fmofie con la decottione di tutta la pianta. Della Tua gomma quella è eccellente, che è rattratta in fe ,à modo di uermini,& che è trafpa rente,come il uetro,& non legnofa.Lodafi dopo quella,la bianca:ma quella,che è fordida,& ùmile al la ragia,è inutile.Ha quella gomma uirtù di riempire,& di ferrare i pori della carne. Spegne l’acu iti delle mcdicine,mefcolandouela.Empiallrata infieme con uoua, non lafcia fare le uefciche alle cottu re del fuoco. Nafce una altra fpetie d’acacia in Cappadocia,& Ponto,laquale come che fia fimile à quella dell’E gitto; nondimeno è di pianta molto piu breue,piu baifa,piu tenera,& piu folta,& piena difpine.Producequella frondi iìm ili allarutarfailfemel’autunno nei baccelli,minore delle lentie* chic,producendone folamente tre,ouero quattro grani per baccello. Il fucco di quella è anch’egli j a coilrettiuo,ma molto meno efficace dell’altro,& per le medicine de gli occhi è inutile.

C h i a m a Falbero,che produce FA cada, Theophrado a l n i , capitolo deli i n . libro dctFhiftoriddelle Acacia,&fua piante,fcmplicementc Spina,cofi dicendo.ha Spina ha tal nomeper effer albero per tuttoJpinofo,eccetto nel tronco: hlftoria ferie imperocbehaeglile ¡fine nonfolamente fu per li gemini,cr fu per li rami: ma anchora fu perle frondi.Crefcein ta da Theoaffaiprocerità,di modo chefe ne fanno traui per li tetti lunghi dodicigombiti. Ritrouanfene duefpetie, bianca ciò phrallo. c,er nerada bianca è debile,cr facilmentefi putrefa-,ma la nera è piurobufia,cr piu firma,zr nonJì tarla. er im però è in ufo per lefabriche deUe naui:nel che uale àfar le colla loro, er per ferrare le congiunture del corpo. No crefce però in troppo grande altezza.Produce il fuo frutto in baccelli,come fanno i legumi:il quale uftno gli ha» bitatori in cambio di galla per conciare le cuoia.U fuo fiore è cofi bello aU'affretto,chefi nefanno le ghirlande. ao Ricolgonlo i medici per efjere anchor’utìle nelle mcdicinc.Nafie da quello albero anchora una gomma, laquale di» JHlla perfefteffa,zr parimente per arte,intaccando lafeorza con ftrro. Ritrouafi di quefti alberi gran copia, er ueggonfenegran bofehi nel territorio di Thebe.La materia del legno è dura,di color ceruleo,come è anchora il loto. H iR o ria di Quefto tutto della Acaciafcrìffi Theophrallo. Co'l quale accordandoli Plinio,ne fcriffe anchor egli al x 1 1 . P l i n i o . capo del x x m i . libro,cofi dtcendo.E anchora la¡fina della Acacia albero,che nafce in Egitto,nero,bianco,cr uerdc ; de i quali è il uerde il migliore. Nafce parimente in Galatia,piu tenero, cr piu fpinofo. Il feme è in tutte quelle fpetie fimile à quello delle lenticchie,ma minore di granello,er di baccello. Qogliefi Fautunno.-percioche col» to aitanti,è troppo ualorofo. Ilfucco f i ¡freme da i baccUi,bagnati prima con acqua piouana, cr pofeia pelli nel mortaio,cr mefii al torchw.condenfafipei alfole, cr faffene trocifci. Eaffenc anchora delle fiondi,ma meno vera» mente efficace. Vfono il feme in cambio dìgallaper la concia delle cuoia. Vituperali il fucco delle figlie,cr ilne¡0 ro chefifa in Galatia,cr parimente il troppo rofjo. Quefto fucco chiamano i Greci Acacia. In luogo della quale tifano i moderni medici,cr compranogli ffetiali il fucco delle prugnole fanatiche condenfato in certe lamine, co» me tavolette,al fole-.percioche la nera nonfi porta à tempi noftri.in Italia. Hanno le medefimefacultà deU’Aca* Succedanei d e l l 'A c a c i a . eia lefiondi del rlms, il quale noi chiamiamo Sotnachotcr parimente il liquore,chefifa deUefrondi del lentifco, cr l'bipocifto,comc apertamente teftifica D iofeorìde. onde affaipiu conucneuolc farebbe ufar quelle infuo luogo, che altro. Oltre a ciò è da fapere,cbe chiama Stupirne lagomma,che produce Falbero deU'Acacia, gomma Arabica, per portarfi ella d'Arabia prouincia uicina all'Egitto. Ma è però da fapere, che lagomma Arabica deUe ffetiaric è affai differente da quefta. I mpcrocbc quella nonè fimi’t à ritratti vermicelli,ma è granetlofa,cr di diuerfì colori,cio c,come di fuccino,come ditopatio,come digrifopatio,CT come di berillo. Il che ueramcntc corrobora il ueder noi mancarne FAcacia: percioche quefto arguifee, che tic manchi anchora la fua gomma, con la quale ,fe quefta 40 fufj'da uera,ficiportarebbe fenza fallo alcuno anchora l’Acacia,perii molto bifogno, che nhabbiamoper la compofìtione della theriaca. E t imperòfi può ageuolmentc concludere, che affai differente fra lagomma della Spi naEgittia dellacommune gomma Arabica. La nofìraadunque reputo io neramente effer quella, che chiamanoi Greci fcmplicementc gomma. Nella quale credenza m’ha indotto Galeno: percioche al v i i . delle facultà de [empiici,cofi diceva . La gomma è una lagrima congelata, c r condenfatane tronchi di tutti quegli alberi,che iaproducono: come fi uede anchorala ragia in tutti quegli alberi, da cut difilla. Oltre à ciò, eh'ella fia diffic» catiua, er mollificatiua, ècofa certa, er imperò è eUamedicina delle (¡¡ferita, er delle ruvidezze. La qual dottrina dimostra manifèsìamente,che la gomma cofi fcmplicementc chiamata da i Greci ,fia la noftra gomma Ara bica. La quale per quanto fi può giudicare, è un mcfcuglio di piu gomme d’alberi. Di che ne danno manift* ftoindicioi uarij colori,cr leuarie firme, che fi ritrouano particolarmente nelle fue granella. Et uedefifche So Galeno chiama femplicemente gomma tutte le gomme de gli alberi, che non producono ragia. Tal che non E r r o r e d ’a lc u ni. è d’accettare il giudicio di coloro,chefi credono, che ogni volta che fi troua fcritto ne Greci autori gommafem* pliccmente, habbiano intefo di quella della Spina Egittia. Oltre à ciò,fono alcuni altri,che fi f ono 'imaginati do* uere effire lagomma della Spina Egittia quello che chiamiamo noi gomma di Draganti,per effer nellefattezze ftte fimile à vermicelli. Il che molto piu fi gli converrebbe,quantunque anchor quella nonfia, come al fuo luogo di» rem. Galeno al v i 1. libro delle compofitioni de medicamenti in genere, chiama lagomma dell’Acacia, gomma Theboica forfè pcrche(come Jcriue Theophrafto)nel territorio di Thebe l’Acacia nafce abondantifima. Ma non portandoflcifAcaciafiomepocodi [opra dicemmo) fi può molto ben credere,che anchora lafuagomma non fi ci O p in io n e porti. Fece dellagomma dell'Acacia memoria il Silvio huomo de nofirì tempi dottiamo,& in tutta la Francia chiù d e l S i lu io r e ■ tifiimo,nel fuo libro della natura de [empiici medicamenti,cefi dicendo. Della gomma dell'Acacia nonfice mentio» p r o b a t a . So w Galeno,ove trattò dell’Acacia nel v 1. libro de [empiici,come non fice poi anchor mentione alcunadell’Acacia nella Spina Egittia,oueramente Arabica,cofi chiamata folamente da Diofcoridc.Dal chefi può concludere,che l’A c^ia,crk Spina, Egittia,ouermente Arabicafieno alberi in Egitto ffinofi,crina dall’altro differenti. QueUe

tutte

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Diícoríi del Mattinoli I

tutte ConVirole del Silvio. M4per miogiudicio non fi può qui il Siluiofcufar £ errore ; imperoche appreJfoH Gale* no la Spina Egittia non é albero,ma herbafrinofa,di frette di Cardo,come e anchora appreso aDiofcor, de,Jìmilc alla Sbinabianca,kquale chiamanogli Arabi Suchaa.Et però faria flato nonpocafciocchezza di Galeno,ad hauer Acacia fecó- fatto mentione dell'Acacia in quel luogo. L’altra Acaciapoi,la qual naflein Cappado«a,v in Ponto, con fron* da, & íua hi­ di limili alla ruta,?? di cui è qui la figura,m’è data quello anno mandata daalcuni miei amici.Et perchefi vede cha* taría' rLente,ch'eia rapprefenta quella, dettaqualeferine Diofcorìde, nonhofé nonpotuto crederebbe quellafia la Ugì timi Acacia dellafecondafretie. Imperoche ella è frinofa,bafiglie di ruta,?? ilfirn minore delle lenticchie m al* cum baccelli piccioli,w capaci al piu di quattro granellarglifio coQretUue. il colore del baccelle come doro, imóche nel folefrleniono,come fi fusero dorati. Fece dell'Acacia mentioneGaleno a lV i.deUe facultadefcm A c a c ia ferie» plici,co[Ì dicendo.Lapianta dell’Acacia è acerba,?? parimente il frutto,?? le fiondi. Il fucco, lavandoli, diuenta 1 0 ta da Gal. tnenudoYofoyZ? ìtidticomordace ,*pcrcioche perde per lauarfi Facutezza*Quefto empiaitrato iti cjudljìuoglia par te del corpoM ito la diffecca,C? fa riduce infime:ma non pero ui lafcia alcunfent¡mento di caldo>nc di freddo>chc ualorofamente fi finta. Per il chefi conofre effer medicamento freddo,?? terreftre,co’l qualefi ritroua mefchiaU anchora una elfenza acquea.Et imperò è da Stimare,che le parti fue non fonofimili ; ma hauerne in f i alcune difrer fe calide,?? fottilUequali fi fiparano per il lanario.Et perciò fi può dire effere dijfeccatiuo nel terzo ordine,?? fri gido nel fecondo,quando élcuato,?? nelprimo quando ¿puro. Chiamanoi Greci l’Acacia AW*: i Latini Acacii-gli Arabi Aebachic. N o m i.

Cap.

Del Vitice.

Il

CXV.

20

il quale altriméti fi chiama agnos, & parimente lygos,è pianta, checrefce in albero.Nafeein luoghi afpri,&inculti,apprefloalleriue dei fiu« m i,& ne renai de torrenti.Ha i rami lunghi,& malage uoli da rompere^. Produce le frondi come d’oliuo, ma piu tenere. Enne di due fpetietuna ciò è , che pro­ duce i fiori bianchi,porporeggianti:& l’altra del tutto ! porporei,& il feme limile al pepe. Ha virtù, & facul tà calida,& coftrettiua. Il Teme beuuto,gioua al morfo de gli animali velenofi,& conferifce à i difetti della mil 50 za,& àglihidropici. Fa ahondare il latte, & prouocai meftruijbeuuto con uino alpefo d’una dramma, diflec <a la fperma,offende la tefta,&prouoca il Tonno. La decottione del feme, et delle frondi uale, fedendoli in ella,alle infiammagioni,& altri difetti de i luoghi natu­ rali delle donne. Il feme beuuto con pulegio,applica­ l o , & profumato,prouoca i nieftrui:unto,leua il dolo­ re del capo: &diftillafià ilethargici ,& phrenetici in fu’l capo con o lio , & aceto. Le frondi fparte per terra | & parimente fumentate,cacciano gli animali velenofi: 40 & applicate,guarifeono i morfi delle ferpi: impiaftrate con burro,& frondi di viti, rifoluono le durezze de t tcfticoli.il feme applicato con acqua,mitiga le fiffure del federe : & aggiuntoui le frondi, cura le giunture /motte,& le ferite.Credefi che iuiandanti,che porta­ no in mano vn battone di vitice,non fi fcortichino per il caminare in alcuna parte del corpo. Chiamali da i Greci quefto albero agnos, ciò è callo : imperoche le donne,che olferuauano caftità ne facrifici di Cerere appretto à gli Atheniefi,fi faceuano i letti delle frondi del uitice. Chiamali lygos,ciò è uenco, per ette- 50 re i fuoi rami molli,& arrendcuoli. v

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I l v i t i c e , che volgarmente fi chiama Agno caño,è in Italia notifiima pianta,?? come teñifica Plinio al Vitice,ouero 1 x. capo del x x 1 1 1 1 . libro, è di duefretieibianco ciò è , & nero'.maggiore,?? minore.Crefce il nero,ilquale è agno catto, & Aia dfam. il maggiore,allagrandezza del falice:?? il bianco,il quale è il minore,è piu fitto di rami,?? piu farmentofo,?? ha le fue frondi bianche,?? lanuginofe. Il fuo fiore è mefehiato di bianco,?? di porpora:?? quello del maggiore c pii Vitice fcrit- ramenteporporeo. Eil Vitìce(fecondo che fcriue Galeno al v 1 .libro delle faculta de femplici)caliio ?? ficco to da Gal. nel terzo ordine,?? di fuñanza molto fittile,alguno acuta ?? coHrettiua. Le uermene non hanno alcuno ufi nella medieina:ma il feme,?? lefrondifino di natura calida,?? ficca,?? di fittile fuñanza. Imperoche cofi dimo» ftra il loro ufo,?? il fentirfi al gufto acuti,?? cofircttiui i fiori,le figlie,e 1feme. Mangiafi però il feme: ma fcaU 60 da cofi apparentemente,cheperciò caufa dolore nel capo. Ma frigendo(ì(impcrochc cofi fi mangia con gli ultimi ciòOmce meno al capo. Caccia la ucntofità dello Hornacho,ma moltopiu il fritto,che il non fritto. Cofirenge il

9

fatte


Nel primo lib.di Dioicòride.

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(cm genitale,cr g£ impeti di Venere,tanto mangiatofritto,quanto crudo.Il medefimofanno le fiondi, cr paritnett* U il fim edi modo che fi crede,che non filamente mangiandofine,ó bccndoftnc / acciono gli huomini cafli;tn<t anchara giaccndouifl fopra. Et di qui uicne,che in Athenc ne i facrifìcij di Cerere le donnef i fanno letto di tutta la piantalo' di qui anchora gli uiene il nome d’agno,che altro non rilicua,cbe cafto. Dalle quali tutte cofe è manififto, j'c ben ci ricordiamo di quelle cofe che fono fiate dette ne i commentari di fopra,che l’Agno fcalda, o infiememente diffecca,cr caccia piu di tutte le co f : la uentofttà. Sia che fia egli compoño di partiti fiottili, lo dimoftra manififta* mente la faculta del fuo operare. ìmperoche è cofa ragioneuole il credere,che il nocumento,che fa egli al capojion procede piu dalla moltitudine de uapori,che fi generano da cffo,ckc dada calidità fua,Cr dadafottighezza dede fue parti. ìmperochefie poteffe egligenerare ¡pinti uentojhgonfiarebbe fienza dubbio lo fionuteo, c r prouocarcbbe il i o coito,comef a la ruchetta. Sia non potendo egli prouocare il coito,come lo può prohibir e;c nccejfiario, che faccia quedo,nel modo che lo f a ruta,[cuidando ciò é,cr difficcando.Benche non è egli pari ada ruta,ma alquanto piu ri*

¡nejfofpcrefjer la ruta piu calda,cr piu[ceca. E differente anchara nella,mifiione della qualità,cr faculta infierne: Ìmperoche il fané del Vitice,cr parimente i germini hanno un poco del codrettiuouna la ruta fecca è notabilmente amara qr acuta ; come che lafie ficha fia fojamente amaretta. N onperò ha ella aufterità ò acerbezza : cr fie pur pareffeadalcuno,che ciò ui fujfe,neramente nonpuò cfjer fie non pochifiimo apparente,cr mólto difeari da quella, chefi ritroua nel uitice. Il perche molto piu conferífee ilfieme del uitice ode durezze del fégato,cr della milza , Cr ode loro opilationi,che non fa ta ruta.Bañi adunque, chefifiéper bora conofeiuto,che il Vitice fia calido, cr fie* co,non mediocremente,ma nel terzo ordine,cr di parti compofto moltofiottili.Chi adunque conofictrà quefto,cr ui aggiungeràilmethodo del curare,ritroverà in che modo proìtochi egli 1 mefirui,modifichi le durezze,cr in che mo* $0 dofi cjóuenganelle ¡abitudini. Tutto queño del Viticefcrijfc Galeno. Chiamano i Greci il Vitice A“ym er xdyio(: i Latini Agnus,Vitcx,Salix amerinatgli Arabi Eamanchefi,Samancbefi,z^ Bcngiecbefhil uulgo Agno cafiotli Te* defehi'Schaffs muUe,cr ìLcufchlamp:gli Spagnoli Galtido caño.

D el Salice.

*

Cap.

N o m i.

CXVI.

I l s a l i c k calberovolgare.Lecui frondi,feme, corteccia,& liquore hanno uirtu coftrettiua.Le fron di trite,& beuute có vn poco di vino,& di pepe.uaglio no à i dolori de i lìanchi;& tolte fole có acqua non lafeiano ingrauidareledonne.Riftagnail feme,beuuto» lo fputo del fangue.il che fa pariméte la fua corteccia. La cui cenere macerata in aceto, guarifee i porri, & i calli,che s’impiaftrano con efla.II tacco delle frondi,ec della corteccia cotto con olio rolado in un gufeio di melagrano,gioua ài dolori delle orecchie. Ladecottione d’amendue gioua per uia di fumento alle poda­ gre, & mondifica la farfarella.Cogliefcne il liquore, in tarandogli la corteccia neltépo, ch’ei produce il fiore;et ritrouafi poi congelato nelle intaccature: et c uti le per tutti gli impedimenti,che offufeano la uifta.

Q vantvnqvf . Dioficoridenonhabbia trattato del Sa Salice,& fui lice,fie non fiotto unajfietie ; fono nodimeno(comc s'ha da Theo hiftoria. phrafto al xin.capo del 1 1 1 .libro,et da P linioalxxxvn. del x v i . ) i Salici dipiu,cr diuerfefpetie. Percioche alcuni creficonoin tanta procerità,che dtefii per tutta Lombardia fi fanno pertichc,Gr pali per le uigne.Altri non tanto creficono, ma fionodi bengiada colore,cr fi fèndono per legare ì cerchi dede botti. A Itri poifono piufirmi,de i quali fi fanno cefie al lagraffa,per ufare in uida.Altri finalmente fono di tutti ipiu , fonili,chiamati in Tofcana uenchi,di cuifanno i panieri. Tre fono i fucchi del Salice recitati da Plinio al ì x . capo del xxim.libro,anchora cheDiofcoridc faceffimentione fola mente cTuno. De iquali (uno rifida per f i fiofio dal tronco à mo do di gomma:?altro dad'intaccare,chefi fa neUa corteccia:cr il terzo cola da i tronconi,quandofi gli tagliano i ra mi ncU’autunno.Non ritrouo,cbi dica della fuafturn bianca,laqual dopoil disfiorirefi uede ingrofii fiocchi pende re daifuoi ramufieühcr portarfi poficia dal uento per l’aria à modo di piume.E il Salice albcro,che preño s’inuec chia:cr delfuo legno,per effer molto tigliofo,tenace,cr leggiero,fifanno le targhe, cr le rotede. Fecene memo* Sd aa .lGi c ae l .fe rite « ria Galeno d iv i, dellefaculta dcfimplici,cafl dicendo. Poffonfìufare le fiondi del Salice per confolidare le firite ¿o fiefchex r fanguinofi:Vfono molto i medici anchoraifiori negli empiañrirefolutiui: Ìmperochefono cofl ualoro* fornente diffeccatiui,che no contengono mordacità alcuna ; come che habbiano alquanto del coñrettiuo.Sono alcuni <ncbora,cbtfirbano il ¡uceo/fremuto del Salice,come medicamelo difficcatiuo, cr non mordace, per molte cofe. " . Il perche


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Difcorfi del Matthioli

Il percheftppi,che tu non ritrouerai medicamento alcuno piu conueneuole à molte cofe,che quetto,che ritenendod quanto dcicoftrettiuo.dijfecca fenza mordacità alcuna,come htnijUmo dimoftraremo nell'opera dette compofitioni de i medicamenti. La corteccia dell'albero ha lefacuità medejime dettefiondi, cr parimente de i fiori: quantunque¡la ella alquanto piu fecca,come fono generalmente tutte le feorze.cr però s’abbrufcia,p-ufafl in tutte quelle cofe, che ualorofamente diffeccano. Conuienfl adunque à i calli, CTà i porri,che pendono,chiamatifòrnice,fattone empia ftro conaceto.Oltre à ciò fono alcuni,che intaccano la corteccia de Salici nel tempo,che fiorifcono,cr nericolgono uncertofucco,cr ufarilopofeia à tutti gl’impedimenti,che offufeano la pupilla degli occhi,come medicamento after fitto, cr comprilo di parti fottili. Et peròfi potrebbe quandopurfuffe tale,ufare anebora in molte altre cofe. Chiamano i Greci il Salice l 'ria. : i Latini Salix :gli Arabi Bulef,Bhuttcs,Saffaf, onero Cbalif: i Tedefchi, Vuei* lo

d c n .c r f ritin g e r:li Spagnoli S alz'tO U cro Salgu cirM Fran cefi S a u lx .

OLIVO S A L V A T IC O .

O L I V O

D O M E S T I C O .

lo

Dell’Oliuo faluatico.

C ap.

C X V IL

L s h o n d i dell’oliuo faluatico, ilquale chiamano alcuni oliuaflro,& altri oliuo di Ethiopia» hanno virtù di coflrignere. Trite>& impiaftrate medicano il fuoco facro,: carboni, l’epinittide, le ulcere ferpiginofe Si corrofiue,& le reduuie delle dita. Fattone linimento con mele, fanno cadere l'efcara de i cauteri: mondificano le viceré fordide : rifoluono i pani,& le infiammagioni, applicateui con mele. Ricongiungono la cotenna del capo fiaccata dalI’ofTo : & mailicate, vagliono alle viceré JO della bocca,& masfime de i fanciulli. Il che fa fimilmente il fucco, & la decottion lo ro . Il fucco /la­ gna applicato,il fluifo del fangue,&i meflrui delle donne.llipercuote.&prohibifcei’vue de gli oc­ c h i, & fimilmente le pu{lule,&prohibifceicatarri,& le viceré di quelli :& imperò fi mette vtilmen te nei colliri,che fi fanno per le corrofioni delle palpebre. Il modo di ricorloècofi. Peftanfile foglie,& peflefi sbruffano di vino,ouero d’acqua piouana,& fpremonfi. Seccai: pofeia al fole il fucco, & fanfenepaflellirmaemigliorej&megliofiferba quello,che fi fpreme eo’l uino,che quello, che con l’acqua.E buono alle orecchie ulcerate,&à quelle» che hum igano,& che menano marcia. Impia» flranfi conueneuolmentelc foglie con farina d’orzo nei flufsi flomachali. Brufcianfi lefrondi,& ì fiori,accioche la loro cenere fupplifca in cambio di fpodiojtnettcndole in un uafodi terra crudo co perchiato,& bene illutato alla bocca, &lafciandole dentro, fino che nella fornace fi cuoca il vafu. 60 Spcngonfi pofeia con uino,& ritornanfi impaflate con uino vna altra volta à ricuocere. Lauafi po­ feia la cenere nel modo,che fi laua la biacca,& fanfenepaftelli.-imperoche non è quella ceuere men


Nel primo lib. di Dioicoride.

143

biiona nelle infermità de gli occhijche fi fia lo fpodio,ma è da credere,che habbiano la virtù medefia Hanno le virtù medefime le frondi anchora cofibrufciatcdeH’oIiuodomcftico, ma non fouo cofi efficaci^ però,per non eifere elleno cofi forti,fono piu conueneuoli nelle medicine de gli oc­ chi. La fpuma,che fuda dal legno uerde dell'olmo faluatico,quando fi brufcia,fana la rogna,la farfare! h & le uolatiche. E t i noccioli delle oliue fanano,fattone linimento,la farfarella,& le viceré corrofiué>& icrpiginofe.La midolla del nocciolo fa cadere le vnghie corrotte,&fcabrofe,applicatauifopra con graffo,& con farina.

.... .

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Delie Oliue falate,& condite.

Cap*

CXVIIL

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1

L e o l i v e condite,peli e,& applicate,non lafciano Ieuare le vefciche nelle cotture del fuoco. Mondificano le viceré iordide.Lauandofi la bocca còIaialamuoiaftrignelegengiue,&fcrma iden tifinosfi.Le oliue frefche,che nel colore roffeggiano,alianti chefimaturino , fono piu utili allo d o ­ nneo,& codringono il corpo:ma le ncre,& ben mature,fi corrompono piu facilmente,& nuocono allo domaco,offendono gli occhi,& • fanno dolere il capo. Secche,& fattone linimento,fermano le ¡ulcere,che uanno palcendo,& rompono i carboni,

D eirO lio delle oliue faluatiche.

I

Cap.

CXIX.

L o o l i o , che fi fa delle oliue faluatiche,tenuto in bocca,& lauandofela con effo , conferifce àllegengiueputride,&inhumidite.ffermai denti fmofst:& adoperato caldo,vale ài catarri,che difeen dono alle gengliierma bifogna applicaruelo con un poco di lana auuolta in fu la cima dello ftile infi-r i o à tanto ,che diuentano bianche.

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Del Liquore, ouero gomma dell'oliuad’Ethiopia.

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Cap; C X X .

L a « o m m a dell’oliuo d’Ethippia è fimile alla fcammonea,roffa condenfata in minute goccio !e,& mordace.Quclla,che rafiembrandofi alfammoniaco,& alla gomma uerdeggia,& che non mor­ de,è veramente inutile.Diftillane di quella fimile à quella anchora da i nollri oliui tanto domedicht, ?» quanto faluatichi. Vale quella ungendofene.alle dcboIezze,albugini>& cicatrici de gli occhi: prouo ca l’orina,& i meftrui.MeiTa nella concauità de i dentane toglie efficacemente il dolore. Connume rafi quella tra li veleni: prouocail parto, & fanalafcabbia, & le impetigini. Chiamali quello oliuo d’Ethiopia anchora oliuo faluatico.

Della Morca delfolioj

Cap.

CXXI.

L a m o r c a èlafecciadell’oliuefpremute. La quale cotta in un uafo di rame di Cipro infìn che filpeisifca come mele,e coftrcttiua,& è nelle virtùfuein ogni effetto fimile al licio. Ma uale par­ ticolarmente con molta utilità ài dolori de denti,applicata con aceto,ò con uino, ouero con uino 40 melato- Mettefi ne medicamenti de gli occhi,& in quelli,che fi fanno per coilipare i pori della carne. Inuecchiandofi diuenta piu ualorola.Mettefi nelle ulcere del federe utilmente, in quelle de membri uirili,& de luoghi naturali delle donne.Cotta con olio omphacino alla fpifsitudine del mele, circon­ dandone! denti guadi,gli fa cadere. Vnta con dccottione di lupini,&chameleonta,fana la rognà de gli animali quadrupedi Jmpiaftrafi calda la frefcajion cotta, vtilmente alle podagre, & altri dolori di giunture. Vntone una pelle,che habbia la lana,& applicata à gli bidropici,rifolue l’enfiagione. E s s e n d o gli oliui,le oliue,t olio,lagomma degli oliui, e r la morca tutte cofe, e r fruttitiuna medefìma O l i a i f a lu a ti piantatoti m’èparutofuor di propofito fcriuerne inftememente,cr cofì fodisfare à quanto farà di bifognoà eia* c h i , & l o t o e f la m in a . /cunaparte. Nafcono gli oliui faluatichi nel contado di Siena,cr in uarij altri luoghi di Tofcana abondantemen* 59 incoine anchora in D almatia,er in molte ìfolc del mare Adriatico:ma molto piu piccioli de domeftichi,ftinojì, er di piu breui fiondi. Le oliue loro,delle qualife ne caricanofenza mifurafiono a(]ai minori delle domeftichc, ma al gufto affai piufaporite. Fannone maniftftamente fide i tordi,i merli, er gli ftorni : imperoche affai piu uolentieri mangiano le faluatiche,che le domeniche. Cuftodifcono i noftri contadini,chefi dilettano d’uccellare , quefti oliui faluatichi dagli augelli congrande artefino che le domeftichcfieno del tutto ricolte : ouc pofeia co’l uifeo prendo* nouna infinità di merli,er di tordi tutto il mefe di D ecembre,er di Gennaio. Pochifono in Tofana, che ricolga» «0 le oliue faluatiche perfare oliomperoche fabohdanza delle domeftichc fa , che poco s'apprezzino le faluati* che. fytrouaappreffo àgli antichi dicci forti d'oline, ciò è le paùfteje algiane,lc licìniane,le frgie,le neuie, Le fpetiede gli olmi. le calamìne,\c oreehie, le regie, le circite,erte mirtee', benché Vergilio folo di tre forti fcriueffe ; come ucramen* te à tempi noftri non di piu,che di tre forti fe ne ueggono in T of ana, er maftime in quel di Siena. DeUe quali,quel ; le della prima forte,come chefieno prodotte da i piu piccioli oliui ;fono Nondimeno di bella, cr notabilegrofftzza, ’ fimìli alle Lplognefì.Mangianjì quefte acconcie in falamuoia,nc i cibitconciofìa che perfare oliofono del tutto in­ utili- Lefeconde belle e r digrojfezzbO’ di colore (anchorache fieno delle prime affai minori ) fono le migliori,

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I ! 44

Difeorfi del Matthioli

che liritrouitto per fare cltotimperoche lo fanno aureo,dolce,chiaro, er filanto di tuttaeccellenza Gli oliui, che le producono,k chiamino uolgarmentc oliuafle,zr fono alberi di grandmimi procenta, con i firn rami, che ampiamente s’allargano. Le terze pofeiafono quelle,che fono communi a tutta Italia. Le eccellenti,accome in falamuoiaji portano à Romper in altri luoghi etItalia,oucjl ritrouino le piulautc menfe di Spagna. fra loliuo, I n i m i c i « * er la quercia ¿(fecondo che gli antichi fcrijfero)mortale inimicitia,di modo che piantandoli ohui appreso aUc quer t r a l 'o l m o , & eie predo fi perdono.Diucntanoflcrili gli oliui quando fonopafeiuti dalle capre nelpmio loro germogliare^ che 1* q u e r c ia . nonfi ritroua rimedio. Ma fe per altra cagione gli oliui nonportano il frutice ualorofo,spronato rimedio feo prir loro le radici tutto il tempo del uerno. La gomma de ifaluatich,ouero Ethiopia oliui,come chea molte cofc Gómi d'oli u t ia lu a c ic h i. /¡a utile ¡nondimeno ài tempi nominone in ufo nelle fretiarie, nefo ch’eUafi ricolga. Alcuni s hanno penfato (come dicemmo di fopra nel capitolo dell'Acacia)ch’ellafta la gomma Arabica, che s’ufa nelle frettane. er altri, i a ch'ella fìa Ingomma Eterni. Ma dimottra neramente,che Ingomma delfoliuo Ethiopico nonjìa la gomma,Eternile t Arabica,il nonfi ritrouare.chc alcuna di quelle fia al gufto mordace,& ulceratiua.-cr per uederfrche quella, che chiamiamo uolgarmcte nellefretiarie gomma Eterni,piuprefio è una ragia,onero liquore prodotto da qualche a noi incognito albero fòtfermile alpino,all'abete,onero al pezzo,che frette di gomma di forte alcuna. Imperocbe al fuoco, cofi come fanno l'altre ragiefubito fi fènde, w fi liquefa tutta come cera. Il che nanfa alcuna forte di gont ma,fe prima non fi liquefa infufa nell’aceto,ò nel nino : percioche altrimenti facendo fubito s'abbrufcia. Ritrouaft anchora una altra forte digomma cColiuo,che nafce(comeferine Theophrafto ali v 1 1 1 . capo del 1 1 u.libro del Q ó m i d e m i Thifloria dettepiante)intorno al mare roffo,ufata da i medici per riftagnarc ifinf i del fangue. Ma come che non sbabbia à tempi noflri alcuna chiarezza da qual pianta habbia Ingomma, e l e m i la fua orìgine ; nondimeno per quanto hanno efrerimcntato i medici de noflri tempi,er mafimamente chirurgici,è ella la piu eccellente di tutte ta M o r e * d ’o ­ le altre forti di ragie nel medicare le ferite del capo • Della Morca ultimamente dell olio altro non reità a dire,fe lio . non che,come fcriuc Catone,è utile à mefcolarla con la calcina per intonicarc i magazini,er le botteghe de i panni, Cr de i drappi di feta.Imperoche ellaprohibifee i ragni,le tigmole,ey altri vermicelli,zr nocini animali, ©" oltre à ciò Fbumidità,cbe rìfuda dalle mura.E parimente utileper intonicarc i granai,oue fi ripongono le biade. Scriffe degli oliui Galeno al v i. dellef acuità de ifemplici,cofi dicendo.I rami degli oliui quanto hanno del coflrettiuo, Olmi ferite* ¿aGaleno. tanto hannoparimente del frigido. Il frutto loro,quando è benmaturo,è mediocremente calido : ma quando è im* maturo,è uc/amentc piu frigido,cr piu coflrettiuo. Chiamano i Greci Coliuo domefiico ,E'\ant Hiaipoi : il falua tico Kórivoe. I Latini il domeliico olea fatiuaùl faluatico olea(ler,cr olea dgredis.Gli Arabi il dome=» N o m i. flico Zaiton,e? Caiton.I Tedefchi il domefiico Oealfiaumùl frduatico Vilder oelbaum. Gli Spagnoli il domefiico jo Olmo,cr azotunonl faluatìcho Aztbuche. IFranccfi il domefiico Oliuier.il faluatico Oliuierfauuage.

QVERClA.

F A G G I O .


Nel primo lib. di Diofcoride. E L 1CE *

14)

Della Quer ci adel l e Ghiande,del Fag­ gio,& dell’Elice. Cap. C X X11. O g n i Quercia ha uirtù coflrettiua>& malsimc quel la corteccia fiottile,che è fra la grofla corteccia , & il le­ gno: & cofi medefimatnente quella pellicina fotto al gu l'cio delle ghiande. Dafsi la decottione loro ne i flufsi di {enterici,& ftomachali ,& allo fputo del (angue. Mettonfi trite ne i peifoli de i luoghi fecreti delle donne per riftagnare i lor flufsi.Fanno gli effetti medefimi anchora le ghiande:prouocano l’orina Si mangiate ne i cibi, fanno dolere il capo, & generano uentofità. Vagliono magiate à i morii de gli animali uelenofi.La loro decot­ tione, & quella deigufci loro,beuuta con latte di uacca, uale contra al tolsico. Trite crude , & impiaftrate, mitigano le infiammaggionj. Pelle con graffia di por* co falata fi conuengono alle malefiche durezze, & male fiche ulcere. Quelledeglielicifuperano in uirtù quelle della quercia. Il Faggio, & l’Elice fi connumerano nel­ le fpetie della quercia,& fono di confimile uirtù.La cor teccia delle radici dell’elice, cotta nell’acqua fino che fi disfaccia,& meffa per una notte in fu i capelli,prima pur gati con Cimolia,gIi fa diuentare neri.Le frondi di tut­ te pelle, giouano alle infiature,& fortificano leparti de bili delle membra.

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Sono altri alberi affai, oltre alla Quercia, alfElice, era! Alberi ghian faggio,che abondantemente producono leghiande ; come i Cer diferi,&loro ri,i Soueriftfi lfchie, IcTarnie, cr i Cemfouerifannofide in eflamia. tuttaTofcana, cr tjfetialmente nelle maremme nofire di Siena, cr per tutto il patrimonio di Roma ; oue nellefelue alle lor ghiande s’ingraffano infinitifrimi branchidi porci. Ma perche S'pùir uocabulo Greco, il quale noi interpretiamo quercia nel noftro uolgare ,feruc uniuerfalmente cr alla quercia,cr ad ogni altrafpetie d alberi ghiandifiri,comprefe Diofcoridefotto quello uocabolo tutte le frette del* le piante, che ne producono le ghiande. Et imperò diffi egli nel principio del prefentc capitolo : Ogni quercia ha uirtucoftrettiua ; quafì udendo dire : Ogni pianta ghiandifira è coflrettiua.il che da ad intendere effir quello cam­ pitalo commtme à tutti gli alberi fopradetti. Ma è nonpoco da marauigliarfì ( diceuaTheophrafio aB’v m .e r 1 x.capo del terzo libro deU’hiftoria deUe piante)che la quercia, oltre alfrutto, produca tante altre cofe. Impero* che ellagenera dueforti di galla,una picciola, cr l’altra nera, cr ragiofa. Genera anchora un'altra cofafìinìle alle ta Q u e r c i a produce ua40 more, ma molto dura,cr malagcuolifiima da rompere ; benché rare uoltefi ritroui. Appo ciò una altra cofafìmile rij, &diuerfi al membrouirile : la quale crefcendo alla perfittione, genera nella parte fupcriorc una durezza pertugiata ffimile frutti. alla tefta d un toro, in cui è dentto un certo cheflmile ad un nocciolo cfoliua. Produce anchora quello, che alcu* ni chiamanopelo, quello è unapallottola piu dura d’uri nocciolo, tutta circondata da certa lana morbida: la quale ufano per i lucignoli delle lucerne. percioche brufeia ella ageuolmente,cr bene, come tagalla nera. Produce parimente una altra capìgliofa pallottola, ma inutile. quefia nellaprimauera toccandoli,òguftandofi imbratta d’un certofucco come mele. Fa oltre à ciò tra le concauità de rami alcune pilulefenza picciuolo, ma concaue, oue elle figgono. er queftefono uniuerfalmente communi à tutte le querele,e? di diuerfi colori. Imperoche in alcune emi• ncnti concauità biancheggiano,oueramentefono uariate da nere macchie. Genera anchora una picciola pietra rofr fa , ma rare uolte. Produce oltre di queflo una altra pilula piu rara, difiglie rauuolte infe fteffe, lungha, er ; 5 ° ¡iiacciata. Sopraallefiglie poifa una altra pilula bianca,cr acquofa , mentre che è tenera, er frefeafta qua» le haanchora alle uolte dentro afe mofche, cr crefcendo honeftamente s’indura , come le gaUe picciolc lifeie. Ljfcio di dire definghi, che nafeono attorno, er appreffo alle radici : imperoche quefii ha ella communi con tut* ^gli altri alberi. Tacciomi anchora il uifchio per ejfer anchor queflo commune ad altre piante. Ma nondimeno (come è fiato detto) è la quercia un’albero, che produce affaifimecofe. Tutto quellofcriffe della querciaTheophrafto. Onde non è da dubitare,che tutti quefii parti non habbiano il fuo ufo nella medicina. L ’acqua lambicca= ta nel bagno con lambiccadinetro dallefrondi, quando nel uenirfuorifono tenerifiime, fana beuuta, ifiufri he* Pitici, rompe le pietre nelle reni, cr cura ifiufri bianchi deUe donne. Le pilule fue capigliofe fìntili àiricci de cqjagni ,feccbe cr trite in poluere rifragnano udorofamente-.il perche fono efficacifrimo rimedio contra i flufri ddeorpo .fono infomma da ufarfempreouefra bifogno di riftagnare. Il Faggio flconnumera anch’egli nelle Faggio.Sdua 0 ^fre pianteghiandifire , anchora che ilfuo frutto non babbiafirma, nefigura dighianda. Queflo inTofca* conlìder, chiama Faggiuola : è difuori tondo, hirjuto, crfiabrofo digufeio; dentro dal quale è il frutto triango* f »coperto da unapiufiottile, cr lifeia corteccia, che roffeggìa nello[curo, comequella delle caftagne.

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L'animella»


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• DiicorfidelMatchioli

^'animella, che uiftà dentro, è di dolce, er di gratofipore ; ma al gitilo nelfine affai coftrettiua.E cibo gratifico la FamuJaài ghiri : impcroche ualenteriientes’mgraffano con effa. Onde alfuo tempo infintami ne prendono la notte nettefelue di Camola, di Stiria, er di Carinthia: douefiueggonola mattina ritornare 1 utttamconfiacchi tieni dighiri preflin unafida notte. Piace lafaggiuola atichora moltoà 1 topi ; er pero quando n e abondanza,uen L io kfthiere di longinqui paeflmfegnati dalla natura à paficerfiene nellefelue. Mangianla uolentien anchora li [con ioli, itordi, i merli,er altre forti d'augelli. Recita Cornelio Aleffandro, cheefftndo da 1 nemici affediato il caftello diChio ,(ÌdifefieroMenendo l'affédiogli habitatori, dattafamefolo con lafaggiuoia. Lefiondi del Faggiorna, focate cagliano atte malattie dettegengiue, er dette labbra : pelle, ^ applicate,corroborano le membra, chefo* noftupide. La cenere dettafaggiuola bruficiata, utilmente s’adopera afar linimenti, per tirar fuori le pietre delle reni. L’Elice poi i uolgarifiimo albero in Tofcana, orefice in bettaprocerua,con la corteccia che nel rojfo nereg* 1« E l i c e , & fu » già. La materia del legno, la quale è moltoferrata, er dura, nettofeuro roffeggia. Lefi-ondi, le qualifemprefon f a c ilità . uerdi,fon limili k quelle de i laurina difetto biancheggiano,crfono difopra affai piu ntuide : er per intorno cefi 'appuntatamente dentate, chepaionoffiinofe. Lefue ghiandefon piu picciole di quelle detta quercia, er piu rulli* che. In Tofcana è in prezzo ilfuo carbone : conciofia che oltre al tenere unfuoco tutto nino,fi dice che Ifuo uapó. re non offendepunto la tcjla. Mettonfì utilmente lefue pilule roffe, le quali oltre atte ghiande produce, trite con aceto infu leferitefrefche,cr infu gli occhifanguinojì. Conmmerafi nettejfetie dell'Elice anchora quella pian-. S m ila c e a lb e ta,chefcriue Tbeophrafto alxy 1 .capo del terzo libro dett'hifforia dette piante, chiamarfi in Arcadia smil a c e r o g h ia n d ife (quejlanonéil Tuffo, chefi chiama anchorafmilace, del egualefcriffe Tbeophrafto al x.capo dett'iftefto libro) ma ro . non hafòglie per intornoffiinofe, come ha l’Elice : da cui è anchora differente, per altre diffomiglianze. Imperoche la materia del legno dettofmilace non è cofifalda, er ferrata infteme, come c quella dell'elice,ma rara, er tenee*« io ra nel lauoraria. Eecenememoria Galeno al n i . capo delvi. librodette compofìtioni de medicamentifecon­ do i luoghi tra li rimedij dell'ugola, con quelle parole. Piu ualorofo di quelli è la decottione dellefiondi, er del* le bacche del mirto, delle mele cotogne non mature, er degermini teneri dell’elice, dell'arbuto, detto fmilace, & E r r o r e d e l delfaggio. Sopra quefto luogo dubita il Cornario comefia poftibile, che lofmilace ( imperochc egli intende del C o rn an o . tuffo, ó difua\fette, il quale è da tutti tenuto per uclcnofi,)fi metta da Galeno tra li rimedij dell’ugola. Ne però altrofa egli determinarefopraal fuo dubbio, fé non che non nafcendoil tuffo ( come egli fi perfuade) per tutto uelcnofo,uoglia quitti Galeno, chefi debba tordi quello, che non cUclcnofo. Mafefòrfe il Cornano haucjfcpiu ac= curatamente letto Thcophrallo, cr intefolo, parmi che molto meglio haurebbe dichiarato Galeno. percioche egft haurebbe ritrouato effer anchora lofmilace tra gli alberi ghiandifèri,cr connumeratofrale ffietie degli elici,et pia taproprio conueniente à i difètti dell’ugola. Il sovero di frutto,cr difiondi e fìmile all elice : tic mai pcrde.an* jo S o u e r o ,& fua ch’ejfo le fue fiondi,quantunque lo nicghi Tbeophrafto : ma ha lafcorzagrofiiftima, ne crefce tato à tmgranpez• h itto ria . ZO,quantofa l’elice. Chi ha cantinato da Baccano à Roma, ne può rendere affai buontcHimonio,per ritrouarfene dietro à quel SOVERO. la ftrada infinitifiime piante. Quefto albero, fe benfi feortee* eia,non fi ftcca,come fanno gli altri alberi. Impcrochefapena do la natura,chefarebbejfiejUftime uolteffogliato, loprouidde di doppio mantello. Adoperanfi le cortecciefie in piu, er diuer fe coje domeftiebe, mapiu communemente è adoperata da i caU zolai perfare le pianelle,cr da i pefcatori,dafarne le palle, che ,lor tengono le reti, che non uadano al fóndo. Ef però neferine 40 Plinio all'vi 11. capo del xvi.lib.con quelle parole. Il Souero non è grande albero. Produce cattiuifiimcghiande, cr poche. |Hrf la cortecciafolamente groffa,la qualefcortecciata rinafee * di modo che atte uolteffiianandofi è dieci piedi per ogni uerfo. 1/ fuo ufo èperl’anchore delle naui,per le reti de pcfcatori,cr per ferrare le botti.E parimente in ufo il uerno per le calzamèta del le donne .Et però non infacetamente chiamano i Grccilcdonc corteccie d'alberi.Sono alcuni,che chiamano il Souero, Elice fè mina,ufandolo oue nonfieno Elici infuofcambio nettefabrichc di legname,comefanno intorno Eli,cr Lacedemonia. No tiafce 50 in tutta Italiane al tutto in Gattia.Etall’x 1. cap. del medefimo libro. La materia del legno del fouero(diceua egli ) non s’inuec* chiaft non co lungo tempo;comefa parimente la quercia,il lari ce,cr il caftagno. Quefte tuttefon parole di Plinio. E anchora uno altro albero ghiandiftro,il qual per haucrfiondi difouero, cr la corteccia,cr la materia del legnofìmile al ceno, chiamia mo noi inTofcana Cenofigaro, come parimente lo chiamaro Phellodrys nogli antichi. Imperochc egli anchora da TheophraHo è chia* cerio fugato maio Phettodrys,che altro nò rilieua,che Ceno fouero. Beuutd lafeorza del Souero,bc poluerizata,co acqua calda,riftagnaift 4o coda ?linio)il sàgue di qual fi uoglia parte del corpo,et bruftia ta in cenere,cr beuuta co nino caldo,ualc àgli fiuti delfingue.

Fece


Nel primo lib.diDiofcoride.

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jfcc delta quercia, cr <faltri alberi ghiandflri mentione Galeno alvi.delle [acuità de[empiici, cofi dicendo. Alberi ehian Tutte leparti delti/,quercia hanno uirtùcoflrettiua : mapiu di tutte quella fonile cartilagine, che appreffo al le» gnoflritroua[otto alla corteccia del tronco : cr parimente quella piufottile,che nafcefotto ilgufcio delle ghiande, 1 e“®* cheuefte la[usanza delfrutto. Et imperòfi crede effer commoda medicina a i fiufi delle donne, allofiuto del fan» gue, alla difinteria ,? ? k i flufli vecchi del corpo : nel che s'ufa ella per la piu parte cotta. Sono però piu ualorofa* mente coftrettini ilfaggio,?? Felice volendo alcuno ò chefienofietie di quercia, ò del tutto d'altra diuerfafietie. Hannolefondi loro tenerelle, impiaflrate, non poca uirt'u di difftccare : ma manco però diseccano lefondi della quercia,per effere elleno mancocoflrettiue. Con le quali mi ricordo io hauer faldata unafrita fatta con unafalce , nonbauendo aU'hora alle mani altro medicamento,chefondi di quercia: le qualipeftatefòpra una pietra lifcia,et po 1 o [eia ne ricoprij lafrita conte partipiu circonuicinc .Ha il pari ualore anchora il futto,il quale ufano alcuni me» dici ne i principij de i flemmoni,?? parimente nell'aumento : percioche quandofono di piu tempo,non uifl convengo» no medicamenti costrettivi. Ma quefta dottrina è ueramente piu pertinete k i trattati delle cure de morbi,che à que fio prefente. Et imperò bafli ilJapere, che la quercia è coflrettiua,fecondo che dicemmo daprima,?? parimente diffeccatiua : cr nella calidità e poco di [otto al temperamento di mczo,f? imperò dellafietie di quelle cofe,chefo* no tepide. Chiamano i Greci la Quercia Af>CV:zLatini Quercus:gli Arabi Chullot,Hullet,ouero Bcluth. i Te• defehi Eychbaum : gli Spagnoli Kobre : i Erancejì Chefne. Il faggio chiamano i Greci pryór i Latini Eagusigli Arabi Chinaos,ouero Chiachas : i Tedefchi Buochbaum:gli Spagnoli Haia: i Trancefl Faus. L ’Elice chiamano i Greci nfunci Latini Ilex : gli Arabi Barbes,onero Carmastgli Spagnoli Anzina,?? Anzinhcira. io

Delle Caftagne.

Cap.

CXXIII.

L e g h i a n d e Sardiane, le quali chiamano alcuni Caftagne,ouero Jopime,ouero ghiande di G ioue, fono coftrettiue,& fanno gli effetti mcdefimi, che fanno le ghiande; & mafsimc quella loro buccia fonile, che han­ no tra la carne, & la corteccia. La polpa loro mangiata, è utile à chi hauefle beuuto quel ueleno, che fi dimanda epbcmero.

Sono leCafìagneflutto notifimoi tutta Italia,?? flmil* Caftagne,& mente gli alberile le producono. Delle quali,come che appref- loro eilam. fo a gli antichi ne f uffero di diuerfe fietie,?? di diuerfì nomi,trat ti k compiacenza per lapin parte da i luoghi, dondefi portava* no ; nondimeno in Tofanafilo fino le domefliebe,?? lefaluati* che . Le domenichefacilmentefi mondano, ?? fino di quelle in prezzo quelle, che fl chiamano Marroni,per effer molto piu große,?? molto piu belle deWaltre. Nelle montagne,oueflrico» . glie poco granof i feccano infu legrati al fumo, cr pofeiafimo dano,??[affinefarina: laquale valentementefipplifie perfar» ne pane. Gli alberifono utiliper lefabriche delle cafi,perfar traui,correnti,tauole, doghe, cr cerchi da botti : maper legna dafuocofono deltutto inutili. Amanomolto piui Caflagnile montagne,che lepianure : imperoche di ¡ornaturafi godono dei fieddo. Et per quefloft uede, che molto piu allignano alfetten• trionc,?? all’opaco,che altroue. Ristagnano le Caftagne, cr maflimc leficche, ualentemente iflufli Slomachali,?? del corpo; cr uagliono k glifiuti del [angue. Pefte con mele,?? con[ale, ca a“ ne" s'applicano utilmente infu l morfi del eanrabbiofo .R ifiluono le durezza delle mammelle,impiastratevif ufo con aceto, cr fa» rina d’orzo. Provocano al coito,per effer molto uentofi. Mam» giatc abondantemente ne i cibifanno dolere la tefta :generano uentofltkfiitticano il corpo, cr fino dure da dige» rire. Ma quelle, che s anoftifeonofitto alla cenert, rimettono affai del nocumento loro, mangiate pofeia con pe» ff,er confole, ouer con zucchero. Scriffe delle Caftagne Galeno al 1 1 .dellefacuità de ì cibi,cofl dicendo. Le Co» ftagne tengono il principato tra tutte leforti delle ghiande : cr quefiefile tra tutti iflutti faluatichi danno nutrì* Caftagne mento al corpo degno di memoria. Ma è però iauertirefihe fe ben dice qui Galeno,ch’elle danno copiofo nutrirne• {¿ritte da Gt »o; nonperòfi lodano ne i cibi cotidianì. Percioche, fecondo che pur riftrifie effi Galeno al libro della dietafitti• len°* i Greci le Caftagne 2 a.pS'utvcu £¿>,*11,1 Co francefl CaSlaignes:?? Maronts li Spagnoli.

Nomi.

n a

Delle


148

•Diicorfi del Mattilioli Delle Galle.

Cap.

CXXIIII.

L a c a l l a è frutto della quercia, dì cui fono due fpetic : una la quale chiamano omphacitc, picei ola, ma rugofa.comei nodi delle dita,falda,& nó pertugiata :& l’aitra lifcia,leggiera,& pertugiata. Lodali per la miglio re l’omphacite, imperoche è la piu efficace. Hanno ameodue uirtù grandemente coftrettiua. Trite in polue re,rifoluono le fuperfluità della carne,riftagnano i flufsi lo delle gégiue,& dell’ugola,& laldano le ulcere della boc ca.ll lor nocciolo leua il dolor de i denti,melfo nelle ca uernofità di quelli. Brufciatein fu ¡carboni, fino che fieno bene affocate,& pofeia fpente con uino, ò con aceto , ouero con falamuoia acetofa,(lagnano il-iàngue. Sedédofi nella loro decottione, è efficace rimedio à far ritornar la madricediflogata,& à riftagnare i flufsi di quella. Macerate con aceto,ouero con acqua, fanno i capelli n eri. Applicate trite con uino,ouero con acqua in forma di linimento, ouero beuute, giouano à i flufsi jq difenterici,& (lomachali. Debbonfi quelle mefehiare con i cibi,oueramente cuocere intere in acqua, infieme con qualche altra cofa cóuenicnte in Amili malattie. In fomma fono da ufare le galle à riilrigncrc,à fermare , & diffeccare,douc fa di bifogno.

Gail«,& loro

efliiu.

O p in io n e Ì j|fa d e l| C o r

nati*.

L e g a l l e fono notißtme, cr uolgari : er fon prodot* te,fecondo che dice Plinio, da tutte le piante, che producono le ghiande. Nafcono quando il Sole efee delfegno de Gemini : cr quandofon tocche da troppo caldo,fificcano,cr refiano nane. pj Le quercieitiTofiana producono oltre alle ghiande, anchora Gatte ai due forti, maggiori ciò e,er minori. Le maggiorifon grotte come noci,leggiere, er fingofi . Le minori fon grojje come nocciole, crefre dure, er ferrate : erfon quel » le,di cui è l’ufo nelle tentone,er appreffo coloro che conciano le cuoia,chiamate da 1 Greci propriamente ompba* citiii. Onde pormi, che di gran lunga s’inganni il Cornano udendo egli foftenerc nefuoi commentari}fatti fo• pra i libri di Galeno delle compofitioni de medicamentifecondo i luoghi tanto nel primo,quanto nel v r. libro, che le galle omphacitiài non fieno altro appreffo Biofcoride, er Galeno, che le anello, ouero coppette, in cuiftannofit te, cr ferrate le ghiande: frodandoli/opra un tefio di Paolo Egineta nella cura della difenteria,doue firitrouano firitte defiriuendo egli un crifiero, quc&e parole firmali. . fa H r i m Ikov, *'£«<? kiv» Jp is ß'ha.m, Sm? òt ßvprri; ^fäyrcu, Le qual) parole cofi riluttano netta noftra lingua. Prendi olii* ¡p phacidi abbruciate. Sono quelle quelle concauitfiin cui nafcono leghiande delle quercie, chefino iti ufo per con* dar le cucii. Douc non uuole cglicheß leggi ompbicidosowphicitidos awutundo coji U lettionc ai Piolo il fuofentimento. Bai che pofiia determinafico, che aliro nonfio appreffo a i Greci tagatta omphacitide, che queliti toppdk , in cui sincaffano leghiande. Et cofi flatuifie di non uoler rimouerfi dettafra opinione,fi prima nongli fu dimofirato da qualcb'uno,che quefio luogo di Paolofia corrotto : oueramente che «1 lohcio c omphacidos,ap preffòaPaoloJìa nomefrftantiuo, & che non denoti altro, che quello, che Plinio chiama calice, cr il uulgo cupa* ia di ghianda. Ma neramente nonpojjo fi non marauigUarmi,che il Coruario, il quale ho io altrimentijempre Hi tnato col tefiimonio deglifiritti frei',Intorno d’acutißimo ingegno, cr di giudicio grande,fifia ingannato in una co fa cofi chiara. Imperochefi Paolo non haueffefaputo, che queüo uocabolo Greco omphact's, per effer in rarißimo ufofuffe à molti incognito, come dimoftra ejfere anchorafiato incognito al Cornario, nongli farebbe neramentefia ^0 to neceffario di dichiararlo per circonlocutionc,comc egli fice,quando diffe,cbe le omphacidi erano quelle concaui tà, in cui nafcono tcghiande dette quercie,chefono in ufo per conciare le cuoia : comefono anchora a tempi noftri. Imperoche la Vaiatila de cuoiai non è altroché coppette di ghiande. Che oltre à ciò non intenda Paolo per la gatta omphacitide,le coppelle delleghiande,quel neramente ne puòfare uero tefiimonio,che eglifiriuc nel vi 1 .libro,do* ue trattando dellegatte,cr nondetteghiande,ne dette coppette loro.defiriuc dueforti di galle : una, la quale chiama omphacitide,picciolatcr unagrande,che roffeggia,meno ualorofa.il che auàti à lui firiffcro parimente Biofcoride, Cr Galeno : i quali non fcriffero ¡mai ( che io ftppia ) in luogo ueruno de i loro uolumi, che la galla omphacitide fia l’iileffd coppetta detta ghianda: per batter eglino molto benfaputo ( f i ben non lojeppe il Cornarlo ) che leghian* de erano differenti dalle gatte nonfolamente in genere , ma anchora in fretti. Senza che aggiungeremo ancho* raquefio, ciò c , che non mi ricordo mai hauer ritrouato che Biofcoride , Galeno , ne Paolo habbiano in f o luogo ueruno ufato queüo uocabolo ofi<?cuhn perla gatta t f i non per nome adicttiuo con il f i o fuftantiuo xhkìì che propriamente fignificala gatta. Onde concludendo dico , ch'io tengo per firm o , che in quel tefio di Paolo f i debbi*


Nel primo lib. di Diofcoride.

145)

fi ¿¿ba Itggwc ò^ hk.ììos, cio è omphacidos , cr non ¿¡jjpaxinf'os, ciò e omphacitidos, come contende il Comi* rio. Et oltre 4 ciò credo neramente, che i Greci chiamino propriamente ciò e omphacida, la coppella, in cuifia dentro la ghianda. Quantunque il Cornario, cr l’Andernaco, il quale affai goffamente, per mio giudi» ct0 >traducendo Paolo interpreta quella noce 01*90x1fi* per agreño, amendue dottifiimi nella lingua Greca, non babbiano comprefo ne conosciuto tanto. Hanno legalle infe quejia loro particolar uirtù, che predicono ogni pronoft.f anno con il parto loro la bontà, ó malitia dell'annofuturo : perciochefe rompcndofì quelle, chefi ricolgonofecche, er nonpertugiate, uifiritrouano dentro mofchelignifica guerra,fe ragni pefle, cr fe uermini careflia. Nefi ma - galle. mùgli alcuno, che delle galle nafeano quefti animali percioche n’ho ueàuto io affaifinte uoltela cfyerienza, cr pocheò niunafene ritroua,che pertug iata nonfia ,cr che digià nonfe nefia ufeito l animale, che ui nafee ; che non jo firitroui pregna d’uno di quefti tre animali .Laonde fipuo dire,che la quercia producefrutto,cr animale. Il che facendogli antichi nojìri padri¡nonfenza caufa dtftfcro,cbe la quercia era confagrataàGioue. Scriffe delle Gal» G a l l e f c r i t t « le Galeno al v i i . dellefacultà defemplici, cofì dicendo. La Galla,la qualefi chiama omphacite, è medicamento ua d» Galeno. lorofámenteacerbo,cr nellamaggior parte terreflrc,effigi do : con il che diffecca,cr ripercuote iflufii. cr olt treà ciocoñrigne,cr riduce infierne tutte le membra rilaffatc, cr languide : cr udentemente ripugna a tutti i¡tuf­ fi . Per il chefi può dire effere ellafecca nel terzo ordì ne,crfrigida nelfecondo. Ma l altra,la quale è gialla, gran» de,cr leggiera,è anchora ella difjeccatiua, ma tanto però meno dell’altra, quanto manco è partecipe di quella qua* lità acerba. Et imperò cotta perfe fola,cr impiagata, è medicamento nonpoco ualorofo à iflemmoni,cr alle ri» laffationi delfedere. Cuocefi,ouefia di bifogno di pococoftrignerc, nell’acqua : cr doucf i molto,nel nino, nel che tanto piufifa gagliarda,quanto piu il uinofarà auñeretto. Quefia chiamano i nofiri uiUani omumiS'a >c‘° ègalla li) maria. Oltre à ciò le Galle brufciate dequiñano uirtù di ristagnare il/angue,dal che prendono del caldo,cr dell’a cuto. per la qual cofafono piufonili,cr piu diffeccatiue delle crude. Volendole adunque tu preparare per riftagna re il fungue,mettile nelfuoco de inni carboni,cr comefono benifimo affocate Regnile con uino, ouero con acetó. Chiamano i Grecita Galla K>mìci Latini Galla :gli Arabi Hafs, ouero Hafus. i T edefehi GdUocpffcl, cr Ey» cboepffelù Spagnoli Galha,cr Bugalka.i Erancefì Norie degalle.

D el Rhu.

Cap.

CXXV.

I l r h v , che fi mette /opra alle uiuande, chiamato da alcuni erithro, è un Teme d’uno arbufceilo chiamato coriario:perciochecoIoro,che conciano le cuoia,l uía no per ifpefsire le pelli. Crefce quefto arbufceilo fra i fafsi d’altezza di duegombiti: con frondi liighettc,rof figne,& per intorno détate come quelle dell’clice.Pro duce il frutto racemofo.dcnfo, di grandezza di quello del terebintho,ma alquato fchiacciato : di cui c molto utile la corteccia. Hanno le fue frondi uirtù corretti ua,& fanno tutti gli effetti dell’acacia. La loro decot • tione fa i capelli neri, & mettefi p la difenteria ne crifte ri,rie bagni per federuidentro,& nelle beuande.Diftil lafi nelle orecchie,che humigano.Le frondi applicate con mele,ouero con aceto,curano le cancrene,& i pte rigidelledita.La decottione delle frondi fecche fpre* muta,& pofeia ricotta alla fpifsitudinc del mele, uale quanto il lifcio.il feme fa i medefimi effetti.Mettefi có ueneuolmente ne i cibi di coloro, che patifeono ì fluf fi difenterici,ouero ftomachali. Applicato ne i linimen ti con acqua,prohibifee le infiárnagioni, & le pofteme nelle rotture deH’oifa,nelle liuidezze delle percoffc, & nelle fcorticature.Leua l’afprezza della lingua fregatoui có mele.Stagnaiflufsi bianchi delle donne,& guari fec le hemorrhoide, applicatoui con carbone di quercia.L’ acqua,doue fia flato prima quefto feme ininfufione,cotta,& condenfata,è piu efficace che Fifteflofe me. Produce quefto arbufceilo una géma,la quale mef fa nelle cócauità de dentane leua il dolore. C h i a m a s i il Rhu de i Greci, il quate(fecondo che dice Plinio alt x i.capodel x x x i u . libro ) non hanome R h u deuno in Latino,communemente nellejpetiarie Somacho,uocabolo tirato da gli Arabi, comefono affaifimide gli diri già detti difopra. lmperoche Serapione con tutti gli altri Arabici chiamano il Rhu Sumach. ufaronoil Kbu Co & antichi in cambio di file per condimento de i lor cibi.-onde Diofcoride nel principio del capitolo lo chiama Rhu , diefi mette infu le uiuande. llcui coüume sojferua,per quanto ho intefo, fin hoggi in Sorta,cr in Egitto, doue nafee il Rhu piu eccellente. Nafcenc in Italia in piu luoghi infu ¡’Aprimmo con tutte quefie note, che » ì gt*

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Difcorfi del Matthioli

ol; allegria Diofcoriie. Concianfì con le fuefronti le cuoia di quelli eccellenti Cordami, che chiamano Somachi dal nome di quelle fonti >con che fiRefitfcono, er smerciano. Oltre a ciò ¿ da[apere, che quantunque fi ri. trauma in Galeno, er Rettalmente nelfefio libro delle compofittoti de medicamenti fecondo i luoghi, diucrfrRe* Rhu. tic di ft.hu,ciò è rhu Soriano,rhu Pontico, rhu de i cibi, rhu da conciar cuoia, e rhu roffo-, non però per questofi de ve ardere che quelli alberi, che lo producono, fieno l’un dall’altro diutrfu uedendo noi, che Diofconde in quello luogo nonfcrìffefe non d’unfoto,come parimente aü’ottauo dellef acuità de i[empiici, fece l tftcfjo Galeno. Ma è da[apere, che per il Rhu de i cibi s'intende delfeme, er per quello da conciar le cuoia s intende delle fronti, er de i ramufceUi della pianta. Il che ben dichiarò effo Diofcoride, quando diceua. Il rhu c Ufeme duna picchia pianta, la quale è in ufo per conciar le cuoia. Il che afferma parimente Galeno al luogofuddetto. 1/ roffo poi non è altro, che il Juofemc mal maturo, in cui i faculta più cofirettiua, che nel maturo quafì di color nero. li Sorianopoi ,e 7 io Pontico anchora, quantunque nafeano in altre regioni ; non peròfono efii d’altreRette, chefifia quello d’Italia, er di Spagna ; come che forfè tuli’operare piu ualorofì. Et però s’ingannano digroffo i ucnerabih Prati di zoccoli E rr o re ,¿ ¡F r a t i , & ili P l i n . commentatori ti Mefue, a perfuaderfi, che il Rhu di Pontofia d'altraRetie di quello, che tifarono i nostri antichi ne i cibi. Nel cui errore ritrouo parimente Plinio, kauendo egli ferino di quello, con cui fi conciano le cuoia, ap* panatamente da quello,che era neWufo de cibi. La cui dottrinafeguitando forfè il Fuchfìo,fi credette anchora egli nelfuo libro delle compojìtioni de medicamenti, chefuffe il Rhu di dueforti, una desinata alle cu o ia i l’altra alle cucineper tufo de cibi, non[spendo anchor egli ben la cofa . Il Fuchflo medico honoratifimo, er dotto,non con• tentandofi di dueRetie di Rhu imitando Plinio haritrovato anchora la terza. Imperoche nelf so libro delle com• pofitioni de i medicamenti ultimamente aumentato,er ricorretto, crede che il Rhu di Soria nonRiamentefa diffe­ rente da quello delle cucine, er da quello con cui fi conciano le cuoia, ma chefia unfucchio di uno particolare ah io borfccUo di quel paefe, non hauendo però di ciò egli altro tefiimonio, che thauere letto,che Galeno al v i . libro del le compofitioni de i medicamentifecondo i luoghi mette in un certo medicamento il Rhu Soriano. Ma ( per miogiu ditio ) il Fuchfio s'inganna di groffo,imperò che non ueggio, ne manco mi pojfo perfuadere, cheper hauerefatto Ga Uno inquel luogo memoria del Rhu Soriano ,fipoffa dire, non che credere, che quel Rhufìa ifun altro albero difa ferente da! nofìro, ma ben mi pare, chefi pofii credere, che Galeno uolcffc hauere iui il soriano, come piu eletto, er il migliore,fapendofi hormai da ciafcuno, che i medicamenti nafeono piu ualorofì in un luogo, che in unoaltro, CT piu nelle parti orientali,che altroue. Et fe bcnThcophrafto al x \ I I I . capo del H i. libro,ferine rffer il Rhu di dueRetie, mafehio ciò f,er femina, er chef uno è iterile,cr l'altrofruttifero ; non però ferine egli, che l’uno fla per l’ufo delle cucine, er l'altro delle cuoia : ma diffe che anienduc erano per f ufo delle cuoia, percioche i cuoiai nonadoperano il feme,ma Riamente lefiondi, er i ramufceUi. Penfofi Pietro Crinito Fiorenano, comefi legge 3« Errore di Pie il vn.capo delfuo libro deìibonefia iif'ciplina, che il Rhu,il quale mendofamente in Cornelio Celfo éfcritto Rhos no Crinito. Syriacus,fuffe la Mamut, chefi ci porta di Soria ; penfattdofi, che Rhosfignifica rugiada : imperoche la Manna non è altro, V I B U R N O . che rugiada. Per il cui errorefu agramente corretto dal Man tardo da Ferrara,come ampiamente nellefue epifióle alla quin« ta del primo libro diritta aÙ’ifteffo Crinito fi legge, er fi uede. Theodoro Gazi interprete di Theophrafio uolcndofar Latino quefio uocabolo Greco Rhusjo chiamò Fluida, alludendo al fh gnificato Greco.il chefu caufa di farmi errare negli altri com mentori) per aititi fiampati,hduendogia per certofiimato, che 40 altro nonfuffe la Fluida appreffo Theophraflo,che quella pian* taja quale chiamano alcuni Lantani, delle cui radicifi fa in alcuni luoghi il uifibio. Ma leggendo pofeia io piu diligentemc te il teño Greco di Theophrafto, er esaminando nonfenza cho lera quefio nuouo uocabolo Latinofinto dal Gaza,riconobbifa cilmente l’errore .Onde parmi lecita cofa di dire hora, che la fluida del Gaza, non è altro,che Tifieffo Rhu appreffo Theo* phrafio. er però non può effer ella altrimenti la Lantana. La qualelper mio giudicio ) piu prefio dimofira deffer il v 1 b v r * n o , per effer ella molto ueneida,zr arrendeude,c ? facile ala* 5 <3 feiarfì torcere. Imperoche tale dimofira Vergilio effer il Vibur V i b u r n o , Et no nella Bucolica,con queflo uerfo. fuacflàm. Quantumlentafolent inter uìburna cuprefii. Nafre quefla pianta con rami dcUagroffczZad’un dito alti fino a duegombiti. Le fòglie fonfimili à quelle degli olmi, ma bianche,er piu pelofe,le quali per pari,cr diftanti interuaüi na feonofu per i rami ì due,er per intornofono fottilmente denta te .1 fiorifa ella binchià modo dombtUaida cui procedono pofeia gli acini delfrutto fiiacciatij quali nel principiofon uer di,nelprocefJorofii,cr neri quandofono maturi .Ha le radici Errore del RudJio. nctlafommità della terra di uifeofifiima corteccia: di cui alcuni fttito, comes'è detto,il uifchio. IlRutUiocrede,che quella fia il D iu e rfità a d


Nel primo lib. di Diofcoride.

ryi

Di il atto R&H, ingannando)ì di gran lunga. auenga che altra piantafla il Hhu appreffo Diofcoride, er Galeno. Il " cofi ne fcriuealTvm. libro dellefacuiti defemplici. llRhu pianta ramofculofa, ha uirtk coürcttiua,cr Rhufcritco dilfeccatiua. er impero Vufiino i coriarij a riÜrignere.cr diseccare le pelli ; dal qual effettofi chiama pianta da cuo a* g »L ' ° i l Sono oltre a quello in ufo a i medici primamente ifuoi frutti, ere ilfuofucco Meramente molto auftero. Et im però è queflo medicamento di quelli, che diffeccano nel terzo ordine, cr infrigidifeono nelfecondo. chiamano i Komi. Greci il Rhu ,P °'m Latini Rhus : gli Arabi Sumach, AdurionJRosbarfadislicos, cr Rofaidicos : gli Spagnoli Sm&h&r Sumagre.

Della Palma, & de Dattoli.

Cap..

CXXVI.

N a s c e la Palma in Egitto». Ricoglicfi il frutto nel , l’autunno,auanti che fia del tutto maturo,è Amile al mi ' robalano d’Arabia. E cognominato poma,ciò è pocu10. uerde di colorej& d’odore di mele cotognemia quado fi lafcia bé mature,fi chiama poicia phenicobalano. ' Quello, che fi rieoglie mezo maturo, è acerbo , & co 'ftrettiuo. & imperò fi beue in uino auftero ne i flufsi del corpo,& delle dóne.Ferma le hemorrhoide, & fal;da,impiaftratoui,leulcere.I phenicobalani frefehi fono piu coftrettiui,cheifecchi:fanno dolore di tefta: & ma giandofene troppo,imbriacano.E utile l’ufo de i fecchi ne i cibi allo fputo del fangue,al uomito del cibo, & al la difenteria. Conucngonfi impiaftrati con mele coto - goe,& ceroto enanthino a i malori della vefcica. Quel 11, che chiamano cariote, mangiati, medicano l’afprezza del gorgozule. La dccottione de i Thebaici beuuta, fpegne il calore nelle cótinue febbri chiamate caufoni : & beuuta con acqua melata uecchia,ricrea le forze.Fan "no il inedefimo anchoramangiati ne i cibi. Fafsi di que - iti uino a tutte quefte cofe cóueneuole. La dccottione beuuta per fe fola,&gargarizata,coftrigne ualorofàmente. I noccioli dei frutti delle Palme brufeiati nel ■ modo,che fi brufeiano gli altri in un uafo crudo di ter­ ra,& ipenti pofeia con uino, & lauatonedipoi la cene» re,fupplicono in uece di Ipodio: & mcfcolanfi pofeia ne i linimenti delle ciglia. Ma non eflendo ben brufeìa ti la prima uoIta,bifogna di nruouo ribrufciargli. Han­ no virtù coftrettiua,& riferranno i pori del corpo.Gio nano alle vue >& puftule de gli occhi, & al cafcare de i 40 peli delle palpebre, applicatiui infieme con nardo. Sminuifcono infieme con uino le crcfcenze del­ la carne ,confolidano,& cicatrizzano le ulcere, al che fon molto piu utili quei delle piu picciole pai, me d’E g itto .

Della Corteccia de i frutti della palma.

Cap. C X X V IL-

L a c o r t e c c ia della palma, la quale chiamano alcuni elata.ouero fpatha,e 1 inuoglio, ouero il gufeio de frutti quando fiorifeono le palme .’ di cui è l’ufo appreffo a gliunguétari per ifpefsire,& dar corpo a gli unguenti. Quella è ottima, che e coftrettiua,odorata, grauc, denfà, & grafia di dentro. Ha uirtù coftrettiua: ferma le ulcere,che pafcono:riduce le giùture fmoiTe,& mettefi pcfta ne gli |o empiaftri. Gioua a i precordi^ i flufsi ftomachali,& alle malarie del fegato,mcfcolate ne gli empiafìri,che ui fi conuengono. Lauandofi fpeflo có la fua deccottione, fa i capelli neri. G ioua beuuta a i difetti della uefcica.dclle reni,& dell’interiora. Riftagna i flufsi del corpo,& quelli de luoghi naturali delle donne. Vnto frefeo uenti giorni con ragia,& cera,fana la rogna. Quel frutto, che fi ferra den­ tro della corteccia,anchor’egli fi chiama elata, & da altri boraflo. Ha quello anchora uirtu coftretti* fimilc a quella della corteccia: ma non è cofi utile ne gli unguenti. La midolla frefea del tróco,la quale è bianca,cotta,& mangiata ne cibi tanto uale in ogni fuo effetto,quanto il boraflo , B

e n c h é

in piu,or piu città d'Italia negli borii,ne giardini, c r «e chiofhi defrati fi ueggono delle Palme

Cr di notabile grojfezza > Cr dì beUifiima proceriti;nientedimeno per non effere il noftro clima concordeuole con eflara.

<0 1« natura loro, nonproducono a tioi le Palme ilfrutto. Ritrouanfcnc però nelle maremme di Spagna, che proda« cono ilfrutto, ma nonfi matura a pcrjittione. Quelle, che nafeono in Candia, maturanoi lorfrutti affai bene t molto meglio quelle che produce l'ijola dì Cipro. Le piu celebrate fon quelle di Giudea • cr di quelle piu di

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DifcorfidelMafcthioli

tutte ¡altre Conmigliori quettefcome dice Galeno ) che mfcono appreffo Hierico. A Vincgiafi portano ¡frutti ¿ e h p almejí quali noi chiamiamo Datto/i,di Soria, er menitene anchora da Napoli portati d Aphrtca,er di Bar ¿aria • ma a noi nonfi portano,fe non fecchi,per il lungo uiaggio, che è fra noi,o~ doue nafcono. Deifrefch i ( co. me dice Plinio a l x v i .capo del x u i i .hbro)fenefauino : del quale per lor bere fifrruono t P a t t u g li In du rr tutto l’Oriente. Et fecondo che fi legge al i i i l . d e l x i n . n e l medejìmo, le Palme frmtne nonproiuconoilfruf to loroJe non hanno il mafchio appreso : il quale fe per forte lor uien tagliato, o f i fic c a , non fanno piu frutto. Ma non è però da credere, che i mafchi non portino anchara loro ilfrutto.Imperochefcriue Theophratto all v i l i , capo d e l t i , Ub.deUhittoria delle piante, che tra lefruttifere ( pernoche affaifon le ¡lenii ) tanto portano ifrutti t mafchi,quanto le frain e . Sononne di piu fren e, percioche alcune producono i frutti fenZa nocciolo, altre co’l Specie diuer nocciolo du n fim o, er altre con tenero. Sono parimente differenti tfruttim i colore, auenga che fin e ntroumo lo fedi Palme, di bianchi di neri, e r di gialli. lnfomma nonfono i dattolt di manco colori, che fi freno ifich i, ne affolutamente di Sì di Daccoli. manco frette. Vogliono anchara, che fieno differenti tra loro di firma, erdi grandezza : dicendo che alcuni f o , no ritondi come le mele, c r cofi grofri, ma non però tanto g r a fi, che quattro non poffano fiare infume, alcuni grofii come ceci. Dicono anchora effernon poco differenti nelfap ore. Ma quelli dicono ejfer ottimi tanto fra i neri, quantofra i bianchine chiamano regi}, co fi nellagroffez z a , come nella uirtu.ma quelli fono però rari. Alcuni alberi di Palma fono anchora,i quali nonfríamentefono differenti da gli altri nelfrutto ; ma nella Itmghez* z a , c r nella firma dell’albero. Perciocbe elle nonfono grandi, ne lunghifime,ma brcui.zr piu fruttifere dell’aU irei di modo che al tuttofruttano in tre meji. Sononne di tali in Cipri,in Soria, e r in Egitto : le quali in quattro,ò al piu in cinque amifru ttan o,erefcon od ttaltezza di'uno huomo. Enne in Cipri d'una altra forte, che produce le fiondipiu ampie, erparimente il frutto maggiore, differentiato particolarmente da tutti gli altri, grande quan- io to un melagrano, ma lunghetto, fe ben non cofi faporito,come gli altri. Mangiafi come le radici,percioche non s’in ghiottifee tutta la fua foflanza ; ma fríamente il fic c o ,c r frittafi il retto.Questo tutto delle Palmefcriffe Theophra Muía pianta ito . Sono oltre a ciò alcuni,i quali connumerano tra le frette delle Palme, una pianta che nafee in Cipri, erpa* &fuahili. rimente in Egitto, chiamata m v s a , crM ufe chiamano anchora ifuoifrutti coloro, che ci li recano freffo di Ci* p r i. Crefce quella pianta(conte dicono ) all'altezza di cinque ,o d i fei gombiti, er piantafr iagermini dell altre . Produce le fiondi come di canna : mafono molto piu lunghe,cr più larghe, di modo che s'allungano alla mifura di tre gom biti, c r allargatili piu d'uno c r m ezo, c r hanno una cottola, che feorre dal picciuolo alla punta affai ben larga,cr g roffa. Seccanfìgli le figlie lattate, o per propria natura, o per l'ardentifimo fo le , dimodo cheti mefe di Settembrefi ueggono attaccate atta pianta ¡blamente le cofrole ignude,fenza alcuna parte di fig lie , per effere el­ le in uero moltofo n ili. Il pedone della pianta ¿tutto uefrito di fquame dell’origine dellefiglie, come fono le canne, 30 erparimente i tronchi delle palme. Non produce altrimenti rami, ma fi foftiene fríamente con il tronco filo .N a fee dalla fommità del piantone ungermine tenero,lungo al piu ungombito ,da cui nafcono altri piccioli gem ini dal l’orìgine alla cima dittanti l'uno dall’altro tre,o al piu quattro dita. A quefti Hanno appiccati i frutti,grandi, cerne cocomeretti piccioli, iqualihel maturarli gialleggiano alquanto. L afcorza loroccom e di fichi: c r però nel man giarfì fi mondano come quelli con le dita. La fuftanza del frutto nella fra c Òfìftenza è come di mellone fenza noceto lo,cr fenza fem e. Paiono queftifrutti da prima al gufto alquantofeiapiti, di modo che non piacciono molto nel prin cipio a chi non è ufo a mangiarne : ma dffuefacendoft alcuno a mangiarne,dilettano poi marauigliofamcnte ,d i mo * do che ¡huomo nonfen e può uederfa d o . tanta è una certa grada di fapore occulta,che hanno in loro,la qual frar * gendofì pian piano diletta grandemente al gutto. Tale mi hanno defrritta la Mufa coloro,che fono (lati in Egitto, cr in Cipri, c r parimente in Sicilia. Ma qual pianta fia Hata ella appreffoagli antichi,non ho ueramente certezza 40 alcuna. quantunque l'animo minchini a credere,che poffa ageuolmente ejfer la Mufa appreffo a Tbeophrafto quella fretìe di Palmata qual deferiue egli nafeere in Cipri con fiondi maggiori di tutte le altre ter frutti parimente mag giori,come melagrani, c r di firm a lunghetti • Eecene memoria Serapione, cofi dicendo. La Mufa ha proprietà di fcaldure nel mezo del primo grado, c r ctkumettare nella fin e. Nutrifce poco. Gioua fretialmcntc a i difetti del petto, cr del polmone , c r parimente agli ardori dellauefcica. Mollifica il corpo. Mangiandofene troppo nuoce allo ftomaco,cr oppila il fégato. Nutrifce la creatura nel corpo della madre .prouocal’orina , c r i l coito. Na frene uelle maremme di Siena nel piano di ual d’Alma affai,come che poche uene fieno, ebepafiino due fratine di mi* fu r a . P o c o maggiori di quefte fon quelle, che fi portano di Sicilia a Napoli, le quali chiamano Cephaglioni, come Palma d'In . piu diffufamente dicemmo di fopra nel capitolo del Bdellio. Enne unafretie in India (fecondo che fi legge nelle dia,& fuahi- nauigationi di lofepho Indiano,che ne gli anni del Signore 1 5 0 1 .capitò in Portogallo) dalla quale diftiüa da i tron j o ftoria. coni de rami, chea pofta figli tagliano il mefe d'Agofto, un liquore ; il quale ricogliendolo i paefini in certi lor ua* fì,r ufano in cambio di nino, ma fe non fi cuoce, non fi mantiene,fr non tre dì, conciofia che dipoi tuttodiuenta fèr» tifiimo aceto. Cuocono adunque qucfto,come facciamo noi il moflo per fa r laftp a ,cr cofi facendo, diuenta foauif* fimo mette : il quale pofeia difjoluono in acqua, er per uenti giorni con certo loro magifterio lo colano, fino che (li ben purgato dallaficecia,erben chiaro. la onde cofi diuenta foauif imo uino,il quale fi può lungo tempo conferuare. Quella f r e t ie , che chiama Diofronde Dattoli T hebaici,per quanto da piu diuerfi autori ho ritrattato, tanto fi fec * cano, er s'indurifcono, che fe nefa farina,cr pofeia pane. Il fignificato del uocabolo Arabico f a , che fi tenga» Tamarindi ' no effere im fr e tie di Dattoli d’ìndia anchora iT a m a r i n d i , imperoche Tamar, Arabica dittione, è quel & loro hift. med(fìmo,chc Dattoli netta noftra lingua : ne altro uuol rileuare Tamarindi, che Dattoli Indiani. Producono que» fti (fecondo che recita Serapione )alcuni alberici quali fanno le fiondi loro lunghe, er appuntate, fintili molto a ¿9 quelle del falice ; come che alcuni uogliano,che fieno i frutti dette Palme fan atiche. A noife ne portano pochi <¡in­ teri : ma il piu dette uolte tutti pefti,cr mefii infierne, come una patta, nella quale fi ritrouano i fuoi noccioli gialli didiuerfr.


Nel pirimo lib. di Dioicoride;

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rJiuerfi firme. Lodanfì quelli,che nel nero roffeggiano,teneri,pieni di fila, vfiefc h i. Ealfrficanfì con polpa di Paculcàde 01 n J *Wne dimofira lafraude l’effire eglino nel colore piurofiigni,cr piu chiari. Sono,fecondo Slejué »fri• Tam arindi . fiochi nelfecondogrado,come che A uenoe uoglia,chefreno nel terzo. Muoucno il corpo : er imperò be» I foiuóHofacilmente la cholera,er gli bumori adulti. Corìfirifcono alla mania, alla mclancholia, a tutte le op» oilJioni, agli hidropici, al trabocco delfiele, erotta milzagroffa. Son buoni alla rogna, alla lepra, alle uoUä* he cr ad orniforte d'ulcerazioni fra carne, er pelle, che procedano da gli bumori adulti. Nuocono a gii doma chi 'freddi ■ imperòfi filim i fie il nocumento loro mefcolando con eßi, quando fi uogliono ufare, cofe fiomachali, ‘come macis, mafiicc,fiica, cafria odorata,cr cinnamomo . Sono tardi nel?operare : mafannofi piu uigorofi, dati dottitif i fi o infiero di capra,o inficco difm ot erre, plh quello di lupoli. Infontina lefpetic delle Palmefron mol• & diucrfe,cr effindonc qualch’uno curiofo,fiáisfactifrl col m i . cap.dcl x iii.ltb . di Plinio, cr coni y i i i . del ii. di Theophrajio • Ma che cofafra poi nella palma quello, che alcuni chiamano Elata, cr altri Spall a , lo di» Elata, & Tua chiara manifestamente Diofioride, quando dice. Lafiorza deüa Palma, la quale chiamano alcuni elata,cr fiatila, hiftoria , & d i i ni. ¿ (moglie,onero il gufilo defrutti,quandofiorifeono Alche confirma Theophrafro nel luogo già detto,con que. fíe parole. Delle palme,che fruttano, alcunifino nufihi,cr alcune fèmine. ma è tra loro qùcfta differenza ,chc i mafehi fiorifeono fibito [opra lafiatha.crle fiminejubito dimoftrano ilfrutto lunghctto.Gaìeno ali’ottano hb.del kfacuità defimplici chiama data, onerofialha nonfilamente ìmeglio defrutti ; ma anchora un certo tenero genuine, cheproduce la palma rii quale è¡irfi quello che ñafie dentro deU'inuoglio, auanti chefiorifia, chiamato Errore di Pii daDiofioride Boraffo, auenga che anchor egli dica,che quefroft chiama data. Ma conofccfì in quefta cofa ejfer nio. fi nonpoco ingannato Plinio, per quello che egli nefiriuc all'ultimo capo del x 11. libro, cofi dicendo. E oltre a do uno albero, che entra ne i medefimi unguenti, il quale chiamano alcuni E late. Noi il chiamiamo abete, cr al tri lo chiamanopointier altrifiatha. Dalle quali parolefi uede chiaramente,che Plinio affaifiaccamente confiti de l’inuoglio defrutti della palma con l'albero dell’abete, ingannato (come anchora in altre cefi fimili fiele ingan» mrfi) dalla conformità de uocaboli. Imperoche appreffo a i Greci é W » , ciò ¿ elate,fignifr.ca anchora l'abete. Sen za che s’inganna anchora,credcndofi,che Pelatafra un albero : (¡fendo però cofa chiara, che egli non c altro che ungemine,oueroTimoglio de i Dattoli,quàdo fiorifeono. Tra li moderni poi ritrouo efferfi non poco qui ingan» Errore di A nato Adamo Lonicera Tedefcho nelfio uolume delle piante : auenga che egli fi creda per certo, che altro nonfra damLonic. k elata onerofiatila netta Palma>che Uftcffefiondi,per hauer ette firma cr figura di fiada. Fece della Palma Palme, &dae memoria Galeno altv 1 1 1. delle fiacuità defimplici,cofi dicendo. La Palma è ueramente coflreitiua in ogni fia par colà fcrittida te. cr imperò ilficco de ifuoi rami è auflero,per e¡fere compofto dififtanza acquea tepida, cr di terrea frigida, Galeno. dì fintile natura è quelfino midollo, che chiamano Eneephalos, ciò è ceruello,chc s’ufd di mangiare per cibo. Ma il fiofrutto, crmafiunamnte quando ¿fatto dolce, contiene inf i non poca calidttà. Oltre a ciò, quantunque que» äofrafrutto da mangiare nei cibi cr perfi filo, crinfieme congli altri; è però utile anchora applicato di fuori, douefra di bifogno di fortificare,di diffcccarc,di ritirare, diferrare, cr di indurire. Quella, che chiamano Eia» ta,cio è quelfio tenero gemmine,ha la uirtù medefìma del centello, che chiamano encephalos. Ma quello, che fi può dire eßere (invoglio c'I coprimcntofuofa parimente anchor'effo uirtù coflreitiua, cr piu dijfeccatiua .Etim» però ragioneuolmente (ufano atte ulcere putride : cr lo mettono ne ¿medicamenti cofrrettiui, che fifanno per le giunturefmoffe : er in quelli, che fino per Ififo dello ßomaco.cr del fegato ; tanto in quelli dico, che fi tolgono di dentro,quanto che s’ammmiftrMo di fuori. Oltre a ciò la radice detta pianta dijficca finza mordacità alcuna, cr ha auch’ella alquanto del coßrcttwo. Et parlando de ifrutti detta Palma al 11.dettefaculta de gli alimenti, cofi dice­ ua. E tra ì Dattoli nonpoca differenza : imperoche alcunifinfecchi,cr coñrettiui, comefin quelli d’Egitto ; cr alcuni teneri, humidi,cr dolci,come fon quelli,che chiamano Cariote. Ipiu eccellenti de dolci nafionoin Nitri­ co castello di Scria Pa!efiina,tengonfr mezani tra quefti due predetti tutti gli altri. Mafino ueramente malageuoli da digerire,cr fanno dolere di teila, quando (ì mangiano copio[amente. Inducono mordacità alla bocca dellofiomaco : generano bumori grofri ,e?' uifiofr,cr mafrime i grafi,cr dolci. cr imperò con la dolcezza loro ageuolmente opuilano il fégato. I ucrdi nocciono affai piu, che i ficchi,mangiandofine affai. E cofa chiarate i dolcifo no piucaliii,er icoftrettufr pia frigidi. I uerdi gonfiano lo ßomaco, comefanno ifichi : cr la medefìma propor» tionc hanno i uerdi a i feticci,che hanno anchora i fichi. Nette regioni, che nonfino molto caltde, i Dattoli non fi maturano : cr imperò nonui ß poßono conferuareficchi. Il perchef i gli mangianogli habitatori cofi uerdi, onde Nomi. loro auiene, che s’empiono d’bumori crudi,cr cafiano in malatie. frigide, cr oppilationi di fegato. Chiamano i Greci la Palma >*/«£ •» Latini Palma : gli Arabi Machía,oueramente NachaUi Tedefihi Dattelbaum:gli Spagna li Palmera : i Eranceft Arbre de dattes. I Dattoli chiamano i Greci attimo/ , & %ùhms ; i Latini Palmuie, cr Dadyli: ¿ i ArabiTamar :iTtdefihiDqttilcn: li spagnoli Tamaras tcr Datila ; i Erancefi Dattes,cr figue rouflf. , .

D el M elagrano.

Cap.

C X X V 111.

T v t t i i Melaerani fon di buono nutrimento, & fiomachali, come che pochifsimo nutrifeano. Piu fiomachali fono quelli, che fon dolci : ma non fi conuengono nelle febbri,per le calidità & uentofità che inducono. Ibrufchi fono coftrettiui,conferirono a gli ardori dello ilomaco,& fono pai «a contrattimi piu prouocano l'orina: ma offendono la bocca,& le genguie. I melagrani uinoli han­ no le uirtù loro tra l ’uno & l’altro mediocri. I noccioli degli acmi de i forti feccati al f o le i cotti in fieme con i cibi, oucro triti, & poluerizati íopra a quell^riftagnano i flufsi dello i tornatoA del cor


2 f 4

Difcoriì del Matthioli melagrano

.

utilmente infufi in acqua piouana per gtj }>o:&beuófi putì del fangue.Pongófi ne bagni coilrettiui,oue fi no federe i difenterici,& le donne per i flufsi loro.il fijC co,che fi fpreme da noccioli de melagrani,fi cuoce con mele per i’ulcere della bocca,de inebri genitali, & del federe. Vale anchora a i pterigi delle dita,alle ulcere cor rofiue,alle crefcenze della carne,& al dolore delle orec chie,& difetti del nafo;& ifpctialmente quello de gli acetofi.I fiori dei melagrani,chiamati citini, coftringo • no,difleccano,ripercuotono , & confolidano le ferite io frefchc:& tanto uagliono in ogni cofa, quanto i mela­ grani . Lauandofi la bocca co la dccottionc loro,gioua a i denti fmofsi,& alla humidità delle gengiue . Metton fi i fiori de melagrani ne gli empiaitri delle rotture inte flinali utilméte.Dicono alcuni,che chi mangia tre fiori di melagrano per picciolifsimi che fieno.per tutto quel lo anno non fente alcuna forte di malatia d’occhi. Spre mefene il fucco nel modo,che fi fa con rhipociilo.il gu feio del melagrano,che chiamano alcuni malicorio, ha uirtu coftrettiua,& s’accómoda a tutte quelle cofe,che i» gli iftefsi fiori. La decottione delle radici del melagra­ no beuuta,amazza i uermini larghi del corpo,& caccia li fuor. Chiamanfi balaufti i fiori de i melagrani faluati chi,limili al citino.ma ne fono di piu fpetie: imperoche di quelli fenetrouano di bianchi,di rofsi,& dirofadi. Cauafene il fucco, come dall'hipociilo, & ha uirtu ccftrettiua,& fa i medefimi effetti deH’hipociito,& del ci tino.

Melograno ,

& Tua eiFatn.

C itin o , & b a liu ftio .

M a lic o rio .

I MELAGRANI fi chiamano inpiu luoghi cTItalia Torni 30 granati,da molti grani,che contengono in loro dentro del gu* feio : tutto che uogl'mo alcuni altri,chefi chiamino granati dal reame di Granata,ftrtilißim di quello frutto. Ma comefi[la,fono i Melagranifruìti uolgarmente conofciuti da tutta Italia: imperoche quivi,erre glihorti, nelle vigne, er negiardini nafeono, cr fi trapiantano abondantemente. Di quejli, comefi uede nel prefente capitolo, fcriffe Diofcoride per trefietie, ciò è dolci, firti,cr uinojì. I uinofi quelli, che noi in Tofcana chiamiamo Va* tatti,cr che in altri luoghifi chiamano Schiavi,cr in altri di mezofapore. Tecene Plinio al x v n . capo d elx n i. libro,di cinque diuerfepitie,ciò é,dolci,firti, miài, acetofl, er uinofi. Ma quefti tutti in tre petie comprefe Diofcoride-, ponendo nell'una i dolci ; nellaltra i fòrti,cr gli acetofi,cr nella terza i mifti, er i uinofi. Veggo»* fette di tutte quejle petit hoggi in ltaiia : ma piugroßi er difrutto,er d’acini,cr piu abodanti di liquorefono i dol ci, c ri uaiani. Fannofl i forti diuentar dolci, mettendo loro alle radici letame porcino,outro humano, con orina 40 riferbata dimoitigiorni. Impedifconfi, che non crepino infu l’albero,fe quandofi piantano,fi gli pongono tre pie trefbtto aüe radici : il chefa anchora, ponendole a quelli, che g iaportano ilfrutto. Quello prohibifee medefìnta mente una cipolla¡quitta,piantatagli apprejfo atte radici. Faßi ritenere ¡fiori a quelli, chefi gli lafciano cadere nel Vallignare i frutti,bagnandogli tre uoltre l’anno con ugual parte <facqua,er d’orma üantiua infreme mefcolate. Faf fi l’effetto medefimo cingendo il tronco dell'albero con un cerchio di piombo, ouero con la Ifoglia d'un ferpe. Ser* tanfi i Melagrani,che nonfi guaftinoper tutto l anno, torcendogli il picciuolo infu l'albero, quandofon quafi ma» turi. Serbatifi ancorafimilincntc attuffandcgli netta creta diàemperata con acqua, er facendouela pofeia feccar fufo alfole. Attuffanfl anchora per cSferuargli nell'acqua, che b o ttai pofeiaper otto,ouer per dieci giorni s’a* fciugano al Sole. Il nino di tutte quefteforti fi fa de gli acini puri,cr ben netti da gufici,cr dalle pellicole loro,pre mendolo per il torchio,cr chiarendolopofeia con i facchetti, chefi fanno per tali effetti nette petiarie, er ferbaft 5° per li bifognì,che giornalmente occorrono: ma bifogna primafepararlo dallafèccia,cr poigittargli fopra dell’olio. E differenza nei nomede ifiorì tra Diofcoride co tutti gli altri Greci,er Plin.imperochc Diofcoride chiama Ci* tino ilfiore del melagrano domeftico ; er Balauflio quello che produce il faluatico. Ma Plinio difeordando da que* fio fentimento(fecondo che alvi.cap.del x x i i i . lib.dijlintamente fi uede) chiama Citino tanto il fiore del dome üico, quanto quello delfaluatico nonaperto; cr Balauàio chiama il fiore di qual fi uoglia di loro ,ogni uoltache fia apertofuori. Gli ottimifiorì de ì domeflichi di’un roffofiammeggiante,cr uiuo colore,fi portano hoggi a Vi* titgia di Leuante, di Cipro,cr dicandiajggradeuoli neramente adocchio, er efficaeißimi nette fue facuità. ma fe nefannoper arte in Italia anchora,che del tuttofi raffembrano a quelli, chefi ci portano fiorefie r i. Chiamafi Malicoriopiamente quelgufilo de melagrani,che non e maturo-,deriuando tal nome dalie cuoia,cr dalle petti, con cui ficonciduano,cr s'tncrepauano anticamente,comefifa con i fomachi.Vlinio,dict che i dolci offendono i défilé 60 %'ngiue,cr la bocca. Il che Diofcoride(comc è piu da credere)dife de i fòrti. Kifagita ualentmente il corpo Jd pokere <fun Melagranoficco,cr arrostito in unapignatta benferrata nelfimo,bruendola. 1fiocini de ifaluatichi

bevuti


Nel primo Iib. di Dioicoride.

i)')

btuuti in polucre diffeccano l'hidropifla. La corteccia dell’albero cotta nel uino,guarifce lebugance. E gradijUm am iti'afra’l melagrano e'I mirto, c r imperò s'inferirono agcuolmente l’uno nell’altro;diuentandopofcia affai piu M elagrani fèrtili >che non fono p er loro medefimi. Tutti i melagrani (diceua Galeno aU 'vm . delle facultàde fem piici) ferite» d i Ga. hanno uirtù coftrettiua ; ma non però è ella fuperiorc in tutte le fpetie , tra le quali ne fono di quelli, che fono acetoliiCr di quelli piu dolci,che aufteri. llp erch ec ncceffario,che futilità, chefi cauc da ciafcunodiquefti ,fia fe * condo U qualità,che piu abonda nelle parti loro. Del fapore dolce,austero,ty acctofo,a bastanza s’c detto di f o « N o m i.

Tedefebi Granatoepffel : li Spagnoli Granadas, C r Rornnas : i Dancefi P omme degranade, c r Mygrenes.

D el M irto.

30

\Y I ,1^3; f ^ W }

5?

1 1

»

//

Cap.

CXXIX.

I l m i r t o \flGméfiico nero,è piu utile affai nella me dicin9,cbe'l bianco:& di quello molto piu il montano» tutto che produca il Teme poco efficace. Hanno uirtù coftrettiua il mirto,e’1 Teme. Dafsiil feme uerde,& fecconeicibi,aglifputidelfangue,& ai rodimenti della uefcica.Fa il medefimo il fucco,fpremuto da i frurti fre fichi,& gioua allo ftomaco,& al prouocare l’orina. Beu uto có uino è utile al morfo di quei ragni,che fi chiama no phalangi,& alle punture de gli ficorpioni. La decottione del feme fa neri icapelli.il medefimo cotto nel ui no,& applicato in forma di liniméto,guarircele ulcere delle cftre.mifà del corpo. Mettefi ne gli occhi có fiore di polenta per mitigare le infiamagioni, & lefiftole la - grimali.il uino, che fi fa delle bacche del mirto fpremu te, bollito prima alquanto,accioehe non diuenti aceto, beuuto per auanti non lafcia imbracare. Tanto ualc in ogni cofa il uino de i mirti,quanto il lor iemc.Sedendo uifi detro,gioua alle precipitationi della madrice, al bu dello del federe,& a i flufsi delle donne.Modifica la far farella,!e brozzc,fc le ulcere del capo, che humigano : & prohibifee il cafcar de i capelli. Mettefi ne gli empia ftri,li quali chiamano i Greci lipari,come ui fi mette l'o lio,che fi fa con lefrondi loro. La decottione delle frò di è buona a far bagni per federui dentro,& per le giun ture fmoife,chc difficilmente fi cófolidano. Fattene fu mento utilmente alle otta rotte,malageuoli da confolimodificaleuitiligini. Difiillafi nell orecchie,che

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iu

menano la marcia.* & bagnacene i capelli per farli neri. La medefima uirtu fi ritroua nel fucco. Le fròdi peftc, & applicate có acqua,giouano alle ulcere humide,a i catarrhi di ciafcuna parte del corpo,a i fluisi fto machali. Mefcolate con olio omphacino,oucro con un poco del rofado,inficme con uino,uagliono alle ulcere ferpiginole,al fuoco (acro,alle infiammagioni de i tefticoli,alle cpinittide, & pofteme del federe.S ceche,& trite in poIucre>s'impiaftrano utilmente a i panaricci,& pterigij delle dita,&humidità delle ditella,& delle anguinaie.riftringono il fudore nelle pafsioni del cuore. Crude,ouero brufciatc,gionano infiemecon cera alle cotture 4 ^ 1 fuoco,ai panaricci,& pterigij delle dita. Cauafi il fuc co dalle foglie irrorate prima con iiino uecchio,& acqua piouana& pofeia peftadole,& fpremédole. 50 Vfafi frefco.imperoche inuecchiandofi,fi guafta,& perde la uirtu. Chiamano Mirtidano quel rilieuo tumido,gobbo,Scinequale,che nafeein fui tronco del mirto,& 1 abbraccia come fe futte una m ano, & è del medefimo colore. E attài piu cbftrettiuo quefto del mirto.Peftafi & impaftafi con uino.aufte ro, & fanfene trocifci: liquali fiTeccano alTofttbra,& ripongonfi. E egli piu efficace,che il feme, & le foglie del mirto, mettefi ne iccroti,nei pertoJi,nellefumentationi,nei bagni da federui dentro ,& «egli empiaftri,óucfia bifognodicoftrignere. S o n o i Mirti domeslichi tanto bianchi, quanto neri, & fmilmente i faluatìchi,comefon quelli, che per tutta l* nuiera del mare T o r b e no,nelle maremme di Siena,nelle riuiere di Genoua, di R oma,cr di tutto il regno di N«<« P°li abondantementefi producono dalla natura, noti a tutta Italia. Crefcono idomeftiebi d’affdi communi altezzat €o CThanno i lor ramifarmentofuey arrendeuoli : la corteccia rofigna, cr lefrondi lunghette,groffette, cr fempre md(ggmti,fimiliaqueUe de melagrani; quantunque piu nere ne i neri, cr piu bianche ne i bianchifi difeernano. Ilfiore in tuttiè biancone? odorifero; c r imperò moltoaggrada a i profumieri l’acqua, chefene cuna per lambir* co .Et

& fw h i f t o r -a %


ij 6 E rro re di M a rc e llo .

M irtíd a n o . A l t r e f p e c ie d i M irto .

V io d e lla m o r te lla .

, v/ Difcorfi de 1 Matthioli

ro. Et come che la noStra <TItaliafì<t o d o rifera gentile : nondimeno odorifèrifiima, er molto piu dggraieuole debbe effer quella de i mirti d'Egitto. perciocbe Theophrafto recita ejfer i Mirti di quei paejì arcmatichi molto, er cdorifcrifiimi. I bianchi,& i neri de i domeftichi portano i lorfrutti,li quali producono lunghetti,quajìfimili all’oliuefanatiche¡affai maggiori deifaluatichi,per loro Slefii nafcono a lla campagna, anchora che Marcello Ver» gilio efrreffamentc lo nieghi. Ma uedefene però l'efrerìenza ouunquefieno coltiuati i domestichi, che i frutti loro fono affai piugròf i , gli alberi piu grandi,a- lefondi piu morbide : imperoche il coltiuargli gli addomefica, er gli empie d'humore. il che nonfa la durezza del terreno a ifaluatichi. Ma accioche alcuno, parlando io de Mirti faluatichi,non s ingannale, intendendo ch'io dicefiidei ¡{tifico, chiamato er da Diofcoride, ® da Plinio Mirto faluatico, dico che non di quefto intendo io ; ma de i Mirti, che per loro iftefii nafcono per le riuiere, per li bofehi, er per le campagne. che quantunque fia il rufeo chiamato da Diofcoride Mirto faluatico; prefuppongono però efr 11 fere Siati conofciuti da lui in quellafrette anchora,oltre al rufeo, i mirti nerifaluatichi, le primeparole del prefen* te capitolo,che eifcrijfe del mirto. Imjmoche dicendo ; Il Mirto domeftico nero, ere. prefuppone, che ue nefia dellafrette medefimaanchora de ifaluatmà- Nefonofra ifaluatichi cofi de bianchi, er de neri,come fra i domefìi chi : imperochefra quefti affaifiimi n'houMti io portare i frutti,cr maturarlifenza diuentar neri. Non erefcono cofi alti,ne cofigrofii i faluatichi ,comefanno i domeftichi ; ma perii piu nonfacendo molto atto tronco, crefcono partiti in uarij,® diuerftfameitti. N on campano i Mirti nelle montagne, ne in altri luoghifreddi : er come che infra terra,ne gli horti,nei giardini, neUeuigne, er nei campi benifiimo allignino : nondimeno lungo alle riuiere del mare, er di qualche ameno, er diletteuole lago, naturalmente per loro Slefii naf:endo, marauigliofamente prò• Uficano, er quiui lietiJì mantengono. Giouano lefondi,®- ilfeme defrutti de Mirti,facendoli in poluere>er be cndoftcon uino, a chihaueffe mangiati frughi malefichi. Quello, che chiama Diofcoride Mirtidano ,ccofa nota, lo Cr uolgare, ouefieno affai mirti. Ritrouo effer due altrefretie di Mirto oltre alle predette, commemorate da gli antichi,T a r e n i i n a cioè,® E s s o t i CA,amenduedameconofciute. Ondeferiuendo d'effe Plinio d MIRTO T A R E N T I N A .

M I R T O E SS O T IC A.

x x i x . capo dclxv. libro, cofi à'tceud. Quelli,che inteffono i mirti ne ì giardini,fanno di mirti domeftichi piufre* tie. La Tarentina confòglie minute: la noftrana con aperte; er la Erotica denfìfiima di fòglie,compartite infei or* dittiper ciafeuno ramufcello. Quefta non è in ufo : ma luna er f altra ha pur affai rami. InTofcanafi chiamano i Mirti uolgarmente Mortina»er Mortella : er uifono affai in ufo le fiondi per conciare le cuoia, perciocbe ualen* temente leferrano, le increfranole ingrofiifeono .Enne una infinità nel Tombolo d'OrbeteUo, oue 'tutto il uer* noftpafconoitordi. Dei frutti ben macinati,quandofon frefehi,® benmaturi, compongono Itnoftre donne un fapore, il quale fi pttoferbare affai in lungo, non poco aggradeuole al guSto per mangiare congli arrcfti : er tutto cbcftittichi alquanto il corpo; confxrifce nondimeno a iflufii difenterici, crftomacbali »er al fuperftuo mefrruO


Nel primo lib. di DioÌcoride.

i)7

M< ionnt. Il BÌrto(come diffe Galeno a lv n . dellefacuità de femplici ) è pianta compofia di diuerfe fuftan* M irto fe ti« * %e : ma uince però in lei la qualità frigida , c r terreftre. H i anebora del fon ile, c r del caldo : c r imperò difficca da G al. ualorofamente. E ueramente non poca differenza di piu,cr di manco facuità coftrettiua,tra le fio n d i, tra i germi* tiittra'lfru tto,cr trai f i c c o . Quello, che chiamano Mirtidano, che nafee bora infu'l tronco, bora infu i rami i )nodo di gobba,tanto piu ualorofvHente dijfecca,cr coflrigne, quanto è egli delle predette parti piu fic c o . Peftanlo alcuni,cr fatinone pafteUi con nino. Le fiondifecche affai piu ualorofameute iìffeccano, che le uerdi : perciocbe con quefte fi mefehia una certa bumidità. Il fic c o f i caua nonfilam enti dallefion di uerdi ; ma anebora dal fru tto . Tutte quefte cofi hanno uirtu di coftrignere tanto applicate di fuori,quanto tolte dentro nel corpo . perciocbe non hanno alcunafacuità ne uelenofa, ne folutiua. Tutto queflo del Mirto, V Mirtidano difje Galeno. Chiamano i l o Greci il Mirto Muffir* :i Latini Myrtus : gli Arabi Acs,Alas,oucro Asti Tcdefchi Vuelfch beydelbecregli Spugno Nomi. li Murta,onero Raiam : i Trance/} Meurtc .

Delie Ciregie.

fjlp . L

b

c ir e g ie

CXXX-

m a n g ìa t e | fr e fc h e ,I u b n c a n o ilc o r -

p o : & f e c c h e ,I o r i f t r i n g o n o . L a g o m m a d e ll’a l b e r o b e u u t a i n u i n o in a c q u a t o , g i o u a a lla t o f l e a n t i c a ,f a b u o n c o l o r e , a c u i f c e il u e d e r e , & p r o u o c a l ’a p p e t i t o . B e u u t a n e l u i n o ju a l e a l m a l d e lla p ie t r a .

N o n credo che fiahoggiil albcroinltdlìapìu conofeiuto di Ciregi. Q uefli (fecondo che firiße Plinio a lx x v . cap.\del xv.libro ) furono portati primieramente in Italia di Ponto per cofa nuoua.cr per alberi quiui jòreflieri,ne piu ueduti, da Lu* cullo nella uittoria, che riportò egli à Roma contra à Mitrila t e . Ma tanta è ñata i’amiftà del terreno dell'amenifiima Italia con queflo albero,che nonfilamente ha conferuato,et ampliato le fietie de domefiichi;ma come pregno per grade affabilità del ¡oro humore , perfcftejfo, fenza alcunferne, perle campagne , per li monti,cr per li bofcbiinnumerabiliftme piante di grandi fiima procerita ce » ' ha prodotte, e r produce.Sono i lorfru ii , li quali volgarmente chiamiamo Ciregie, di diuerfe frette.fra lequaliin piu prezzo fin o le Marchiane, e r le Duracine; auenga che di quefte di piu g r o jfe ,e r d i piu picciole,di piu roffe,e r di piu bianchef i ne ritrouino . Quelle, che chiama Pii nio luliane, c r noi Acquaiuole,fin o in poco p rezzo • perciò che,fi nonfi mangiano infu l’albero,malageuolmente per effer fio r d i modo tenere,fi poffono portare, che non fi fiacchino : c r oltre à ciò non fin o cofi pìaceuoli al gufto per la tenerezza lo» ro,com efont altre. Que He,che per dmentar molto nere, chia» miamo noi Corbine,cr Plinio nomina A ttie,cr Cecilianc, effen do di quelle,che fin durette, c r dolci,fino affai aggradeuoli ai gufto; quantunque poco s’ufino nt corniti,per tingere cllcfic r di modo c r le mani,cr la bocca. N ellefietie delle Ciregiefi connumerano anebora quelle,che in Tofiana,cr in Siena mafiime,fi chiamano Ciregie Amarine,in Roma Vifciole,cr in Vinegia, c r quafiper tutta la Lombardia M ara fih e . Sono quefte di piu diuerfe fietie ^na tutte però chi piu,chi meno hanno dell'acetof i , c r del mordente. Chiama fi infu i Trentino Marafche quelle,che manco morionotdette quali ue n è unaforte molto al gufto per lo gentile fapm re aggradevole : imperoebe hanno infiememente un dolce, c r un mordace non ecceßiuo. Chiamanfl anchora quiui oltre à quefte Marine,cr Marmette,certe altre (tuna altra fietie di piu breue picciuolo,di minorfrutto,cr piu ton• jo do,poco nel japore differenti dalle predette. Nefono oltre à ciò di una terza fietie,chiamate ferule,piu lunghe di picciuolo,piu groffe , piu acetofc , c r piu brufchc di tutte l’altre. E t come che le due primefie t ie , quando fin ben mature,diuentino tanto uermiglie, che quafi nereggino ; le Vcrulc nondimenoftmprc rimangono roffe.Lodanft tuta te queftefietie <tAmarine per ficcare,tp er confettare, c r per faporiycrgieli per ifiegnere la fite neltardentifiime ß b r i , e r per prouocare l'appetito. N afeonne di queñe dettefuluatichc per je ftcjfc netta uatte Anania della giuridittione di Trento,limili nelfapore,cr nel colore alle Vcrulc ; ma dibreue picciuolo, c r fin prodotte da piana te nane,di tanta breuità, che poche ue ne fon o, chcatm zino la ndfura d’uitafian n a. Il perche ho piu volte penfa* to( quantunque io non oft ctaffemarlofth'ètte fieno quelle ifteffe, che Plinio chiama Macedoniche .L e faluatichc e per il piu fin cibo degli augelli, poco s’ufano di mangiare,eccetto che da uittani: pernoche oltre alt effer poco carnoje , fin o amare,cr difiiaceuoli. Tralignano i C i r e g ic u i fi mette letame di qual fi uogliaforte al pie«

Ciregi, & lo ro diana.

Spetie uarie di C ire g ie .

Ciregie fai natiche.


ir* C h a fa n « da G i i .

)

Diícoríi del Mattinoli

8

tcltituti prillo ftafncio.a à m é n t M t f i m i , t « m dl cirU cofi breuemente nefcnffe, dicendo. l i C i r e g i o Mero produce il P utto, che non e ugualmente c o . L ìm o in tutte le frette dellefue piante. Imperoche in alcune dellefue frette (conteji uede nc melagrani, cr neh Í altre mele)abondll’auflerità,in altre la dolcezza, e r in altre l’acetoflta. Inono che anchora le dolci, quando non fonomaturetfonomoltoacerbe,o-qnalcheuoltacoPacetofe,comelemore.^ « e f le acetoftfipera euidentemente l'acerba;come che questo nonfemprefl r,troni nelle cxregte. Et pero e p ú dola p„ muoiono il corpo, quantunque menofieno elle utili alloftomaco. ma il contrariofanno leauftee piufi connettono àgli fi oJachi flemmatici,& che generano fupafluita : perche diffeccano piu delle auft re o fa no alquanto inaflue. La gomma dell'albero ha la medefìma u,rtu, che hannogh altri medicamenti ,che fon utfeofi fenza mordacità. Giona al petto, c r aWafrrMz* della canna del polmone Giona propmmentericucro quitto chefcriuono alcuni)aUe pietre dette reni. percioche ha delle pamfattili, n fe,con cui operai,, A f e efi, ^ C fc« . mano i Greci le Ciregie Latini $ & [* & ^ fia tg h Arabi Saraflc : i Tedefchi Kirfen : h Spagnoli Cere

j w

Notnfe

zas : i Francefl Cerife.

«o

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Cap.

Delle Silique. L

e

s il iq v e

CXXXI,

f r e f c h e m a g i a t e , n u o c o n o a l l o flo m ji

c o , & f o l u o n o il c o r p o : m a f e c c h e , l o f t r i n g o n o , & fo n ò p i u u t i l i a l l o f t o m a c o : p r o u o c a n o l’ o r i n a , & m a ls im e q u e l l e , c h e li c o n f e r u a n o n e lle u i n a c c i e .

S iliq u e ,R io ro in fto ri* .

S iliq u e

d 'E *

giuo.

S i l i q u e fc ritt e d a G a l.

K o t» !.

io

L e s i l i q v e , chiamate da i Greci Ceratie , fi chiamano uolgdrmente da noi, cr per tutte le fretiaric d’Italia Carobe, et Carobole. Nafcono le piante, che le producono abotidantc» mente nel regno di Napoli,in Puglia, c r parimente in Campa* gna,come è ben noto à chi cdualca da Pondi ad ltri,CT di quitti ) à M ola. Imperoche dietro à quella faftoflflinta firada , la qual chiamano Appia, ui fe ne ueggono infinitiflime piante. chiama tio cotali piante i paefani Salequa, uocabolo usamente corrot to da Siliqua. Sono alberi d’affai bettaprocerità,come che piu !? t fuoi rami trafrortino in larghezza,che in altezza • W colore della corteccia ¿cenericcio, pendente al ceruleo, come quello del loto. Et le fiondi affai s'affig lian o à quelle del fiaflino nel procedere dell’ordine lorotma fono piu larghette, piu dure, piu r a d e,v P‘u tonde.Fiorifcono netta fine del uerno,ò nel prin cipio di primauera : cr maturano il frutto la (late, cr l’autun* no •Quando fi ricolgono dalTàlbero,fono abomìneuoli, cr in» grati al gufto;madiucntano dolci,poichefqnfecchiin fu le gri t i . D ’un’altra forte di S ilique, la qual chiamano Fico d'Egit» io , feri fero Theopkrajlo, c r Plinio .'detta quale mi tacerò, ^ C r per effere incognite in Italia, cr per non effere ette di mo* mento diam o. vituperò le Silique per ufarft ne c ib i, Gale* no al t i . dettefacultà de cibi; dicendo, che per effere legnofe, neceifaria cofaè,ch’ette fieno duriflime da digerirete? imperò, _ che meglio farebbe flato lafciarle in Oriente , che portarcele ne paeji noftrì. Ma fcriuendo delle facultà tanto dell’albero, quanto de frutti al v i i . libro delle facultà defemplici, cofì dicala . L’albero, che produce le fllique, diffecca, Cr n erig n e, come fa anchora il fuo fin ito , il quale ha al» quanto del dolce. H anno quefle un certo che flmilc alle ciregie. percioche mangiandofi frefche, foluono il corpo. Et ficch ilo riibringono. Chiamano le Silique iG reciK ifan a.: i Latini Siliqua :g li Arabi Chariiub : i Tede* fchi S.Iohants brot : gli Spagnoli Alfarobas : i Frailccfì Carouge, i0

D i tutte le Mele.

Cap.

CXXXII.

L E f r o n d i di tutti i meli fono coftrcttiue,& cofi parimentei fiori , & le cime, &mafsime quelle de cotogni. Sono coftrettiuele m ele, quando fono acerbe : male mature fono altrimenti» Quelle» che fi maturano la primauera , aumentano la cholefa,nuocono a tutti inerui> & generano uentofità. L e Cotogncfono utili allo ftom aco, & prouocano l’orina. Arroftite nel fuoco, di uentano & piu tenere, & piu foatii. Giouano à i flufsi ftomachali, & difenterici ,& à gli fputi della •m arcia^ ài cholcricij&mafsimamente crude. Beuefi utilmente la loro infufione nei flufsi del cor po> St dello ftomaco. U fuccodellecrude,ualeàdifficultàdifpirito,& ftretturadi petto.Eutile (o la decottió loro alle relaflationi della madrice,&- pariméte del budello del federe.Qyelle che fi cófettano nel mele, prouocano l’orina:& il mèle del condimento loro,tirata à ie la uirtù del frutto,diuétà 4.. - ■ « coftrettiuo,


Nel primo lib.di Diofcoride. r>5>

PESCO.

ARMENIACO.

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1 6o

Difcorii del Matthioli C E D R O .

A R A N C I O.

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il

3* L IM O N E .

coftrettiuo, Se ingioiatine». Sono le Cotte nel mele utili allo ftomaco, & molto al gufto grate nel man­ giarle, ma manco ingroppano. Mcttonfi crude ne gli empiaftri,cbc fi fanno per riftagnare il corpo,per li nomiti, & per le infiammagioni dello ftomaco, per le infiammaggioni delle mammelle, per le durezze del­ la milza , & per le poftemedel federe. Falsi delle mele 49 cotogne uino, peftandole prima, & poi fpremendole: Se accioche fi conferiti, s’aggiugne in ogni Tedici feftari un feftariodi mele: impcrochc fenonfi fa coli, diuenta aceto, & è utile à tutte le cofe predette. Com ponfi delle mele cotogne l’vnguento^il quale fi chia­ ma M elino, che s’ufa, oue fia bifogno d’olio coftret* tiu o . Debbonfi eleggere le ucre, le quali fon quelle > che fono picciole, tonde, & odoratilsime : imperochequelle,ché fi chiamano Strutbie, che fono gran­ d i, fonoaflai meno buone. I fiori uerdi,& fecchi fo­ J® no utili ne egli empiaftri coftrettiui, & alleinfiammagionidegli occhi, & fputi del fangue. Beuonfi con uino per li flufsi del corpo, Se delle donne. Quelle, che dal fapore del mele fi chiamano Melimele, lubri­ cano il corpo, & cacciano fuoriiuerm ini: ma nuoconoallo ftom aco,& fanno fete. quefte chiamano al* cuni mele dolci. Q uelle, che da Epiro fi chiamano E p iro tich e,& da Latini orbiculate, fon conuencuoli allo ftomaco : ftringono il corpo , & prouocano l’orina: ma fono però manco potenti delle cotogne, ¿a L e faluatiche fono limili à quelle della primauera, & iono coftrettiuc , nel quale ufo fono neceflarie tutte quelle,


Nel primo lib.di Diofcoride.

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ouelle ) che fono immature, & acerbe. Le Perfidie fono buone allo ftomaco, & lubricano il cor no. ma le non mature lo ftringono, & le fecche hanno anchora maggior forza di coftrignere.La de cordone delle fecchc beuuta, riftagna i fiufsi dello ftomaco, & del corpo. Le armeniachc, che da Latini fi dimandano Pratcocia, fono piu picciole di quelle >& migliori allo ftomaco. Le mele di Media,ouero Cedromeie» che da Latini fi chiamano Curia,conofciutc da tutti,hannoi loro alberi, che in ogni tempo dell’anno portato i frutti : imperochc l’uno fotte entra all'altro. E quello frutto lungo, crefpo, di color d o ro , & grauemente o dorato, Ha il ferne fi mile à quello del pero. il quale beùuto nel uino >fupcra i ueleni, & muoue il corpo. La decottione de frutti, ouero il fucco tenuto iu bocca, fa buon fiato. Dannofi i cedri à mangiare ne difetti delle dóne grauide,& mafsime in quel io la forte di male.chci Greci chiamano ciflà. Credefi, che tencndofi nelle caffè, ouero negliarm an, non lafciano tignare le uefti. So t t o lefretie delle Mele in un medeftmo capitolo fcriffe Diofcoride, per effereflmili difigura e r dafret* M ele, S d o ra to,delle Pefcbe , delle Mele cotogne, dell’Armenische, e r de Cedri. Ma ucncndo primamente alle communi Mele, eflam. dico(fecondo che ferine Galeno al i i .d e gli dlimenti)cffernc di diuerflfaporù cr per conftquenza di diuerfe opcrationi.pcrciocke tali fono antere,tali acetofe,tali dolci : tali acetofe, e r dolci : tali acetofe,ZT acerbetey tali dolci, acetofe,et acerbe infiememcnte.Uoniìmenofecondo ptw .er manco tutte le forti delle Mele fono coñrettiu : , frigide, e r terreftri. Ma in particolare le acetofe generano frigido,et fattile nutrimento, he mezzamente dolci fono tem* perate,accoJlandoftpcrò alquanto a calda natura. Le ¡ciocche, feguendola natura dell’acqua ( anchora che paiano i o piu dolccggiare,che altrimenti)fono del tutto inutili. imperochc oltre all’ejfere molto allo ftomaco nociue,non fono aggradeuoli alguño nel mangiarle, ne come le altrefortificano lo Stomaco, ne riftagnano il corpo troppo lubrico,

Debbonjì adunque ufare le Melefecondo la qualità, che algufto manifrfta il lorfapore : ufando le auftere nelle calia dità,cr humidità delloftomaco : le acerbe ne i medefimi effetti piu ecceßiui : & le acetof: nei größt, manon tropa pofreddi Immoti. conciofìa cofa che à i moltofreddi ,-ergroßi humori cofe acute, er non acetofe(come che amen» duefieno inciftue)ft richieggono. Le dolci nonpartecipi d'altrofapore, ne di grojft natura, aitano mirabilmente ì diftribuire il nutrimento nel corpo. Ma accompagnate etacutofapore, cr da grojjafuftanza ,foluono piu preño il corpo, che altrimenti. Debbonfi conogni curafchifare nonfolo le inutili, ma quelle che piufi lodano, infino i tanto che nonfon ben mature infu talbero : perciochefono durißime da digerire,frigide, er maldgeuoli da pajfa» re : er oltre a ciò danno cattiuo nutrimento, generando humori frigidi,er großi. Ma quelle, che ben matureJi ri• jo ferbano il ucrno, enfino allaprimauera, cotte con paña attorno >ò purfenza nella cenere calda,fonoft>effe uolte conueneuoli alle malattie, mangiandole fubito dopo pafto,ey qualche uoltaco’lpane ; er maßimamente ne iflußi del corpo, er ne i nomiti delloftomaco. Al che moltogioueuolifono anchora le acerbe, percioche cotte percolai uia , fì riducono mediocrementecoñrettiue. In Tofcana oltre à tutte Valtrefono in prezzo quelle, chefi chiamano Appiè , er quelle che chiamano Mele rofe ¡imperochc in.queñe dueff eticfìritroua oltre à un'aromatico,^gratìf fimo odore, unfapore molto aggradente algufto nel mangiarle. 1 1 perche non credo, che troppo sallungherebbe dal itero , chi diceffe, che Í Appièfrffero le Melimele,er le Mele rofe I’Epirotiche, ouero l’Orbiculate di Diofcori* de. Quelle poi, che in tanto arroßifcono, che diuentdno ucrmiglie, noncrefronoin troppa g roffrzza »CTfono algufto acetofe : neper altra caufa cofì arroßifcono,fé nonperche la loro origine c tratta dagli annefti de imelifat tiinfuimorineri.il Cornario, finiandofi(come io crcdo)foUmete [oprala fua opinione, fi crede nefuoicommen 40 tarij fattifopra i libri di Galeno delle copofttioni de medicamentifecondo i luoghi,chele mele cognominateCcjìia• ^ j j l Jcoi» ne dagli antichi,fienogi Aranci. Ma ben mi marauiglio come da coiaifaifa credenza nonlo diñogtieffc Plinio ,il nar quale al x i u i.capo delxv. libro apertamenteferine, che le mele ceftianefurono cofi cognominaie daCefiiq lora inuentore : come parimente le matiane da Matiode manliane da Manlio,le claudiane da Claudio, cr le appiatti da Appio antichißimi Romani, per effer elle per auenturañate portate àRoma al principio da coftoro da altri loti* ginqui paefi. Ondeferine in quel luogo Galeno, togliendo da Apollonio, che al dolor del capo caufato da ebbrìachezzauagliono mirabilmentele mele, che ¿Roma fi chiamano Ceftiane, cotteci mangiate nei cibi,per effer eüe daufiera natura.Dal chefi puoagcuolmentc conofcere, che qui intende Galeno delle mele,ler non de gli arancino mepar chefi fognili Cortutrio. imperochc oltre al perfuadcrmi, chefufjcrogli Aranci incogniti ad Apollonio, et parimente à Galeno, per nonhauerne eglifcritto in luogoveruno, nonfo io neramente, che in luogo del mondogli jo Aranci lì mangino cotti nei cibi. Et peròffejjo accaie(iicolo però fallíanlo la pace di tutti)che coloro, chefola* mentefi confìgliano fecoftefii, er con la durezza della loro tefta, odano ilpiu delle uolte ilor errori, er veggano le lorfentenze andar per terra. E ualorofo rimedio a i Meli, che non portano i frutti al tempo, il cerchiarloro il tronco conun cerchio di piombo auanti chefiorifrano »er leuarglielo pofeia aaanti, chefi maturinole mele, met• tendo il cerchio nonpiu che unpiede alto daterra. Le Mele cotognefurono portate in Italia da Cidonccaftetlo Me¡e tot<> di Candia,da cuifono chiamate Cydonia dai Greci.Ritrouanfi di queñe in Italia treforti. deÜequali le piu iodi* gne.it loro tefono propriamente quelle, che chiamano Mele cotogne, non punto dißimili da quelle, che per le miglioriloia effiua. Diofcoride, er chiama Plinio chrifomele : imperoch’eüe fono picciole, piatte: compartite in fitte, gialle,lanugi* nojc,cnnolto piu odorate delle altre. Dettafecondafretie fon quelle, che piu che tutte le altre singroffano,chia* mate da Diofcoride, er da Galeno Struthie, affai men ualorof: deäe altre. chiamiamo notquefle in Tofcana Pere, 69 cotogneùmperoche nella firma loro piufi raffembrano alle pere, che alíemele. Sono piufuccofc,cr piu M b altre,ma non cofi gialle Januginofe,cr odorate.Lc terze chiamate da Plinio Miluiancfono quelle,chefi cmama* «o boftarde : imperoebe fono quelle, che nafrano de gli annefti fatti de imelicotogni infu gli alberi delleftru* 0 3 tkie* 4


1^2

. Difcoriì del Mattinoli

ibit, c r parimente detteftrutbie infu i meli cotogni. Crtfcono quelle di quefia terzafrette maggiori dette mele,et minori dettepere, cr in ogni loro qualità tengono il mezo tra luna, cr laltrafretic. Sono neramente tutte qucjle (quantunque molto piu le mele) molto neceffarie nette frettarle perle medicine coltrettiue : percioche di tutte ,ol tre duino, alla miua,CT allolio,fe nefanno fattori,gieli,cotognate in uarij,cr diuerfi modi, conueneuoli nonfola* mente àgli amalati, ma utili,cr aggradeuoli anchora all'ufo iefani. Portauaft la Cotognatafatta,al tempo di Ga­ leno >di Soria,CT d’iberiafino à Roma,fecondo che recita egli ne libri delle/acuità de cibi. Le cotogne,chefi condifcono, uogliononeramenteeffir bcnifiimomature, altrimentis’indurifcono, cr diuentanolegnofc. Quelle che per il uernofi ripongono crude, nonfi debbono mettere apprejfo aU'uua : percioche il molto loro acuto odore lafa PerGche, & corrompere,cr infi-addire. Le Verfiche,le quali noi in Tofcana chiamiamo Pefche,fono di piu cr di diuerfi fon loro diuerfi- ti : percioche delle raffi,delle gialle, delle uerdi >delle bianche, cr delle uermiglie¡imiti al/angue -.delle partitole, lo «*• dette duracine, dette cotogne, delle amare, delle brufche, dettefaporite, e r delle/ciocchefi ne ritrouano. Quelle che piu ne cibifono in prezzo ,fono le duracine, ciò è quelle,che tionfifriccano dal nocciolo, e r di quelle piu quel le,che per il lorgiallo colore ,crper ejfer molto odorate,fi chiamano Pi/che cotogne. Stimanfi apprejfo à quelle le uermiglie, chefanguinano,chiamate da noi Pefche carote, non tanto però perche ettefieno piu delle altre aggra* dcuoli algufio, quantoper ejfer belle, e r uaghe alla uiHa .'Nonfi apprezzano anchora meno queUe, che per lafi* miglianz* s’addìmandano Pefche noci: imperoche per e(fere durate al dente, e r nel colore, cr nelfiporc fimili al* le Cotogne,molto dilettano algufio nel mangiarle. Enne d!unaforte in Tofcana, artificiofamentefatte dagli agri* Opinione coltori,chiamate Pefche mandorle : perche in ucce di nocciolo hanno una mandorlafìmile att'altre mandorle. Con* del Corna- tindcoltre a ciò nonpoco il Cornario nefuoi commetarij /opra al fecondo libro di Galeno dette compofttioni de me rio ripianata fcC(i)ntnù fecondo i luoghi, perprouare che lafcrittura di Pliniofia corrotta in tutti quei luoghi, oue egli famen« 29 tione delle Pefche duracine. er non/piamente mole egli chefieno corrotti tutti quefli luoghi di Plinio ; ma anello* n i libri di Paolo Egineta,di Pattadio, e r di Conftantino lmperadore,doue in efiifl ritrouiferitto cofa alcuna del* le Pefche duracine. dicendo, e r affermando, che douc in tutti quelli autori fi ritrovaferino Pefche duracine, la fcrittura cfatfa,cr che uuol dire rhodacene,e r non duracine. Ma dicendo ciò il Cornarlo,finza prouarlo con au* thorità ò ucruna ragione, dimofbradi dir ciodifua propria intentione : e r che non hauendo egli come quello pròuarpotejfe, non habbia hauuto altro attacco, ne altro rimedio, che allegare tutti i tefli di quelli antichifofretti.il che però non è in alcun modo da credere. Onde piu prefio dirò io,che il Cornarlo in quefto di gran lunga s inganni, Cr che non intenda la cofa, che lafiiami ridurre à credere, che tanto numero di libri fia[corretto, per confirmare cotale ridicola opinione. lmmo che nonpoffof i non marauigliarmi,cbc il Cornario altrimenti buomo dottifiimo, fi fia cofi sforzato difare ofeura una cofa cofi chiara ; cr che nonhabbia egli ìntefo con tantafra dottrina, che cofa 50 voglialignificare appreffo Plinio, er Palladio quello uocabolo duracina ; che cofa appreffo Paolo lignifichi doraa eia ; er che cofa apprejfo Aetio,Conftantino,CT alcuni altri rhodacena. Imperochefi egli haueffe ben confidcrato, che tutti quefti vocabolifono differenti tra loro,cr che unolignifica una cofa, er l altro un’altra; non batteria ne­ ramente hauuto caufr alcuna di dubitare, ne haueria cefi largamente detto,che tutti quei stefii fòf)ero/conci,etfior retti, auenga che (per quantofi ftende il giudicio mio) niffuno ue nefia,in cui conofierfi poffa mancamento ófal­ lita di fcrittura. Imperoche io hofempre tenuto >che appreffo Paolofi debbi leggere doracia, comefi trouaferitto tieteHi Grecùpiufrequentati,er non rbodaccna, comeuuolcii Cornario .percioche quiui Paolo traltafolamente di queifrutti, che chiamano i Latini prxcocìa, er armeniaca : er noi corrompendo ilLatino, bacoche,cr monid* che ; cr non fcmplicementc dettepefche- Impcrochefcome afferma l’ifteffo Cornario) rhodacene nonfignifica altro appreffo ài Greci,che l’albero che noi chiamiamo pefeo : comeparimente Rhodacenalignifica ifroifrutti, ciò c le 40 pefche. il che anchor io confermofenza alcuna contradittione. Ma apprejfo Paolo(come ho detto)doracia nonfi* gnìfica ne pefeo, nepefche ; ma unafretie d'armeniache oueroprecocie, come egli manifrftamente dichiara con que fieparole. t«V» npcux-ÓKian xfr J'ofrxitt, wìdppévi«. v.pcmovci 70V}:vepeuSv. ovu ytfò^vvt7«u,^7i ùa<wt>ì S'ii.tffrncu. do è . Leprecocie, le doracie, cr l’armeniefrperano di bontà le pefche. percioche non diuentano a* cctofi, ne cofi fi corrompono nelloftomaco.Dal che è manifrflo,che apprejfo Paolofia da leggere doracia >er non rhodacena : e¡fendo rhodacena uocabolo proprio dettepefche, cr non delle precede, dette doracie, cr dett’armenta* thè. I quali frutti fi ben da alcunifono commemorati tra lefretie dette Pefche, per efferle molto fimilifolamente di fórma ; nonperòfi puòfcmplicementc dire, chefieno eglino le uere, cr legitime pefche. Le quali dapiu Greci au* thorifono chiamate uniuerfalmente pó¿'dativa-(aii\*, ciò è mele rhodacene, come l’ifteffo Cornarlo confiffa. Impe* rochefarebbe ueramente da imputar Paolo difiacchezza troppogrande, fi uolcffe egli, che le Rhodacenefujfiro 50 molto migliori delle pefche, noneffendo altro le Rhodacene appreffo à i Greci, che le ifteffe pefche. Imperoche tanto utrrebbt à dire queitopazzamente, quanto che le pefchefupcrajfeno di bontà le pefche : cofa ueramente rifi* bilecr diniffunualore. Per tutte adunque quefie ragioni fi può ueramente dire, che quefto uocabolo DoracianÒ lignifica appreffo Paolo duracine,ne manco rhodacene : ma unafretie di armeniachc,oueramcnte precocie cofi par* ticolarmente chiamate da lui Doracie. Ma uenendo bormai 4 Plinio, dico che appreffo di luifono le Pefche duraci* ne unafretie di uere pefche piu lodate, cr migliori di tutte l’altreforti. Et però non uuol dire quel tetto altrimenti Rhodacene : perche quefto uocabolo predica er determina di tutte lefretie dettepefche : cr quello daunafola fretie, chiamate duracine per efier durette di polpa,comefi chiamano duracine anchora le eiregie d'una certafretie, cr di* racina anchora una certdforte d'uua appreffo Plinio ,crPattadio, per ejfer di dura, cr moltofimapolpa.il che arguifee chiaramente, che altra cofalignifica duracina appreffo Plinio, cr Palladio : cr altra apprcffoài Greci ¿0 rhodacena. Dico oltre à ciò effir parimente[alfa l’opinione del Cornario, dicendo egli, che le pejche che hoggifl chiamanoduracine dai modemfieno cofi chiamateper hauerelle il nocciolo moltopiu duro di tutte l'altre. Im* .........

peroche


Nel primo lib. di Dioicoride.

