La Ciminiera 2019 n. 1

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CIMINIERA IERI, OGGI E DOMANI

LA

STORIA, CALABRIA, MISTERI, SCUOLA, EDUCAZIONE, SCIENZE, TECNOLOGIA, FUMETTI e quanto altro fa CULTURA

DOSSIER PETROGLIFI DALLE A LP I A LLE HAWAII: G IR O DE L M ON DO IN ( TA N T I) S IT I DI P E T R OG LIFI

p. 9 SAND DUNES La Kugelpanzer, ovvero il tank che non funzionò mai...

p. 24 DIVING La legione dei Supereroi e la sua curiosa origine

p. 07 GREEN WORLD Insetti piovuti dal cielo? No, paranoia dei mitici anni ‘50


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EDITORIALE

La Ciminiera Anno XXIII (2019) n. 1

LA CIMINIERA

Ier i, oggi e doman i

Collana curata da Pasquale Natali La Ciminiera, mensile di cultura, informazione e pensiero del Centro Studi Bruttium, registrato presso il Tribunale di Catanzaro n. 50 del 24/07/1996 Direzione, redazione, grafica, impaginazione ed amministrazione Associazione di Volontariato culturale CENTRO STUDI BRUTTIUM Iscr. Registro Regionale Volontariato n. 114 Iscr. Registro Regionale delle Associazioni culturali n. 7675 C.F.: 970229000795 Indirizzo:via Bellino 48/A, 88100 Catanzaro Email: info@centrostudibruttium.org Sito web: http://www.centrostudibruttium.org/ blog Presidente: Raoul Elia Direttore responsabile: Pino Scianò Direttore editoriale: Pasquale Natali Redazione: Raoul Elia Maria Bianco Pasquale Natali Stampa: pubblicato sul sito associativo: www.centrostudibruttium.org DISCLAIMER: Le immagini riprodotte nella pubblicazione, se non di dominio pubblico, riportano l’indicazione del detentore dei diritti di copyright. In tutti i casi in cui non è stato possibile individuare il detentore dei diritti, si intende che il © è degli aventi diritto e che l’associazione è a disposizione degli stessi per la definizione degli stessi.

Messaggio alla nazione Alt ro an n o, nu ova ves te p er la Ciminiera

Benvenuti alla prima Ciminiera del 2019. Nuovo anno e nuova veste grafica per la rivista ammiraglia del Centro Studi Bruttium di Catanzaro. Quest’anno abbiamo scelto in redazione una soluzione più classica e tradizionale, sia nell’impostazione grafica che nello scorrimento dei contenuti. Come si può notare, è stata mantenuta la continuità con le rubriche già avviate e, contemporaneamente, si è cercato di definire le caratteristiche della rivista, le sue categorie di interesse, in poche parole, la mission della rivista. Inoltre, un passo avanti è stato fatto da parte della redazione per integrare contenuti del blog curato dall’associaizone e gli articoli ospitati sulla rivista: l’articolo sulla Legione dei Supereroi, in coda alla rivista, si ricollega alla serie di articoli

apparsi sul blog che riassumono ed analizzzano la vita del gruppo e dei suoi membri, mentre l’articolo sulla tecnologia si ricollega alle due serie di articoli del blog dedicati all’elettronica e al mondo dei makers. Benvenuti nel futuro, dunque. Spero che resterete a bordo ancora a lungo. Non mi resta che salutare tutti con il più classico degli inviti, lo slogan che ormai da anni lancio da questa paginetta iniziale ai lettori della rivista ammiraglia, sia che siano neofiti della rivista, sia che siano nostri affezionati lettori. Il vostro affezionato editore di quartiere vi augura ”buona lettura!”


INDICE

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2 MESSAGGIO ALLA NAZIONE Un saluto dal presidente onorario dell’associazione Centro Studi Bruttium

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GLI UFO NAZISTI Parte II: Il Kugelpanzer Fra le tante panzane che girano in rete su fantomatiche superarmi anziste, andiamo a fare un po’ di chiarezza sulla (presunta) tencologia avanzata nazista

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LEGGENDE (PIU’ O MENO) URBANE: L’invasione delle dorifore Allarme! Un’invasione di insetti dal cielo. Ovvero, peggio delle cavallette, solo la paranoia.

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DOSSIER PETROGLIFI Dalle Alpi alle Hawaii, un giro del mondo in vari siti con splendidi ed inquietanti incisioni rupestri

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L’ANELLO DEL POTERE Un anello per parlare, un anello per chiamare, un anello per fare qualunque cosa. Un mito? Una storia fantasy? No, tecnologia del presente.

