Oliver e le Isole Vagabonde

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978-88-6966-084-9

www.castoro-on-line.it

€ 13,50




Oliver e le isole vagabonde di Philiph Reeve illustrazioni di Sarah McIntyre Traduzione di Laura Bortoluzzi © 2016 Editrice Il Castoro Srl viale Andrea Doria 7, 20124 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it Pubblicato per la prima volta in inglese nel 2013, con il titolo: Oliver and the Seawigs Testo © 2013 Philiph Reeve Illustrazioni © 2013 Sarah McIntyre This translation is published by arrangement with Oxford University Press, Great Clarendon Street, Oxford OX2 6DP ISBN 978-88-6966-084-9 Finito di stampare nel mese di aprile 2016 presso Grafiche Tintoretto Srl - Castrette di Villorba (TV)


Traduzione di Laura Bortoluzzi



(c o m e

A R os e

e

Ki

p r o m e s s o a l v os t r o

m a t r i m o n i o : c o n g r a t u l a z i o n i !)

A Ma r ia n n e

e

–S a r a h

Ho wa r d

–P h i l i p



UN O

Oliver Crisp aveva solo dieci anni, ma erano stati dieci anni frenetici ed emozionanti, perchĂŠ i genitori di Oliver erano esploratori. 1


Si erano conosciuti sulla cima dell’Everest.

Si erano sposati al Tempio Perduto di Amon Hotep, e avevano trascorso la luna di miele alla ricerca del cimitero degli elefanti. E alla nascita del piccolo Oliver non avevano fatto altro che comprarsi uno zaino porta bimbo e un passeggino fuoristrada e proseguire le loro esplorazioni. 2

Bee.


Ma alla fine arrivò un giorno in cui il signore e la signora Crisp si resero conto che non c’era più niente da esplorare. Avevano raggiunto le sorgenti di tutti i grandi fiumi ed erano saliti sulle vette di tutte le montagne dove nessuno era mai arrivato. Grazie a loro, la Città Perduta di Propacopaketl non era più perduta, e il Mistero delle Paludi di Mokele Mbembe era stato svelato. Sulla cartina non c’erano più spazi vuoti. Così fecero armi e bagagli, caricarono tutto sull’esploramobile e si diressero verso la casa che avevano comprato ma quasi mai


abitato, affacciata sulla Baia degli Abissi, vicino alla piccola cittadina di Santiscogli. «Basta esplorazioni», convennero tristemente. «È ora di fermarci.» Oliver però non era triste. Era entusiasta. Era stanco di fare la vita dell’esploratore. La casa a cui stava facendo ritorno l’aveva vista solo durante le vacanze: brevi parentesi di due settimane prima di nuove avventure. Dieci anni sempre in giro! Mai il tempo di farsi degli amici, o di sentirsi a casa. Mai il tempo di andare a scuola. Non aveva mai nemmeno avuto una stanza vera e propria, solo una cuccetta sul retro dell’esploramobile, e doveva tenere tutte le sue cose in bauli e scatoloni sotto i sedili dell’auto. Pensava che sarebbe stato emozionante avere una casa intera dove vivere, e vedere lo stesso panorama ogni mattina. Nella Baia degli Abissi avrebbe avuto la sua camera e il suo bagno, e presto avrebbe frequentato la scuola di Santiscogli (magari a voi non 4


sembrerà una cosa bella, ma Oliver non era mai andato a scuola, ed era emozionato anche per quello). Si appollaiò in mezzo ai suoi genitori, mentre la mamma guidava con cautela l’esploramobile per le stradine tortuose. Non vedeva l’ora di veder sbucare all’orizzonte la Baia degli Abissi. «Non è molto bella come casa», gli ricordò la mamma. «A dire il vero è piuttosto vecchia e malandata, e quando c’è vento entrano un sacco di spifferi. Bisogna farci tanti lavori, ma non abbiamo mai trovato il tempo. Né i soldi. Non si guadagna molto a fare gli esploratori.» «Ok», disse Oliver, per nulla scoraggiato. All’improvviso arrivarono su un promontorio ed eccola lì: la baia azzurra tutta punteggiata di isolotti arruffati e scoscesi. La casa sovrastava la spiaggia. Era grande e grigia, con il tetto macchiato di licheni arancioni. «Wow!», disse Oliver. 5



«Wow!», disse il papà. «Wow!», disse la mamma, fermando l’esploramobile a una curva della ripida stradina e restando seduta lì, con gli occhi sgranati per lo stupore.


