Le avventure di Boscoscuro

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BoscoscurO

LE AVVENTURE DI

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uando sei un topolino, il mondo intorno a te è immenso. Un vecchio scarpone è una stanza, un ditale è un cappello, e un porcospino può diventare una belva spaventosa. Pimpinella vive ai margini di Boscoscuro, e non ha mai messo il naso e la coda oltre i suoi confini. Le regole sono chiare: per muoversi bisogna chiedere il permesso al signor Ocax, il grosso gufo che regna su tutto il territorio. Arcigno, minaccioso, prepotente, nessun topo osa disobbedire ai suoi ordini. Fino alla notte in cui Pimpinella e Trifoglio si avventurano su Colle Focaccia. Un piccolo gesto di ribellione, che porterà a un mare di guai. Si possono sfidare le regole, se chi le ha stabilite può mangiarti in un solo boccone? E può una minuscola topolina tenere testa al suo peggior nemico? Pimpinella ancora non lo sa, ma nel suo petto batte il cuore di una grande eroina.

AVI

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le avventure di

BoscoscurO

Avi è lo pseudonimo di Edward Irving Wortis. Tra i maggiori e più prolifici scrittori per ragazzi al mondo, è autore di oltre settanta libri, fra cui molti best seller. Ha ricevuto una Newbery Medal e due Newbery Honor. In tutti i suoi romanzi c’è un forte senso dell’eroismo, che il protagonista sia una persona o un animale.

€ 13,50

ISBN 978-88-6966-156-3

www.castoro-on-line.it

illustrazioni di

Brian Floca


Avi Le avventure di Boscoscuro Illustrazioni di Brian Floca Traduzione di Maria Bastanzetti © 2017 Editrice Il Castoro viale Andrea Doria 7, 20124 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it Pubblicato per la prima volta con il titolo Poppy Copyright © 1995 by Avi. By arrangement with the author. All rights reserved. Cover Art and Interior illustrations © Brian Floca 1995 ISBN 978-88-6966-156-3


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le avventure di

BoscoscurO illustrazioni di

Brian Floca

Traduzione di Maria Bastanzetti

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Per mia cugina Amy

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NUOVO GRANAIO

CASA NUOVA

CAMPO DI GRANTURCO

VECCHIO GRANAIO

NIDO DI OCAX

TRONCO CAVO DI ERETH

BOSCOSCURO

ILLANTE TORRENTE BR

VECCHIO FRUTTETO

LA REGlONE Dl BOSCOSCURO

CAMPO


NUOVO

BOSCHET TO GHIANDA DELLE IE

PALUDE

ALBERO DI VEDETTA DI OCAX

PONTE

COLLE FOCACCIA

STRADA ASFALTATA

CASA GRIGIA

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CAMPO DI LAMOUT



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Il signor Ocax

U

na sottile falce di luna crescente, alta nel cielo, proiettava un debole chiarore su Boscoscuro. Le stelle brillavano. E una brezza fresca e piena delle fragranze dell’estate inoltrata fluttuava sul prato e sulla collina vicini. Boscoscuro stesso, avvolto nell’oscurità, era perfettamente immobile. Al limitare del bosco sorgeva una vecchia quercia annerita, sopra la quale stava appollaiato un grosso gufo della Virginia. Si chiamava signor Ocax ed era implacabile come la morte. I suoi occhi piatti erano gialli e rotondi, con grosse pupille color ebano che gli regalavano una vista impareggiabile, comune a pochi altri animali. Il chiaro di luna, per quanto debole, per lui era come la luce del giorno. Con il suo sguardo fisso e intenso, il signor Ocax sorvegliava le terre che secondo lui gli appartenevano, nell’attesa di scorgere il viavai delle creature che con1


siderava suoi sudditi, e candidati alla sua cena. Seguì il corso del Torrente Brillante, che ospitava il pesce a lui tanto gradito; la Strada Asfaltata, che, si sapeva, veniva spesso attraversata da conigli saporiti; il Boschetto delle Ghiandaie, dove qualche volta, prima dell’alba, sfrecciavano i tamia carnosi. Ruotando la testa scandagliò la superficie della palude in cerca di una gustosa rana, per poi passare al Campo Nuovo dove, di solito, poteva contare su un paio di deliziose arvicole. Osservò la Casa Grigia, dove un tempo abitava Lamout, il contadino, poi il Vecchio Frutteto. Innervosito, guardò addirittura la Casa Nuova, ma in nessuno di questi posti vide qualcosa da mangiare. Profondamente irritato, il signor Ocax stava cominciando a pensare che quella sera sarebbe rimasto senza cena. Ma poi laggiù, vicino alla sommità di Colle Focaccia – dove tutti i pini gialli erano stati abbattuti e ormai solo pochi cespugli e alberelli stenti lottavano per crescere – finalmente colse un movimento. Bastò il solo barlume del cibo per fargli accelerare il battito del cuore, scattare il becco nero e drizzare i corni pennuti. Il signor Ocax mosse la testa a destra e a sinistra, avanti e indietro. E nel farlo vide… due topi! Fra tutti gli animali a cui il gufo dava la caccia, i topi erano di gran lunga i suoi preferiti. Erano senza dubbio la miglior pie2


