Prima che te ne vai

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Carrie Firestone Prima che te ne vai Traduzione di Laura Bortoluzzi Hotspot è un marchio di Editrice Il Castoro www.hotspotlibri.it © 2017 Editrice Il Castoro Srl viale Andrea Doria 7, 20124 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it Pubblicato per la prima volta nel 2016 con il titolo The Loose Ends List da Little, Brown and Company Hachette Book Group, New York, NY © 2016 Carrie Firestone ISBN 978-88-6966-201-0


Carrie Firestone

prima

che te

ne vai Traduzione di Laura Bortoluzzi



Per i rivoluzionari che non ti aspetti Chi è coraggioso Chi cambia il mondo



Ho toccato la morte con le dita. Non era fredda o dura come avevo sentito dire. Sapevo che stava arrivando ancora prima di toccarla. Ha disseminato a casaccio buffi oggetti: una tromba, uno zaffiro, un libro di Jules Verne, un macaron, una bambolina scacciapensieri, una boule-de-neige e 531 bottiglie di cartapesta. Ce ne sono stati altri, ma questi erano i miei preferiti.



UNO

Quando chiama Noni, ignoro il telefono. Io e Lizzie siamo da Starbucks ad aspettare che Kyle e Ethan escano dall’allenamento di lacrosse. Stiamo lavorando sulle nostre liste delle Cose in Sospeso, e stanno venendo bene. Scorro la mia mentre Lizzie infila la cannuccia in un altro bicchiere di tè freddo al limone. Fa un caldo insopportabile per essere maggio. Uno.

Due.

Mettere via abbastanza soldi con il lavoro da bagnina per riuscire a pagarmi un viaggio in macchina. L’anno scorso ho buttato via tutti i miei soldi per una stupida borsa di design che adesso ha la fodera interna tutta piena di macchie di inchiostro. Passare un giorno da sola con ognuna delle I. Voglio un mondo di bene alle mie tre migliori amiche, ma queste ragazze sono appiccicate l’una all’altra come il vomito sotto la tazza del water. Per rumorosità, melodrammaticità e diversità di opinioni possono tirarti scema. 1


Tre.

Imparare a cucinare alla perfezione un pasto completo così da poter sopravvivere da sola. Mamma ha sempre qualcosa in forno, però non cucina. E le cene del Ringraziamento di papà sono eccezionali, ma il più delle volte la sera mangiamo hummus e patatine di lenticchie. Voglio che mio zio Wes studi un menù e mi insegni a cucinare da zero.

Quattro.

Scoprire una nuova costellazione. Io, Jeb e papà studiamo il cielo da quando io e mio fratello ci acciambellavamo come marsupiali nella felpa di papà. A Jeb piace guardare le stelle perché è un cannaiolo. A me piace perché sono un’amante dei grandi spazi, e questa è l’unica cosa che ho in comune con mio padre.

Anche se le mie amiche mi prendono in giro, il mio hobby astronomico mi è servito a conquistare Ethan, lo scorso inverno, durante una festa in slittino. Il mio debole per i capitani è risaputo, e Ethan lo avevo adocchiato da quando si era portato a casa quel prestigioso trofeo di lacrosse, battendo l’ambito Kyle di Lizzie. Sono salita sullo slittino di Ethan e ci siamo buttati dentro un cumulo di neve. Ho messo le gambe intorno alle sue e ho rotto il ghiaccio con un “Guarda, è l’Orsa Maggiore. Non è stupenda?”. Lui ha alzato gli occhi e io gli ho dato un bacio sulla guancia. Gli ho indicato altre quattro costellazioni quella sera prima che mi baciasse sulla bocca. Sapeva di birra e chewing gum all’anguria, ma avevo accalappiato Ethan, il capitano più figo di tutti. 2


Cinque.

Dedicare un weekend a una maratona di film degli anni Ottanta, preferibilmente con Abby, perché, a parte me, è la sola disposta a mangiarsi quantitativi spropositati di schifezze senza lamentarsi dei chili di troppo.

Noni richiama. «È ancora mia nonna», dico. «Sarà da Saks. Detesta il vestito che ho scelto per il diploma e vuole a tutti i costi trovarmene uno più bello.» Bevo un sorso di chai freddo. «Okay, mi manca ancora qualche cosa in sospeso e poi possiamo finire col botto.» «Il viaggio in auto non ti basta come finale col botto?» Anche Lizzie l’estate scorsa ha dovuto rinunciare a quel viaggio, nato purtroppo sotto una cattiva stella, dopo che suo padre è venuto a sapere di un certo selfie in topless. Secondo Noni, Lizzie non lascia niente all’immaginazione, il che è alquanto ironico detto da una donna anziana con una libreria piena di videocassette porno. Sei.

Trovare un drive-in nel Connecticut e andare a guardare un film in pigiama. Ho in programma di farlo con le mie amiche, perché se ci fosse Ethan cercherebbe di nuovo di fare sesso con me.

Sette.

