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Illustrazioni di Brooke Allen
Chris Grabenstein Benvenuti al Wonderland illustrazioni di Brooke Allen Traduzione di Maria Laura Capobianco © 2017 Editrice Il Castoro Srl viale Andrea Doria 7, 20124 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it Pubblicato per la prima volta con il titolo Welcome to Wonderland. Home Sweet Motel Text copyright © 2016 by Chris Grabenstein Jacket art and interior illustrations copyright © 2016 by Brooke Allen All rights reserved. Published in the United States by Random House Children’s Books, a division of Penguin Random House LLC, New York. This translation published by arrangement with Random House Children’s Books, a division of Penguin Random House LLC ISBN 978-88-6966-211-9
CHRIS GRABENSTEIN NV E B
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Illustrazioni di Brooke Allen
Traduzione di Maria Laura Capobianco
Dedicato a mia madre e ai miei ricordi di Treasure Island, in Florida. — CG
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Alligastorie
Come dico sempre ai miei compagni di scuola, vivere in un motel è un’emozione continua. Specie in piena emergenza alligatore. «Come quell’alligatore gigante sia arrivato sul balcone del secondo piano del nostro motel a St. Pete Beach è tuttora un mistero», dissi al pubblico. Nel silenzio della mensa si sarebbe sentita scrocchiare una patatina. «Chi lo sa? Magari ha usato le scale. Magari si è alzato su due zampe, ha addentato la ringhiera del balcone e si è catapultato all’insù con una rovesciata spaventosa. Gente, era forte, quella bestia. Anzi, fortissima. «Sentii la voce di Clara, la mia governante preferita, che urlava: “¡Monstruo, Señor Wilkie! ¡Monstruo! ”. · 1 ·
«“Scappa!”, gridai. Clara è sempre stata una seconda mamma per me: meritava di vivere fino al giorno della laurea in medicina di sua figlia. «Clara non se lo fece ripetere e lanciò via il carrello delle pulizie. L’alligatore si precipitò verso la camera in fondo al balcone. E io sapevo perché: il pollo. «La famiglia della camera 233 – mamma, papà, due figli e un neonato – era appena salita al piano di sopra con una porzione maxi di crocchette di pollo. Il profumino si sentiva a distanza di venti camere. Quanto all’alligatore… be’, quell’irresistibile miscela speziata era giunta alle sue narici fin nel laghetto del campo di golf “Bayside”, dove abitava. La leggenda narra che un bel po’ di raccattapalle ci abbiano rimesso le braccia. «Dovevo pensare in fretta e correre in frettissima. Raggiunsi il carrello delle pulizie di Clara, agguantai un po’ di rotoli di carta igienica e li lanciai a mo’ di granata. I rotoli piombarono in testa all’alligatore proprio mentre si faceva largo a suon di morsi nella camera della povera famigliola.
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«Fu allora che il lucertolone si voltò. Mi fissava dritto con quei suoi occhi a palla da bowling. Il pollo non gli interessava più: ora voleva me! Lanciò un ruggito possente come una scorreggia e si mise a correre. «Sorrisi. L’alligatore stava seguendo il mio piano. Mentre lui arrancava sulle gambette tozze, io balzai sul carrello delle pulizie. Annodai un po’ di asciugamani per farne un lungo lazo spugnoso. Lo roteai per aria, aspettando il momento giusto. «L’alligatore era a un metro e mezzo da me, forse due. Lanciai la corda di asciugamani dritto verso il muso spalancato della bestia, che inchiodò. Ritirai il lazo: gli si era annodato intorno a uno dei suoi dentoni seghettati. “Yee-haa!”, gridai. “Al galoppo, bello!”. Il mostro partì al galoppo. «So che vi state domandando cos’è successo dopo. Be’, a bordo del mio carrello delle pulizie riportai l’alligatore al campo da golf e lo ricacciai nella sua tana acquitrinosa. «“E sta’ alla larga dal nostro motel!”, gli intimai. Credo che mi abbia sentito, perché non si è più azzardato a tornare.»
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Ha fegato, quel ragazzo!
Pare che abbia salvato un’intera famiglia.
Crocchette di pollo comprese!
Quando finii di raccontare, tutti si misero ad applaudire; perfino la professoressa Nagler, che era di turno alla mensa della scuola. Alzò la mano per fare una domanda. «Sì, professoressa?» «Come siete scesi dal secondo piano, tu e l’alligatore?» Le feci l’occhiolino. «Un gradino alla volta, professoressa Nagler. Un gradino alla volta.» Tutti scoppiarono a ridere. Eh, sì: alla mensa della Scuola Media Ponce de León nessuno può resistere ai racconti di P.T. Wilkie. Tranne il professor Frumpkes, ovvio. Era arrivato in mensa giusto in tempo per il gran finale. Senza un sorriso, come sempre. · 4 ·
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La dura verità
«Signor Wilkie!» Il professor Frumpkes aveva le mani sui fianchi e mi guardava fisso. «L’ora del pranzo è finita.» Con un tempismo impeccabile, la campanella che annunciava la fine della ricreazione si mise a suonare. Pillola di verità: gli alligatori non possono correre a lungo. Sono animali a sangue freddo e quindi esauriscono in fretta le forze. È IMPOSSIBILE che l’alligatore della sua storia se ne sia tornato in un campo da golf distante tre chilometri, e con lei in groppa, per di più!
