Ciminiera
la
ieri, oggi e domani
anno XXII (2018) n. 1 Dicembre 2018
Speciale
Racconti
di fantasmi
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INDICE 2
MESSAGGIO AL
Messaggio alla nazione
3 Parliamo di noi... 6
Speciale Racconti di fantasmi
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Fantasmi di Calabria: il cavaliere fantasma di Cicala (CZ)
19 Fantasmi di Calabria: il gatto fantasma di Cicala (CZ) 20 Fantasmi di calabria: il visitatore fantasma 22
Gli UFO nazisti parte prima
La Ciminiera Anno XXII (2018) Numero 1, collana curata da Pasquale Natali La Ciminiera, mensile di cultura, informazione e pensiero del Centro Studi Bruttium, registrato presso il Tribunale di Catanzaro n. 50 del 24/07/1996 Direzione, redazione, grafica, impaginazione ed amministrazione Associazione di Volontariato culturale CENTRO STUDI BRUTTIUM Iscr. Registro Regionale Volontariato n. 114 Iscr. Registro Regionale delle Associazioni culturali n. 7675 C.F.: 970229000795 Indirizzo:via Bellino 48/A, 88100 Catanzaro Email: info@centrostudibruttium.org Sito web: http://www.centrostudibruttium.org/blog Presidente: Raoul Elia Direttore responsabile: Pino Scianò Direttore editoriale: Pasquale Natali Redazione: Raoul Elia Maria Bianco Pasquale Natali Stampa: pubblicato sul sito associativo: www.centrostudibruttium.org DISCLAIMER:
Le immagini riprodotte nella pubblicazione, se non di dominio pubblico, riportano l’indicazione del detentore dei diritti di copyright. In tutti i casi in cui non è stato possibile individuare il detentore dei diritti, si intende che il © è degli aventi diritto e che l’associazione è a disposizione degli stessi per la definizione degli stessi. In copertina: Foto di casa stregata 2
Speciale Racconti di fantasmi Benritrovati, come dice sempre il nostro capo redattore nella sua rubrica sul cinema di fantascienza di una volta che, immancabilmente, da più di 100 settimane (un vero record, credetemi), ogni domenica diverte (spero) i lettori affezionati e i curiosi che visitano il nostro sito, all’indirizzo http://www.centrostudibruttium. org. 2018 intenso, non sempre positivo ma certamente intenso quello dell’associazione di volontariato culturale Centro studi Bruttium.
ANNUNCIO SPECIALE Vuoi scrivere per la rivista? Ti piace un argomento che vorresti approfondire? Scrivici e ti contatteremo a più presto all’indirizzo email dell’associazione: info@ centrostudibruttium.org
LA NAZIONE
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Il CSB ha infatti ripreso ad operare nelle scuole, costruendo progetti di alternenza scuola lavoro nei campi della grafica e della progettazione di applicativi (app). Inoltre, grazie alla collaborazione con il Liceo scientifico “L. Siciliani” di Catanzaro, ha avviato una nuova collana di quaderni del CSB, che vedrà la luce a partire da gennaio 2019 e che in questa rivista presentiamo in anteprima, dedicata al mondo dei makers e della programmazione. Non mancano le nostre rubriche storiche, come quella dedicata al folklore calabrese o quella ai fumetti, punto di continuità della rivista nel corso degli anni, cui si aggiunge un’inchiesta sugli UFO nazisti suddivisa in più puntate che inizia proprio su questo numero. La rivista si completa con un corposo dossier sui racconti di fantasmi che fa da pendant allo speciale sui luoghi infestati pubblicato nel numero precedente e che, crediamo qui in redazione, vi piacerà. Buona lettura a tutti e alla prossima
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Pasquale Natali
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PARLIAMO DI NOI...
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Durante l’anno scolastico 201718, il CSB ha avviato una collaborazione con il Liceo scientifico “L. Siciliani” di catanzaro per realizzare attività di alternanza scuola lavoro e collaborare alla cuvatura sperimentale “Logos e techne”, avviata dal presitigioso liceo del capoluogo di regione a partire dall’anno scolastico 2017-18. Frutto di questa collaborazione è stato
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innanzitutto il progetto di alternanza scuola lavoro sulla grafica , sia tardizionale che digitale, cui ha collaborato in
veste di tutor “aziendale” il nostro presidente emerito, prof. Pasquale Natali. Ma soprattutto la
collaborazione con la curvatura didattica “Logos e Techne” , incentrata sull’utilizzo delle nanotecnologie,
PYTHON, RASPBERRY PI, ARDUINO E ALTRO...
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versatile, utilissimo, Arrivederci alla prossima, come si vedrà, su molti per altre indiscrezioni. fronti. Proseguirà poi con Pasquale Natali il primo volume dedicato alla single board low cost più famosa al mondo, il Raspberry Pi, e un’introduzione al mondo dei makers con Arduino. Di più non vi dico perché altro bolle in pentola.
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dell’associazione. Così è sembrato naturale unire le forze e collaborare per realizzare prodotti didattici in supporto alla sperimentazione. SIAMO QUINDI LIETI DI PRESENTARVI IN ANTEPRIMA LA NUOVA LINEA DI QUADERNI DEL CSB DEDICATA AL MONDO DELLA PROGR AMAMZIONE E DEI MAKERS: CSB MAKER La linea esordirà a Marzo 2019 con il volume su Python, un linguaggio di programmazione molto antico ma anche molto
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delle stampanti 3D e su schede di programmazione, microcontrollori e single board low cost come raspberry e arduino. C Come i più attenti avranno notato, da parecchio tempo sul blog del CSB compaiono articoli dedicati al mondo dei maker, alla programamzione di microcontrollori e all’utilizzo della scheda single board low cost raspberry pi, articoli per lo più frutto del multiforme (ed ondivago, purtroppo) talento del prof. Raoul Elia, presidente crash
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SNIPPETS
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COMMUNITY EVENTS
Dall’Introduzione a Imparare Python giocando:
Dall’Introduzione a Raspberry Pi - La guida:
Benvenuti su queste pagine. Lo scopo di questo volume è proiettare gli studenti nel mondo di un linguaggio di programmazione molto duttile, Python. Python, come si dirà meglio nel primo capitolo, non è un linguaggio nuovo, anzi. Ma ha avuto una “seconda giovinezza” quando si è sviluppato il mondo dell’IoT (Internet of Things). Raspberry, Arduino e in generale la programmazione di dispositivi mobili, indossabili e non, hanno adottato Python per realizzare i loro sviluppi più innovativi. In questo senso, questo libro si propone di introdurre alle caratteristiche base di Python. Ma, siccome è diretto a studenti adolescenti, si è pensato di costruirlo pensando a come si possa utilizzare Python per realizzare videogiochi (ah si, dimenticavo, Python può essere utilizzato anche per fare videogiochi). Ultima nota: questo libro non è come gli altri, nel senso che è un “liber in fieri”, un libro che si costruisce man mano che l’esperienza didattica va avanti e si sviluppa.
Benvenuti in questo primo volume dedicato alla single board più famosa e diffusa nel mondo: il Raspberry Pi.
Di questa scheda, che ormai ha più di 10 anni di vita, esistono più modelli. L’ultimo, la versione 3b +, ha una struttura tale da essere un mini PC efficace, tanto è vero che sono state realizzate delle versioni di Windows e di Linux Mint adatte al Raspi. E questo perché la single board è divenuta il centro delle attività di makers e ricercatori grazie alla sua incredibile versatilità.
SPECIALE FANTASMI
I fantasmi
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Terminologia spettrale
1 Stramaglia 1999, p. 18; 2 Vangelo secondo Luca 24, 39; 3 Vangelo secondo Marco 6, 49; 4 Ignazio di Antiochia, Epistola Agli abitanti di Smirne 3,2.