16}

.„oche dalla durezza dattapolpa loro, cr non dalla durezza del nocciolofi chiamano duracine da i moderni, imi» tatari de gli antichi. auenga che tjjendo elle dure di polpa,durino,er fi conferuino frefche piu lungamente, er fie» no anchoraal gufto piugrate deU'altre. Come manififiamente dichiara Plinio a l n i .capo d clx n n.libro, cofi dicendo. Vuua duracina fi puòferbare lungamente attaccata aUa uite,fenza alcun uafo,che la cuopra: tanta tetra• mente c lafermezzafua contraal freddo,contra al caldo,cr contra la tepefia de ucnti. che poi ultimamente quefio Kacabolo Khodaccnclignifichi appreffo a i Greci l'albero del pefeo,cocedaidolo,cr àffermlldolo il Cornario, nonfa rebbe altrimenti bifogno di provarlo. Ma aecioche non penfajfc egli,che no douejfe preñarfide afe ñeffo,potrà ere derb ad Aetio,a Confiantino I mperadore,er a Simone cognominato Sethi,tutti Greci autort.percioche tutti cofio ro dimoñrano in tearij cr diuerfl luoghi non intendere altro per rhodacene,che il pefeo albero . Biafma Galcno(co* io mefi legge al n .delle facuità de cibi)tuttc le /ferie delle Pefiche j dicendo,che danno mal nutrimho, cr che prefiofi corrompono nello ñomaeo. Il perche commanda egli,chefiempre fi mangino aitanti a tuttigli altri cibi. E t imperò jj" oredl P1* nonfio dondefi cauififie Plinio dicenio,che elle non nuoconoagli amalati. se già forfè per il Pefeo non intefe anchor E r r o r e d i egli del Perfco,ingannandofi,come molti de i modernifi fono ingannati. 1 fiori dei Pefchi mangiati,foluono il cor Marcello, «s po,cr fanno uomitarecon affanno,cr confudore. Credefi Marcello Fiorentino commentatore, cr interprete di d i S ì m p h a r i a Diofcoride, cr parimente Simphoriano Campeggio nellefcholie fattefopra i Campi hifioriali di Galeno, che una g°Q> imPcS nudefina pianta fri ilnofiro Pefeo d'Italia con quello albero,che nell’ultimo di quefio primo libro chiama Dio« feoriie Pcrfeà.il quale <fecondo che fi dice)è propriamente quella pianta,che effendo in Per[¡a ucknofa,traftorta té pofeid in Egitto <lafciato per la bontà dì quel c/Ùmail ueleno)diuentó innocente cibodegli huomini. Ma lega genìofene l’hifioria,ebe per lungo proceffo ne recida Throphrafio quaft nel principio del u n . libro, come piu a• 10 uMì alfuo luogofi dirà,di gran lungafi uede cfje.x quefia pianta da noflri Pefchi ¡ontand. Dimofiranlo oltre a ciò chiaramente Diofcoride, cr Galeno : percioche a mendue per due diuerft capitoli, come piante diuerfe di firma, cr difterie , neferiffero. L’Armeniache, le qualiferine Diofcoride chiamarci da i Latini prtcocia ,fl dimandano da A r m e n i i c h e , i Greci bericocia. dette quali anebora che alquantofia corrotto il uocabolo,n'è rimafia memoria in Tofcaiid appref e t l o r o e f la m . fio a i Sanefl : imperoche Bacoche,cr Maniache le- chiamano. Kitrouanfetie di piufortifecondo la bontà del terre• no, che le produce,crfecondo che s’anneñanoftej fo : percioche (amefiarle piu cr piu uolte molto lor gioua infar­ le große. Mafon tutteperò ben giatte,quandofono mature. A Koma,ioue fichiamano Grifomele, nefono dette coßgroße,che quafl aggiungono attagroffezza dalle pefche. Sonitene affai di bette in Lombardia,chiamate uolgar mente Armellini. Maturanfi,cr vengono il mefe di Maggio,cr di Giugno prima che tutti gli altrifrutti. cr ima però meritamente chiamate Precoce ; percioche tal uocabolo nonfìgnifica altro, che primatiecie,cr mature avanti j o aglialtri .Et fecondo che rifèrifee Galeno al xi. delle¡acuità de cibi, come che moltofi raffembrino quefii frutti nella natura loro alle pefche; nondimeno non fi corrompono come fan quelle cofi prefio nello ftomaco : quantum quel'efterienza dei moderni Medici uoglia, chefieno quefii affai piu corrottibili,che le pefche. Le mele Medi* M e l e M e d i ­ c e e cofi chumatepcr eßerne ñate portate di Media, chiamiamo noi Cedri, cr Citroni. L’albero,chegli produce, come chefia alquanto piu picciolo; è nondimeno poco dißimile da quello de gli aranci,[cr de i limoni. Le fiondi,le quali tanto di uerno,quanto difiate gli rimangono uerdi, fono quelle iñeffe degli aranci, tutte trafirate da quafì inuifìbili pertugi. E t imperò nonfo,come fi fieno comparate da Theophrafiofrecodo la tradottiotte del Gaza, a quel le dettaportulaca,per nonraßbmigliarfcle inparte alcuna. Il che ha fatto credere amolti, chefia in quefioluogo il teño di Tbcophrafto corrotto ,c r che douefi legge àvl'ptènnis, che uuol dire di portulaca,fi debba piu prefio leg gere ciò* di tela de ragni. parendo loro, che per cjfer lefiondi de Cedri minutifiimamente per tutto per• 40 firate,di modo che traftaiano all'occhio,com una fottilißima tela,fi poteffero ragioneuolmente raffomigliare a una tela di ragno. Con le cui opinionigià concorfi anchor io ,fino che leggendo poi [accuratamente Plinio, rìtrouai Errore ¿ej cheti Gaza conjumatißimo Greco, baucui male interpretato la cofa. Imperoche, fecondo Plinio a lx x i r . capo Qa i , del x i u . libro, lo Adracbnt è un albero fimile all'drbuto,di cui in quefto modofcriffe egli. Adrdehnen omnes fere Griffi portulaca nomine interpretante, cum illa fit htrba, er andrachne uocetur, unius litera: diuerfitate. Cate» rumadrachnefylueftris efi arbor, ncque in planis nafeens ,ßmilis unedoni, fòlio tantum minori,er nunquam deci» dente. ciò è . Tutti quafì i Greci interpretano adrachne per la pqrtuldcdrfuantunqucfia ella herba,cr chiamifi an drachne,diuerft dadialtra per um fola lettera. JVWlo adradme è un alberofaluatico, il quale non nafee al pianofi» mile all’orbato, come che difiondi alquanto minori, le quali mai nongii caggiono Dal che fi può ageuolmente di re, die a quefio albero, chefa lefiondi di arbuto moltoflmili a quelle del lauro, rajfomigliaffe Theophrafio il ce* f o dro. Il Cedro oltre a ciò maifi ritrouafenzafrutto,pcr effer fua natura ibauerne femprc di maturi,di quelli che fi maturano*er di picchimi che del continuoJott'entrando s'ingroffano. Recita Plinh al i t i . capitolo del x 1 1 . li* bro,che nonnafeeuano al fuo tempo i Cedri in Italia ; dicendo che quantunque con molta diligenza ue nefificrofia» te traftoriate le piante di Media,non ui uolfcro uiuere ne rimanere . Del chefe ne uede hoggi manije¡lamente il con trario, effcndoncin tutti i giardini infra terra, cr lungo le riuicrc del mare,cr de ipiufamofi laghi infinitißime piante,per iftet'ule arte, cr nuoua diligenza di Palladio. il qualefu il primo,che ritrouafje il modo, che trapian» tati in Italia ui uiueffero. Al tempo di Theophrafio,comefi uede a l m i , capo del ix 1 1 . libro,che tifiriße detta hifioria dellepiante, i Cedri nonfi mangiauano ; ma per il lor buon odore, erano tenuti nelle camere, nelle caffè, cr ut gii amari, cr ufauanfi contraa i veleni,a i qualifi crede effere ualorof3 rimedio particolarmente il lor ferne. Rifirifee Atheneo, che effendo dannati da unprencipc d’Egitto certi malfattori per li misfatti loro alfupplicio, Virtù grande io fecondo le ¡or leggi iefierefattì mordere dagli affidi, per dar loro la morte, hauendo eglino mangiato per firada de j Cedri có un Cedro,fiato lor dato da un di quelli, che gli aecompagnauano, giuntifinalmente nel theatro, cr quiui mordutì tt4 ucc0° ' acerbamentedai ftroeißimi ammali>nonnefremirono nocumento alcuno. Il perche refiando tutto{lupefttto il pren cipe,


164

Difcoriì del Matthioli

cip<:^Taccuratamente dimandando,fealcuna cofa contraaiucletiihaueffero prima mangiato eoftoro, ne rìtro• uando, che altra cofa, che un Cedro lorofuffe flato dato,commandò che'lfeguentegiorno fujje dato a mangiare un Cedro all'uno de condensiti,gr aU'altrono ; gr che di nuouojvjfcro condotti injìcme al fupplicio . Ef effendone il tutto puntaimentefiato eseguito, fcampó colui, che s’baueua mangiato il Cedro,gr l'altro inpoche bore,fatto per i uclenofì morfl liuidofinalmctc tutto gonfiato rimafe morto. Oltre a ciò rifirifee Theopopo chio a l x x x v m . libro dellefue hiitoric, che Clearcbo Ucracleonte tiranno di Ponto haurebbefatto morire innumerabili defuoi fuiditi,fe non bauefjero eglinofaputa la uirtà de cedri. Conferuanfi i Cedri, che nonfi putrefacciano, nafcondendogli Tatuiti de i nell’orzo, oueramente nel miglio. Ma uenendo afte uirt'u loro, uagliano contra tutti iueleni, er mafiime ( come Cedri. è {lato detto) il lorfeme. La decottion loro tenuta in bocca,fa buonfiato,gr tenuti interi nelle caffè,prohibifeo no le tignuole. Mangiati crudi,fon malageuoli da digerire; gr generano humorigrofii : cr imperò migliorifono i io conditi,per ifcaldare eglino ualentemente loflomaco ; tutto che à noftri tempifieno tenuti per cofa molto eccdlen* te mangiati crudi congli arroili. Vagliono agli bumori melanconici,grparticolarmente uale il lorofeme alle pun ture deglifcorpioni, beuendofùcr applicandoli infu’l male. llfuo acetofo bumorefregne la cholera, gr preferita Oue nafeono dalla pelle. la onde nellefèbbri pcflilentiali utilmente ufano i moderni medici ilfuofìropo . Lodanfi per li miglio* i Cedri in Ita ri ne cibi per mangiarli crudi quelli del lago di Gharda : li quali, quantunquefienopoco maggiori de i limoni; fono li* migliori. nondimeno piu di tuttigli altri aggradeuoli al gufio. I Genouefì,cofi come anchora quelli, chefi ci portano di Pu­ glia , er d’altri luoghi del mare Adriatico, er dell’Egeo, che uolgarmente chiamano Arcipelago,quantunque fic* no affaipiugrafi, fono algusto piu fciocchi: ma per effere piu polpofi,fono piu utili,er piu belli da condire. Ga* Cedri ferirti lenofcriuendone al v i i . delle[acuità defempiici diceua. Quefìofrutto nonpiu mela di Media,ma da tutti è al pre da Gal. [ente chiamato Cedro. Domina nelfuofeme tanto di qualità acetofa,grf-cca,che lofanno effere nel terzo ordine >» di quelle cofe, che infiùgidifeono, er diffeccano. E difjèccatiua anchora la cortecciafua, er alquanto acuta alga* fio . il pache difjeccu nelfecondogrado : nientedimeno non ¿frigida, ma temperata, onero poco lontana dal tem• peramento. La polpa èflemmatica,er fredda, digraffo nutrimento : er mangiajlcoinè la corteccia. E tutto il f r* me a mangiare affai inconuenicnte tanto queU’humido er acido,del quale dicemmo inprima ; quanto il nocciolo,che ui fi troua dentro, il quale è il nerofeme : er è maro, digefliuo, er diffeccatiuo nelfecondo ordine, comefono an* chora lefuefrondi. Per la cui dottrina è da notare,che quando dice Galeno nel principio del capitolo;Domina nel fuo feme tanto di qualità acetofa,gr fecca,che lofa effere nel terzo ordinefrigido, er fecco ; non intende ei de noe• d oli, ne del uerofeme ; ma di quella parte acetofa dentro dalla polpa bianca, in mezo alla quale per tutto fi ritroua il Errore di A- feme. Dimoflra queflo effer ucroftftcjfo Galeno, quando nellafine del capitolo cofì dice. E tutto ilfuo feme afr fai inconueniente a mangiare, tanto qucUhumido gracido, del qual dicemmo in prima ; quantofta il nocciolo ,che 30 uicenna. uifì troua dentro,il quale è iluerofeme : er èamaro,gr dige{tiuo,cio è calido,gr fecco neifecondo ordine. Il chefeguitando Aniceuna,grfapendo mldiflingucrc, gr male intendendo quel che uoleffe dir Galeno, difjè nel 11. libro defuoi canoni,che ilfeme del Cedro era calido,gr fecco nel fecondogrado.gr nel trattato delle fòrze del cuore, lo fecefrigido,gr fecco nel terzo -,niente parlando del fucco acetofo,del qualefotto nomedel feme intefe parimente Galeno. Nonfono molto nellefacuità loro diferepanti dai Cedrii l i m o n i , gli a r a n c i , er Limoni, Ara p o m i <f a d a m o , li quali noi chiamiamo Lomie : benché fi poffano giudicare i Limoni, come piu acetofl, gr ci , & Pomi mordenti al gufio di tutte quelle altrefretie, effer difucco piufrigidi, er piufecchi : gr gli Aranci nella corteccia d’Adamo. piu caldi, imperochc quella è algufio piu acuta,gr piu amara di tutte le altre. Sono ( comefu detto anchora de me ¡agrani ) Aranci in Italia di treforti, ciò è acetofl, mezani, gr dolci. I dolcifon caldi in tutte le parti loro : grgli altrifrigidi difucco,fecondo chefono piu, gr manco acetofl. onde nelle ealide fèbbrifi conuengono gli acetofl, gr 40 i mezani, gr non i dolci. Fafii del fucco de i Limoni,cofì come de cedri,unfìropo utile afregnere la caldezza del Atquadi Li­ la cholera, gr nellefèbbri contdgiofc,gr pefiilcntiali. L’acquafatta de i Limoni per lambicco df uetro, oltre aU’adoperarli dalle donne apolirfme il uifo, guarifee le uolatiche, ouunque ellefieno nella perfona, gr flmilmentc moni . i pidìceUi. Meffa ne i [troppi,gioua mirabilmente allefèbbri choleriche, acute, gr contagiofe. Data a bere a ifan ciulli, ammazza »uermini del corpo. il chefa anchora ilfuccofrefeo ,fr remuto dalfrutto alla quantità d'una on» eia, er piu er manco, fecondo chefon piccioli gr grandi ifanciuttini. Affaticali agraméte il Brafauola nel.proemio delfuo libro defemplici,in uolere efrorre dondefta tratto il uocabolodegli Aranci. Et come che molte deriuatiotii ui raccolga,per quanto a me pare poco quadranti, nonfeppe pero ritrouare, che Aranci non uuol dire altro, che Aurantia poma, che nonlignifica altro, che pomi aurei,onero di colore tforo. Chiamano i Greci le Mele M«a*; Nomi. i Latini Mala ; gli Arabi Tuffa,onero Tufaha : t Tedefchi Ocpffcl : li Spagnoli Manfimas : li Franceft de pomes. 50 Le Mele cotogne chiamano i Greci K.uS'una. ¡¿Sa« ; i Latini Cotonea,cr Cydonia mala : gli Arabi Saffargel : i Tc defebi Quitten,oueramente Kuttcn : li Spagnoli Mcmbrilhos,gr MarmeUos : li Franceft Conting. Le Mele dola­ ci chiamano i Greci M«aì/uha* , & TMx.v/j.>iha ; i Latini Mellita, er Dulcia mala egli Arabi Metorneila,gr Gaio* pomella. Chiamano i Greci le Pefche vipmU pi¿'¿¡una. : » Latini Ferfìca mala : gli Arabi Sauch, feu Chauch. Li Tedefchi Ffèrftch : li spagnoli Pexegos ,i Franceft Pefches. Le Armeniache chiamano ¿Greci MSm : A’piJ.iviax^,TlpeoKoKKia, & R i p e s i ; iLatini Armcniacdmala, er Prtecocia: gli Arabi Mermex, Mirmix, Mcx, Mefmes, er Mifmis: iTedefchi S.lohans Pfèrftch:li Spagnoli Albiricoques,Albarchigas,gr Aluaricoques: liFranceft Abricot. I Cedri chiamano i Greci MiìS'ix.apulAa., ScKvS'po'pwAa.; i Latini Cùria, er Medica nula, Cr Citromala: li Tedefchi Citrin ocpffcl, Iuden ocpffcl,gr Citronaten: li SpagnoliCidras : ÌFranceft ung Citron.

Delle


Nel primo lib. di Diofcoride. Delle Pere.

Cap.

16 j

CXXXIII.

L e s p e t i e delle Pere fon molte, ma però fon tutte coftrcttiuc: il perche ft mettono utilmente ne gli empiaftri ripercufsiui. La decottione delle fecche,& ef fe ftefle mangiate crude, riftagnano il corpo. Mangiate da digiuno nuocono. Quelle,che chiamano Achras, fo no una forte di fanatiche,che fi maturano molto tardi. Sono coftrettiue, ma piu aliai che le domeftiche; & ua gliono a tutte le cofe,che s’adoperano le domeniche. Sono coftrettiueanchora le loro frondi. La cenere del legno del perogiouamanifefiamente bcuutaà chi ha* nelle mangiato fonghi malefichi.Dicono alcuni,che co cendofi i longhi con le pere làluatiche, non lon pofeia al mangiarli ne nociui,ne pericolofi. V o l g a r i s s i m i frutti fono lePere in Italia.zr imperò Pere,«doro farebbe affaifuperfìuo il recitare come frenofattigli alberi, che cflim • le producono. Kitrouanfllc pere di uaric,cr diuerfeforti, cefi comefurono anchora appreffo à gli antichi. li quali haueano le Superbe, le Calerne,le Decumane, le Dolobclliane, le Pom= pelane, te Liceriane, le Seueriane, le Tiranniane, le Fauonia* ne , le Laterianc, le Anitiane, le Tiberiane,\le Neuiane, le Turamane, le Amerine,le Piccatine,le Numantine, le Aleffandri* ne,le Tarentine,le Segnine, le Porporee, le Sementine, le Lau* rine,le Amphorine, le Coriolatie, le cucurbitine, e r altre ol* tre à queste di diuerfeffetie. nomi però tutti domati, oda gli hucmtni, che le pofero in ufo,ò da luoghi, onde elle uennero, ò dafomiglianze hauute con ditrifruttifr dal color loro,ò da tent pi, ne i qualifi maturano.Et imperòfeguendo anchor noi tal co fiume, chiamiamo le noilre di Tofcana, MofcadeOe, Giugnole, Ciangoline, Reggte, Ghiaccinole, Spinofe, Quadrane, Carouelle, Papali, San Nicolo, DureUe, Zuccaie,Cant pane, Vernareccic, Gentili, Porcine,Sementine, e r d'altri nomi affai. Ma chi uoleffe neramente con quefte noflre noflrarc le frette degli antichi,farebbe di bifogno, che ciafcunafpetie haueffr una particolare, c r ben chiara de• fcrittione: imperochefoloconifemplici nomi impofribilefarebbe ilritrouarle. Mageneralmentc parlandone, co­ me dicemmo anchora delle mele,fi conofcono le/ acuità loro per il faporache ne lafciatto al gusto ; hauendo le dol* ci differente natura dalle garbe,daU’aujlere, er da quelle, che inficmcmentcfono di diuerfo fapore : er cofl pofeia per lo contrario. Le Pere (fecondo che al v. dellefacuità defemplici medicamentifcriffr Galeno ) fono aggrado* pere pcrjtte Ì40 noli alloflomaco, e r diffeccatiue. Le faluaticbe fon molto piu coftrettiue, il perche ne ifrufri piu uagliono, che le da Gal. domeniche.. Et al fecondo libro dellefacuità de gli alimenti diceua pur egli. Nonfard altrimenti bifogno dir altro delle/acuità delle pere ,fe uogliamo transferire inloro tutto quello chehabbiamo detto delle mele. lmperoche an« chorafra quelle alcunefonofolamente aufrere, oueramente acerbe : alcune acetofe, alcune dolci, e r alcune chefon compafte di tutte queste miflurc defaporij come chefe ne ritrouino anchora di quelle, che non hanno alcuna di que• Ile qualità apparente. il perche effondo d'una naturafrmìle adacqua e r ìnflpide, non hanno uirtù alcuna di fortifi­ care . Et però talefaràJempre l’ufo delle pere, quale è quello delle mele. Benché quelle pere, le quali noi chiamia* tuo Menate, e r mafrimamente le grandi, hanno pur qualche uirtù di nutrire. Et peròfono alcuni che lefrccano ta glixtein fitte ritonde, e r le /orbano. e r mangianfele pofeia cotte il ucrno,cr laprimauera,quando hannofame,in cambio di quei cibi che nonnutrifeono molto. Quefto tutto diffe Galeno. Chiamano i Greci le Pere Av*et; i La No«J. $0 tini F'yra : gli Arabi Umnechte, Cirmetrc, e r Koinètritìi Tedefchi Byrentli Spagnoli P crasi i Franccnft Poires.

¡

D elN eipolo *

Cap.

CXXXIIII*

I l n e s p o l o , il quale è chiamato da alcuni Aronia.è un albero fpinofo,di frondi limile alla pira <antha,ouero all’oxiacantha. Produce un frutto foaue,picciolo con tre nocciolctti dentro.il perche alcuni lo chiamano tricocco. Maturafi tardi, & mangiato coftrigne : è aggradeuole allo ftomaco,& ftrigneiluentre. Nafcene una altra fpetie in Italia, la quale alcuni chiamano fetanio ,& alcuni epimelida • il cui albero producete frondi limili al m elo, quantunque alquanto piu picciole.Produceil frutto tondo,di largo ombilico,buono da mangiare.^ coftrettiuo, & maturafi tardi.

Dv*

1


16 6 N E S P O L O

M e fp o li.fit I » t o eiT am .

A m ro lo de ferisco .

N e fp o lo fe ­ condo.

E rro re di Se x a p io n e .

Difcorfi del Matthioli P R I M O .

NESPOLO SECONDO.

D v e s p f. t i e di Nefroli,per Quintofi uede, fonofcritte da Diofcoride. dei quali quello dettaprimafretic,che fa le fiondi fimili all’oxiacantha, in conto alcuno non corrfrondc ai nofiri N efroli d Italia. Perdo che ( comefi uedefatatamente ) i noñri Nefrolt non hanno lefiglie intagliatefilmili alloxiacantha : non è il lorofrutto foaue , ma piu prefio afrro : cr hanno tutti cinque noccioli,cr non tre,come rifirifee Diofcoride battere quella pri­ mafrette di Nefroli. Ma fefrutto alcunofi ritroua in Italia,che fi poffa dire chefia quella primafrette di Ncfroli, neramentefarà quello,che aHapoli,ouefe ne ueggono ne glihorti,cr nei giardini infinitifiimc piante, fi chiama Azzardo. E"alberoj l quale produce quelli frutti, ho ueduto io in Napoli,andando uerfo Pedigrotta in piuluo* ghi piantato in un amplifiimogiardino già dellafelice memoria del Signor Pompeo Cardinale Colonna. Non è mol ap to difiimile dal pruno, ma èaffai frinofo,cr d’una mediocre altezza. Sono lefucfrondi lunghette, cr intagliate, fimili quafia quelle dell'apio. Il che dimodoché falfì fieno quei tefii di Diofcoride, che fanno le fiondi di quello alberofimili alla pixacantba,cr non attioxiacantha : imperoche ( come difopra alfuo luogo dicemmo)intagliate fot­ tiolefiondi dell'oxiacantha,crfon quelle della pixacanthafimili a quelle del bofjo. Del chefa manififto teüimonio quello che di quefiafrette di fruttifcriue Theopbrallo a lx u . capitolo del 1 11. libro ; doue defcrittcndone lefion­ di dice,che elle fono intagliate, quafifìntili a quelle dell'apio. Il che fa indubitato argomento, che i tedi diquei Dio feoridi, che raffembrano lefiondi di quefiafretie di Nefroli a quelle del boffofrinoffieno ueramentefalfì,cr cor* rotti daglifcrittori. cr oltre a ciò dimojlra qualfi fìa lafronde dell’oxiacantha taciuta da Diofcoride nelfuo pro•* prio capitolo. E anchora dafapere, che tanta è ¡a conformità del nefrolo chiamato Azzarolo t o la oxiacantha da noifcritta difopra, che anneftandofi quefio fopra le piante dell'oxiacantha,uifinutrifce, cr u alligna marauiglio* jo famente ; di modo che produce poi grandifiima quantità difrutti. Ma per ritornare nella drada, onde mhaueuatio fuiato le ditpe,cr i poco diligenti fcrittori,dico che l’Azzarole fmo del tuttofimili a quefie prime Nefrole di Dio feoride, imperochefonofrutti affai piccioli,hanno tre noccioleti piu duri di quelli delle Nefrole, come che di quan tità, cr di firma difiimili. Maturanfl tardi,fono grate al guflo,cr aggradeuoli allo domaco.cr in ogni altra loro qualità tantofi raffembrano loro,che altro nonfi può dire, fe non che l’Azzarole, cr le nefrole Aronie di Diofco* ride freno unafretie medefima. Quelle pofeia, che fon chiamate da Diofcoride Setanie,cr E pimelide, campa* randole con lenofirane,non uifi ritroua differenza alcuna. Dal che non è marauiglia,fe Diofcoride diceua,che di quefiafretie nera abondantemente in Italia. Galeno manifeftamente intefe per l’Epimelide altrofrutto affai diuer fo dalle noftrc Nefrole. imperoche, come fi legge a lv i .libro dettefacultà defemplici,dice eh’ettefono acerbe , & ingrate attofiomaco,cr che da uittani d’i taitafi chiama quefto albero Vnedo. 1/che confirma l'hauere egli fcritto ¿o d*mendue particolarmente per due diuerfi capitoli. Erra Serapione,oueramente l’interprete, al capitolo c x i. intitolando quel capitolo al Sorbo, che doueua effere dei Nefrolo, c r conofcefene f errore, per recitare egli quiui I $099


Nel primo lib.di Diofcoride^

i

, tto ducilo,che fcriffe Diofcoride di que&c fretie di Nefpoli. Ma quantunque erriinquefto di gran lungarni* «¡fella nondimeno ondefia derivato il nome aQ’Azzarolc. imperoebe egli in Arabico chiama le mfrole Zaror : on N{f . (cri{ ¿¡. 'corrompcndo/l il uocabolojwi tratto il nome loro l’Azzarole. Scriffc delle Heftolc Galeno al v 1 1 . delle te fa Gii. ¿ ’culti de[empiici, cojì dicendo, Il frutto del Nefrolo è acerbifrmo, di modo che afaticafl può egli mangiare. Stri ' ne ualorofamente il uentre.ezr ritrouafi tal qualità anchora nonpoco nelle cime,cr nellefr ondi .Et al fecondo li* irò delle[acuità de cibi diceua. Le nefco!e,cr le[orbefono amendue coflrettiue,ma però molto piu le nejfole, che le /orbe; e r però fi danno elle ne ifi ufi commodifrimamente ne i cibi. Male[orbefono neramentepiufoaui: impe­ roebe non kàno punto di quella acerbità,che fi f ente nelle nefpole. auenga che il lorfuccofìa folamente aufrero fen zaalcuna acerbezza. Oltre a ciò penfo,che f appi ogniuno,cbc tutte quejle cofefi debbono mangiare parcamente, 1 0 er non cofi largamente, comefifa con ¿fichi, er con l'uua. Imperoebe elle non ne bifognano come cibo, ma come medicina. Chiamano la Nefrola ¿ Greci Méanùe : i Latini Mefrilum egli Arabi’ZarorfZarur ,cr Alzarur : i Norot Tcdefchi Neffel :gli Spagnoli Nefreras : i Erancefi Neftlier.

Cap.

D el Loto albero. I

l

L

o to

CX XXV.

è a l b e r o g r a d i f s i m o , & p r o d u c e il f u o f r u t

t o m a g g io r e d el pepe» d o lc e >b u o n o d a m a n g ia re

>faci

l e a llo i t o m a c o , & r i f t r e t t i u o d e l c o r p o . L a d e c o t t i o n e d e l l e g n o t a g l i a t o m i n u t o fi b e u e , & m e n t i i n e c r i t e r i

IO

p e r fa n a r e la d ife n t e r ia » &: p e r li fiu fs i d e i l u o g h i f e c r c t i d e lle d ó n e . f a i c a p e lli r o i s i , & r i f t a g n a i fi u f s i d e l c o r p o . I l L o t o chiamato da i Latini Ccltìs( fecondo che riferì* fee Theophrafto a l m i , libro er capitolo dell’hifloriadelle piante ) è di piu¡fede, diuerfificdte dalla uarietà, chefi uede ne i frutti loro. Ma il proprio Loto crefce aliagrandezza del pe­ ro : er fono lefue frodi fhnili a quelle dell’elice, eccetto chefon per dintorno dentate. Produce ilflutto grojfo, come faue. il quale fi matura come l'uua,mutandoli di diuerfi colori .Ealgu fio dolce, er frane, er coueneuole allo Stomaco. Ernie unaffitp tie, che nafeefenza nocciolo: il quale oltre aWeffer piu foaue , er piu aggradatole al guflo, è in piu prezzo perfirfcnc nino. Mafieotto i Ititi abondanti ndl’ifrla di Pbaride,chiamata Loto* pbagia,per mangiarli quitti delcontinuo ne cibi ifrutti del Lo to; tutto che in terrafirma in uarij luoghi,cr mafrime in Aphri ca, douc delfrutto per piu giornifi nutrì f efjcrcito d’Opbcllo, cheandauaaCartbaginc,per nonhaueruettottaglia,fe ne ri» trottano tutte piene grandifiime[elite. Eurono i Loti al tempo di Plinio(fecondo ch'eì rifirìfee al x vi .capo del x 1 1 1 . libro) famigliar ¡fimi, er notifiimi in Italia : quantunque fuffero affai mutati er per lo c lim a x per lo terreno,da quello che fi ritro*

jo

40

L o t o , & fu a h if to r ia .

uano bautte ne i paefì propri}, onde ci fi portarono. Diofcori* de fenza dargli altre note dice ejfere il Loto albero di grandini ma proprietà. Alche n e lx v i. libro allude Plinio, quando cofi dice. L ’alberodclLoto s'ha uolentieridpprejjo àHe cafe per la grandezza dell’ombra,chefanno ifuoijpatiofifiimi rami : li quali molte m ite tanto s’allargano,cr crefcono,cbc trapalano i cortili delle uicinc cafe. Et pur nel mede* fimo luogo eglt dìe tu a. I l frutto del Loto, quantunque faluatico fia,fi fa nondimenofilmile aUeciregie : er niuno de gli altri àlberiperdc ,uenendo il tterno,cofìprejlo lefrodi, comefa ilL oto :.ne corteccia alcuna d albero tanto diletta adocchio,quanto la fu a. N o n è albero, che habbia trami cofi lunghi,ne cofirobufli, ne tanti, di modo che .

5° farebbe lecito di dire, che fuffero altrettanti alberi. Bella cortecciafe ne tingono le pcUi,er della radice le latte. Il perche dirti io, chefe pure a tempi noflri fi ritrouano i Loti in Italia, nonpenfo chefaUarebbe chi diceffe, che Loto d’Itafiijfe il nero Loto,or mafiimamentequello,di cui intefero Diofcoride er Piino,quello che infu’l Trentinofi chiama lia, &fuadeLagolaro, er in alcuni altri luoghi(cofl come anchora a Verona)fi chiama Perìaro. percioche di quefti cetili al* fcncuope. beri,come che dellagrandezza de peri fe ne ritrouino affai; nondimeno molti piufon quelli, che di gran lunga gli avanzano. Quefti adunque,oltre aR'effergrofiifim di tronco,largbifiimi di rami,or altifiimi diprocerità, han« no la corteccia loro benli[cia,di colore ceruleofruro,cofa proprio dilettcuole all’occhio, come dice Plinio. Le fiondifono fintili a quelle delielice attorno attorno dentate, er fempre auanti mezo Settembre cominciano a bian» <heggiare. I frutti fono fiimiti a pìcciole ciregie , attaccati come quelle con affai lungo picciuolo : i quali prima fr * no verdi,pofeia nel bianco gialleggiano,nel maturarfi arrofiifcono,cr quando fon ben maturi diventano neri, doU ÌQ « algufto,®- affai dggradeuoli. L e cui note corrifrondotto del tutto al Loto dìTbeophrafto,di Diofcoride, e r di

Plinio. m imperòfi può per utro affermare,che nafcail Loto anchora abondantifrimo in Italia. IlRueUio,Hon fiodache autorità condottomele chefia il Loto quella breve piatita,che noi chiamiamo in itati* Agrifòglio : della t'iioè,

......-

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cui

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168 l o t o fcritto

di GU.

Nomi.

Difcoriì del Matthioli

cui corteccia>cofl come di quella del uiburno chiamato da molti lantana, fanno alcuni uifco per pigliare gli uccelli. C 0fa ueramente molto diporta daU'hiftoria, che fi legge del Loto in Tbcopbrafto,cr in Plinio : perciocbe l’Arifi* olio c pianta di perpetue,crpinoflfiimefiondi, breue di grandezza, cr uerde di corteccia : il che del tutto è con, trario aUcparti del Loto. Scriffe del Loto Galeno al v i ' i . dettefacuità de fempiici, cofì dicendo. Il Loto nonè molto partecipe di qualità coftrettiua, ma è comporto difottili parti, cr dififieccatiue. Et imperò la limatura del le gno uale a iflufii del mestruo,atta dijfenteria ,c r a i flufii ttomacbali. Cuocefi per tale effetto bora nell’acqua, bora nel nino,fecondo che’l bifogno ricerca : & nonfilo f i nefa criteri, maf i beue anchora la decottìone . Oltre a ciò per uedcrfil, che prohibifce il capare de capegli, non è pocofiegno,chefìa in lui uirtù alquanto coftrettiua, er me, diocremente diffeccatiua : pcrcioche ( come nel capitolo del Ladanofu detto ) di tal natura debbono efijer quei medi camenti, cheprobibifcono il capare de i peli, cr de i capetti. Chiamano i Greci il Loto albero A«m'iJVrJy« ; io Latini Lotus arbor, c r Celtis :gli Arabi Sadar, Sedar,cr Alfadar : li Spagnoli Almez.

D el C orniolo.

Cap.

C X X X V I.

I l c o r n i o l o è albero duro, produce il frutto lun* ghetto,Umile alle oliue, il quale prima è uerde, nel matti rarfi di colore di cera,& roiTo pofeia quando è maturo, Mangiato ne cibi è coftrettiuo : riftagna i flufsi del cor • po,& ladifenteriaofiamefcolatoconil mangiare, oue ro con fapa . Serbali per l’ufo de cibi con falamuoia, co- « me le oliuc.L’humorc, che rifuda dalle frondi,quando fi brufciano,gioua unto alle impetigini. I l c o r n i o l o è albero notiftimo. Ma (come rìfirìfie Theophraño a l x i i . capitolo del 1 1 ì.lib.dett’hisìoria delle pia te)fiì ritrouano nel Corniolo il mifibÌo,cr la ftmina. Et cono* fconfii l’uno dall'altro: imperoche'l mapbia è nel tronco,crnei ir ami affai piugroffo,cr affai piu maìageuolc dafcorticaretla ma | Uria delfuo legno é durìfiiima, Cr falda,fìmilc al corno,onde egli ha tratto il nome : crepe all’altezza di dodicigombitì, confion jq di cjuafiifilmili a quelle de mandorli,md affaipiu groffitte, cr piu neruofi. Lafimina,come chefaccia poco tronco, fa pure affai f uergettefilmili al uitìce, cr fono affai piu uencide, cr menofalde dì quelle del mafehio .In Ida mote di Troia il mafihio nofa fi-ut to : ma in Macedonia( cofì come anchora in Italia) producono i frutti Ìuno,cr l’altro. Il legno del mafihio cfinza midollo : cr imperò migliore, cr piufòrte di quello dettafimina. 1/ mafihio J produce,cr matura ilfuofrutto la (tate : cr la fimina nel fine dell’autunno, manco buono affai di quello del mafihio. E da au* uertire, che nonfi piantino,nefi tapino appreffo a i luoghi del• le api: perciocbe mangiando etteno i fuoi fiori,moiono. Ma è però marauiglia,che Theophraño diceffc, che il Cornicio ,fac* eia lefiondi fimìli al mandorlo. Se già nonuolcffemo noi dire,o Luogo fo- che il teñofia corrotto, oucramente che in Ida di Troia,per effer la regione molto piu calida, cr piuficca, produfpetto Í The ophriftro. chinoi Cornioli lefiondi piu lunghe, cr firette de noñri etItalia: come che piu peròfila da dubitare, che il libro di Theophrañofu in quefto luogofeorretto, Fafii dettapolpa de i frutti loro una miñura ftmile atta cotognata.cr L'ufo delle detta lor decottìone ungielo con zucchero : il quale oltre att'cffirc molto aggradeuole algufto,gioua^ a iflufii dìfett Coraole . terici,cr a quelli delle donne, quando troppo gli abondano. Rifirifie Galeno al-vii. dettefacultà de fimplicì, Corniolo chele fiondi, cr i germinifuoi ualentifiimamente diffeccano. Et imperò confilidano le finte grandi, cr mafiima* fcriccodi Gì mente ne i corpi duri : ma nei corpi motti, cr nettepicciolefirite mole egli, che piu prefiofieno contrarie, cr lo• 5« leno. ro nocciano: perciocbe piu dijjeccano di quello, che lorfa di bifogno. Et parimente di[fe,che ilfrutto era acerbifti* mo,ma buono da magiare.Et però no effer da marauigliarftjc nò riflagnaua meno il corpo di quello chefanno le ne f i o k . Chiamano il Corniolo i Greci K/W* ; i Latini Cornus. IT edefihi Cornelbaumftiurbeerbauum, Dierlé: Molili. Cr le Cornolc Vuelf:b kirfin. li Spagnoli Cornizolos, li Trancefi Corner.

Corniolo, 8c fi» c&im.

Delle Sorbe:

Cap:

CX XXVII:

L e s o r b e duando fono anchora roffe,&non fono mature, tagliate, & Zeccate al fole, man* giandole, rift tingono il corpo. Macinate al molino,& mangiate a modo di polenta» fanno il medefi 6* mo effetto. Il che fa anchora la decottìone loro beuuta. tono


Nel primo lib.di Diofeoride. SO RBO .

i

Sono le Sorbe frutti uolgariftimi in Italia , CT conofciuti sotbo & j0-> da cidfcuno. Nondimeno non mi tacerò di dire, feguendo thi* 10 eQa’ra t {ioria, che ne recita Tbeophrafio al x i 1 .capo del n i Itb.del Thiftoria delle piante, che fi ritroua fra i Sorbi il mafehio, er li femina : de i quali dàmaniftfta notitialefferne uno fìerile, er l ’altrofruttifero. Oltre a ciòfono le Sorbe di due(fette, una di tonde piu dolci, piu foaui, er piu faporite: er l'altra di Imi* ghette,a modo di picciole pere , affai piu offre , er ruuide delle predette. Trouanfene anchora delle fanatiche, aggradatoli aU gu!lo, er piu coftrettiue, quando fificcano immature. Sono Sotbefcritte le Sorbe perquantorecitaGalenoad’vm.dettefacultàdefem 4 J" plici,cr a l i i . d e cibi,coftrettiue, ma molto meno delle neffo* le . Sono amendue affaipiu nelle medicine,che nei cibi conitene ucli. chiamano i Greci le Sorbe OHa. : i Latini Sorba: ¿Te* N»mi' defehi Speierhng, Sporoepffel, Spcrbieren : li Spagnoli Sor* bus : li Frantefi Carniera.

D el P runo,onero Sufino. CX X X VIII.

P R V N O.

Cap.

E . xl P R V n O un’albero notifsimo. Mangiaufi ifuoi frutti,ma nuocono allo ftomaco,& mollificano il uétre ’Le prunc di Soria, & mafsime le Damafchine fecchc,fo no utili allo ftomaco,& coitringono il corpo. La dccot rione delle frondi fatta nel uino gargarizata, & lauando iene la bocca, uale al catarrho che difcéde all’ugola.alle gengiue,& al gorgozzule. Fano il medefimo i frutti de i pruni faluaticbi fecchi,dapoi che fon maturi ; ma cotti nella fapa fono piu utili allo ftomaco,&piu atti a riftagnare il corpo. La gomma delpruno è conglutinatiua: beuendofi con uino, fa romper la pietra. Vngeii con aceto per fanarc le impetigini ne fanciulli. N o t i s s i m i frutti fono le Prime, le quali noi in Tofeana p r u n f > & j 0 . chiamian&Succinc : tutto che di diuerfe fpetie nefieno. Impero t0 eflam|. che di uerdi,di roffe,di biache,di gialle,cr di uermiglic; digrof a fe,di mezane,cr dipicciole;di dolci, d'acetofe,cr di mediocrefa pore;di dure,or difragili;di lunghe,di tode,cr d'apputate a mo do di uouafe ne ritrouano.Et quantuque dica Diofeoride,che le Damafchine fecche fieno coftrettiue;nòdimeno appreffo a Gale• nofono altrimétfcociofia che egli a l v i i .dellefacuità de fem­ piici cofl nefcriua.llfrutto del Prunofolue il corpo ; ma molto piu il frefco,chc ilfecco. Et imperò nofo come,ne perche Dio * feoride fi diccffe,che le prune Damafchinefecche riftagnaffero il corpo,auega che maniftftaméte lo foluono ; quantunq; meno di quelle,che ft portano d’lberia,cr di Spagna, quello tutto delle prune diffe Galeno. Ma {Umddo poco il Brafauolajhuomo iteraméte dell'età noftra clariftimo,di contraporfi a effo Galeno, piu d; ¿ ‘j" che ogni altro effertifiimo>& dottiftimo nelle còftderationi de i tra ¡1 jfrsA femplicì,dice che in quefto affai piu Galeno,che Diofeoride s’in gàna.per no haucr effo Galeno auuertito,chc parlaua Diofcori• de delle prune Damafchinefecche ;le quali oltra aU’cfjcrefecche, fi fentono al gufto effere acetofe.zr coftrettiue. Per la qual cofa fi conofce effere flato il Brafauola poco aueduto, nofi ricordàdo egli,che no folo nelle prune Damafchine fecche,ma in molti altri frutti fecchi fi ritrouano infiememente folutiua uirìu,w coftret tiua,come maniftftaméte appare ne tamarindi, er ne mirobala* ni:pcioche oltre aUeffere eglino folutiui, lafciatto fempre dopo loro il corpo ftittico,per la uirtù coftrcttwa,cbe oltre a ciò pof feggono.il chequatunq; nò capiffe il BrafauoU,l’mtefe,zrcapl beniftimo Galeno.ondebauédoprimaalfopradetto luogo detto, che le Prune Damafchine fecche eranofolutiue, udendodimo-

3? l

ftrartl


170

V i r t ù , S tufo d elie p r u n e .

S eb eften , & l o r o , h i ft o r .

F aifa o p i n i o se d e i Fuch.

G iu g g io le ,& l o r o confid.

Difcorfi de IJV1 atthioli

firare al 1 1 .delle facuità de cibi,che eUe erano coflrettiue anchora,cofi diceua. Alle prune e conceduto,cofì come ì fichi, che anchorafecche fieno utili, delle quali per grande opinione degli buominifl lodano, c r tégonfiper migliori quelle,che da Damafco monte di Soria,doue elle nafcono,fi chiamano Danuifcbine : er dopo quejle quelle,che fi por tana d'iberia, cr di Spagna. Ma quefie non dimojlrano alcunfegno U’effer cottrettiuc, comefanno preclaramente k Damaschine. delle quali quelle fono ottime,che mediocremente coftrighedo,fono larghe,cr uencide a toccare: per= cioche le piccio!e,dure,cr acerbefono triStc da mangiare, ne uagliono per il Joluere del corpo cofa alcuna . La cui dottrina manijèfiamente dimoRra, che con poca ragione, c r poco fondamento fiframofro il Brafauola contra Gale­ no; comefe egli non haueffe [apulo,che cofa,cr di che natura fòjfero ifapori,gli odori,cr tutte le altre qualità non foto de i frutti;ma di tutto il redo de i femplici. del chefu egli diuinifimoferii ta f e , c r acutifimo inueftigatore come fanno a chifa, manifèflafcde i primi jubi cinque libri dellefacuiti defemplici. Con tutte quefie ragioni s’ac , ,0 corda pofeìa benifiìmo la cotidiana tfaerienza de i medici, uedendofi, che le Damafcùine elette fimili a quelle, che loda Galeno,mangiate,fotuono il corpo benifrtmo, lafciando pofeia il corpo dittico, come fanno i tamarindi, 5- j miro balani .E t imperò uoleniofaluare Diofcoride, nonfi può dire altro,fe non che quando rid ice, che le brune Damafchìne fono coflrettiue, intendapiu dell’altre ; non però priuandole della uirtù foluti.ua. Soluono le Pru­ ne la cholera : c r imperò nellefèbbri,cr altre infirmiti choleriche utilmente le adoperano i medici. Cannone an­ chora gli fyetialigieli,fapori, conditi, crlettouari aggradatoli al gusto-, c r oltre a ciò molto utili agli amalati. N afee anchora in Egitto unaforte di pruno ( come tefiìfica Theophrafto a l n i .capo d e lia 1. libro dett’hifioria delle piante) di notabile grandezza • il quale produce il fuo frutto detta natura,cr grandezza dette nefrolc : eccet* to che ha il nocciolo tondo .Eiorìfcc il mefe di Luglio,erfinifee di mturare il frutto il mefe di Dcccmbre, ne mai perde lefi-otidi, Nafee copiofifiimó nel territorio di Thebcfioue gli habiiatori feccano infiniti de fuoifrutti,'» qua- i0 li peflano,cauandone prima fu o ri’offro, c r conformanti in bocconi. Confimi» alle prunc cr nettefattezze , & nettefaculti loro fono quei frutti, che gli ff>ctiali,cr i moderni medici,mutando pure i uocaboli Arabici,chiamano s e b e s t e n , e ri Greci ytixa,cr Mix aria . er come che Diofcoride, c r Galeno di quelli frutti niente fcriitefrc* ro ; nondimeno da i loro pofieri Greci,come furono Paolo, A f f l o , P fello, c r Attuario , nc fu fatto in piu luoghi mcntione . Cominciarono a portarfl gli alberi loro in Italia al tempo di Plinio : c r benché bora ui fimo rari, troni fene però ne giardini tenuti,cr coltiuati con molta diligenza . E l'albero loro molto fimile al pruno ; .ma non però coft grande. La corteccia nel tronco biancheggia, crn e rami uerdeggia. Le fr-ondi fon tonde, c r affai firme. I frutti fimili a picciole prune,con i noccioli dentro triangolari,cr affai propqftionati al frutto. c r fono quelli, che fon maturi,frefehi infu l’albero, di colore che nel uerde nereggia, c r al gitilo dolci c r uifcofl. Et imperò fe nefa quellaforte di uifco,che per pigliare gli uccelli,/¡porta a Vuiegia d’Aleffanlr ia,cr di Sorta . del che ci redono cer ^ ti i noccioli,che ui f i ritrouano dentro,il colore^cr la dolcezza\ che nel gufarlo ui f f finte. Sono folutiuì. ilche fi ' prona per autorità de Greci,cr parimente de gli Arabi, c r per la cotidiana ifierienza de i medici. quantunque fi perfuada il contrario il Fuchfio medico de tempi nofiri dottifrimo : il quale a lx x v n .c a p o dettefue paradefle, fòr* feper imputare piu prefio gli Arabiche per altro, nominole in modo alcuno confentire, che fieno i Sebeftenfeiuti* ui:ma piu predo uuole egli,eh efieno codrettiui. M frèin quello la mia opinione lungamente lontana dalla fua : cr parimente i efr>erienza,che ogni giorno ne tteggono i medicher il »/limonio che ce ne fa Paolo Egincta,il quale al v 1 1 .libro parlandone,coft dice. Myxa arboris fruttus efi, minor quidem prunis, facilitate iterò confimilis. ciò è . Il Seieften è frutto d'un albero minore delle prulte,ma nelle fue uértu e confinile a loro. Il che mene a prouare, che coft foluano il corpo i Sebcfien,come fanno le prime: le qualficomc per la dottrina di Galeno diJ'opra s'è detto ) ma nifcftamentefoluot.'o. Il cheftpendo Attuario Greco,gli mette per purgar la cholera in piu fuoi compofti, come ^ nel fuo compendio, ch ’ei fa delle compofìtioni de medicamenti, chiaramente fi difeeme. Dimofirafici pofeia, oltre atte autorità,lafacultJ loro folutiuapcr la cotidiana ifi>ericnza(uero lume di tutte le cofe ) molto apertamente : percioche,come g ii dice:' mila uoltc ho cfperimentato io,dieci dramme detta ìor femplice polpa,0 dodici al piu, fan no t medefimi efretti,che fi[faccia la cafria nerafolutiua. Per quefie ragioni ©“ autorità mi mouo ancho a non tene* re,anzi a reprobare quell’a rra opinione del Fuch/ìo : chefe il lettouario de t Se beftenfolue il corpo, nonfia per li Scbeften,maper le altre mifiurefolutiue,che uentrano. perciochefacendo eglino ciò da per fe , l’iftefjò faranno giunti con altre cofc . Et però non pofro fe non marauigliarmi nonfolamente del Fuohfto, la cui dottrina ho fempre altrimenti hauuta in buon conto : ma molto piu di alcuni altri,i quali andando piu dietro a mantenere le loro opinio tii, che a palefar il uero per beneficio uniuerfale del mondo,promettendo la luce me» ono altrui nette tenebre. con= pdandofì,che per fapere ben ciarlare, cr agramente dir male di quefio er di quello,cr faper mettere un teftodi Uttere Greche nefuoi uolumi,glt shabbia a prefiar piu fède,che fe fòjfero tanti Propheti detta uecchia, 0 tanti Van* gelifti della ntioua legge : cr nondimeno fi ritrouano quefti tali da chi gli fa ben maneggiare,non effer buoni ad al* tro,che a dir male. Ma per ritornare netta uia, donde mbaueua dìfuiato un giufto defìderio, che ogniuno attendef* fe atta uerità dette cofe,dico che fono i Sebcfienfolutiui. Il perche utilmente f i danno nellefèbbri choleriche: cr co mefine de per le dottrine di Paolo,dì Actio,di Pfello, er et Attuar io, fi lodano per la ficcità, er afyrezza della lin­ gua : giouando parimente al petto,cr alla tofre. Cacciano ualorofamcnte i Sebcfien i uermi del corpo : c r giouano agli ardori dell’orma,caufati per calidihumorì. Mapofcia che pur fidino a dire deifrutti, liquali s’ufano hog» g i nette medicine c r u c i cibi,non bauendofatto Diofcoride, mcntione alcuna dette c rv g c i o l e , le quali i moder ni chiamano luiubc,£T i Latini Zizypba, reputo non cffcrc inconueniente, per fa r ben conofccre a i medici, cr a glifi>ctiali,che molto le hanno in pratica, la natura loro, dirne qui quanto da Galeno, il quale le chiama Seri* ¿0 ca ( f i pur nefid lecito dire, che Serica apprefio Galenofieno le Giuggiole ) di 1 x. dettefacuità de cibi ,fc ne feri* ue, oue cefi dice. Veramente non poffo io tefiifrearc in che cofa uagliono le Giuggiole per conferuare la fanità,

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Nel primo lib.diDioicoride. GIVGGIOLO.

171

CTper guarire le infirmiti : imperocbe ne i cibi fon folamente da gli sfrenati fanciulli* *? dalle donne molto dcfiderate.Sono di pochifiimo nutrimento, er molto malageuoli da digerire:*? im però contrarie molto allo ftomaco. La medeftma fe utenza,tiradola da Galeno, ne recita Auicenna ,foggiugncndo pofcia , che elle confirifcono al petto,*? al polmone:*? che, fecondo che di* cono alcuni, fi fiima, chegiouino à i dolori delle reni, er della Difenfione uefcica. Et perche diceua Galeno no hauer tronato nelle Giug ¿ -/ ù '/ / / co gioie uirtùalcuna per le infirmiti de corpi, combatte il Euchfio t»*l Fuclif. I jd y/ con Auicenna,*? con tutti gli Arabici, dicendo, che tutto è fai* 'fo quello,che in dare uirtù alcuna alle Giuggiole defcriuono. Il chefe èfaffo ne gli Arabi? medefilmamitefalfo anchora nc i Gre ci,che fon uenuti dopo Galeno. uedendofì,che Attuario *? gre * 1 co,er ualcntißimo medico nelfuo trattato,che eifice delle coni* pofitioni dei medicamenti, ufa le Giuggiole ne compofiti pet* totali contra i caldi humori,*? fimilmente ne ifoltidui della cho lera. Il che parimentefa Nicolao Alcffandrino in uarie,et diuer fe compoßtioni de medicamenti. Onde no è marmàglia che à tut te quelle cofelt lodaffe anchora Auicenna,dicendo, che elle gio* uano,imperocbe ingroffano il fangue ,per effere uifcofe, et grò f* 10 feda digerire,come è la uerità. La onde quando dice egli, che elle confirifcono al petto,*? al polmone,non parlando da baiar» do, comefir fi alcunifi penfano, intende egli folamente nelle ma terie calde /fonili,*? acute. Del che fa manifèsta fide il fuo dir prima,che elle ingrojfauan.o il fangue. Conciofla cofa che no era Auicenna tanto/ciocco,che battendo date le premijfe: non gli fa pejfe pofciafare la confequenza.Ma è bella cofa combattere co i morti,che nonfìpojjono difèndere. Et perche (come in piu ho* ghi ho detto difoprafintendo io,fenzafam i d’alcunafetta, di je W ^ ^ I f ^ dilucidare il aeroffenza attenermi piu a quefii,chc a quelli, dico v per le predette ragioni infieme con Auiccna, che manifrframcnte errano coloro, che fi credono,che le Giuggiole mondifichino il fangue,*? che le mettono nelle medicine pettorali per le malattie caufate da größt, * ? dafrigidi humori, comefanno alcuni de moderni, che in ogni mal di petto in* differentemente le ufano,*? molte uolte con gran danno de gli amalati. Ma panni chefi poffa molto ben dubitare, fe appreffo Galeno Seriche fieno le Giuggiole, auenga che altra cofa fieno elle appreffo Plinio a l x iw i.c a p o del xv. libro, doue fi leggono leprefenti parole, ciò è. Aeque peregrina funi ziz/pha, * ? tubcrcs, qua *? ipfa nonpridem uenere in Italiam. Hac ex Aphrica, illa ex Syria Sextus Papinius, quem confulem tiidimus, primus inique attulit, ditti Augusti noufiimis temporibus, in cafirorum aggeribus fata, baccis fimiliora.quàm Malis : fid aggeribus pracipuè decora ,quoniam *? teda iamfylua fcadunt. Tuberum duo genera, candidum à colore Seri* 40 cum didum. ciò è . Sono ugualmente firediere le ziziphe (ciò è Giuggiole) *? le tuber e , le quali non uetmero anchor effe piu prefio in I talia. Queste d’Aphrica,*? quelle di Soria portò primamente Sefio Papinio,il qudle bah* Inamo ueduto confole gli ultimi tempi di Cefare Auguflo. Eurono queße piantate ne gli argini del campo, di fòr* ma piu fimilialle bacche, che alle mete : mafono /penalmente per decorare g li argini,pofcia che hormai le fcluefon falite fin fopra à i tetti. Le tuberefon di dueforti, una bianca chiamata Serico. E t d lx x v . capodelxvi. li* bro diceua pur egli. A b amygdala proximéflorent ameniaca, dein tuberei, e? pratcoces : iÜ£ peregrina, h.-e co* ad.t. ciò è. Dopo àmandorli fiorifeono le armeniache, *? di poi le tubere , * ? le precochc : quelle fòrefliere, *? quefte colettine .E t d lx . capo d e lx v n . libro diceua anchora. Et zìzypbagrano feruntur mafie A prili. Tu* beres melius mferunturin pruno fyluefiri, inmalo cotonea,*?incalabrice, ea ed frìtta fylue/iris. cioè .E t le giuggiole fi piantanofotterrando ilfrutto loro il mefe d1Aprile. Ma le tubere s'annefiano molto meglio nel pruno f ò ßuatico, nel melo cotogno, *? in quellofrittofilm ic o chiamato calabrice. Quedo tutto diffe Plinto. Nientcdi~ meno non ritrouo io,che ColumcUafacc/fc mai in luogo ueruno mentione delle tubere,ma ben delle ziziphe al u n . capo del i x . libro,doue ne deferiue dueforti,bianche ciò è,*? roffe ; dicendo che le api moltofi dilettano delor fio* ri • Onde flpuo facilmente fufricarc, che il tefto di Plinio fia in quefio luogo feorretto , oueramente che egli s'in* gannaffe inqueflo, comefuolefreffofave anchora in altre cofe. A ccrefcefi quefiafufricione per ridonar io,che A* uicenna tragli Arabi, * ? Simeon Sethi tra i Greci,fecero anchora efii di ziziphe duefretie,*? in Plinio uife ne leg ge urtafola .Finalmente uedendofi poi, che appreffo Attuario,Nicolao Alcffandrino , * ? Simeon Sethi le ziziphe chiamate nel lor Greco idioma é/ifuva.tfvfrta,,*? parimente ì/ni/pt*, altro nonfono che le Seriche appreffo Ga* lena; *? Urnedeflmofi uede efferc appreffo Auicenna , Serapione,*? altri Arabi ■ mi par neramente, cbeftpojfa rdgioneuolmeitte determinare,che le Seriche di Galeno nonfieno altro, che le ziziphe, che noi chiamiamo Gitiggio* Co le , Dalle quali ragioni, *? authorità panni che fi poffa molto bene drguire,ò che il tefto fia corrotto, òche l’idefc fo Plinio hakbia errato. chiamano i Greci le Prime K okkI/mix*. ; i Latini Pruna : gli Arabi Attas, Auas, ottc- Nomi. rantente Agias: liTcdefchiPraumat, Pflaumen, * ? Kriechen ; k Spagnoli Prunas ,Andrinas,*? Amexeas: i p 1 Erancefì


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Difcoriì del Matthioli

trancefi P rune*. Li Sebefien chiamano i Greci Mu'tfcfitt: i Latini Myxa, Myxaria, er Sebeficna : gU Arabi Scbctìcn, Mothcica, Malieita : e? A i okaita : li Tedefchi Schuuartz bruSlbecrlc : li Eranccfi Scbdle. L e Giuggiole chiamano i Greci : iLatiniZizypha : h TedefibiKot burftbcerle : li spagnoli Azuficifa:i francejì luiubes.

DeU’Arbuto.

3 ap.

C XXXIX.

,o a r b v t o è fimile al melocotogno, ha le fiondi fotti li. Produce il frutto della grandezza delle prune,fen za alcuno nocciolo.chiamanlo alcuni Memecilo.Quan- lo do è maturo,gialleggia,ò rofleggia nel colore.Mangian doli,punge la lingua,come fe fulle pieno di reilc. Nuo. ce allo ltomaco,& fa dolere il capo. Arbuto, Se

Lo a r b v t o inTofcana, oucperogniftluafi uedeuerdeggiare il uerno, fi chiama Albatro. Et come che Dicfcoride 10 rafjembri al melo cotogno,penfo che piu alluda egli alla procerita,che allefiondi , er alla corteccia. Quantunque io habbianonpocoda fumicare, chefia in quefto luogo corrotto 11 teño di Diofeoride. Imperoche appreffò Serapione,chc ne to* glie di parola in parola l’hiñoria da Diofioride, no f i legge che fia l'Arbuto uniuerfalmente fimile al melo cotogno; ma che pro* duce egli lefiondi minori di quelle del melocotogno. Nemani coferine egli , che babbi l’Arbuto lefiondifittili , come fi lega ge nei piufrequentati tefii di D iofeoride. Imperoche( come è chiaro 4 ciafeuno ) le fiondi dellarbuto fono piugroffe di quel­ le del lauro, cr parimente dell!elice. finza chefi ritrotta un te* ño anticoferino à penna ,che legge xtfi°<?to<°v,cio òdi fottìi corteccia,V non M 7 c i ò è di fottìi fi-onde. Scrifi fe deU’Arbuto Tbcopbrafto d lx v z .capo d e liz i .libro deU'hi (loria delle piante, coft dicendo. L ’Arbuto, il quale porta un frutto buono da mangiare, non è troppo grande. ha là fiorza fittile, come il tamarigio, er le fiondi mezzane tra l’elice, e’I lauro.Tiorifie il mefe di Luglio. 1fiori fiatino infierne 4 mo* do di racemo, attaccati con unf i l picciuolo nella parte ultima lo ro .E ciafcundi loro di firma fimile 4 un mirto lunghetto, Cr della medefima grandezza : ma c concauo, er finza figlie, come uniam o fraudo, con la bocea aperta. Il frutto uuolc un’anno di tempo a maturarli ,eU modo chefempre fiortfie, auanti che il frutto dell!anno pajjato fi maturi. Tutto quefto deli Arbulo dijfe Theophraño. Quello che nafte inTofcana coir ifionde molto bene aUabiñorta, che neferine Theophrafto. percioche prodúcele fie fiondi fìmili à quelle del lauro, er deh'elice ; ma alquanto piu breui, er piu groffe, di colore piu prefio pallido che ¡ter* de, dentate per intorno, er con la coñola del mezo roffeggiante. il tronco è ricoperto dìuna fiorza rofiigna, 4» fira , er fquamofa, da cui procedono i rami molto piugrofii, er piu lifei. Fiorifie nellafine dellafiate il mefe di Luglio, er d’Ago fio , con fiori piccioli, er bianchi, fimilt a quelli del Lilio conuallio, raccolti in modo di race* mo, che paiono tante campanellette . Da cui nafiono ifrutti tondi, grafi comeforbì : i quali nel principio>fin uerdiycr dipoi gialli, er rofii quandofin maturi, afiri al toccare, crfenza nocciolo alcuno come lefraghe, 4 cui parimente fi rajfomigliano. Sonoalgufiofiiapiti, craufieri t e r nel mangiarli (come dice Diofioride ) pungono VTo Se uirtù la lingua, cr il palato, che par proprio,che fieno pieni difenfibili rede. Mangiano i frutti dell’ Arbuto dell’Arbuto. duerno uolcnticri i tordi,cr i merli : c r imperò fino ruffiani degli uccellatori àfar fruttare i lacci che afeondono fra le fiondi. delle qualifecche in Tofcanaf i ne conciano le cuoia. Sono alcuni fierimétatorUche danno l’acqua lam bucata dellefiondi con poluere d’offo di cuore di ceruo per cofa molto gioueuole alla pefie, mafiimamente auanti chefi confimi il male. Scrinine Galeno a l-v ii .deüe faculta defemplici medicamenti,con queñe parole. V Arbu­ to ,cr parimente ilfio fruttofin o etdeerba natura.ll frutto offende lo ftomaco,crfa dolere il capo.Chiamano i Gre ci FArbuto Kow of-.iutfii Arbutus :g li Arabi Hatiladib : li Spagnoli Madronho, onero Madroneiro: i Fm ccjl Nomi. A rbouces.

fta effam.

Delle

u


ÍSlel primo lib. di Dioícoride. D e lle Mandorle.

Cap.

*73

CXL.

L a decottione della radice del Mandorlo am* ro pelta, leua uia le macchie della faccia. 11 medefimo fanno le fue mandorle applicate in forma di linimen­ to. Meffe nelle parti fecrcte delle donne, prouoca* ho i meftrui. Fattone empiaftro in fu la fronte, & pari­ mente in fu le tempie con olio rofado, ouero aceto, leuano il dolore del capo. Vagliono unte con uino alfe« pinitide,& alle ulcere corrofiue,& putride : & con me­ le, al morlb de i cani. Mangiate leuano i dolori,molli« fìcano il corpo, & fanno dormire, & prouocano l’ori­ na . Tolte con amido,& menta,riftagnano lo fputo del fanguc. Beuute in acqua, ouero acconcie in modo di lettouariocon ragia di tercbintho, uagliono nelle ma­ lattie delle reni,& alleinfiammagioni del polmone. Giouano beuute cò uino pafib alle renelle,al male del* la pietra, & al ritenimento della orina. Mangiate alla quantità d’ una nocciuoia,compoftc in lettouario fatto di latte, & di mele, uagliono à i fegatofi, alla tofle, & alla colica. Cinque,ouero fei mandorle amare mangia­ te alianti paltò, non lafciano imbriacarc. Ammazzano leuolpi ,adefcando loro il cibo con c(Tc. La gomma deH’albcro fcalda,& coftrigne.Riltagna.bcuuta gli ipri­ ti del fangue. Liquefatta in aceto,lanale impetigini, che fonò tra carne,& pelle :& beuuta in uino inacqua­ to , conferifce alla tofle uecchia. Bcuefi utilmente in ui no paflo per rompere la pie; ra. Le Mandorle dolci fon buone per mangiare, ma fono manco efficaci, che leta­ mare per le medicine: nondimeno diflcccano anchor cf fe,& prouocanoforina. Lcuerdi con tuttala cortec* <ia,che le cuopre,mangiate nc cibi,giouano all'humidità dello itomaco V o l g a r i s s i m i fi uttifino le Mandorle, t4tito le dolci dico, quanto te amare. Mac differenza pero tra j 4 a n à 0 r l e , 8 t loro :percioche affai piu calde >er piu diffeccatiuefono le amare, che le d o lci. Il chefa , che per purgare il petto loro cfEun. da i frigidi, er grofii humori affai piu le amare, che tedolcifi lodino. Galenofcriuendo delle dolci a h i. delle faculù de cibi co/i diceua. Le Mandorle dolci nonfono cofirettiue, er hannofilamente uirtu, di diseccare, e r il monditicare : c r purgano le uificre,cr moni¡fìcanoperula di fputogli humori del petto, er del polmone. Et ifiri* 40 uendo delle amare al vedette faculta de[empiici, er parimente delle dolci, cofi diceua. Le Mandorle, che manijeMandor»e ñámente fino amare, hanno ueramente uirtu di diffcccarc : Ài$fcdimofir4 la qualità loro , er lapproua,crcon- fcr¡tte¿4 g * firma l'efierienza . Della qualità amara affai s e detto di [opra nel quarto. Ma uenendo all’efficienza, due cofi f i lem», no, che dimofirano la uia di conofcere la natura loro : luna ciò è , lo ffiegnere che fanno delle lentigini : e r l altra la conferenza, che hanno di purgare per uia di fiuto i g ra fi, Cr uifcofl humori del petto , cr del polmone. Il che , come è¡lato detto, nonfanno f i non quelle cofi,che fono generalmente inciftue, cr ijfictulmcntcaflcr¡m . pitre i ciò è fiato detto di fipra la uirtu accidentale, che hanno di difoppilarc, come dimoftra l efficienza : pere ¡oche a* prono,cr mortificano le oppilationi del fegato,cr delle uene efireme, caufate dagropi, er uifeofihumort. cr cofi medefimamentefanano i dolori del coflato,della milza, della colica, cr delle reni. Le medefime fòrze ha anchora

Xalbero -.crconciofìa che la decottione dellefue radici trite purga ,crfiegn ele lentigini Uuaniofine. Oltre a que

50 ño,fieno le Mandorle quanto fi mole dolci ; nondimeno partecipano d’alquanto d amaritudine occultata dalla dol* cezza,chefupera in loro : il chefi conofie pofeia co’l tempo. Eannofì (fecondo cheferine T bcopbraño, cr Pii* trio ) le Mandorle amare diuentar dolci,fi fcauato il tronco dell albero fino alle radici , f l pertugia pofeia queüo net- Mandorle , la bene chene diñMa. Et iper contrario, le fx • a piu ym baffa p a jparte j d f fino i a ralla i c midolla, j m u j\&lafiiafene -/ ~ — jfcolarefuori ’ ~ ' ...........Ihumore ...........

dolci diuentano amare ,fe quandofingiouanigli alberi, fi lafciano pafeere le cime dal befiiame. Non fino le Man* dorlc(fefi deue credere à Galeno)digran nutrimento, come che molti le ufino ne rc&auratiui, c r nelle medicine, che aumentano il coito. Chiamano i Greci le MandorleA ' ^ y ì ^ : i Latini Amygdalar.gli Arabi Iauz,&i«Z> Cr Lonzi : li Tedefihi Mandelkern : li Spagnoli Almcndrasti Erancefi Amandes.

fa

D eiP iftacch i.

Cap.

C X L I;

1 PI STACCHI, li quali Tappiamo,che nafeono in Soria fono utili allo ftomacho.Mangiatiper fc foli,oucr beuuti triti nel uino,conferifcono à i morii de i ferpenti,

p

i

3

I PISTACCHI,

I

c-

N o m i.


174

Difcoriì del Mattinoli PISTACCHI.

STAPHILCDEND;R0.

t P is t a c c h I > che commmmente ¡'adoperano nelle ffetiarìe, fi portano à Vinegia di Soria.*? furono pri m portati in Italia,fecondo che rifirifee ?iinio, da Lucio vitcllio cenjore, elenio legato, in Soria, ne ìprimi tem* pi di Tiberio Cefa re. Le piante ho ueduto io a Vinegia,à Gaeta, *? <t Napoli in dtuerfigiardini di breue proceri* tà, confrondi, che nel uerde roffeggiano, alquanto maggiori di quelle del lentifco, ma co l medefimo ordine pro* Piftacchi ferirti da Ga cedenti negli eftremì ramufcelli :fra le qualiappefi a i fuoi picciuoli pendono al fuo tempo i Vivacchi. I frutti Jeno. li quali noi chiamiamo propriamente Piftacchifft condo che riftrifee Galeno al 1 1 . dellefaculta de cibi ) nonfono di molto nutrimento ; tutto ciré utilizimi (Uno al fegato, * ? alle fue oppilationi. Ma fe fieno, 0 nonfreno utili allotto* maco,difJe egli non batterne certo tettimonio : come anchora fe mollifichino, ó coftringano il corpo . A l che con* 40 Auicrnnacó traponendojì Auiccnna,*? non uolendo nominar Galeno,diceua nel fecondo al capitolo proprio. Dice un certo huo t r a Galeno. mo, Non ritrouo, che i Piftacchi giouino, ne nocciano allo ftomaco. Maio dico bene,che prohibifeono la naufea , er confortano la bocca dello ftomaco. il che dimottra manififtamente quella poca d'amarezza,*? d’aufi critiche ri (fondono al gufto. Vfanft i Pittacchi ne i cibi, er nette medicine, che fi fanno per madonna Venere : c r mettonfi ne riftauratiui,*? ne cibi,*? nette compofttioni, che fi fanno per coloro, che bramano d'ìngrafrarfl. Come che ancho* ra fieno in commuhe ufo de moderni medici, feguendo Galeno, per confortare i\ fégato, er loftomaco. Chiama* Sraphiloden no in alcuni patfi Piftacchi faluatichi i frutti di quello albero chiamato da Plinto al x v 1. cap.del x v 1. libro, si a * dro. ph 1 l o d e n d r o . quantunque fieno da i pittacchi c r di forma,*? di fapore molto difrimili. La pianta,che pro* duce cotali frutti, per il piu non è troppo alta, produce le fronti fìmilialfambuco. Il fito legno èfragilifrimo cefi ne rami, come nel tronco . I fiori fa egli bianchi in racemi, come anchora i frutti, i quali fon dentro a certi frtticoli JO come uefcìcbe di color roffo (curo, quafr diforma d’un ecce, ma alquanto maggiori in cui è dentro una midotta uer* degna, dolce, ma nimica dello ftomaco, per moucrc ella la naufea, er il uomito, quando copio(ámente fi mangia. pignoli,Se l o Quafr fimili rtì piftacchi fono i Pinocchi, cuero Pignoli. li quali, come al già detto luogo dice Galeno, nutrifeo* rofaculta. no affai,*?generano buono bumore,ma groffo¡come che freno duretti da digerire. Soggiugne oltre à quefto Aui* cenna, dicendo. I Pignoli fono maturatiti, Unititi, er refolutiui. Ingraffano, confèrifcono atte putrefatte humi* diti del pelinone, atta marcia del petto, er atta toffe. Mordicano lo ftomaco ,fe prima chefi mangino,non s'infbn* dono in acqua calda. A 1mentano la.jferma, er prouocano al coito. Mondificano le reni,*? la uefcica : * ? probi* bifeono le ulcere di quelle,cr il diftiüar dettiorina : * ? confortano la uirtù retentiua di quei luoghi. Et perciò in fi* Nomi. mili malattie molto fono in ufo apprcfjo i moderni medici. Chiamano i Greci i Piftacchi TUaùiuit:i Latini Piftacia, er piftacca.-gli Arabi Putte chinerò Fcftuch : i T edefehi Vuelfcb Bimpernufzlin: li Spagnoli Alhócigo : li Trancefi 60 PiftacheS.

Pilhcchi, & lotohittor.

Delle


Nel primo lib. di Dioicoride. Delle N oci.

Cap.

I7 )

CXLIT.

L e n o c i chiamate ghiande di Gioue,Ie quali an chora alcuni chiamano Perliche, mangiate malageuolméte fi digcrifconornuocono allo ftomaco, aumétano la chotera,fanno dolor di tefta,& fono inimiche della torte. Magiate ne ¡cibi da digiuno,fanno vomitare: & mangiate & dauanti,& dopo al cibo cò fichi,& ruta,vagliono cótra à i ueleni mortiferi:mangiate copiofamen te cacciano via i uermini larghi del corpo. Impiaítráfi có vn poco di melc,& ruta alle infiamagioni delle mam melle,alle pofteme,& alle membra difiogate:& applica te con cipolle,fiale,& mele, vagliono dimorfi de icani, & degli huomini. Brufciate.co’lgufcio,& peftc fopra l’ombilico, mitigano i dolori del corpo. I gufei Helle .noci brufciati,& triti con olio & vino,& votone il capo | à i fanciulli,fanno crescere i capelli,& rinafcere.oue fo­ no cafcati.Le noci lenza gufeio brufeiate, & applicate con vino,fermano iflufsidc meftrui.Le uecchie malti cate,& applicate,fanano prettamente le cancrene,i car­ bonile filióle lagrimal!,& fanno rinafccre i capelli. Faf fi delle noci olio, peftandolc>& poifpremendote. Le frefchc,per efler piu dolci,nuocono meno allo ftomaco:& imperò mefchiatecon l’aglio gli tolgono l’acutezza.Impiaftrate in fu i liuidi,gìi fpengono. I Qv

a l i fi fieno le Noci ufiuali,e r come fieno fattele pian te,che le producono,non accade à darne notitia in Italia ; impe roche quiui in ogni luogo abondantementc f i ueggono, Chia* manfile Noci da Latini luglandcs, ciò ¿ghiande di Gioite. er furono cofi chiamate,fecondo l’opinione di piu autori,ne i pri* mi tempi del mondo da gli huomini. Conciofìa che ejfcndo eglino ufi al abo dcüc communi ghiande,ritrouandopo* [eia le Noci effier di queüc molto piu dot 'd,Cr piu aggradeuoli al gufioje chiamarono per ccccllenzaghiande di Gio «e. Delle quali parlando Galeno dl v i i. dellefaculta de femplici,cofi diccua.h'albero del noce cofi nelle fien* di,come ne i germini, ha una certa uirtù cofircttiua ; come che molta, CT piu cuídente l'habbii nella corteccia , ouer gufici de t frutti,tanto ucrdi,quanto fiecchi. vfìamo noi il fiucco de ì frrfichi cotto con mele,come quello delle mo* re tanto de rotti,quanto de mori,in ucce di medicamento fiomachale, applicandolo in oltre ad ogni altro bifogno , oaes applicano gli aliri predetti delle more. L a parte poficia,chefi mangia,è oliofia,er fiottile -,dalla quale fi cava 40 benifiimo f olio'.mtirafi molto meglio dalle Noci uecchiefremendole, ouero lambiccandole ; pernoche nell'¿nuce* cbiarji ficonuertifice ogni lorfuüanza in gramezza. Vfiano cotale olio alcuni nelle cancrene,ne i carboni, nelle fi * M e ¡agrimali,e r nelle ferite de nerui. Et al 1 1 . delle faculta degli alimenti diceualWeJfioGaleno .L e Nocifec che fon coiìrettiue,ma le verdi, er frefiche non dimoftrano faculta alcuna oliofia,ne coftrettttta pigerifeonfi le noci meglio,che le meditóle,c r fono piu utili allo ftomaco, er »ufiime mangiate infime con fichi. La onde difa fero alcuni medici,che chi mangia amendue queñi frutti con ruta da digiuno,poco peròauanti al cibo,s afiicura dal troppo nocumento de i ueleni. L ,e frefiche piu fi conuengono à mouere il corpo,che lefecchc : percioche meno eoa ñringono.Oltrc à do,le fcccbe l ernte in molle neU'acqua (come fanno alcuni) diuentano nelle faculta loro limili alle fircfche. Condifconfi le ue<rdì,auanti che s’indurino,in zucchero,ouero in mele : le quali fono poficia utili allo ftomaco,e r aggradeuoli al gufilo. Ma poficia che fim o nel ragionamento delle Noci,non hauendo Diofcoridc, negli altri antichi Greci [atto memoria alcuna delle Indiane,delle Moficade, delle Mettile,e r delle Vomiche ; mafio* h gli Arabi rihabbianoferitto le hiSiorie,er le faculta loro ; non voglio mancare di darne qui quella miglior no* tùia,che farà poßibilc.Et impero parlando prima deWlndiane,dico,che le n o c i d ’ i n n 1 a uolgarißimchog gi in tutte lefrettane d Italiane condo le opinioni de gli Arabi )fon frutti durialbero di quei paefi, filmile alla pai* ma,grandi,quandofon cinti da tutti gli m o g li loro,come größt melloni. L a prima forza,la quale ¿ molto grof fa,nello [curo roffieggiater bench’ella fia di fuori duretta,tenace,e r caUofia ; nondimeno di dentro nella fuftanza fua è tutta di fittili,e r capigìiofi [cogli. E fitto quella cotale fiorza poficia il gufeio,che cuopre la midolla, le* gnofo,er duro,quafì del medefimo colorr.dentro al quale è la polpa affai dura, concaua in mezo,e r vacua,Magro} fiezza d’un uouo doca,graffia di doga un buon mezo dito.E quefìa tenace, uificofia,er duretta,e r di fuori e quafi del color medefìmo,che è il gufeio ; quantunque nel concauo di dentro biancheggi.La fuftanza,fua è bianchina,un* 60 tuofr, er d guft0 dolce,quafi dclfapore del burro. L odanfl le frefiche. del che fa maniftfio ftgnale,quando ji ri* trouà nel concauo loro acqua di dolce fiaporr.imptroche fuanite fon quelle e r già uecchie,in cut non fi ntroua co*

Noci,& loro eflaintn.

Noci fcritte da Galeno.

.

tal dolce liquore. Sono cède nelfecondo ordine,ej humide nel primo,Mungiate aggrottano lo StomacoAmng* che non

Noci d’india & loro hift* ria.

Virtù delle. Indiane.


Difcorlì del Matchiolì tion generino mal nutrimento. aumentano la fo rm a .E il loro olio buono alle hcmorrhoide , er maxime mefchiato con quello de noccioli delle pefcbr.mitiga i dolori de i lombi,er de i ginocchi:zr caccia i uermini del corpo. (Quel­ lo,che fi [preme dallefrefche,è denfo,bianco,geaffo>ZTfimile al burro,tanto nella fujlanza,zr qualità, quanto nel N • m r fapore,zr nelle [acuitàfrana genera affai miglior nutrimento,che non [a queUo.Sono mirabile le noci d’india afa de°& loro hi re ^ a ffa r e i m a g ri,v maxime le donne. Seguono dopo quefìe le n o c i m o s c a d e . / c quali (fecon• _ ^ J « h d U l Mftcl AA4 A / «JA .4 1, f(*> * 4 r , ^144 l U J Ì do che rifrrifcono coloro,che hannoftC/T* erHnauigato, er I*carni nato fiori». NOCE M O S C A D E . per l’India) nafcono quiui ahondantìfiimamcnte nell’ifola di Ex dam,da un certo albero affai fimile al noftro pefco, z r fimile me dcfimamente nellefrondi;tutto chefieno queÙe alquato piufiret te,zr piu corte.Produce il fior fuo,liquide noi chiamiamo Ma io cis,aperto, fimile alle rofe frluatìchr.dal mezo del quale fi gc* nera crefcendo la noce; ¡aquale come è matura,fi ferra tutta nel fuo ifteffofiore, comefette ueggono affai in Villegià, er in al* triluoghianchora,tutte cinte di Macis. Hanno le noci Mofca» defotto al Macis ungufcio duro,che tede al nero,fimile di grof fezza,Cr durezza à quello delle nocciuole,ii tiiun ualore: den» tro dal quale è pofcia la noce,che habbiamo noi in ufo. del che fi può facilmente inVincgia chiarire ciafcuno,che tanto oltre non haueffe ueduto.Lodanfi delle noci Mofiade quelle che fon frcfche,zr non fon pertugiate,zr che fon graui,benpiene d’hu i» more,zr ben graffe. Sono (fecondo che fcriuono g li Arabi ) calide,zr fecche neifine delfecondo gradofono[ittiche,fanno Vaeoltìdelle buon fiato,er uagliono aUe lentigim:confòrtano la uiftaja hoc noci Moicaca dcUo Stomaco,il fegato,er la milza. Vaglionoàprouocare dc. Torina,er riflagnano il corpo : confumano le uentofìtà,z? con firifeono aUa madricc. Accomodatili in fomma utilmente ouun* que s’accommodino pergiouàre i garophani. Cauafi delle noci Mofcade frefche,benpefte,zr ben calde,un liquore perii tor* chio fimile er àifrftanza,zr di colore alla cera nuoua, che re* fpira di fragra tifiimo odore tilquale è molto utile nellefrigidità 30 denerui,zrdellegiunturc.cr oltre-àciòualentifiimo in pitico pofitioniper madonna Venere.Non furono conofciutcle noci Mofcade da g li antichi Grecitpercioche ne Theophraflo,nc Dio fcoride,nc Galeno punto ne parlarono.Et però,come fu di fo* pra nel capìtolo del macero noftra opinione,è da penfare, che il Macero di Diofcoride,zr di Galeno no fia queflo delle noci Mo f cade ; ma una feorza d’una radice cfalbero,come dice Plinio. Perche è molto ben da credere, che fe eglino haueffe ro conofcìuto ilfiorejtaurebbono fimilmente conofciuto il fiutto:il quale in conto alcuno, per le fue mirabili par• t i , non fi farebbe taciuto. Oltre aUe Mofcade habbiamo anchora pur da gli Arabile n o c i v o m i c h e , Nóci Vomi­ che, ictyetel a -le m e t e l l e . quantunque gli fpctiali,zr parimente la maggior parte de medici tengdno,ingannandoli,che 40 ]e,& lotohi- le nere noci Vomiche fieno le nere MeteUc,zr che le uere Metelle fieno le Vomiche: percioche Vomiche chiamano ftori*. quelle,che fono pidtte,cr quafipelofette,con le quali s'ammazzano i cmv-Zr Metelle chiamano quelle,che fono da ogni banda alquanto rileuate,con alcuni nodi à modo d’occhietti,attorno attorno per l’ambito loro. Conofcefi que• fio loro errore manififianunte per Serapione,il quale d'autorità d’Abram deferiue effer la noce Vomica di colore trai glaucomi bianco,un poco maggior della nocciuola,zr tutta piena di nodì.ll che uediamo noi effer manififtanié te in quelle,che chiamiamo MeteUecle quali in modo alcuno non corrifrondono aUe Metelle nere,che deferiue Sera* pione,cofidicendo.il noce Metello è fimile al noccVomico,zrilfuo fiuttoè limile à quello della mandragora : la cui corteccia è pelofd,cr il fuo fapore è aggradeuole, er untuof0. Il che uediamo noi apertamente in quelle, che chiamiamo Vomiche: percioche quefie hanno la corteccia pelofa : fono untuofe, er d’affai diletteuolefapore al gu~ fìo,zr nelle f acuità loroQion dico neUefattezze,come ingannandolifi credono alcuni,che habbia intefo Serapione) 50 fonofìmili à i frutti deUa mandragora. conciofia che(come fcriue Serapione ) fono frigide nel quarto grado : ZT mangiate al pefodi due dramme ammazzano,zr in manco quantità imbriacano. I quali effetti uediamo noi caufar f i manififtamentc nonfoto ne i cani ; ma anchora qualche uolta ne gli huomini ; à cui fono fiate date quefte,che uo• gliotto,chefieno le Vomiche. Imperoche fcriuendo Serdpione delle uirtù delle Vomiche,non difft egli mai che le fu f fero uelenofejma che mangiate al pefo di due dramme confrle,oueramcnte beuute con la decottione dell’anetho,age uolmente prouocauano il uomito.Per la qual coft diremo,che quelle che fono alquanto rileuate,zr che hanno i no* di,ouero occhi f opra di loro,fieno le uere Vomiche:zr che quelle che fon piatte,hirjute, er untuofe,che amazzano Brrore del i cani,fieno le uere Metelle. Credefi il Tucbfto nel fuo ultimo,er picciolo herbario,che fieno le noci Metelle quei Fuchfio. .Anacardi, & frutti qudfi tutti fono fi, che produce quella pellegrina pianta chiamata prima da lui nel fuo maggior uolume lorohiftoria, Stramonia. 1/ che del tutto ripugna à quello, che nefcriuono g li Arabi, da cui ne habbiamo la dottrina. Ma effen* ¿9 & uirtù. domi(fcriuendo delle noci Mettile,zrVomiche)ucnuti in memoria gli a n a c a r d i , non conofciuti dagli antichi Grecista folo fritti,zrritrouati da gli Arabi »adoperandoli anch’eglino nelle fotiaric, non me potuto incotti» j a

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Nel primo lib.di Diofcoride. ,

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dicun0 kfciargh 4 dietro. Sono adunque gli Amcardi(come fa tcJUmonio Serapionc)p-uttid’un albero,fi»

, al cuore d'un uccello,di colore rofiigno quandofonfrefchi.quafifilmile al colore del cuore-.dentro del quale e liauore zrolfo come mele,fintile al fangue : cr nel meZo un animella bianca,fimile a unapicctola mandorla.Nafrotto in siciliane monache ardono di continuo fuoco.Son caldi, & [cechi nel terzo grado : & quello, che s uja m tredicina è ciuci fuo liquore. quantunque per il piu frctiali ufìno di mettere ne compojìn ® le fc o rz e ,® l amici» l orile,errando in autfto come in molte altre cofe.Vale adunque questo liquore a fiinfi corrotti,conferme ala me» moria cr alle [io id e infirmiti de i [enfi,de i iteriti,cr del ceruello. Nondimeno e ulceratine,®- adufhuo del fan» aurcr imperò è hclcnofo,® mafitme uè igioitati. al quale nocumento uale il latte della uacca beuuto,® [inaimeli te l'olio ¿die fue animelle. Chiamano i Greci le Noci communi K ^ v « * ^ * * : <Latini Nuccs luglandes :g h i e \ ribi u u z /etiZ , onero GtauZi:h Tedefchi N uffen,® Vuclfcbnufz:U Spagnoli NueZesn trancefi None. U Noce d’india chiamano i moderni Greci V v h v t : i Latini Nux Indicagli Arabi Neregil,Dab,gmeroGiauZi A fondili Tede[chi Indianifcb nufZ :li Spagnoli Nucz de lai Indiagli Franccfi Noi* d Indie. Le Noci \ofca* de chiamano i Greci moderni »Ltfim N» tnyrifhca, Cr Nux mofehata: gli Arabi lcuZbauc,lusbaguc,onero G m Zi baniliTedcfcbi Mufchatnufz • USpa» /noli Nucz de efrecieii Franccfi Nois mfeades. Le Noci Vomiche chiamano gli Arabi Lcuz alket,ouer alke. il Ìulgo er le frettine Nux uomica. Le MctcUe chiamano gli Arabi Lcuz Alrachahain Barbari Nux Al« ilLo Anacardio chiamano i Greci moderni A W f iW ; i Latini A ttardim i :gh Arabi Baladar >cr Bcladur. h

N o m i.

Spagnoli Anacardo.

Cap.

Delle Auellane,ouero N occiuole.

C X LI II.

L * n o c i Auellane,le quali chiamano i Greci no ci Pótiche, ouero noci minori,nuocono allo ftomaco: nondimeno pelle,& bcuute nell’acqua melata,uagliono alla tofle vecchia:arroftite,& magiate có vn poco di pepe,maturano i catarrhi.Brufciate inlieme có i gufei, & trite in poluerc có gralcia,ouero graffo d’orfo fanno ' rinafeerei capelli. Dicono alcuni, che fe la cenere de gufei s’applica nella parte dinazi del capo có olio à fan ciullijche hanno gli occhi bigi,glieli la diuentar neri.

JO

L e n o c c i v o l e , le quali alcuni chiamano AueU Nocciuole,8c lane,®- alcuni Nocelle,furono anticamente chiamate Pontiche oro 11 01 ‘ da ì Greci,per ejfere elle Hate portate (come dice ?linio)di Pon to. Sono tanto le domeniche, quanto le fanatiche notifiimc a tutta Italia.Sonuene delle domeftiche delle lun gh e,® delle-ton de:ma piu gentili affai al gufo fono le lunghe,® mafiime quel le,che nel guficiò fòrte rojfeggiano,® fon fragili da rompere, come fono le Vicentine.Maturanfi le lunghe affai piu tardi,che non fanno le tonde, il perche fono piu piene,piu denfe , ® piu 4° m ature:® fi conferuanopiu in lungo,che quelle.Copia infini• ta di fanatichedi lu n g h e ,® di tonde fe ne uedeper tutte le montagne dellagiuridittione di Trento,oue confacchi fe le ri» KoecJuo,e colgono i uillam,quando fon mature. Sono le Nocciuole (fe fc^ ^ Ga condo che recitaGaleno al v 1 1.delle [acuità de[empiici, ® ieno, * : al 1 1 . de gli alimenti) piu terreflri,® piu frigide,che le noci, ma piu nutrifconoùmpcrochc fono piu denfe,® meno olìofe. Tiiceua Diocle:lc Nocciuole nutrifeono meno,che le mandorle: nuotanof òpra di cibo nello ftomaco,® fanno dolere il capo,co j0 ¡ne che le frefche manco affai,che le fecche lo facciano. Chia» Nomi. mano i Greci le Nocciuole, K*>va. Trini*.*,& : i Latini Nuces Ponticje,Nuccs,Pr<cncHin£, ® Nu­ c a Aucllanar.gli Arabi A g ile u z , onero Bunduebù Tcdefchi Hafclmfzdi Spagnoli Auellanas: i Franccfi Noyfet» il

f e , ® M enine.

D el Moro.

Co

Cap:

CX LIIII.

E I L M O R O v n ’a l b e r o c o n o f c iu to d a t u t t i . I f u o i f r u tt i f o lu o n o il c o r p o , c o r r o m p o n o fa c il­ m e n te , & f o n o n im ic i d e llo f to m a c o .F a il m e d e fim o a n c o r a il f u c c o ,c h c fi fp re m e da q u elli : m a c o t t o in vafo d i ra m e ,& p o fe ia d iife c c a to al fo le ,d iu e n ra p iu c o f t r e t t i u o : & a g g i u n to u i vn p o c o d i m e ­ le,fi c o n u ic n e à i c a ta rrh i.a lle v ic e ré c o r r o f iu e ,& a lle in f ia m m a g io n i d e lle p a r ti in te r io ri d ella g o la . A u m en tali di v i r tù ,a s g iu g n e n d o u i a lu m e f c if s ile ,g a lla ,m irr h a ,z a f fe ra n o , fe m e di t a m a n g i o » W id e , & in c e n fo .V ià n fi le m o r e a c e r b e f e c c h e , & p e l le ,in lu o g o d i fo m a c h i n e i c ib i v i l m e n t e p e r h flu fst


Difcoriì del Matthioli

i / 8 MORO.

ftomachali.La decottione della corteccia della radice fatta nell’acqua,bcuutadolue il corpo,& cacciane i ver mini larghi,& conlerifce à chi hauefie beuuto l’aconi­ to. Le frondi del moro pelle,& applicate con olio, va gliono alle cotture del hioco:& cotte in acqua piouanacon fiondi diruti,& di fico nero,fanno, lauandofene,diuentarneriicapelli.ilfuccofpremuto dalle fron di,beuuto al pefo d’un datilo, ualeal morfo de i ragni, che fi chiamano phalangi.La decottione della corteccia,& delle frondi leuail dolor de denti,lauandofene io la bocca. Coglie!! del moro al tempo, che fi mietono le biade,feoprendo prima le radici,& poi intaccando­ le,un liquore, ilquale ui fi ritroua il giorno fegucntc condenfato.E utile quello al dolor de i denti, & rifolue i pani,& purga il corpo.

I m o r i tanto neri,quanto bianchi, fono per tutto co» nofeiuti in Italia ; c r mafiimc in quei luoghi,ouc fi fa moltitu­ M o r o , & fu a dine di feti. Cono)ce[i,che molto mancofon coSlrettiui i bian­ eflamin. chi,che i neri(come che de i bianchi ne Diofeoride, ne Galeno io non ìJcriuef]ero)per la molta,er manififta dolcezza,quantun­ que alquanto infìpida,che ft ritroua in loro fenza alcun fenfo di uirtà co&rcttiua,quando fon ben maturi. E il Moro!'ulti* me albero,che germogli,<zr metta fuori le fiondi fin i dome• ftiebiter imperò lo chiamarono gli antichi fapientifiimo. Le Mcre(fecondo che recita Galeno att’v i i i. delle facuità de More fcricte rs. 1 [empiici,cr al fecondo de glialimenti)quando fon mature,fol «UGal. uono il corpo,er le immature fecchelo ristagnano : er imperò utilmente s’accommodano nella difenterìa,ne i flufii flomacka licer in ogni altra forte di fu f i . E olirà ciò noto à a afeuno, ^ che il fucco delle mature è utile ne i medicamenti,che fi com= pongono per lo Stomaco,per la facultà coStrettìua,che flritro ita in lu i. auenga che ancho in altre cofie particolari, ouc fìa bifogno di ristagnare,s adoperi utilmente. Le More pofeia immature oltre aliacerbezza,hanno parimente dcli'acetofiier ttcdcfì che anchora ¡apianta ha in tutte lefuc parti facultà nufla di rifirignere,er di purgare.Nondimeno la uirtùpurgatiua,con una certa amarezza è piu uaio rofa nelle fo r z e della radiceli modo che ammazza i uermini larghi del corpo. Ma in ogni altra parte uince la u r ­ ta cofìrettìua ; tutto che nette fi ondi,er ne ¿germini non piu luna,che l’altra u’abondi.Le More mangiate auantì al cibo, prcfto fendono dallo ftomacho facendo la aia à i cibi,che uengono dopo loro.ma mangiate dopo al cibo, fu* bito f i corrompono infìeme con effo. Il che fanno anchora,fe quanio (¿mangiano ,ritrouano nello ftomaco cattiui humori. ma non corrompendoli,inkumidifcono il corpose però lo rinfi-efcano,fc non fi mangiano ben infrefeatc. ^ Danno pochifiimo nutrimento, come fanno anchora i peponi ; nondimeno non caufano il uomito,ne fon contrarie attoftomaco,comefon quelli. Di quelle,che producono i roui al fuo proprio capitolo,eccedendocelo Iddio,nel i i n . libro diremo pofeia à bastanza. Ma perche dellefiondi de Mori fi pafionojer fi nutrìftono gli artificiofl uermi* Seta,io fue fa cetti(ueramente mirabilejfettacolo detta natura)che fanno la s e t a , adoperata hoggi da i medici nette medici culcà. ne cordiali,accioche in quanto pofjo fodisfaccia à ogni candido lettore,ne dirò qui (non ejjèndonc flato detto punto daiGreci)quanto da Auicenna nel fuo trattato dette fòrze del cuore rìhoritrouato ferino. LaSetaadunquc(dice egli)c dì quelle cofe,che molto rallegrano. nel che è molto piu eccellente la cruda,che la cotta ; benché sufi qual­ che uolta anchora la cotta,che non fìa tinta di colori. E la Seta calda, er fecca nel primo or dinne iiffeccatiua,ifJot tigliatiua con proprietà di confortare, e r rallegrare il cuore. Per laqual cofa slarga, firma,mondtfica, chiarifica, CT illuminagli ff intime s’appropria la facultà fila à unfilo [fin to in una diffiofitione,er non nell'altra, ma è prò* 50 prio conueniente ad ogni fuftanza di ffiritotdi modo che nonfolamente confortagliJfirilì itali,ma gli animali,& naturali anchora. Ma quantunque dica Auicenna,che la Seta cotta,or tinta di colori non s’adoperi nette medicine ; la meffe però Mefue nel flropo,che ei fa de Pomi J empiici, adoperandouì quella, che c tinta ingrana: e r parimente . netta confettine,che chiama egli Alche rmes. Chiamano i Greci il MoroMopia, oueramente’Zvx.'t/xr/or : le Mo omu re ^.vudfatm. I Latini talbero Morusti finiti Morum.Gli Arabi Tut,oucro Thut tanto l’albero.quanto il frut­ to . li Tedefihi Maulberbaum, e r M anierili Spagnoli Moras del moral-i Trancef i Meurier, er Meure.

Del


Nel primo lib. di Diofeoride.

i7j?

D el Fico d’E g itto , il quale chiamano i Greci Sicomoro ; C ap. C X L V . Ch i a ma no alcuni il Sicomoro, anchora ficamino, ciò è moro.’il frutto del quale,per efler di fciocco fapo' j e,(ì chiama anchor’egli ficomoro. E il ficomoro albe­ ro grande,limile alfico,abondantcdi latte: le cuilpelsif fime frondi fi rafsimigliano no poco à quelle del moro. Produce il frutto tre,& quattro uolte l'anno,non ne ra­ io mi,come fa il fico,ma fu per il tronco,fimile à i fichi laiuatichi, & piu dolce de fichi grofsi primaticci, fenza ha uer dentro granellati alcuni. Nó fi maturale prima nò fi graffia ò con l’unghie.ò co’l ferro.Nafcene aliai in Ca ria,Rhodi,& altri luoghi, oue non è grande abondanza digranoiimperoche perla copia dei cótinui tratti, che ei produce,c ueramente molto utile. Il fuo frutto molli fica tì corpoima conferifcepoco nutrimento, & nuoce allo ftoniaco. Cauafi dall’albero un liquore nel princi­ pio delia primauera,auanti che produca il frutto,batt£fl »0 dogli leggierméte có una pietra la corteccia di fopra,cò ciofia che grauemente battuta niega pofeia il liquore. Cogliefi quell o nel lagrimar fuori con lana, ouero con una fponga,& polcia fi lecca,& fi ferba, formato in pa­ delli,in un uafo di terra.Ha quello liquore uhm di mol lificare,di còfolidare le ferite, & di nloluere le pollemc dure, che malageuolmente fi maturano . Beucfi oltre a y | quello,& ungeli al morfo delle ferpi,alla milza dura, à i ¡jjy dolori dello ftc»maco,& al freddo, che uiene nel princi­ pio delle febbr.i:ma prello fi tarla. Nafce un’altro Sico­ 1* moro in Cipro, diuerfo da quello: il quale quantunque fia fimile aU'oIm o : ha nondimeno frondi di Sicomoro , & il frutto di gr olfezza delle prune,molto piu dolce, & in tutte le altre cofe è del tut to limile al predetto. E i l s i c o m o r o (fecondo che recita Xhephrafto al 11 .capo à'el 1 1 l i .libro dettbiftoria delle pjante)urìal S i c o m o r o , & lero d’ometto, di fivndLcr di grandezza fimile al nofìro moro. Ha egli una particolar natura, oltre a tutte Val* f u a h i f t o r . tre piante in produrre ifio i frutti : imperoche non nelle cime, ne fra i rami gli produce, ma fu per lo tronco, er fu per li piu grofri rami, oue non fonolefrondi; di grof]czza>zr flmilttudme de i notori fichi :madi[apore,etd’liu 49 more fìmili ì i fichi faluatichi-, quantunque affai piu dolci, fenza effer punto di dentrogranellofi. E albero fèrtili/ fimo : ma non però fi maturano t fuoifrutti,fc prima non fi graffiano con certe unghie di fèrro . Il chefacendofi, è caufa, che pofeia in quattro giorni fi maturino. Ma fubito chefi ricolgono, ue ne rinafcono degli altri,ufccndo de i medefìmi luoghi, ondefuron¡ficcati i primi : cr cofì maturi ifecondi, rinafcono i terzi, Cr i quarti • Produce il Sicomoro, cojì come il fico ,gran copia di latte : c r è il fuo legno per efferfolìio robuflo , er nero , commodo à molte cofe . Ha una proprietà oltre à tutti gli altri alberi, che tagliato flà fm prc uerde, ne maiflfecca ,fe non fi gitta nell’acqua. Et imperò per feccarlo, lo precipitano ne i laghi,& negli fragni : percioche itandofi al fóndo, fi fecca, cr uienfene pofeia,come è fecco perfc ftcjfo à galla fopra l’acqua. Parlando diquejlo Galeno al 11 .dellefa* S ico m o ro cultàde gli alimenti, cofrne diceua. Lapianta del Sicomoro inficine con i frutti uidigiàioin Alcfftndria, fimi* f c r i t r o d a G ì le alle picciole piante de i fichi bianchi : nel cui frutto non è alcuna acutezza >er è partecipe d'alquanto di dolce fa l e n o . 50 pore,declinando nelle /acuitàfue alquanto aH'humiio,zr alfrigido, come anchora declinano le more. La onde non fallirebbe chi le mettejfe in mezo fra il moro,cr il fico,donde à me par e,che egli habbia tirato il nome di Sicomoro. Veramente da dileggiare fon coloro,che fi credono chiamarli Sicomoro, per efiere il fuo frutto fìmili à i piccioli fi « chi. Ha queftofruttofdiffe anchofeglQun modo di nafeere oltre ì tutti gli altri frutti. Conciofìa che non nelle ci* me, ne nei primi rami nafce egli dell'albero, ma nel tronco ,c r n c ì piu grofri, cr piu uicini rami di quello. Si* Fico di C i ­ mile al Sicomoro ( nel luogo fopra citato dice Theophrafto ) è in Creti quella pianta, che fi chiama Pico di Cipro : pro fim ile al percioche quella anchorafa ifuoi frutti fu perii tronco,& fu per li fuoi piu grofri rami,eccetto che pendono attac* Sicom oro. tati à un certo germoglio fìntile 4 una picchia radicata d’appuntata figura. Il tronco di qucfto è grandefimile al popolo bianco : cr molto fi raffembrano le fue frondi à quelle de gli olmi. Produce il frutto quattro uolte Vanno; V nonfi matura ,fc non s'incide immaturo,cr goccioline fuori il latte. I Ifapore è dolce, fimile 4 quello de tfichi : Errore di i o Cr lapolpa di dentro è medeftmamentefimile à loro. Il che arguifee effer qutfto anchora frette di Sicomoro. Et' molti. però errano mamfèftamentc coloro,che/¿credono, chefia il Sicomoro quell’albero', che fi ritroua per il piu ne con m i de i irati ratei cui fruttifanno le «m ite de pater noftri. Quefto chiama Jkuieetm, fecondo la correUionc ' ‘ *' '* * ...................... ' ' del


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Diicorfi del Matthioli

del BcUunenfc t a z a d a r a c h t , er lo pone per cofa uelenofa allafetta del quarto, conte piu a lungo diremo nelfeflo libro. Chiamano il Sicomoro i Greci i Latini Sycomom>w ficus Acgyptia : gli Arabi m * mciz,lumeiz,Miumciz,Giumeizi.

D e if ic h i.

Cap.

CXLVI.

I f i c h i maturifrefehi fononociuìallo ftomaco, Sìfoluono il corpo: ma facilmente fi riflagnatl corpo moflb da i fichi. Fanno fudare,Sì fanno nalcere brozzc per la perfona: cacciano la fete, & fpengono il caldo. I io lecchi nutrifeono il corpo,fcaldano,fanno iete,& mol. lificano il uentre:nondimeno nuocono alla rheuma del lo ftomaco3& del corpo: come che alla cana del polmo ì ne,alia gola,alle reni,& alla uefcica giouino affai. Chia­ rificano la pallidezza caufata per lunghe malattie’.confc rifeono à gli ftretti di petto , al mal caduco, & à gli hidropici.La decottione loro fatta con hiffopo, Se beimta,purgaimtij del petto: uale allatoffe uecchia,Sììi uecchi difetti del polmone. Pefti con nitro, Si Teme di cnico,Si mangiati,mollificano il corpo.Gargarizafi tttil lo mente la decottione loro alle infiamagioni delle fauci, Se delle altre parti interiori della gola.Mefcolanfi negli empiaftri infieme con polenta d’orzo. Mettófi con pti1 fana,Sì fiengreco ne i fomenti de luoghi delle dóne. La decottione loro fatta con ruta fi mette utilméte ne i cri fieri per li dolori del corpo. Cotti i fichi Lecchi, ;Si po ■ feia pelli,& impiaftrati,rifoluono le durezze, eferopho le,i foroncoli, 8ì le pofteme, che nafeono dopo le orec chie.Maturanoi pani, mamolto piu aggiugnendoui fi ride,ò il nitro,ò la calcina. I crudi,pefti con le.cofe prè- 30 dette,fanno il medefimo. Purgano infieme coni gufei immaturi de melagrani i pterigij deliedita : Si con uetriolo le ulcere delle gambe, che per lo continuo fluffo fono incurabili,Se quelle che malageuolmétc fi faldano; Cotti nel uino con affenzo,Si farina d’orzo, s’impiaftra no utilmente in fu’l corpo de gli bidropici.Brufciati,8i incorporati con ceraguarifcono le bugance. pefti crudi,Se incorporati con fcnapc,ò altro liquore,Se diftillati nelle orecchie, acchetano il luffoia jre,cbe ui fi fente,8c parimente il prurito.il latte del fico tanto domeftico,quantofaluatico>faappren dcreiIlatte,comefail caglio:& per contrario,meffo nel latte apprefo, lo fa disfare,come l’aceto. E il latte del fico ulceratiuo,&aperitiuo >& folue il corpo. Beuuto infieme con mandorle trite, aprele 40 oppilationi della madrice:& applicato di fotto con rollo d’uouo,ouero con cera di Tofeana prouoca i meftrui: è utile ne gli empiaftri delle podagre con aceto,Se farina di fiengreco. Mondificalafcab bia.lana le impetigini,le uitiligini,lc macole della facciala rogna,Se le ulcere del capo, che menano» applicatoui con polenta. Conferifce alle punture de gli fcorpioni,al morfo de i cani,& di tutti gli ani mali uelenofi, applicatoui fopra. Guarifce i dolori de i denti, bagnandoui dentro la lana, Sì metten­ dola nelle concauità di quelli. Fa cadere quelle fpetie di formiche,che fono fimili à i porri,ungédone la carne attorno infieme con graffo. Le medefime forze ha il fiacco, che fi caua da i rami teneri deifi­ chi faluatichi pregni di latte,auanti che appaiano le gemme ..Peftanfi quefti, Sì fpremefene il fucco : il qual poi fi fecca all’ombra,8ì fi ripone. Mcttonfi tanto il latte,quanto il fucco ne i medicamenti u! ceratiui. Fanno prefto cuocere la carne de buoi le cime del fico meffeà bollire infieme con quella, jo Mcfcolando il latte,quando fi cuoce,con un ramo di fico in cambio di fpatola,diuenta piu folutiuo. I Fichi grofsi primaticci,li quali chiamano alcuni erinei,mollificano, applicati cotti,le durezze,8ì le fcrophole : Se crudi fanno cadere le formiche, i porri,Sì Umilmente i thimi,applicataui con farina,& con nitro. Fanno il medefimo anchora le frondi,le quali mefcolate con aceto,Se nitro,Si applicate in forma di linimento, curano le ulcere del capo, che humigano , la farfarella, 8ì l’epinittide. Freganfi con quelle le crefcenze ficofe,Sì le ruuidezze delle palpebre. Fafsi linimento delle frondi, Sì delle ci me de Fichi neri alle uitiligini bianche. Quelle impiaftratc con mele, uagliono à i morii de i cani, & alle ulcere fauine . I fichi grofsi infieme con foglie di papauero faluatico cauano le offa rotte;& con cera rifoluono i foroncoli. Applicanfi utilmente con eruo, Sì uino al morfo del topo ragno, Sì della fcolopendra. Fafsi della cenere de i rami del fico tanto domellico,quanto faluatico lifeia,reiterando ¿0 ui fpeffo per farlapiu forte dentro la cenere,8c lafciandola bene macerare,Sì inuecchiare,conueneuo le ad ulcerare,8ì brufeiare ouuque fa ccia bifogno,8ì mafsime nelle cacrerie.'imperoche ella cófuma, & brufeia


Nel primo lib. di Dioicoride.

r8 ì

brufcia uia tuttelc parti cattiue, che foprabondano. Vfafi ne luoghi,oue bifogna,bagnandoui dea tro una fpogna, &.pofcia mettendola in ftì’l male. E qualche uolta bifogno di crdlerizarla nella difen teria, nciflufsidi corpo uecchi,& nelle ulcere profonde, cauernofe,& grandi, conciofia che ella mondifica,incarna, & confo!ida,& non falda manco daquegli cmpiaftri, ches’adoperano a faldare le ferite freiche . Beuefi per liquefare il fangue apprefo nello itomaco.Gioua la frefca colata,&bcuuta conunciatho d’acqua,& un pochettod’olio , a i rotti,aglifpafimati,&a quelli,checafcanoinprecipitio dall’alto. Beuuta fola al pefo d’un ciatho, gioua a i flufsi ftomacha]i,& difentcrici. Vngefi ol trea quello utilmente con olio allo fpafimo,& dolore de nerui : percioche prouoca il fudore. Dafsi a coloro, che hauelfero prefo il gcflfo per bocca : & uale al morfo de i ragni,che chiamano phalangi. o Fanno anchora il medefimo tutte le altre lifeie, & mafsime di cenere di quercia ; & hanno tutte uirtù coftrettiua. Si

Sono i Fichinotifimi, er uolgarifimifrutti in tutta Italia. Et come chefe ne ritrouino di bianchi,or di neri Fichi, & loro di diuerfeforti ; nondimeno per effere conofciuti da tutti per la copia, che fe n’ufa ne i cibi l'autunno, non è necef» ei!"iau fario dire qualifieno i migliori : imperoche molto bene ha infegnato il gu fo a ciafcuno, che quelli,chefono ben ma* turi,gnqìi, crfaporitifono i piu eccellenti. Ma perchefe nefappia, oltre a quello, che nefcriffe Diofcoride, qual fìa la natura, er qualità loro ; il nutrimento,che ne danno; er il giouamento, er nocumento, che pofjono caufare, ne dirò qui quanto ne ritrouofcritto da Galeno a l u .dellefacuità de gli alimenti, oue egli neferine in qucilo mo - 1^ ^ * * * * do. I Fichi tutto che non tanto di mali humori generino, quanto gli altri frutti deliautunno, er quelli della fiate ; nondimeno nonfono ancho eglino priui de i uìtifer nocumenti di quelli, nupiudiquellihanno queflo di buono,che prettofi digerìfcono,er agcuolmentc penetrano per tutto il corpo. Sono manifeftamente atterftui: del che nefa cer to,che mangiati da chi patifee le renelle,gliele caccino per orina . Et quantunque tutti i cibi autunnali diano a i cot pi poco nutrimento, i fichi nondimeno ne danno piu de gli altri : ma non però è la carne,che fi genera dal nutrimento loro, feda, ne firma, come la generata dal p an c,v dalla carne del porco ; ma tumida, er molle, come la fanno an• chora lefiaue : perciochefon uentofi anch’eglino . Il perche nonfarebbono mangiati poca molettia nel corpo,fe no fu ijf il lor pretto partirf dallo ftomaco: percioche non rettandoui lungo tempo,non poffono gonfiare troppo il cor* po di uento. er però nonfono cofi malitiofì, come g li altri frutti dell’autunno. Sono di gran lunga migliori i ben maturi,che i mal maturi, come accade fìmilmente ne gli altri frutti ,auenga che non tanto importi in quetti, quan* to importa in quelli. I ben maturidi poco mancano,che nonfieno priui d'ogni nocumento. Et nel capitolo del* ,jo l'uua,poco difitto diceua. Vuua, c r i fichi cofi comefono il capo, er l'honore di tuttii frutti dell’autunno, or come piu nutrifcqno di tutti g li altri, che poco durano; cofi parimente generano pochifimi cattiui humori,a- maf Imamente quando fono del tutto maturi. Che nutrtfeano affai,ncfanno tettimonioi guardiani delle uignc,i quali mangiando affai piufichi, cr uua,che patte in quegli interi due mejfi, chefanno la guardia ,diucntano g ra fi, er car-, tiofi. quantunque la carne loro non fìa dura, ne denfa ; ma tenera, er fvngofa : erperó finito quel tempo, preflo f i p .^. . fia n ifie,gr fi rifolue . Et parlando poi de i ficchi, diceua. I ficchi fìmilmente, come che fi lodino di molte utilità; ^ io^ cuI nondimeno chi gli mangiafieffo, er in gran quantità finte,che nonfono fenza nocumento : imperoche non genera- tà. no troppo buon fangue. Di chefa fide la quantità de i pidocchi, che di quindifi generano. Hanno uirtu ettenuati ua,er incifiua : con la qualefoluono il corpo, er purgano le reni. Nuocono al fégato, er atta milza, quandofono infiammati,come è la commune natura di tutti i cibi dolci, non che habbìano eglino quello in particolarità loro. Ma 40 a corali membri oppilati, er induriti conte che i fichificchi per loro fttfii non giouino,ne nocciano; nondimeno con giunti,er mangiati con cofi incifiuc,cftenuatiuc,zr atterfiue affai confirifiono. er imperò alcuni medici in tali malattie di fegato , er di milza gli fanno mangiare di lungo innanzi al cibo,o conthimo,o con pepe,0 con grigieuo^> con pulegio,o con faturegia,o con calamento,o con origano,0 con hiffopo ÀI chefacendoli, nonfoto può 1noi* tq giovare agli amalati ; ma anchora a i fatti. imperoche è ficurifimacofi nonfolamcnte agli amaìati, ma anchora a i futi hauere le uie del fegato aperte,per le quali paffa il nutrimento nel corpo•. Oltre a ciò mangiati i fichi ficchi con cofi contrarie alle predette, che generino grofi humori, grandemente nuocono. Et all’v i n . delle fiacuità defemplìci diceua il medefimo Galeno. I Fichificchi fcaldano nel fine del primo ordine,onero nelprincipio del fe * condo : er hanno fottilità nelle parti h r o .g r péro fono utili a maturare,er digerire le piciiole potteme del corpo. Et ¡tutti a quello effetto fono i migliori, chefon piu grafi : er imperò quelli, chefono acuti algutto, fono piu a* Jo ptrfiui. Soluono ifrefibi, er i ficchi il corpo : ma manco nutrifiono i fr efebi per l'humidità, che hanno in loro. i : ¡¿vite de i Fichifon calde, er difonile fuflanza, come bene lo dimofirano il liquore, er il ficco dette fiondi ; jf ¡oche l'uno er l’altro è ualentemente caldo nettefacultà f i e . er dimoftranlo apertamente non f i lo nell’ejfire e» ì 13 atterfiui ; ma nell'ulcerare, er ncll'dprirc le bocche dette tiene, che efifanno : er nelle uerruche, fòrmiche » : 'rri,che fiirpano dai membri. Mamolto piufon udienti a tutte queflecofc quelli de i filuatichi .le cui cime itali ! fono calide, er fittili nelle partì loro >che coccndofi con le carni de buoi quantunque durìfime, le fanno i n abilmente, intenerire. Vngendo le piante de Fichi con olio, grfterco di colombo ( fecondo Democrito)fan* Fichi prima* primaticci : er per contrario pofiìa gli producono molto tardi, /piccandone i primifichi chefanno,quan iteci. di’f i . *rofi comefaue. Ha fi per certo, che i folgori, che difendono dall'aria, hanno quel medefimo riferito aglj ^herì defichi, che al lauro. I Fichi chiamano ì Greci 2 u*<t : i Latini Fici,cr Fieni :gU Arabi Sin,Fin,ZT Ttn ì Nomi, oo l* ì' tiefihi Fcighen s li Spagnoli Uigos : i Franccfi Figuier.

<

.

41

t>el


182

Difcorfì del Mattliioli D el Perieo •

Cap.

C X L V11.

l p e r s e o è un’albero d'Egitto. Produce un frut­ to buono da magiare ,& aggradeuole allo ftomaco. nel quale fi ritrouano que ragni, li quali chiamano cranoco latti, & mafsime in Thcbaida.Le fuefrondi fecche,& fat te in poluere, »(lagnano applicate ai flufsi del fangue. Differo alcuni elfere quello albero in Perfia ueicnofo,5£ mortifero ; ma che trafportato in Egitto,mutando natu U re diuentò falutifero, & buono da mangiare.

I

P e r f e o , & fua k ifto r. E rro re di M a r c e l l o i io te n tin o , & ¿ ‘a l t r i .

___ „

P e rfe o fcritto da G al.

E r r o r di Co«

Jumella.

Piami

Com e di[opra nel capitolo di tutte le Mele dicano, il Ptrfeo d’Egitto non ¿(.come s’imaginó MarceUo Virgilio fiorenti» no) il pefeo nottro d’Italia; ma pianta affai differente dal nofiro, comefìpuo comprendere per Diofcoridc, er per Galeno: per» ciocbe amedue dell’uno,er dell’altro per diuerfl capitoli neferifi fe ro . Queflo adunqiie(fccondo che recita Theophratto al 1 1 . cap.del 1 1 1 1 .libro dell'bijloria delle piantefi un’albero cfEgii» to di grande, er bella proceritàne i rami, nellefiondi,ne i fiori, 15 er in ogni altra fua parte moltofìmile al pero ; eccetto che que» fio perde lefiondi,er quello non mai. Produce i frutti abondan« tifintamente,er d’ogni tempo n’ha de maturi uecchi,^r de gioua ni,che ¡¡maturano. Vogliono un’anno a maturarjì :c r imperò la natura gli prouide,che fitto a i uecchi nafeono i giouani. So» no maturi della grandezza delle pere,lunghi afòggia dimandor le,di uerde colore. Hanno il nocciolo, come quello delle fuftne : ma molto minore,er affai piu tenero. La fujlanza de frutti è al guflo dolce, crfrane, facile da digerire ter quantunque fi ne mangi gran quantità,nonfi conofce,chefacciano nocumento al* 3® cuna. L’albero è benifiimo piantato di radici : conciona che o!~ tre àUo batterne gran quantità, fono graffe, Wproftmdc.La ma=

feria del legno è robufla,®1 dura,cr bella dauederc: er peròf i ne fanno fatue, lettiere tauole da mangiar fifa ,& altri honorati ¿frumenti. Le cui notef i benfi confiderano, mancamente ftconofce,che altre piante fono quette, che i noflri befehi d’Italia. Parlando Galeno di quefte piante al 1 1 .dettefaculta degli alimenti, cefi diceua. La pianta del Perico uedemmo noi già in Aleffandria>w puofii molto bene connumerare con quelle p ia n tele Congran d i. Dicefi che’lfuo frutto è nei regno di Perfea cofi maligno, er uelenofo,cbe ammazza,mangiandof, gl, huomm : pia portato pofeia in Egitto,lafciaia la Perfìana malitia, è diuentato ottimo da mangiare, come le pere,er le mele, alle m ali nella g rattezzafra affai fi raf ¡miglia. Et queflo medefimodiffeanchorpoi nel fecondo libro dette compofi tieni de medicamentifecondo i luoghi, trattando ¿ella cura dell’antico dolor del capo chiamato cephalea fruendo. 4* L ’albero del Perfeo ]blamente ho ueduto io in A h franarÌa,CT non in altro luogo fudiito a 1 Romani A lche matitje* fornente dmwflra quanto fla egli dal nottro pefeo differente, e¡fendo in tutta Europa notiamo, crabondanttfimo in ogni luogo. Ondefi può ragioneuohnente direbbe in quello errafre Columetta, Unendofi egli creduto, chele „offre pefite d’ Italia fufrero quelle, chefurono di Perfia infioriate in Egitto,dotte di uelenofe ( come dicono ) di» ucntarottofalubri. Chiamano i Greci l albero della Perfia Ut priori Latini Perfia •

Della Ib erid e.

Cap.

CX LV III.

L a i b e r i d e , onero cardamantica,ha le fróndi fimili al nafturtio,ma nella primaaera fono p«l uerdi di quelle. E herba lunga un gombito, & qualche uolta minore. Nafce in luoghi non coltiuati. 5 Fa la fiate il fior di colore di latterei qual tempo c piu efficace. Ha oltre a quello due radici,limili al mfturtio,calide,& ulceratiue.il perche fi lodano alle fciatiche, applicandouclc fino per quattro ho^c trite con grafeia falata in forma d’empiaftro^intcndendofi perocché dapoi entri il paticnte nel bagno, & ungali con lana il luogo d’olio . Iberide & D i m o s t r o m m i manifèflamentef Iberide,nonhauendolaanchor’iomaiuedutafeecettentìfiimomefrerGiu * ua edam! lio Alcfrandrino, medico nobilifim o Trentino,fuori dette mura detta città di Trento froue fi dice atte Latte, non

punto difiimile daUhifloria,che fin e ferine da Diofroridc, a r d a piu altri Greci. Di qurfta non fece Galeno nei fuoi libri dettefacilità dcjfempliei alcuno proprio\capitolo ; ma ben dij]e,chc tra quettafrl Lepidio non era altra ai/ firen za, che nomef i l o . Et attafine del x.libro delle cómpofitioni de i medicamenti fecondo i luoghi, trattando detta cura dettefciatiche fcritta da Damocrate,affermando queflo medefim o, cofi diceua. Ritrouaft di Damocra» te un libretto,chiamato Clinico,firitto in uerfi ¡ambici, come fio lc eglif a r e , nel quale ferifre ditreforti di medi* ■’

contenti.


Nel primo lib.di Diofeoride.

183

cimenti .11 primo è di quella berha, che chiama egli Iberide, il quale lodò per la cura delle /auliche ; dicendo che con quefta herbafucurato in una prouinciuchiamata Iberide un certo me dicofuo umico. la quale herba ( come ho detto ) chiamò ej]o Da morate Iberide,per baiarla conofciutafolamente per uifta,fen Za faperne alcun nome,come non ne fapeua nome alcuno collii, che gliene infognò Pufo. Ma per li fogni,che egli ne ferine, pa* re che chiami Iberide quella,che chiamano i Greci Lepìdio, co[l nominandola dalla regione, dottefu curato quelfito antico. De iberide ferie feriuene adunque egli i fogni in quelli uerfl. t a i u u erlìd a D a m o crate. N afee quella herba in copia in ogni loco, Apprejfo afepolture antiche,e r vecchie Muraglie, c r per leuie publiebe, er trite: Oue nonfènde alcun bifolco mai, Mei coltiuar de campi, con l’aratro. Verdeggia ogrihora, ter produce le /rondi, Come’l na&urzo,ma però maggiori La primaucra. onde efee il gambo poi V n gombito alto, er fornente minore, E t maggior qualche uolta : ondcla fiate Pcndon le uerdifiondifin che'l uerno, Patto come fermento il gambo duro, La fecca, rompe, er confuma co’l gido. Produce il gantbonceUo il fior la fiate Picciolo,er uario,er come latte bianco. Dopo a cuifegue’l feme J ì minuto, Ch'inganna t occhio,er fi difeerne apena, Hala radice feco altre compagne Acuti/ime algufio, il cuifipore , Molto a quel delnafturzo firaffem 'bra. - L ’I b e r i d e , 8c Oltre a ciò testifica effo Galenoalluogopreferitto,d’autori« Lcpidl0 fo tà tPHìgieno Hipparcho tfiere una eofa medeflma f Iberide, er il Lepidio,cofi dicendo. Volendo tu guarire le fida* no una cof* tiche, coglie la I berideherba,la qual chiamano alcuni Lepidio,oueramentc MaftuftioJàluaticocrc.Pcr la cui dot* medefima . trina credo,che fi pojft/atramente dire effere appreffo a ¿Greci [Iberide, e’I Lepìdio una cofa mede/ìma. Il che ne uiene chiaramente a iunofirare, chefio. quello capitolo dell’iberidefiato in quello luogo accrefiiuto in Diofeo­ ride da qualche troppo curiofofcrittorc . Del che ne dà,oltre alle ragioni predette, manififto indicio il ueder noi che lafine di quefto primo libro non è inmodo alcuno conueneuole, per trattare l'biftoria dell'Iberide :pc rcioche dicofì fatti herbaggi trattò ordinatamente Diofeoride nel fecondo libro,douefice del Lepìdio, il quale altro non è che l ’iberide da Damocrate, particolare capitolo. Et però ben dicea Paolo Egineta. Il Lepìdio, il quale chia* 4° miamo Iberide, è caldo nelterzo ordine, fìmilealnafturtio. Et nel terzo, al l x x v i i .capitolo trattando dcU4 cura dellefciatiche,diceua . Rdìitnìfce in tutto coloro,che patifeono le fciatiche,allafinità,l’ufo dell'Iberide her• ba,la quale chiamano Lcpidio. I l perche errano i uenerabili Frati de zoccoli commentatori di Mefite tenendo Errore de fra effreffamente contra Galeno,contra Paolo, er contrala uerità,che altrapiantafla Vlberide, er altra il Lepìdio. t i . I quali nondimenofono da efiere ifeufati, come quelli che forfè piuhanno attefoalle cof i diurne ,che a confeguire la uera cognitione defem plid. Oltre deio fi uede, che PaoloEgineta, oltre alla predettalberide, ne usòneUefcìa V n ’a l r r a I b e rid e di P a o l* tiche una altra fietic affai da quella di Damocrate differente. Il chef i conofce, quando nel luogo ultimo allegato, E g i n e t a . hauendo prima parlato della uera Iberide, dice. Ma quella, che nafte a noi con molti rami,er fiondi di lauroiqua tunque piu grdndi, conìffonicre a queftafanno tefiimonio molti efferimètifatti non filamento nellefciatiche, ma in affai altre uecchie, er lunghe malattie. Raficmbrdfi neramente a quefta il Lepidio, che fcrific Plinio all’ v i 1 1 . 5 ° cap.del x i x . libro, cofi dicendo. Il Lepidio crefie all’altezza <fun gombito confòglie dilauro. Le qualinote fanno affai uera fède,che queftafecondaffetie di Iberide, 0 uogliamo pur dire Lepidio, che produce le fiondi lau« rine,fU quella, che hoggifl ritroua in tutti gli horti, chiamata da chi Piperitis per il fio acutifiimofapore , c r da chi Piperella. Et imperò errarono manififtamente Hermolao,er il RueUio,credendoli, che’l Lepidio fufie queh Errore de! lo,che uolgarmentefi chiama Raphano. Ma in uero lefiondi molto grandi,che produce il Rabbatto, maggiori di 'Rollio,& di

I B E R I D E .

nu.n.

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H erm o lao » N o m i»

li Spagnoli Mafiurtio montefino : li Francefi Chafie rage, Pafferaigc,er Nafitortfiuuage,

IL FINE DEL PR IM O LIBRO, d i

I DISCORSI


►PIE

i N D R E A MATXHIOLI Medico Sanefe,

N E L SECONDO LIBICO D E L L A M A T E % IA M E D IC IN A LE

DI

P E D A C IO

D ioicoride A nazarbeo.

Proemio. E t p r i m o libro, Ario carifsimo, che habbiamo compofto della materia medi lo cinale, se detto di tutte le cofc aromatiche, olij , unguenti, alberi, & di tutte le co fe,ehenafconodaloro : come Cucchi,liquori, & frutti .M a in quello fecondo fi di rà de gli animali, del mele, del latte, de Í graisi, delle fpetie de grani, & delle her­ be degli horti, aggiugnendoui gli herbaggi, che fono al gufto d’acuto iàporc, per edere congiunti con quelle, come per linea di parentela : come fono l’aglio, le cipolle, Se la fenapc. Et quedo, acciochc le uirtù di quelle, che fono confimili, non fieno fepara tamente trattate.

D el Riccio m arino.Il I l r ì c c i o marino è conueneuolc allo ftomaco .• lubrica il uentrc,& prouoca l ’orina. Il fuo gu feio abbrufeiato crudo fi mefcola con que!fcIcofe,chefi preparano per cacciar uia la rogna. Si la cene re de i gufei brufciati,mondifica le ulcere fordidc, & fininuifee la carne fuperflua

Riccio mari I l r ic c io marino è notißimopefce,&moßinte a coloro, che in ItaliaDubitano neue ritte ai cimo il mar no,& fuaeiTa Tirrbcno, e r deU' Adriatico anchora : percioche in quelli m iri qudfì di per tutto fi ritrouano. Quantità grande minaùone.

n'ho ueduti io,effendo il mare in calmi, nel fondo del porto gnndc di Cittì uecchia,er in altri luoghi. Di molto maggiori di qufifti ho ueduto io,fiatami mandati da Virano caüeüo nominatißimo d'lüria; non però neri, ma di por porco colore,cr di corpo piu piatti. I quali facilmente ho creduto effer quelli, che chiamarono gli antichi Echino• metri : per ritrouare io feritto da krìftotde nel m i .libro dell'hiflona de gli animali al quinto capo,che quelli fo­ no maggiori degli altri. Intorno a Toroneftritruouano bianchi digufeio , e r difin e , e r bianche parimentefono le loro uoua . Crefcono quelli ( come dicono ) piu di tutti gli altri •*e r hanno le faine picciolc, non dure, ne molto firme,ma tenere , e r molli. Sono ( come diffe pur egli) i Ricci marini di molte faetie. Tra le quali i primi fon quel* li,che fi mangiano per cibo : ne i quali /Intronano quelle parti, che chiamano uoua,grandi, e r buone da mangiare, cofi ne i piccioli,come ne i grandi : imperoche i giouani,er piccioli fono anchora pici 1 di quelle . Della feconda,e r della terzafaetiefon quelli,che chiamano Spatagier Brißi,i quali fiatino in alto mare, erra re udite fìritruouano. Sono oltre a quelli quelli,che chiamano E chinometri ( come fe fì uolefie dire madri de ricci : )' i quali fono maggio* 6 ° ri di tutti gli altri . Enne anchora una altra faetie di minuti, con lunghe, e r dure faine : la quale nonfuole ritrouar Errore del fi fife non otte l’acqua ¿profittila . L o d a fl,v ufafì quefta da molti per medicare alle diüiHationi deli’orina • Giouio • pormi


Nel fecondo lib.di Diofeoride.

ì 8fi

partiti da credere,che in queftofìfìa non poco ingannato Paolo Giouio clarifiimo medico de tempi noftri .*per hatiir egli fcritto nelfuo uolumctto de pefei Romani,che il Riccio marino chiamato Echinometra, di mente a Arifilitele gioita alle diftillationi dell’orina . Il che diffe Ariflotele di quella faetie de minuti, cr non de gli Echinometri. La firma del corpo de Ricci marini è quafifilmile a unfórno,fierrato cofi nella parte dinanzi', come in quella di dietro t. nel redo poi non è del tutto continuo,ma,fimile a ma lanternafcartata. Sono quelli animali piu di tutti gli altriJìa ti amati dalla natura,come quelli che hanno ilguficioloro tutto ri operto di faine, le quali ufano in cambio di pie= di : imperoche con la fòrza di quelle fi muouono,zr uanno da luogo a luogo . Del chefa te¡limonio l'alga,che fem* pre fi ritroua loro intrigata tra lefaine. Hanno la bocca nella parte di fitto,con cuigiaciono in terra : c r nella par te difiopra il pertugio,per cui f i purgano. come hanno tutte le factic de conchilij, il cui gufilo] s'aggira a modo di 10 chiocciola,cr parimente le patelle : imperoche in cotali animali è neceffiario, che il pafto ajccnda da baffi ali'aito. T utti i Ricci marini hanno cinque denti, di dentro concaui : li quali tramezza una certa poca carne, la quale par che faccia officio di lingua. A questa dà colligatalagola : cr allagola il ucntrc,diuifi in cinque parti;comcfi que fio animale haueffiépiu uentri. imperoche tuttifono l’un dal?altrofieparati, c r pieni delle materie, chefoprabondano : ma dipendono però tutti da unfiomacof i l o , cr tuttifinificono in unfiolo meato, per cui eficono le facete. No« hanno i Ricci marini carne alcuna intorno al uentre,come ne in tutto il refio del corpo . ma infinite uoua hanno c* glino attaccate alguficio di dentro inuoltc in fiottilifaimi inuogli, crfeparate di parifaatio. Hanno anchora intor* no alla bocca alcune’parti ncrc,finz<talcun nome. Ma cjfcndo i Ricci marini di piu, che d'una faetie fo la , tutti pe­ rò hanno qiteftcficffc parti : quantunque quelle che fi chiamano uoua, non fieno in tutte le faetie buone da mangia re . Dicono che i Ricci marini conof:ono la fortuna del mare, cr che però fi ritirano fiotto le pietre per fiabilire la io leggcrczzadcl corpo loro. Il che uedendo i marimn fiproueggono,per tempofirmandole lor naui con molte piu anebore deÌfolito. Quefio tutto ho raccolto d’Ariflotele. Scùffie del marino,cr del terrelire Riccio Galeno al « V x i .dellefatuità defiemplici in un capitolo medefimo, cofi dicendo. La cenere del Riccio tanto marino, quanto terrefire c afierfìua, digefiitta, cr attrattiua. Per la qual cofia l'ufano alcuni afminuire la carnefuperflua, cr al* 1ulcerefordide. Chiamano i Greci il Riccio marino E'film 3a.fd.onos: i Latini Echinus marinus : gli Spagnoli Enzo de la mar.

D el Riccio terreftre.

Capi

mari­ fcritto da

R ic c io no G a le n o . N o m i.

11.

L a p e l l e del Riccio terreftre abbruciata, & mefcolata con pece liquida, fa rinafeeee i capelli, jo che fono calcati per pelagione. La carne fecca,& bcuuta con aceto melato, uale a idefetti delle reni. Gioua a gli hidropici,& a gli elephantici, allo fpalìmo de nerui, & a cachettici. & diifccca i flulsi dcll’interiora. Riponi! il fecco fopra un tefto al folc,& conferifce dato alle modelline cofe, HISTRICE. 1

R IC C IO T E R R E S T R E

•P

5° S o n o i Ricci terrefiri conof:iuti in Italia, c r affai uolgari .Ritrouanfì di canina, ard i porcina fa t t ic i* mefono anchora i t i f i A l chefi conofcc al grugno loro, effindo in alcuni fimile a quello de i cani, c r in altrifilmile a quello de i porci. E animale, che poche uolte efice della tana,fi non di notte. Prattica al tempo dell'ma nelle ui* gne : doue accoflatofì all'uue piu baffi, che fono appreffio a terra,& fatto loro cadere giu gli acini con le zampe,ui fi uoltolapofciafufo,crcofife gli porta infilzati nellefaine alla tana.fiche fa cgliparmcntc con tutti gli altri frutti faluatichi, quando gli ritroua coptamente cafeati f otto gli alberi. E animale di frigida compicciane, pieno di molte, c r frigide fiuperfìuità, di cui f i nutricano le fue faine. Egli filo fra tutti gli animali quadrupedi ha i tefii« «o/t attaccati alle reni, comeg li uccelli : cr imperò è uelocifiimo nel coito. Serrafì, quando ha paura, tutto inf i fie¡fi, come una palla¡facendoli cofi beffe de i cani; quando gli abbaiano : magittandofegli adoffio dell’acqua, fubito fi difende, cr camina. E lafina carne piu prefio da ufiare nelle medicine,che ne cibi, per effire cr terrefire ,c r d u H d<ftigtrirc, Affai piu uirlùgli afiegnò R ófis nel trmuto,che ci fece de ifejjanta animali* Ma peretoche a me p i «v.* q 5 lotto

R ic c io terre fère,& f u ie 'f c fam in.


18é”

Difcoriì de1Matthioli

H iftrice & tono piu apocriphe, che propinque alla uerità; Ufcio la fatica a chi fìa cupido di ciò, di cercarle la entro, oue fon o . A» hikt ’ Connumerdfì tra le faetie de Ricci terrestri, quello , che chiamano h i s t r i c e , pc r effer egli di firma flmile a loro ; quantunquefin di corpo di gran lunga molto piu grande, e r tutto pieno di piu lunghe, e r piu große fu n e,

Homi?

molto fottilmente appuntate. Habita anchoregli fiotto terra nelle tane, c r molto piu la notte,che il giorno efice atta pastura. Staffine tutto il uemo aficofio nelle fiue caucrne,comefa l'orfio : e r tanto tempo ftannè a partorirele fim ine dell’uno,quanto quelle deU'dltro. V Hiftrice quando fi corruccia,fì ritira infieftejfo>e r gonfiando la pelle a wo* do d'uno o tre, tira per offendere i circondanti le faine dal dorfio affai lontane. Onde accade faeßo che nonfiolamen te firifice egli i cani,ma dnchora i cacciatori. La cenere deU’HiSlrice bruficiata beuuta ( come ficriue Vlinio ) non la * f i ü ficonciare le donnegrauide. Chiamano i Greci il Riccio terreftre E'fifvoiytptraàot : i Latini Echinus terrea {Iris :g li Arabi Ceufud, er Caufid : liTedcfchi Hechel,ouero Tgel : li Spagnoli Enzo-, iFraucejì Hcrifon.

Dell’H ippocam po. E

l h ip p o c a m p o

C ap.

III.

u n p i c c i o l o a n i m a l e t t o d i m a r e J a c u i c e n e r e im p a t t a t a c o n p e c e l i q u i d a , ò

g r a f e i a , o n e r o c o n u n g u e n t o a m a r a c i n o , u n t a f a r i n a f e e r e i c a p e lli ,c h e f o n c a f e a t i p e r p e l a g i o n e .

HIPPO CAM PO ,CAVALETTO MARINO.

H ippo«ap°> Q v a n t v n q v e f i a gli antichi,& moderni duthori non manchi chi connumeri f Hippocdmpo tra le faetie del & fu» eflaai* Itlocuftc marine, ne ancho chilo lodi per l'ufo deUamedicina inmolte cofie ; nientedimeno nonho io finhoraritro*

uato alcuno,che ne deficriud particolarmente l'hiftorid,ne che narri qual fìa la firma di quefto animale. Benché fìe no alcuni che credono, che habbia prefio egli il nome d’Hippocampo da i bruchi,che pafeono l’hcrbc negli horti, e r nelle campagne, per effer quefti da i Greci chiamati Campe. onde fanno coniatura, che fìa f Hippocdmpo di firma fimile a lo r o . Altrifono che fi marauigtiano, che ficriua Diofcoride effere l’Hippocampo un picciolo animaletto,die moftrando la fòrza del uocabolo tutto il contrario. Imperoche quella parola H ippo appreffoa i Greci ftgnificd tan to quanto appreffo noigrande, come ne fanno testimonio thippolapatho, l'hippomarathro,ZT l’hippofielino. Nid nonptrò per quefto uoglioao,che f i danni Diofcoride, negli altri, che auanti a lui neficriffiero, e r lo chiamarono parimente Hippocdmpo. Imperoche quantunque comparato quello animale a igroftiftimi pefici marini, e r altri ani mali acquatìcbftd egli picciolo animaletto ; c nondimeno grande comparato a quella forte di bruchi, a cuif i raffienuV bra,


Nel fecondo lib.di Dioícoride.

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bra,(?dacuibaprcfoilnomc. Ondeho io alcune uolte inclinato l'animo à credere quello effer ttHippocampo, Vm prima che ipefeatori á\\quikia,zr di Grao chiamano Faloppa. Impcrocbe qucüofipuo molto ben connumerare tra le °pini°«. fpetie deüe locufte, per effere egli di corpo lungo j ìnule al loro. Ha il corpo lunghetto, er piu largo di dietro, che dinanzi -Non ha le branche sftjje biforcate,come hanno i granchi er i gambuti, ma tutte amate da cinque acutif* [ime¡pine. Hafedici piedi, tra li quali i primi dieci piu propinqui alla bocca, fono neU'eRremità lorofimiliquaft ì code difeorpioni : magli altrifonofìmili à quelli delle locufle. Ha infu i capofei corna, delle quali quelle che fono Í ultime non fono tonde,ma larghe er cartilagtnofe. Fiel dorfo è tutto maneggiatole, comefono i bruchi, di modo che caminando per terretua nel medefimo modo che loro. Ha la coda larga con piu alette attorno, er piu acutifimc ¡¡pine,coti due fegni uicìni allafchend di porporco colore. In fomma egliflraffembra molto a una certaforte di bru 10 chi pelojì, che nel nero rofeggiano : li quali babitano ne gli borii fiotto terra, doue mangiano le radici dell'herbe1. Chiamanfi quefìe nel territorio di Trento Cagne. ma nella uatte Anania le chiamano, per effer pelofe, OrfUncffe* guitando forfè il uulgo Qolumetta,il quale le chiama birfute . Nfi territorio di Trento fe ne ritrouano affaifime, er efeono difotto terraper il piu, quando pioue, per non s’affogare nelle caueme , ouefi riparano,entranioui dentro l'acqua. Et però gli hortolani quando le uogliono far uentrfuori per ammazzarle, annaffiano freffo gli hortì con affai acqua ■ Il perche,fe dicono il nero coloro che fcriuono, che ÌHippocampo fi connumera tra le locufte ( quello par che uoglia tra gli antichi Plinio a h i .capo del x x x u . libro, er tra li moderni Marcello Vergilio interprete di Diofcoride)nonfo uedcrc io,ne ritrovare animale alcunmarino, che piupofta raffomigliarft ali’Hippocampo di qucfta,che qui ho defcritto,zr datone il diffegno. Sono poi alcuni altri, che uogliono che l’Hippocampofia quel picciolo pefeetto, anzi piu predo moñro marino, che chiamano alcuni traghetto, e r alcuni Caualletto marino : V n ’a l t r * o p ¡ so cr dicono che quella particola Greca Hippo lignifica in queflo luogo cauallo,ey non grande. Et cofì determinano, n i o n e . che Hippocampo non uoglia dire,ne rileuar altroché cauallo fleffuofo,cio è ritorto, c r però dimoftrano per f Hip* pocampo quefto cavalietto marino, di cui è qui il ritratto dipinto. Kitrouafi quefto animaletto nelle pefearìe per il piu tra la minutaglia del pefee marino,ma nonfi mangia. Egli è di lunghezza di mezo palmo. ha la teña con un becco dinanzi piu di drago, che di cauallo. ha.il petto inarcato,cr lafchena alta à modo di gobba . Da amendue i lati ha due ordirti di)j>inc eRerioriJc quali fcorrono ordinatamente come per diritta linea dal capo alla coda. Ha anchora nellafommità del capo altre¡fine coft ritenute, che gli fanno come una crefta. Il collo è anchora egli cinto difimilijfincidiftintc à modo di collana : dalle quali nafee una linea pur ¡finofa, che feorre di lungo per il petto.Ha la coia fottilc,& torta come uno uncino. Ma in uerità io non ho ragioni alcune uere, con le quali io poffa appro* tiare,ne manco dannare l’opinione di coftoro. percioche fin 'hora non ho io ritrouato autore, ne fcrìttore alcuno, 50 che narri comefu fatto l’Hippocampo. Et fe benferine Vlitiioal v.capo delxxxvx. libro, mentreche ua egli di* fcorrcndo i miracolofì marmi di Prafitele, c r delfigliuolo Cephifodoro, cheuifi uede di rilieuo Nettuno, T lieti, Achille, c r Nereide affai, chi fopra delphini, c r chifopragli Hippocampi; parné nondimeno per effer quefìe co* fe poetiche, cr favolofe, nonfieno da preftar loro alcunafide . Impcrocbe anchora ne tempi noftri prefentifono uarie cr diuerfefìntioni, c r chimere difcoltori, c r di dipintori, douefreffo fi ueggono cavalli marini, tra iiuerfl altri moftri, nuotare nel mare come gli altri pefei con tejía di naturai cauaUo:<y il refto del corpo parte fquamofo a modo di pefee, con le ale attorno per nuotareny parte dal mezofino alla coda di fórma dìferpente, molto nera* mente grande,cr non picchia. Ondcfc pur uogliamofeguitare le fauole, fìpotrà agcuolmente dire, anzi credere per certo, che tali fieno RatigliHippocampi,di cui fa memoria Plinio, fapendoftper cofa certa, che i dipintori et gli fcoltori de noüri tempi,che fono in confiderxtionc, uanno tutti imitando gli antichi. Per quefto adunque, piu 40 prefto dirò io effer cofa iifftcilifima a uoler con uerità affermare quelle cofe, deüe quali non fi ritrova hiñoria uc* runa,che lafdarmi ridurre à crederle per conietture di poco momento. Scriffe dett’Hippo campo Galeno aü'x x. dellefaculta defemplici, coft dicendo. Di/fero alcuni, che la cenere deU’ Hippocampo marino gioua molto àfare H i p p o c à p o fcritco d a G a rinafeere i capelli cafcati : er che cjfo,ouero lafua cenere, hafacultà di diffeccarc, er di rifoluere. Mettonla alcu* leno. ni con l'unguento amaracino, altri con pece liquida, er altri con graffo di porco. Ma altrimenti fcriffe delle uir* tu deU'Hippocampo Eliano a l n i .capo del x i .libro deUa hiftoria dcüi animali con quefìe parole. Dicono i valen* tifimi peccatori, che dahiofì bere ad alcuno ladecottione del ventre dell’Hippocampofatta nel uino,caufa pria mámente un graniifimo fingozzo, er dipoi una tojfe fecca, chefagrandiftimo travaglio, per non poterfi frutare cofa veruna. Doppo do fa enfiare lo ftomaco,cr manda alcuni vapori calidi al capo,i quali fendendo al nafo ui caie fano uno odore, come di pefcì corrotti. Dmentano appo do gli occhi fanguinolentbcr rofi come fuoco,cr enftanfl 50 le palpebre co volunta grandifinta di uomitare quantunque non uifeguiti uomito veruno. Ma dotte la natura è coli fòrte, che poffa ella vincere la malignità di quefto medicamento, fe ben faluano la uita coloro, à cui uiene dato, re* fimo nondimeno mentecatti,er perdono del tutto la memoria .M afe il medicamento fende dallo /torneo nette bu della ammazza,zr priva l’buomo di uita. Quelli che faluano la uita fatti mentecatti, fi dilettano mirabilmente dettiacquaie per altro fi godono di vederla,zr di udire il fuo romore ,fe non perche fe Mono di qui non poco attcg* giamento del mal loro,zr ancho perche gli induce il forno. Onde fa loro molto à propofito f habitare preffo à iftu* n i , 4 i lidi del mare, er preffo à i laghi , c r à i fónti. Non però perche habbino molto deflderio di bere, ma dì nota= re >er di bagnarft i piedi .llc h e par che fia loro gratifim o,cr giocondo. Sono alcuni,che dicono,che non è il ven* tre dell’Hippocampo, che caufa quefto , ma una alga marina acerbifima,di cui egli avidamentefi pafce. Ma quatt tunque [ hippocampo fia di tale, er tanta malignità,nientedimeno per ingegno di impefcatcre uecchio Candiotto, 9 0 er molto pratico dette cofe del mare, è Rato ritrouato l’bippocampo anchora molto giovevole . Hauea coftui alcu* nigioueni figlioli pur pefcatori,i quali effendo Rati morduti da una cagna rabbioft, er gbiaccndofenc al lido del ma « »tmflglìauam alami, cht di làpaffìmano, chefi doueffè ucciderei^ cagna, er dar loro à mangiare il fegato,et 1 • ------------------" --------altri


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Difcorfi del Matthioli

d ir i perfuaieuano,che fi douejfe ricorrere à Dun i per aiuto.Ma il buon uecchio pefeatore lodato i configli loro , Crlafciatiliandare uia,battendo prefo alcuni Hippocampi nella rete inficine con altri pefci,cauato loro Ìinteriora, parte ne diede loro à mangiare arrostiti,zr parte ne pofe[opra la piaga del morfo triti con mele, er aceto,è cofi cu r ò i figliuoli dalla rabbia,er gli fice [ani,Tutto quefio delle[acuità deltHippocampo [criffe Eliano, Chiamano i Greci i’Hippocampo i-irìróìutyafoffi Latini Hippocampus.

D ellePorpore,& delle Buccine.

Cap.

Ili.