«Wow!», ripeterono tutti e tre. Oliver era contento di notare che i suoi genitori erano elettrizzati quanto lui. Poi li osservò, e vide che non guardavano la casa, ma gli scalcagnati isolotti nella baia. «Da dove sono arrivati quelli?», chiese il papà. «Non me li ricordo...» La mamma faceva frusciare la cartina. «Qui non sono segnati!», disse col fiato in gola. «Nove... dieci... quindici...», mormorò il papà. «Devono essere nuovi! Di origine vulcanica, probabilmente...» «Ignoti!», disse la mamma. «Inviolati!», disse il papà. «Inesplorati!», sussurrarono all’unisono. Oliver sospirò. L’aveva già vista questa scena, ogni volta che sentivano parlare di una città scomparsa o una tomba inaccessibile. Se non altro, pensò, quegli isolotti potevano esplorarli senza partire per l’ennesimo viaggio. Guardò felice la casa mentre la mamma, gli occhi 8


puntati sugli isolotti, riavviava l’esploramobile e fra mille scricchiolii scendeva verso la spiaggia giù per la stradina serpeggiante.

Oliver si mise subito a disfare i bagagli. Mentre la mamma e il papà tiravano giù il canotto dal tetto dell’esploramobile, aprì la porta e trascinò dentro scatoloni, borse e valigie. Attraversò le grandi stanze riecheggianti, vagamente familiari, togliendo lenzuoli da poltrone che avevano aspettato a lungo di essere usate di nuovo. Corse di sopra in camera sua e saltò sul letto. 9


Adorava già la sua stanza: il modo in cui la luce del sole disegnava una lunga striscia dorata sulla carta da parati, penetrando dalla finestra. AprÏ per fare entrare un po’ d’aria, e la brezza marina, e il garrito dei gabbiani.


ÂŤOliver!Âť, gridarono la mamma e il papĂ . Erano a riva, pronti a partire per andare a esplorare i nuovi isolotti. Erano nel fondale basso, e lo salutavano.


Le onde si infrangevano sotto il gommone, sballottandolo dall’uno all’altra. «Oliver! Vieni con noi!» «Ho da fare!», rispose Oliver a gran voce. «Perché non andate a dare un’occhiata senza di me? Io qui me la caverò senza problemi.» Sospirò. Sapeva che i suoi genitori tenevano a lui. Solo che, a volte, aveva la sensazione che tenessero di più a fare gli esploratori. Il piccolo canotto coprì il garrito dei gabbiani con il rabbioso ronzio del suo motore, pilotato abilmente dalla mamma. Circumnavigò sotto costa un piccolo isolotto, e poi rombando prese il largo verso quelli più grandi. Oliver portò di sopra la sua valigia e l’aprì.


Ripose con cura i suoi oggetti preferiti sugli scaffali e sul davanzale della finestra. Sistemò i libri sulla mensola accanto al letto. Appese i vestiti nell’armadio. La striscia luminosa del sole si spostava sulla parete. E tutto a un tratto Oliver si accorse che da un po’ di tempo non sentiva più né il motore del canotto né la voce dei suoi genitori. Si affacciò alla finestra. La Baia degli Abissi era deserta, e il tramonto splendeva dorato sulle onde. Non c’era traccia di mamma e papà. Gli isolotti erano spariti. C’era solo il canotto arancione, sospinto a riva dalla marea della sera.


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