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In un altro passo evangelico, invece, quando i discepoli, al vedere Gesù che camminava sulle acque agitate dai venti, credettero che fosse un fantasma, e gettarono un urlo3. Ora, l’aneddoto viene narrato dai vari autori usando terminologie differenti. Il Vangelo di Luca, ad esempio, per dire “fantasma” usa il sostantivo πνεῦμα (pnèuma), ovvero “spirito”. Ignazio di Antiochia (30-107 d.C.), invece, raccontando nella sua lettera agli abitanti di Smirne lo stesso episodio, mette in bocca a Gesù le parole οὐκ εἰμὶ δαιμόνιον ἀσώματον4 (non sono un dèmone senza corpo); al contrario, il Vangelo secondo Marco ricorre al termine che ha poi avuto più fortuna, φάντασμα (phànt-
La natura di queste terminologie è altrettanto varia, in quanto affonda le sue radici in differenti percezioni del revenant. Così, “Εἴδωλον (èidolon) richiama il concetto visivo dell’”immagine” incorporea, sbiadita, ingannatrice; in latino umbra, visio, idŏlon. Φάντασμα (phàntasma) suggerisce il concetto dell’”apparizione” e dell’illusoria “apparenza” che contraddice il vero: in latino gli corrispondono effigies, species, simulacrum. Εἰκών (etimologicamente “quel che è simile a”) invece allude alla perfetta somiglianza dello spettro rispetto al vivente, di cui è un esatto doppio: in latino
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Ad esempio, quando Gesù, dopo la risurrezione, si manifesta ai suoi discepoli, pronuncia una celebre frase nella quale egli pare avallare la persuasione degli Undici circa l’esistenza degli spettri: …Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate: un fantasma non ha carne e ossa»2.
asma5). Ma la casistica è molto ampia, e gli antichi utilizzavano, più o meno indifferentemente, termini come eidolon, imago, lemur, lamia, daimon e quanto altro la classicità ha saputo immaginare in relazione ai morti.
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Già nella tradizione greca la confusione regnava sovrana. Ma le altre tradizioni non sono da meno, compreso il Cristianesimo.
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Per i Greci e i Romani, a dir il vero, non esiste una classificazione ben precisa per i fantasmi, sebbene Apuleio ne tenti una nel De deo Socratis.
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L’antichità conosceva molte terminologie per definire quelli che oggi sono chiamati fantasmi (o spettri). Le radici, i campi metaforici di tali terminologie erano così ampi che la confusione era sovrana, soprattutto se si aggiunge l’elemento diacronico. I demoni come entità intermedie, come oggetto di speculazione, vivevano (per così dire) in continua osmosi con un vastissimo panorama di creature mostruose di più spiccata impronta popolare1.
5 Il termine fantasma, dal greco antico φάντασμα (phàntasma), deriva probabilmente a sua volta da φαντάζω (phantàzo, “mostrare”; dalla radice φαν, che esprime l’idea dell’”apparire” e del “mostrare”) e aveva, inizialmente, il significato più generico di “apparizione” (intesa come manifestazione soprannaturale) e solo con il tempo il suo significato si è ristretto a indicare l’apparizione di un defunto. 7
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SPECIALE FANTASMI
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imago”6.
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Caso particolare per il termine demone: “Δαίμων (dàimon) è un termine che ha avuto un’enorme fortuna e una grande varietà di significati, per designare nei secoli della grecità una gamma molto vasta di entità spirituali intermedie tra il cielo e la terra, che ‘distribuiscono’ agli uomini il loro destino, per lo più proteggendoli, talora insidiandoli. Ma in ambiente giudaico-cristiano la connotazione di daimon vira decisamente in senso negativo, assumendo il significato esclusivo di ‘forza del male’, di ‘emissario di Satana’”7.
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Il che spiegherebbe, però, solo in parte la confusione che regna nella definizione data da Clemente Alessandrino al chiudersi del
6 Andrea del Ponte, I fantasmi nell’antichità; 7 Ivi; 8
II sec. d.C., il quale così descrive il demone: Come potranno dunque essere ancora ritenuti divinità gli idoli (εἴδωλα) e i demoni (δαίμονες), quando in realtà essi non sono che spiriti (πνεύματα) ripugnanti e immorali, riconosciuti da tutti come terreni e impuri, inclini a tutto ciò che è in basso, “che si aggirano intorno ai monumenti sepolcrali e alle tombe”, vale a dire intorno a quei luoghi dove essi si mostrano confusamente come “fantasmi (φαντάσματα) simili a ombre”8? Per il nostro erudito, dunque, il demone è, innanzitutto, un revenant, un morto che infesta la sua tomba e trascina i malcapitati con sé nella morte. Allo
8 Protrettico ai Greci, IV, 55, 2 Clemente cita due passi di Platone, Fedone 81 c-d;
SPECIALE FANTASMI sione più antica riportata da Callimaco, la ragazza sacrificava la propria verginità all’essere ultraterreno).
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A Roma, invece, gli spiriti erranti erano chiamati Larvae o Manĭae, mentre,
da un punto di vista più religioso, si usava per lo più quello più antiquato di Lemures (cui era dedicata anche una festa, i Lemuria, descritta nei particolari da Ovidio nei suoi Fasti10). Le differenze fra i termini sono ben evidenziate da Apuleio in un suo trattato, sebbene, come si diceva più sopra, abbastanza tardo e sicuramente “personale”, il De deo Socratis: “Lemures, si mali, seu larvas; manes autem deos dici, si incertum est bonorum eos seu malorum esse meritorum. (…) Larvas quippe dicit esse noxios daemones ex hominibus factos »11. Fer-
10 Ov., Fasti V, 419-444; 11 Apul., De deo Socratis
mo restando che, con buona pace dell’autore dell’Asinus aureus, la distinzione non era né chiara né marcata e gli intellettuali utilizzavano spesso con disinvoltura i vari termini come sinonimi, come dimostra Plinio nella sua lettera a Sura12, di cui si parla più oltre in questo dossier. Dalla definizione di Apuleio, comunque, si evince come la distinzione, più che su un carattere formale od etimologico, fosse basata sulla volontà del defunto revenant nei confronti dei malcapitati visitati.
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9 Cfr. A. Stramaglia, Res inauditae, incredulae – Storie di fantasmi nel mondo greco-latino, Levante ed., Bari 1999;
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stesso modo, nel racconto dello spettro di Temesa riportato da Pausania, è il demone dell’uomo insepolto, il compagno di Ulisse lapidato dagli autoctoni per aver stuprato una ragazza del posto. Curioso che la Pizia, interrogata sul da farsi, suggerisca ai malcapitati abitanti del posto infestato di tributare al mostruoso stupratore onori da eroe, con tanto di heroion costruito per lui e di sacrificio rituale (anche se, in una ver-
In realtà, è solo a partire dall’età ellenistica (IV-III sec. a.C.), che il termine δαίμων comincia a essere usato anche nel senso di “defunto” e, in particolare, di “spirito di un defunto”, fantasma insomma, maligno e pericoloso. Νεκυδαίμων (nekydàimon) veniva chiamato lo spirito irrequieto a) degli insepolti - ἄταφοι (àtaphoi) b) dei morti per violenza – βιαιοθάνατοι (biaiothànatoi) c) dei morti anzitempo - ἄωροι (àoroi) 9 .
Altro termine che riguarda le apparizioni è il latino
15; 12 Plin. Iun. Ep. VII, 27;
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SPECIALE FANTASMI “monstrum”.
