La valigia di Adou

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dou e Oreste hanno molte cose in comune: hanno tutti e due dieci anni, amano il calcio, non capiscono il mondo dei

grandi. E poi, tutti e due aspettano qualcosa: Adou non vede l’ora di arrivare in Italia, Oreste aspetta la nascita della sorellina. Ma il sogno dell’Italia per Adou comincia nel modo più drammatico: da solo, dentro una valigia. La stessa valigia che riserverà a Oreste la più grande sorpresa della sua vita. Adou e Oreste ci raccontano la storia che li ha portati a conoscersi e a diventare amici, in barba a qualunque ostacolo. I legami più forti, a volte, nascono nei modi più inaspettati.

, giornalista per «La Repubblica», segue principalmente la cronaca e i temi sociali: molto apprezzati i suoi reportage, che le sono valsi diversi premi. Con Il Castoro ha pubblicato anche La banda dei gelsomini, Bella e Gustavo (Premio Leggimi Forte 2015), Il mondo di Teo e un racconto della raccolta La prima volta che.

Copertina di Giulia Sagramola.

ISBN 978-88-6966-214-0

€ 12,00

Libro sostenuto da

www.castoro-on-line.it


Zita Dazzi La valigia di Adou Š 2017 Editrice Il Castoro Srl viale Andrea Doria 7, 20124 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it Copertina di Giulia Sagramola La filastrocca Dopo la pioggia è pubblicata in Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, Einaudi Ragazzi. ISBN 978-88-6966-214-0

Finito di stampare nel mese di luglio 2017 presso Grafica Veneta S.p.A. Trebaseleghe (PD)




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è tutto nero qui dentro, ma ormai sono abituato. Quando mi hanno chiuso nella valigia, mi hanno detto di dormire e di non pensare. Mi hanno detto di non piangere, che finirà presto. Io mi fido. Sono piccolo e magro, mi piego come una camicia, io. Sono piccolo e magro e obbedisco a quello che mi dicono i grandi. È tutto nero qui dentro. Ma io non ho paura. La tela che mi avvolge è leggera e passa l’aria. La cerniera è un po’ scucita da un lato e riesco a respirare. Mi sollevano, mi trasportano, in fondo è quasi divertente. Sembra un gioco, sembra di stare su una carriola come 1


quella che usava mio padre al villaggio per trasportare le cose. Lui portava le casse piene di pesce. Anch’io sto dentro a questa valigia, fermo, immobile, come un grosso pesce incartocciato. Cerco di non pensare a niente. Non penso al mare, non penso al villaggio, non penso a mio padre. Penso solo a dormire, come mi ha detto mamma. Presto tutto questo finirà e per noi comincerà una nuova vita. Lontano dal mare, lontano dal villaggio, in un nuovo mondo. Dove ci sarà futuro anche per noi, gli ultimi della terra. È tutto nero qui dentro, ma i rumori e i colpi delle ruote sull’asfalto si sentono benissimo. Sento mamma che saluta zia al porto di Tunisi. Sento le ultime raccomandazioni prima del viaggio, che faremo separati. Io nella valigia di zia. Mamma – che non ha i documenti – verrà con un’altra barca. “Barcone” l’ha chiamato. Un barcone dove non fanno i controlli. Ci rivedremo presto, mi hanno detto, se io starò buono e se non farò i capricci. Sento mamma che si avvicina col suo fiato caldo alla valigia e mi sussurra di fare il bravo perché molto presto potremo dimenticare il passato ed essere felici nel nuovo 2


mondo. Un mondo dove tutti hanno la televisione e il telefonino, e cibo da mangiare tutti i giorni e acqua pulita che arriva fino in casa col rubinetto. Io rispondo che va bene, certo che farò il bravo, come mi hanno chiesto. E non avrò paura. Sono un bambino grande, coraggioso e ormai sono abituato a viaggiare. Abbiamo attraversato il deserto sul camion per arrivare in Tunisia. E non ho pianto, non ho fatto capricci. Perché io voglio arrivare nel nuovo mondo. Prima però ho chiesto solo perché io non posso viaggiare come tutti gli altri, perché devo fare questo viaggio sulla nave chiuso in una valigia. E lei mi ha risposto guardandomi negli occhi che senza documenti non si può viaggiare, ma che noi ce la faremo lo stesso ad arrivare nel nuovo mondo. Basta che io stia buono, nella valigia di zia. Che ha i documenti. A lei non faranno controlli perché ha il passaporto e tutto in regola. Non ci saranno problemi. C’è un parente che lavora al controllo bagagli. E mi farà passare. Come se fossi un mucchio di vestiti, o un pesce incartocciato. Mamma, le ho chiesto mille volte ancora, perché non mi metti in regola, perché non mi fai i documenti, così anch’io posso viaggiare alla luce del sole? 3