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Che resti fra noi: a volte mi viene da pensare che il professor Frumpkes abbia poteri psichici. Solo lui riesce a far suonare la campanella con la forza del pensiero. «Ah, magnifico», disse. Si vedeva che quel frastuono spaccatimpani lo mandava su di giri. «Per oggi basta con le storielle ridicole del signor Wilkie!» Indovinate quale lezione c’era dopo pranzo? Esatto: storia, con il professor Frumpkes. Marciava avanti e indietro davanti alla cattedra, le mani dietro la schiena. «Ragazzi, ragazze, i fatti sono importanti», disse. «Sono uno strumento di verità. Tant’è che il motto della Scuola Media Ponce de León è “Vincit omnia veritas! ”.» La tentazione di uscirmene con una delle mie freddure era troppo forte. «Credevo che il motto della scuola fosse “Forza, Conquistadores!”.» Il professor Frumpkes smise di fare avanti e indietro e mi squadrò. «Signor Wilkie, “Vincit omnia veritas” è una frase in latino che significa “La verità conquista ogni cosa”.» «Allora non è poi così diversa da “Forza, Conquistadores”! In fondo i Conquistadores conquistavano di tutto, e…» «Sa, signor Wilkie, comincio a capire perché suo padre non si è mai fatto vivo nell’ora del ricevimento parenti.» Ahi. Colpito e affondato. Avevo le orecchie in fiamme. · 6 ·
«Comunque sia, data la passione del signor Wilkie per i Conquistadores», disse il professor Frumpkes, «eccovi un compito per casa nuovo di zecca». «Oh, nooo», gemette la classe. «Non prendetevela con me, ma con quell’immaturo del vostro compagno! Per merito del signor Wilkie ora vi tocca scrivere un tema pieno di fatti duri e crudi sull’uomo che dà il nome alla scuola: il celebre Conquistador spagnolo Ponce de León. Lunghezza: mille parole. Consegna lunedì.» «Cosa?», disse il mio amico Tuttorosa Nelligan. «Ma lunedì cominciano le vacanze di primavera.» «Giusto», disse il professor Frumpkes. «Allora consegna venerdì, ossia domani.» Bis di gemiti. «Fate in modo che questo serva di lezione a tutti voi: i fatti sono più importanti della finzione.» Stavo per obiettare. Avrei voluto dire al professor Frumpkes che certe storie sono più potenti di tutti i fatti del mondo e di tutte le ricerche su Google. Però non l’ho fatto. Il motivo? Gli sguardi assassini dei miei compagni di classe, nessuno escluso.
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Gelati assicurati
Non volevo darla vinta al professor Frumpkes. «Ah, prima che me ne dimentichi: questo pomeriggio siete tutti invitati al Motel Wonderland. Il nonno vuole provare la nuova macchinetta del gelato portatile. Un gelato gratis a testa!» I gemiti e i lamenti dei miei compagni si trasformarono subito in strilli di gioia. Il professor Frumpkes cercò di ristabilire l’ordine battendo un rotolone di scotch sulla cattedra. «Signor Wilkie! Qui stiamo parlando di storia, non di gelati!» Sì, ma il gelato piace a tutti. È la dura verità del gelato. Uhm, tranne quando fa proprio caldo. In quel caso è la verità sciolticcia e liquidina del gelato. · 8 ·
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Benvenuti al Wonderland!
Il Motel Wonderland, la proprietà della mia famiglia a St. Pete Beach, un tempo si chiamava Walt Wilkie’s Wonder World. All’epoca era un hotel di lusso con tanto di mini-parco divertimenti. Il nonno l’aveva inaugurato nell’ottobre del 1970: esattamente un anno prima che l’altro Walt, quello famoso, inaugurasse Disney World a Orlando.
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«Fu un grande anno, quello, P.T.», mi dice sempre il nonno. «Davvero un grande anno.» Adesso il Wonderland è solo un motel pieno zeppo di decorazioni bislacche e storie incredibili da raccontare. Quello che scarseggia sono gli ospiti paganti.
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Sul retro c’è persino un topo gigante che va matto per i sandwich al formaggio. Si chiama Topolicchio. Il nonno voleva chiamarlo Topolino ma, come dicevo, Disney World si è messo di mezzo. Mia mamma è la manager del motel. Sarà per questo che ha sempre il broncio e mangiucchia tutte quelle matite? Dice che il Wonderland «sta a galla per miracolo», e lo dice sempre. Il succo è che non saremo mai dei colossi del settore come gli Hilton. Io e la mamma stiamo nella camera 101/102, subito dietro al bancone. Il nostro salotto è la hall, dove ci sono anche i distributori di bibite e merendine e una montagna di dépliant. Il nonno, invece, sta in un monolocale sopra al capanno delle riparazioni, accanto alla piscina. Si diverte ad armeggiare con le «attrazioni»: al momento sta trafficando con un’enorme arachide sorridente che ha comprato in un chiosco in Georgia. Secondo lui, con una buona dose di verde, arancione e giallo, Miss Arachide può diventare un qualche frutto esotico dal sorriso smagliante. L’obiettivo è essere nominati «Migliore località turistica» dal «Florida Fun in the Sun»: il nonno ci tiene un sacco a soffiare il podio a Disney World.