Permettere a Ethan di fare di nuovo sesso con me. La prima volta è stato un disastro. Lui ha avuto un “incidente” appena ci siamo infilati a letto. Non mi soffermo sui dettagli, ma è stato molto schifoso, e il fatto che mi abbia chiesto scusa non meno di cinquemila volte mi ha dato talmente fastidio che me ne sono dovuta andare. 3


Adesso è insicuro e continua a ripetermi che è successo perché sono troppo carina. Per quanto possa essere irritante, alle volte, per il momento sto ancora con Ethan perché è ben inserito nella mia cerchia di amici e mi costerebbe troppe energie evitarlo per tutta l’estate. Otto.

Prepararsi alla vita in città.

Mi vibra il cellulare. Noni. «Oddio, mia nonna diventa ossessiva quando fa shopping.» La ignoro ancora. «È così divertente tua nonna…», dice Lizzie. «La mia guarda La ruota della fortuna e va da Target quando ha voglia di avventura.» «Già. Mia nonna si fa i bagni di fango in qualche giungla sperduta quando ha voglia di avventura», dico io. «Dovresti vedere il suo fidanzato, Denny. Ha l’età di mia mamma e porta un anello con diamante su entrambi i mignoli.» «Detesto gli uomini che portano gioielli», dice Lizzie. «Quel tipo è un riccone smidollato. Anzi, Smidollato gli starebbe proprio bene come nome.» Mi impadronisco del telefono di Lizzie. La sua lista è piuttosto convenzionale. Imparare per bene a bere uno shot. Perdere quattro chili. «Lizzie, questa sembra più una lista delle cose da fare. Che noia che sei.» «Maddie, sono mesi che provo a bermi uno shottino, e mi esce sempre dal naso. Perfezionare la mia tecnica con gli shot è decisamente una cosa in sospeso per me.» «E va bene, ma per favore leva quel “perdere quattro chili”. Sei già pelle e ossa, non sprecare inutilmente una riga.» 4


«Ehi, tu hai scritto “cambiare colore di capelli”. Anche questa è una scelta pallosa.» «L’ho cancellato. Però mi serve un look più audace per New York. Pensavo di farmi biondo ramato.» Arrotolo in uno chignon i miei indisciplinati ricci da Medusa. «Non esiste. Ti darebbe un’aria troppo slavata. Il mio parrucchiere dice “occhi azzurri, pelle chiara, capelli scuri”. Lasciali castani.» «Il tuo parrucchiere vive nel Connecticut», ribatto mentre mi vibra il cellulare. È un messaggio di Noni. Ti devo parlare subito. È urgente. Mi si chiude lo stomaco. Noni non mi ha mai mandato messaggi prima. Corro fuori per chiamarla. «Noni, che succede?» «Da quando in qua non rispondi alle mie chiamate? Sei troppo famosa per tua nonna?» «Mi hai fatto prendere un colpo. Non mandi mai messaggi.» «Non rispondevi al telefono. E so che quel coso te lo tieni sempre incollato addosso.» Mi batte ancora forte il cuore. «Potresti evitare, per favore?» «Allora, cosa stai facendo di così importante?», mi chiede. «Stavo facendo la lista delle Cose in Sospeso.» «Cos’è la lista delle Cose in Sospeso? Sembra intrigante.» «È un elenco delle cose che non sono riuscita a fare al liceo e che voglio fare prima di andare al college.» «Tipo i pompini?» «Oddio, Noni. Sei disgustosa.» «Allora, ho bisogno che veniate tutti da me stasera alle sette in punto.» «Ma è venerdì. C’è una grande festa e vengono tutte in macchina con me.» Noni sa che sono l’eterna autista designata di una monovolume celeste. «Tesoro, ho una cosa importante da dirvi, e ho bisogno di 5


tutta la famiglia. Quelle oche giulive delle tue amiche cheerleader si faranno scarrozzare da qualcun altro.» C’è una strana urgenza nella sua voce. «Mi stai facendo venire l’ansia.» Noni nasconde sempre qualche sorpresa, ma di solito le spiattella ancora prima di riuscire a creare un minimo di suspense. «Hai chiamato mamma?» «Ho parlato con tuo padre. Ha detto che vengono. Ho dovuto corromperlo con cibo indiano e biglietti per il teatro, scroccone che non è altro.» Per Noni, mio padre è uno strambo parassita socialmente imbranato e mia madre è finita con lui perché ha la forza emotiva di un panda appena nato. In un certo senso ha ragione. È un bene che non abbia dovuto contare sui miei genitori per molte cose, a parte l’astronomia e le scarpe. Noni si occupa di tutto. Insieme facciamo shopping, mangiamo fuori, andiamo ai musei, facciamo dei viaggi da favola e incontriamo gente famosa. Una volta, giusto per far incazzare papà, ha convinto un suo amico nel consiglio di amministrazione del planetario a organizzare un’osservazione solo per me e Jeb. Noni mantiene sempre le promesse. Quindi starò al suo giochetto e andrò al suo appuntamento misterioso. «Va bene, Noni. Vengo. Puoi darmi un indizio?» «No.» E riattacca. «Devo andare in città.» Tiro su la mia roba e saluto Lizzie con un abbraccio. «Ehi, ma che dici?» Lizzie mi tira per la maglietta. «Mia nonna vuole vedere tutta la famiglia per un annuncio a sorpresa. Secondo me si è fidanzata con lo Smidollato.» «Perché devi andare in città per una cosa del genere? Alla festa di stasera viene persino gente del college.» Lizzie piagnucola. «Non puoi almeno venire più tardi?» «Non so quando torno. È strano, perfino per lei.» 6