Ma non ho capito la risposta. Non ho capito perché la legge del nuovo mondo dice che io non posso essere in regola. Non ho capito perché devo entrare di nascosto. Comunque, va bene, mamma. Faccio il bravo e sto in silenzio. Faccio come dici tu. Basta che mi prometti che non durerà tanto. Basta che mi prometti che presto saremo assieme e niente potrà più dividerci. È tutto nero qui dentro, ma non riesco ad addormentarmi. Sento che mi trasportano e mi spostano da un posto all’altro, sento i rumori del motore della nave che si accende. Sento la strada che comincia a scorrere sotto le ruote. Ogni sobbalzo, ogni curva mi risveglia dal sonno che comincia a calarmi sugli occhi. È tutto nero qui dentro, ma non so più dove sono. Mamma dove sei? Zia perché non mi apri? Devo aver dormito, ho la gola secca e gli occhi restano chiusi anche se vorrei aprirli. Le gambe adesso mi fanno male, mi sento tutto annodato. Vorrei piangere, ma ho promesso di non farlo e di resistere. Quindi ricaccio le lacrime indietro e cerco di dormire ancora, sperando che finisca presto. 4


Sento che le ruote frenano, si fermano. Siamo arrivati? Fa caldo qui dentro, mi sento tutto appiccicoso. Poi un rumore secco, forse una porta che si apre. La voce di un uomo in una lingua che non conosco dice qualcosa che non capisco. Qualcuno prende la valigia dentro la quale sono chiuso. Ho paura, adesso, e sono stanco, e vorrei uscire e alzarmi e respirare a pieni polmoni. Ma non deve mancare molto, ormai, e cerco di distrarmi pensando alle cose belle, quelle che verranno e quelle che conosco già. Penso alla mano calda di zia che mi prendeva e mi accompagnava a scuola, assieme a mia cugina Lucie, quando ero piccolo, quando eravamo ancora tutti assieme in Africa. So che mia cugina è là fuori, nel mondo nuovo, dove lei abita da anni. So che prega per me e perché io arrivi sano e salvo. Anch’io prego e spero che il mio Dio stia ascoltando. Che non sia distratto. Sento la mano di zia che appoggia la valigia e tira fuori il manico e le ruote del trolley che cominciano a correre sul terreno. Vai, cugina Lucie, sono contento che presto il viaggio sarà finito. E potrò rivedere la luce. Potremo stare assieme. Io e te, con mamma e zia. Non vedo l’ora di riabbracciarvi. 5


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Nonno è arrivato alle 9 alla stazione. Ha preso il treno dalla Calabria per venire a Milano. Lo vedo dal finestrino che mi saluta con la mano aperta e i baffi bianchi. Lo vedo che prende il cappello e sorride. Io sguscio via dalla mano di papà perché voglio andare da nonno che scende dal vagone. È da Natale che non lo vedo e so che adesso staremo assieme tutti questi giorni. E potrò raccontargli tutto quello che ho fatto in questi mesi, la scuola, e gli amici, e il calcio, e fargli vedere come sono diventato un drago a palleggiare. Perché lui ha sempre tempo per me, sembra sempre che la cosa più bella per lui sia stare ad ascoltarmi. Anche quando racconto le cose strane, come quando avevo il 6


mio amico immaginario Jonny, che secondo me viveva nel muro. E mamma e papà mi guardavano strano e si vedeva che pensavano che fossi un po’ matto. L’unico che non ci trovava niente da dire e che si metteva lì a sentire le mie storie, come se fossero le storie più belle del mondo, era nonno, fin da quando ero piccolo. Che pareva proprio non ci fosse niente altro al mondo di meglio di mettersi davanti a me e guardarmi parlare. Nonno, mio amato nonno. Adesso è arrivato con i suoi pantaloni di tela scura e quella faccia da contadino, gli occhi grandi e azzurri come i miei, le braccia che si spalancano per avvolgermi appena scende dall’ultimo gradino. Siamo sul binario in mezzo a tutta questa gente che corre ma io e nonno siamo una cosa sola. Lui mi abbraccia e mi dice quanto sono cresciuto, e io gli rispondo che ormai sono grande e non ho più paura la notte quando spengono la luce per farmi dormire. Nonno ha portato una valigia nera con le rotelle, una robusta valigia di stoffa dura, così grande che io già immagino quante cose belle ci saranno dentro. 7


