Immaginate di svegliarvi nel bel mezzo della notte e di trovare il nuovo vicino di casa – mooolto carino – che penzola fuori dalla vostra finestra. In fuga con il vostro reggiseno più imbarazzante tra le mani! Lauren Price ha 20 anni e vive
Quando Alec si trasferisce nella casa
a Coventry, in Gran Bretagna. Ha co-
di fronte a quella di Riley, volano scin-
minciato a scrivere Good Girl Bad Boy
tille. Alec è tutto ciò che Riley disprezza:
all’età di 14 anni. Pubblicato a punta-
vanitoso, insopportabile e bello in modo
te su Wattpad, ha avuto un successo
irritante – il classico cattivo ragazzo,
straordinario, con più di 90 milioni di
insomma. Dopo il primo inconsueto incontro, tra
lettori.
i due comincia una guerra di scherzi. Riley è determinata a riprendersi ciò che è suo e a dare del gran filo da torcere ad Alec. Ma tra uno scherzo e l’altro, Riley
“Provo per lui un’irritazione che cresce lenta ma
deve far fronte alla crisi della sua fami-
inesorabile. Il suo è un comportamento presuntuoso
glia, al suo infedele ex ragazzo che è
e ingiusto. Eppure non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione che mi manchi.”
tornato in città e forse, ma proprio forse, al fatto che c’è una parte di lei innamorata di Alec...
€ 16,00
ISBN 978-88-6966-456-4
www.castoro-on-line.it
Good Girl SVC.indd 1-5
Cover design: Jem Butcher Design Fotografie: Istock Disegni: Shutterstock
17/04/19 16:41
Editrice Il Castoro è socia di IBBY Italia
Leggere per crescere liberi
Lauren Price Good Girl Bad Boy Traduzione di Francesca Capelli © 2019 Editrice Il Castoro Srl viale Andrea Doria 7, 20124 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it Titolo originale: A Bad Boy Stole My Bra Pubblicato per la prima volta nel 2018 da Ink Road Ink Road is an imprint and trademark of Black & White Publishing Ltd. Copyright © Lauren Price 2018 The right of Lauren Price to be identified as the author of this work has been asserted by her in accordance with the Copyright, Designs and Patents Act 1988. All rights reserved. ISBN 978-88-6966-456-4
LAUREN PRICE
Traduzione di Francesca Capelli
1 Mario vince ancora
«Mario vince ancora!» Quando quella musichetta del cavolo, sempre uguale, alla fine tace e lo schermo diventa scuro, lascio cadere il mio telecomando in grembo, sconfitta. Sarà l’aria viziata della stanza o il fatto che questa è la nostra sesta sfida di oggi, ma per la prima volta, da mesi, ho perso una partita a Mario Kart… contro il mio fratellino di otto anni. Con gli occhi a fessura, guardo Jack che zompa da una parte all’altra della camera in segno di vittoria, con la maglietta sollevata sulla testa che gli scopre il torso pallido. Dico sul serio, cos’è questa mania dei maschi di far vedere il petto quando vincono qualcosa? Una specie di dimostrazione animalesca di forza, che risale ai nostri antenati scimmieschi? Non posso evitare di ridacchiare quando ci penso. È un tantino ostentato. Lo acchiappo per i fianchi e lo obbligo a fermarsi per fargli il solletico. «Ti piacerebbe, scimmietta», lo prendo in giro. «Ma tu e io sappiamo benissimo che nelle altre partite ti ho stracciato.» Jack si divincola per liberarsi dalla mia stretta e mi fulmina 1
con lo sguardo mentre si risistema i vestiti. Odia quando gli faccio il solletico. «Scimmietta? Ti ho battuto a Mario, mica a Donkey Kong.» Sono troppo pigra per spiegargli tutto il mio ragionamento, quindi mi limito ad alzare gli occhi al cielo. «Riley, puoi venire per piacere?» Mamma mi chiama da sotto. Se non ci fosse quel tono urgente nella sua voce, probabilmente farei un po’ di scene e le chiederei perché non viene su lei, ma sembra elettrizzata. C’è una scintilla di vitalità nelle sue parole – qualcosa che non sentivo da tempo – e adesso mi sono incuriosita. Rimuginando sulle possibili rimostranze da presentarle, tiro giù le gambe dal