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Certo, nella letteratura latina il vocabolo viene usato per lo più in senso generico, ad indicare qualunque essere che appaia fuori dall’ordinario, come testimonia la sua etimologia, collegata al verbo moneo (che significa ammonisco), che indica la sua funzione di dare un avvertimento, un messaggio a chi se lo trovava dinnanzi. Ma il suo significato antico potrebbe proprio essere equivalente al più blasonato fantasma (monster = che si mostra), puntando anch’esso all’elemento visivo. In effetti, il collegamento monstrum-spettro deve essere molto antico: la Mostellaria, una opera teatrale del commediografo osco, Plauto deriva il suo nome dalla parola mostellum (un diminutivo di monstrum) che in questo caso significa decisamente spettro (anche se, in questo caso, lo spettro è solo inventato; il finto spettro è infatti lo strumento di una beffa di un servus callidus nei confronti del suo padrone e in favore del figlio di questi). Dulcis in fundo, il caso più complesso : il termine “spirito”. Il vocabolo ha anch’esso una storia antica e anche più complicata di quelli visti finora.
Ma allora da quando il termine spirito viene attribuito all’anima vagante di un defunto inquieto?
Secondo la traduzione greca dei Settanta (una versione della Bibbia in lingua greca tradotta dall’ebraico), la parola spirito viene tradotto come il soffio animatore di Dio, e in traduzioni tardive come la “sapienza di Dio”, detta πνεῦμα ἅγιον (pnevma ágion)… quindi lo Spirito Santo dei testi neotestamentari ben lontani dal popolare concetto di spirito del defunto.
Nel 1834, il teologo inglese Richard Baxter pubblicò il libro The Certainty of the world of Spirit, in cui i fantasmi vengono considerati entità autentiche. Gli albori dello spiritismo, però, sono nella Francia del 1857, in quel periodo chiamato spiritismo moderno, studiato fra i molti dal pioniere pedagogista e filosofo francese Hippolyte Léon Denizard Rivail conosciuto meglio con il suo pseudonimo: Allan Kardec (1804-1869).
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Sia nel Medioevo che nel Rinascimento, il concetto di spirito era legato alla trascendenza (Spirito della Trinità) e ad un concetto di origine medico-naturalistica, con spunti di alchimia, con riferimento all’acqua solvente e allo zolfo.
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Allan Kardec, cristiano fino all’osso, ha probabilmente attribuito il significato di Anima allo spirito di un defunto prendendo spunto dallo spirito biblico.
SPECIALE FANTASMI Ci sono spettri e spettri…
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Coloro che ritornano
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Si è detto che la categoria dei fantasmi è per sua natura complessa e lacunosamente definita (del resto, sono fantasmi, quindi incorporei) e questo si riflette nell’ampia terminologia relativa.
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Infine, l’ultima classificazione è di tipo “topologico”: alcuni fantasmi appaiono legati ad un contesto spaziale ben determinato (case, terme, campi di battaglia), altri sembrano non avere limiti e
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Altra classificazione è quella che riguarda la funzione del fantasma, ovvero come questi si rapporta con i viventi. In quest’ottica, il fantasma può essere un messaggero, portatore di informazioni, un questuante, cioè apparire ai viventi per chiedere/postulare qualcosa, ad esempio la sepoltura secondo il rito, o una minaccia, se roso dall’invidia per vivi o dall’odio per il suo assassino.
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Inoltre, il morto può apparire riprendendo il proprio corpo, avendo quindi una sua fisicità, ovvero manifestarsi come immagine incorporea, che richiama l’aspetto da vivo del morto ma con caratteristiche che ricordano la sua incorporeità.
Come si può vedere, i racconti di fantasmi fanno ricorso ad una casistica molto ampia e variegata, specchio di una altrettanto, se non di più, casistica di funzioni che lo spettro è chiamato ad assolvere. E pur tuttavia occorre rilevare come invece, malgrado tali diversità di approccio iniziale, il racconto di fantasmi, la ghost story conosca poche varianti ripetute per di più fino all’esaurimento.
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Per quanto numerosi, i racconti relativi ai fantasmi possono essere racchiusi in alcune tipologie ricorrenti. Innanzitutto, occorre distinguere fra i morti che ritornano sua sponte e quelli “evocati”. Poi, fra i morti che appaiono in sogno e quelli apparsi durante la veglia, i primi ritenuti più “potenti” e pericolosi dei secondi, probabilmente perché la fase REM rende l’apparizione meno tremenda perché mediata dall’elemento onirico.
possono spostarsi in una fascia di territorio molto ampia (ad esempio, le figure di fantasmi/demoni rapitori di bambini).
Discorso parzialmente differente va fatto se ci si rivolge invece alla sottocategoria più pericolosa, quella dei revenants. Per Giorgio Ieranò, ad esempio “Secondo i greci, a essere condannati a vagare per il mondo come fantasmi erano i morti che appartenevano a tre precise categorie. La prima era la categoria degli ataphoi, ovvero di coloro che erano rimasti insepolti. Altri candidati a diventare spettri erano gli aoroi, ovverosia i 11
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“prematuri”: quelli che erano morti da bambini o da ragazzi, prima delle nozze o comunque senza figli. La terza categoria era invece rappresentata dai biaiothanatoi, ovvero da coloro che erano rimasti vittima di una morte violenta. Naturalmente, le tre tipologie potevano anche combinarsi e produrre spettri particolarmente irrequieti”13. I morti, dunque, potevano ritornare fra i vivi se 1) erano morti “prematuramente”, a cui ovviamente dovevano appartenere anche quelli morti di morte violenta; 2) non avevano ricevuto le giuste “onoranze funebri”.
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Ma questa classificazione, però, non è del tutto soddisfacente. E infatti la categoria dei morti prematuri ha sofferto, nel corso dei secoli, una fluttuazione rilevante tesa a ridefinire delimitandolo l’ampio margine operativo. Una morte prematura presuppone innanzitutto un tempo di vita designato che viene violato. Quindi uno spazio di azione ampio nei confronti del fato personale, che quindi non può essere aprioristicamente determinato. Ma cosa significa prematuro? In generale, per i Greci almeno, la morte prematura era legata al mancato raggiungimento di obiettivi collettivi come il matrimonio (o l’amore matrimoniale, per lo meno) ovvero di obiettivi individuali (come le esequie secondo il rito). In questo caso, il morto ritorna per ottenere quanto gli spetta, mentre nel primo, ricerca una qualche forma di compensazione per la sua condizione, ritenuta insoddisfacente e, d’altra parte, assolutamente immodificabile.
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Il tema non era legato a doppio filo al mondo degli intellettuali. della società greca, ma, al contrario, doveva essere ampiamente diffuso in tutte le classi sociali. E, soprattutto, doveva aver avuto una massiccia diffusione fin dall’antichità più “antica”.
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Del resto, sull’antichità del tema del revenant nella cultura greca esistono testimonianze importanti, a partire dal padre della letteratura greca, il buon Omero. Nel ventitreesimo canto dell’Iliade, ad esempio, lo spettro di Patroclo appare ad Achille e lo prega di seppellirlo secondo l’uso. “Solo se avrà una degna sepoltura – sottolinea ancora Ieranò la psyche di Patroclo potrà trovare requie e non tornerà più a turbare i sonni dei vivi. Altrimenti, dovrà restare in eterno in una sorta di limbo, senza poter varcare le soglie dell’Ade”. Quelle che pronuncia lo spettro sono parole “di rimprovero e, a ben vedere, non prive di una sfumatura minacciosa. Se non riceverà gli onori funebri che gli spettano, così fa capire Patroclo, il suo fantasma continuerà a visitare i vivi”14.