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LA CONFRATERNITA DEI SUPEREROI Uno sguardo al supergruppo più numeroso della storia dei Comics


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MYSTERI

U n m in i car ro a r mato proven iente d a gli a rc h ivi del l e tecno follie na ziste La scheda Dimensioni Diametro in altezza 1.5 m, lunghezza 1.7 m Equipaggio 1 (pilota) Propulsione Motore a due tempi singolo cilindro VelocitĂ su strada 8 km/h Armamento Si suppone una mitragliatrice da 7.62 mm Corazza 5 mm uniformi Esemplari 1


MYSTERI

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GLI UFO NAZISTI PARTE SECONDA

LA PALLA CORAZZATA NAZISTA IL TANK CHE NON FUNZIONÒ MAI... Seconda puntata delle armi delle meraviglie progettate dai nazisti, stavolta dedicata ad un’arma di cui si sa poco o niente: la Kugelpanzer (“palla corazzata”).

L’esemplare è stato catturato dai sovietici nel 1945 mentre stava per essere consegnato ai giapponesi, non si sa a quale scopo. Si suppone all’interno di uno scambio di tecnologie. Attualmente è possibile visionare l’unico esemplare esistente (o forse dovremmo dire conosciuto?) nel museo dei mezzi corazzati di Kubinka, vicino Mosca, dove l’arma misteriosa ha subito un curioso restyling: l’originale colore verde oliva è stato ridipinto di grigio, forse considerato più “nazisteggiante”. Inoltre, nel 2017 l’oggetto è stato ridipinto, stavolta con un grigio più scuro e gli sono state aggiunte le Balkenkreuz ai lati, prima assenti.

Come si è detto, di questa meraviglia tecnologica, o presunta tale, non si sa letteralmente quasi nulla. Fabbricata dalla Krupp, raggiungeva al massimo gli 8 km/h e si ritiene dovesse servire a scopi di ricognizione o a deporre cavi, ma ogni documentazione in merito a questo progetto è andata perduta. Forse le autorità russe posseggono qualcosa nei loro archivi che è rimasto secretato durante tutti questi anni, ma, a parte le caratteristiche tecniche ottenute dall’unico esemplare pervenuto fino a noi, l’unico commento possibile è: boh. Non si sa nemmeno se

il Kugelpanzer fosse un progetto relativo al periodo fra le guerre, negli anni ’20 o ’30, in questo caso sarebbe derivato direttamente dal Treffas-Wagen e ripescato dal soffitto dai tedeschi, ormai disperati per l’inevitabile sconfitta o per, come si dice, “tirare il pacco” ai giapponesi, oppure se sia stato sviluppato direttamente durante la Seconda Guerra mondiale, anche in questo caso per non si sa bene quale scopo. Anche il recupero della palla nazista ha qualcosa di strano (o dovremmo dire strambo?): niente guerra di spie, o interventi di SS e avversari dell’OSS, assalti a treni in corsa o ad aerei supersegreti, sullo stile di Captain America: first

In queste immagini, l’esemplare custodito nel Museo dei mezzi

corazzati di Kubinka (Russia). Come si può vedere, il mezzo

è stato ridipinto più volte e sono state aggiunte le cremagliere laterali.


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Il Bouclier roulant

avenger. Un giorno le truppe sovietiche nella zona della Manciuria se lo sono viste rotolare vicino, diretto verso le linee giapponesi, e lo hanno fermato. Poi lo hanno portato a Kubinka per lasciare perplessi i visitatori, gli storici e tutti gli appassionati del periodo bellico.

Il Tsar Tank russo Il Treffas-Wagen

Questo misterioso mezzo nazista non è esattamente il primo veicolo di questo genere: un carro armato russo noto come Tsar Tank, noto anche come Netopyr’ (Нетопырь), ovvero pipistrello, sviluppato da Nikolai Lebedenko, è stato progettato nel lontano 1914 con caratteristiche simili. Ma il progetto non è andato oltre la fase del prototipo, forse a causa della vulnerabilità all’artiglieria nemica. Qualche anno dopo il prototipo russo, un mezzo tedesco chiamato Treffas-Wagen risale al 1917 e potrebbe essere l’immediato progenitore della palla corazzata. Probabilmente, all’inizio era stato pensato per sca-valcare le trincee. Contemporaneamente, i francesi avevano realizzato un prototipo del cosiddetto Bouclier roulant. Nel 1936, invece, negli Stati Uniti venne progettato il Tumbleweed tank dall’inventore A.J. Richardson, sempre nella convinzione che sarebbe servito nella guerra di trincea soprattutto in caso di attacchi chimici per la quale era necessario sigillare ogni veicolo. Tutti veicoli che, inutile dirlo, non andarono al di là di schizzi, disegni o di un semplice prototipo, anche perché sostanzialmente inutili (come, del resto, la nostra palla corazzata delle meraviglie).