L a c é n e r e delle porpore dilfecca,netta i denti,confuma la carne fuperflua > mondifica, &có folida le ulcere.Fa il medefima anchora la cenere delle Buccine,ma abbrufeia piu ualorofamente. Co 10 luiichebrufciarà una buccina piena di falcio un uafo di terra crudo,fara una poluere utilifsima per fregare identi.Spargefi utilmente fopra le cotture del fuoco,&lafciauifi fufo,fino che s’indurifcedm perochecome l’ulcera c faldata,iene cade poi per fe ftefla.Faisi oltre a quello,delle buccine calcina, come diremo quando parlaremo della calcina.Chiamanfi Cionie quelle parti di mezo delle buccine, & delle porpore,intorno alle quali s’auolge il gufeio loro. Abbrufcianfi quelle fimilméte,& fono piu efficaci per la uirtù,che hanno piu coftrettiua.La carne delle buccine è grata,& foauealgutto, & con ucneuoleallo ilomaco,ma non mollificai! corpo. PORPORE.

BV CClN E.

Torpore, & S o n o l e Torpore animali marini, coperti da duro gufilo.Et per quanto recita Plinio nel i x. libro fi ritroua loro hiftor. in efii quel liquore di gran ualuta, che propriamente s’addimatvla porporeo, adoperato per tingere lefiuperbe uefie • de i re,cr de gli imperadori. Hanno cotal liquore quefti animaleni nella gola in una uena affai bianca, ma nonfi r i* troua in quelle che fin morte, percioche fi rifilue infieme con lo fiinto loro : la onde fempre cercano i pefeatori di prenderle uiue. Nafcondonfll trenta giorni nel tempo della canicola, cr congiungonfi infierne nella prtnmera : cr nello ftropicciarfì l’una con l’altra fanno una[aliua tenace fimile alla cera. Hanno le Porpore la lingua lunga quan* to è un dito della mano Sun huomo, di tanta durezza, che pertugiano con quella l'oflriche,er le gangole,, er ogni altraforte di nicchi, di cui fi pafeona. Il che ben [apendo i pefeatori, che le pigliano, ritrouatifuperlarena del mare certi nicchi di mordace gufeio gli teffino tra corde,tra uenchi,ey tra giunchi-fi modo di najjìde quali appièa taño p ofiia 'alunghe funi, er le git tatto in mare .Laonde internate, che effendo quefti cotali nicchi fitibondi, er mezi morti,come [entono Vacqua,fubito s’aprono : à i quali correndo le Porpore , per pafeerfene ui mettono den* tro quella lor dura lingua. ma quelli, come f i [entono pugnere, fubito rifenandofi, gliela fùngono tra amendue le pareti de i gu fii,w fannolefiprigioni : er coftpofiiafon tiratifuori da i pefcatori.V iuono le Porporefuor dell’ac qua cinquanta di ; alimentandofì filamente della Ialiua loro,ma muoiono fubito che fi mettono nell'acqua dolce. Cre ^ Buccine, & [cono in un anno quello,che loro bifigna, comefanno le altre forti delle oftriche, er delle gongole. L e Buccine loro hillor. j~ono anchora effe fietie di porpore, er chiamanfi Buccine,per efjerfìmtli al corno dafonare, er per haucr elle il boc duolo molto atto a porfl alla bocca. Maggiori di queftefino le porpore,er hanno il becco lungo 'amodo di canale, ondemettonofuorilalingualoro ,tuttocompofiodifiinoflcerchi:ilcbenonfi ritrouaneUe Buccine. Hanno d» mendue tanti cerchi nel doffi, quantifon uiuute anni. Le buccine non s'apiccano,fe non atte pietre ; er imperò filamente fi ritrouano tra gli f o g l i . Furono celebratele porpore, er le buccine infierne con tutte le altre fette de i cochili per lunga hifioria da Atheneo : oue poffino ricorrere coloro,che piu oltre defiderano di faperne. Ma per Perle & loro *fferle P£RLE > <7“^ ^ggi er per le pompe, er per le uirtuloro fono apprezzate da tutto il mondo prodot hiftoria. te da un marino animale,anchor effo cotmmeratofra cotali fie tic di concbili,non effendone fiato fcritto ne da Elio* feoride, ne da Galeno , er hauendomele la materia, che fi tratta,ridotte hora a memoria, non ho uoluto, che le lo • di,& il bel nome loro rimangano adietro. Hafiono adunque g li animali,che le producono (fecondo che recita PH* «torti xxxv.ca p odel xx . libro)nell’oceano Indico, c rin quello che circonda tifila Taprobana,Ioide, & P c t

rimóla


Neliecondo lib.di Diorcoride. a8jp M A D R I PERLE.

10 rìmola promontoria iTin à ia . ma te ottime, e r piu /limate Verte fono quelle, cfcefi ritroudno nel mare rojjo a j\r* bia .Non fono gli animali, che le producono ( come dimofìrano neramente le Madripcrlc, che fi ci portano)molto difiimili dalle orecchie. Hanno quefta proprietà,che quando il tempo dell'anno le ilimola a generare,s'aprono la not te , empiendo//,er noiricandofl digeneratiua rugiada : della quale ingrauidandofi,partorifcono pofcia le Verie , ef* fendo chiare or torbide, fecondo la qualità della rugiada >che ricolgono. Se quando s’ingroffano c tempo nuuolo, producono pofcia le Verte pallide, er torbide : graffe le fanno , quando abondantcmcnte fi fatiano : er picciole di ¡tentano per lo contrario, quando non pigliano rugiada à bifianza . Ncl che lo impedirono i baleni, percioche ba* lenando, quando s’ingroffano,fi jfaurifeono, er fi riferrano,auanti che fieno piene di rugiada àfufficienza. Serrati fi parimente per il romore'plei tuoni: la onde pofcia generano Verle uanefenza fuflanza alcuna, piene di ¡tento. Nell’acqua le perle fon tenere ; mafubito che fe ne traggono, s’indurirono. Dicono alcuni,che le Madripcrlc uan» 5 0 no à fchiera , er che hanno il loro re , di corpo affai maggiore delle altre, come hanno le api , chefatino il mele.E t imperò non poco s'affaticano i pefeatori in prendere il re loro : percioche tolto chegli hanno il gouerno, conduco­ no piu agcuolmente le altre nelle reti. Se s’accorgono, quando fono aperte,della mano del pefeatore , che le itoglia pigliare, la ferrano talmente, che le tagliano crudelmente ledita, facendo elleno//effe le fuc uendette. Leprcfefl mettono in alcuni uafi di terra con moltofile : percioche confumandofì cofì la carne,rimangono pofcia le Perle net* te nel fóndo del uafo . Le piu /limate fono legroffe, lucide : tonde ,c r grani ; cofe che rade uolte fi ritrouano in una perla fola. htbaferine,che lé Madripcrlc cfArabia fono fimili ad un pettine, ffinofe, come il riccio marino ; dentro alle qualifiritrouano le Perle fimili à grani di tempefla. Plinio ferme che nonfi ritrouano fi« , che quattro, ouer cinque Perle per animale. Ma Amerigo Veffutio ncUa'Jttafeconda nauigatione, che etfveeper f oceano Atlantico fiotto al cerchio dcU'equinottio in mezogiorno,afferma egli hauer hauuta tal Madriperla,che ue nefuron ritrotta» 4° te dentro cento trenta. Et altri, che dopo lui hanno nauigato all"Indie nuoue, dicono di molte piu : er ne recitano hiftorie affai diuerfe da quello, che ne fcriffe Plinio. Pefcanfi anchora nell’oceano occidentale ucrfofcctcntrione appreffoàScotia,cr Inghilterra ; ma picciole, & dinon troppo lodato colore : er diquejìcfufattaquella coraz za, che Giulio Cefare dedicò al tempio di Diana. Sono le Perle nell’ufo della medicina, fecondo che rifirifee Se* rapione Arabo,er parimente Auicenna >utili molto à tremori, er debolezze del cuore , c r ne i collirij perchiar re la ui/la,cr per dtffeccarc l’acqua, er fbumidità,cheftende negli occhi. Chiamano i Greci le porpore n Pittarle Buccine K»ipvx.it. I Latini le Porpore, Purpuree : er le Buccine, Buccina:. Gli Arabi le Porpore N,/_ poram, er Porphyra : er le Buccine Barcora, Cobros, er Cobron. L i Spagnoli chiamano le Buccine Bozìos. er li Erancefi Bios Cornetos. Le Perle chiamano i Greci M ^ yu p ln a i Latini Margarite >er Vnìones : gli Arabi HageralbatotiTedefchi Perlmtli Spagnoli Perlai .

50

D e i M inili.

Capi

CV.

I M irVLi eccellenti fon quelli di Ponto.li quali abbrùfeiati poifono,& uagliono tanto quanto le buccine. ma in particolarità lauati,come fi laua il piombo, fono utili con mele nelle medicine de gli occhi, fminuiicono la grò(Tezza dellepalpebre,& mondificano le albugini, & tuttel’altre cofe, che offufeano la uifta.Mettefi la carne loro utilmente in fui morii de i cani.

Delle Telline.

C ap.

V I.

R endono le T ellinc frefche lubrico il corpo,& mafsime la decottion loro, le filate abbrufeiate, & trite in poluere, & irrorate con liquore cedrino, prohibifeono il rinafeer de i peli delle palpebre » S ono

P e rle p iu R i­ m a t e . ¡¡a E rro re di P ii nio .

P e rle .& lo ro u irtù .


15> °

Diicoriì del Matchioli t e llin e

.

Minili, TelS o n o alcuni,che tengono,che i Mituli , e ”lf Telline fieno una cofa medefìma. DeHa cui opinione ritrouo ef* l0 cflamin. ° r° ftreffctialmente Paolo Giouio,buomo ueramente dottifiimo : il quale in quelfuo trattato de ipefei Romani s'acco Errore del ftc(quantunque medico)piu alla opinione d’A tbeneo,cbe allafcrittura di Diofcoride. per la quale munificamente Giouio. ji uede effer differente i Mituli dalle Telline : imperoche,oltre aU’hauerne trattato in due diuerjl capitoli,fcriffe dif­

Nomi,

ferentemente dtichora delle virtù loro, come colui che ben fapeua efferui differenza .11 che fece parimente Galeno aU'xi.delle facultà de femplici, doue trattò de i Mituli al capitolo della uipera, er deUcTcUincalfuo proprio cam­ pitolo ; dando à ciafcuno, proprie, er diuerfe facultadi. Ne altrimentifece Paolo Egineta, come ftdel imitatore d'ambidue. Per il che èfenza dubbio da dire, che differenti fieno i Mi tuli, er le Telline. Queftefono notifime in Italia, Cr mafiime a Roma, oue fe ne vendono in gran quantità, per effere molto aggradeuoli al gufo,quando fon ben purgate dalla rena .Ma quali fieno i Mituli in Italia no ritrouo à i tempi noflri altri,che il Maffario vinitiano, che lo dica. Il quale quelli crede egli effere i ueri Mituli, i quali chiamano à V inegià , er per intorno all’Adriatico Mufcioli. La cui opinione molto mi piace : perciocie er la firma loro,ey la fòrza del vocabolo corrotto dimofira no maniftftamcntc,che quefli fieno i ueri ey leghimi Mituli. Sono quefti affai piu grandi delle Telline, con il gufeto elifuori ruvido, er di dentro lucido, er leggiero. chiamano i Greci i Mituli Móa.us: i Latini Mituli egli A* tabi Amarchasegli Spagnoli Mixilbus. Le Telline chiamano i Greci T iMar&t:i Latini Tellina;:gli Arabi Sedef, ^ Tdfaw li Spagnoli Brignigois.

Delle Cham e.

Cap.

VII.

L a decottione delle Chame,& parimente delle altre gongole, fatta con poca acqua foluc il cor­ po . beuefi quella con uino. CHAME. 4°

L a c h a m e quantunque tra Poltreffetie de Conchili fòffero per lunga hiftoriaferitte da Athcnco ; nondime• Chime^ lo iwtantefono lefpetie di quefti animali, che malagcuolmente fi poffono dikinguere l'Un dall'altro. Ma hanno però to eilaiu. quelle oltre alle altre gongole, quefta proprietà, che fempre quafì fi ritrouano aperte. Et imperò penfo, che nere Chamefi poffano ragioneuolmente chiamar queHe,che fi ritrouano infu la rena del nutre con lifeio nicchio aperteci cui già n’ho veduto io affai gran copia in fu la riva dcKAdriatico.Ma per no hautre elleno altra particolarfacuità, che


4

Nel fecondo lib di Diofcoride.

(b<gabbiano le altrefietie delle gangole,cr delle cappe, breuemente me ne pajfo. ■ytfixaii Latini Cbamc : gli Arabi Marne.

Dell’Vnghia odorata.

Cap.

15> 1

Chiamano le Chame i Greci NomL

V ili.

LA v n g h i a odoratac un nicchietto d’unapicciolina gongola,fienili àquelle delle porpore:* ri trouafi nelle paludi d’india, che producono il nardo:* però rilpira di foaue odore,perche fi nutrifee ella quiui fidamente di nardo . Ritrouafi,poi chele paludi per li gran caldi fi leccano. L eccellente un chia odorata fi porta dal mar roffio, biàchiccia di colore,& graffa. Quella di Babilonia e nera,& mi «ore. Sono amendue odorate,& faflene profumo rii cui odore è limile alquanto al caftoreo.il Tu m & l’altra conueneuole nelle fumentationi,che fi fanno per le prefocationi della madrice,& parimé t'’ in quelle,che rileuano dalparofifmo del mal caduco.Beuute»mollificano il uentrc.La cenere delle abbruciate tanto uale, quanto quella delle porpore,& delle buccine.

Co l oro , che leggono diligentemente il capitolo qui delle unghie odorate, quali chiamano glifietialiBlatte Vt)ghif 0j o. Byfamis, non fenza ragione fi marauigìiano, che fertueffè Diofronde, che lefi ritrouano i n India in alcuni palu* rate, & l o r o I 30 di, oue nafee il nardo : non ejfendo ucruno ,che fcriua , che il nardo nafea ne i paludi,ma folamente ne i monti in luo eQamin. ghi aridi , crfeccH . Me afta al marauigliarfl di colloro , che Diofcoride ferina ritrouarfi unaf i etic di nardo, il qualfì chiama Gangetico dal fiume Gange, i quale irriga il piede del monte, oue egli nafee. Imperoche quejlo non nafee in quel fiume, ne in paludi, ma in quella parte piu baffa del monte irrigata dal fiume. Oltre a ciò ritrcuatt dojì,che Diofcoride fcriue, che le unghie odorate fi ritrouano in India ne i paludi,par loro fuor d’ogni ragione che lodi egli per le migliori quelle, che fi portano dal mar roffo,ey chefaceffe anchora memoria di quelle di Babilonia . Dicono anchora di piu, che abbrufeiandofì quelle unghie,che communemente fono nelle (pctiaric , er non facendo alcun foaue odore,mapiu prefio fiiaceuolefimile a quello del cafioreonon fanno come Ufi pofiino chiamare odo• rate, er abbruciare per far buon odore: er mafiimamenteferiuendo Diofcoridc,cbcfe nefafumcnto alle donne per le prefocationi della madrice, er ne l mal caduco, fapendojì molto bene,che cofìfatti accidentifi ¡a m o con le coft 40 puzzolenti,cr non con le odorifere. Ma hauendo io non fittamente prefo l affunto di commentare Diofcorid e, ma di difènderlo anchora quanto mifìa pofiibile da ogni fu s io n e , che uifuffe d'errori, non pojfo far e , che non dica qui in fua difènfione tutto quello, che penfando fopra ciò me uenuto atta mente. Dico adunque prima, che a me non fa cofì gran marauiglia, cheferina Diofcoride, che le unghie odorate nafehino in India in quei paludi,che producono ¡inardo. Imperoche fc egliferine bauerc creduto alcuni, che il Malabathro f u lafòglia del nardo, ingannati dattt ■ odore,che h/cghfìmileal nardo, puòfacilmente accadere che quefH tali poco pratichi nettafeienza dette piante, chumaffcro narchfire quelle paludi,oue nafee il malabathro. Le cui dominatali, come già fatte uulganfeguitando forfè Diofcoride,chiamò mpropriamente quelle paludi anchora egli nardifère,m cutfi ritrouano, er uiuono le unghie odorate. Appo ciò noli dobbiamo punto marauigliarne che le unghie odorate fi portaf]ero al tempo di Dtofco ride dal mare roffo er parimente di Babilonia. Perche quello non è , che le ut nafeono, ma perche cofl al tempo di <0 Diofcoride, come anchora al mitro tutte le mercantie,che uengono d'india, fi portavano per il Mar Roffo in Ba­ bilonia , a- in altri luoghi iE g itto , come boggidì fi portano in Alefjandria. Ma dirafvrfe alcuno, come adunque interuiene quello, che à i noflri tempi rarifivne fieno leunghie o d o r a te le rigirino di foaue odore CVeramente non per altra cagione crederò mai io auuertire quello,fe non perche per la lunghifima diftanza del caminofifuani* fcefia uia il lor buono odore del malabathro,come(fecondo che dicemo nel primo libro)auutene parimente nel nardo, oueramente che quelle, che fi portano bora à noi fono di paludi, oue non nafee malabathro ueruno. Imperoche ueiendoft, che già fa gran tempo nonfi ci porta piu il malabathro, mi riduco agcuolmcntc ì credere, che per negligenza de i coltiuatorifl fia del tutto perduto anchora in India : nel modo medefìmo, che del tutto s'è perfo il balfama in Giudea. Perche k uolere,cbe il Malabathro rinafca(come fcriue Diofcoride) bifigna che ogni anno ,quan* do i p ^ d i per igrandifiimi caldi dettafiate fifeccano,che la terra s'abbrufa confafitncfecche. Il chccfieridopft f o nuuentuta tralafciato per negligenza dagli Indiani,può agcuolmcntc tffere tntcruenuto, che il malabathroJt del tutto perduto auchora in India. Onde interuiene bora, che le unghie odorate nonfilm o piu a tempi nottn di quel foaue odore, che film a n o al tempo ietti antichi. Y lt im m t c non ini parfuor di ragione, che il fumo dette

I


i c)2

Difcorfì del Matthioli

unghie odoratefutgli le donnepre focate dalla madrice, er parimente quelli, che patifeono il mal caduco. Impero» che io non niego(come può molto ben interuenire)che le unghie predette nonfußero appreßo àg li antichi odorifim r e , c r nonßirafifero di malabathro. Ma ben credo per eerto, che quel tal odorefuße cofifiottile,che meße l'unghie nelfuoco, fubito euaporaße uia,cr che abbrufeiandoß poi la fuflanza dell’unghiafaceffe ella cattino odore ftmile al cdftorco, comefanno i nicchi di tutti gli altri animali testacei del mare, quando s’abbrufciano, er però non eßere fuor di ragione, che il lorfumo uagli per liberar le donne fcrangolate dalla madrice. Come poi,cr con che ragione, feriueße Diofcoride, ehe le unghie odorate, chiamate(comc è da credere)unghie, per e[ferefimili à qualche forte de unghie-, flraßembrino al gufeio delle porpore, nonho iofinhora poßuto chiaramente intendere. Ma per dirne quanto io ne credo, non mi piace la opinione di coloro, che uogliono,che f a queßo animaletto non per altra ragia ne chiamato unghia , che per eßere il fio gufeio lifeiofenza alcuna afirezza,CT bianco er lu¡iro, comefono le um la ghie humane. I mperoche il gufeio delle porpore à cui raßembra le unghie odorate Diofcoride, è aft>ro,rugofo,cr tncquale, erper tutto fiinofo. Ma uedendoft che le unghie odorate,le qualifono in ufo per tutto,fono fimili alla un ghia de cani,de lupi,dette uolp i , er altri animalifintili, come quifiuede in pittura, er che abbrufeiandofi rendono un odore ftmile al caftoreo , f t ch’io non dubiti d’aßermare, che lefieno le uere, er le legitime unghie odorate, di Opinione d»cui intende qui Diofcoride .Il Dichfio nellefiuc dottißime annotationifatte fopra Nicolao Aleßandriiio,nella con del Fuchfio pofttione dell’aurea A leßandrina ,doue netta interpretatme fatta da lui legge, oßis unterioris narium purpura »eprouau. ¿¡c( cp( queft0 ¡¡onfìgnifica altro appreßo Nicolao,che quello che chiama Attuario, er altri fuoificceflòri Blatr. tiumByzuntiumfiue byfantis: per hauer ritrouato egli in alcune interpretationi di Nicolaofcritto B^àrSt^u(avTiov ocòuv rii! firn 7«V7top<póp<ti.do c ,Blattio bizantio è oßo del nafo detta porpora. E t appo ciò uuole egli che fieno differenti tra loro il Blattium byfantium ,c r le Vnghie odorate di Diofcoride : per tßere ( cofi dice egli ) » le Vnghie odorate gufa d’alcuni conchiHj, er il Blattium byfantium un oßo dettaparte anteriore del nafo delle por porr. Il che repite ¿egli parimente nelfuo uolumetto dette compofitioni de medicamenti,cr üaggiunfe anchara,clx quefio oßo del nafo delle porpore fi chiamafin hoggi nettefie tiarie Blatta bifantia. Dalla cui opinione èia nottra di gran lunga lontana ■ Primamente perche appreßo Serapione, c r Auicenna, i cui uocaboli, er i cui medicamenti tanto fimplici,quanto ccmpofiti(comc il medefìmo Fuchfioafferma ) ufurpanoi Greci piumoderni, Blattium by* fantium nonftgnifica altro, che l’Vnghie odoratefcritte da Diofcoride. Oltre à ciò non ritrouando iofin hora au­ tore alcuno, cheferina ò dica,che l’oßo detta bocca,ò del nafo della porpora(ccme uuole il Fucbfto)ne manco ilgua feto che le copre ,fia in alcun modo odorato, ne che mai l’habbia connumerato tra le cofe odorate, ne meßo in anti­ doto ueruno ; ma ben che la cenere dettiabbruciate fia dif.eccatiua,fiuti i denti, leui uia la carnefuperfiiia >mondi» fichi ¡’ulcere, cr le faldi ter per il contrariofia cofa ¿tutti chiara che appreßo àgli Arabifieno ¡limate (Vnghie ja odorate, le quali chiamano eglino Blatte byfantis, per il buono odore ch’ellefiirano, e r per hauen elle uirtù,cr proprietà, oltre att'hauere del caldo , c r del ccftrettiuo, à i difitti dello ttomaco, del fegato, del cuore, c r della madrice ; nonfojamente nonf i deue accettare Vopinione del Fuchfio, ma ne anchora aperouare lafcrittura di N ico lao in quefto luogo.il quale può agcuolmcte eßerefeorretto, c r còtaminato,fi come è in infiniti altri luoghi offerita* ti dal medefìmo Fuchfio. Ma che fia il nero che g li A rabi, da cui confißano i Greci moderni hauere tolto molte cofe, lodano, c r celebrano le Vnghie odorate per i malori dette membrafuddettc, nefa tettimonio Serapione cfalt» torità di Mefebae, con quelle parole. Il conchilio d’indiafcalda,cr dißecca nel terzo grado: c r participa delfot« tile , c r del coflrettiuoecr cotifirifce oltre a ciò per la refragranza delfuo odore allo stomaco, al tremore del etto» re , di fegato, c r atta madrice. Ondefacilmente mi riduco à credere,che anchora Attuario non intenda altro per il BUttum byfantium, che le Vnghie odorate Indiane, c r non altrimenti ¡’oßo del nafo delle porpore,come s'tmagihà 49 il Fuchfio. Mettonft adunque i conchilij cuero ¡’unghie odorate, nonfenzagran ragione, er autorità da i Greci piu moderni netta aurea Aleßandrina,pcr eßer ella utilißima à tutte le paßioni del euore>cr dette uifccre : come pa* tímentef i mettono netto antidoto, che dalle perle che u'entrano, fi chiama dimargariton ; per hauer quello uirtù di tiftaurare lefòrze dette membra indebolite, difanare c r rifuegliare i tramortiti, c r curar le fincopi tanto cattfiie dal cuore, quanto dottofilomaco, dì ricreare gli afflitti, & ifiacchi per lunghe malattie, c r liberar le donne dalie prefècationi detta madrice,comefanno aperta fide Attuario, c r Nicolao. Le quali tutte cofe poßono per loro fhfi­ fe operare le Vnghie odorate, fe fl confiderà molto bene lefaculta, cr le qualità loro.il che non fo però uedere io, ne ritrouaxe nelle porpore per ueruna ragione, ne per autorità di fide degna. Et però credo che nonfenza ragione fipoßaaccufar Nicolo in quello luogo(fe però (errore è fuo, c r non dettafcrittura ) hauendofi egli imaginato di mettere tuli aurea Aleßandria (oßo del nafo dette porpore in cambio dell’unghie odorateicr tanto piu non hauendo <jo altro oßo le porpore ne nel nafo ne nella bocca, che il gufeio, in cuife nefiatino ferrate. Dal che fl può conofiere quantofia grande (errore, determinando di co fi, che non fi trouano. Conofcejì oltra ciò eßerfalfo, che le Blatte byfantis dellefietiarie fieno quefle oßa imagínate dal Fuchfio, c r da Nicolao, erper la ragione già aßegnata, cr per eßer cofi chiara che le Blatte byfdntis del commune ufo nonfono altro che le unghie odorate. Finalmentefieno pure qualifi uogiiano quelle efiofitioni fopra Nicolao, in cui fi fónda il Fuchfio : mperoche ette non oflano puntai òtte ragioni c r autorità da me aßegnate, per eßere elle per auentura ò incerte, ò non approuate,cr parimente per eßere del tutto contrarie attauerità,cr atta ragione. Se già non dieeße alcuno contra quello,che intende il Fuchfio, hauer (autore di quelle eßofitioni interpretato le parole di Nicolao,c r ammonito i lettori,nonfignificarc altro ap­ preßo Nicolao ¿eovt 7»e pme 7ñemptpvp&f,cbe Blattum byzantium, ciò è unghia odorata. Imperoche eßendoil ff/io di Nicolaofecondo ¡a traduttione del Fuchfio, per fc fteßo di tal forte chiaro, che non ha bifogno di ueruna io # 0 fitione, nonfaceua tetramente di bifogno che quello eßofltore ui s’aßaticaßefopra, ma ben che s'aßaticaße in dichiarare che in quefto luogo era manifiÜo difitto nettafcrittura, c r in ammonir i lettori, che in luogo di mette • • .. oßa

fi

,


I

Nel fecondo lib. di Dioicoride. 0rfAJi porpora, ufafièro le unghie odorate: per faperfi per cofa certa da lui ejjerc unafauoh ,chc fi ritroui 0J0 di forte alcuni nel nafo à nella bocca delle porpore. biche fi uede batter molto bene auuertito l’antico incerpretedi m e d io : imperoebe non ha egli interpretato nell'aurea Aleffandrina,ne manco nell’antidoto delle margarite à modo del Fuchfiojma che uifi debbi mettere le Blatte byfantis-cio è le unghie odorate. Chiamano i Greci le Vngbic 0* dorate o>gil Latini Conchula Indica,cr Vnguis odoratus : g li Arabi Athfar atheb,ouer Adfar Althaib.

Delle Chiocciole.

Cap.

. omi'

IX .

L e c h i o c c i o l e terreflri fono utili allo ftomaco,ne facilmente fi corrompono.L’eecelIentilsi 10 me fon quelle,che nafeono in Sardigna,Libia, Aftipalea,Sicilia,& Chio: ottime fono anchora quel­ le delle alpi di Liguria,chiamate pomatie,cio è coperchiate. Le marine fono ftomachah,& facilmen te li digerirono. Quelle de i fiumi hanno abomineuole odorc.Quelle,che fi ritrouano attaccate alle fupi>& alle macchie,le quali alcuni chiamano fedii, cóturbano il corpo,& lo ftomaco,& prouocano il uomito. I gufei di tutte quelle brufeiati hanno uirtù di ulcerare,& di fcaldare: mondano la fcabbia,le uitiligini,& i denti. Brufeiati infieme con la carne,& triti in cenere,& unti con mele, giouano alle debolezze della uifta,& mondificanolecicatrici,&le bianchezze de gli occhi, &fimilmente le macchie della faccia. Le chiocciole pelle crude con i fiioi gufei, diifeccano le enfiagioni dell’hidropi fia, impiafìrateui fufo, ne fe ne difpiccano fe prima nò fi dilfecca tutto l’humore.allegerilcono le in fiammagioni delle podagre : & cauano,impiallratc,le fpine»ò altre cofe,chc rimangono fitte nel cor* 10 po. Trite,& applicate,prouocano il meftruo.La carne loro trita con incendo,& mirrha, falda le feri­ te,& mafsime quelle de nerui. Incorporate pelle con aceto,«(lagnano il fangue del nafo. Cauata la carne delle uiuc,& mafsime delle Africane, & inghiottita conaceto »mitigai doloridelloftomaco. Arrollite le chiocciole con ifuoi gufei,A: pofeia trite,& beuutenon molto copiofamentecon nino» & con mirrha,acquetano i dolori colici,& della uefcica. Quel uilcofohumore,cherimaneatuccato all'aco nel palfar le terreilri,ungendofene i peli atti à cafcare,gli conglutina,& gli ritiene.

N ot 1 ss 1 m e à tutta Italia fono le Chiocciole : te quali chi chiama Lumache,chi Eugonì, & chi Buouali. c j,;0ee;0|e Et auenga chefe ne ritrouino di bianche,di nere, di griffe,di mezane,cf di molto picciole ; nondimeno hanno tut* 1 te una medefìma natura. Etfe pure è differenza tra loro,è per rifatto de i luoghi piu opachi, er piu efpofii al So* le , oue elle nafeono : er fimilmente deWhcrbe, ondefi nodrifeono. Del che è buon giudice il gufto : imperoche ne fono di quelle, che per ilpafcere, chefanno deU'affenzo, fono amarifiime ; er altre puzzano difango, per effer tolte appreffo alle paludi. Aggradeuoli, er molto faporite al gufto f v i quelle, che pafeendo ilferpotlo, il calameli* mento, il pulegio, l’origano, er altre herbe odorifere, diuentano eccellenti. Fra le quali fi pojfono ucramcntc connimcrare quelle poco maggiori de i lupini,che fi ricolgono in campagna di Roma, oue fi trouano l autunno at5? taccate à migliaia àifufti di certi cordoni tutte in un mazzo. Furono anticamente le Chiocciole tanto defìderate nelle cenefaondo che riftrifee Minio d i v i . capitoli del 1 x.libro)chc furono di quelli, che s’ingegnarono afar* nciuiuaì,mcttcndouenc feparatamente didiuerfeforti,perpotermegliofodisfare all’ appetito. Impcroche alcu* nefi lodauano per effer groffe, come erano le Illiriche : alcune per effer prolifiche , come le Africane : er altre per 'fiere piu nobili, come le Solitane. S'ingegnarono anchora di trouar il modo d'ingraffarle, dando loro un mangia " fatto confapa, farro, er altre cofe. Quelle , che Diofcoride chiama Pomatef i ritrouano eccellentiftimenel chiocciole tt montagne di Trento, er fimilmente ne gli altri luoghi circonuicini .Ut fi cercano il tterno fiotto terra appreffo al piomatie. l'fiepi,cr 4 gli ftcrpi della campagna. la onde fcalzando la terra coloro, che le cercano,con certi uncini difèrro, ritrouanoferrate tutte infe fteffe, con un coperchio,che loro ferra tutta la bocca dinanzi, bianco,er duro, come f'fufie digefjo. Sono u‘ ramente quelle cofi ferrate fenz* comparatone alcuna affai piu aggradeuoli al gufto, er io piu facili alloftomaco, che quelle che fi pigliano aperte, quando pioue alla campagna. Che iluernofi ferrino, er safeondano appreffo alle radici deglifierpi , è cofa neramente poco faputa in Tofana; quantunque quiui Scoloro, che altroiH rihanno imparato (arte, ni (¡ritm ino nel medefimo modo. Bruitatele Chiocciole, t

come


i j? 4 C h iocciole ir ritte d* G ì e

C h io cc io le

mirine.

Chiocciole fenzagufeio. Moni.

Difcoril del Matthioli

come ninfeggi Galeno alix i .dellefaculta de [em piici, infierne con ìgufei, c r mefehiate pofeia con galla limata k pepefono utili alla difenteria,dotte le ulcere delle budeüanon cominciano anchora a putrefarjì. Nel quale ufo fi prendono quattro parti di chiocciole, due di g allale? una di pepe, c r cofifatto di tutto fonili finta poluere, s ufa pofeia à i cibi y onero (ìbeue con acqua ò conuino auftero. Ma fenza mefchiarui galla è la cenere loro di tnolcofceca uirtù,cr partecipa alquanto anchora del caldo contratto nell’abbrufeiarfi. Le crude trite infierne co'l gufeio, c r impiaftrate fopra al uentre nelle hidropifie, c r / opra l’enfiagioni delle giunture diseccano mirabilmeiu te,quantunque malageuolmente fen e ieuino u ia. Onde bifogna lafciaruele fin tanto,che fé nejficchino da per loro. Il medefimo è da fare nelle enfiagioni caufate da percoffe,che malageuolmente fi rifoluono : cr nelle contufìonifat­ te nelle orecchie. I mpcrochele diffeccano ualorofamente, anchora chcuifuffero nel profondo humori grof.i, cr uifrofi. Et nel medefimo libro parlando al capitolo della uipcra di diuerfe forti di carne , diceua. La carne dcllt iq Chiocciole peña nel mortaio, e r ridotta in linimento, diffecca ualentemente tutte quelle partì del corpo, doue l'hu« tnidità foprabondi . Oltre à qucfto quello humore uifeofo,che fanno le chiocciole, compoño con incenfo,ò con aloe, ò con mirrha.ò con tutte quefie cofe infierne tanto che s'induri, c r facciafì tenace,diffecca Ìhumidità,cr la marcia, che diñilla dañe orecchie : c r applicato alla fronte-diffecca i flufii,che difeendono à g li occhi. Vfanle anchora alcuni peñe fottilmente co’l gufeio per cattarfuori le fritte,cr i bronconifitti nelle membra : c r altri per riñagnare ifluf* fi del mefimo .M a io effondofuori à i cam pilo ufato la carne fola loro trita in una ferita fatta da una percoffa,oue un neruo era ferito : e rfu f anata la piaga molto bene,fenza alcuna infiammaggione del neruo. Etera ilferito un uil Uno molto zotico ; ma mefcolai con ejfa della farina uolatile del molino. Scriffero alcuni medici miei maggiori,che per fa r ciò fi debba mefcolare la carne delle chiocciole con incenfo,cr con mirrha.Ma io aü’hora non haueua ne l'u* nome íaltra.-percioche era in uiüa lontano dalla città. Vtiofeli metter anchora della ragia fritta c r ridotta iti polue :o r e , ritrouandofi añe mani. Ma uolendo batiere affai di quello uifeofo humor loro, bifogna pertugiar la carne loro, con uno ftile appuntato ; c r torre di quelle, che fon prefe difiefeo ipercioche altrimenti co’l tempo fi diffeccano. Lefrefche hanno affai di queU’humorc, che punte m andanofuori.il quale s’adopera anchora per incollare i peli cafcati dalle palpebre. quefio tutto diffe Galeno. Vfanfl le Chiocciole crude, c r cotte, pefte co'l gufeio, c r fin * *«<, ne gli empiañri, che maturano,cr rompono le poàem e . nel che fono neramente efficacifime. L e marine in Italia fon rade uolte úfate : ma ne i luoghi maritimi freffe uolte fi mangiano. Le terreflri, che non hanno gufeio, le quali propriamente chiamiamo noi in T ofeana Lumache,hanno una pietra bianca nel capo, la quale ( fecondo il uulgo ) uale alle fèbbri terzane. R itrouanfene àifìmili affai nelle cantine , c r in altri luoghi fiumidi per le cafe : le quali foglionofr effo ricorre le donne, per lambiccarle con altre loro mafcalcie per lilifci. Di quefir diffe Plinio al v i ix a p ito b del xxx. libro,efferne copiofal’Aphrica,CT che molto fono utili brufeiate aña difenteria, dandone ja infierne con acacia due cucchiaricon uino di m irto, c r vino auñero. Chiamano le Chiocciole i Greci 'X.ayxitu ; ¿ Latini Cochlex : g li Arabi D a lz m , c r Halzum : li fedefihi Schttecken ; li Spagnoli Caramuyos, c r Caracoles : i Erancefi Ef:argotZ -

D e i Granchi de i fiumi.

Cap.’

X.

L a c e n e r e dei Granchi dei fiumi brufeiati, data trc’diàbere alla quantità di due cucchiari infieme con un cucchiaro di radice di gcntiana,gioua efficacemente al morfo del cane rabbiofo. I m ­ palata con mele cotto,mitiga le fifiure del federe, & de i piedi,le bugancc,& i cancari. Triti,& beuuti crudi con latte di afina,gloriano al morfo de i ferpenti,de i ragni,che chiamano phalangi, & alle 40 punture de gli feorpioni. C o tti, & mangiati con la loro decottione,giouano,à i phtifici,&à chi ha* uefle beuuto il lepre marino. Melisi triti có bafilico fopra à gli feorpioni,gli ammazzano.Tutto quc­ fto fanno anchora i marini,ma con aliai minore fucccflb.

S ' i S ì f l°

, SoNO in wnìfifto more colerose fi profano,che i Granchiferini da Diofronde,cr da Galeno,fieno quelli, &

finore di c”cvolgarmente per tuttta Italiafi dimandano Gambari. Imperoche carcinos tn Greco(comeferme Diofcoride in

molti medici quefio capitolofnolignifica il gambate,il quale chiamano i Greci <tòacos;ma quello di ritoda figura,etfenza coda,


Nel fecondo lib. diDioicoride.

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e h noi chiamiamo propriamente in Tofcana Granchio : er à Vinegia, dotte ne ttiene de marini una influirà, qum* a'ohanno mutato ilgufcio ft chiamano Motteebe. della cuife r ie fono anchora quelli che chiamano Mac inette, fe bei', non hanno coft gobba lafchena.Uchè chiarißimamentc dimoftra Aristotile al n . capitolo del 1 1 11.librodcl ìa kifioria de gli animali, quando dice. Cancerfolus ex cruüaceis non regitur cauda,w corpus cìm quident loca« lìis fquittisk longumfit,cancris uerò rotundum efi. Añaco chiama pofeia Oppiano particolarmente ¡I gambaro di mare,il quale à Romper in altri luoghifi chiama Leoneter à Vinegia, riferbando anchora lafòrza del Greco, (ì chiama Afiafe : er quefto medefino è chiamato Gambaro da Theodoro interprete d'Arifio tele,per e}fere, nelle fattczzef uc¡im‘ k al gambaro uolgare, Quantunquefia egli piu grande. Ma per quanto io ho potuto cònietturare,A* ftaco apprefio Ariftotele è proprio-quélgambaro großißimo di mare,ii qual chiamano à Vinegia añafe, er à Roma i o leone. Imperoche pocodifatto,fiubito che bcJibe trattato de g li animali cruftacei, pare neramente, che egli deferii ua igambari d’acqua dolce dopo a ¿granchi,quando dice. Genus item aliud efl,quod quiiem paruum eft ueluti cana crif i d e uerò -aftacisfìmilc. Le quali parole argutjcom mamfifiamente, che igambari communi non habbtano no ine proprio apprefio à iGreci,ficomc non l'hanno parimente alcune fe t ie di granchiolini, comefa teftimonio il me defimo Arifiotile,quando dice. Catteri, minutiores, & nuttis pene nominibus annotati • Onde ho piue? piu uolte penfato, che i gambarifieno quelli che chiama Galeno gammarides, togliendone il uocabolo da i Latini, con cui luti go tempo pratticò in Roma, per ritrouarfi appreßo à i Greci. Et pcròdiceua egli al u t .libro delle faculta de gli alimenti. Aftaci,paguri, cancri, locufi<e, carides,gammarides,er idgenus alia tenui tefta concluduntur. Et tanto piu ho io ardire <£affermare ciò , quanto ueggto non ritrouarfi , eh'iofappia,quefto uocabolo gammaridesfat to Greco da Galeno,ne prefio Ariftotele,ne prefio alcuno altro. Dalle quali parole anchora c cofa chiarißima cf* jo fergraniißima differenza da ì gambari à i granchi. Et però errano quei medici, che per i Granchi a i morfi rab* biofhO-àgli hettici ufano di dare i Gambari : percioche non de i gambari,ma. de i granchi intefero Diofcoride,et Galeno. il quale all’ x i .dellef 'acuità de[empiici,cofi lungamente nefcriffe, dicendo. La cenere de i Granchi de (. da Ga¡> i fiumi , come che ella fia coft difieccatiua, come è quella dette chiocciole; nondimeno ha mirabile proprietà in colo­ ro,che fon morfi dai cani rabbiofi: il cui effetto fl uede in eßafola, quantunque compoftaconinccnfo,cr gentiana fia pojcia molto piu efficace .Nella cui compojttionefi toglie una parte d’incenfo,cinque di gentiana,cr dieci di ce* nere di granchi. Ma neramente non l'ho io mai ufata altrùntnti,che l’ufaua Efcbrione empirico compatriotaer pre cettor mio,uecchio er peritißimo ne medicamenti. Haueuaeglì per far quefto una padella di rubicondo rame, nella quale mefi fòpra al fuoco i granchi um,ueglì arroJTiua, fino che fi poteffero ridurre in fottilifima poluere. della qualefempre teneua in cafa di'.preparata : er lafaceua dapoi al nafeere della canicola, effóndo il Sole in leone a digo ciotto di della luna : er cefi ladaua pofeia à bere à coloro,che erano fiati morfi da cani rabbiofi, irrorata co acqua alia mifura riun gran cucchiaro quaranta di continui. Ma fe da principio non gli uemuano i mordutiin cura, ne da­ lia loro due gran cucchiari al di nel medefimo modo ; applicando alla piaga un cerottofatto riuna lira di pece,d un fefiario Italiano di firtißimo aceto, er di tre oncie di opopanaco. Et tutto che nonfufero talicofe darccitarc in quefio luogo ; nondimeno ce n'bo uolutofa r mentione, per efferati iograndemente confidato in quefto medicamen* to : percioche niunomai riè morto di coloro, cheihanno ufato. quefto tutto diffe Galeno - Spetie di gambari fono ìe Locufie,e le Squille, quantunque non habbiano le branche. er flmilmente fetie di granchi fono i paguri uolgar* mente chiamati Granciporri, er le Granceuole. Le pietre, chefi ritrouano nella tefla de i gambari, ufano imo* p¡etre ¿¡ derni medici à prouocarc le pietre delle reni,dandole à bere in poluere, ouunque fla di bifogno. I Granchi,[mili bari. alle macinette di mare,nafconoper tutta Tofcana e infiumi, er ne i fòffati dell'acqua dolce, come in Lombardia na40 [cono i gambari. Et di quefii,dico,intefero Efcbrione, Galeno >er Diofcoride, er non de gambari: per ritrouar* fene non meno ahondante la Grecia,che la Tofcana ; douc preparauano d’eßi l antidoto contra al morfo de cani rab* biofi. Ma nonfono in minore errore quelli,che per chiaro fi perfuadono, che fieno i Cancelli fcritti d Ariftotele, Errore di al­ ita Galeno, da Eliano, er da Plinio quefii Gambarelli picciolini di mare,li quali hanno la coda, cr i piedi à modo di gambari; quantunque non habbianole branche daprenderc. Imperoche quefii fono particolarmente chiamatida Garnjjare]j¡ f Ariftotele squille picciole. il qualnome gli dura per tutto intorno alle riue dell Adriatico, douc chiamano parti. Squille,&lo colarmente quella fe tie di Gambarelli bianchi, dopo al cuocere Schitte ; quantunque in molti luoghi di Spagnauni ro edam. uerfalmente tutti i Gambarelli, er maßimamentein Bifeaiafi chiamino Squille. Del che nefa apcrtotefiimonio A* riftoteie attivi 1 1 . capo del 1 1 1 1 . libro delle parti de gli animali, coft dicendo. Le fquiüe fono differenti da tutte leforti de rgranchi, per hauer ette la coda : er da tutti gli altri,che fon uefiiti di crqfta,per non hauer ette le bran­ co che da prendere. Dal cheft conofce euidentemente\, chefotto le ferie de i granchi intende Ariftotele tutti quelli » che non hanno la coda,comefono le male cbiamdtc Granceuole,i paguri chiamati Granciporri,le Macinette, i Gran chi dei fiumi, cr fìmilmenie i Cancelli. Neper dltracagione difiioeffer chiamarii tambarelli [quitte picciole » fe non per auifar altrui, chefene ritrouano di maggiori, liehe ne deferiue Ariftotele al fecondo capo delquar• to libro dett'hifioriade gli animali, coft dicendo. Contcngonfi nette treforti dette Squille le gobbe, lecrangine, crquette picciole, che mai non diuentano maggiori.il che ne fa infallibile argumento, che perle [quitte picelo* le intendere Ariftotele affohtamentc de i Gambarelli,per effer cofa ch ia ra te non diuentano mai maggiori di quel, che gli ueggiamo nette pefearic. Hanno la coda,come igambari, er non hanno le branche da prendere. Quali po- c à c e l l i , & 1* fila , cr comefatti fieno ¿Cancelli,il qualnome altro non rilieua,che granchi piccolini,lo dichiarò Galenoal roe kam. terzo libro delle [acuità de gli alimenti, coft dicendo. L i Cancelli fono piccioli animali di colore, che nel gial­ l o . lo rofteggid, fimili à ¡granchi piccolini. Dal che fi può ragioneuolmentc affermare, che fieno anchor efi fe tte dt granchi. Eortanfi i Cancelli con la minutaglia del pefee marino, er ritroimfi uiuerc in due modi, er hauer doppia natura, come riftrifee Ariftotele al quarto capo, er libro delthiftoria de gli animali,con quefie parole^


Difcorfi del Matthioli GRANCEVOLA.

!•

GRANCIPORRO. to

I*

CANCELLI.

40

°

1

Ciucilo d e chiamano Cancellofi può neramente chiamare compagno commune tanto de ipefei cruftacei, quanto tc (tacci. lmperochc quantunque di fia natura egli fia fimile alle locufie,zr che nafca da per f i ; nondimeno per entrar poi negufei de i teitacei, douefa pofiia fimpre lajua uita, diuéta peròfìmile àiteflacei. Dolche fi uede effere il cancello animale di dubbiofogenere per efier egli commune ad amendue i generi predetti. Egli è di fòrma(dicendoh èia fchietta)jìmilc à i ragni¡eccetto che nelle partifitto il capo,cr fitto il petto è egli motto piu ampio. Ha in te* {la due piccioli cornetti rofii e r fittili : fitto i quali fino gli occhi affaigronditi quali mai nonfi ritirano in dietro, come fono quelli de granchi, mafimpre ftanno¡porti infuori . Sotto gli occhi c la bocca,tutta circondata da alcune barbette come capelli.Ha due branche sfiffe e r bifircatcyconcuis'imbocca : c r da ogni parte ha tre piedi;quantun

qu*


Nel fecondo lib.di Diofcoride.

197

¡1 tcrZofìd affai piu picciolo. La parte del corpo inferiore è tutta tenera er moUe,er aprendoligialleggia.Et ^"cdcfi un meato, che ua dalla bocca alloftomaco, rna non uife ne difeerne alcuno altro ,per cui eglifi purghi. Le 1 anche, i piedi, e’I petto fon duri, ma non però tanto quanto quelli de i granchi. None ligato col gufcio,in cui f i io'ara, ’comefono le buccine,er le porpore,ma ui fta dentro libero er (¡fedito . Pi« lunghifono quelli che habita* no ncgufei delle turbini,che quelli cheftanno nelle iteriti: imperoche questi fono d'altra (fette,ma nel reflo non trep no difintili. Hanno però la brancha deflra minore della finiflra : fopra la qualefogliono fempre caulinare . queflo tuttodiffe Arinotele . Et però ben diceua Ebano fcriuendone al xix. capo del u n . libro deU'hifioria de gli anr= mali,che nafeono i Cancelli nudi,*? fuor de i gufei delle conche;quantunque pofeia s’eleggano quelli per bastargli dentro. Imperoche ritrouando alcuni piccioli gufei uacui di porpore,er di buccine, entrano primamente in quel• 1 0 li : ma pofeia che crefciutifono in maggior grandezza che non è la capacità detfhabitatione, entrano in altri,come iticafa maggiore : ne in cotali lungamente fi ricoprano,mafi uanno mutando di molti in molti piu l’un dell’altro ca paci ,fino à tanto che ritmatone di molto maggiori fe ne godano , come di gran cafa. Il perche f f effe uolte conten dono inficine di cotali jfoglie con lunga battaglia ,fin tanto che i piu uaìorofl reflano al poffrffo. Queflo tutto diffe Ebano. Il che parimente diffe Plinio a xxxi.er xL ii.cap i d e h x M r o . Il che ne dimefìrafatatamente,che mol ti diuerfl fieno i Cancelli de igambarcRi chiamati propriamente Squille, erigambari dai Granchi. Chiamano N i Greci il Granchio K *f*.lm ; i Latini Ctmccr : gli Arabi Sartam, er Sarthan : li Spagnoli Cangreio : i Erancefi Cancres.

Dello Scorpione terreftre. Lo

s c o r p io n e

Cap.

X I.

t e r r e f t r e c r i m e d i o a lfa p u n t u r a fa t t a d a f e fte iT o , t r i t o c r u d o , & a p p l i c a t o l a f o -

G l i Scorpionifono conofeiutì animali in Italia : imperoche in ogni cafa,erne^e camere,er nelle cantine, er in ogni altro luogo fe ne ritmiano : tanto fono gli huomini fottópofti à pericoli della uita. Et come che in Italia ^c° tP|9n'ter non fieno cofi uelenofi,er cofimaligrà,come fono in molte altre regioni piu fotto al mezo giorno;;nÒdimeno bo uiflo ° r° io alcuni,chefono fiati in Tofcana trafitti da loro, patire molto faftidiofi accidenti, er qua/ìridurft appreffoalla morte .Nelle regioni frigide fono affai manco maligni. Et imperò in fu’l Trentino,fe ben trafiggono, non nuocono. quantunque quiui férmamente s’affermi per cofa itera accader qucftoperijfctialcgratia conccjfa da Dio per prece dì fan Vigilio Vcfcouo,padrone er principale auocato di quel Vefcouado. Il che diffe Arifiotele al xx ix.cap.del* t r V1 1 1 .libro deli’biftcria degli animali accadere in Pharo,er in altri luoghi .foggiungendo poi, che in molti altri luoghi, er mafiimamente in Scithia fono uelcnofìf.ìmi,er mortali,nonfellamente à gli huomini,che da loro fono tra• fitti ; ma à tutti gli animali brutifino à i porci : i quali però non temono qualfi uoglia altro morfo ò puntura d'ani­ mo male uelenofo. Sono gli Scorpioni(fecondo Ìkiftoria dì Plinio, cTAuicenna, cfAlberto, d’Eliano, er d’altri anchora)di none forti, dipinti per diuerfl colori ; ciò c , cedrini, rofri, cenericci, ferruginei, verdegialli, con ne= Scorpioni, & ra coda, uinoft,, bianchi, e r fumof i . De i uerdi oltre à i neri,a1 à quelli che fonoferruginoflcopia infinita riho loro ipetie, , veduta io nel contado di Arco,poco lontano dal fiume della Sarca, in un certo picciolo bofebetto di quercie apprefi fo al romitorio di fan Polo, doue in breuifiimo tempo fotto à i fafii ne di canicolari ne cogliemmo liromito di quel luogo, er io piu di mille er cinquecento, tutti bengrofri er ben pieni. Tra i quali affai nc ritroummo di fimine > che haueuano i picciolini bianchi come pidocchi, fotto al corpo per ordine appreffo ad ogni gamba uno. quelli ca* minando le madrifi portavano per tutto dietro. Et imperò ben diceua Arifiotele nel v. della biftoria degli animali à capi xxvi .che gli Scorpioni terreftri parturifeono i lor figliuoli d'uoua, cauandolefino che nafeono : mafono pofeia ammazzati,& difcacciati da quelli per ejfere ingrà numero: percioche il piu delle uolte ne partorìfono un* 50 dici. Dice plini0, che affai piu nuoce alle donne la puntura de gli S corpionì,che à gli huomini,er mafrime alle ucr* ¿ ‘ni : aUe quali vuole che fìa del tutto mortifera la puntura degli Scorpioni. Quelli,che hannofette nodi^nella co* Scorpioni da >fono affai piu uelcnojl, che quelli, che n'bango fci. Scriffcro oltre à ciò alcuni ritrouarfene con l’ali,er che coa .

40

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3


i c>8

Diicori! del Mattinoli

(beffo uolaniofono portiti di iuenti diU’utu regione all'altra, comefi legge in Strabono al.decimò quinto librò , Il che non mi par cofa difficile à credere,uedenio noi ilfìmile nette fòrmiche : imperòche in quejle fi uede una quifl tal diuerjìtà di colori. c r tanto piu , che in Caviglia di Spagnafì ritrouano arando ne i campifaefii ccfaug.lt di ter» ra,tuttipienid’infinitifcorpioni,comeinltalia [introitano le fòrmiche nefuoi formicai. Diqua da gli Ethiopi ( diceua Plinio ) è una grande regione rimafa inhabitata per la moltitudine de gli Scorpioni, che ui nafeono. Et di piu dice pur egli,che legando dieci granchi con un manipolo di bafìlico,cr mettendogli pofeia douefieno affai Scori pioni,tutti ui fi congregano appreffo A l che nonfi conuienc a quello, che difopra diffe Diof:oride nel capitolo de granchi : imperòche dice egli, che pesti i granchi con bafilico,cr mef i fopra à gli Scorpioni,gli ammazzano. DU cefi, che le uefpe, le api, c r i calabroni non pungono alcuno, chefia fiato trafitto dagli Scorpioni. Et al x.cap. del xxv. libro diffe Plinio,che toccandoli con l'elleboro bianco gli Scorpioni, chefon morti firefufeitano. Vfatto 10 Virtù delti Scorpioni,& alcuni medici la cenere degli Scorpioni brufciati nini per coloro,che per cppilatione di renelle, à di pietra nella ue= dell’olio fac­ fcica,non poffono orinare. Alche lodò Mefite il toro olio,che fi tienefatto nelle faetiarie, unto atte rcni,cr al pettc* to con efsi. necchio : cr Auicenna lo commendò ne i dolori ¡delle orecchie. Io ho bene efaerimentato qucfto,che un olio, il quale f i io,nel quale entra grandifima quantità di Scorpioni,ungendone folamente il cuore, er i golfi di tutto il cor p o , liberar da ogniforte di ueleno tolto per bocca, che nonfla corrofìuo : er flmilmente da tutti i ueleni,che Infoia no con i morfi loro gli affidi, er ogni animale uelenofo. Come buon teflimonio nefanno coloro,che effondo fiati prima unti da i facerdoti d'olio finto,fono 1lati pofeia liberati co’l mio. Del quale netta pefte ho ritrouato mirato* lofi effetti,er mafime nelpreferuarfì : er flmilmente nette petecchie, ne i uomini de ifanciulli, er in tutti i dolo» ri intrinfechi del corpo, er factialmentc nutricali : nel che è efficacifim o rimedio. D i quedo adunque daremo la deferittione, cr parimente il debito modo difarlo nel feflo libro, quando parlaremo della cura uniuerfale di tutti i uelenì. Chiamano i Greci lo Scorpione terreftre iocx^rtuoc- i Latini Scorpio,cr Scorpius-'gli Arabi tìar Nomi. rab,onero Hacharab : li Spagnoli Alacran.

Dello S corpione marino;

Cap.

XII.

IL fiele del marino Scorpione è utile alle fuffufioni,albugini,& debilità de gli occhi.

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qo

Hanno si creduto alcuni, che lo Scorpione marino,cr quel pefce,che chiamano Scorpena,fieno una cofa me Scorpione defima. Ma che fla lafcorpena il marinofeorpione ,per quantofi legge in A tbcnea,cr in Arinotele,non fi può ut* marino,&Au ramentt concedere : imperòche ambidue differentiarono l'uno dall'altro. Vero è, che lafeorpena, la quale uolgar* cflamin. mente alcuni chiamano Scarpe ta,cr altri Scorpena,ha unafaina nellafchena molto uelenofa, con la quale cerca di trafiggere fempre i pefeatori : c r già ne fono flati da quefta trafitti di coloro, che fe nefono morti II cui effetto per efferfimile atte punture degli feorpioni, hafatto credere à molti, chefla la feorpena, c r lo feorpione una cofa j o medefìma. Ma per quanto iopoJJ'd credere,fono lo Scorpione c r la Scorpena pefei d’un medefimo genere, ma diffe­ renti però di faetie,cr di fórma. Imperòche lo Scorpione è pefee, che non ftàfe non in alto mare, molto maggiore iettaf:orpcna,di modo chef i ne troua atte uolte di quello,che pefa fino à otto c r noue lire. Et la Scorpena è un pe* fce,chefld per la piu parte intorno à i lidi del mare, molto ueramente minore dettofeorpione. Oltra à ciò lo fiore pione roffeggia quaft per tutto il corpotha due corna in f <7capo mollicchiof i ;c r i denti molto appuntati, quantun* que minuti. H<t appo ciò le alette,con cui nuota,fainofe: c r fainofo parimente il dorfo,con le cui faine firifee i pe* fcatori. Chiamano quello pefie alcuni,Pcfie cappone,per baucr egli la polpa molto bianca ; come che nette ma* remme di Tofiana ingiù luoghi lo chiamino Cerna.Ma la Scorpena,che riferba per tutto il fuo nome,non ha corna, ne denti appuntati. I l dorfo ha bene ella fainofo come lo feorpione, ma difaine piu dure, c r piu lunghe. Ncl redo poi delle alette non ha faina alcuna,fe non apprefo atte orecchie,doue ha due faine affai lunghe, c r alcune 6$ intorno atta teda : è neregna di colore con alquanto del ucrdcggiantc. dal che mamfiftamentefi conofie la differen* x a . Sono però alami,che chiamanoambidue quefìi pefii indifferentemente Scorpena, per famigliarli infume netti

fórma,


Nel fecondo lib.di Diofcoride. firmi, cr parimente nel colore, nella fu8anza,cr nelfapore dctk carne <■ t o r n e i Latini Scorpio marinas .

D el D rago m arino.

m

Chiamano lo Scorpione marino i Gre-

Cap.

XIII;

5 u Drago marino rimedio alle punture della fua iftefla lpina, aperto>& tagliato,& pofeia appli Copra.

c a to n i

V ar i e uerMente fonò 1*opinioni degli authori intorno aVhiftoria del Drago marino.imperoche fecondo che Drago man-» n o , & Tua ef» ferine Alberto, è il Dragò marino ungran bestia di forma di ferpente : ma non ha pero altre ale, che quelle di cui a f a m i n . modo de gli altri pefei fi ftrue per nuotare : nel che per la grandezza delle fue fòrze è uelocifiimo, di modo che in breuifiimo tempo fcòrreper lunghifiimi fpatij di mare .E in oltre beftia uelenofa, tal che mordendo gli altri pefei gli ammazza*®“ cofì ogni altraforte d’animali. Dicono,che fe uien prefo da pefeatori, come fi uede tirato ùt/rc* 40 co,fubitocauaunafòffaneHarenapernafconderfi. Quello tutto del Drago marinofcriffe Alberto. Il qualefe ben ( coliteio credo, ) traforine da Ariftotcle , er da Plinio ; ui aggiugne pero delfuo pur affai, al chefejipojja pre ftar fide ,ò n ò , nonfo io per bora determinare. Pereioche appreffo à'Arinotele, queflo animale none cofì maraui gliofo, ne manco lo chiama egli Drago, maferpente,tome fi legge a l x x x v r i . capo del 1 x . libro dell bidona de gli animali in quelle parole, Il ferpente marino è tanto nel capo, quanto nel colore fonile al congro j ma piu ¡curo, &■ pòi feroce. Queflo fiiffendo prefo f i lafcia andare, cattafubito col tnùfo come con un fuccbitUoyunpertugio nella rena, fin che tutto ui t’afcondc. Imperoche ha egli il muf>piu appuntato che leferpi terreflri. E t a l x i m . capo del fecondo libro della medefima hiHoria,diceua. Sono anchora nel mareferpenti flmilt a 1 terre/lri ; fe non che quelli hanno il capo come il congro. Sono neramente di diuerfeftetie, c? di diuerfi colon, erdcofa certa che non nafeono in alto mare. Plinio poi non chiama altrimenti queflo animaleferpente, ma Drago marmo, come fece $0 Alberto: er deferiffe al xx w t t .capo del 1 x. libro, con quelle parole. Il Drago marino prefo - portato in libertà in fu la rena, nonfcnz<t marattigliofa preilczzafubìto ui fi caua una cauerna col grifo. Ma quefto(per quan to io pollo confiderai) non è il Drago marino,di cui feriffe Diofcoride, ma unferpe di mare appartato. Im per­ ché appreffo Arinotele a l x i n .capo deltottano librodeU'biUorixdegli animali, il Drago marino c un pefee, che uiue intorno a i lidi come fono i dentali,li fcarxbei, le cerntie, le orate,i cefali,le triglie, i tordi ,ig o b ij, o mo * ti de gli altri con tutti ifaffatili. Onde diceua Plinio alx i n .capo delxxx 1 1. libro. Oltre a queftefono le choccole rifonde adoperate nell'ufo dell'olio, il cucumi, il cinopo, ilgammaro, il cinofdefiia,cr il drago. Sono alcuni che uogliono, chefia anchora chiamato dragoncello. E quello fìmile al gracido : er ha nette orecchie fin e , che ri mirano uerfo la coda. A queflo pare neramente che fi raffomigli non poco quel pefee, che chiamano 1 V intim i, 1 P e f e e r a g n o » Tcrgeflinì, g l lflrianì,<y quelli chehabitano attorno a i lidi d’Aquileia Pefee ragno. Perciocbc quello tra li altri 60 pefei,che{tanno uicini a i lid i, ha intorno atte branchie,che noi chiamiamo orecchie, acutifiimefpme, che rimira* no uerfo la coda : er alcune altre fopra lafchena, cofì uclcnofc,che trafiggendo con effei pefeatori gli alla morte,fe prefio non fi curano conpotentifim rimedi. Patini oltre a cio, che anchoraJia appreso ai 1 im o 11


Diícoríi del Matthioli

2 0 0

Nom !

Jrdzo, ouero dragoncello, quello che chim i egli R igno alx lv 1 1 1 .capo del \x.libro,cofi dicendo. E parimen­ te peftifrro animale anchora il pefce chiamato Ragno, nocino ueramente perle appuntatefpine, che egli ha[opra la fchcna. Et mafiimamcnte uedendofi, che egli all’ultimo capo d c lx x x n . libro non altrimenti commemora il Ragno tra ipefci, che uiuono intorno a ilid i,& che s hanno per piu commune, che commemorale il Drago Arinotele. Chiamano il Drago marino i Greci Ap<wu»t duthdmoc ; i Latini Draco marinus.

Della Scolopendra marina.

Cap.

X I III.

L a s c o l o p e n d r a marina cotta nell’olio, & fattone untione, fa ^calcarei peli •"& toccata con mano j caufa prurito. 18 Scolopendra E l a s c o l o p e n d r a marini un animaletto, fecondo cherijèrifce Minio al x l i u .cap.del x i . librofi* marina,&iua milc a quello di terra,che noi chiamiamo Centogambe. cr dicefi (/e tali autori fon però degni di fède ) che quando hiftori». 'f a ìngkiattifee l’hamo preparatole da ipesatori,fubito uomita tutte l’interiora : dalle quali )piccandolo , le ntor= na pofeia a mghiottirc fenza patirne nocumento alcuno. Et però piu uolte ho confederato, che bella cofa farebbe ^ 0BU* uederne l'anatomia. Chiamano i Greci la Scolopendra marina 2 *®*«■ utvS'pa.SaA«,'»'*; i Latini Scolopendra manna.

Cap.

Della Torpedine pefce.

XV:

* Î0 L a t o r p e d i n e marina mitigai uecchi,& lunghi dolori ditefla.applicataui fufo:& mitiga parimente ogni altro diremo cruciato del corpo. Mefla in fui ledere,ritorna détro il budello,cjuan do efee fuori. K i0 m m m

40

Torpedine ,

C

o nnv m er a

s i la Torpedine nelle frette de pefci piatti,& cartilaginofì, comefono le raie , le paftiliache,

& lua clfim. er altrifintili. Solfeggia quella nel dorfo ,fopra al quale ha dipinte cinque macchie,che nereggianoftmili agli oc

chi, er fiotto al corpo biancheggia. E quello pefce di tale, e r tanta fòrza,Gr poteflà, che effendo prefo nelle reti, aitanti che i pefeatori lo tocchino con mano, gliflupidifcc,er loro addormenta le mani, er le braccia: er flmilmen* te prefo con Vhomo ,paffando lafòrza dettaproprietà fina per lefetole della corda, er per il duro legno della bacchet ta, penetra alla mano del pefeatore, er fubito iaddormenta. Et però dicetta Galeno al v r. libro de luoghi affetti. Tanta potenza di ¡lupefare è nella Torpedine,che effóndo con la fofeina tocca dal pef:atore,pafifando la qualità per Tha&a fino aUamano,fubito Raddormenta,cr ftupidifee. Il che replicò pofciaPlinio al[ Yimo capo del x x x n .l i* I r ò , cofi dicendo. La Torpedine( quantunque tocca dalla lunga con uerga, o con baila) fa addormentare ogni uà* tido braccio, er ogni uelocifiimo piede. Et alxLii.capo del ix.libro diceua. Conofce la T orpedine la fòrza, er 5° proprietà fua : impcroche ella non dormendo punto s’afconde nel limo : la onde facendo Stupidi,cr immobili i pefci, che f i gli accollano ,gli piglia, en figli mangia. Il che prima di lui haueuafcritto Ariflotele al xxx v i r . capo del ìx. libro dett’hiftoria degli animali. Ma tal proprietà diflupefarc non è fe non nelle uiue : imperoche fe rimaneffe *It°rp/^ n f ne^e nwrte,manZ*‘ind0fi'com(fi mangiano,fiupefarebbono tutto il corpo. Il perche diceua Galeno all’x i . dette ferina di Gì facuità defanplici. Dijfcro alcuni, che la Torpedine applicata,fana i dolori del capo, & ritorna dentro il budello leno. delfedere, quandof i rouefeia. Ma pattandolo io nell'una,X7 nell'altra malattia, non uiritrouai punto di gioud* mento : er però mi penfai di farne Tifrerienza con una uiua. er cofifacendo,ui ritrouai pofeia benifiimo l’effetto, chef i perde nette morte. Chiamafìa'Vinegiaqueflo pefce Tremolo : imperoche Stupefacendo il membro ,fa pofeia tremare. A R oma( nonfapendo io onde fi cauino il lignificato di tal nome) lo chiamano Batti potta, er Fottcrigia. Nomi. Chiamano i Greci la Torpedine N* w i LatiniTorpedotgli Arabi Tead: li Spagnoli Bugiati trancefiTurpittcs. 6o

Dell»


Nel fecondo lib.di Diofcoride. Della Vipera.

Cap.

2o 1

V I.

l i C A R N E delia vipera cotta, & mangiata nei.cibi, rifchiara la uifta.-gioua alle infirmità dei ri^ , & rifolue le fcrofole. Bifogna,come c {corticata,tagliarle la coda,& la tetta : imperochc quiui n on è carne alcuna, è certamente cofa fauolofa il dire, che fi taglino l’eftremità d'effa fino a una certa mifura. li retto pofeia del corpo,trattone le interiora,lauato,& tagliato in pezzi,fi cuoce con olio,ui no anethò, & un poco di fiale. Dicono alcuni,che coloro,che ne mangiano la carne,generano gran copia di pidocchi : il che è faifio. Altri dicono,che coloro,che ufiano ne i cibi le uipcredungaméte s’in jo ccCh:ano. I tisi con la carne della vipera un fiale buono a tutti quelli effetti,ma manco ualorofq: & fafisi in quello .nodo. Mettefi una uipcra uiua in un uafo di terra nuouo, infieme cò cinque fettarij di fiale, & di fichi ficchi triti: & fei ciathi di mele, &r illutauifi foprà pofeia un coperchio, & mettefi in una fornace, fino che’l fiale fi conuerta in carbone : il quale pofeia cauato fuori,fi trita in polucre,& fi ferba, & qualche uolta,accioche fia piu fioaucalla bocca, ui s’aggiugnc dello fipigo nardo, ouero del- le fue fiondi,ouero alquanto di malabathro.

N o n è gran tempo, che fifono incominciate a ritroiiare le uereVìperein Italia per li manifèsti fegnaìi,chefl V ip e r a ,» : fon unititi ne i parti loro . Imperochc configliandoft alcuni medici, chefono {lati uaghi di rintracciarle,per hauere lua eiram. il nero modo di comporre la tanto deftata theriaca,con qucfti ciurmadori di banca,che fanno le profifiioni dcUcfer* pi,h'hantu') prefe delle pregne : le quali pofeia loro hanno partorito i uiperini nellefcatole, doue le riteneuano fer• rate. Ne pt'rò per quefto s’è ritrouato effer uero, che rodendo nel nafeere il uentre della madre loro,fiammazzino come ferine Galeno nel libro della theriaca 4 Pifone(fe pur quel libro ¿ legitimo di Galeno ) d’autorità di Nicandro ^ p^1* 40 poeta : er Plinio al l x i i .capo del x .libróme corrompe il fello d'AriJìotclc, da cui manìfrftamente fi conofce ni 0>di N icJn hauerne egli canata l’hiftoria. alla quale opinione, oltre aUa ifpericnza già fattane, è contraria lafrittu ra diAri* dro,& ¿‘altri flotele : imperoche non dice egli,che i uiperini rodano nel nafeere le uifeere, ne il uentre della madre ; ma dice, che quelli che piu tardano a nafeere ( tardano perciò,che non ne nafee fe non uno per dì ) rodono una pelliccia,nella qua le efi fono m olti ,per uenire piu preilo atta luce. Et accioche queftopiu maniftftamente appaia, cofi [imano le parole,che all’ultimo cap.del v .libro deU'hiftoria degli animali egli ne diffe. Vìpera éferpentibus animai edit,cuna intrafe oua primnm peperit. Ouumhoc tinìus colorís, er molli cute conteitum, ut pifeiunt est. Foctusfupernc gignit, net duro corticc continctut, ficut nec pifeium quidem : Paritparuas uiperulas membranis obuolutas, qua tertia die rumpuntur. Eueit i interdum,ut qui in uterofuni abrofìs membranis prorumpant. Singulos diebusftn gulis parit : pluresà; parit,quàm uiginti.cio è . Sola la Vipera fra tutti iferpenti partorifeeanimale, hauendo pri* 50 ma dentro di fe partorite le uoua. le quali fon di unfol colore,cr molli,comefono quelle de i pefei. Generali il par=* to nella parte di [opra, ne è circondato da duro inuoglio. Partorifee i uiperini inuolti in certe pellicine, le quali fi rompono il terzo giorno. ma accade qualche uolta, che quelli, chefono nel corpo, rodano le pellicine, er nafta» no. Partorifeene piu dì uenti, ma non però piu , che ogni dì uno. Ma Plinio,come s’è detto, corrompendo il tefto d'Ariñotclc, doue doueua dire, che quelli, chefono ultimi a nafeere, rodono nel uentre delia madre Vinuoglio loro,diffe che ammazzando la madre, le rodeuano le uifeere, er il uentre. Contradice a tale erronea opinione pari=■ mente Philoftrato : imperoche nella uita di Apollonio Tianeo narra,come Apollonio haueua ueduto una Vipera ui* «4,er fana, che leccaua con la lingua i uiperinifttoi ultimi del parto. Quctti Marf i , che uanno in banca con lefer p i , er chefi chiamano ( quantunque fia la bugia) della cafa di fan Paolo, chimano la Vipera, Maraffo ; del quale fttfiifiimc uolteper far dife ftefii maggiore ffettacolo a popoli,mofirano i lunghi,acuti, er mortiferi denti ( come 60 dice Plinio <<í x x xv 1 .cap. dtU xi.libro) nafeofi nelle gengiue ,e r coperti d’ima certa pelle piena di mortifero ueleno : er qualche uolta moñrano anchora i piccioli, che loro figliano nelle fcatole, fenza rodere le uifeere della Madre, che oltre 4 ciò tempere partorifeono p rim dentro dafe le uoua, c r dipoi partorifano i uiperini, ne fa


Difcoriì del Matthioli aperto tcüimonio Theophrafio dl x i xn . cupo del v i i .libro dell’hiñoria delle piante, contra coloro che credono il contrario. Sono quefii animali{ come dijfc Auicenna nel quarto al trattato de i uelem) non troppo lunghi, con * f c r i t t e d a a'uì fa tcfiafchiacciata,0‘ larga apprejjò al collo : il quale hannofattile con affai corta coda. Oltre a ciò uolendo Gale tenDa* no nel libro,che egli ferine della theriacaa Fifone,dimqftrare comefienoie Vipere ftmine differenti daimafehi, cofidiceua. Sono le ftmine roßigne di colore, c r molto agili del corpo .'portano il collo difiefo, hanno gli occhi £ fem#inedTf rofiigni, er feroci, er la teflapiu larga del mafehio : di cui hanno parimente tutta la quantità del corpo maggiore, P e r é ti d a i m a er hanno il meato, onde digerifeono, affai piu uicino alla coda. Il mafehio ha iti bocca duefoli denti canini, er la irá** ¡emina molti p iu . Et però ben cantó Nicandro,con quefii uerfi. Van noto il mafehio idue denti canini, Con cui porge il ueleno, e?fidifccrne » io La ¡emina aWbaucrnepiu che due Piu oltre è dafaperefecondo che riftrifce Arifiotele d x v M e V v 1 1 1 .libro dett'hìfioria degli animali,che qua tunque tutti gli altriferpenti fi nafondono il uerno nelle caucrne della terra ; le Vipere nondimeno fi nafeondono fottoaifafii. Et però dimoflra d'hauere male intefo Arifiotele Plinio d x x x ix .c a p o delív m i .libro .dicendo nioÖte ' che la Viperafola tra tutti i ferpentifi nafeonde in terra , er tutto il refto delleferpi nelle concauità de gli alberi, ò de ifafii. Tacquef i medefimamente Arifiotele quello, che Plinio ferine,ciò c , che laftmina nel coito roda, er di» V i p e r e , & lo uori il capo del mafehio. Ma perche oltre a quefio f i fappia la uirtu, er facuità loro, ne dirò qui quanto; per lun io f a c u l t é r e - ga hiftoria ne recitò Galeno aWx ideile faculta defemplici, er nel libro degli antidoti, cefi fcriuendtorxA? E cofa cicate da Ga, cjffar<ti chc la carne della Vipera è calida, er ficca, oue eUafia condita nel medefimo modo, she fi condifiono le an* guide, ciò è , con olio,fiale,anetho, Cr porri. Ma cb'eU’habbia pofeiafaculta di purgare tutto i/j corpo per li pori 20 della pede, fi può ueramente imparare, crfapere per quello, che effendo anebora io giouaneneUa nofira Afia,ho ueduto, er iffnimentato,come a ¡¡perimento per ¡¡ferimento narrará hora. Ent un certo Intorno hprofojl quale conutrfaua finza ricetto alcuno co i compagni, infino a tanto che alcunif i ne infettarono de i nofiri : er eglifatto già puzzolente, era ttenuto brutto, er bombile nell’affetto . Il perche deliberandofì i uicini di fipararlo dal con* fiordo loro, bruendogli apparecchiato una cafìpola, ouer tugurio ¡opra un colle, appreßo a un finte, quiuifuor de gli altri lo collocarono,portandogli tanto di cibo ogni giorno, quanto glifuffe bafiante, per foflenerlo uiuo. Ho* ra aueime in quefio mezo,che effendo certi melitori a mietere il grano non troppo di quindi lontani,proprio negior ni canicolari, fu loro portato un boccale di buon nino : & f u lafciato quiui uicino a loro da colui, che l'baueua por tato,nel partirli difcoperto. Vcnendopofcial'hora del bere ,zrmefcendo un di loro il nino in una tazza per inac­ quarlo,cafiò del boccale infierne co’l nino undVipera morta. Del che reitando sbalorditi i metitori,cr dubitandofi p di non auelenarfi,fi n'bautjfcrò bando, fi cauarono lafete con una purifiima acqua. Poi quando uolfiro eglino di quindi partire,per Immanità er mifiricordia donarono quel ¡tino a quel leprofo,péfando che meglio gli fuffe il mo­ rire, chc’l Uiuere in tanta ¡nifiria. llleprcjo fe'lbeuctte. la ondefu pofeia mirabilmentefanato: imperochc tutti queifisci tumori, er bitorzoli della pellef i gli fogliarono da dojfo, come fi fogliano i granchi. er le locufie de i lor gufici, rimanendoglifiotto una fimìl pelle moUicchiofa,come è quella di quefti animali,quando¡m utano. Vnal trofìmil cafo accadde fimilmente in Mifia d’Afìa non molto lontano dalla città noftra. doue effendo andato un certo ìeprofo a i bagni ,ft erando di ritrouurne qualchegiouamento, er hauendo menatofeco unafuafirua giovane, er bella, quantunque buona compagna, uagheggiata, er amata da piu amadori, ridottofi con ejJa alfine in certe cafe, alle quali era uicino un luogo fordido, er inculto, pieno tutto di Vipere, per forte ne intrò una in un orcio di nino mal ripofio, er annegouifi dentro .I l che uedendo la buonaftmina,z? riputandoli buonguadagno quello,che lafor 40 te g li haueua dato, diede quel uino al padrone a bere per ammazzarlo. La onde beuendo egli, fu fanato dalla lepra nel medefimo modo, che quello, che dicemmo di fiopra. Quello tutto diffe Galeno. Et come chc per piu confirma tione, che le Vipere uagliano alla lepra, nefcriuefft egli nel medefimo luogo altre ifficricnzcfatte pofeia daini con mirabile fuccejfo ; nondimeno, per non effer troppo lungo, le lafciarò fenza dirne qui altro ; parendomi, che affai Leuipere fo ia{tiPerconfirm re tal uirtu effer nelle Vipere quello, chefin quiferì è recitato-Ne però fi marauigli alcuno,che co uaghe d e l mcncl“' <Jaefte Vipere, di cuifcriffe Galeno, cofì ageuolmentc s'annegaffero nel nino : percioche è lor propria na* uino. tura cfefferne uaghe. Il perche dicala Arifiotele a l m i .capo deU’v 1 1 1 .libró deü’hiñoria de gli animali,che per tffere le Vipere auidifiime del uino, fono molti,che le prendono,mettendo uafi pieni di uino in campagna apprejfo alle fìepi: donde pofeia le cavanofuori tutte ebriiche.il che diffe fimilmente Diofcoride nel proemio^ delf i fio. li * bro. Mangiano oltre a ciò le Vipere (fecondo che a Fifonefcriue Galeno ) le cantarelle, er le buprefii. er fecondo jo Arifiotele alxxix.cap.dell'v 1 1 1 . libro dcll’hifioriade gli animali, mangiano parimente glifeorpioni. Et però dtceua egli,che i morfi di quegli animali udenofìfono piu nocini, ¿quali mangiano altri ammali mortiferi, come Quàdo lì p r é fanno le uipere. Entrano le Vipere nella theriaca. le quali infegnando a preparare Galeno nel libro de gli anti=» me fi ’ fe uri ^ °ti,c °fi diceva. Non bifogna cercare le Vipere nel mezo della Hate, comefanno alcuni, ne manco quando fon di no l^vípere Poco u^ tc CMerne •' imperochc nel mezo detta Hate la carne loro c troppo arida,come è quella detti ufeite fuo p e r la t h e r i a - ti di poco tempo /rigida,er troppoficca , & di pochißimo nutrimento. Adunque il miglior tempo di piglia * «re è nel tempo di mezo: il che dijjc parimente Andromacho. Mei quale tempo coloro, chefacrificano a Bacchofo* . gliono fmembrare le uipere,ciò è nel fine dettaprimducra, auanti che cominci la Hate : onero nel principio della Ha* te non molto tempo dopo al naf:ere delle Pleiade,quando la primauerafuffe pafjata moltofredda. Le pregne, fe pur fi prendono,fi lafciano andare : ma attialtre fi taglia la tcH a& la coda, fi pereh’elle fono parti piu uelenofc,fi an* ¿9 che perchefono piu dure, ne hanno alcuna carne in loro. Dcbbonfì quefie efircmità tagliare ( come che Diofcoride f i nefaccia beffe ) alla mifura di quattro dita, er il refio del corpo fi debbe pofeiafuentrare,fcorticare,cr lavare: er finalmente V ip e re d e -


Nel fecondo lib. di Diofcoride .

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e r finalmente métterle ìntiHa pignatta con purißima acqua, cr anethofrefeo, a furie cuocere a fuocodi carboni, onero di legna f eccb(>d ,e no" facciano fumo, mettendoui un poco diJale ,fe le Vipere jaran prefe nel ¡or tempo de terminato : mafeeüe fiffero prefe la fiate, non ui fi metta [ale . Onde è daguardarli ancboradi non pigliarle nelle maremme,ne in altri luoghi, douefieno acquefalfe : perche la tbcriaca,cbefifa con quelle,genera gran Jete . Quan* do adunque le Vipere fon ben cotte , comefe fi uolcjjero mangiare, gittata uia la decottione loro, ß fceglie la carne dalle fiine , er pellaß infierne con purißima pane ben arroñito, c r ben leuitato. Del quale ui mettono alcuni una meza putte,cr altri una terza : ma io ue ne metto una quarta, c r qualche uolta una quinta. Ma è d’auertirc,che’l pane fa benearroftito. perciochc ejfendo altrimenti,è pericolo, che nonfaccia diuentare acetofa la tberiaca. Et T ro c ifc i d i pero,quantunque fia anebora bene arrofiito, è necejjarìo tenerlo per alquanti di in luogo jecco . fatto queño', v i p e r a . er pejìobene infierne ogni cofa,fino che fia bentßimo incorporato il tutto ,fe nefanno iTrocifci fonili,e r non grof ji ; perche i großi malageuolmente fi feccano, e r ui diuenta il pane acetofo ,e r la carne ui s’infiacidifce dentro.Per la qual cofa è molto meglio pellami dentro il panfecco, che bagnato nella decottione delle Vipere, comefaceuano alcuni, che componenano la tberiaca a Cefare, e r io Jìmilmente feci molti anni. Debbonfi pofeia feccarc all’ombra in luogo caldo, alto, er che rimiri a mezo giorno, cr non afettentrione, di modo che il fole pojfa fcaldare il luogo per tutto il giorno. imperoche in un coiai luogo fi potranno comodamentefeccarc. Subito adunque che 1 trocifci faranno firmati, mettinfi in tal parte del luogo, che il fole non li tocchi, cr riuoltinfi fiefio, acciochefi ficchino ugualnúfe da ambedue le parti. Seccati pofeia che fieno tenganfi cofì anchora alquanti giorni nella medefimafian= za, mWm lontani, che prima dal fole, er riuoltinfi f i ejfo . Ef per far tutte quefte cofe ballano quindici giorni, do p0 al qtMtempofin chefi uorranno mettere in opera perfar la tberiaca, fi debbono riporre in un uafo di il agno, ò di uetro, 0 d’oro. Imperoche 1/ uetro, er parimente foro notigli pojfono contaminare : ma lo ¡lagno fi fuole falfU ficare col piombo . Et però bfogna fclnfarfene non filamente in quejlo, ma in ogni altra forte de antidoti .come anchora deli argento mefurato : perciochc il cofifatto finalmente diuenta rugginofo. Debbonfi oltre a ciò mettere in opera i trocifci non molto tempo dapoi chefarannofa tti, quantunque non moltofi fuanifcano,fe ben fi efierofatti un anno, cr molto piu. Quelli chefon ficchi diligentemente nel principio , fi conferuano interi,et faldi fino a tre » Cr quattro anni ,.pur chefi ripongano come loro fi conuiene, c r fi nettino con un panno di tela bianca, alle uolte da quella poluerina, che nifi ritrouafopra. perciochc rimanendoui ella lungamente, facilmente fi tarlano. Ma èco» fa certa,che i tarlati fono del tutto inutili, e r g i 1 interifon fempre buoni, anchora chefieno di lungo tempo prrpa* rati, Qutfio tutto di[fe Galeno,infognando la uera uia c r la urrà arte di farei trocifci delle uipere. Vltimamente par che fifaccia beffe Diofcoride,che coloro, che mangiano le vipere, diuentino pidoechiofì, Al che contraponen dofi Galeno atl’xi.delle faculta defemplici, affermo effer quefio uero in coloro, che hanno ne corpi loro pure affai humori corrotti. Scriue Plinio al x m .cap.delxxx.libro,che Antonio Mufa medico di Ctfare Augufio ujaua di dare a mangiare le Vipere,ogni uolta che g li uemuanoaUe mani ulcere incurabili, con il che le fanaua pofeia pre» Ilamente. In Egitto ( come rifèrifee Galeno al i n .dellefaculta de gli alimenti ) fi mangiano cotidianamente le L e u i p e r e i n uipere, c r gli altri firpenti, come fefuffero anguille : comefi coftumafimilmentc nelle Indie nuoue occidentali ri» a l c u n i lu o ­ trouate dagli Spagnuoli, cr paninerie nelle orientali, reme nel v 1 1.libro fi legge in Plinio . Chiamano i Greci g h i li m à g i a ­ ro . la Vipera EyjJ'v» ; i Latini Vipera ; gli Arabi Labame Alfahay ¡U Tcdtfcbi Brantfchlangen : li Spagnoli nuora » N o m i» cr Bicha : i Francefi Viperei.

Della Spoglia delle ierpi ;

Cap.

XVII.

L a s p o g l i a delle ferpi cotta nel uino>& diilillata neirorecchie,uale ai loro doIori:& iìmilmen te tenuta in bocca, mitiga il dolore de i denti. Mettonla alcuni ne i medicamenti de gli occhi>& mai {irne quella delle vipere •

L a spogli a delleferpi, che fiefio fi ritroud nelle campagne tra i faßt, cr tra gli flerpi, è notißima cofa d eiafeuno. Della quale fcriuendo Arinotele a lx v n .cap.deü'htfioria de gli ammali, cofi diceua. I ferpentifi fio gitano dalla uecchiaia nella prìmauera, quando efeonofuori della terra, c r parimente l’autunno : il chefa anchora <jo la uipera. Tutti cominciano afiogliarfi'fia gli occhi, di modo che pare a chi non intende laeofa, che uogliano di, ventar ciechi. Spoglianfi dopo gli occhi il capo, er p of ia tutto'l rello del corpo qusfi in w afola notte ,c r in ut fot giorno. Di quellafcriuendo Gaietto altro non ne dijjeegli ,je non che tolta nel umo toghe il dolor de 1 denti t Chiamati (

S p o g lia d i f e * p i, Se l o r o edam .

.


204 H«mS

Difcorfi del Matthioli

Chiamano i Grecita Spogliadetle ferpi T«p<t{ i'pnc : i Latini Scncéla\anguium: gli Arabi Alci * 1ta,CT Sciaci alt baie : li Tcdefcbi Scblangen balck : li Spagnoli Pelle de la culebra.

Della Lepre marina, &terreftre.

Cap.

XVIII.

L a l e p r e marina è come una picciola loligine • Fatta in linimento fa cadere i peli per fe fola, & parimente con la ortica marina. Il ceruello della terreftre arroftito, gioua mangiato al tremore del le membra,caufato da malattie. Fregato alle gengiue de fanciullini, & Umilmente dato a mangiare, quando mettono i denti, loro alleggerire il dolore. La cenere della tefta della lepre una infieme cò graffo d’orfo,ouero con aceto,fa rinafeere i capelli calcati per pelagione.Credefi,che dato a magiare u il fuo caglio alle donne tre giorni dopo le purgationi del parto ,le faccia diuentare Acrili. Aagna oltre a quello il corpo, & i flufsl delle donne, uale ai mal caduco. Beucfì con aceto contra a i ueleni,& maf fime contra al latte apprefo nello ftomaco,& contra al morfo delle uipere. Il fuo fangue fana i difetti della pelle della faccia » le uitiligini, & le lentigini, facendouene fufo linimento quando è caldo.

LEPRE TERRESTRE.

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Lepre marif u a e lfa

min.

S e c o n d o che rifirifeono alcunife r it o r i, fi chiama Lepre (juejloptft marino, perrajjembrarfl egli affaìal ttoflro terrestre. Ilperche diccita Plinio a l x t v i i i .cap.del i\M bro . La Lepre marina, che nafee nell’Indico pelago nuocefolamente a toccarla, caufando uno eccefiiuo uomito, er difjolatione dijlomaco . Ma nel noilro ma*

re è la Lepre marina, come un pezzo di carne fenza offa, fìmile aüa lepre folamente nel colore: ma in India ha il pelo molto piu duro,cr il corpo molto maggiore. La onde fi può penfare, che fcriucndonc Diofcoride, intendeffe di quella de i noBri mari: er difeernefì quefio , per raffembrarla egli alle picciole loligini,lc quali fono dnch’cjje 4® fenza offa,esmefono i polpi . Albertodiffe tfferne unaterza frette,fìmile di corpo agli altri pefei communi, eccct* to che la rafiimiglia nella teña a una lepre, di roffo colore per tutta lafchena, er buona da mangiare ; tutto che,feftrf& fiuhi* COn<*° k d°ttr‘na dìalcuni,fi dica, che fia dura da digerire, er generi la lepra. Le terreñri Lepri fono uolga* iloria.U1 ' imi animali,zr nel corfouelocifimi, nefiritroua altro animale chehabbia denti dinanzi di fopra »er di fatto in amendue te mafceUe, ne che habbia ( come dice Ariñotclc al x v .capo del m i .libro delle parti degli animali ) un fol uentre,che habbia il caglio,fe non la lepre. Trouanfene il uerno ( come a Lv.capi.dell’v 1 1 1 .libro rifirifee Pii• nioritrauarfene nelle A lpi) nelle piu alte montagne della uaüe Anania, quando u’c alt¡fiima la nette, di quelle che fon bianche : ma non cofigroffe, ne cofì aggradeuoli al gufi0 , come fono quelle del piano. Ncfi ritrouano però cofì bianche ,fcnonil uerno : imperoche neldisfarfl delle neui,ritornano bigie, comefono le altre . er ne moftrano le f i fitto alcune, che non battendofinito del tutto di mutare il pelo, fi ritrouano tal uolta meze bianche, er meze bigie. Dormono le Lepri con gli occhi aperti, nefifanno difèndere per la timidità loro ,fenon con lafu g a . Nc altro ani* male f i ritroua(,fecondo Ariflotele a l x u .capo deli 1 1 . libro deWhiftoria degli animali ) che hobbia i peli in hoc* Vana opini» »& f otto 41 , fe non la lepre. Rifirifee Archelao, crfimilmente é opinione di molti altri, che tutte le ne di molti. Lepri tanto i mafehi,quanto lefimine s’ingrauidano,comefcfuffero bermapbroditi. Il che non poffo creder io , che cofìageuolmentepoteffe patire la natura. Ma può tal ridicola opinione (fiere nata nelle menti degli huomini per ue derfl cofì copiofamente moltiplicare ; quantunque ogni di tanti,er tanti fe ne piglino. Ma queflo non accade,per* che i mafehifiglino ; ma perche ( come dice Ariñotele al xxx i n ,cap.del v 1 .libro deühiñoria degli animali ) le Lepri,fe ben fon pregne, di nuouofi rimpregnano. Il chefanno parimente fubito dopo al parto, di modocheogni mefegenerano,figliando pofeia in diuerfi tempi dell’anno,fecondo che la natura loro gli concede. La onde ne fegue la moltiplicationc, chefe ne uede. pcrciochefe ben lattano i piccioli,non reftano di rimpregnarfi, anebora chefie* 6° no pregne. I mafehi ( come al medefimo luogo pur diffe Ariflotele ) ufano il coito uoltando le natiche aüe natiche deüa ¡emina „•imperoche hanno la uerga loro ordinata di dietro, come¡i uede quando orinano. Et quefla è anchora ' futa


Nel fecondo lib. di Diofcoride.

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fund delle cofc, e h hafatto creder d molti, che i rnfchi simpregnino : perciocie è molto malageuole il conofcere fcfieno rnfchi 0fimine, come interuiene dnchora tic i Conigli. li quali moltiplicano affai piu, che nonfanno ie Le « pri : ne però mai fi uede, che i mafehi figlino, ma bene ogni mefe le fèmine. Scriue Plinio al x x x v n . cap.dell'xi. libro, che appreffo a Briletto, c r a Thcrne ,c rn c l Cberronefo appreffo a Propontide, le Lepri hanno due fegati a ttia che portate pofeia in altri paefì, nonfi gliene ritroua altro, che unfola , Il che prima di lui diffe Arinotele a* x v ii .cap.del 1 1 .libro deU'biftoria,cr al vi 1 .del 1 1 1 .delle parti de gli animali, affermando ritrouarfi queflo in piu luoghi ; ma faetialmente nel paefe chiamato Sicino, appreffo al lago Bolba. Et al xxv 11 i.cap. dcU’v n i . libro della detta bijloria , diffe pur egli, che portate le Lepri neU’ifola chiaùiata Ithaca, ritornano fubito indietro al lido del mare ,doue furono portate dentro, c r quittifìmuoiono. La carne delle Lepri genera fangue graffo, *°' 1 0 cr humori malinconico- difficilmentefi digerìfee. Ma fecondo Kafis nel libro de i feffanta animali, è buona alla diffenteria, CT mafifiie arrostita. Vale il fuo fegatofiecco c r beuuto, a fègatofi. Brufciata la Lepre con la fua pelle tutta intera in uafocli terra benferrato,in unfórno, cr fattone poluere, naie alle infirmità dell’orina, er mafiime allepietre delle reni, er della uefcica. Il fiele della Lepre mefcolato con zucchero lieua , meffo negli occhi, i fioca chi bianchi,eh offufeatio la luce. Di cefi,che loflerco della Lepre portandoli adoffo dalle donne, prohibif:e l’ima pregttar/ì .M a ben fi ftfffar itero, che meffo nella natura loro , riftagna ualentemente i mefin ti, er diffccca la ma­ drine. Chiamamiffrccila Lcprclmarina A*yw>iidtidoqtpt; iLatini Leput marinus. La Lepre terreftrc Nomi. chiamano i G r e c i A a . y a » ' i : i Latini Lepus terreftris : gli Arabi A rnebini : li Tedefcbi Elafe : lì Spagnoli LUuretiFrddfimLieure.

Della Paftinaca marina.

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Cap.

XIX.

L a s p i n a , che fi uede nella coda della Paftinaca marina con le fquame, alleggerifce il dolore de i denti, gli rompe, & gli cauafuori.

f» E LA1 Pastinaca marina eomumeratd nelle frette de i pefei piatti,er cartilaginoft, come è la raia,U torpeii* rifim ilì ilì.. chiamafi uolgarmente P colombo. Ha ne, er altri Pcefee fee cotomoo na nella naia coda cou.« dalla «««* parte *«•»»» difopra duefòrti, er acutifiia picfiinc da ogni parte minutamente dentate,come unafega . Le quali fono nel trafiggere uclcttofifiimc. er imperò diceua Aetioal x r i 1 lib ro . Coloro, chefon trafitti dalla Pastinaca marina, (i conofcono primamente a&t piaga,

Paflmaea ma rina , & fua hiftoria. Pefce colom bo.

M i chejntcmcnc, percicche ejjeMo la¡fina ai qutjco animan » tifi profonda per fino ai nerui. Laonde faeffo fi muoiono coloro, „ , ... di tutto il corpo. Il perche nonfenza eaufa diceua Plinio al xlv i i i .capo del 1 x.libro,che ninno ueleno era piu crudele, che la frina.cbe ftaleuatafopra alla coda del Trigone, il quale noi chiamiamo Pastinaca ,di lunghezza di cinque onde, la qualefitta nelle radici de gli alberi, gli fa fcccare : cr paffa farmi di doffo comefaetta, er auelcna infimi*™P i t i - t ^ ...J mnlrtl,n,imrntc recita eoli di x LI I .cdtt.de/ medefimo ) co» m

Ignoranza di Marcello Fi® rencino .

ride,dice che quantunque molto fi fix affaticato,nonhauerne pero ritrouatd memoria alcuna appreffo a gli antichi fe m o r i. Nei che manifaftamente dimoia,che gli fuffe Plinio poco famigliare : imperoche apertamente a gli v i t i .capitoli del xxx 11 .libro, ne infegna il modo d’operare con questafaina nel dolore de i denti, cofi dicendo. Vdlinaca: quoque radio fcarificaregingiuas, er in dentium doloreTUilifiimum. Conteritur ts , er cum hUeboro Virtù delle dbo iUitus, dentei fine uexationc extrahit .c io è . E utilìfiima cofa al dolore de i denti fcalzare legengiuc con la paftinaca ma Co faina della Paftinaca. la quale faina pefia con hUeboro bianco, cr applicataui in fórma di linimento,gli caua fuo » ritta. ri fenza dolore alcuno. Et però non ci dobbiamo marauigliare, fe alle uolte ueggiamo alcuni cauadenti nelle pu* bltche piazze cauarlifenza farro,cr fenza dolore . Guarifce oltre 4 ciò il male del uerntc ne i cauaUì quando co»

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206

feloni»

Diicorfi del Matthioli

tnincia,pungrndofi il luogo con effa. La cenere di tutto queflo animale impiafirata con aceto in fu la puntura, cjff, fìcacc rimedio alfuo ifteffo ueleno : a cuifimilmente giouano tutte quelle cofe, che s’ufanonei morfì delle uipere. I l fuo fégato cotto nell’olio guarifee ungendofene la rogna, nonfollmente degli huomini, ma anebora delle beftù, Ef quantunquefìa quello pefee cojì uelenofo nel trafiggere ; nondimenofi mangia ne i cibi, trattogli però prima in« fieme con quellafua mortifera fpina tutta quella parte gialla, chefig li ritroua nellafchena, or tagliatali fimilmétt la teda, chiamano i Greci la Paflinaca marina 'fyuyiw : i Latini Paftinaca marina.

Della Sepia.

Cap.

XX.

I l n e r o della Sepia cotta mangiato è duro dadi- U gerire : nondimeno mollifica il corpo. Fatto del fuo of (o collirio fa lifeie le ruuidezze delle palpebre. Brufcu to con la fua crofta fin che la parte crofiofa fi leui, & fat tone poluere,mondifica le uitiligini, la farfarella,i den­ ti, & le macchie della faccia. Mettevi buato nelle medi cine de gli occhi:& gioua alle mac#le cianche,che fono in quelli de gli animali quadrupcdi>foffiaroui dentro có la bocca. Confuma trito con lale,& appesto l’unghiel le de gli occhi. W

S ono te Sepie conofciute per tutte le pefearìe d Italia, oue fi portino uiuiipefci marini. Sono affaifinità al polpo,cce Sepie,& lototetto che quellefon maggiori di corpo, c r quefìo piu abendan­ «fin» te di gambe. Hanno le Sepie fòpra lafchena un’offo bianco : il quale nella parte difuori è affai duro , c r lifeio,cr di dentro te nero, fingofo, er leggiermente muido, tutto pieno di fot tilift fim i,a 1 ritorti lineamenti .Vfanlogli orefici^percioclttfacil* mente in quella parte fingofa improntano le jfampe deìl’anella c r d’altre cofe, che lauorano digitto. Hanno le Sepie quefta a*¡ fiutia in loro, che comefentono auicinarfi il pefeatorr, ogli ah tri pefei, che fe le mangiano, lafciato da fe quello liquore nero, che hanno nel corpo,intorbidano l'acqua per non effer uedute. Partorifiono (fecondo cherifirifee Plinio al l i . cap. del t x. libro ) ogni mefe, cr il piu delle notte in terra tra le cannelle, c r tra l’alga : ma non uiuono piu,che due anni . 1 1 che diffe A ff'*' flotele parimente de ¡polpi al xxxv 1 i.cap.del ix. libro deh fbiftoria de gli animali. Et imperòfopra ciò direi io,che fe l'hi Storia, che recita Plinio al xxx. capo del ix . libro, di quel grandifiimo Polpo, la cui tef a era cofì grande, che fi raffembrauaauna botte di tenuta di quindici amphorc, c r le J £ o 8t“ - gtmbt lunghe di trenta piedi,e r große quanto fi poffa abbracciare con ambedue le braccia,è ucra, chefìa neceffa=■ j ^ ria cofa,che pofiano i Polpi uiuere le decine de gli anni, come anchora può interuenire nelle Sepie, c r nelle Loti gini, chiamate da noi Calamari:pcrcioche nel luogo medefimo afferma Plinio efferfene ritrouate ne i lidi di Spa* S e p i e , Sdoro gna della medefima grandezza del polpo fudetto. Ma ritornando alle Sepie,diße Anafìlao, che mrjjo quel lor nero faculta. liquore nelle lucerne,tolto uia ogni altro lume ,fa parere tutti gli huomini mori. Sono le Sepie,cr fimilmente i polpije logini, c r tutti qtteßi pefei cofimolUcchioft, molto duri da digerire, c r però fi coftuma femprc prima d i batterli duanti, chefi cuocano, quantunque diceffe Atheneo,che le Sepie cotte leffe confermano allo Stomaco, CT aßottiglino il fangue, erprouochino l’hemorrhoidc. Ma infomma, per quanto s’ha dd Galeno al i n .dellefa* culta de i cibi, hanno Idearne dura,malageuolmente f i digerirono, c r generano nei corpi molti crudi bumori, ¿ando però laudabile nutrimento a coloro, ne cui ñomachi udentemente fi digerirono. Et per quantone fcriffe pur egli aWundécimo dellefaculta de ifemplici, uale l'offo della Sepia abbruciato alle uitiligini, a i quofì, cr ah f« la rogna : cr cura oltre a ciò infierne confale minerale le unghie degli occhi. I/crudo fregandone i denti, Ufa rilucenti, cr bianchi, cr diffcccd lulcere quando ui fi mette fopra. Le loro uoua ( come dice Plinio ) prouocano mangiate l’orina,cr cauano la uifeofìtà delle reni. Vfinii alcuni di mangiare con l’agliata, per effer piu potenti nel coito. Chiamano i Greci la Sepia : i Latini Sepia :gli Arabi Sarathan,cr Sarthan : li Tedefchi Blocftcb : li Spagnoli Siba : i Prancefi Seche.

Del Mulo pefee.

Cap.

XXI.

C r e d e s i » cHcl’ufo'del continuo mangiare il Mulloingrofsi la chiarezza della uifta. Tagliato crudo, & impiagato medica i morfi del drago marinojde gli feorpioni, & de i ragni. io

*

I PESCI9


jNlel fecondo lib.diDiofcoride. M V L L O

207

PESCE.

vo

I P E S C I , che anticamente i Utini chiamarono Mutiìjafrìato il nome latino,fi chiamano hoggiin Itali* Tri M u lto , « c f « elìcern e gli chiamano i G reci . E quefto pefce di corpo mediocre,di colore rojfo porporeggiante. Fu già ingran prezzo appretto agli antichi, cr maßime a i goloJÌ,fapcndofl,chc molte uoltefurono a quei tempi comprate le Triolie da Urinate perfonc per una lira di puro argento l’una : tanto fodisfaceua a golofi il lor fegato , e r la lor tejti. Et imperò diceua Galeno al 1 1 1 .delle[acuità de cibi . Il fégato della Triglia mirabilmente¡1loia da 1 principi de Trijl ie ferie

»olJ,quantunque mai a mefra egli paruto tantofrane, che meriti d'effer tenutocefi inprezzo,cr cefi ¡morato, te d» u a . ne ancho perche dia al corpo troppo eccellente nutrimento : erfimilmcnte dicodelfuo capo, il quale dopo df/tgdfo lodano coftoro. Si a nonfapendo io perche caufa ciascuno andaße cercando di quefii pefei piu größt, per ejjer 1 piu

piccioli piufaporiti, & piu aggradeuoli allo ttomaco ; domandandone un giorno ungolofo,cbc n haueua comprati de i grotti per una gran quantità di denari ; mi rifrofe, che fi cercauano i großi per hauer eglino maggior fegato, tis cr maggior teßa. Et nel medefimo luogo nei principio del capitolo dictUa - U T righe hanno la carne piu foda, J & piufragile di tutti gli altri pefri. c r imperò non cuifrofa,ne graffa, ma difaporcaggradeuole , cr molto fam * oliare alla natura deWhuomo. Figliano le Triglie ( come dice Plinio ) tre uolte l'anno ,er fono tanto ingorde, che li pafeono ne i corpi morti de gli huomini. Quelle piufi lodano,che hanno due barbe pendenti dal mento: cr le R o mane fono àfidi migliori, che quelle del Regno, er di Vinegia. Diffe Atheneo che il nino, douefìa annegata una Triglia, bevuto impedifee il coito degli huomini, c r nelle donne fimpregnarli. A Vinegiafi chiamano le Tughe barboni. Chiamano i Greci U muUo Tf/>A* ; i Latini Muttus : li Spagnoli Salmonett. * 0

D e ir H ip p o p o t a m o : 40

I

t e s t ic o l i

C ap:

X X II.

c W T H ip p o p o ta m o f e c c a t i , & t r i t ì i ! b e o n o a l o io r f o d e lle f e r p i.

E t-’a i p p o p o t a m o ( fecondo che rifrrifee Plinio a lx x v .c r xxvv 1. cap. deW v m .libro ) una be- Hippopouftù del ti,lo affai maggiore del accodilo : il quale ha due unghie ne piedi, come hanno ibu o i. Ha lafcben aj a i * jgj? * rua * ni, c r rannitrire di cauaÜo ; il grugno leuato, la coda torta,cr 1 denti, come di porco cignale, come che non jic * no coß nociui. Sia A rso tele a l v i x .capo.del 1 1 1 .libro della natura degli ammali nondtffc, ehe, denti quantun que gli efeano fuori di bocca, fieno di porco cignale ; ma che la coda ha ITìippopotamo di cignale, c r tutto il cor* po non maggiore dell' afino. La fua pelle non fi può pafftre con arme alcuna appuntata,, [e prima non f i bagna. c r imperò fé ne fanno gli feu di, g li elmetti, c r le rotelle . E queßo animale di tanta afiutia, che entrando ne «campt dette biade alla pafiura, u entra all'indietro per parere, che fra ucnuto fu o ri, per non efferm p refo . A Roma fu so portato uiuo infreme confei crocodili da Marco Scauro edile, facendone frettacelo n afu ot giuochi. Ha l'Htppo* potamo quella natura infe, che quando fi fente carico, c r troppo ripieno, entra ne, canneti : doue ritrovato alcun tronco Ü canna già fiata tagliata ui frega fufo la uena,frno che fi catta [angue, hfr,anione venir fuor tanto, quan* vittà dcUo to pare a lui che g li bafii,crpo fcia ferra la piagd con belletta, o confango. L a cenere delfuo cuoio imballata Hippopoucon acqua fina lepofteme, che fi chiamano pani. ktttggerifct il fuo graffo il freddo, che «iene avantialìe frbbn : «*o. c r Umilmente il fuo fien o [intentato. I denti detta ma[cella fua finifira,fregati atte gengiue, fino che efra ¡¡[angue, fonano il dolore de i denti. La pelle detta finifira parte dettafronte legata appreffo aWangumaia, p ro h b ifcn l coi­ to . er bruciata in cenere fa rinafeere i capetti. I tefiicoli beuuti al pefo d'una dramma uagliono al morfo deferpm _ t i , chiamanoi Greci ftììpp o po tm o ; iLatin itìipp op o tm u s, crfium atihs equus.

60 1

/

»

Del


208

Difcorfi del ÌVlatthioIi DelCaftoreo.

J ■

1

Cap.

XXIII.

E I I Calloreo ambiguo animale : percioche conuerfa infiernemente in terra,& nell’acqua, do­ ve fi ciba di pcfci,& di granchi. Hanno i Tuoi tellicoli uirtù contra i ucleni de fcrpenthfanno Itar nutare>& ufanfi indiucrfc cole uniuerfalmente. Beuuti con pulegio alpefo di due dramme,prouo cano i meftrui, & cacciano le fecondine, & le creature del corpo. Beonfi con aceti? alle uentofità,a dolori di corpo, al finghiozzo,a mortiferi ueleni,& all’ixia . Suegliano melsi ne i crifteri i lethargici, gli addormentati,& gli fopiti per qual fi voglia cauia. Diifoluti con aceto, & olio rolado, & odora ti, ouero fattone fuinento fanno il medefimo. Beuuti, & applicati in forma di linimento giouano a io gli fpafimati,& a i tremori delle membra,& a tutti i difetti de i nerui - Hanno uniuerfalmente uirtù di (calciare. Quelli fono gli eletti, che nafeono da un medefimo principio(pcrciochegli è imponibile rit rouarc due ucfciche ferrate in una fola tonica ) che hanno dentro lino liquore ceragginofo,di gra* ue,& failidiofo odore, forte.mordace al gufto, & fragile, circondato intorno da proprie& natus rali pellicole. Contrafannogli alcuni truffatori mefcolando rarmoniaco,oueramente la gomma co’l fangue di quello animale,& con gli ilclsi tefticoli,actonciando pofeia tutto nelle ucfciche a feccarfi. E ueramcntc faifo quello,che fi dice,che feguitato quello animale da i cacciatori fi (lacchi i tellico li nel fuggire co i denti : imperoche non fc li può pigliare per eifcr ritratti, come fono quelli del por­ co. E ncccfiario nel torli fuora diuidendo la pelle, conferuare quel liquore fimile al mele con la uefei ca,douc ila dentro,& poi quando è lecco,riporlo t •

C iß o re o j& f r a eiTam.

i

E rr o re p le b e io .

E a H ità n e ire ttic o li d e l c a llo re o .

Come fi uede per tutta TAlamagni biffa, ouunque trafeorra il fiume del R beilo : per l’A u firii , cr Vngberii, ouunque paßi il Danubio : per altri, luoghi circomicini, per cui trafeorrano la Draua, l i Sota, er la Mera am* 40 plißnni fiumi,fono i Caftorei ( come dice Diofcoriie) neramente animali all’acqua , cr alla terra communi, ueden-doß quitti bora nuotare nell'acqua, CTbora trajeorrere fra t e r r a i cambiare dietro a i lidi de ¡fiumi. E animale molto¡ìmile alla lodria, come che alquanto piugrande. Sono i fuoi piedi di dietrofimili a quelli deü’ocha,cr quelli dinanzi fintili a quelli del tafjo. La coda ha egli ffielata, larga, e rfquamofa quafi comefono ipefeì. cr mangiafi ne giorni,che neuieta la legge la carne,per ejfcr algufio non differente da pefei. Ma nel retto pofeia di tutto il corpo è poco,o niente differente dalla lodria. La onde tengono alcuni de i moderni medici, che le medefime / acuità, che /ono ne tetticoli del Cafiorco,fieno fimilmente in quelli delle lodrie. Ha il Cattoreo firocißimi,cr acutißimi denti. con i quali tronca i rami degli alberi, li quali pofeia acconcia con mirabìl arte infarft le fiatize di piu palchi nelle caverne, doueegli fi ripara nelle ripe defiumi. Morde crudclißimamente, di modo che mai non sferra, dotte aff er ra co i denti, fino che nonfatte il fracaffo dell'offa. E come ( dice Diofcoridc ) unafciocchezza il credere, che 50 vedendo i Caftorei il cacciatorefi ttraceiano i tetticoli co i denti. Imperoche in quelli, che ¡¡prendono a i tempi no* flri 1 mai fluide tal effetto. Plinio affermando qitetto effer nero a xx x. capitoli dcll'v i n .libro, lo negò etili i n . dclxxx 1 1 . Ma è bene dauertire, che pochi tetticoli di Caftorei dì quetti, che Hanno, cruengono da V inegia in mercantia, fono, che non fienofalfificati. Del che nefa fède la grandezza loro,auenga che non molto grandi fieno i tefticoli del Cattoreo, dentro alle cqi pellicole è quel liquore fimile al mele, che pofeia¡ecco facilmente fi ¡gretola. Corromponli coloro, che nefanno incetta,pettando( come dice Plinio ) i tetticoli,& i rognoni infieme, er accon­ ciandoli pofeia con bell arte nelle ucfciche afeccare. Io n’ho bene hauttti di non contrafrattifiatimi portati d:Au* firia, molto differenti nella grandezza, nel colore,ncWodore,c? nella bontà da quetti, chefon communi nelle f o * tiaric . Cr edefi Plinio al 1 1 1 . capo del xxx 1 1 .libro, che il piu ualorofo Cafiorco fia quello ehe nafte in Ponto, come parimente ferine Damocrate nella compofitione del mithridato. Al che contradice però Sirabone nel terzo fio libro della fua Geographia, con quettc parole. La Spagna produce affai caprefanatiche, er cauaUi faluatìchi. I ' fiumi producono i Cattoret : ma i tefticoli di quefii non hanno quella uirtù,che quelli di Ponto. percioche è propria LC i \ natura


Nel fecondo lib.di Diofcoride.

209

d ¿d caftoreo di Ponto d’ejjer uelenofo, come molte altre cofe, che nafcono in quella regione. Quello tutto dijje Strabono. Dal chefi può molto benfapcre che infinite cofe in Ponto nafcono uelenofe. Onde diceua Vcrgilio

nellaBucolica.

Hat herbas, atquehtc Ponto mini leda uenena lpfe dedit Mocris : nafeuntur plurima Ponto. * % Et perciò nonfo io , come Damocrate cojllodi nella compofitionc del mithridato il Cajloreo di Ponto:?? mafiìmi* putite uedendofi che Andromacho nella compofitionc della theriaca loda quello del Danubio. Scrive dei tefticoli Caftoreo del Caftoreo aUunicòrno libro dellefacuità de/empiici Galeno, in questafórma. E il Gtftoreo medicamento nera» r« " co d* G* niente molto celebrato, er molto ufato da i medici (dell'ufo del quale per le mirabili facuità fue fcriffe Archtgene “ ' 0 tutto un libro ) calido, erfecco . M<i quantunque molti altri /empiici fi ritrouino anebora effer tali; nondimeno per eljcr il caftoreo compofto di parti piufiottili, ajfai piu itale, che gli altri che ficaldano, er diffrccano anch'eglino. Oltre acio è da fapcre, che di gran lunga s ingannano quei medici, che in ognifrette di tremore, di frafimo , e? di paralifla tifano il Caftoreo, non ricordandoli, che tuli accidenti po/Jono interuenire per piu diuerfr, er contrarie caufe del corpo . La onde hauendofi beneftudiato Hippocrate, poffono benifimo ramentarft i medici, cheto fra/U mode i nerui bora per troppa abondanza, er bora per mancamento d’humorifl caufa ne i corpi . Et però benifimo, c r con molta utilità,doue per abond tnzafta di bifogno di cacciar fu ori , er di diseccare, fi può il Caftoreo er dar per bocca,?? applicar di fuori. li che non fi può farefe non con gran nocumento, outtnque fi ritroui caufxrjila frjftmo per ftccità, per difètto d'humori, cr di nutrimento. Il medeftmo fi debbe auertire ne iparalitici, ?? in co * loro che tremano. Debbefi quefto conftdcrare ftmilmentc ne i lunghi (inghiozzi delloft omaco : imperoche doue ¡1 xo caufino da troppapienezza, ni aule mirabilmente il Cdftoreo,facendo poficia Ucontrario quando fi fanno da ficci* tà di ftomaco, 0 da mordaci,?? acuti kumori. Ala come che faccia credere di douer ejfer il Caftoreo in qualche par te nociuo a corpi l'odore, er ilfapore affai grani, che fi ritrouano in lui ; nondimeno nanfe ne urie malitia alcuna, otte s’applichi conuenientemente. Mollo frerimentato io (diceua pur Galeno ) tratto prima però /angue dalla uenà appreffo alla giuntura del piede, a darlo con pulegio, ouero con calamento ne i meftrui ritenuti, ??fempre ho ri* trouato bàtterli prouocatifenza alcun nocumento. Vale brufeiàto in fu i carboni, ?? toltone il fumo per bocca a e difètti del polmone, er della tefta. Gioua ( come rifèrifee Plinio < n i . capitoli del x x x u . libro) al mal caduco. Atteggerifce il dolor de i denti, mejfo trito neWorecchia di quella iftejfa parte,ouc è il dolore. diftitlxto medcftma mente neR’orecchie con opio, gioua mirabilmente a i loro d olori. VorinadelCaftoreofi mette ne i compofiti, che fi preparano cantra a i ueleni, er riferbafì nellafr a iftejfa ucfcica. Chiamano i Greci il Caftoreo ; i tati« l* j o ni Eibcr : gli Arabi I nckixm Alginde Bedufter, Gietldcdeftar, c r Giendibldeftar : i Tcdefcbi Byber ; II Spagnoli Biuaro, er Biuerio : li Erancefl Bicure .

Della Donnola.

Capi

X X1111.

L a donnola, che ua per le noftre cafe »abbruftolata prima,pofciacauatole l’interiora »falata & ferbata fino che s’inuecchi, facendola feccare all’ombra, data a bere al pefo di due dramme in poi nere nel uino, è efficace rimedio al morfo di tutte leferpi. Vale beuuta nel medefimo modo al tolsi co • Oltre a ciò il fuo ftomaco empiuto di coriandoli,& inuecchiato,fi bee poicia utilmente al morfo de i uelenofi animali »& al mal caduco. La cenere della Donnola brufeiata in un uafo di terra,& appli cata con aceto in forma di linimento gioua alle podagre .Vngefi il fuo fangue utilmcte alle fcrofole, & gioua al mal caduco.

Donnole, & Sono te Donnole, frgàcifiimìdmntali,(?qimtunquepiceioUjnimoftfiimi,cr ftvociftimUn Italia cono* loro cflfam. feiute,er uolgxri. Ritrouanft(comi Offe Plinio a 1 1 ir.capitoli del x x i x . Ubro ) Donnole di dueforti -una che uiue, cr conuerfa nelle campagne, er ne i bofebi, che fi chiama fabiatici : <? Ialtra, che fi ripara nelle nojtre caj.> chiomata domeflica ♦ Sono amendue coftgelofe de i loro figliuoli,che mai non gli lafcianofèrmi in un luogPiptrpm Erronea opi­ ra,cht non gli fieno tolti; mafempre gli uannotrafr ortondo di luogo a luogo. Et però ben difte Artftoti ea • nione d’aicu capo del 1 1 i.libro della generatione de gli animali, che effendofiate uedute le Donnole,quando trdsfrrtj cono up. ni. «o gliuoli loro con bocca,fi fon /aframente imaginati alcuni, che partorìfrano elle per bocca, come poetando par che fi ned« Gnidio nellefue metamorphofl. Ne manco mi pare di darfède aU'Encelio huomo altrimenti dotto, il quale « U n i i .capo del terzo libro della natura dei minerali,feguitando egli firfr piu il uulgo, che Aratotele, er al*


212

Difcorfi

delMattinoli

la

,

Delle Mene.

<jap.

AAVm . 10

i

Smanie, &

fat eflain . N o m i.

che pure ho ritrattato, che è un picciolo pefce limile alle Mette r •f otu ? 10 *intrvccUtre cofa alcuna. Eccetto però non credo, chefaüaffe chi diceRc, che le S m i l z i T * ^ m rhoM volgarmente chiamiamo Menale. Et Vìnegtafi chiamano uolgarmente Giroli.

r « i.

chiamano i Gm ilT s m rid i s ”*™? * m U ° ^

U lM p o iM ^ iQ

Del Gobio.

cap.

aIle.,m n e * *^

<*

XXIX.

in dodici fr' f -° " DO <Uporco, & fimo bollirò ta follie il corpo folla a lc u n a moteftf rimanganofpno duc,& pofcia cola deUe ferpi. P na molciba : & applicata m forma di linimento naie al morii» de i cani, Se

í 805II


Nel fecondolib. di Dioicoride.

?13

PAGAN ELLO .

I c o b 11 fono aboniantifiimì pcfci nelle pefcarie di Vinegia : imperoche in quelle lagune iui circonuicine afi Gobti,&lu* fai allignano. Hi però diceua bene Ariflotcle che i Gobij¡lamio uolentieri nelle lagune de i m a ri,® doue Jìapoca ac c amin‘ qua appreffoà i Hiuchiamanfì i Gobij uolgarmente à Vinegia Go. Hanno la tettagrojja, ® fo n o al gu/lo aggra­ datoli , ® delicati, per effer la carne loro ten era,® graffi. La onde al n i . delle facultade i cibi diceua Gale* g^g no. I Gobijfon pcfci, chefanno ite i lidi del mare, nel numero di quelli, che reftanofempre piccioli. Sono al gu fo facuuà. foauiftmi, facili da digerire,® di betono nutrimento, ® mafiime quelli chefìpefiano ne i lidi arcnofi, ® fajfofi, ® fi-aglifcogli.come che quelli, chefanno nelle bocche de fiumi, neUi¡lagni dìacqua dolce, òdi mare, nonfono cojì al gufo foaui,ne di cojì buon nutrimento, ne cofi facili da digerire. Ma c dafapere ( come fcriue Galeno) che i Gobij non folamente fi ritrattano in mare, ma anchora ne i fiumi , ® n e i laghi, comefon quelli che producono il lago di Com o,® il lago Maggiore ,flimati molto per l'aggradeuolcfapore, che lafcia nel palato il gufo de ifigati M A 'R S ONJt.

loro. Ne i filimi uniuerfalmente fono piu piccioli, quantunque qualche uolta di due, ® t r c onde lunofe ne ritro* nino. I nfu i Trentino pochi fono i fiumi, che non ne portino affai, come l'Adef3, il Lauigio, il Noce, ® la Sarca nefanno giornalmente buona teftimonianza- Chiamanfl qttefli,Capitoni,er Marfoni. 1« Tofana fe ne ritrouapur qnalchuno, ® cbiamanfi Ghiozzi ¡quafi Gobij. Et fono nonfolamentefacilifiimi da digerire, ma anchora algutto foauifiimi, er gratinimi,mafiimamente quando hanno le uoua. Imperoche in loro fono graffe ® copiofi,® molto dilettatoli al g u fo . Onde i pefiatori prattichi che fanno i nidi delle loro uouafitto à ifajiifapendo quanto elle ago gradino al gufo,con non minore diligentia le pefiano, che gli fefii pefii. Chiamano i Greci il Gobio KaCitn. i Nomi. Latini Gobiuy.gli Arabi KamenriTcdefihi Goeb.li Spagnoli Codozesd Erancefi Gouiones. 5°

Del Tonno.

C ap .X X X .

C h i a m a n o omotaricho la carne del Tonno falata : la quale mangiata ,& bcuutogii fopra affai nino, di modo che (1 prouocbi col molto bere il uomito, uaie al moiio di quelle iortidi uipcre,Ie quali chiamano prefteri : & fimilmente uale à fare uomitare,oue li fottcro mangiate cofeacutifsime. Applicata ualcal morfo de i cani.I

I t o n n i , de i quali fifa la Tonnina, g ra fi, er polputi pefii,fìntile à i porci ,fono nctifiimi ouunque fieno porti di mare, infu'l Tirrhato molto piu che infu l’Adriatico : imperoche queflì pefii al tempo del Maggtouey* £ ° gono i d mare Oceano,®- entrano per lo fretto di Gibilterrafia le colonne d'tìercole, partiti in grandifitmcfibie* re>in qucfto ,,0{lro mare d'Italia, che fi chiama Tirrheno,e r Mediterraneo: onde pofiia[correndo pur qualche Intera,entrano anchora ncll’Adriaticotomc che in affai minor quantità. Quefii(per quanto recitano alcunifirit-


Difcoril del Matthioli

214

T O N N O .

tori)fon cicciuti da un pefee molto grande, il quale fi chiimi uolgarmente Pefeef e d i i , per hduer egli infu’l mufo uno durifimo ,cr acutifiimo offe, fimile d i una fe d ii , co'l qude{eome dice Plinio al i r . cap. del x x x i i . libro, C rifèrifeono xnchora i mannari, che nauigano per l’oceano) sfenda, or paffa quefto pefee le naui. IT orni adun* que per ejJcrfempUcifiimi, cr timidiftimi pefei,fi lafciano cacciare da quefto Vefcefeada, come un branco di peco * re dal lupo: cr cofi ufeendo dell'oceano fe ne uengono ne i ncftri mari d'Italia. Ma nonfenza granfeajfe deglifeet C a n e fi p s ­ tutori,fiprendono il Maggio, e’I Giugno neU’ifola di Gadc, concorrendo a quefta pefeagione tutto il popolo con ichi ì conni grandifiimo romore cr di uccider di tamburi, c r di tirare Jarcbibufl. Il che moltogiouaal pefeare di quelli pe* neli'ifola di Jci : imperoche per la timidità, c r fciocchezza loro,feauriti dal gridare, c r dallo Crepito grande ,fì riducono in Gii de. certi uadi appreff>a terra, oue pofeia ageuolmcnte ne prendono con grandifiime reti unafchiera alla uoltaide i qua li partiti in pezzi >Crfalati ne i bariglioni ,fe nefa la tonnina. Hanno ¿Tonni diuerfi nomi, f:condo che fono piu giouani, c r piu ueccbi. Imperoche quandofono piiciolini,cr nati dipoco,fi chiamano CordiUe, cr fatti alquanto piu grandi Limarie , cr piu pofeia crefcendo Palamie, le quali fi chiamano poi Tonni,come fon crcfciuti maggiori a un piede. Plinio uuole, c r fimilmente Atheneo, che uiuano i Tonni affai, c r crefcano in ifmefurati pefei. come che Arifloteleìenga il contrario: il quale uuole che non uiuano i T o m piu di due anni. Afallano i Tonni nc i di ca­ nicolari punti da un certo uermicello, come a f Ulano i buoi punti dal mofeone, c r da i tafani.ilperche fec¡fe ual­ te cacciati dal dolore, ufeendo dell’acqua faitano, comefe uolaffero,infu inauigli, nel qual tempo f i dannano nc i , 0 cibi , come molto nocini. Le pancie loro, come che molto aggradino algufto;offendono nondimeno pofeia tanto Tonn;,& lo­ piu loftomaco. Fanno il contrario le parti loro piu magre, le quali fe non cofi bene contentano il palato; fono però to f.culcà. affai manco molefte allo stomaco. "Benché, feconde che rifènfee Galeno al 1 1 1 . dellefacuità de cibi,tutti quelli pc* fei cofi grofii hanno la carne dura, malageuole da digerire,di poco nutrimento, cr di molte fuperftuità. Ef impe* re piu fi mangiano falati quefti pefei,che ftefcbkper effer il fale buona caufit di rompere la durezza, Cr la uifeofi* tà loro, chiamano i Greci il Tonno Qm>s ; 1 Latini Thunnus :g li Arabi Kcfam, cr Aliena : li trancefi Tbun : Moni. li Spagnoli Atuni.

Felce fp»«I* •

Del Garo.

Cap.

XXXI;

tanto de i pefci,quanto della carne d’altri animali ferma l’ulcerc, che uannopafcendojfomentandolcconeiTa. Medicaài morfi decani. Fartene crifteri alla difenteria, 8c anchoia alle fciatichc.'in quella,accioche diflècchi, Sì cuoca l’ulcere : Si in quefta, accio^te ulceri le parti non ulcerate. La

salamvoia

Del Brodo dei pefei.

Cap.

XXXII.

I l brodo dei pefei frefchibeuuto cofi folo, Si fimilmente con uinofolueilcorpo.Fafsi per tale effetto particolarmente con i phicidi.congli fcorpioni,con leiulide, con Ieperce ,& con altri pefei fartatili, teneri, frefehi, Sì di buon odore :li quali fi cuocono fempliccmente nell’acqua, con olio, Sì aneth o. I

l

caro (fecondo che rifèrifee Plinio à v i t.capitoli del xx xi.lib ro ) fu cofi chiamato appreffeà glianti*

C aro, & Tu* chi, perciochcfifaceua dcU’interiora cfun pefee, macerate, c r ri folate confale, chefi chiamaua Garo Alche po* «(fami.

Nomi.

feia fifaccua fimilmente con quelle deglifgombri. Et ufauafi quello condimento nelle cucine con grandefolcnnitd, per condimento di diuerfi cibi. Ma di quefto non intefe Diofcoride,pigliando per il Garo generalmente tutte le fa* lamuoie de i pefei,cr delle carni. Del Brodo de i pefei non accade dir altro,per effer cofa affai dichiarata daU’iftcf fo autore, chiamano il Garo i Greci Tappo? : i Latini Garum :gU Arabi Muri, c r Almuri. li Brodo de pefei chiamano i Greci Z»/mìì ¡%fhl»r : i Latini luspìfeium.

Delle


Nel fecondo lib.di Diofcoride. Delle Cimici delle lettiere.

Cap.

21j

XXXIII.

D annosi utilmente ad inghiottire fette Cimici di lettiera ferrate ne gufei delle faue, alla febbre quartana,auanti che cominci la febbre.Et inghiottite coli fole fenza faue, fono utili à morii de gli afpidi. Rifuegliano odorate le donne ftrangoiate dalla madrice>& beuute con uino, ò con aceto fan* do fpiccare le fanguifughe attaccate. Trite le cimici,& meife nel meato deU’orina,leuano la difficultà dell’orinare.

I nfra tutti i notturni nautici,che ne rompono JfefJo la dolce quiete delforno,non habbiamo neramente ipiu crudeli delle Cimici : imperoche oltre al mordere ,a l romperne il formo, cr alfucciam e il fangut ; ne lafciano po» feia dife una tal puzza, d e molto piu offende i finimenti ,er g li ¡fin ti, che nonfanno i loro cocenti morfè tutte le membra del corpo. Et quantunque fieno cofi molefi ¡fim i, er lordtfiim animali, non gli uolfe però cofi priuare la natura, che non haueffero ancho eglino qualche facuità digiouare. Vfinii alcuni moderni medici per prouocar l'o ritta, non dìapplicarli morti,& triti, come dice Diofcoridt, ma cofi uiui .11 chea me piu quadra : imperoche quel muouerfi, che fanno nel canale della uerga, prouoca la uirtù tfpulfiua aliorinare. Trouanfenc de ifaluaticki infu f herbe, ucrdi di colore, crfimilmente puzzolenti. Ma di quefii non ne ritrouo alcuno ufo nella medicina. Chia* mano i Greci le Cimici K«'p»( : i Latini Cimices : ìTcdcfcbi Vuantzen :li Spagnoli Cbijmes, Chimefas , a 1pari» 1 ° uelhostli franeefi Punef.j.

Cap.

cimici, &lfc Xo efstm,

c .B .ei fjlnl tichli Nomi.

XXXIIII.

L e M IIXIPBDI, che ftannouolentieri lotto àgli orci dell’acqua,fono animali, che hanno mol ti piedi,& che Cubito che fi toccano, s’abbottonano . Beuuti nel uino uagliono à coloro, che non poflono orinare>& al trabocco di fiele. Vngonfi utilmente con melealla fchirantia : & bolliti triti in un gufeio di melagranocon olio rofiido, medicano i dolori delle orecchie diftillacoui dentro.

V o l g a r i s s i m i animaletti fono le MiUepcdi, le quali noi chiamiamo PorceUetti . Et però bafh qucao, che qui chiaramente neferiue Diofcoride. Lodò quefii animaletti Galeno al fecondo libro deUt compofitioni de me ■ dicamentifecondo i luoghi,nelle antiche pafiioni del capo, cofi dicendo. Gli Afìnelli chiamati MiUepcdi,i quali n<t* [cono fitto à gli orci deU’acque, cotti nell’olio uagliono grandemente negli antichi dolori di tefia . Et però nonfo io come diceffè Plinio all’ultimo capo del x xix. libro, chele MiUepcdi fono uermi della ten ap ebfi, i quali nel caminarefi piegano à modo di arco. Chiamano ¡ Greci le MiUepcdi OW : i Latini Milleptdg,Afilli,Multiped*: Nomi. gli Arabi Marna : i Tedefibi Efel : li Spagnoli GaÙmilba : i francefi cloporte.

Delle Blatte de i molini, Le interiora delle Blatte,che ftanno re i molini,&apprclToalf ho lcuano i dolori delle orecchie,diftiliandouifi dentro •

^ine,peile,& cotte pelfo S ono


2iÉ> ■o c iu m .

N«m7.

DifcoriìdelMatthioli

S ono (contefi legge in Plinio ali ultimo capitolo del x x xx.libro ) le Blatte di piu fie tie . Ma quelle che bob* hiamo noi in Tofcana, c r che uolgarmente chiamiamo Piattole, che fi ritrouano la notte nelle cantine apprejjb ì ¡ priuali, c r fhnitmente ne i molliti, c r ne i bagni ,fono neramente fiorcbifim i, c r abomincuoli animali. RaffimU glianfìquafl à i grilli,che cantano di notte, ma fono piu piatte, c r hanno le gambe piufattili, quafi come quelle de i ragni : CTperò uclocifiime al fuggir e . H anno mirabilmente in odio la lu ce, di modo che andandofi la notte con lumeall’improuifo ne i luoghi bumidi,oue fe ne ritrouano in quantità,fubito udocifimamente fe nefuggono, cr feoniono . Di quelle per pratticar elle molto ne i molini è da penfarc, che intendeffe Diofcoride, c r non di quelle, che noi chiamiamo Barbeggie,cr altri Carpe,che fi ritrouano fpeffo ne i copili delle api, c r nelle carni falate uec% chic : imperoche quelle anchora fi dimandano Blatte. L e cui moltefacultà augnategli da Plinio al luogo già det­ to , mi taccio qui hora, pelandomi,che con piu falubri,cr aggradeuoli rimedi] poffa fanare quei mali la medicina, J* f ^e nonfono ctucfti cofi fiomacofì,bombili,puzzolenti , c r dcteflabili animali. Chiamano la Blatta i Greci 2 /V : i Latini Blatta: i Tedcfcki Grillen , cr Heymichen: li Spagnoli Rapa coua.

Del Polmone marino*

Cap.

XXXVI.

I l pol mone marino frefeo trito,& impiaftrato,gioua alle podagre,& allebugancc. _ I an e m a 1 *’OLMON1 ntarinifono fìntili à i polmoni de g ir animali, cr fono queñi(comenel ix . libro à capi x l v il r in fu* f cr‘ffe P Hnio)piu preño fpctic di piante, che di pefci,come fono l'ortiche, le fj?ugne,g1i olotbiri, cr le ¡ielle. Vega b ffto ru . gonfi qualche uolta à galla di fopra aU’onde, cr fignificano uicind temprila di mare. Queflifregati fopra alle baca i» chette ,crà ì baffoni rendono lume dirotte come fiaccole accefe. Chiamano i Greci il Polmone marino iW ft#» H o m i. fa x i a m : i Latini Pulmo marinatili Spagnoli Natura de uieya,cr Capacha de uelba.

De i Polmoni ¿ ’alcuni animali.

Cap.

XXXV II.

I l p o l m o n e del porco,dell’agnello, & -dell’orfo applicato prohibifee l’infiammagioni nei mali che fogliono far le fcarpe à i piedi. Ma quello delle uolpi beuuto fecco,giouaà gli ftretti di pet to,& il fuo graffo liquefatto,Sí diftillato nelle orecchie ne rimouc i dolori.

Sono anchora altri membri affai di quefli animali, dei cui Polmonifa mentione Diofcoride, che hanno uirti uerlT sdoro ^ medicina,de i qualifi dirà ài proprij luoghi loro nel proceffo di queflofecondo libro. Ma perchefono quefli ani» efsamin. conofiiutì da tutti non accade recitarne qui altro . Quantunque non mi uoglia tacere ,pofcia che del polmone Erronei opi- dell'orfo [4 qui memoria Diofcoride,che nonfono i parti degli Orfi un pezzo di carnefenza firma,cr formati po­ micine. fida con il leccar delle madri, come molti hanno ficritto,cr uolgarmentef i crede . Percioche neUauaUe Ananiadella giuridittione di Trento da una Orfa prefa pregna, cr affai uicina al parto nella caccia, ho ueduto io trar fuor di 50 corpogli orfaccbi da i cacciatori firmati di tutti i lor membri,comefono gli altri animali quadrupedi, quandofio* ito uicini al nafeimento : tutto che Ariflotclc cr Plinio tengano il contrario, chiamano i Greci i Polmoni iW Nomi. Latini Pulmontsigli Arabi Kicb,cr Ribelli Spagnoli LeuianosU Franccfì Polmon.

De i fegati ¿’alcuni animali.

Cap.

XXXVIII.'

I l fegato dell’afino mangiato arroftito, gioua al mal caduco : mabifogna mangiarlo da di giuno. Il liquore,checola da quello delle capre,quando s'arroftifce, gioua meilo nc gli occhi à co lo ro , che di notte non ueggono, chiamati lufeioii: & anchora lor gioua togliendone eglino il fumo con gli occhi aperti, quando s’arroftifce. Mangiato arroftito nelli cibi, uale a tutte le cofe predette. Dicono che mangiato quel di becco da coloro,che patifeono il mal caduco» fubito gli fa cadere nel parofifmo. Quello de i porci cignali fcccato fatto in poluere,& beuuto con uino,ualc al morfo de iferpenti


Nel fecondo lib. di DioÌcoride.

217

jferpeml,& de gli uccelli. Credefi che’I fegato del cane rabbiofo mangiato arroflito da coloro che ne fono flati morduti, gli aflccuri dal timor dell’acqua. Altri ufano anchora per rimedio di torre li Tanna ¿i quello ifleffo cane,che ha morduto & legarla in un Cicchettino di cuoio al braccio del pa­ tiente. il fegato del mergo falato,& inuecchiato caccia fuor le fecondine,beuendofi con acqua me* lata alla mifura di due cucchiari.

O i . t r e <*/ FrgJfo deffafino, detta capra, del becco, del cignale, cr del mergo ufano molto ì i dì nofiri alcu• ni medici tenuti nel numero de piu talenti, quello del Lupo, dandolo/reco in poluere, per cofa piu che diuina, ne i Fegati & la* flußi bepatiefer nelle bidropifie. quantunque poco ualerli affemaße Galeno att’x i . dellefaculta de/empiici, cofl ro e am* dicendo, lo ho piu uoltcmcjfo ilfegato del lupo in quel medicamento per il fegato,chefi fa dell’eupatorio: cr non* rftratodi jH. dimeno non ho trovato,che quefio cefi compoflo piu gioiti, che quello che fi componefenza efjo. Ma altrimenti ne p o Sfc r ¡tto da fcriffe poi egli ad ivi j i .capo dell'v 1 1 1 . libro delle compofitioni de medicamenti fecondo i luoghi, doue tratta de Galeno. medicamenti del fegato, con quefie parole. Prendi la carne di tre chiocciole, er / caldaia ben trita in tre ciathi di uino nero,c r dalla pefeia cofi ùbere. Ma pare chefieno quefie cofe efficaci no per virtù delle qualità loro,ma fecodo il ¡talare grafico di tuttalafidanza loro . Come fi ttede parimente nel fégato del lupo, il quale infinite uolte habbiamo ijperimcntato. L ’ufo di quedo cfìntile ù quello delle chiocciole : imperoche prima fi trita molto bene, er daßi poi 4 bere al p>efo d’una dramma con uino dolce,come è il Thereo,il Candiotto,il Scibclite,cr il Protropo. Im• peroebe tutte quede cofe fono al fegato molto benigne, c r poffonlo parimente nutrire, tenendo elle il mezo tra il caldo c’Ifreddo .'Et però pare che quefti medicamenti f i conuengano in tutte le compleßioni, come quelli che per proprietà dellafufianzalorogiouano,cr non nuoconoaüe compleßioni calde, ne meno allefredde. Similmente diffe egli,chc quel del Cane rabbiofo dato con altre cofe ¡¡fermentate, baurua curato alcuni da i morfi di quello: ma chefe ne erano morti di coloro, che confidandoli filamente in quefto rimedio l'haueuano ufato f ilo . Di quello Fegato, & u? del Mergo uccello acquatico,quantunque non lafeiaße memoria Galeno ; nondimeno Paolo Egincta fcriuendone dif tte d* MCr»°‘ 4° f i , che premedita le renette,doue Diofcoride difie dellefecondine. Nel che facilmente potrebbe cfjer errore del fe­ llo di Paolo. Del ucntre del Mergo fece ben mentione Galeno : dileggiando coloro, che tengono,che mangiato tan• to lefio,quanto arrodo confirti lo fiomaco atta digcftionc. Et ficcfl ftmilmcntc beffe di quei medici,c’hanno nel me* defimo ufo le pellicole interiori de iuentrigli delle Gattine : imperoche dice egli hauerfatta la ifferienza d’amene due fenza fuccefio alcuno di giovamento . A l che poco attendendo alcuni de moderni medici,fubito che uoglion or* diñare da confidare lo fiomaco,hannofempre in bocca quel loro, Recipeftomacbi gattinarum. Chiamano i G re ci il fegato Hyarctp : i Latini Hepar,c r lecur:gli Arabi Bedibtì Tedefihi L cbcr.li Spagnoli Figado.

Della Verga del cerilo. 5°

Cap;

XXXIX,

L a v e r g a d e l c c r u o t r ita ,& b c u u t a c o n u in o ,u a lc à i m o r ii d elle u ip e re .

D i sse R afis,che la uerga del ccruo, oltre alfefier appropriata al morfi dette uipere, come dice Diofcoride, Verga di etra ualc attiorina ritenuta, cr ùi dolori coliciJauandola bene.cr beuutone pofiia la lutatura. Vfafl trita ne i lettoua* "°¡ iue rij,cht pronocano al coito fecondo l’opinione d'alcuni. Vfatila alcunificca nel firno,cr trita in poluere nella dif en­ tena : cr dicono ejfer in ciò efficacißima medicina. Chiamaso i Greci la Vcrgadcl ceruo Agro»? itàipw: i Lati Nomi. » Genitale cerai. ♦

DeirVnghiedella{ìnOj& delle capre.*

Cap.

X L*

L a c e n e r e d e ll’V n g h ie d e l la i ìn o b e u u ta alla q u a n tità d i d u e c u c c h ia ri p e r a lq u a n ti d ì g i o u a , p e r q u a n to fi d ic e ,a l m a lc a d u c o :& im p i a f tr a ta c o n o lio > & a p p lic a ta fona le b u g a n c c , & l e f c i o f o l e .

La cenere di quelle delle capre unta con acetosa rinafccre i capelli cafcati per p e la g io n e . t

O

l t r e


I

Diicorfi del Matthioli

V nghie di di Ol t r e alt Vnghie dcU'afìno,w delle capre,fono in ufo dppreffo à R afls nel trattato de ì feffanta animali, quel uerfi anim i­ li, & loro fa­ le delle uaccbe de i piedi dinanzi,Grufiate in cenere a 1 beuute, per prouocar il latte alle balie : c r quelle di mula, per proibire tingrauidarc nelle donne. le quali mole egli che [caccino anchora i topi delle cafe facendone fumo, tuità. • N om i. tanto chefi brufeino infu i carboni per tutta la cafa. Chiamano le Vnghie i Greci Cfrvyts: i Latini Vngues , ©• *

Vngulx egli Arabi Chafit,Stes,cr Dalef: li Spagnoli Vnbas de ammattii Francefi Ongle.

De iPorri,ouero Calli delle gambe de caualli.

Cap.

XLP

I P O R R I, o u e r o C a lli,c h e fi r i t r o u a n o n e lle g a m b e d e c a u a lli n e lle p a r ti d i d e n t r o f o t t o alle gì* n o c c h i a , & q u a lc h e u o lta f o p r a aH’u n g h i e , t r i t i , f e c o n d o c h e fi d i c e , & b e u u t i in a c e t o , g io u a n o al in a i c a d u c o .