13 14 12
Ieranò 2017; Ieranò 2017;
Come si evince dall’episodio omerico, i revenants ricattano i viventi puntando sul terrore che incutono e sul loro essere implacabili, in modo non dissimile dalle famigerate Erinni. I revenant, spiriti inquieti che tornavano per portare con loro nella tomba i vivi, erano molto diffusi nella classicità, tanto che di alcuni si conosce anche la storia e vi sono testimoni importanti come la poetessa Saffo, che raccontava di Ghello, il fantasma di una ragazza morta precocemente che penetrava nottetempo nelle case per rapire i bambini piccoli, o Flegonte di Tralle, autore in lingua greca vissuto come liberto alla corte di Adriano che, nel suo De rebus mirabilibus (purtroppo frammentario), presenta straordinarie ghost stories, curiosità orrorifiche e fatti strabilianti fra cui
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Visitatori
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Anche la versione incorporea del morto, il cosiddetto fantasma visitatore, è considerato un phantasmata. Nella Vita di Cimone, il biografo greco racconta la storia del fantasma di Pausania, un generale spartano. Questi, dopo aver cooperato alla sconfitta dei Persiani nel 479 a Platea, aveva fondato un regime autoritario a Bisanzio, colpito dalla bellezza di Cleonice, una ragazza di Bisanzio di ottima famiglia, pretese ed ottenne dai genitori che gliela consegnassero.
La fanciulla, a luci spente come da lei richiesto, si avvicinò in silenzio e in punta di piedi al letto dove Pausania stava dormendo. Ma urtò e fece cadere una lucerna, unica fonte di luce rimasta. Lo spartano, svegliato all’improvviso dal rumore e temendo un attentato, trafisse a morte la giovane. Le notti seguenti, nei sogni del re comparve il fantasma irato della ragazza, che gli si rivolse esprimendosi in poesia, con un esametro: Avviati più vicino al tuo castigo: gran male è per gli uomini l’arroganza. Cacciato da Bisanzio, il tiranno in esilio continuò a essere tormentato dal fantasma di Cleonice, finché decise di
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dall’Aldilà e altre tipologie spettrali
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15 Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana II, 4;
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Sempre per rimanere in tema, Filostrato (III sec. d.C), autore in lingua greca di una Vita di Apollonio di Tiana, celebre mago e taumaturgo dei tempi di Nero-
taforma?), come molti mostri della tradizione g r e co-romana?
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quella del tremendo Filinnio, spirito di una fanciulla morta giovanissima poco dopo il matrimonio. Quello che compare all’amato non è un’ombra, un’immagine, un idolo, ma un corpo in carne ed ossa, o quasi.
ne, racconta fra le tante avventure del mago orientale, una storia di un misterioso essere a metà fra il fantasma e il mostro: l’Empusa. Apollonio, in una notte illuminata dalla luna, venne assalito da questo mostro – secondo alcuni manifestazione/personificazione dell’angoscia notturna – un essere proteiforme, cioè dotato della capacità di modificare il proprio aspetto. Apollonio, racconta Filostrato15, la scacciò ricoprendola di insulti, ed essa, il φάσμα παντόμορφον (“fantasma plurimorfo”) si diede così alla fuga stridendo come un pipistrello. Oltre all’uso del verbo, che la collega ad altre entità soprannaturali notturne, come le striges di petroniana memoria, Filostrato usa apertamente il termine “fantasma”; voleva forse significare la sua qualifica di mostro ibrido (e cosa è più ibrido di un mu-
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SPECIALE FANTASMI rivolgersi all’oracolo dei morti per Eraclea, per implorare la pace. Gli apparve invece il fantasma, che gli preconizzò ambiguamente la fine del tormento al suo ritorno a Sparta, dove infatti poco dopo Pausania morì.
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Il fantasma visitatore è una delle tipologie più diffuse nell’antichità (e non solo).
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Come è ovvio, i morti devono conoscere meglio di noi poveri mortali il futuro e, in determinate occasioni, non si trattengono di raccontarlo ai protagonisti, con spirito (scusate il gioco di parole) di rivalsa e sadismo. Così Narra Plutarco: “…la notte era molto avanzata. Nella tenda ardeva un lume assai fioco; intorno, l’accampamento giaceva avvolto nel silenzio. Bruto stava indagando e discutendo tra sé qualcosa, allorché gli parve di udire una persona che entrava nella tenda. Alza lo sguardo in direzione dell’ingresso e vede eretta davanti a sé, muta, un’apparizione terribile e strana, un corpo mostruoso e terribile. Ebbe tuttavia il coraggio di chiedergli chi fosse, se fosse un uomo o un dio, e per quale motivo veniva a trovarlo. “Io sono il tuo cattivo Genio, o Bruto - gli rispose il fantasma. – Mi vedrai a Filippi”16. Al che Bruto, imperturbabile come se gli avessero comunicato il sorgere del sole, avrebbe risposto semplicemente: “Va bene”. Lo spettro dei giorni futuri saprì e, il mattino seguente, Bruto raccontò il fatto all’amico Cassio che, da buon razionalista epicureo, replicò: “Come si può credere che esistano i cosiddetti Geni? E se anche esistono, che abbiano aspetto di uomini, o una voce e un potere tali da estendersi fino a noi?”. Come si può notare, anche in questo caso esiste un po’ di confusione fra fantasmi propriamente detti e spiriti. Il Genio sarebbe, secondo la tradizione antica, un demone che segue la persona durante tutto l’arco della sua vita. Ma può anche confondersi, soprattutto nella tradizione romana, con i Lares, geni familiari e, al contempo, spiriti degli antenati. Lucano descrive una tipica apparizione di fantasmi quando narra dell’ombra di Giulia, prima moglie di Pompeo, che si manifesta all’ex marito e gli profetizza un infausto avvenire. In età neroniana, infati, il poeta Lucano nella sua opera dedicata alla guerra fra Cesare e Pompeo, la “Pharsalia” narra un episodio di apparizione fantasmatica molto rilevante: a Pompeo, in fuga dall’Italia, apparve in sogno l’ombra di Giulia, la figlia di Cesare e sua prima moglie, da lui ripudiata agli inizi dello scontro con il divo Giulio. Lo spettro, come una Furia, giura di perseguitarlo per vendicarsi del suo tradimento (mentre le sue ceneri erano ancora calde, Pompeo aveva sposato Cornelia). Come in molti altri passaggi del Bellum Civile, Lucano ribalta il precedente virgiliano dell’incontro
16 Plutarco, Vite parallele, Bruto, 36. Trad. di Carlo Carena, 3 voll., Milano, A. Mondadori, 1974, II, p. 295; 14
fantasmatico fra Enea fuggiasco da Troia e la moglie Creusa, appena morta, la quale però gli assicura eterna benevolenza e protezione. Giulia invece profetizza all’ex marito sconfitta e morte e promette di tornare a turbare tutte le notti dei due sposi: «Cesare occupi i vostri giorni, e Giulia le notti. L’oblio della sponda del fiume Lete, o Pompeo, non mi ha reso immemore di te, i sovrani del regno del silenzio mi hanno concesso di seguirti. Verrò in mezzo alle schiere mentre guiderai le battaglie; mai o Pompeo la mia ombra ti permetterà di non essere il genero di Cesare. Invano tenterai di infrangere con il ferro i tuoi impegni, la guerra civile ti farà mio». Dette queste parole di fuoco, il fantasma svanisce davanti ad un Pompeo tremante17. Altro spettro famoso è quello che il poeta latino Properzio ricorda nella quarta elegia del quarto libro. La donna da lui amata, Cinzia, appena morta, vestita come
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Lucano, Bell. Civ., III, 8 sgg;
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giovane fatto e si trovava al seguito del questore cui era toccata la provincia d’Africa, mentre nella città di Adrumeto, sul mezzogiorno, passeggiava tutto solo per i portici deserti, gli apparve una figura di donna, di statura più 4/5 alta che l’umana, e udì una voce che diceva: Sei tu, o Rufo, che sei destinato in questa provincia come proconsole “19.