A casa trovo Rachel, la mia vicina ed ex migliore amica, che guarda la Tv in salotto. Le nostre madri sono amiche da quando eravamo ancora nella pancia. Mamma passa il pomeriggio a casa di Rachel a bere mentre Bev mangia. Si accettano a vicenda incondizionatamente e vivono negli inferi delle casalinghe americane, a sorseggiare cocktail, mangiare cupcake e guardare episodi registrati di qualche talk show. La mia amicizia con Rachel è diventata una lotta in quarta elementare. Le mie Barbie erano incompatibili coi suoi Lego. Ci abbiamo provato. Abbiamo addirittura costruito uno yacht di Lego per le Barbie, ma loro non riuscivano a starci comode. In prima media ho trovato Lizzie, Remy e Abby. Ci vestivamo a vicenda come Barbie e ci chiamavamo le I perché i nostri nomi finiscono col suono I. Avevamo una chat di gruppo e dormivamo l’una a casa dell’altra, studiavamo sempre insieme e non saltavamo una festa. Non c’era posto per una Rachel fra le I. Ovviamente per le nostre madri è stato uno shock devastante. Hanno bollato me come quella con la puzza sotto il naso e Rachel come una vittima di esclusione e malignità. Così un pomeriggio le abbiamo fatte sedere, dopo che avevano fatto il pieno di gin e dolce alla banana, e gli abbiamo spiegato la situazione. «Mamma», ha cominciato Rachel, «io non sono una vittima. Ce li ho gli amici. Sono quasi tutti maschi, ma perché i miei videogame ce li hanno solo i ragazzi. Adesso io e Maddie abbiamo bisogno di andare ognuna per la sua strada. Saremo sempre amiche, ma i nostri interessi stanno prendendo direzioni divergenti». «Ben detto, Rach», ho commentato. «Prometto che i nostri interessi rivergeranno…» «Riconvergeranno», mi ha interrotto Rachel. 7


«Riconvergeranno, quando saremo grandi e avremo dei figli e i nostri interessi non conteranno più niente.» Ed è finita lì. Usciamo ancora insieme, ma non in pubblico. Anche a Rachel piace osservare il cielo, perché ha la fissa di Star Trek ed è sempre all’erta casomai compaiano forme di vita aliene. «Rach, Noni ha ricominciato con i suoi giochini criptici.» Rachel alza gli occhi dalla scatola di frittelle. «Ci vuole tutti a casa sua stasera per un annuncio.» «Magari vuole farsi un altro tatuaggio.» Rachel conosce Noni. «Spero di no. Le ho visto il sedere un paio di settimane fa, e il cavalluccio marino si sta afflosciando come se qualcuno l’avesse colpito con una paletta ammazzamosche.» Papà sale dalla taverna. «Astrid ci vuole vedere a casa sua fra due ore. Immagino che ci annuncerà di essersi fidanzata con Denny.» «Quello con gli anelli ai mignoli?» Rachel agita i mignoli. «Anch’io pensavo al fidanzamento», dico. «D’ora in poi lo chiamerò lo Smidollato. Ve lo immaginate il matrimonio? Chi avrebbe il diamante più grosso?» Mamma scende le scale con indosso un vestito stirato alla perfezione, il viso truccato di tutto punto. «Tieni, Rachel, porta questi a Bev.» Scatta una foto al vassoio di scones alla cannella per la sua pagina di Pinterest, dopodiché lo avvolge nella pellicola trasparente. Mando un messaggio alle I: Emergenza familiare. Non posso portarvi. Cerco di raggiungervi dopo. Ignoro la raffica di risposte. Le mie amiche non sono abituate a vedermi tagliare la corda prima di una festa. Ignora. Ignora. Ignora. Le I sono galline impanicate senza testa.

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DUE

Troviamo Jeb nell’ingresso dell’appartamento di Noni. Fa il secondo anno alla Pratt, una scuola d’arte di Brooklyn, dove ascolta musica arrabbiata e dipinge stronzate da nevrotico. È ridicolo con i jeans skinny e gli orecchini a cerchio argentati. In città fa ancora più caldo, e papà è più sudato e sciatto del solito. Mamma dà a Jeb un sacchetto della spesa stracolmo e lo abbraccia come se fosse tornato a casa dopo due anni di servizio militare. «Mamma, piantala. Ci siamo visti settimana scorsa.» Jeb ha una scarsa tolleranza nei confronti di nostra madre. Dovrebbe essere più carino con lei. Quella donna passa metà della sua vita a fargli biscotti. «Sono contento anch’io di rivederti, Jeb», dice papà. Poi arriva la sorella di mamma, zia Mary, con le mie due cugine gemelle, Brit e Janie, di ritorno dal loro primo anno al college. Brit è una mocciosetta piagnucolosa senza arte né parte che non ha niente di meglio da fare se non stalkerare me e Janie online. Janie è una I onoraria, perché anche il suo nome finisce con il suono I, e perché è spassosa, eccentrica e ha il fascino di chi vive in città. «Credo che mamma sia in cerca di attenzioni», procla9


