Grande corsa al Polo Nord

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rsa al Polo Nord o C e d n a r G La vita! la volta nella

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978-88-6966-274-4

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La grande corsa al Polo Nord di Philiph Reeve illustrazioni di Sarah McIntyre Traduzione di Laura Bortoluzzi © 2018 Editrice Il Castoro Srl viale Andrea Doria 7, 20124 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it Pubblicato per la prima volta in inglese nel 2015, con il titolo: Pugs of the Frozen North Testo © 2015 Philiph Reeve Illustrazioni © 2015 Sarah McIntyre This translation is published by arrangement with Oxford University Press, Great Clarendon Street, Oxford OX2 6DP ISBN 978-88-6966-274-4 Finito di stampare nel mese di dicembre 2017 presso Peruzzo Industrie Grafiche - Mestrino (PD)


Traduzione di Laura Bortoluzzi



UNO L’inverno arrivò di notte, come un lenzuolo bianco steso sul mondo. Arrivò così gelido e improvviso da ghiacciare l’oceano e fermare le onde. E ghiacciò anche la Buona Stella, che d’un tratto si ritrovò intrappolata nella morsa di un mare solido. Shen, il mozzo, il membro più giovane dell’equipaggio, si rigirò nel sonno quando schizzi e gorgoglii si dissolsero in un gelido silenzio. Si rannicchiò ben bene sotto le coperte, in cerca di un po’ di tepore. Nel silenzio giunsero altri rumori. Prima lo scricchiolio metallico delle fiancate della nave


attanagliate dal ghiaccio. Poi la voce del Capitano Jeggings che urlava: «Tutti sul ponte!». I membri dell’equipaggio, con gli occhi socchiusi, brancolarono giù dalle cuccette. Bo, il marinaio scelto, Mungbean, il cuoco, e Shen. Barcollarono fino al ponte dove il loro sguardo si fissò sulla distesa di grandi onde ghiacciate, bianche e rigide come meringhe giganti. «Non state lì impalati!», strillò il Capitano Jeggings, tirando una corda. «Dobbiamo andarcene da qui!» La corda gli si spezzò in mano con un rumore di vetro in frantumi. La Buona Stella tremava e cigolava man mano che la morsa del ghiaccio si faceva sempre più stretta. «Che facciamo?», chiese Shen. Ma il Capitano Jeggings non lo sapeva. E neppure Bo, il marinaio scelto. Né tantomeno Mungbean. Avevano fronteggiato tempeste e atteso tante volte la fine della bonaccia, ma mai prima d’ora avevano visto un mare simile.


Scric. Crunch. Grosse zanne di ghiaccio spaccavano le assi e perforavano le fiancate della Buona Stella. Splash. Glu glu. Neri vortici di acqua fredda non ancora congelata entravano nello scafo. La nave cominciò a inabissarsi, e tutti gli spuntoni di ghiaccio che ne ornavano le sartie tintinnarono allegramente. Ma il Capitano Jeggings non capiva cosa c’era da stare allegri in tutta quella faccenda. «Il carico!», urlò. «Dobbiamo salvare il carico!» Per tutta l’estate la Buona Stella aveva veleggiato di porto in porto, per vendere e acquistare merci. Duemila maglioni a lana grossa delle isole Aran, una motoslitta di seconda mano... e sessantasei carlini. Il Capitano Jeggings aveva detto che quei cagnolini li avrebbero venduti come il pane. Adesso, mentre la stiva si allagava, avevano iniziato un insopportabile


mugolio nell’acqua gelida che gli sciaguattava fra le zampe. «I cani!», gridò Shen. «Dobbiamo salvare i cani!» Mungbean e Bo corsero giù per le ripide scale che portavano alla stiva e risalirono a fatica con casse piene di maglioni. Con un argano, il Capitano Jeggings calò la motoslitta di fianco alla nave. Nel frattempo, Shen capovolse le scatole dove dormivano i carlini. I cagnolini si precipitarono sul ponte della Buona Stella e saltarono giù sul ghiaccio.



Shen aveva sentito parlare di topi che abbandonano una nave che affonda, ma mai di carlini che ne abbandonano una che si congela. C’è una prima volta per tutto, pensò, trascinando sul ponte il sacco con dentro i guinzagli e lanciandolo verso i cani. La Buona Stella, stretta nelle fauci del ghiaccio, ebbe un altro sussulto. I bulloni del ponte cominciarono a saltare. Il fumaiolo vacillò come un albero tagliato.

gridò il Capitano Jeggings, saltando giù dalla nave. 6


Ma a Shen era venuta in mente un’altra cosa che andava salvata. «Il cibo per cani! È ancora a bordo!» «E lì dovrà restare!», urlò Bo, saltando sul ghiaccio con Mungbean. Shen gli passò il più piccolo dei carlini e poi saltò giù anche lui. Con un’ultima impennata, il ghiaccio disintegrò la vecchia nave. Shen e i carlini rimasero lì, immobili e tremanti, mentre il Capitano Jeggings e gli altri preparavano la motoslitta. Quando l’avviarono, il motore fece una serie di brontolii scoppiettanti. Nel rimorchio avevano impilato le casse piene di merci, ma per i cani non c’era posto. «Non possiamo lasciarli qui!», protestò Shen. «Be’, di certo non possiamo restare qui con loro», disse il Capitano Jeggings. «Il ghiaccio potrebbe sciogliersi con la stessa rapidità con cui si è formato, e allora dove ci ritroveremmo? In mare aperto, senza una nave sotto i piedi. Non proprio il massimo della comodità.» 7


(Aveva detto a Shen che i sessantasei carlini li avrebbero venduti come il pane, ma in realtà intendeva che li avrebbero venduti nel pane: a casa, sua zia aveva un panificio, ed era sempre in cerca di ingredienti nuovi. Per il Capitano erano in assoluto la parte meno preziosa del carico, così aveva deciso di lasciarli dov’erano.) «Magari ci seguono!», disse Shen. Montò sulla motoslitta con Bo, Mungbean e il Capitano. «Forza, cagnolini!», li chiamò. I cani lo guardarono, con la testa piegata da un lato. A contatto con l’aria fredda il loro fiato caldo diventava vapore fumante, come quello di sessantasei minuscoli draghi. 8


La motoslitta partì rombando e serpeggiò fra le onde ghiacciate con la traballante torre di casse che vacillava nel rimorchio. I carlini rimasero dov’erano e la guardarono allontanarsi. «Coraggio! Venite!», gridò Shen. Ma loro sembravano non capire. «Mi aspetti, Capitano!», strillò, e saltò giù dalla motoslitta. Le onde ghiacciate erano più

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scivolose di colline di vetro. Shen tornò dai carlini pattinando sulle onde, e quando i cani lo videro cominciarono a scodinzolare e gli corsero incontro. «Forza, cagnolini!», disse, accarezzando sessantasei morbide testoline e facendosi leccare da sessantasei morbide linguette. «Dovete seguire il Capitano Jeggings...»


Ma quando Shen si voltò, la motoslitta era sparita. O il Capitano Jeggings non lo aveva sentito quando gli aveva gridato di aspettarlo... oppure aveva deciso che non valeva la pena di aspettare Shen e sessantasei carlini.

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