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Vita Caesaris
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Situazione speculare (nel senso che l’apparizione stavolta riporta una notizia benigna) in Tacito, a proposito di un evento sovrannaturale capitato a Curzio Rufo (cui accenna anche Plinio, nella su citata lettera a Lucio Licinio Sura): “Quand’era
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Cinzia ricorda quindi il Properzio che le ha dedicato quasi tutta la sua attività di poeta e, soprattutto, chiede a lui solo due versi da porre come epigrafe sulla sua tomba. In questo caso, il topos del morto che ritorna per pretendere le esequie si adatta alle esigenze e al topos dell’elegia erotica latina.
Il biografo romano Suetonio (I-II sec. d.C.) nella Vita di Cesare racconta invece che al condottiero romano, ancora in dubbio se prendere o no la decisione fatale e irreversibile di varcare il Rubicone, comparve un ostentum prodigioso che, suonando a pieni polmoni la tromba di guerra, lo indusse a rompere gli indugi: “Mentre stava ancora esitando, ebbe un’apparizione. Un uomo di bellezza e di statura straordinarie apparve improvvisamente, sedendosi lì vicino a suonare il flauto. Dei pastori accorsero a sentirlo, e anche una frotta di soldati dai loro posti e alcuni trombettieri. Quell’uomo, presa la tromba a uno di questi, si slanciò verso il fiume e, suonando il segnale di battaglia con straordinaria forza, passò sull’altra riva. Allora Cesare ordinò: «Avanti, per quella strada sulla quale ci chiamano i prodigi degli dei e l’ingiustizia dei nostri nemici. Il dado è gettato!»” 18 .
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nel giorno delle esequie, appare in sogno al poeta e lo rimprovera aspramente definendolo “perfido” perché capace di dormire con un lutto così recente; rievoca i momenti felici e lo rimprovera per le attenzioni non ricevute dal momento della sua morte: «Hai già dimenticato i nostri incontri furtivi nella insonne Suburra / e la finestra logorata dai miei notturni espedienti di fuga, / quando per raggiungerti scivolai tante volte lungo la fune, / avvinghiandomi al tuo collo ora con l’una ora con l’altra mano? /Spesso
ci amammo abbracciati in un trivio, e avvinti petto a petto, / i nostri mantelli resero tiepide le vie. […] Ahi fallaci parole di silenzioso patto: / le rapirono i venti rifiutandosi di ascoltare. / Nessuno ci fu che mi consolasse quando i miei occhi vennero meno /: al tuo richiamo avrei potuto vivere ancora un altro giorno. / […] Perché tu stesso non hai implorato i venti per il mio rogo? /Perché le mie fiamme non odorarono di profumi? /Ti era così grave gettare sulla mia tomba poveri giacinti?».
19 Tacito, Ann., XI, 21: Trad. di Luigi Annibaletto, Milano, Garzanti, 1974, p. 271; 15
SPECIALE FANTASMI Case (e non solo) infestate dell’antichità
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Come visto in Plinio, anche il topos delle case infestate è ben presente nella tradizione classica. I fantasmi sembrano popolare tutti gli spazi urbani, sia pubblici che privati.
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Delle case infestate vere e proprie si dirà più oltre analizzando il racconto di Plinio sul fantasma della casa di Atene. Accanto alle case infestate provate, però, i fantasmi sembrano infestare anche le case private dei potenti. Racconta infatti Svetonio nella “Vita di Augusto”: “Nella villa suburbana dei suoi antenati, vicino a Velletri, è possibile ancora vedere il luogo modestissimo dove Augusto è stato allevato: è una stanzetta dove si dice che egli sia anche nato. Non ci si può entrare se non per necessità o riverenza. Infatti, secondo una vecchia credenza, chiunque osi entrarvi senza un preciso motivo, si sente preso da uno strano e improvviso timore. A conferma di ciò sta il fatto che un tale, subito dopo essere diventato proprietario della casa, era andato a dormire in quella stanza, incuriosito di vedere cosa potesse accadere: dopo poche ore, sospinto da una forza misteriosa, fu ritrovato fuori della porta, mezzo morto e con tutto il letto”20. Dunque, anche il topos del poltergeist è di origine antica, come attesta la storia della casa di Augusto.
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D’altro canto, venendo alla casistica topologica, non solo le case potevano essere infestate. Anzi, come dimostra un’ampia tradizione, qualunque spazio, sia pubblico che privato, poteva divenire area infestata e quindi interdetta ai vivi. Anche luoghi pubblici come le Termae. L’infaticabile narratore di aneddoti Plutarco, nelle sue Vite parallele, racconta infatti la storia di un impianto termale infestato, episodio da lui collegato alle guerre contro Mitridate (I secolo a.C.). L’area di riferimento è Cheronea, in Beozia. Damone, capo di una banda di fuorilegge, convinto a ritornare in città dietro la promessa di un’amnistia, venne ucciso a tradimento durante un bagno di vapore nella sauna. Il fantasma del predone avrebbe infestato da allora le termae, costringendo gli abitanti della città a murare quell’area delle terme e, malgrado ciò, l’influsso nefasto si estese a lungo attorno al locale infestato, dato che, rivela Plutarco, «ancora oggi, chi abita vicino al posto racconta che da quel luogo provengono visioni e voci terrificanti»21.
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Svetonio, XXXX; Plutarco, XXXX;
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Ieranò, G., Demoni, mostri e prodigi, Sonzogno, 2017; Piccioli, A., Esistono i fantasmi? Come oggi si spiegano?, Milano, Ceschina, 1968;
Fenoglio, M., Guida ai fantasmi d’Italia. Che cosa sono i fantasmi, come si presenta-
Waszink, J. H., Mors immatura, in Vchr n. 3 (1949), pp. 107-112;
Wiseman, T. P., Roman legend and oral tradition, in JRS n. 79 (1989) , pp. 129137.
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Dettore, U., Le due facce della realtà, Milano, Armenia ed., 1977;
Stramaglia, A., Res inauditae, res incredulae. Storie di fantasmi nel mondo antico, Levante, 1999;
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Conti, S., Uomini e spettri, Milano, Mondadori, 1997, ISBN 88-04-42294-7;
no, dove appaiono, Padova, MEB, 1986;
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Per una più ampia bibliografia sull’argomento, cfr Stramaglia 1999. Ecco comunque una bibliografia minima irrinunciabile:
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Bibliografia
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FANTASMI DI CALABRIA
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Il cavaliere fantasma di Cicala (CZ)
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Un caso particolare delle “apparizioni solitarie” è quello del cavaliere fantasma. Da solo o a cavallo (da cui il soprannome di cavaliere fantasma, o “ghost rider”), questa apparizione è molto diffusa, soprattutto nelle aree di cultura anglosassone, tanto da divenire il protagonista di una ballata, la leggenda di Sleepy Hollow. Di solito appare in aree abbondate. A volte si limita a mostrarsi ai testimoni. Altre volte li insegue a cavallo, dileguandosi una volta che i malcapitati raggiungono un ponte, un incrocio o un “calvario”. Quella che segue è una versione recente, raccolta dalla cacciatrice di fantasmi Luciana Loprete. La storia inizia in una serata invernale fra amici. I due malcapitati protagonisti, noti solo per i loro soprannomi, “Lupo” e “Cavallo Pazzo” . I due, non sapendo come ammazzare il tempo, decidonoå di continuare la serata trascorsa insieme a cena andando a prendere un caffè fuori da Cicala e si avviano verso Carlopoli. Visto l’improvviso peggioramento delle condizioni climatiche (leggesi “pioggia a catinelle”) i due decidono che è il caso di rientrare e si avviano, con la loro auto, verso Cicala. Lampi e tuoni imperversavano, il temporale ormai è su di loro. Sono circa le h.23:00, la strada di montagna è piena di curve e la 18
pioggia ormai torrenziale. All’altezza della così detta “Fontana della Manca” , una sorgente sgorgata sul lato nord del monte Sant’Elia, l’auto frena di colpo per evitare l’impatto. Agli occhi attoniti dei due, centro della strada, illuminata da un lampo improvviso, si staglia la figura gigantesca di un nero cavaliere a cavallo. La visione è così netta che si riesce a vedere bene il rosso manto del cavallo e una bianca stella al centro della sua fronte. Stranamente, il cavallo non solo non si imbizzarrisce ma sembra non mostrare alcun nervosismo per lo scampato pericolo, fissando al contrario le luci dell’auto. L’uomo in groppa al cavallo è completamente coperto da un
mantello nero e non si riescono neanche ad intravedere i lineamenti del viso. Tutta la scena si mostra ai due sconcertati testimoni nell’arco di pochi secondi, illuminata irregolarmente dai lampi. Poi, così come era apparso, il cavaliere scompare repentinamente ingoiato dal buio come da esso era improvvisamente comparso. I due amici, col cuore in gola, non riescono a proferir parola. Solo dopo qualche minuto i due, ammutoliti, increduli e sotto shock, riescono a riprendere il viaggio fino a destinazione. Inutile dire che del cavaliere misterioso non si è saputo più nulla.