tanza possibile, ma soprattutto erano i più paurosi fra le sue prede e il signor Ocax trovava una gran soddisfazione nella consapevolezza che gli altri avessero paura di lui. Ed ecco che dopo un’attesa durata quasi un’intera nottata, c’erano due appetitosi sudditi da terrorizzare ben bene prima di mangiarli. Uno dei due, un piccolo topo cervino, per prudenza corse a nascondersi sotto un pezzo di corteccia marcia. L’altro, un topo dorato, rimase all’aperto, ritto sulle zampette posteriori, la corta coda tesa all’indietro, a far da contrappeso. Aveva un orecchino all’orecchio sinistro e una nocciola tra le zampe.

«Non è che non li abbia avvertiti, questi topi», mormorò fra sé il signor Ocax. «Se decidono di gironzolare 3


senza la mia autorizzazione, potranno solo biasimare se stessi per le conseguenze.» Si protese in avanti, in ascolto. Gli artigli affilati come lame, quattro per ogni grossa zampa e dalle punte nere come la notte, affondarono nel ramo su cui era appollaiato. «Catturare quei due topi», aggiunse, meditabondo, «sarà un gran divertimento». Su Colle Focaccia, intanto, il topo dorato si voltò verso la timida compagna e le disse: «Ehi, Pimpinella, piccola, questa nocciola è una favola. Scommetto che hai l’acquolina in bocca e che ce ne sono altre nel posto dove l’ho trovata. Vieni fuori di lì e scava, dai». «Trifoglio», replicò Pimpinella, fiutando nervosa in ogni direzione, «mi avevi promesso che avremmo ballato, una volta arrivati qui. Ma non possiamo farlo all’aperto. Inoltre, vorrei rispondere alla tua domanda. Quindi, per favore, vieni qui sotto con me». Trifoglio scoppiò a ridere. «Ehi, piccola, per chi mi hai preso? Non sono mica stordito come un ghiro! Lo so che vuoi un pezzo della mia nocciola.» «Io non voglio neanche una briciola della tua preziosa nocciola», ribatté Pimpinella. «Voglio darti la mia risposta! E voglio ballare! Non è per questo che siamo venuti in cima alla collina? Però lì fuori è troppo pericoloso!» 4


«Ma non mi dire!» «Hai sentito le raccomandazioni di mio padre», riprese Pimpinella. «Il signor Ocax. Potrebbe essere di vedetta e in ascolto.» «E dai, piantala!», sogghignò Trifoglio. «Le chiacchiere di tuo papà su quell’Ocax servono solo a spaventarti e a tenerti sotto controllo.» «Non essere ridicolo, Trifoglio!», saltò su Pimpinella. «Il signor Ocax regna davvero su Boscoscuro. Quindi noi dobbiamo chiedere il suo permesso per stare qui. E sai perfettamente che non l’abbiamo fatto.» «Bella, non ho nessuna intenzione di passare la vita a chiedere l’approvazione di un vecchio gufo ogni volta che voglio andare a divertirmi. Hai presente? Questo è il nostro momento, piccola, dico bene? E adesso che mi sono conquistato questa nocciola me la godo. Inoltre», aggiunse, «è troppo buio perché il vecchio gufo in questione possa vedermi». «Pimpinella», disse ironico il signor Ocax, a mezza voce. «Trifoglio. Che nomi stupidi hanno i topi. Ora, se solo quel topo cervino si affacciasse appena dal suo nascondiglio, sarebbe così facile ghermirli entrambi in un colpo solo…» Il pensiero di una doppia cattura fece sfuggire al gufo un 5