ma zia Mary. Ci stipiamo nell’ascensore. Zia Mary è Brit fra trent’anni. La sua nuvola nera di negatività per poco non ci soffoca tutti mentre saliamo all’ultimo piano. Mio zio non ha avuto tutti i torti a lasciarla. L’ascensore si apre nel salotto di Noni, lustro e immacolato con i mobili e i pavimenti bianchi. Alle pareti, sulle mensole e sui tavolini, suddivisi per colore, ci sono gruppi di oggetti provenienti da ogni angolo del pianeta, ognuno legato a un’avventura diversa. Solo Astrid North O’Neill metterebbe un carillon svizzero intagliato accanto a un vasetto di peyote argentino e a una conchiglia divinatoria cinese solo perché hanno la stessa tonalità di viola melanzana. Il fratello minore di mamma, zio Billy, versa del vino bianco. Suo marito, Wes, si alza dal pianoforte. «Tesoro, ma guardati.» Wes mi bacia sulle guance. È alto, ha i capelli biondo scuro e un fascino ruvido. Io e Janie non abbiamo mai capito come ha potuto innamorarsi di quel musone, pelle e ossa, quattr’occhi di nostro zio. «Dov’è Noni?» Ignoro l’ennesimo messaggio di Abby. «Non ne abbiamo idea. Titi dice che starà chiusa in camera sua finché non saranno tutti qui», dice Wes. La governante di Noni esce dalla dispensa con un vassoio di macaron. Zia Mary la spinge via e la rimprovera sottovoce. Titi continua a scuotere la testa, posa il vassoio e scappa in cucina. Brit è lì che messaggia ignorando completamente la prozia Rose. È vero, zia Rose racconta sempre le stesse dieci storielle fino allo sfinimento, ma Brit potrebbe almeno avere la decenza di far finta di ascoltare. «Deduco che Denny mignolino ingioiellato non sia ancora arrivato», dice Wes. «L’ho ribattezzato lo Smidollato», faccio io. «Certo che Billy potrebbe anche dire qualcosa alla sua fa10


miglia, per la miseria.» Wes fa un cenno a zio Billy, immerso nella lettura del «Wall Street Journal», seduto sullo sgabello del pianoforte. «Fa’ uno sforzo, almeno. Guarda Mary com’è incantata da Aaron.» Papà annuisce tutto entusiasta mentre zia Mary fa una smorfia. Papà non ha familiari di cui parlare: era figlio unico e i suoi genitori sono morti. Erano tipi antisociali, per cui papà conosce a malapena i suoi parenti. La mia famiglia è tutta qui, nel bene e nel male. «Vi piace com’è vestita Brit?», chiede Janie, ficcandosi in bocca un macaron. Wes ride un po’ troppo forte guardando l’abbinamento di pantaloni kaki con le pinces modello acqua in casa e sandali metallizzati alla schiava. Titi suona un campanellino e ci dice di andare in biblioteca. Fa scorrere verso destra la parete del salotto su cui è dipinta una finta libreria, svelando un passaggio segreto che usavamo quando volevamo calarci nel ruolo di Anna Frank o dei neri che fuggivano per la Underground Railroad. Seguo Janie in biblioteca, dove l’avvocato che Noni ha da una vita armeggia con una pila di documenti. Prendiamo posto sulle sedie sistemate a semicerchio di fronte alla scrivania. «Schifo.» Do una gomitata a Janie e indico la testa calva e piena di croste dell’avvocato. Entra la nonna e si siede dietro la scrivania. Si prende un attimo di pausa, contemplando la famiglia al completo seduta di fronte a lei. «Okay, mamma, che succede?» È zia Mary che rompe il silenzio. «Ciao, mia adorata famiglia, e grazie per essere venuti.» Noni ci accoglie come se dovesse fare un discorso davanti a una delegazione straniera. 11