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Una cosa è certa: per un ragazzino come me, vivere al Motel Wonderland è la cosa più bella del mondo.
La chiameremo Papaia Puzzona!
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Abbiamo anche un servizio di pulizie quotidiano: igienizziamo addirittura i gabinetti! Ora sì che ci siamo. Non mi morderai le chiappe, aha!
Ci sono più cubetti di ghiaccio qui che in Antartide e abbiamo la Tv gratis, compresi i canali a pagamento. Inoltre, se sai dove colpire il distributore della hall, escono due pacchetti di patatine anziché uno. E ora il nonno ha messo una macchinetta dei gelati in piscina! Eh, sì: per un ragazzino il Wonderland è davvero il paese delle meraviglie. Qui capitano sempre cose strambe e favolose: proprio come piace a me. · 14 ·
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Optional
«Papà, non ci possiamo permettere di regalare gelati», disse la mamma al nonno mentre io e i miei amici ci affollavamo attorno alla macchinetta del gelato, coni alla mano. Anziché porgere un cono come tutti, Tuttorosa Nelligan spalancò direttamente la bocca sotto il beccuccio. Mimai con le labbra la frase «Il motel sta a galla per miracolo», subito prima che la mamma la dicesse ad alta voce per tipo la trecentomiliardesima volta. «Wanda, non ti preoccupare», disse il nonno. «Il nostro è un resort: se vogliamo attirare i clienti dovremmo ben dare dei piccoli extra, degli optional come li chiamano.» «Ma questi non sono clienti», disse la mamma. «Sono i compagni di scuola di P.T.» «Ma», disse il nonno, con l’indice alzato delle affermazioni · 15 ·
super importanti, «magari quando saranno grandi e metteranno su famiglia diranno: “Vi ricordate quel resort fantastico in Florida dove offrivano gelati illimitati a bordo piscina? Quello sì che era un optional come si deve! Dovremmo proprio tornarci, quest’estate”». Tracannò la sua lattina di Sedan-Up per dare enfasi al discorso. Oh, la Sedan-Up, dite? Be’, è acqua frizzante aromatizzata al sedano. Lo so, lo so: cosa volete che vi dica? La mamma sospirò. «Papà?» «Dimmi, Wanda.» «Questi ragazzini vivono in Florida. Dubito che da grandi verranno in vacanza in Florida.» «Ma magari andranno a vivere in Canada.» «Alla mia amica Julie Scarboro il Canada piace, credo», dissi · 16 ·
per dare manforte al nonno. «So per certo che le piace lo sciroppo d’acero. E Kip Rand conosce uno che ci vive.» «Mio cugino», confermò Kip. «Va matto per il salmone.» «Possiamo fare il bis?», chiese Porter Malkiel, un altro compagno. Non era mai stato in Canada e non aveva nessun parente che ci vivesse, ma a trangugiare gelati non lo batteva nessuno. «Ma certo, Porter», disse il nonno. «È l’optional del giorno!» La mamma sospirò di nuovo e girò i tacchi, borbottando la tipica frase di quando sospira due volte e gira i tacchi: «Ma perché devo essere l’unica persona adulta in questa famiglia?». Non saprei a chi lo stesse chiedendo. E chissà se qualcuno le ha mai risposto. Ero troppo impegnato a godermi tutto quel gelato gratis con i miei amici. · 17 ·
Benvenuti al Wonderland: il motel più MATTO del mondo! P.T. Wilkie ha 11 anni e una sfrenata fantasia. Si diverte a inventare storie folli (e, a volte, qualche bugia). Ma su una cosa non ha bisogno di mentire: il Motel Wonderland, di proprietà della sua famiglia, è il posto MIGLIORE in cui un ragazzo potrebbe mai vivere. Gelato all-you-can-eat a bordo piscina, uno scivolo a forma di rana gigante, distributori di merendine gratis. Un vero SPASSO! C’è solo una cosa che manca... i clienti! E senza di loro il Wonderland rischia di chiudere. Ma P.T. è pronto a tutto pur di salvare l’unica casa che abbia mai avuto. Grazie alla sua inventiva, a Gloria – un’amica con il pallino per gli affari, alla creatività del nonno e a un mistero pieno di scintillanti pietre preziose, P.T. escogita un piano TANTO FOLLE che potrebbe anche funzionare.
«Vi aspetta un folle divertimento!» — Wall Street Journal
DIVERTIMENTI EXTRA CON P.T. WILKIE! Scopri come si dice: «Aiuto, il gabinetto è intasato!» in 20 lingue diverse.
€ 13,50
ISBN 978-88-6966-211-9
www.castoro-on-line.it
«Questo libro ha le carte in regola per piacere a tutti.» — School Library Journal
Cover art © 2016 Brooke Allen Cover design di Nicole de las Heras