puff e lancio a Jack un’occhiata portatrice di un chiaro messaggio subliminale: «Prova a rubarmi il posto e sei morto». Ovviamente, non faccio in tempo a raggiungere la porta che ci si è già seduto. Come rimpiango il tempo in cui avevo ancora uno straccio di autorità su di lui. La prima cosa che noto, entrata in cucina, è quell’odore fragrante che mi fa sentire bene e segnala che mamma sta preparando dei dolci. Cupcake e caffè, come in uno Starbucks, ma molto più intimo. È un aroma che non sentivo da molto tempo, e il rancore per avermi fatto scendere le scale cede il passo, in un secondo, alla dolcezza della nostalgia. Non posso fare a meno di sorridere al vederla dietro al tavolo della cucina, con indosso il grembiule. Alza gli occhi e si strofina le mani per pulirle. Ha un po’ di zucchero a velo tra i capelli. «Vieni un po’ a vedere», mi fa un cenno, allontanandosi dai cupcake. Mi porta fino alla finestra e apre appena le tende, giusto per permettermi di sbirciare fuori. La osservo stupita e mi chiedo se per caso c’entri qualcosa il nuovo geranio che 2
ha comprato ieri. Infilo la testa nello spazio tra le tendine e guardo verso la strada. Mi aspettavo di vedere una pianta in un vaso, per questo la scena che si presenta davanti a me è una vera sorpresa. Abbiamo dei nuovi vicini. C’è un grande camion da traslochi parcheggiato davanti a una casa disabitata da sei mesi. Accanto al camion c’è una piccola automobile, quasi nascosta da quel gigante di lamiera verde. Il mio stupore aumenta quando dalla macchina comincia a scendere gente. La prima è una donna, che apre lo sportello posteriore per prendere una bambina piccola dal sedile di dietro. I suoi riccioli scuri sono trattenuti da un fermacapelli e il suo viso ha lineamenti delicati e femminili. Che bello che ci sia qualcuno della stessa età di mamma nella casa accanto… Avrà finalmente qualcuno con cui parlare. La bambina in braccio alla donna dimostra quattro o cinque anni e ha la faccia più carina che abbia mai visto, con i capelli neri raccolti in due codini. Un amore. Non so chi mi aspettassi di vedere scendere dall’auto, dopo di loro. Sicuramente non il ragazzo attraente e pensoso che vedo ora. Sembra avere la mia età e, almeno a distanza, con quei capelli nerissimi e la mascella ben disegnata… è proprio figo. Non ci sono dubbi che l’intera popolazione femminile della scuola gli sciamerà dietro. Non posso fare a meno di guardare mentre si passa le dita tra i capelli, un po’ incantato. Divento una specie di eremita professionista quando ho a che fare con la specie “Strafigo”, quindi il fatto di avere un maschio attraente come vicino di casa mi provoca quel certo doppio carpiato allo stomaco. Apro un po’ di più la tendina ma, con mio infinito orrore, 3
il ragazzo percepisce il movimento. Il suo sguardo aggancia il mio e si accorge che lo sto fissando. Ops. Mi allontano subito e già che ci sono vado a sbattere contro la spalla di mia madre. Ho la faccia in fiamme. Deve aver pensato che sono una psicopatica. Tuttavia, quando raccolgo abbastanza coraggio per sbirciare di nuovo, non sembra minimamente turbato. Quasi annoiato, anzi, cosa che mi rassicura alquanto. Per timore di essere beccata di nuovo sul fatto mi allontano – e questa volta in maniera definitiva – dalle tendine e le chiudo. Era solo questione di tempo: prima o poi sarebbero arrivati i nuovi vicini, lo sapevo, ma è lo stesso una sorpresa. La casa accanto alla nostra è abbastanza grande – una villetta su due piani color crema, con un portico sul davanti e un giardino incolto. Mi sono abituata a vederla vuota e di sicuro non mi sarei mai immaginata che ci si sarebbe trasferito qualcuno della mia età. Mamma si mette a ridere per la mia espressione confusa e mi sistema i capelli lunghi dietro le spalle. Mi fa sentire bene saperla entusiasta della