«Dov’è Denny?», urla zia Rose. «Ho sentito dire che vi sposate.» «Oh, piantala, Rose, per l’amor di Dio.» Zia Rose sembra ferita. «Abbi un po’ più di fiducia in me. Uscivo con quel buffone solo perché aveva degli ottimi posti all’opera. Dopo la morte di Martin ti ho detto che non mi sarei più risposata, e non mi risposerò.» Scuote la testa. «Ascoltate. C’è un motivo se vi ho fatto venire qui.» «Quale sarebbe questo motivo?», sbraita zia Rose. Wes trattiene una risata. «Rose, fammi parlare.» Noni fa cenno all’avvocato di avvicinarsi. Lo prende sotto braccio. Lui torreggia sopra la sua sagoma minuta. «Okay, ve lo dico. Ragazzi, vi ho fatto venire qui perché sono malata. Be’, diciamo pure che sto morendo. Ho un cancro al pancreas e, casomai non lo sapeste, è uno di quelli brutti.» È un pugno nello stomaco. Mi si forma un grosso nodo in gola, e non riesco a respirare. Il sangue svanisce dal viso di zia Mary. «Perché ce lo dici così?» «Mary, volevo dirlo a tutti quanti insieme. L’ho scoperto solo un paio di settimane fa. Mi serviva del tempo per prendere alcune decisioni importanti.» Restiamo seduti, immobili, finché papà rompe il silenzio. «Be’, grazie a Dio siamo nella migliore città al mondo in quanto a cure mediche», dice. «Questa settimana ti portiamo allo Sloan Kettering. Ho un amico che lavora lì ed è un oncologo fenomenale.» «Non voglio vedere il tuo amico, Aaron. Potreste lasciarmi dire quello per cui vi ho fatto venire qui?» Noni prende un bel respiro e sorride. «Ho prenotato per tutti una crociera di 12


otto settimane. Si parte subito dopo il diploma di Maddie.» Mi guarda. «Ti sto ancora cercando un vestito, fra parentesi.» Non riesco a capire se prova a fare la spiritosa, se questo è solo uno dei suoi scherzi perversi. «Mamma, non ci veniamo in crociera. Dobbiamo capire quali cure si possono fare», dice zio Billy. «Non ci sono cure efficaci. Non ho intenzione di passare gli ultimi mesi della mia vita seduta in una stanza d’ospedale a farmi bombardare di luce fluorescente o attaccata a una flebo di chemio. La crociera è prenotata. È deciso.» «Cosa ti fa pensare che possiamo mollare tutto e venire in crociera?», dice zia Mary alzando la voce ferrea. «Non sei lucida.» «Be’, vediamo. Aaron è un insegnante, tu e Trish siete casalinghe, se mi passi il termine, e i ragazzi saranno in vacanza. Wessy e Bill possono affidare il lavoro al loro staff per un po’. Sono lucidissima, tesoro.» L’aria prova a entrarmi nei polmoni, ma non riesce a superare il nodo sempre più grosso che ho in gola. «Ralph ha alcuni documenti riservati da farvi firmare prima che continui. Titi, tesoro, ho bisogno di un morsino di macaron.» «Mamma, è assurdo. Ma quali documenti?» Adesso zia Mary urla. «Non credi che dovremmo parlare con i dottori?» «Mary, ti risulta che ti abbia mai coinvolto nelle questioni che riguardano la mia salute?» La voce di Noni rimane calma, però si sta seccando. Incrocia le braccia e osserva Testa Incrostata mentre ci distribuisce i documenti. Fisso la pila di carte graffettate con occhi vitrei. Ho lo stomaco in subbuglio. Non ho mai imparato a digerire le brutte notizie. A sette anni, ho visto il mio Jack Russell, Bub, spiaccicato dallo scuolabus mentre mi correva incontro per farmi le 13


feste. Per questo sono dovuta andare in terapia da una tipa che usava dei pupazzi per parlare della morte. La mamma di papà è morta pochi mesi dopo, ma chissà perché la cosa non mi ha sconvolto. Era cattiva e spigolosa, e odorava di brillantina. La donna dei pupazzi ha detto che probabilmente non riuscivo a soffrire come si deve per la sua morte perché stavo ancora soffrendo per Bub. Ma quando avevo tredici anni, nonno Martin ha avuto un infarto ed è morto nel cart sul campo da golf, venti minuti dopo che ci eravamo divisi un sandwich al tonno. Sono rimasta così traumatizzata che non sono voluta andare al suo funerale. Erano stati eventi terribili. Ma lei è la mia Noni. Lei dovrebbe aiutarmi ad ambientarmi alla New York University, portarmi ai brunch e invitare a cena i miei futuri compagni di università. Lei dovrebbe accompagnarmi all’altare e organizzare la mia esotica luna di miele. Ho voglia di vomitare, invece scoppio solo in singhiozzi. Non posso evitarlo. Fa così male. Lo stupido documento si fa sfocato, e le lacrime cadono senza ritegno sulla carta. Chino la testa e i capelli coprono il mio viso, i fogli, tutto. «Oh, mia piccola Maddie adorata.» Noni si avvicina. Anche Janie si mette a urlare. «Oh, le mie bambine.» Noni si inginocchia davanti a noi. Mi concentro sulla sua mano, le vene azzurre che schizzano fuori dalla pelle di cera, e le unghie, ancora impeccabilmente smaltate di rosso. Il suo amato zaffiro, grande quanto un uovo di uccello, sembra stupido adesso su una mano che fra poco sarà morta. All’altro capo della stanza, mamma è in preda a spasmi terrificanti. «Oh, Signore, Trish sta andando in iperventilazione.» Noni si alza in piedi. «Titi, per favore, porta dei cocktail ai miei figli. Ragazzi, sono vecchia. È normale morire alla mia età.» 14