Calli delle F e c e diquefii Calli, che fi ritrouano nelle gambe de i Caualli uolgarìfimi à cìafcuno, mentione Plinio 2 gabelle i eagli x i. capitoli del x x v i n . libro; lodandoli al dolore de i denti triti, er mefii nell’orecchie con olio. Ma Gauàlli, & loro Uno >cr finalmente Paolo Egineta, oltre à quello che nefcriffe Diofcoride, difjero che alcuni gli ufauano a qualfi faculcà. Nomi. voglia morfo d'animali. Chiamano i Greci i Porri, che nafeono nelle gambe de caualli A^Trer/ttoi-: j Latini Lichenes equorum : gli Arabi Zcide : li Spagnoli Impigenes dcUos cauallos: li Francefi Caliti tomba dei 50 ebenas.

Delle Scarpe vecchie.

Cap.

X L IT.

L a c e n e r e delle Scarpe uecchieufataà modo di Iinimentojuale alle cotture del fuoco,alle in« tertrigini,& alle fcorticature,che fanno le icarpe ne piedi. Scarpe uee G iova la cenere delle Scarpe ueechie(comefcriffe Galeno ali xi.delle[acuità defempiici) allefcorticature de ehie, & loro facultà ferit- i piedi, che non hanno altra ìnfammagìone attorno : imperoche quiui per effer calida, er fece a piu prefio noce» tedaGal. rebbe. Ma oltre à quello il fumo delle Scarpe uecchie polle infu carboni,tenutofotto al nafo, è cofa mirabile à ri* 6ò leuar le donnefirangolate dalla madrice, comeper uero poffo affermare io , per hauerne già curate di quelle, che tenute per morte erano abandonate da tutti. Mirabile èfimilwntc quejlofumo à diacciare leferpi, cheprat

titano


Nel fecondo lib.diDiofcoride. 215» • n0per cafe,zr fuori de i corpi de gli huomini : ne li quali dormendo eglino alla campagna con la bocca aper* Jftacitamente fe li1entrano. Il che fcriue Marco Gattinaria medico de noflri tempi effer accaduto ad un certo huo* Hiftoria reci ino alfuo tempo à Pania : à cui quantunque fafferò fatti molti rimedi, niente altro gligiouò , che lfumo dellefcar* Mta dal GatV uecchic. imperochc come lofentì l'animale, il quale era una uelenofìfmut uipera ,fubito fenza moleftia alcuna tinaria.

fe n’ufcjfuora per il culo con non poca marauiglia dì tutti i circondanti. chiamano i Greci le Scarpe uecchic Ka.dvÌM7*:i Latini Coria ucteramentiria: gli Arabi Geldalatiche : li SpagnoliZepatos uiegos/ Nom,‘

De i Galli3& delle Gaiine,

Cap.

XLIII.

L e g a llin e aperte,& applicate coli calde, giouano à i morii delle ferpi : ma bifogna rimutarle fpeflo mettendo di nuouo dell’altre. Dafsi il lor ceruello à bere fimilmente contra à i morfi de uelenofi animali :& applicali à ftagnareil fangue , che efeei pannicoli del ceruello. Quella pellicola, che è dentro dal uentriglio del gallo limile à una fotti 1 lamina di corno, che gitta uia quando fi cuo­ ce,feccata,& fatta in polucrcli da utilmente à bere con uino a coloro, che hanno lo ftomaco debile. Dafsi la decottione de gaili gioueni utilmente à bere per temperare gli humori cattiui ne gli ardori dello ftomaco. Soluela decottione d’un gallo uecchio il corpo,cariatogli 1interiora,& meffogli in corpo del fale, cufcito, & fatto bollire in uenti feftari d’acqua,tanto che folo ne retti tre hemine : Se coli tenuta pofeia quella decottione una notte al fereno fi bec tutta. Sono alcuni,che u aggiungono la brafsica marinala mercoreIla,il cartamo,& il polipodio. Soluc cotale decottione gli humori, che io fon neri', crudi,grofsi uifcofi:& gioua alle febbri lunghe,à ftrettura di petto, à dolori di giuntu­ re,& alle ucntofita dello ftomaco.

*0

3®-

Secondo che dice Galeno all’x i . dellefacuità de femplici, il brodo femplice dellegalline, riftagna il corpo, quantunque quello dei Galli uecchi cotti lungamente con molto fate, lo folua. Vfattoi moderni medici à i morfi delle ferpi le galline, er i galli non aprendoli, er applicandoli : come fcriue Diofcoride ; ma cojì uiuiglipelano il culo'fer applicatilo infu i morfi coi qual tira àfe queflo animale il ueleno, comcfefufc una uentofa, ò coppa di uctro,er muoionfì pofeia in breue tempo. Et imperò è ncccffàrio applicacene del continuo de gli altri . Vforno ol* tre a ciò il brodo delle PolaStre giouaniper pareggile gli humori nelle reliquie delle fèbbri, dandolo co’l zucche» ro la mattina in forma di fìropo . I testicoli de i Galli, ch’anchora non calcano le galline ,fon molto rijlauratiui. C imperò gli uifano alcuni 4 glihettici, c r efiemiati per infirmiti lunghe. Moltipllcano quefh la fferma , cr fortificano la natura al coito. Parlando Plinio delle Galline À l i t i - capitolidcl x x i x . libro coftdiceua. Io non lafcìerò di fcriuerc un miracolo, quantunque non s’appartenga alla medicina, ilquale è, che fetidi oro liquefatto Jo alfuoco fi mettono le membra delle galline, tutto lo confumano infefieffe : cofi fono elle uelenofìfiime all’oro. Non cantano i Galli fe fig li cinge il collo coti unfarmcnto di uigna. Nei quali non éttolgarcoft il confiderare l'iftinto datogli dalla natura del cantore lanette àcertehore determinate , alle quali mai non fi ritrouano effere ingannati dal forno , quantunque fieno le notti hor molto lunghe, er bora molto breui. Chiamano i Greci le Galline A'*e* rpU'tci Latini Galline : gli Arabi Dcgedi, er Giaziudiuck: i Tedefchi Hall,!? Hetinen : li Spagnoli Gallinai • U Pranccfi Gallines, cr Coque.

4«*

Delle Voua.

Cap.

XLIIII.

Lo vovo molle, & tenero piu nutrifee, che quello che fi b ee:& piu del molle nutrifee il duro, io 11 tuorlo dello uouo è utile à i dolori de gli occhi. cotto duro ,& differito con olio rolàdo,& zaffa» no,ua1e alle infiammagioni del federe:& con meliloto alle portone & enfiagioni del medeiimo.Man giafi fritto con fomachi,ouer galla per riftringere i flufsi del corpo : il che operaanchora erto folo. t

a

La

Ga|j;>& line ,’& loro faculti fcritGaleno

Nomi.


220

Difcoriì del Matthioli

La chiara dello uouo crudo rinfreica,ferra i pori della pelle,& alleggerii« applicata l’infiammagìoni de gli occhi. MeiTa prefto in fu le cotture del fuoco,non ui lafcia ìeuarc le uefciche:& ungcndofc. ne la faccia non la laida arroftire dal fole.Mcfla con incenfo in fu la fronte, ripercuote i flufsi, che feendono à gli occhi,& mitiga abbondatone la lana infieme con olio rofado,mele,& uino,rimfiammagioni de gli occhi.Beefi cruda al mot fo dell’hemorrhoidc : & tepida à rodimenti ‘.della ucfcica, ab l’ulccre delle reni, all’afprczza del gargatile, à gli fputi delfangue,& ài cacarrhi, che difcendono dalla tefta alle parti inferiori del corpo,& mafsimc al petto.

Vom,& loro e (lir n in -

L e 'p i r t i d e l­ l e u o u a , & il v a r io m o d o d i c u o c e r le .

V o u i & fu e f a c u l r à , fe rie t e d a G a l.

LE vova , delle quali (¡in intefe Diofeoride, fon quelle delle galline, come migliori di tutte ¡’altre ,crpìu adoperare tanto ne i cibi, quanto nelle medicine. Imperocbc, fecondo che recita Galeno al i i l. libro dellefaculta de gli alimenti, cr Ifach nelle diete fue particolari ,fono quefte delle galline faporite,aggradeuoli,dimaggiore, c r di migliore nutrimento di tutte l’altre. Nutrifcono, & riftaurano in breuefratto di tempo, confortano, moltipli» catto la frem a,cr fortificano al coito,operando in tutte quefte cofe tanto meglio,quanto fono piufrefchc, et di gal* line,che habbiano hauuto nel generarle il gallo : pcrciocbc le ftantìe poco fi conuengono di bontà con le fi'efche.Se* g uono dopo quefte quelle delle¡lame, c r defagiani, quantunque in tutto non fieno coft eccellenti. Quelle delfana^ tre, dell’oche, c r d’altri uccelli acquatici, aggrauano lo Stomaco, generano humori grofri, c r digerifeonfì mala* geuolmente, come che ne gli ftomachi uigorof'i,cr fòrti, digerendoli bene, dieno à i corpi p o f :ia molto mitrimene t o . Calide moltofon quelle delle colombe, piu prefto da ufare nelle medicine, che ne i cibi . Cattine, c r bombili di f apere, malageuoli da digerire, cr mimiche della compieftione dcU'huomofono quelle de ipauoni, cr de gli Slruz* Zi- Delle uoua molto migliori fono i tuorli, che le chiare : per effer quelli temperati, aggradeuoli algufto , di buono nutrimento, c r facili da digerire : c r quefte fonfrigide, flemmatiche,cr dure allo Stomaco. Cuoconfile Vo* ua in uarij,cr diuerfimodi. la onde pofeia diuerfamente nutrifcono, c r operano ne i corpi. Lodanft cotte nclgu* feio . c r in quello modo quelle piu dell’altre che tremano, come fa il latte apprefo. Quelle, che per beerfele fiato* cono manco di quefte ,fol tanto che fieno ben calde, non nutrifcono coft eccellentemente. Ef quelle che pure nelgu* feio s’indurifcono, fono malageuoliftime da digerire, generano grofii humori, oppilano, fi putrefanno nello Stoma* co, generano le renelle c ria pietra, ftringono il corpo, cr fanno uenire dolori colici, c r diftomaco. Di quelle, che fi cuoconoftor de igu fei, fuon buone l’aperte coft intere nell’acqua, che bolla,le quali noi chiamiamofrerdute, mangiate però coft tremanti,cr tenere : perche indurite nuocono medefiniamente,comefanno l'altre già dctte.L’af* frittelate nell'olio onero nel burro nuocono allo Stomaco,commouono ì rutti,fono malageuoli dà digerire, correrne pono il cibo, danno cattino nutrimento, c r generano corrotti uapori. Quelle pofeia, che s'arroftifccno infu i ui* ui carboni, d infu tegole affocate, ftringono il corpo ,crfono dure da digerire anch’effe. Ma parlandone come per Puf: della medicina, Galeno all’x i .dellef acuità de [empiici nefcriffe, coft dicendo. La chiara dello Youo è nel numero ueramente di quelle medicine, che non mordicano. c r imperòfì può ufare nonfolo neUe cofe degli occhi, ma in tutte [altre,che ricercano medicamenti piaccuoli,cr non mordaci, come fono tutte l’ulcere maligne, cr ma* lageuoli da [ridare,delfedere,cr de membri genitali. Il perchefi mettono utilmente ne i medicamentiper riftagna* re il/angue che uiene da i pannicoli del ccrueüo. Ef fìmilmente s’adopera mefcolandola con cofe, che non morda* n o , come è la tutia lanata,cr altri minerali, de quali babbiamofretialmentefcritto difopra, nelle ulcere maligne, cuunquc ellefi fieno ne i corpi. D i confinile[acuità è anchora il tuorlo ; c r imperò ft mette cotto lejfo duro, ouc* ro arrofio ne i cerotti,che non contengono in loro mordacità alcuna. Ma è però cofa certa,che tra i left c r gli or• rolliti non è gran differenza, iiffeccando poco piu quefti, che queUitdal cheft caufa, che quanto acquiñano eglino dificcità, tanto perdono di [acuità mìtigatiua. Mettef i parimente il tuorlo negli empiaftri contra l’mfiammagioni, come fon quelli che fi fanno di meliloto per le malattie delfedere. Vfanfì ínflemela chiara, t'I tuorlo battuti con 0ìio rofado, aU’infiammagioni delle palpebre,delle orecchie,cr delle poppe, che uengono òpcrpercoffe , ò per altra cagione : c r [¡intímente in quelle de luoghi nertiofi, come fono gombiti, dita, legamenti, c r giunture tanto dei piedi, quanto delle mani. Cotte le V oua nell’aceto, mangiatefanano ifi ufi dì corpo : c r fritte àfuoco lento, CT fenzafumo con qualche cofa che habbia del coñrettiuo, come agreño, fomachi,gode,gufi di melagrani,chioccio* le brufeiate con igu fei, fiocini d’una,mortella,nefrole,cr corniole, giouano à iflufii tanto ftomachali, quanto di* [enterici, ma molto piu mettendo con effe l'bipociftoj balaufli, i citini om o ifiori del melagrano.Sono oltre à ciò utili

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J0

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Nel fecondo lib. di Diofcoride. 221 utili le uoua crude dUe cotture del fuoco tanto applicandogli ld chiarafola con Unafoffice, quanto tutto l’uouo in* fieme co'l tuorlo : imperoche rinfrcfcano mediocremente, c r diffcccanofcnza mordacità alcuna. Dcbbonjì ufarlc Voud in quelle medicine, che diffcccano l’humidità òlefje, ò fritte,ò arroftitc : ma in quelle, che incidono gli hu• mori lenti,cr uifcofì del petto, er del polmone, (i debbono ufare da bere,cotte neU’acqudfola finoà tanto,che¡le no ben calde : er coji medefimamente la douefìa fatto offro il gorgozzule, ò per troppo gridare ,ouero perflufii di qualche humorì acuti. Nei quale modofi lodano anchora neU'affirczze dettofornico, dette budella . er deUa uefei* ca. Quello tutto diffe Galeno. L ’olio, che per ifpreftone fi caua da i tuorli dette uoua bcnifUmoprima arrofliti Olio di tuorflfttapadella, gioua ungendofene atta ruuidità detta pelle atte uoktiche, er atte fiffure dette labbra, delle mani ,d e i h d uoui ' piedi, cr del federe : c r ualc à i dolori del?ulccre,dcllc giunture,!? di tutti i luoghi neruofi , c r à i dolori, c r uU i 0 [ere deUorecchie. Vngefì utilmente alle cotture delfuoco, c r fa mirabilmente [epurare ne i pannicoli del ceruetto le parti contufe dalle fané,come con grande honor mio,cr utile degli amalati ho piu uolte f o r intentato in cinigia. Generanfì in oltre delle Voua tutti gli animali notatili, quantunque ipefei anchora ; eccetto alcuni» comefonoi Animajj £jie delphini, i uitetti marini, c r alcuni altri. Generanfì d’effe anchora alcuni de i ten ebri, come crocodili, ramarri, nafcono lucertole,cr altri fìmili : c r parimente le ferpi,eccetto la uipera. Et per quanto dice Hippocratc nel libro dei pare. tt0ua< to9c r defanciuìlini(fe non è errore de gli fcrittori) jì crea il pollo nclTuouo del tuorlo , c r fi nutrifee della chiara * ha qualfcutenza è neramente contraria a queUo9chc con lunga dottrina difje Arinotele a l n i .cap-delviMbro del la natura de gli animali : cr fìmilmente contraria att'effericnza, che ogni giorno ne mostrano le donniciuole ,che fanno couare i polcini in cafa. imperoche cauandofì il pulcino dett’uouo un giorno, ò due auantì al tempo del nafte* re,fi gli ritratta gran parte del tuorlo nel corpo. La chiara delle uoua delle Tcftuggini, anchora che lungo tempo io (comeffejfe uoltcn'ho fatta io la proua)fi bollano nell'acqua,ttonfi condenfa^uàtunque il tuorlo Unenti durifiimo. Vouaditeftu Et in oltre ho ritrouate io di quelle tefiuggini,che n’hanno hauute nel corpo fino à fette co’l gufeiogià fatto. Il che Mn1, uogliono alcuni chefacciano anchora le ferp i. ma ciò non fi uede in alcuno de i uolatili. Chiamano i Greci lo Vouo ^ n'cy i Latini Ouum : gli Arabi Naid,Beid,cr Baidti Tcdcfcbi Ein,cr Ey:li Spagnoli Hueuo cr ouo:i Tracefi Oeuf.

Delle Cicale. Le

c ic a l e

m a n g ia te

Cap.

XLV.

arrofli t e nei cibi,foccorrono ai dolori della vefcica.

S o n o le Cicale per tutto tanto note in Italia,!? tanto uolgarhche fpejfo la fiate affordano coni! lor lungocan Ciclie & i0. tare nette campagne i lauoratori,!? i uiadanti.Maper quantofcriuc Ariflotelc a xxx.cap.del v. libro della natura ¡oro degli animali,!? Plinio togliendo da lui à x x v i.d c tt’xu fono le Cicale diduefortino cm m on,& maggiori. Le 5° minori uengono piu predo,!? fìnifeono piu tardi.ma le maggiori nafcono piu tardi,!? finifeono piu prefio , !?fono quelle,chc cantano. Pigliano ne i campi, quandofon ricolte le biade, cauando la terra con la coda : <? fìmilmente nelle canne, che fìmettonoper paliatte uiti. Gioua ¿farle moltiplicare il piouere affai.Crefcono dal parto loro ut prima dalla terra à modo di uermicetti : li quali crefcendo diuentano finalmente quegli animali,che chiamano t Gre* ci tttdgmetra, foauifiime ilgufto auantiche efeanodel gufciochele circonda: del quale circa alfoUlttto della fiate fi n’efcono la notte uolando le cicale. Viuono quefie di rugiada fidamente, er fono di quegli ammali, che non hanno bocca. Tirano però afe la rugiada con una certa linguetta, che hanno[opra al petto : il quale e conca* uo à modo d’un canale, onde rifonde ilfuono del canto loro . Amano mirabilmente gli oliui,ma pero gli ombrojt manco de gli altri; quantunque lì godano communemente di tutti gli a lb eri:!? imperò non P0fFon? uafeere doue non fieno alberi. Hanno oltre à ciò le Cicale in odio i luoghifreddi : e r perciò non (tanno nette felue ombroje e r 60 opache, ne manco s'odono ne ipaefìfreddi. La ondefìpensò Alberto Magno, che le cicale fufferoi Grilli che Errored’alcantano U notte: percioche in Alamagna,paefefuofrigidifimoi? fiotto al polo, quantunque utfieno 1 grilli m

affai copia ; non nifono però le cicale.

In Earthiafi mangiano le Cicale, ! ? ¡¡utilmente incerti luoghi dell oriente. *>


222

Dxicoril del NlatcHioli

Et però non è mrauiglia, che Ariflotele diceffi, che elle fienofoauifiimo al gufto prima che comincino a uolare. Cicale fcrit- 1)1 ^nefte parlando Galeno all’ x 1 . libro delle/ acuità de i / empiici, dijfc che oltre all'bauer elle proprietà à i dolotedi Gal, ri della uefcici, fecondo l'ufo d’alcuni medici ; uagliono anchora à i dolori colici con il pari numero digranella di pepe. Nei qual ufofc ne danno a mangiare bora tre>hora cinque,cr bora fette indiuerfì tempi,fecondo che uengo» Nomi.

no i tempi de i dolori,cr i loro paroftfmi. guottregds : i Francefi Sigaie.

Delle Locufte.

Chiamano i Greci le Cicale

Cap.

*t:i Latini Cicadaili Spagnoli ci«

X L V I.

I l i v m o delle Locufte naie alle difficultà dell’orinafe,&maisime nelle dóne.La carne loro non *4 s’ufa in alcuna cofa. Quelle che fi connumerano nelle fpetie delle Locufte,che fi chiamano afiraci,& afinelli,lenza ali,& con grolfe gambe feccate frefche fi beono utilméce con ùino à i timori de gli feor pioni. Mangianle nc cibi fino che ne fono fatij coloniche habitano Lepti,paefe d’Africa.

Locufte , & C h i a m a n s x le Locufte in T ofeand, c r in altri luoghi etItalia per diuerfl nomi, ciò è G rilli, Saltelli, Caloro hiftor. UaUette, Saiuppi, cr altrimenti anchora, fecondo i coftumi cr uarietà de i pie f i. Sono notifiimi animali, quan» tunque molto danncuoli all’herbe c r alle biade, per deuorarfì elle benfieffo il tutto in breuifimo tempo, cuc in gran copiafìritrouino. Secondo che d’effefcrijfe Ariftotele al x x v i n . capo del v. libro dell’bifloria de gli animali» fono i mafihi minori dellefimine. Partorìfiotto quelle ficcando in terra la coda di cui mancano i mafehi : c r tutte in un medeftmo luogo, di modo che i loro parti parono qudjìfaui . Di qui nafeono uermiceUi, che hanno figura di uouo : li qualifono coperti da certa terrafottilif ima,come pellicina. quella rompendoli pofeia, efeonofuori le Lo cujle ,c r fe ne nolano uia. Quefto lor parto è tanto tenero, che appena toccato fi disfa cr more . Partorifeono nel fine diprimauera, crfubito dopo al parto muoionojìr angolate da alcuni uermiceUi, che loro nafeono intorno al coUo nel tempo del parto. Nel medefimo tempo muoiono anchora i mafehi. Nelle montagne, cr altri luoghifrigi» 40, di pochifi ime Locufte fi ritrouano :ma per lo contrario affai fe ne ueggono nelle pianure, cr ne ¿luoghi, oue per li gran caldi crepano i terreni : percioche neUefijfure partorirono le fue nona. Paffano le Locu fte uolando lunghif» fimi m r i , c r qttalcbe uolta nefono paffate i'Àphrica in Italia ( diceua Plinio ) in tanta quantità,che le loro febicre cffufcauano il fole, come Coffiifcano i nuttoli, con non poco ftupore de glihuomini, cr dubitanza che firmandoli tic ifuoi paeft, non gli difertaffero, impcrocbc molto minano, cr fanno fterili i luoghi,oue eUcflpofano, mangiari» dolcbiadecrlberbcfinoinfuleradiei.Dclcbcàtempinoftncihanfatto teftimoniol’annom . d . x l i i . Vintuì» mirabilifchiere, che uenendo delle paludi Meotidicoperferononfolamcnte tutta Vngheria, cr grandifiima par» te d’ Alamagna ; ma anchora tutta Italia, doue fecero infinitifiimi danni neUe biade minute, c r nell'herbe de i prati, mangiandoli i legumi, il panico, il miglio, cr la fagginafino alle radici. I Partili mangiano le Locufte ne i cib i. Locufte «fa­ te ne ¡cibi. Cr imperò noncmarattiglia,fe nelle fiacre lettere(come fi legge aU'x 1. capo del Lenitico ) le lodò Moifc ne i cibi al jo fuo popolo Uebreo. Ne ancho è da marauiglìarft,che fan Giouanni Battifta le mangiaffe in/ìcme co’l melefaluatico nel deferto . quantunquefieno alcuni efpofitori, che uogliano che per le Locufte s intendono alcune radici: c r al­ tri, certe cime d alberi .Alche non conferendo io , tengo per itero, che per effer egli Hebreo, c r grande offerua» tote della legge Mofaica, mangiaffe neramente quefte Locufte animali. Il che tiene anchorafinito Agoftino neU’effofìtione dell cpiftola difan Paolo à i Romani. In alcuni luoghi, come nella regione Cirenaica, neU'ifola di Lem* tio ,c r in Soria,Hannogli huomini à popolo due e tre uolte l'anno neUe campagne 4 giullare i nidi loro, c r pofeia ad ammazzarle,quando fono nate,come s’andaffiro à combattere contra à grandi efferati. Dicefi, che in Indiafe ne ritrouano di quelle, che fon lunghe tre piedi, di modo che le gambe delle fintine, quandofonoficcate, s’ufano in N o m i. uece difeghc. Chiamano i Greci le Locufte A’x.pU'tr.i Latini Locufta :g li Spagnoli Lagoftas de tierra,CT Ga» fanhotes grandes : i ì'ranceft Locufte. ¿Q

DeU’Ofiifidgo.


Nel fecondo lib. di Diolcoride. Gap.

Dell’Osfifrago.

223

X L VII .

D i c e s 1, c h e ’l u e n trig lio d i q u e llo u c c e l l o , c h e c h ia m a n o i L a tin i o s f itr a g o ,b e u u t o à p o c o à p o c o l a o r in a r e le p ie tr e in fie m e c o n l’o r in a .

*«aai-L*

dell’Ofiifrago diuerfe opiniom.Jmperochc apprejjo ad Ariftotele c l'ofiifrago uno uccello fintile all'¿qui* la,quantunque maggiorerà di bigio colore. Quefto quando l'aquila caccia i figliuoli del nido,auanti che fieno .ben grandi, Cr finiti d’aUeuare,per uederli far questione fra loro per ilei bo,cbe gli portaci ra c c o g lierli jirufee d’alleuarc.Ua l’Ofii* fragocattiua uifla,per hauere una certa muoia aitanti aliai14 niella dell'occhio. Ala Plinio al 1 1 1 -capo deix.hbro,connu* lucrando ¡Ofiifrago fra le ¡fette deU'aqiiile,lo fa figliuolo deh ¡Haliacto,cio è dell'aquila marina. laquale non uuole egli che habbia propria¡pen erà che nafea d'aquila calcata da diuerfi mafehi. Apprejfo di Alberto parati, che l’ofiifrago fìa quello augello,che egli in lingua Arabica chiama Kiri] cofi fcriucdo. Il Kirij è uno augello di rapinatilquale è prolifico c r gcuerna nonfolamente bene i fuoi polli,ma anchora quelli dell'aquila, quando gli lafciaflancahormai di nutrirli. Qttefle tutte fono parole di Alberto. Il quale affaipiu chiaramente ne diffe fra le jpetie dell’ Aquile, dotte cofineferme.La quinta Jpetie dell'A» qutla è augello affai picciolo, c r da alcuni cchiamato ofiifra* go.lmperoche quddo ei mangia la carne uola con le offa ben iti alto in m a r le lafcia cafcarf opra qualche gran [affo, cr cofi ir romper fi pafee della midolla. Ma par che in quefto difcordi egli maniftttamentc da Arsotele, uedendofi che apprejfo Arifìotek l’ ofiifrago non è altrimentiJpetie di aquila cofi piccola,ma uno augello piu gr ande di tutte tal* ritrovo

l Q tre aquile dalla Germana in fuori. Onde non poffofe non crederebbe Alberto fi fìa qui ingannato, come anchora Plinio.Imperoche quella Aquila ualorofifiima marinafiome fcriue Arijlotele)ha la uika acutifiim.tr per fua na» tura costringe ifiglioli,manti che faccino le penne à rimirare il fole, cr ejfendouene alcuno, che lagrimi fubito f ammazza. I Iche dimoftra chiaramente l’errore di Plinio cr che egli leggeffe Arinotele con poca attentione. Im- E r r o r e d i peroche battendo l’Aquila marina acutifiima ueduta,non mi par,che CkabbtaUfare punto con l'ofiifrago, battendo n i o quefto gli occhi infirmi,cr dcbolir nàh uedendo molto lontano, logia fa piu tempo per hauere hauuto il libro del li animali d'Alberto [corretto,doue era fcritto ofiifraga in cambio de ofina niera ridotto ì crederebbe l'ofiifràpa apprejfo Alberto fujfe uno augello tutto bianco affai maggiore del cigno,che noi chiamiamo Agrotto, cr pratica nelle noftre maremme intorno Port'hercole,cr OrbeteUopafcendofi di pefee in quello¡lagno di mare.Hagrandifii* mo becco,cr nella parte apprejfo la gola chartilaginofo,cr pendente à modo d’un ficco.Ma hauendo dipoi ritrotta■» 40 io uno altro Alberto piu corretto.Oue erafcritto ofina,cr ntfn ofiifraga riconobbi l'errore,in cui era cafiato per negligenza N o m i. negligenza di quel balordo dello ftàmdatorc. Chiamano i Greci l’ofiifrago tphliti Latini Ofiifragus.

Della Lodola. E

la

Cap.

XLVIII.

Lodola uno vccéllino>chc h a n n cappelletto in fu la cima d el capo,come hanno i palloni.

Q u e l l a a r r o f tita j& m a n g ia ta p e r c i b o m e d ic a à i d o lo r i c o l i c i .

5o

La

&

P ii


224 L o d o le , & (u à h iito r.

N o m i.

Difcorfi del Matthioli

L e l o d o l e fonoconofciutiuccettini.Ritrcuanfene(comealxxv.capo d c lx 1 . libro deH'hìfloria de gli animali diffe Ariftotelc)di due fpetic,cio è con cappelletto,® fenza.Mabitano ne i campi, mangiando bora ucr micetti,® borafemi di diuerfe frette . I mafehi cantano affai b en e,® fono fempre eglino i primi uccettiui,che prem Kantiano la fiate co'l canto loro.Temono le Lodole cojìgrandemente gli fraruicri,® gli fmeriglhcbcfeguite molte uolte da quegli fi fuggono fin infeno a gli buomini. Tenendoci per cantare i mafehi nelle gabbie, diuentano freffo ciechi d'un occhio,come per ifrerienza fi uede. Chiamano ¿Greci la Lodola KopvdaKAòi : i Latini Galeritaigli Arabi Hanabroch,onero Kanabrocbti Tedefcbi Vualdt Lercbtgli Spagnoli Cucuyada; li Franccfi Alouette.

Delle Rondini.

Cap;

XLIX*

A p u n d o s i i rondinini della prima figliatura delle Rondini,auanti che la luna fia tonda ,J(ì gli ritrouano nel uentriglio due pietre: una d’un fol colore,& l’altra uaria. Le quali ferrate in cuoio d’una uiteIla,ouero di ceruo>& attaccate al collo,ouero al braccio giouano in tanto al mal caduco, che fpeflo con effe alcuni fe ne liberano.Oltre à ciò l’ifteife rondini mangiate ne i cibi nel modo,che fi mangiano i beccafichi,rifchiarano lauifta. Alchegiouafimilmente la cenere delle uecchie, & del le giouani abbrufeiate in un uafo di terra,unta con mele:& uale parimente alla fchirantia, & enfiammagioni dell'ugola,& del gargatile. Le rondini fecche>& parimente i rondinini,beuute con acqua al pefo d’una dramma,giouano alla fchirantia.

L e r o n d i n i uolgarìfimi uccelli,fono di trcfretic : delle quali una è quella, che f i ricoura nette nctlre Rondini, Se cafr.la feconda nelle muraglie degli antichi edifieij,® nettegrotte,®fcogli de i monti : ® la terza nell'alte ripe fua eil'am. de i fiumi. c r quelle due ultime fretie,chiamano chi Rondoni,er chi Tartari. Quelle partendoli ogni anno d’A* fiicaicome al x x 1 1 1 1 . cap.del x .libro fcriue Piinio)paffano il mare,®- fe ne uengono il Marzo uicino attiequi nottio in Italia à fare in id i,® le uoua nelle cafe tanto [i confidano netta benignità de gli buomini. Dotte battendo 40 partorito due u o lte,® atteuati ifigliuoli,fe ne ritornano con loro inficme nell'altro equinottio deli’autunno ne i pae fi loro.Le Rondini fole fra tuttig li uccelli,che nonfono rapaci,mangiano carne. Dicefi,che la Chelidonia herba, L a C h e l i d o ­ che uolgarmente uuol dire Ronduiariafu ritrouata dalle Rondini. percioche fu ueduta portare ne i nidi per fina * n i a fu r i c r o re gli occhi de i lor figliuoli accecati. Et di già s'c prouato di pugnere b ro g li occhi ne i n id i,® ef i ueduto pofeia, uaca d a lle che le madri gli rifanano con la Chelidonia. Il che effendo llato poi notato da i medici,hanno anch’effamaeflrati R o n d in i. da qutfio uccellino,ufata la Chelidonia nette malattie de gli occhi. Fa contrario effetto lofterco loro, percioche ca* fcando caldo ne gli occhila accecare,come ne fa tcttimonio nette facre lettere l'hiftoria di Tobia . Scriffc detti Rondini Galeno all'x i.libro dettefacultà de femplici,con quelle parole.Molti fono che hanno tifato non folamen* R ó d i n i f a i t te gli animali, di cuihabbiamo detto; ma anchora le Rondini, abbruciandole,® mefcolando poi la cenere inflemc te d a G a i. con m ele,® ungendone le fchirantie,® tutti gli altri malori,che uengono con enfiagione nel gorgozzule,® neU <0 l'ugola. Altri fono,che ufano la medefìma cenere per ajfottigliarc la ueduta. ® altri danno le rondinifecche à bere ’ in fottilifiima poluere. chiamano i Greci la Rondine X? MJ'àr ; i Latini Mirando egli Arabi Thartaf, Cbatas, Nomi- ouer Chataf: *Tedefchi Schttualb : li Spagnoli Golatidrina,® Andorinbadi Francefì Arondettes.

DeirAuorio; L

a

l i m a t v r a

Cap.

L.

dcU’Auorio fana applicata i panaricci delle dita. Ha facultà coftrettiua.

E n o t i s s i m a cofaà ciafcuno,cbe tAuorio non è altro, che dente ÌElcpbanti.de i quali per undici ci* pitoli continui feriffe Plinio al principio dell'ottano libro. N afeonoin Africa dilà datte Sirti, in Mauritania, in 60 EIephanti,& loro eiTam. Ethiopia,® in In d ia ,® quantunque fieno di futura maggiori di tutti gli altri animali; nondimeno(come diffe Ari* fottle)fono manfuetifimi,® piaceuolifiimi,quando fon fatti domefich i. Raffomglianfiicome dimofirò quello,


Nel fecondo lib.di Diofcoride. £

L E P H

22y

A N T E .

IO chefu ail tempo di Papa Leone decimo à Roma)neUa pelle molto à ì bufali,come che uiflen fiufo rarifim i peti. no la teña groffa,il collo corto, ® Coreccbie larghe,per ogni uerfo due ¡panne. I I nafobanno lunghifiimo, conca• uo,fatto à modo etuna gran trom bale gli pende tra i denti dinanzi, quafi fino a terra : ® ufa quefto in cambio di mani.La bocca è uicina al petto,affiti fìmile a quella del porcomella quale ha nelle mafcelle di f opra due grandmimi dentinone fc ne ueggono affai in Merceria a Vineg i à , ® in altre città d’Italia) liquali riguardano con le punte uer fo terra. I piedi fon ritondi,come taglierini larghezza di d u e ,® di tre palmi, circondati di caüofa materia : con cinque unghie d’intorno granii,come mediocri nicchi. Le gambe fon gr o ffe,® fòrti,ne come alcuni fciocchiftpcn fanofouo tutte d'un pezzo ! ma hanno le giunture nelle ginocchia,come gli altri animali quadrupcdi.Et imperò(co=> me rifirifee Aluigi Cadamofto nelle fue nauigationi fatte per la Ethiopia,® à Calocut ) s’inginocchiano gli Eie * pbanti al montarvifufo qua 1dofi caualcano. La coda è come quella de i bufali,lunga circa tre fpanne, con rarifiì» ¿0 me fetole. Etperòmolto male fipotrebbono riparare dalle mofihefi la natura non gli haueffè preparato altro in* gegno d’ucciderletilqnal è,c’baucndo eglino la pelle piena di graticolate fiffure,le ¡fùngono rannichiandofìf a quel t e , ® cofi le ammazzano.Hon nuoconoàgli huomini,fe non fi gli dà impaccio. mafe pur gli nuocono,gli pigliano àtrauerfo con il loro lungo n a fo ,® cofi gli gittano infu all'aria una grande arcata. la onde muoionofoffocati dal* l’aria,prima che caggiano in terra.non fi troua huomo,chc fia cofi buon corridore, che gli Elephanti non l’arriui no,anchora che cammino di fuo paffo-.imperoche la lunghezza dei pafii loro auanza di gran lunga la velocità de i pafiidegli huomini. Viuono di fondi, ® di fa tt i d'alberi : ne è cofi groffo albero,che non rompano con il nafo loro. Crefono fino all’altezza di fidici palmi. ® però coloro,che non fon ufi à cdualcarli,fl contaminano, come fanno infu le naui coloro,che nonfir. ufi in mare. Sono sftnati,ne fi poffòn ritenne con alcuna forte di briglia. 1/perche fimpre fi lafiiano con la tefla in libertà .Ma per effire ubidientifUmi,® per intendere i parlari de gli huo 40 mùnti lor paefì,nonefiono de imandati di chi li gouerna.Hanno canto paura del fuoco,che jpauentatida queUono fi poffono riuocare dalla fuga. 11che non fapendo coloro,che gouernauano quello,che era à Roma,effóndo dentro alcaflelletto,che glihaueano accommodato in fu la fibenail giorno,che il Signor Giuliano de Medici fiafelio del Papa menò la moglie di trancia,fiaricandofì certi archibufì lo miffero in tanta fuga,chemainonlo poterono rite» nere, fino che non fi cacciò infierne con bronci fiume del Teucre .Non generano ( per quanto dice Añílatele al x x v i i . capo.del v i. libro della natura de gli animali )fenonhanno uentianni. Nel che fi uede manififtamen* te errar Plinio,dicendo,che i mafchì in cinque,® le fiminc in dieci poffòngenerare. Gli Elephantifon caffi anima­ li:® - imperò non ufanof i non con unafola fimina,ne piu la toccano,comela ueggono pregna. Nonfipuo di certo f apere,quanto portino le f mine nel corpo i figli loro,per guardargli Elephanti di noneffir ueduti quando l’im» pregnano. Et però differo alcuni,che le fimine portavano diciotto mefi, ® altri chi due,®- chi tre anni. Parto* y0 rifiono le fimine con dolore,come fanno le donne:®- Jubito che hanno partorito,leccano il figliuolo, il quale po* fiia gli camina dietro. Viuono (diffe Ariffotele)ficondo alcuni dugento anni,come che altri dicano,che non piu di cento uenti-.ma il fiore dell'età loro è circa a feffanta,ò fittanta anni. Temono il freddo molto il uerno, ® piacegli molto ñare appreffò à i fiumi,ne i quali entrano volentieri, comefanno anchara 1 bufali. S o n o d’intelletto affai propinqui àgli huomini. Il che fi uede per intendere eglino i parlari de i paefi loro, per l’ubidienza che preftano, per la prudenza che hanno,cr per la religione che offeruano. Adorano gli Elephanti il fole,®- la luna. Et di già fino fiati ueduti in Ethiopia,®- Mauritania,oue fono fenza numero,andare la notte à fihiera, quando la luna c nuova,à lauarfi ne ifiumi, cr fatti pofiia bcnmondi,adorare il pianeta in ginocchioni,®- andarfene poi via alle felue. Rifirifiono alcuni,cha fono di tanto intelletto, che effóndo già fiati condotti alle naui per menarliper ma fe in altri paefi, non fi uolfero imbarcare , f i non gli fu promeffb prima di ritornarli ne i paefi loro. Vanno per 60 le filue gli Elephanti quafifimpre à fihiera ; mettendofimpre dinazi per capitano il piu vecchio:® di dietro quel lo,che piu di tem po,® d’anni fi gli auicina.Dicefi che come (l ueggono affiliti da i cacciatori, fapendo dieffór piu feditati per i denti, che per altro »urtando firte con efii negli alberif i li cavanoj® Ufiiandoli in terra f i ne fu g »

gono

E t t o r e d ’a le »

ni.

E r r o r e d i P ii n io .

Elephanti,& loto iniellet to.


22

6 Difcoriì del Matthioli

gno per e m p ir e la uita.lt che facilmente potrebbe cjjer falfo,come fimilmente è la bugia,che'l Cajloreo ueduto il cacciatore fi tagli con i denti(come dicemmo di foprafi tefticùli. Sono naturalmente gli Elephanti tutti faluatichi ma s'addomeflicano con arte,come fi fa con molti altri animali:& parimente aUeuandoli fufo da piccioli ; come che dica Plinio,che s'addomefticano anchora i grandi con le baftonate, e r con la fame,tenendoli fra quelli che fono do* meftichi. Ma ben ne fono in alcuni luoghi di quelli,che non (ìpoj]ono per la ferità loro addomefticare, come fon quelli, che fi ritrouano{fecondo che nelle fue nauigationi fcrijfe Aluigi Cadamoftó)in Senega regno d'Ethiopia. A ù o rlo , & l’Attorto macinato inf u i porfido infottilifiima poluere à iflufii bianchì delle donne,beendolo in latte difeme lui facuicà. di lattughe, canato con acqua ferrata. Chiamano i Greci l'Auorio E'te'paf ; i Latini Eburti Tedefchi Helffarja Nomi, theyndi Spagnoli Diente de elefante, c r Marfihli ìrancefi L ’y uoire.

Del Talone del porco.

Cap.

tu

LI.

I l talo n k del porco brufeiato,fino che di nero diuenti bianco,& pofeia fatto in poluere, Se beuuto uale à i dolori colici,& à i uccchi dolori di corpo.

3« Qual ofTofi a il Talo ne. Nomi.

T alone ne gli dtiimali quello ultimo offa del piede,che f i commette con lo ftinco dellagamba, chiamato da i Greci dftragalos,zr da noi uolgarmente l’offo della cautcchia. Chiamano i Greci il T alone del porco crAWctya tot vie : i Latini Talus fuiUusdi Spagnoli Tornìzuelo de pie de puercotli ìrancefi Talón deporceau. E i

l

I l c o r n o del ccruo brufeiato in cenere,& lauato,beuuto al pefo di due cucchiari gioua alla difenteria,à gli fputi del fangue,à flufsi ftomachali, à trabocco di fiele,& à dolori di vefcica con gom ma di draganti. Vale parimente ài flufsi dei luoghi naturali delle donne con qualche liquore a ciò conueneuole.il modo di brufciailo è cofi.Tagliafi in minuti pezzetti,& fi mette pofeia in un nafo di terra crudo,& lutatoui fopra benisfimo il coperchio,fi mette in una fornace,& lafciauifi tanto, che diuenti bianco.Quello pofeia lauato,come fi laua la cadmia,è utile nei flufsi,Se nelle ulcere d&gli oc chi.Fregato à i denti li mondifica.il fumo del crudo brufeiato in fu i carboni fcaccia le ferpi.'i&'fito in aceto,& Jauandofi la bocca con quello caua il dolore delle gengiue,& delle mafcelle caufato per il nafeimento dei macellari. r

S ono


i*?

•. r• Nel fecondo Ixb.diDiofconde.

227

50 No i Cerui notißimi animali. Ma perciocbc a d i felino non è nota ld natura loroyperfodisfare ad ogni cana Cerui, & lo­ ¿ido lettore,ne dirò qui quanto d'Ariftotele nel v 1 .cr nel 1 x . libro della natura degli animali, cruci 1 n i . delle ro haftoru. parti loro,libo ritrouato. Sono adunque i Cerui anim ili faluatichi,grandi come afini, uelocißimi al corfo, c r ar­ mati di ramofe corna ■ Quelli, quando uanno in amore,diuentano tantofurioft cr pazzi,che fe ne uannogridando per lefelue tantofòrte,chefanno con non poco ñrepito rifonare Echo nelle concavità delle uaüficr de i monti. Et fono tantofuriofl,cr sfrenati nel coito, chefieffi in quell'attofanno andare le fintine a ten a , onero che per non potere ellepatire la durezza della uerga loro,cofi caminando,c r correndo,Cimpregnano. Non fi contentano d’ua ^afeminafola,mafacendo come il becco con le capre, in breue fiatio di tempo, molte c r molte ne montano. Et fe perforte f i ritrouano piu mafehi dietro ad una fimina, combattono con i due piu appuntati bronconi ielle corna, che io hannofopra allafronte, fino alla morte. Pafiato pofeia il tempo dell’amore nella fine di Settembre s’afcondono nelle eduerne loro, battendo quafl itergogna dello fiiaceuok odore, che gittano, fìmilea quello de becchi. Et cofifene flannoyfìno che uiene il tierno, nel quale ritornano di nuouo per tefelue , cr per te campagne alla pajlura. La ñate pttuejfer molto grafi corrono poco. Il perche in quel tempo fieffo s'afconiono,per non ejjer preft. Vanno in amo• re il mefe d'Agofio c r di Settembre. Empionfìle cerne in pochi giorni, c r molte con unfilo mafehio : portano il parto otto mefi. Le fimine quantunque qualche uoltapartorifcano due cernìatti ¡nondimeno il piu delle uoltene partorifeono unf i l o . Partorìfiotto come prudenti in luoghi uicini alle uit publiche, perfidiare ifigliuoli dallefic I: re rapaci : c r nel partorirefemprc fi mangiano l'inttoglie delparto, le quali (fecondo alcuni ) hanno mirabile proa prietà in molte cof i . I l primo anno i giouani nonfanno altre corna, che un poco di rileuo in amendtte le parti fopra allafronte. Ma il fecondo anno glifiuntano,come manichi di lefine,coperte tutte di pelo . Il terzo fanno due rami, »0 cr il quarto tre,cr cofi procedono ( diffe Ar ¡frótele ) fino af r i . Ma in Italia fene ueggon di quelli, che tihannof i* no a undici,come affermò anchora Alberto haucrne ueduti egli in Alemagna. In Laniera furono già due corna d'un ceruo tra le piu care cofi del Duca Guglielmo, delle quali eiafruito haueua uentiuno ramo,cr fiteneuano per un miracolo di natura,cr per cofa rarißima. Q uefte furono poi donate alla Sencriß. Maria Regina di Vngheria, c r fireÜadc’InuittißimoCefarc Carlo v. c r dclSerenif). Ferdinando Re de Romani. E unafcioccbczz* il ere* S e i o r c i o p i ­ n io n e . dere, che gli anni loro fi numerino da i rami delle corna : perciocbc uiuendo i Cerui lunghißimo tempofarebbero le corna maggiori delle querele, c r dei pini. Ma benficonofce la vecchiezza loro ( come diffe Ar ¡frótele ) al manca mento, chefi gli ritrova de denti : cr fimilmcnteal mancar nelle corna loro quei due rami principali fopra la fron* teche hanno i giouani per combattere : perciocbc ne i ueccbi non rinaftono, fapendo lafagace natura non hauerne eglino piu di b if tgno per combattere. Mutano(fccondo chefcriue Tbeophrafto al primo capo del primo libro del• 30 Tl'tftoria delle piante ) Ir corna ogni anno nella primducra. Nel qual tempo cacciati dalla naturafene uanno in luo» ghi remotißimi, c r come uergognofì dhauer perdute Carini,non efeono alla pafiuraf i non di notte, ne vengono al difioperto alia campagna, fino che notiglifono rinate le corna. Afcondono ( diffe Ariftotele ) ilfiniftro corno per fapere eglino ejfer iti quello affaißime virtù : come che Plinio, c r Alberto dieeßero del deliro. Quando fono mordui i dai ragni ,0 d’altri velenofi animali,figuarifeono mangiando i granchi. Sonofempltcifiimi animali ? c r però firjje uolte marauigliandofi del fonare de i fiuti,cr dellefampogne de i pallori, come balordi ,fono affiliti da icac =» datori. F affano grandi golfi di mare andando a nuoto aüafil t,cr tenendo la tefra l’uno infu la groppa all'altro, co• me s’c piu volte ueduto in quel golfi di mare,che paffa da Cilicia a Cipro. Et feben non veggono nel nuotare la ter va, ut uanno all'odore,che nefintone co'l nafo. Le fimine naturalmente non hanno corna, ne mancóle fanno i ma* \ fchi che fi cañrano dapiccioli, avanti che le mettanofuori. Quantunque aUe uoltefuor dell’ordine di natura fi fieno 40 ritrovate cerve cornuti confei rami per corno,comefon quelle che in Augufla dì Germaniabanno t Fuccbari, cr in E.mera lo lüuflriß. Duca ; tutte adornate d’argento. Quelli, che fi caftrano grandi ,ferbano le corna ; ma non le mutano mai. Viuono i Cerui ( diffe Flinio a l x x n .cap.dell’v 1 1 1.libro ) lunghißimo tempo, come fidatamente dimoftrarono quelli, che effendogia flati domeflichi d’Aleffandro Magno, fatti pofeia per lungo tempo faluatichi, furono prefi piu di cento anni dopo la mortefua,cr conofiiuti aUe catene Soro,che haueuano anchora al collo, già ricoperte daUa caUofa pelle,cr dal pelo .M a che habbiano i Cerui cofi uita lunga (come fi dice ) non par che creda molto Ariftotele, dicendo. Dicefi che hanno i Cerui lunga uita, ma io di quefto non ho certezza alcuna,ne manco lo dimoñra il lor preño crefitr fufo da picciolini. La certezza di quelli d’Aleffandro, ebefaiue Flinio, non potè veramentefaper Ariñotele, per eßer accaduta tal cofa lungo tempo dopo la mortefia , per ejfer egli flato maejlro <fAleffandro. Ne mancofeppe egli di quella Ccrua, che e(fendo già fiata di Cefare fu ritrouata frmilmente lungo 50 tempo dapoi, c r conofciuta alla collana $ argento,nella quale erafiritto : Fiali me tangere, quia C£farisfuni.Nel monte Elapho <fAfra nafeono i Cerui tutti con torecchie fijfe : al qualfegnalefl conofcono pofeia, chefreno di quel Errore d’Ari paef•. e gran cofa, che dictffe Ariñotele al x x v n i.capo deli v i i 1.libro dcU’biftoria degli animali, c r Pli* llórele, & di vio al x x x i n .pur dett’ v 1 11 .che in Africa nonfieno ne cerui, ne porci cignali : auenga che a i tempi noñri co* P l i n i o . piofl uifl ritrouino. Segianon fi uolefre dire, che uifuffero frati portati ne i tempi, che fucccffcro dopo coñoro . Hunnoi Cerui infegnato a conofitre il Dittamo alla medicina : perciochefu auertito da i cacciatori, che mangiano do eglino queße berbaneü'ifila di Candía, facevano andarflfuor del corpo lefrette refiat e gianelle ferite loro. 1/ che dijfi Diofcoride delle capre ferite dallefaette, c r non de cerui. Non hannofiele del fegato apparente, comefiutilmente non thanno i cavalli, gli afìni, i muli, cameli, c r tra i pefei il vitello marino, c r i delphini : ma in luogo difiele hanno certe uent fiarte perle budella, nelle quali c dentro fiar f i il liquore, che fa il fiele negli altri anima* E a c u lt a d e ! <yd H -Cr peròper effere Vinteriora loro femprc amare, nonfi mangiano : nemanco le vogliono i cani, fe nonfino mol» c e r u o i n me<t0grafie. Hanno nella coda un certo verde humore, il quale è mortifero ueleno mangìandofì. ìlfangue del Cer* d i c i n a . * ° ( diicua R afis nel libro de i fijfinta anmali)ufato m odo di criflero bene sbattuto con olio,vale,all’ulcere,cr a i fiußt


228

Nomi

Difcorfi del Matthioli

flufìi uteebi delle budella : beuuto con uino tuie alle faette auelcnate. Il ceruello mondifrea le pejlemc de i nera u t, e? dellegiunture. er il corno brufeiato, er beuuto con un poco di mele caccia 1 uermi del corpo. Le corna te* nere,cbebannoanchorafoprailpelo,deiCeruigiouanetti (fecondoche nfenfeeScrtbomo Largo ) mtjfe taglia■ te in pezzi in una pignatta,er aiutatole foprali fuo coperchio,er pofeia meffe in un forno afeccare, sfattone poU ucre.fono cofa mirabile date con pepe, er mirrha per li dolori colici. L ’oj]o,cheftritroua nel cuore del Cerno, è cordialiftimo : cruale contra a tutti i ueleni mortiferi : er mettefi utilmente negli rimedij, che fi fanno per U pesti­ lenza . Quantunque nieghi Andrea Vefalio nelfuo gloriofo uolume della fabrica del corpo humano, che nel cuore del Ceruo fi ritroui offo alcuno,& s’inganni egli in ciò manifrftamcntc. Ma è però ben d'aucrtirc, che nelle fretta* rie fi mette hoggi ne compofiti : oue entra l'offo del cuore del ceruo, infuo luogo l'ultima parte della trachea arte* ria, ciò è della canna del polmone de buoi. Chiamano i Greci il corno del ceruo L'hapou kì( o.s ; i Latini Cerumi lo tornu : li Tede[chi Hirtzhorn : li Spagnoli cuerno de dento, cr punta Cieruo : i Irancefi Cerne de Ccrf.

D e i Bruchi.

Cap.

IL11.

D 1 c e s 1 , che i Bruchi, cheli generano in fu l’Tierbc degli horti,unti cqn olio lìcurano coloro, che fé ne ungono, da i morii oiejgli animali uelenolì. B r u c h i , & lo i o h allo .

B ru ì h i c o m e fi g e n e r in o .

Nomi.

I b r V'c h i inimici degli hortolani/ono uolgarifimi animaletti, ma però digran danno ne gli harti,oue f f effefi mangiano tutti i cauolì,& gli altri herbagguche uìf i fremimmo. Nafeono qucdi(fecondo che s/xix. cap, del v .libro dellhiftoria degli animali fcriffe Arinotele ) dellefiondi uerdi deìl'herbe, er mafinie di quelle de i ca, lo uolijgeneraniouijì prima certi gr anetti ber tini minori del miglio, de i quali nafeono pofeia piccioli uermicetli, che infra tre,o quattro giorni dinentana Bruchi r e f i . Queih fatti già.uccchi fi mutanodi forma, er ricopronft cTun certo gufeio duretto, quantunque fiottile ,fìmilc nel colore all’oro. er imperò ( dijfc Ariftotele, er dopo lui Theo* phraflo nel v .libro delle caufe delle piante ) chiamarfi Aureli]. Nonfi muouonofe non fi toccano, nefi conofce in loro bocca, ne altre membra. R omponfipofeia,cr efeonne fuori i pauiglioni,cbc nolano. Mangiano i Bruchi afe fai,auanti chefi permutino in altri animali : ma piu non mangiano,poi chefono diuentati Aurelij. De i quali mi ri­ cordo io effe ndofanciullo per effereflato quell’anno una infinità di Bruchi in tutta Tofcana,hauerne ritrouati iufì» niti attaccati co'l culo in fu, nonfoto aUe fondi de gli alberi, er deìl’herbe; ma affai anchora a i muri delle cafe, di colore cojì lucido,comefi fia quello dtU’oro,come che ue nefuffero alcuni anchora di colore <Fargento, di modo che ciafcuno[ì haurebbe penfato, chefuffero Rati a"oro, er d’argento mafticcio ,fe non flfuffero ueduti palpitare. La }* fórma loro era proprio d’un fanciulkno fa fidato,co faccia tutta di difegno humano,con una mitria in tefra, con due corna. D ei quali ho ritrouati pefetafempre cgnanno alcuni, crfpetialmentc attaccati alle muraglie de g li horti, er de giardini : ma non però di cofruiuo color d’oro . Quefra tal fórma loro difaccia humanafi tacque Ariftotele. Il quale come che dicejjè,che i Bruchi frgenerauano dellefrondi delfherbe fenza altro animale, che gli generinoti dimeno fi ueggono fenfatamente i Pauigliortifa m i fufo le uoua ; che nonfono altro, che quegli granetti bigi, come fanno anchora quelli,che nafeono di quei bruchi, che fanno la ficca. Ma non però per quefro uoglio affermar io, che non poffano,come diffe Ariftotele, nafeere anchora per loro frefi,come fanno molti altri animali. Plinio uuole, che quelle granella, che fi ueggono attaccate in fu l'herbe , ai nafeano dirugiada : er che di poi freno condenfate dalfo l e . Ma non però f app ruouano coloro,che fono ueri speculatori detle cofe naturali. Il rimedio di far fuggire i Bria­ chi degli horti ( diffe Plinio)è di mettere il tefehio d’uiu caualla infu la cima d’un palo in mezo all’horto,onero ap 40 piccami ungranchio di fiume. Al che ude fimilmente toccando l'herbe, er i cauoli,con una bacchetta difanguino. Scrifre anchora ColumeUa circa lafine del i x. libro dellafra agricoltura, come fi poffano fcacciarr i Bruchi de campi,er degli horti, con quefte parole. Accadendo,che ne i luoghi aprichi dopo le pioggie nafeano quelli nociui animali, che noi chiamiamo Bruchi, bifogna 0 coglierli con mano, ouerofcuotere la mattina per tempo le piante, oue fi riparano, lmperoche cojifaccndofl mentre thè fono quafì del tuttofopiti dal freddo della notte, ca/cando in terra nonfagliano piu altrimentifopra le piante. Ma libera da questa curagli hortolani ,fe auanti che fi feminino Therbe,s’infónde il feme nelfucco del fempreuiuo : percioche probibifee quefro, che i bruchi non ui s'accodino. Ma Democrito nel libro,che c intitolato alla Greca tèvrimé£v, afferma chefe una donna, che habbia il meftruo » fcapigHata,cr fcalza corre tre uolte attorno a ogni brafee,ouero area deU’horto, cafcano in terra deU’herbe tutti i Bruchi,et cadutifubito muoiono. Ma per miogiudicio queflifono '{ferimenti da lafciare a coloro, che piu at* 5° tendono allefuperditioni,che atte cofe ragioneuoli. Chiamatici Greci i Bruchi K¿p.v<u ; i Latini Eruca :gli A tabi Riapfa : UTcdefehi Raup, er Holtz UHm ; li Spagnoli Bruchi.

Delle Cantarelle, Buprefti,& Bruchi de pini.

Cap.

LIIII.

S ono buone a confcruare quelle Cantarelle, cheli ricolgono ne i formenti.Mettófi quelle in un nafo di terra non impeciato,& ferrafegli la bocca con un pezzo di tela rada, & pofeia uolcatolocóla bocca in giu li tiene fopra al fumo d’un fortilsimo aceto, che bolla,fino che per il caldo muoiono le catarelle.de quali pofeia s infilano in un rcfe,& li ripógono.Le migliori di tutte fon quelle, che fono di uarij colori,con lineero(Te,& ritorte nelle ali,lunghe di corpo, ben piene,& grafie,come fono 6« le blarre. Et coli per lo contrario uagliono poco quelle,che hanno l’ali d’un fol colore.Serbàfi in que ilo medclìmo modo, quelle altre fpetic pur di cantarelle,che li chiamano Bupreiti,& coli i Bruchi de pini#


Nel fecondo lib. di Diofcoride.

229

pini. Quelle meflc in un criuc!lo>& tenute al uapor della cenere calda in piu breue tempo fi leccano, & fi ripongono. Hanno tutte una medefima uirtù in rodere,ulcerare, & tirare il calore in pelle : Se imperò fi mettono ne i medicamenti de i cancari, della lepra,& delle maligne uolatiche.Prouocano i mcftrui aggiunte ne i pefloli mollificatiui. Alcuni diiTero»che meife ne gli antidoti giouano à gli hidropici,per hauerc elle potcflà di fare orinare. Altri hanno detto che il ucro rimedio delle cantarelle beuucc>fono le lor proprie ali,& i lor propri) piedi.

Sono le Confortile uolgarifiimi animaletti nellefrettarle, c r abondanti ne i piu caldi luoghi ¿Italia, out non

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folamentc fi ri trottano ne campi del grano, ma ccpiofifiime fopra à i frafoni. Non accade,che qui fi dica quali fieno le migliori,per battere in queào à pieno fodisfatto Diofcoride. ma è però d’auertìre,che quegli animali inuecchian* dofifi tarlano,cr cofì di¡tentano pofeia del tutto inutili. Le Buprefti,come diffe Plinio à i i n . capitoli del xxx. libro,fono rarifi ime in Ifolta,CT rajfcmbranfi à gli fcalabroni. Ma i Bruchi de pini, c r de pezzi fono abondan* tifiimi in Italia,ouunque fieno befihi di cotali alberi. La ondeper tutti i monti,er le ualli del Trentino, doue per tutto i pini, er i pezzi nafeono ne i bofihi,cr mafiime nella ualle Anania, er di Vieme ,fe ne ritrouano infu i pini infinittfiimi,roJfeggianti,cr pelo/},ferrati infu le cime de i rami in certe loro fottilifiime tele : le quali tefiotto ¿in* finitifiime m oglie a modo d’una mazza »doue refraudof i quefri animali cofìferrati, fi riparano la dentro il uerno dalfi-eddo. Emini alcune uolte accaduto adoperargli per alcuni miei particolari ifrerimenti,zr botine ritrouato in tal mazzo piu di mille. La materia della tela,in cuififerrano,filata, er tefritta da loro ,noné mancofòrte er tetta* ce,che fi fiala fitta,ne ad altro piu s’afiomiglia^he àfottilifiimi uelli difeta bianca. Quefra per rifiagnare il fan* guc non vai meno di quel,chefi uaglia la tela de i ragni. vfano affai de i moderni medici, er mafiime quegli,che f i guitano le dottrine de gli Arabi,quando ordinano le Cantarelle,fargli fempre tor uia l’ali,il <mpo,cr i piedi. Il che c del tutto contra aU’opiitione di Galeno ..il quale all’ x r. dettefiacuità de i f empiici uuole, ch'elle s adoperino tut* te intere, come dice fempre bauerle adoperate anch'egli. A l che f i mi rifrottderanno quelli tali, che nonfia ilfar le vare [d'eremita alle Cantarelle,ne loro inuentionc,nc de gli Arabi;mad'Hippocrdtc al t i n .del modo di minifirare i cibi ne i morbi acuti,gli rifronde ualentcmcntc per me Galeno,coft dicendo. Vii certo medico audace molto,non intendendo in qucfto luogo lamenti d’Hippocrate, le uà uia dalle Cantarelle tutte quelle particole, er cofi le diede pofeia à bere dduno hìdropico: al quale comparfi il primo giorno in unagamba una poHema,da cui ufcì fuori effen do tagliata il terzo giorno gran quantità d’acqua : cr come che parefri per la molta acqua ufiita, chefuffe curato l'hìdropico in quello ifrante, nondimeno in breui giornif i ne morì A l perchefu à tal medico d’alcuni imputato,che male haueffi fatto à dare le Cantarellefenza piedi,finza ali,er finza capo: imperoche non cofìintendeua Hippo* crate, ma chefi dotteffi dare à bere àgli hidropicipriuatamente il corpo,cr pofeia il capo,l'ali,cr i piedi, c r non il corpo delle CantareUe'finza l’eùremità. Del che nonfacendofi ¡lima il troppo audace medicone diede di nuouo nel medefimo modo ad uno altro hìdropico: à cui uenendo poi Umilmente una pofrema nella cofcia,onde ufir pofeia gr£ quantità d'acqua nefigui fìmilmcntc la morte. Nella qual mala intelligenza effendò concorfigli Arabi, c r non ha* uendofaputo intendere Hippocrate, ne hauendo manco pofto mente alle interprefotioni di Galeno, fono flati cauft di fare errare conlorotuttalaturbademedici,che gli feguono. E adunque da dire,che leuandofi dalle Cantarelle ntHamminifirare [estremità lorof i priuano del rimedio,che loro ha dato la natura, per la maluagità del lor itele* no. Al che hauendo bene rocchio Galeno le daua intere,fapendo che cofì noti potcuano nuocere,per portare ellef i » co la theriacd. Et però fornendone egli all’x r .dettefacuità de fcmplici,coft diceua. riabbiamo delle Cantarelle Efficiente efrerìenza,do è, che applicate con cerotti, oucro empiaflrifopra le unghie fcabrofe, le eduano uia tutte intere-. Mettiamole anchora in quei medicamenti,chefi fanno perla rogna,cr per lafiabbia : c r parimente con alcunc medicine corrofìue,cr mafimamente con quelle,che cauano i caHi. Oltre à ciò foleua un certo mio precetto* re metterne un pochette di effe nette medicine, che fi danno per prouocare [orina. Altri ui mettonofolamentc i pie di.cr l’ali , dicendo xhe quellifono il rimedio,cr il nero antidoto a coloro,che baueffiro tolto prima il corpo loro intero. Altri fanno tutto il contrario. ma noi le diamo tutte intere. Ma è dafapcrc, che quellefon in tutte quefrt cof i le migliori, f he fi ritm in o nei campi nelgrano concinture raffi, che loro attrauerftno le ali ; c r mafiims* « mente

N o m i.

C a n ta re lle , S t i n t o e ffa .

B u p r e f ti.e e B ru c h i d e p i n i.

E rro re

di

m o lt i m o d e *

n i.

'C a n t a r e l l e fc ritte d a G a le n o .


230 Nomi.

DifcorfidelMatthioli

wenfe quando ellefi mettono in un uafo di terracotta, cr pofcìa fiferrano dentro, mettendo alla bocca del uafo unt tela rara : Cr fi [offendono con la bocca del uafo uoltata fopra fbrtifimo aceto, fino à tanto che il uapore deh'aceto t ammazzi- Cojì parimente bifogna preparare le Bupresti : pcrciochc fono anchor’effe unaftetie d'animali fìmili alle cantarelle, non foto d ifterie, ma anchora fìmili nelle facuita lo ro , come fono anchora i Bruchi,che nafeono ne ì pezzi>Cr ne i pin i. Chiamano i Greci le Cantarelle KavòttplJ'te ; i Latini Cantharides : gli Arabi Liberane, &• Carariha : iTcdefcbi Goldt keffer : li Spagnoli Cantarides, c r parimente i Bramef i . Le Buprcfth chiamano i Greci BourrpmHci Latini Buprrites egli Arabi X ofiftis : iTedefchi Knoelfter : li spagnoli Arebenta buri. I Bruchi de pini chiamano i Greci émaxdpmeu ; i Latini Pinorum eruca ; gli Arabi Pytoriapfa : i Tedefchi die Vum uon Fichtemli Spagnoli Gufinos del pino.

Della Salamandra. L

Cap.

L V.5

a n im a le p i g r o , & u a r i o di c o lo re .f i c o n n u m e r a n e lle fp e tte d e lle lu c e r to le . L e fa c u ltà fu e f o n o d i m a n g ia r e , fc a ld a re , & u lc e ra re la c a r n e . M e tte fi n e lle m e d ic in e u lc e r a tiu e ,& r in q u e lle d ella l e p r a , c o m e u i fi m e tto n o le ca n ta re lle .-^ rip o n fi n e l m o d o , c h e fi r i p o n g o n q u e l le . D is f a tta la fa la m a n d ra n e ll’o l i o facafcare i p eli : & ferb afi n e l m e le , t r a t te g li p rim a l’i n t e r i o r a , & ta g lia ta le p o f e ia la t e f t a , & i p i e d i , p e r l’ufo m e d e fim o . a

salamandra

E u n a fc io c c h e z z a il c r e d e r e , c h e n o n fi b r u fe i n el f u o c o .

Salamandra, ícfuihift.

V e o gons 1 le Salamandre alla fòrefta per ogni firada nella uaüe Anania,cr per ogni altro luogo del Trenti* no,ne i tempi delle molte pioggie,U primauera mafiime, c r l’autunno : ma nella Hate per lo caldo, c r nel uerno per lo gran freddo, rarifitme uolte efeono difotto terra. Sono animali di corpo,cr di quantitàfìmili à i ramarriimi la no piu graffa tesìa,maggior corpo,piu alte gambe,cr piu breue coda. Quelli fono uelocifiimi, c r quefie tardifiime nell’andare. Sono tutte nel colore pezzate di nero, c r di giallo, amendue uiuifiimi colori, cr cofì lucidi, come 4° freon artefuffero bruniti. Sonoftomacbofe,cr abominatoli alla uifia. T>i quefie fcriuendo Plinio al l x v i i.capdel x. libro, diccua la Salamandra non fi uede fe non ne i tempi delle pioggie : c r nellafua natura è tanto frigida , che toccando il fuoco loftegne. Il che fa bene mettendola,come ho prouato io,in fu i carboni, come fa la carne crii* S c io c c a o p i­ da di qualfiuoglia animale. Ma gittata nel corpo del fuoco,oue fra gran uigore di fiamma,s’abbrufcia. E adunq; n io n e . una mdenfaginc il credere,che ella non brufei, cr che uiua di fuoco, come uiue il chamciconte dell’aria.Etperò alte* dendo Galeno all’opinione di Diofcoride, e r parimente à quello, che l'ifttricnza nero paragone di tutte le controucrjle,nc dimoürajiffe realmente al n i . libro de i temperamenti, che quantunque ilia la Salamandra alcun tempo Aristotele in nelfuocofenza abbrufeiarfi ; nondimenofinalmente pur uifì confuma. Il che fa , che nonfappia dichiararlo cerne gannito. di ceffi Arinotele a lx ix .c a p .d e lv . libro deU'hifloria degli ammali,che non abbrufei la Salamandra nel fuoco; re pugnando però quefto all’efterienza, cheSfittamente fe ne uede. Ne oltre à ciofo io come fig li poffa crederete f9 ^C^.mP >Ur . nc! luo2,° ntedefimo)in Cipro, doue lungamente s’abbrufcia il Chalciti, da cui fi caua il rame nelle fornaci,nafeono in mezo all’ardent¡finte fiamme alcuni animali uolatili maggiori de i mofrani : i quali camina no ,u olano, cr furiano continuamente fra Tatdcntifiimofuoco, cr fubito che quello tor manca, fi muoiono. Impc-, róchele ragioni naturali non lo confrntono. ne mancof i uede, che il magno Galeno, il quale congrandifiima dili* %inZj * & f tef n J ° ^ fìig a n d o tutte le miniere, e r fornaci di Cipro ,faceffe di tal marauiglia meniione alcuna. effrndo pero egli fiato diligentifiimo in ìfrriuere cotali hiftorie degne di memoria. Io fon ñato piu uolte in Ger• mania, ouefono fornaci di metalli, da cui ho riportato meco la cadmia, la pomphólige, lo ftodio, il fiore del rame, CT altre cofe fìm ili: ma nonperò mifu concefio mai di uederui ammali, che à modo di mofebe ui uolafjcro nel fuo* c o . Et pero non foto come faluarft poffa qui Arifiotele : fe non uoglimo dire, che d’autorità d’altri ferii torihabbiaegh inquefia cofafcrttto, 'None differenzafecondo Plinio nelle Salamandre, imperoche elle nonfono nema* jchi , nefintine, c r non generano animale alcuno: ma nafeono elle diputrefattione. 1/ morfo loro e uelenofo, tome quello arilefrrpi:<y toccando ellefrutti , <5herbe con bocca, ui lafciano unacertafatiua fufo , la quale è uc* lei1*


Nel fecondo lib. di Diofeoride.

231

fono iter¡mente mortifero. da cutfono fitti alcuni inaucrtcntcmcnte anelatati, mangiando cotalifrutti,ò herbe infoliuateda loro. Enne unaftetie di acquatiche in Friuli, cr (penalmente nella città di Vdene in alcune ¡òffe piene . ¿•acqua ; Qucflc hanno la t efia minore,cr piu tonda delle terreftrija coda,come d’anguillaJafchena per tutto nera, c r ii corpo difotto gialliccio tutto macchiato di roffo,abomineuoli alla uifla no manco,che le terrejlri. chiama• no i Greci la Salamandra i Latini Salamandra : gii Arabi A dhaya ; i Tedefchi O/ra, e r MolcbeU Spi K am i. gnoli Sdamntegua : i irancejt Salamandre,

Dei Ragni; xò

Cap.

L VI .

,

Q v e l ragno 1 c h e c h ia m a n o l u p o , f r e g a to a d u n a p e z z u o la d i l i n o , ò a d u n a fa ld e le tta di fi* l a , & a p p lic a to alle te m p ie , o u e r o alla f r o n t e c u r a la te rz a n a . L a fu a te la rifta g n a il fa n g u e im p i a f tr a u in fu i lu o g o : & p r o h ib if e e le in fia m m a g io n i n e lle f e r ite ,c h e f o n o fra c a r n e ,& p e lle . È n n e d ’un’a ltra fp e tie ,c h e fa le te le b ia n c h e ,L o ttili,& f p e f le . il q u a le le g a to in c u o i o ( f e c o n d o c h e fi d ic e ) & a tta c ­ c a to al b r a c c io ,m e d ic a la q u a r t a n a . V a le l’o l i o r o f à d o , o u e q u e l l o fia c o t t o c i d o l o r i d e lle o re c c h ie d iililla n d o u e io ,

H

Sono i Ragni ( fecondo che fcriue Arinotele dixxxix. cap.del ix. libro deÜ'hiftoria degli animalidi due feerie, mordaci ciò è,er molto noriui,cr non mordaci, ne nocini ad alcuno. I mordaci fono di dueforti : unofimi» ^ le à quello, che non morde, che fi chiama Lupo, chiamato Pulce ; cr quello ¿picciolo, uario di colore , mordace, r° 1 0t* Cr libidinofo : l'altro è pofeia maggiore,nero^on ì piedi dinanzi fimilmente neri, tardo al caminare, cr affai de• bile, cr imperò nonfalta comefa l’altro. Nella Jpetie di quelli che non nuocono, è quello, che fi chiama Lupo : il quale è anelieffo di dueffetie, grande ciò è , cr picciolo, Quefto non teffe tela, come che il maggiore la teffapic* cióla,ey afpra appreffo à terra,cr per lefìepi. Di quella medefintafpetie fono anchora quelli,che fanno le telegran 40 di,chiamati Sapienti : de i quali fì ritrouanofimilmente de grandi, cr de piccioli. cr queftifon qucüi, che teffòno nelle noftre cafe,c r di quefte due fpetie per mio giuditiointefe Diofcoridt, Chiama Plinio quelli, che col mor* ph»|angj 3t dere lafciano ueleno,?hatangi : ma dice,che di quefti non fe ne ritrouano in Italia-Etfecodo che recita egli a l m i , loro hi8, * cap.delxx 1 x. libro,folio quefti <Taffaipiu fpetie,che non fcrtffe Ariftotele,cr fimilmente chiamati particolarmcn» te per diuerfi nomi,come quiui fi può chiarire ciafcuno, che fìa auidodi udirne piulunga hiftoria. Caufano quefti nel mordere diuerjì accidentifecondo chefono diuerfi di fórma, cr di natura : imperoche alcuni fanno punture do« lorofc, fìmili a quelle delle ucjpe ; altri come quelle de gli feorpioni ; altri contaminano le ginocchia ; altri fmagri* feonoi corpi ; altrifanno enfiar la bocca ; altri fanno perder la uifla ; c r altri uomitare, cr orinare cofe fìmili alle tele de i ragni, nel modo che alcuni morfi da i cani rabbiofl orinano con gran pafiione cagnoletti di carne,di gran* dezza duna uefpt. Scriffcnc parimente Aetioal x v m .capo del x 1 n .libro,cofì dicendo. Le fpetie de i Pha* jo f ono neramente molte, come chefolamente fei jpetie neritroui io deferitte da coloro, che trattarono degli 4 Phahngi denimali uelenoft. Chiamarono adunque coftoro il primo Rhagio,ilfecondo Lupo,il terzo Formicario,il quarto Cra ^ ritti ***Ae* nocolapte,il quinto Sclerocepbalo,cr il fcfto Scoletio. Il Rhagio, ciò è acinofo, ¿fimile 4 un acino iuua nera, da tl0' cui t’ha egli prefo il nome. Ha la bocca nel mezo del uentre,cr i piedi da ogni banda breuifiimi. Il fecondo chiama to Lupo,prende,cr ammazza le mofche perfuo cibo cotidiano. Ha il corpo largo,cr uolubile,cr le parti chefono appreffo al collo, intagliate : cr ha la bocca in tre luoghi rileuata. Il Formicario cofì chiamato, per effer di corpo fimile alle piugroffe fòrmiche,è di colorefuliginofo,con certe macole per tutto'l corpo, cr mafiime infu i doffo co* mcftctlc, Jl Cranocolapte è di figura lunghetto,cr di uerde colore,cr ha unafpina appreffo al collo,cd la quale tra* figge offendendo ihuomo per il piu nelle parti uicine alla teffa . Il Sclerocephalo ha la tefta dura come unfaffo,cr i lineamenti del corpo del tutto fìmili allefarfalle. Lo Scoletio poi èfimile a un uerme macchiato tutto, cr mafiinut* i o ™(ntc appreffo al capo. Quello tutto de i Phalangi fcriffe Arilo. Et però ardirò di dirio ihauer uedute tutte que fte fpetie in Italia : quantunque non uoglia Plinio,che i Phalangi ui nafeano. I mmo, che oltre ¿tutti quefti uife ne ritrova un'altra fpetie dì pcfiimij quali da Tarato città del regno di Napoleone ne nafcegm copiaf i chiamano lò n h ^ to i^

» x-

T aran tole.


2 )2

Difcorfi del Matthioli

Taranto le . le quéi fanno ueramente diuerfl,<zrftrani accidenti ne gli buominLche elle moriononmperoche di due, fti alcuni cantanoalcuni ridono,écuni piangono,ale uni gridanoalcuni uomitano,alcuni dormono, alcuni uegghia» no,alcunifaltano,alcuni tremano,alcunifudano,ey alcuni patifeono diuerfl è tri accidenti, c r fanno pazzie, conte fefuffcrofinritati. I quali effetti nonfi può dire,fé non che procedano da diucrjc nature dì quelli animali, e r pari« mente di coloro, che fono morduti da loro ; come che uogliano écuni,che le Tarantole facciano quelli diuerfl eff(ts tlfecondo i di ch’elle mordono,er ancho fecondo l im a . Di quelle nefono in molti luoghi nelle noflre maremme di Siena,cruci Patrimonio; ma uniuerfalmcntc nef ino affai in Puglia,er fìannofl ne i campi del grano afeofe in terra douc/pcffc notte trafiggono i metitori,che per nonfaperelufanza,non hannogli Jliualetti in gamba. De i quali gii Rimedio có mi ricor<io k-M're ueduto io alcuni patire affai de predetti accidenti. Ma ¿gran còfa che’l ueleno unìuerfalmente di crasi ueleno quelli animali fi mitighi, c r fl uinca conia mufìca defuoni. Pcrciocbe ho ueduto io tre , ò quattro di coftoro affiliti 1» delle T ana- da diuerfl diquefli accidenti,effer menati ione flfctmano ditierfijlromenti da ballare,er fubito calargli Vafflittiti»le. w'.er ballare anchor eglinogagliardiflimàfhtpte: dì modo die écuno non farebbepenfato,che fuffero flati quelli, che erano morduti date Tarantole. Mi affando il fuono ritornamnopofeia ne i loro primi moti, er rientrauano ne i medeflmi accidenti pian p ian oEt peròfi colbsma difar femprefonare di er notte, fino chefi fanano. Imperoche il lungo fuono er il lungo ballare proùócandà iifudbre gagliardamente uince alfine la malitìa del ueleno di quelli animali: come che in quel mezo.che fi fuona fig li dia detta tberiaca,delmithridato,cr deUaltre cofe, che uniuerftU mente uagliono à i morfl detteferpi,zr degli affidi. Chiamano i Greci i Ragni A’pÀyw i Latini Araneus:gli Ara« N om i. t i Hamdebut,cr Hanchebuf.U Tedefchi Spimeli Spagnoli Arana:liPrm efl Areine.

Delle Lucertole.

Cap.

ì»

LVII.

L a t e s t a d ella L u c e r t o l a p e i t a ,& a p p l i c a t i l i ! f o p r a , c a u a f u o r i le f p in e ,i b r o n c o n i ,S e o g n ia U t r a c o la f u t a n e lle m e m b r a d e l c o r p o . T i r a f u o r i i p o r i , i calli,! q u o ii,& q u e lle f o r t i d i f o r m i c h e , che p e n d o n o . i l l e g a t o m e ifo n e lle c o n c a u ità d e i d e n t a n e le u a u ia il d o lo re ,M e iT a t u t t a la lu c e r to la aper t a in fu le p u n t u r e d e g I i f c o r p i o n i , u ’a lle g g c r if c e il d o l o r e .

I

Della Sepa;

Cdp.

LVIII.

fimoArCutVA> h qualc chlaraanoaIcunilucertola Chalcidica,bcuura nel uino é rimedio ì i Tuoi iftcf

6o l t


Nel fecondo lib. di Dioicoride.

233

LE LVCERTOLE notifiimi animali ,partorifcono ancho effe le uoua, come fanno leferpi, er fono mimi* Lllceri0|f & ¿finte delle chiocciole. In A r d i i fon lunghe ungombito,fecondo che al x x x i x.capo deU’v 1 1 1 .libro fcriffe Pii joto j,iilor. fio . in Mauritania,fecondo chefcritie Strabono,fe ne ritrouano di quelle, chefono lunghe duegombiti. er in India nel monte Ntfit, fe tantofi può credere à Plinio,fe ne ritrouano di lunghe uentiquattro piedini colore quali roJJ'e, quali gialle,er quali cerulee. Nc fono anchora(come pur dtffe egli nel vi.)neU'ifola Capraria, la quale c una delle fortunate,di molto grandi, cr ingranditimi copia. Le Chalcidice nonfono in Italia,ma per quanto fi dice,nafco* Chalcidice , no in Libia , er in Cipri, doue Hanno per la piu partefra faf i . Della forma di\quefle ritrouo uarie opinioni. per* & l°ro e^*> ¿oche alcuni uogliono, ch’elle fienofintili ode Lucertole noflrc uolgari : er altri, ch'elle fieno quella fpetie di fer * penti, che fi chiamano Cerafle, ouero molto fimili à quelli. Nicardo in quefto tiene con Diofcoride, ch'ellefieno 1 0 fintili allcnoHre Lucertole. cr però diceua nellefue theriache. Guardarati dada Sepa,ciò è dalla Chalcidica lucer­ tola, animale neramente fintile alla lucertola. Ma Aetio al lib ro .x u 1 . diceua. Ilferpente, chefi dimanda Sepa, è lungo due gombitUcr offendo groffo dinanzi,fi na pofeia affottigliandofino alla coda : ua tardamente, ha il capo largo,la bocca appuntata,cr tutto èficebierato, cr fiaccato di bianco : & mordendo ammazza in tre, ouero io quattro giorni . Paufania pofeia, parlando d’uno Epito Re d’Arcadia, dice che e¡fendo egli à cacciafu morduto da una Sepa ,ferpente fimile a una pfcciola uipcra, di colore di cenere nanamente penticchiato ,con capo largo, collo fottile, corpogroffo, cr coda corta; il cui andare èfempre in florto, come quello del granchio. Il che é proprio delle ccraHc .E t però è neceffario dire, òche alcuni di cofioro fi fieno ingannati, ouero che la Sepa fia di due diuerfe forti, c r che alcuni deU'una,cr alcuni dell'altra habbiano fcritto. Ma non lafcierò però di dire, che in terra di R 0 mafiritrouaunacerta fpetie di lucertole tutte Udiate nellafchiena, chiamate per fiore fotto terra, Temutole, 10 le quali per effer molto uelenofe,ho piu notte penfato, che fieno le Chalcidice di Diofcoride : ò, fe non quelle, quel­ le che gli antichi chiamarono Stellioni. Della Sepa piu ampiamente diremo nel fefto libro tra gli animali urlenofì, cue piu chiaramente dimofiraremo effer di due fpetie. Chiamano i Greci la Lucertola 'Za.vpa ; / Latini, Lacera Nomi ta : li Tedefelli Ueidex : li Spagnoli Gartixa. La Sepa chiamano i Greci 2 »'4 f i Latini Seps,cr ¡acerta ChaU ¿dica.

Dello Stinco.

Cap.

LIX.

N a s c e loStincoinEgitto,inIndia,nclm ar£ R offo,& inLidiadi Mauritania. E lo ftincoi!

terreftre crocodilo di fua propria fpetie. ConferualA con fale,& nafturtio. Dicono,che la carne del* le fue reni beuuta al pefo d’una dramma con uino accende molto i defiderij di uenere:ma che bcuut a con deeottione di lenticchie,& mele.ouero con feme di lattuga,& acqua, opera il contrario. Oltre à quello fi mette lo Stinco ne gli antidoti.

Q v a n t v n q j v e chiami Diofcoride lo Stinco Crocodilo teneflre, fono nondimeno quelli, che fi portano 50 ìVinegia, marini dalmarRoffo ,c r quelli d'Egitto del N ilo.E t come che fieno nella fa tte v i* loro fimili à i crocodili ; nondimeno quefii che fi portano à noi,non fon maggiori delle piu graffi lucertole : er hanno le lorofqua me bianche, che tendono al giallo, con una linea bertina dal capo alla coda. Il che non hanno i Crocodili, ma fono difua natura tutti neri in fu lafchena.Scriuendo de gli Stinchi Paufania dìffe,chefe ne ritrouamno in Libia di quel li lunghi due gombiti. Nafcene infu quel di Vicenza una forte di picchimi,c? neri, in certi laghi : li quali adope» Stinchi ¿Ae­ ranojpefjogliJpetiali in cambio di marini, quando non ne pojfono bauere <faltri. Ma in nero ptnfo , che poco ua* qindole« * gliano per gli effetti, chefanno i marini. Onde twnfcnza ragione gli reproba il Tuchflo nel primo libro delle coni* pofìtioni de medicamenti con quelle parole. Lo Scinco è uno animale acquatico fimile d una lucertola grande, ma , vfm corpolento : con larga coda atta à nuotare,come hanno le anguille. Et però quelli che ufatto gli fpttuiuen due code, nonfono i ueri , mafon quelli chefi portano del territorio di Vicenzd. Tutto quello dettifeinebi diffi il Fu* «o ehfio. Il quale mentre che danna meritamente gli errori altrui, cafca anchor egli in un’altro non minore errore, tut Errore del to che fia neramente huomo de tempi noftri dottifiimo : credeniofi che gli Scinchi legitimi.dicuiqui habbiamo l'ef l‘ucUUo* figie, habbino li codi larga per nuotare, come hanno ¡'anguille. Impernile lofa m o s i cui intende \lFuchfio,cr w 3 dt età


234

Difcoriì del Matthioli

di cui abonda la patria del Friuli,cr maxime in lefvffe delíacqua.morta,che fono nella città di Vdìne, di corpof a i U alle lucertole, ma con piu grafo neutre piccbieratopcr tutto di roffo,con tejía ritonda,coda d'anguilla,cr nera fchcna,non è in modo alcuno da effer connumerato tra lejpetie delli Scinchi, ma piu prefto tra le Salamandre, per raffembrarfi ueramentc molto alle falamandre terrejìri. Onde ragioneuolmente chiamano queüo animale i Furimi Salamandra acquatiche, c r hannole in odio molto, come animali ueienofì. I quali neramente non hanno dafar cofa alcuna con gli fcinchi, cheJì p o rta m i Egitto .percicche questi hanno il capo lungo, il doffo alquanto alto: il neutre non maggiore delle lucertole, c r ricoperto per tutto di minutefquame, di colore che nel bianco gialleggia; Cr la coda tonda,cr non larga,come hanno le lucertole, ma alquanto piu corta,con una linea come di color bigio, che feorre loro per il doffo dal capo alla coda. Cofi neramentefon fatti quelli che fi portano i Alcffandria d'Egitto ogni anno à Vinegia . Scriffc degli Scinchi Plinio aU'ottauo capo d e l x x v j i 1. libro, con qttefie parole. Simile al io chameleone è loJcinco,il quale chiamano alcuni Crocodilo tcrreürc : la cui pelle è però piu bianca, c r piu fottile. E egli apertamente differente dal crocodilo acquatico, pei-lefquame ch ef riuoltano dalla coda alla teña . I mag­ giori fono gl'Indiani, àcuifuccedonogli Arabici. Portanfifalati. Il mufo loro, c r parimente i piedi beuuti con ui no bianco accendono altrui al coito:comefanno parimente quandofe nefanno trocifci con una dramma difatinone, er una di feme di ruchetta ,er due di pepe : c r fc ne toglie una dramma alla uolta. Crcdcfì che la carne defianchi al pefo di due oboli tolta con altrettanta mirrha, er pepfjia perfa r ciò molto piu efficace. Gioua lofin c o beuuto per au ar teucramente dapoi alleferite dellefaette auelenate, er mettefi ne i nobili antidoti. Tutto quefto dello S c in c o ioro^Vftor & Pl‘nio' M<t bMcndomfgli Scinchi reuocati 4 memoria i Crocodili,che chiamano acquatici, fiere panico» 0t° 1 ° r‘ lari del Nilotico chefono grandifiime, er maluagifiimefere, er molto nimichi de gli huomini. Crefcono (fecon• do cherifirifcc Ariftotile ne i libri della natura degli ammainila lunghezza di quindicigombiti; come che Plinio t» dice[fe di diciotto. Partorifcono le loro uoua in tcrrafuor dell’acqua ; ma non però maggiori (fe benfon grandif finte beflie)di quelle de 11oche ideile quali pefeia alfuo tempo efo n o i piccioli, fecondo la proporcene delle uoua, nella grandezza loro. Ma è neramente gran cofa, che uncqflpicciolo animale di nafeimento, diuentipofeia cofi gran beftia : imperoche quando nafeono,fono minori de i ramarri. naia lìngua il crocodilo di talforte intricata, che pare neramente, ch'egli nefia fenza. Eglifolo di tuttigli ammali muoue le mafceUe difopra, er quelle di fotto tienfirme. Ha occhi di porco, denti crudelifiimi, che gli auanzanofuor di bocca : unghie acutifiime nelle griffe : er pelle tanto dura, che refiñe ad ogni percojfa d'haña, ò difaetta '. Di giorno fia la maggior parte in terra, cr la Soetif, & f i - notte ^ f l f m p r e nell’acqua. Scritte Plinio all’ v 1 1 i.cap. del x x v i i 1. libro che ne fono didue f e t t e , maggio* culti de ero- rc >cr minore. La maggiore è quella di qucjli già fr it t i : er della minore fono quelli, che fcrijfe egli, che fanno «odili. fempre in terrafra therbe, crfra ifiori odoriferi. Vagliano, fecondo che egli dice, ì denti della mafieUa deñra de 10 i maggiori ligati al braccio defiro nelle cofe ueneree. Delle budella de i minorile qualifono odorifirifiime ,fe nefa un certo medicamento chiamato Crocodileojmoleo utile à i uitij de gli occhi. Mefcolato con acquafuatnfce tutti i difètti dellafaccia, come fono lentigini,pani,u tili fai,crfim iliinfèttioni, facendo bellifiima pelle. Dicono, che tl lorfiete itale oltre à tutte le medicine,à leuare i fiocchi degli occhi, er altri humori , che ui fieno ingrofjati, che intorbidano la uifla. La cenere dei cuoio d'amendue impiafirata con acetofopra à i membri,che fi debbono ò taglia» re ,òfegare, ne letta di talforte ifinimenti, che gli amalati nell1operare confèrro nonfentono dolore alcuno. Il fungue deliuno,cr dell’altro, untoneg li occhi, rifehiara la uiña. Il cuore de i Croeodili ( fecondo che fi dice ) in » uolto in lana d'ima pecora del primo parto, chefia tutta nera fenza macola alcuna d'altro colore, portato addojfo fana lafbbre quartana. Cura lefiatiche il corpo del Crocodilo leuatone prima il capo,cr i piedi, c r poi mangia» to cotto leffonell’ acqua .T u ttoquefo dijfe Plinio. Ma ritrotto, che tutto quel,che diffe egli delle budella de i mi* 40 Chámele0- fiori Crocodili,fcrijfe Diofcorìde dello ficrco loro. Ma battendomi lofin co parimente ridotto 4 memoria il Cha • ne, & f u i h i - meleone, à cui non pocofi raffembra : c r effendo egli animalefirnUniente conueneuole tier l ’ufo della medicina ; non m'èparfo di lafciare adietro l’hifioria , c r lefacilitàf u e . Onde dico,che il Chameleone(per quanto recita Artfio» tele alTx i . capo del fecondo libro dell'htjiorta degli animali) è uno animale nella férma di tutto il corpo fimile alia lucertola. Udii cofiato piegato ingiu,ò~'cotigiurigeficol uentre come quello de pefii: a cui parimentefi rafani* glia nellafpinadel doffo, qualehaegli cleudto com edipefe. Il mufo hafimile à una¡¡mìa porcata,cria codaaC fai lunga,cr molto uerfo la punta fottile,con piu cerchi infiemementeferrati. E nondimeno di fiatura piu alto, che la luccrtola.Ha i piedi sfèfii in due parti,le quali hanno tra lóro tal proportene, qual ha il pollice con tutto il refio della mano. Appaiono nella maggior parte alquanto le dita,¡con le unghiette ritorte'. La pelle ha egli muida come il Crocodilo. Mutagonfiandofi il colore. Fra tutti gli animali,che partorifcono uuoua, c egli ueramentc il piu de* -¡0 b ile, perhauer mancofungue di tutti gli altri. La cagione di ciò fi dà alle pafiionì del fuo animo.Onde per la molta timidità fi cangiajpejfi, di diuerfi colori. Noi» emanco pigro nel caminare, che fi fletto le tefiuggini. ImpaUidific tutto nel morire : c r morto poi noti.muta altro colore. Habita neÜe cauerne : in cuife nefia tufcofio,come fanno V i r t ù del c h a lt lucertole. Scriue Democrito che brufeiandofì il capo,cr la gola del chameleone conlegna di quercia, fune* «eleone. ^ Pw£S ‘a con tuoni • Et ti medefimo mole egli,che faccia il fégato bruciato fopra una tegola affocata. L ’oc* chio defiro cauato dall'animale uiuo, incorporato con latte di capra, c r meffo ne gli occhi, ne lena uia le macchie bianche, che nifi generano. La lingua portata adoffo dalle donne grauide néll'hora del partorire, le ficura da ogni pericolo. Dicefi, che la medefìma canata dell’animale uiuofa portata adoffo confeguire uittoria nelle liti auanti al giudice. Et che la mafieUa defira itale contra le paure, c r contra’l timore. Il corpo dell’animale trito c r untone peli(comefì dice)glifacadere. Et Ufiele kua uia lefuffufm i de gli occhi, c r fuanifcegli impedimenti, che i Gre -* gp ci chiamano glaucomata. il che intéruiene,quando l' humore chiamato crifiatlíno diuenta di colore ceruleo chiaro. K om i . Chiamano i Greci lo S c i n c o , L a t i n i , S c i n c u s - . g l i Arabi, Afchancbur,cr Scbanchur:li Spagnuoli, Stinco.


Nel fecondo lib.di Dioicoride. 23 )' D e i Vermi della terra *

Cap.

L X*

I v e r m i della terra tagliati minuti, & applicati, fanano le ferite dei neruiigUarifcono la febbre terzana. Diftillanfi utilmente ne i difetti delle orecchie cotti có graffo d’oca. Gioua l ’o l i o deila loro decottione a i dolori de denti,diltillandolo nell’orecchia della parte contraria del dolore. Triti, & bcuuti con uino paifo prouocanó l’orina.

Ch i amansi i itimi della terra in Tofani Lombrichi, a 1fono da i moderni medici affai] adoperati cot* tiali. P i»nell'olio,per mitigar i dolori dei luoghi neruofi,?r dellegiunture. Mafallanoftefo alcuni frettali nel farel'o« V e r m ite r r e IO iio loro : imperochefgli mettono a bollire nelle raminefopra alfuoco de i carboni,?? cofì in un tratto brufeiano l oe ttri * Ito, er arrogi[cono i lombrichi. Il uero modo di farlo è a bagno di Maria>in un uafo di uetro benferrato : perche cofi fe necatta 1‘bumore, z? la uirt'ufenza brttfciare, ne arrpjlire i olio, ©- i lombrichi anchora. In qtiejlo, quan* dofifa conbuona diligenza, ho ritrattato io mirabilegiouamento ne i dolori dellegotte calde, ungendo prima con l’olio il dolore,zr pofeia impia&randouifoprai tiermtgià cotti, petti,& incorporati con ugual pefodi cerotto di litargirio, chefi chiama communemente triapharmaco. A l che medefimamente al i x . cap, del x x x . libro lodòPli ^ ^ nio la cenere loro impiastrata con mele,?? applicata per tregiorni continui,??finalmente mefiuifufo cotti con o= _ 0‘ Hovecchio. Oltre a ciò,tolti i Lombrichi,?? ben lauati con nino,?? pofeia mefsi efi cofìfoli in una boccia benfer­ rata di uetro a bollire a bagno di Maria per undì naturale,fi conuntifcono in un certo liquore ttifcof>, il quale per jo fe fotoconfoiida leferite de i nerui,?? delle budella. Ma molto piu eccellentementefa i opera,accopagnato col bai famo artificiale,fritto difopra nel primo libro al capitolo del uero Balfamo :oin cambio di quello con olio di ra* g i à di larice, ouero d’olio tfAuezzo. imperoche cofì in breve tempo confolida marauigliofamente tutte le feritefre fchc diquaìfìuoglia luogo della perfona ; eccetto che quelle della tefla. Dannofl utilmente i Lombrichi brufeiati » poluerizatilfornimenti a bere con acqua di marrobio, o d'affenzo,a coloro a quali è traboccato ilfiele : ouero coni polli inqualche confitto con altre cofe appropriate. nel che, ?? per romper le pietre nella uefcicagli lodò Galeno nel libro della theriaca afifone. Et parimente applicati triti con olio rofado neU'infiammagli delle podagre. Nei che con nonpocogiouamento de patientipm er piu uoltegli ho efrerimentati io. chiamano i ucrmi terrejbri i Gre ^omi. ci, f «Vìtntpa. ; i Latini, uermes terreni : gli Arabi, Charatin : i Tedefcbi, Regea uum : li Spagnoli, Lumbnzes de ticrra: i Francefì uers de terr c.

D el T o p o ragno. Il

topo

Cap.

L XI -

ragno uale à Tuoi ideisi morii ragliato in pezzi, Si meflo fo p ra alla p ia g a .

I l t o p o ragno (fecondo che recita Aetio) è di colore fìntile alla Donnola, ma digrandezza fintile a i t o * T o p o rJgno piuotgan: & baia bocca appuntata come la talpa : nella quale tanto'di fop ra, quanto difetto ha uve ordini di de * flli hiiT. «> l'uno dentro dall'altro,fonili, e r appuntati : e r ha la coda affai piu corta di queUa de i top i . . mentione OleandronellefutttKrMdx, C r difji,dxfeU T oM ragio paffafopra alla carreggiata deUe m g j n carri,fubito ft muore. Et imperò gioua molto a ifuoi morfl la terra, che fi ntroua attaccata alle n ote de i ca ri quantunque quello pkpreflofta cofafauolofa,cbe urrà. Di quefìi animali, quantunque ne fieno in tutta Italia con* tra ¡'opinione di p L o, il qualeferine nell'ottano libro non ntrouarfi Topi ragni di la dal monte A dimeno afai n’ho ueduti io nella uallc Anania della ghindimene di Trento . Ma quitti mai non ho tritefo,c / cofiuelenofl i fuoi morfi, come fenuono molti de g li antichi fcrittori . il ohe accade forfè per U n # * * d e r o g o , « m r interviene conglifcorpioni : li quali fimilmentc non ui nuocono, quantunque trafiggano le per/ > [opra al lor proprio capitolo alungo ¿fiato detto . Chiamanoil Topo ragno i Greci, • * Latuu Mus * ' K om '-

faneus eli spagnoli Murganho: i Tedefcbi Zifmaufi.

D ei Topi


236

Difcorfi delMatthioli Cap.

LXir.

.crtifsima chei T opische fiatino nelle cafe »tagliati minuti, & impiaftrati medicano alle punture oe gli fcorpioni : & che arrofliti,& dati a fanciulli ne i cibi gli difleccano la faliua,che gli abonda in bocca.

I t o p 1 /brio di diuerfefrette : imperocbe[e ne ritrovano digranii,di piccioli, er di metani ; di domefiichi, TópijSc loro hifto. di fahuticbi, er di montani. Ma parlando prima di quelli, che ne[tanno nelle cafe,er di quelli,chepraticano ne i campi, fecondo che recita Ariflotele all'ultimo capitolo del vi.libro della natura de gli animali, generano que» {li piufigliuoli, che ogni altrajarte d’animali quadrupedi. Del che dijfe egli hauernt fatto fide una fimina loro : in perocbe effondo Hataferrata pregna in un ripoflorio di miglio, aprendoli pofcia il luogo, ui fi ritrouarono cento uenti Topi piccioli infierne con la madre.Il perche in alcuni luoghi in tanto numero moltiplicano aU'improuift nel le campagne,che penjdndofl qualche uoltagli huomini di douer mietere il profimo giorno il grano, l’hanno tutto in i) una notte trouato mangiato da i Topi. Et imperò fi non fuffi, che alla campagna n'annegano nelle catte loro una in finità grandifiima le pioggie, n’ammazzano 1 porci affai,cr afidi ancbora ne diñruggono le uolpi,igatti fàtuatichi, cr leferpi ; in tanto moltiplicarebbcro quefli animali, che ne cacciarcbberofuora delle cafe, comegià coflwifero alcuni popoli di Pbigia a partir/ì dalle città loro. E tanta la inclinatone della natura al generare qucHi animali, chef come difie pure Ariflotele,fe tantofi può credere aliautorità d’untantohuomo)in un certo luogo di Enfia tfiendo a cafo aperta unafimina pregna, gli furono trouate in corpo dell'altrefimine pregne,prima ch’elle fufiero nate. Affermarono(dilfe pur egli) alcuni per cofa certa,che guftando le fimine il fiale,s’impregnanofinza altro. I Ghiri, 8t lo­ Topi <fEgittofono frinofl,come a noi i Ricci. Spctie di topi fmio ancbora i Ghiri. E t imperò( come rifirìfee to hifto. Plinio al primo capitolo del xx xvi .librò) uietauauo le leggi Romane, che non fidoueffero mangiare nelle cenei Ghiri. Ma a nofiri tempifono ñutí pofii in ufo nei cibi ; parendo a gli huomini, chejìfaceffe torto al palato,cr al- ,3 lagola, a lafciar perdere cofi grafi animali; non battendo rifretto,che per la graffizza loro distruggano l’appetì- ^ to,generino grofi,cr frigidi bmtovixr fieno duri da digerire. I Ghiri che nafeano nellefilue a un paefe confi* nato o da monti, 0 dafiumi non lafciano intrare nella loro fchieragli altrifireftieri, c r uenendoui combattono con efifino atta morte. Gommano, cr nutrifeono i padri con non poca pietà, quandofono impotenti per la uecchìez3 za. Finifeono la uecckiezza ripofandofi tutto il uerno : imperoche dormendo nafeofi fi ringiaiienifcono pofcia la fiate. Di queHi nette montagne uicine a Goritia,in Carinolafin Stìria, cr altre prouincie circonuicincfi nepiglia* no la notte con certa arte,quando ifaggi producono affaifaggiuola, numero infinitifimo, di modo chefi nefilano t bariglioni, cernefar fi cofiurna delle Sardelle. E utile medicinalmente la carne loro,quandofono bengrafi, a co* loro,che patifiono la¡fame canina, la quale chiamano i medici Bolifmo. Cuoconfi i Ghiri fcorticati, er fuifeerati nel\mele in una pignatta nuoua infierne con nardo,fino che culi la terz<t parte dell’acqua: cr ferbanfi pofciaper quei malori delle orecchie,che malageuolmente fìpoffono curare con altri riniedij. L’Agricola humo neramente dot í® tifimo, cr nelle cofi metaniche primo de i tempi nottri.pernon batiere maiforfè ueduto,ne conofciuto i ueri ghiri, fi perfuade nel libro,che ri ferine,detti ammalifotterranei,che i Ghiri fieno gli Scoinoli chiamati da altri fchirat* ti. Ma che eglifi fia in ciò apertamele inganato,credo chefa cofi noto a ciafcuno,cbc non accdggia aprovarlo altri menti. I T opi ultimamente montanifono grofi di corpo,come conigli,er qualche uolta piu ; mafono piu bufi di T o p i m o n ta n i,& lo to h i- glabe. Hanno la teda come il lepre,ma tanto breui orecchie,che afatica fi ueggono fr untare dal capo. Hanno il pelo quafì come il tuffo, poca coda, cr legambe corte,con le griffe armate d’unghie affai acute. Crcfcono quefli anima« ftoria li piu ingrojjezzà, che in lunghezza,er diuentano marauigliofamcntcgrafi. Ghiamanfi infu'l Trentino, nelle cui montagne, cr mafime in quella di Tanolc, fene ueggono affai, tramontane : il quale uocabolo corrotto n5 uuolc rilcuare altro, che Mus montanas. Stanno quefli animali uolentieri in piedi, comefanno gli orfl, er frtffo adope* 60 rano i pié dinanzi a mangiare in cambio di mani. Hanno quattro denti dinanzi molto appuntati¿on i quali mordo* no crudelmente chi glifo difriacere,Ma ¿però gran cofa che tagliandofeli i denti con le tanaglie^tccioche non mor daño


Nel fecondo lib.di Diofcoride. nifi'

237

M A R M O T T A .

IO

;

dano(come piu uottcho^rrìmentato iò)ìn ungiorno & tini notte gli rìnafcano. Tenute nelle cafe, come chef» i0 rigttic loro fìa nette cime degli altifiimi monti al faluatico, nondimeno s'addomefticano afiaibene, ma fono molto dannenoli : imperoebe rodono panni, cr ogni altra cofa,cbe trottano mal riposa. li uernojì cacciano uolentieri nei monti del fieno,or dettapaglia, doue dormono i mefi tutti interi, comefanno i Ghiri. Gridano quando hanno paura,confattili,cr follanti ¡irida,di modo che la uoce loro piu prefio pare unfifehio, che altrimenti. Mangia• fi la carne loro piufalata,chefi-efea: perche ilfa le oltre al preparar la molta humidità loro, gli leua affai del fatua* • tico odore, che rejbirano. Ma tantofolata,quantofrefea, è la carne loro durifiima da digerire,aggraua lo {{onta* co, cr corninonefuperfluo eafdo iìt tutta la perfohà ILodàfìperò illorgraffo per mollificare i nerui, cr legiuntu* re de i membri ritratti. Ri trouanjìancbora molti altre ¡pitie di topi,comefono i Politici,i Lafiìci,i borici,i Panno;iici,gl'lniiani,cr altri cofl nominati dalle Prouincie,ouc ftritrouauo. Il Politico è bianco, come la nette,ec* cetto che nella coda, la quale non è piu lunga d'un dito, ma nellaparte di fopra molto nera. E grande come lofeoi55 uolo, eruiue di topi, cr di augelli, i quali naturalmente perfeguita. Quello credo io ejfcr quetlo,che noi in Itd* lia chiamiamo Armellino. Il Norico cgrande, come una donnola. Il colore del pelo è come di lepre. Ha la coda corta. non ha orecchie,ma bene i pertugi,per i quali ode. Il Lafiico è alquanto maggiore del Politico,cr ha lafcbe* na bertini, er il corpo bianco. Qttrffochiamiamo noi Varo. Il Pannonicoèquafid’wt colore ucrdiccio, cr gran de come un topo de nofiri. L’Indiano ha il pelo del colore deha Mannontana, ma conpur afidi peli bianchì mefeoha ti cottglidltri. Ha la tetta lunga cr parimele il mofiacciode orecchiepicciole . La coda apprefib al nafeimentogrof ft, la qualfina afiòttiglìandoftnoaUapulita,comeparimentefi uede ne i nofiri topi. Le gambe fono lunghe un pai mo. Lagrandezza del corpo è come del gdtto, ma nonha cofìgran piedi cr hi il pelo affai ruuido, cr mafiimamen te, quandofi frega alla rouerfeia. Lodò perle medicine Galeno lo forco de Topi nel libro della theriaca a Pifonc, cofl dicendo. Lo forco de Topi trito con l’aceto cura l'alopecia. Et beuuto rompe le pietre della uefcica. ChU* 40 manoi topi i Greci lift» : i Latini Mures : i Tcdefchi Maufi : li Spagnoli Ratones : i Erancefi Sorizts.

D el Latte.

11

Cap.

LXIII.

G e n e r a communemcntc ogni latte buoni humori, dà buon nutrimento, & mollifica il corpo » come che faccia uentofità di ftomaco, & di budella. Quello della primauera c piu acquofo, che quel lo della ftate,& piu mollifica il corpo quello,che lì genera d’hcrba uerde. Lodali il bianco vgualmcra te groffo, & quello che inftillato fopra {’unghia, ila raccolto in fe fteffo,& non fi fparge. Quello del le capre folue manco,chc nó fanno gli altri, per tifar elle il piu delleuolte paftura coftrctt iua,comc fo no le quercie, i lentifchi, gli oliui,& i tcrcbintHi. la onde è utile il latte loro allo ftom aco. Quello di .50 pecora è groffo,dolce,& molto grado ; & però non cofi conueneuole allo ftom aco. Il uaccinod’afinino,& il caualIino,fono migliori per muoucrc il corpo : ma lo conturbano. Ogni latte generato di pafcolo,ouefiafcammonea,elleboro,mercorella,&uolubilc(cornee ftato ferittoefier quello de monti Giuftini)mette fottofopralo ftomaco,e’l corpo: & imperò le capre,che pafeono quiui le fron di dell’elleboro bianco, che di nuouo fpuntano di terra, uomitano elle prima, & rcndonne pofeia il latte, che beuuto fa uornitare, & riuolta lo ftomaco. Ogni latte, che fia co tto , riltagna i 1 corpo, & mafsime quello,doue fieno fpentc dentro pietre marine affocate.Giouacommunemctc il lattea tut> te l’ulcere delle intctSora,& mafsime a quelle dei'gorgozzule, del polmone, delle budella,delle rem, & della uefcica. Dafsi il lattefrefeo con mele crudo, acqua,& un poco di fale nel prurito della pelle , alle brozze ulcerate,& altri cattiui humori. Quello eh e è cotto una uolta,èmanco uentofo. Il cotto f 0 eon le pietre marineaffocate, fino che cali la metàjtncdica ne i flufsi l'ulccrc delle budella. Ha ogni latte il fuo Siero. il quale feparato è piu efficace per foluere il corpo. Dafsi nelle malattie,oue uoglia purgare fenza cole acute,& mordaci,come fono humori malinconici »mal caduco, lepra, fcab* b ia,


238

Difcorfi del Matthioli

bia,& brozie, che nafeano per tutto il corpo.Fafsi d’ogni latte quello,che chiamano i Greci fchiftó* facendolo bollire in una pignatta nuoua, i mefcolando con un ramo di fico tolto coli ueidcdall’albero,& aggiugnendoui,come ha bollito tre,o quattro bollori per ognihemina di latte,unciatho da ceto melato .'percioche colili feparail fiero dal latte. Ma bi fogna,accio che mentre che fi cuoce,nó trabocchi fuor del uaiò,di continuo con una fpogna piena dacqu3 fredda bagnare l’orlo della bocca della pignatta,& fommergergli un feilario d’argento pieno d’acqua fredda.Dafsi pofeiaa beredique ilo fiero fino a cinque mine,interponendo da minaa mina nel berlo paleggiando alquanto di tepo, E buono oltre a quello,che è flato detto, ogni latte frefeo a tutti i ucleni corrofiui, & inccnfiui, come fono cantarelle, bruchi de pini, falamandre» bupreftide,iufquiamo,aconito,dor:cnio,& ephemer o . Al che priuatamente uale il latte uaccino.E utile il latte gargarizzato all’ulcere della bocca,& del *• gorgozzule; & particolarmente per ftabilire i denti,& le gengiue uale l’afinino. 11 latte di pecora, di uacca,& di capra cotto con picciole pietre marine fe«naj’ulcere de flufsi,& fimilmente i premiti del le pondora,fattone cri fieri d’efTo folo con pti/ana d’orzo »& fprefsione di (pelta; imperoche cofimirabilmcnte rammorbidifee, & mitigai dolori delle budella. Infondevi fimilmétenell’uicerc deiluo ghifecreti delle donne. Dolcifsimo è il lattehumano , & molto mitritiuo.Giouaqueflo futto dalle poppe a rodimenti dello flomaco, & a thifici. Beefi utilmente da chi haueflc beuuto la lepre marina. Mettefi con manna d’incenfo ne gli occhi, che per percofle uengono fanguinofi,& ungefi utilmente ocllc podagre con opio,& con cera. E ueramante ogni latte nociuo a difettofi di milza,a fcgatofi,aI le uertigini ,al mal caduco,a malattie di neruualle febbri, & a dolori di tefla : efcctto fe non fi delle di quello già detto per purgare . Dicono alcuni che il latte del primo parto d una cagna unto fa cade 1® re i peli, Si beuuto uale contra a mortiferi ueleni, & fa partorire le creature , che fon morte ne i cor­ pi delle madri.

Del Calcio;

Cap:

LXIIIJ. •

I l c a s c i o frefeo lenza fale mangiato in cibo nutrifee: è utile allo flom aco, & diftribuifcefi facilmente per le membra di tutto il corpo : fa carne,& mollifica leggiermente il corpo .T an to l’un cafcio fupera l’altro di bontà,quanto è migliore il latte,di cui egli fi fa . Il cafeio cotto leifo,& pofeia fpremuto, & arroflito riflagna i flufsi del corp o. Fattone linimento giouaaH’iiifiammagionfii liui* dezzedegli occhi. Il frefeo falato di poco,nutrifcemanco»fminuifce la carne,è contrario allo doma J® co,& dilìurba l’interiora. Il uecchio riflagna il corpo. 11 fiero, cheefccdal cafcio nuttifee benilsinio i cani. Quello che chiamano Hippacc,c cafcio cauallmo,& come efie fia d’odore faftidiofo nódime no nutrilce efficacemente,& corrifpopde proportioneuolmente al uaccino.Sono alcuni, che chiamano parimente Hippace il caglio del caualloi .Il Si

Del Boturo.

Cap.

LXV.

I l Pi v lodato Boturo fi fa del grafsifsimo latte,come è quello di pecora.Fafsi di quello di capra anchora sbattendo ne i uafi il latte,fino che fi fcpari il boturo da quello. Il Boturo di firn natura è olio io, & mollificatiuo, & imperò beuuto copiofamentefolue il corpo.Mancando l’olio fi bee il Boturo in fuo fcambio contra a ueleni.Mefcolato con mele,& fregato alle gengiue de fanciullini gli gioua al far dei denti : & fimilméteal prurito delle gengiue,auanti che gli faccianoti al'ulcere, che gli foglio no uenir nella bocca. Vnto il boturo per la perfona cóferuala carne fplendida,& fa meglio capace di 60 nutrimento il corpo, preferuandolo dalle puftule bianche fuperficiali. E buono il boturo, che none rancido,ne uecchio,alle infiammagioni,& alle durezze de luoghi naturali delle donne. Mettefi nei criflerì


Nel fecondo lib.di Diofcoricle.

2 5 9

criftcri perla difenteria,& per l’ulcere del budello,che chiamano colon. Aggiugnefi utilmente ne gli enipiaftri maturatiui:& fpetialmente nelle ferite de i nerui,dc i pannicoli del cerucllo,&del c o l l o del la uefcica : percioche mondifica,riempie,& incarna. Gioua impiaftrato a morii de gli afpidi.Jl t r e f c o s'ufa nelle uiuandein cambio dolio, & in uece di graffo ne i cibi dolci,che fi mangiano nel fine delie ccne.CogliefilafuligincdelBoturo in quello m odo. Mettefi in una lucerna nuoua,& accefoui il fuoco fi colloca in un uafo di terra, che habbia un coperchio fatto a foggia di piramide, che lìa appiì tato in cima, & nel baffo largo,& cauernofo come fono i forni:& come è coniumato il primo, ui fe neaggiugne di uolta in uolta,fino che s’habbia la qualità della fuligine che fi nuotala quale pofeia co una penna fi fpazza dal coperchio. Vfafi quella nelle medicine de gli occbidmperoche ella rillagna i 10 flufsi>&confolidapreftol’ulcere di quelli.

E xt ¡atte un liquore biancogenerato nelle[emine degli ammali, di fungue dueuolte cotto, compoflo di cifeio, di burro, cr difiero. Le quali parti quandofono frparate,hanno pofeia t una dall altra diuerfa natura. Ma parlandoprima del Latte,dirà folamente lefaculta di quello,che habbiamo noi in ufoa tempi nostri parte ne icibi Cr parte nelle medicine. Cotale adunque c l'humano, il caprino, il pecorino, il uaccino, il bufalino, cr 1afinino. er come che apprefjo agli antichifi ritroui effere Hato in ufo il cauaüino,a*Ücamelino; nondimeno per non lo co* fumare noi in Italia,lo lafcieró per borafiare daparte. frenale a tutti l’humano pereffer egli temperatoin tutte tre lefuflanze fue. A queflo s’accofta pofeia il caprino,per ejfer anch'egli in ognifuafushnza temperato. Il peco* riño è affaigroffo,cr però ha mancofiero,er piu cafcio degli altri. Il uaccino, e l bufalino, oltre aü ej¡ere grof* 10 fo, è moltopiu di tutti gli altri graffo. E t imperò diceua al x . dellefaculta defempliei Galeno. Io mi marauiglio, come Diofcoride dicef)e,che’l burrofiftccffe di pecora ,c rd i capra»attenga che fempre ibabbia uiflofar io foli* mente di quello di uacca. V afinino ha piufiero, cr mancogramezza di tutti gli altri. Conofccfila bontàdogni n0®™ ¡ibUon Latte al colore, all’odore, al fapore, cr allafuftanza • H perche il piu lodato è quello,che è di colore bianchiamo, j Jtte _ jflendido, chiaro, er non Huido : <fodore[incero, aromatico, nonabomineuole 1 difapore dolce, non fòrte, non agro, nonamaro, er nonfalfo : di fuñanza mediocre infragraffo, sfottile, di modo che mettendole unagoccio la infu l’unghia del dito graffo, refi raccolta infeflefft, e r nonfi [farga. Percioche il cofifa.tto è in tutta bontà, ^ cr genera ottimofangue : come per lo contrariogenera pefiimi humori, e r mettefottofopra il corpo, e r lo¡toma* aer­ eo quello, chefi mogne dagli animali infetti,cr che praticano neipafcoUÀouc fieno herbe moltofolutiuc, e r ue* lenofc. E però diceua Galeno nel terzo libro dellefaculta degli alimenti,che il latte di qual fi uoglia animale, eoe conuf. 30 fi nutrichi difcammonea,o di tithimalo alla pafìura,fafenza dubbioftuffo di corpo. Acconuicnfil ottimolatte ^ j.u(-0 a gli huomini di mezo tempo, a i uccchi,cbc nonfieno naturalmentefrigidi ,acholerici ,a gli hettici, e r agli effe* iattC) & » chi nuati, e r uniuerfalmente doucgli flomachi fienomondi dacattiui humori. Ma nuoce per lo contrario allefèbbri, a nò . i dolori di tefla, a i difètti degli occhi, alle paralifie,a gli fpaftmi,a i catarri, alle renelle , aüe oppilationi, a i den* t i, allegengiue, a igiouani, a iflemmatici, e r uniuerfalmente a tutti coloro, che lo mangiano dopopaflo, e r tanto piugUuuoce,quantoèpiugroffoiliatte di fuflanza. Et però ben diceua Galeno al luogo citato. lllattc,che a• honda difiero, nonapporta alcun pericolo, quantunque l’uflfempre. Ma quello che ha poco di tal humiditàfiero= • Ja,cr affaigroffezza di cdfcio,è pericolofo a tutti coloro, che fpeffol’ufano. Mae neccffario a uolere,che il Regolarla te latte faceta buonprò , arche fi conucrtifca in buonfangue, chefia oltre alle predettefue qualità monto difrefeo da gli animali : chefi gli metta dentro unpoco di zucchero,onero di mele, accioche non s’apprenda nello iiomaco : cr ,i jat[cqo ohe nonfi bea, cr nonfi mangi ne conpcfce,ne con cofc acetofe, ne in tanta quantità, che lo fiomacho nonio pofi­ fa regolare nel digerirlo. E /imbuente neccffario il beerlo da digiuno, cr nonmangiarli dopo cofa alcuna,fino che nonfra prima ben digefio nelloflomaco. Bemito che s'è il latte ,bifognaflore in quiete, non dormiri, ne beerglifo* fra nino. Et perchedifittanatura nuoce a i denti, cr allegengiuc( quantunque Diofcoride dicdil contrario dell a* Jìnino) s’ufa di lauarlefempre dipoi con uino,o con acqua melata. Quellochefì mangia apprefo, quantunque a Latceappremolti molto diletti al guSo ; nondimenogenerafaftidio, aggraua loflomac0, uapordalla teña, ingroffa il fangue, lo , & fuá fadigerifeefi difficilmente,crfa flitjfo di corpo. Il perchefe pur qualche uoltafi mangia ,fi debbe mangiare per il pri cu cà* m0 cibo : percioche mangiato dopo il paflo ( comefecondo il piufi fuole ufare ) 0fi putrefa nello flomacofi ne con* duce eglifuori il cibo aitanti, chefra ben digeüo. Aumenta ogni ottimo latte il ceruttto,cr mafiime l humano.Hk* metta, cr ingraffa il corpo. Lenifce il petto ¡crldtoffc fecca. Rifueglidgli appetiti di uenere, moltiplicando la 50 ¡penna. Gioua a gli ardori dell’orma. Riflaura i corpi fmagriti. fa buonfangue. Nutrifce affai. Mollifica il cor po. Eabel colore. Conuertifcefi ageuolmente infangue, e r aumentala carne. Di quello, che dice Diof;oride,che dicono alcuni, che'l latte del primo parto d'una cagnafa cadere i peli, cr che beuutofa partorire le creature, al x. deüefaculta defemplicifl fa beffe Galeno, dicendo non effere in conto alcuno dapreftar fède a tal cofa. Il Bur* Burro, & fue ro, il quale chiamano chi Boturo.chi Botero, chi Srnlzo, cr chi Vntofiottile, come al meieflmo luogo dijfe pur f a c ilità . Galeno, c maturatiuo, cr alquanto digefliuo in quei corpi folamente, chefono mediocrifra’l molle, e'I duro. Et imperò nonmatura il Burro le pofiehie, chefono ne i corpi duri : ma digerifee, e r matura facilmente i flemmoni de *corpi teneri : percioche cura egli le poterne, che nafeono dopo le orecchie, l’infiammagioni dellabocca, cr altre informità etaltre membra del corpo, cr mafiimamentcnelle donne, cr ne {fanciulli. a cui non gioua punto manco del meleptr ajfottigliar loro le gengiue nelfare de i denti. Digerifee oltre a cio,cr maturaceffata chefra la caufa, 60 1 le calde inftrmità della bocca. Et peròfi mette anchora negli im pari ì chefi fanno per le poiteme nate dopo t orecchie, per quelle defianchi ,CTperi tinconi dell'anguinaglie. Prefo per boccp confèrifremolto afar jputare nc1 difètti del polmone, cr mafrimmtnte ncttiifiammagiont di quello, cr nellaponta ifaccndouimhora matura* T C *C


2 + 0

Difcorfi del Matthioli

Cipodi 1«- re í uPerflu^^>c^e uifono. Inghiottitofolo matura affai piu, ma cauafuorimancofruto : maprefo con mele r? te. con mandorle amare, cattaaffai piu fruto, ® matura manco. Fafii dellagraffizza del latte, chefi fa il Burro quel cibo, che a Roma,or per tutta Italia fi chiama Capo di latte. Et perche da moltifl tiene per cibo affai ecctl, lente,[appiano cofloro„che per lagraffezzafua mollifica quello loflomaco, genera humorigròf i , uapora allatta fta,crfa feendere il paflo delloflomacoinanzi cheftafinito di digerire : ® però molto nuoce a tutto il corpo. Caldo,& lui II Cafcio pofeiaft condenfa della parte piugroffa del latte meffoui prima dentro il caglio,® frremuto con arte dii «eTfaciliti ^Cr° *Lo^ nc 1 Mf ief co Spercioche non nuoce aUoflomaco,® piu preflofi digerifee di tutti gli altri. ]/Wc ut, . cu • ^hio, che per il pizzicare della lìngua eh’cifa, è moltograto adalcuni, è neramente di tutti il peggiore {infiamma il[angue,fafide., digerificefì malagcuolmentc, genera pietre ® renelle nelle reni er nella neficica, oppila il figato, ristagna il corpo,®-genera cholera er huinori malinconici,cr mafiime nc i corpi che troppo fon rifcaldati-, ® q uj t o tunquepcr lacalidità[uàfttffeconueneuoleperaffottigliareigrofiihumori; nondimeno tanti,®-tali fon poficia gli tnconuenienti, che nefieguono, che’l danno è affiti piu il doppio,che il giouamento. Et però è daguardacene per non hauerc egli ttcruna buona parte, ne per aiutare la cottura del cibo, neper muouere il corpo, ne per prouocare l’orina, ne mancoper dar nutrimento lodeuolc . Di quefìo parlando Galeno al x.iellefaculta defemplicidiffie, che cfftndogliflato portato un Cafcio uecchio ,fattofene poco conto, lo dettea ifamigli con animo, chefe’l douefjero mangiare. Ala che t[fendopure oltre alfio uolcre riferbato da loro, dopo alcun tempogli domandarono un giorno iferuidori,portandoglielo auanti,quello chefiene doueffefare. Et che uedendo egli,che per lamolta urcchìxiaera del tuttto inutile a mangiare,fati olo macerare in certo brodo d’una gaba di porcofalata,® pcflarpofcia in unmor tato,fino chefi fece come una pafta, lo meffefopra a certe pofleme durifiime, piene di-tufo dìungottofo, che quel di tnedeflmo s’erafatto portare da lui in carretta,per battere rimedio per queifuoidurifiimi nodi dellepodagre. Il per io chefrguì,cherompendo prima quepo rimedio la pellefienza altro taglio , er fenz<t alcun dolore, gli vennerofuori afiai pezzi di quel tufo .E t imperò cpiu da ufare unfìmile Cafcio nelle medicine, che ne i cibi Ma quello che nonè ne frefico, ne[ecco : ò per dir meglio, ne nitouo, ne uecchio, non è anche egli lodato per buono, come che affai me* Ito nttoca, che nonfa il uecchio. Oltre a ciò il migliore di tutti è quello di pecora. Mafecondo che molto lodò Ga» leno quellodellafua patria, non penfo, che mifarà imputatofelodarò anchora io quello della mia, che fl fa in To« frana,in fu l Sanefie, cr infu’l Fiorentino : il quale fi chiama Cafcio marzolino,® Cafcio dolce ,per non effiertil latte di cui fi f a , apprefo con caglio, ma co lfiore di una certafrctic di Cardo: il quale volgarmente in Tofcxna fi chiamaFrefura. Et futilmente quello,chefi fa infr’l Sanefr di capra il tnefe di Settembre,che fi mangia fiefeo, chiamato Rauaggiuolo, del qualefe ne mandanofino a Rema a donare a igran Prelati lefame per cofa rara,®- eet celiente -.imperochefrira proprio dell’odore dille molto odorifere herbe di quelle amene noflre colline di Tofani, p Cr mafiime di quelle,che nonfono guari lontane dalla città noflra di Siena. Quello di Vacca, come chefia er piu nutritivo, ® piu graffo ; è nondimeno piu malageuole da digerire. Il Caprino tanto che è frefico, è buono, ma tiec chioè peggiore di tutti : percioche diuenta duro, e r terrefìre . Quello di Bufala, di cuififanno quellepalie lígate con i giunchi, (he noi chiamiamo Mozze, e r a Romafi chiamano Ornature, è algufio diletteuolifiimo ® - dolce, R!cottij& ma molto piu graffo, c r piu uifrofodi ciafcuno altro. La Ricottafifa delfiero,® fecondo l'opinione d’Auiccnc fue faculta. na, R afis, ® Ifrch, nuoce meno efifendofrefra aUo flomaco, che nonfa il Cafciofrefeo. Gioua alle compiefiio* ni calde, riflagna ifiufii cholerfri, fregne la fete, c r fa dormire : ma nuoce a i nerui, ® a gli flomachi moltofri gidi. Ma quella, chefi mangiafiaìatul comefi cofluma per Lombardia) nutrifee poco,fafete ,coflrigne il corpo, Sieco, & fue gcn(ru uentofità, er digerificefì malagevolmente. Il Siero ultimamente, il quale è proprio la parte acquofiadel faculcà ferie- latte,fecondo che diffe Galeno al x .iellefacoltà de[empiici, è afterfiuo. Solue beuuto il corpo:® mefifionei cri* 40 no & da Me" ^ ua,cr mondijicagli acuti humori delle budella,® fimilmente l ulcere corrofiue : imperockefienza mordaci* fUe. 1 e tà alcunafa egli gli effetifuoi. Lodò Mefiue per lo migliore queUo del latte delle capre n ere ,® dopo quefio quel­ lo delle pecore,® poficiafioggiunfie, dicendo. Il Siero è calido,® [ecco neiprim o,® finoal fecondo grado. E lavativo, aflerfìuo, apertiuofottiliatiuo,® folutìuo per la nitrofitàfinafienza mordacità alcuna. Perfiefiolo fol» ue débilmente : imperòpiu s'ufiaper infóndervi, & diftemperarui dentro altre medicine, che altrimenti. Le fa* cultàfuefono difoluere la cholera, ® altri humori adufiifacilmente, ® di conferire aUaphrenefìa, alla malinco» nia,® a tutti i mali caufati per oppilatione, come hidropifie, trabocco difi le, ® difètti di milza. Confèrifre il fiero allefèbbri cholcrichc, ® fretìalmente a tutte quelle, che deriuano da oppilationi. Vale a tutte i'infittionifr perficiali dctlapelle, come uolatiche, flemma[alfa, rognafecca,brozze, ® lepra. Beucfene per foluere il corpo, L a t t e , & fu e finoalpefodfuna libra. Scriffe deUeuirtù del latte Galeno nel luogo allegato qui difopra, con quefle parole. li co facultà f e r i r - latte,a cui s aggiunga virtù coflrcttiua, diuenta ottimo rimedio per la difenteria, ® per ogni altropuffo di corpo ' teda G a l . califato dahumori acuti. Cotale[acuità prende egli agevolmente dalle pietre affocate, che ui fifrengono dentro . ma vogliono efiere di quelle che chiamano i Greci . Et debbefi cofi cuocer tanto ,fin chefl confumi affai defilafua partefìerofr. il chefacciamo noi molto megliofregandoli dentro i pezzi dell’acciaio affocati. E oltre a ciò utile ogni latte atutti ifiufii caldi degli occhi, tanto mettendouififoto, quanto dccompagnandofì con qualche collirio mode. Vale anchora aquei malori pur degli occhi, che chiamano hypopia® hypofrhagmata. Matura pa rimente linfiammami dellepalpebre applicatovi fopra con olio rofiudo, ® uoua, quando i patientifie ne uanno a dormire. Mettefi informa di criflero tteUamadrice ulcerata, ® parimente nelle budella per la uia del federe,oucfl voglia mitigare il dolore dell'ulcere caufiatodalla marcia : 0 douefuffero infiammagionuofèfiùre, 0perfiefiolo, 0* veramente aggiontoui alcuno di quei medicamenti, con cuiflpoffia egli agevolmente accompagnare, che hannofa« <¡0 cultà di curarefenz¿ morderpjffifr. 'Vfimoli cofianchora all’ulcere delle membragenitali,® a tutti i malori,che ricercano (fiere mitigati ¡ caufrti 0per infiammagione ,0 per rodimento,0 per malignità d’humori, E peròsufa ned*


Nel fecondo lib.diDiofcoride.

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fj „(¡Ir ulcere canchcrofc, accompagnato con medicamenti anodini, come fono quelli che ft fanno di pompholige. gt che accade d narrare,chegargarizzo,tenuto in boccd > cr lauandofcncla,uimitighiualorofamcnte ['infiamma* gioiti <mitigando egli 1 phlemmoni dell'ugola, dellefauci, e r di tutte quelleparti,cr parimente lafchirantuÌPcr ¿irne adunque in unafola uolta, è il latte un medicamento mitigatiuo,nelle cui parti nonfi ntroua mordacità alcu* tu, cr tanto piu è (gli tale, quanto nel cuocerlofigli toglie gran parte delfiero nel bollire. Cofimipare, che lo dicno i medici a bere ne i ueleui, i quali occidono corrodendo le interiora, comefono la lepre marina, cr le canta* relle. Sono anckora di quelli, che l’hanno dato a bere a coloro, che haueuano prefo la tbapfia, er l'aconito Alche nonfecero peròfenza ragione. Chiamano i Greci il Latte, r : i Latini, Lue : gli Arabi Ubai : 1 Tedefchi Nomi. lAilicb : li Spagnoli, Leche : i Trancefi Laidi. 1/ Cafcio chiamano i Greci, T vpt'f : i Latini,Cafeus : gli Arabi, lubori, cr Giebeu : 1 Tedefchi, Kefeti:li Spagnoli,Qjiefo: iFrancefi, Fourmage. Il Siero chiamami Greci ! OVpVf ydtoum't : i Latini, Serum: li Tedefchi, Niolktu : li Spagnoli Siterò de leche ; i Francefl Ser du laidi. Jj Burro chiamano i Greci, ^odrupov ; i Latini, Butyrum : gli Arabi, Zebd : i Tedefchi, Buttcr, cr Anchcn : li Spa gnoli, Manteca : li Franccfì, Bcune, cr Buyrc.

Delle Lane, & della loro fòrdida graflèz za, la quale chiamano i Greci E iìpo. Cap. L X V I. L a e c c e l l e n t i s s i m a Lanafuccidaèquclla>chealtoccareèpiufoffice,&chefi tofadalcol lo , & dalle cofcic interiori delle pecore. Applicai! la lana bagnata in aceto, & o lio , oueramente có uino nel principio alle ferite frefche utilmente, & fimilmenre alle percofle, alle feorti cature, a i liui* di, file all’oiTa rotte • percioche facilmente (ì fucchia ellailiquoti,oues infonde:& co’l fuccidumedel la graflezza fua,il quale chiamano efipo,ageuolmente mollifica. E buona la lana infufa nel medefi40 mo modo in aceto,& olio rofado a dolori di tc(la,di(lomaco,& di tutte l’altre parti del corpo. La cenere della lana abbrufeiata meda in fu l’ulcere, ui fa fopra la crolla, confuma la carne fuperflua, & confolida. al che fare prima fi purga,& pofeia carminata fi brufeia in un uafo crudo di terra, come fi brufeiano l’altre cole. Brtifciali anebora nel modo medefimo quella materia Amile alla (loppa,che fi ritroua nelle porpore marine. Alcuni non purgandola altrimenti dalfuo fuccidume,ma carminatola coli lorda,& irroratola di mele la brufeiano. Alcuni altri melTe prima alcune uergelle di ferro alquan to difeofto l’una dall’altra in uafo di terra, che habbia la bocca larga, & fopra a quelle meisi piu fpefsi molti (lecchi di teda, pongono pofeia fopra la teda la lana irrorata talmente d olio,che nó goccioli: & coll con teda,& con lana fanno nel uafo (Irati fopra (Irati,& accefoui ultimamele la teda,la brufeia no,& ricolgono la cenere.fra la quale fe pur ritrouano qualche parte di pece colata dalla teda,la ricol jo gono,& la ferbano. Lauafi poi quella cenere per le medicine degli occhi in un uafo di terra,metten­ dogli fopra dell’acqua,& fregandola pofeia gagliardamente con le mani : ma lafciafi poi far riftdenza alla cenere nel fondo del uafo,& gittafi uia leggiermente quella prima acqua, & ui fc ne rifonde del • l’altra.fregand® pur di nuouo la cenere con le mani : & cofi fi fa tante uolte, fino che afTaggiàdofi co tal cenere con la punta della lingua coflringa lieuementc, & non morda . Ma a cauare il grado fucci ditme delle lane, il quale chiamano i Greci Efipo,fi fa cofi . Prcndonfi le lane fuccide molli, non altri memi curate con la radice deH’herba,chc fi chiama lanaria,& lauanfi con acqua calda, fpremendone fuori henifsimo il fuccidume, & meda pofeia quella lauatura in un uafo di larga bocca s’alza tanto có un’altro uafo,lafciandola cadere da alto,ouero che fi rimena con un bailone ualorofamentc, ch’ella faccia la fpuma ben alta,cofi pofeia fi ua irrorando d’acqua marina .• & rabbadata la fpuma fi ricoglie €0 quella graflezza,che nuota fopra, & mcttefi fcparata in un’altro uafo. Tornafi fatto quello a far tare nuoua (puma, & irrorarla pure con acqua marina,& ricorne la graflezza con la medefima arte. & cofi fi fa tante uolte, fin che eficndone tratta tutta la graflezza, non faccia l’acqua piu fpuma. Maneggiali x

pofeia

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Difcorfi del Mattinoli

pofcia l’efipo con le mani,cauandone fuori fe ui fi troua dctro fporcitia alcuna: & fcolatone finalmett tc tutta l’acqua, ui fen’aggiugne di nuoua, & molto bene fi laua,& fi mefcola l'efipo con le mani,fino cheguftandolocon la lingua, fi Tenta leggiermente co(lrettiuo,& che nó morda,& che appaia all'oc chio fplendido,& bianco: & coli fatto fi ripone in uafi di terra. ma fidcbbefar tutto qucftofottoa caldi/simo fole. Sono alcuni,che colando la gramezza dell’cfipo lo fregano nell’acqua fredda có le ma ni nel modo medefimo, che lauano le donne la cera.-imperoche diuenta di quello modo piu bianco. Trouanfi di coloro,che tolto quel fuccidume fprcmuto dalle lane lo cuocono in un lauczzoalento fuoco con acqua,& ricoltane pofcia la gramezza,che ui nuota fopraja lauano,come se detto, nell'ac­ qua,& pofcia la colano in un uafo d’acqua calda coperto có una pezza di lino,& Io mettono al fole,fi ■ no ches’ingroffa a baftanza,& diuenta bianco.Ma fono alcuni altri,che ogni due di gli rimntano l’ac lo qua,& gliela rinouano. Lodali quello,che fi caua dalle lane non purgate con l'herba lanaria,che non è ruuido*al toccare,& che fpira d'odore di lana fuccida,& quello che fregato in un catino có acqua fre fca,diuenta bianco,& che non ha in fc durezza alcuna,come è quello che fi falfifìca con graifo,& con cera. Ha l’efipo uirtù di fcaldare,riempie,& mollifica l’u!cerc,& mafsimamcnte quelle del federe. & de luoghi naturali delle donne,inficine con meliloto,& boturo.Fattonc foppofte con lana prouoca i mettrui,& fa partorire i fanciullini morti ne i corpi delle madri. Cófcrifcc mcfcolato có graffo d’oca a difetti d’orecchie,& dimébri genitali.Gioua a i cantoni de gli occhi,che fi corrodono, alla rogna , & calli delle palpebre,&pelagionc delle ciglia.Brufciafi l’efipo in un tetto di terra nuouo,fino che có fumata ogni grafTezza diuenti cenere. Ricogliefi anchora dell’efipo la fuligine,nel modo che s’è mo Arato in altre cofe : la quale utilmente s’accommoda nelle medicine de gli occhi. io

L a lana [uccida è nota a ciascuno quale ellafìfia'-zr fimilmente ÌEfipo,chiamato ( hauendone corrotto il L in a , & fui eila ni. uocabologli interpreti degli Arabìfboggi nelleffictiaric 1fopo humido. Et però hauedone per lunga bijloria frate tato cr di quella,c r di quello Diofcoride,ne ritrouando,che piu ne¡la fiato detto da altri,non mi difenderò in que* Nomi.

ilo piu aitanti. Chiamano la lana i Greci, Evp«* : i Latini, Lana : gli Arabi,Saufizr Suf: i Tcdefchi,Schmutzi* guuollen ; li Spagnoli, Lana : li Erance/i, Laine. Lo Efipo chiamano i Greci Ofou*«. $Latini, Ocfypus :gli Arabi, Senfi Ratab,cr lufaratah : li Spagnoli, lfopilho humido : i Frattccfl,GreJJi de la laineforge.

D el Caglio d alcuni animali ;

Cap.

LXVII.

io

I l c a g l i o della lepre beuuto nel uino al pefo di tre ob oli , è utile amorfi dei uelenofi anima* li, a fliifsiftomachali,& difentericianchora, & finalmente adflufsi delle donne, al fangue congelato r.ello fiomaco, & a quello, che fi rigitta dal petto. Aita il caglio della lepre a fare ingrauidare indio nella natura delle donneinfieme con boturo,futuro che fi fono purgate de meftruì.Bcuuto ammazza lacreatura nel corpo della madre:& fe fi beedopo al parto, fa diuentarcle donnettenli. Gioua priuatamentea ttufsi ftomachali,& difentericiilcagliodelcauallo, il quale chiamano alcuni Hippace. Sono d’una medefima natura i cagli de i capretti,de gli agnelli,de capriuoli, de daini, de Capricorni, delle camozze, de cerui,de uitelli,& de bufali: li quali uagliono tutti beuuti con uino contra all’aco­ nito,& con aceto contra al latte apprefo nello fiomaco. Ma priuatamente quello del capriuolo fale donne fterili,lafciandogliclo per tre giorni nella natura. Quello del uitcllo marino ha le medtfimc ^ facultàdcl caftoreo: & credelì, che mirabilmente gioui al mal caduco, & alle ftrangolagioni della 7 madrice.Conofccfifeueramentefiadiuitellomarinojinqucftomodo. Prendi il caglio di qual fi uoglia altro animale,&mafsimamente d’agnello,& infufolo d’acqua,& lafciatolo cofi ilare alquan­ to, togli pofcia quella acqua,& mettila nel caglio del uitello marino; pcrciochcclTendo del uero.fubito fi liquefar«: ma effondo il contrario,fi reitera nel fuoeffer di prima. Cauafi il caglio da i uitelli marini,quando non poflbnoanchora nuotare. In fomma ogni caglio fa liquefare le cofe apprefe,& fa apprendere le liquide.Il

I l c a g l i o de gli animali ( comefcrifii Arinotele al x x t .capo del 1 i l . libro dcUhiHoria de gli anima* Ciglio,&fua ciiam. lì) c unafultanza di latte ,che fi ritroua allo fiomaco di quelli, che lattano. Tutti gli animali, che ruminano, han* no il caglio : cr tra quelli, che hanno i denti tanto di (opra, quanto difiotto, la leprefola ha il caglio. Tanto c mi* gliore il caglio,quàto è egli piu uecchio. Cotale adunque è il piu ualorofio per medicare ne iflufii del corpo : nel che s’adopera anchora quello della lepre. ma il piu eccellente è quell0 de capriuoli ,crde ccrualli. Qucfio tutto difli Arinotele. Che il Cagliopoi della leprefi conuenga nelfangue, chefi rigetta per bocca, comeficriue Dioficoride, Caglio, & non par che itogli« Galeno : il quale neficriffie nel nono libro dellefacultà defempliei, cofi dicendo. Ogni caglio fue faculcà. c acuto,cr digefiiuo,cr parimente dififeccatiuo. Quello della lepre beuuto con aceto,cura il mal caduco,cr delle donne, cr diffiolue anchora il latte .apprefo nellofiomaco. Il ebe babbiomoprouato certamente noi, nonfola* mente col leporino; ma conogni altro . Nondimeno il leporino perfar ciò è il piu ualorofio. ma diffiolue anchora il fangue apprefo nellofiomaco,beendofi nel medefimo modo : nel che cforfè piu efficace il leporino. ma nonfolamcn te per quello chefene ritrouaferino da molti, maper effer cotalefacultà commune in tutti i cagli. Scrijfero aku ■ ni,che quello della lepre rifiagna beuuto il fangue,che efee dal petto. ma non lo però conofciuto io alcuno che l’hab bia mai ufatojie mancofon io maifiato ardito d’ufare rimedio utruno acuto, ouefia fiato biffigli di rifiatare. Alcuni


Nel fecondo lib.di Dioicoride. 243 Alcuni hannoferino che il caudllino tuie nelit difentcria,cr nefluffi delloftomaco. Et altri affermano, che (¡nello del uiteUomarino facciagli effetti medefiniidel caSlorco.A’i.aquello che poffafare ogniforte di caglio per propria, V frettale facilità, non c bora tempo di narrare. Q ueffo tutto del cagliofcriffe Galeno. Chiamano i Greci il Caglio, niTucti utini, Coagulum :gli Arabi, Auffa, Anfbac,w A nfbaa : i T edefehi Lypp, K ymn lypp, C T YJaff lypp • HSpagnoli, Coalho : i Eranceft, Prcjjcurc.