novità. «Cosa ne pensi?», dice. «Abbiamo nuovi vicini.» Faccio un sorriso svogliato e mi dirigo al frigorifero. «Non li ho visti in giro a Lindale prima di oggi. Devono provenire da un’altra città.» Lindale è una di quelle cittadine piccole e ordinate dove la maggior parte delle persone si conosce e ha un forte senso di appartenenza alla comunità. Ha una scuola per ogni fascia di età, molte iniziative di raccolta fondi ed è circondata dalle folte foreste dell’Oregon in tutte le direzioni, eccetto il lato che dà sul mare. I miei occhi scandagliano i ripiani del frigo. «Niente succo d’arancia», mormoro delusa, sbirciando tra gli avanzi. Non c’è 4
altro che una fetta di prosciutto dello spessore dalla carta velina, acqua aromatizzata e un vecchio cespo di insalata. Non so cosa farmene. Per tutta risposta, mamma alza le spalle, dandomi uno schiaffetto su una mano quando cerco di afferrare un cupcake. «Dobbiamo fare la spesa, ma’», brontolo. «Non c’è più cibo in questa casa.» «L’ho ordinata e ce la portano più tardi!» Mi fa una linguaccia e mi stupisco per questo gesto così semplice, che non mi faceva da molto tempo. Sembra che oggi tutto sia a posto. Mamma e io ci assomigliamo in molte cose. Oltre che per l’aspetto fisico – capelli ricci ramati e pelle chiara –, siamo ironiche, ci piace scherzare e abbiamo un lato stravagante enormemente sviluppato. In questo periodo, mamma lo tira fuori solo quando è di buon umore, così – quando lo fa – è un evento ancora più speciale. «Fammi capire, oggi ti sentivi di fare la pasticciera?», indago, guardando oltre le sue spalle mentre lei glassa i cupcake. Le sue mani tremano appena mentre glielo chiedo. Annuisce. «Ne avevo una gran voglia. Mi sono detta che non posso essere giù di morale per sempre.» Mi guarda e fa un piccolo sorriso. «Ottimo», commento. «Ti voglio bene. Ora torno di sopra a studiare un po’.» Mi faccio largo e prendo un lecca lecca dal barattolo dei dolci, proprio nel momento in cui il cellulare inizia a vibrare nella mia tasca. Faccio un sorriso divertito quando vedo sullo schermo l’icona orrorifica di Violet. Tra me e lei c’è una lunga tradizione di risposte spiritose al telefono. Mi basta un secondo per pensare a una buona battuta d’apertura prima di 5
prendere la chiamata: «Tamponi Tampax: garantiamo il vostro ciclo. Come posso aiutarla?». «Non è il momento di scherzare, Riley!», bisbiglia Violet. All’improvviso mi ricordo che era andata a un appuntamento al buio. Sapendo quanto è schizzinosa in materia di ragazzi, probabilmente le cose si sono messe male. «In questo preciso istante sono nel bagno delle donne. Mi devo nascondere. Stramaledette mestruazioni che mi dovevano venire proprio oggi che ho su i jeans bianchi! In più, il tipo a tavola sembra un maiale. Mi ha pure rovesciato l’acqua addosso.» «Ok», rido della mia eccentrica migliore amica. «Asciugati un po’. Se hai una giacca, legatela in vita e di’ al tipo che ti è venuto mal di stomaco o qualcosa del genere. Se gli restano frammenti di cervello, ti accompagna a casa.» Violet borbotta qualcosa in segno di approvazione e riesco a sentire il fruscio della giacca. «Grazie infinite», dice riconoscente. «A proposito, gran bella risposta. Ora, meglio che esca di qui prima che cominci a preoccuparsi. Ci messaggiamo più tardi?» «Promesso», e riattacco. Violet e io siamo amiche per la pelle dall’inizio delle superiori. Ci siamo sedute vicine alla prima lezione di matematica, quando ha dato un ceffone a uno della squadra sportiva che l’aveva presa in giro per i suoi capelli viola. Da allora ho sempre rispettato il suo modo di fare. Al contrario di me, è chiacchierona, sicura e riesce a essere sempre se stessa senza vergognarsi. È magnetica. Io invece sono nota per la mia inettitudine. Considerata la mia incompetenza sociale – appena accennata, eh –, il mio ruolo, nella nostra amicizia, consiste 6