FANTASMI DI CA LABRIA Il gatto fantasma di Cicala (CZ)
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Nella zona “Cruci” (così detta per la presenza delle Croci del Calvario) all’entrata del paese, molti anni or sono, accadde un incidente nel quale perse la vita un uomo. Per molto tempo dopo l’episodio, i locali raccontavano che, spesso, sul muretto che delimitava la zona della disgrazia, appariva improvvisamente un gatto nero. Fin qui nulla di (para)normale, dato che di gatti neri ce ne sono molti nelle campagne calabresi. Ma questo gatto aveva una caratteristica unica e sovrannaturale:
saltando di colpo davanti al passante di turno (il più delle volte, ovviamente, solo, per cui non sempre è valido il detto meglio solo che male accompagnato), gli sbarrava il passo. Il malcapitato, spaventato dall’improvvisa presenza dell’animale e soprattutto a causa della tradizione secondo cui un gatto nero che attraversa la strada porti disgrazia, si fermava e allora il felino, inaspettatamente, sfoderava una voce da uomo e gli si rivolgeva dicendo: “Pregate per me!”. Completata la missione, il gatto fantasma scompariva nel nulla. La voce cominciò a spargersi in paese e, chiunque dovesse passare per quel luogo, cercava di farlo esclusivamente in
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Altra storia ambientata a Cicala e altra tipologia di apparizione. Questa volta si tratta di un famiglio, uno spirito che compare sotto forma di animale, un gatto nero. Presenza inquietante e diffusa in tutto il mondo, il gatto fantasma (in Giappone noto come O bake neko, onorevole gatto spettro) si mescola spesso con le storie di morti di morte violenta, di cui a volte è il vendicatore, altre la proiezione fra i vivi.
compagnia di qualcuno, sperando nel detto di cui sopra. Ma invano, perché sembra che la storia si sia ripetuta molte volte, anche in presenza di più testimoni. La scena si ripeteva sempre identica, tranne che per l’ora dell’incontro. Si diffuse quindi l’opinione che l’anima senza pace della povera vittima dell’incidente aveva scelto di incarnarsi nel corpo del gatto nero e lo usava per far comprendere il suo stato di purgante impossibilitato a passare oltre. Naturalmente i cicalesi fecero molte preghiere per l’anima del morto e il fenomeno, col tempo, sembra sia scomparso. In effetti, la convinzione che i morti di morte violenta, anche se non volontaria, siano bloccati nel posto in cui sono morti è tradizione diffusa, tanto che tuttora si pongono fiori ed altarini sui luoghi degli incidenti stradali, per ricordare il morto e per dargli conforto, si dice.
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FANTASMI DI CALABRIA
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Il visitatore fantasma
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Una delle tipologia di fantasmi più diffusa nel folklore calabrese è “il visitatore”. Uno spettro che torna dopo morto a visitare i luoghi che lo hanno visto agire in vita. Questa tipologia si compone di due soluzioni: il fantasma che si lamenta e quello che porta sventura. Quest’ultimo assomiglia alla tradizione irlandese della Banshee, la fata solitaria che predice con il su canto notturno la morte di qualcuno di famiglia e che molti ricercatori esperti di folklore considerano in realtà il fantasma di un avo della famiglia stessa, un lemure ritornato per portare con sé o annunciare la morte di un pronipote. La tradizione del fantasma visitatore è molto diffusa nelle contrade calabre. Pur nelle numerose variazioni, tale presenza è solita infestare luoghi abbandonati e ruderi, come avviene per la misteriosa figura femminile che pare passeggi per le rovine del palazzo nobiliare ricostruito dal principe Marcantonio Loffredo e dalla figlia principessa di Valle, che pare non disdegnasse affatto di farne ogni tanto ua saltuaria dimora. Ed è proprio presso i resti del palazzo baronale che qualcuno pare abbia visto, periodicamente, la figura evanescente di una dama aggirarsi con passo lento e mesto, a capo chino, fra i ruderi (quasi 20
come se cercasse qualcosa), per poi scomparire all’interno di ciò che resta della nobile dimora. Nella notte silenziosa capita anche di sentire, come da tradizione, dei soffocati singhiozzi di donna. La fantasia di locali ha collegato lo spettro alla principessa di Valle di cui sopra, per via della sua predilezione per quel palazzo, forse per il sito stesso, forse perché vi amò qualcuno che poi perse. Al di là del romanticismo sdolcinato, rimane il problema della apparizione misteriosa, non legata al luogo di morte ma a un luogo di elezione. Stessa cosa si può dire anche di un fantasma / banshee che sembra si aggiri ancor oggi in quel di Gimigliano. La leggenda vuole infatti che lo spettro del presunto mago Tiberio Roselli, vissuto nel ‘500 in quel di Gimigliano e famoso per
essere primo filosofo del periodo, si aggiri ancora oggi fra i vicoli del paese, nelle notti di luna piena e in quelle dei solstizi d’estate e degli equinozi d’inverno (notti riconosciute universalmente come “magiche”). Morto, secondo la leggenda, per mano di un suo servo non essendo stato in grado di interpretare la profezia/minaccia/maledizione del diavolo a cui avrebbe venduto l’anima, il mago-filosofoalchimista, pur se morto, secondo la tradizione di cui sopra, in una imprecisata location africana, sarebbe tornato, in morte, al natio borgo selvaggio, ad infestare gli stretti vicoli e le scalinate infinite del centro pedemontano. La sua ombra è facilmente identificabile, nei racconti di chi ha avuto la sfortuna di incrociarlo, dal lungo mantello
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del Meridione contro il ritorno dei Borboni. Catturato e processato per direttissima, come si usava allora, venn rinchiuso nel castello aragonese e qui fucilato, il 13 ottobre 1815. Da allora, il fantasma imperversa nelle sale del castello durante le ore notturne, lamentandosi senza pause della sua condizione. Di notte si sente il rumore di catene provenire dalla navata centrale della chiesa, forse il suo spirito chiede vendetta. Tra gli avvistamenti è stato segnalato anche il fenomeno di una luce improvvisa che rischiara l’ambiente e il fantasma vestito di ermellino che volteggia in aria, mentre in sottofondo si sentono parole sconnesse.