A me e Janie servono venti minuti per riprenderci. Come al solito, ho lo stomaco sottosopra. Mamma si fa un drink. Zio Billy si fa un drink. Wes tiene per mano zio Billy e legge il documento. Brit e zia Mary, con la faccia inacidita, sono sedute a braccia conserte. Zia Rose chiede a papà se conosce suo marito, Karl. Jeb guarda fisso davanti a sé. Testa Incrostata mangia un macaron. Ho il cellulare sulle gambe. Vibra. OMG Abby mi ha pisciato sul piede. Ethan è in giro. Un saaacco di universitari strafighi. Dove c….. sei? Non posso rispondere adesso al messaggio

di Remy. Noni torna alla sua postazione dietro la scrivania e si schiarisce la voce. «Okay, dov’ero rimasta?», dice. «Oh, sì: sto morendo. E voglio portarvi in crociera. Tranquilli, non è una di quelle navi pacchiane con i buffet all you can eat. È una nave fantastica, modernissima. E tutti i passeggeri sono in punto di morte, o accompagnano qualcuno che è in punto di morte.» «Ma è terribile, Astrid», dice zia Rose. «No, Rose. Non è affatto terribile. Noi, quelli in punto di morte, possiamo programmare l’intero viaggio. Possiamo studiarcelo su misura in modo da soddisfare i nostri ultimi desideri. Magari riusciremo a fare in giro per il mondo alcune delle cose che abbiamo lasciato in sospeso o allungheremo un po’ la lista di ciò che vogliamo fare prima di tirare le cuoia.» Noni mi fa l’occhiolino. Le restituisco un sorriso tirato. «La cosa più bella è che mentre saremo per mare, quando sarò pronta, andrò nella mia cabina e lì un medico specializzato mi inietterà un sedativo e del potassio. Poi andrò a dormire e voi, miei cari, mi direte addio.» «Oh, Noni, mi stai facendo sentire male.» Janie seppellisce il viso tra le mani. «Non ce n’è motivo», dice Noni. Stringo la mano sudata di 15


Janie. «Esauditi i miei ultimi desideri, mi mettono in un sacco e mi calano in mare. Nessuna stupida, invasiva ingerenza allunga-vita. Nessun dolore. È una morte con dignità, com’è giusto che sia.» «Mamma, non esistono navi da crociera all’insegna della “morte con dignità”. Te lo sei inventata, maledizione. Aaron, hai anche degli amici psichiatri allo Sloan Kettering?» Zio Billy sta diventando rosso. «Ralph, vorresti dire tu la verità a questi somari? Io sono esausta.» Guardiamo tutti Testa Incrostata. Fa un passo avanti. «Ambasciator non porta pena, gente. Astrid vi ha davvero prenotato un posto in una crociera pensata apposta per persone in punto di morte. Tecnicamente, è una nave all’insegna della “morte con dignità”, nell’ambito di una specie di movimento underground. Credetemi, anche per me è tutto nuovo.» Ralph fa una pausa e mette in ordine le carte. «Astrid è protetta anche da una clausola di non divulgazione, dato che ormai sono un paio d’anni che sostiene finanziariamente il movimento e preferirebbe mantenere il riserbo sul suo coinvolgimento.» «Ma di che parli?», salta su zia Mary. «Parla come mangi, Ralph. Stai dicendo che esistono navi dove ammazzano la gente e la buttano in acqua? E mamma le ha finanziate?» «Non ti buttano, Mary. C’è una graziosa porticina da cui ti fanno scivolare in acqua. Quanto sei melodrammatica.» Noni fa il giro della scrivania e si mette accanto a Ralph. «Ho avuto il privilegio di accompagnare la mia amica Ruth sulla sua nave. Abbiamo fatto un bel giro del Corno d’Africa.» «Hai detto che Ruth aveva avuto un infarto al McDrive», dice mamma. «Era il suo alibi. Il mio sarà più soft. Questo è quanto. Vi ho programmato un fantastico “Ultimo Misterioso Tour di 16


Astrid Hip Hip Urrà”, ragazzi. Ci state o no? Devo saperlo stasera.» «Quanto costa?», si informa zia Mary. «Oh, certo, figurarsi se Mary non tirava in ballo i soldi», dice zio Billy, alzando le braccia. Zia Mary lo gela con gli occhi. «È lecito…» «Non lo so.» La nonna interrompe zia Mary. «Tanto. Non preoccupatevi, avrete un mucchio di altri soldi da sperperare dopo che me ne sarò andata. Adesso, se volete scusarmi un attimo…» Noni esce dal passaggio segreto. «Come t’è venuto in mente, Mary?», dice mia madre a sua sorella. «Sai che c’è? Forse questo non ha niente a che fare con te. Forse mamma fa sul serio.» «Oh, chiudi il becco, Trish. Non ci credo che sta morendo. Le piace fare la melodrammatica. Io non farò nessuna crociera all’insegna della “morte con dignità”, questo è poco ma sicuro. Non ci credo che mamma farà una cosa simile.» Mia madre scuote la testa con violenza. «No!», grida. «Non la farai, certo! Ruota sempre tutto intorno a te, alla tua vita, ai tuoi problemi e a cosa darà fastidio a Mary. Smettila, una volta tanto. Forse sta morendo o forse no, ma faremo quello che vuole.» Papà la abbraccia e le ricopre il viso di baci. «Che vomito.» Janie si gira dall’altra parte. «Non me ne parlare», bisbiglio. «Ma brava mamma, che le ha tenuto testa.» Con un cenno del capo indico zia Mary, seduta con lo sguardo imbambolato. «Che facciamo con il lavoro?» Zio Billy è ancora rosso in volto. «Un modo lo troveremo. Può sostituirci Donna», dice Wes. «E troveremo uno chef di rimpiazzo. Chi se ne frega, Billy. Dobbiamo fare come vuole Assy.» Solo Wes ha il permesso di chiamarla Assy. 17