spesso nel darle consigli a distanza, mentre lei affronta gli orrori dell’interazione in prima persona. Punto dritto alla mia stanza e chiudo la porta. La mia camera è il mio paradiso. Non è niente di che, nulla di particolarmente glamour o artistico, ma è confortevole e mi fa sentire a casa. L’intera parete di fondo è coperta da poster di gruppi musicali o programmi Tv. Ogni cosa in questa stanza – dalla catasta di libri alla pila di vecchi dischi in vinile tutti mescolati – rivela che sono un’introversa. E a me piace. Lo skateboard e la chitarra sono appoggiati contro l’armadio e il mio letto, con tanto di lenzuola di Star Wars, si trova contro la parete di fronte alla finestra. È costantemente sfatto. La cosa buffa è che la finestra guarda direttamente una delle finestre della casa dei nuovi vicini, da cui è separata solo da un paio di metri. Adesso che ho dei vicini… Oh, merda. Mi avvicino alla finestra in punta di piedi e, con cautela, guardo dall’altra parte. Se la mia fortuna è ai livelli che penso io, non posso rischiare di essere beccata a fissare di nuovo il Tizio di Fronte. Quando il mio sguardo si posa sulla stanza dirimpetto, trattengo a stento un gemito. Ovviamente è lui. Immagino che da oggi in poi le mie tende dovranno restare sempre chiuse. Apro un po’ di più il telo viola e noto che sta disfacendo i bagagli. Questa volta, almeno, non mi ha visto. Ora, grazie a questo primo piano, mi rendo conto di quanto sia attraente. Con quella mascella forte e ben disegnata, gli zigomi alti, il viso spigoloso e – oserei dire – sexy. Con quei riccioli neri che gli cadono sulla fronte e gli occhi blu cobalto. Si gira dall’altra parte e io mi riprendo dal mio stordimento, stupita di me stessa per averlo fissato per così tanto tempo. 7
Sono la prima ad ammettere apertamente che non ho avuto esperienze idilliache in fatto di ragazzi, quindi prendermi una cotta è proprio fuori questione. Immagino che non ci sia niente di male nel guardare, ma chiudo le tende e mi allontano, giusto per sicurezza. Metto un po’ di musica e mi sistemo per studiare. I miei voti sono scesi tantissimo l’anno scorso e io sono determinata a rimettermi in carreggiata prima dell’ultimo anno. Studiare mi permette di canalizzare le mie energie e di fare qualcosa di utile nel mio tempo libero. Dalla mia docking station irrompono le note di una canzone dei Twenty One Pilots. Muovo la testa a tempo di musica e fisso le equazioni davanti a me, finché non mi si appannano gli occhi. Non sono mai stata un asso in matematica e adesso devo darci dentro al massimo per recuperare. Nella mia testa non scatta nulla. Spero che questo studio extra mi serva per gli esami di fine anno. Il mio cellulare vibra. È di nuovo Violet. Sono fuggita da quell’appuntamento infernale! I sordidi dettagli per lunedì xx
Non farti distrarre dal telefono. Continua a concentrarti. Vabbe’, ok, rispondi veloce. Digito in fretta un messaggino e spengo subito il cellulare. Se non lo avessi fatto – spegnerlo, dico – di sicuro mia madre sarebbe entrata, mi avrebbe visto scrivere a Violet e avrebbe pensato che non ho fatto altro per tutto il tempo. Tra noi c’è una questione di fiducia non del tutto risolta, innescata principalmente dal taglio a scodella che mi ha fatto quando avevo dodici anni. Sì, era orribile come sembra, forse peggio. 8