Del Graffo.

Cap.

N o m i*

LXVIII.

I l g r a s s o d’oca,& di gallina frefeo,ferbato fenza Tale,è ueramcntc commodo a difetti deluoio ghi naturali delle donne:al che nuoce il falaco,& quello che per uccchiezza c diuentato rancio. Prcn deli di qual fi uoglia di quelli del frefeo la qualità che piace,& leuategli ben d’intorno le lue pellicole, li mette in un uafo di terra nuouo.che fia di doppia capacità del graffo : & coli pofeia ben coperto li mette fotto a calidifiimo fo!e,doue liquefacendoli lì cola in un’altro uafo impeciato, fino che tutto fi confumi : poi fi ripone in luogo freddo,& s’ufa. Alcuni in altro cambio di metterlo al fole, colloca no il uafo nell’acqua,che bolla,ouero fopraa lentifsimo fuoco de carboni. Curali anchora il graffo in altro modo . imperoche nettatolo prima dalle fue fiottili pellicine, li trita,& mettefi a liquefare in .un uafo di terra,fpargendogli fopra un poco di fiale trito : & pofeia colatolo per una tela di lino, lì ripone. Quello li mette utilmente nelle medicine,che fi preparano perlelalsitudini.Quel di porco, & quel d’orfo fi curano in quello modo . Togliefi da quelli animali il piu frefeo, e’1 piu graffo, coio me c proprio quello de i rognoni:8i coli fipogliatolo dalle fue pellicine.fi mette in affai acqua piouana fredda,nella quale fi ua ben disfacendo con le mani: & pofeia fpremendolo li gli rinoua l’acqua fipcffeuolte. Togliefi poi quello coli molte uoltelauato,& mettefi in una pignatta di terra d’altret­ tanta capacità, con tanta a equa dentro,ch’ella fiuperi il graffo,& lo ricuopra : & coli fi mette fopra a lento tuoco di carboni, continuamente mefcolandolo con una bacchetta,& come c ben liquefatto^ fi cola con una tela nell’acqua,& lafciafi apprendere: & coli Imparatolo pofeia dall’acqua fi mette iti un’altra pignatta di terra ben lauata,& meifagli fopra di nuouo pur dell’acqua, fi ritorna a far lenta­ mente liquefare. Togliefi fatto quello dal fuoco,& lafciatolo pofare, fino che fe ne uada la fua fec­ cia al tondo,fi mette poi in un mortaio di pietra, fatto ben prima netto con una fpugna abbombata d’acqua: & quiui lafciatolo apprendere,& leuatone poi uia ogni fondaccio,che ui lì ricroua, fi ritor50 na fenza piu mettcrui acqua di nuouo a liquefare,& liquefatto fi rigitta rnedelìmamente nel mortaio. Onde canato ben netto,fi ripone in uafo di terra ben coperco,& ferbafi in frefchifsimo luogo. Il mo do oltra quello di curare,& di preparare quel di ceruo,& di becco, & di pecora,è coli. Prendefi qual fi uoglia di quelli,lauafi,& fpogliaii dalle fue pellicine,come è flato già detto in quel di porco,& met tefi in un mortaio di pietra,acciochc alquanto fi mollifichi,& meffoui dapoi a poco a poco fopra del l’acqua,fi frega con mano,fino che nò ui fi diicernà fegno di fangue, ncalcuna graffczza,chc ui nuoti di fopra:ma fia il graffo tutto bianco,& fplendcntc. Mettefi fatto quello in una pignatta, & gittatali addoffo tanta acqua,che lo foprafaccia,fi porta a liquefare a lento fuoco,& mefcolafi:& come fia ben liquefatto,fi cola nell’acqua. Onde cauadofi apprelo fi rimette nella medefima pignatta fatta ben net ta di nuouo a riliquefare,con quell’ordine, che se infegnato ne i fopradetti. La terza uolta fi liquefa qo fenza acqua,& colali in un mortaio di pietra bagnato d’acqua:onde cauato pofeia,quando è apprefo, fi ripone nel modo che è flato detto di quel del porco. Quello de buoi, toltolo fpetialmente dalle reni, li cura pur dalle fue pcllicine,& lauali bene con acqua d’alto mare : & pofeia fi mette in un mor taio,& pellai! con diligenza,infondendogli però tempre fopra di quell’acqua marina,& effendo final mente bene ramorbidito,(ì pone in una pignatta,& fi gli gitta difopra tant’acqua pur marina, che lo foprauanzi mezo buon piede : & coli fi cuoce tanto quello graffo,che perda finalmente ogni fuo prò prio,& naturale odore, fatto quello fi gli mefcola appreffo per ogni mina Attica di graffo quattro dramme di cera Tirrhcna,& colanfiinfieme rafehiandone poi ogni fondaccio, che ui lì ritroua;& coli preparato fi ripone in uafo di terra, ma poi è neceffario tenerlo coperto tanti dì al fole,che diuen ti bianco,& che perda ogni fallidiofò odore. Quello di toro lì cura coli. Prendefi di quello fimil<¡0 mente frefeo da rognoni,& lauali con acqua di fiume,& ipogliatolo pofeia dalle fue eartilaginofeinuoghe,(ì mette in un uafo di tèrra nuouo con un poco di fale,& liquefafsi:& pofeia fi cola nell’acqua chiara,& come fi comincia ad apprendere fi malaffa, & fi rompe ualidiflimamentc con le mani, mu­ tandogli & rimutàdogli l’acqua,fino che fia bcnifsimo lauato. Ritornafi fatto quello nel uafo di prima,&cuocelidinuouoconlapanmifuradiuinoodorifero,&comeha bollito due bollori,li lena dal fuoco,& lafciafi coli raffreddare nel fuo uafo per tutta la notte. La mattina poi fe gli rclla qualche pocodicattiuo odore,fi mette in un’altra pignatta nuoua con altrettanto delmcdelìmo uinosfacedo tutto quello,che s’è già detto, fino che perda egli ogni corrotto odore. Liquefafsi anchora il graffo fenza (ale,per alcuni difetti, & malattie,alle quali è noe iuo il (ale : ma quello coli preparato non diucnta molto bianco . Curali in quello medelìmo modo quel di panthera,& di leone anchora. 60 Farmeli odoriferi i grafsi di uitello, di toro,& di ccruo,& di quello la midolla anchora, in quello modo. Lcuàfigli prima d’attorno le pellicine>& lauali pofeia come piu uolte s’è detto,& fanli bollire ln ùino odorifero,& aromatico, nel quale non fia dentro alcuna acqua marina : Jcuanfi pofeia, come X

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fo n


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Difcorfi delMatthioli

fon cotti dal fuoco,& lafiianfi cofi ilare tutta la notte. Fafsi la feguentc matina di nuouo liquefare ¡¡i altrettanto del medefimo uino,& colali pofcia diligentemente. Fatto quello fi mettono in nouehc mine di quello grado cofi preparato fette dramme di giunco odorato d’Arabia. Ma uolcndofi fare molto piu odorato,ui fi mette del fiore di quello giunco quaranta dramme, & di palma di cafsia, di calamo odorato,di ciafcuno ugual portione : d’afpalatho , Si di xilobailamo, di ciafcuno una dram* ma :di cinnamomo,cardamomo,& nardo,di ciafcuno una oncia. & tutte quelle cofe fi pcllano dili • gentemente,& cofi meflo ogni cofa in un uafo coperchiato,fi gli gitta fopra del medefimo uino,& fi mette a bollire a fuoco di carboni tre bollori,& leuatolo pofcia uia dal fuoco fi lafcia cofi ripofare tutta la notte. La mattina gittafi uia il nino,& fi gliene rimette di nuouo di quel medefimo,& lafciafi far tre bollori,& ripofare nel medefimo m odo. Cauafene la mattina di poi il grado,& gittafi uiad ui ‘o no,& lattato di nuouo il uafo,& netto il grado dal fedirne,& dalla feccia,fi riliquefa di nuouo, & co« lato ffrbafi,& ufafi. Fafsi anchora odorifero ogni grado,che fulfe flato prima curato,in quello medefimo modo.Ma a uolerc che i grafsi riceuano bene gli odori, bifogna prima ifpefsirli in quello ma d o . Prendi qual fi uoglia di quelli grafsi,& fagli bollire in uino infieme con ramufcelli di mirto, ferpollo,cipero,& afpalatho ben poluerizati (come che alcuni non prendano, fe non una di quelle co le : )6i hauendo cofi ogni colà bollito tre bollori, leua leggiermente il uafo dal fuoco:& colato eoa una tela d lino il grado,dagli pofcia come è dato detto,gli odori. Ifpefsifconfi anchora i grafsi in altro modo. Feda prima che graffo che tu vuoi,che fia frefeo,lineerò,ben netto dai fangue, & prepa­ ratolo,come piu uolte di fopra s’è detto,mettilo in una pignatta nuoua di terra con tanto uino uecchio bianco,& odorifero,che foprauanzi otto dita tutto il graffo .Fallo bollire dipoi a lento fuoco, io fino che ben perda ogni fuo naturale odore,& che piufappiadiuino,che di graffo. Leua il uafo dal fuoco,& come è freddo, togli di quello due libre,& mettilo in un’altro uafo con quattro mine del medefimo uino,& quattro libre di feme di quel loto ,di cui fi fanno le piffare : & fallo cofi bollire a lento fuoco,mefcolandolo continuamente, & come habbia perduto ogni odore di graffo, cola!oi& lafcialo ripofare,fino che s’apprcda. T ogli poi ail’hora una libra d’afpalatho pelto,& quattro libre di fiore di maiorana,& lafcia ogni cofa in infufione in uino uecchio per tutta una notte :& la mattina metti poi quelle cofe cofi macerate infieme co’l graffo in un uafo, che tenga tre congi,& aggiuntoui mezo congio di uino fa bollire ogni cofaal fuoco,fin che il graffo riceua la uirtù, & l’odore delle co ir,che l'ifpefsifcono : & cofi leuatolo dal fuoco,colalo, & fattolo di nuouo liquefare,riponlo. Ma fe tu lo uorrai fare piu odorifero,mefcolagli appreffo otto dramme di grafsifsima mirrila, macerata pri ¡0 ma con uecchifsimo uino . Fafsi odorifero quello delle galline,& dell’ochein quello modo. Predi di qual graffo ti piace di quelli quattro mine,che fia ben curato:& mettilo in un uafo di terra, aggiugncndogli appreffo d’afpalatho,legno di balfamo,corteccia di palma, calane aromatico,di ciaicuno fatto in poluerc dodici dramme:& aggiutoui fopra un ciatho di uino di Lesbo,fa bollire tutto a fuo co di carboni tre bollori;& leuato poi il uafo dal fuoco,& lafciato raffreddare ogni cofa un dì,& una notte,fa di nuouo il dì figliente riliquefare ogni cofa,& cola il graffo con una tela di lino in uafo ben mondo:& come fia apprefo cauanelo & mettilo in un uafo di terra nuouo, & benifsimo coperto ri­ ponlo in trefchifsimo luogo.Ma tutte quelle cofe fono da far il uernotpercioche i grafsi no s’agghiac ciano,& non s’apprendono la fiate. La onde alcuni,accioche meglio s’apprendano, ui mettono un poco di cera Tirrhcna.ln quello medefimo modo fi fa odorifero quello del porco,dcll’orfo, & tutti 40 gli altri limili. Fafsioltre a ciò il graffo odorifero con maiorana in quello m odo. Prendi una libra di graffo,& maisimc di quello di toro ben curato,& mefcolagli appreffo una libra & meza di maiora na ben matura,& ben pella,& partifcilo in bocconi,fpargendoui però prima fopra uino copiofamen t c . Metti pofciaquefti bocconi in un uafo,& lafciafi cofi ben coperti per tutta una notte:& la matti na trafportali in un altro uafo,& meffagli fopra dell’acqua,cuocegli leggiermente, tato che il graffo perda il fuo odore:& pofcia colalo,& lafcialo ripofare tutta una notte.La mattina cauatone fuori tue ta la mafia,& fattala ben netta dal fondaccio raggiugneli nuouaméte altrettanta maiorana ben peila, & riformatone di nuouo i bocconi,fa come è fiato detto:& cofi ultimamente liquefatto il graffo,co lato,& netto dal fondaccio,riponlo in luogo frefeo. Ma uolendofi ferbare incorrotto fenza curarfi altrimenti il graffo d’oca,di gallina,o di uitello.fi fa in quello m odo. Toglicfi il graffo frefeo,& la* $3 uafi diligentemente,& ficcali in un criuello all’ombra:& come ne fia fiolata ben fuori l’acqua, & fia ben afiiuttOjfi mette in una tela di lino bianca,& fpremefi gagliardamente con le mani, & poi s’infilza,& appiccafi all’ombra,& dopo alquanti dì fi ripone inuolto in carta nuoua in luogo frefeo . I graf f i, che fi firbano nel mele,non fi corrompono. Tutti i graffi fon calidi, mollificarmi,& affottigliatiui: come che quello di toro fia alquanto collrettiuo . al quale corrifponde nelle facultà fue quel di bue, di uitello,& di leone: il quale fecondo che fi dice,ficura ungendofine da gli inganni, & dalle in­ sidie . Quello del ceruo,& de gli depilanti difcaccia ungedofene le ferpi.Qiuello di capra è molto piu coftrettiuo:& cotto con cafeio,polenta,& fomachi fi dà nella difentcria, & mettefi ne crifleri infic­ ine con ifprcfsionc d’orzo. Il brodo del graffo beuuto è utile a thifici,& Umilmente a chi haueffe beuute le cantarelle. Quello di becco per rifoluere ualorofi»mentc,gioua alle podagre,impiaftratoui có 60 Aereo di capra,& zaffarano. a cui nelle proportioni fue corrifponde il pecorino. Conuienfi quello di porco nelle medicine,che fi fanno per ilfidere,& peri luoghi naturali delle d o n n e , &gioua alle

cotture


Nel fecondo lib.diDiofcoricle. 24^ cotture del fuoco. Quello falato, Se uccchio di lungo tempo, falda, & mollifica: lauato con uino.Sc impattato con cenere,& calcina gioua grandemente a i dolori del cottato, alle infi.immagiom. alle poftemc,& alle fittole cauernofe. Diceiì.chc lafinino fpegne le cicatrici delle ferite. Quello dello che, & delle galline,è buono per li difetti delle donne, per le fifl'ure delle labbra, per tar bella la pel­ le della faccia, & per li dolori delle orecchie. L ’orfino fa dilungare i capelli,& rinafeere anchora.qua do calcano dal capo per pelagione,et gioua alle bugance. Quello delie uolpi è buono a dolori dell’orecchie. Il gratto de pelei de i fiumi metto ne gli occhi rifchiarala uifta,per ii quale ufo fi liquefa prima al fole,et pofeia lì gli aggiunge mele. Quello della uipera uale efficacemente alle debolezze,et fuffufioni de gli occhi,mettogìi appretto liquore di cedro,mele Attico,et olio ue>.chio,dt tutti uguale le portionc. cauandofi i peli,che fono fotto alle ditella,et diftillatoui pofeia fopra il gratto della uipera non uegli lafcia rinafeere.

Qv a N T v n Q_v E a lungo habbia Diofcorìde detto lefaculta di tutti i grafi che fono in ufo netta medicina, Gralsi diuerCr infegnatone diligentemente 1 modi di colarli,di prepararli, d'ifreflirli, difarli odoriferi, cr di ferbarli incor* loro ta' rotti; nondimeno per bauerne piu particolarmente,cr piu diflintamentefcritto Galeno all' x 1 .deüe faculta defan- ta‘ plici, ne reciterò qui quanto da Ittifé ne ritrouafcritto. Dice egli adunque,che lagrafcia,e’lfeuojono communi/'* fine parti tra l'altre degli animali: pereioebe tutti quelli,che fi nutrìfeono bene,generano ofeuo, 0grafeia,cr per 10 contrario quelli, chefìnutrtfeono male,fannopoco,0 niente di graffo : cr fepure nefanno qualche poco, è cojì fecco per efjer magri gli animali,ebe malageuolmente fìpuo ufare. Ma è neramentedifferente il feuo dtttagra* Diffcrézi tra io fcia;perciocbe quefla fi genera neglihumidi animali ;c r quello ne terreflrì,chefono di fecca natura. Oltre dique & * ito lagrafia prejlofi liquefa alfuoco, CTliquefatta malageuolmente fi condenfa ; e'Ifeuo fi liquef1 malageuolmen '-'x cia te, cr facilmentefi condenfa quando è liquefatto, CTfafli molto piu duro dellagrafeia. Il porco, che(ìa ben tenu­ to, er ben pafeiuto ha molta grafeia per il fuo naturale húmido temperamento : ma i buoi, er le capre inficine con tutti gli altri cornuti animali per effer eglino di fecca natura tutti generanofeuo. Ben è uero,cbe generalmente tan to ilfeuo, quanto la grafeiafi può chiamargraffo ; ma non peròfìpuo dire fcnz<t bugia,che'l graffò dì capra fa piu húmido, che quello de i porci : impcrochc quejlo è piu húmido di tutti gli altri >auicinandof nelle faculta fue affai alTolio, come che molto piu mollifichi,cr maturi il graffo del porco. la onde pofeiafi mette egli negli cmpiañri de iflemmoni. Ma a coloro,che patifeono rodimenti, cr mordaci dolori nel budello delfedere ,oucro del colico, ado­ periamo ne i cellieri piu prefto il caprino, che’l porcino, nonperò perche il caprino piu ripercuota>er piu fregna 3 u le mordacità di quello di porcofimperocbe quello del porco di fua natura c piu rìprcfiiuo; ) ma perche il caprino per effer piu groffo,fubito s'apprende,er appicca al male: e’I porcino per efjer liquidofe ne uienfuori, come fa l olio. llperche ft applica quello nelle difenterie,cr nelle fòrze delle pondora,che chiamano i medici tenafmi. Ma èda* uenire,chefono alcune cofe, che per efferfottili di fuflanza,piu ripercuotono, che legroffe, doue fi ritroui effere 11 male piu in alto, er pi« in dentro : percioche piu penetra per la lunghezza del camino ne i corpi il liquido, che’l duro, er megliofi mefcola con l'humore, che corrode. Et però ne i rodimenti, chefono nel piu alto del corpo, piu reprime il graffo d’oca, come che fia anchora piu caldo di quello di porco. nel mezo dei quali è pofeia quello delle galline. Il graffo de i mafehi èfempre piu caldo di quello dettefèmine,come che quello degli animali caflratifi.t me caldo er menfecco, per rafjcmbrarfìfempre di fua natura i mafehi caflrati attelimine dettafretic loro. E differente il graffo fecondo le nature, er i temperamenti degli animali, che logenerano .Il perche effendo quafl il porco infe­ 40 riore nella caliditù, er liceità a tutti gli animali quadrupedi, ha lafua grafeia manco calda,er piu húmida diquele li • Ognigraffo uniuerfalmentc bumctta, er fcalda ne i corpi humani piu er mancofecondo la naturalecitte èfato detto) degli animali. Et però la grafia del porco può abondantemente humettare, manonpero cofìfcaldare come l'olio, per effer ellafìmìleagli huomini netta caliditàfua. Il graffo di toro è molto piu caldo, er piufecco di quel* lo di porco : er quello de mafehi ( comefu detto ) che quello dettefmine, quando nonfono caftrati. Quel del uitel lo è mencaldo cr men[ecco, che quello del toro : er quello di capretto meno di quello delle capre : cr quello dette capre meno di quello de becchi : cr quello de tori meno di quello dei leoni. imperoche quefto c il piu poten-e,e l piu digeftiuo di tutti gli altri grafi degli animali quadrupedi,per efjer egli molto calido,cr moltofottile. La onde «flit tendofì ne i medicamenti, chefi conuengono all'ulcere, er aflemmoni, nonfoto non ui gioua, ma grandemente ui nuoce, aggiungendoti affai maggiore mordacità di quello, che uifi conuiene. Ma nette pojíeme uecchie noiof, e r 50 indurite, er flmilmcnte ne i nerui ritratti, è ualente rimedio, nel che ualpoco, 0 niente quello del porco. Quello di toro ¿ difante nettefacultafue dall'imo er dall'altro di qutfti ugualmente : percioche quanto è piu caldo, er piu f eco del porcino, tanto efferato egli dal leonino. Et però come cofa di mezo meritamentefi mette nell'uno cr ,lf¡l'altro di quelli medicamenti, in quelli cioè dettepofleme uecchie, cr indurite: cr flmilmcnte in quelli, chefi fanno per maturare iflemmoni, conte è quello impiallro, il quale chiamano tetrapbarmaco, che fifa di cera, di ragia, di pece, er di grafo. Et imperò mettendofi in quefto quel di toro, 0 di uitetto, o di becco, 0 di capra, 0 di porco,fi fafempre lodatole medicamento per commouere la marcia, er per maturare le poñeme. Ma c d'auertire, che piuft conuiene quello del porco afanciulli, alle donne, cr a ciafcuno altro, che fia molle di carne : cr quello dì toropiu a i lattaratori, zappatori,metìtorUcr a tutti coloro,che hanno la carne dura per naturale compiefio* ne ¡oro, ouero per lì coflumi del loro groffo uiuere. Ogni grafo quanto piu s’inuecchia, tanto piu diuenta caldo, io Piufottile, cr diffeccatiuo. Il che accadefimilmcntc a tutte le cofe che s inocchiano, cr nonfi putrefanno per a* “ unti : percioche il nino, il mele, l’aceto, il grano, il burro,cr ogniforte d'olio inuecchiandofl diuentano piu ca>Crpiufottili .erperò fono al guño piu fòrti, er piu acuti : cr applicati a i mali, chefono malageuoh da rifai .

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Difcorfi dclMatthioli

(Sileno <on- uerCj ^ J j maturare, molto gli fi convengono. Oltre <tciò come che Diofroride ( diffe pur Galeno ) dicefle bctif* tri Diofcor. yjmomafte cofc nella materia,della quale eglifcriffi ; nondimeno non conobbe a baftanz» il lignificato uero deiuo caboti,cr dellenoci Greche. Et però quando diffe egli che'l graffi di capra erapiu coftrettiuo di quello del porco, uolfelignificare, cbefuffi piu fòrte, er piu acuto : perche s'hauefie egli intefo della uirtù coilrtttiua, fintile aquel, la chefi ritraila ne ifomachi, ne i balaufti,cr neU'hipociftoJl potrebbe neramente dire, che haueffi egli errato di gran lunga. Intefero Umilmente male i nerilignificati delle uoci Greche affai degli altri,chiamando anch'eglinofa* pore coftrettiuo quello del pepe,deipirethro,dell’euphorbio,delle cipolle,cr dell’aglio, comefe nonfuffi differenza dall'acutofapore di tutti quefti, al coftrettiuo, il quale propriamente è dellegalle, de i baiatali, de i [muchi, er deUhipocifto. La cui mala intelligenza ageuolmente potrebbe fare errare chi inauertentemente non ui conftdcraf* fefopra. Et perche diffe Diofconde infleme con altri, che unto il graffi della uipera, douefotto le ditella fuffero 10 sbarbata peli (diffi pur Galeno) non ue gli lafcia poi piu rinafcere,è d'auertirc, che none la acuta: er fimiU mente che probibifea i principij dellefuffufioni. pcrcioche dice egli batterlo prouato in amendue quefti effettifenza fucccffo alcuno. Sono anchora ( diceitapitr Galeno ) alcuni,che hannofcritto che il graffi dell'orjò fa rinafeere t capelli cafcati per pelagionc : quantunqueper cotali effetti no ne manchino molto piu ualorofì rimedi. Ma dicendo anchora coftoro, che quello di uolpefatta i dolori delle orecchie, fenza efplicare cheforte di dolori, per nonfaper« li didinguere, non è d’attendere a quetlo che efti dicono. Lodano alcuni altri per lefuffufioni il graffo de pefei. Et altri non intendono di tutti i pefei, mafolamcnte di quelli de ifiumi : come che altri dicano di quelfollmente de pe fa marini, accioche paia chefitppino piu del uulgo. Dei graffi del taffi >il quale fi uede con manifèfta iffenenza conferire a mollificare le durezze dellegiunture ,zrdci neruiynon fecero mentione Diofcoride, ne Galeno, ne Pkmit» odo Paolo Egineta. Ne mancofcriffi Galeno, ne Paolo, come ampiamentefece Diofcoride, il modo di preparar i graf i0 fifera. fi, cr difarli odoriferi, per ufarfi in quei tempi nel modo, che tifiamo noi la p o m a t a ,la quale compongono i profumieri in quedo modo. Prendono coftoro due libre di graffi di ceruo, o di capretto, & meza li bra di g rafia di porco frefea : er fatti ben prima netti tutti quefti grafi dalle peUicine loro, er lauatoli pofeia benifiimo nel nino bianco, cr fpremutoli con una pezza,tanto chefe n’efcafuori tutto il uino, li mettono in una pignatta nuoua bene vetriata,?? gittangli fopra tanta acqua rofa,fino che ricuopra la mifura di quattro buone dita il graffi : mettendo* gli appreffi meza oncia di garofani, unquarto di noce mofeada, er quattro grani di ¡figo, er oltre a ciòfei ouero otto mele Appiuole, ouerfaluatiche, bene diacciate,ouero tagliate inpezzi ■ cr cofifanno pofeia bollire lapigiut ta a lentofuoco, fino che cali quafì tutta l'acqua, mefcolando con una bacchettafteffi, er tenendo la pignatta ben coperta. Tolgonla pofeia dalfuoco, er colanla con unapezza di lino in un uafo ben netto, cr ben abbombato d'ac qua rofa ,fino che uien chiara : er come è pei apprefa, la prendono, er mettonla di nuouo in una pignatta uetriata con quattro onde di cera bianca, c r fei d'olio di mandorle dolci : e r come è liquefatto ogni cofa, la colano inun ca tino ben uetriato tutto bagnato d’acqua rofa : Cr come è apprefa la mafia la lauanofftcffi uolte ilangheggiandola be ne con acqua rofa mofeada,ouero co altre acque odorifere,la ripongono in un uafo di uetro benferrato alfrefeo. E in ufo la Pomata alle crepature delle labbra, delle mani, e r de i piedi, che per il piu fon caufate dalfreddo. V ale al Unirne defanciulli, e r allefcorticature della pelle. Ma udendolafare, eh’ellaferri piu prefto, uifi mette di corni» Nocumenti bianchi fottilmntc macinati: erudendolafar roffa.del cinabro,quanto ui bifogni per dargli uiuo colore. Fi* de cibi grafi 1 na!mcnte (f'C0n([0 C]K a !llI JeUefacultà degli alimentifcriffi Galeno , er Ifach Arabo nellefue diete) il graffo de gli animali ufato neicibi slanguidifce loftomaco .oppila,aumenta laflemma,nutrifee poco,genera mal[angue, indebolifee la uirtù ritentiua delloftomaco, caufaflufii di corpo, tanto difentcrici, quanto d’altra forte : fatia a* vanti chefi mangi il debito cibo, imbalordire i fienfi, er ¡’intelletto :fa l’huomofonnacchiofo, er conuertifcefi ne 40 _ . gliftomachi caldi in cbokra,er'in uapori. Chiamano i Greci il graffi, S ts'«tp : i Latini, Adeps er pinguedo: gli Arabi, Menim, er Vxaham, ouero Sahara : i Tedefchi, Feyft, Fcttigkeit er Sckmaltz •' li Spagnoli, Gordura ; i¥ranceft,Greffe. D e lle M id o lla d e ll o f l a C a p .

L X IX .

L a p i v lodata di tutte le Midolle èia ceruina, dopo quella quella di uitelIo,& pofeia quella di toro, poi la caprina,& la pecorina.Ricolgonfi le midolle nell’ultimo tempo della fiate uenendo l’aùtunno, perciochc ne gli altri tempi fi ritroua neH’oiT.i a modo d’una carne liquida. E difficil cola il co nofcerc la midolla di quale animale ella fi fia, fe non fi caua per fc fieflo dall’olfa, & riponi!. Mollifica jo no tutte le midolle,aflbttigliano,& fcaldano : riempiono l’ulccrc. La ceruina ha quello di piu, clic untadifcaccialeferpi. Curali la midolla dell’cfia frefea, come fi curano i grafsi,lauandola,malaffandola.fccgliendone fuori folla,& fprcmendola per una pezza di lino, fino che fe ne goccioli fuori l’acqua ben chiara. Fafsi liquefare pofeia in un uafo doppio leuandone con una penna ogni fporcitia. che ui nuotailc fopra,& poi fi cola in un mortaio di pietra, donde fi caua, come è condenfata, & fi ripone,rafehiandone prima uia ogni fondaccio, in un uafo di terra nuouo. Ma udendoli ferbarc fenza altrimenti curarla,fi fa ndmedefimo m odo, ch'è fiato moftrato aferbareilgraflo delle galli3 ne,&deH 'ochc.

Midolle d’of L a m i d o l l a dell’offa de gli animali( diceua Galeno aU’x 1 .dellefiacuità defiempiici ) ha uirtù di molli- 6t> ta,& loro fa- fiore tutte le durezze, come che ellefi ritrouino ,onei mufcoli ,onei tendoni ,onei legamenti, 0 nelle interio* culti fentte r4 é0 ttima è la ceruina, er dopo quefta quella de buoigiouani, cr de i tritelli : impcroche quella de bacchi, CT de

da Galeno.

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Nel fecondo lib. di Dioícoride.

»0

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tori è piufòrte, piu mordace,cr piufecca. Il perche non mollifica le durezze nodofe. Fanno/ì adunque di quella di vitello,CT di cento i pefioli per mollificare nelle donne le durezze della madrice : cr /¡mímentefe nefanno milioni difuori perfar i medefimi effetti. Cauafi la midolla degli ammali nonfoto dall'offa; maanchora dalfilo della fichena,quella ciò ¿che procede dalla nuca,quantunquefia quefia piu dura, cr piufecca dell'altra .Prendo io ( diceua Galeno) per conferuarla dalla muffa-,cr dall'altre corrosioni,la Midolla degli animali nel principio del uerno.co* mefi anchora i grafi,c r ripongoia frafondi di lauro in danzefecche,oue nonfia punto d'humidità. Ma uolendo* lariporre ne i tempi caldi dellafrate bifogna metterla in luoghi alti,chefienofrefehi, cr benf'coperti dalfiettcntrìo ¡¡e,ottefieno alcunefrnejlreUe aperte,accioche tanto di giorno, quanto di notte uifriri il rouaio . percioche tenen­ dola ne i luoghi caldi,fi putrefa, e r diuenta rancia, e r ne gli huinidi appreffo a terrafapofeia la muffa. (Queliti chefteauadalfilo dellafchena,mangiata ne i cibi,opera ne i corpi quel medefino, che operano le centella. Et im* j^èfaculcà oc però ilfino nutrimento è flemmatico,genera bumorigrofii, iigenfcefi malagcuolmcntc, nuoce aUofromaco, cr fa "ibi?” 1 ” tuufea ; come chefi conuerta in affai lodcuolc nutrimento,fe per forte fi ritrouano fiomachi,che la digerivano. Ol­ tre a ciò quella,chefi caua dell’offa,quantunque coptamente mangiatafaccia anchora effa naufea, cr generi firn» ma ; nondimeno digercndofì bcnc,nutrifcc afai, cr molto piu aggrada algufio, per efier piufaporita, che l’altra. Chiamano i Greci le Midolla Mutrie i Latini Medulia :gli Arabi,Mochial Balhadam,cr Moch : li Tedcfcbi, N osti March : li Spagnoli,Tuétanos,crTutanosii Erancefi,MoeUc,

D el Fiele de gli animali.

Càp.

LXX;

10

S e r b a s i ogni Fiele in quello m odo. Prendefi ilfiele frefco ,& legatogli la boccaconun filo groffo fi mette nell’acqua,che bolla,per tanto fpatio di tempo,che poteffe correre un’huomo tre fta di di camino. Cauafcncpofcia fuori.&fcccafi all’ombra ¡n luoghi,che non fieno humidi. Ma quel* 10 che particolarmente fi ferba per le medicine de gli occhi, legatogli parimente conunofpago la bocca.fi mette in un uaio di uetro pieno di mcle,& lafciato lo fpago di fuori auolto alla bocca del ua fo.fi ripone pofeia ben coperto. Ha ogni Fiele faculta calda, & acuta, ma fono differenti l'uno dall’alrro fecondo c’hanmrnell’operar maggiore, & minore efficacia.Credefi effer cfficacifsimo quello dello feorpione marino,del pefee che chiamano callionimo,della teftuggine marina,dell’hiena,della pernice,dell’aquila,della gallina bianca,& della capra faluatica. & quello priuatamente ualeài principij delle fuffufioni degli occhi,& alle caligini,& ulcere di quelli,& alla ruuidezza delle palpebre . II fiele di toro è piu efficace del pecorino,del porcino,dell’orfino,& di quello di becco.Irrita o<mi fie­ le la uolontà di far andare del corpo', & mafsime ne i fanciulli, bagnando in eflTo le foppoflc fatte di ftoppa . Quello di toro fi unge priuatamente alla fehirantia infíeme con melc:fana l’ulccrc del federe fino al far della pelle. Guaritcc l’oreccbic, che menano,& fimilmente le percofle di quelle,diftillatoui dentro con latte humano,ouer di capra : ma diftillatoui con fucco di porri medica à fuffoli di quel le . Mcfcolafi con mele negli empiaftri delle fericci& negli u n gu en tile s’adoperano à i morfi de uc lenofi animali. Applicali anchora con mele utilmente all’ulcere corrofiue,& à i dolori delle borfe, & del membro. Accompagnato con nitro,& terra cimolia mondifica efficacifsimamente la fcabbia,& la farfarella del capo. Vagliono à tutte quelle cofc il pecorino,& l’orftno.ma fono affai meno effica ci.Dafsi l’orfino utilmente à leccare à chi patifee il mal caduco.Medica quello della teliuggine la fchi 4 ° rantia,& l’ulccre corrofiuc della bocca de fanciulli:& mettefi utilmente dentro alle nari del nafo per 11 mal caduco. Sana particolarmcte quello della capra faluatica meffo negli occhi,coloro che nel ue> nire della notte perdono la uiila. Il medefimo fa quello di becco ; il quale di piu confuma i thimi, & i rumorijchc crefcono ne i lebbrofi.il porcino uale all’ulccre delle orecchie,& ufafi anchora utilmen te à tutte le cofc predette.

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Qvantvnqvf. fia dato dettoaffai da Diofcoridc detta natura, cr delle uirtu di diuerfl Fieli Sanimali, che Fieli,&loro alt tifodella medicinaf tuo ncceffarq ; non però per quefto mancherò io d’aggiugnere quanto da Galeno al x. delle faculta. faculta defrmpltcife neferine. E adunque ilfiele fifreffa cholera de glianimali,cr il piu caldo humore, che jt ritroui in loro. Ma è nefieli differenza fecondo la diuerfità dellefretie degli animali,per tfierequefti piucaldi, 5° cr manco caldi l’uno dell’altro, fecondo che importa la natura della frette loro, come anchora ui fi ritroua differeñ za fecondo diuerfi animali duna medeftmafretie. Percioche ( nerbigratta ) ne ¿fieli canati da due tori, tuno de i qualifiatlato accanato,fatto correre,cr patir fame,crfete : crtaltro fia flato atte pafturainripofo ,fi ritroua» ranno ¡liquori in qutfri duefieli affai diuerfi di colore,cr di fuftanza. Imperochenettafufranzapiugrofiofarà.ct nel colore piu nero,ó piu uerde, ò piu ceruleo,ò piu rugginofo, cr per confcquenza piu caldo, quello del toro ac* canato, che nonfarà quello dell’altro flatofifirmo attapaftura. Et imperò i liquori de ifieli quantofon piu liquidi, cr piu s'inchinano al pallido, fon tanto minormente caldi de glifrefii,cr de i coloriti. Kitrouaft nel fiele del to* K«**> che ti ro,quantunquefe la tacefiero Diofcoridc, cr Galeno,una pietra gialla come un zaffarano. la quale (fecondo chi nelfi® j da *'««•/? autorì)gioua batuta in poluere àfar romper la pietra, che fi genera netta uefcica. Quefta me* ih L X . ’ 6 ¡rifa,CTfoffiata nel nafo rifehiara la uifia,crprohibifce l'acqua, chefcende negli occhi, quandofi dilatano fue toniche. Poker izata atta quantità d’una Unte, cr tiratafu pel nafo conficco di bietola, confirifce al mal caduco :c r fono alcuni che con bel ficeefio la danno à bere in poluere col nino ne! trabocco difiele. Oltre à ciò il P'U dell’oratapefee, del luccio,della pernice,cr del gallo dilettano marauigliofamente le donne nel coito. Chiù*

mano


248

.. Difcorfi del Matthioli

*

mino il fiele i Greci, X»*1»': 1 Latini, fel egli Arabi,lararaCiCr Merara : i Tedefchi,Gott\ li Spagnoli, HtW; /, Trancef), fidi

Del fangue.

Cap.

LX X L

M e t t e s i utilmente il fangue dell’oca, dell anitra, & del capretto ne gli antidoti. Quello di colombo faluatico, di tortora,di colomba,& di (lama fi conuengono in forma di linimento alle feri te,& percoife frefche de gli occhi,al fangue che ui concorre dentro,& à coloro che nel uenir la notte pardono la uifta. Quel di colomba riltagna particolarmente i flufsi del fangue,che procedono da pànicoli del cerucllo. Quel di becco, di capra,di lepra,& di ceruo mangiato fritto nella padella, riffa- 1*. gna la difenteria,& i flufsi ftomachali:& beuuto con uino uale à i ueleni, che chiamano toisichi. 11 Ie potino applicato caldo in forma di linimento fpegne le lentigini,& l’altrc macole della faccia.Bcuefi utilmente il canino pur al tofsico,& à morii de cani rabbiofi.Dicefi,chc’l fangue della telfuggine terreftre beuuto gioua al mal caduco:& quello della marina beuuto con uino,caglio di lepre,& cimino uale à morii de gli animali ueleno(ì,& à ueleni delle botte,che fi fuffero beuuti. Rifolue quel del to= ro,& mollifica le pofleme dure applicatoui con polenta.Quello delle caualle, che fono (fate mótate da gli ftalloni, fi mette nelle medicine corrofiue. Credefi,che quel del chameleonte, & fimilmentc delleranocchieuerdi,unto alle palpebre,ne faccia cafcare uia i peli. E t credei! che quel de melfrui delle donne applicato in forma di linimento, ouero pattandomi! fopra,faccia diuentare le donneile rili.Quello ungendofileuai dolori delle podagre,& il fuoco facro. io

ro'iffsa’m.l0”

G a i.R n o nel principio del x. libro parlando de i Sangui di diuerfì animati, quantunque del tutto non nieghi, che nonfi poffa cattare daloro qualche utilità fecondo le uirt'u, chegli afjegna Diofcoride ,cr altri nefcriffero • re de languì, nondimeno dimojlra egli ejjcr per la maggior parte la bugia quello,chefifcriuc dette operadoni,e r / acuità de ifan gui. Percioche, fecondo che dice egli,è neramente falfo il credere,che'l fangue della ciuetta beuuto liberigli afma tici. er che quello del nottolo,ouero pipiftretto unto alle poppeIle dettefanciulle uergini, non le lafci crcfcerc : er che pur unto prohibifcail nafccre de peli. come medcfìmamcntc non ¿la uerità, che quello d’agnello giouìal mal caduco : er quello delle ranocchie uerdije quali chiamano Breffanti, prohibifea ,che non rinafeano i peli canati dulie ciglia. Le quali ultime parole dimoflrano,che fia in queflo capitolo delfangue di Diofcoride corrotto il tejlo, er malefcritto. imperochefi legge quitti,che'lfangue di quefte ranocchie unto alle ciglia nefa cadere i peli : uo- 3 a tendo però dire, fecondo che qui fi uede in Galeno, che prohibifee, che non ui rinafeono untoui quando nefono sìa ti cattati. Vna altra corrottelafi puòfacilmente dire,che fìa in queflo medefimo capitolo per dir Galeno delfangue de gli (lattoni quello, chefi legge in Diofcoride delfangue dette caualle, che fienofiate montateda gli {lallotu.Ol tre à ciò dice Galeno, quantunque molti adoperino nelle tefle rotte, e r trappanate il fangue della tortora, e r della colomba,dotte non hapari l’elio rofado benfatto ;o~ altri lodino il fangue dei gatti ,c r dette gattine ài flufii del fangue de i pannicoli del ceruetto ; quello del crocodilo terreflre àfortificare la uifìa ; e r quello de gli jlattoni per corrodere,cr per caufarefefcara,per non parere io curiofone pazzo, non ho uoluto lafciar maii molti rimedij prouati da me per lo paftato à tutti quefti difetti, per confidami piu nefangui di quefti ammali, che in quelli : per fapere io, che coloro,che li protiaranno in quefte cofe,dannando chi n'hafcritto ,fi trouaranno di gran lungi ingan nati. Il fangue del toro battito caldofi ferine dagli autori infra i ueleni imperochefoffoca chi lo bene, come 40 Xomi. nel vi.dice Diofcoride. Chiamano ¿Greci il Sangue, Afa* i : Latini, Sanguistgli Arabi Dem:i Tedefchi, Bluot : li Spagnoli, Sangreù Srancefi,Sang.

Vane efperié

Dello Sterco de gli animali.

Cap.

LXXII.

Lo s t f . r c o de buoi, che {fanno alla paftura in mandria, mitiga applicato frefeo l’infiammagio* ni delle ferite.ncl quale ufo s’inuolta nellefrondi,& fcaldafi in fu la cenere calda,& pofeia cofi ben cal do s’impiaftraìful male.Mitiga quefloi dolori delle fciaticheapplicatoui Tufo nel medefimo modo. Fattone linimento con aceto disfa le durezze,le fcrofole,& i pani.Quel del bue mafehio fumentato ritorna particolarmente la madrice.checfcc fuori del fuoluogo.il fumo del brufeiato difcaccialefan 30 fale-L o Aereo delle capre,&mafsime di quelle, che pafturano nei monti,uale beuuto con uino 3 trabocco di fiele :& beuuto con cofe odorifere prouoca i meftrui ,& il parto. Ma per lo contra­ rio riifagna i meftrui trito fecco con incenfo,& applicato con lana alla natura delle donne. Riltagna fimilmcnte mefehiato con aceto ogni altro fluifo di fangue. Vnto con aceto puro, & melato fa rinafeerci capelli,& i pclicafcafti. Medica alle podagre impattato congrafcia,& meifoui fufo . Vale ap­ plicato cotto nel uino, ouero nello aceto, al morfo delle ferpi,aH’ulcere ferpiginofe,al fuoco facro > & alle pofteme,che nafeono dopo l’orccchie. Cauterizafi nelle fciatiche con lo fterco di capra in que ito modo.Mcttcfi in quella parte concaua,doue il dito grotto fi congiugne con la manovella lana bé bagnata nell’olio,& accefe pofeia nel fuoco le cacole delle capre, ui fi mettono fufo l’una dopo l’al­ tra,per fino che paifando il dolore per lo braccio,& fcédendo alla fciatica,ne leui uia la doglia:& chia <£0 mali quello cauterio Arabico. Il pecorino applicato in forma di linimento con aceto medica l’epinit tidi, i calli, i porri, & i thimi : Si impattato con olio rofado, & cera, uale alle cotture del fuo co . , Quello


Nel fecondo Iib.di Diofeoride.

245)

Quello de cinghiale trito fecco,* beuuto nell’aceto,ouero nel nino ferma gli fputi del fanguc, & aljeggerilce i dolori uecchi del coftato. Medica i rotti, & gli fpafimati beuuto nello aceto;& lana le di flògagioni comporto con cera,* con olio rofado,& impiaftratouifufo. Quello de gli afini,& pa­ rimente de i caualii crudo.oueramente brufciato,& impaftato con aceto riftagna i flufsi del iangue. Mail tolto da gli afini,& da caualii,che ftanno nelle greggi alla paftura,fecco prima, & poi infu io nel uino, & beuuto gioua alle punture de gli feorpioni. Il colombino fcalda fortemente,& brufeia. Ac compagnato con farina d’orzo>& aceto,rifolue le fcrofole : rompe i carboni trito, Se incorporato có olio, mele, & feme di lino,& medica anchora alle cotture del fuoco. A tutte quelle cole uale fimilmcnte quello delle galline,come che fia affai meno efficace. Beuefi particolarmente quello contra i io uelcni de fonghi mortiferi,& à dolori colici.diftemperato nel uino, ouer nell’aceto. Credefi che quel jo della cicogna gioui beuuto nell’acqua al mal caduco. Dicefi che quello de gli auoltoi fumcntato fa partorire. Quello de topi grofsi unto con aceto fa rinafccrc i capelli: beuuto con incenfo,& uino melato caccia fuor le pietre delle reni, & della uefcica: &meflo nelle foppofte de fanciulli gli incita uoglia dell’andare del corpo.Quello de cani colto ne i di canicolari,& beuuto trito fecco nell’acqua, ouer nel uino riftagna il corpo. L’humano impiaftrato frefeo leua le infiammagioni delle ferite,& le confolida. vngefi lecco col mele utilmente(fecondo che fi dice>lla fchirantia. Quello del crocodiio terreitreferue ne lifei delle dóne per far buó colore,& fplédida la pelle della faccia: & di quello quel Io piu filoda.ch’è bianchifsimo,frangibile,leggiero,fimile all’amido, che prefto fi diilolue ne liquo­ ri : & che peltandofi fpira d'uno odore acido, come di fermento.Sophifticanlo alcuni dando mangia »0 re à gli llorni del rifo, & ricogliendone pofeia lo fterco fimile a quello, lo uendono. Alcuni altri to­ gliendo dell’amido,& della cimolia macerano ogni cofa infieme,& datogli il colore con l’anchuià.lo fanno paffare per un criuello fopra una tauola.doue reftando in forma di uermicelli lo feccano,& uédonlo per fterco di crocodiio terrcftre .T r a tutti ritrouo che l’humano,& parimente il canino meffo in fu la gola giouano alla fchirantia. C o m e a l x . dellefAcuità defemplici affermd Galeno, hato Sterco uirtu grandifiima digeñiua. Et come S t e r e o , * f u e chelkumanofta per lofuo fetore abominatole ; nondimeno quel de buoi, dcHe capre, de crocodih terreftri, er de f a t u i t à . cani f che mangiano l’offa,nonfono molto puzzolenti, er fonofì ifperimenrati da me ( diceua Galeno ) er fiintimen» te da altri ¡lati dinanzi dame in molte cofc. Et imperò s’ufa lo fterco nonfolo nelle medicine, che s’applicano difuo jo ri, ma anchora in quelle, chefi dannoper bocca. Et quantunque diceffe egli, che l’humanofia abomineuoleper lo juo male odore; nondimenofcriffe però efjer di mirabile uirtù nellafchirantia, cefi dicendo. Vn certo buomopa* H iftoria tiuajpefifiime uolte la fchirantia, e r cefi grauemcntc,che ogni uolta era in pencolo di foffocarfi.il perche gli era Galeno. necesario di cauarfl ciafcuna uolta fanguc. Scontrofii finalmente coftui in uno, che glipromeffe dificurarlo da tal difitto, ogni uolta che lo chiamajfc, quando hauejfe il maleguanti chefifaceffe cattarfanguc. Et cofi effendo al bi* fogno chiamato da coftui, in breue tempo lo liberò dal male,Jubito che l’hcbbe unto delJuo rimedio.il quale butteri* doprouato già il palíente piu uolte , e r uedutolo prouarc fimilmcnte inaltri,perefferegli e r ricco e r liberale, promeffe di dare à colui affai buona mercede,fc gli infegnafftfedelmente il fecreto. Et hauendo finalmente conucnu to ínfleme del prezzo, dtjfe colui, che uendcua ¡'fieri mento, che nongiouaua à coloro, chefapejfero di che cofa eglijt componeua. Et imperò dimandò, chefigli doueffe aftignecre una terza perfona, à cui egli fi potejje infegna 40 re,con giuramento di non adoperarlo mai in alcunofino che uiuefie egli, e r effendojì cofi conclufo difar e, morto il ¡tenditore,nonfilamente ogni tratto guariuaquelfio Intorno colui, che haueua imparato fifitrimcnto, ma ancho* ra molti degli altri. Mojfi ungiamo coftui daj eftejfogli piacque di manifèftarmi tal cofa,'quantunque mai non ne lo riccrcafii. Era quefio medicamentoftercofecco di fanciullo,tritofottiliftimamente con mele Attico. Al fanciul lofaceuaJotamente mangiar coftui col pane lupini,di quelli ciò è,che indolcitifono in ufo ne i cibi, dandogli à bere uino uccchio, cri lupini à mangiare mediocremente, accioche perfèttamente lipotejfe digerire. Et cofi nerico* gheua filamente lofterco il terzo giorno, il qualefeccaua pofeia, e r ufaualo nellefihirantie. Ne per altra caufi abauailfanciullo di lupini,fi nonperche lofterco,chefi generaua di quelli nonpuzzaua. Tutto quefto difte Ga* ieno. Vale oltre a quefio l'acquafatta per lambicco difterco humano,e r maftimt di quello dun buomo rofjo, alle A cqua, S o ­ lio di fterco fiftule, allulcere corroftuc,er mlageuoli da confolidare, alla tigna, à ifiocchi e r tele bianche de gli occhi, e r a i hum ano. 50 cancan applicata di fuori. Vale beuuta al mal caduco,atta pietra della uefcica,& alle reni,à gli bidropici, d i morfì dei cani rabbioft, e r di tuttigli animali uclenoft. Ilfio olio, che dopo l’acqua, crefcendofi il fuoco al lambicco, ne distillafuori, medica maggiormente lefifiole, i cancan, e r tuttigli altri mali gii detti. E quello de i buoi Sterco di bu (fecondo che pure al medefimo luogo dijje Galeno) diffeccatiuo, er attrattiuo.come manifèftamente nefa fède il gio o i ieri età d a uamento, chefe ne uede, quando simpiaftra infu le punture delle api, er delle uefpe. Et come che quello de buoi, G a le n o . ' cheftanno alla¡breña nelle pafture loro, confèrifca alle infiammagioni applicatoui caldo ; è daf apere che tali medi camenti piufi conuengono ne i corpi duri de i mllani, er lauoratori, che altroue. Et però s’impiaftra loro cona* etto nelle enfiagioni, er nelle durezze- Quello di capra è digeñiuo, aflerfiuo,er acuto, di modo che confèrifce S te rc o d i c a ­ alla pallente dure,er nodofe nonfilamente della milza,doue fpeffi l’applicano i medici ; maanchora di tuttigli al* n e , * fu e f a ­ tri membri. l odoUo Galeno (come cofa ¡¡fermentata da luijnc i corpi de i uillani, alle uecchie enfiagioni delle gi- c u l t a . 60 nocchia, impiaftrato con acqua,con aceto,er confarina cforzo, er fimilmcnte à quelle d’agni altra parte del cor* po. lmpiañrafi lo ñerco di capra brufeiato, ouerofecco neforni ,fino che uada in poluerc, utilmente con aceto in f i l corpo degli bidropici : impcrochc marauigliofamentefa disfare l’enfiagione. Ma per effer egli molto acuto, «5 fiocnuient


2 ) '0 . ..

Diícoríl del Mattinoli

fi conuiene in quefli difitti ne i corpi teneri, er dilicati, come fono le donne, c r ì fanciulli.

Q nello ;de i a n i,

Ster& fuc fi- c^c mangiano Pojft,oltre all’effer ilmigliore, c r il piu bianco ,fana foffato nella gola la fchirantia : c r bcuuto con cuùà. Itftte , doue fieno jfientc dentro pietre affocate,ouero acciaio,gioua alla difentcria : c r ualc mirabilmente per fefolo

inpoluere,aWulcereuecchie,cr maligne. O ltreàciotolto inpoluereaUaquantitàd’uncuccbiaro , c r datoà bere con uino nelle fèbbri tanto tergane,quanto cotidiane libera fenza fallo i patirmi,pur che eglino nonfappiano Uco« fa. Quello del lupo beuuto in poluere gioua a i dolori colici. Il perche afferma Galeno hauere ueduto di quelli, che patinano colali dolori, efferne liberati in perpetuo, battendo unafola uolta beuuto lo iterco del lupo : c r altri che fe pur del tutto non ne fono reflati liberi, notigli fono però mai ritornati i dolori cofl grauì, ne cofl affai come prim a . B euefi in qucjii difètti lo jlerco del lupo ben polaerizato con uino bianco,ó con un poco difa t e , ó di pepe, per dargli alqtm eo di fapore aromatico. Ma ègran cofa, che nonfolmente gioua in queflo cafo lo Jlerco del lupo 10 cofl beuuto;ma mirabilmente, portato addojfo intuito in pelle di ceruo,cr applicato, e r cinto attorno a i tombe, & aU’anguinaglie. Del chef a teftimonio(per bauerlo prouato ) ampiamente Galeno. Di quello il piu lodato è quel* lo eh'è bianco,fintile a quello de i cani,che mangiano l’offa. ma il italorofo in queflo cafo è quello, che fi ritroua in fu gli fierp i, infu gli ¡fatti, er infu l'hcrbc che fono alte da terra : imperoche quello , c h e f ritroua infui terreno, Scerco di ci- nonconfèrfcc. che quello dellacicognagioui al mal caduco negò effrejfamente Galeno,dicendo effer grauemen-. cogna impro te j u riprendere coloro,che lo fcriuono. Di quello di pecora,di colombo, di Gallina, di topi, er di crocodilo ha* baco da G al. uenj one ¿ jfi fr itto Diofcoride,cr non ritrouandone io altro piu da Galeno,ne dagli altri, che mi paia importare alla medicina,non ne faro qui altra mentione. Ma è bene d'auuertire,che come dicemmo effer differenza ne tempera menti de i fieli, cofi medefimamente ¿differenza nello jlerco: imperoche l’uno c men calda, er piu caldo dell'altro, fecondo la natura de gli ammali di diuerfe fpet ie:cr Umilmente fecondo la natura de i cibi in quelli d’ima medefìma 10 fe tte . Chiamano lo Sterco i Greci A V o W -o r: i Latini, fimttm,CP Sterettagli Arabi, H ebel, Z ebel , e r Bhar Nom1' haiuan : i Tedefht,Dreckcn:li Spagnoli, Efiiercoi.i Irancejjfiiante.

Della Orina de gli animali.

Cap;

LXXIII.

L a o r i n a dell’huomobcuendo ciafcunodellafua,uale{àimorii delle uipcre,- & demortiferi ueleni,& à i principi delle hidropiiic.Faffenc fomento utilmente à morii delle uipere,& alle punture de gli fcorpioni,& de draghi marini.? Fomentanfi fimilmente con la pari utilità i morii dei cani, con quella del cane. Quella medciima mefcolata con nitro guarifee la fcabbia,& il prurito. Ma offendo fìantia mondifica maggiormente l’ulcere del capo,che menano la farfarella,la rogna,& brozze,& ter 5° m al’ulcere fcrpenti,& mafsimenei membri genitali.Cotra in ungufeio di melagrano mal maturo,fi diililla nelle orecchie utilmente: imperoche ella ui diifeccala marcia, & ammazza ni i uermi. Quella dei fanciulli beuuta gioua à gli afmatici:& cotta con mele in unuafodi rame,leua le nuuole,le cica­ trici,& i fiocchi de gli occhi. Fafsi d’oriria,& di rame di Cipro colla da o r o . La feccia dell’orma fana il fuoco facro applicataui fufo. Bollita in olio liguilrino mitiga i dolori de i luoghi naturali delle dò ne : ualc alle ftrangolagioni della madricc, mondifica le palpebre, Si fpegne le cicatrici de gli occhi. 1 ,’orinadi toro mefehiata con mirrila, fi diililla utilmente nei dolori delle orecchie. Quella del cin­ ghiale fa il medefimo: ma beuuta naie particolarmente à rompere,& fare orinare la pietra della uefei c a . Quella di capra beuuta ogni dì con (pigo,& due ciathi d’acqua gioua à gli hidropici: imperoche ella folue l’acqua loro per orina.Medica quella medciima à dolori delle orecchie,diilillataui dentro. 40 Quella de gli afini(fccondo che è flato detto)mcdica i difetti delle reni. Credefi, quantunque fia il falfo,chc quella del lupo cerniere fubito che (ia pifciata,s’indurifca,& fi condenfi in pietra. Il perche ueramentc inutilc,&fauolofaèrhiiloriafua : imperoche il lincurio è quella fpetie di fuccino, che ti­ ra àie le piume, Se però cognominato pterigophoro.il quale beuuto co acqua ualc à Hufsi del corpo, & dello iiomaco.

O rin e , M o ­

t o faculta.

O r in e im pro b a te d a G a l.

C h r ifo c o lla artificiale,co m e lì fa c c ia .

T v t t e ( Orine,fecondo che rifèrifee Galeno al x . delle facilità de i [empiici, fono calde: ma piu, c r meno fecondo la natura degli animali de i quali elle fi generano. Quella degli huomini c piu debile, e r meno calda d’o* g ni altra di qual fi uoglia animale, eccetto che quella de i porci domeftiebi cabrati : imperoche l temperamento lo­ ro è flmile a quelle dclTbuomo, c r cofl confeguentemnite l’orina loro è flmile aU'bumana. Ma quella de i cinghiali 1° è acuta, come bene lo dimoflra il fuo acuto odore. V fafì quefla in Tofana mefcolata con o lto ,c r lafciata nella fua tflefla uefcica appiccata al fu m o, fino che fi jfefiifca come mele, à i uermi de i fanciulli, ungendogliene le Ilari del nafo,i poi/ì,er l’ombilico : del che ho ueduto io mirabili effetti. Ma come che D iofeoride habbia fr itto le [acuì t i di piu orine, acciocbe ne’ 'aifogni flpoffano ufare per uarij , c r di itcrfl difètti : nondimeno pocofc ne fi ce Rima Galeno, dicendo (come diffanebora del [angue de gli animali ) che ritrouanicfl preparati piu, c r piu eccellenti rimedi) prouati, e r piu uolte ijfermentati da i medici a tutti quei difètti, che fi dice conferire torina , è piu cofa da curiofl,che da medici, il uolerejafciar quelli,per tifar queftì, piu prefio abomineuoli, che altrimenti. Et però diffe egli non effere da ufare quefle coiai cojefe non in campo,cr in ogni altro luogo,otte nonfi ritrottaffero altri piu ufi tati , e r piu ueririmedij. che [orina defanciulli gioui à gli afnettici, c r i gli fr e tti di petto, come diffe Dio* feoride, non accetta Galeno : dicendo haueregli conofciuto uno,chef la bebbe per coiai difètto fenza fucceffo aU (>o cuno. La colla dell’oro,che dice Diofcoride, che fi fa d'orma di fanciullo , la quale gli fpetiati, CTgli orcfki de i mitri tempi chiamano Bqrracc,cr t Greci chryfocolU , infegna in due luoghi à fa r Galeno : prima ciò è al capi‘ tolo proprio


Nel fecondo lib. di Dioicoride.

2j 1

tolo Proprio della. ChrifocoVa nel ix. cr pofeiaparlando egli dell'orina al x. dellefacuità de fempiici. Et come fbe ( come nel v. libro fi dirà)fia la nera Cbrifocolla minerale ; nondimenofi fa anebora artificialmente d’orina de fanciulli meffa in un mortaio di rame,cr menatemi dentro con un pcficllo del medefimo metallofolto à caldtjumofo­ le, tanto chellafi fpefiifea, come mele. Adoperali quefla cofi preparata utilmente nelle medicine deliulcere nuli= one. E cofa neramentefauolofa(comefcriue Diojcoride, Cr dicemmo noi à bafianza parlando nel primo libro del fccino, onero elettro)cbe l’orina del Lupo cernierepifeiata in terraficondciifl,cr ficonucrta in (¡nella pietra, Fauolofaopi chefi chiama Lincurio : percioche quefla atramente è unafipetie di Succino, che per propria natura tira àfe le piua mone. me; comegli altrifuccini tirano le paglie, le brufchc,cr ifìfìuchi delfieno. DaÙa quale quantofia differente il La­ pis lyncis tenuto hoggi nellefpetìarie,òr adoperato da i medici, che nonfanno, ne anebofi curano difapere la uera io kifioria defemplici, coloro logiudichino, che con ognidiligentia hanno cercato^? tutta uia piu cercano di confc* guire la uera cognitwne della maceria medicinale. Imperocbe quella,che ucndono alcuni truffatori per il Lapis lyn cis, che mai fi ritrouó al mondo nero,non è ne il Lincurio ¡fette difuccino, cbcfalfamentc uogliono alcuni, che fia lapietra deliorina del Lupo cerniere : nemanco altraforte di pietra, chegli fia equiualcntc, ne che habbiaUiirtìt alcuna difare orinare, ne di rompere le pietre nelle rcni,cr nella uefcica,comefi credono la maggior parte de ime dici, d cui c pocofamigliare r>iofcoridc,cr gli altri buonifemplicifti. Di qui adunquefi può uedere, come ben s inganni lEncelio nel fuo libro delle cofe metalliche. Imperocbe accoftandoftforfè egli piu aUefauole de i Poeti, che aUhifiorie de buoni authori, mole ad ogni modo,che Ìorina del lupo cernierefi congeli in lincurio,aggiunger dotti de!fio anchor quefio,cioé che l’orina del mafehio lofa roffo,cr quella dellaftrnina bianco. Onde per prona» re queftafua chimera,dice che ciò non è marauiglia per hauere egli piu uolte ritrouatopietre nelleuefcìcbc de cigna ao li,cr deporci dome/hchi. ma quantofia leggiera, <&■ di niffuna conflderatione quellafua ragione, coloro ut fieno giudici,chefanno molto bene, che fiorina de porci nonfi congiela altrimenti, er che meglio hanno Studiato le cofe della natura,che non dmofira hauerefatto I'Encelio. Ma perche la saliva è anchor ella una fuperfiuità del corpo, come l’orina er lofierco,non ne ritrouando io memoria apprefio à Diofcoride,cr fapendo che ageuolmen• Salina huma te puògiouare medicinalmentein alcuni difètti del corpo, ne dirò quanto n’ho cauato da Galeno al x .delle facilità n a , & fue fi­ de femplici. E adunque prima dafapere, che quella medefìma differenza, chefi ritroua nell’orine daU’eJJere piu, cu^ti" er metto calda ¡’una dell’altraf i ritrouafimìlmente nellafaltua. Imperocbe quella,chefi piglia dopo al palio, è af» fai piu debile diqueRa^hefi toglie da digiuno,ey mafiime da chi habbiapatitogranfame, er granfete . percioche quejlo è la piu acuta ; er lapiupotente di tutte : come infra quelle due è mediocre quella di coloro, che hauendo di­ gerito benifiuno il cibo, fono anchora digiunifenza hauer puntopatito nefame, nefete. Curatift con la Salina le fo uolatiche, che uengono à ifanciulli fregandouela fufo conun dito,fino che ui penetri bene dentro. Oltre à ciò la Salina è totalmente contraria à tutti gli animali uelenofì,che uccidono ,glì huomini, come rifètifee Nicandro nelle fue theriace .Et imperòfiuede,che fiutatafopra àgli feorpioni,gli ammazza,Vfimìlmente meffa in bocca al* leferpi. Il perche femprefi cefiurnadi metterla infu i morfl, crin fu le punture de uelenofi animali, fubito che of­ fèndonogli huomini. Chiamano i Greci l’Orina, »opor : i Latini, Vrina, Lotìum : gli Arabi, Batti. La Sali* uà chiamano i Greci , 2 ltw,%ltiMt,8t lìrutAsr : i Latini,Sdiuatgli Arabi, Bufaci),Bezach,cr Lhab.

Del Mele.

Cap.

LXXI1II.

T ie n e il primoluogo di bontà il mele A ttico , & di quello quello, che fi ricoglic daHimetto 40 mòte di quella regione. Lodali dopo quefto^juello delle ifole che fi chiamano Cicladi,& quello che fi porta di Sicilia, chiamato H iblco. Il piu eccellente fra tutte le fpetic del mele è quello ch’è piu dol ce,& odorato, acuto ,di colorcrofsigno,groflo di fuftanza,grauc,fermo,uifcofo,& tenace,di mo­ do che tirandoli,per fe ilcflofiTitiri nelle dita. Ha il meleuirtùafterfiua,aperitiua,&attrattiua. & I imperò s’adopera utilmente nell’ul<ere,& nelle fiftole profonde.il cotto confolida le crepature della carne, applicatomi (ufo . Cotto con alume liquido Tana l’impetigini, ungendone concilo. Diftillafi tepido con fiale minerale trito nelì’orecchie utilmcte à i dolori,& à i fuffbli,che ui fi fentono. Ammaz za unto i lendini,& i pidocchi. Ricuopre di preputio il membro, pur che non fia fiato circoncifo, ungcndonelo trenta di continui dopo al bagno. Purga gli impedimenti,che offufeano la uifta.Medi ca il mele i difetti delle fauci, del gorgozzule,& la fchirantia,gargarizandolo, & lauandofene la boc* 5 ° ca;prouoca l’orina,gioua alla to(Te,à morii delle ferpi,& all’opio che fufle fiato beuuto, nel quale ufo fi beue caldo infieme con olio rofado. Beuefi anchora,oucro che fi lambc al ueleno de fonghi male fichi, & contra à morii de cani rabbiofi. Il crudo di qual fi uoglia forte empie di uentofità il corpo * ptouoca la tofle,& però é ncceifiario ufàrlo fpiumato. Il primo luogo di bontà ha il mele della priinauera,il fecondo poi quello della ftate.;quello del ucrno è il peggiore: impcrocheè egli piugrof« fo,& piu ceraginofo . Quello, che nafee in Sardigna amaro,per pafeerfi quiui le api de fiori d’afienzo, fa bella la pelle della fàccia,& leuane ogni forte di macole. In Heraclea di Ponto fanno le api in un certo tempo il mele : il quale mangiato per propria malignità di certi fiori, fa diuentare furiofi.ir fudare copiofamente colo ro, che fe lo mangiano.il quale nocumento fi cura con dar loro à mangiare futa,& fallimi,& à bere uino melato, facendoli uomitare fpdTo,reitcrado però dopo à ciafcun uomi to il rimedio.É quello cotal mele acuto,& fa ilarnutare odorandolo . Lenifce in forma di linimeto infieme con collo la ruuidezza della pelle : & unto con fale fpegne i liuidi.Enne una fpetie di conden fato in India, & parimente nella felice Arabia chiamato Saccharo.il quale fi ritroua in certe canne in • dumo


2>-2

Diicorii del Mattinoli

durito à modo di fale,fragile al dente,conuenie'ne al corpo,& utile allo ftomaco beuuto con acqua, Gioua quello a le reni,& à difetti della ueicica.Mefld ne gli occhi riiolue ogni impedimento,che offufca la chiarezza della uifta.

M e l e , & A ta

efliimn.

Il

m ele,

il quale fanno le api notifiimoà tutti (diceua Galeno nel m . libro dettefaculta de gli alimenti)

nafee nette fòglie dette piante, ma non però fi può chiamar egli ne f i c c o , ne frutto , ne parte di quelle: auuenga che altro non fía,che unafpetie di rugiada,quantunque non cafchi egli dall'aria cofi continuamente, ne cofi copio* frumento, come fa quella. Effene ritrouato atte uolte ( diceva pur eg/i )grandifima quantità la frate fopra le fòglie de gli alberi defruttici, e r deìTherbe : di modo elicgli agricoltori fcherzando cantauano, Giove ne piove il mele.

M e le H e r a c le o iito . A l t r e fp e tie d i M e le .

S ic charo, & Ata eflam.

Opinione delManardo,& del FuchAo riprouaca

Il che confirma Plinio al x 1 1 .capo del x i .libro,con quelle parole. Il mele viene dall’aria, cr majomamente nel nafeere dette {Ielle,cr generafi (penalmente ne giorni canicolari,ma non del tutto avanti al nafeere dette uergilie, la mattina nel far del giornp. Et peròfi ritrovano nella prima aurora lefiondi de gli alberi irrugiadate di mele : di modo che coloro,che in quel tempofi ritrovano al difeopertofattola ferinità, del cielo, fifentono le uèfri per tutto Unte di mele,cr i capetti chefi tengono infume. Se egli èfudore del cielo, òfaliua d'alcunefrette,overamentefue* JO co d’aria, chefi purghi, uolefic Iddio che cifuffe cefi liquido ,puro,cr dipanatura, quale dee effernelfuo primo cadere. Ma hora quantunque caggia da cofigrande altura: cr che nel ucnire s'alteri molto, per i uapori della teta­ ra chefeli fanno incontra : CT ejjendo oltre à ao beuuto dalle fiondi,cr daipajchi, cr pofeia colto dalle api, & confermato nettiftomachali loro( imperoche pofeia lo ucmitano)cr anchora effondo corrotto dalficco defiori, cr macerato ne i cupili, cr tante uolte mutato ; riporta fico nondimenofcauità grande detta celefte natura. Quivi c fempre ottimo il mele, oue da ottimifiori lo riportano le api nettecafe loro. Tale è neramente quello d’Atbene, cr di Sicilia,tolto dal monte Hibla cr da Himetto. à cuifigue quello,chefifa nell’ifola di Caltdna. Tutto quefto difi fe Plinio del mele nel luogo predetto . Il quale diffe poi anchora al x 1 1 1 1 .capo d clx x i .libro,che le mofchc non toccano quello che nafee infui monte Carina diCandia . nel qual monte perfidiai dote della natura ( come pur dice cgli)nonfiritrouano mofchc diforte alcuna. Del Mele poi uelenofo , quale ferme Diofcoride nafeere in Heñí« 4° dia di Ponto,fice parimente memoria Plinio a l x m .capo delfidetto libro. Oue foggiunfe ritrouarfene uno aU tro pure in Ponto nel paefe de i Sanni,il qualefa impazzire Alche fi reputa intervenire per pafeerfi le api di fiori d’oleandro,di cuifon piene quivi lefelue. Kitrouanfi oltre à ciò altrefietie di Mele,le quali nonfono di rugiada, mattati ,c r creati dallepiante : come è quello cheficaua dagli Anacardi, di cui fcriuono gli Arabi.cr come c anchora quello chefi caua(comefcriue Strabone nel xv. libro dettafia Geographia ) da certefrlique d’albero luti* ghe dieci dita. Il quale ammazza chife lo mangia. Cauafi anchora il mele dettefìlique, che uolgarmentefi chiama» no Carobe,cr Carobole: con il qualegli Indiani,cr parimentegli Arabi, chefon contermini à i Trogloditi, condifeono il gengcuo,cr i mirobalani di tutte lefietie. Il che fi uede maniftftamcnte in quelli, che ogni annofi ci por tano d'Alefiandria d’Egitto à Vinegia. Scriue appo ciò Pomponio Mela, che tanto è l’India grafia,crfruttifera, che il mele ui difilla dallefiondi de gli alberi. manonperò cfilica egli, fe fra di rugiada ,ò pi.r liquor proprio di 5° quelle pùnte, oltre di queilo non è poca difiutatione infra i moderni medici, fe’l Saccharo, che fitto fietie di melefcriffero Diofcoride, cr Galeno nafeere in India,cr nella felice Arabia,fra unamedefima cofa co’Inofrro Z« chero. Et come che molti fieno, che habbiano tenuto, che'l zucchero nofrro ufiale, cr quello che gli antichi chiamarono Saccharo, freno una medefima cofa, per fifere liquori dìuna medeflma pianta ; nondimeno il Maliardo da Eerrara,CT il Fuchfro uogliono, che molto differenti fieno Canticofaccharo, cr il modernozucchero : creden* dofr, che in altra fietie di canne differenti da quelle, da cui fi cavano à tempi noñri i zuccheri in Medera, in Cicig­ lia , in Creti, in Kbodi,in Cipro,cr in Egitto,fi condenfaffe, er fino à i tempi noftrifi condenfì di rugiada à modo di manna quello, di cui nel capitolo del Melefcriffero Diofcoride, cr Galeno. Il perche panni tieramente, che in quello errino digran lunga queftihuomini altrimenti dottifimi ,neUimaginarfi eglino, che à modo di manna fi condenfaffe di rugiada il Saccharo degli antichi infu lefiondi delle canne nell'India, er nell’Arabia. Impcroche 60 non ritrouo che Diofcoride, ne Galeno,ne alcuno altro degli antichi, ne dei moderni autori dicefiero, che’l Sac* charofi coitgelafie infu lefiondi dette canne di rugiada dalfole, come infu le fiondi degli altri alberi fi cottdenfa la


Nel fecondo lib.di Diofcoride- 25-3 niintu. liehe fecofifujfe itero,conti coilorofe’l turino imaginando ; per efferfitto Diofcorilc diligentifinnofcrit torc>etabondantifimo neU'hiftorie de i[empiici,nonfi firebbe taciute tenta bella operatioue delia naturufis m.t/ico fc (baierebbe rijcrbata. nel petto Galeno, come non fi riferbò dipoi l’hifioria, che eifcnjfe, parlando pur del Mele al terzo delle[acuità de gli alimenti, di quel mele d'aria caduto ì i tempi[noi infu gli alberici quale i moderni [ari­ n o poi chiamate manna. Etperòconpiuueritàmipare,chefipoffadire,cbe'lSaccbaro de gli antichifufjcil li ? II Siecharo quoredi quefte medefinte canne ufeitofene f,uora,come[e n'efcoiw le gomme da gli alberi, er cpndeitfatoui pofeia ** Su aau‘ [opra dalfole. Nella cui opinione mifa cadere oltre alle predette ragioni l’hiftoria,cbe concordandoli con pio; co riJcjCf con Galeno, nefcrific Plinio alivi 1 1 . cap. d c lx ii. lib. cofi dicendo. Il Saccharo c prodott0 daù Indìa^ cr dall'Arabia,quantunque il piu lodato(la quello dell’India,er quefto non è altro »che un mele bianco,fi-agile al 10 dente, condenfato infu le canne, comeflcondenfano legomme,grofio il maggiore come una nocciuola. Le cui pa* ^ rote nuniftftamente dimoflrano,cbe non di rugiada, comefa la manna ,flcondcnfaffc il Saccharo degli antichi fo pra lefiondi delle canne : ma bene, che rifudaffe per i pori del tronco loro,ufcenio dal midollo di qttede, delle quali facciamo noi artificialmente il nofiro. impcrocbc per quefia uìa,cr per quefto modo rifudano le gomma,er le ra» gie dagli alberi. Dopo quefta un’altra molto piu efficace ragione cjìmilmente contraria à coftoro-la quale c, cnc fecondo chefi uede in Calabria rifoluerflla manna in aria, che c[[caldaia dalfole{come di[opra dicemmo " { ( ’f it­ tolo della Manna dctl’incenfo ; ) cofi medefimamente èda penfare, che auerrebbe in quel Saccharo degli anticbife fujfe cofigenerato di rugiada,come s'imaginano colloro. Imperoche l fole rarefacendolo lo rifoluereòbe infimo, cr nonlofeccarebbc altrimenti. Et tento piu,che nonritrotto io, che Diofcoride, ne Galeno dicefiero, chefi rico glicjfe il Saccharo ittju lefiondi,ma bene infu le canne. Come parimenteferine Strabone nel xv.libro dellafua geo 10 grapljia : dotte dice egli apertamente,che le canne in India generano il mdefenza api, er noti che uifi condsnjlfio* pra di rugiada. quantunque non manchino inuidiofi, che per[offenere le loro fialfe opinioni, e r per Harfen; firmi nellapertinacia loro, corrompìno à loro intentione gli f tritìi di Strabone, come piu ampiamente babbiamoferiti0 nel libro delle noftre lettere .Oltre a ciò il dire Diofcoride, Galeno, er Plinio, cbel Saccharo c duro,bianco come fale,crfragile al dente, dimostra, che nonfia condenfato di rugiada: percioche la mannafatta pur di rugia* da nonèfragile al dente,ma piu prefio eenace, c r uifeofa. Il perche penfo,chefieramente fi pojfadire , che l Sac­ charo , del quale fcrìffero Diofcoride,cr Galeno,nonfujfe altro,che la parte piufattile di queüo, che era nel min dolio delle canne,ufeitafenefuori peri pori di quelle touer¿mafia per ejfer uifeofa attaccata alle canne, u era po­ feiafeccafiufo dalfole,cr condcnfata : comefi condenfa per arte di fuoco, er di caldo quello, che adoperiamo noi. Il che confiderando poi l'ingegno de gli huomìni,fatti già dotti dalla natura, di qual bontàfujfe tl liquore > cr co- Q nj t ^ t f a t 30 me co’l caldofii condenfaua, ¡’ingegnarono di torre le canne del Saccharo, tagliarle, cuocerle ,c r jfriemerle, cr to {’arc,ficj0 pofeia condenfare illiquore co’lcaldodelfuoco, bauendo imparato dalla natura quello, eh ella faceua co Ifole. Et di far il zuc~ come che di quefto cofi¡premuto,che noi uflamo,non nefta mentione appreffo à Diofcoride ,ne Galeno ; nondime* chi.ro. no nonmancano chi dicano efierfi fatto il noftro zucchero ufualcpur affai tempo auanti dell età loro, confidaitdofi neU’authorìtà di Solino : tl qualfcriue ritrouarft nelle paludi d’Indiacanne di tantagroffezza,che d'unfolo canno­ ne tagliato da nodo à nodoft ne fanno barchette cofi grandi,che gli huominife neferuono per nauigare i fiumi, et le _ paludi : e r che delle radici lorofe nefa un liquore per bere cofi dolce come c il mele. Ma in nero s ingannano no fUI[[°re poco coftoro, che credono, che quel liquore chefi cauaua da quelle radici,fujfe il nofiro zucchero ufuale. per ejfer cofa chiara,chegli Indianifi preparano le beuande loro,quali ufano in cambio di uino, nonfellamente delle radici di quelle canne; ma di radici d’altre diuerfepiante. Imperoche quiui per unaflettale clemenza di quel ciclo,cr dì quel 40 la regione,infinitefono le radici degli alberi,cr dcU’hcrbe,chc fon piene di melliflua dolcezza : come tefttfica Strfi bone nel luogo detto di[opra,con quefte parole. Niffutto annofi ritroua in India,che non pioua nell uno, cr ned al tro tempo. Et di qui mene che tutti gli anni uifotio ftracißimi,ejfendouifempre la terrafeconda : cr che gli alberi ni generano infinitifrutti : CT che le radici de gli alberi,cr jpetialmente quelle delle cannegrandi fono dolci,cr per natura,cr per maturità,per effer quiui l’acqua tantopiouana,quando defiumi intepidita dalfole. di modo che quel la, che appreffo d’altre nationi fi chiama maturità appreffo loro c una cottura : la quale operapiamente infar dolci le cofi,comefa quella chefifapcr mezo delfuoco. la quale addomeftica tutte le aufterita dellecofe,, come fcriue Galeno nel 1 u 1 .libro dellefiacuità de[empiici a lv u .c r xv.capo.Corrobora la opinione nojtra parimente Lu* conocon quefto uerfo,quando parlando de gli Indiani diceua. Q.tuff; bibunt tenera dulces ab arundinefuccos. Ciò c, f« Et qucfti fon,che quiui dolci fucchi Xeon canati da tenere canne, . • , „ . , lidie confermafimilméte M.Varroncfil qualefu huomo quafl di quella iftcjfa etadeton qucfti tre uerftfottofcnttu Indica non magna nimis arbore crefcit arundo, lÜius er lentis premitur radicibus humor, ^ Hulda cui nequeantfucco contendere mcUa. Ciò è, Crefceinlndiaunacannajnanonmolto Grandefi lena,dalle cui radici Lentefi ¡freme,cr trahefi unliquore, Il qual noncede di dolcezzaal mele. 60 Dii cheflconofce certamente, che tutti coftoro intendono delle beuande artificiali, le quali hannoin commune ufo gli Indiani in cambio di uino,come hannogli oltramontani la ceruogiaicr non che delle radici di quelle carne fi fa* “ jfi il zucchero . Imperoche anchora noifogliamofar diuerfeforti di beuande dolci per ufare in urne dijpojitio»»


25-4

M ali ¡turili genza del M i nardo in Ani c e n n i.

A lH a ffe r d e -

{cricco d i S e r a p io a e .

M ali intelli­ genza del Fu c h ilo in G a l.

S a le I n d o .

Difcoriì del Matthioli

de corpi noftri,bora con le ridici diglicirrbizz<t,hora con carobc,cr bora con uua pafia, Il che fallo alcuni altri con i iattoli, cr con altrifrutti dolci,come fanno la maggior parte di quelli, che habitano le Indie occidentali: t quali ufano cotali liquori per il loro continuo bere, come noi ufìamo il nino. Et però non è da dire, chefe ben fon dolci come è il melc,cr il zucchero,che fieno iiHeftomele,cr l'ificfio zucchero .He è ueramente da marauigliarJi, che dalle radici delle canne Indianefi cattino dolcifiimi liquori,cr quelli nonfolamente da quelle grandini cuiferii ue Solino,ma anchora daWvltre chefon fìmili alle nofire,ò forfè non molto maggiori j uedeniofi che le radici delle noflre manicate rendono anchor effe alquanto di dolcezza. Che poi le canne Indiane, che non fono moltograndi, habbiano il medefìmo liquore nelle radici, che hanno quelle grandi fuddette, lo e/plico Marco Vainone ne i uerfi f0, praferitti .Calche fi può concludere, che in India tutte lefpetie deUc canne habbiano le radici dolci. Ma effendo hormai oltre à ciò cofa certa,che il zucchero del noiiro commune ufo nonfifa delle radici delle canne,che lo proda lo cono,ma della midolla,di cuifono piene,comefon quelle della Saggina,che altri chiamanoforgo; la qual midollanon fi ritrotta nell'altre canne,cafca la uana opinione di coloro,che credono,chefuffe zucchero fìmile al nofìro il Itquo* re,che fi canuta dalle radici di quelle cofigrandi canne,di cui fifanno le barchette da paffare ifiumi, cr parimente daU'altre. ' Ma per difènder pure f opinionefua il Maliardo da Ferrara,cr perprouocare che'l Saccharo degli li ­ tichifuffe fpetie di mannafatto di rugiada,adduce nella quinta Epiftola del 1 x. libro una autorità d’Auicenna tanto altre uolte biafìmato da lui,dicendo,che per batter hauuto egli quella medefima opinione, chiama il Saccharo degli gli antichi Manna,all’ultimo capitolo delfecondo libro,cofi dicendo. Zuccharum alhufar efl manna cadens fupcr d bufar, cr eftfìcutfrttflafalis.Al che non potendomi inchinare io dico,che Alhufar,onero Alhaffer (come corregge Andrea Bcllunenfejnonflgnifìca in Arabico canna;ma un’altro albero d’Egitto,cr d’Arabia cofi chiamatoùmpero« elicgli Arabi chiamano la canna,come fi uede in Serapione Cafab. Il che uiene manifèftamente 4 dimofhare,che que io Ho zucchero alhaffer diAuicennafia una manna di quello albero,cr non il faccharo de gli antichi, chefi ricoglte» uà infu le canne. Corrobora dipoi l'opinione noHra quello,chefoggiunfe quiui Auicenna dicendo. Et ritrouafi in quefio zuccharo,oltre aU'efer rifolutiuo,cr aflerfìuo,attfterità,et amaritudine.Ifnperochc ne della auflerità,ne del la amaritudine fecero mentione Galeno,ne Diofcoride, ne manco che confèriffe al polmone,ne à gli hidropici,ccmt foggiunfe piu auanti A uicenna. il qualefe ben diffe poi,chefi conueniua à i difetti de gli occhi,alle reni,cr aliaut* fcicapwn però per quefiofi può direbbe (la il zuccharo Alhaffer d'Auicenna qui Hodegli antichi. Ma bcnfìptto ma nifèftamenteprouare contra al Manardo per Auicenna,da che pur egli l’accetta in qutHo luogo per testimonioin fuofauore, che fi condenfaffe per trafpiratione infu le canne à modo di gomma : imperoche al capitoloproprio del Zuccharo facendo memoria di quello degli antichi,cofi dictua.Afiumptum ficutgumma ab arundine abRcrgit ceti Ittm.cio è. Il tolto dalla canna,fimtleallagomma,netta cr mondifica l’occhio. Ma accioche pur cbiarametefi ueggi, jo che l’Alhajfcr è un albero,cr non canna,cr che'l[ito zuccharo,anchora che da Auicennafi chiami manna,per ejfer forfè fintile alla manna nelle granella,non nafce,ncfi condcnfa di rug iada,md dtftiUa anch'egli comegomma dall’albe ro,lo prona manifèstamente Serapione,cofi dicendo alfine del capitolo del Zuccharo. Alhaffer habet latafólta, cr habet zuccharum,quod egredìtur ab oculis ramorttmfuorum,cr à locis fòliorum eius, cr colligunt de co homines rem conucnicntcm,cr in zuccharo eius eft amaritudo-.cr egrediuntur ab hac pianta mala quxdam,fìcut tefiiculi a tnelorum,c quibus liquor quidàmanat adurens,ad cauteria pcridoncus.cio è.L’Alhaffer ha lefiondi larghe, cr ha il zuccharo,che efcedagli occhi de ifuoi rami,cr da i luoghi doue efeon lefiondi,del quale ricolgonogli huomini tant 0,quanto gli bifigna,cr in quefio coiai zuccharo è dentro amaritudine: et dalla pianta efeono alcune melegrof fe come tediceli di carneli,da cui efee un liquore cofi acuto cr ardente,cheferue in ucce di cauterio. Il perchefi può ucramenteaffermare,che’l zuccharo alhaffer nonfta quello degli antichiima bene, che quello de gli antichi dijttl» 48 lajfcfuor delle canne,cr per il caldo del fole uifì condenftjjefopra à modo di fale, come difilla quello dell’AlbajJcr dagli occhi de i rami. No/i ofìantc che’l fuchfio perfoftenere anch'egli che’l Saccharo degli antichi fujfe condcti» fato di rugiada,cr perfarlo parere dìucrfo dal noftro,dica,che’l nofìro è cofi calido,come fi fu il mele. cr che man» giatofa [ete, Il che non unole Galeno,che faccia ilfuo : impcrochc quellafua ragione è del tutto contraria dall’e* ¡perimento,co’l quale concordandofi Galeno a lv e i .libro delle fiacuità de[empiici,parlando del Saccharo,tl quale fe bene erafatto dalla natura ; era però d’una medefima minerà,che’l noftro,diceua.ll Saccharo è fimtlc al mele,qua» to aU’(fiere a$lcrfluo,dificccatiuo,cr digeftiuo,ma certamente mcn dolce. Ei imperò non è cofi inimico allo Homi» co,ne cofi come il melefa eglifece. Ver la cui dottrinafi ttedemanifèftamente, che per efier il Saccharo mcn dolce del Meleti confequentemcnte mcncaldo . Et però uuole Galeno, chefaccia mancofetc che’l mele, cr non clic noti faccia fetc ilfaccharo, come uuole il Euchfio.La onde lo lodò (gli al u n .capo deU'cttauo libro del methodo nel J° lefèbbri. Per qucHc ragioni adunque mi pare, che fi poffa neramente concludere che'l Saccharo degli antichi, c’I noftro zuccherofiano amtnduc liquore d'una medefimapianta : ncfia in loro altra differenza ,fe non che quello fu fatto dalla natura, Cr cotto dalfole, e’I noHrofatto con arte, cr cotto dalfuoco. Lodò Auicenna, CT prima di lui Paolo Egincta quello,che èfatto dalla naturaci qual cfautorità i Archigcne per portarfi d'india , chiamò egli Sale Indo, ncU'dfprezza,cr ficcità della lingua nelle acutiftimefèbbri. Ma di quefio nonfc ne porta à qucHi tem* pi a noi. quantunque iofia già piu tempofiatofatto chiaro daalcuni chefono Rati ncU’¡fola di S.Thomafo,cr pari» mente in Mcdcra, che quitti ficfjofe ne ritroui infu lecanne chefannoil zucchero, fimilc al zucchero candito per arte, ufeitofene dalla midolla intcriore, di cuifon piene quelle canne. Et qucRo nonpatfo, che auenga per altro, che'per nonfe ne ritrouarefe non poco : imperoche attempo, chefe ne portaua affai, non effendo eoa fi diuolgato ilmodo di canario per arte, era necefiario ,che rcRando le cannepregne di liquorepiu, cr piu an» & nifenza efier tagliate fio rifudaficrofuori, comefanno infiniti alberi legomme ,c rle ragie. cr peròfe ne ritro* Uam aU'hora abondanttmentc, Mapoi che la dolcezza del guadagno ha infegnato à gli huomini à canario pia


Nel fecondo lib di Diofcoride.

2))

■:l c0piofamente, c ¡tenuto in ufo di tagliare per affatto le canne ogni anno. Et cofì è ñata pofcia impedita l’opcra none fia “lia natura, c r efìi cofì perduto il Saccliaro degli antichi. In ucce del quale adoperano i medici moderni quello, che chiamatilo noi Candito, fati o p era rte. imperoche ueramente molto confrrifce all’aridità della lingua, A ccheto cj 0~a lt e r e z z e del petto: c r m-ifiime in quello,che fi ntroua candito la fiate ne i uafì del Giulebbi} uiolato: perciò che f acqua,cr l’infuflonc delle mole lo fanno piu kumettatiuo,crpiu lenitiuo. Chiamano i Greci il Mele, MíMl i Latini, Mei egli A rabi, H ael , c r Haffehii Tedefichi,Honig : li Spagnoli,Miei : li franceft,Myd. Il Zucche* Nom1’ ro chiamano i G reci , 'E¿*-y*pMÜ Latita,Saccharum-gU Arabi,Zucchar: iTcdcJchi,zucker:li Spagnoli, Azúcar: i trancefi, Sueere,

io

Della Cera.

Cap.

LXXV.

L a e l e t t i s s i m a Ceraè quella,che mediocremente gialleggia, non troppo graffa, pura, & odorifera, con alquanto d’odore di m ele. Lodafi per la migliore la P o n tica,& quella di Greti» Tiene il lecondo luogo di bontà quella,che biancheggia, & che di fua natura e grafia. Falsi la cera bianca in quello modo.Eleggefi quella che è piu pura,& piu bianca,& raffinali fertilmente, & mettefi in !un uafo di terra nuouar& meflaui fopra tanta acqua marina, che baffi, & fparfoui un poco di nitro,fi mette à cuocere :& come ha leuato due, ouero tre bollori, iti lena dal fuoco, &lafcialì raf­ freddare. Et coli tolto fuori il padello della cera,& raffinatolo fcui fi ritrouano immonditie, fi ritornaa cuocere pur con acqua marina.& hauendo già bollito ( come è dato moffrato ) fi leua fimil*0 mente il uafo dal fuoco : & prefo pofcia un fondo d’un uafo di terra nuouo bene abbombato nell'ac quafrefca,fi tuffa leggiermente nella cera,di modo che fuperficialmente tocchi fidamente la cera di fi>pra,accioche ui s’attacchi ben lottile, fc predo ui s’apprenda, & fi congieli. Et cofì alzato fu po­ fcia il fondo,fe ne leua uia la girella,che u’c fufo condenfata : & mcttendoui di nuouo dentro il fon­ do abbombato d’acqua frefca,fi reitera tante uoltc,che fe ne caua fuori tutta la cera • Infilzanti pofcia quefteruotelledicera,lalciando tanto fpatio di filo tra l’una& l’altra, chenonfi tocchino, & fifofpendono d giorno al fole bagnandole d’acqua,& la notte alla luna,fin chela cera diuenti bianca. Ma fe alcuno la uolefle tare molto piu bianca, faccia tutte quede cofc.ma cuocala piu uolte. Sono alcu­ ni , che in cambio d’acqua mariua la cuocono in fortilsima falamuoia tre,ò quattro uolte,come e da to infegnato, cauandola poi in girelle con una tonda,& fottile fcutella, che habbiadi fopra il lito ma­ jo nico,&mettendo poi le girelle in fu , l’herba folta didintamente alfole,fino che li faccia bianca. Ma comandano, che fi debba fare quedo nella primauera:perciochein quelrempo il fole non ffalda troppo alpramente,& la rugiada prohibifce,c!ie non fi coli la cera . Ha ogni cera uirtù di fcaldare: mollifica,& mediocremente incarna, & ri empie. Dafsi nelle beuandealladifenteria ; & prefe per bocca dicci pilóle di cera groffe,come granella di miglio,prohibilcono,che non s’apprenda alle ba* lie il latte nelle poppe.

L a c e r a (fecondo che rifèrifee Galeno aU’v ir .dellefacilità defcntplicifiicne quafi il mezo tantodeile cofe calide,cr frigide,quanto dell'humide,cr delle[ceche,con alquanto d’una certagroffa ejfcnza infleme, cr alquan* io del uijcofi3. Et però può cUa nonfolanteiue diffeccare,ma accidentalmente hitmcttare i corpi,probibcndo la tra* 4a Jpirationcjckc fifa per i pori, Ma è la Cera piu prefto materia da accompagnare con altri medicamenti tanto caldi, quantofreddi,che daufare cofìfolaperfefieffa,per effere neramente ella poco digefiiua : ma non pcróècofì tolta dentro per bocca,come difuori. percioche ella ha pure un certo poco di uirtù calsda digefiiua,reftataglt dalla mol* ta,che nhaueua il mele. Chiamano la Cera i Greci, K mpo'e: i Latini, Cera : gli Arabi, Hamaha : li Tedefchi, VMeliseli Spagnoli,Citrali trancefi,Ciré.

Della Propoli.

Cap.

Cera,Siiire <3

LXXVI.

D f.b b e s i eleggere quella Propoli,che è roda nel colore, odorata, limile alla diracc, trattabile nella fua liceità,& che non manco fi tira in lungo,che fi faccia il madice. Scalda,& tira la propoli ua 53 lidamentc&perciò caua fuori i bronconi, & ogni altra cofafitta nel corpo. Gioua riccuendonc il fumo alla tolfe antica: & applicata in fu l’impetigini le fana. Trouafi la propoli apprettò aipertugi de cupilijonde entrano le api,di cerofa natura. . Qvantvnqve , fecondo cheferine Diofcoride ,c r fimilmente NI. Vairone ,fìritrouala Propoli nei cu* pili appreffo à i pertugi,oueroff iracoli, onde entrano dentro, e? efeonofuora Ir api ; Plinio nondimeno al v i i , cap.dell'xi.libro uucl,chc fiala Propoliquelprimo fondamentoJcui attaccano le apii[aloni, èr la cera : fiotto H.(¡Mie dice egli, chefono due altri fondamenti, l’uno de i quali chiamano piffocero, c r l’altro metyn. Della Propoli facendo mentùme GalenoaìTvx 1 1 .dellefiacuità de i[empiici,cofii diceua . La Propoli non ècofii afitrfiua, come ualentemente è attrattiua: è milafua effenzafottile. Et però[calda nel fine delfecondo grado,ouero nelpri0 model terzo. Et fecondo chcfcriffc pur egli al terzo libro delle compofitioni de i medicamenti in generale,e molto Pmattrattiua, che nonfono le ragie di qualfi uogli forte : er c perciò lodata da efifonelle ferite, cr punture de 1 m “ipiu che tutte le ragie. Ma efifendola propoli,la cera,e’l mele, delle quali cofr per i tre precedenti capitoli

Propoli > & fua ellam.

£«1 Api, & loro hiltori».


2 ^ 6

Difcorfì del Mattinoli

trattò Diofcoriie,tutta materiafatta con mirabile artificio delle a p i ; non c male il f apere, fecondo che in p!n luoghi recita Plinio ndl’x i.c r x x i .libro che le Apifono di dueJpetie ,faluatiche ciò è , cr domeniche. Le fM tkhefonohorridc, pelofe, cr moltoftizzofi : ma ualentifiime ncll’operare,in far affai mele, cr afai cera. Le domeftichtfono di dueforti,delle quali quellefi lodano, chefon corte,uarie di colore, er ben raccolte infiñcffe : co« meper lo contrario pocofi ¡Umano quelle,chefonlunghe fìmilt alle uejpe. Hanno le Api in odioicattiui odori• Crperó come cofa mortifera gli fig g o n o . ma i buonifentono molto di lungi : e r imperò ffejfo danno non poca noia i coloro, che fi dilettano d’andare ben profumati d'odori quandofi ritrouanoinuiUa,ouc fieno le api. Muoionfl le Api(fecondo che dicono alcuni) quando trafiggono : percioche nel lafciare la ¡fin a , ui lafciano gran parte delle interiora. Dimoflrano effer le Api amalate, quando non lauoratio, c r ft ¡lam o al fole fuori delle cafe loro, aftet* tando che le altre lofportino il cibo. Quelle che fi muoiono dentro nelle cafe,fono portate fubito dall’altrefinora 10 Re,& gouer- con mirabile ordine. Hanno le Api un Re, che legauernd, a 1ogni fidarne ha il fuo : ne feiamano fuori de i capili, oo dell'api. fé il Re nonfìparte prima di tutte. Alquale andando pofeia dietro tutta la turba s’appongono, oue egli primameri te s’appone,circondandolo per intorno, accioche non poffa effer ueduto. Morendo il R e loro in cafa, non lo por* tano altrimenti fuori,come fanno le altre. ma ftannofi tutte di mala uoglia,non efeonofuori,nonpaflurano, e r non lauorano : ma raccoltefi con un certo meito mormorio attorno à quello tutte tuna fopra taltra fig li pongono adof D i c h e fi d i ­ fio . Il perche è nccejfario toglierlo di fiotto, altrimenti tutte fi muoiono difam e. Godonfl le Api deljuono de i l e t t i n o l e a p i metalli: e r che gli fia piantato appreffo à i luoghi loro, thimo,melif)a,rofe, uiole, g ig li, citìfo ,faue ,pìfcUi, co* niella, papauerifaluia, rofmarino, meliloto, e r c a fìa . Godonfl parimente delle gineflre, quando fe le piantano intorno. Il tenerle appreffo à i cornioli nefa morire affai: ìmperoche il fiore loro cacandole ilfiuffo le ammazza, quantunque negli huomini rifìagni queftofiore ifìufli del corpo. Il rimedio è dar loro delle forbe peñe con mele : u onero l'orina humana,ò di bue, ò granella di melagrani irrorate di ottimo uino. Similmente non piace loro fa re, ' doue fieno oliu i, per efferle molto à noia i lorfiori : come che il tenerle appreffo àg li altri albtrifia buono, e r per i fiorirne fi poffano pafeere, Cffimilmentc per hauer commodità d'apporfl, quando nella primauera feiamano fuo* ri. H anno neramente le Api grand1ordine, e r gran reggimento HcU’opcrar loro, come diligentemente notò A ri* Ordine delle ñomaco Solenfe in trentaotto ai,'ni,chefemprc attefe alle api con mirabil cura. Hanno diuifìfra loro gli effercitij, ' api nel loro come li uediamo diuifl fra gli huotmi nellefabriche delle caftctla,cr de i palazzi - percioche quelle,che vannofuo* lauoro. ri, fono filamente dipútate à portare il mele, & la cera. Ma di quelle,che reftano a cafaà lauor,are,.alcune compon gono fiatoni,alcune gli ripolifcono^Uunc porgono la materia,alcune l’apparecchiano, c r alcune con grande ordì* ne fiancano quelle,che uengono difu o r i. Et qutño è quanto fitto breuità ho qui rifirettc della natura,cr della pru denza delle api. Ma uolcndofinefapeyt affai piu lunga hiftoria,leggaf i Plinio, oue piu ampiamente eiafim o fi po« }„ tràfodisfare. Perdendofì in tutto Úfente delle Api,fi poficno tornare àfar nafiere d’un gioucnco di due annuncino do che difiintamente infignó Vergàio nei quarto libro della Geórgica,con quefti uerfi. E leggefi per prima un picchi lo c o , E la r g e n d o all'intorno cafìa,cr tim o . Strrito quanto bifogna à quella imprefa: Ciofafii all’hor,ch’i zephiri foaui Etricoprefi poi d’un baffo tetto, Comincìano a cacciare à riua l’onde ; P e r quanto gira per intorno il muro : Prima che di nouebi,crbei colori I» cui quattro fintare aperte fanft, Si ueggan rofieggiare i prati, e manzi P e r ciafiun unito principal la fua, Che la loquace rondinella il nido Onde entrar pofia dentro obliqua luce. A ttaccbi al traue in alto per le cafi. Ciò fatto (Introita un bel giouenco In quefto mezo accade, che l’humore ¥ D i due anni crefiiuto, à cui te corna Già(caldaio infe Hefio,intorno aU’ofii Hormai pieghin la punta uerfo'lfronte. Robe,c r fi cuoce perfiotto la pelle. Serrafi à quefto poi la bocca,e'I nafo, Onde poi bulicar certi animali Talmente chefpirar non pofia punto ; Senza piè prima fi ueggon dìftinti: Quantunque ì fòrza fi dimeni,& fiuota. Et poi nonmolto con(onore penne Pofeia con uergbe fi lacera tanto, Leuarfl a uolo un dopo l’altro in aria; Che fi priui di uita,cr che le carni, Fin che tutti in un tratto efeono infteme Et le uifiere inftemefitto al cuoio Con quello ìmpeto grande,che la pioggia Rimangan tutte lacerate,c infrante. L a Hate fuol uenir giu dalle nubi : Lafiiafipoi cofi nel chiufo loco, Et che nell’aria uolan le (tette, 1» Et per firrza di ramififoftenta , Quando fan guerra co'l nimicoi Parthi Leuando in alto con quelli il coftato, Tutto quefto del modo di fa r rinafiere le Apifirific Vergilio nellafua Georgica. Oltre à ciò è dafapere, che le Apt(ceche,cr pefte inpolucrtcon altre cofe appropriate,cr pofeia fattone linimento con olio cr cera, fanno unK om i

,

gendofine mafiere 1 capelli,cr parimentii peli, ouefufierocafiati da u prcpo[i chiamanoi Greci Tipo*ahis ; I Latini, Propolis igli Arabi,Mum,cr lafach alcut.i Tcdefibi, Votfiofzdi Spagnoli, Return decoi* mena.

D el


Nel fecondo lib.di Diofeoride. Del Grano.

Cap.

j:/

LXXVII.

L o e c c e l l e n t i s s i m o Grano per la con' fcruatione della fanità nc i fani, èilnuouo, & quello che è crefciuto , & elst maturato à baldanza, & che roffeggia nel colore. Lodali dopo quefto quello di tre me dì,chiamato da alcuni Titanio.Mangiato il grano crudo genera nel corpo i uermt lunghi,& ritondi. Gioua ma io 1 \ \\ \ / / //M eatoal morfodeicaniappiicatouifopra.ilpane,che fi fa del fiore della farina del grano, nutrifee aliai piu di quello,che fi fa della farina non burattata, il quale chia­ mano i Greci fincomiflo. Quello che fifa di farina di 'grano di tre mefi,c piu leggiero, & digerifecfi piu ageuolmcnte . Quella medefima farina impaftata con Tue codi iufquiamo s’applica utilmente in forma di linimé to alle uentofità delle budella,& à flùfsi che difccdono à i ncrui:& impaftata con aceto melato fpegne le lentigini. L a fembola cotta lefla con fortifsimo aceto, Si ap to plicata calda guarifee la fcabbia,& mitiga nel princi* pio ogni forte d’infiammagioni. Cotta nella decottione della ruta rifolue l’enfiagioni delle poppe,che uego* no dopo al parto : fouiene à morfi delle uipere,& à do­ lori di corpo.il lieuito,chc fi fa di farina di grano , per elfer egli calido,& attrattiuo,gioua à i difetti «file piate de i piedi,& mafsimeài calli.perciochegli diminuifcc. Matura,& rompe infieme con Tale le picciole poflemc, & i foroncoli. La farina del grano di tre meli impaftata con uino,ouero con aceto fi inette utilmente in forma 5a // di linimento in fui morfi ouero in fu le punture di tut ti gli animali uelenofi . Cotta quella à modo di colla gioua lambendola àgli fputi delianguc; & cotta cóme ta,& con boturo cóferifcealla toffe,& all’afprezza dellefauci.il fiore della farina del grano cotto nel­ l’acqua melata,ouero nellfolio con acqua pura,rifolue impiaftrato tutte l’infiammagioni.11 limile fa il pan crudo,& cotto nell’acqua melata, per eflertegli mollificatine,& alquanto rinfrefcatiuo:& mafsime mefcolandofi con elfo herbe,ò fucchi.che ui conferifcono.11 pan duro, & fecco rillagna il corpo mangiato per fe folo,& con altre cofe conuenienti. Sana il pan frefeo infufo nella falamuoia, l'impcti gini uecchic. L a colla che per incollare le carte de i libri,fi fa del fiore della farina,prefa tepida in bcuanda alla milura d’un cucchiaro,rillagna gli Iputi del fangue.

V a r i e ucromentefono lefrette del Grano, come rifirifee Theophraftool u n . capo dell!ottano libro delThiftona delle piante, con quefte parole. Il Grano è di diuerfefrette nominate da i paefitcome IAfricano, il Poti• fico, il Soriano, l'Egittio,il Siciliano,cr tutti gli altri,chefono tra loro differenti digroffezZa, di colore, difre* tic, er di proprietà. Ma altrefono anchora lefrette del grano, che d’altrondefi nominano per le differenze delle facuità loro,coftpertinenti al cibo, c o m e ad altro: come è il Cachridio, l’Alejfandrino, e'I Stlengio. le differenze de quali fi poßono raccorre ageuolmente in quelli, chefonofrati detti difopra. Nefi deuìa dalia ragione numerati■* dotte altrefretie da altre diuerfe proprietà loro.ritrouandofr di quello chefi maturaper tepo,cr di quello che tardi : di quello che produce afrai, Cr di quello che poco : di quello cheproduce große granella, cr di quello che minute : di quello, che produce lefrighe grandi, CT di quello che breui: di quello che malageuolmente, cr di quello che Jo ageuolmentefifgufcia daliinuoglie, comefa l'Africano : di quello cheproducegroßogambo,comefa pur l’Africa* noer il Cadmdio : er di quello che lofa fonile. Di quello chefraferrato con molte inuoglie, come è il T hracio : er di quello che con poche : er di quello che produca unfolgambo, er di quello che ne faccia pur aßai. Alle quali differenze fi poßono aggiungere anchora dell’altreftmili per la ragione dellefacuità loro : imperoche cotali diffe» rentie appaiono neramentepiu naturali. Puoßeli adunque aggiungere il trimestre, il bimefrre ,er fe altro ui fe ne ritroua, che erefra er fi maturi con manco tempo, come è quello d’una propriafretie, il quale affermano nafiere in Eubea','cr maturarfi in quarantagiorni, er eßer duro er pefante, er non leggiero, come è il trimeftre. Ef però dicono che quefto lo danno ài famigli, er che nonfaccia moltafembola. Quello di quefra forte è it piu ueloce à maturarli, ma nonfirkroua fe nondifficilmente. Di quello che dapoi che è fiminato, fi matura in due me* fi, fi neritroua in A chaiafratoni portato di Sicilia. ma quello rende poco, cr poca fecondità uifi ritroua : quan« £0 tunquefii algufto diletteuoie, er facite da digerire. Nafconne alcune altrefretie in Eubca, cr/penalmente ap* Prrßo Carifio. Il trimestre è copiofoper tutto. quefto è leggiero, produce poco, er fa unfol gambo, cr quello del tuttofragile. Il leggerißimo, intendendofrmplicemente, è il Pontico : er il piugraue di quelli, che fifogliono y ; portare

»

G rano,& lue diuerfe fpetie.


Difcoriì del Macthioli

2 ^ 8

forcare in Grecia,è il Siciliano : ma è anchorapiu grane di queflo il Beotio. Dicono uederfcnc l'effetto conl o ua, perciocbegli Atbletijlanio in Beotia non ne poffono confumare piu che tre mezìfefrarij : cr fiatilo m Atb ne ageuolmente ne confumano cinque. E anchora affai leggiero quello, chefi matura in Laconia. La cagione ad* quedi tutte quelle cofeji dee offegnare al ciclo,& alla terra,che leproduce.Onde dicono che in Afta di l ì da i b ? tri eun certo luogo, one il grano produce le granella groffe come noccioli d'oliue. Pi« oltre dicono cbeam ei à ichiamati Pijfotinafcc il grano cojìfaldo, & ferrato nife fcffo,che mangiandofene piu del bifognofa crcpare 1° flomaco.Me manca chi affermi, che il wflefmo babbi piu uoltefatto quello di Macedonia. Tutto que&o del Gran O ra n o Ita ­ fcrifje Theophraftq. Ma Plinto antepofe t Italiano à tutti gli altri grani a lvi i .capo del x v 1 1 ¡.libro, cor quc°. lia n o . fte parole. Leforti de grani fono affai denominati dallegenti doue nafeono. Ma l'italiano non ha cokparatiom nd la bianchezza,ne nel pefo. per cui mafimamentefi difeerne. Et quellafu commune opiniouefno al lembo d'AUf* 10 fandro magno,effendo all’bora la Greciafloridi),ima,& potati#ima tra tutte l'altre prouincie del mondo. Di mol do che qua[i cento cr quarantacinque anni alianti che morifre Alcjfandro, Sopboclepoeta nella fauola di Tritielei mo lodò il grano Italianofopra tutti gli altri,con queftì uerfl. Et celebrar l’Italia fortunata, Per il biancofrumento,che ricoglie. La qual lodefin hoggi èff ctiale dell’italiano. Onde maggiormente mi marauiglio,cbe i Greci pofteriori nonfacci fero alcuna memoria di queflo grano. Tutto queflo diffe Plinio. Ne ci dobbiamo marauigliare, che Sophode buot mo Greco tanto lodaffe il grano Italiano. imperode par che di talforte la natura habbia amati gli Italiani, cr ornati,<zr priuileguti di cvflumt,cr dileggi p * •uiuerepiu politicamente £ ogni altra natione, che meritamente an­ chora habbia dato loro per abarfi il piu nobil grano, chefi ritroui nel mondo .inficine con molte altre cofe, nelle 10 O r a n o elet­ qualifupcra Italia molte altre nationi. U Grano adunque perfar l’ottimo pane, uuole efflr ben maturo, nato in t o , & m odo graflo terreno,netto da ogni mefcuglio malageuolc da rompere,pieno,grane,lucido,lifeio,di colore d'oro, er di quel d i fare eccel- lo di tre mef i . Pcrciochc, come dice Galeno al primo dcUcfacoltà degli alimenti ,interuiene qualche uolta, cbe’l k n t ils . pane. grano a uederlo difuori di bel colore,dimftri effer ben pieno,cr nondimeno ingannando l’occhio ¿[.appo, er leg. guro. I perchefacendo egli nel macinarfl affai fembola,fa pofeia ilpanefembolofo : il quale nonfolamcnte nonnu Q u a le (ia o t ­ tim a farina j> tnfee, ma riempie loflonutco di moltefuperfluità. Lafarinate piufl lodafi quella chefi fa del buon grano, non fare i l p a n e . manata troppo trita, ma che habbia lafembolagrcjfa,cr quella che non è macinata difrefeo, ne di lungo tempo. Imperoche la troppo tritafa il panefmbolcfo: la macinata iifi-efcoèpienad’un certo caldo non naturale, datogli nel macinarla dallapietra della macina : er la uecchiafiata macinata lungo tempoil piu delle uoltefa di muffa o di polucre, à aaltrofailtdiofo odore. A uolere adunquefare uno ecceUcntifiimopane,cerchifi oltre all’haucre la 3° buonafarina, buona acquaper impattarlo : che/ia chiara, di buonefónti,cr che nonfappia ne difango, ne d’altro malo odore; mcttendcui tanta pontone di ¿¡auto, che non habbia pofeia ilpane k Smontare acetofo. er come che noi in Tofcana. noti in mettiamo[ale, comefi fa altroue ; nondimenofecondo l’opinione de medici molto ni confina fee, oltre alfarlo piufaponto. fatta, cr formata lapajht, non troppo tenera, ne troppo dura,fi malafjaprima,et fi rimena bentpimo , firmandonepofeia tpani di mediocre grandezza : i quali cor.::fono lieuiti à baftanzafi cuoco no in unfimo caldo afupphmento, beneffiazzato dalla cenere. Il fimo dee effere proportionato alla quantità del pane -.perche coji come in unfimo grande il poco pane ò/i fecca troppo, àfi brufeìa ; cofl l’affaiin un picciolo s ammala, cr cuocefi male. Et però bai dtceua Galeno nel hog a predette, che quello è ottimo pane da digerire, il quale ben fermentato cr ben rimenatofi cuoce m unforno, chefla moderatamente caldo. Imperoche il troppo ca* lare al primo tratto arrogifcc,cr indura la corteccia difuori come un tefto, lafciandoui leparti interiori della mia 4° aalla rneze crude . Ondeaccade, che diuenta coiai pane nonfidamente brutto dauedere, ma doppiamente cattino, per refiar egli di dentro crudo,cr imperfetto,er di fuorficco,cr troppo arroftito. Ma quello,chefi cuoce piu ada Olio di gra­ gto ugualmente per tutto, fi cuoce crfl digenfee molto bene nello ftomaco. Comertifcefi il Grano[minato ne i no. campi ageuolmente m loglio, quando il tempo dell’anno ua molto piouofo, cr molto fieddo. del che[e ne dirà poi G r a n o .fcrital fuoiHeflo capitolo. tufiidei Granofretto fra due lamine difino mediocremente affocate, un olio : il quale t o d a G a i. commendano alcuni allefiftole,alla umidezza della pelle,cr alle crepature caufiate dalfreddo. Il Grano applica* to difiuorKfecondo de,diffe aU\ ni.de He[acuità de[empiici Galeno)fcalda nel primo grado, quantunque nonfia egU dijjeccatiuo,ne infrigidattuo : ha alquanto del uifeofo, cr deil’oppilatiuo. L’Amido poi, chefi fa del grano, c piufrigido,cr piu[ecco. Magrimpiaftri, chefi fanno dipaneranno uirtk molto piu digediua, che quelli chef fanno di grano, per hauer il pane infe cr licuito, cr fiale. Imperoche il lieuito hapoteftà di tirare, er di digerì- 50 re P'U'cofc, chefono inprofóndo. Il Grano mangiato cotto ( come hauer prouato infe fteffo affermò Galeno al primo delle f acuita degli alimenti)e malageuole da digerire,graue allo sìomaco,uentofo, cr euaporabile molto ah N o n i. la Ulta. Chiamano ilgrano, GreciTtow : i Latini, Triticum-.gli Arabi, Henta,Henca,cr Hantha:i Tcdefcbi, Xucyffimh Spagnoli,Tngo-.cr ì Erancefi Fourment. J ‘

DeH’Orzo.

Cap.

LXXVIII.

I l b v o n o Orzo e quello, che è bianco, & ben mondo. Nutrifce l’orzo manco del erano, nondimeno la ptilana,per il groflb humore.cbe rende nel cuocerfi,nutrifce molto piu, che non fa la polenta,che fi fa d orzo. Accomodafi la ptifana,chc fi fa d’orzo, à tutte l’acutezzcdeglihumori,alfa lprezze delle fauci,& fimilmente all’ulcere,al che gioua medefimamente quella,che fi fa del erano :la guale nutrifce maggiormente il corpo,& prouoca l’orina.Data la ptifana d’orzo cotta con feme di fi <

n o c c h io


Nel fecondo lib. di Dioicoride. ORZO.

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25■

nocchio in beuada,prouoca il latte.Altcrge forzo, prò uoca 1 orina,ma genera uentofitù,& nuoce allo itomaco : matura le polteme. La farina d’orzo cotta con ac qua melata,& fichi lecchi,rifolue le poftemc;& mefeolata con pece, ragia »& iterco di colom bo, matura le durezze. Leua i dolori del coltalo mefi'aui fufo inlicmc con meliloto,& gufei di papaueri. Applicafi utilmente in forma di linimento alle uctofità delle budella con le me di lino,di fiengreco,& ruta. Impattata con cera,pe­ ce liquida, orina di fanciulli,fc olio matura le fcrofole. Mefcolata con frutti di mirto & uino, oucro con pere faluatiche,o con more di roui,o con gufei di melagra« no mal maturo, riftagna i flulsi del corpo. Compoita con aceto,& mele cotogne allegerifce l’infiammagioni delle podagre. Cotta nell’aceto fortifsimo, & fattone impialtro nel modo,che fi fa di quella medefima farina d’olio, & d’acqua,& applicata calda guarifee la fcabbia« 11 liquore,che fifprcme della infuìa nell’acqua cotto dipoi con pece, & con olio, è maturatiuo. Il cauato dall’infufaprima nell’aceto, & pofeia cotto con pece, gioua a i catarri,che feendono alle giunture. La polen ta, che fi fa di farina d’orzo riltagna il corpo, & mitiga i’infiammagioni.

'iWtM

N o n m eno è in Italia uolgare forzo, che fifui ilgra orto, & fua no. Del quale(fecondo che recita Theophraflo a lit i 1 . capo hiftork. deU'w1 1 1 .libro )fe ne ritrouano piuferie, comefì uede nelle granella,cr neDejfiche loro. Imperocbe le granella fono in alcune¡fiche rotondespicciole, cr raccolte in fc {tejfe, & in 3® alcune altre lunghe, cr maggiori.Ld differenza delle¡fiche è , che alcune hannofolamente due ordini ihgranella,altre tre,ai* tre quattro,cr altre per il piu fino a cinque ,c r fri. Da quefti è differente f i ndiano, per produrre egli rami lun» ghi un braccio. Oltre a ciòfono alcune¡fiche lunghe, cr rade : alcune corte, cr folte di granello : alcune alte ,c r lontane dalle¡rondi : er alcune buffe, cr circondate da quelle,come è l'Achilleo, tanto se dilettata la natura di ua■ riar nell’orzo. Vedefì Umilmente differenza nel colore delle granella, ritrouandof:ne di bianche, cr di roffe : le quali fi crede, chefacciano piu farina, che le bianche. Il roffo refile piu alfreddo del uerno, cr a i uenti, cr a tutte le mutaiionì dell’aria, che nonfa il bianco. Seminafne unaffctic in Francia, la quale chiamano Orzo mondo per ufeir eglimonio dellefiche, quandofi tribbia, comefa il grano. Piu ageuolmente diuenta l’orzo rugginofo 4® ne i campi, che nonfa il grano, cr manco toleraegli f impeto delle pioggie. Et però fì conuertifce quando[emina* to che ine i campi, fenie troppa humidità a di terreno, odi pioggie, ageuolmente in loglio, comefa anchora H grano. Scriutnio dell’Orzo Galeno al v i i . dellefacuiti defemplici,cofidiceua. L ’Orzo èfrigido,cr fecco _ f . nel primo ordine,oltre ah'hauer egli alquanto dell'aflerfìuo. La fuafarina diffecca poco piu che quella dcUefaue ^G alen” 0 monde : mami reflo per ftifo che fc nefa ne i corpi nelle parti difuori ,fono del tuttofìmili lafarina dell’orzo, cr quelladellefatte monde. Ma mangiato l’orzo ne i cibi è migliore,che lefaue : pere¡oche lafcia per la cottura la uen tofitàfua. Il che nonfanno le faue,quantunquefi cuocano lungamente, per tffer elle di piu groffa natura ,che Form Zo .(ypcró nUtrifono anchora piu ualorofamente. Ma per effer ameitduepoco lontani dal temperamento,per* ciòfono molto in ufo. Percheflmili medicamenti s’accompagnanocon molti de gli altri, come materia di quelli, non altrimenti che s’accompagnano la cera,cr l'olio con molti de gli altri. La polenta poi diffecca molto piu che Jo nonfatorzo . Et nel primo libro dellefacoltà degli alimenti : Qttcftofeme(diceua)é molto in ufo tra gli huomini per effer egli d’altra natura che il grano. Imperocbe quellofcaida euidentemente, cr l'orzo no folamente no falda(come alcune cofe che tengono tl mezo tra il caldo, e'lfreddo, come è 1 amido, cr il pane laudto ; ) maufato f qual fi uoglia modo, 0fatto inpane, 0 cotto in ptifana, 0 acconcio in polenta, fempre utfi uede uirtu refrigera• ritta.Eritrea rio differente forzo dalgrano per propria natura dellhumore,cbe egli genera. imperocbe degli htt mori che l'uno cr Faltropuògenerare,quelli chefì generano in noi dalgrano,fono neramente grofii cr uifcofl : cr quelli che dall’orzo, fonofottili cr alquantoaferjìui. Preparili adunque Forzo come fi uoglia, mai non può però ‘glifaldate ima bene in uari modi humettare,cr diffeccare,fecondo il modo di prepararlo . Perciochc ueggiamo , che la polentafatta d’orzo arroltito maniffiamentc diffcca : cr la ptifana per il contrario humetta, quando (Dafi Preparafecondo chefì conuiene, ciò c,lajcutndofì cuocer tanto, ch’eDa crefca quanto pofja erefe re , cr dipoi ma* io cerare alentofuoco,fin tanto ch'ellafi riduca in chilo. (Quello tutto diffe Galeno. Dalche fi conofee effer non ptiritu poca differenza daDapolenta alla ptifana. La quale nonhauendofecondo l’ordine di Galeno, cr degli altri anti• * (hi ,faputa rintracciare i moderni medici, prendono in ucce di quella l’orzo benifrimo cotto : cr pefatrio bene in **0Wertetodi pietra , lo paffuto poiptr ilfeticcio, aggiugnendouf, d i pineti, chi zucchero, chi latte di mander* le, cr chi


260 O p in io n e

del Miliardo P an e di o t ­ t o , & lu e f a ­ c ilità . P o le n ta , & fu a c fs a m .

P o le n ta d e v illan i .

N o m i.

Difcorfi del Matthioli

le, cr chiferne di papauerì. Vero è che il Manardo da ferrara non lauda per i tempi noflri ne la moderna hi T na, ne quella degli antichi : per eßere, freon lo che dice egli, cibo non confueto a noi Italiani, cr finalmenteb che il nojlro orzo non è di quella bontà,che era quello degli antichi. La cutfentenza è del tutto neramenteah datutti 1 moderni medici deU’Hippocratica, cr Galenica fetta. Il pane,chefifa dell'orzo, oltre aU'a^ra,^ egli loftomaco, cr al generarefrigidi, er größt humori, nutrifee poco, er genera affai uentofìtà : quantunquer cono alcuni, che confrrifca alle podagre. Oltre a ciò faceniofi la Polenta di farina particolarmente d’orzo r-‘ ritrouandojlin molti luoghi interposta, da Diofcoride tra le medicine de i femplici,acciochcfappia ciafcuno, checo* fa intendejjero gli antichi per la Polenta, ne dirò qui quanto n'ho ritrouatofcritto. Et però dicoprima, che infu gnando Plinio a lv n .capo del x v m .libro il modo di comporla,in questomodo dicetta. Bagnano i Greciperfar la polenta l’orzo con acqua, er lafcianlo afeccare una notte, cr ilfeguente giorno lofriggono, er pofeia lom2 i r# nano infarina. Altri di nuouo bagnano co unpoco d’acqua il già prima arroftito,ct pei lofeccano,et lo maciatuo Altri prendono l’orzofrefeo fioffogiu daliefiiche anchora uerdi, er mondanlo, er pofeia lo bagnano, er peHanlo' er poi lo lattanonelle corbe : cr ficcatolo al Sole di mutuo lo pefratto,cr lo purgano,cr lo macinano. Prendono a= dunque perfar polenta itemi libre d’orzo in qualfi uoglia di quefri modi preparatole libre diferne di lino, cr me Za libra di coriandoli,infume con utt acetabolo difate : cr fatto prima benfeccare tutta quella mistura infteme, U macinano parimente tutta di compagnia, crfannonefarina, cr quella chiamanofr etialmentcpolenta. Fafiiando va in Italia con tutte le cofc medeftme,ma l’orzo s’arroflifcefenza bagnare : er fono alcuni, che u aggiungono una parte di miglio. Tutto quefro dellapolentadiffi Plinio. Ma altrimenti ritrouo ejfer io lapolenta, di cui intefe Ga­ leno Ampcroche (fecondo cheß legge al primo libro dellefacuità degli alimenti ) uuol egli,chefra la polenta Ufo. lafarina d’orzo prima arroflito, cr pofciamacin ito, cr non di tantimefcugli, comeferine Plinio. Il perche direi *0 io, che ogni uolta, chefi ritroua in Diofcoride polenta, fi debba intenderfempre dellafarina d’orzo prima anofii* to,cr marinamente dì quello,che è anchora uerde : imperoebe di quello intende Galeno. Quefro adunque ho uoluto dir io, accioche non fi penftjfe alcuno, che intendeffe Diofcoride per lafua polenta quella, che ufano i uiHani delle montagne, fatta difarina di miglio, cr d’altre anchora,amododidura polte concafcio,cr boturo: quan­ tunque quefra piu ragioneuo/mente Polmcnta, che Polenta fi douefie chiamare. Chiamano i Greci lo Orzo, Kf™ : /Latini, Hordeum :gli Arabi, TCahaer, cr Shair : i Tedcfchi, Gcrttcn : gli Spagnoli,Ceuada : cr i Iran cefi, Orge. ,v .

Del Z itho, & del Cur mi .

Cap.

LXXIX. '

I l z i t h o , cheli bee, fi fa d’orzo. Qiieftobeuuto prouocal’orina;m anuoceaIlereni,&ai nerui,& fpetialmence a i pannicoli del ceruello. Genera uentofità,& cattiui humori nel corpo,& fa diuentarcglihuominileprofi.L'auorio che s’infonde nel zitho diuéta trattabile da poterne fare0"ni opera . l afsi medelimamente d’orzo quella beuanda,che fi chiama Curmi,& che s’ufadi beuere&in cambio di uino : ma fa dolere la tefta, genera mah humori, & nuocea i nerui. Fanno!! confimili beuande anchora di grano nelle parti di Bretagna,& d’iberia, che rimira all'occidente. 7 .ith c ,& C u r m ' , & lo r o tf ia m .

N o m i.

I l z i tho , per quantofi caua da Diofcoride,fi uede eßere manifrfiamente una beuanda,che fi fa d’orzo, ardi granojìmilc a queUa, che fi chiama Ceruifia, come dimoftra Plinio all’ultimo capitolo del x x i 1. libro, cofr dicendo. Faßt delle biade una beuanda,che in Egittofi chiama zitho : in Ifraglia celia,cr ceria, cr in Francia cer* 4® tiifia. Da cui non cguari differente il Curmi: imperoebe ancb’effofifa diorzo, cr di grano macerato nell'acqua, Cr beefì in cambio di uino. Il perchefi può ageuolmente dire,che'l Zitho , cr il dirmi de gli antichi Mero poco lontani dalla Ceruifia»ouer Birra, che s’ufa a tempinoßrinelle partifettentrionali in tutta Alamagna, Boemia, Polonia,Fiandra, Francia,cr altre regioni cfEuropa. Ne credo chefi poßa dire effer altra differenza dal zitho al curmi, quantunquefteno amendue beuandefatte d'orzo, cr di grano ,fe nonchefrenofatti, 0 per diuerft modi, o Infilando cuocere,cr putrefare l’orzo,ei grano piu nell'uno, che nell’altro, comefifa in Alamagna, cr in Boc* ma con le ceruifle. Peraoche quantunque ellefi fienofatte d’orzo, cr di grano ;fe nefanno però in diucrjì modi delle dolci, delle amare,dellegarbe,detle torbide,cr delle chiare. In Bauicra prouincia <fAlamagna macerano per far U Ceruifia lorzo,c'Igrano con la decottione de i fiori de i luppoli. li quali per quefro effetto coltiuatio ne i cam pi lorofu per le pergole, cr fu per gli alberi, come coltiuiamo noi le noftreuiti: di modo chechi gli coglieffe,o 5° gustale,utfarebbe nonleggiermente punito. Percioche,fecondo che rifrrifcono cofroro, danno quefri fiori Lpor di uino alla c erufa, cr fannoia piu aggradatole al guflo. La Ceruifia imbriaea beuendodone troppo, comefa il ui• no : Cr piu dura ilfuo nocumento, clic quello del uino. Chiamano il Zitho i Greci, ZJdot : i Latini, Zythum.

Della Zea, ouero Seme;

Cap;

LXXX.

■ jEA ? ^ucfp «,e • unafempliced’un folo’ gra n o :& l'altra,la qual chiamano dicoccos, ciò e di doppio grano, per hauer ella congiunte due granella in due gufei. Quella nutrifee piu, che non fa l’orzo , & ne i cibi è foaue. Nondimeno il fuopane nutrifee affai meno, che non fa quello del fra n o . ^ <5«

Si Ut


Nel fecondo lib. di Diofcoride. ZEA.

¡o

10

26 1

Se la zea fcritta da Diofcoride non è quelli , che per Zea,&fua$f tutta Italiafi chiama Spelta,neramente apprejfo d noi fi rìc per , àuto tifane. Ma che la Zea fia la Speltajl può conietturarc per quello, che neferine Diofcoride facendola egli di due frette , do è difemplice granello,cr di doppio : imperoche d'amendue fe ne ritroua in Tofzana. Quella di doppie granella chiamano i Furloni Pirra farra : percioebe nefanno t bulica,quale efiì chia manopcrucrfamcntc farro. Plinio oltre a queflo all’v 1 1 1 .cap. del x v i 1 1 .libro,dice, che la Zea nafceuacopiofìfima in Cam : I pagna, cr chefretialmcntefì chiamano Seme. Il che dimoftra (ejfendo coflfata la Zea copiofa in ltalia)che igeuolmente] ella poffa efferui duratafino atempi noñri Alche effendo uero,non può effer la Zea altro,che la Spelta,la quale noi in Tofcana chia miamopriuatamente Biada : imitando quafì gli antichi, che la chiamarono Seme.imperoche comefeme è nome commune a tut ti ifemi ; cofl è biada comune a tutte le biade. Cbiamafi la Spel ta in alcuni luoghi di Lombardia Alga. Il che uiene anchora a corroborare,che la Zea fla la Spelta : percioebe l'Halica ap* preffo a i uecchi non era altro, che Zea peña, cr trita nelle pile di legno. Parlando della Zea Galeno a lv i, delle faculta de Z e a f c r i t t a femplici dijfe, che nellefacultafue era mezana fra il grano, e d a G a l e n o . f orzo • Chiamano la Zea i Greci Z«<¿ : j Latini Zeazgli A* Nomi. tabi Uais: i Tedefchi Spelt2 ,S. Peters korn,Kinhorn,cr Din» chelhorn.gli Spagnoli Spelta: li Bracefi Efrcltra,cr Efreautrc.

D el Crim no.

Cap.

L X X X I:

I l c r i m n o c piu groffo di macinatura, che non è la farina:& falsi tanco di grano,quanto di zea. Fafsi del Crimno Ja poltc.la quale abondàtementc nutrifee, qua tunque malageuolmenteiì digerifea. Quella che fi fa di iea,2i riftagna piu il corpo, & mafsime della zea prima arroftita.

I l c ri mno non è altro,ehe ungrano, ouer una zea macinata groffamente ila quale ufauano gli antichi Crimno, & perfar la polir, chefu a lorogrdn tempo in ufo in ucce di pane, come aKv n i . capitolo del x x m . libro dfferma *“a ei*am‘ Plinio. Chiamano il Crimnoi Greci : i Latini Crimnum egli Spagnuoli farina atorcolada,cr Rohm. Nomi.

Dell’O lirà. 4®

Cap.

LXXXII.

L a o l i r à è fpetic di zea, ma nutrifee però qualche poco manco di quella. Fafsi di quella pane come della zea. Fafsi anchora dcll’olira quella farina groflfa, la quale chiamano i Greci crimnon.

L ' o l i r a , comefìpuouedcreperquello,chentfcriueDiofcoridc,comechcateinpi nofirinonfl feminiin O li r à , Stfua Italia, è unafretie di zea, onerofretta. Et però parlando dellefacuità loro Galeno quel medefimo diffe deKOlirà, eft£^'orc ^ che dellafretta,mettendole amendue còl temperamento loro in mezzo tra l grano,cr l’orzo. Credefi quafl Mar Marcello Ver cello Vergerlo, chefia l'Olirà la communefegala tifata molto perfar pane in Italia, ne i luoghi mafiime piu uicini gilio. aWAlpi,cr(imilmenteper\tutta l'AknUgna. Il perche dimoftranon hauere ben confederato Pliniofuofamigliare, nonaccorgendoli, che aftai differentementefcriffe egli demolirà agli v 1 1 1.capitoli,cr della Segala, la qual chiaa ma egli farragine ,a lx v i .del x v n 1 .libro, dicendo,che rolirafa dolcifiimo pane, cr la Segala amaro,cr brut* 5° to,cr utilefolamcnte per editar lafame nelle carenile. In quefio medefimo errore ritrouo Othonc Brunfilfio Tede* Errore fico : percioebe in quelfuo trattato, eh'etfa fopra tutti i femplici di Diofcoride, dice anch’egli infteme con molte al Brunfelfìo.fc tre melenfagini, che [Olirà, cr la Segalafono una cofa medefima. Ma oltre a quello non poffofe non marauìgliar d’altri. mi ÌHcrmoldoflel Manardo, cr del RttcUio huomini tutti neramente dottifiimi, nel dire eglino di commune con* tordia come per una bocca, che f Olirà è chiamata da Plinio Siligine, auenga chefeparatamente, come di due cofe molto diuerfe,agli v 1 1 1 .a 1 x -Cr x .capitoli del xv 1 1 1 . libro trattò egli S amendue, ione leggendofe nepotrà chiarire ogni candido lettore. Percioebe per la Siligine intende egli unafretie digrano di tutta eccellenza, del qua lefifaceua anticamente un bianchifiimo,cr leggeremo patir,cr per [Olirà una altraforte di biada, che fa il pan dolce, laqual chiama egli quiui^ome la chiamò a xxv. capitoli del xxti.libro, Arinca,cr non Siligine, come differo tutti cofiorofenza haueruifopra confideratione alcuna, non ricordandoli oltre a quello, che medeflmamente Galenofapcndo, che la Siligine non era tOlirà al primo dellefacuità de gli alimenti,parlando delpane cofl diceua. Hfìncerifiimopane è quello, che da i Romani, er da tutti coloro, chefono fottopofti al loro imperiofi chiama Sili■ ghteo: imperothe Siltgnis, che inUtino fi chiama Siligo, nonè uocc,nc Unione Grecale altraue n’hanno i Gre­

ci che


262

Difcorfi del Mattinoli

L'OIira,Si la ci che ui corrijfonda . Il che non haurebbe detto Galeno,[e la Siligine, er l'Olirà fujfero una cofa medeflma • ga che l'Olira è noce Greca. Il perche f e i Olirà, e r la Siligine fuffero fiate una cofa medeflma kaurebbe n U R * mamente detto, che la Siligine de i Latini fi fufje chiamata Olirà da i G reci. N e haurebbe cofì affermato che/ , r ligine non haueffe battuto proprio uocabolo nella lingua Greca. Oltre a ciò fono flati alcuni,che s'hannofimamcn. te creduto,che la Siligine de i Romani fìa la Segala hoggi uolgarifima,non accorgendo(ì,che la Siligine,come ch'èl lafuffcdi dtuerfe (fette, come fi legge in Plinio a i predetti capitoli; era nondimeno una ffetie di grano ,di cui fi cattaua unfiore di farina, che faceua il piu lodato , il piu bianco, e l migliore pane, che fi ; itrouajfe a quei tempi Del che fi uede il contrario nella commune Segala,che habbiamo a i tempi nojìri in Italia -.facendofi di quella un pi ne nero, impuro, amaro, buono folamente ( come dice Vlinio ) per cauar la fame a i uiUani. Chiamano /’0,7. Nomi» ra ¿Greci, 0 \ vpa. ; i Latini : Qlyra : UTedefchi, Rocken, er korn : li Spagnoli, Centeno blanquo-.i ìranccli Seiglebianche. ’ . J n

S ilig in e fo a o d iffe rc c i.

*

Dcll’A thera.

Cap.

LX XXIII.

L a a t h f . r a fifa ciizea macinata'fottilmenteV&èuna uiuanda da forbire, come un ingoio, commoda aliai a fanciulli. E utile quefta ne gli empiaftri. A th e ra , f u a c fs a m .

Se

N o m i.

D i c h i a r a perfe fteffo Diofloride, che cofa f i fìa l’Athera . e r però non accade dirne altro, fe non che fecondo altri diuerfi autori, ella fi può fare anchora di grano, f olirà, er d’amido . I T edefchi la chiamano Mofa,& ufanlaper dar mangiare non folamente a i fanciulli,che lattano,come ujìamo noi il pan cotto ; ma nelle proprie mi io fe,fatta di farina, di latte, er di burro: come ben fanno coloro, che hanno conuerfato in Alamagna. Chiamanlai Greci, A’diipa. ;iL a tin i, Athera : iT edefchi , Muos : gliSpagnuoli, Papa*.

Del Trago.

Cap.

LX X X I I I I .

Il t r a g o di figura è limile alj’halica . Nutrifce affai manco dellazea,perefIermoIto refiofo: & per ciò non facilmente li digerifcc nello filomaco : ma mollifica maggiormente il corpo. T r a g o , & fu a c fs a m .

N o m i.

V e n a ,& fu a cfsam .

V e n a f c r itta d a G a l.


Nel fecondo lib.di Diofeoride.

26 )

• r tra Vergamo, ouefi [mini piu per cibo de i cavalli, che degli huemini, quantunque qualche uoltacoflringa la 1 uia CT¡afame afarne . Mafuori delle careftie fi mangia la Vena cotta con uino dolce, ouer confapa, ouero iST< ino melato. Oltre a ciò,fecondo che diffe Plinio al xxv. capitoli del x xi 1. libro, la farina della Vena toglie ‘ cn-n(i t empiaftrataui[ufo con aceto. Cbiamanla i Greci, ; j Latini, kuena : gli Arabi,Carta;num,cr Nomi. Thurtai; li Tedefchi, Habcrn : li Spaglinoli, Avena,v auea : i Francefi,Auoyne.

Del R iio.

Cap.

LXXXVI.

C o n t i e n s t ilRifonellefpetie de grani. Nafce nelle paludi, & ne i luogi humidi. Nutrilce mediocre mente, Se riftagna il corpo.

1*

E f a m i l i a r i s s i m o il Rjfo nelle ntenfe di tutta Rifa fcrìt» Italia. Piperòfuperfluofarebbe di dirne qui altro di quello,de lii G*** nefcriuono Diofaride,CT Galeno. il quale aU’v 1 1 1 .dellefa culti de ifemplicico/i diceva. Il Rifo ha alquanto delcoflretti uo : cr però riftagna egli il corpo mediocremente. Et al primo dellefatuità de i cibi ; Vfano(diceua) tutti il Rifoper riftagna* re il corpo cuocendolo,comcfi cuoce Ìbalica : come che piu di quellafia egli malagevole dadigerire, cr nutrìfca manco, come aneborafifentr di quella mancofoaue al gufto nel mangiarlo. Chiamano il Rifoi Greci, OVtft : i Latini, Oryza: gli Ara» N0 - j bi >Art er Arzi : i Tcdefihi,Rcisz : li Spagnoli,Atroz-'i Fran cefi, Kit*

Dell’Haiica.

j*

\

f

Cap.

LXXXVII.

L a H a l i c a fifadizea.diquellacioè, chepcrhauerdue-ordini di grano,chiamano dicoccon.Qucfta nu trifee piu del rifo,coftrigne piu il corpo,& piu è utile al lo ftotnaco . Cotta nell’aceto, & unta con elio guarilce la fcabbia,fa cadere l’unghie corrotte,& medica a i pria cipij delle fittole bgrimali. I crifteri della fua decottione uagliono a i dolori della difenteria.

Co s t v m a v a s i di far ¡’Halica dagli antichi di zea, Halica,& fua __ peftandola(comeaU'x 1 .capitolodel xvx 1 1 .libro fcriffe Pii- «barn. «io) in certe pile di legno,fino cbe’l fuograno era ben feparato dalle reflexy- da igufei : cr pofeiaft ritornaud,quan do era monda,a ripesare : cr coflpeftaft criueUaua,crfifeparaua la fattile dalla mezana,cr quella dalla piugrof« 40 fa : er coft ne faceuano di treforti,mefcolandoui in ultimo una certa creta bianca, la qualefi portaua da Pozzuoa lo,perfarla piu tenera,& piu bianca. Del che non mi poffofe non marauigliarc, chefi mangiaffe a quel tempo U terra mefcolata ne i cibi, cr ilg'ffi anebora: imperoebe CHalica chefi portauafophillicata(come dice Plinio)d’A phried,cr d'altri luoghi in cambio di creta bianca, era compofta congoffo,il quale mangìandofi oppila le uie degli fpiriti, er fuffocagli buomini. Seforfè nonfi diceffe, che quantunque uifimefcolajf da chi creta, er da chigoffo perfarla piu bianca, cr piu tenera, chefé gli tollefte però uia co'l lunaria prima molto bene, quando ella fi uoltua ufare ne i cibi. Perche ueaiamo anchora a i tempi noUri dare la terra roffa al gengieuo, per confruarlo che nonfi corrompa : la qualefi laua perdo uia, quandofi uuol peftarc. Il che mifa confldcrare Galeno al primo dellefacuì fi degli alimenti, quando dice. Rifogna ¡lare auuertenti diligentifiimamcntc,quando({preparano i fugoli deU’Ha* lica lanata, ere. Imperoebe uolendo egli,cbefilaui t Halica, eftgno che per quefta uia ella flfrogliaffe dalla ere* Jc taxr dal geffo. che anchora nonfi mangiaffe ella con quella creta, ouergeffo,lo dimoftra il medefimo Galeno, cofl dicendo. L'Halica è unafretie di ualcntifimograno,dotata di uifeofo bumore,ofia ella cotta nell’acqua con uir.o Halica fcrit melato,0 nel uino dolce,0 nel auserò,0 con 0/10,0 confate. Quefta benifiimo cotta, er pencolata,*? còdita.gioua a ca di coloro,che patifeono mordacità di budella,0 per bumori cbolcrici,o per qualfi uoglia altra caufa. Percioche non coft l'baurebbe lodata Galeno,Jefifuffe ella mangiatafenza purgarla prima dalla creta, cr dalgeffo. Faceuafl Difi crema anticamente ÌHalica nonfolamente di zea chiamata dai Greci dicoccos,cio è doppia di graneUo;ma anebora di gru »* no, cr d'altre fretti di biade : comefi può ageuolmente intendere da Galeno, da Paolo,cr da Aetio . Tufi partmen te a i noftri tempi in Italia in uarij cr diuerft luoghi, quantunque fi chiamifusamente dalla piu partefarro ,peref* ferie affaifimile : cr dicofusamente, perciocbe ilfarro è affai diffvento dall’Halica. Et che fia il ucro, chetifarrofU differite daU’Halica, la quale chiamano i Greci chondros,cr chefia egli unapropriafretti digrano ehiam Co io dagli antichi A doreo,di cui Jlfa,cr fi prepara ilfarro,cio apertamente è maniftftodal teflimonio deUt fritti di P‘uautentichi cr approvatifcrittori. Dichiara adunque quella cofa primaméte Plinio aWv 1 r i. capo del x x i n . Hbroxofi dicendo. Le fretti del grano nonfono in ogni luogo ti medefme,ne dovefono ti wdefime, homo i nomi ■ tud<Jftnu


264

N o m i.