sibilo compiaciuto. Dopodiché fece scattare il becco, spalancò le ali e prese il volo nell’aria della notte. Salì, volando in cerchio, con le penne remiganti che battevano l’aria in assoluto silenzio. Una volta giunto sopra Colle Focaccia guardò giù. Il topo dorato – quello che stava sgranocchiando la nocciola – era ancora all’aperto. Che faccia tosta. Che sciocco. Ciononostante, il signor Ocax decise di temporeggiare ancora un po’, per vedere se il topo cervino avrebbe ceduto. «Trifoglio», lo implorò Pimpinella, «per piacere, vieni qui sotto con me». «Piccola», le rispose Trifoglio, «lo sai qual è il tuo problema? Che ti lasci guidare dalla coda». Pimpinella, ferita, e decisa a dimostrare di non essere una vigliacca, fece spuntare il musetto e i baffi fuori dal riparo di corteccia. «Trifoglio», insistette, pur co-

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minciando a strisciare all’aperto, «essere imprudenti è stupido». Il suo amico staccò un’altra scheggia dalla nocciola e sospirò di piacere. «Pimpinella», disse, «sarai anche la mia tipa migliore, però ammettilo, non sai vivere come lo so fare io». Pimpinella fece altri due passi fuori dalla corteccia. In quel preciso istante, il signor Ocax strinse le ali lungo il corpo e si buttò in picchiata. In un attimo fu sui due topolini, appena dietro di loro. A quel punto spalancò le ali per rallentare la picchiata, gettò indietro la testa per proteggersi gli occhi e buttò in avanti gli artigli aperti come grappini per ghermire le prede. Fu Pimpinella a vederlo per prima. «Trifoglio!», gridò terrorizzata, sfrecciando di nuovo al riparo. «È Ocax!» Ma il grosso gufo era già su di loro. Prima allungò l’artiglio destro, e graffiò la punta del naso di Pimpinella. Poi calò il sinistro, che ebbe più successo e si strinse intorno

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alla testa e al collo di Trifoglio come una morsa d’aghi, uccidendolo sul colpo. Un attimo dopo, il gufo riprendeva già quota. Trifoglio, senza vita – con il piccolo orecchino che scintillava al chiaro di luna – gli penzolava dalla zampa. La nocciola cadde a terra come una pietra fredda. Colpi d’ala potenti e rilassati riportarono il signor Ocax al suo albero di vedetta. Una volta lì, staccò il corpo senza vita di Trifoglio dallo sperone, se lo portò al becco e lo inghiottì in un solo boccone. Il topo gli scomparve in gola, con l’orecchino e tutto. Soddisfatta almeno per il momento la fame, il signor Ocax rovesciò la testa all’indietro e lanciò un lungo e profondo grido di trionfo. Pimpinella non lo sentì. Presa dal suo terrore, era svenuta. E ora giaceva senza conoscenza sotto il pezzo di corteccia marcia. Per il gufo non era un problema. Si era goduto talmente il primo topo che per il secondo decise di aspettare. D’altronde, il signor Ocax non era poi così dispiaciuto che Pimpinella gli fosse sfuggita. Era terrorizzata, e questo gli dava una certa soddisfazione. E in ogni caso l’avrebbe presa presto. «Oh, sì», mormorò fra sé, «i topi sono davvero la preda più divertente». E il signor Ocax fece una cosa estremamente rara per un gufo: sorrise. 8


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uando sei un topolino, il mondo intorno a te è immenso. Un vecchio scarpone è una stanza, un ditale è un cappello, e un porcospino può diventare una belva spaventosa. Pimpinella vive ai margini di Boscoscuro, e non ha mai messo il naso e la coda oltre i suoi confini. Le regole sono chiare: per muoversi bisogna chiedere il permesso al signor Ocax, il grosso gufo che regna su tutto il territorio. Arcigno, minaccioso, prepotente, nessun topo osa disobbedire ai suoi ordini. Fino alla notte in cui Pimpinella e Trifoglio si avventurano su Colle Focaccia. Un piccolo gesto di ribellione, che porterà a un mare di guai. Si possono sfidare le regole, se chi le ha stabilite può mangiarti in un solo boccone? E può una minuscola topolina tenere testa al suo peggior nemico? Pimpinella ancora non lo sa, ma nel suo petto batte il cuore di una grande eroina.

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Avi è lo pseudonimo di Edward Irving Wortis. Tra i maggiori e più prolifici scrittori per ragazzi al mondo, è autore di oltre settanta libri, fra cui molti best seller. Ha ricevuto una Newbery Medal e due Newbery Honor. In tutti i suoi romanzi c’è un forte senso dell’eroismo, che il protagonista sia una persona o un animale.

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