Dopo un’ora buona passata a studiare, chiudo i libri. Si è fatto tardi. Soffoco uno sbadiglio e mi cambio per andare a dormire, dopo aver controllato che le tende siano ben chiuse. Non voglio che il Tizio di Fronte incassi più del pattuito per essersi trasferito in quella stanza. Non è decisamente questa la prima impressione che voglio dargli. Scivolo sotto le coperte con la felpa del pigiama e aggrotto la fronte quando mi rendo conto che i nuovi vicini sparano musica a tutto volume. Dubitando che l’heavy metal rientri nei gusti di una madre di famiglia, tenderei a scommettere che sia opera del giovane figlio, il che spiegherebbe perché il suono arriva così forte. A giudicare dalle risate chiassose e dalla musica heavy rock, il Signor Tizio di Fronte ha invitato gli amici. Non è passato ancora un giorno dal suo arrivo e sta già facendo una festa. Se questo non è un minaccioso presagio, allora ditemi cos’è. Sospiro, frustrata, e mi schiaccio il cuscino sulla faccia nella speranza di attutire il suono, annidandomi ancora di più tra le coperte. Speriamo in bene. Venti minuti più tardi, non sono ancora riuscita ad addormentarmi. Sarà una lunga notte. Mi rigiro e lancio un piccolo gemito. La musica ancora non accenna a tacere! Finirà che questa ragazza non potrà mai più avere il suo sonno di bellezza? Sbatto gli occhi per vedere nel buio, mi appoggio su un gomito e accendo la lampada del comodino. La luce invade la stanza e rischiara una scena che mi fa rimanere a bocca aperta per la sorpresa. Fisso a occhi sbarrati il ragazzo, che sembra paralizzato come me. 9
Il suo sguardo si inchioda al mio per un tempo che mi sembra eterno. Sta scavalcando la finestra per raggiungere il davanzale dirimpetto, con il mio reggiseno di Minnie – letteralmente – in pugno. Ma. Porca. Paletta.
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2 Vieni a prenderlo
Il mio primo istinto è gridare. Purtroppo, il ragazzo è a un passo di distanza (e di vantaggio) da me. Nel momento in cui torno alla realtà, si è già fiondato fuori dalla finestra. Non guarda indietro mentre scavalca agile il davanzale, mentre la mia paralisi si trasforma in confusione e rabbia. «Che cavolo fai?» Butto via le coperte con uno strattone e scendo dal letto per inseguirlo. Lui mi lancia un’unica, imperscrutabile occhiata e salta verso il lato opposto, atterrando con un’eleganza da fare invidia a un gatto. L’aria fredda della notte mi fa venire la pelle d’oca alle gambe, mi stringo le braccia sul petto e mi affaccio alla finestra. Nella stanza di fronte ci sono alcuni ragazzi che ridono nervosi e mi guardano. La luce è fioca e i loro visi sono a malapena riconoscibili. Ma io so chi sono. Uno di loro si avvicina alla finestra, con la brezza invernale che gli scompiglia i riccioli biondi. Dylan Merrick. È in classe con me, anche se non ci siamo mai parlati davvero. È il classico tipo che riesce a essere socievole senza sforzo e che tutti 11
Immaginate di svegliarvi nel bel mezzo della notte e di trovare il nuovo vicino di casa – mooolto carino – che penzola fuori dalla vostra finestra. In fuga con il vostro reggiseno più imbarazzante tra le mani! Lauren Price ha 20 anni e vive
Quando Alec si trasferisce nella casa
a Coventry, in Gran Bretagna. Ha co-
di fronte a quella di Riley, volano scin-
minciato a scrivere Good Girl Bad Boy
tille. Alec è tutto ciò che Riley disprezza:
all’età di 14 anni. Pubblicato a punta-
vanitoso, insopportabile e bello in modo
te su Wattpad, ha avuto un successo
irritante – il classico cattivo ragazzo,
straordinario, con più di 90 milioni di
insomma. Dopo il primo inconsueto incontro, tra
lettori.
i due comincia una guerra di scherzi. Riley è determinata a riprendersi ciò che è suo e a dare del gran filo da torcere ad Alec. Ma tra uno scherzo e l’altro, Riley
“Provo per lui un’irritazione che cresce lenta ma
deve far fronte alla crisi della sua fami-
inesorabile. Il suo è un comportamento presuntuoso
glia, al suo infedele ex ragazzo che è
e ingiusto. Eppure non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione che mi manchi.”
tornato in città e forse, ma proprio forse, al fatto che c’è una parte di lei innamorata di Alec...
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ISBN 978-88-6966-456-4
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