Difcoriì del Matthioli

medefimi. Volgitifimo è ilfitto , il quale chiamaronogli Antichi Adotto. Piu oltre per iimofirarfòrfe eh cofafuffe ilfarro,s altro la za,di cui fifa i'Halica,dijfe nel medefimo capo. Coloro,\che ufano ne cibikrjea **** hannofarro. Et al v 1 i.capo.del medefimo libro : Scrijje Verrio( diceua)cbe il popolo Romano haueua *”** cento anni fidamente di furtofatto di grano. Nel qual tempo non era fihalica anebora in ufo apprejfo~di loro V ^ ' fa tefiimonio il medefimo Plinio a x xv.crfp.df/x x 1 1 .libro,cofidicendo. L ’aulica é cofa Romana, ma non tT”* anticumepenfo,che eUafujfe anchora in ufo di tempo di Pompeo Magno. Corroborali quefio per Af cl epi aJ9 per Galeno nel v 1 1 .libro deUc compofitioni de medicamentifecondo i luoghi,doue iauthorità d'Aficlepiadc d uè egli un lettouaro per lofiuto del ¡angue, con quefle parole. Toglie di burro chiamato Chiucino mezo fifl ^ er di dicottione di ntanobio unfefiario. Mette tutto in macera in un uafo di uetro,s lafcìa cofi per ungiorno °' una notte. Et il giornofeguente difiempera quello medicamento mollificandolo nel modo,che noifogliamo fi°rc^~ 1 t'halica. quello tuttofcrijfe Galeno. Dal chef conofce manifèstamente,che ilfarro è differente dall'halica . a g 7 no poifiottoferiue Aetio al xLv.capi del ix.libro,douc d'autorità i'Arcbìgene fi leggono quefle parole. Quell ‘ che latinamente nelle regioni uicine a Roma chiamano Parrò,fifa in quefio modo. Bagnafi per un poco di tempo j grano nell’acqua : s pofeiafe ne cattafuori, er mettefi nella pila, er mondafi daWinuoglie, comefi monda la tti fatta. er come è ben mondo,fie ne cauafuori,sficcafì al Sole : sfregatolo dipoi con le manifino ebefla netto dall la lolla,fifa romperegrofiifiimamentefiotto la macinaci modo che Ugranella fi fiezzino in quattro,0 al piu in cinque parti ; er pofeiafificca molto bene er riponfi. Vfafi poico’l tempo, er cuocefi nel modo medefimo, cheli cuoce l'halica per cibodt coloro chefatifiorii. Imperoche per gl' infirmifi prepara in uarimodi, s mettefi anchora nelle epithime. Altri togliono lefiighe del grano uerdi,s di quefio fanno il lorfarro : il quale è piufoaue, e r pju aggradeuole al gufo. Tutto quefo dijfe Aetio. Per tutte adunque quelle ragioni è cofa chiara,che il farro è diari * lunga differente dall'halica. Et di ciò diremo ( concedendolo Iddio ) piu diffufamente nel uolumctto delle nofin lettere. chiamano l’Halica i Greci XórJ'ptt : i Latini, Halica : gli Arabi, chandaros .

D el M iglio.

Cap.

LXXXVIII.

N v t r x s c e m e n o d i t u t t i g li a ltr i p a n i q u e l pane, c h e fi fa d i M i g l i o . L a p o l t e fua r ifta g n a il corpo,m a p r o u o c a l ’o r i n a . M efl'o il m i g l i o a r r o f t i t o c a ld o nei f a c c h e tti,u a le a p p lic a to a i d o lo r i d e l c o r p o ,& d ’ogni a l tr o lu o g o d e lla p e r f o n a . ° ;» I l m i g l i o , per quantofi legge in Galeno al v i i . del lefacultà defemplici, ¿frigido nel primo ordine, & ficco mi principio del terzo,onero nellafine delfecondo : ma ha anche ra un pochetto delfiottile. onde per coiaifua natura mangiate fier cibo nutrifee manco di tutti gli altrigrani, dij]ccca,s ri* ¡¡lagna il corpo, er rijolue applicato difuori caldo ne ifacchtt ti, quelle infimità, che non ricercano (Ceffer medicate co cofi mordaci. Diffcccamedeflmamentcapplicato in firma d'impii firo,ma c tanto trita,e r ficca lafuafarina, che malageuolmn 45 te s'impafta con i liquori. Al che confonde quello, che dijfe poi al primo delle facultà degli alimenti, ciò è : llpane del M glio e arido, er frangibile,fimile alla rena, e r alla cenereiim* perochenonfì ritm a nel Miglio graffizza,ne uifiofìtà alca* na. Magiano lafarinafua i lauoratori,s i uiUani cotta nel la te. IlchefinoaitempinofiriuediamonoifareneUauaUe Ani tua a 1 bofeatori, che tagliano le legna,sfanno i carboni peri fórni delfino : i quali m’hanno piu uolte con giuramento affli mdto,che non ritrouano altraforte di cibo, col quale pofiano perfiucrare a tal fatica,fi non con quefo difarina di Miglio, l5 e r dilatte, chiamano il mìglio i Greci, K ¿y^ot. i Latini Mihum: gliArabi leuers, Gegucrs, s Giauresili Tedefihi, H irsz : gli Spagnuoli, Milho, e r miyo: i Trancefi, Millet.

M ig lio ,& f n e f a c i l i tà f e rie — t e d a G a l.

N o m i.

Del Panico;

Cap.

LXXXIX.

C o n n v m c r a s i li P a m c o r r a l e b ia d e . E fim ile al m ig l io ,& falTene fim ilm e n te p a n e ril q u a le è nel le facu lca fu c fim ile a q u e llo d el m i g l i o , q u a n tu n q u e m a n c o n u trife a , & m e n o rifta g n i il c o r p o . P a n i c o f e r ir r o d a G a l. E rro re d el R u e llio .

D i c e v a Galeno al v 1 M e facultà defemplici : Il Panico ¿fimile al miglio, S nellefacultàf i e è di poco ° *^ ^ lj fa&nx dtyUint0 ancho egli iflufii del corpo, comefa il miglio, s Applicato difuo ri mfrefia, s dtjjecca. Il Ruellio erra dicendo che’l Panico fi chiami in Italia Melcga. Pereiocht la Metega in Lombari¡4


Nel fecondo lib.di Diofcoride.

26 y

Lomlurdi.i c quella, che in molti luoghi fi chianti Sorgo > e r in ofcatu Saggina . N r fo io luogo alcuno m Uditi , ottefi chimi il Panico altrimenti, che Panico, er P attizzo. Imptrocht li S j g g i n . r , & s a g g i n a » che chiamano chi Mtlega,cr chi Sorgo, e una jf’e- l u j «***“ • » e di biadi, che produce tl fw gambolimile alle canne : di modo che quando è crefctutofino alla ultimafua gràdezza ne 1 campi, oue egli è femiiuto, non paiono altro, che canneti : come che le fue canne nonfieno di dentro mette, mapiene d'ima midolla bian ca fimile aquella,che (ìritruous nelle canne »di cui fifa ¡I z’<c? chero. Le mazzoccbie delfeme, che hanno nellafommiti loro, fonogroffe come pine domeniche, er qualche uolta maggiori,di colare, che nel roffo nereggia, oueramente del tutto fono nere, comefe ne ritroudno in piu luoghi della patria del Friuli,tutte ci riche di numerofo feme. del qualefanno i uillani farina : er di quella pane affai zotico, er ruuido; quantunque in Tofcaiu piu Jipanini la Saggina per dare a ì colombi, er alle galline ,che per l'ufo de gli huomim. Cotalffietie di biada chiama Plinio alvi i. capo del xv 1 1 1 .libro Miglio Indiano : quantunque ciò nonauertijp il Rttellio altrimenti grandi]?imo imitator di Plinio- il quale lo iefcriue con quefte parole. Il Miglio Indiano è ñato por tato inltalia fra queftt dieci anni, nero di colore, groffo digra* nello, cr di gambofimile aUe canne. Crepe all’altezza difette piedi, con grandi mazzocchie in cima »le quali chiamano labe» £ firtihfrimo pin che tutte Í altrefrette di qual fi uoglia biada’■ di modo che unfotograno neproduce fino atre feüarij - Tutto quefto diffi Plinio Chiamano il Panico iGrtci$fivp/>f\i La Nomi tini, Panicum : gli Arabi, Dochon : i Tedefchi, Ppnich >Hr>* dclpfrnich pray, Fuchsfchuuantz ¡gli Spagnuoli, Panizo,V P* tufo : i Francefi, Paniz. T

S E S A M O

D ’A L C V N I .

SE S A M O

D ’A L T R I .


2 66

DifcorfidelMatthioli Del Seiàmo

Cap.

XC.

t l sesa m o nuoce allo flomaco : & fa puzzare il fiato, ogni uolta che mangiandoti oc reihtf • denti : Rifolue impiailrato legrolTezze de nerui,gioua alle contufioni,& infiammagioni delle ore*' chic r alle catture del fuoco.a dolori colici,& a i morii delle cerafte. Vntocon olio rofado allcpr!C iifce i dolori di tella,caufati dal caldo del fole. Failmedeiimo lafuaherba cotta nel uino : & lla|c pC ticolarmente alle infiammagioni,& grauifsimi dolori d'occhi. Fafsi del feme del fefamo olio.il nini! e in ufo in Egitto. “ 5 O v a l e fifa il fotte del S(fmo, che ¡'adopera rifar elio, è notifinta cofa nette fretiaric :ma pochifrettaliU U M però,comefi fu fatta la pianta,che lo produce: auenga che poco,o niente,per ifmagrire egli marauigliofamante i terreni,fe nefemim in Italia,ma uift porti di Grecia, cr del Peloponefo. E adunque ( per quanto io poffo ricattare da Theophraito,cr da Plinio ) il gambo del SeJ'amoaj]difimile a quello del miglio; come che alquanto piugroffo or piu alto : lefondifon rafie: er produce il feme dentro a certi c a p i t i l i a i papaueri. Plinio al lib. x v 1 1 1 dice che l Sefamo uenne dall Indie,douefifemina copiofaméteperfar olio,il quale ufano ne i cibigli Indiani, or ?U ti),come tifiamo noi quello dell'oline. Nonfenza ragioneferine il KueUw.che non e legume,ne biada alcunafchcL gri tanto il terreno,quanto fa il Sefamo,per hauer egli piu grafi calami,er affai piu,che il miglio,er parimentepiu radia. Percioche rttrouo batterlo detto Theophrafto anchora al i x .cap.deU’v i 11 Mb.con quefte parole.Tra tutti tfemt,cheJifeminano la fiate,tuffino epiu moleflo alla terra del Sefamo : er peròfi crede,che molto lafmagrifca,co ,, me quello che ha molti piu calami,piu gròfi, er molte piu radici del miglio, Le duefigure,che quifon pofle per ' 10 Sefamo,anchora che amendue mifieno fiate dimoflrate per il uero ; nondimeno neffima di loro corrifrondc alibi, finta,che nefcriuono Theophrafio er Plinio.ne per altro l'habbiamo pofle in quello loco,fe nonper ammonire l let < r r • tj U ^ cl0>fy farl Ìaf crf>c^e i ttnJ ” <■l'altrafi raffembra al uerotcr che è in mamfcfto errore,chi altrimctifi ere todToSr* m[m<! T chr ° 10 dl d,ligizad'hauerncU m e • H*ilScfamoffecòdoche diceua Galeno ali'via. dellefaculta de femplict)nonpoco dell’untuofo,zr deluifeofo : er imperò è tenace, zrmollificatiuo,della cuifacul« ta e medefimàmente l olio,chefette¡premefuori. Et fecondo che dtfjcpure egli al primo dellefaculta degli alimeli, 11 feme del Sefamoper effer graffo,prefiofatta coloro,che fe lo mangiano. Guajla mangiato lo flomaco, digerifcefl 17aldgeu0‘j n<fptt,O‘ genera nei corpi groffo nutrimento. llpcrchc è ben chiaro,che nonpuo egli fortificare,ne cor roborare loflomaco,come non fortificano(ìmilmentegli altri cibi grafi. Genera il Sefamogrofi hnmori:& pe* „ N o m i. romalageuolmentepaffa per il corpo. Chiamano i Greci il Sefamo ; i Latini,Sefamum : gli Arabi, Sem fem,onero Senjera : li Spagnuoli lorgilim, er A legria : i Trancefi Iugiolinc. S efam o ,

&

fa» flint.

Del Loglio.

Cap.

XCI.

I l l o g l io nafee infra le biaderlacui farina empiaftrata con fa!e,& córaphani,ferma l’ulcere putride, & corrodile,& fimilmente le cancrene. Q uella medefima mefehiata con folpho uiuo,& aceto fana le uolatiche

maligne,&lafcabbia.Cottaneluinocon ilerCo dico- 43 1 /\ I ^ , 1 . A

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l o m b o , & fem e di lin o rifo lu e le f c r o f o le ,& r ó p e q u e l­ le p o fte m e .c h e m a la g e u o lm e n te fi m a tu r a n o .C d tta nel l ’a c q u a m e la ta fi m e tte u tilm c te in fu le fc ia tic h e . Appli c a ta in m o d o di f o m e n t o c o n p o le n ta ,in c e n d o , m irrila , ò u e r o z a ffe ra n o , a iu ta a fare in g ra u id a re le d o n n e .

L o g li o , & fu a e f là m in .

E rro re d el F o c h iìo .

il Gioglio nella pnm uera ; nondimeno, per quanto fi legge in Theophrafio a v i i .cap.dell’v i l i .libro ,nafce egli nel principio del uerno,confiondifrette,pclofe , e r graffe. Credefi Leo * nardo Tuchfìo( come fi legge ne i fuoi amplifimi commentari) deU'biftoria delle piante) che’l uero Gioglio fìa il Pfcudomelan* thio, il qual molti chiamano Gittone, onero Ghittone, cofa uc* ramente nonfilo del tutto aliena dalla commune opinione dei buoni femplicifii de i tempi noftri ; ma anchora daU'hiftoria, che ne deferifero gli antichi, i quali fcriffero, che il Gioglio nafceua nellefriche,cr non in capi, come fanno ipapaueri, CT ilmclanthio. Et quantunque ft sfòrzi egli di uoler prouare

con


Nel fecondo lib.di Diofcoride. 26"7 con iulhorità di Tbcophrafto, che il Pfiudomdanthiofi* il ucro Gioglio, pumi ucramenic , che ajjui piu parole igh lì aggiunga, che io non ho mai lette in Theophrafo. E t pero nonfi marattiglino ì lettori, fé giù difit io fchcr» zando ,che forfè hauejfi il Fuchfio mangiato pane meflurato con Gioglio il giorno, che ti fcrtjfc di lui , per batter ¡jucflofernc ualorofa uirtùftupefattiui. NU che neramente fi.t il Gioglio ucro , quello che nonfola conofono hog gl i medici, ma ogni uiQano che lallora, cr fanina la terra, fidimoflra per Diofcoride al capitolo della Pbemce nel i n i . libro, douc dice,che la Phenicefa lajpiga fintile al Gioglio . lichene dimoflra mamfrjìamente, che’l Gto * glio produce la [pica, er non capo, ouer calice, comefa il Pfcudomelanthio, il pupanero, c r altri fintili. Dlfcer* nejl oltre a ciò hauere in quefto non poco errato il Vuchfio,per la euidente apcrattone che fi ucde del Gioglio del comtnttne ufo. Imperoche il pane, in cui ne fia notabile quantità,fa intentare gli bttommi che fc lo mangiano, 10 fhtpiii ,CT come ebbriachi, prefi dagranifinto fonno. cr però cattiamo noi inTofcanacon granlifitma diligen• za dalle biade il Gioglio, perfuggire il nocumento, che fa egli alla tefia imbriacanio>CT facendo dormire. . E il Gioglio, fecondo che rifèrifce Galeno,al vi.delle facilità de femplici, alido nel principio del terzo ordine » ^nt Cr ficco nelfine del fecondo. Chiama/} il Loglio da 1 Greci, A/?* da : i Latini, Lolium : dagli Arabi,Sccilcm, Nomi, cr zeuen : da i Tedefchi,Tuudch Trcjpc, Rueuueyjfen, c r Lulch : dagli Spagnuoli 2"oio : CT da Prancefl \uay= ra ,CrYuroie.

Dell* Amilo.

Cap.

X C II.

Lo a m i l o c cofi chiamato per farli egli fenzamacina. L’eccellentifsimo è quello, che fi fa di *° grano di tre mefiinCandia, Si in Egitto'. FafsirAmiloaqueftomodo.Bagnafiil grano ben netto di tremefi cinque uolteil di ,&r fc pofsibilc è,anchora la notte,& come fi comincia ad intenerire , fe ne fcola fuori l’acqua pianamente,accioche iofieme con quella non uada fuori la parte utile già incita del grano : & cofi come è ben fatto macero,& tenero,meffogli fopra dell’altra acqua,fi calca benifsi* mo con i piedi : & ritornatagli dinuouo pur dell’acqua,medefimamente fi ricalca: ultimamente iene cauanoconil criuello le fembole, che ui nuotano fopra:&quello cheauanza ben purgato dalle fem bole fi cola prima,& poi fi mette a condcnlhre in fu le tegole nuouc fotto a caldifsimo fole.'pcrciochc l’humido di fatto diuentaacetofo. E buono l’amilo alle fcefe,cheuengono negli occhi , & all ulcere concauc, & pulitile di quelli. Kiftagna beuuto gli fputi del fangue.’ Ienifce 1afprezzc delle lauci : Se mectefi oltre a quefto co’l latte,& con le uiuande. Fafsi l’amilo Umilmente di zea , la quale fi macera J» un giorno ,0 due,& pofeia fi rimetta benilsimocon lcmani.comefifaconla pafta,quando fi vuol fa re il pane,& fatto pofeia come è ftato detto, fi fecca lotto a caldifsimo fole. Quello quantunque nò fia buono nell’ufo della medicina; c nondimeno conueneuolc in altre cofe. A■ nifi'',& Tua L ’ a m 1 do cofi udgarmrnte chiamato neVeß'etiarie a i tempi noftri, è notifimo a tutti. L ’eletto, e l bua* efiamin. no è queUo(come rifirifee Plir.io a v x 1. capitoli del x v n i . libro) che è leggiero, bianco, lifeio , er fi efio . E t come che Diofcoride lodaffe quello, che fifaceua in Candia, cr in Egitto ; lodò nondimeno piu di quefto Plinio Amido (cric­ quello, che al tempofito fiportauadiCbió: onde nuole egli, che ¡labbia f Amido hauutala fuaorigine. L'Ami* co da Gal. do fi fadi grano (diceua Galeno al primodelle facultàde gli alimenti) cr ha uirtù di lenire,cr ammorbidire le ruuìdczze delle membra : la qual uirtù è commune a tutte quelle fuftanze, che fono fecche nella loro confluenza, 40 le quali non hanno ne del coftrcttiuo, ne dell'acuto>ne alcuna altra facuità apparente, come tra le cofe humide c lacqua. E oltre a ciò t Amido nellefacilità fite fimile al pane lattato, quantunque manco nutrifea: tic può l’Ami* dofialdare, comefcalda il pane non lauato. Oltre a ciò,per quanto fi caua da Plinio a Xxv. capitoli del x x i l . libro, impedifie l'Amido la w ild , cr nuoce alla gold contra quello, chefc ne crede : cr rifiagna il corpo, cr tfluf* fi delfangue te rd a fi ne ¿dolori della uefcica alquanto caldo alla quantità di meza oncia con uno uouo, cr una paffa tepido , dopo al bagno. chiamano f Amido i Greci, A'hvkw : i Latini, Amylum : gli Arabi , Nixen Tede N o n i . lehi, Amlung : i Pranccfi, Amydum : gli Spagnuoli, Antydon.

Del Fiengreco.

Capi

X C III.

L a farina del Fiengreco mollifica,&rifolue. E buona a i flemmoni tanto interiori, quan­ to efteriori cotta con acqua melata: & comporta con aceto, & nitro,& applicata a modo di empiaftro fminuifee la milza. Sedendoli nella decottione del fien greco gioua alle malattie della madrice, & luoghi naturali delle donne,caufate o per oppilationi,o per pofteme. I mucillagini del fien greco cotto nell’acqua,mondificano i capelli, la farfarella, Se l’ulcere del capo,che menano. Mcttoniì con graffi? d’oca ne pelfioli per mollificare,& aprire ne i luoghi naturali delle donne.Il fieno greco ucrde con aceto ualeall’ulcere,& alle debolezze de luoghi medefimi feminili .Gioua fimilmentc la dccoctione del fieno greco alle forse delle pondora, le quali chiamano i medici tenafmi, & fim ilm entc a t flufsi puzzolenti della difenteria. L’olio del fieno greco inliemc co’l mirtino mondifica i capelli^ le ^ cicatrici delle membra genitali .

i x

E voi-


2(T8

Difcorfì del Mattliioli

#ien greco * f c f u a eiTam .

F I E N O

G R E C O .

F ie n g re c o

fcrittoda G* l»o.

tiomff

E v o l g a r i s s i m o fm e il Fieno greco nelle fh(t fiorir. lo cui piàntofa fonili fu ñ í , c r fiondi <¡uafl fintili ¡¡i tri fòglio .Produce il femefuo in certi cornetti, c r per¿¿ mato da Tbeophraflo Buceros. E il Fiengreco, fecondo Cu leno aÜ’v 1 1 1 .dellefacultó defemplici, caldo nel fecondo or! dine, cr fecco nel primo : cr imperò empiaflrato infu le p0[ie me calde, maggiormente le sdegna, c r infiamma. Il perche piu fìconiarneaRcmai calde,cr piu dure . Chiamano il Fien grecoiG reci, T? a«,& ÌW«for ; j Latini, Faenum gracum • gli Arabi, OIba , Halbe, ouero Hebbe: i Te defichi, Fenigrec, •• cr Bockshorn : li Spagnuoli, Alfòrnas cr alholuas : li Franai fi Fenigrec, cr Senegreue.

D el Lino.

L I N O .

Lino, & fuo

eflàmin. Oliodi (eme di lino, & Tuo fecultà.

S a in b a g ia , Tua e lia iih

Se

te m e d i lin o fc ritto d a G » lin o .

C ap;

X C IIII.

I l uno èuolgarmentenoto . Ilfcme del lino ha le uirtù medcfime,che ha il fieno greco . perciochc an­ chor egli rifolueA mollifica i flemmoni tanto interio «»quanto citeriori cotto có mele, olio,& un poco d’ac qua,ouero impattato con mele cotto. Spegne applica io to crudo i quoti,& lalcre macole della faccia. Rifolue le polleme,che nafeono dopo alle orecchie, & fimilmenle durezze,impaftato infierne con nitro,& con lifeiafat' ta di cenere di fico. Purga cotto nel uino l’ulcere corro fiue, & i faui. Comporto con la pari quantità di naftur tio,& mele fa cadere l’unghic corrotte. Tolto con me je in forma di lettouario purga il petto facédo fputare, & lenifce la tofle. Cotto con mele,& con pepe,& man­ giato copiofamente induce gli appetiti di uenere. Fannoli della fuá decottione crirteri ne i rodi méti delle bu Io deliaci della madrice,& per cauar inora lo fterco indù rito . Non gioua manco alle donne,che feggono nella decottion fua per le infiammagioni de luoghi loro natu rali,che fi faccia la decottione del fien greco.

Noto , er uolgare è il Lino , cr parimente il fuo firme. cr imperò non accade a recitarne altra hifloria. Cauafi delfi» me olio, il quale c non folamente in ufo de medici, ma de i dipin tori,de i muratori,de gli fcultori, de i legnaiuoli, c r defabbri. E ottimo per tufo dette lucerne,perciochc reftUe piu lungamen 1 ° te alfuoco,che nonfa quello delle oliue.Per medicina gioua ah lo fpafìmo : ualc a mollificare le durezze de i ncrui, cr dellegm ture : c r confèrifce mirabilmente a tutte le infirmiti del fede» rc,cr a mollificare le durezze de i luoghi naturali delle donne. Lauato con acqua rofa, ouero di nenupharo, confèrifce molto alle cotture del fuoco , c r afare cadere l'efcbaradei cauteri. Vfano alcuni di darlo per bocca al pefo di tre, o quattro onde nella doglia del coftato,la qual noi chiamiamo pontia:del che ho ueduto io mirabile effetto, cr mafiimc dandolo fiefeo nel principio del male. Oltre a ciò perche ( come fcriue Plinio J0 al primo capo del x i x.hbro)da alcuni fi connumera /¿b a m ­ b a g i a , chiamata da i Greci xylon, c r uolgarmentc in piu luoghi Cotone,tra le fpetie del lino, non effindone(ch’io fap pia) fatto memoria alcuna appreffo Diofcoridc ,ne manco ap* preffo Galeno,non ho uoluto lafciar le uirtù fue adietro, effen* do nell'ufo de moderni medici. Impcrocheld midolla del finte frefeo è utilifinta alla toffe,cr a molte altre infirmiti del petto. Scalda appo ciò, mollifica, cr aumenta la (ferma. La Bamba­ gia poi ristagna il fitnguc delleferite-,cr maj?imamente labbru• fidata. Adoperajì utilmente anchora de i chirurgici per modifi io care,cr nettare tulcere, c r le fin te . E ilfeme di Lino ( per quanto piace 4 Galeno a lv i i . delle/ acuiti de femplici ) qualì caldo


Nel fecondo lib. di Dioicoride.

%6 .9

til{o nel primo ordine, tenendo il luogo di mezo infra'l fecco,cr l’kumido. Chiamano i Greci il Lino , a ì >‘ v ; i Nomi. l atini, unum : gli Arabi, BaKttrùkichtn, c r Bczcrcbetan : 1 Tedefcbi, Lein, cr Flachs : IrSpagimoli Lino : i f r a n c e jì, L in

D e i C eri.

Cap;

XCV.

I CE C I » c h e fi feminano, fon buoni al corpo, prouocano l’orina,ma generano ucntofìtà, fanno buon colore,fcacciano il parto, & i mcftrui, & generano af­ fai latte. Impiaftranlì utilmente cotti con eruoalle infiammagioni de tediceli,& a quelle fpetic di formiche, rhe li raffembrano a i porri.Cotti con orzo, & con me­ le uagliano contra alla rogna,& all’ulcere del capo, che ■ menano, alle impetigini»& all’ulcere incaricante, & ma­ ligne. Nefono d’una altra fpetic chiamati arietini. Prouoconoamendue l’orina,dando la loro decottionc con rofmarino al trabocco di fiele,& a gli hidropici : ma nuoconoall’ulcere della uefcica,fc delle reni. Sono alcuni, che per guarire i porri,& le pendenti formiche, quando Ialunaènuoua.le toccano particolarmente co tanti grani de ceci, quàti fonoi porri, & le formiche: & ligatoli pofeia in una pezza di lino fi gli gittano all’indietro dòpolefpalle,pcnfandofichccofi facendo fene caggiano i porri ,& le formiche .Le foglie de i ceci ialua »tieni fono firmili a quelle dei domeftlchi, ma fono d’acu to odore: & come che il feme fia differente dal donneiti co$è nódimeno utile a tutte quelle cofc,chc s’ufa quello.

S o n o »Ceci notifimo legume in Italia, cr ritrouanfene di bianchi, di neri, cr di rofii . I bianchi chiamano alcuni Co« lombini : tropi Venerei,per prouocare eglino al coito:cr 1 ne* ri Arietini. Scrifje de Ceci Galeno nel primo librò dellefacili* tà de cibi,con qucjle parole . I Ceci non generano manco tiento fita,che (efaue, ma danno però maggior nutrimento. Prottoci no al coito : cr credefi, che generino aneborajperma . onde fo * no alcuni,che gli danno a mangiare i gli palloni . Hanno uirtù afterfìua.cr piu potente affai,che noti hanno le fune : di modo che nefono duna certa fpetic, che rompono,c r ¡tritolano le pietre,che fi generano nelle reni. Q nefiì fono neri, cr piccioli,cr nafeono particolarmente in Bitbinia,cr chiamanfi Arietini. Et bajía perfa rd o , a beuer fola* mente la loro dicottione fatta nel!acqua. Mangiano alcuni i Ceci ucrdi,come lefaue . Qjicflo tutto diffe Galeno. 4° Chiamali Arietini Plinio,per efjer eglino nella forma fìmili alle teñe de i montoni. Scrijfe parimente de i Ceci Ae tio, co/ì dicendo. 1 Crei legume uentofo, danno affai nutrimento, cr fono commodi al corpo : cr in oltre pro* notano ( orina, c r i meñrui, c r generano affai latte,cr parimente¡ferma. La decottionc de i neri rompe le pietre delle tin i. Enne d’una altra fpetic chiamati Orobini,i quali hanno uirtù di tirare, di rifoluere, tfincidere ,C r dia* (tergere r II perche mendicano il figato,la milza,cr le reni : c r parimente la rogna, cr le impetigini : cr nfoluo• no lepofteme,cbe naftono dopo f orecchie,<y le durezze de i teñicoli : cr nell'ulcere maligne fono di non poca ef* ficacia. quefto tutto dilfe Actio . Ne accade a dir qui altro de i faluatichi, effendo uolgarmente cònofciuii, c r ha* «rendodellefacilità loro affai detto Diofcoride,cr Galeno.Se no che Plinio dice che mangiati copiofamente foluono il corpo,ma generano uentofttà,cr dolori nelle budeUa. Chiamano i Greci i Ceci,E’p¿t¡n6sf : i Latini, Cicìrigii Ara bi,Chips,Hamos,et Alhamos-.lt Tcd(fchì,Kichern,Kuhcrerbs,et Zifer erbsùi Spagnoli,Grauàcos:iEraceji,Cices. fo

Delle Faue.

Cap.

X CV I*.

le fave gonfiano, & fanno uentofità.digerifconfi malageuolmctc, fanno fognare cofe pauro fe, & terribili, giouano alla toffe, & fanno il corpo carnoforfono mediocri ne temperamenti loro in fra’l caldo,e’1 freddo.Cottele fatte có acqua,& conaceto, & mangiate ¡infieme co’lgufeio rifiagnano la difentcria,& i fiufsi delloftomaco. Vfate le faue ne i cibi fono utili a i uomiti.Gófiano màco il corpo,quando fi gitta uia la prima loro decottione. Le uerdi nuocono piu allo ftomaco,&r fono pia uentofe. La farina loro da per fe,& mcfcolata con polenta mitiga l’infiammagioni,cbe foprauengono nelle ferite: riduce le cicatrici^! colore naturale: gioua al latte.che s’apprende nelle poppc,& fpegne <c> leinfiammagioni diquelle:& eftinguc il latte.Impaftata con farina di fien greco,& mele rifolue le po ^cme,che uengono dopo all’orecchied foroncoli,& finalmente Umidi della carne. Mefchiata con «hiarad,u0l,o J rofe,& incedo riduce gli occhi dislogati, rvu e,& l’enfiagioni di quelli. Macera. 1 3 ta con

Ce« , & loi» 11 * C e c i ferite*

da Galeno.

Ceci fetitti da Accio.

Nomi.


270

Diícorfi del Matthioli F A V E .

Faue,& loro

N

f a c u lt a f e r it ­

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i s s i

m e

fono le Faue a ciafcuno. Et fecondo che

J commemora Galeno al v i 1 . dellefaculta defemplici,fono le Fa» ue poco lontane dal temperamento nel dijfeccare, er nell'india gidire. La polpa loro ha un poco di uirtu ajlerfìua, come hanno ; i gufei alquanto del coflrettiuo. Et imperò le dettero già alena ni medici cotte ínfleme con oxicrato,alla difenter ia,a «jlufi jìo- j9 machali, er parimente a i uomiti, che chiamanoi Greci lian imi.

ile d a C a l .

Kami

ta con uino medica alie fufifufioni, & percoífepur de gli occhi; 8¿^per riftagnare i flufsi loro fi met tono le faue maflicate fenza gufcio utilmente in fu la fronte. (fuelle medeílme cotte nel uino fanano l’infìammagioni de tetti colii&mcfTc in fu’l pettinccchio de fanciulli nó m Jafcia no per lungo tépo nafeer i peli: guarifeono le uiiiligini - I gufei delle faue applicati in forma di linimento, douc fieno fiati cauati fuori i peli,ue gli fanno rinafeerepiu fot ftili. Quelli medefimi mefcolatoui con polenta, alume fcifsile, & olio uecchio, Si fattone pofeia impiaftro fo. 1 « pra alle fcrofole Je rifoluono. Tingonfi con la decottione delle faue anchora le lane, lliftagna meza una lana fen za feorza il fanguc,che efee da i morii delle magnane, legatauifufo.

Ma come cibo,fon le faue malageuoli da digerire, quantunque fieno altrimenti atte a mondificare il petto, cr il polmone per aia dello ¡puto .M a applicate di fuori diffeccano neramente fenza moleftia alcuna. Et babbiamole úfate noi nelle podagre cotte prima nell'acqua, cr poi accompagnare con grafia di porco. Et ufata parimente habbiamo la fuafarina nelle percojje, er nel* le ¡ i rite de nerui, incorporata con aceto melato. er infierne con polenta nell e infiam m agli caufate da percefi ani. E oltre a ciò colai farina ottima per fare impiaftrt per l’infiammagioni delle ja mammelle,w df i teflicoh. hnpcroche quando quelle partifo* noinfiammate,amano molto t rimedi) refrìgeratiui, cr Rettalmente le mammelle, quando ciò gli inter uiene per il latte,che ui s apprende dentro. Rìfolue oltre a ciò cotal empiañro anchora il latte : come prohibifee che in lungo tempo non nafeano pelifopra al pettinccchio defanciulli,quando ui s’applica fopra. Et al primo degli alimenti eoa fidiceua. Quantunquefi cuocano le Faue lungamente,c r fi preparino in qual Ji uogha modo, non però fi rìfolue in loro la ucntofità, che poffeggono, comefi rifolue nella ptifana : perciocbe quella lafcia per la cottura ogni faculta ucntofa. Oltre a ciò hanno le Faue lafidanza loro non dcnfa,nc grauc,ma fingofa , er leggiera : in cui è però al* quanto di uirtù aflerfiua,come ncUaptifam. Et però manifidamentefi uedc,che lafarina delle Faue mondifica le fordidezze deHapcüe. 1/ che fapendo molto bene gli huomini ,er le donne, che attendono all'arte di polire,cr nettare 1 corpi, I adoperano ogni giorno ne i bagni per l’effetto medefimo, che alcuni altri adoperano il nitro, la jo J f urna del nitro,cr ciafiuna altra cofa aflerfiua. Compongonla oltre a ciò a modo di linimento, cr applicatila po* J'cia alia faccia, comefanno alcuni con la ptifana : cr cofì ne ¡enano le lentigini, cr le macole caufate dal fole , er altre pirciolc eminenze. Effcndo adunque le Faue dì cefifatta facultà,nonfono però tarde dapaffarein nutrimen* to come fono le cofe utfeoft, cr grojfe, in cui nonfi ritroua uirtu alcuna aflerfiua, come fono l'balica, il trago, la (imilagine, c r Í amilo. Piu oltre e dafapere, che non effcndo priua la mmcftra,che fi fa di Faue infrante, di ucnt ojita, molto piu gonfia il cibo delle intere. c r quantunque lefritte lafcino la ucntofità fua ; nondimeno diuentano pero elle malageuoli da digerii e , Difendono con tardità dallo flomaco, cr generano grofio nutrimento in tutto’l corpo. Quelle chefi mangianofiefche c r immature, feguitando la ragione commune ditutti gli altri frutti, c e Ji mangiano immaturi,generano molto húmido nutrimento, c r tonfeguentemente maggior copia difuperfiuia U , nonfojamente nelle uic delle membra nutrì tiue, c r interiori ; ma ttniucrfalmentc in tutto l corpo : c r però nu* 5a triforio elle ajfaimeno, c r piu preflo pafjano. Sono alcuni, che nonfríamente mangiano IcFauc crude, ma lecuo cono wjieme con carne di porco, come fi cuocono gli herbaggi degli horti : c r altri in uiUa le cuocono con quella di capra,Cr di pecora. Et perche fono alcuni,che fentono la ucntofità,che elle generano, ui mettono nel cuocerle le cipolle, cr mapimmente quando nefanno polmento . Sono oltre a ciò alcuni altri, che fenza cuoceruì cipolle,le m i’ glano pofeta crude con il polmento. Il perche è dafapere, che fi correggono tutti i cibi ucntofi con quelle cofe ,la cuifaculta cdi fcaldare,zr di dijfeccare. Chiamano la fauu i Greci, ; i Latini, Faba : gli Arabi Hacbil• le, er HabaUe,ouero Bachate : li Tedefchi Bonen : iFranccjl.Fabuc

Della Faua d’E gitto.

eap.

X CVII. ------------

L a fa v a d Egitto, la qual chiamano alcuni Pontica,nafce abondanteméte in Egitto, come che ella fi ntroui anchora nc i laghi d Alia,Se di Cilicia.Pioduce quella le fuc foglie gradi,come capelli: il

furto


Nel fecondo lib. di Diolcoride. F A V A

D ’E G I T T O .

271

fuño d’un góbito,groflo un dito : il fiore di colore ro* fado, il doppio maggiore di quello de i papaueri.il qua le lafcia nel disfiorire i follicoli limili a ú nido di ucipe: ne i pertugi del quale fono le fauc, le quali tutte alqui to fi ueggono apprir fuori fopra al coperchio in mo­ do diboIle.Chiamafilafauad’ Egitto Cibotio,cioè caf fetta,per feminarfi ella mettcdoli printa in una zolla di terra bagnata,& gittàdofi pofeia nell’acqua. Ha la faua d’Egitto la radice Tua piu groifa di quella delle canne,la qual fi chiama Colocafia,& mangiali ne i cibi cruda , & cocta.Magiafi la faua anch’efla uerde.quàdoè ifccca,diuenta nera,& è maggiore delle fauc communi. E coftrettiua,buona allo ftomaco:& perciò s’impiaftra util mente la fua farina in uece di polenta alla difcnteria,& a flufsi ñomacali,nel che fi da a mangiare anchora in polterquantunque a tali difetti affai piu gioui bcuédofi tre ciathi della decottióe de i gufei.Quella parte uerde che fi ritroua in mezo alla faua,amara al gufto,gioua a i do­ lori d’orecchie,fe prima trita,& poi cotta con olio rofado ui fi difiilla dentro.

Ch ia m a s i la fatta d'Egitto Colocafia'. perciochc eoft particolarmente fi chiama la radice fua. Qj}ffia la prima uolta itiddi io in Trento nell’anno 1538. mofiratami da uno Odoar* do Polaccbo, il quale portaua f reo anchora altre rare piante <fEgitto, er di Soria. Però credo, che fieno in errore coloro, eie fi credono,che quella pianta portata ÌEgittoAmile all’ Aro,quantunque piu grande,fia la Faua d’Egitto. I m* peroche nonfa ellafiore due uoltc maggiore del papauero,non produce le faiteóte fi può mangiare lafua radice cru* dapereffere in fupremo grado acutifiima. Le fòglie di quefto Aro di Egitto molto cornjf ondano a quelle di quefir t ° faua. Onde io già piu tempofa mi perfuadeua,cbe lafujfe quella medeftma. Ma haucào dipoi esaminato la cofa con piu diligenza, conobbi la dtfftrenza, che tra lorofi ritroua, er che fono in grande errore coloro, che non dtiltn* gnono l’aro d’Egitto dalla Colocafia. L i quefiafcriuendo Thcophraftoa x.cap.del 1 1 1 1 . libro ,cofìdiceua. La Faua d’Egitto nafee nelle paludi, cr ne/lagni. Il fuo piu lungofu ñ o , il quale cfìmilc ad una canna tenera, fenza nodi, è alto quattro gombiti, come che nonfia però piu groffo d’un dito. Ha quefto di dentro per tutto certe fijfure a modo di gigli : c r nella cima un capofintile ad un ueffaio : ne i pertugi del quale ( imperoche ogni pertugio ha la fua ) fono collocate le fauc , le quali fono al piu trenta per capo,alquanto difuori apparenti. I ¡fiore c rojfo Jinule dt colore alle rofe, c r altrettanto maggiore di quello de 1 papaueri. Le fiondi larghe nuotano fopra all’acqua : CT la radice, la quale égrojìifima, è affai maggiore di quella della canna, di dentro ftffa , come è anchora il fu ñ o . V* fontane i cibi cruda,cr cotta g li huomini di queipacfl, che habitano aüe paludi. Nafee prrfe ñeffa abondantemen* 40 te : cr feminajì anchora nelfango rauolta nella paglia >acciockc il fango la rìcuopra, cr non s‘inftacidifca:cr cefi fanno ifaueti loro. Imperoche come una uolta fola ¡ ’appiglia, dura poi in perpetuo . La radice ¿dura, non troppo meno di quella delle canne, ma è fpinofa : c r però lafuggono i crocodili, accìoche nongliguafti gli occhi. Na/ce anchora in Sorta,cr in Cilicia. Queño tutto difjcThcophrafto. Hauere lafaua d’Egitto grandifiime fòglieferi* ut Plinio al x v.capo del x x 1 .libro, con quefte parole. Nobilifiima è in Egitto la Colocafia, la quale chiamano alcuni Clamo. Qucña fi ricoglie dal Nilo. Il fuofuño mangiato cotto è arenofo. ma il torfo, che nafte tra lcfò• glie, è molto bello al guardare. le fòglie fono larghìfiime,fimìli a quelle della perfonati , che nafee ne i noftri fiumi ; di modo che godono quelle genti delle doti del lor N ilo. imperoche di quelle fòglie ritorte cr commeffe infiernefan• no diuerfeforti di uafi da bcrc,i quali gli fono gratifiim i. Seminafi boramai anchora in I talia. Tutte quefte fonopa role di Plinio. Le fauc d'Egitto( come Jiffe Galeno al primo delie faculta de gli alimenti ) cowr fono maggiori del 5° le noftre communi ; coft fono piu, c r maggiormente humide di quelle,cr generano ne i corpi piu fuperftuità. Cbia mano i Greci la Fatta d’Egitto, K m /mc t ù y ifa t : i Latini, Faba Acgyptia : c r gli Spagnoli, ¿ubarne.

Delle Lenticchie.

Cap.

XCVIII.

L e lenticchie úfate frequentemente nei cibi ingrofiàno la uifta» fono malageuoli da di­ gerire, nuocono allo ftomaco,& gonfianlo infiememente con le budella.Mangiate con il gufeio ri«agnano il corpo. Le buone fon quelle,che fi cuocono bcnc,& quelle, che fiando in mollo nell’ac­ qua non ui lafciano punto di nero. Hanno le lenticchie uirtù coftrettiua.il perche riftagnano elle il corpo,fe prima fcorticate fi cuocono benifsimo,girtàdofi però uia la prima loro decottione : perciò ilo cj'e ella folue ageuo Iméte il corpo .Fanno fognar le lenticchie cofe tremende,& paurofe:& fono nociue al capo, a i nerui, & al polmone. Corroborali la uirtù loro,la quale hanno per i flufii del corpo, «»cfchiandolc con acetoni indi uia, o ponulaca, o bietole, nere,o bacche di mirto, o gufici di mela* ; grano’.

patta d’Eglt» to, & lua hi* ^°r “ •

pltw to ferine0 d* Galeno:

Nam i .


272

Difcorfi del Matthioli l e n t ic c h ie

,

grano ò rofe fecche,ò nefpole,ò forbe,ò pere Thcb ■ ce,ò mele cotogne, ò cicorea.ò piantagine, ò galle .!!* tere ( imperoche queftc,dapoi che fon cotte,figittar)n* uia)ò con fomachi.li quali fi debbono cuocere dilie ° temente nell’aceto, altri menti conturbano 1] corp ” Magiafi utilmente trenta granella di lenticchie fcortù cate nelle fout-riìoni dello iiom aco. Le lenticchie coi te,&applicate à modo d’jropialtro có polenta, mitioa. no i dolori delle podagre : & con mele falduno Tulcere concaue,rompono l’efrhara, & mondificano l'ulcere I(>

Cotte le lenticchie nell’aceto rifoluono le dureze,^: le

fcrofoìe.Mefchiatc con meliloto,mele cotogne, & 0. lio rofado fanano l’infìammagióni de gli occhi, & J ei federc.il medefimo fanno nelle maggiori infidma»i0. ni,& ne l’ulcere concaue pur del federe, cotte congu» fei de melagrani,& rofefecche,aggiuntoui mele. Va. gliono alle cancrene,che magiano la carne, inficme có acqua marina.Giouano fimilmétcallepuftule,all’i)lcere ehe cambiano,al fuoco facro,& alle bugäcc applica teuifufonclmodo predetro.Cottelelcticchienell’ac t1# qua m a rin a i impiaiiratcinfulcpoppe nonuilafciao appreder détro il latte, & rimediano all’infopportabile abondanza di quello. Lenticchie,«:

Joro facoltà fcritte da Ga­ leno.

K o m i»

N o t issim o legume fono le Lentìcchie in Italìa, ©* quantunqueajfaiàpienonbabbiafrittoqui Diofcoridcf non ' dimeno dafe r r e i fecondo cbefcriuc Galeno aU’v 1 1 1 .dellefa culti defempUct)cb’eÜe tengono ne i temperamenti loro il luo go dimezo infra')frigido, e’I calido, c r fono diffeccatiue nel fecondo ordine. Oltreà queilo èda notare,che DiofcOridediceyche le Lenticchie , [corticate da igufei loro,crgittandoß iiia la prima toro iecottione fono cofirettiue. A l che nonconfente Galeno,dicendo egli al primo dellefacuiti degl) alimenti. Lafcorza delle lenticchie è molto coflrettiua,come che poco fla coürettiua lafufianza di dentro,la qua» le genera graffo nutrimento, c r parimente terreftre .Il brodo primo, chefi fa delle lenticchie, èfotutiuo : er peri quando ft fa d'acqua, er tifa le , beuuto con falamuoia, e r oliofolue il corpo. Ma quello, che fifa nel modo mede fimo delle lenticchie due uolte cotte,opera tutto’l contrario. Imperoche riftdgna tutti i fi ufi del corpo, firtìfica la bocca dellofiomaco,[interiora, er tutto'l reflo del uctttrc.il perchefida egli commodamente per cibo neifiufì fiomachali, c r difcnterici. Oltre ì ciò le Lenticchie infrante, cr [corticate, cefi come perdono la fòrza loro co* flrettiua ; perdono parimente tutte l’operationi, che ne feguitano ; e r cofl diuentano piu nutrirne delle intere , co* tnecbcellc generano groffo, er cattino nutrimento, tardifi digerirono, er non ristagnano il corpo, comefanno 4® quelle, chefi cuocono con la feorza . Et però diuentano meritamente canchero/), e r leprofi coloro, chefenza ri» fletto alcuno tefrequentano ne i cibi : percioche quei cibi, che di natura fono frigidi , e r fecchi, fi conuertono age uolmente in humori malinconici. Lercio adunque utilmentefi danno le Lenticchie àcoloro , chefono preparati aU Thidropifia : imperoche tanto giouano a quefii tali,quando cUc nuocono à ifordidi, er à gli aduüi. Per quefta me* defimi ragio ne offufeano la fottigliezza del uedere, ciò è per cjfcr elle molto diffeccatiue : er però fanno il contra rio in coloro,che per contraria cdtifa, ciò è per fuperfiua bumidita malamente ueggono. Sono neramente molto ap propriate nei cibi per rifiagnare iftufi dette donne : percioche ingroffano il fanguc. ma benfi conuengono molto ne glifcorfì grandi de i meürui. Lefirne neramente ne i cibi fono le Lenticchie, che i cuochi de i ricchi condifeo• no confapa : imperoche non bifogna mefehiare con effe cofe,chc ingrofino, ma cofe liquide, er quelle mafimamen te , che fono incifiue. Quelle adunque, chef) condirono confapa,fanno oppilationi nelfegato,er aumentano l'in* 5° fiammagioni in effo, er parimente nella milza,fe non fi corregge la malitia loro con mele. Oltre 4 do è cofa chia* ra,che cotal cibo[degna,cr aumenta le durezze delle predette interiora. Mangiate le Lenticchie cotte con la car• ne di porco falata aumentano ne i corpi i g ro fi humori : percioche anchor effagenerafangtte malinconico, er nero, c r però non fa in modo alcuno al propofito, che tifino le lentìcchie coloro , ne cui corpi fi ritrovano humori molto g ro fi ,CT del tutto cattiui. Quefto tutto delle Lenticchie diffe Galeno. Dal che fi può ageuolmcnte concludere» chele Lenticchie nonfono daficquentarfi ne i cibi ,fe non da coloro,a cui per qualche nula dijfiofitionc fe gli con• uengano, chiamaao i Greci, le Lenticchie ptuif : i Latini, Leni : gli Arabi Hades : li Tedcfcbi, Linfen ; $ Spagnoli, Lenteyas : i Lrancefi,tentile.

io De»


Nel fecondo lib.di Diofcoride. 27 3 D e i Fagiuoli; I

fa g tvo li

Cap.

X CIX.

gonfiano, & generano uentofità nel corpo, digerifconfimalageuolmente:& man

giandofi cotti,quando fon uerdi mollificano il corpo. Vagliono oltre à quello i fagiuoli per rifta-

gnarciuomiti.

S o n o i Faginoli à tutte Italia uolgari,oue copiofifi fiminano ne i campi,e r nr gli horti . Et fi ne ritmano di piu forti, ciò é di bianchi,di rofii,di gialli , er di penticchiati di diuerfi colori. i quali penfo, che nonfuflcro inco­ gniti àgli antichi, come che uoglianoalcuni, che mouamente fieno fiati porteti in Italia. Seminanfl i bianchi, li quali fono dt granello piu picciolo di fattigli altri,ne i campi,come gli altri legumi. Ma i rofii,i gialli,et quelli di diuerfi colori s'ufano difeminare ne gli horti, c r in altri luoghi ,ouefi uogliafar ombraperla Hate. imperoche oltre al rendere eglino ilfrutto,ricoprono auolgeniofl,cr falenio in alto,pergole, loggie , capanne, e r fineftret Ì 0 parando i raggi del fole,come fanno le ulti, i lupoli, le uitalbe, la matrifelua, er falere ¡fette di piante, che uo* M e r i f’auolgono,cr sviluppano àgli alberi, cr aUefìepi. Il perche non penfo, che s'aUontanaffe daluero chi dtcejfe, che queftaffetie di Fagiuoli fuffi lo Smilace de gli horti [fcritto in quello medefimo libro da Diofcoride : tanta corrifiondenza manifèstamente ui fi uede, come fi dirà piu auanti. Et però direi io,che manifèftamente er• ri Marcello Vergilio fiorentino auiio troppo di correggere ttermolao, dicendo non effer pofiibile, che un legume pofjà tento alto erefiere, ch'irnefiifia con lefiondi le capanne, cr ricuopra le pergole : imperoche ripugna nera* mente à queftafua opinione nonfilamento quel che per autorità di Diofcoride è contra di lui ; ma anchora quello, che fi ne uede ogni giorno ne gli horti di tutta Italia,ioue sauolgono ad altifiimi pali, cr ricuoprono pergole, cr capanne. Oltre ì ciò non credo,che di gran lungafallaffc chi diceffi,che lo Smilace de gli horti, il quale non è al* tro,che quefii Fagiuoli,fuffe i Dolichi feristi da Theophraflo a l n i .cap.aWv i n . libro dellM oria delle pian­ do te,<y da Galeno al primo delle[acuità degli alimenti, crflmilmcnte al primo di Vaolo Egineta. imperoche, come piu ampiamente dircmo(conccdcndócelo I ddio)xl capitolo dello Smilace de gli horti,nonfono i Dolichi quel legu* me,che in Lombardiafi chiama Rouiglionc, cr in fu’l trentino Arabcìd, fimile à i Pifelli, come uuole il Manar• do da Ferrara. imperoche dell' Arabciafiriffi Galeno,& parimente Paolo fitto il nome dctfOcro,come manifèsta* mentefi uede al luogo predetto, cr in quefto luogo firiffe Diofcoride filamente de i Fagiuoli bianchi, per effer eglino i piu ufitati.cr non deWArabeia,come uuole il Manardotty nel capitolo dello Smilace di quelli , che fono di diuerfi colori. Chiamano i Fagiuoli i Greci, ìm ììk o i ; i Latini,Pbafioli.

Dell’Eruo. yo

Cap.

D

Lo F.RVO è noto àciafeuno. E una picciola pianta,&fottile, conftrette frondi, & produce il feme ne i baccelli: di cui fi fa farina, che chiamano Eruina, ufata nelle medicine. L’eruo mangiato ag graua la teda, conturba lo ilomaco, & fa orinare il fangue : cotto ingrata i buoi. Fafsi la farina de!« feruo in quello modo. Eleggonfi i piugrofsi,& i piu bianchi grani,& metagli fopra dell’acqua fi me •colano,& lafcianfi ben abbombare, & inhumidirc : friggonfi pofeia, fino che fi gli rompe il gufeio: & fatti ben fecchi fi macinano,& coli fcieltane la farina per fiiTo fettacciofi ripone. Quella molli­ fica il corpo, prouoca rorina,& fa buon colore, come che copiofamente mangiata, òbéuuta, fac* cu fluiTo di fangue per il corpo,& per la uefcica có dolori delle budella.Purga infieme con mele lui cere : fpegne le lentigini,& mondifica l’infettioni della pelle della faccia, & le macole di tutto il corP° j Fert*ia l'ulcere.che ferpendo carni nano : raffrena le durezze,& le cancrene ; & rifolue le durezze 60 delle poppe : rompe i catoncelli ,& fana i faui,& l’ulcere che chiamano i Greci theriomata. La fari­ na dell’cruo macerata coq uino, & applicata medica à i morii de gli huomini, de i cani, & delle uipe tc * «con aceto mitiga Fangcfcieddl’orina,i dolori di corpo , & i premiti delie pondora, li quali chiamano

Fagiuoli , Se lorohistorié

Errore del Marcello.

Errore del Manardo. N o m i.]


274

Oifcorfi del Matthioli E R v o.

chiamano i G reci tenafmi.Fritta alla quantità duna cc,& maogiata con mele fi conuicne à i thifici,che n*'0 fentonoiluigoredelcibo.G iouala decottione fu 0t] ie bugancc,& al prurito di tutto il corpo facendonef mento. 0

L ’ krvo fi chima uolgamente nelleffietiarie Oroio, & cofi lo chiamano ancborai Greci. Ma quello chefi portad:a leßandria,cr di Sorta à Vinegiaquafifintile alla Veccia,¿nera mente altro ferne, che I’Orobo nero,il quale nafee c r fi [emina 10 f ìbondantementc in Tofcana.Qyefto chiamiamo noi Mocho, U citi pianta flrajfembra a quella delle cicerchie. I fiori fonpùi* mcntefimili, maroßi. I baccelli, douc fono le granella,fono corrijpondentt à quellt de i pifeUi, ma piu tondi, cr piu[otti* li. Il colore delle granella in alcune piante è pallido, in alcune . bianco,cr in alcune roffo. Manon [apelido forfè quefio ¡I ßr4 Errore del fattolafi credette, che l’Eruo fuße il Rouiglione, chiamato da Brifiuola, & Galeno, da Thcophrafto, e r da Paolo, Oero, ingannatofirfe del Fuclilìo. 1daUafìmilitudine del nom erei che ritrouo hauere errato pari mente il fuchflo, per bauerft egli creduto (comefiuede nel fiw 10 grande herbario ) che l'orobo nonfuffe altro che la cicerchia. 1come che altro tronfia la cicerchia apprefjo Galeno ,fecondoi I periti femplicijìi de tempi noñri, che quel legume,che ei chia« maiatbiri. Oltre a ciò è cofa chiara,ehe nella cicerchia nonfi ritratta quella faculta, la quale fcriue Diofcoride ritrouarfi neU’orobo.lmperoch e oltre al non ritrouarfi nella cicerchia ueruna amaritudine,non s'è mai ritrouato, che mangiata copio 1 ¡ámentefacci ella orinare ò ufeire il /angue per la uia dei corpo ' con dolori¡nefenxat come dicono deWorobo Diofcoride, cr ' Galeno. Dal che è chiaro,che cofi il Fuchflo,come il Brafauo« Ia ’ laß fia in ciò manifèfiamente intanato.Ma è da[apere,che qui lunqnnquc fifm ini iOrobo, nafee anckora per fé fleffo tra le biade.ma effendo conofciuto da pochi,è tenuto,chefia unafpetie di neccia. Oltre à ciò è da notare,che quantunque per farne lafarina elegga Diofcoride i piu bianchi gra ni;Galeno nodimeno al primo delle [acuità degli alimenti uuole che’l bianco affai men uaglia nelle medicine del rof fio , c r del patlido. Et però male ittfegna il Brafauola alfijó tiecchio proponendo il bianco à tutte faltre fcctie. E Emo fcritt* l’Orobo(fecondo che pur dijfe Galeno ali’ v m .delle faculta defemplici)caldo nel primo ,'crfecco nelfine delfa duGii. condo ordine,cr certamente quanto è egli amaro,tanto nett!Operationfue èaflerfiuo ; incìfluo,cr aperitiuo. Man» giato coptamente fa orìndre [angue. Et nel pr imo lib. delle[acuità de cibi: I buoi (diceua ) cofiappreffo dinoi, come appreffo à molte altre nationiyfi pafeono d'Orobo iiidokito prima nell'acqua .M a è però dannato ne i cibi de gli huomini, per effer egli diff ¡aceitóle al gufto ¡a r d i cattiuo nutrimento. Quantunque ne i tempi delle grandi a * 4® reflie, comefcrifje anckora Htppocrate,fia ñato ufatone i cibi de gli huomini per grandißima nccefiità. vjìamolo noi preparato come i lupini,infieme con mele cane medicamento,che purga il petto e’I polmone da i größt immori. Il bianco c manco buono per tufo dalle medicine, di quello che roßeggia, onero gialleggia nel colore. L ’orobo due uolte lcffo,cr indolcito nell'acqua,Idfcia ueramente tutto ilfino diß>taceitole,cr infime con ciò tutta la facuità inci fìua,cr añcrfiuame altro ui rimane,che la f tñanza terreflre. cr cofi diuenta egli cibo, chefenza amaritudine al» Komi. cuna dißeccd. Chiamano l'Eruo i Greci 0"poßos : 1 Latini Eruum :g li Arabi K.eifene,Herbtm,cr Kerfeneù Te• defehi Erucn:li Spagnoli lentos:i Francefi Eri. Breo, & foa

«bim.

D e i Lupini.

C ap.

C Ij

I l v p t n i domcllichi fono noti àtutti.Lambendofi la farina dei Lupinicon mele» ouero be* ucndofi caccia fuori i ucrmi del corpo.il medefimo fanno i lupini infufi nell’acqua,&màgiati,che fie no anchora amari. Bcuefi con il medefimo con la medefima utilità la decottion loro con ruta,& con pepe. La onde gioua anchora à coloro,che patifeono nella milza. Bagnanfi utilmente con la decot­ tione de i lupini le càcrene,& rulcere,che i Greci chiamano theriomata,la rogna quando principia, le uitiligi ni.i nnfeimenti delle brozze.l'ulccre del capo,che menano", & le macole della faccia, & del la pelle.Quella medefimainfieme con mirrila,& con mele applicata à i luoghi naturali delle dóne oc i peiToli,prouoca i mcilrui,8c il parto. La farina de i Lupini mondifica la pelle,& fpegne i liuidi. Im pallata con acqua,& polenta mitiga le infiammagioni : & con aceto le fciatiche,& i foroncoli.Cotti ¡lupini nell’aceto,& impiailrati rifoluono le fcrofole,& rompono i carboni. Cotti in acqua piouana fino che fi disfacciano,mondifica la faccia;3c cotti con radice di camcleóte nero guarifeono la rogna de gli animali quadrupedi Jauandoli con quella decottione tepida. La radice de i Lupini cotta nel­ l’acqua


JC

Nei fecondo Jib. di Dioicoride. LVPINL

IO

io

i® RAPE.

l’acqua, & beuuta prouoca l’orina.I Lupini macerati,& indolciti nell’acqua,triti,& beuuti con aceto mitigano i falcidi dello ftomaco,& fanno appetito. Ne fono anchora de faluatichi fimili à i domdlichi,& come che lic no minori di quelli; fono nódimcno utili à tutte quelle cole,alle quali lì còuengono,& fono utili i dorocitichi. I l v p i n i fono noti àciafcuno.Semtnanfene affaiinToe fcana non filamento per mangiare¡ma per ingraffare i capi,\oue de i faluatichi fe ne ueggono infiniti il Maggio per le càpagne, fioriti di colore rofaio. I domeflichi s’indolcirono in Italia,et mangiaft quaft per un paffa tipo,come fi màgiano anchora mol* ti altrifrutti. Sono i Lupini(fecondo Galeno al primo dellefa» culti degli alimenti)quandojì mangiano indolciti, duri da di* gerire : imperoche dura,er terreflre è la fuftanza loro. Il per« che generano ne i corpi humorigrofii,W crudi. Df i quali trat tando pur egli a lv i .dellefacultà de i femplici:! Lupini ( dice* ua)fì poffono mangiare cotti effendo però prima indolciti > er flati lungo tempo nell'acqua, come che generino all'bora humo rigrofii. Oltre à ciò ufati i Lupini cofì preparati come medica mentofono di quelle cofe ,chc hanno uirtìt di mollificare. Ma quelli,in cui/introna lanatìux loro amaritudine, hanno uirtà di mondificare, er parimente di digerire applicati di fuori : c r fimilmentc inghiottiti con mele,ouero beuuti con acqua, er ace to ammazzano i ttermini. Il chefa anchora la loro decottiene, la quale ufata in modo dì lauandxgioua all’ulcere del capo, che menano, alle uìtiligini,ah'ulcere, che chiamano i Greci exan* ibernata, alla rogna, alle cancrene, o~aU'ulcere maligne, e r contumaci. Il che fa ella mondifìcxndodigcrendo,cr diffcccan do ffitza mordacità alcuna. Tolti con pepe.cr con ruta perfar li atgufto piufoatii, mondifteano il fegato, er parimente la mil za. Applicati con mirrha er con mele à i luoghi naturali delle donne prottocano i mcftrui,er parimente il parto. La farina lo ro digerifee fenza mordacità ; er però rifoluc nonfolamcnte i liuidi,ma le fcrofòle,cr le ghiandole, facendoli ella però prima cuocere ò nell’aceto melato, ò inacquato, ò puro, fecondo che ricerca la compìcfiionc degli amalati, er la diuerfìtà del male. Fa oltre à ciò la farina tutti gli effetti,che fala decottione. 1m~ piaftranla alcuni anchora in fu lefciatichc. Il Lupino fanati­ co c molto piu amaro del domeftico,et in tutte le cofe piu effici ce. Chiamano i Greci il Lupino domeflico ©fr/aor Lati ni Lupinus fatiuus : gli Arabi Tarinus, Arinus, er Tormus : i Tedefcbi Vuickbonen, Feigbonen,Vuolffafckbonen:li Spagnoli Entramuces, er E ntramocos : li Francesi Lupinis. Ilfaina* tico chiamano i GreciQtptux c i Latini Lupinus agreftis.

Delle Rape. fo

275*

Cap.

rol,^ n’

Lupini fcritti da GaL

No® ‘ •

CII*

l a r a d i c e delle Rape domeniche cotta nutri­ c e , gonfia, (limola uenere,& genera carne molle.Fanfi della loro decottione bagni utili alle podagre, & alle bugance, al che uale l’iilclla radice impiailrataui fufo. Mettendofi in una Rapa fcauata olio rofado, & cera,& cofi poncndoft in fu la cenere calda,fino che fi liquefacriano/i fa buono unguento alle bugance ulcerate. Le ci me cotte Ielle, & mangiate ne cibi prouocano l'orina.IJ feme fi mette ne gli antidoti,& nelle theriache, & mafsi me in quelle,le quali chiamano anodine,che leuanoi do lori. Beuuto è falubre cétra à ucleni,& dimoia uenere. Le rape,che fi ferbano in làlamuoia, quantunque maco nutrifeano,mangiate nondimeno nei cibi fanno appetì to di mangiare. La rapa faluatica nafee ne i capi alta di rullo

,


76

2 7

Difcorfi del Mattinoli

fulto un gombito . Quello è ramofo, lilcio nelle cime,& nelle frondi,le cjuali ha lunghe un dito qualche uolta maggiori. Produce il Teme ne i follicoli, li quali quando s’aprono^i lì ntrouan d ° ’ ^ altri follicoli fimili in figura à picciolc cede ; dentro à i quali è pofeiail Teme m in uto,nero di bianco di denrro, Mcttcfi quello con quelle medicine,che fono in ufo per mondincare la pelled'if faccia,& di tutto il corpo,& nufsimamenre in quelle,che fi fanno di farina di lupini,di grano,d’e/ * & di loglio. • ’ Uo*

Rape,Sdoro ¡littoria.

Errore del Tuchlìo. Rape lcricte da Gal.

Nomi.

V o l g a r i s s i m e fonoleRapeìn Italia, crmafiime in Lombardia, doueper il piu fi fcminano ne i c pi ,fubito ebefe nefono ricala le biade ti Giugno, e'i Luglio, er ricolgonfl mature pofeia [ Ottobre. Ne fono del le domeniche di tre forti,ciò e delle[diacciate, delle lunghe, & delle tonde. quantunque Plinio dicejfe à x 1 cap.del x v i i i . libro, che le lunghefieno le faluatiche. E lietamente non poco miracolo della natura,che dafi p'v >0 ciol feme crefca m tre.ouer quattro mefi cofi groffa radice. Percioche in Sauoia(fccondo chef ì dice )fe ne ritm i­ no di quelle , cfcr paffano le centinaia delle libre. Di trenta , c r piu libre n’ho uedutoio nella uale Anania deh giuridittione di Tremo delle lunghe di porporeo colore. Lf rape, er parimente il raphano (fecondo TheophrL fio al u n .cap.ddviMb.ddÌhiftona delle piatite)amano il freddo,il quale nonfidamente lefa dolci,ma l'inVoffa affai, facendo entrare il uigore piu nelle radici, che nellefòglie. fanno prefio ilfeme quando i tempi uamio fere n i , er aulirmi. Le f iu lodate apprefjo Plinio fono le Norcine,fòrfe perche quitti nafeono elle piu dolci,piu tenere e r piugrojfe. Sono in Lombardia, er mafiime appreffo alle alpi, doue nonfon troppo abondanti le biade, le R a pè molto utili, cofi a gli huomini,comc anchora al befiiame. Et imperò nonfarà male il dire , che fi conficcano,quel le maf. ime,cheJì[minano lafiate,da i pidocchi,& bruchi, i quali molte uolte tuttefe le diuorano, mefcolandoaf fai [uligine col feme quando elle fifienimano : onero infóndendo prima il feme per una notte nelfucco delfempreuL 10 uo. Il che per cofa prouata da lui affermò efficacemente Columclla. Dellefaluatiche ne nafee per i campi abondan-tementein Tofcana con tutte le note affigliatele da Diofconde. N e però fono le Rape faluatiche i Raponzoli, che. fi mangiano nele infialate,come fi crede il fuchfìo in amendue i fuoi herbari] : imperoche in modo alcuno non uìcor rifondono . Il feme delle Rape,fecondo che diceua Galeno al v 1 .delle fiacuità de i[empiici, aumenta le fòrze ii Tenere, per generar egli j f triti uentofi : v l a radice è dura da digerire,gonfia il corpo , er genera [ferma. Etti fecondo delle [acuità de gli alimenti diceua. La radice delle rape cruda e dura,cr però non è buona da mangiare: ma cotta nell'acqua non nutrifee manco che faccino Valtre piante che le fonofìm ili. Preparanft le rape in diuerfimo di come in aceto , er infalamuoia per conferuarlc per tutto l'anno. L'humore che di loro fi genera ne i corpi, èpiu groffo del douere. Et però mangiandofene fuor di modo,ty maf. imamente non digerendoci bene generano eruditi neUe uene. Prr mollificare il corpo non giouano,nc manco nuocono,ey mafimamente quandofono ben cotte. Deh-- P bonfìle rape cuocere lungamente; er però quellefono migliori, N A P O. cheficuocono due uolte.Imperoche le mal cotte fono difficili^ digerire, nuocono aUofiomaco, generano uentofità&r qualche uolta mordicano il uentre. Chiamano i Greci il Rapo Uyylw i Latini : Rapum : gli Arabi, Selicm, Selgem,Selgicm, er Alfe gien : i T edefehi R ueben : li Spagnoli, Nabo: i Erancefi Ri«, oucr Naucau blatte de idrdin.

D eiN a p i.

Cap.

CIII.

¥

L a r a d i c e deiNapi cotta >&r mangiata gonfia

il corpo,& nutrifee poco. Sminuifceil fuofemebeuuto la forza de i ueleni mortiferi: & però fi mette ne gli and doti.La radice de i napi fi ferba condita con iale.

Nagoni.&lo to cflamin.

N o m i.

C h i a m a n s i iNapiin Tofcana Nagoni,zrfonoJfetic di Rape.conofciuti però da ciafcuno. Hanno i Nagoni, comeri fèrifee TheophraSlo, er Plinio,piu ffetie,come che à tempi no» ftrifolamente de ibianchi, er de igiallife nerìtrouino . ¡gialli quantunque fieno piu grofi,cr piu dggradeuoli all’occhio ; fono nondimenopiufeiapiti, er meno dggradeuoli al gufto, che non fono i bianchiAn Egittofi[emiliano in g r d quantità : p e r c i o c b e del feme loro fi caua olio abondantemente. Chiamano il Napo 1 Greci B«i/tU t ; i Latini, Napus: i Tcdcfchi% Steckrueben : H Spagnoli,Nabicasei irancefl,Nauet.

D el Raphano,il qual chiamano i Roma­ ni Radice. Cap. C I I I I . (»

L a r a d i c e , la qual chiamano iGreci Raphano, fcalda, & genera uentofità:è grata al cullo, ma contraria allo


Nel fecondo lib.di Diofeoride.

277

4fl.i flotnaco,fa ruttare,prouoca l’orina,& lubricali corpo,mangiata però dopo al cibo ; perche coi] • 3jaca I3 digeftione. Ma mangiata prima fol'pende il cibo fopra Ui ferii perche fi dà per far uomita ^eCgdjpreinanzial cibo . Acuiteci.»radice i fenfi. Màgiafi cottaleliautilméteallatoife uecchia,& có trai scoisi humori,chc fi concreano nel petto. La corteccia fua beuuta có aceto melato fa molto piu creilo uomitare. Applicata in modo di empiallro è utile a gli hidropici,& a coloro,che patiteono nel la inilza. Spegne infiemecó mele i liuidi,ferma l’ulcerc corrodile,& gioua ai morii delle uipere. Farinafeerei capelli cafcati : & infiemecó farina di loglio toglie uia lelcntigini. Beuuta, ouer magiàta naie contra a fonghi malefichi,& prouoca i meftrui. Fa uomitare anchora il fuo feme, prouoca l’ori« na,& beuuto có aceto fminuifee la milia. Applicato con aceto in forma di empialtro fopra le cancre­ ne lcfcarifica ualidifsimamente. Cotto nell’aceto melato fi gargariza utilmente cétra allafchiratia : &giouabeuuto có uino cétra al morfo delle ccrafte. Il Raphano faluaticho,il quale chiamano 1 Uo­ mini Armoracia,produce le froodi limili al domeftico,ma piu limili alla lampfana.Ha la radice Cotti­ le, tenera,& alquanto acuta. Le frondi,& la radice s’ufano ne i cibi,come f altre herbe. Ha la radice uirtu di fcaldare,& prouocar l’orina : ma fcalda però fuor di modo. R A P H A N O .

RAPHANO VOLGARE.

J

5*

l i raphano chiamiamo noi in Tofcand uolgtcrmente Indice,quantunque in altriiuoghi d’ Italia fi cha- R*phan.o,& mi RauantUo. Delfaluatico ritengono anchora il uero nome i Romani : imperoche a Romafi chiamano le R ¿dici fduaùche Rumordeci. Ali (¡fèndo a, tutti chiaro, che ilfaluatico c molto piu duro, er molto piu acuto del domefii co,facilmente può accadere,che in quello luogo fìa il tefto di Diofeoride Jcorretto, come in molti altri luoghi bah* biamo dimoftrato,leggendoti in effo,cbe la radice della Ramoraccia c tenera, Molte, c r non molto acuta. Credefì il Fucb/lo medico de i nostri tempi r.ominatiflìmo,che altro non fìa la Ramt>raccia,che quella pianta,che uolgarmen tefi chiama Raphano in diuerft luoghi d’Italia, che produce le fòglie molto maggiori dcllapatio acuto: er radici a* cutifiime,tifate in tutta Germania,Angaria,ey altre regioni fettcntrionali perfalfa delle carni,che mangiano . Net che quantunque fìa egli huomo ueramente dottifiimo,pami nondimeno,che in quello fìa in non poco errore, forfè in Zannato dall' acutifimo fapore di quella radice. Ma fé cglifìfuffc dilettato di uedere Roma, dotte i Ramerai ci fi por tano dalle campagne copioflfiimi,zr che haueffe parimente conjìderato,che le fòglie del lapatio non hanno fìmihtu» dine alcuna con quelle del Raphano domcflico,non haurebbe forfè cofi in ciò errato. Il Raphano domestico (fe cre­ derefi deue itT beopbraflo) è di uarie ey diuerfe ffetie.onde fcritiendone egli al m i . capo del v i i . libro dell hi* P° &oria delle piante,cofl diceua. Le fpctic delle Radici fono diuerfe,ciò è Corinthic,Clconee,Liothalafiie, crBoetie . Le Conntbic crefcono affai con difeoperta radice : imperoche fecondo che f altre fi pro fóndano con le radici in ter * r*>pcftcefcono con le fue fopra terU.Lt LiothalajUe,quali chiamano Thr4cie,refliiono ualorofamente alfreddo*

.


Difcorfì del Matthoili

278

Le Bcotiefono ritondc di fig u ri, c r dolcifiime,ne fono cofi lunghe,come le Cleonee. Tanto fono piu dolci cr b' fornì le Radici,quanto le fòglie loro fono piu lifeie : c r per il contrario piu acute fono quelle eh e hanno le fòghe Radice ferii& # rf ' Enne tenafretto >eie produce le fòglie fìmili alla ruchetta. Quello tutto dijfe Theophrafto. ^0 w da Gal no k Radici,fecondo che recita Galeno a U 'v m .dellef acuità de femplici,calde nel terzo ordine, crfecche nel condo , come che i Ramoracci f oprauanzino amendue quefli termini A l feme oltre a ciò e molto piu ualorofo, [he tutta la pianti . Ha uirtìi di digerire : c r imperò per hauer egli coiai facuità, è molto conueneuole à i liuidi.cr aU lepercoffe. Etal 1 1 .delle facultà de cibi : Mangiàno(diceua)gli huomini nelle città la Radicefola ,c r cruda per il piu nel principio del paflo inficine con gara, per muouere il corpo : c r pochi fono, cheui mettino aceto. *£,,• uiUani la mangianofreffo col pane non altrimenti,che gli altri companatici datici dalla natura, c r non prepara­ ti per arte, come è l’origano uerde,il nadurtio,il thimo,la thimbra,ilpulegio,ilferpiUo, lamenta, la calaminta' io ilpirethro,cr la ruchetta, imperoche tutte quelle herbe uerdifono companatico del cibo.MangiSfiparimente quìi che uolta anchora lefiondi, cr i germini delle radici, ma piu prefio nelle necefiità, che uolentieri. E la Radice nel numero di quelle cofe chefi mangiano continuamente, piu per compagnia de cibi,cr per dar loro faporc, che per nu trimento. Ha uirtù difmagrare, c r di fcaldare : imperoche l’acutezza in quella qualità foprauanza. Produceil fufto al tempo della primauera, come fanno la maggior parte dettatore piante, che lo producono. Mangiali qutflo lef]o,cr pofeia condito con oglio,garo,cr aceto,come quello delle rape,dellafenapc,cr della lattuca. cr cofi nutrì* fee piu il gambo, che la radice cruda,per lafciar egli tutta l’acutezza nell!acqua, oue fi cuoce : quantunque habbia poca uirtù di nutrire. Soro alcuni, che nonfolamente cuocono il gambo,ma l'ifteffe radici,cr cofife le mangiano, come le rape. No« mi poffo fe non marauigliare dìalcuni medici ignoranti, che per aiutare alla cottura del cibo’, mangiano le radici dopo cena, dicendo hauer ciò per efperienza. ma non peròfo io alcuno, che habbia imitato co* Ut fioro fenza danno. Chiamano i Greci il Rapbano,P'*v<tvìt ; / Latini Raphanus : gli Arabi Eugel,cr Fegielti Te defehi Rettich :gli Spagnuoli R auano,cr RauaniUo : li francefi R efòrt. Komi. SISARO.

V N ’ A L T R O S I S A R O.

Del Sifaro.

Cap.

CV.

E n o to il Sifaro à tutti. La cui radice leffa è aggradeuolc al gufto utile allo ftom aco :prouoca rorina,& fa appetito. Sim ik* *“

. SoN° ^ i alcun, che s'hanno neramente creduto, ebefìa il Sifaro quella fretto di Carote bianche, che in fu l Trentinofi mangiano nelle minefiremoniefi mangiano i nagoni. Mafia manifèfiafide t che s’ingannino cofioro quello


Nel fecondo lib. di Dioícoríde.

275)

cj,0iC],enc fcriuc Plinio al v .c a p .d elx ix . libro imperochc dice egli,che’l Sifaro ha un [ fu c o duro dentro nel

l u iìc e ,flmile à un neruo,il quale figli a u d fuori, innanzi ch'ellafi mangi : cr che coiai radice è alquanto algu • feo amaretti. Il che non ¡I ritroua nelle Carote bianche : perciochc elle non hanno alcun neruo di dentro,CT piu pre Ilo nel gufarle ui fi conofce dolcezza,che amaritudine. Che il Sifaro medeftmamente fa amaretto fa buona cer» uzza Galeno aU’v m .delle faculta de i [empiici, quando cojì dice. La radice del Sifaro cotta è grata aüo ¡loma siG ro, fcricto eo,cr prouoca l'orina, [adda nel fecondo ordine,è amara, CT leggiermente coftrettiua. Le cui note dimoftrano non da Galeno. ((Ter poca differenza intra’l Sifaro,cr le Carote bianche. Et però è dafapere che’l Sifaro non nafte, ne fi [emina in Italia, come che in Alamagna lungo al fum é del Rheno fe ne feminimolto abondantemente. Portafene copia infini ta à Magonza da Tinaco luogo della fuagiuridittione. Sono i Sifari lunghi una buona¡panna, <faffai comfpondenterroffzZAyCo’l ffu c o in mezo,amaretti alquanto, cr gialli nel colore : cr perciò li chiamano in quel paefe Rape 1° gialle. Raffembran/i le fòglie del Sifaro att'olufatrotcr Ufu ñ o , c r l’ombeUa alla paflinaca. Produce le radici d’u ■ na Ihanna,con un duro neruo per di dentro^marette alguño,'di colore gialliccio ; le qualifono cotte non poco ag* ¿¿dettoli al g u f o . Il perche (fecondo che al luogo predetto rifrifee Plinio ) (¡fendo molto à grado à TiberioCe* fare i Sifari,fi gli faceua portare ogni anno d‘Alamagna da Gelduba cafteUo fituato fopra al Rheno . Chiamano i Greci,il Sifaro,Xianfor : i Latini , Sifer :g li Arabi,Culcas,Fifarum,cr Sciftron : li Tedcfcbi, Gierlin, c r Girgc* Nomi* lintgli Spagnolichiriuias : li Franccfi,Cbcruy,cr Gyroles.

Del Lapalio, ouero Rombice.

Cap.

C V I.

-• L e s p é t i e delta Rombice> ouero Lapatio fono piu .T ra le quali quella fi chiama oxilapatKo» ° che nalce in luoghi paludofi, con dure frondi,& appuntate in cima. Nafce anchora un’altra fpetie ne gli boni affai da quella difsimile. Ritrouafene una terza fpetie di faluatica breuc, & fintile alla pianta gine,tenera,& Arata per terra. La quarta fpetie è quella,che chiamano dall’acetofo fuo faporeoxalida, come che fieno alcuni,che la chiamano anaxirida,ouero rombice faluatica. Le cui frondi fi raffembrano à quella terza fpetie di faluatica,che fa le frondi corte. Il furto di quefta non è troppo gra* dc:il feme è appuntato, rolfo di colore,& acuto di faporc,iI qual nafce nella cima del furto,& de luoi ramulcelli. Tutte le Rombici mollificano il corpo mangiate cotte. Impiaftra te crude con olio rofado,& zaffarano rifoluouo le pofteme,che chiamano meliccridi.il feme della faluatica,dcll’oxilapatho,& di quella che chiamano oxaIida,fi bcc utilmente nell’acqua,oueramentc uino contra alta difen , ■ teria,flufsi rtomacbali,faftidi di ftomaco,& puture di feorpioni. Imo che,fe alcuno ha prima bcuuto ' cotal femc,& Ila pofeia trafitto dagli feorpioni, nó séte nocumcto alcuno. Le radici di tutte le róbici


280 v n *a l t r a

Difcorfi del Mattinoli ò x a lid a

.

h ippo la pa to

.

la

la

crude,ouer cotte nell’aceto limano applicate in forma d’impiailrb la fcabbia, rimpetigini,& lunghie corrotte: mabilognaprima fregar il luogo al fole con nitro, & aceto. Sanala dècottione delle rombici lauandolene nel bagno il prurito di tutto il corpo. La decottion loro con uino gioua lauan* dofene la bocca, à dolori de denti : & limilmente uale à dolori delforecchie dillillataui dentro.Bolli te le rombici nel uino,& impiallrate rifoluono lefcrofole,& le poftemeicheuengono dopoall’orec chie ; Si cotte nell aceto fminuifcono la milza. Sono alcuni,che per rifoluere le /crofole, portano at taccate al collo le radici loro . Le radici delle fòbici trite, & applicate alla natura delle dóne riftagna no i flufsi loro : Si beuute cotte con uino iiagliono à trabocco di fiele,rompono le pietre della ueici 4» ca,prouocano i mcfi:rui,& medicano alle punture degli feorpioni. Quello che chiamano i Greci hip polapatho.è grande,& nafee nelle paludi. ha quello le medefime uirtù, che hanno falere fpetie delle rombici fopradette.

lapatio, otte to Rombico, Ch i a m a s i il Lapatio in T0/ cqna volgarmente bombice . cr quantunque a tempi nofiri nonfìa in ufofimi* & Tua tifoni. tiare la Rombicene gli horti;ui nafee però per fe Beffa con tutte quelle note, che/ì convengono alla domenica. Oxtlapatho. Chiama Diofcoride Oxilapatho, ciò è Lapatio acuto, quello, che nafee ne i luoghi paludof i , er acquañrini ; non però, perche fìa egli acuto, 0r acetofo nelfapore, come è la Oxalida, la quale chiamiamo noi volgarmente Ace* tofa ; ma per haucr egli lefiondi appuntate. imperoche oxy in Greco fignifica qualche uolta acuto ricettando il fapore,or qualche volta appuntato filettando lafórma, come medefimamente lignifica molte uolte queftouoca* )o bolo acuto nella lingua noflra. Al che non hauendo auertenza Auiccnna, chiama ogni Lapatio Acetofa, cómeme• ¿(¡Imamente fa Serapione : credendoli, che fi doueffe intendere delfapore quello, che intefe Diofcoride della fir* Otalicfodi ma dellefiondi nella prima fpetie delLapatio. Plinio al x x i.c a p . del xx. libro fice fimile aldomefiico quello, due fpetie. che nafee per luoghi paludofl con lefiondi dure , o r acute, come che affermi Diofcoride il contrario. L’Oralida non è altro, ehe quella, che chiamiamo noi Acetofa : della quale, quantunque fe lo taccia Diofcoride ,fe neri• trouano duefpetie,maggiore do è, er minore. La maggiore è quefiaferina qui da lui tra le fpetie del Lapatio. Ma la minorefa le fiondi fagituli,tenere,lucide,rofiiggianti,or piene d‘bumore,or afjai al gufto piu acetofe di quel Hippolapa- le della maggior fpetie. Ufeme èfimile in amendue, eccetto che quello della minore c alquanto piu minuto. Olire k tho. ciotti ippolapa tho,nonfilamenteho ueduto io erefiere con gran fiondi,or altofuño nelle paludi ; ma anchora in fu i monti, oue fia grafio,or morbido terreno,cr mafiimamcntc ne i luoghi,oue le uacche, o r le pecorefogliano ñan x» Rombici ferii tiarelanotle , fimile del tutto a quefla nuoua pianta tenuta hoggi ne ¿giardini per il Reubarbaro. Scrifle delle te da Gal. Rombici Galeno al v i i . delle,facuità de¡empiici, cofidicendo.il Lapatio ha uirtù moderatamente digeftiua. Mancll'oxi*


Nel fecondo lib. di Diofcoride. 28 1 L A M P S A N A .

io

Ma nell'oxihpatho fi ritroua miña : percioche quantunque bab bia del dìgefliuo ; ha però aiicbora del npercufiiuo. Il ¡eme io» ro c minimamente cofirettiuo,cr mafoime quella dcU'oxikpaa tho, di modo chefana la difenteria, c r gli ahri fliifii . Oltre di quefto l'hippolapatho.chc tufee nelle paludi, ha le uirtìt medejl* me de i fopraferitti ; ma non cofl ualorofe. Ef nel 11 .delle fucul tà de gli alimenti : La Rombicefdiceua) fi può chiamare, come habbiamo detto per auanti, Bietola [alieutica, attenga che nonfo lamente nel g u fo , ma anchora nelle uirtù le ¡la ella ¡ìnule. Ma perche la 'Bietola qualche uoltacpiu dilettatole della Bombice, però c piu ufata dagli buomini. Chiamano i Greci la Bombi* Nomi ce,A¿rrctQovt i Latini ; Lapathum: gli Arabi Humadh,Hunadh, Cr Hamad:iTedefchi,Ampffer: li Spagnuoh,Labacati Vrancefì> Lampe. L ‘ Acetofa chiamano i Greci O '& xlci Latini, Qxa» listi Tedefcbi,Sauer ampffertgli Spagnoli, Azederilhadi Brace Ji Ozeille,\Tinette,cr Salette.

Della Lampfana.’ IO

I

Cap.

CV1L'

L a l a m p s a n a èunaherbafaluatica, piu nutritili* della rombice,& piu utile allo ftomaco.Lc cui frondi>& i cui torli fi cuocono ne i cibi.

30

B L IT O .

L a lampsana quantunque ¡la qui conialtrcherbe, che fi mangiano ne cibi,connumerata da Diofcoride; nondimeno non ne defcrijfe egli cofa alcuna delle fattezze fu r, per rjfer forfè a quel tempo nel paefe fuo herba nottfima à ciafcuno. 1/ che non interuicnchoggi in Italia. Et però diremo inficine con Plinio a gli 1 x .cap.del xxMb.tbe la Lampfana è una¡fede di catiolofal uatico alta difujìo un piede. Le cuif onai fon ruuide, cr J M * à quelle dei vagoni,mafa il fiore ptu càdtdo.Hafcc quejta in To fcana,cr in molti luoghi <fItalia abondantemente ne 1 campi,che nonfi lattarano : quantunque ella nonfìa a i tempi noftri troppo in ufo ne i cibi,ne nelle medicine,fc non ne i tempi delle careftie. La Lampfana(iiceua Galeno al V1 1 .dellefacuità de i femplic1) magiata genera cattiui ¡tumori: come che applicata di fuori hab bia ella uirtù digeftiua,cr ajìerfiua, Cbiainano i Greci la Lani pfana, a «A‘4 x»'- •' iLatini Lampfana.

Del B lito.

Cap.

Lamponi,* fuaedàm.

Lapfana (cric u n

<" a • >mi

Vili.

I l b l i t o fi mangia come l’alrrc herbe d’horto. Non ha alcuno ufo nella medicina.imperochcfolamen» telenifceilcorpo. I l b l i t o è di duefrette,bianco ciò c,crroffo.Sonoame bidue volgarmente conofciuli,per nafeereabondantemente tan* B|ito & fut to ne i campi,quanto negli horti. Il roffo produce le foglie, c r edàm! parimente ifujli pórporeggianti,fimilt aU'amarato, che noi chiù miamo Tioruelluto. E rofja parimente la radice, di modo che rompendofì pare,che[inguini tutta. Il bianco dal colore in poi è del tuttoftmiie,cr tiafce ne iluoghi medefìmi,con fòglie però al» quanto piu larghette,cr bianchiccic. I fiori, c r parimente il fc» me producono amendue fu per ilfuflo in racemi Jìmili alle pani» cole del panicofaluatico. Chiamafì nel territorio di Trcto il b!i to Biedone,cr mang iafi ne cibifreffe 1tolte. Cuoconlo prima nel l'acqua,cr pofeia lo f iggono nella padella con oIio,ò con burro aggiungendogli del fiale, detl'accto, ouero dcll’igrejlo. benché molte uoltc(comc pojfo iofar ucro testimonio) faccia uomitare, generi dolor di flomaco , c r di budella, cr parimenteflufii di corpo, mouendo la cholcra. Il perche Plinio a l x x n . capo del xx.libro.Pare iiBlito {diceva) efere unapianta infipida, c r

A

3

fen za


282

: Difcorii del Matthioli

fenza alcuni acutezza • CT però appreffo Malandrò i mariti [anno di ciò romorc con le mogli.Nuocc aHoflomaco c r in tal modo lo conturbatile muoue in alcuni la cholera. Daf.i nondimeno à bere nel ùino al mòtfo de glifcorbi ‘ ni, c r impiaftrafl infu i calli de i piedi, c r parimente ne i dolori delle tempie, c r della milza inficine convito. Hip! Blito fcritto pocraleferine,che mangiato rijlagna il meilruo. Queflo tutto diJfcrBlinio . Scrijjcne Galeno al v i.h b . delle fa', culti de fempiici,con quejle parole . I l alitoc un hcrbaggio,chcfì mangia,frigido er bumido nel fecondo ordine da Gii» Et al i r .dellefacultà de cibi : Chi intenlc(diccua)la qualità gufiabile del bhto c r dell'atriplice, er chi benfiricnr da delfapore della brafrica,non baueri da dubitare,che la lattuca nonfi pojfa collocare nel mezo tra la braRica, cr tra quelli : impcroche quella diffecca udentemente,cr quejli per il contrariofono humidi, cr acquofi. Et però ncn folamente fi mangiano con olio fole.cr con gara,ma meglio,cr piu fpefre uolte aggiungendoli dell’aceto : altrimen= ti fono inimichi dello fìomacho. Hanno quejli berbaggi(come dicémojalquanto di uirtù per mollificare il corpo, io mafrimamente quando s’accrefce le fòrze loro con qualche cofa lubrica,cr uifeofa. Queflo tutto difre Galeno. Oiu de non èfe non da marauigliarfifc uogliamo confiderai le parole di Plinio,cr di Galeno,che feriueffe Diofcoride, K«mi. che il Blito mouefìe il corpo,cr non haueffe alcuno ufo nella medicina; Chiamano i Greci il Blito , B*ìt?w i l / , tini,Blitumegli Arabi,Bachala iamenia,oueroBachalealternarne: iTedcfcbi,Mayer:gli Spagnoli,Bredos: cr liira cefiPorree rouge.

Della Malua.

Cap.

CIX.

S o s o dvf. fpetie di Malua,una domeftica, & l’altra faluatica. La domeftica è piu eonueneuole permangiarfelanei cibi,che non è la faluacica.come ch’ella fia utile allo ftomaco. Lenifcc il corpo, ma molto piu Io tanno i Tuoi fufti.E utile la malua alle interiora,& alla uefcica.Le Tue foglie crude ma flicate con uri poco di falc,& fattone impiaftro con mele guarirono le fiftole lagrimali: ma nel falda re la cicatrice s'ufano pofeia fenza falc. Giouano cofi applicate medefimamentc alle pùcure delle api, & delle uefpe.& però chi s’unge con la malua pefta cruda infieme con olio,non può cifer punto da lo ro.Fattone impiaftro con orinahumana mondifica la farfarella^ l’ulcere del capo,che menano. Le frondi della malua lefic pefte,& applicate con olio medicanoalle cotture del fuoco,& al fuoco facro. Sedendoli nella fua decozione mollifica le durezze de i luoghi fecreti delle donne : & facendone a l­ fieri gioua à i rodimcti delle budella,del federe,& della madrice. Gioua la dccotrion della malua fat ta infieme con le fuc radici beuendola à tutti i uelenimorriferi:ma bifogna che coloro,che la beono, continuamente la uomitino.Vale medefimamente à morii de i ragni,che chiamano phalagi,& prouo 3° ca il lattc.lJ feme beuuto nel uino infieme con quello del loro faluatico mitiga i dolori della uefcica.

MALVA.

MALVA ARBOR EA .


Nel fecondo lib.di Diofcoride.

283

E LA m a l v a uiu delle piu uolgari, er piu conofciute birbesche fi ritrouino tra le piante ■ Ricrouanfc* Maltia,&fiu tic di P‘u • intperoche (¡udii, che crefcc in albero, non è altro, che Maina communi tirata con artificiofa col !liltocu • tira,come recita Tbcophraflo al v .cap. del 1 . libro deU'bifioria delle piante, cofi dicendo. Sono alcune punte, (he per il coltrarle diuentano diunfe,cr s’allontanano dalla natura loro,come c (¡nella Maina, che crefieìn alto, y f i trasforma in albero A lche neramente nonfifa con lungo tempo, ma in fci,ouer fette mefi,di modo ch'ella può cojìere[cere alla lunghezza, crgrolfizz* d'una baila . ¡¡perchecommodamentc $'tifano 1fuoi fuilt per baffoni, quantunque in piu lungo tempo ajfai piu erefca. Quello tutto della Malua arborea fcrtfìe Thcophra/lo. A pprefjo di Plinio al i n t.cap.dcl x i x libro oltre alla Maina,che in Arabia crefce in albero in fette niefì, cr falfine ba{Ioni, fi le-Zge d'un altra Malua arborea, che nafee in Mauritania apprejfo Lixo camello, douefl dice (fiere flati gli borii delle Hefperidi, d’altezza di uinti piedi, c r di greffizza di piu dell’abbracciare (firn kuomo, cr di quefla me*> defimagrandezza dice ritrouarfi parimente del canape. Di Malua arborea uidigià io infu la riua del Benaco nella uiSa di Grignano alcune plance behfimc c r grandi, fatte per arte in un chioilro di frati di fan Francefco. E fi* miimentefrette di Malua quella, che efiendo hoggifatta uolgareatuttigli ho) ti d'Italia, produce i fuoi fiori rofii, cr qualche uolta bianchi,folti difiondi,cr granii come le rofe,quantunque mal dotati dalla natura d’odore . il qua* leJe haueffiro coft corrifponientc al nafo,come la forma, c r il porporco color loro corrìfrondc all’occhio, fareb• Malua leni­ bene neramente concorrenza alle rofe. Scriffi della Malua Galeno al vii.d elle facultà de [empiici, con quejìe ta da Gal. • parole. La Malua faluatica ha tiirtù di digerire alquanto, cr di mollificare leggiermente : ma la domcftìca quanto piu ella ha in fi detthumidità acquea, tanto è piu debile A lfuo feme tanto è piu ualorofo, quanto è piu ficc o . ^Di quella medeflmafretie è quella che chiamano anadeniromalache( ciò è malua arborea ) ma piu ualorofa di tutte tal* io tre in digerire. Chiamali anchora althcx. Et alfecondo dellefacuità de i cibi : La Malua (dicati pur egli ) nonfio* lamente fi ritroua domenica, ma anchora faluatica, come dicemmo della lattuca. ma è però differenza tra quefh Jhftic, perciochefanprc le piante faluatiche fono piufecche, cr le domeftiche piu humiie. La domefiica adunque ha infi del tufeofo, del che nonfi ritroua punto nella lattuca. Oltre a ciò nonfi ritroua nella Malua uirtù infrigi* datitta manififia : il chefenza mangiarla fi può conofiere,facendone impiaitro fopra le calde mfimmagioni, come fono l'erifpele , hor con malua, cr hor con lattuca, come (ì cofluma, ciò c peflandone le figlie tenere cofi dilige n* temente, chefieno nel toccarle ben lifeie, er ben pefte. Cofi adunque conofierai, che la lattuca mamfiflamente in* fiigiiifie, c r la malua cofi poco,che altro nonfi può giudicare,fi non ch'ella contenga in f i una tepida caldezza Mangiata la Malua cotta uelocementefeende a baffo : ma non però tanto per ejfir humida, quanto per effere ella ui feofa, c r mafiimamentc quando ellaficondifce abondantcmcntc con olio,cr fa le . CMarnano i Greci la Malua, Nomi. 3 0 Muxayn : i latini,Malua : gli Arabi,Chubcze,cr Cbdbazi • /<Tedefcbi,?appd:gli Spaglinoli, Maluas : i Iran* cefi, Maluc. A T R I P L I C E

D O M E S T I C O .

ATRIPLICE SALVATI CO.

DcH’Atriplice.


284.

DifcorfidelMatthioli DeirAtriplice.

.

Cap.

CXì

• r ? * TRIPLI<:E ^ crb3gg'°conofciuto. F.di due fpetie,faluatico ciò c,& domefiico M „ giali leiTo come gli altri herbàgSi:& cofi mollifica il corpo. Applicato tanto crudo,quanto cotto loluei pam. II tuo leme bcuuto con acqua melata guarifee coloro, a cui è traboccato il fide

Atriplice, & L’ a t r i p l i c e non fi [emina negli horti di Tofcana.come che in Lombardia fi femini copiofifiinumeM, ì fMcilam. M arzo,cr nelprincipio d'Aprile. Cbiamafi in alcuni luoghi di queftipaefì Trepefe,in alcuni Repp/fe. U ch( 'n e altro, cheilfuo proprio nome Latino corrotto nel ttolgare. Vfafipcr ilpiu afar torte alla Lombarda, mefeian* io dolo con caficio, burro, er im a . Non è herba, che piu preflo nafea, er piu prefio crefca ne gli horti, che L ave ita: perctocbc in (patio di quindeci,ouer uenti giorni fi [emina, er fi mangia crefciuta ne i cibi. Produce le fr i, li di fattezze larghe appreffo al ftt(io,& appuntate in cima,a modo difaetta, graffe, piene d’humore,dt colore ti a preflo giallo, che uerde. llfu fio , il quale ilpiu delle uolte roffeggia, crefce con piu ramufcelli all’altezza di ir : di quattro gombiti, fu per i quali nafee il [ente in certi follicoli [tacciati fumli a quel deInafturlio, ma di firma l i E rro re

cum

ai

* * T ggl0rf ' ? * * * & ' ”* ‘ P " t m ° * m' f ' d‘ « 4K » • imperochefecondo che uelocemente nafee,coii anchora uelocemente s inuecchia,cr fi perde la tenerezza delle fuefiondi. E neramente nana l'opinione dì col loro, chefI credono, che l Atriplice,cr lo Spinace fieno una pianta medefìmd. Pere¿oche lo Spinace c herba mio* ua , non conofcma, neferuta fe non da i moderni. quantunque il Maliardo da Ferrara uadafaticando , che Reno l Atriphcc, er lo Spinace, amenduefpetie di Chrifolachano. Il che neramente non mi contenta : percioche Chrifo« 10 lachanon in Grecofuona in Latino aureum olus, ciò è herba aurea. la qual qualità fe benfìconuiene all’Atriplice • non pero per qucfiofl contitene allo Spinace, il quale nelle[rondi, nel[ufo,nelfiore , er nel [ente, fempre uerde** g ià . Sono anc torà due altrefpetie di Atriplice uno[abiatico, er uno marino. llfaluatico nafee nonfidamente alla campagna, ma anchora nella citta lungo le muraglie, er in altri luoghi affaifimile al domeilico, come che babbi egli le foglie piu bianche, er tifane piu minuto. E pianta per tutto volgare,onde non accade a deferii,cria piu mi­ nutamente. Il Marmo, di cm( per quanto ho detto) non è memoria alcuna appreffo Diofcoride, er Galeno, ave* uo. mente Ji fa conofcere da coloro,che vanno cercando le altre piante, che nafeono ne 1 lidi del mare. Nafee co* picfifimo fuori della citta di Tnefh non lungi dallefaline neR'iftefJo lido del mare, molto diuerfo daU'halimo, come len fi può uedereper lafitta imagine, che qui ne dimoftramo. I hquello medefimo luogo nafee parimente copiofi[U ma quella altra pianta,che li Arabi chiamano k a u , .di cuifi fa quella cenere,laquale ¡'adopera afare il uctro, !<> er di cut fi fa anchora il fiale,che chiamano alcunifai A lkali . Quefla herba nelfuo primo nafeimentoproduce lefi* S P IN A C E .

A T R IP LICE MARIMO.

iti

6d

glie tnie


Nel fecondo lib.di Diofcoride.

28f) -

glie tonde fìntili alfemprcuiuo minore NrIcrefctrc por s'acuti gano quanto è lungo un dita,et fanno per puri interludi alcune fottilißime gioture,come (i uede neU’equifctoicr crcfccndo put diurni efeono di quelle gionture alcune ßgh e große ■ et patirne te graffe,cocaue,nel mezoamododi canale,larghe nel nafcmc to,cr appaiate in cima,et piegate aü'indrieto uerfo 1 fuih . Di poi quàio la piata c crefciuta, quanto debba crcfccre,et che già comincia 4 meccbiarfl;producc nella cima minutißime foglie, ey roffcggiati,dal nafcimèto delle quali efeono alcune minute bacche,in cui è fiderò il ferne affai minuto. Ha ifujli roffcggiati, " er graßi.Tutta fa piata è algafio falata,come il Cretkamo. vo \ fiiono alcuni che quejlapianta fiala feconda Antbilhdc di Dio feoride. Ma ( per quanto porta il mio giuditio ) s ingannano, come ¿flato lungamente detto nelfcgucte libro,ey netti nojlrd 1Apologia contra Amatho Lufltano. E t A triplice (fecondo Atriplic* che rifirifee Galen o a lv i .delle facilità de fcmplict)humido nel fermoda G* - fecondo ordine,cr. frìgido nel primo, Il che habbiamo detto ef lcn0 ’ \fere una tepida cal dità, come quella delle rofe : ma non però è 1 ella co$rettiua,ma acquea, cr non terreftrc, come e la malua. Scende oltre a ciò uelocemente dal ucntrc,comefa quella per la ' lubricità,che ui fi ritroua. ma ¿poco ueramete quel chefi truo ua in lei di digeüiuo. Oltre a ciò t A triplice domefìico, er pa* rimente la maluafono piufrigidi,et piu humidi detc faluaticke. Et però le domeflìchefono piu commode per mettere ]opra iflc moni,che cominciano,cr fono in augmento , molli, er firuen* ti,che nonfono le faluatiche: le quali fi conucngono nello {iato, Cr nelle declinationi,cr quando s’induriftono. E il fuo ferne 4, ftcrfiuo : cr però e utile a trabocco difiele caufato per oppilatione diflemma. Rifirifee Serapione,chefcriue Rafls bauer uè àuto uno,chc hauendo beuuto due dramme di queftoferne, 110* mitò,cr andò del corpofino cheft conduffi in cRrema debolez* Zä. Il che fo io per certo non rffer bugia : ìmperoche ho conofciuto un medico, che molto l'ufaua ptrfar vomitare, cr per foluert il corpo a inllani.il chefactua loro nonpoca molefoia: percioche oltre al foluergli fuor d’ordine per di f Mo,gli factua piu c r piu uolte uomitarc. La qual uirtùfin bora pochi hanno conofiiuto, pcr quanto io fli* m0. ChiamanoiGrecil'Atriptice,A'7exte^n,8tXpvini\d^ctm:Latini, Atriplex: gli,A rabi, Cataf ,cT Ca« K o m i . taf: li Tedefcbi, Molten : er Milten : li Spagnuoli,Amolej : li franccfl,Eollttc,cr Eeines. K

A

L

li

Della Braisica.

Cap.

CXI.

L a B R a s s i c a domeftica mangiata mal cotta muoue il corpo :& per il contrario loriftagna la molto cotta, & molto piu la cotta due uolte, ouero la cotta nella lifcia.La fiate è piu acuta & nuo ce allo rtomaco.Quclla, che nafee in Egitto,per ciferc amara non fi mangia. Vfata la brafsicanc cibi gioua al tremore delle membra,& alle debolezze della uifta.Mangiata dopo parto rifolue i nocumcn ti della ebbriachez2a,& della crapula. I bromboli quantunque fieno piu acutijfono nondimeno piu utili alloftomaco,& piu efficaci a prouocar l’orina:ma conditi nel fiale fono inimici dello filomaco,& conturbano il corpo. Il fucco della brafsica beuuto crudo con nitro,& iride, mollifica il corpo : & beuuto con uino gioua a morii delle uipere. Fartene impiaftro utilmente con farina di fiengreco ,& aceto ai dolori delle podagre, & altri dolori di giunture,&all’ulcerefordide»& nocchie. 1 iraco fu per lo nalo purga per fe folo il capo:8e applicato con farina di loglio prouocai mertrui.Lc frondi cm io piartrate per fe fole,ouero trite con polenta conferifcono a tutte le infiammagioni,& poftemc:&fa nano il fuoco facro,la fcabbia,& l’epinittidi. Rompono con fiale i carboncclli,& ritengono i capel­ li , checafcano. Cotte»& aggiuntoui mele uagliono alPulcerc,chc partono, & alle cancrene. Man­ giate crude con aceto,giouano acoloro,che patirtono nella milza. Mafiicate >& fucchiatoncil fuc* co, riftaurano la uoce perduta.La decottione loro beuuta folue il corpo,& prouoca i mertrui. I fio­ ri applicati ne i pefloli dapoi la concettionc,fanno fconciare le donne. Il Teme della brafsica,& mafsi niedi quella d’Egitto.beuuto caccia fuori i ucrmi del corpo.Mettefi quello medefimo nc gli antido ti theriacalrtfpegne le lcntigini,& mondifica la faccia.I torfi uerdi brufeiati infieme có le radici,& in­ corporati con grartia di porco uccchia,mitigano applicati i uecchi dolori del coftato. Ritrouafene una fpctie di faluatica,la qual narte perla maggior parte nelle maremme,& in luoghi ruinati,(invile al la domellica,quantunque piu bianca,piuhir(uta,& piu amara .N on fono i fuoi bromboli difpiaceUo li algufto,quando fi mangiano cotti nella lifeia. Le frondi empiaftrate faldano le ferite, & riioluon° lciufiammagioni,& le portense. Quella, che fi chiama marinai del tutto diuena dalla domeftt ca;


2

Difcorfì de 1Matthioli B R

AS S IC A

C R E S P A .

BRASSICA MARINA. ’

Brafsiea , onercauolo,& iuahiftor.

B R A S S I C A

C A P P V C C I A .

ea.'percioche produce le frondi alquanto piu lunghe del : l’anftolochia ritonda, fiottili,& pendenti ad una per una da i fuoi rofsi ramuficelli,attaccate con un fol picciuo lo, come 1 hederá • Hs il lucco hianco>quantunquc non ne fia copiofia,& è al gufto fialfio,& alquanto amaretto,& denfio di fuftanza.Tutta la fua pianta è acuta,& inutile al lo ltomaco.folue piu che tutte laltre il corpo,cotta nei cibi. Cuocefi,per efler molto acuta,con la carne graffa.

ss r*

Chiamiamo noi in Tofana la Brafrica Coitolo,& in Lombardia Verz a . Sono adunque lef a tie del Cauolo( quantun quefe le taceffe Diofcoridc) come fi uede per Thcopbrafto a , u n . cap.del v 11 .libro, c r per Plinio agli v 1 1 1 . del x i x. ) cr ultimamente per quello, che ogni giorno He ueggiamo noi ne gli horn di tutta Italia , uaric er diuerfe. Catone dijfe effcrcil Cauolo di tre fatte, dette quali l’uno produce il torfogrande co larghe frondi ; l’altro produce le frondi eref a , il qual chiamano Apiano : c r il terzo produce fottìi fu ñ o , c r frondi parimente fa tili, lifeie,cr tenere : compofìo diparti fo ttili,crd i tut* ti gli altri piu acuto, cr piu medicinale. Ma Plinio ( come sé detto) free memoria di diuerfef a t t e . Trale quali diffr, che quel lofi chiamaua Sabettico ,che increfandoft molto nelle fòglie fi ferra in mezo, comefa la lattuga : bianco di dentro¿enero, cr dolcetto : tenuto da noi il migliore,il piu dilicato,cr piuaggra* deuole alguño. Onde diccua egli, il Cauolo chiamato Sabetti* co produce le fue fòglie marauigliofamente crefpe, per la cui . gro ffrz za rimane i l torfo fon ile: ma è piu dolce di tutti gli altri eduoh. Quello che chiamiamo noi Cauolo cappuccioferrato tutto fòrtemente infe fteffo, grane, c r riton* dodi figura, altro non credo, che fia appreffr a m i a , che quello, che chiama egli Lacuturis : del quale fcriuendo ( egli nel luogo medefimo, coft diceua. Uuouamentcfono uenuti i Cauoli, che chiamano Lacutorri, dotta uatte Aruma,deue g u fa un lago cr una torre,la quali è m bora in rjfrr,grofri ditefia, cr numcrofifrimi di frondi : detti

quali


Nel fecondo lib.di Diofcoride.

287

dujli ut ne fono Menni chefono ritonli.cr altri piatti'cr mufcolofì. Le quali tutte note corrifrondono benifiimo j/ parer mio a i noiiri cappucci. Enne unafrette hoggi in Italia, la quale t'ingrofft nel gambo, come una rapa, 0- monia/ì c r cuocefi nei cibi, comefi cuocono le rape. Del quale non ritrouo memoria apprejjò a Plinio,ne alcu* no altro de gli antichi : come non ritrouofimilméte,chi farina quefìa fretie d'intagliato nunutifimamente nellefion i i ,fatto hoggi familiare ( quantunque non troppo corrifronda algullo ) a tutti gli horti d'Italia. Dijfero Theo* Odio’ grande nhrailp j Varrone, CT Plinio, che tanto odio è trai cauolo, c r le uiti, che e¡fendo piantato il cottolo appreffo ad ’ unpie di uigna, fi difcofta la uite marauigliofamente da quello .Ilperche fi' credetta Androcide ,che tantoualejje e Ultl’ ilcauoloagli ebbriachi : come che Arijlotile n'afjcgni miglior ragione ne ifuoi problemi. Delfine uecchio del Cd uolofeminaco, come refèrifee Plinio a x.cap. del x ix . libro , nafeono le rape, er di quello delle rape nafeono i 10 cavoli. Il Cauolofaluatico nafee copiofamente nelle maremme di Siena,intorno al monte Argentario, c r in al» CaU0i0 jy. triluogbijìdclmarTirreno,come Adriatico : e r nella cojla di Terracina andandoli uerfo Napoli,n’ho uedutoio u a u c o . gran copia confiondi ( come dice Diofcoride ) fintili al domejìico, pelofo, quajìcomc quelle del iufquiamo, er «a mare a lg u fo . E il Cauolo domeflico, fecondo che rtfèrtfce Galeno al v i i .delle f acuità de i fcmplici,tanto man» C a u o l o ferii guto, quantiapplicato difuori diffeccatiuo, quantunque egli nonfra troppo acuto. Nondimeno fana egli ¡'ulcere, xo anchora che fieno maligne, comefa anchora i flemmoni già induriti,er malageuoli da rifoluere,cr parimente Peri• Jìpile cofìfatte. Sana con la faculti medefima l’epinittidi,cr le fòrmiche. Hi il cauolo anchora alquanto deffafler fitto, con il quale cura lafcabbia. Il fuofeme beuuto ammazza i uermini del corpo,cr fretialmente quello del ca» uolo, che nafeein Egitto . Imperoche il feme è maro,come fono tuttigli altri medicamenti,che ammazzano i uer» mini .E t per il medejìmo rifretto anchora lena uia le lentigini, er l’altre macchie della pelle, che non hanno bifogno io di molta aftcrflone. I gamboni del cauolo brufeiatifanno la cenere molto diffeccatiua : di modo che par ch'ella par tecipi del caustico. Onde per qttefla ragione l'ufano alcuni incorporata con graffo uecchio a i uccchi dolori del co • {lato, c r in altrijìmili. pcrcioche dìuenta cofì ualorofo medicamento digefliuo . Il faluatico caun certo modo piu caldo,cr piu fecco deldomcftico,come fono quafl tutte l’altre piante faluaticbt comparate alle domeftiche della lorofretie. Et però nonfi può egli mangiarefenza nocumento, per effer lungamente differente dalla complefrione humam .E t per quefla cagione è egli piu amaro al gufto del domeflico, come che partecipi anchora il domeflico del l’amaretto, cr dell'acuto. ma molto piu ha dell'uno cr dell'altro il faluatico : e rperò aflerge egli cr digerifee piu ualorofamente del domeflico. Il marino oltre al foluere del corpo che egli fa come cofa che ha del falfo , er delta» maro ,fì può ufare anchora ad altri malori efterìori del corposi cuifì conuengono le qualità che i pofriede, Et al fecondo delle faculti degli alimenti : Mangiati il Cauolo ( diceua)ne i cibi,come gli altri herbaggi. Hd il fuo fuc30 co una certa uirtit di purgare : come che il contrario operi il fuo corpo, riftagnando egli con la fleciti, che pofric* de. Et però quando fi uuol foluere il corpo, e cacciarnefuori lefuperfluiti >bifogna poco leffarlo nell’acqua : er cofì mal cotto mangiarfeto ben condito con olio, c r confale. Et uolendofì riftugnare ilflufjfo del corpo, bifogna farlo ben cuocere, cr come lì uede che habbia bollito mediocremente, gittar uia il brodo,cr metterli fopra dell'ac» qua calda : c r cofìfarlo bollire tanto in lungo, che del tutto s'intenerifca . I l che nonfacciamo, quondo tagliamo foluere il corpo. Queflo tutto diffe Galeno. Il Marino quantunque dica Diofcoride hauere le fòglie fotttli, c r Cauolo mapi« lunghe dcU’ariJlologia ritonda : nondimeno nonfi può dire effere altro la Eradica marina, che la Soldanella uol« \ gare dellefrettane : imperoche eUanafcc appreffo al mare confraudi piene di latte, che ordinatamente a una perù» na fono appiccate con il lor picciuolo al lorofuflo,roffcggiantc,cr lungo a modo <fhedera, cr hanno al gufto del falfo,dell'amaretto,cr dell'acuto .E t però ho piu uolte penfato,chefacilmente fìa qui corrotto queflo teflo di Dio» Correzione 40 feoride per negligenza de gli fcrittori,come in molti altri fl ritroua. imperoche può ageuolmente accadere,che per "del tetto. errore dotte fi ritrouafcritto putrefa., che uuollignificare lunghe,uoglia dir ytupd, che lignifica picciole Alche mi fa ueramente crederebbe la uera Brafrica marinafra la Soldanella : per uederfi manififìamente,ch'ella ut corrifron* Errore del de con tutti i fegni, eccetto che con le fòglie, che fono minori c r non maggiori della ariftolochia ritonda. Erra» Ruellio. in quello maniftilamcntc il RucUio, imperoche uolendo egli prouarc,cljc la Soldanellafìa la Brafrica marina di Dio feoride, dice^he la Soldanellafa lefrondi piu larghe dcVÌantologia lunga . il che nonfi ritroua però effer uero . Errore'del Errò in quefla herbaUmilmente Mattheo Siluatico, uolendo egli,che quella, che chiama Serapionc Chachilc, fio. Siluatico . la Soldanella. Del cui errorefa mnifètia fède il dir Serdpione,che’l Chachilc fa lefrondi fintili all'ufnea, onero al nafturtio, effendo amendue quefle del tutto nellafórma lontane da quelle della Soldanella. Ho piu uolte ricoltola io lungo alle riue del mare infu quel di T ritili , cr d’Aquitcia. cr copia grande fe ne uede infu i lido poco lontano da Jo Vincgia,oue la ricolgono gli frctialiqper effer ella in commune ufo de i medici per l’hidropifie. Chiamano la Braf ficai Greci, Kfdygn i Latini, Brafrica -.gli Arabi, Corumb ,ouero YLarumb : li Tcdcfchi,Kocl : li Spagnnoli,Co Ihcs, cr Couues : li Francefr,choils •

Della Beta, ouero Bietola:

Cap.

CXII.

L a b ie t o l a è di due fpetic-delle quali quella die c nera, fi cuoce, con le lenticchie, per riftagnare il corpo. 11 che fa molto piu la (uà radice. L'altra, la quale è bianca, Icnifce il corpo. nondime no amendue per la nitrofità loro generano cattiui hutnori:& imperò il lor fucco mefTo nel nafo infie n*« con mele purga la tefla.conferifce fimilmente a i dolori delle orccchie.Oltre a quello la decottio ne delle frondi,& delle radici loro nettano il capo dalla farfarella,fi da lendini.Fanfcne bagni alle bu­ i o gance anchora.Le frondi loro impiaftratc crude,conferifcono alle uitiligini,alle pelagioni, & all’ulc« c che pafeono : ma bifogna fregar prima le uitiliginl có nitro, & grattare i luoghi pelati molto be con l’unghie. La bietola cotta lefla fana le broz/e, le cotture del fuoco, e’1 fuoco facro. LA BETA


288

Difcorfi del Matthio li bieto la

n e r a

.

bieto la

b ia n c a

.

Bietola. &

L a beta in Tofana fi chitina Bietola. er amtnduefia bianca do t ,er la nera fi ritrattano hoggi negli hor« t i . In Alamagna-, & in alcuni luoghi del Trentino fe ne ritratta una terza frette di r offa,le cui radici nonfono putì* to difimili nellefattezze loro da quelle delle Carote rojfc,conte ch’elle fieno di forma piu grojfe,zr al gufìo piu dol» c i . Vfanfì quefie commodamente il uerno cotte neU'infilate, Scriuendo Galeno delle Bietole aU’v 1 1 1 .delle fa* Bietole fcrit- culti defemplici,diceua. E la Bietola nitrofa : er però è digdì\hia,cr afterftua, er purga per il nafo . ma cuocen* te daGal. dof.fe ne priua,cr fafii leggiermente digefliua, contraria aU'infili,nmagioni. E piu afterflua, & piu digefiiuah bianca, che la nera : imperoche la nera ha infe alquanto del cofoctiiuo ,c rp iu nelle radici, che altroue. Etti t. fecondo delle facilità degli alimenti diceua : La Bietola(comef\uede) ha t! fucco afterfiuo, di modo che follie il cor p o , er qualche uolta morde lo fornico, er mafiimamente in coloro, che naturalmente hanno lofilomacofenfitiuo: 40 onde mangiata largamente nuoce allo fornico . Quella nutrifee poco,come fim o fimilmente tutti g li altri htrbag» g i . nondimeno molto meglio s'accommoda alle oppilationi del fegato ,che non s'accommoda la maina, cr mafiirn quando ellafi mangia con fenape, er con aceto. Gioua marauigliofamentc à coloro , che patifeono nella milza, di Bietola ,61- modo che piu preflofi crede effer in tal cofa medicina, che cibo. Plinio uuole aW V i l i - cip. d e lx x . libro, che tutica­ fi ritroui anchora la faluitica, er che fia quella c h e f chiama Limonio,commemorato da Diofcoride nel quarto li* bro ,zrda Galeno nelfettimo ielle facilità de (empiici. li che non accetta Galeno: imperoche nel luogo predetto àeUefacuità degli alimenti, dice egli : Veramente habbiamo ietto ritrouarfimalua non follmente iomefiica, ma anchora faluitica, comefi ritroua parimente lattuga. Ma non ho però io mai conofciuta alcuna Bietolafàluatica » eccetto fe non uoleffe dire alcuno chefufje quella la rombice,ouer il lapido . La Bietola bianca (fecondo che al luo­ li«:' go predettofa memoria Plinio)cotta,c? mangiata con aglio crudo ualc à i ucrmi del corpo . Ufucco purificatolo* me piu notte ho ifrerimentato io ) applicato ne i crifieri al pefo druna libra fotue le còftipationi del corpo, che non poffono foluere gli altri cr¿fieri,cr difoppila le uifccre. Chiamano i Greci la Bietola, TtvrKoy : i Latini, Beta : N om i. g li Arabi,Deeka,cr Celbti Tedcfcbi,Mangolt,cr Vieffen : li Spaglinoli,Afclgasili ErancefuVorree. fiu elfam.

Della Portulaca.

Cap. C X I I I .

L a p o r t v l a c a è coftrettiua. Gioua applicata con polenta à dolori di tefta,aH’infiammagio ni de gli occhi,& dell altre parti del corpo,à gli ardori dello ftomac«,al fuoco (acro, & à i dolori del­ la uefcica.Mafticata toglie lo ftupore dei denti,& mangiata mitiga gli ardori dello ftomaco, & delle budella,& fimilmente i fìufsi loro.Gioua à rodimenti delle reni,della vefcica>& delle parti loro. Prohibifcegli impiti di ucnerc: al che medefimamente gioua ,& alle febbri anchora il fuo fucco beuuto. La portulaca bcnifsimo cotta uale contra ài uermi lunghi del corpo,àgli fputi del fangue, alla difentcria,


Nel fecondo lib.di Diofcoride. PORTVLACA.

285»

tcria,àirhemorrhoidi, & a flufsi del Cingue. Gioua al morfo della (epa. Metteli utilmente nelle medicinede gli occhi ; & fanfene critleri ne iflufsi delle budella , & corrofioni de i luoghi naturali delle donne. Applicali có olio comune,& rolado a i dolori di teda caufati dal cal­ do. Sana infierne con uino le brozze, che nafeono in fui :apo:& applicata con polenta ualc a 1 membri feriti,che li uogliono corrompere,& mortificare. L

a

p o r t v l a c

a

ft chiama in Tofani Procaccila,

&

er in altri luoghi d'Italia Porcellana. E berbi notifUma a eiafeuno . cr quantunque Diofcoride nonfaccia mtntione ,ft non

a spa r a g o

.

d'imaforte; fe ne ritroua però ai tempi nofìrine gli horti ima forte di domefiica, che produce il gambo tondo, Cr clcuato, con frondi graffe, lucide ,crajfai larghe . La fallatici fi difende, er uaferpendo per terra, jenza far fu ñ o , confrondi piu brevi, er mancografie. E la Procacchia( fecondo che fa memoria Procaccili* Galeno al v 1 .dellefacilità de femplici ) ne temperamenti fuoi ferina da G* frigida, cr acquea, poco partecipe (fauñeritá. Il perche riña* , eno' nna i fiufiiyC? quelli mafime, che fono colerici, er alid i : imperocheeffendo moltofrigida gli altera nelle qualità loro ,per effer ellafrigida nel terzo ordine,cr húmida nel fecondo. Per qticfla ragione gioua quanto ogni altra cofa ne i calori meffafo pra la bocca dello flomaco, c r parimente fopra amendue ijìan• chi, & mafiimamente nelle fèbbri bettiebe. Lena oltre acid-lo Jlupore de i denti caufato da cofe acctofe, cr garbi . Et perche ha anchora del coflrettiuo, fi dà ella utilmente a mangiare a i di fenterici, c r ne i flufri delle donne, c r ne gli fruii del [angue . Ma per quello effetto è molto piu ualorofo il fucco, che l’berba. Et al 1 1 .dellefaculta de i cibi : Vfafi ( diceua ) la Procaccila ne i cibi : ma al corpo dà debile nutrimento, cr quel tanto cpo* feia húmido,c r frigido, c r uifcofo. Lena come medicamento lo Ilupare de i denti,per effer clld cr uifeofa, cr fenza mordacità alcuna. Di quefla babbiamo detto affai nel libro di quelle cofe, chefacilmentefi preparano. Impiañrata (fecondo eoe rifrrifee Plinio al x x .cap.del x x .libro ) rifrrigne le rotture dcll’ombU lico, cr gioua con Cimotiaalfinfiammagioni delle poppe, cr del Nomi. le podagre. Vale in[omnia a tutte Í infirmiti calide . Chia* . mano i Greci la Portulaca, t i f i t i # * : i Litini,Portulaca: gli L Arabi, T,dklehancbd,cr Bacheie Alhantcha : li T edefehi, Burt ‘Ztlkraut, cr Portzelhraut : li Spagnuoli,Verdolagas, cr Balt droegas : li Erancefi,Pourpier,cr PourchaiUc.

Dell’Afparago.

Cap.

CXIIII.

Lo a s p a r a g o è uolgarmente noto. Le cui ci­ me cotte ne i cibi mollificano il corpo, & fanno orina­ re. La decottione delle radici loro beuuta gioua all’ori'na ritenuta,a trabocco di fiele,alle malattie delle reni, & alle fciatiche.La decottione fatta nel uino gioua a’ mor ;li di quei ragni,i quali chiamano phalagi,& tenuta i hoc ca dalla parte del dolore gioua a i déti,chc dogliono.Có ferifee a tutte quelle cole il lorfeme beuuto . Dicono che beuendo i cani la decottione loro fi muoiono. Differo alcuni,che pellandofi,& fottcrrandofi le corna de montoni,ui nafeono fopra gli fparagi, come che non pa ia quello à noi da credere. E l’afparago,quantunque pie ciola pianta,nondimeno ramofa.con frondi numerofe, & lunghe,limili a quelle del finocchio. Ha la radice lun ga,tonda, fpugnofa.Lecime pelle,& beuute con inno bianco lcuano i dolori delle reni.Cotte tanto lemsquan to arroitite,& mangiate ne i cibi medicano alle dii ina-


2 c>o

Diicorfi del Matthio li

tioni, & ritenimcnti deirorina,& alla difenteria. Le radici cotte con uino.ouero con aceto,& gj0Uj no a membri imofsi,& cotte Ielle con fichi, & ceci,&mangiate nei cibi conferirono a trabocco di fiele : medicano a dolori delle fciatiche,& dell’orina. Portate le radici addotto legate,ouer beuutal» loro decottione fanno iterili tanto i mafchi, quanto le femine.

S ono g l i Ajparagi notifiimi a tutti Itali4, come che fe ne ritrouano de i domeftìcbi coltiuati negli bora Afpiragi, Se iz,er 1faluaiichì,che nafeono per lor medefìmi nella campagna. Sono, fecondo che commemora Galeno «ivi, loro

faculti delle facilità def impl'ici,afterfini, quantunque non appaiono effer manifr/lamente calidi,ne manifi¡lamento frigidi.

fcritce da Ga £f di qui è,che difoppila la radice le reni,cr il fegato, come anchora il feme. Sana oltre a ciò il dolore de i denti per la fìccità, che contiene,la quale grandementefi conuiene loro. Et al 11. deUe facuità de gli alimenti: Ritra, to uanfì (diceua) Ajparagi di due forti : uno chiamato Regio, che nafee negli horti : er l’altro chiamato Helio, che nafce nelle paludi. Sono tutti grati allo flomaco, & fanno orinare : crcome che fieno di poco nutrimento ; nondi, meno quando fi digerifeono bene,nutrirono affai piu, che non fanno tutte i altre cimefimili a gli A/paragi, che producono mùgli altri herbaggi,che flmangiano. Confèrifconoper quantofcriue Plinio al x. capitolo del xx. libro,mangiati alla uijlx,cr a i dolori del petto,or delfilo della fchena : prouocano al coito , er mollificano il cor* p o . Vngendofi l’buomo con ficco d'Ajparagi dicono,che non può effere trafitto dalle a p i. Oltre a ciò (fecondo che recita AmcennanelCultima Fen del m i .libro) fanno gli A (paragi buono odore in tutto il corpo, mafanno puz* Nomi zarel'orina . Chiamano i Grecil'Afparago, AWp*>of : i LatinhAfparagus :g li Arabi,Halion,onero Hdue v li Tedefchi.Spargen : li Spaglinoli EJparagos : li FranceJi,Ejparge. P I A N T A R N E MAGGIORE.

PI A N T A G I NE M I N O R E .

L a p i a n t a g i n f . è di due fpetie,maggiore ciò è , & minore. La minore ha le frondi piu fret­ te,piu picciolo,piu tenere,piu lifcie,& piu fottili : i furti angolofi, inchinati a terra:i fiori pallidi il feme nella fommità de i furti. La maggiore è piu grolla,& piu bella,con frondi piu larghe. Il cui fu fto è ango!ofo,rofsigno,alto un gombito,tutto pieno dal meao alla cima di picciol femezle cui radi­ ci fon tcnere,pelofe,bianche,grolle un dito. Nafee la piantaginein luoghi humidijappreflb a laghi,& appretto alle ficpi.La migliore,& la piu efficace è la maggiore. Le cui frondi difleccano, & coftringono.& impero s’impialtrano utilmente in fu tutte l’ulcere maligne,& fordide,chc menano, & che fono Ipctie di elephantia.Rirtagnano i flufsi del fangue : fermano l’ulcere, che caminano,i carboni, l’epinittidi,& l’ulcerc che mangiano.Saldano le frondi della piantaginc l’ulcere uecchie & inequali, & quelle


Nel fecondo lib. di Diofcoride.

IO

25»1

4 quelle che chiamano chironie : faldano le ditole cauernofe : confcrifcono a morii de cani, alle co; ture del fuoco >alle infiammagioni.a i pani,alle pofteme, che uengon dopo le orecchie, alle fcrofole t i alle ditole lagrimali impiaitrateui Tufo con fale.Cotta la piantagine con aceto, & (ale, mangiata pi'oua alla difenteria,& a flufsi itomacali. Dafsi in ucce di bietola cotta con le lenticchie, & mangiai! contra l’hidropida acquatica; con quefto pero che màgiano prima gli hidropici cofe fecchc fenza be fe,& mangiandola«! mezo del cibo. Dafsi contra al mal caduco,& agli ftretti di petto. Lattandoli ]a bocca con il fucco delle frondi purga l'ulcerc di quclla.Quefto mefehiato có cimolia,& cerufa me dica al fuoco facro,gioua alle ditole,ai dolori delle orecchie,& a ¡difetti de gli occhi infufoui den­ tro . Metted anchora nc i colIirij,chefi fanno perle malattie degli occhi.Confcriice bcuuto alle gen giue che fanguinano,& a uomiti del fanguc.mettcd ne criitcri per la difenteria: dafsi a bere a thilìci : applicali con lana alla natura delle donne per le ftragolagioni della madrice, & per i flufsi loro.O ltrc a ciò il feme della piantagine bcuuto con uino riftagna i flufsi del corpo,& gli fputi del fangue.LauI fi con la decottione della radice utilmente i denti che dog!iono:al che gioua anchora matti care la ra­ dice. Danfi a mangiare con uino patto le frondi,& le radici nell’ulccre delle rcni,& della uefcica. Cre deli che beuendofi tre radici di piantagine intere con tre bicchieri di uino,& tre d’acqua, guarivano le febbri terzane,& quattro le quartane. Sono alcuni,che portano le radici al collo per cacciar uia,& rifoluere lefcrofole. Q v a n t v n q j e da Biofcorìdc, da Plinio,da Apuleio, er da tutti gli altri antichifolamente fieno Hate

Piantagine ,

10 ferine duefrette di Piantagine, maggiore ciò è , cr minore ; nondimeno nonfi può fe non dire, che quella, che chia* & ília eflani.

mimo noi in Italia Lancinola per lafimilitudine,che lefrondi fue per ejfer elle lunghe, *? appuntate, hanno con i fèrri delle lande,fìa altroché una certafrette di Piantagine. Chiamafì uolgarmente la Piantagine in Tofrana Centinerbia uocabolo corrotto da Quinqueneruia. ha maggior per hauere largafronde, hafette neruija megana cin» Piantagine que, cr-la minore tre. Diceua,commemorandola Galeno al v 1 M e facuità de fcmplici.La Piantagine ha in fe miHo temperamento : imperoche fi ritroua in effa certafacuità acquea,*?frigida,er aufìerità anchora, 1 1 perche ferina da Ga. ha del terretire frigido, * ? ficco : e? però infrigida, * ? diffccca nel fecondo grado. Lfìnedicinc adunque (dice pur Galeno) che infrigidifeono, cr infiememente diffidano,fon tutte ueramente conueneuoli all’ulcere maligne, t ? malageuoUia curare,a iflufricralie difrnterie : rifìagnano ifiufii delfangue, infrigidifeono le cotture, confolidano le fiHolc, lulcere cauernofe,cr le nuove, c r le uecchie. Nelle quali frette di medicamenti tiene la Pianta 5° gine il principato. Ihhe gli accade per la conuenienza,*? mifura delfuo temperamento: percioche nella fìccitX fra non è mordacità,ne tanta è lafrigidità,che pojfaftupefare. Lauirtù delfeme ,* ? delle radici, non c difriintle dal ualorc dellefrondi,come che piu di quelle diffrccano, c r me* ® H O* no infrigidifeono. Benché il frmc ha in fcparti piu fittili:*? le radici le hanno piugroffe. Lefòglie dell'herbifecchcfono di piu ecca,cr di piu fittile facultà'.per efferfi rifolto in effe tutta quel la parte acquea fiprabondantc,cbc ui fi conteneua. Per queflara fgione ufano alcuni le radici per i dolori de i denti,0 mafiicando» le,0facendole bollire nelle lauande. Vfano oltre a ciò per lop<* pilationi del fegato,*? delle reni non folamente le radici, ma an• chora le fòglie,*? molto piu il feme. Imperoche quello ha infr una certa uirtit afterfiua, la qualefi può anchora affai conofccre neU’herba uerde,quantunque ellafìa uinta daU'humidità. Chia» r; mano i Greci la Piantagine, A Latini,Plantagotgli Arabi, Lifen,ouero Lefan Alhamel: i Tedefrhi Vuuegericb : l i Spagnoli Lhantem.Tamcbagcm : li Prancefi,Plantaìn.

D el Sio.

Cap-.

C X V I.

I l s 1 o nafcc,& fi ritroua nell’acque. E pianta graf­ fa,dritta,con foglie larghe,fimili all’olufatro, come che minori,& odorate.Quefte mangiate tanto crude,quan­ to cotte rompono le pietre,& le fanno orinare : prouocano l’orina,! meftrui, & il parto. Giouano mangiate nc i cibi alla difenteria.Cratcua herbario ditte, che’l Sio era una piata fruticofa con poche frondi,ritonde, mag­ giori di quelle della menta, nere, &che s’accoftano in figura a quelle della ruchetta. N a s c e volentieri il Sio ne i riui delle fintane, che la fra» Sio, tí üm te fono fredde,*? il verno calde. M a neramente ¡'ingannano co edàm. loro, che per il Sio prendono il Crcfcionc tanto quello, che c dol Errore di cr, confiondi,*? faporcfimilc alla Utluca; quanto quello, che molti. B i produce


2 <52

E rro re di P ii

aio.

S io i c r i tt o d a G a le n o . N o m i.

Difcorfl del Matthioli

produce le fiondi limili alla ruchetta,er che mangiato rapprefentaal gufiò Ciñejfo fapore del hafiurtio:imb che quefto non è altro,come diremo nei foffeguente capitolo,ebe'l Sifembro acquatico di Diofcoride, & non il ^ ro Sio, il quale propriamente chiamiamo noi Saneft Gorgolejìro, non punto disimile da quello, che ne fcriue Dìo' feoride : percioche lafua pianta ¿grafia, dritta, confi-ondi¡¡mili allofinirnio, onero olufatro, il quale chiamim noi Maccronc, affai odorate, ne guari dtfùmili da quelle delle poSHnacke domeniche . Pochi neramente fono ¡ r{((° deD.'acque, ne i quali nafea il Crejcione, che non uifiritroui anchora copia di Sio. Plinio a xx 1 1 . cap. del xxi; libro confónde il Sio con il Crefcione, il quale nelfeguente capitolo chiama Diofcoride Sifembro acquatico : tmr>troche attribuifee al Sio anchora lefaculta del Crefcionc, ingannato dal uocabolo. Percioche, come ben dice Dio» feoride, chiamano il Sifembro acquatico anchora alcuni Sio., er però credendofi Plinio, che fuffero una medejima pianta,fottounfolSiopofclcuircùd'amendue,quantunqueprimaa x x 'i .i . capitoli del xx.librohaueffe frìtto egli del Sifembro acquatico particolarmente. Chiama Scrapione il Sio Senacion, quantunque Senecio appre[f0 4 Diofcoride, comefi uede nel n i i.libro,fia altra pianta diuerfa dal Sio . del quale facendo memoria Galeno all', v i l i , dellefaculta deifemplici,cofidiceua. Quanto il Sio è odorato, tanto è egli partecipe di caliditi. Ef mi. però è digefiiuo, fa orinare,rompe le pietre delle reni , er prouoca i mestrui. Chiamano i Greci il sio, Z io , ; ¡ Latini, Sium egli Arabi, I{or cathalmi, er Inhamchanella, ouero Hamchancüa : i Tedefchi,Vuajfermerck : li spt. gnoli, Kabacas : li Francefi,Berle.

Del Sifembro. I

l

s

Cap.

CXVIJ.

x s e m b r o , il qual chiamano alcuni Serpollo faIuatico,nafce inluoghi incolti, fimilealli

menta de gli horti: ma con trondi piu largire, & piu odórato. Fanfene ghirlande. Ha uirtùdifcaldare.Il Teme beuuto in uino è buono a diilillationed’drina,& alle pietre della uefcica. ferma il finghioz io ,& acqueta i dolori delle budella . Impiaflranfi le inondi in fu le tempi e, & in fu la fronte per i do. lori di teña , & in fu le punture delle uefpc, & dell’api. Beuuto ilfifembro riftagnai uomiti. Enne un’altra fpetie,il quale chi amano alcuni Cardammo,& alcuni Sio. Quella herba fi gode de riui del* 1 acqua, & impero nafee in quei proprij luoghi,douenafceilfio. Chiamanloalcuni Cardammo,per cioche al gullo fi raflembra al cardamo,cio è al nallurtio. Le frondi diquello nel principio fon ton de, ma nel crefccre diuentano intagliate, come quelle della ruchetta. E iua natura di Icaldare ,& di far orinare. Mangiali crudo, fpegne le lcntigini,& l’altre macole della faccia, impiaftratoui fufó li rotte,& leuatone la mattina. S J S E M B R O

D O M E S T I C O .

S I S E M B R O

A C Q V A T I C O .

B-feNCXJ^


25) 3

Nel leconcio lib.diDiofconde. V N ’A L T R O

SISEJNíB.

A C

Ben ch é dica Dtofioride, chenafca il ìifembro tu lue» tSìfembro, & incolti,cr/òdi; nondimeno,per ¿¡¡tantofi legati'! Theophra- ll,J c^*inño al v ii.d e l v i . /¿òrodclTktfcoria, ex jfl’v 1 1 1 , del v . delle caufe delle piante, fe ne ritratta <anchara di domcjìico coltiuato >Cr tenuto ne gli borei . Et quefloprr ajiunto Je ne poffa crede*

re,altro nonjiftima che [la,che quellafpetie di Menu fatta hog* giuolgare a tutti gli horci d'Italia, chiamata-communementc da glifienali Balfimita, c r dal uulgo Menta Romana: imperoche ella produce le/rondi quantunque crefpe, monde, cr piu larghe di quelle della menta uolgare,co'lgambo.quairangoUrt,di colo* re quando rojfo,cr quando uerde,d’odore, cr di fapore alquan o piu acuto delia menta .E t clic cq/Ìfia , nefa manijéña fède, oltre alle raffembrange già dette, il degenerare, che fa la Balfatuità , aènci'erT^in' quando con grande arte nonfi colma negli b o n i, cr U perntu* menu. tarfi ella affai ageuolmente nella menta conimune. Pernoche di* ceua Theopliraflo a lv i i . capitolo del v i .libro dcli'hiñoru del» le piante : Il Sifembro(comes'é detto) facilmente degenera. Et all'v 1 11 .delle caufe delle piante diceua : La perinutatione, clic fa il Stfembro in menta, non uitne per altro, che per negligenza di non colmarlo, c r di non hauergli la debita cura in caturgli ] fuori le radici : imperoche generando egli molte , er profonde radici,la uirtù,la bontà,cr l’odore fe ne fccnde in quelle, cr re* fla la pianta fuanita: er perdendo la fórma con parte anchora del • fuo naturale odore,fi conuertifce in menta. Il perche ueramente panni,che malageuolmente fipoffa dire, che quefi ajpelie di Si* fembro domeflico,cr quello che nafee al{abiatico fintto da Dio • feor¡de,fieno una cofa mcdcjìma. Lo ferino da Diofccride ho ue duto io nafeere nelle campagne,er ne i luoghi po o coltiuati del­ la tulle Anania dellagiuridittionc di Trento,con tutte quelle par ti, che Giofcoridegli attrtbutfce. Il che dimoierà la differenza mamfiñamente, che è infri quefi e dueJpetie di Sifembro. Oltre a queño per una altra buona ragione fi puodtre,chc’l sifembro di Diofcortdc nonfia quello,che neferine Thcophra fio : percioehc f i fu fiero una còfamedcfimd,degenerando il Sifembro non coltiuato, impofiibtl farebbe ritrattarlo altrimenti,che permutato in menta alla campagna, non battendo quiut coltìuatore alcuno. Il perche intcrucrrcbbc poi,che i luoghi,oue primafuffe fiato il ftfembro, cr creduto,tutti fi ritrouareèbeno pieni-di menta. il che non ho Errore del però mai rin o m o io . Al chcpococonfidcrandoit Brafauola,meffi la Balfamita, lae/uàle chiama egli McntaEic* Bufinola. rentina,per amendite queftefpetie indifferentemente,dicendo hauerla ueduta mutare egli in Nepeta. Il che non difi fe Theophraflo,ma che bene ella dùtentaua menta. typerà è ñato corretto quel luogo di Plinto a x.cap. del x i x . libro : perciocbe doue diceua prima, Sifymbrium degenerai in calamintbam,èflato fatto dire in mentham. Perche 40 accorgendofì i correttori haucrìo di parola in parola tolto Plinio da T hcopbrafto, hanno cottofeiuto l’errore della fcrittura,cr hannolo racconcio. Il Sifembro pofeia acquatieoqui ferino da Diofcoride non c altro, che’l Crc* Sifembro ac« feione uolgare d’acutofapore, di cui s’é detto nel precedente capitolo del Sio: imperoche nafee egli nei ritti del* quanto. l’acquc infume co’l Sio,con fiondi prima ritonde, che nel erefiere dmcntarw poifintili a quelle della ruchetta. Il cui fapore,cr odore non è punto lontano da quello del nañurtio. Pece memoria di queño Plinio a, x x 1 1 . cap. del x x .libro : come che all' v i l i .del x ijt. apprefjo allafinefaccia mentione d’un’altra fpetie di Sifembro, la quale di ce nafeere infu gli argini, Cr infu le riue delle pefcine,cr de gli{lagni, cr finalmente nelle pareti de i pozzi • il che a molti hafatto credere,che intenda quiui egli della menta,ouer mentañro acquatico, herba neramente notif i * ma a ciafcuno. Ecce de i Stfimbri memoria Galeno all'v 1 1 1 .dellefaculta de{empiici,cofl dicendo . Il Sifembro ’ Si ioni)ri c compoño di fonili parti : è digeñiuo, cr difficca,cr f calda nel terzo ordine. Ef però lo duna alcuni nel finghioz fermi da, Gì50 zoa bere con nino, c r a i dolori di corpo. Ma quello, che chiamano Uañureino, per efiere egli nel fapore fuo fi* *cn0, mite al tiaflurcio,quando è ficco, è calido,c r ficco nel terzo ordine ; come che uerde non ecceda il fecondo. Chia Nomi. mano i Greci il Sifembro, S m'pllfiov : i Latini,Sifymbrium:gli Arabi,Sifnabarion,cr Sifnasbar: i Tcdcfibi,Vuaf fermuntz, Cr Bachmuntz •' h Spagnoli, Hierua buehadc aguati Erancefi, Mente acquatiche. Lo acquatico clfit* ■ mino i Greci, £ irvpètiovS-rtpov : i Latini, Sifymbrium alternai: li Tcdefihi, Brumikreffin, c r V uafierlircficn i li Spagnoli, Berros, er Agriois : li F rancefi, Crejfon.