Gli chiedo se me la fa portare, ma babbo me la prende dalle mani, che è pesante e poi facciamo tardi. Hanno sempre fretta, i grandi. Tutti hanno fretta, tranne nonno a cui invece piace stare sulla spiaggia a tirare i sassi piatti sul mare. Nonno è arrivato per stare con me qualche giorno, mentre aspettiamo che nasca mia sorella. Sì, perché questo deve succedere. A giorni, ormai. E qui sembra che sia la fine del mondo. Tanto che anch’io mi sto agitando. Mamma ha una pancia così enorme che sembra una balena. Ed è incredibile pensare che un bambino possa stare ripiegato in quel modo dentro un posto grande, ma in fondo limitato, come la pancia di una mamma. Quando me l’hanno detto, non mi è dispiaciuto. Anzi, ero contento, anche se sarebbe stato meglio un fratellino. Ma adesso che sta per arrivare non sono più tanto sicuro di volerla. Neanche se era un fratello, lo volevo. Preferivo essere figlio unico e avere tutti i giochi e tutte le carezze e i baci per me. Però ormai lo so che non si può tornare indietro. E che dovrò abituarmi alla sorellina. E vedere tutti che la riempiono di baci e di regali. Come se io non esistessi più. Uffa. 8


L’unica consolazione è che adesso nonno verrà a trovarci più spesso. Ha promesso anche che starà più a lungo. Per aiutare mamma e papà. Ma io lo convincerò a stare solo con me. Perché io so che nonno non mi tradirà per quella mocciosa di sorella che arriva. Nonno sarà tutto dalla mia parte. Papà dice di sbrigarsi a salire sulla metro che lui deve andare in ospedale. E io lo so che adesso saranno giorni bellissimi perché io e nonno ce ne andremo in giro come due esploratori per la città senza genitori che si impicciano. Mi ha promesso anche di andare al museo di storia naturale. Viaggia sempre con valigie pesanti, nonno, perché dentro ci mette i limoni che profumano di fiori e i barattoli di vetro con le alici sotto sale che mi piacciono da morire. Ogni volta babbo gli dice di non stare a disturbarsi e di viaggiare leggero, ma nonno sorride sotto i baffi e mi strizza l’occhio, perché le acciughe sotto sale lui me le porta anche se gli dicono di lasciar stare. Questa volta però quante ne ha portate? La valigia pesa in un modo strano, quasi non ce la faccio a sollevarla. Vai però, papà, corri da mamma, che anch’io ho da fare. E quando lo vedo che va, che saluta con la mano e 9


quella faccia preoccupata perché sta per succedere qualche cosa di grande, io penso che la più bella cosa è starmene da solo con nonno per questi giorni. Io e lui e tutta la città da scoprire. Viva nonno mio che è venuto dal mare.

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Non capisco dove sono, mi sento solo molto stanco. Mi si chiudono gli occhi, non vedo l’ora che tutto questo sia finito. Mamma mi ha detto di stare buono fino a quando zia non aprirĂ la valigia. Mi ha detto di non fiatare e di non piangere. Ma io sono cosĂŹ stanco e indolenzito che non ho nemmeno la forza di piangere. So solo che fra poco mi libereranno, è questione di poco. Il viaggio è finito, lo so. Ho sentito il treno che arrivava. Quando eravamo in nave, zia mi ha portato in una stanza piccola. Ha aperto la cerniera e mi ha fatto uscire. Mi ha abbracciato tanto, mi ha fatto bere e mangiare e mi ha tenuto stretto a lei tutta la notte, dicendomi che era quasi fatta. Poi al mattino, prima di uscire dalla cabina e di richiu11


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dou e Oreste hanno molte cose in comune: hanno tutti e due dieci anni, amano il calcio, non capiscono il mondo dei

grandi. E poi, tutti e due aspettano qualcosa: Adou non vede l’ora di arrivare in Italia, Oreste aspetta la nascita della sorellina. Ma il sogno dell’Italia per Adou comincia nel modo più drammatico: da solo, dentro una valigia. La stessa valigia che riserverà a Oreste la più grande sorpresa della sua vita. Adou e Oreste ci raccontano la storia che li ha portati a conoscersi e a diventare amici, in barba a qualunque ostacolo. I legami più forti, a volte, nascono nei modi più inaspettati.

, giornalista per «La Repubblica», segue principalmente la cronaca e i temi sociali: molto apprezzati i suoi reportage, che le sono valsi diversi premi. Con Il Castoro ha pubblicato anche La banda dei gelsomini, Bella e Gustavo (Premio Leggimi Forte 2015), Il mondo di Teo e un racconto della raccolta La prima volta che.

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