Brit è raggomitolata sulla sedia, messaggia come un’indemoniata, sul viso una brutta espressione torva. «Brit, vieni a sederti con noi», faccio un tentativo. «No, grazie, Maddie. Non dovete andare a nessuna festa?», chiede la cyberstalker. «Non hai sentito niente di quello che ha detto Noni? Sta morendo, Brit. La nonna sta morendo.» Janie ha tutto il trucco sbavato. Prendo un fazzoletto dalla scrivania e le tampono gli occhi. Fra noi cugine, Janie è sempre stata la più carina. Assomiglia a suo padre, bionda, graziosa e scandinava. Brit ha preso tutti i brutti geni da troll di zia Mary. Una volta ero molto gelosa delle gemelle perché vivevano a due isolati da Noni. Teneva delle merendine per loro nella dispensa e diceva a Titi di preparargli la cena nei giorni di scuola. Per favore, fammi vivere con te, la imploravo. Non sarò difficile come le gemelle. Mi rispondeva sempre nello stesso modo: I tuoi genitori non ne sarebbero molto contenti. Nella stanza c’è una gran varietà di toni di voce ed espressioni pungenti. Non piange più nessuno. Troppe cose di cui lamentarsi. Sembra che siamo stati ore seduti su queste sedie pieghevoli. Janie mi tira e mi sussurra: «Come diavolo farai ad andare in crociera? Non riesci nemmeno a stare nella stessa stanza con le ceneri del nonno». Hanno bruciato il corpo di nonno Martin come fosse un marshmallow. Sono tornata dalla donna dei pupazzi perché non riuscivo ad accettare che le sue ceneri fossero nell’appartamento di Noni. Ero terrorizzata al pensiero che qualcuno le facesse cadere e che il mio pacifico nonno rubicondo che amava il golf, il whisky e la musica irlandese venisse sparso sul pavimento. «Non abbiamo scelta, Janie. Giusto? Cioè, ce l’abbiamo?» 18


Il nodo in gola si è spostato nello stomaco. L’ansia è quasi insopportabile. «Perché Noni deve essere sempre così sopra le righe?», dice Janie. «Sembri tua madre.» «Non dirlo mai più.» La porta principale della biblioteca si apre. È Titi, con un uomo che non ho mai visto. «Di sicuro non è il marito di Titi.» Wes mi rifila una gomitata nelle costole. «No. Non so chi è», sussurro. L’ho conosciuto il marito di Titi. Joe è la versione maschile di Titi, basso e tarchiato, con gli occhiali e le scarpe ortopediche. Questo tizio è alto, grosso, e più vecchio, forse sull’ottantina, e ha i dread brizzolati più lunghi che abbia mai visto. Indossa una maglietta bianca aderente, pantaloni cargo verde militare, sandali di cuoio e anelli di turchese che non so come ma gli stanno bene, una rara eccezione alla regola del “quanto sono ridicoli gli uomini con i gioielli”. Dreadman ci saluta tutti con un cenno del capo e si siede sulla scrivania accanto a Testa Incrostata. Non ce la vedo Noni che permette a un estraneo qualunque di sedersi sulla sua scrivania d’importazione in mogano con incisioni dorate. Noni ritorna, probabilmente dopo essere rimasta a origliare nel passaggio segreto. Ha un aspetto ancora così normale con i jeans dal taglio sartoriale, il giacchino di pelle e il doppio filo di perle. Come fa ad avere il cancro? «Allora, che si fa?», dice. «Chi ci sta, chi no? Ho parecchie cose da fare, quindi vediamo di definire questa faccenda.» «Chi è l’uomo nero?», si lascia sfuggire zia Rose. Wes mi guarda e, con un ghigno, mima con la bocca le parole Oh. Mio. Dio. 19