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come, ad esempio, nella processione dei morti, indipendentemente dalla natura dei morti, basta il loro solo passaggio ad essere latore di morte. Ma a volte è proprio il luogo della morte ad esere infestato. Come nel caso del castello aragonese di Pizzo, ora adibito a museo, è che pare sia da tempo la dimora del fantasma di Gioacchino Murat. il generale francese, Re di Napoli e maresciallo dell’Impero, venne fatto prigioniero da Ferdinando IV di Borbone mentre tentava di sobillare alla rivolta le popolazioni
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nero e dal fatto che esso sia, innaturalmente, sollevato da terra di almeno dieci centimetri. Essa è, inoltre, sempre accompagnata dalla figura di un cane nero che la segue a brevissima distanza. L’apparizione è fugace e presagisce sempre, come la banche irlandese, eventi tragici per chi la dovesse incontrare. Su come questo presagio sia connesso all’anima del morto non è chiaro. Forse è l’aura negativa che avvolge il personaggio in vita a spingere la tradizione ad attribuire allo spettro visitatore connotazioni negative, ma altrove,
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GLI UFO NAZISTI parte prima...
L’Horten nazista Chi sono gli UFO? Questa domanda ha affascinato scienziati, intellettuali e masse fin da quando, alla fine della II Guerra mondiale cominciarono ad apparire i primi resoconti degli incontri/scontri con i famigerati foo fighters. Una delle teorie tese a spiegare il fenomeno degli ufo, per lo meno una fra le più pervicaci, pur in carenza di prove evidenti (ma questo vale per tutte le teorie ufologiche attualmente accreditate,ovviamente si fa per dire), è quella che collega gli oggetti volanti non identificati non a visitatori provenienti da altri mondi, ma ben più terrestri e terrorizzanti tizi con il passo dell’oca: il Nazismo.
profondamente hanno invaso l’immaginario non poteva non avvenire presto. E infatti la storia degli UFO si unisce a quella dei nazisti molto precocemente, agli inizi degli anni ‘50, quando la stella del nazismo sta ormai declinando inesorabilmente (o almeno si sperava) e quella degli UFO crescendo altrettanto inesorabilmente (vedi sopra). Le prime avvisaglie di una teoria ufonazistilogica, si intende diversa dalla finzione letteraria sull’esistenza di dischi volanti nazisti, risalgono ad una serie di articoli a firma dell’esperto italiano di turbine Giuseppe Belluzzo pubblicati nel marzo del 1950, ovviamente prontamente smentite dall’Aeronautica Militare. L’ingegner Belluzzo in quelle pagine parlava di alcuni velivoli NaziUFO circolari che sarebbero stati studiati e progettati a parIn effetti, il collegamento fra due elementi che così tire dal 1942 in contemporanea sia in Italia che in Ger22
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Gli anni passano, la stella nazista va spegnendosi fra le paure collettive, scavalcata dal “pericolo rosso”. Ma l’ufologia nazista non intendeva arrendersi alla decadenza senza combattere. Così il capitano Edward J. Ruppelt, a capo del Progetto Blue Book dell’aeronautica statunitense, rese nel 1956 la seguente dichiarazione: « Alla fine della seconda guerra mondiale, i tedeschi stavano sviluppando molti tipi innovativi di aerei e missili balistici. La maggior parte dei progetti si trovavano per lo più allo stadio preliminare, ma si trattava degli unici velivoli conosciuti che avrebbero potuto anche solo avvicinarsi alle prestazioni degli oggetti di cui riferiscono gli osservatori degli UFO.» Dei prototipi di aereo con ala circolare furono effettivamente costruiti in Germania da Arthur Sack, il Sack AS-5 e Sack AS-6 (1944): per la loro forma, in volo avrebbero potuto ricordare un disco volante, ma in realtà si trattava di semplici aeroplani con ali in legno e, soprattutto, con prestazioni assai modeste: addirittura l’AS-6 faticava a prendere il volo.
Swinging UFO Ma la fantasia galoppava come gli anni e siamo alle soglie della Swinging London quando i naziUFO ritornano “più grandi e più orgogliosi che pria”: qualche anno dopo, e cioè nel 1960, ne Il mattino dei maghi, un libro di Louis Pauwels e Jacques Bergier, vennero fatte a loro dire sensazionali affermazioni riguardanti la famigerata (e non del tutto accertata) Vril Gesellschaft (Società del Vril) di Berlino. Pauwels e Bergier costruirono attorno all’indimostrato legame società del Vril-nazisti-UFO un complesso intreccio fanta-spionistico secondo cui la società del Vril avrebbe preso contatto con una razza aliena, dedicandosi alla costruzione di navi spaziali per raggiungerla. La società Vril avrebbe così formato un consorzio con la famigerata (ma effettivamente esistente) società della ultima Thule e il Partito nazista per sviluppare una serie di prototipi di dischi volanti. I lavori, dopo la sconfitta nazista, sarebbero continuati e la società del Vril si sarebbe rifugiata in una base nell’Antartico, senza lasciare traccia. Questa tesi è stata portata avanti, con teorie ancora più ardite e “stravaganti“ da autori quali Jan van Helsing, Norbert Jürgen-Ratthofer e Vladimir Terziski. Terziski, in particolare, un ingegnere bulgaro autoproclamatosi presidente dell’Accademia Americana delle Scienze Dissidenti, sostenne una tesi ancora più impossibile: i tedeschi avrebbero collaborato con le altre potenze dell’Asse, il Giappone e l’Italia, nelle loro ricerche aeronautiche, e avrebbero dato seguito alle ricerche anche dopo la guerra, dalla Nuova Svevia. Base 211, nota anche come Nuova Berlino (Neu Berlin in tedesco), sarebbe infatti il nome in codice della principale base di una presunta e mai dimostrata installazione militare nazista situata nel sottosuolo della Schwabenland (Nuova Svevia, in Antartide). In questa La fantomatica nazibase sarebbero stati sviluppati gli altrettanto fantomatici veicoli v7. Secondo altre teorie cospirative, ovviamente altrettanto prive di alcun riscontro storico, lo scopo della famosa Operazione Highjump (una missione esplorativa e scientifica delle forze armate statunitensi in
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mania, precisando che si trattava dell’applicazione di tecnologie convenzionali che si stavano all’epoca completando in Italia, come la turbina a combustione interna e il turboreattore per aerei. Una settimana dopo la pubblicazione degli articoli di Belluzzo, uno scienziato tedesco, tale Rudolph Schriever, sostenne di aver sviluppato dischi volanti durante il periodo nazista. L’ingegnere aeronautico Roy Fedden notò che i soli velivoli che potessero avvicinarsi alle capacità attribuite ai dischi volanti erano quelli progettati dai tedeschi sul finire della guerra. Fedden aggiunse inoltre che i tedeschi stavano lavorando a svariati progetti aeronautici piuttosto inusuali: « Ho visto abbastanza dei loro progetti e piani di produzione da comprendere che se (i tedeschi) fossero riusciti a prolungare la guerra solo per alcuni mesi, avremmo dovuto reggere il confronto con una serie di sviluppi nel combattimento aereo del tutto nuovi e mortali ». Fedden comunque non offrì mai ulteriori precisazioni al riguardo.