D clCrithm o, ouero Crithamo. Il

c r i t h m o

,

Cap.

CXVIII.

ouero,come dicono alcuni,Crithamo,è un’herberta fruticosi, per tutto pje-

60 na di frondija qual crefee all’altezza quali d’un gombito. Nafee nelle maremme,& in luoghi faffofi

con affai frondi,al girilo falfe,graffe,biancheggianti,come fon quelle della procacchia, quantunque piu larghe,Se piu lunghe. Produce i fiori bianchi,e’1feme come quello del roimarino, tenero, odo* B

3

ra to y


25>4

Difcorfi del Matthioli

rato, & tondo. Rompcfi quando è fecco,& ha di dentro un nocciolo fimile ad un granello di grj. n o ’. Le radici,le quali hora fon tre, hora quattro, fon grofle un dito, & fgirano d’un giocondo, fc aggradeuole odore. La decottione delle radici, delle frondi, & del feme fatta nel uino, & beuuta ua le all’angofcie deH’orina,a trabocco di fiele,& a prouocate i meltrui. Mangiafi il Crithmo crudo, flc cotto,come l’altre herbe de gli horti : <3c conferuafi anchora in falamuoia.

fi a se e il Crithmo nonfolmènte per tutta la riuiera del mure Tirreno, c r maxime attorno al monte Argen Crithamo, & tato nelle noftre maremme di Siena, c r per tutta la coila,che da Romafc ne gira uerfo Napoli-, ma nelle riue ancho fua elfatn. rd jrf mare Adriatico,oue fieno [cogli,cr riue faffofe. Ei però non poco [e ne ritroua andandofi dal Timauo ucrfo Tricfti in alcuni fcogli nella riua di quel golfo. chiamafi il Crithamo a Roma,cr quafi per tutta Tofcana Finoc* chio marino:come che in altri luoghi <TItalia, doue dal mare è ilato ti affortuto ne giardini,cr ne gli horti, fi ckia* mi uolgarmentc herba difan Pietro. I l che a molti hafatto credere,che nonfia altro quefta pianta, che l'Empetron, chefcrijjè Diofcoride trai [empiicifolutiui,quafiapprcjfo di fine del m i . libro,piu perfuafi dalla conuenienzi del uocabolo, che da[omiglianza alcuna, che ne ritrouino fcritta . Nella cu^opinione ritrouo io Pietro CcUinuc* ciò nelle dtfcnftoni, chefa egli per Plinio cantra al L eoniceno : imperoche uuole, che fia corrotto il uocabolo Em* CouTnuccio' Pftron ,n s<tnPetrd ^er^d ‘ Alche non acconfacendomiydico, che l’Empetron di Diofcoride è molto diuerfo nel* f operare fuo dal uero Crithamo chiamato herba di fan Pietro : percioche quella, quantunque fi mangi copiofamen tejton folue ne la cholera, ne laflemma, ne manco l’acqua degli hidropici,come fcriue Diofcoride, chefolue l’Em* petron : c r imperò collocato nel m i .libro nel mezo all'ordine di tutti i [empiici folutiui[critti quiui da lui .Ol* tre 4 ciò non fi può dire,chefia l’Empetron l’herba di San Pietro, auenga che niente fcriua Diofcoride in parte al* cuna,come ellafi Ha : mafdiamente dtjfe nafccrc l’Empetro ne i monti, c r nelle maremme confalfo, c r amaro fapo* r e . Ma bene è da credere, anzi da tener per certo, ch’ella fia il Crithamo per le corriffondenti fomiglianze, che fi veggono nelle radici, nellefrondi, nel fapore,cr in tuttala pianta. DeH’Empetron diremo pofeia fhiftoria al fuo proprio cap.nel i n i .libro. Scriffc del Crithamo Galeno a lv i .delle facuità de i [ :mplici,cofì dicendo, Il Cri* Cnthimo tfjdmo f ¿1 gufto[alato,cr alquanto amaretto : il perche è egli nellefaciliti fue dijfeccatiuo, cr afterftuo. Quan* ]eno° 4 3 tun1ut fi ritrouino in lui, tali/ acuita minori, che nelle piante amare . Chiamano i Greci il Crithamo, KpMpov; Homi. i U tin i, CrUbmum, c r Crithmum : li Spagnuoli,Perexilde la mar, CT Vnhasde agnulayerui : li Tedefchi, B 4 eden, c r Meerfincbel : li francefifiaciHe,cr Fenoli mariti •

De


Nel fecondo lib.di Diofcoridc. Del Coronopo.

Cap.

29 $

CXIX.

I l coronopo c unaherbettaIunga,che ualérpen» do per terra;le cui frondi fono incife. Mangiali que­ lla cotta, come Falere herbe. Ha la radice fottilc, & co ftrettiua.la qual mangiata ne i cibi gioua à i fiufsi doma cali. Nalce in fu gli argini de i fofsi.apprcffo alle uie ,Sc in luoghi incoiti. i*

V a r i e , e rdiuerfe fono (Iute f opinioni degli huomhi, che fi fono affaticati 4 rintracciare i neri fcmplici, qualefifìa il Coronopo di Diofcoride, il qual uolgarmcnte nò uuol dir altro, che pie di cornacchia. Tra li quali per lunga diceria nefcriffe il Leontccno ; conchiudendo infine ejjcre il Coronopo quell'herba, la qual chiamiamo in Tofcana Sanguinella, cr egli nel fuo uolga re Vicentino Capriuola, adoperata lafiate f i efio da i fanciulli, per far fi ucnire fangue del nafo. Q uefia opinione non accetta* do il Manardo da Ferrara, accofiandofl piu alla fcrittura di t» Diofcoride,che di Plinio,cr di Theopbraflo,i quali pofero il Co ronopo tra l’herbe, che fono fiinofe, difie efier piu da crederei coloro,che ha detto,che (la il Coronopo l'herba Stellafatta hog giuoigareà tutti glibortt d’Italia per l’ufo familiare, chefe n'ba nelle infoiate, che à coloro, che nogliono, chefla la Sangui nella,onero laCapriucla: impereche quefta non c in ufo alcuno ne cibi degli buomini ; ma piu prefio pajlura del hefilarne.Oltre 4 ciò, non manca,chi creda,che fia il Coronopo queU’hcrba, che uolgarmcnte in alcuni luoghi d’Italia fi chiama Pie coruino, et in altri Pie di gallo, il quale c in ufo da i medici, cr dal uulgo per far uefcicare qualche parte del corpo,oue fia bifogno di cofi 1* fare , Della quale opinione nonfittamente fono fiati t commette tatori d'Auicenna ; ma anchora qualch'uno de i moderni,di quel lì ni¿finte, che hannoferito i uolmni ben g randi delle facilità,et deU'hifioria de i fcmplici.Tra i quali c Othone Bri* filfloTcdeJcho, il quale quantunque habbta benfaputo effer dannati ragioneuolmentc da i moderni, cr dotti medici tutti coloro, che hanno tenuto, cr tengono, cbe’l uolgare Pie coruino fia il Coronopo di Diofcoridc ; nondimeno ( tanta é alle uoltela pertinacia de gli buomini ) che piu prefio ha uoluto errare con gli ignoranti¿he conofcernc il uero infume con i dottì,cr buoni fempliaHi. Percioche uuolc egli manififiamentt, che’] Pie coruino uolgare (la il uero Coronopo di Diofcoride,il quale,come alfuo proprio capitolo fi dirà, è mamfrfto non cfj'crc il Coronopo ; ma bene il batrachio,ouero raiwnculofritto da Diofcoride fitto diuerfe fie tie , le quali manififtamente fi ueggono nel 4* uolgare Pie cornino. Che fia oltre di quefio il Coronopo di Diofcoride la Sanguinella ouer la Capriuola, come fi crede il Leonicrno, io ucramcute non pofio credere. percioche, quantunque faccia quefta herba in cima alfiflu• co cinque picciole¡fiche ,lequaliquandos'aprono,rapprefentanoneUalòrmaloroun pie di cornacchia, ¿ d ’altro uccello ; nondimenoijcome dice il tùanardo)non è in alcun ufo ne i cibi, comeferine Diofcoride : non è tenera da po terfi mangiare, ma arida come e il fieno : ne manco produce lefrondi intagliate, ne fifemina ne gli horti, come diffe Pliiuo al x i x.cap.del x x 1 1 . libro, il quale f ■ uogliamo pur feguitare nel dire egli al x v i .cap. d e lx x i .libro , togliendolo dall' v 11 i,diTheophrafio , che'l fufio del Coronopo, herbaffiinofa, uafirpendo per terra, diffidi cofi farà il provare, che fia la Sanguinella, ouero la Capriuola ; imperoche il fiftuco di quella nonfa cofi, ma leuan» dofi in alto fa cinque piccioleffiiche.il che ne perfuade à dire,che fia quefta SàguineHa quella f fietie di GramignaJfii tiofitcòmemorata da Plinio di x ì x.cap.delxx 1 1 1 1 .libro,cofi dicendo.Sono alcuni,che dicono effer la Gramigna f ° ffiinofa di tre (fietie, tra le quali chiamano quella Dattilo,che pcrilpiu ha cinque ffiine nelle cima delfufto,lc quali rauolte tutte inficine fi mettono nel nafo per trarnefuor a il fangue. Et cofi terminandone egli quiui Ihiftoria non di[Je( come fi crede il KueUio) che fuffe quefid fretti di gramigna il Coronopo. Oltre à quefio c ¡fauucrtirc, che Diofcoride nonfece memoria alcuna, chefuffe il Coronopo herbaffiinofa,ne meno nell ordine dellofcriuerti li P°fe tra le frinofe ; ma tra quelle,chefono in communc ufo da mangiare ne i cibi .fe bene Theopbraflo la coniarne ròfiale piante frinofe, per hauer hauuto egli rifpetto per auentura à gli appuntati intagli delle fue fòglie quafifì­ ntili aUcfpinc , quantunque non pungenti, come bebbe Diofcoride à quelle deU’acantho. Il che mi fa ageuolmefite credere, che’l Coronopo di Diofcoride nonfia differente da quello, che intende Theopbraflo. Et imperò Plinio net xx i . libro , imitando Tbcophra&o fece il Coronopofpinofo : cr nel x x n . imitando Diofcoride , nonfece quiui ^ [pine memoria alcuna. Oltre à ciò è dafapcrc,cbc di quella gramigna, la quale ufano ifanciulli per editare il fan €o gut del nafo,cofi in Camola come nel contado di Goritia, ricolgono gli fchiauiilfeme, cr lofgufeiano , & mon» dano, come fe fuffe panico, c r fannone pofeia minefir e nel brodo di carne affai digitilo aggradcueli,di modo che li T'dtfebi chiamane quefiofimc tiunor affai di g rantUo del panico,Himctdaùu,ciò c manna cetifie i c Ufi biavi nel• M s lalov

Coronopo,# Tua tùia*, i

Opinioni» d'ilcunt dia-« iuta.

O p in io n e d e l I .c o n ic e n ® r i p ro u a u .

Gramigna /pi noia di Più».


2 c,6

Difcoriì del Matchioli S E R P E N T IN A .

Serpentina.

Coronopo ferùcoda Ga knov

U lor lingua chiamano la pianta Piede dì cornacchia. U*. , ho io per certo quafi creduto, che battendo per auentura J t l ' pitto il Leoniceno,s'hubbia iglipofciaimaginato, chefla q j* do Uuero coronopo di Diofcoridc. apprcfjo à cui non effe,,/ frin o fo .v nafeendo.cr fimtnandofi in Italia, non credo eh fatiino coloro,che uogliono,che l’herba Stellafia il Coronop i auengacbe altra non utf i ne ritroui, che piufig li rafiimigU ■ Udfccìic difiluatica al magro di diuerfi luoghi ; ma coptif ne itede lungo aifiume del U z z o lo , er in altri luoghi nel con tado di Goritia,dotte la chiamano Serpentina: imperoche U fu radiceficca inpoluere, ©- beuutaneluinoéualorofo rimedio al morfio delle uipere,come io ho eftcementato piu uolte. Seri uendo del Coronopo Galeno al v i i . delle facultà de i[empiici altro nonne dtjfi.fe non che lafua radice màgiata giouaàifluf jU lom cbdli. Chiamano i Greci il coronopo, |^tmi,Coronopusiti Tcdefchì,Kraenfuoff: lì Spagnoli, Gnu. bel baili bratteefi,Capriole.

Del Soncho.

Cap.

C X X.

I l s o n c h o èdiduefpetie.uno piu faluatico piu ipinofo : & l’altro, che fi mangia piu tenero. Ha il fufto angolofo, concauo, & qualche uolta rodo : & le fiondi con alcuni interualli attorno intagliate. Hanno ìfW fifn!amen<^ue facultà d’infrigidire,& coilrignere mediocre /vomente; & imperò impiailrati in fu gli (lomachi caliW//M Alidi,& in fu l’infiammagioni ui giouano. Il lor dicco bc> liuto mitiga i rodimenti dello llomaco, & genera aliai latte. Applicato con lanagioua ail’infiammagioni del federe,& de ¡luoghi naturali delle donne. Confcrifce tantol'hcrba,quàto laradiceimpiallrataalleputurc de 54 " _ ^ gli Ìoorpioni. Enne una altra fpetie di piu tenero, che crcfceialberocólarghefródi,Je quali diuidono il fuoramofo fuilo.Quello naie tato,quàto gli altri. SONCHO

A SP ER O .

SONCHO

LISC IO .

CHIAMAI*


Nel fecondo lib.di Diofeoride.

25)7

Ch 1 a M a s 1 il Soncho uolgarmentc in Tofana Cicerbita,?? Crefpine anchora. del (¡uriefe ne Utggono per S o n c h o ,& i campi, per gli botti, & per le uigneamendue lefa tte . Ma quella terzafatie di cuiJcrìfje Diofeoride neifine ilUcilimdel capitoloJìonfolamente(per quanto io me ne ucggia)non nafee in I talia,ma non ritrouo che Thcophrajìo ne Pli «io nefcriueffero cofa ueruna. vfìamo noi in Tofana il uerno nell’infoiate le fiondi,er le radici : le quali per tfje* re anchora molto tenere, er dolci, affai aggradono al gufto. Il Spnco, quando è maturo, fecondo che recita Galeno a lfv i 11 .dellefacuità de i [empiici,è fanofo: ma quando e atjchor tenero, er gioitanef i mangia, come l'al %){” *' tre herbefanatiche. Il temperamentoJuo è quafì mijlo di terreflre, er acquatica effenza : quantunque furia, er falera fta leggiermente frigida. Oltre di quefto è partecipe d'alquanto di uirtù coftrettiua . Applicato dì fuori, 0* nero mangiato infrigidifce manififtamentc. Ma come èfecco,dtuenta terreflre,gr reflagli pochifiima calidità. que 10 [0 tutto diffi Galeno. Di quello iella terza (pene non ne ritrouo memoria alcuna appreffo Theetphraflo, ne Pii* nio,ne manco ho io mai ueduto ili Italia Soncho,che eref a in Albero. Chiamano i Greci in Soncho, ’S.irytcn La Nomi. tini, Soncbus : li Tedefchi Vuildcr hafen kocl,Gcns dyfiel : li Spagnoli,Serraya,v Sarralha : li Erancefi, Latte* ron,cr Palaia aulieure. .

Della Endiuia.

i0

Cap.

CXXI.

L a e n d i v i a è d i due forti. Vna faluatica >U quale fi chiama picra,&cichorea,& un’altra che fa fiondi piu larghe >che fi femtna.piu utile allo ftomaco di quella de gli horti. Laqualc è medefimamentc di due fpetie: delle quali l’una fa le frondi piu larghe fimili alla lattuca,& l’altra le fa piu ftrette, & c al gufto amara.Riftringono,&infrigidifc<anoamendue,&conuengonfi allo ftomaco. Cotte» & mangiate co aceto riftagnano il corpo. L a faluatica c piu aggradcuole allo ftomacoiperciochc ma giara alleggerifce gli ardori, & le debilità in quello. Tutte quelle fpetie impiaftrate per fe foIc,& c q polenta uagliono à dolori della bocca dello ftomaco. Giouano alle podagre,6f all’infiammagioni d.c gli occhi. Impiaftranfi infierite con le radici utilmente in lu le punture de gli fcorpioni,& in fu’! fuo co facro,mefcolate con polenta. Vngonfico’lfucco loro quellecofe, che hanno bifogno d’effer in frigidite,aggiimtoui però biacca,& aceto. •

E N D I V I A

D O M E S T I C A .

A L T R A

E N D I V I A

D O M .

40

fo

¿0

ne i uolumi Greci di Diofeoride, che uanno per le librarie, tl principio di quefto capo v in a i* enneparole,v nellefatte dell’Endiuta,v della Cicliareafi ritrouafalfìficato, e r eonfufo ; parmi, che per quan to hopotuto cauarc de libri d’Orib.tflo,chefcriffe egli de femplici, e r d’alcuni uolfiìMdi Diofeoride molto antichi ferini à penna,fi debbail principio di guefto capo leggere in quefto modo. L’Endiuia è di duefpetie, faluatica, e r . domenica P

e r c h e

fuae{ r ^ ' a ’


Difcorfì del Matthioli

2^8 C /C H O

R E A

S A L V

A T.

CICHOREA

DOMESTICA.

»«

10

JO domili cd. La faludticd è di dueforti : una, chef i chiama pìcra,cr cichortd : cf Faltra, chefi femina, er produce fòglie piu larghe,cr è piu grata al gtifto della domenica. La domefttca poi è anchora ella di duefrctic.una cheprò duce lefrondi piu larghe fimile aUa lattuca : er l’altra , che le fa piuftrette, cralgufto amare. Alla qual lettione cor ¡¡fronde benifimo quello, che da Dìofcoride neferiuc Serdpione, uedendofi, che egli had'Endiuia tante fretic di falv.aticbe, quante di domeniche. Il che ueggiamo anchora noi cotidiatiamcnte negli horti, er nelle c m pugne ¿attendo cichoreafaluatica ne campi,ouc nafeeper fé {lefra,con fòglie piu fìrette, piu ruuide, er per intorno intagliate : c r di quella,che fi femina ne gli horti, confrondi piu tenere, piu larghe, cr piu al gufto aggradeuoli : come medefimametìte habbimo ne gli horti dueforti d’Endiuia domefrica,differenti di fòghe,cr diJapore. Oltre ì ciò è da fapere, che non manca chi creda,che non(la differenza daU'Endiuia domeftica, che produce le fòglie larghe, 4» alla fcariola,per ritrouare quefto medeflmo appreffo à Serapionetcr ancho chi uoglia,che ella fla l’Endiuia domili» ca dellafecondafretic,che produce le fòglie piu fìrette.Ma è d'auuertire, che la Scariola in Serapione è cofa dell’in­ terprete,^ non dell’autore : er però non efferglidapreftarfide. Il che maniftftamentc dimoftra la fòrza del w* caboto corrotto da i Barbari. Impcroche Scariola altro non rilcua, che Seriola, ciò é Endiuia picciola : percioche t Grrci chiamano fendiuia Scrii . I l che maniftftamentc dimofìra, che la Scariola nonflgnifchi altro appreffo ì « Barbariche {Endiuia dellafeconda frette. quantunque anchora tra le faluafiche fipoffaparimente chiamare Sci* rida quella, che fi femina negli horti, che noi chiamiamo Cichorea domeftica,per effer ella afjaiflmilc all’Endiuii minore. In fomma tutte quefte fretic fono notiftime in Italia, per efferne del continuoin ufo nell infilate. Onde gli hortolani le ricoprono il uerno folto la terra,cr fotto la rena negli horti per farle diuctare tenere,cr b i a n c h e , conftruandole cofì tutto il uerno, bauendo ciò imparato dalla natura,per baucr ueduto frefro nelle campagne ,co* 40 me diuenti fianca, tenera, c r dolce la cichorea,quando per il erefeere deU’acque uiene ricoperta dalla belletta, V ¿alla rena. Ma come che dica qui Dìofcoride, chcflala Cichorea, cofteome l'Endiuìa,folamente di duefretic; nondimeno la ChondriUa, chefcriue egli di due fretic nel feguente capitolo, c ueramente fretic di Cichorea. come è anchora della mede/Ima fretic quella, che chiama Theophrafto all’ x i . capo del v i i . libro deU'hiftoria delle piante Apbaca, c r noiinTofcana Pifciaal letto, altri Grugno di porco, altri [Dente dì leone, altri Dente di cane, altri Capo di monaco, c r altri Ambubeia, quantunque appreffo a Plinio fia FAmbuleia,chiamata parimente NeMigettt* Antbugia,la ifteffa Cichorea. Ma pormi cofa ueramentefciocca,cr negligenza graniif ma de gli fpetuli ditut•rande d e g l i ta Itdlta* che hauenio eglino pieni gli horti d’Endiuia ecceUentifima, c r buona domeftica, c r le campagne piene fp e tu li. di Cichorea, la quale non è altro, come dice Dìofcoride, che FEndiuiafaluatica, tolgano per far t acqua d’Endiuia una certafretic di lattugacciafaluatica,fpinofa, er dura,cr tutta piena di latte : cofa neramente reprobabile. Pcr 6° fioche,iato che nella lattuca faluaticafla frigidezza ; nondimeno oltre al non hauer quella conucncuolczza c01 r goto, che hanno Tcndiuic, cr le cieboree, il fio molto latte ha infe alcune parti tanto calde,che brufeia, cr

«••cr


Nel fecondo lib. di Dioicoride. 25)9 D EN TE DI LEO N E.

C IA N O M A G G IO R E .

ca tcr alcune cofi fonnifire (come dice Diofcoridc poco qui di fatto) chefono alcuni che lo mefcolano con quello del papaae * ro , quando ne fanno Vopio. Sono oltre à ciò alcuni moderni, ciano & fiu che uogliono, che fi metta tra le frette della Cichorca, V della hittoru. Scariola quel fior cclefte Mainato pe'lfuo uiuo colore da Vii* nìo j Ciano , da altri Battifecola , da molti Battifuoctre, cr da noi in Tofcanafiore Altfo, erfiore c ampefe. nafee egli tra le biade il mefe di M aggio, cr di Giugno abond.mtifiimo nelle campagne, de cuifanno le contadinatenoftre ghirlande molto uaghe nel tempo della fiate. Ma in uero non ueggio per qual r<t gioite fi poffa il Ciano tra le Ctchoree collocare, auenga che in tutte le fattezze fuo punto nonfigli rafiimigli. Di' quefio non ri trono io ¿alcuno degli antichifcrittori, che fcritiafacuità al« cuna ; quantunque lo metta Guglielmo Piacentino nel fuo /irò» po di Cichorca, il qual defcrine egli per le febbri pefiilentiati, CTper ogni materia uelenofa. Nel chefecondo che dicono al* cuni altri de moderni, uale marauigliofamcnte il Ciano per f u particolare proprietà datali dalla natura. Fece dell’ Endiuia, Endiuia ! ferir c r della Cichorca memoria Galeno ad' v i t i . deUcfacultà de i ta d a G a l . Iempiici, cofi dicendo.V Endiuia è una herba amaretta,ma mol to piu lafaluatica, la quale dall' effetto alcuni chiamano Vicris ciò è amara, c r altri C.ichorea. E frigida, er fece a neifecondo grado. ma certamente la domefica infrigidifee molto piu, che nonfa lafaluatica .‘ cr fregne lafua¡lecitala molta humidità, chefiritroua ili effa.Nondmcnol'una cr /’ altra ha del cofiret* tino come la chondrilla : imperoche anebora ella cfrette di fe• ride, ò di cichorca. Et all’ ottano libro delle compcfitioni de medicamentifecondo i luoghi ; La Cichorca ,cr l’ Endiuia (dicena)fono ueramentefretie de cibi, cr appreffo di noi mangia• no Ì una cr 1 altra tanto cruda, quanto cotta i uilluni. E laf4 culti lorofiigidetta, cr amaretta, cr parimente alquanto co-

CIA N O M IN O RE.

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Difcorfi del Matthioli

ftrcttiua ■■ per le cui qualità fi conuengono grandemente netle difìemperanze^ calde del fégato. imperoche oltre J . infrigidire »chefanno moderatamente, fortificano effofegato per lafacuità cojìrettiua,chepof]èggono, Q[tf( 7 ciò mondificano, c r nettano le commiffure delle bocche delle uene, le quali dalla concauità del fégato uàno à quel» le della fua gobba. Ne però offendono nellefrigide diflemperanze, comefanno quelle cofe che fonofrigide ,& fa, midc, in cui nonfi ritroua alcunafacilità amara, ne coflrettiua. Può oltre àfiogiouare lafuftanza di cotali herbe d fégato, anchora cheìneffo nonfiritrouino humori alcunifcorft» ò altri putrefatti »V che ladiftcmpcranzafi caufìper fe fola, ò per corrottela d’altri humori, cr mefcolàdoflcÒmele còduconogli humori per orina. Il perche quando fi beono anchorafecche in poluerefanno igiouamcti medeftmi: er non pocogiouamento riportano, quan* dofe ne bee la decottione. Ma doue anchor nonfìritroui alcuna calda diftempcranza,cr uifia qualche oppilatione, gioua molto il berle con nino bianchofonile infieme con quelle cofe,che poffono prouocar la orma. E utile nonfole lo mente il fuoco loro tantoJrcfco,quantofecco ; ma anchora la herba ifteffafecca beuuta in poluere ,er cofi parimene te la decottione. Chiamano i Greci Ì Endivia, 2 ; i Latini, Intybusfatiuus :g li Arabi, Dumbebc, Hundebe, Cr Endeba : li Tcdefchi,E ndiuitn : li Spagnoli,Endiuia : li Erancefì, Endiuie. La Cichorea chiamano i Greci SeWs- eéyptct,, Kiyapiov,Sc riuplt : i Latini, Cichorium : li Tcdefchi » vueguueiff, er V ueg m ah : li Spagnoli, Al* merones, er Cichoria : li Erancefì Cichoree.

f

D ella Chondrilla.

Cap.

C X X II.

L a c h o n d r I L I . A , la quale alcuni chiamano cichorea,& alcuni endiuia, fa il furto, i fiori, 1* & le frodi fimili alla cichorea faluatica.La onde diflerò alcuni, eh’ ella era una fpecie di cichorca non dimeno è queftain tutta la pianta piu fottile .N ei cui rami fi ritroua una góma fimileal mafticc, grof fa quanto unafaua :la quale trita infieme con mirrha ,& applicata có tela alla quantità d’ una oliua à i iuogi naturali delle donne »prouoca i meftrui. L ’ herba peita infieme con la radice ,& fattone pofeia trocifci con mele, & con nitro,foluendofi i trocifci nell’ acqua cura le uitiligini.La góma conferì» > & fa rinafcerc i peli delle palpebre. Il che fa fimilmcnte la fua radice frefea .quando conia punta d’ un aco fi mette il fuo fucco iu fu le radici de peli. Beuuta con uino gioua à i morii delle uipere. 11fuoco della cotta beuuto per fe ftclTo oucr uino riftagnail corpo. Ritrouafi un’ altra fpecie di Chondril­ la,che produce le frondi lunghe, attorno attorno intagliate, & ftrate per terra: il cui furto è pien di latte.La radice è tonda, fottile,& appuntata, leggiera, rofleggiantc, & piena del medefimoliquore. * Le frondi ,e’l furto han uirtù digertiua. Il fucco conferua i peli delle palpebre.Nafcc in luogi grafi’ » «llegri, & cohiuati. “ Non

6


Nel fecondo lib. di Diofcoride.

301

Non c dubbio, che la Chondrilla, come dice Dtofioride ,fia altro, chefretie di itera cichoreamtapiumìnu* ti difiondi,dìfuftojlifiori, c r difané. Della qualeferir ¡leggono per tutta Tofani, cr in ogni altro luogo a Ita* fid pieni ifo d i,tr gli argini dei campi apprejfo atte uie, non manco in ufo per mangiar neìi’Infalate(comc chefa piu nnara)chcfifia la cickorea. Enne jhmlmente un’altrafresie, come dice Diofcoride } non guari da quefta dif • fìmile, come che ella non habbia le fòglie cofl lungamente intagliate, er i fo n d'altra maniera : la quale dal molto latte, chef ritroua nelle radicifue, nellefiondi, cr nelfufto chiamiamo noi in Tofcana Lattaiuola. Vfafi anchor efft dai contadini nell'infilate in cambio dtcichorea. Vece della Chondrilla memoria Galeno all'v 1 11 .delle f “ culta defempltcl, nel proprio cap.dell endiuia, cr della cicborea ; non dicendone pero altro, fe non ch'ella era u• nafrette d'aldini*. Della qualefiriuendo eglipoi al fecondo dellefacuità degli alimenti, non laraffembròquiui 10 punto ne attendimi , ne alla cichorea, come prima haueuafatto, mafolamentc atti ¡attua,nel cui capitolo la de* feriffe. Chiamano i Greci la Chondrilla X o^ / aa* : i Latini, Chondrittatgli Arabi, Candarci, Cadaron, onero AmiromliSpagnoli,Leitugas,cr Lecbugas dentro losplanos : li Vrancefi, Lettron.

Della Zucca.

Cap.

, ... lu*tfraaLJ ’

f c S a Glleno. N orni.

C X X III.

L a ìv c c a buona da mangiare, trita cruda,Stimpiailrata lenifce i tumori ,& le poilcme. Le mondature applicate in fu la parte dinazi delia tcila,giouano ne fan ciulli alle infiammagioni dei pannicoli del ceruello.Im piaftrall quelle mcdefime alle infiammagioni degli oc­ chi , & alle podagrc.il fucco fpremuto dalle mondature pelle, & diilillaco per fe folo» & con olio rofado nell'o recchic,gioua à i dolori di quelle.Gioua mcdefimamcn te ungedofene négli ardori delle calidifsime febbri alle cotture della pelle.il fucco di tuttala zucca prima leifa, & pofciafpremuta,aggiuntoui un poco di mclcj& nitro, folue famigliarmente il corpo.ll uino> che fi mette in una zucca frefea fcauata, tenutoui dentro una notte 'fi al fereno,& pofeia l^euuto,lenifce il corpo. L

e

z v c c h e

,

che volgarmente s'ufano la fiate nei cibi,

Zucche, &

Io

, fono di tre forti, lunghe ciò c, tonde, er /ìiacciate. Ma non pe ro 'i rofebenfonodi firma diuerfc,fono diuerfc di natura: per• cioche(fccondo che rifirifee Colameli*,<y Plinio al v. capo del x v i i x . libro)qucfle firme nelle Zucche fi pojfonofarc co’l fe me d'unafola zucca, perche togliendoli ilfeme del collo, na* feon lunghe : prendendoft quel del corpo, nafeon tonde : cr fe* minandofi quel del fondo, fi fanno piatte, cr diacciate, cr mol to atte, quandofon fecche, à tenervi dentro nino, olio, cr al* tri liquori. Volendoli, che uengano oltre mifura grojfe,foni• nijìilfeme dimezo con la punta in giu uerfo la terra. Ma gtur difi bene, che non ui fi accofiino le donne: imperoche toccando le le impedifeono il erefiere. Il che molto piu fanno guardando ____ _ __ le,quando hanno i mtflrui. Quelle, chefi firbano per cavarne il feme,uogliono effere delle prime, che nafeono, ne fi debbono fricare dalla pianta piu pretto, che nel principio del uerno ; tcncndoji pofeia alfole,onero al fumo,fino che eñefieno benifiimo [ceche : altrimenti fi gli putrefa age uolmente il feme in corpo. Amano le Zucche marauigliofamente l'acqua : cr imperò è fiato prouato,chc mettendo glifitto un uafo d'acqua ben largo »cr capace, difiofio unafranila,fi dilunga in una notte fino attacqua. Nafeono no le Zucche finza fime,fe auanti chefe ne pianti ilfané ,jì tiene nell'olio delfifamo . Kitrouanfine oltre à quelle 5° * Hnpi nottri in Italia dafirbare ptr il uerno,uarie di grandezza >di firma »cr di colori,neramente al gutto affai infipide, fe per fòrza di condimenti non s’altera il loro feiapito fapore. Qutfie di nuouo (fecondo che dicono ) ci fonofiate portate dall’Indie: quantunque quelle, che chiamiamo marine,fieno piu lungo tempo fiate in Italia. Fece |crit~ deUe Zucche memoria Galeno a l v u . dellefaculta defemplici, cofi dicendo. La zucca è frigida, & húmida nel tc 1 11 fecondo ordine. Et pero’ è utile ilfucco della fitafeorza ne i dolori delle orecchie, oucfia infiammagìone, infierne con olio rofado. Etgioua impìaftrata tutta a iflemmoni refrigerandoli mediocremente. Mangiata è húmida, cr fregne lafite. Et al 1 1 dellefaculta degli alimenti : La Zucca(diceua)mangìata cruda è infoauifiima al gufi o, pernuiofìfiimt alloflomaco, er del tutto indigeftibile : di modo che chi per careflia d’altro cibo fuffi cofirettoà bugiarla cofi cruda, come hanno già fatto alcuni, fentirebbe neüo ftomaco non poco pefo,con manifitta frigidez fa : dopo al chefeguirebbe poi lafouuerfilone dello flomaco, c r parimente il uomito : con il qual filo fi potrebbe io eurare da gli accidenti predetti. Et però fi cottuma di mangiarla ò leffa,ò fritta netta padella, ò arroftita. La Uffa non ^ in/c niffuna qualità apparente, fe già nonfi uoleffi nominarefapore quello , il quale non èacuto, ne filfo , ne i ne amaro, ne d'altrafortefìmile, come ne ancho [acqua. Onde ragioneuolmente cotali cofi fifogliono

C

chiamare


^02

Difcorfi del Matthioli ZVCCHE IN D IAN E.

«1

H.m«\

C O C O M E R I.

chiamare infìpide, & [ciocche. Effendo adunque tale la zucca, ragioneuolmente ricerca diuerfi modi nel prepararli per i db, come quella, che difua natura¡1 ritrouatu nel mezo di tutti oli eccefii delle qualità, c r che però fi può ragioneuolmenteriiu,. re à quale eccejfofluoglia. Et però per quanto porta la fua na­ tura , dà ella al corpo húmido,er frigido nutrimento, il quale ¿ finalmente poco : mafie ne jeendefacilmente per il corpo, per efier lafuafuftanza lubrica, er per teffiere tale la natura di tutti i cibi humidi, i quali non hanno in fic punto del cojkettiuo. Di' gerificefi facilmente,pur che prima nonfi corrompa nello ñama 10 co. Il chefiuoleffeffe uolteauenirle, quando nel cuocerla non fe g li da buona preparationì .-onero quando ritroua nello/forni Ico humori,cbc fieno corrotti,cr putrefatti . 1 1 che internase ed le uolte per rejlarc ella troppo nello Stomaco,comefanno gli al. tri frutti della fiate,i qualif i corrompono ageuolmente nellofio maco,fé prefio non calano à baffo .Come adunque la zuccafan plicemente mangiata genera ne i corpi un humare inflpido, er fcnzaguflo ; cofi mangiata con cofiefòrti f i conuertifice nella ita tura loro. Et imperò [cella fi mangia confienape,l’humore, che fie ne diffonde per i membri,farà ucramente acuto con manifesto 11 calore : er mangiandofi con cofiefialate, altro non generafennj fialfi humori. Arroftita la zucca, onero frìtta nella padella Ufcia ucramente affai dethumidità fua. Nondimeno per la natura!fui acquea qualità,meritamentefi mangia con Iorigano: imperock tutte quelle cofie, chefono di cotal natura, fi debbono mefchiure con cofie acute, acetofie, [alfe, er auficre, uolendofi, che elle aggradino algufio. Chiamano i Greci la Zucca, i'JV JV «: j Latini, Cucurbita : gli Arabi Haraha, Hara,(T Charha : li Tedefcbi,lLurbJfi: li Spagnoli, Calabaca ; i Fanct/I, i Vnt courge, 1 M E L L O N I .


Nel fecondo lib.di Diofcoride. D e l Cocomero domeftico.

Cap.

303

CXXIIII.

AN G V R IE . I l c o c o m e r o domeflicoè molto utile alloflomaco,& al corpo. Rinfrcfca,quando non li corrompe nello ftomaco : gioua alla uefcica : rileua odoralo ¡tra­ mortiti . 11 Teme prouoca mediocremente l'orina.Bcdi utilmente con latte, & con uin palio ncH'ulccrc della ue feica. Lefrondiempiaflratcconnino conferifcono ài morii de cani :& coirmele all’epinittidi. La polpa di quello,che chiamano Peponc,mangiata ne i cibi prouo ca l’orina:& impiallrata rifolue le ìnliammagioni de gli occhi. Le feorze melfe in fu la parte dinazi del capo gio uanone ¡fanciullialle infiammagioni de ipanicoli del cemcllo:& mede in fu la fròte prohibifeono i flufsi, che difeendono à gli occhi.il fucco mcfcolato co’l feme, & có farina,& pofciafccco al fole,mondifica, & fa bella la pelle della faccia.La radice fecca,& beuuta al pefo d’una /^ dramma con acqua melata fa uomitare. Et però uolcdo alcuno dopo cena purgarfi uomitando leggiermente, è i p f ^ a f ia i i lb e u e r n e d u c oboli. Quella medclìmaimpiaflra * ® ta con mele fana qucll’ulcere,che fi chiamano faui. C h i a m a n o i Greci Pepon(comc rijèrifcc Galeno al n i Cocomeri,* delle facilità, de i cibi ) tutte lefrette de i cocomeri, de i niello* loro cflkm. ni ,c r d c i ccdriuoli. Benché quello nome Sicys, fiotto al quale tratta il prefentt capitolo Diofcoride,[empre lignifica,fecondo la commune opinione, quello che i Latini chianuno cucumis. Ma non però parmi, che quefilo baffi per dintoftrare ,fe qui in* tenda Diofcoride del nojlro Cocomero in Tofcana, il qual in al* i tri luoghi fi chiama Anguria,ouero di quello, che in Tofcanafi chiama Cedruolo,cr in Lombardia Cocomero,à tutti nototim___ peroche ne effo Diofcoride,ne alcuno altro de gli antichi ferif* fe , comefi Ilafatto il Cocomero, che chiamano i Greci fìcys . Ma bene è nero , che ò puòfare ucrifima, c r ficurifii ma coniettura, che flail Cocomero fcritto qui da Diofcoride quello ifteffr de i Lombardi,per dir pofeid effo Diofco ride nel quarto libro,che'I cocomero faluatico è differente dal domefticofolamente nelfrutto,il qual produce fintile alle ghiande : ma che lefrondi, er i farmenti fono del tutto filmili à quelle del domeftico. perche uediamo manifrjìa mente non effere alcuna differenza dalle fondi, c r farmenti del Cocomero faluatico à quelle del domeftico di Lobar 4° dia. Il che parimente diffe Thcopbrafto d i v i .cap.dcl v i i . lib.deUa hiftoria delle piante,con quefte parole. Sono alcune cofe, che non fi coitucngono contefopradettcne nel fucco,ne nelle virtù,come è il cocomero faluatico,il qua Errore del le non c in modo alcuno dacomparareal domeftico, maflrafjomigliafolamentenell'afretto dcUapianta. Et impe* Brafauola. rò mamfèftamente erra il Brafauola, credendo, che per il Cocomero intedano i Greci dell'Anguria, percioche oltre alle ragionifopraferitte, ferine Plinio al v.d d xix .lib .ch e i Cocomeri nafeono in Italia uerdi,et picciolifiimitma tteWaltre prouincie grandifimi,hor gialli di colore,cr bora neri,cr che mangiati sfanno nelloftomaco infitto algior noftgucnte. Il che mamfèftamente fi uede in quelli,che da i Lombardifi chiamano Cocomeri, c r da noi Cedrinoli ,cr non netle Angurie : imperoche le Angurie in Italia ¡tengono grofiltfiimc, c r per effer,quando fono mature, molto ac quofe, er dolci,prefto difeendono dallo ftomaco. Il che nonfanno i nofbri Cedrinoti chiamati Cocomeri in Lobar* dia : che per effere eglino molto uifcofl, frigidi, crduri da digerire, fe neftanno lungo tempo nello ftomaco. 50 Oltre di quefto nel medefiimo luogo diffe pur Plinio,che lafciandojì difeomre i fiori de i Cocomeri nel pertugio d’tt* nt canna, onero d'un altro inftrumento in luogo pertugiato, ui crefcono dentro in mirabil lunghezza'-cr che flati do pendenti i Cocomeri anchora attaccati alta piantafopra un uafo d’olio , tanto odio ftritroua tra l’uno er l’altro, chefi riuoltano i Cocomeri indietro, er torconfi à modo <funcino. Le quali cofe ho utfio manifèstamente prottar io con i noftri Cedrinoli in Tofcana, dotte ne gli horti fono fatti uolgarifiimi i lunghi, e r i ritorti a modo difrrpenti, fiati piantati delfeme di quelli già fatti per arte nelle canne, i quali per lungo circuito d'anni hannofempre prodot ti i Cocomeri lunghi. Et (imi¡mente fi può dire, che'l torcerfì in uncino{la coft, che piu prefto pefia accadere ne i • C r drinoli ,che nelle Angurie . Percioche quefte per effer tonde, è quafì impofiibile, chcpofiano prendere lafórma : come che per effer lunghi poffa quefto agcuolmentc accadere à i Cedrinoli. Pojjonflferbare i Cocomeri ( fe tantofi f’Kocredere à Plinio)fino al nttouo tempo degli altri, nonfolamente neUa falamuoix,ma mef i in unafvffa cattata in terra : oue non tocchi il fole,colbacindoli fopra la retta,cr mettendogli fopra del fieno benfecco,cr pofria della tele r* ‘ fi’1 che la fòfifafi empia. Oltre à c io , che cofa intendano gli antichi Greci per i Peponi, cr Melopeponi, non ^ fieramente affermare,quantunque fieno alcuni, che uogliono, che Galeno al 1 1 .degli alimenti intenda per i loro edam’. , C 1 Melopeponi


304

E rro re d el F u c h iio .

C o c o m e ri f e l t r i da G a l.

P e p o n i , & n i» l o p e p o n if c r it t i d a G a l.

Nomi

Difcorfi del Mattinoli

Melopeponi i no&ri communi Melloni : e r per i Poponi quella frette pur di Melloni, che chiamano a vìnegìa pjp0 n e . Ma il dir Galeno nellafine del capitolo de i Melopeponi, che quella parte ultima della canterella quale fi chiù de dentro ilfeme,fe ben non fi mangia ne i Poponi ,fì mangia nondimeno ne i Melopeponi¡mifa ftar fofpefo in deter minare,che cofa uoglia per quelli duefrutti intendere Galeno : perche in amendue lefretie tanto de i communi Mei toni,quanto delle Pipone quella parte appreso alJeme fi mangia, c r non fi mangia, fecondo che talifrutti fono piu maturi, er manco maturi. Percioche amendue quefti, quandofon maturi, lafciano per fe flefii da loro il feme con tutta quella parte carnofa, otte s’afconie , quandofi tagliano, er aVhora nonfimangia : mafe fono alquanto men maturi,rimane tal carne attaccata infieme con l’altra, er cofifi mangia, hauendone però prima con il coltello trai tofuori il feme. Vero è , che l’animo m inchina à crederebbe fe dei noftri Melloni intende in uno di quefiidue ca­ pitoli Galeno, fu in quello de i Melopeponi. Ma che cofahabbia egli intefo per i Peporti, nonfio neramente in al- l* cun modo determinare. Et imperò non dirò,che intenda delle Pipone Vinetiane,ne manco delle Angurie,come fi ut no imaginando alcuni. Percioche ritrouo, che Serapionebauenio prima fatto mentione d'autorità di Galeno di tutte queftefpetic,fi ce delle Angurie particolar capitolo, er chiamale in lingua Arabica Dullaha. nel qual capito 10 non adduce autorità alcuna di Diofcoride, ne di Galeno, mafilo d’autori Arabici. Il che mifa penfare, che non fufiero conofciute f Angurie dagli antichi Greci. Dimoftra parimente non hauerle mai uedute il Euchfio Ritorno de tempi ttokri dottifiimo. imperoche nelfuo grande herbario, fi crede egli ,che i communi Cocomeri di Lobardia chiamati da noi in Tofcana Cedrinoli,fieno le nere Angurie, ingannandofi però di gran lunga. Percioche quanta que chiamiamo noi Tofeani le A ngurie Cocomeri, non però chiamiamo per lo contrario i Cocomeri Angurie,come ferine il Fuchfio,intendendola alla riuerfeia.. Scriffe de Cocomeri Galeno aU'v 1 1 1 . libro delle facultà de[empii* ci,con quefte parole. Il Cocomero, che fi mangia, è di piu fiottile effenza,quando c ben maturo : & di pmgrojja, 10 auanti chefi maturi. Ma participano di uirtù aùerflua,cr inciftua. ondeprouocano l’orina, er fanno il corpofilai dido, er mafimamentefr-egandofi.con la poluere del feme. Sono difrigida , er humida natura,non però ecccftitta, per non eccedere in ciò piu auanti, che nel fecondo grado . come che la loro radiceficca habbia pcteftà di diffecca* re nellafine del primo grado,ò nel princìpio del fecondo. Ha anchora la radice uirtù piu afltrfiua, che il frutto, es­ tà polpa loro. Et alfecondo libro dellefacultà de gli alimenti. I Cocomeri ( diceua) hanno proprietà difare ori­ nare,come hanno anchora i pcponi : ma però manco di quefti ualorofa. Ma per ejfere i cocomeri manco 1:umici, no cofi ageuolmentefi corrompono nello ftcmaco, comefanno i peponi. Ritrouanfi alcuni, che mandando i Cocente* ìi, benifrimogli dìgerifeono, cofi tutti gli altri cibi m&lageuoli da digerire : nondimeno mentre che cenfidandofi f i pra d o , fe n empiono copiofamente fenza timore, fi gli raguna pian piano nelle uene un’humorefrigido, e rg re f e, 11 quale malageuolmentc può conucrtire in buon fanguelauirtùdigcftiua,chefi ritrcua nelle uene.Et pcròc ¿a 5* fapere,chc quantunque i cibi,che generano mal nutrimento, fi digerìfrano ualorofamente da alcuni; non però coi:* fìglieró io alcuno altrimenti, fe non chefe ne debba guardare : percioche il mal nutrimento loro, che occultamene te,tv pian piano s’accumula nelle uene, putrefacendoli poi con ogni leggieretta occafionc, generafèbbri crudelifii* me, lunghe,et marauigliefamente pertinaci. Et fremendo egli poco aitanti de i Peponi : Sono ( diceua ) ; pepo* nifrigidi,er largamente humidi,& hanno una certafacultà afterfiua. er però prouocano la orina, er piu prefto fe ne uanno à baffo,che non fanno le zucche, er 1 melopeponi: er leuano uia le macchie caufate dal.fole,le lentigi* tti, er parimente le uitiligini della faccia. E il feme loro per tutte quede cofi molto piu efficace,di modo che può egli molto giottare alle pietre delle reni. Generano i Peponi nel corpo molto cattiui humori,& mafiimamete qttàdo non fi digerifeono bene,ey cofifanno pofeia enfiare altrui in quel morbo, che fi chiama d o ler a ; imperoche prima, che fi corrompano,fanno uomitare. Et però mangiandoli copiofamente,fi nonf ig li mangiafopra cibi di buon mitri 4° mento, fenza alcunfallo inducono il uomito .Et[em endo anchordpoidc i Melopeponi : Quefti (diceua) fitto manco humidi, che i peponi, ne generano cofi come quelli cattiui humori. er però non cofi gagliardamentefanno quefti orinare, ne còfiprefto difeendono dallo ftomaco. N onfanno cofi come i peponi uomitare, ne cofi uelocemen« te fi corrompono nelloftomaco »quantunquefin egli pieno di cattiui humori, er materie corrotte. Oltre à ciò, quantunque manco giouìno alloftomaco,che nonfanno ifiutti autunali ; nondimeno non tanto però gli nuccono, quanto fanno i peponi. Chiamino il Cocomero i Greci, «p'P" ; ; Latini,Cucumerfatiuustgli Arabi, Cha* thè , er Cheta : i Te de[chi, Cucumero : li Spagnoli Cogombro : li Trancefi , Cocombre. Chiamano i Greci il Mellone, néVay ; i Latini, Pep.oit: gti Arabi Baiheca, er Bathicch : i Tedefchi Pfrbcn : v Me!don : liErattccjì Melons : li Spagnoli Melon L ’Anguria chiamano i Latini, Anguria :g li Arabi, Dullaba : li Tedefchi, Gurchen : li Spagnoli, Cogombro : li Trancefi,Cocombre. 58

Della Lattuca.

Cap.

C X X V.

L a ia t t v c a domeftica è aggradeuole allo ftomaco, rinfrefea, fa dormire,mollifica il corpo, & genera affai latte . La cotta c piu nutritiua, La non lauata mangiata ne i cibi è utileà coloro, che non ritegono il cibo nello ftomaco.il Teme beuuto caccia uia le imaginationi libidinolè del Tonno, &inhibifce il coito. Mangiata troppo frequentemente nei cibi, nuoce alla uifta : giouaalle infiammagioni, & al fuoco facro. Salali, & ferbafi, come l’altrecofe falate. Quando ha prodotto il fufto, acquifta uirtu limile al latte, ouer al fucco della làluatica. Quella è limile alla domeftica, ma ha pin lungo il gambo, & le frondi piu bianche, piu fottili,piu afpre,& piu al gufto amare. Le cui facultà Co 60 no alquanto limili à quelle del papauero : & imperò fono alcuni,che mefehiano il fuo latte con il me conio , che fi fa de i papaueri. Beuuto quello latte al pefo di due oboli,con aceto melato purga l’ac qua


Nel fecondo lib.diDiofcoride.

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tA T T V C A CRESPA .

LATTVCA.

qua del corpo, & leua uia i fiocchi, & le nuuolette de gli occhi. Vngonfi con quello,& co latte humano util méte le cotture del fuoco. In fornirla e la lattuca fatua ticafonniferaz&peròfacédo ella dormire, allegerifcc per cotal uia i dolori.prouoca i meftrui. Beefi cétra le punture deglifcorpioni>& di quei ragnijche fi chiama no phalagi. Il feme,come quello della domeftica.rimo ue gli appetiti uenerei, che uengono ne i fogni,& fini nuifceil coito.Tutto quello faanchorailfucco, quatuque con minore efficacia.Serbafi il latte della fana­ tica in uafo di terra,prima fecco al fole, come gli altri fucchi, L a i -a t t v c à ènotifiim a ciafcuno. Ef quantunque I atmca } ellafla,come fi uede manifèstamente hoggidi ne gli horti,cr in fM (lìam. fu le piazze >douefì uende, per tutta Italia di diticrjc frette ; nondimeno nonritrouo altra differenza tra loro,fe no che l'u na mólto piu che taltra aggradile alla uifta, c r di gu fo : per effer qual di loro tenera crefra , ferrata, c r bianca-. crqual dura, lifcia, aperta, c r uerde. La faluatica\è anch’ella affai nota, c r nafee ne i campi, c ru c i luoghi non coltiudti,raffetti Lamicafaina brandofi alle frondi della domefìica, che produce ellafu per il 'tica. gambo, quandofiorifee, ma è amara, c r molto piena di U t» te. Scrijfe di quefta Theopkrafto a l v i .capo del v i i .libro delibiforia delle piante, con quefte parole. La lattucafal< ua ica ha fòglie piu breui della domeftica), te quali al fine dia ucntanofrinofe. llfuflo è parimente minore. E piena diacu* t o . c r medicamentofo bumore.Nafce ne i campi. Cauafene il latte nel tempo, che fi miete il grano, utile ( come dicono)per . purgare l’acqua delle bidropifìe, c r per tor uia i fiocchi,cr le caligini de gli occhi,meffoui dentro infìeme con latte humano.


Difcoriì del Matthioli Lamica ferie- La domeffica,fecondo che commemora Galeno al v i .delle faculta de i[empiici, è}rigida, & húmida : ma non ec. uda Gai.ceduamente, imperoche fe coftfujfe, non fi mangiarebbe ne i cibi. Raffembrafi lafrigidità [ua a quella dell’acqua dellefinti : erperciò naie alle calde poftemc,cr alle leggiere eriftpele : percioch e alle maggiori non è bañante àfi* disfare. Mangiata ne i cibi è contraria alla fete. Riftagna il fuofeme beuuto ¡Ifluffi della (ferma : er peròjl da e*

Komi.-

g li anchora à coloro, chefi corrompono in fogno. Al che ualc parimente il feme dellafanatica, di cui fi ricoglù il ficco per le huuolctÌe,cr caligini de gli occhi : er per le cotture anchora mefeoiato con latte di donna. Et alficon do dellefaculta de cibi : Molti medicifiiccua)antcpongono la lattucca à tutti g li altri herbaggi domeftichi, conte i fichi à tutti gli altri frutti dell’autunno. Imperoche tra tutti gli altri herbaggi tu non ritrouarai chi generi mi* gliori humori. Ma quello, che molti biafìmano, le dàfinalmente gradifiima lode. Et fe neramente la cofiflefft cofi, nonfilamente fi potrebbe anteporre à tutti gli herbaggi-, ma anchora à tutti gli altri cibi, die danno gr anitfimo nu l o trimento,dicedo eglino affermatiuamente, che la lattuca genera [angue. Altri poi non dicono,che ella generi [empii cernente[angue,ma ¿aggiungono anchora , che ne genera molto, Ma quantunque coñoro ciò dicano piu prudente mente. ; fono nondimeno piu difcoJH dal uerotanchora che non fia chi poffa meritamente dannare quedo, ciò è,che el la generi molto[angue. Imperoche c cofa chiara, che qucfto cibo fi deue ¡limare effere di lodcuolc nutrimento, er atto à generare affaifimo [angue,er niffuno altro humore. Ma fe penfano,che fi debba dannare la lattuca,per che el la gcncrimolto [angue, à quefto male fi può ageuolmente rimediare,effondo in arbitrio di chi f ufa,ò di mangiarne poca,ò d’effercitarfi affai. Et queflo bafli contra coloro,che uitupcrano la lattucafenza ragione. Ma è però da fa» pere,che fc m ù g li altri herbaggi generano pochifiimo [angue,er cattiuo,la lattuca non ne genera anch’ella molto, non però cattino,ma ne ancho in ogni[uaparte lodeuole. Mangiafi la lattuca communemcnte cruda. come che s’ufi di mangiarla la ñato,quando s’apparecchia difar il feme,cotta nell’acqua dolce con olio,garo, et aceto,atteramente io con altri condimenti, ò cibi,a- penalmente con quelli,che f i fanno con cafcio. Sono oltre à ciò alcuni,che ufano di mangiarla anchora auanti chefaccia il gambo Uffa nell’acqua,come f i io dapoi in qua,che i miei denti cominciano à ejfer cattiui. imperoche fapendo un mio amico effermi la lattuca in emmune ufo ne i cib i, er uedendo che malaga uolmente la potcua mafticare fenza moleñia, mi dimofirò il modo di mangiarla cotta. Nr per altro haucua io cofi la lattuca in ufo,fi non per mordere il caldo, che nellagiouentù mia mi efiitaua la cholera continuamente alla hoc* ca dello flomaco. Ma ejfendo già peruenuto alla età matura mi giouò ella molto per farmi dormire, perciocheeffen domi ufatoà poffa in glouent u à dormirepoco per batter piu lungo tempo di/Indiare,declinando pofiia la età alla vecchiezza,la quale per fua natura fempre è piu dedita al uegliare,che al dormire,non poco patiua del perdere del finno.contràl quale incommodo ritrouai effere rimedio molto prefentaneo la lattuca mangiata lafera. Chiama* ito la Lattuca i Greci,OplS'a^: i Latini,Laftucatgli Arabi,Chcrbas,oucro ChastliT tdcfihi, Laftuck : li Spagnoli', jo Lechuga, onero Alfalfad Yrancefl,Laiñue.

C E R O F Q G L ÍO .

D el Gingidio.,

Cap. C X X V I .

I l g i n g i d i o , i! qual chiamano alcuni lepidio, nafee abondantementc in Cilicia > & in Soria. E una he» betta fimile alla paftinacafaluatica,mapiufottile,& piu amara. Produce la radice picciola,biancheggiance,&amaretta.Mangiafi come l’altre herbe cotto,& crudo, & ferbato nel fole - E utile allo ftomaco,prouoca l’orina. 4 ° La fua decottione beuuta con uino,gioua alla uefcica.

Gingidio, & fua eflàm.

Gingidiofcrit toda Gal.

Q v a n t v n qjv e il RueHio,il Fuclflo, er molti altri de i modernifimpliciffi molto s’affaticano in uolerne perfuadere chc’l Gingidio, che ne deferitte Diofcoride , fta quella pianta fatta hoggi uolgare à tutti gli horti d’Italia,la qual chiamiamo noi in Tofana Cerofiglio ; nomdimeno uedendo noi, che la radi ce del Cerofiglio non rende al guflo punto d'amaritudine, mi piu preflo f i finte acuta,er odorata,come fa parimente l’berba» non mi pare in alcun modo(per dirne ingenuamente il mio pare» 5° rc)di douer confmarc tale opinione : m piu prefio dire, che non nafia il Gingtdio in Italia, atteramente che non uiftfiafin hora ritrouato : er tanto piu per ueder io,che Diofcoride, Ga» lato , er Plinio concordeuolmente affermano effer il Gingidio herba particolare de gli horti di Cilicia, er di Soria. Scrifie* «e Galeno a lv i .delle[acuità de ì[empiici,cofi dicendo. Il Gin» gidio,comc dimoilra al guflo amaritudine,crftitticità;coflpa• rimente dimoilra ejfer ne ifuoi temperamenti caldo,er frigido : Ma fecondo Ìuna er t altra qualità é dif[eccatiuo,et amico deUo^ flomaco, come cofa che non ha poco del coftrettiuo : er imperò ° ° non ha molto apparente calidità.Diffecca nelfecondo ordine.Et edficòdo dellefacuità de gli aliméti,cofi dice.Uafce ilGingidio (cpiofiffimfi


Nel iecondo liB. di Diolcoride. ccpioJtfiiMo in S o m . cr mangiafì quiui, come lafcandicc appreffo noi. Gioua alloftomaco tanto mangiato cotto quanto crudo : ma non patifee lunga cottura. Alcuni lo mangiano con olio , cr garo : c r altriraggiungono del ui tw>Cr dell’aceto: e t in quello modo e molto piu gioueuole alloftomaco. Mangiato con aceto rinaura l’appetito per duto. E neramente noto a eiajcuno,che l Gingìdio è molto piu conueneuole nelle medicine, che ne i cibi, per ef* fer egli non poco amaro, cr coftrettiuo Alche manifèstamente piu ncdimoStra, che non fta in modo alcuno il Cero ‘figlio il Gingidio. ptrcioche nel Cerofòglio nonftfentono tali maniftfte qualità,amare c r coftrettiue : come mole Galeno, er parimente Diofeoride, chefi ritrouino nellefòglie, er nelle radici del Gingidio. chiamano il Gin* Nsmi; gidio i Greci, TtyyiS'w : i Latini, Gingidium : i Tcdefchi, Kjoerffel, et Kerbelkraut : li Francefi, Cerfueil.

io

Della Scandice.

Cap.

CXXVII.

E i a s c a n d i c f . herba faluatica,& amara,con alquanto d’acuto. Mangiafi cruda, & cotta, Confcrifce allo ftomaco & al corpo,& prouoca l’orina.Beuefi la Tua decottione utilmente a i defetti delle reni, della uefcica, & del fegato. Q van tvn q ve fuffe la Scandice appreffo a gli antichi notiftima pianta ,CT familiarmente ufatane i cibi Scandi«, at

tragli altri herbaggi ; nondimeno non ritrouando io ueruno antico,cr autenticofcrittore, che narri come ellafi [la M eftmi.

fatta inparte alcuna,non fo comeJìpoffa con uerità affermare qual hoggi fta la Scandice in Italia. Vero è,che Her molao Barbaro huomo ueramente dcttifiimo fcriue d'bauerla ueduta dipinta in uno antico Tsicfcoridc Greco, con io fondi quaftfimili alfinocchio, fiori rofiigni, oueramente bianchi, er con certi cornetti nelle fornatiti de i fu fti. Quefta tale piu uolte 1x>ritr oliato io'il Maggio tra le biade, c r ancho il Giugno, c r fpetiabnente infu le m ie, c r infu gli argini de campi. Et quantunque dica Hcrmolaa rafiimigliarft la già ueduta da lui nelle}rondi al finocchio ; nondimeno a me piu pare, che fi rajfcmbri a quelle delfm u ftc trt,& cefi anchora alquanto a quelle della chamamil* la . I fiori fono del lui tofimili a quelli del cerofòglio bianchì,cr minuti : da i quali fi generano pofeia alcuni cornee ti,come acori lunghi,diritti,cr appuntati,alquanto nel nafeimentogrojfetti, erpoco ueramente difiimili da quei, che produce il geranio maggiore A l che parimente /leggiamo nel cerofòglio, quantunque i cornetti di quefto piu fin g ili, c r piu minuti fieno, di modo che chi ben confiderà la cofa, par che quafì fieno amendue quefie piante à’una wdefimafyetie.il che par che confimi non poco il fiipore, nel quale nonfono fit non poco differenti. Et però co» loro,che faiffero,che il gingidio era il cerofòglio,nonfenza bella occafione lo fecero, per ciocie credendoli ficu! o ramente,chc la pianta, di cui bora trattiamo, fuffe la nera Scandice, gli parata lecita cofa l’affermare, che il cero* fògliofuffe il gingidio, per ejfcre confuetudine di Diofcoride di mettere,cr daccozzare infime l’una dopo l’altra lepìante, che piu traloroflrafiimigliano. Nc ueramente mi di P E T T IN E D I V E N E R E . ¡piacerebbero tali opinioni, fe pur ritrouafii io tielguftare que* fta nuoua Scandice, quel tanto d’acutezza, CT d'amaritudine, che ritrouauano gli antichi nellal oro. percioche tali apparenti qualità non fo io co'l mio gusto in quefta nuoua ritrovare,come parimente non ritrouo nel cerofòglio le qualità, chefi danno al gingidio.Et però fe il clima,cr la regione noUra non hanno per mutato i fapori.cr le qualità di quelle piante, malagcuolmentc mi riduco a credere d’bauer veduto fin borala nera Scandice. Dalla quale opinione punto non midifuiala pittura ueduta da Hermolao in quel fuo coft antico Diofcoride. imperochc non ri trouandofì alcuno,che la deferiua, nonfo come dipinta ui fuffe le vera, fe già l’ifieffo Diofcoride non ue l'haueffe dipinta di fua mano. Kaffembrò Plinio la Scandice aWanthrifco . ma per efjer ne anchora egli del tutto incognito,niéic ce ne feruiamo per rin tracciarla. Scriffe della Scandice Galeno ali v 1 1 1 . delle fa * cultà dei femplici, coft dicendo. La Scandice fi connumera tra Scalee ferie« l'herbe faluatiche. E di fapore amara,cr alquanto acuta,di mo* ta a do che è calida, crficca nellafine delfecondo ordine, onero nel ^ J^ p rin cip io del terzo ■ Prouoca l'orina ualorofamente, cr difopz p¡fo ic uifecre per uirtù delle qualità predette. Il che mifa fìat rumente credere, che quella, che prende Hermolao per la Scan* dice, cr ne dlmoflrano alcuni moderni, non fta in modo alcuno la leggittima. imperochc ne l’uno ne l’altro fapore ui fi conofcc coft apparente, che pafii il primo grado del caldo, cr delfecco, in quella che ne dimostrano per uera. Ma fe pianta alcuna fin trova,a cuifi poffa raffomigliare quella,di cui s’è detto, parmi ueramente, che ella rapprefenti in ogni parte quella,che chiama Plinio di xix.capo del x x m i.libro Pettine di Venere,per efferc i funi cornetti jUniti a un pettine da pettinare il lino. Impcroche queftafa ìar adice bianca : fufti maggiori di mezo pie* de:


Difcorfi del Matthio li

jo8 c

Noni*

a

v

c

a

l i d

e

.

de frondi fit t ili, non difintili alla pajlmcd faluatica, ©* afa chamamiUa : crfiori bianchi,er piccioli nelle cime def i f a , fa cui nafiono quei cornetti appuntati,er Jepurati l ’uno dall'altro di modo che non poco fi rafiembrano a i pettini,con che le donne conciano il lino . Le quali tutte cofe (introitano certamente in coiaifilfa Scandice. chiamano la Scandice i Greci, Sx^o ¿ f i : i Latini, Scdndix.

D ellaC aucalide.

C a u s a i id e ,& Tua c flk n iin .

Causalge

Scritta da Ga leno.

I

I

N o m i.

Cap. C X X V I I I »

la quale chiamano alcuni dau* Cofaluaticojfailfuilo lungo una fpanna,& qualche uol- 10 ta maggiore: alquanto pelofctto: con frondi fimili all’a­ pio,incife nell’eftremitàjcome fon quelle del finocchio, . anch*efle pelofe : nella cui fommità produce il fiore in ombella bianco,& odorato.Mangiaiì quella hcrba cru« da >& cotta : prouoca l’orina. V f. d e s i la caucalide in Tofiana per tutte le campagne, L

a

c a v c a l i d

e

,

ne i campi mafiime non coltiuati,zr fimilmente nella ualle Atta* nia della giuridittione di Trento, non punto difintile da quella, che qui ferine Diofcoride. Chiamafì in quel di Siena,cr altri luo gin di Tofiana VetrofcUofaluatico : per effir le fiondi, le quali 10 produce piu uicine a terra, molto fimili all’apio, er al petrofeh lodeglihorti : v i e p i ù alte tutte incife,quaji come quelle del finocchio. Fi ilfuftófintile alla paftinaca,nellecui fommità prò duce una ombella difiori bianchi, ©- odorati fimile al dauco. 1/perche diccua Galeno a l v i i .delle facuità defemplici. Chiù» mano alcuni la Caucalide Daucofaluatico,per effergli fintile er nelgufto, ex nelle operationi.imperoche fialdacomefa quela l a ,c r diffecca : prouoca l’orina, erperfirbarla condìfiefi con falamuoia. Chiamano i Greci la Caucalide, K uviuodi : i La tini, Caucalis. 1°

R V C H E T T A D O M E S T IC A I

R V C H E T T A

S A L V A T I C A ,


Nel fecondo lib. di Dioicoride Della Ruchetta :

jo

i9

Cap.

209

C X XIX.

L a r v c h e t t a mangiata cruda,& eopiofamente nei cibi , delta uenerc. Il che fa parimente '1 fuo Teme : commodo anchora a prouocar l’orina.L’herba fa digerire,& è cóuencuole al corpo. Vfa no il feme per condire le uiuandc, & fcrbanlo, accioche duri piu lungo tempo,impattandolo có lat tc & con a c e t o , & formandone pofciapaftelli. La faluatica nafce particolarmente nell’ lberia occi­ dentale,oue hanno gli habitatori in ufo il Teme in ucce di fenapc.Quello è molto piu acuto del dome dico & prò uoca maggiormente l’orina.

L| a r v c h e t t a cofida noi chiamata in Tofcanafm Lombardia f i chiama Rucola. E tanto la domeflica Ruchetta, & quinto lafaluaticha,herba uolgare,& nota a cidfcuno : imperoche abondantcmtntcfrequenta tUdle cene tra linfa fua diana. & facilità. Ute. Scalda manìfiàìfimamente,fecondo che neferine Galeno alfecondo dellefiacuità degli alimenti, di modo che miligeuolmentc fi mangiafenza mefchiarla confiondi di lattuca tpercioche cofì mefehiando ilfreddo co’l caldofi f i quindi un’uguale temperamento. Credefi che mangiata aumenti lafierma,cr prouochigli huomini al coito. Man giatafold efihala ageuolmente alla tefia. Il feme( fecondo che dìfiero alcuni de gli antichi ) gioua beuuto al morfo del topo ragno, ammazza i unmi del corpo, e r fininuifee la milza ■ Trito e r mefehiato confiele di bue,fa bianche le margini, ouero le cicatrici, che refìano nere. Mondificafaccndofene linimento con mele, le macole dellafaccia, crfiegne le lentìgini. chiamano i Greci la Ruchetta, : ì latini, Eruca :gli Arabi, I agir, Ergttxr Gurgir ; li Tedefchi, Vueiizfenff : gli Spagnuoli, O ruga, cr Aruguati Erancef i , Roquettc. B A S I L I C O

M A G G I O R E .

D elBafilicoa

B A S I L I C O

C ap.

M I N O R E .

CXXX.

I l b a s i l i c o è uolgarmentGConofciuto. Mangiato eopiofamente nei cibiifcurifce la uifta, Mollifica il corpo, commoue la uentofità,prouoca l’orina,aumenta il latte ; ma difficilmente fi digerifce.Impiaflrato con fiore di farina di polenta, olio rofado, & aceto , gioua all’infiammagioni del polmone :& per fe folo,allc pùture del drago marino,& de gli fcorpioni:& infiemecó uinodi Chio, a i dolori de gli occhi. 11 fucco meifo ne gli occhi mondifica le caligini,& diflecca i flufsi di quegli.il 60 feme beuuto gioua a coloro,ne cui corpi fi generano humori malinconici,alla difficultà de!l’orina,& alle uentofità del corpo.Tirato fu perii nafo fa flarnutare,il che fimilmente fa l’herba.ma bifogna nel fiarnutare comprimerli gli occhi.Aftengonfi alcuni dal mangiarlo ne i cibi; imperochc mafticato, &

pollo


3 ro

Diicoriì del Matthioli

pollo al foie genera uermicelli. Differo gli Arabi,eh: cifendo trafitti da gli feorpioni coloro , eh quel giorno han mangiato bafilico, non fencono dolore alcuno . B a (ilie o ,S t S u ciTam .

C o n t r i i F ra t i c o m m e n ta « o ri d i M e f.

E rro re d e l B ra fa u o la .

M u tin o n e d e l b ib lic o .

B a filic o fc rit* ao d a G a l.

D if f e r é ia tra l 'o c i m o , & 1‘o c y m o .

E i l b a s il i c o odorifirifiimi punti icrttotifiim a cìafuno in Italia, imperocché poche fono quelle cafe, er mafiimamcntc nelle città,che non habbiano l i fate il Bafilico infu lefineflre, in fu le loggie, e? ne igUr^ dini. Enne a i tempi nofiri in Italia di tre fortini quello ciò è , che produce lefiondi larghe, lunghe,zr graffe,affi maggiori di quelle deliamaranto,er quafi fintili a quelle de gli aranci,er de cedri : dalla qual fembianza ageuolmen tefu egli cognominato Citrdto dagli Arabici, <0 ffetialmente da Mefite ; e r di quello, che le produce affai minori di quello : quantunque maggiori di quelle della terzi ffetie, che uolgarmcntc,per hauer piccìoline fiondi, e’I rifila rar di piu foaue odore,fi chiama Bafilico gentile .E t di quelle tre ffetie intefe Serapione, facendo di ciafcuno pars I# ticolare capitolo, ciò è per lo Bafilico communc, er mezano, di cui intende qui Bioforide, intefe quello, che effo chiama oz‘»io nongariofilato : per il gariofilato, il minuto, il quale è piu odorifero di tutti : er per il citrato quel, lo,che produce lefiondi larghe,er lunghe fintili al cedro,come leggendo in Serapione tutti quejìi capitoli può moU to bene conofeere ciafcuno di buon ingegno. Et però nonfo come fi pojfono uantare i Erdti de i zoccoli commtn* tatoridi Mefite nel commento del lettouario di gemme d'ejferefiiflati ricrouatori del Bafilico gariofilato: attenga che quello, chefc riue Serapione, produca lefue fògl ie piccoline,er il fuflo quadrangolo, comefa a punto il no* ftro chiamato gentile, er il Eratefiofacci lefiondi maggiori di quelle della meliffa,per intorno dentate, er ilfuilo fenza cantoni. Al che confiderando molto ben io , credo piu prefio, chefel'habbiano fognato, che altrimenti. Ne d’altro, che di queflo nofiro gentil intefe Mefite. imperoche per effere molto piu odorifero, er aromatico de gliaU tri due, ragioneuolmente debba egli efferpiu confortatila>, er piu cordiale, er piu degli altri conueneuolc per met 10 tere nel lettouario di gemme compofio per [ infirmiti del cuore. Scriue li Brafauola nelfio libro delle effaminu tioni de i femplici fiampato in Roma, che tanta contrarietà è nel Bafilico tra Plinio, er D iofeoride, che necejjaria cofa è,eh’uno,di loro babbia neramentefallato. imperoche,fecondo che dice Biofcoride,che coloro,che quel giorno bauranno mangiato Bafilico, ejfendo trafitti da gli feorpioni nonfentiranno dolore alcuno ; Plinio per il contrario A x 1 1 . capitoli delx x .libro dice, che non può guarire, hauenio quel giorno mangiato Bafilico, chi fi a fato tra* fitto da gli feorpioni. N e / che poca partenza nel finir di leggere il capitolo, dimoftra hauere hauuto il Brafauola : percioche f i haueffe egli letto quel capitolo di Plinio fino all'ultimo,baierebbe conosciuto quanto bene l’ifleffo Plinio rifolua la controllerfia, c r ri]fionda agli obietti, che Cbrifippo, er alcuni altrifanno conira il Bafilico . N e / che dcciochc n apaia il nero ad ogni candido lettore,cofi di parola in parola ne fcriffe Plinto . Biaftmò Chnfippo grm mente il Bafilico, dicendo nuocere allofiomaco,all’orina, cr alla uifia : er oltre a ciò caufare pazzia, lithargia, 1° er difètti nel fégato : er cofi come le capre non nefanno fiima, er non ne mangiano;debbia fimilmcte non mangiarli dagli huomini. Bifferò alcuni,che mettedofi trito folto una pietra ne nafconogliJcarpionile? che mafiicato,e? po fio al fole fe ne generano alcuni ucrmi. Ma gli Arabi differo, chefe alcuno farà trafitto daglifeorpioni il di che haurà mangiato del Bafilico,non potrà guarire .M ala età,che cfeguita dopo coftoro, difènde allegramente il Bufili, co,prouando,che le capre il mangino : er che benino con vino,a- con un poco di acetofina le punture de glifeorpioni marini, er terreflri, non meno chefi faccia la ruta , er la menta. E oltre di quello fato ferm entato (fc* re il Bafilico falutifir.o a farlo odorare con aceto a coloro,che tramortirono, er uégono meno : er medefimamen* te a i lethargici,er agli infiammati. Gioita applicato con olio rofado,ouero mirtino a i dolori del capo : er con uino alle nuuolette degli occhi : er confèrijce anchora allofiomaco. queflo tutto del Bafilico fcriffe Plinio. Nel chern nifèftamente fi conofce reprobar Plinio l'opinioni di tutti coloro,che cofi agramente lo biafimarono. Trasformai 4® il Bafilico,comefenue Tbeopbraflo all'v 1 1 1 .capo del v.libro delle caufe delle piante, ageuolmente inferpollo, quando fifi-mina in luoghi ualorofamcnte fcaldati dalfo le . nella qual permutartene perde egli la grandezza delle fiondi, er acquifla maggior odore. Ma è però da penfare,cbe cotali trasfòrmatìoni nonfacciano con effeto la ffe* tie uera delle cofejm cui fi permutano-, maJblamente in un certo modofig li rafiimigliano . Difcorda oltre a quello Auicenna da Biofcoride in dir egli nelfecondo trattato delle fòrze del cuore, che genera l’ufo del Bafilico fangue torbido, er malinconico. Fece del Bafilico mentione Galeno al 1 1 .delle facuità de g li alimenti, cofi dicendo. Sono affai che ufano il Bafilico nelle uiuande, come che poco fi commendi. Mentonfi coloro, che dicono, chemet* tendofi trito in un uafo di terra ben coperto, er mafiime poflo alfole, generi gli feorpioni : imperoche queflo è del tutto alieno dal nero. Ma fi può ben dire con uerità queflo di lui,ciò è, che fia nimico dellofiomaco, per effer egli molto duro da digerire. E oltre di queflo(fecondo che rifèrifee pur egli alfine dell’v 1 1 1 . dellefacuità de i f empii* ci) caldo nel fecondo ordine : er ha infe unafuperflua kumidità .E t però non è al propofito ne i cibi : come che am* miniflrato di fuori fia per maturare,?? per digerire molto conueneuole. Chiamano i Greci il Bafilico oki/mv : €T i Latini ocimum. Onde c dafapcre, che non poca differenza c tra l'ocimo fritto per i ,e r iocymo fcrit to per y • Imperoche ocymo fcritto per y , appreffo a gli antichi era una certa ffetie di cibo d'herba da pafarure i buoi : cofi chiamato 0 perche crefceffe prefio ; 0 perchefuffe la prima herba,che uemffe la primauerafuor di terra ; oueramen* te perche tUafolutffe ,er purgaffe i buoi, mouendo loro il corpo, cofi chiamato da quefla parola Greca «W , la quale lignifica prefio .M a ocimo fritto per i , altro none che il Bafilico herba odorata, di cui habbiamo affai detto di fopra : denominata da queflo uerbo Greco°’'f<<>, il qual lignifica ffirarc d’odore. onde che forfè piu ragioneuol­ mente f i fcriucrcbbe per z , che per c. VOcymo adunquefr it to pery, appreffo alcuni antichi era un cibo per i buoi di biade tagliate inherba, aitanti che diuentaffero dure :oueramente di diuerfe forti di feme feminato infieme nei 6* campi. P e r il che fare prendendogli antichi dieci moggia difauc, due di ueccia, er altrettanti cTeruilia , CT me* fcolato ogni cofa infieme ,ftminauano poi tuttofottofopra in tanto terreno, che pareua lorobaftare : er come era-


Nel fecondo lib.di Diolconae.

j 11

no crepititi quitti foni inherbaja tagliauanofrefca cr tcntrd, c r ld daudno t i buoi. Bcn che Citanefirn truffe il ftio ocymo, mefcolandofl inficmc ucccid, fiengreco) fdue , er orobo, cr fumandolo, er tagliandolo nel modo me» deßno. Onde crederei io locymo dpprefio dgli antichi nonfolamente effer ilato una berba nata d'una mefcolanda di moltifoni, per dar mangiare a i buoi nella prima paftura la primavera ; ma anchora d'ogni forte di biada, o di legumefenzd altra compagnia, come d’orzo da per fé, di uena ddperfe, di neccia, d’orobo, er d’altri flmili : per» che H queito pafcolo nonfolamentefl nutrifeono i buoi, er i cauatlimaß purgano anchora nel tempo delia prima* uera. li che fifa anchora a i tempi mitri in piu luoghi d’Italia, c r Rettalmente con l'orzo , con l’eruo ,er con la neccia • Nr mi piace l’opinione di coloro, i quali fenza ragione alcuna,er fenza teftimonio d’approuati feritori fi perfuadono,che l’ocymofia una pianta cofi chiamata di fua propriaRette. Impcroche( per quanto io ho mai letto ) i 0 non ho ritrouato alcuno de gli antichifcrittori, che habbiafatto memoria di pianta alcuna di quefto nome. Ma bette ho io ricattato, che cotal uocabolo nonfl conuiene piu a quella forte di pafcolo,che a quella : ma che fi pojjd accorri» modare ad ogniforte di paftura d'herba, che fia la prima,che nafea, c r che crefca la primauera. Onde non ¿in Opinione modo alcuno d’accettare l’opinione d’Adamo Lonicero, il qudle non fenza ridicolo errore uuole, che quella pian* biocca d'Ata, che infui Trentinofi chiama Tormentone, er in Friuli Saracino dalla nerezza del ferne ,fìa l'ocymo, tcncndofl damo Lonic* ciò per certo .M a non bufandogli quefto, erra poi molto maggiormente in attribuire a cotalfuo ocymo tutte lefa culti, CTIr uirttt, chefi danno all’altro ocimo odorato,ciò è al Bafllico. Ne per altro uuole egli,cheil Formen» tonefia l'ocymo degli antichi,fe non perche ( come dice egli) nafte tre giorni dapoi che cfeminato nei campi. Ma Tocymo(per quanto io me ne tlimi ) non è chiamato cofi per cotal ragione,ma perche crefca er uenga piu prefio al la pcrfttttonc nel tempo della primauera cfogni altro herbatico. Pcrciocbefe tutti i femi, che prefto nafcono,fi do» 10 utfero chiamare ocymo,ueramente infinite farebbono lefucRctic. Chiamano (come ¡ ’¿detto) i Greci ilBafilico, Homi. ti'Kipov : i Latini, Ocimum; gli Arabi,Bcrcndaroi, cr Bedarog: i Tcdefcti, Baftiien, cr Baftlgram : li Spagnoli, Albahaca : i Franccft, Bafilic.

Cap.

C X X X I.

L o o r o b a n c h e è uno germine d’un pie& me ao,& qualche uolta maggiore, rofsigno,pelota, tenero, graffo, & fenza frondi. Produce il fiore biachiccio,che tende al roffo. Ha la radice groffa un dito,la qual nel fec carili del fufto diuenta nana. Nafce tra alcuni legumi, li quali ftrangola:dal cui effetto ha egli prefo il nome.Ma giaficrudo,&cotto,comeglifparagi. Meffo coni le­ gumi, quando fi cuocono, fi crede,che prcito li faccia cuocere. N a s c e TOrobanche contutte quelle note,che gli affé» x)roba«n,t t gna Diofcoride,nella natte Anania detta giuridittione di T rito , & fuaeflam. et in ogni altro luogo nonfolamente ne i campi tra i ltgumi;ma frequentemente tra le biade, tra il lino,cr trai canape, crftcf» fe uolte lungo lefiepi per le publiche uie.Et come che dica Theo phrafto all’v i 1 1 .dctt’hiftoria,cr al v.dette caufe delle piante, che t Orobanche ammazza,cr frangola torobo, auinchiando/ egli attorno;nodimeno quefto,che del tutto rappreseta loferii to da Diofcoride, er da Plinio all’ultimo capitolo d e l x x i i .li bro, ammazza i legumi, il canape, c r le biade, che gli naftona attorno, folamente con la prefentiafuafenza toccarle,ne auinchiarftglial piede. Et imperò i lauoratori lo chiamano Herba lupa,per diuorarfiegli le piante,che gli nafeono apprefjc. Na» fee quefta pianta(come dice Diofcoride )fu dalla terrafenza al cunafronde, con un folgerminegroffo, comeuno Rarago,ma roßigno,pelofo, tenero,cr graffo, alto horapiu, cr hora me» no dìun piede,fecondo la bontà del terreno, oue nafce. Efce il fuo fiore ducerti bottonirauuolti nella cima a modo di mazz<t, _ li qualifono mcdcfimamétcroftigni,quantmquc piu bianchicci, thè non è ilfufto . La radice è groffa un dito,CT tenera, cr fragile,er ßngofa.In alcuni luoghi fi chiama queftoget Mine, Coda di leone,cr in alcuni Herba torà : imperoche per nero ¿fiato ¡ferm entato , che fubito che le uacch 1“ mangiano, uanno al toro A lch e nonfi può dire,che proceda da altro,che da unafua propria, cr particolare oc* culta operatione. chiamano tOrobanche,fecondo che dijfc Plinio al luogo fopradetto, alcuni Cynomorion, pei *fiere rglifimilc al membrogenitale de i cani.Il che ueramente nonfu ft non betta comparatone : percioche per efi 0 fife l’Orobanche groffo in cima,& fottile in tutto il refio del fuft o,non poco fi gli rafjembra. Et però non mi pofi fife non marauigliarc,che dicejfe T heophrafto,che ammazzi>cr ftrangoli l’Orobancke i legumi, auinchìandofrtH attorno : cr tanto piu ueggendo chefe lo tacquero Diofcoride, cr Plinio, Onde bifogna o che Tbeophafto i,

quefto ‘


Difcoriì del Matthioli

312 b a r b a

d

i

b e c c o

f a t u i t à d e ll’O ro b a n c h e .

Homi.

.

qucfto fifìa ingannato : o che per l’orobanche habbia egli altra berba, forfèlimile aUa cufu t a , la quale am mala l’ajne piante,auincbiandofelc attorno. E l’Orobanchc(fcondo eh: fi kggt tn Galeno aU’v 1 1 1 .delle/acuità defemplici ) frigido j er /ecco nelfecondo grado. Chiamano TOrobanche i Gre» c i, O'po@cUyn : i Latini,Orobanche,® Bruì angina.

Della Barba di b ecc o . Cap. C X X X 1I. L a b a r b a di becco produce il furto breuedefron 19 di limili a quelle del zaffarono: & la radice lunga,& dolce.fopra il cui furto è il calice grande: nel quale è detro il feme nero,da cui s’ha ella acquiftato il nome.E herba, cheli mangia. B a rb a d i b e c ­ c o & lu a efl’a m in a tio n e .

E rro re d H c rm o la o .

H«»i

O R N I T H O G A L O .

L a b a r b a di becco,la qual chiamiamo in Tofcana Safi f i fic a , è affai conofiu t a , ® uolgar pianta. Vfanfi le radici il uerno neUinfialate,per e jfr elle dolci, er al gallo aggradatoli. Le fo n d i produce come il zaffarano,ma ueramète alquanto piu larghe,®-piu lunghe. Il fiore è giallo,fimile a quello delVìfiA\ :o letto,graffaigrande, raccolto in un uafo < il quale s’apre, & s’allarga quando uede ilfole : er firrafl la notte,e'l giorno qm do è muoio,come fa quello del chamelconc. Kaffembrafì qm , do è quafl ferrata,per effirc alquanto appuntato in cima,®ptr hauer alcuni peli bianchi,che cf:on fuori, quafi aUa barba duri becco1. Et però di qui, fecondo chet recita theophrafto a v ii . capitoli del v i i .dcll'hiftoria delle piante,è fiata chiamata quet f a piata Barba di becco. Il perche affai mi mrauiglio d’Hcr molao Barbaro,che fenza renderne eglialcuna ragione,nonitc* glia,che fta quefta tal pianta la nera Barba di becco fritta k ^ Theophraflo,er da Diofioride . L’acqua di quefta fatta al lam­ bicco,applicata con pezze di lino infu lefirite frefchc deltaar ne, lefalda marauigliofamente. Del che ho piu uolte ueduto io non uolgari ifferienze. Chiamano i Greci la Barba di becco, Tpayo móyay : ì Latini, Barbuta birci : i Tedefchi, Bocks bari, er Gauch brott : li Spagnoli, Barba decabron.

D eirO rnithogalo. C ap. C X X X I I I * L o o r n i t h o g a l o èun genuine d’un pie& 41 mezo,tenero,bianco, fottile, con tre ouer quattro ramufceili in cima,anchor elsi teneri : da i quali efeon fuo ri i fiori di color d’herba, come che aprendoli diuctino di color di latte: in mezo de i quali è un capitello inta­ gliato,limile a quello,che ne gli alberi li chiama cachrys* Cuoccfi co’l pane,come la nigella. La radice* la quale l bulbola, fi mangia cruda,& cotta. O m itlio g » l o , & fua eiT aU iiu a u o n » .

T r a f i , 8c l o r » liifto ria , & f* c u lti.

N a s c e fOrnithogalocopiofaméteper i campi tra’lgn * no,tra l’orzo,®- tra tutte f altre biade in ciaf :un luogo ,come 41 fi può chiarire ciafcuno, che non lo conofceftc ricercandouelo il meft di Maggio: perciochc hauendofi in mente tutto quello, che fcriue Diofioride,lo potrà ciafcunopcrfefteffo conofere. Rf* cita il KueUio, che nelfuo paefi fi ritroual’Ornithogalo copio• flftimo ne i campinone ne ricolgono i fanciulli le radici, che uol tano i bifòlci fuor della terra con l’aratro, per effer in uolgar ut fo appreffo a ciafcuno per mangiar crude, cr cotte fitto aUa ce nere calda.Vroducono quefte il fuo gemine la primauera,er « Hate : er cauandofipofeia l’autunno con Varatro,fiferbano lati go tempo. er imperò ne i tempi delle careftiefono in grande ufi (1 aUaplebe in luogo di cavagne. Hannomi quelle radici ridotto a memoria quelle, che non nafcono in tutta Italia,f i non infu

V erottif i )


Nel fecondo lib.di Diofeoride. TR.ASI.

io

19

W Verotteft, chiamate t r a s i , dolci, cr. difapore finuli al le cavagne « Raffembranfi quefii nellafórma loro,cr nel colore naturalmente a quei uermi, chefan lafeta, che redatto nel ti• tarla tutti ragnnzati nellacaldèa. Cattandofette il latte,come fi caua dalle mandorle, er pofeia beendofeto, gioua a i difetti del petto,?? del colato : ondegioua affaialla toffe.Pcftanlì per far ciò i Tarfl,cr pofeia $'infondono in brodo di pollo, mefeo* landofl molto bene col peJìone,Crpofcta /¿¡fremono,?? ¡1 co• Uno con unapezza di lino. Lodanli alcuni nelle ueneree com* pojìtiom, credendoli che ne temperamenti loro fieno i Trafi cal­ lidi, humidi, er ucntofi. Vherba, che gli produce, è quafifi*, milc aUafegala, alle cui radici [otto terra fono attaccati. Simili a i Trafifono quellepicciole radicene, chefi ci porta• .Doronici , 3t no di Lcuante,?? parimente di Piglia dal monte Sant'Agnolo, loro hiilo. chiamate uolgarmente d o r o n i c i , cr lodate da gli Ara bi, e r }penalmente da Auicenna, nelle pacioni del cuore, e r contra a i ueleni. La pianta,che li produce, non ho fin bora ue duta: come che dica il RueUio, che producale frondi piu(irci te deUarombicc : er altri uogliono, ch’ellefieno fìmili a quelle delle uiole bianche,chiamate dagli Arabi Keiri. Attuario chia ma il Doronico Carnabadio. Portafì d'Aleffandria, e r di P « * glia-.ma mancobuono. Chiamano i Greci fornitbogalo, N o m i» Q'pyiàdytAo? ;i Latini, O rnithogalum.

D e iT a r t u ffi.

Cap.

CXXXIIII.

S ono ì Tartuffi radiai tonde, fenza frondi, & ièna xa furto, & di colore roisi^no.Cauanfi la primauera,& mangianii crudi, & cotti. !• T A R T V F F I .

S o n o ì T »tuffi notifiimi a ciafcuno, Ritrouanfl inTofcana abondantemente per tutto belli , & grofii, di dueforti. Et come che una ue nef a , la cui polpa dentro allafeorza fìa bianca, cr laltra bertina fcura ; nondime* no amendue queflefpetie hanno lafeorza ruuida,cr nera. Cauanfi quiui copiofi dai noflri contadini,per effer mol< t o inpregio appreffo a i magnati. Trouanfene nella ualle Anania dellagiuridittione di Trento, di quelli, che oltre «JTfjJrrpiccioli,hanno lafeorza Ufcia,C? pallida , feiapiti,?? poco aggradcuoli al gufo. Eccedei Tartuffi mai* rione Plinio a h i .cap.del x i x . libro, eofì dicendo. N afeono i Tartuffi in luoghifccchi, e r arenofi tra gli fterpi, C r trouanfì di quelli,chefon maggiori ¿una mela cotogna, che pafjano una libra dipefo.Sono di duejpc tic, are* tiofì do è alcuni, e r inimici de i denti : CTalcuni altri puri,?? (inceri. E differenza anchora tra loro del colore foro,e r roffo ; come che di dentro fletto tutti bianchi. Lodanti piu degli altri gli Africani. M a diremo noi chei tartuffifieno uitio della terra ? Veramente nonfi può intenderebbefieno altro : ma nonfacilmente fi può intende* y?,fe daprincipio fìcottcrcino di quella grandezza, chefi ritrouano, o fe uiuano ,ono. Sono pochi anni, che ef« fendo Laertio Licinio pretore di Spagna in Chartagine, fi guadò ì denti dinanzi, mangiando un Tartuffo.ncl qua» k fra dentro un danaio. Il che dimodra, che la terra difua natura fi raccogli infe medefima, e r fi condili. D Qjtefìo

Tartuffi,& lo ro hiftorù.

Hiftoria '•ed­ uca da Piio»


3 14 Tarmili

ferie

« da Qal-

Nomi.

a Dilcorfi del Matthioli

Quc&o fi uccle certo nette c o fi, eh e nafeono,cr nonfi pofionfcminarc , Oltra di quefto diceva al 1 1 1 . capéelmt defimo libro , tìafcono i Tartufi,quando nell'autunnoffieffo piouc, & fieffo tuona: fono teneri la primauera. i„ alcuni luoghi nafeono,cr fi [minano tranftortati da ifu m i, come nel paefe di Mitilene : doue non uogliono, che nafeono,fe non per iinoudationi defu m i, i quali li trajportano da i T(ari, luogo oue nafeono i Tartuff copiofjfi• m i. I Tartuff tdiceua Galeno al 1 1 .delle[acuità degli alimenti) Jipoftono connumerare con le radici, cr con j bulbi,per non ritrouarf in loro alcuna apparente qualità . Coloro adunque, che gli ufano ne i cibi, hanno una ma, teria attaariceuerc tuttiì condimenti ,che fi gli danno,come fono tutte le altre cofe, che nonbanno in f i qualità ueruna cuidcnte, cr che fono algufto acquofe,cr fiiapite. Le quali tutte communemente danno al corpo un nutrì mento priuo d’ogni qualità, c r folamenl e alquantofrigidetto , creo fi grofto, come è quello, che f i mangia. lmSf roche quello de tartufi è piugroffo,cr quello delle zucche piu f i t t i l e er la medefìma proportione è anchora negli 19 altri, che fino di fimile natura. Scrijfenc altrimenti Auicenna al 11 .defuoi canoni, cofi dicendo. I Tartufffon compofi di piu tenebre fuStanzà, che acquea, c r fon priui d’ognifapare. Generano melanconici , c r grofii hu» mori, piu che tutti gli altri cibi : & oltre a ciò paralefia,cr apoplefia. Digerifeonfi malageuolmentc, er aggra» nano lo Stomaco. Chiamano i Tartuff i G reci, T'J'sa. ; i Latini, Tuberà :g li Arabi, Ifamecb. Àlcbaitttcb, T u tner, e r YLcma : i Tede[chi , Hirtz brunft : li Spagnoli, Turmas de tierra : li Fm ccfi,Truffe.

Dello Smjlace de gli horti.

Cap.

CX XXV.

L o s m il a CE de gli horti è una pianta, il cui Teme da molti fi chiama lobia. Produce le fròdi d’hedera, cjua te tunque piu tenere:& i furti fottili.de i quali efeono i ca­ p rio li : con i quali attaccddofi a i propinqui arbufcelli, tanto fi dilungano,& crefcono.chc ricoprono d’ombra le loggie,& i pauiglioni.Produce lo imilace i baccelli fi mili a quelli del fiengreco,ma piu lunghi, & piu grofsi; détro a i quali fono le granella del feme fumili a i rogno­ ni de gli animali, di diuerfi colori ,i quali in parte fon roisi • 1 baccelli cotti co l feme, fi mangiano come gli fparagi. Prouocano l’orinajma fanno fognare cole fpa1« uentcuoli, & graui.

S m ila c e d e g li h o r t i , & tu a elianti-

D o l i c h i fc rit t i d a G aL

E rro re del M a l ia r d o .

C om e dicemmo difiopra in quefto medefìmo libro al capì tólo dei Fagiuoli bianchi, e r communi fiotto il nome de iquali ingannandoli il Maliardo uuole, che habbia Diofcoride ficritto dell'drabea,onero rouiglionc,non fi può dire altro,)} non che lo Smilace de gli horti fieno quefti Fagiuoli di diuerfi colori, li qua l li uolgarmente chiamiamo in Italia Fagiuoli Turchefchi. impt* roche oltre all’effer loro per il piu rofii,& di diuerfi colori, er (comefcriue Diofcoride )fimili a i rognoni de gli animalifono fi 1 milmente anchora le fiondi fiìmili a quelle dett'hcdera, er 1fujlt ' | fittili : da i quali nafeono i capriuoli, con i quali appiccandoli 1 pian piano, nonfilo s'auolgono intorno a i pali, e r a gli alberi; ma ricoprono ne i giardini per far ombra lafiate Joggie,pcrgo le, capanne,e r pauiglioni. Qjeefli chiama Galeno, allegando Theophrafilo al primo delle[acuità de gli alimenti,Dolichi, coft dicendo. Il Dolicho mcttcndofigliapprcjfo un lungo palo,uifa* „ glie,cr diuenta piu fruttifero: imperoche altrimcti andando per terra diuenta rugginofo, e r guaftaft A lche manififiamente uediamo noi in quelli Fagiuoli Turchefchi.' percioche quelli,che non hanno fottcntacolo alcuno,andandocene per terra,fubito fi guaftano,cr arrugginifiono.Ma mcffogli apprejfo ogni lunghifiima bufila,auolgcndouifi,come è noto in Italia hoggi a ciaficuno, fagliono fino alla cima. Et 1° imperò di gran lunga mi pare,che s'inganni il Manardo da Ferrara,udendo egli fiflenere nella terza epiftola al pri mo libro, che i Dolichi ferini da Galenofieno il rouiglione, ouero Tarabea : attenga che Galeno, er Paolo Eginctd chiamano t Arabea manififiamente Ochro .A lch e non ofta il dire egli,che l'Arabea è quella,chcfi gttafta,quàdo no hafiftentacoli,cr pali,che lafotteuino da terra : er che fiolo di quefto legume,quando è tenero, fie ne mangia il gu’ [ciò, come feriffe Galeno nel prologo delfecondo libro degli alimenti, c r parimente Paolo Egineta, cheft mangia quello de i Dolichi. Imperoche quantunque rade uolte fi mettano ali’Arabea picciole firafche, non ui fi mettono però mai lunghi pali: percioche non ui s’arramparcbbc, come ui s’arrampano manififiamente quefti Fagiuoli. Ne f i gttafla, ne s arrugginifee l'Arabea,fi benna per terra,come fi uede per tutto il territorio di Trento,oue fie ne [emina infinitifiimi campi. Oltre a ciò non d ia fimilmente il dire egli, chefilamenti tra tutti i legumi fi mangii l Ar<tbea cottantl gufeio, Imperoche quantunque ellafi porti in fu le menfe, quando e tenera, cotta conifuoi bac etili ;bo pero fempre ueduto io tirarne fuori il feme con i denti, c r lafciarenel piatto i gufei. Ne mi ricordo hautr mai ueduto io alcuno cefi affamato, che fi mangi i gufii deliArabea durifiimi, c r cartilaginofi,cr cibo <., (I > proprio


Nel fecondo libidi Dioicoride.

^i y

proprio da porci. Ma benefi cofoirn in Italia mangiai i cornetti di quefti Vagìuoli, quando fon teneri, per effer moltofragili, leftiprima,CT pofeia acconci in infoiata, onero altrimenti fritti nel burro , c r acconci dipoi con a* grejìo, ergengeuo,ouero con pepe. Il perche mi par piu preflo da credere, che quefta frette di Vaginali fienai Doluto, che dire, che t Dolchi ¡uno l Arabea . Oltre a ciò uuole il Maliardo, che doue in quefro parlò , c r frrifr fc Dtofcoride a x c i x.capitoli de i Vaginali, labbia egliintefo dell’Arabea : cr de i Vaginali pofeia qui al capitolo dello Smilate, dicendoper corroborare la fuaragione, che non haurebbe Diofcoride frutto dei Vagatoli per due duierfi capitoli . Al che non credo unamente chefaUaffc, chi rifrondeffe, che Diofcoridefrerffe primieramente de i bianchi uolgan, che frfrminano ne i campi alla campagna,doue generalmente trattò delle biade, zr de g li altri le• gumi, chefi feminano ne i campi : c r chefece pofeia mentione di quelli altri, per freminarfi eglinofríamente negli io borii,fra ¡’altre cofre che fi feminano, c r fì colmano in quelli. E (imperò per diftinguere queñi da quelli dice* uà: Lo Smilace deg li borii è unapianta, ere. Le quali parole dimoftrano la differenza, ch’d tra quelli de gli torti, c r quelli chefi feminano ne i campi .'Nel che piu uolte mifon marauigliato, che oltre a queflo il Maliardo buomo cofr dottofi mettefre a dire, chcfffero i Dolichi l Arabea, douendo hauer egli pur ueduto che Galeno, cr Paolo la chiamano Ochro. Chiamano lo Smilacc degli horti i Greci, ^.¡AkoS, k>,W<* : i u t in i, Smitax bor* tenfis : gli Arabi, Lubia: li Tedefrhi, Vuclficb bonentli Spagnoli, Veyoncs i i Vranccfl, Tajeóles, e r Tabes painftts•

Della Medica.

io

Cap.

N o n i.

CXXXVI.

E L A m e d i c a nel nafcerc, nelle frondi,& nel fufto limile al trifoglio de i prati : ma nelcredefeere fi gli ritirano le frondi,& diuentano piu ftrette,reliando però i ludi limili a quelli del trifoglio. Produce i baccelli a modo di cornetti : ne i quali fa il feme di grandezza d’una Icnticchia.Seccafi que Üo,& per la foauità del fuo fapore fi mcfcola co’l falc,che cotidianamente s’adopera nc i condimenti. Applicato uerde fopra a quelle cofe,che hanno di bifogno d’dfere infrigidite, ui gioua. Vfafil’herba per cibo del beitiame in luogo di gramigna. L a m e d i c a (fecondo che rifrrifre Plinio a x v x .capitoli d e lx v x t j. librofu cofi chiamata per efftre Medica, le ellagidñata portata inltaliadi Medica. Et come che eUafujfe già uolgarc, c r feminajfr/l per tuttaltalid per li lua edam. I o baiami; nondimeno a tempi noflri par chejifia eUa del tutto fuggita da noi. quantunque fieno alcuni moderni ftmplicifti, che penfano d hauerla rintracciata. Fuinmene gli anni paffuti da alcuni miei amici mandato ilfreme, ma fminato non nacque, anchara che ui ponefri molta diligenza. c r però non nepoffo per horafare altrimenti giudi tio. Quella (fecondo cherifrnfrcepur Vlinio,cr degli altri degli antichi )fremimia unafola uolta,duradi nger* mogliare fino a trenta anni. Enne copiofra(per quanto rifirifreono alcuni) ai tempi noflri molto la Spagna, doue congrande arte la coltiuanoper il befliame : & chiamatilagli Spagnuoli Alfalfa, ritenendone quafi il uocabolo A ubico,quantunque corrotto. I mperoche, comefi uede in Auicenna al capitolo Cot,[i chiama quefta herba anchó­ N o m i.

lo cr Alfalfa.

D ell’ Aphaca.

Cap.

CX XXVII.

N a s c e l’Aphaca nei campi,piu alta della lente rie cui frondi fono fottili, & i baccelli maggiori me i quali fon dentro tre,ouer quattro granella di feme nero,minori della lente. Le quali fon coftrettiue.Se imperò abbruftolate rotte,& cotte a modo di lente,riftagnano i flufsi dello filomaco, & del corpo.

N asce PAphaca aboniantemente in piu luoghi $ 11alia per fe medefima, c r fìfemina anchora da molti, come

A phaca, &

5° gli altri legumi. Va lefrondifìmili alla ueccia,ma maggiori, cr piu graffe : ilfufto quadrangolare, il fiore incar* Tuaedàm.

nato,cr ì baccelli fìntili a quelli de pifitti, ma piu corìì affai ,’cr maggiori di quelli .delle lenticchie :ne i quali è dentro il feme poco maggiore di quello della veccia. Nafrene affai per f i ñeffa infu i contado di Goritia per li cam?i.cr lungo atlcficpi. La onde errano neramente coloro, che penfano che VAphaca fia la ueccia,che nafre com• mitemente tra le biade tperciocbe la necciafa figlie piu minute ,fu ñ i piu fottili, fiore che nel rojfo porporeggia » Lr baccelli piu lunghi, piu f i d i l i , c r piu tondi. Et però Galeno trattò della Veccia, c r dell'Aphaca al primo Aphaca,* delle faculta degli alimenti, cofi dicendo. La figura delfeme deü'Aphaca, a della Veccia non ccofri tonda, come Veccia fcritu quella dellefaue, ma alquanto comprefta. Ripongonnc i uiüani i baccelli infierne con tutta la pianta per il befliame. da Gal. quantunque qualche uolta perfume habbia io conofciuto di coloro, chefe n’hanno mangiato il feme nella primauera wichorafrefeo ne i baccelli, comefi cofi urna mangiare le faue,cr i ceci. Ma ueramence non fotofon queftifemi po 0 co uggradeuoli al gufi o ; ma malageuoli da digerire, cr coñrcttiui del corpo. Il chefa manifrfto, chel nutrimen* f i , che fi genera i efti,fia graffo, cr coftrettiuo,apparecchiato a conuertirfi in humori melanconici. Oltre a ciò Aphaca fnetie dicicno*da notare,che Theophrafto i l v i i . c r aO’x i .capitolo del vi .libro deWhiftone delle piante,collocò l'A phaca tra rca.

D

t

le fretto


.

DifcorfidelMatthioli

A P H A C A,

V E C C I A .

to

lo

PORRO C A P I T A T O .

N o n i.

le fyetic della cichorea. 1/ perche non è marauìglia,fe qualche uolta difeorda egli da Dio[coridc,come(ì uede nel coronopo, neU'orobanche,cr in altre pur affai piante. A l che hauendo au uertenza Plinio, recitò al v. capitolo del x x x n . libro l’hiftoria di parola in parola, che fcriffe deU’Aphaca Diofeoride t e r al xx i. libro commemorò la fcritta da Theophrallo tra le cichoree, er altre herbefaluatiche. Chiamano i Gre­ ci l'Aphaca »A’ottanti Latini, Aphaca, er Aphace : gli Ara* b i , Apaki, A faki, er Albikia : li Tedefchi, Vuilde uuicken, 40 crVogclsuuicken.

D el Porro capitato. Cap. C X X X V III. li p o r r o capitato fa uentofità,genera cattiui humori,fafogDare cofe terribili & fpauentofe,prouocal’orina.è buono al corpo,fmagrifee, nuoce à gli oc­ chi,prouoca i meftrui : ma nuoce alla uefcica ulcerata, & alle reni. Cotto con ptifana,& mangiato ne i cibi gio ua al petto. Cuoconfi le fuefrondi nell’aceto, & in ac- 50 qua marina,& è utile quella decottione a federili détro le donne per le oppi!ationi,& durezze de i luoghi natu rali loro. Diuenta dolce il porro,& manco uentofo mu tadogli due uolte l’acqua nel cuocerlo, & infondédolo nell’acqua fredcla.il Teme del porro è piu acuto, & ha al quanto di uirtù cortrettiua.il perche riftagna il fuo fuc co infime con aceto,incenfo,ouero con la fua manna, i fluisi del fangue,& mafsime del nafo. Stimola il porro venere:& comporto con mele a modo di lettouario có ferifee a i difetti del petto,& a thifici. Magiato ne i cibi 6o purga il gorgozzule,& la canna del polmone:ma nuoce il troppo ufarlo alla uifta,& allo ftomaco.Beuuto il fuc code!


Nel fecondo lib.diDioicondcw

^17

co del potrò con mele,conferikc a i morii de uelenoii animali,&parimente impiaitratoui iulo.Gio' ua indenne con aceto» incenfo,& latte,oucramente con olio rofado diftillato n<U’oreccltie a dolori, gl a fuffoli di quelle. Le frondi impiaftratecon fomachi fanano i quofi & l’cpinittidi. Mefchiato if porro con fale,& impiaftrato rompe 1 efchare de cautcrij. 11 lerne beuuto al pefo di due dramme in* Üemecon altrettanti mirti, riftagna Tantico rigittaredelfangue.chc uiendal petto .

io

io

Sono i Porri, che per il piufi uendono li quarefima congli altri herbaggi degli boni, piante’notißime a eia- P o r r i , & l o r o feuno. Et quantunque s’affatichinogli hortolani de i tempi noftri infarli lunghi, bianchi, teneri,& großi; nongli ctonia, fumo peròfar crefccre la itila, cr farli capitati,come le cipolle : quantunque fuffero quefii in commune’ ufo ap* preffo agli antichi, per ejfer migliori, e r piu teneri di quefii lunghi, li quali cbiamauano Settiui. vfarono adun­ que coiloro perfar li diuentarc capitati di cofifare . Seminauanli prima radi, e r cauatigltfuori al tempo del tra­ piantarli, gli tagliauano lefi-ondi,cr le radici,a- piantatogli conunpezzo di tegola, o d’altro tefio fotto, acciocie effendogli ( cofifacendo ) uietato lo frendere al baffo, e r parimente di nutrire lefondi,fi slargaffero, e r fa cejferogrojfa la tefi a . ScriJJè adunque di quefii Diofcoride come di piu teneri , e r dei piu apprezzati: ma non pe­ roperchefuffero d'altra natura differenti da i lunghi, de i quali per artefi fanno icapitati. Vecene mentione Ga-- ^ ° " i ) fc ritti Unogeneralmente parlando dei porri, dettaglio,cr delle cipolle,all’ultimo capitolo del n . libro delle facilità de t U G i l e n 0 , gli alimenti -,cofi dicendo. Le radici di quelle piantefcaldano il corpo, affotfigliano i großi bumori, e r incidono i uìfeofi. Nondimeno cotte due, ouer tre uolte nettacqua perdono l’acutezza loro : come che non perdano però la facuità di affottigliarcgli bumori, anzi che cofi acquifiano una certa occultißima uirtu di nutrire il corpo : la q t le nonfi ritrotua in loro, auantì che fi coceffero. Ma l’aglio fi può ufare nonf blamente come companatico ne i ci­ bi,ma come medicamento anchora utile per conferuare lafanità,per hauere egli potejlà di difoppilare. Lejfo fin tanto chepcrda tacutezza,diuenta ueramente debile, ma lafcia ogni cattino nutrimento : comefanno parimente i poni,vie cipolle,quandofi lefftno due uolte. Chiamano il Porro capitato i Greci, nparov itati- K , ni,Porrumcapitatum :gli Arabi,Curat,cr Kurat : li Tedefthi,Lauch: li Spagnoli,Pucrro: li Vranctfi, Pourcau. °* *

DeU’Ampeloprafo.

C ap.

C X X X IX .

I l p o r r o faluatico , il quale fi chiama Ampeloprafo,nuoce piu allo ftomaco,chc non fa il doincltico: ma è nódimeno piu efficace in fcaldare,in fare orinare, & in prouocare i meftrui. Mangiato neicibi.giouaai morii de uelcnofi animali. N a s c e il Porrofaluatico coptamente per le uigne,on- Ampclopradeha pofeia prefo il nome d’Ampelcprafo, che non uuol dire al- fo, & Tua hi* tronfie Porro di uigna. Nafte parimente per tutta Tofcatia in fìom • fu gli argini de i campi, cr da noi è chiamato PorrandeUo.Que* 'fio mangiano uolgarmentc iuiüani, er i lauoratori con l'infala­ ta incambio d'aglio fiefto; come che(la affai duro damajìicare, Cr d odore molto acuto, E il PorrandeUo,fecondo che cornine- PorrandeUo mora Galeno al vi.deüe facultà defemplici, piu acuto, er piu fcrictoda Ga ftcco del domeUico,come è natura di tutte le piante fanatiche, leno*. comparandole con le domefliche. La onde nuoce piu allo (tomaco : ft ben incide, er affottiglia maggiormente i großi,er uifto \ fi bumori, er difoppìlapiu gagliardamente . Et imperò ha egli ifteffo fatto orinare coloro, ne i quali s’era ritenuta l'orina per | großi,c r uifcofihumori. E il PorrandeUo talmente calido, che . I impiaftrato ulcera. Al* cfiato detto piu uolte, che quelle coft , I chefono cofi calide, fono nell'ultimo ordine. Quello tutto del PorrandeUo diffe Galeno. Ma non preterirò però di dire , che attribuìfee egli attAmpeloprafo quello, cbe'l fignificato del uo caboto non comporta,cr che piufi conuiene aUo Scorodoprafo: imperoche nel luogo predetto efpone nel principio del capitolo l’Ampeloprafo,cofi dicendo. Se tu ti imaginerai una cofa,che fìa dì natura mezana tra l'aglio, e’ l porro ,trouarai qual fiala , ,» facultà dettampcloprafo.il che ueramente piuftccnuiene allo Scorodoprafo, che uuol dire agito porro,che attAmpeloprafo, che uuol dire porro di itigna, il che conférma poi ilmedcfimo Galeno attv m .parlando deUo Scorodoprafo,cofi dicendo. Cofi come lo Scorodoprafo poßiedc meZa uirtìt d’aglio,cr meza di porro ; cofi anchora ritiene egli le fòrze d’amendue loro. Et al u . delle facultà de tfc alimenti : V Antpeloprafo( diccua ) tanto è differente dal porro, quanto ft ritrouano l’altre piante ftluatiche tffer differenti daUe domefliche. Soro alcuni, che lo ftrbano nell’aceto per tutto l’anno, come le cipolle : con il quale preparamento fi può piu coinmcd.mente mangiare, c r genera nutrimento manco nocino, chiamalo lo 1 D 3 Ampeloprafo


318

Difcorfi del Matthioli

A mpeloprafo i Greci, A'(amKÓ'Ofctw ; i Latini, Porrum agre¡le, er Ampetoprafum egli Arabi, Nabathi : li te» defebi, Vuild laucb ; li Spagnoli,Ayos,er Puerros de lasuinhas : li trance/}, Pouree de chien.

Delle C ipolle.

CLX. L f. c i p o l l e lunghe fono piu acute,che le tonde : & piu le roflc, che le bianche: & piu le fecch e, che leuerdi :& piu le crude, che le cotte, & che le falate. Tutte nondimeno fono uentofe, hanno del mordace, prouocano l’appetito, fanno fete,di(feccano, generano 10 faftidio,& muouono il corpo.Aprono le uieallefuperfluità>& mafsime a quelle,che efeono per l’hemorrhoide,quando fon mondate dalle lcorzc,& applicate con olio per foppofta. Il fucco loro s’unge con mele per rifchiarar la uifta : percioche gioua a i fiocchi, alle nuuolette,& alle fufFu(ìoni,che principiano ne gli occhi. Vn gefi con elio anchora la fchirantia. prouoca i meftrui ri tenuti. Tirato fu per lo nafo purga la tefta. Impiaflraft con aceto,ruta,& mele in fui morii de cani. Guarifcele uitiliginijches’ungonocon elfo , & con aceto al fole. Cura con il pari fpodio gli occhi caccolofi. Mefchiato con fale diflecca i quofi. Vngonfi con quello, & con graffo di gallina ledcorticature de i piedi caufatc dalle fcarpc.Riilagna il corpo : gioua alle grauezze,a i fuffoli, & al menare della marcia delle orecchie, & al trarne à fuor l’acqua,che ui fi raccoglie. Freganfi con elio i luo||ghicalui del capo, onde fon cafcati i peli : imperoche piu prefto ue gli fa rinafcere,che l’alcionio.Mangiatc le cipolle copiolàmente ne i cibi, fanno dolerla tefta. Le cotte diuentano piu efficaci a prouocar l’orina. Fano di Ji uentare lethargici coloro,che nelle infermità le mangia no cotte in troppa copia.Leffe,& mefehiate có vua paf fa,Se con fichi maturano le pofteme.

Sono le Cipotte(fecondo cheferne Theophrafio al m i .capo del v i i .libro dett'hifioria dette pianteci di uerfe forti,delle qualiferine egli con quefte parole . Sono differenti gli agli er le cipolle di ffetie. Ma le cipolle fi* no di piu forti,come quelle, che s'hanno prefo il nome da ¡luoghi,onde furono portate. Tali fono le Gardie,le Cni* diede Samothracie, le Setanie, le fißili,0‘ le Afcalonie. L e Setaniefono le piu picciole di tutte quefte, ma piu dolci. Le fißili,cr tAfcalonie fono differenti er di natura>er di coltura. Le fißilifllafciano con le lorfondi tut» to il uerno,er laprimauerafi tofana,cr coltiuanflle radiciirinafconlepoi le fig lie , er fndonfì fotto terra le ci- 40 polle, ondefono ftate chiamatefiß ili. Vogliono alcuni,che le figlie di tutte le ffetie delle cipollefl debbano taglia* re,accioche la uirtkrimangaabaffo,z? nonfì diffonda afa r e ilfané . Nota/l neUe Afcalonie una fyctìal natura: imperoebefono folamente sfiffe, er quaft fterili daÜ'ifteßa radicelepojjono in quella parte ne crefcere, ne molti* plicare. Et imperò non le piantano, ma le feminano : er dipoi nettaprimauera le ripiantano. lngroflanft cofi prcfto,che fl poffono cauare, quando f i cauano l'altre, er ancho qualche uolta piu prefio. Lafciandojì in terra oltre al dauere s'infraddano. Piantate fanno ilfufio,crpoi il feme:dopo al chcfuanifcono,c? feccanfl. tale è la propria natura loro. Altre fono differenti nel colore:imperoche appreffò I/b nafeonofintiti attialtre bianche,mafono però molto piu bianche,er fìntili atte Sardiane. Le Candìotte hanno anchora effe la loro propria natura, alquanto però fintile atte Afcalonie , fe però firfe nonfìpoteffe dire, ch’ettefufiero le medefìme. PerciocheinCandia ue n’èd’una forte, chefeminate s'ingroffano netta radice, mapiantate fe ne uanno tutte in fig lie, er in feine ,fenza ingrofìarfl 50 punto nel capo detta radice, er fono dolci. I n ciò hanno quafl contraria natura a tutte l'altre : per effer propria Ma­ tura di tutto il refto di ingroffarfi meglio er piu prefio trapiantate. Tutte uengono dopo Arturo, ejfendo anchora tepida la terra, accioche trapiantate preoccupino le pioggie. Piantanfi co'l capo intero, er tagliato ; ma fon po= feia nel germinare differenti. Quello che fi chiama Gethio, èfenza capo,ma quafi con lungo collo : er però il fuo germinare è tutto nellefiondi : onde fpeffo fegli tondano,come a i porri. Il perche fi femina fenza trapiantarlo poi altrimenti. Tutto quefio diffcTheophrafto. Nafeono le Cipolle copiofamente per tutta Italia : ouefono anchora(fecondo che commemorafìmilmentc Plinio alvi.capo del x i x .libro, er fecondo ancho che ogni giorno ueg* giamo a ì tempi nofi ri) di uarie,zr diuerfeforti. Imperoche di grojfc, er di picciole ; di lunghe, di tonde, er di fchiacciate ; dircjfe,diuerdi, d'incarnate, er dibianche ; di dolci,di mediocrità d'acutefe ne ritrouano. Lcmag* giori, che a i tempi nofiri labbia uedute io in Italia,fon quelle,che fl portano a Koma da Gaeta. le quali quantun* 60 que fieno roßißimc,cr große di fcogli, nondimenofono molto dolci, er tenere. Ilcheper la maggior parte interuiene in tutte le roffe, che nafeono in Tofcana : douc le bianche per effer firtißime,piu fl conferuano per far medi*


Nel iecondo lib. di Diofcoridc.

315»

ciaf, che Per ntangiare. quantunque forfè in Grecia interuegni il contrario, affermando Diofcoridc, che piu fir • ùfon le roffe, che le bianche. Sonofrette di CipoUc(come à i luoghi citati iifferoTheophrafio , e r Pliniojancho» J l e Scalogne, cofl chiamate per efferci elle Hate portate da Afcalonc cafleUo di Giudea. AHe quali fi raffembrano affai,come che nonfieno cofl acute,quelle Cipolle, che ufiamo di mangiare noìfi-efche in Tofcana, chiamate Mali* gic. Sono le Cipolle, per quanto riferìfee Galeno a l v u . delle facuità de femplici, calde nel quarto grado : ma C i p o l l e f e r it U loro effenza é piuprefto compofla di partigroffe . E/ imperò applicate, ouero unte con aceto aprono l’hcmor* t e d a G a l . rboidi, guarirono le uìtiliginifregandofi con effe al fole,er fanno rinafecre i peli cafcati,piu prefto che F alcionio, f premutonefuor il fucco, è quel che reflafimile à unafufianza terrea, ma però calida : quantunque la calidità del fucco fu acquea,cr aerea. er imperò ual queflo alle fuffufioni degli occhi,er parimente per acuir la uifta ingrof10 fdtadagrofii humori. Tutte adunque le Cipolle per cotal temperamento mangiatefono uentofe : er impe rò quelle, chefono ne i temperamenti loro piufeccheffono manco uentofe. Del nutrimento poi, che danno elle à i corpi difo* pra parlando de i porri, affai èflato detto di mente di Galeno. Chiamano la Cipolla i Greci, Rpi/^ay. j Latini, Cepa,cr Cepr.gli Arabi,Bafìi, er Eaffai : li Tedefehi, Zuuibel : li Spagnoli, Cebolha ; li Prancefi, Piboule ,c r No«i 0 ignon.

D ell’Aglio.

Cap.

C X L I.

Lo a g l i o domeftico èdi dueipetie : uno,iIquaIe nafee in Egitto,con un fol capo,come il porro, piccio lo,& dolce,di colore di porpora l'altro , che nafte in altri luoghi,grotto,bianco, con molti fpichi. Enne unafpetiedi faluatico,il qual chiamano ophiofcorodó, cioè Aglio ferpentino. E ogni aglio acuto, caldo, / 81 mordace, genera uentofità, & muouc & perturba il ' corpo, diffecca lo ftomaco, fa iète, caccia uentofità, ulcera la pelle, & nuoce mangiato alla uifta. Il che fa pa riméte il faluatico. Màgiato Taglio ne i cibi caccia fuor del corpo i uermi larghi, prouoca l’orina, & gioua à i morfi delle uipere,& deU’hcmorrhoide, piu che ogni al tra cofa,togliendofi in tal cafo trito con uino.Màgiato ne i cibi ,■ &applicato di fuori gioua à i morfi degli ani­ mali rabbiofi.è utile à gli hidropici. Chiarifica la uoce, alleggerifce la toflc uecchia tanto mangiato crudo,qua to cotto.Beuuto con decottione d’origano ammazza i i pidocchio i lédini. La cenere del brufeiato impattata con mele,& fattone untione,rifolue i liuidi : & con un­ gitelo nardino farinafeere i capelli,cafcati per pelagione.Sana infieme con o!io,& có fale le bolle, che efeono per la perfona:& con mele le ui tiligini,lc uolatiche,le le tiginid’ulcere del capo che menano,la fcabbia, & la far­ farella del capo. Cotto con teda,& incenfo,gioua la de cottione tenuta in bocca al dolor de denti. Impiaftraiì infieme con fròdi di fico,& cimino in fui morio del to po ragno. Sedendo le donne nella decottione delle fró di prouoca loro i meftrui,& le fecòdine.II che faancho ra il fumento dell’aglio. Il petto che fi fa d’aglio,& d'o- ;» liuenere,il qual chiamano i ' reci myttoton,mangiato prouoca l’orine, c aperitiuo, & utile àgli hitropici. . Jo

E l ’ a g l i o notifimo, e r uolgarifiimo k eìafruno. Et quantunque dica Diofcoridc, che quello,cheba il Aglio, &fu* capo intero, erfenzafrichi , nafea in Egitto ; nondimeno,nafee anchora inTofrana,er in altri luoghi d'Italia, er eifam. chiamafi mafehio. Scriffe demaglio Theophrafio a l m i , capo del v i i . libro dcü'hifloria delle piante, con quefte parole. L'Aglio fifonino, diuifo in]fich i, auanti ilfolfiitio, ouero poco di^oi. Enne di piu fretie, di quello fio è,che preño fi matura,et di quello,che tardi.-impcrocbcfe ne ritruoua unaforte,che infeffanta giorni fi matura. E parimente differenza tra l’aglio per(iugular grandezza,come è fretialmente quello di Cipri,il quale no cuocono, ma lo peñano in quel cibo che chiamano myttoto : e r non è ueramentefenza marauiglia la crefcenza della(puma, fhefa nel peftarlo. Oltre à ciò fa differenza tra l'aglio , per ritrouarfene di quello, che nonfa fpichi . La dol.tz* Za, l’odore ,e r la groffe zza loro fìcaufa dal coltiuarli, er parimente dal tempo, come ncU'altre cofe . Puòf i ha ■ uerelaglio anchora feminandolo, ma tardi : imperoche il primo annofa il capo come il porro , il fecondofa li fr i0 eh, er il terzo diuenta perfetto, del che niente ¿peggio. Ma ¿nonpoca differenza del nafeere delle radici deh'a» glìo,%r delle cipolle : imperoche come Io frico deh'aglio fi gonfia,fi torce tutto, er cofi crcfccndo fi diuide di nuo* Uo infrichi,e? d’unfolo fe nefanno piu,ntcntrt che fi firma, il capo. Male cipollefanno i figlinolifubito dalla ra»

■ •

-

4

èie c .


320 A g l i o , fa lu a ti co.

Errore de gli A^i>

Errore del Braiauola.

N om i

.

DifcorfidelMatthioIi

dice,comefanno i bulbi, c r lafcilld, er altri flm ili . ìkììo quefto dice Thcophra&o.

lì faiuatico, chianuu^ i Greci ophiofeorodon, ciò è aglio ferpentino, nafee abondantemente per tutto ne i monti, cr ne i collifenzafiù chi:è piu picciolo affai del domeBico, ma d’odore,t? difapore fimile à quello . Le fondi fono piu fre tte , 53-,/f Um fio èfattile ; in cima del quale efee il fiore,che nel roffo porporeggia, dal quale procede poi il Jeme nero. r IC0m gltendo io alle ¡tolte questo in fu i monti injìeme con altri compagni, ne diede materia di ragionare infìeme in quan* to error fieno flati gli Arabi, er i feguaci loro, togliendo per mettere nelle loro thertache quello Aglio faluatico in uece dello Scordio , herba fintile al chamedrio, della quale intefero Andromaco, & Galeno. Il quale errore era nato tra gii Arabi dalla conformità de uocaboli Greci, Scorodon,che uuol dire aglio,cr Scordivi, quefl’herba fo= pradetta , come piu ampiamente/concedendocelo Iddio) diremo al capitolo proprio dello Scordio nelfeguente li* bro. Ma in uero non mi pare da tacere,acciochenon s’ingannafjero gli fienali,un errore,che fa il Brafaucla nel io fuo primo uolume flampato in Roma,parlando di quell'Aglio faiuatico al fuo libro dell'effaminationi de i/empiici, dicendo che appreffo à gli autori,che lo deferiuono, fi chiama l’Aglio faiuatico Scorodoprafon, onero Ampelopra= fo li . Nel che fi conofcono(pcr miogiuditio ) due m m fifii errori : l'uno ciò è il perfuaderfì, che l'Aglio faiuatico f i chiami Scorodoprafon, ouero Ampcloprafon : cr l’altro il creder/,che fiano lo Scorodoprafon, er ÌAmptlo= prafon una cofa mede/ma, effendo però tutte quefe piante molto differenti l’una dall’altra. De cui errori fa mani. f i f a fd e Diofcoride. Imperoche nonfoltamente didinfe egli quefe piante perproprij nomi, maperproprij capito l i , cr perfacuità diuerfe : comefice parimentefeguitandolo Galeno. Di qui adunque è manif i l o , chef chiama faglio faiuatico Ophiofcórodon,ciò è aglio ferpentino : il porro fduatico, Ampcloprafon, ciò è porro di vigna: er quello,che nelle/acuità fue tiene il mezo tra l'aglio, e r il porro, del quale diremo nel feguente capitolo, chia* mano Scorodoprajo,cio è aglio porro . Et imperò non poffofe non marauigliarmi del Brafaucla huomo de noBri te j0 pi dottifiimc,non battendo egli auuertito à quefe cofe in Diofcoride, er in Galeno,mentre chefcriueua il fuo itola mede femplici. Chiamano lo Aglio i Greci, Z m'p' J ov: i Latini , AUium egli Arabi, Chaum, Cairin, er Thitm: li Tcdefchi,K.nobhwch:li Spagnoli,AyosAif rance/,Ail,cr Aox.

D ello Scorodoprafo.

C ap.

CXLII.

Lo sco rodopraso è grande» come il porro, < &cc partecipe delle qualità dell’aglio, & di quelle del j porro.Et imperò ha uirtù miita d’amendue, dando gli effetti dell’aglio,& del porro, ma nondimeno cornino- jo re efficacia. Cotto diuenta dolce,come il porro,& man giali ne i cibi,come l’altrc herbe. ’

N On s 1 ritroua tra gli antichi,da Diofcoride, Galeno, Cr Paoloin fu o ri, chibabbia fr it to dello Scorodoprafo cofa

Scorodoprj-

fo, & Tuaella.

Errore di Marcello Vie

gilio.

N o m i.

alcuna. Et però simaginò Marcello Virgilio fiorentino, che no fufie lo, Scorodoprafopuntaprodottanaturalmente dalla u \ tura,ma piu prefiofatta co artificio dagli hortoluni,facédo ere |/ccre con certa loro arte■injleme una pianta di porro,cr una d’a 1 f i o . A l che ripugna manifflamcntc l’efcrfì egli ritrouatoin 40 1 m luoghi d’Italia nelle campagne¡onde perfarne ofentacolo à Mciafcuno èfato trafi orlato ne i giardini da chi molto fidiletta | defemplici. dotte l’ho ueduto io in Padoua, er in Vtnegia, er | parimente per le campagne in piu luoghi d'Italia, fieramente no 3 punto difimile neUefiondi dal porro.et nelle qualità da quelle, 1 che gli attribuifiono DiofcorWiO’ Galeno. Chiamano ì Greci il Scorodoprafo,~Z.Kofoflara.ao!’ : i Latini, Scorodoprafum : lì Tedefchi,Aber knoblaucir.lt Trancefi, Ail porreau.

Della Senape.

Cap. C X L I I I .

L a s e n a p e degli horti chiamano alcuni napi.Deb befi eleggere la matura,bé roifa,& quella che nóctrop po fecca, & che rompendofi iìa uenic di dentro, & che bagni à modo di certó fucco.di color ccrulco.'imperoa fenape forza,& natura di fcaldare,di diseccare,& di tira­ re. Manicata tira la flemma del capo.Giouail fuo fucco gargarizato conacqua,& melecontraleuec chie,& caIlofeafprezzcdcllefauci,& del gorgozzule. Lalenape trita,& meffanelnafo fa ftarnutare: gioua al mal caduco : rifueglia le donne 1>rangolate dalla madrice. Impiaftrafi à i lethamici in fui ca po,rafo però primieramente da capelli. G ioua mefehiata con fichi,& applicata,fino che faccia bene 60 arrofsireil luogo,à i dolori delle fciatiche.Conferifcealla milza,& uniucrfalmenteà tutti i lunghi co lori,doue per permutare la malattia è bifogno di tirare dal profondo dei mébri alia sómità della pel* le.Gioua


N el fecondo Jib. di Diofcoride. SENAPE PRIMA.

SENAPE TERZA.

521

SENAPE SECONDA.

le.Gioua impialtrata alìepelagionitmédifica la faccia: & mefchiata con mele,con graffo,ò con ceroto,rifolue iliuìdi caufati dalle percoffc. Vngefi iniìeme con ace­ to cétra la fcabbia,et le maligne impetigini.Beefi Cecca in poluere per le febbri,che ritornano.M ettefi utilmétenegli empiaftti attrattiui,etin quelli che diffeccano larogna.Mefchiata con fichi,& meffaneH’orecchicme dica alle fordità,et fuffoli di quelle. Vngefi utilmente il fucco mefchiato con mele alle groffezze della uifta, & all’afprezze delle palpebre. Spremefi dalla uerde il iucco,& fcccafi pofeia al fole, E l a s e n a p e , della qualefifalamoilarda, notifiima Sena,fìu al 4 ciafcuno. Kitrouanfene,comeriferifee Plinio all’v t u .cap. (amia. del x i x .libro,di tre ¡fette . una, che produce le figlie fonili: l'altra,con fiondi di rape : er la terza,che le*produce quafìfimilià quelle della racchetta. Veggonjl tutte tre quelle à i tépi noftri in Italia . imperoche quella,che è piu piedola,minuta di pianta,cr feme, è lafaluatica. Quella, che ha lefion di, come lerape, quantunque minori,a4piu ruuide,ey che crefceinalto conmoltirami,èlacommune,chefìfemina. La terzafìfemi na parimente,& produce ilfeme bianco, il quale chiamano R ii chetta,molto meno acuto di tutti gli altri.QueHa meffa nel mo Ho,che non habbia anchor bollito, lo mantiene cofì dolce affai giorni. E t però l’adoperano coloro, che portano i mofti dolci del Trentino per uendergli in Alamagna. E la Senape(fecon Faciliti della do che molto breuemete diffe Galeno aU’v n i . delle facultà de fenape. femplici,)calida,& fecca nel quarto ordine. Chiamano la Sena pe i Greci,2/W/,er N*®» ; i Latini, Sinapi, c r Sinapis : gli N o m i . Arabi, Cardel,ouer ChardeLli Tedcfchi, Seneff;gli Spagnoli, Mofìaza;li fmcefì,Seneut.

Dd


322

Difcoriì del Matthioli Cap.

CXLIIII.

N a s c e l’ottimo Nafturtio in Babilonia. Ha il fe­ rne del nafturtio nato doue fi uoglia,uirtu di fcaldare, è acuto,nuoce allo ftomaco:cóturba il corpo,ma ne cac­ cia fuori i uermi : fminuifee la milza,ammazza le creata re nella madrice,prouoca i meftrui,& ftimolu uenerc.E fimile alla fenapc,& alla ruchetta: mondifica leimpetioj ni,&lafcabbia.Impiaftratoconmele immuticela-mi!- 1» iza,& purga quelle ulcere,che fi chiamano fauine.Cotto & datone! fugoli, purga il petto, & il polmone. Beuu to uale contra à i ueleni de ferpenti,& cacciali uia,facen done profumo.Ritienei capelli,checafcano:matura,& rompe i carboncclli.Impiaftrato con polenta, & aceto fana i dolori delle fciatiche.rifoluc i tumori,& le pofteme.Iinpiaftrato con falamuoia, matura iforoncoli.Tut te quefte cofe fa rherba,ma con manco fucccifo.

Naf t urt i o, St (ita cilàmia.

Nafturtio fe rin o ¿ a G *

Jeno.

Nomi,

THLASPf.

C h i a m a s i il Nafturtio uolgamentc Agretto,notißim, ta Cr famigliare hoggià tutti gli borii d’Italia. Et è unherbet ta,chc produce minute,er intagliatefrondi, er il gambo, quan tunquefottile, alto un pie er meze. Fi ilfior bianco, e’lferne roffo[curo,ferrato inccr ißUicoliritondi,er fchiacciati,'dtl tutto fintili a quelli del thlajfi. Enne di nero, er di bianco, per quantofi legge in Plinio a l x m . cap. del x x. libro, doue fé ben dice egli,che impedìfee il Nafturtio gli appetiti di 1tenere contra al fentimentodi Diofeoride, fi può chiaramente dire,ò che’l teftofta corrotto, ò che maniftftamente fi fila egli ingant nato,come ffeffo fuolfare : imperoche fene uede ogni giorno il jo contrario.E il ferne del Nafturtio,per quanto fi uede ferino di Galeno al v i i .dellefacuità de femplici,caufti<o, er caliiißi* tno, come lafenape. La onde f i mette negli empiaftri dellefeti tiche , de i colorifrigidi del capo, er in ogni luogo, doue ¡labi fogno di rubificare la carne. Mettefi anchora ne i rimedij degli afmatici, come cofa ebe può ualorofamente incidere i größt hitmori , comefa la fenape : per efferle in tuttofimile. L'herbi, quando è fecca, é cofi uigorofa,come il ferne .quantunque uen de per l’humidità,chc ne ritiene,fra molto meno ualorofatty m però è in ufo il mangiarla infreme co’lpane, tanto è moderati ^ la mordacità fua. Chiamano i Greci il Nafturtio,K a p f* ^ : i Latini,Naüurtium : gli Arabi, No r f alchef,cr Harftli Tedef* chi,K.rcffcn,cr Gartenkrejf li Spagnoli, Nafturcyo, et Malpi* cat li Prancefi,Creffon de tardin,cr Nafìtort.

D el Thlaipi.

Cap,

C X L V.

I l t h l a s p i è un’herbetta, che produce le foglie ftrette, lunghe un dito, uoltate à terra, gradate, & ap puntare in cima . Ha ilfufto fiottile, lungo due fpanne, 50 non fienzaramuficelli,che lo circondano per ogni intor no: ne i quali è il frutto,il quale dal naficimento fi ua star gando in forma di quello delle lenticchie : con femedé tro fimile al nafturtio, eccetto che nella cima è alquäto siedo, & da una banda compreifio.dal cui effetto s’ha ac quiftato il nome.il fiore biancheggia . Nafce nelle uie, nelle fiepi, & ne i fofisi. Il ferne al gufto è afpro , & calidotdel quale beuutone un acetabolo purga la cholera dt fiotto,& di fiopra.Medo nei crifterigioua alle iciatiche. Beuuto fa il fludb del fianguc,rompe le pofteme interio ¿5 ri,prouoca i meftrui, ma ammazza le creature nella madrice. Riferifce Crateua herbario effier un’altro Thla fipi,chiamato da alcuni Senape di Perfia.Produce quello el


Nel fecondo lib. di Diofeòride.

pj

le frondi piu larghe,& la radice maggiore. Mefeolafi con quelle cofc,di cui fenc fanno i ci i/teri per le feiatiche. Q y A N T V N Q V E fi fieno imaginatì alcuni, cU ma medefima cofafieno il ThU ffif crìa Buri* paHàris ; lui nonimén»per non tfftre le fiondifutfintili al Thlaffi, come chefieno ondeggiando, banda, cr non efifiereilfirme, comeloferine Diofcoride cr Galeno,dtmofira mamfiftamentc rfiere non poca differenza tra afhendue. Ma il ucro jhlaffi mfee in Italia copiofio, cr io l'ho piu uolte ricolto nella Italie Anania. Enne copiofio il contado di Goritia, parimente le mura di Gratifica,in quelli parte doue batte ilfiume del Lizzonzo. Copiofio e r acuto naficenella uilla diii San Pietro, .... non6"’ guari.... lungi Goritia, cr in altri luoghi confiemeuAunpm actitifiimoioalgullo «' ‘ , ferrato ■£>—da —— ......— s —circonuicini,» »•'«ynm • m : - .11 r r v l c ì t *1 s-n** -t li* * , i h stìì 0 I e, ti h * s-l, t » J i f’. u . . - .v /TI « i ó infollicoli alquanto sfifii in cimafilmili alle lenticchie . quantunque difiopra comprefifio,come quello del nafiiurlio, ne puntodifiimilc da quello,che neficriue Diofcoride. Scrififiene Galeno al v i .dellefacuità de i/empiici, cofi diecn* doAl T bluffi ha anchora egli il feme calido,ii modo che beuuto rompe le poileme intrinfcebe: prouoca il meflruo, cr ammazza il parto. Battone crijlerigioua allefeiatiche ipercìocke euacuafino alfiangue .Beuuto alla mifiura d'unooflibafi,purga di fopra,cr difiotto la cholera .E t al primo degli antidoti diceua pure tjjo. vfiano qu.fi tu: * ti il Thlaffi di Candia, oueramente quello, che nafice per tutto, di colore metano tra’lgiallo, el rofijo, cr difigu rapicciolo, e r i ondo, di modo, che molte uolte é egli minore del miglio. Il migliore per ufiare è ueramente quello, chefi porta di Cappadocia : il quale è quafi nero di colore, cr difigura,cr digrandezza è molto maggiore del prc detto.. Il cui^follicolo è da una banda comprefifo che haI ottenuto il nome di thlaffi. Ma è da fiaperc , che tanto ***»»>■' --- -------- ----------. . . ----—------ I Jt *, dal — -----M» t • A ritunbn 1. . r. . 1 quel primo,quanto queftofecondo,naficono in Cappadocia abondantifiimi. I ¡perche nonèda\penfiare,che tutto il Thlaffi,che di là fi portala ottimo : mafolamente quello , che nafice in Sauro,il qual t m * -."¡i -, --------— i c • — ------------’ . -------i ....... . — — ... v»»*.» . j . i non e filmile a quel di Can* IO dia, neà quel che naficeper tutto. Quefto tutto del Thlaffi dijfie Galeno. Dal chefi può agcuolmente giudicare , che nonfia il noñro Italiano da equiperare in bontà à quello di Cappadocia. Oltre à ciò è dafiapere che nel tefio r di Diofcoridefi legge, che lefiondi del Thlaffifono nella cima alquanto diuife. il che nel nofio f Italia nonfi ue d e l « i l o ! ' 0 " * de nellefiondi, ma bene ne i follicoli. E t però credo, che fia in BVRSA PASTORIS. quello luogo il teño di Diofcoride/corretto, cr che quejla no= ta, chefi conueniua à i follicoli, fia fiata per traficuragginc de . gli feriitori data alle/rondi : c r máximamente uedendo io, che ( f da coiai nota infuori fi confa del tutto il nofilróItaliano co l’hi n ñoridprefente dì Diofcoride. Conia qual confidcnzaho io rac ' ^ Ì j £ c o n c io in quefto luogo il teño, cr detto,che non le figlie , ma i 1« ' ■follicolifono sftftì in cima. Ma efifendodetto qui di/opra della B u d ip a f to r i» , b v r s a p a s t o r i s , non efifeadone altra memoria ap* & l ù e f a c u l t i . , prefio àgli antichi, dirò dellefacultafue quello, che ne trouo da i moderni.E adunque la Burfa paflorisfrigida,fccca,CTflit* tica. E i imperògioua pefta,cr impiaflrata con aceto,a iflem* moni, cr alle criflpelc. Conftrifice la decottionefuafatta in ac qua piouan4 infierne conpiantaginc,cr bolo Armeno alla difien feria,cr a glifiuti del fiangue. Il fiueco falda leflrite fiefiche * CT^ulcere putride,chcfono dentro all’orecchie. La decottio• ne fatta di quella > c r dellaperficaria riñagnafedendouifl den*¡ 4» tro i meflrui .Valtà tutti iflufli del fiangue,cr imperòfattone frittelle,cr mangiata riñagna i meftrui,cr gli altri flufii. M f i tefl ne i cerotti capitali,cr in moltialtri unguenti. Chiama- N o m i no il Thlaffi i Greci, &hdmt ■i Latini, Thlaffi : li Barbari, Nafturtium tettommli Tedefichi,Bìfiemkraut: li Spagnoli, P < tùqucfo defior blmquo-Aì Erancefl,Seneuefauuage. h v iiiiA

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D ell’Arabide,ouero D raba.