«Non lo riconosci? È passato tanto tempo, mi sa. È Bob Johns, Rose.» Zia Rose strizza gli occhi come se questo potesse aiutarla a ricordarlo. «Sei tu, Bob? Cielo, non hai perso neanche un briciolo del tuo fascino», dice. «Che diamine ci fa qui Bob Johns?» Dreadman salta giù dalla scrivania, fa alzare in piedi zia Rose, la solleva e la stringe in un grande abbraccio da orso. Zia Rose ridacchia e gli dà un goffo bacio sul mento. «Chi diavolo è Bob Johns?», sussurrano in contemporanea Wes e Janie. Alzo le spalle. «Gente, lui è il signor Robert Amos Johns, l’amore della mia vita.» Noni allunga il braccio verso di lui come fosse l’assistente di un mago e guarda la sua faccia incorniciata dai dread. «Bella questa, Astrid. Sempre a scherzare», dice papà. «No. Non è uno scherzo. Bob è l’amore della mia vita.» Noni beve un sorso del drink di zio Billy. Janie mi dà un pizzicotto sulla gamba. «Mamma, smettila. È già abbastanza difficile così», dice zia Mary a denti stretti. «Salve a tutti», dice Bob Johns. «Mi sa che forse non era la serata giusta per presentarci.» Ha un accento particolare e una profonda voce baritonale. «Bob viene con noi», annuncia Noni, dandogli una pacca sulla schiena. «Basta», dice zia Mary prendendo Brit per un braccio. «Non esiste, mamma. È ridicolo. Papà era l’amore della tua vita. Papà. Te lo ricordi?» Si ferma un attimo, come se il suo corpo volesse restare, ma lei glielo impedisse. «Vieni, Jane.» Noni va verso zia Mary e le si piazza di fronte. Le mette le mani sulle spalle e guarda il suo viso disperato. «La mia picco20


la, buffa Mary Mae. Mi sta bene se non approvi», dice Noni come se avesse previsto la reazione di zia Mary e avesse provato quella scena un centinaio di volte. «Ti voglio bene lo stesso. Te ne ho sempre voluto. Te ne vorrò sempre.» Poi Noni si rivolge a Brit, che sembra sul punto di vomitare. Non riesco a capire se sia triste o arrabbiata. «Voglio bene anche a te, bambina mia.» La nonna le sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio e sorride. Brit non riesce a guardarla negli occhi. Il labbro di zia Mary trema all’impazzata. Fa segno a Janie di alzarsi. «Io ci vado in crociera», annuncia Janie, mentre va a raggiungere Brit. «Ora basta, Jane», ringhia zia Mary. Zia Mary e Brit escono come furie. Janie abbraccia Noni e le segue. «Ci vediamo in mare», dice. «Rimani te stessa», urlo. Anche se non so bene cosa voglia dire. Siamo tutti stanchi. Noni ci racconta di come ha conosciuto Bob in un jazz club dove lui suonava la tromba e di come hanno dovuto nascondere la loro relazione ai suoi inflessibili genitori e al resto dello stupido mondo retrogrado degli anni Quaranta. Osservo le sue labbra muoversi e mi chiedo com’è fatto il cancro dentro il suo corpo. È un incubo. Mi sveglierò e lei starà bene.

 Sono le nove, ma sembra mezzanotte. «Piacere di conoscerti, amico.» Jeb offre il pugno a Bob e raccoglie la sua busta della spesa. «Noni, mandami il programma via e-mail.» Mi accorgo che in tutto questo tempo Jeb non 21


ha detto una parola, fatto non insolito. Mamma dice sempre di lasciarlo solo, che è introverso e ha bisogno di prendere energia da un posto tranquillo dentro di sé e che lei lo capisce. Secondo me Jeb l’energia la prende dai fumi delle vernici e da erba di ottima qualità. La nostra uscita è piena di abbracci impacciati, baci fuori posto e banali convenevoli. Come fai ad andartene in modo normale dopo una serata così? Mi giro mentre si apre l’ascensore. Noni è in piedi accanto a Bob Johns, il braccio di lei intorno a lui, il braccio di lui intorno a lei. Sorridono e salutano con la mano, come se l’avessero fatto ogni giorno per sessant’anni.

22


TRE

Guido io al ritorno, mentre mamma e papà stanno rannicchiati sul sedile posteriore della monovolume. Mamma, ancora sotto shock, parla con voce infantile, mentre papà le accarezza la nuca e continua a blaterare del suo amico allo Sloan Kettering. Decido di mollarli a casa e di andare alla festa. Quando arrivo, sono tutti in piscina. Remy mi corre incontro e mi salta addosso. È bagnata fradicia, la sensazione di freddo che avverto è atroce, però mi sveglia. È bello sentirmi di nuovo come al solito. Ieri ogni cosa era perfetta. Ho fatto lezione di rianimazione cardiopolmonare con Lizzie al corso per bagnini e sono andata a farmi fare le unghie. Ho aiutato Ethan coi compiti di matematica, ci siamo sbaciucchiati per un po’ e abbiamo mangiato una pizza, e ho sistemato i vestiti estivi. Vorrei aver apprezzato di più la giornata di ieri. Avrei bisogno di un abbraccio. Mi arriva un messaggio da Janie. Mamma e Brit non vengono in crociera. È sicuro. Grazie, Dio!

Passo lo sguardo sulla folla di teste bagnate ballonzolanti in cerca di Ethan. Non so come o quando gli dirò che starò via per tutta l’estate. 23


“

Sei meravigliosa e intelligente e piena di vita. Lo sei sempre stata. Voglio che assapori ogni minuto della nostra avventura.

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