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Un presunto ufo nazista
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Antartide) sarebbe stato anche legato alla presunta ricerca delle ipotetiche ultime basi naziste in Antartide. Ovviamente, di tutto questo non c’è alcuna prova; al limite, ci sono delle foto, quasi tutte false. Quelle rimanenti sono relative all’Horten Ho.IX ( Gotha Ho 229 ), un aereo di difficile pilotaggio e dai consumi impossibili da sostenere. Il più noto dei progettisti di arerei discoidali sembra sia stato Andreas Epp, progettista del famigerato V-7, uno scassone con con otto eliche per la sostentazione e due motori a reazione per il movimento. Sopra il disco pare ci fossero due eliche lunghissime, per sollevare il grosso mezzo. Testato nel ’43 a Bremerhaven, il prototipo originale, largo soltanto due metri e mezzo, sembra si sia sollevato ad una velocita’ ascensionale di dodici metri al secondo per poi raggiunse una velocita’ di 480 km/h, decisamente troppo poco per essere di qualche utilità. Sembra che altri ingegneri lavorassero a questi progetti per Hitler e compagni. Fra questi i vari testi ufologici ricordano i tedeschi Schriever, Habermohl, Miethe e l’italiano Giuseppe Belluzzo (o Alfonso Bellonzo). Schriever e Habermohl, in particolare, sembra abbiano costruito un veicolo formato da una cabina centrale di pilotaggio circondata da un anello largo e piatto; quest’ultimo si muoveva a velocita’ fan-
tastica ed era suddiviso in segmenti per manovrare l’apparecchio. Secondo alcune di queste fonti, l’aeromezzo sarebbe stato testato, e con buoni risultati, nel ‘45. Tuttavia, del mezzo e dei progetti relativi, oltre che degli ingegneri germanici non vi sono tracce. Altri esperimenti erano stati condotti a Bratislava dal team Miethe-Belluzzo. Una V-7 venne messa a punto, ma con risultati assolutamente negativi, tanto che diciotto piloti sarebbero morti nel corso delle innumerevoli prove, esplodendo in cielo. Il disco di Miethe, largo dai 12 ai 40 metri, a seconda delle fonti, come sempre discordanti, costruito in titanio e con materiali leggeri, aveva una cupoletta e tutta una fila di sfiatatoi laterali che servivano da ventola. Inutile dire che neanche di questo bolide (veramente esplosivo) è rimasta alcuna traccia. Dunque nessuna tecnologia superiore, anzi. Ma alla follia non c’è limite. Terzinski scrisse anche che già nel 1942 i tedeschi sarebbero atterrati sulla Luna, fondandovi una base sotterranea. Quando i russi e gli americani atterrarono segretamente sulla Luna negli anni cinquanta, secondo Terziski, si fermarono in questa base, ancora operativa. Sempre secondo Terzinski, la Luna avrebbe una sua atmosfera, con tanto di acqua e vegetazione. Come si spiegano allora le missioni statunitensi, le foto della Luna ecc ecc ecci salute
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(questa non la usavo da un bel pezzo)? Semplice: questi fatti sarebbero stati nascosti dalla NASA per escludere i paesi del Terzo Mondo dall’esplorazione della Luna. Ziggy Stardust e gli UFO nazisti Saltiamo al decennio successivo e, fra Life on Mars e Spazio1999, ritornano anche gli UFO nazisti. Ernst Zündel, un tedesco revisionista dell’Olocausto, negli anni settanta sostenne che i dischi volanti erano armi segrete lanciate da nazisti nascosti in una base sotterranea in Antartide, dalla quale speravano di conquistare il mondo. Zündel inoltre affermò di stare organizzando una presunta spedizione per rintracciare la base sotterranea dei nazisti, spedizione per cui vendette anche diversi pacchetti-viaggio (alla “modica” cifra di 9999 dollari a persona, ma si sa, dove c’è gusto...). Nel 1978, invece, il diplomatico cileno e simpatizzante nazista Miguel Serrano pubblicò il delirante saggio dal titolo Adolf Hitler, el último avatara. Nel libro Serrano sostiene che Adolf Hitler sarebbe un’incarnazione (avatar) di Kalki, un avatāra di Viṣṇu il cui avvento segnerà la fine del
L’Horten nazista Kali Yuga, l’epoca attuale di oscurità e corruzione. Dunque Hitler sarebbe stato in grado di comunicare con gli dèi dell’Iperborea e lo starebbe facendo tuttora dalla sua base sotterranea, sempre situata in Antartide. Serrano predisse anche che Hitler si sarebbe posto alla guida di una flotta di UFO per fondare il cosiddetto Quarto Reich. È inutile dire che la profezia non si è avverata. D’altronde, da un minestrone così strampalato di farneticazioni senza capo né coda, non ci si poteva aspettare niente altro. Tutto qui? Ovviamente no. Secondo molti ufologi, il 25 febbraio 1985 si è verificato in Francia un avvistamento: due gendarmi avrebbero recuperato un pezzo di un disco volante precipitato al suolo in una località naturalmente non meglio identificata. In un angolo di questo ordigno sarebbe stata impressa a sbalzo nientepopodimenoché un’aquila nazista ed una svastica. Inutile dirlo, dei misteriosi ritrovamenti, nonché di detriti o tracce radar degli avvistamenti non è rimasto niente. Ma questo non deprime i teorici del complotto nazi-UFO, che anzi accusano i criptonazisti di
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operare in modo da nascondere o rendere dubbi gli avvistamenti dei Nazi-UFO. Bibliografia Joscelyn Godwin, Arktos: The Myth of the Pole in Science, Symbolism and Nazi Survival, Adventures UFO ‘90 Unlimited Press, 1996, ISBN 978-0-932813-35-0; I nazi-UFO evidentemente sono soggetti a fasi come Gary Hyland, I segreti perduti della tecnologia nale mode, poiché il tutto riprende corpo nel 1996 ad zista, Newton Compton Editori, 2002, ISBN 88opera dell’architetto Callum Coats, autore di una 8289-674-9; serie di libri sull’argomento. L’architetto cerca di Christopher Partridge, UFO Religions, Routledge, riproporre le storie inventate precedentemente su 2003, ISBN 978-0-415-26324-5; Viktor Schauberger attualizzandole e arricchendole Roberto Pinotti, Alfredo Lissoni, Gli “X-Files” del di qualche particolare ulteriore sui dischi volanti na- nazifascismo, idealibri.com, 2001, ISBN 88-7082zisti, chiaramente inventati. 741-0; Ma ormai i tempi sono cambiati e la storia deve es- Gabriele Zaffiri, Sonder Buro n. 13 - Unternehme sere più credibile, così Callum Coats inventa anche Uranus, Patti (ME), Nicola Calabria Editore, 2004. un background nuovo di zecca (e forse un po’ troppo ISBN 978-8888-010458-104. romanzato) per Viktor Schauberger (sebbene non originale in quanto ispirato al libro German Secret Weapons of the Second World War (1957) di Rudolf Lusar. Da qui in poi è il delirio. Approfittando della montante mania per Nazismo e Fascismo, i teorici dell’UFO nazista si sono sbizzarriti, senza tema di essere smentiti e senza alcuna vergogna, ad inventare teorie sempre più improbabili e sconclusionate, in una vera e propria escalation di follia. Bill Rose, Gary Hyland, Nick Cook, Igor Witkowski, solo per citarne alcuni, costruiscono una vera e propria paranoia di UFO nazisti, Le la cosa più divertente (e paradossale, a dir la verità) è che Viktor Schauberger non ne sapesse niente di dischi volanti e della loro propulsione, di Hitler e degli UFO nazisti o delle SS, e nemmeno di L’Horten nazista un suo coinvolgimento in presunti proI quattro modelli di getti americani su UFO e propulsioni nazi-UFO Haunebu sperimentali. Bene, per stavolta è tutto. Ma attenzione: ovviamente, non finisce qui (ah ah ah).... 26
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Gli UFO nazisti parte seconda...
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La Legione dei Supereroi: 60 anni di futuro
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Ancora storie di fantasmi di Calabria
E molto altro ancora.... 27
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