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CaP- CXLVI. La

aràbide

e alca un gombito. Ha i furti fotti

li» da i lati de quali fono le frondi da ogni parte limili » quelle del lepidio,ma piu tenere,& piu bianche. Fa ne! •

1r lacimaun fiore in ombclla come il fambuco,tutto bian co. Cuoccfi queft’herba con la p«fana,& mafeime in Cappadocia,Mcttcfj il feme fecco nelle uium «e ui luogo di pepe. •

io

N a sc e


324 A r a b id e , S e fu a e íT a m .

Difcorfì délMatthioli Ma sc è in alcune campagnate della uaUe Anania,cr pari, inente ne gli argini J alcuni campi una pianta alta un gombito ton figlie limili al lepidio, c r con una ombclla di fiori bianchi fimile non poco a qnelle delfambuco,del tutto fimile alla braba come parimente afferma il Kucilio mfcercUa anchora in frani ciane ¿campi di nucuo addomesticati. Ma dicendo Scrapionc, il qual neferine nel capitolo del nafiurtio>chiamandola Nafturtio orientale,che la Brabalafda nel gufarla fegnalata acutez» za ; c r uedendofì, che nella nefira non ue ríe molta,nonfo j0per uero affermare,fe la nofira d'Italiafia queU’ifieffa, di cui intende 19 egli : fegià non accadeffe ciò alla nofira per rifletto della ragion ne , c r del clima, come diremo qui difotto dell'Aro di mente di Galeno. Chiamano ì Grccil'Arabide,A'pa@if,&ìpaih ; tini, Arabis, cr Braba : li Barbari, Haflurtium orientale : li franeefi, Draue.

DRABA.

N on*

DeU’Irione, ouero E riiìm o . Cap. C X L V I I .

IR IO N E

Inane, Erifimo,Sc fuaed» ariiMUoae.

Errore del Rucllto.

O V E R O

ERISIM O.

C h i a m a n o iLatinil’Erifimo,Irione. Nafceat 19 torno alle città,ne i cortili delle cafe, appreflo à gli horti,&tra i uecchi calcinacci de gli antichi cdificii. Pro­ duce le frondi limili alla ruchetta faluatica, & i fufti uen cidi, come coreggie. I fiori fon gialli, da quali nafeono i baccelli fiottili,in forma di cornetti,come quelli del fiengreco: ne quali è dentro il fieme picciolo, limile à quello del nafiurtio, al gufto forte,& acuto. Quello è utile à i fluisi del petto,& douc tolficndo fi (puta la mar eia. Vale à trabocco di fiele, & alle fciatichc. Inghiottì to pian pianò infierne con mele gioua à i ueleni mortile 3* ri. Conferifice applicato con acqua ouero melca canche ri occulti,alle poilemeche uengonodopo l’orrechie, alle durezze delle poppe,& alle infiammagioni de i tedicoli . E l’erifimo vniuerfialmente calido lecco . Diuenta piu piaceuole udendo iene far crifteri, infonden­ dolo prima nell’acqua,& poficia abbruilolandolo,ouero legandolo in una tela,& circondandolo poficia dipafia, Si arrotandolo.

Q j A n t v n Q_V e Theophraflo, c r alcuni altri degli 4° antichi connumerino l'Erifimo tra le biade, c r lo raffembmo, Cr lo facciano moltoftmile alfefamo ; nondimeno quefio , che ne fatue D iofcoride, nafeere confrondi /¡mili alla ruchetta, come cofa difimtle da quello, è da lui connumcrato tra l'herbe acute, Crnontrale biade,doue trattò egli delfefamo. Il perche dgt* Mímente fi può credere, che altra cofa fia l’Erifimo appreffo ThcophrafloyCT altra cofa appreffo Diofcoride. Et imperò Pii* nio hora tenendo dall’una, cr hor dall'altra parte al v i i . crai x . cap. del x v i n . libro , connumerando tra le biade, lofice fimile alfefamo .E t al x x v . del x x i i . lo deferiffe fecondo l’hi Í9 ñ o ñ a , che ne dà Tnofcóride, con fòglie alquanto minori deUi ruchetta, c r feme fimile al nafiurtio. Il che meiefìmamente fi* ce Galeno,:imperocheal v i .dellefaculta de fimplici lopofe con l'herbe, chefono accute, come è il nafiurtio, c r lafmape, c r al primo dellefaculta degli alimenti lo connumeró tra gli il* tri grani , cheflmangiano infieme coPfefamo, dicendo, che l’E* rifimo nella fuñanzafua è alquanto fimile à quello, mache nel mangiarlo non è cofifoaue. Ver queflo adunque, cr Ptr uer detto Vlinio, che amendue queñe piantefanno lefon di roff e , cr che tanto, chefon uerdì, il beftiame non le mangia, s’i* magma il RueUio,cbefia PEri fimo, chefi connumera tralcbia* de »quellaffetic di grano, che infu i Trentino fi chiama Eornen* tonc,&


Nel fecondo libidi Dioicoride.

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totie, cr in Orioli Saracino,per effer nero. Ma fi conofce ingannarfi in quello il Rueftio, per non comfiondere il formentone all'Erifimo , chefa in e Theophraflo, er Plinio tra le biade : perciocbe il formentone ha roffo il fujlo, cr non lefiondi,ne uien riguardato dal befiume,anzi che ogni animale,che uolentieri fi pafce d’herba, auidamctc, finza alcun rifletto fe lo mangia,nefi raffembra in parte alcuna alfe fimo. Ma per uemre finalmente à dire qual fu hoggi in Italia l p.rifimo di Diofcaride,dico che l Eriflmo è una pianta,che nafce uolgarmente per le piazze , cr per le firade,con fiondi di ruchetta,fiori piccioli,cr g ia rd a cui nafcono fu per li fufti i cornettifittili, duri, & appuntati : ne i quali è dentro il fuofeme d'acutofapore, nel modo che lodefiriuc Diofioride.Et non è f E r i fimo li racchetta,che chiamiamo noi Italiani gentile,come fi crede il RueUio.cr parimente Hermolao da lui in ogni par te feguitatoifenza allegarlo mai in luogo alcuno. Chiamano i Greci 11rione, E'póniaov ; j Latini,Trio, cr Ery, i o fìmumdi Spagnoli, Rinchaondi Tcdcfcbi,Hcderich, c r Builder fenff: i francefi, Velar ou de la tortcllc.

D el Pepe.

Cap.

N o m i.

C X J L V 1 II.

I l p e p e fi dice» che nafce in India da breue arbufcello : il qual dal principio produce il frutto lungo à modo di baccello, il quale fi chiama Pepe lungo. Ha quello dentro di fe un certo che, limile à picciol miglio, che diuenta dipoi perfetto pepe. Perciocbe aprendoli co’l tempo, n’efcono fuori i racemi tutti carichi di granella, come gli uediamo. L e quali colte acerbe fanno il Pepe bianco,con ueneuole à i rimedij de gli occhi, & per mettere ne gli antidoti, & nelle medicine, che fi preparano contra à ueleni,le quali chiamano theriache. Il lungo è piu forte, & piu mordace, ma perche fi ri­ to coglie immaturo, ritiene in fe alquanto dell’amaretto : nondimeno è egli molto piu de gli altri cóuc ncuole ne gli antidoti,& nelle theriache. Il nero per eflcr piu maturo,è piu odorato, piu foaue,piu grato al gullo,& piu utile ne i condimenti, che non è il bianco il quale per elfer ricolto acerto, ha di tutte quelle cofe manco de gli altri.L’eletto è il grauifsimo, il pieno, il nero, non troppo crcfpo, frefco,& non fembolofo. Si ritrouano oltre à ciò nel nero alcune granella marcie, uane,& leggiere, le quali chiamano brafma. Hatuttoilpepeuirtùdifcaldarc,prouoca l’orina, fa digerire, tira, rifolue, & leua le caligini de gli occhi. Beuuto, ouer impiallrato fouuiene al tremore delle febbri,che interpongono quiete, gioua à i morfi de ferpenti : fa partorire. Crcdefi,che meflb ne i luoghi natu­ rali delle donne fubito dopo al coito , le impedifea l’ingrauidarfi.Gioua alla tofle,& à tutti gli altri di fecti del petto,comporto in lettouario,ouero beuuto. Applicai! con mele contra alla fchirucia.Beuu to con frondifrefche di lauro,toglie i dolori del corpo. Mafticato con uua parta purga la fléma del­ la tertaiconferua la faniti,toglici dolori, muoue l’appetito,fa digerire,& mafsime meflb ne gli intin­ goli delle uiuande. Applicato infieme con pece rifolue Icicrorole ; & con nitro fpeg ne le uitiligini. Brufciaii il pepe come le lenticchie,in uafo di terra nuóuo porto in fu i carboni,mefchiandolo conti­ nuamente . Non è(come pur hora dirnoftraremo)il gengeuo, la radice del pepe, come fi pcoiàrono alcuni : imperoche ella è limile al corto, al gufto è forte, tira la faliua.Impiaftrata con aceto,ouer be uuta rifolue la milza.Mafticata con rtaphifagria,purga la teda. L e n a v i g a t i o n i fitte à i tempi nofiri dai Portughefi per l'oceano Atlantico nel mezo giorno , uer* Pepe, & fui foil leuante atl'ifildTaprobana,cr à Calecut, c r dopo loro dagli Spagnoli all’Indie nuoue, al Perù, c r altre di- hiltoria. f> ucrfe regioni Hate nonfilamenti incognite à noi,ina à tutti gli anticbi,cr uecchi cofmographi, nonfilamenti han* no ripiena tutta CEuropa di Pepe, c r altri aromati ecceUentifimi ; ma ci hanno riportate le chiarezze, quali cr chentifieno le piante,che li producono. Il che ueramente fa parere, che Theophraflo, Diofcoridc, cr Plinio non [apeffero, ¿perla lontananza de i luoghi Seguitando forfè piu prefto in quefio la fide, chefir ne figliono i paefa* ni, che uedejfeno quello che nefcriffero ) ò per altra qual fi uoglia cagione, come fijfc fitto l’albero, che proóu» ce il pepe iti India, ne in che modofaccia egli il frutto : ciò è fe in grappoli, ò à modo di corimbi,ò ferrato in bacel li, ò nel modo che molti alberi producono le bacche loro. Imperoche Plinio al vii. capo d d x n . libro nefcriffe in questo modo.Gli alberi >che communcmcntcfanno ilpepe,finofìm iliài nofiri ginepri, quantunque fcriffero Diuerfità del l’hiftoria del alcuni ritrouarfifilamento nellafronte del Caucafo oppofla al fole . llfemeé differente dal ginepro, pernafeere pepeappreflb egli in picciole fllique , come ifigiuoli. Quefle,aitanti che saprano,icolte,cr ficcate alfole, fanno quello, che gli antichi. 5° fi chiama pepe lungo . ma aprendofiàpoco à poco nel maturarfì, mostranofio r i i grani del pepe bianconi qualfec co pofeia alfile fi muta di colore,cr increfpafì. Quefic fon tuttcparoledi Plinio. Le quali nonfono peròdifeor danti da quello che nefcriffe Diofcoridc,fe non nelfa r egli la pianta del pepe fimilc al ginepro, imperoche Diofco• ride non ne defcriffe hiHom,nc nota ueruna,ne manco lo raffomigliò ad alcuna altra pianta. Theophraflo poi quan tunquefcriueffe al x x 1 1 .capo del 1 x .libro dcR’hifloria delle piantejritrouarfi dueforti di pepe,rifondo ciò è , cr lungo ; non diffi però come fuffer fitte le piante,che lo producono. Ma coloro, che à i tempi nofiri hanno con le naui,cr con le galee foleato granii fim i mari,cr ueduto i paefì, oue nafeono le piante dell’uno c r dell' altro pepe co piofifime, dicono,che il pepe nero, che ci fi porta di ritondo granello,nafce da alcune debili uiticeUe fìntili alla eie* matide,che noi chiamiamo uit'alba,le quali s’arrampano in fig li alberi, che gli fino piu uicini : le cui figlie dico* no efere fimili ii quelle de nofiri cedri. dalle qual piante nafce ( come affermano coftoro ) il pepe tondo ingrappo* <0 letti fimili à quelli delia hmbrujca,m piu pieni di granella : il quale colgono effendomaturoilmefe d’ottobre, c r lofeccano fitto 4 caldifimo fole, largendolo fopra alcune fid e fatte di palmafino che diuenta nero, cr crefpo : il cbefìfiolfare il piu delle uoltc in tre giorni. Ma il lungo ( come dicono ) nafce da altra forte etalbero fimilc alle E gemme,


^2 6 Pianta del pe peinItalia,

Pepe fcritco daGal.

Difcoriì del Matthioli

gemme,che fanno i noccìuoli, quali chiamano i Latini ìuli,di fapore di pepeima non però di quindi nafee il pepe ,If ro,ne manco il bianco. Galeno poi dando fède anchora egli alle uolgari opinioni,er à quel che neferiffi Diofcoride fcriffi anchora egli che l’un er l’altro pepe,lungo ciò <f,er tondo,nafrenano da una medefima pianta. La pianta del pepe unii già io in Napoli, la quale comjfondeua in tutto à quello, che neferiuono Vortughefi, per effirc ella fimile alla clematide . M a d a quefla e affai differente un’altra pianta fimile à quella, che uoìgarmentc uoglio, no alcuni,che fia il Kibes,la quale produce il pepe in racemi.Quella nidi già io in Vinegia nell korto del clarifiimo medico M.Mapbeo de Naphci,dotte fono anchora molli altri femplici rari. Onde non ci douiamo meratiigliare ,fe cefi uaria fi legge apprtfjo gli antichi l'hisìoria del pepe. Scriffe del Pepe Galeno ali v i i i . libro delle facuità de ifempiici, con quefle parole. La radice de! pepe c nelle uirtùjue fimile neramente al cofto. Il cui putto nel pria mo germinare c il pepe lungo : er pei ò c piu humido del maturo. della quale humidita dà manipolo indicio il tarlar 13 pprejio quando fi ripone, cr parimente ii non mordere egli predo nel primo malìicarlo, ma alquanto dapoi du ranio un poco di piu la fua mordacità.Qnello che è immaturo,è il pepe bianco, neramente piu acuto del nero, per effere quefio quafi arrofiito,et diffeccato piu del decer e.Nondimeno diffeccanc,cr fcaldano amendue ualorofamètc. M a p erche non r i t r o v o , che V io fic n d e fa c e ffe d e G a r o fa n i m em o ria alcu na , h a tu n d o m e g li r id ia t i b o ra à m emoria i l p ep e, & p t r t a »

Garòfani, & loro hißoria.

dof, da Quelle iflr jfe reg io n i, n o m ’ ò pa rfo d i Inficiare a d ietro ¡ 'h i f i o r i a , & l e fa t u it à lo ro ,p er eff'ere m edicam ento non p ia m e n t e odoratici m o , & rec rea h ile,m a v a lo r c ffim o p e r d iverfi m a lo ri. N a fe e adu n qu e la p ia n ta , che produce G A R O F A N I ; » oriente in alcune , fo le del m a re Indico,non molto lo n ta n e da V a d a li. I l tronco dell’ a lb ero e fim ile a l boffici,& p a rim e n te la m a teria del le g n o .le f i ,„ d ip n d u ce fim i ii a l cinnamomo ccm m une,chiavi a l i v o lg a rm e n te ca n n ella ,m a p iu r it °n d e .U c u iji u tt o fo n o i n o jlri g a r o fa n i,! q u a lip e re jfir no t if i m i, n o n a ccade d,jc r iu e r ii.C e lg o i.fi b a tten do l'a lb e r o con can ne,&

m c tlid o g U f o l t o f o i e d i p a lm a , fe c e d e g a r e fa t t i m em oria Plinio

a l v i l .capo d e l x 1 1 . libro , con qu efie parole. E' anchora in In d ia fim ile a l pepe quello,che chiam ano G a r o fa n o , m a p iu g r a n d e , & piu f r a g i l e . N a fe e ( erme frfe rin e ) in u n a fe lu a d 'i n d i a : ¿7 portaci p e r la fo a u it à delfino odore. M a perciocheftam o ca fc a ti n el nome de Ga r a fa n i,n o c i p a r d i dover In fila r e d i ra g io n a r anchora d i q u e ifi o ri, i q u a li fin a lm en te dallo odore d i g a ro fa n i,fo n o aneli e f i volgarmente

-#

c h ia m a ti C A R O f O L I . Q u e jìifc b e lo fa p p ia fiio n fu r o n o c o m p iu t i d a g l i antichi-, b eu c h eh o g g i a p p r e fo n o i filano cefi celeb ri, volgari px rim e n te c r g io c o n d i,c h e io rep u ti fou u erchio i l d e jc riu e rn e la p ia n ta

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i f i o r i . i t p ero ho g iu d ic a to che b a ffi d im c flra rn e in quefio luego

p ia m o t e la fig u r a .R jfe n d o a d ù q u e i G a ra fe li d i du e p r in c ip a lijfe t ie , h abbiam o p re fo cu ra d i ra ppresctare in p it t u r a p rim ierà m ete ilfio r e G arofalo cfome[iico,et dapoi anchora i l j a l u a t i c c f i come f i può a p e rta m e le cenofcere da lle d u e fig u r e che apprefjo q u i d i fo t to n i diamo.

GAROFOLI DOMESTICHI.

GAf^OFOEl SALVATICHI.

D ì G a ro fa n i In d ia n i,n o ritorno ch efa cc ia m e llo n e G a len o in lu o g o ueruno.quacunq-, Serap io n e nelil fu o lib ro de fe m p lic i d ica pur affai . . .ere . . ò ch............ e do g a ro fa n i d 'a____________ u to rità di G a le„„...j..,.„„j,j.„u o .ll perche f i può .c.red e i l lib r o...........---------------------,in cui n e fe r iffe f i a fm a rrito houeram eteche tolleffe cioSerapione A mpperochcJcbtradofi le parole daii Serap d o fa iß P.aolo e l .v. t. l. . .l .i .jf.i uedem anifefiam ‘at ruoto, V a o lo .T ta .lm e ro c b e Jc'otradofi ie te io n e con qu elle,ch e de ijje iffee .V a. d. .o .n t. .. r gglìiierTa.im ^eiu,injiui.rauoji oerapione queue,a,e u ce g a r uj « /n»iJc . ir ijj. ........... -, _ 'ete

V i r t ù d e g a ro f a u i.

¡lèr le mdrflmejn quefio modo. I Garofani,che fi portano ¿’Indiarono comefioretti d’un albero,duri à modo di fi neh >ncri,lunghi'quafi un dito,odoriferi,acuti,moretti,cdliii erfcechi quafi nel terzo ordine,buoni in molte ccfe, tonfidamente ne i medicamenti;ma anchora ne i condimenti de i cibi. Vagliono ( per quanto dice Serapìone ) al fi* la to , aUofo r n a c e , er di cuore .fanno digerire , c r rifiagnano ifiufii del co rp o . Baiatone quattro dramme con ' latte

Co


Nel fecondolib. dì Diofcoride.

527

litte aumentano Ußrzt di Venere. AjJotigliano(fccondo Auicenna)la uilta, e r tetano ifiocchi, cr te nuuolc deg li occhi- Chiamano i Greci il Pepejlfatp/ : i Latini, Piper : gli Arabi,Fulfèl,cr Fuifui: li TeJcfchi,Pftsßr:li Spa* „noli,Piinicnta:li Francefi,Poyure. Il Garofano chiamano i Greci,Kjafvo^vKÀov.-i Latini,Caryopbyllumtglt Ara* bijCarunfil,ouero CharunfultiBarbari,Gariofilus:iTcdcfchi.Haegcl;li Spagnoli,Clauodeefrccia,onero Claucl: li F rancefi,Girophl(s.

D elG engeuo.

Cap.

CXLIX.

1

I l g e n g e v o è una pianta di fuafpetie, che nafee per maggior parte nella Troglodítica Ara, o bi*Vfano le lue frondi uerdi in molte c ofe,nelle quali ufiamo noi la ruta, & mcfcolanle nelle prime beuande, & ne i primi lor cibi.Sono le radici del gengeuo picciolci’fimili á quelle del cipero , bian­ cheggianti , odorate, di fapore Amile al pepe. Eleggonfi fé non tarlate. Condifconle molti, per tar larli elle ageuolmente:& portanfi pofeia coll condite ne i uafi di terra in Italia. E il gengeuo conueneuolenei cibi>& coftumafi di mangiare ne i condimenti.Ha faculta di fcaldarc,& di digerire. Muo ue leggiermente il corpo,c utile allo ftomaco,uale à tutti gli impedimenti della uifta,& mettefi ne gli antidoti.In fomma corrifponde il gengeuo à tutte le faculta del pepe. D i c o n o coloro, che ài tempi noflri hanno ueduto il Gengeuo in India, doue nafee coft abondantemente, Gengeuo, Si come nella Trogloditica Arabia,che lafitta radice,uaferpendofra terra,compartita da ditterßnodi, ouer occhi, da Tuahiftor. }0 ¿quali efeono alcuni gemini,onde pofeia fi generano altre radici. Produce lefrondiduc, ouer tre uoltc l’anno, fi* mili a quelle delle canne : come che quelle, chefono in cima delgambo,nonfieno però maggiori di quelle deliagra migna : ne in quella regione nafte pianta piu copiofa delgengeuo. Dicono olirà ciò e[¡ere alquanto di differenza tra quello, chefi ricoglie immaturo, cr quello,chefi lafcia maturare. Il uero tempo di rieorlo è quandofigli feccano le ßglie : altrimenti pretto fì tarla, crfi corrompe . Cauàfi qualche uolta radici del pefo duna libra : ma non tutte fono di quellagrandezza. N o « fono le radici piuprofunde in terra,che tre ò al piu quattropalmi. Lafciano nel ca uarlofempre un occhietto della radice neìldfiffa,cr rìcopronlo conla terra : percioche rigemina nuoue radici per Va .nofigliente. Portafì il Gengeuo à i tempi nofiri da Galecutfamofifiima città dell'India, e r >dada Trogloditica regione d'Etbiopia, nonfolamentefecco ingrandifiima copia ; ma condito uerde nel zttccharo, atteramente nel mes le, che cattano dalle carobole loro. Et quefto è moltopiu eccellente di quello, chefi condifcefecco in Vinegia, cr j o altri luoghi d’Italia,per firza di capitellifatti con cenere fòrte,zr con calcina. Imperoche quefic infierne con l’ac* quefalate, e r dolci, oltre al dargli, e r lafciargli buona parte della malitia loro,per il lungo tempo, che ue lo ten* gonoin mollo, gli leuanononfolamente l’odore ; ma totalmente anchora ilfittofapore acuto ; e r per queño nel cofi fatto nonfì fientefe nonpochißimofapore di Gengeuo.Ma altrimenti è il conditofrefeo comefi cattadi terra ; per* cioche non effendo bifogno di macerarlo con capitelli,cr confalamuoie nonperdepunto delle uìrtu,crfacultafue. Come che dica il Brafauola,ingannandoli (per miogiuditio ) che il conditoficco in Vinegia habbìa molto piu del* Errore del l’acuto dell’Indiano,chefi ci porta condito, infierne conl’ltre cofe aromatiche cr odorate. Il che quanto s'allontani Brafauola. dal uero, cr daUa ragione,giudichilo coloro,che hanno la nera notitia delle cofe aromatiche delle¡fettarie. F e ce del Gengeuo memoria Galeno al v i .dellefacuità defempliei, con quefie parole. Vtile è la radice del Gengeuo, Gégeuo ferie chefi porta di Barbarla. Scalda ualorofamentc, manon però cofi preño comefa il pepe : onde fi può filmare ue* toda Gal. ramente, che nonfieno lefue parti cofifiottili, come quelle del pepe. impercchefe cofifuffe, fe diffoltterebbefot= tilmentc, cr farebbefi nell'attuario coft prefio caldo come quello. Dal che appare, che fia nel gengeuo una certa fufianzagrojfa, cr indigena. : neperò ficca, ne terrefire, ma piu prefio húmida, cr acquea. La ondefi caufa chefacilmentefi tarli, auenga che contenga egli infe unafuperfluabumidità. Imperoche nijfuna di quelle cofe, chefon del tuttofecche, oueramente humide,fono atte à tarlarfi, ma ben quelle, che contengono infe una humidità iigefia,cr famigliare. Accade quefio medefimo anchora al pepe lungo. Et di qui uiene,che la calidità , che nafee daquejto, cr dalgengeuo, dura piu lungo tempo, che quella cheprocede dal pepe tondo, tanto bianco, quanto nero. imperoche come prefto le canne fecche s’accendono,cr corre uelocemente per effer la ftamma;cofi medefima mmtefa la calidità,che procede dalle cofefecche .Mail fuoco,che precede dalle legna uerdi,fi ben s'accende tara di,dura molto piu in lungo Alche dimofira, che differentefia l’ufo d’ameniue queflì medicamenti. cr imperò uera j o mtnte ouefia di bifogno difcaldare uelocemente tutto un corpo ,fon quitti quelle cofe neceffarie,che Jubito chefian tocche dal nofiro calore, uelocementefcaldino, cr uaiano per tutto il corpo. Ma douefia intentione difcaldare unafolaparte dd corpo, debbefi fare tutto il contrario, ciò è amminifirare quelle cofe che fcaldano.piu tardi, C r chepiu in lungo dura il lor calore. Ma quantunque il gengeuo, e’I pepe lungo per quefta ragione Jleno diffe* tenti daTpepe nero ; non è però grande la differenza, comefarebbe nel nafturtio, nellafettapc. nella thaßia, cr nUofierco de colombifaluaticki, per accenderfl tutte quefie cofe con piu tempo perfèttamente ,cr durar pofeia in lungo . quefio tutto del Gengeuo dtfje Galeno. Simile algengeuo nellefattezze jue, quantunquefia piu odorata, Zedoaria& alquanto amaretta, cr non cofi acuta,è quella radice degli Arabi, che uolgarmcntefi chiama z e d o a r i a , TuahiAoria. nonconofiiuta dagli antichi Greci, come chefia interpofta da Actio, cr da Attuario, come piu moderni,ne i me* dicamenti loro. La Zedoaria adunque (fecondo che al c l x x i i . capitolo fece memoria Serapione) fi ci porta <j0 dai sini populi ultimi dell’India. E calida, cr ficca nel fecondo ordine. Fa ingraffare, cr rifoluc le uento* ftà perfua frettai dote. Mangiata toglie l’odore dell’aglio, delle cipolle, crdcl uino. Conftrifceài morfl dcgli animali ueletiofi ;r filagna il corpo, rifilude poñeme ddla inadrice, cura il uomito, cr ¿dolori colici.

E

i

Ammazza


328

Difcoriì del Matthio li

Ammazziluermìni digitai fitioglta forte tanto dellofiomaco,quanto del ucntrc,& mettejìnegliantìdott.^tpev

Arnabo.&zu quanto rifrrifee Auicenna, e la Zedoaria la theriaca, er il nero rimedio del napello. Hanno (limato alcuni, che xumbet,Se l’Arnabo ferino da Paolo Egineta fla la ifiefja zedoaria degli Arabi.ma per quanto ritrouo io in Serapione al ca. luttoria.

pitolo c c l x x 1 .l’Arnabo Greco,cr il zurumbet Arabico jono una cofa medefìma : percioche quitti Serapione re cita del Zurumbet tutto quello,che fcrific Paolo dcU’Arnabo. Quello (fecondo che dice Serapione d autorità d’l$ fach)é un albero grande,che nafee in oriente : che produce le fiondi lunghe, di colore di queUe de i falci tra'l uerc de, e’Igiallo, er cofi parimente è la feorza de i rami. Non produce frutto alcuno, er rifrira un odore, come di cedro. Il che manifrfiamente dimoflra,che nonfolamente l Arnabo nonflalazedoaria, ma che non fi porti a i tow* pi nojlri in Italia, ne manco in Europa. Onde c chiaro l errore di Valerio Cordo, il quale uuole, che il zurumbet Errore del fla frette di zedoaria.Erra ancho in ciò fcioccamente il Brunfè l(ìo, efronendo nel fio onomajlico, che l Arnabo é Cordo, & del un unguento odorifero, bauendo peruerfamente intefo egli Paoloul quale diffe, che ì Arnabo fi metteuaper il fuo Brunfelfio. buono odore negli unguenti,er non chefufjè unguento,come fi fogna ilBrunfèlfio, Chiamano i Greci il Genge uo,7.tyyi&tp,Ziyyirupii,3i rtyylHipic i Latini,Zingiber,cr Gmgiber : gli Arabi,Lengibel, cr zingibel : i Tedefr Nomi. chi,lngber:li Spagnoli,Gcngiure : li Vrancefì, Gingimbre . Chiamano i Greci moderni la Zedoaria, Ztùì».?, ZàS'tpa.'iLatini,Zedoariatli Tedefichi,Zituuenti Franccft,Cretonart.

D ell’Hidropepe3cio è Pepe acquatico. 4

Cap.

CL;

N a s c e il Pepe acquatico appretto all’acque, che ftanno ferme,oucro à quelle che lentamente difcorro= i* no. Produce il fuilo pieno di nodi, fodo, con alcune có cauità,doue efeono i rami. Fa le frondi fimili alla men ta , ma maggiori, piu tenere, & piu bianche, acute al guilojCome il pepe,ma non odorate.Genera il fonie ne i fuoi ramufcelli in racemi appreifo alle fròdi, il qualcè anch’egli acuto di fapore. Le frondi impiaitrateinfie me co’lfeme rifoluono leuecchiedurezze, & le pofteme,& tolgon uia i liuidi della carne. Mefcolanfilefecche p elle,nelle uiuande in ucce di pepe. E la radice fua picciola,& di niun momento in medicina.

39

S f o r z a s i con affai belle parole in Ruelliodi uoler far fi credere,che fìa il Pepe acquatico fcrittone da Diofcoride quel l’herba, che fempre hanno adoperata gli frettali ( quantunque falfamente ) per il nero Eupatorio. Nel che, anchora che huo« ino dottißimo,cr confwiatißimo nonfolo nellafeienza de ifan plici fia fiato il Rueüio,ma anchora nelle buone lettere, mi pi* . re che egli s'inganni di gran lunga. Imperoche il Pepe acquati co di Diofcoride produce lefi-ondi, come la menta, fe benfufi fero alquanto maggiorette,cr piu tenere,cr piu bianche, algu fio fòrti,cr di fapore acuto,comeilpcpe,nonàmaro(comc con T rompendo il tefio di Diofcoride, dice il Ruellio per faruenìre la cofa àfuopropofìto.) Et quello, che chiamano gli frettali Eu patorio,produce le frondi canapine,dure, pelofe, al gitilo anta* re,cr nonfòrti, cr acute,come è il pepe. Oltre à ciò nel Pepe acquatico non è odore alcuno. CT in quefio chiamato Eupato_ v „ rio, éueramente non poca rifragranza d’odore: per il quale e fiato (limato effer piantale bene incognita àgli antichfdi non poco ualore. Apprejjoà quefio il Pepe acquatico produce il fuo fuño pieno di nodi, conalcune concauità ne i luoghi, onde hanno origine le frondi, cr i fuoi rama* f celli, cr Ufane in racemi fu per li rami appreffo allefrondi,anfhor’egli d’acutofapore. E t quefio , che chiamano Eupatorio, non produce nelf tifio nodo alcuno piu apparente, che fi producano l’altre herbe,ne producefu per quel ti fané alcuno in racemi d’acuto fapore : ma ben produce ifiori nelle cime de i rami di colore incarnato, non guari dißimili ddquelli dell’origano faluatico, li quali nel maturarfidiuengono lamtginofi, producendone pofcia.il feme amaro, come è anchora iherba,cr tutta lapiantamon olíante che dica ejjer acuto il RueUio. il quale per nafcerc queño Eupatorio infule ritte de i fòfri appreffo aKacque, s imaginó : che fttfjc il Pepe acquatico, non hauendo ri* guardo alcuno all’altrefue circonfianze • La onde,come per le ragioni affegnate può effer noto à ciafcuno,partili ue ramentCìihe in queño nonhabbiahauuto il Ruellio quel maturo giudicto ,che firichiedeua alle fue buone parti. Percioche doueua almeno penfare,fe nelgufiare egli quefio Eupatorio, uhaueua fentito dentro amaritudine, che non l’baurebbonogli antichi ufato di mefcolarlo co’l fiale in cambio di pepe per condimento de i cibi, e)fendo le cofe^ La Peritarla amare cofi odiofeaüa natura humana. Ma neramente ( quantunque non piaccia al RueUio )fe il Pepe acqudtùo ¡1 è il Pepe ac­ ritroua in Italia,non f i può dire altro,fe non che fia quellafretie di Perficaria acutifiima al gttfto : nelle cuifron* quatico. di nonfi uede quella macola nera,chefi difeerne apparente nell’altra. Perche lefrondi fue fono lunghe, maggiori ~ ■ dt

H idropepe, & fua ellam. Errore del Ruellio.


N el fecondo lib. di Diofeoride. p e r s i c a r i a

.

di quelle della menta, pi« ’tenere, c r piu bianche. Il1fuño Í tuttogroppolofo, cr duro. Sono tipprcffo'à i rami le ccncaui td.Ilftme nafeefu per quelli in racemi di cofi acutofapore, che morde manicato ualorofamente la lingua. Kitrouafi oltra di ciò per lapiu parte nafeer queña piata in luoghi acquarmi, come diffe Diofeoride.. Scrtfft dell'tìidropepe Galeno all’v i 1 i. delle faculta def empiici cofi dicendo. L'Hidropcpc è ñato cofi chiamato da i luoghi oue nafee, c r dalfapore acuto fimilc al pe p e, che rifonde egli algufto. Eneramente calido, ma non tan to quanto il pepe. Nondimeno mefifi l'berba uerde in firma d’im piatìro infu i liuidi, c r in fu le pofieme indurite, le rifolue. Chiamano i Greci ÍHidropcpc,7'<f'eo*¿7rípi : i Latini, H>* dropiper : i Tedefchi, Vualfer pfiffer, & Mucken kraut:li Spa gnoli , Hieruapexiguerafin manchas.

Della Ptarmica.

Nomi

Cap. C L L

PtarmicainTofcanaabondantemente.Na­ fte anchora in fu i monti della ualle Anania della giuridittione di Trento,con fuñi affai, & fot tilt, comefa l’abrotano, ca* vichi di fteffe fiondi, biancheggianti, c r minori di quelle de g li oliuùcr imperò da molti è chiamata OlineHa. Fa nella ci­ ma un capitello ritondo, nel quale, er in tutta la pianta è uno odore cofi acuto, che udentemente fa flarnutare. Di quefìaft ne fanno in Tofcana leftope,ne ella è in diro ufo apprejjo noi. Scriffene Galeno aWv 1 1 1 delle faculta dcfemplici,coJì di* ctndo.I fiori della Ptarmicafanno ñarnutarc, cr ne i tempera menti fuoi è calda,er ftccaizr quando è uerde, è ella calda nel fecondo, c r ficca nel terzo grado. Chiamano i Greci la Ptarmica, Tl7*nuw i:i Latini, Ptarmica, c r fternutamen• N

»• P T A R M

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tarta.

Della Radicettajouero Herba lanaria. Cap. C L11.

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Hidropejs* fcritcoda Ci leno.

L a p t a r m i c a , la quale chiamano i Latini ftcrnu lamentarla, è una pianta,che ha molti ritondi,& fonili furti, fimili à quelli dell’abrotano : attorno à i quali fo* no molte frondi,Iungbe:& oliuari : nella fommitàdel le quali è un picciolo capitello, ritondo,limile à quello della chamamilla, acuto di fapore. il quale odorato fa ftarnutare, dal che ha ella ricauatò il nome. Le frondi impiart rate infierne con i fiori togliono i liuidi. I fiori fanno-fiarnutare efficacifsimamente,Nafee ne i monti, & ne i luoghi faffoli.

19

11 9

E ’ l ’ herba Lanaria, la qual chiamano i Greci ftruthion,nota, & uolgare. Vfanla per purgare le lane coloro,che le lauano. È la radice di quella acuta,& pro uoca l’orina.Tolta con mele alla quantità d’un cucchia ro»giouaallatoife,àifegatofi,¿càgliafmatici. oltreà ciò folue il corpo. Prefa con opopanaco , & radici di cappari, rompe le pietre della uefcica ,& cacciale fuori con l’orina : confuma le durezze della milza. Applicata à i luoghi naturali delle donne protioca i meftrui,& am mazza efficacemente le creature nella madricc.Sana im piaftrata con polenta,& aceto la fcabbia.Cotta con fa* fina d’orzo nel uino, rifolue i piccioli tumori. Mefco* lafi negli empiaftri,& nei colliri), che fi fanno perrifchiarire la uifia. Odorata fa rtarnutare.purga per boc ca,trita con melc,& infoia nel nafo.

E 3

ERA

Ptarmica , & iìuhiftor.

Faculta delia ptarmica. N o m i.


¿¿a

Difcorfì del Mattinoli *

Herba lanaria, &fnaeflk

E ra a l tempodiDiofeoridc [Herba lemmi in Unto volgare ufo appreffo à tutti gli huomìniper lattar te Une,che non fi curò egli difcriucre quali fujfcro le note delle fattezze fu e. Il chefa , che effendone pofeia difmejfo umiaùopc, l ’ufo, cr non cefi uolgamente conofcendoji à i tempi no[lri,che mal fi,po[ft giudicare, qual c? ebenti ella fifu hog gìin Italia. Gli Arabici chiamano quefla radice Condijì, er ufinia molto per far eftarnutare. ma non però ¡í n* troua ella nellejfetiarie, quantunque molte uolte ui uada nelle ricette. Et imperò fe ella nafea à tempi noftriin U4 lia,nan ofo io affermare,per non bauerfin bora ritrouato, chi ce la m oflri. Theophrafto collocò lo Struthio tra le piante Jpitw/e a l n i .capo del v 1 .libro dell’biftoria delle piante. Plinio pofeia a n i - capitoli del x 1 x .libro lodefcriffe in quello modo. Quella berba, che fi chiama Radicettaflid il fucco ueramente molto atto al lattare delle lane : & ¿gran marauiglia,quanto ella lefaccia candide, er morbide. Nafce feminataper tutto, ma Feccellente, ebenafeeper fe medefimafilritroua in Afia,ey in Soriain luoghi afpri,cr fajjofi .Enne di là dal fiume Euphratc lo della piu lodata di tutte. Quefla produce il fufi 0,come la ferula, ma fottile : il quale fi mangiano ne i lor cibi i eh* conuicini habitatori, Tinge quefla ogni cofa,con che fi cuoce. Ha fiondi Jìmili all’oliuo . 1 Greci lo chiamano Sera thion. Produce i fiore la Hate affai aggradatoli all'occhio, quantunque fieno di niuno odore. Sono le fiondi /pino* Herba lana­ f e , er ilfufto lanuginofo. trionfa feme,produce la radicògrande,la qual fi taglia per Vufogiàdetto. ElaRaria ferie» da dicetta,onero [Herba lanaria(fecondo chefa mentione Galeno al v i l i , delle facultà defemplici) al gufo fòrte, Galeno. er di temperamento calda cr fecfd quaft nel quarto ordine. E afterfiua, er fa ftarnutare, comefanno tutte [ altre cofe , che fono calde ne i temperamenti loro, er al gufo acute. Et però singanna manififiamente il Puchfio nel Erroredel ftto grande herbario, dipingendo per [Herba lanaria quella, che uolgamente fi chiama Saponaria. Imperocke Fuehfio. quefla hafiondi di piantaginejtfcie, e r noncome lo oliuo,c? jfinofe : er ilfufto lifeio con difiinti nodi, er non lanuginofo : er nelfapore è ueramente piu preño inftpida,che altrimenti. Chiamano i Greci [Herba lanaria, 1® Nomi. Xr/ouòicy ; i Latini %Struthium,Radícula,CZ Herba lattaria: gli Arabi Condes, Chundes, er Ktindcr : i Barbari Condijì.

D el Ciclamino.

Cap.

C L111.

I l c i c l a m i n o ha le frondi d’hedera,porporee,uarie,con alcune macolcdi (opra, & di fotco bian. cheggianti. Fa il gambo lungo quattro dita,nudo : foprail quale fono i fiorirofsi in forma di rofe.laradicec nera,fcbiacciata,fimile ad un rapo. La quale beuuta con 53 acqua melata,purga per le parti di fiotto la flemma, & l’acqua delle hidropifie.beuuta, & applicata prouoca i meftrui. Dicefi, che fi feontiano le donne groffe, che gli paffàn fiopra : portata addoflo fa pretto partorire. Beefi nel uino contra à tutti i ueleni, & particolarmcte al lepre marino.Impiaflrata gioua à i morii de ferpenti: meffa nel uino,imbriaca. Beuefi conuinopaffo,ouero melato inacquato,à trabocco di fiele,al pelo di tre dràme.ma bifogna pofeia mettere gli amalati in luogo cal do,ouenon entri il freddo,con affai couerteaddoffo 40 à fiudare:imperochcil'fiudore uien fuor giallo del colo­ re del fiele. Il fucco della radice fi tira fu pe’l nafo, per purgare la tella. Applicali con lana al federe in forma di foppofta.pcr fare andar del corpo. Vnto quefto all’om bilico, &alpettinccchio fin giuappreffo allecofcie, mollifica il corpo,& fa fconciare le donne. Vnto có me le àgli occhi,ualc alle fuffufioni,& debolezze di quelli • mettefi nelle medicine, che fanno fconciare. Vnto có aceto al federe,quando efeefuori il budello,lo riduce. Cauafi il fucco dalle radici pelle,& cuocefi, fino che s’i 59 groffa come mele. La radice purga,& netta la pelle : ri­ percuote,& prohibifee il nafeere delle pulióle, & delle bolle.guarifceperiefola>ouermefchiata con mele, le ferite.Impiaflrata fa disfare la milza, gioua alla faccia cotta dal folc,& fa rinafeere i capelli cafcati perpplagione. La fua decottioneè buona da far bagni a i membri fmofsi,alle podagre,all’ulcere della tetta,fc alle bugance.L’olio uecchio,doue fia fritta den tro la radice,unto falda l’uìcere.Scauali la radice, & empiefi d’olio, Se mettefi pofeia à cuocere in fu la cenere calda,& aggiugneuifi qualche uolta della cera Tirrhena,r,ccioche diuenti limili ad uno un­ guento,utile principalmentealle bugance. Serbali la radice tagliata in fette, comelafcilla. Dicono alcuni,ches adopera a gli incanti amoroíi, pella, Se formata in padelli. Nafce il ciclamino in luoghi (fa opachi,& ooibroli,& mafsimamcnte fiotto àgli alberi.

D’un’ahro


Nel fecondo lib.di Dioicoride. D ’vn altro Ciclamino.

:

Cap.

: 331

CLIIII.

£ Vv 1 un’altro Ciclamino,il quale chiamano alcuni ciflanthemo,ouero ciiTophyllo,chcha le fró di d’hcdera.cjuantunq; minori Produce i furti nodofi,& grofsi, i quali s’auolgono attorno a gli albe­ ri circonuicini a modo di uitici. Il fiore è bianco,& odorato :i frutti fono acinofi, come uua, fimili, qualunque fien piu teneri a i corimbi deH’hcdera,il cui fapore è acuto,& la Portanza uifeofa. è la fua radice inutile.nafce in luoghi aiperi. Il feme beuuto in due ciatbi di uino bianco al pelo d’una drara ma quaranta dì continui,rifolue la milza per orina,& per il corpo .BeucfialTafroa,& altre rtretture io di petto • Purga beuuto le donne di parto. C h i a m a s i uolgarmente il Cìcimino Panporcino. E pianta notifiima, cr Uolgare, quella dico, d e e Ciclamino, inufo hoggi nettefretiarie : impcrocbe l'altrafretie fcritta qui da Diofcoride a i tempi nojlri non è in ufo ,nefl co* & fua edam. sofot( ch'iofappia) in Italia. quantunque uoglia il Kuettio, che (la il Ciclamino dettafecondafretie quella pianta, Errrore del che uolgarmente daifemplicitii, cr daglifrettalifi chiama Sigittumfanti* Mari* . Ma per il Sigittumfanti* Ma Rucllioi ri* nonintende egli la Trafiinetta, citerò i Ginocchietti, ne mancoil Secacul di Serapionc, ne quellafrttie di Per* ficarii, che hafopra le(rondi quella macola nera>come tengono uniuerfalmente gli frettali ; ma intende d'un'altra pianta ,Uquale fecondo i lineamenti, cr la fórma, che egli le attribuifee, mi pare, che ueramente non¡la altro, che la Vite etera, fcritta da Diofcoride nel fine del quarto libro, la quale cbiamianto noi in Tofrana Tamaro . cr quefta 10 dice egli cbiamarfi dagli Arabi Bothomarien : onde dice hauer tiratoglifrettali, cr il uulgo il uocabolo del SigiU ¡tatifantia Mari* . Itici che manifèftamentc t'inganna : percioche Serapionc, cr tutti gli altri Arabici, per il Bo* thonurien non intendono altro,che'l Pan porcino dettaprimafrette. Kitrouànfi,fecondo che fcriue Mefue , del Pan porcino Panporcino duefrette, maggiore cioè,c? minore .11 minorefalaradicc groffa come nocciuole, cr come ceri, cr feriteòda Me il maggiore la fa groffa come un rapo, ma nera : la quale ( come tèdetto) è uolgarmente conofciuta da tutti, cr na* ine. fcc nette(ducer in luoghi ombrefì. Il minorefcritto da Mefue, non ho ueduto io in Italia altroue, che nellauatte Anania dettagiuridittione di Trento,douefe ne ritrouano infinitifiime piante. Oltre a ciò iiffe pur Mefue,che tol» to il Panporcino per bocca; ouero meffo ne i crifterifolue laflemma uifeofa, cr conferìfre a i dolori colici, fieni» malici, crfimilmente a quelli, chefi fanno quando s’indurìfcono,cr (ì ritengono pofria lefrccie nelle budella. Ti» r‘atone ilfuccofu per il naf), conferìfre,t i dolori antichi del capo, attefrigide emigranee , a i paralitici, cr a tut» te leìnfirmitàfrigtde del cerueUo. fece del Ciclamino mentione Galeno al v 1 1 . delle facuità defempiici, cefi di* Pan porcino ccndo. Ha il Ciclamino uarie, cr diuerfrfòrze : imptroche è atierfìuo, incifiuo, aperitiuo, attrattiuo, cr dige• fcritto da Ga ftiuo. Il che c chiaropergli efrerimenti particulari, chefr ne ueggono. Et tanto èfòrte nette facuità fuc, che un leno. gcr.deft,ouero impiaftrandofìinfidi uentre,folue il corpo, cr 'ammazza fi creature nella madricc. Chiamano Inorai. il Ciclamino i Greci, : f Latini, Cyclaminus, cr rapumterr* : gli Arabi, Buchormarien, Butherma« ricmer Bothormarie :iBarbari,Cyclamen, Vaniiporcinus, cr Arthanita: iTedefchi, Scbuueinbrot, Erdaf» fri : li Sfagneto, Pan de puerco : i Trancef i , Pain depourceau.

Della D ragontea maggiore.

Cap.

CLV.

N a s c e la Dragontea maggiore in luoghi ombrofi appreffo alle fiepi. Produce il gambo diritto, alto due gombiti»& grolle come un baftone,diuerfo di colori,& lifeio, di modo che nel tutto rap* prefenta un ferpe : fono le fue macole per la piu parte porporee.Produce le fròdi Luna inuolta nellal tra, limile alla rombtce.il feme nafee nella fommità delfufto,racemofo>prima di colore di cenere, quantunque nd maturarli diuenti di colore di zaffarano,&ro(Tb. E la fua radice grande,ritonda,bian ca.ricoperta di fottìi uelame. Coglie!! l’hcrba nel maturarli,& fpremefene pofeia il fucco, & feccafi all ombra.La radice fi caua,quando fi mietono le biade,& tagliali in fette,le quali infilzate fi feccano all ombra. Quertabeuuta con uino inacquato fcalda.Leffa,ouero arroftita con mele, & fattone lettouario, gioua a gli affilatici,& a i rotti, a gli fpafimati, a i catarri, che difccndono dal capo, & alla to f jc. beuuta con uino muoue i uenerei appetiti ♦ Pefta,& fattone unguento con mele ferma, & purga 5 ° 1 ulcere maligne,& corrofiue,mafsimamentc aggiuntoui la brionia, Fani! di quefta,Cr di mele lauan de da fchizzare nelle fittole,& nella madrice,per tirar fuori le creature. Vnta medefimamentc con me lefpegne leuitiligini,&ftirpai polipi,& cancheri. E utile il fucco nelle medicine degli occhi : imperoche gioua alle caligini, fiocchi,& nuuolette di quelli. L’odore deH herba>& della radice fa feon ciare le donnc.il che fanno fimilmente trenta granclladel fuo feme,beuute in aceto inacquato. Han no ufato alcuni il fucco d’amendue ne i dolori delle orecchie, diftillandouelo con <Ì'io : & le frondi, come coftrettiuc, nelle ferite frefche,& nelle bugance,mectendouelcfufo cotte nel uino.Oltre a ciò « dice,che coloro,che fi fregaranno le mani con le fiondi di quefta pianta, ouero che portaranno in ‘«ano la fua radice,non potranno elfcr morii dalle uipcre *

«e

Della


y$2

Difcoriì del Matthioli Della D ragontea m inore. .

Cap.

CLVI.

L a d r a g o n t e a minore produce le frondi d’hedera, ma grandi, tutte pinticchiate di bianco.II fufto produce ella diritto,alto dqc gombiti. di diuerfi colori, tutto pinticchiato di pòrporee macole, di modo che rapprefenta in tutto un ferpe.groflb come un bailone.il frutto è racemofo nel la fommità del fufto,prima uerde,& pofeia nel maturarfi di colore di zafferano, al gufto feruente, & mordace. La radice è alquanto ritonda,bulbofa,limile alì aro, ueftita di fottile inuoglio. Nafce in luoghi ombrofi appreifo alle fiepi. I l fucco del feme diftillato nelle orecchie,mitiga i dolori di quel le ; meifo nel nafo con lana,neftirpa fuori i polipi:& ferma i cancheri applicatoui fuio . Beuutoilft. io me al numero di trenta granella con aceto inacquatola fconciare le donne grauide. Dicono,che /’o dorè de i fiori,che fono fracidi,ammazza il parto anchor tenero.E la radice calida,conueneuole a gli afmatici,a gli fpafimati,a i rotti,ai catarri,& alla tofle. Mangiandoli leda, o arroftita con mele, ouero per fe fola,facilita allo iputo gli humori del petto.11 che fa parimente la fua farina lambendofi co n m ele. fa orinare,& beuuta nel uino accende i uenerei appetiti. Applicata trita infieme con brionia, & con mele,fcalda l’ulcere maligne,& corroliue.Soglionfi far d’effa colliri) per medicare le fiftole,8c per far partorire. Dicono,che chi frfrega le mani con la radice, non può efl'er morfo dalle uipere. Fattone linimento con aceto,fpegne le uitiligini...Mettonfi le frondi in cambio di pezze, & di fila conuenientemente nelle ferite frefche: cotte nel uino, & applicate giouano alle bugance. Il cafeio che s’inuolge nelle frondi, fi conferua dal tarlarli. E conucneuole il fucco cauato dalle radici, alle lacaligini, fiocchi,& nuuolette degli occhi.Mangiafi infanità nei cibi la radice cruda,& cotta.CuoconlaneU’ifoleBaleari con molto mele,&danla nei conuitiin luogo di pan dolce. Cauafi la radice al tempo della metitura, la quale prima lauata fi taglia in pezzetti,& feccafi infilzata all’ombra, & po­ feia fi ripone. D R A G O N T E A

M A G G I O R E .

D R A G O N T E A

M I N O R E .

Q j a n t v n <xy e fi ritrattino ne gli antichi tetti Greci di Diofcoride amendue qut&i capitoli deUi DM* gontea maggiore,©" minore; nondimenoper ejjcre poco,o niente differenti di tenore,cr il non batter Galeno, Pio* lo Egineta, cr Serapione diligentifimi imitatori di Diofcoride, fatto mentionefc non ¿una fola fpetie, hafatto credere a molti,che l uno di quelli due ni ftaflato da qualcb'uno accrefcinto. Nella cui opinione non poffo fenon anchor io qttafì concorrere,uedendo tantafimilitudine difcrìttura. come chefappia hauer di certo ueduta in Trcn* to,zrin Vinegia l’ttna et l’altra. La maggiore,confrondi fimili at(aro,zr alquanto attarobice¡molte ¡dunancttal'

tra:


Nel fecondo lib.di Diofcoride;

33 3

trit: (y il f<’R° alio duegombiti,groffo come un bullone,pintiechUto, morbido, t r del tuttofintile a unx uipera. minore, conofciuta da tutti,confiondi,che tiranoaü’hederá, per tutto pinticchiate di bianco: er fu fio, er fruttofimlc alla maggiore. Perciocbe ncüa fommità delfuo fuño nafee unaguaina groffa nel piede, er appuntata in cima,lunga per il piu due(fanne, er come che tuttafia iterde difuori, nondimeno aprendo/i nel maturarli per feftejjaf per tutto didentro ben tinta <Tun color porporeofeuro. Queñafra poco tempofatta languida cafrafo* \ prafr lìeffa,Infoiando in mezo una linguafimile ad un cornetto di capra,pur di rojfo colore : il quale tanto ui rimane,cbei jeme,il qualgli nafre nel piede, uicrefcc ,c r fifa grande. E [quefto acinofo,di color uerde, quando è immaturo,cr rojfo come è il corallo, quando è perfètto. Nr/ refio pofeia di tutta la piantafi rajfembrafenza altra controuerfia alia Dragoniea maggiore,che qui[crine Diofcoride. Et imperò come che l’opinionifopradette fieno jo affai ragionatoli,cr neramente da effer lodate ; nondimeno l’bauer ueduto io queste due fretie di Dragontea fenfa» urnelite, come ho detto,maggiore er minore,non affermerò però io efferfuor di propofito il credere, che Diofcoride kabbia potutofcriuerne ibifìoria etamenduc. Del che m hafatto crefcerela credenza Plinio, fcriuendone egli di quattrofrette. Di trefretiefrriffe egli al x v i . cap. à l x x u i i . libro, cofi dicendo. Quello che chiamano i Dragóntee Greci Dracontio, mi è fiato moñrato di trefretie. uno con frondi[imiti alla bietola, nonfenzafuflo, er con ilfios fcritte da Pii. re porporeo,fimile all'aro. l’altro con lunga radice, er nodofa, con tre germini. er la terza confiondi minori di quelle del corniolo, con radice come di canna, con tanti nodi ( come offermauano ) quanti eranogli anni , che ella bulletta, er con altrettantefòglie. Della quartafretie fice pofeia egli mentione a h i .capitolo del x x v. libro, di cendo. In Lufkania conobbi in uncampo del mio hofte unafrette di Dragontea quiui di nuouo riportata, co'lfu­ flo grojfo, quanto è il dito primo della mano, tutto pinticchiato di colori di uipera ; il quale diceuano effere rime» ;0 dio contra al morfo di tutte lefrrpi. Altre fretie di Dragonteafono, delle quali[otto il medefimo nome dicemmo nel libro paffuto i ma queña ha neramente altrafigura. Ma è però miracolo,che quefle piante efcano di terra aU’al* tezzi ài duepiedi, nel tempo che iferpenti efeono difotto terra, er fecchinfì poi quandofi nafrandono : di modo che dicono, chefrcche quefle piante nonfìueggono piufòpra terra ferpenti. Tutto queño dijfe Plinio. Che oltre a ciòfi ritrouino duefretie di Dragontea, ce nefa teñimonio Theophrajlo att’xi. capo del v i i . libro delThifioria dettepiante, con quefle parole. La radice del draconculo{ fono alcuni, che chiamano draconculo una certa fretie di aro,per hauer ilfio fuflo di uarij colori ) non è buona da mangiare, ma commoda fríamente perle medicine. Il checonclude, che di piu fretie fieno le Dragontee: come ho pofeiafrnfatamente ueduto in un nobile giardino di ra» ri,erglorioft fempiici deU'ecceUentifìmo medico M. Mapheo de Maphei in Vinegia, doue duefretie di Dragón» tea, er una d'Aro uifi ueggono il Maggio. Scriffe della Dragontea Galenoa lv i, dellefaculta de i[empiici »in D r a g o n i « 50 queño modo. Ha la Dragontea un certo che di ftmilitudinecon l’aro nellefiondi, e r nella radice. ma è piu acuta, jcritta Gac r amara di quello : er peròpiu[calda,ere compofta diparti piufottili. Ha oltre a ciò leggiermente del coñret- eno* DRAGONCELLO.

L i N G V A S E R P E N T I N A.

'


m

Dragontea da M e fue.

ferita

Dragócello Sl fuabiftor.

Lingua ferpé tina,& Aie uir

tu.

Nomi

Difcorfi del Matthioli

tino, congiunto con te h e già dette qualità. Il perche è medicamento efficacißimo : percioche la radice purga tut* te le uifccrc, diffcccando,<? aflfottigliando igroßi, e r uiflcofì humori : e r è ottimo rimedio di tutte l'ulcere malU gite, e r contumaci. Di qtteftdparlando Mcfue difle, ch'ellafolucua laflemma tanto grojfa, quanto flottile. chef u (g[t agramente riprejo dal M attardo da F errara. Imperochc doue Galeno, e r Vado dicono, che ellapurga tutte le uifccre, non intendonoperò ehe flolua il corpo, ma chefia aperitiua,&~ che eUaadottigli igroßi ,©- uiflco* fi humori. E afflai differente da tutte quefteffretie il d r a g o n c e l l o , chefi cdtiua negli horti di tuta tu Italia, d’acuto fapore,per l'influiate, e r perle flaiflc : configlie lunghe, e r appuntate : e r radici, che fle ne uanm nofcorrendo per terra, comefa la gramigna. Quefto dicono alcuni eflflerc herba artiflciofla, e r no naturale,nata diferne di lino mefjoflotto terra in una cipolla, oneroflcalogna, quantunque a molti non ne rieflca laprcua«Di quCx (lo non è memoria alcuna,chefi flappia, apprejflo a gli antichi Greci, ne manco agli Arabi. Ma confliderata la mor i o dacità, che laflcia nel maflicarlo, nonfi può dire altro, fle non chefia il Dragoncello ne gli ordini di quelle coflc ,'chc ualentemente[caldano. Kitrouafi oltre a tutte le predette piante, unaherba ai tioftri tempi in Italia non cono» flciuta ancb’cfjd dagli antichi, chiamata da chi u n c v a flerpentina, da chi Argentina,cr da chi Lucciola. flcc quefta ne i prati, ma non ui duraper altro tempo, che da mezo Maggiofino a mezo Giugno : percioche per cf* fere ella molto tenera, in breuc tempofi perde. P reduce unafolaf i onde, che per il mezo non hacoflola alcuna : er però la chiamano alcuni Herba flenza coìtola. Eflce da queftafronde un brcue,Q~fottìifuflo, la punta del quale ter mina in una picciolalinguetta,cke nel coloregialleggia : cTpercheflìnflflembra alla lingua dìunflerpe, la chiamano alcuni Serpentina,e r altri imitando il Greco la chiamano Ophioglofflo. E quefta herba (fecondo che recitano aU cunì )per conflolidare leferitefieflche mirabile,e r maßime l’olio,chefifa con tfflaal fole, comefi fa quello delle ros fle. Et imperò molto la lodano alle rotture inteftinali, er maßime de ifanciulli. Chiamano i Greci la Dragontea, io ù.fa.rJmov : i Latini, Drdcunculus : gli Arabi, L«/,er AUuf : lì Tedeflchi,Natter uurtz • li Spagnoli, Taragon» tìa : li irancefl, Serpentine.

Dell’A ro .

Cap.

CLII.

L o a r o , il qual è chiamato da Soriani lupha, pro i duce le frondi di dragontea,ma piu lunghe, & manco pinticchiate.Fa il fufto rofsigno,lugo una (panna,come un peftello: dal quale nafee il ferne di colore di zaffarano.Producc la radice biaca,come quella della dragótea: 50 la quale,per eifere men forte,fi magia cotta ne i cibi.Có difeonfi le foglie nel fale per l’ufo de i cibi,& mangiaufi parimente fecche,cotte per fe fole. Hanno la radice, il ferne,& le frondi le uirtù medefime della dragontea. pri \uataméte gioua la radice dell’aro im piagata có fterco 'di bue alle podagre. Serbali nelmedefimo m odo, che quella della dragontea : & per efler ella men forte,è piu ufata a mangiarli ne i cibi.

N a s c e l ’ a r o copìoflaméte nel cÒtado di Gorbia,cofl 40 come per tutta Toflzanane i campi,nelle uigne, ne i fißi,zr api prcflflo allefìepi, er maßime nelle noftre maremme di Siena,do­ uefi chiama uolgarmente Gigaro,uocabolo corrotto da laro,co mefifluol chiamar uolgarmente nettefrettane. Fanno delle radi ci di quello le noftre donne acque,er tificiper poUrfì,etfarfl bìx cala faccia, di nonpoco ualore.Et imperò quella miflura, che fifa delficco freßito al fole fimile aUa cerufla, Chiamata Gerfa> fa mirabilmente lucida, er bianca la carne. dell’Aro fece mtn tìone Galeno all'v 1 - delle facultà de i [empiici, cofì dicendo L'effenzafleü’Äro è terreflre, ma calda. E oltre a ciò afterfl* 50 Aro feri to ua, ma non cofi fòrte, come la dragontea. Scalda l’Aro,er dif» Ai Galeno. ecca nel primo ordine .Lcfue radicifono utilißimetimperoche [mangiate incidono mediocremente i größt humori, di modo de , T ellefon buone per tirargli dal petto : come che piu ualorofa fi* in ciò la dragontea -Etne! fecondo delle facilità de gli alimenti: La radice dell'Aro ( diceua) fi mangia, come fi mangiano le rape .Maflce in alcuni luoghi tAro molto acuto, di modo che quafì è fimile alla dragontea. Volendoft preparare, bifognagettaruia l'acqua dettaprima iecottione, er metterloflubito in altra acqua calda. Ma in Cire­ ne nafee al contrario del noflro : imperochc quiui non riporta fico acrimonia alcuna, er però non è conueneuole nelle medicine, di modo che è egli piu utile dette rape. ondefle ne portano le radici in Italia, come quelle chefi pof* flottoflerbarc lungo tempo flenza rigermìnarcjo infracidirfi.Le quali parolefanno firmißimo argomento, che do* 60 uc le coflc mancano dell e proprie qualità loro,ingannanofreflflo i medici, che le adoperano. Et però non bafta foli* mente cotioficere le piante, cr tutti gli altrifltmplici ; ina c cofa molto ncccffam conofeere, ©" flaperefle quelle, che fìhanno Aro, & fui hiftorii.


Nel fecondo lib.di Diofcoride.

j 3y

(j htfttionelle mani,habbiamo le qualità ijlejji , che[eie attribuirono. imperoche mancando di quelle, alterano il proprio temperamento loro, & cofi poco, o nulla confcrifcono, oue elle bifognano. chiamano i Greci l'A ro, Nomi. A’)«*' • i latini A rum •gli Arabi , Irfrwer Sara : i Barbari, Aron, Barba aaron , Dragontea minor, et Serpai* ¡■ ¡riaminor : li Tedefchi, Clein natter uurtz .*/*Spagnoli Yaro ; rFrancefi, Vid de chien.

DeirArifaro.

Cap.

C L V 111.

Lo a r i s a r ò c unajncciolaherba .la cui radice ègrande, come una oliua,molto piu acut» chequelladell’Aro. Et però ferma impiaftratal’ulcere, che mangiano. Fannofi d’eiTaefficacifsimi 18 collirij contra le fittole. Impiaftrata laradice ai membri genitali di tutti gli animali quadrupedi, gli corrompe. A R I S A R O .

,

N a s c e l Arifaro, per quantoferine Plinio al x v i . capo del x x i m . libro in Egittoflmile attAro, ma cotifoglie minori,minore di pianta, er parimente di radice, la quale ègroffa come ma grande oliua. Moflranne veggi i[empiicifli due ffetie : er amendue mifurono prima notepermezo dell'eccellente medico, er mio come fi* gliuolo M. Gio.Odorico Melchiori Trcntino.il quale del giardino di Padotta, oue ali’hora egliftudiaua, mi man■ 0*,m & [ ^ ro Arifaro, ricolto ( come mifcriffe bauer intefo ) in quel di Roma, doue nafte copiofìfìmo ,non 0 Btdtfiiaepiante mifuronopofeia anchor mandate da altri amici. Honne qui mef* 5 ¡0 effigie d amendue,nonperche creda,che tanto l’una quanto l’altrafla il nero Arifaro ( imperoche quello delle Fglie lunghe non tengo io per nero ; ) maaccioche anchora altripoffano di do giudicare. Scnffene Galeno al \ 1 ^ ro ¿di'faculta defempiici,con quejlepoche parole. L’Arifaro c molto minore dell’aro : ha la radice gran* ecome una oliua : ma è molto piu acuto delTaro. Chiamano i Greci f Arifaro,A’plrupor : i Catini : Arifarum.

DelI’Aiphodelo, ouero Haftula regia.

Cap.

CLIX.

Ì ' Q a s p h o d e l o è pianta quali nota aciafcuno. Produce le frondi limili al porro maggio* rc • & il lutto lifeio : nella cui fommità è il fiore,il qual chiamano antherico.Ha le radici lunghe,& ri fr t0 n(k,Gmili alleghiande,al guftoacute.Le quali di fua natura fcaldano, beuutone prouocano J’qri° *meftrui.Beuute con uino al pefo duna dramma, medicano ai doloridcl cottalo,ai rotti,» Ipafiniati, & alla tofle. Fanno uomitare mangiate ne i cibi alla quantità di un dado. Dannofi utilracCeal pefo di tre dramme contrai morfo de ferpcnti;mabifognaimpiaftrare anchora’l morfo con i fiori,

A rifaro, &

fuahiftor.

* -, , . toda'GaL'' Nomi.


¿¿6

Difcoriì del Matthio li ASPHODELo *

fiori,con,efroncIi>&conleradicico«enel uino. Im*

piaftranfi con quelle medefime l’ulcere fordide,& quic le che mangiano. Applicanfi Umilmente alle infiaminagioni delle poppe,& de tefticoli, a piccioli tumori, & , i foroncoli. Cotte con feccia di uino le radici,uagliono alle poiìeme,che nafcono nelle parti carnofe:& con po lenta, alle nouelle infiammagioni.Cuocefi il fucco del­ le radici con uino uecchio dolce, mirrila, &2aifaran0, & faiTenecofi efficacifsimo medicamelo per gli occhi. Diftillafi il fucco perfe ileflo tepido,ouero inlieme có la incenfo,me!e,mirrha,& uino ncll’orecchie, che mena* no marcia.Diftillato nell’orecchia della parte contraria mitiga il dolore de i deci. La cenere della radice unta fa rinate ere i capelli cafcati. L ’olio cotto nelle radici fcaua té, conferifce alle bugancc ulcerate,& alle cotture del fuoco:& diftillato nell’orecchie gioua alla fordità. La radice fpegne le uitiligini prima fregate al fole con una pezza di lino,& polcia impiaftrataui fufo. Il feme, &i fiori beuutineluino,refiftono marauigliofaméteaiue leni della fcolopcdra, & de gli feorpioni. Purgano que 1« ili medefimi il corpo.

L’ a sph o delo cofl chiamato di i Greci, è pianta co» nofeiuta da tutti. Il cuigambo ( comeferine Plinio al x v n i. capo del xx i .libro) Theopkrafto,cr quafl tutti gli altri Gre» ci chiamano antheri co : er la radice, ciò é i bulbi, ajfhodclo. • ma i Latini chiamarono quello albuco, er l'ajfihodelo baftula re già. E neramente bello il uederlo nel cauarlofu di terra, perla grande moltitudine delle radici, che gli pendono attorno : per» cioche tal pianta n’ho cauato infui monti, che gli ho ritrouato j« piu di cento radici attaccate d’intorno. Onde diceua Plinio al luogofudctto,cbc l’AmphodiUo produceuapiu radici d'ogni altra pianta. Scriue Theopbrafto, chegenerai'Am» phodillo nellofcapo, doue è dentro il feme, alcuni uerni : li qualifanno pofeia tali, come quelli, chefanno lafeta, er uolanfene uia, quandoper la maturità della piantafi gli rompe l’inuoglio. Mangiauanfi anticamente (fe Hefio» do ne rifirifee il uero ) le radici dell'AmphodiUo ne i cibi cotte confale, er olio, er fimiimente compoftc con fichi fecchi. LodoUe Nicandro poeta molto nellefue theriache cantra a i morfl delleferpi, er punture de glifeorpioni, Ffce dall'AmphodiUo mentione Galeno a lv i .dellefacultà defemplicì, parlandone in quello modo. E la radice dell’AmphodiUo utile, come è quella dcWaro, deUarifaro,z? della dragontea,per effer anchor’eUa afterfina, cr rifolutiua. La cenere delle radici è piu calda, piu ficca, piufottilc, er piu potente nel digerire. Il perche fa ri* nafeere udentemente i peli,che cafcano. Et fecondo che rifèrifcc Aedo,il uino della decottione delie fue radici 40 prefo alla quantità <fun bicchiere, prouoca dopo al bagnofubito i meftrui ritenuti : ma ttuolc effere il uino bianco, 1 er parimente uecchio. Chiamano f AmphodiUo i Greci, AVpo'J'e*« ; i Latini, Haftula regia : gli Arabi, che* unce: Bhunte,Biruach, Abg, cr Axcrat : i Tedefchi, Gold uurtz,CT Heidnifcb : li Spagnoli, Gamones, Gonio• nites : i Trancefi, Aphrodiles.

Del Bulbo, che fi mangia.

Cap.

CLX.

Il b v l s o , chefimangia,è uolgare,&notoaciafcuno. Mangiato nei cibi è utile allo domaco.Il rodo,che fi porta d’Africa,muouc il corpo. L'amaro, che fi raiTernbra alla fcilla, fa digerire, & moltopiucconueneuolealloftomaco. Tutti i Bulbifonoacuti,{caldano, fono uenerei,fannoa- J# fpra la lingua,& il gorgozzule.-nutrifeono affai,generano carne,fon uentofi. Impiaftranfi a i mem­ bri rotti,& dislogati,& in fu i dolori delle giunturercauano i bronconi,& le fpine. Applicati foli, o* nero infieme con mcle,giouano alle cancrene,& alle podagre.Giouano anchora impiailrati con me le,& con pepe peflo a gli hidropici,& a i morii de cani.prohibifcono il fudore, & leuano i dolori del lo ftomaco.Mondificano la farfarella,& 1 ulcere del capo,che menano, quando ui fi empiaftrano in­ fieme con nitro brufcia$,o.Spengono infieme con tuorli di uoua i liuidi,& i quofi: & con mele, oue­ ro con aceto le lentigini.Medicano allepercofledeirorecchieA dell’unghie delle dita,applicabili fu io infieme con polenta. Arroftiti fotto alla cenere calda,& Umilmente applicati infieme con la cene­ re delle mene,guarirono i fichi . Brufciati,& mefcolati con alcionio, fpengono le macole della pel­ le della faccia,& le negrezze delle cicatrici, &malsime facendone untionc al fole. Cotti nell’aceto, io & mangiati fono conueneuoli a i rotti.Ma è da guardarli dal troppo maogiarnc.imperoche nuocono à in e ru i. Del


Nel fecondo lib.di Dioiconde. Del Bulbo, che fa vomitare.

Cap.

y$ y

CLXI.

I l BVL*o,ilqual chiamano vomitorio, halefrondi piálente, &piuuencide>& molto piu lun­ ghe , che quello che lì mangia. La radice c fintile a quella, ricoperta di nera fpoglia . Quella man­ giata, ouer beuutone lafua decoctione,gioua a i difetti della uefcica, & fa uomitare.

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,

CHe tinto i bulbi che mangiano nc i cibi quanto quelli che mangiati eccitano il uomito >fùffcro notturni a B ulbi,& loro gli antichi,fi può agevolmente conofccrc per nonfcriuerne Tnoftcride,comef ifi fufjerfatti. 1/ che dmofira, che ella min. i o tantofafferò amenim noti a ciafcuno, che nonfujfe altrimenti bifogno difcriuerne l’hiftoria. Ma ciò non interuie nea noi : percioche per efferne prefo l’ufo del mangiarli,nefono di talforte incogniti, che veruno fin horaho poe­ tato ritrovare,che ueramente mi gli dimoftri. Vfaroligli antichi cotidianamente ne i cibi.cr mafiimamente in quel li,che mangiavano per fòrtificarfi al coito, come cofa conueneuolepet tale cofa, del chefa fide Mattiate, con que• f i dueuerfi. Cumfit anus coniunx»cìmfinttibi mortua membra, Nil aliud bulbis quàmfatur effe potes. Mi nonmancano chi credano, che le noftre Scalogne uolgari, overamente le Cipolle fi f ili, le quali noi in Toa Errore di fcaru chiamiamo Cipolle maligie, fafferò i Bulbi de gli antichi .Ma fi coiwfce terrore di coftoro per quel che fcriuc m o i r i . Tkopbratto,il quale cr dellefcalogne,cr delle cipollefi fili fcrijfefra lefietie delle cipolle a i u t i .capo del v i i . io libro deVìhifioria delle piante,v non tra teff etic de i bulbi, de i qualifcrijfe particolarmente al v i t i , capo del me* defimolibro. Scriffe de Bulbi Galeno al vi.libro deUefaculta defemplici, con quefie parole. Il Bulbo,chefi mangia, èfreddo,crgrojfi, crgenera humori uifcofl. Imperoche malagevolmente fi digerìfec, genera uentofi- B u l b i f e r i n i da G al. ù,cr prouoca al coito. nondimeno per ejfere amaro, cr coñrettiuo, aflerge, cr infiememente conglutina, cr dijfecca anchora certamente. percioche ¿fiato dimofirato,che l'amaritudine è in quelle cofe, che hanno potefià da ftergere : cr in quelle,che conglutinano, la Atticità : cr dall'una, cr dadaltra di quefiefi confeguifce la ficcità. Ma il Bulbo, chefa uomitare, è uerámente molto piu caldo delpredetto .Et ali i.libro delle faculta de gli alimen• ti : I Bulbi ( diceua)fono nella medeflmafietie de i predetti. Imperochefi mangia la radice lorogittando uia le fi* glie : conteche alle uolte nella primavera fi mangino anchora i gemini. Sono i Bulbi evidentemente aufieri, cr a* mari : cr imperò eccitano alquanto avidità dell’appetito ne gli ñomachi infimi. Ne mancofon contrarij a coloro,a j o cuibifognifarfiutare la marcia dal petto, cr dal polmone, quantunque nellafuftanza lorofienogrofii, cr uifeo* fi. percioche f amarezza loro è contraria aSagrofiezza, come cofa attaa incidere le cofe grojfe, cr uifeofe, come S C I L L A habbiamo detto nei commenti dei medicamenti, llperche Ufi due uolte nutrifeono affai,maperfarefiutarefono del tutto inu* tili,comepriui di tutta l’amaritudine. In tal cafo adunque, oue fi ¡fogliano mangiareper cibo, bifogna condirli con oglio,ga* ro,cr aceto : imperoche cofi fitto piu aggradeuoli al gufto ,ge* nerano manco uentofiti,etdigerifconfi meglio. Chiamano i Gre Nomi. ci il Bulbo, chefi mtngia, BoA/3oVsVWVor ; cr il Vomitorio, Bí\S¿(i'/xtTiK¿t . i Latini quello, chefi mangia,Bulbus efculen* +3 tus : cr l’altro,Bulbus uomitorius .gli Arabi quello da mangia re, Bafar alzi : er il vomitorio, zie.

Della Scilla.

io

Cap.

CLXII.

L a s c i l l a èferucnte,&acuta. L'arroftitadiuenta piu utile in molte cofe.Et perciò fi circóda>& fi ricuo pre di paila,ouero di creta, & mettefi nel forn o, ouero fotto a carboni fino che fia arroftita fufficicntementc la palla,che fi gli mette attorno . T ogliefipofciauia,&fc ella fi ritroua,chc nó fia ben cotta,& fatta tenera, & fiap pa.fi ricuoprc di nuouo di paila,ouero di !uto,& ricuocefi:percioche quella,che non c cofi arroftita, nó fi può dare fenza graue pericolo dei membri interiori. Arroftifcefi anchora mefla nel forno in un uafo di terra bé co perto.Prendefi della fci!la,gittado uiaglifcogli di fuo­ ri,le parti, che fono piu di dentro, & cuoconfi tagliate in pezzetti mutandogli,& rimutàdogli l’acqua,fino che piu non gli fi rittoui nc fortezza.neamaritudine.Infilzà fi pofcia,di modo chenó fi tocchino luna con l’altra, & fcccanfi all ombra per fare l’olio,il uino,& l’acero icillitico.Vagliono gli fcogli della feiila delle parti piukerio rifritti nell’olio,& petti có ragia córra alle crepature de F i piedi.


338

DfcorfidelMatthioli

ipiedi. Impiaftrali la fcilla cottanell’aceto in fui morii delle uipere.Dafsi una parte dell’arroftita có otto parti di Tale pur arroftito al pefo d’un cucchiaro,ouero di due da digiuno per fare andare de! cor p o . Mettefi nelle beuande>& nelle medicine odorate,& in quelle che li tanno per prouocar ¡’orina perlehidropifie.per li uomiti dello flomaco,& debolezze di quello . Gioua fattone letiouario con' meleal pefo di tre oboli,a trabocco di fiele,ai dolori di corpo,alla tofieuecchia,a(lretturedi petto, & a uomiti.Cuocefi con mele,& mangiafi ne i cibi per tutte quelle cofe,& particolarmente per cor­ roborare la digeftione.iolue per il corpo le materie uifcofe,& tenaci. L clfa, & mangiata nel medcfim om odo.fai medclimi efFettirma non è da dare acoloro,che hanno ulcerato alcun membro inte­ riore. Vngonfi utilmente con 1 arrollita le bugance, i porri pendenti,& i calli. Il feme della fcilla tri. to,& impattato con mclc,& con fichi fecchi, & mangiato mollifica il corpo. Appiccata la fcilla fopr» r* agli ufci delle cale prohibifee gli incantamenti.

Del Pancratio, ciò è Scilla minore.

Cap.

CLXIII.

I l p a n c r a t i o , il quale chiamano alcuni Scilla,produce là radice limile al bulbo maggiore, di colore rollo,porporino.il cui faporcè ferucnte,&amaro. Le frondifue fon limili a quelle delg¡. glio,ma piu lunghe. Ha quella lauirtù medefima della .fcilla,&r preparali, & dafsi al medefmio modo, & al medefimo pefo per le infirmiti,oue fa ella di bifogno, quantunque fia rnen forte della fcilla. Im­ pattali il iucco cauatò dalla radice con farina d’orobo,&r fantene trotifcii quali commodifiimamen te fi dann o agir hidropici,& a coloro,che patifeono nella milza. 10 S c iita , F a n

10

veramente

hofempre tenuto per lò paffuto,che le Scille, chefono in Italia in commune ufo de me»

erado, & lo­ dici, ey in tutte le IpetiariefrtJJero le legìttime,ey leuere: ey qucjlo per piu ragioni, ey conietture. Prima per to cflatnin.

ntrouar da Plinto al v .capo del x 1 x.libro, che non è radice bulhofa alcuna, che fia maggiore della Scilla. onde uedendoftaÜe uoltc di quelle, che cemmunemente s'ufano,grojje poco meno della tejía d'unhuomo, non poteua [e non credere, che ellefujfiro le uere. Oltre a ciò ritrouando da Theophrafìo al x r 1. capo del vi i .libro dell’hifto* ria delle piante,che la Scilla produce prima il gambo, ey ¡fiori,che le fòglie (il che chiaramente fi uede nelle no* Iìre)reftaua nettanti* opinione .Piu oltre battendo io alle mite ueduto alcune Scillcttepoco ueramente maggiori d’un pero, mi perfuadeua , che quefte fujfcro il uero Pancratio, ey le communi dette jpetiarie le uere Scille : er tanto piu titrouando da Diofcoride, che la radice del Pancratio è come un bulbo grafo, ejfendo però cofa chiara, ¡0 che i bulbifono radici piu preño d’infimagroffezzd, che di grande. Ma confiderando poi piu altamente intorno al Ihiñoria di quefte piante, ey ritrouando che Diofcoride, ey parimente Pliniofcriuono, che l’Aloè fa le fògliefi* mili alla Scitta; ey udendo, che le noftre del commune ufofanno le loro ftmili al giglio, ey non all'aloè, tra le qua« lié non picciola differenza : ey ritrouando anchora da Theophrafìo, ey da Plinto, che le Scillefiorirono tre tioltc all'anno( ii che nonfi uede nette communi) ho dubitato non fenza ragione fe le noftre fieno le ture ,òno,eyfefi ri« trottino altre Scille confiondi fìmili all'aloè, fin tanto che pur ho ìntefo da alcuni medici Spagnuoli, che nelle mi* remine dt Spagna nafeono Scitte il doppio maggiori delle noftre,confòglie fintili all’aloè, ma non però del tutto cefi grojfe, molto piu acute, amare, ey ualorofe di quelle che 5'tifano. Il che mifa hor conchiuderc, che le noftre fieno il uero Pancratio di Diofcoride, il quale produce le fòglie di giglio, quantunque piu lunghe, imaginaniomi, che non uoglia dir Diofcoride,che il Pancratiofaccia la radice grande comiun bulbo de piu grofi, ma bulbofa,eygreft fa,pigliando egli in queño luogo queño nome bulbo in genere, ey non in ffetie. Et però forfè nonfanno le noftre Scillegli effetti loro cofi ualorofi, comefarebbono le uere, non battendo quelle del Pancratio, comefcriue Diofca* Preparado - ride,facultà coft ualorofe. Vfatto a 1 tempi noftri alcuni medici per l’infirmità frigide del ccrueUo ,ey dei nerne della Scil­ ni, di mettere la Scilla cruda, tagliata però in minuti pezzuoli con mele in un uafo di uetro tutta la fiate alfole, «* la. fendo pofeia quel mèle diligentemente colato per rimedio ecccttentifiimo al mal caduco. Ma inuero altrimenti frcena Galeno : percioche non metteua egli la Scilla infierne con mele, ma bene in un uafo doue prima fuffe flato il me le per trarne il fucco, che ne liquefaceua il Sole ne igiorni ardentifiimi canicolari. Et però male intendono la cofi coloro, che uolendo cauarfecondo Galeno ilficco detta Scilla, fanno( non accorgendoli del loro errore ) il mele Faciliti della Scillino. E la Scitta (fecondo il dir di Galeno aü’v 1 t 1 ; dellefaculta de femplici ) ualentcmente inciflua, manon però cofi udentemente cálida : imperoche nonpaffanelcaldo, che ettapofiiede , il fecondo grado, chiamanoi 5» Scilla. Nomi Greci la Scitta, 2 x/aa* .-i Latini, Scilla : gli Arabi, Hafftel, Haufel, Afchil, ey Alafchil : li Tedefchi, Meer ?K* uibd : li Spagnuoli, Cebolha albatrana : i Erancefi,Stipoutte,Charpentaire¡ty Oignon marin.

Del C apparo.

Cap.

CLXIIII.

1 1 c a p p a r o è una pianta fpinofa, (Irata per terra in ritonda fig‘ura. Sono le fue fpine ritorte a modo d hamojcome quelle de i roui. Produce le frtìndi tóde,limili a quelle de i pomi cotogni. Il'fuo frutto e limile alle oliuefil quale aprendoli produce un fiore bianco,dopo alquale ui limane un certo chejcomc una ghianda lunga,il quale dimollra neH’aprirli le granella, limili a quelle del melagrano, gg piccìolc,& rolle. Ha molte grandi, & legnofe radici. Nafcein fottìi terra,in luoghi afpri,nelì’ifole, & nelle ruinede gii edifici;. Condifceli il fuo frutto,e'1 fulto nel Tale per ulo de cib i. Cotyturba


Nel fecondo Jib. di Diofcoride. CAPPARO.

339

turba il corpo, è inimico allo ftomaco, fa fete: benché cotto è piu conueniente allo ftomaco, che mangiato crudo.Beuuto il frutto quaranta giorni cótinui al pcfo di due dramme,fminuifce la milza,& fa orinare i trom= bi del fangue.Giouabeuuto mcdefimamente ai dolori delle fciatiche, a ¿paralitici,a ¡ro tti, ¿Si a gli (pafimati : prouoca i mcftrui,& purga la flemma della tefla.Gioua la decottione del feme lauadofene la bocca,a i dolori de denti.La corteccia della radice lecca tuie a tutte le cofe prcdette:mondifica tutte l’ulcere uecchie, & fordidc,& quelle che fon fatte callofe.Impaftata có farina d’orzo, & fattone impiaftro,eioua a coloro,che patifeono nel-

la milza.Giouamafticata a i dolori de denti. Trita, & unta có aceto fpegne le uitiligini bianche. Le frondi.Sc le radici peftc,riioluono le durezze,& Iefcrofole. llfuc co,che fi fpreme dalle radici,diffidato nell’orecchic, u’ ammazza detro i uermi.il capparo,che nafee nella Mar marica Libia,è grandeméte uctofo:& quello che nafte in Puglia,fa uomitare quello,che fi porta dal Mar rodo & di Libia,c acutifsimo.-la onde ulcera la bocca,& rode le gengiue per fino atrofia. 11 perche li danna nell’ufo dei cibi. S o n o i Capparinotifiimcpiantein Italia, crfìmil^ente C a p p a ti,& notijjimifono i[noi frutti : li quali ujiamo ne i cibi [erbati nella loro hitt. falamuoia, ma molto piu dilicati fonoferbati nell’acetofòrtifii» mo, comefinito benfare alcuni in T ofeana. Por tanfi gli eccelle ti a Vinegia dAleffandria,come dica Plinio aU 'vm . cap. del xix.libro,che ipiulodatifon quelli diCaria, cr di Phrigia. Portanfene affai di Puglia,ma nonfono cofì aggradeuoli algu« fio,ne cofì belli all'occhio,comefonogli Aleffandrini. nefanno però uomitare a i tipi noftripornefcriue Oiofcorideife già non haueffero cotal uirtu mangiandoli cofì uerdi,aitanti chefifalino. Nafeono i Cappari abondantemente ancbpra a R orna per le ruine defuoi antichi,cr fuperbi edifcij,cr mafime attorno al tempio della Pace,etparimente nella città noflra di Siena,i quali nonfono men buoni de Puglie/ì. Theophraftoferine al v.cap. del v i . libro,che non nafeono i cappari m luoghi coltiuati. Al che ripugna il foni* Cappari co; nire,chefenefainpiufoog}iiaitempino{iri,erchcfcncfdceuaaltcmpodiPlinio.ilqualc alluogo predettogli ™qcì* icnum* i.-fegnò afeminare, cofì dicendo. Seminandoli i cappari bifogna metterli in luogo [ecco in una dia, che fìa ben caua ta,cr circondata difòfii per ogni intorno, cr che le ripefieno ben per tutto cerchiate difafti •' altrimenti fi frargono,& [ì dilatanoper tutti i campi circonuicini,cr fanno diuentare la terra flerile. Piorifcono lafiate, cr Hanno 40 uerdifino aU’occafo delle Vcrgilie. Godonfl de i luoghi trenofì, a i quali fono familiarifimi . Nella corteccia Cappari delie radici de Capparffecondo che al v i i . delle[acuità de[empiici commemorò Galeno ) fi veggono tre manifè> ferirti da GaL He qualità,ciò èamara piu apparente dcUaltre,lafeconda acuta,cr acerba la terzd. Il perche c mamfiHo, che uifì ritrouino diuerfe qualità contrarie : imperoche èper l’amaritudine,afterjìua, aperitiua, eTincifua : per l'acuità, calefattiua,incijìud,cr digcHiua : cr per tacerbità,contrattiua, induratiua,cr coHrettiua. E t imperòfe medica• mento alcuno puogiouare alle durezze della milza, quefio è il piu ualente cofi applicato difuori compofto con al* tri idonei medicamenti,come prefo per bocca tanto cotto nell’aceto, onero negozimele, quanto tolto[ecco in poU uere,mefchiato coni medefimi già detti liquori, percioche effendoapertamente mar.iffio, che purga egli igrofii, Cr uifcofì humori tolto in quefìo modo, cr quelli nonfedamente per orina; maper il corpo : conduce anchor jfeffo ifanguinolenti. dal chefono fiate curate le durezze della milza,fimilmente le fciatiche. Prouoca dopo quejio la fa corteccia della radice de i Cappari i mejlrui : cr maHicata tira laflemma dalla tefla, cr conferifcea i rotti, cr a gli ¡pafimati. Sana applicata a modo di empia/bro, le ulcere maligne : percioche le[acuità fuefono di mondificare » Cr nonpoco di diffeccare. Gioita per lepredettefue qualità a i dolori de i denti 0 cotta nell'aceto, onero nel nino ( Cr parimente maHicata. E cofa chiara per le precedenti ragioni, che ellafìa ilicifina, aflerfìua, digeftiua, cr co n tuttiua : cr però incorporata con aceto leua uia le uitiligini ,fana le fcrofòle, cr l’altre durezze >quando però s accompagna con altri conueneuohmedicamenti. Corrifpondepropotttonalmente il flutto dei Cappari in ogni fuafacoltà alla feorza delle radici, come che in ognifua operationcfi ritroui egli piu debile. Il che internate fi* utilmente a iflufìi, cr allefiondi. Onde mi ricordo hauere alle uolte rifolto con lefiondi alcune durezzefilmili al• iefcrofole . ma bifogna mescolarle con cofe, che poffano ribattere la uehementia delle fòrze loro. Etperònonc marauiglia, che con l'amaritudine, che poffeggono, pofiano ammazzare i vermini dclTorecchie. Oltre a ciò è ♦ 0 dafapere, chei Cappari,che nafeono nellecalìdifiime regioni, come fono quelli di Arabia , fono molto piu *euti de i nofiri. cr però hanno maggior[acuità di[caldure. Et alfecondo delle[acuità degli alimenti diceua pur ‘gli : Nafeono i Cappari copiofamente in Cipro, cr fon compofli difottilifune parti : cr imperò mangiati ne ì cibi F 1 mttrifeon»


340

Nomi.

Difcoriì del Matthioli

nutnfcono poco,comefanno tutte l’altre cofefonili. I frutti de i capparifono neramente piu in ufo come medicina che come cibo. Vortanfi et noi conditi nel file : imperocheferbxndoji cofi foli fi putrefanno. E adunque cola chia­ ra,che i uerdi,auanti che fifalino, fono piu nutritiui : imperoche perdono per il ftleajjai del nutrimento ¡oro, onde fe nonfi gli caua ilfale,non nutrirono : mxfoluono il corpo. Lauati,w tenuti in mollo, fino che lafcino ognif p 0, re difiale,effondo di pochifiimo nutrimentofifan “io a i corpi cibo, cT medicina : pcrciochc perfar tornare l'appetì to perduto,cr per radere, er cacciar fuori laflemma, che s'attacca allo ftomaco ,fono molto conuencttoli, &■ cofi per aprire le oppilationi del fégato,er della milza • ma debbonfifempre mangiare auanti a tutti gli altri cibile con* ci a modo d’infialata con olio,cr con aceto,onero con aceto melato . Mangiano alcuni igemini de cappari, come quelli del terebinto : e r ferbanli mentre che fon tierdi,o nellafalamuoiafatta d'aceto,o nellaceto puro. chu, mano il Capparo i Greci, K a r-ro fif : i Latini, Capparis : gli Arabi, Lappar, er Kappar: i Tcdcfcbi, KapprcnigU Io Spagnuoli, Alliaparras : i Prancefi, Capprcz • L E P I D I O DI D I O S C O R Ì D E .

L E P . DI

P A O L O ,

ET DI P L I n.

D el Lepidio C h i a m a n o alcuni il Lepidio,gingidio.è herbetta uolgarmente nota . ferbafi con latte nell» falamuoia. Lcfrondi fono acute,& ulceratine, il perche applicate infieme con radice d’enola per un quarto d’hora,è rimedio prefentanco allefciatiche.Gioua fimilmente nel medefimo modo a c o l o r o > che patifeono nella milza:cura la fcabbia. Stimafi, che tenendoli appiccata al collo la liia radice,leui uia il dolore dei denti.

Lipidio, & fui e fumín.

r I S •j N D ° difopriidlafitK del primo libro al capitolo deWlbtrìde Rato detto qualmente flenoil Lepidio,

er l Iberide una cofit mcdeflnut,nonaccade qui replicarne l’hifioria : pcrciochc quiuifipuo ciafcunofodisfare. AU

Lepidio di da qucjto è ueramente differente il Lepidio,che commemora Plinio aU'v 1 1 1 .cap.del x 1 x .libro : imperoche dice Plinio. eglt effer pianta alta ungombito, con fiondi di lauro, er non di nafturtio. I cui lineamenti ( come dicemmo di fio*

praal capitolo dell Iberide) dimoflrano che'l Lepidio di Pliniofila una medefima cofa con quellafecondaffetie d'I* bende,cheferme Paolo nel t u .libro al cap.LX x v n .per la cura dellefciatiche,produrre lefi'ondi di lauro. Li quale ueramente ( come dicemmo nel luogo già detto) non è altro,che quella herba fatta hoggi uolgarc in Italia, Errore del chiamata da alcuni per f acutifimo fuofapore Piperitis. Oltre a quefio non mi poffofe nongrandemente maraui R u e l l i o , del gliare, eoe s kabbiano creduto il KuctHo,Hermolao, er il Manardo,che’l Lepidiojìa quella uolgarc,ey nota pian« Manardo, & d'HcrmoIao. ta a tutta Italia,che uolgarmente fi chiama Raphano.perciochc per produrre etla grandifime f rondi, maggiori ai ¿0 quelle de! uerbafco, cr poco minori di quelle dctl’enola, nonfi può in modo alcuno raffembrare il Raphano al Lcpi* diodi Diofcoride, ii qualeferine effer ptcciolahcrbctta ; nc manco a quello, chefcriue Plinio, deferiuendo tg/id

fui


Nel fecondo lib.diDiolcoride. r a n v n c o l o

p r

i m

o

3 41

filo alto ungombito,&con fiondidi lauro.fegiu coRoroJnio mini de nojhi tempi dotti/?imi, non intendefièro perii lor ra* phano, il lepidio di Plinio. Chiamano i Greci il Lepidio ,A« j^om[ •rii'uii : i Latini,Lepidium: gli Arabi, Seitaragi, Haitfab, A» fcciturugi,cr Sitharegi : i Tedefchi, Gauchbluom, eT Vuilder krefz: li Fruncefi, Pafieraige,v Hj/itortfuuuage.

.

Del Ranuncolo, oucro Batrachio. Cap. CLXVI. L

e

s p e t i e

del R a n u n c o lo fon piu: co m e che

h a b b i a n o t u t t e u n a m e d e t i m a u i r t ù , a c u t a c i ò è ,& italo r o f a m e t e u l c e r a t i u a .H a q u e llo d ella p r im a f p e tie le f i ó di di c o r i a n d r o , m a p e r o p iu la rg h e ,b ia n c h ic c io ,& g r a f f e . p r o d u c e il f i o r g i a l l o , & q u a l c h e u o l t a

p o r p o r e o : il

f i l i l o f o n i l e , a l t o u n g o m b i t o : p r o d u c e la r a d i c e b i a n ­ ca, p ic c io !a ,& a m a ra , c o n m o lte r a d ic e n e c a p illa ri, m a c o n p i u f o n i l i r a d i c i p e r i n t o r n o , c o m e l ’e l l e b o r o . n a f e e in l u o g h i h u m i d i , & a p p r d f o all a c q u e . Q u e l l o d e lla f e ­ c o n d a f p e t i e è p i u l a n u g i n o f o , h a il l u d o p i u l u n g o , & l e f r o n d i p iu in tag liare , n afee a b o n d a n te m e n te in S a rd ig n a ,a c u tif s im o al g u i ì o ,d o u c lo c h ia m a n o a p io falu ati c o . Il t e r z o è p i c c i o I i n o ,d i i p i a c e u o ! c o d o r e , & p r o d u a c e i l f i o r g i a l l o . 11 q u a r t o c l i m i l e a q u e l l o , m a t a il f i o r b i a n c o fien ile al l a t t e . L e ( r o n d i , t f i o r i , & i f ilili d i t u t t i q u e lli,q u a n d o fo n u e rd i,& te n e ri u lc e r a n o , & b ru fc ia n o c o n d o l o r e . & i m p e r ò i m p i a i l r a t i f a n n o c a d e r e l'u n g h i c c o r r o t t e , g u a r i r o n o la r o g n a , f p e n g o n o l e m a r g i ­ n i , c a u a n o l e f o r m i c h e c h e fi r a i f e m b r a n o a i t h i m i , &

fa n a n o l a p e l a g i o n c . L a d e c o t t i o n l o r o a p p l i c a t a t e p i d a ,

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R A N V N C O L O

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342

DiicorfidelMatthioli

r a n v n c o l o q v a r to

.

RANVNCOLO

c^VlNTO,

1» gioua alle bugance.La radice fecca, & trita meiTa nel mio fa ilarnutare: & tenuta trai denti ne leuail dolore, magli fa rompere. Rammenta , & fua eflàm.

Apio rifo j o uera di Sardi

gm.

Errore di alcuni. Ranunculo fcritto da Ga ieno.

Nona»

C h i a m a s i ( quantunque male ) il Ranuncolo,onero Batrachio feritone qui da Diofcoride, quajì per tutta Italia, come ben dicemmo di[opra al capitolo del Coronopo,Pie (¡ormilo,onero Pie di gallo. E herba uera• mente nota a ciafcimo,cr ritrouanfene in Italia piuffetic. Et quantunque Diofcoride nonfcriucfft dipiuchedi quattro- io nondimeno poffo affermare bauerne ueiuto er la quinta,zr la fella frctic.Tra le quali ue né una(quantunquefe la taccia Diofcoride ) nonpunto difimile da quella prima,che produce la radice (ìmtle a unagroffa cafia* gna,bianca,cr ulceratiua : la quale hoffeffo ufata io il ucrno perfar uefcicare, quando non hopotuto hauer ¡'ber* 4® . 1/ che ho parimente uedutofare ad altri. Oltre a ciò quello,che nafee in Sardigna, piu lanuginofo ,o(co* me dice Plinio-) piu cespugliofoyacutifimo algufo,non per altro chiamauano alcuni Apiumrifts ,je non perche fermano alcuni, chefe ne muoiono ridendo,come per allegrezza,coloro,che lo mangiano. Ma in uero( per quan* to tome ne credala cofa fla altrimenti. Imperocheferine Paufania, che mangiandofi quefla herbafa ritirare i ner• m, di modo chefa slungare la bocca, diforte che nel morire par propriamente, che ridano coloro, chefe lo man­ giano . onde diceua Salutilo : Nafee in Sardigna una certa herba, la qualefi chiama Sardonia, limile all’apio fai* natica: la quale ammazzagli huomini,talmenteloroflorce la bocca,or le parti circotianti,che pare ueraméte, che ridano nel morire. Il che difje(tmilmentc Diofcoride nelfeflo libro fcriuendo de ueleni, oue particolarmente tratta degli accidenti, chefa Vherba Sardonia, quando ellaf i mangia. Mauolendojifapcrc in quanto errorefle* no coloro,che tengono il Ranuncolo perii Pie cornino, onero Pie di cornacchia, leggafi il commento nojlro fot* 5® to diJopra al capitolo del Coronopo, cr ritrouaraffene quiui quantofa il bifogno. Scriffe del Ranuncolo Gale* no nel v i .libro dcUefacuità defemplici, con quejìe parole. Il Ranuncolo ¿di quattroforti. Matuttefono nelle facilita loro acute,di modoche ulcerano la carne con dolore. Per quefla adunque ragione, ufandofl con diferetio* ne, guarijcono la rogna,er lafcabbia : ftirpano le unghieguatie,Iettano ifegni delle cicatrici, er cauano uia i por* ri pendenti chiamati acrochordoni, er le fòrmiche. Gionano fimilmente alia pelagione Mfciandouifi fopra poco tempo : imperoche lafciandouifl fopra troppo, nonfolamentefcorticano la pelle, ma abbruciando la carne ui ge­ nerano l efeara. Tutte quefle cofefanno ifufli,& lefòglie, quando simpiafìrano uerdi. La radice feccafaflarnutare, comefanno l altre cofe,che diffeccano ualorofamente. Gioua anchora a i dolori de i denti,di modo che li rom* pe per effer ualorofamente diffeccatiua. Et per dirlo in una uoltafola, fono tanto la radice, quanto tutta l’herba, eccefinamente calide,crpecche. chiamano i Greci il Ranuncolo, Bar/’**/«' ; j Latini, Ranunculus : i Tede* 60 fchi, Hanen fuofz : ti Spagnoli, Hierua belida : iTranccfì,Bacini. DeH'Anemonc«


Nel fecondo lib.di Dioicoride. Dell’Anemone.

Cap.

34^

C L X V11.

L’ anf.mone è di due fpetie, l’uno delle quali nafce in luoghi faluatichi, l’altro in luoghi coltiuati. 11 quale è di «arie fpetie : imperoche l’uno produce il fior rollo : l’altro bianco, come il latte, o» neramente porporeo. Le frondi di quelli fon limili al coriandro,ma intagliate piu minutamente oue »inchinano ¿ terra. I furti fono lanuginofi, & fottili : fopra cui fono i fiori limilià quelli del papauero , in mezo à i quali fono le torte ncre.ouer cerulee. Hanno la radi ce grande, come una oliua.ò po co maggiore,cinta come da certi nodi. Il faluatico è in tutte le fue parti maggiore. Ha le frondi piu I» larghe, & piu dure : & il capo piu lungo . Ilfiorc è rodo : Se le radici fon molte,& capillari. Enne di quello, che ha le frondi nere, il quale è maggiormente acuto. Sono amendue acuti : & per quefta cagione il fucco tirato per il nafo purga la torta. La radice mafticata tira la flemma, cotta in uino paiTo,& applicata in forma di linimento,medica le infiammagioni,le debolezze, & le cicatrici de gli occhi,& mondifica 1 ulcere iordide. I furti, & le frondi cotte con ptifana,& mangiate ne cibi, fanno abondareil latte : applicate con lana a i luoghi naturali delle donne,prouocano i mcftrui; impiaftrate guarifco.no la Labbia. Sono alcuni, che ingannandoli, fi penfano^hel’argemone fi chiami eupatorio.perche per la fimilitudioc del colore,che hanno amendue quefti ne fiori, non fanno fepararc l’argemone, & quella ipetie di papaucro, la qual chiamano rheda(del quale diremo nelle fpetie de papa ueri)dal faluatico anemone. Ma i fiori dell’argemone,& del papauero chiamato rheda, hanno il colo »0 re men tim o, & amendue fiorirono piu tardi. Oltre à ciò l’argcmone ha il fucco giallo, molto al gu fto acuto ; & il papauero detto rheda, quantunque l’habbia anchor egli acuto ; l’ha nondimeno bian­ co,come latte. Appreflo l’argemone,& il rheda hanno le tefte limili ài papauero faluaticotma nell’ane mone èpiugroiìo nella cima, Si nel rheda piu lottile. L’anemone per lo contrario non fafuccoalcuoo,nc ha il uafetcofimile a quel del papaucro, maha una certa cima fimilc allo fparago .Nafcono quelli per il piu ne i campi. ANEMONE.

VN’ ALTRO ANEMONE.

4*

10

o n manca turmente e h credi, che Ipapauero f a t i c o feruta da T)iofcoride,cr TAnemone fieno un* mcclr/imj : c fc pure non una cofa medeflma, almeno piante duna medefima ¡fede. U che non mi pare, chefla oo «'rameute [intento di Diofconde, imperochefe haueffe egli intefo,che i'Anemone, cr il papauero faluatico fufi ' J 0Stf ' Pmte d’«'Mmedefimafrette,non haurebbe diuifo egli lefiate dallef i etie : ne per due diuerfl capitoli coti M dall altro lontani l'kaurcbbc eglifcritlo : ne comefi uede nella fine del capitolo, haurebbe differentiato l'Ane»

N

mone

A n p m o fir


?44 , Diicorfi del Matchioli mote del papauero filuatico ; dicendo, che l’Anemone nonfarge nel romperlo liquore alcuno,'comefa Hpapane­ ro, chegitici fuor il ¡atteso? chc’l capitello ,che hai’Anemone in mezo alfiore, non\ft raffembra punto aquel del pjpaucro, ma alla cima d'unofiar ago. Quantunque ¡I Brafauola uogha,cbc ¡’Anemone di Diofcoride Ju quel Errore del papauero fahidtico, che produc e ifiori piu rojù, non s’accorgendo,ebemompcndofì quejlogocciolanofubito i Jt/0¡ Brafauolafufii di latte,. Et che piu oltrefa quefio la radice lunga,e? nontonda à modo i'ohua, crii fuo capitello, cene tutti gli\altri papaneri.cr non puntofimi li alle cime degli fiaragi. Il Fuchfio nelfuofiicciolo \herbario compì* Errore del lato dopo al maggiore, dipinge per l’Anemone porporeo, quella pianta, che molti chiamano p h s a t i i . l a , Fuchfio. molto ueramente diuerfa dall’Anemone,per nonfi gli raffembra P u lfjtilla , & P V L S A T I L E A . Tua hi lt oru. re ella in parte alcuna.lmperoche qtiefta nafee neU'ufcir di ter con )rondi del tutto hirjute, minutamente intagliate, cr cefi % ualorofamente acute,che non altrimenti uefcicano lapelle, che fi facciano quelle dellafiammola ,crdel ranúnculo. -Ilfiore,il quale tienforma difieüa, efee da terra la primauera aitanti alle fi-ondi,tutto per intorno parimente hirfuto, di colore difeurifi fima porpora : nel cui ombiiicofono alcunifiorettigiallifìmili à quell:, chemfcono nelle rojc : in mezo à i quali fi uede unpie ciolfiocchetto,come di porporeafcta.Sotto alfiore intorno al fuño èfimilmente unfiocco¡come di bigia,cr fottilifiima piu* ••fi ma. Refia dopo al disfiorire nellafommita del fuño unfiocco tondo, cr canuto di fottiUfiimi capelli, della greffezza d’una lo ~“ 'i" noce. Produce.la radice per il piu lunga due palmi, sfiffa per lungo, quafì del tuttofimilc nellafirma, cr nel fapore aquel la della carlina. Qucfia laudano alcuni marauigliofamente con tra la peñe , e r . contrai ueleni mortiferi. Il uero Anemone adunque d'ametidue le fa tic ho piu uolte ueduto io nella Italie Anania dellagiuridittione diTrento, del tuttofimilc allInflo* ria di Diofcoride : come è ucramente quello,che ha nelfuo ame nifiimogiardino A i . Maphco de i Maphei in Vinegia. Il Mei lio afferma,che nafee l’Anemone in Francia copiofamentc, C Errore del che egli è quella pianta, che chiamano gli Herbarij H erba uen fi Ruellio . ti.Il che non corrifponde à quello, che ritrouo io da Simon Gc nouefc.il quale efaeffamente dice, che i’tìerba uniti maggiore eia uetriuola,ouer parietaria,et la minore la cofolida minore. An em o ne Scriffe dell' Anemone Galeno al vi.delle faculta defempii* feri eco ]¿ i G ì ci,cofì dicendo.Hanno tutte lefatie dell’Anemonefaculta di leno. cauare,di tirare, cr di aprire le bocche delle uene. E t però ti* ral afta radice mafticata ualorofamente laflemma dalla tefia Cr parimentefa ilfucco, quandofi tira fu per il nafo. A[fot* figlia quefio le cicatrici de gli occhi. Oltre à ciò gli Anemoni purgano l’ulcerefordide ,crla fcabbia. Prouocatio applicati i mcftrut,cr il latte anchora. Chiamano i Greci l’Anemone, A’vtfavn: i Latini, Anemone : gli Arabi fi N om i. Uchaikalnahamcn, Sakaik anheamen.

Dell’Argemone. L ’a

rce

Mo n e

Cap.

CLXVIII.

è d e l t u t t o l i m i l e a l p a p a u e r o f a l u a t i c o . H a l e f i o n d i i n t a g l i a t e , c o m e l’a n e m o n e :

i l f i o r e r o l l o : & l a i e l l a n e l l a p a r t e p i u a l t a d e l g a m b o . p i u l u n g a d i q u e l l a d e l p a p a u e r o , c h e fi ch ia­ m a r h e d a . S i p i u l a r g a n e l l a c i m a . F a l a r a d i c e r i t o n d a , & il f u c c o d i c o l o r e d i z a f f a r a n o , & a c u t o ; . L e * u a i fio c c h i,& l e n u u o l e t t e d e g l i o c c h i . L e f io n d i im p ia ft ra te m it i g a n o r in f ia m m a g io n i.

Argemone, g l fua edàm,

Capitolo adultcrino in Diofcoride.

i*s

, »,. -A

Errqr de noJlri uecchi. Argemone fcritta da Ga leno.

R i t R o v a n s r alcuni tefii di Diofcoride, che hanno dellArgemone due diuerfi capitoli : cr alcuni altri, fi chefole hanno il qui difopra approuato da noi.Imperoche neramente crediamofcome è anchora opinione di molti dotti j che uifia il fecondofiato aggiunto,cr per non ritrouarfi egli in alcuni Diofcoridi, cr per non hauernefatto Galeno, ne Paolo ne uolumi loro alcuna mentione. La onde acciochefia fodisfacto i ciafcuno, hauendo iofmtm* prato quel capitolofuor del tefio lo rimetto qui, cofi efancndolo. L ’altra Argemone è difi-ondifilmile al papa* nero faluatico. Ha uirt'u, trita cr impiatiritafrefcaji fanare i tagli,cr di mitigare f infiammagioni degli occhi. Beuefi utilmente alla difenteria con acqua, confolida le ferite, cr è utile allinfiammagioni. Gioua iwpiaftrata aUo fafimo : cr beefi per rimedio prefentaneo con nino dimorfi de uelenofì animali. Plinio alivi n . cap. delxxv. libro, dice ejfcrne di trefa tie , cr che quella piufi commenda, la cui radice ha odore d’incenfo. Nafee l’A rgnno* ne in Tofcana alla campagna per tutto , cr fimilmente nella ualle Anania, con tutte quelle ifieffe note, chegli affi gna Diofcoride. Et però non ¿fiata poca l’ignoranza de imedici, cr degli fietiali paffuti, Thauerfempre ufi* ¿0 toper l’Argemone l’ Eupatorio, il quale chiamano pur anchora Agrimonia. Del che piu a lungo ( conced nécce? h Iddio ) diremo qui difiotto nel quarto libro il fuo capitolo proprio. Scriffe breuifiimamehte Galeno icK Air* 'm -m gemonc


Nel fecondo lib.di Diofcoride.

j

canone alfolio deUefacilità de i (empiici,non dicendone altro, fe non che l’Argentone è ifterfiua, er digeftiua. Chiamano i Greci iArgetnone,tcpytfanti Latini,Argentone.

Dell’Anagallide.'

Cap.

Nomi.

CLXIX.

L a a n a g a l i d e è di due fpetie,ma differenti però folamente nel fiore, imperoche la feminail produce celefte:& il mafehio, roflo. Sono amendue picciole piante,che giacciono per terra. Le fiondi loro fon picciole,&alquanto ritonde, di figura limile all’helfine, & procedono da un gambo quadrangolare. Il feme è ritondo. Hanno amendue uirtù di mitigare.-fpengono le infiammagioni, io cauanoibronconi,&lefpinefuorde membri,& fermano l’ulcere che mangiano. Il fucco lorogargarizato purga la terta dalla flemma:& tirato fu per la narice della parte contraria, lena il dolore de dcii.Mefio ne gli otchi có mele Attico,ne leua uia i fiocchi,& gioua alle debolezze della uifia. Beuu xocon uino,giouacontraal morfo delle uipere,& contrai i difetti del fegato,& delle reni. Dicono alcuni,che quella.che fa il fiore celefte, ritorna dentro ilbudello,cheefciedalfedcre:& che l’altra im piaftrata lo fa uenir fuori.

A N A G A L L I D E MASCHIO.

A N A G A L L I D E FEMINA.

L a n a g a l l i d e tantomafehio,quantofimina,la quale communemente fichiama Morfus gallina, è no* Anagallide , tifata àciafcuno quantunque di gran lunga s'ingannino coloro, che(Ipenfano,che FAnagallidefìa quella, che & Tua eilim. jo chiamiamo noi in Tofana Centone, er in Lombardia Canarina, che produce ilfior bianco . imperoche la uera A* nagailide produce il fiore ó cclcftino, ò roffo '-g? ilfuSto quadrangolare, er noti ritondo, comefa il Centone. Scriffc dell'Anagallide al v i .delle(acuità defemplici Galeno, cofl dicendo . Vuna er l’altra Anagallide, ciò è Anagallide fcricta da Ga tantoquella, chefa il fior celeftino, quanto quella, che lofa roffo, ¿molto afterfìtta ; er oltre à ciò poffede alquan leno. to'di calore,er di uirtù attrattiua,di modo che può tirare afe le cofe, cheftficcano, er rimangono nelle membra di tutto il corpo. E t per la medeftma ragione purga la tefta il fucco loro tiratofu per il nafo. Infomma le Allagai lidi hanno uirtù di difjcccarcfenza mordacità alcuna : er però confondano leferite fi-efihe, & giouano alleputrì de. quello tutto dell’Anagallide diffe Galeno. Ma hauendomi il Morfusgallina, coft chiamato dagli (pedali,ri M o r i i* diab» dotto bora à memoria il m o r s v s diaboli, & fapend'io di douerfodìsftre àmolti dcfcriucndoncVhiftoriay er li. le facultà, dico però, che il Morfus diaboli è unapianta,che nafte iti luoghi inculti, nelle ftlue, er tra gli (pitti , 60 confiondi appreffo a terrafilmili à quelle di quefia piantagine, chefi chiamaLanciuola: mafonolifcie, cr polite contitifilo neruetto per mezo. Quelle poi, che nafeono all'intorno de ifu(li,i quali crefcono alti duegomititif i nopiu Strette, er piu breuì, er alquanto intagliate. Produce ifiori la Statefimili à quelli della Scabioft. Fa mol te radici,


Difcorfi del Mattinoli te radici, che di colore quafi tendono al nero, tutte corrofe et puntute : onde trafje ella il nome di Morfus diaboli. Ptrcj0. che alcunificiocchi de noflri antecefforifcrifjiro, che hauédo il Dianolo inuidia grande delle uirtù di qutfitaherba,tta manzi do, er rodendo lefue radici. Sana, fecondo chefi dice, pefta cofi cruda,cr applicata informa d'impiaftro i carboni et kan thraci, onero beuendofl il nino della fua decottione. il qUiie tegono alcuni perficuro rimedio da pteferuarfi nella peftiiiza crperli dolori della madrice. Al gitilo é ella molto amara:®però fi puòfieramente affermare,che fila nelle qualitàfue cali te da,etfeccd.\l perchefi dà la radice trita in pokere per amnt.tz Zar e i ucrmini, c7 impiaftrafifu le percoffe per rifokere i li, uidi.er il [angueftrauenato. Chiamano i Greci l'A nagalide, i Latini,AnagaUistli Tedcfchi,Gaudi heyhlispl Mungeteli Lrancefì,MorgeUine,®r Mottron.

O p in io n e

plebei».

Nomi.

Dell’H edera.

Cap. C

ì ’hedhra nell^ftìe fpetie molte differenze, quali fpetie generalifsÌmc per il piu fono folamente ie :;percioche una è biancastra,* la terza chiamano lix . La bianca produce il fior bianco:lanera,laqua '! uulso chiama Dionifia,nero,ò limile al zaffarano: ------------nelix non produce frutto alcuno, maal cune fiottili uitice!le,& le fròdi breui,ango!ofie,& piu acconcie. Sono tutte l’hedere acute, & coftrettiue. nuocono ài nerui. I fiori di tutte alla quantità di qua to fe ne poffia torre con tre dita,bcuuti due uolteil di cóuino, guarirono ladifenteria:& ungonfi tutticó cerotto utihnére in fule cotture del fuoco.Le fròdi te 1« nere,cotte nell’aceto,ouero trite crude con pane, me

HEDERA HELIX.

HE DE R A A R B O R E A .

dicano


Nel fecondo lib.diDiofcoride.

347

,-cat10 ¡a milza. Il Cucco delle frondi,$cde i corimbi mcflb nel nafo con ungüento irinojmele, oucr nitro, gi'oua'à gli aafcichi dolori dfclla tcrta:al chefi/parge in fui capo anchoa, con aceto , & olio ro (a io- Diftillaiì con olio nell’orecchic, che menano , & in quelle, che dogliono.I corimbi della nera beuuti,ouer$mcnte il Cucco delle frondi,Canno il corpo languido, & conturbano la mente : tolti pe­ rò in maggior quantità del bifogno. Dilbllafi nell’orecchia della parte cótraria l’olio rofado, nel qua le in un gulcio di melagrano habbiano bollito cinque acini d’hedera tolti dal corimbo, per il dolóre je denti.Fanno i corimbi impiaftrati i capelli neri. Letrondi di tutte le Ipctie cotte nel uino , medi­ cano à tutte l’ulcerc,quantunque maligne,& alle cotture del fuoco.fpégono cotte nel medefimomo ¿ole macole della faccia . I corimbi triti, & applicati prouocanoi mcflrui & beuuti al pefo d’una ¡o dramma dopo Iepurgationidcmeftrui,fanno diucntarc Iterile. I picciuoli delle frondi infufi nel me ]c,& applicati alla natura delle donne, prouocano i mertrui, & il parto . Il fucco infufo Cma le ulcere putride,& il puzzorc del nafo. La gomma dell hederá unta ammazza i pidocchi,& fa cafcare i peli. Il fucco delle radici bcuuto con aceto gioua al morfo de i phalangi.

,

L’ h e d e r a , di cui fece Diofcoride trefretie generalifiime come dedicargli effer le frette dcÜ’Hcdcra Hederá,& molte,èpianta per tutto nota.Ma chifujfc però defidcrofo di ¡aperné piu frette, non contentandofi di quelle, iti fue fpeùe . cuifcrijfe Plinio abondantemente al x x x i 1 ri .capo del xv 1 .lib.legga nel t u .libro di Tbcophrafto t t lx v iii. capo dcWhijloria delle piante,dotte ne trattò egli molto dijfufamentc, er per ordine -.onero oda qui lefue parole, le le qualifono quefte.L’hedera anchora c di moltefrette : tra le quali ue riè di quella, (he uaferper.doper terra : ey 10 di quella, che s’arrampa in alto. Lefrette di quella, che faglie in alto,fono piu,ma tr e però quelle, chenefon no­ te ; la bianca ciò c, la nera, er quella che chiamano helix. Quelle hanno tutte diuerfe frette : impercche l’unaji chiama bianca per produrre ilfrutto bianco, ey l'altra per batter bianche fiondi. Piu oltre tra queHe,che hanno il frutto bianco, alcuna lofa mafehio,ferrato, v come aggomiccickto infume. la quale chiamano alcuni corimbia, CTgli Atbeniefi achamica : eyalcuna lofa minore, & piufr arfo,come la nera. La nera ha anchora ella lefue dif ferente, manon coft apparenti. Madellahelixfiueggono grandifiime differenze : imperoche è molto differente nellefòglie,cefi per ejfcr minori, come per effer'.angolofe, ey piu accende di fórma ; attenga che ¡’Hederá t'ha piu ritonde, jjr piu fempiici. Sono differenti anchora ncÚa lunghezza degli internoit, er ancho per laflerilìt'a, per (flemme di quelle,che nonfanno frutto alcuno : per non trasfòrmarfi in hederá , come ttogliono alcuni. Mafe ben tutte diuentano hederá, come dicono alcuni altri,quella ueramentefarà differentia ò dell’età, ò della difrofitione, 50 er non del genere, come del pero domefrito alfaluatico. Nondimeno le fue [rondifono molto differenti da quelle deli’hedera. ma ciò rare uolte accade, e r in poche ; ciò è che per uecchiezzafi mutino lefrondi, comefanno nel popolo bianco, er nel ricino. Adunque la helix è anchord ella di piufrette : ma trefono però quelle,che nefono piu elidenti. Vna uerdefintile aü'herba, la quale è copiofifrima 1 l'altra bianca : ey la terza di color uario, la quale chiamano alcuni Thracia. Et tutte quefiefono differenti tra loro tpercioche della uerde ue rudi quella,che ka le frondi piufottili,piu lunghe,ey anchora piu denfe : e r di quella , che non ha cofa alcuna di queflc. Di quella di uà* rio colore ue n'cforte, che produce lefrondi piu larghe : ty forte , che fa minori, er differente neU'habito d'ai* cunemacchie, e r parimentefono differenti nellagrandezza,<y nel colore. La uerde chiamata herbácea agcuoU mente crefce,<yfi diffonde molto. Dicono, che quella, che crefce in hederá, fi conofce nonfríamente alle frondi, le quali ha (Ha maggiori cr piu larghe; maài germini anchoraampCrocho diagli produce diritti, ey non torti, 40 fonili,ey lunghi. Ma la herbáceafa i fuoi piu grofii, ey piu breui. Et l’hedera, come comincia à fare ilfruttofa i fuoigermini alti,ey diritti .Tutte l'hedere hanno infinite radici,denfe,torte,er legnofe, non troppo profónde, ey fretialmente la nera : e r tra le bianche,quella che è afrriffima,ey faluaticbifiima.il percheguaflagli alberi, auin* cbiandofegli adoffo,ey ammazzali tutti alfine,y falli feccare,togliendo loro il nutrimento. Quefia s'ingroffa mol to.ey di talfort e che diuenta perfe fleffit albero. nondimeno per la piu partefuole ellafempre attaccarfi àgli altri alberi, ey uiuerfenefopra quelli,à ciò deflinata di fua propria natura. E t perògenera continuamente radicene da ì fuoigermini tra lefrondi,con le quali faglie ne gli alberi,ey nelle mura,ey attaccafeli addoffo: onde pare,che indù flreuolmentcglifieno quelle radicene siate date dalla natura. Et cofi tirando con quelle l'bumore, ey fuccbiandofc lofa feccaregli alberi-.di modo che [e benfi taglia dal piede, può nondimeno muere anchora, er durare affai. Hi unaaltra non mediocre differenza anchora nelfruttonmperoche l'uno è dolce, ey l'altro molto amaro, tanto nella jo bianca,quanto nella nera. Del che danno manifcflo indinogli augelli tpercioche uno ne mangiano, ey l’altro la* [ciano. Quefìo tutto diffe dell’Hederá Theophrafto. L'Hedera(diceua Galeno al v 1 1 .dellefacultà de[empiici) j j cder*/cric è compofra difaculta contrarie-: imperoche ella ha un certo che difuftanza coflrettiua, la quale è neramente ter- u Gaj tea, cr frìgida. Ha anchora alquantoal gufio dettacuto : il che arguifee, eh'(Hafia calida. Etoltrcàcio fi co* nofee, er muffirne nella uerde ,una certafuftanza acquea, ey tepida : la quale nel fcccarfifuanifee, ey folo gli re fta la qualità terreflre, frigida, ey coftrettiua, ey quitta che è calida, e r acuta. Chiamano i Greci l’Hcdcra, Nomi. K'wff ; i Latini, Hederá : gli Arabi, Cuffustli Tedefchi,Mauer,Epheuu baum,Epheuir.li Spagnoli,Edera, Era : i fraticcfijLicrre.

,

00

Della Chelidonia, ouero Hirondinariamaggiore.

Cap. C L X X I .

I-A c h e l id o n ia maggiore produce il furto, Cottile > alto un gombito , & qualche uolta mag­ giore, con frondofi ramufcelli. Le frondi fa ella limili al ranuncolo, ma piu tenere, di colore, che tende


34-8

Diicorfi del Matthioli

CHELIDONIA

M AG.

Chelidonia

maggiore, & fua eiiàm. Vanicà d’ai

Aquilina.

Chelidonia tnagg. fcritu da G aleno.

Nomi.

a q v i l i n a

.

tende al ceruleo. Sono i Tuoi fiori fimili alle uiol ! • che, li quali eicono fecondo l’ordine di ciafeun ' t ? n fue fròdi.Ha il fucco giallo acuto,mordace, a»aret * di graue odore-La radice nella parte di l'opra c iolam°* te una, ina nel baffo fi diuide in capillari,di colore fi* mileal zafferano. Produce lefilique fienili à quelled'i papauero cornuto.fotcili lunghe, di forma piramidalenelle quali è i l feme maggiore di quello del papauero li fucco cotto à fuqco de carboni in un uafo di rame in fìeme con mele,rifchiara la-uifta.Sprcmefi dalle frondi" i da i furti,& dalle radici il fucco nel pricipio della rtatc* ° & feccafi all'ombra,& fanfenc pofeia paftelli. La radice bcuuta con uino bianco,& anefi,conferifceà trabocco di fiele : impiaftrata con uino guarifee l’ulcerelerpjoi. nofe.-maftixata leua il dolore de denti. Credefi, ch’ella fi chiami Chelidonia,perche nafee nel tempo,che ucn* gono à noi le rondini:& feccafi,quando elle fi partono. Difiero alcunché aciecandoli i rondinini nel nido, ù madri gli guarifeono,mettendo loro quella herba infu gli occhi. 19

L a c h e l i d o n i a chiamata da Cìofcoride maggio, re ,fi chiamauolgarmente Celidonia. Questa da alcuni igno, ranti,zr maxime alchimifii impazziti>nonfapendo bene egli, no, che Chelidonia uuol dir Hirondinaria, è chiamata Doim codi. Nella cuifentenza confidendofiffiefjb predicano cauar/l da quellapianta una certa lor quinta ejfcnza, nofolo utile àco durre le lorofallaci opinioni à perfèttione-, ma anebora mirata mente gioucitole per la uita de gli huomini in diuerfl morbi peri colofi. Nafee la Chelidonia in Italia per tutto, er mafiimc<tp, ¡a prejjo aUefìepi lungo le uie,cr infu le muraglie uecchie. Aio* frano alcuni hcrbolattì per la Chelidonia maggiore unacerti pianta, la quale chiamano alcuni a q v i l i n a , altri Aquila già, che nafee nei monti, con fiondi quafi tonde, di colore bianchiccio : la qual produce tre, ouer quattrofujli :f opra ì i quali è il fiore pauonazzofeuro, con quattro cornetti di den* tro concaui: e r il feme nero, ferrato in alcuni capi fimili al me lanthio. Ma qualifi fieno le uirtìifue, non lo ritrouo però da alcuno. Fece della Chelidonia memoria Galeno aU’v i 1 1 .del lefacuità defemplici,cofi dicendo. L<< Chelidonia è fòrtemen 40 te calida,cr ajlerfìua. Il fuo fucco per acuìre la uifta è molto commodo, er mafiime in quegli occhi,nella cui pupilla fi gene ragroffezza d’humori, i quali richieggono medicamenti dige* ftiu i , er rifolutiui. Alcuni hanno tifato la radice al trabocco difiele,che proceda da oppilatione difègato,dandola à bere nel uino bianco infìeme con anefì. Confèrifce manicata parimente al dolore de i denti. Chiamano i Greci la chelidonia maggio re,YLiKiS'óvtov(¿(ya, : i Latini,Chclidonium maius :gli Arabi, Kauroch,Chalidunium, Chilodomonthoma, er Memiram : li Tedefchi,Schelunrtz,cr Schelkraut:li Spagnoli Celiduenha.ct yerua de lasgolundrinhasn Francefì,Chelidonie, er Efcicrc.

^

Della Chelidonia minore. Cap. C L X X I I .

L a c h e l i d o n i a minore, la quale alcuni han­ no chiamata grano faluatico,c picchila herbetta. Le cui fròdi efeono co’l picciuolo di fatto dalla radice, limile à quelle dell’hedera, quantunque piu ritonde, piu picciole,piu tenere,& alquanto graffette. Ha molte,& pie Co ciole radici procederi da una medefima bafe,aggomicciolate» fimili al grano .'delle quali fidamente tre, ouer quattro


Nel fecondohb. di Dioícoride. 545) C H E L I D O N I A

M I N .

quattro s’allungano. Nafee appreiTo all’acquc,& à i la* ghi.E acuta,& ulcera le parti iuperficiali,comc l’anemo neffa cadere l’uoghie corotte,& guarifee la rogna.Tirafi il fucco,che fi fpreme dalle radici, fu per il nafo p pur­ gare la tella.Lafuadccottionegargarizaca conmelefa molto bene gli effetti medefimi, & purga i uitij del pet­ to, & della ceiba.

Qv e LL a , che ci fi dimoflra hoggi^per la Chelidoniamino re,tafee abondantifiima in ogni parte etItaliafu per le ritte de i fòfii,CT in altri luoghi acquafirint : coti fiondi hederacee, ma piupicciolejzrpiu ritonde , c r alquantograffette. Nonprodu ce alcun fuño, <y fa il fior giallo ( quantunquefe lo tacefje Diofeoride) nel principio della primaucra, attaccato confottìi picciuolo. Hj affai radici fìntili ueramente à granella di fórmen to, benché qualche uolta maggióri, bianche,& pendenti, tra le qualifempr e nefono alcune di lunghe capillari. Dura quéfia pianta poco tempo : perciochefempre nafee, erfi perde nella primaucra.Chiamala alcuni per l ajìmiglianza delle radici,Scro pholaria minore. come chefia anchara chi uoglia,che cotal no» meglifia fiato pofìo perfinare ella le fcrophole.Noi in Tofcann la chiamiamo Fauofccüo, per hauerforfè ella le fòglie graffi* te, come lefaue. Neper altrofi tiene,eh'ellafia chiamata Che* lidonia, che per nafeer nel uenire delle rondini, come pariménte lamaggiore. Mafcqucñafia quella, di cui intefero Diofeoride, er Galeno,nonfi puòfe non dubitare : percioche ne nellefrodi, ne nelle radicifuefi ritroua punto di’acutezza, dottendoperò el la effere acutìfiima,er mordaeifiima algufto affai piu della mag giorc, effendo calida ( comeferine Galeno ) nel quarto ordine. Il che dimoflra, che nonfia queña la nera. ’Benché ageuolmen* te dirfi potrebbe, che come dice Galeno a l n . delle.faculta de alimenti, che TAro nafee in Cirene fenza acutezza e r acrimonia alcuna, & che peròfi mangia quitti ne i cibi co mefi mangiano le rape ; e r in Afta, e r in Italia nafee di talforte acuto, che non flift per altro, cheper le medici* ne,cofi parintentepofeiainteruiene della Chelidonia minore, cioè, che in Italia ella nafeeffe fenza acutezza al* tutta; e r in Grecia dotteforfè la guflò Galeno, acutifiimaiimptroche dall'acutezza in poifi ritrouano nella noñra Italianatutte le altre note, che gli affegna Diofeoride .11 che ne perfuade à credere chefe ben la noñra mancad'a cutczza nonperò ne manchi la Chelidonia minore . quantunque dire nonfi pcffa,che la cofifatta confitifca à quei morbi, à cui la lodarono Diofeoride, er Galeno. lmpcrochc mancando ella delle qualità proprie, che fe gli affé* guano, nonpuò in modo alcuno operare in quei morbi, in cui dicono effer ella ualentìfiima. Onde non pcfio per modoueruno accoñarmi alla opinione del Fuchfio, quantunque fia egli famofo medico-. lmperoche ei tielfuo libro 4o delle compofitioni de i medicamenti ultimamenteflampato, e r da lui aumentato, e r emendato, uuole che la cheli* doniafia unafecondafrette d'hedera tenera, e r molle. Ma non ritrouando io di cotali hedere, hifioria alcuna, fe nonappreffo’l Fuchfio, e r uèdendo che la non èfarmentofa,comefono tutte le altrefrette delThedera, credo che il Fuchfiofi fta qui, come in altri infiniti luoghi ingannato. Scrijfcnc Gaietto all'v r 1 1. dellefaculta defemplici, cofi dicendo. La Chelidonia minore per effer piu acuta della maggiore, ulcera applicata la carne piu ualorofamen tt,Zrfa cadere Í unghiefcabrofe . Ilfuofucco tiratofu per il nafopurga,come cofa acuta,la tcfla. Et peròfi può dire, ch’ellafia diffeccatiua, e r calida nel quarto ordine. Chiamano la Chdidoniai Greci, KtÀtJo mov/mkpoi> i Latini,Chdidoniummunir.gli Arabi, Memiten,cr Chilodomon:liTedefchi,Ftiguuartzen,Flanterkraut,Ffafin hoedlw,z¡r Meienkrautili Spagnoli, ScrofulariamcnorMFrancefi,Cauüons desprejles,cr Efclcrt petite.

JO

Cap.

Dell’Othonna.

GL X X II I.

S o n o alcuni, che dicono, cWÉPthonna è fucco di chelidonia maggiore : altri di glaucio .’ altri fucco di fiori di papauero cornuto. Altri dicono effer l’othonna una miftura fatta di fucco d’anagallide celefte, di hiofeiamo, & di papauero. Sono anchora altri, che fi credono,ch’ellafia il fucco d’u na certa herba Trogloditica,fa qual fi chiama orhonna:& che ella nafea in quella parte d’Arabia uerfo l’Egitto, co"n frondi fimili alla racchetta, fqualide, & poche , ma pertugiate,come un criuello,& co me le fuffero mangiate da bruchi:& che’l fiore fi raffembra à quello del zaffarano, quatunque fia egli io P‘u ,arg ° ‘1* fio n d i. il perche fi penfarono alcuni,ch’ella fuffe una fpetie d’anemone. Cauafi di queftail fucco per le medicine de gli occhi, doue fia bifogno di mondificare : imperoche rode, & leua tutte quelle cofe, che impediscono la chiarezza lo ro . Dicono oltre à quello, che da quella pianta di

_

G

mila

Chelidonia minore, &Tur

dljmin-

Chelidonia minore l’c rittadaG al.

Nomi.


2)0

Difcorfi del Matthioli

ftilla un certo liquore ; del quale ben lauato,& ben netto da falsi, fi formano padelli utili ài predett' difetti. Dicono alcuni,che l’othónna e una pietra,che nafte in Thebaidc d’Egitto,bianca di colore picciola,mordente,& acuta,calida,& coltratimi. Othonna, Sc lua d B in.

Nomi.

V u d r s i manififtamentc, che le molte opinioni recitate det Diofeoride dell’Othonnadimofirano, chetigli fußr incognita , nonfoggiugnendo egli <ìquelle cofa alcuna delfuo. Et imperò non è marauiglia ,fe anebora à i tempi nojlri è incognita à noi.Quella mettendo qualche uolta Paolo Egineta con lefue medicine, dichiara in aU cimi luoghi tfere fucco di chelidonia maggiorefianiofene ßrf: alle opinioni di coloro,che cofiferrifero,comeriß. nfee Diofeoride. Chiamano i G r eci l’0tì;onna,0%'vvct ; ¿Latini,Othonna.

Dell’Orecchia di topo.

Cap.

CLXXIIII.

L a o r e c c h i a d i topo ha piu fufti tutti proceden da una radice, alquanto roiTetti’, & concaui dal nafci* mento loro. Le frondi fono lunghette, & ftrette con il dolio alto,& elcuato,nereggianti:procedono pcrintcr «alli à due à due,& fono appuntate in cima.Produce dal le concauità de fufti alcuni fonili ramufcclli: ne ¡quali nafeono i Tuoi piccioli fiori celefti, come quelli dell’ana gallidc.La radice è grolla un dito,tutta piena di capelli. ta Sana quella impiaftrata le fiftolelagrimali.Sono alcuni, che chiamano l’alline orecchie di topo. ti

Orecchia di topo , Si Aia edam.

: Orecchia di topo ferie;* da Galeno.

tonyeruadi Eranccfi,Orelge du ratte.

R i t r o v a n s i alcuni uolumi di Diofeoride, che hanno in quefio luogo ilcapitolo deU’Alfine,che feguita nel quartali: bro dopo thelßne,per chiamarfì uiickora ella Orecchia di topo. Dal chefirfe incitati alcuni fcrittori la tolfero dal quarto, ouc era il propriofuo luogo, er la mefero appreßo à quittadl* tra. Ma perche la ifieffafrittura dimottra, ch'ella doueuafegui re dopo att'helfine per rafjembrargliela molto Diofeoride, er di ¡t re, ch’ellafarebbefata una cofa medefìma col’ beffine,fc nonfuf fe Hata cojì picciola, mi pare di douer dirne nelfuo proprio ho go nel quarto libro. Ma parlando pure della prefente, dicoche neramentefi uedefiorita il Maggio ne i pratile i campi, ne gli borii,lungo le uìe,cr in ogni altro luogo. Ma nonfoperò, che labbia ella alcuno uclgar nome in Italia. Scnffc di queftabre ¡temente Galeno all’ \ 1 1 1. dellefacuità de[empiici,cofi dicedo. Diffecca l’Orecchia di topo nelfecondo ordine: ma nonperò pofiede ella alcuna[acuità cdlióa. Chiamano i Greci l’Orec* chia dì topOyMvof Sia. : /Latini, Auricula muris : liTcdefchi, 40 Vualdtmangoltmit blauuenbluor.env.li SpagnoliOreya den*

Nomi.

D ell’Ifatide,ouero Glafto domeftico.

Cap. C L X X V.

I l g l a s t o domeftico, il quale ulano ì tintori per tingerele lane, produce le frondi limili alla piantatine,quantunque piu graffe,& piu nere. II fuo furto auanza l’altezza di due gombiti. Le frodi impiallrate rifoluono tutte le poftcme,làIdano le ferite frefche,riftagnano i flufsi del fangue: guari* feono il fuoco facro,l ulcere che mangiano,le putride>& quelle che uan ferpendo perii corpo. f*

Deirifatide,ouero Glafto iàluatico.

Cap.

C L X X V I.

I l g l a s t o faluatico è limile al domeftico, come che produca egli le frondi alquanto maggio r i, limili a quelle dellalattuca:& i fufti fonili,ramolì,alquanto r.olteggiantt : dalla cui fommità pèn­ dono molti follicoli.che rapprefentano una certa figura di lingua,ne i quali è dentro il feme.produce il fiore rofsigno,& fonile.Vale à tutte quelle cofe : alle quali conferifceil domeftico. Beuuto,& impiaftrato gioua à i difetti della milza.

C

h ia m a si


Nel fecondo Iib.diDiofcoride. glaìto

DOMESTICO.

GLASTO SA LVA TI CO.

Ch i a m a s i il Glafio j ouero Ifattele uotgarmente ìnTofcana Guido ter è adoperato da itintori de i pan ifaty e} Gia­ ni dilana, ouunquefc rie[[crciti l'arte : imperoche quello confcrua uiui tutti i colori, con i quali egli fi conuicnc. Ilo, & fua eiì'a Tuffineincetta nella marca appreffoà Nocerainuna terra piu particolarmente , che neWaltre, chiamata Gualdo » nutucione. nomeneramente datogli dal molto Guado, che uifif emina , ‘cruiflricogl e . Delfaluaticofece memoria Plinio al vu.cap.dcl xx.librotraielattucbefaluaticbe: pcrciocbeaffai feleraffembra. Tafii del Guado l'indico, il quale adoperano i dipintori per li loro celeflrifcuri, er per altri colori : imperoche mefchiatocon orpimento fa folliamo uerdc. di cui piu ampiamente diremo nel v. libro al capitolo proprio dell’Indico. Scriffe del Guado Guado,fcrit4° Galenoal\i.dcUefacultàdcJmplici,crinqueftomododiccndo.Vlfatidedomeflica,laquate'tjfano i tintori, toda Galeno diffecca ualentifiimamcntefenza mordacità : ©“ è infìememente amara>er coftrcttiua .Mala faluatica é manifrjla mente acuta : il chefi conofcc al gufo, er altoperare. Et però è molto più diffeccatiua della domeftica : la onde piu reflue allehumide putredini. Chiamami Greci il Guado domestico, latine Ùfatfat : il faluatico, IWrtt i Latini il domestico, 1fatis fatiua : er il faluatico, Ifatisfyluefiris. gli Arabi chiamano turiti taltro Di'» /i >Dileg, Vcfme, Chate , ebatis, AIchat >A dlen, oucr A dhlen,et N<1: li Tedefchi, Vucidt :li Spagnoli, Pafìcl: li trancefi, Paftel de languedoc. ^

D el Telephio ; 5°

Cap.

C L X X V 11 .

I l t e l e p h i o è fimile alla portulaca,tanto nelle frondi, quanto nel fufto.Ha due concauità In ogni nodo, onde procedono le frondi. Produce dalle radici hor fei,hor fette fufti, pieni di frondi di colore celcftino, grafie, vifeofe, & carnofe. Il fiore è hor giallo, & hor bianco. Nafcc ne i luoghi coltiuati, & mafsime tra le viti la primauera. Le frondi empiaftratc per ifpatio di fei hore fanano le vi uligini : ma bifogna pofeia fargli (opra un linimento di farina d’o rzo. Il che fa anchora vngendofene »nfieme con aceto al S o le, lauando però il luogo , come è fecco il linimento.

C

z

Q

vantvnove


. 5)2

DifcorfidelMatthioli

Tékpfdo » & Qj a v t v n q J ' e fi tenga boggi dalla maggior parte di coloro, chefanno laprocione de ifemUci u W» silimmi. fa UTdephio quellapianta,chiamata da chi Fabaria, da chi Fauagraffa, crdacbiFaua inuerfa; nondimeno FAB A R IA . non uifl ritrouareal gufo alcuna qualità, per cui fi pofa 5 giudicareficca,craflerfiua, come afferma Galeno effereil Te. lepbio, cr il produrre ella lefondi molto maggioridella por! tulaca, hafatto credere à molti, che nonfta la Fabaria il Tele', phio,quantunque neramente nonpocoft gli radunigli. sCnf T elep h io , fene Galeno alÌ'fin.delle facilità de i [empiici, così dicendo feritto eh G ì . Il Telephio è [ecco, eT afterftuo,ma nonperò troppo appare * temente caldo : O’forfè per quefto fonano alcuni, che eglifa . caldo nel primo grado. Difjecca nondimeno nella fine delfica ' ' do, oucramenienei principio del terzo: er però uale egli ccn aceto atCulcere putride, alle uitiligini, cr alle bianche inaccle del corpo. Queflo tutto del Telephioferìffc Galeno. Ma cotali [acuiti nonfi ritrouano nella Fabaria, quantunque ( come poco di [opra dicemmo)habbi ella molte note,che corrifonde* nofenza dubio al Telephio,comefi uede per la figura qui dipo, ta. Peròfe altro ofacolo non habbiamo,che la Fabarianonfa il Telephiofc no che lefacuità non ui corrifondono, in quello parmi, ehe molto uaglia quella ragione detta di[opra nel <cm* ,Q mento della Chelidonia minore, hnperochefe(comeferine Gj« leno ) Caro in Cyrene è infipido, cr in Grecia, cr in Italiaacu tifiimo,non è da marauigliarfì,chc alcune altre piante uariafft* ro in quefloperladiuerfiti de i luoghioue le hafcano,comeft* cilmente potrebbe internenire nel Telephio, fatuo però il giudi ciò di ciafcuno. Le cui qualità nella Fauagraffa non fi ritto* uano : quantunque nonpoco(c ome sé detto ) corrifonda tHa alìhifloria. comefi uede parimente corrifondere allafua, quel la che teniamoper Chelidonia minore: ta quale mancaperòan* chor ella in Italia delle doti,che dcbbtà mio giudicio poffcderc,} Sx,n Grecia., oucforfè la F'auagraffa nafee parimente acuta. N o m i. j i Chiamano i Greci il Telephio, T W p / o v •'t Latini, Telephm, » J Jr?•- i

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