Il Tumbleweed Tank


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BUFALE METROPOLITANE

NON S OLO UF O: L E D ORIFOR E V O L A NTI QUANDO LA GUERRA LA SI FACEVA CON GLI INSETTI (INVENTATI)... Nuova rubrica, dedicata alle leggende (più o meno) metropolitane, veri e propri miti dei tempi moderni, che, grazie ad internet, sembrano diffondersi ancor più capillarmente invadendo il nostro inconscio collettivo con ansie e nevrosi spesso create appositamente. Iniziamo questo viaggio con una bufala metropolitana non proprio recente, ma assolutamente emblematica per il carattere assurdo e la pervicacità che, malgrado ciò, la caratterizza. Nel 1950, anno cruciale nei rapporti tra blocco sovietico e occidentale, all’inizio della cosiddetta Guerra Fredda (la chiusura della Berlino est e il ponte umanitario sono solo del 1949). Le relazioni tra i due fronti vincitori della Germania nazista sono sempre più tese. Il 25 giugno, la Corea del Nord, controllata dalla dittatura comunista, invade il Sud e gli Stati Uniti intervengono nel conflitto. In molti pensano che lo scontro generale fra i due mondi sia imminente, quindi grande tensione un po’ dappertutto, quasi palpabile. Ed è proprio in quelle settimane, in un clima al limite della paranoia, che comincia a diffondersi la voce

di immissioni deliberate sull’Europa orientale di dannosissime dorifore delle patate, un parassita estremamente pericoloso per quel tipo di coltivazio-ne, a sua volta fondamentale per la sopravvivenza di un’Europa ancora alle prese con una dificoltosa ricostruzione. Questa storia rientra nel vastissimo settore delle “voci di guerra”, uno degli ambiti il cui studio nei primi decenni del secolo scorso contribuì a fondare la moderna psicologia sociale. La leggenda delle dorifore paracadutate sui territori nemici non era una novità. Dalle fonti dell’epoca pare che fosse ben diffusa già nel Secondo conflitto mondiale, sia in area tedesca sia in area britannica, tant’è vero che fu usata anche in filmati propagandistici inglesi. Malgrado gli sconvolgimenti del tempo, la leggenda superò il totale mutamento geopolitico successivo al 1945

e, pochi anni dopo, si ripresentò ancora più forte nel nuovo quadro internazionale. Questo, in sintesi, lo svolgimento di quella che potremmo definire, con un titolo roboante del periodo, “La

La copertina dell’opuscolo Amikäfer (“Insetti americani”) pubblicato nella Germania Orientale nel 1950.


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La dorifora in vari stadi della sua vita

crisi delle dorifore volanti”. Il 23 maggio 1950 Max Tröger, un contadino che aveva i suoi campi a Schönfels bei Zwickau, in Sassonia, nella neonata Repubblica Democratica Tedesca, raccontò ai quotidiani di aver visto due velivoli statunitensi sorvolare i suoi possedimenti. Il giorno dopo trovò il raccolto completamente ricoperto da insetti gialli e neri: si trattava delle dannosissime dorifore delle patate (e le patate, bisogna ricordarlo, all’epoca erano al centro della cultura alimentare dell’Europa centro-orientale). Erano forse state lan-ciate dagli aerei in un tentativo deliberato di sabotare l’economia del Paese? Il giorno 26 il governo di Berlino Est accusò ufficialmente gli Stati Uniti con un comunicato al limite del paranoicoossessivo. A questa prima testimonianza, peraltro mai verificata, se ne aggiunsero altre: diversi agricoltori delle campagne della Repubblica Democratica Tedesca (la Germania orientale, controllata da un regime filo-sovietico) affermarono di aver trovato i campi coperti di dorifore e questo immediatamente dopo il sorvolo di non meglio identificati “aerei americani”. Per tutto il mese di giugno i giornali tedesco-orientali diedero enorme risalto alla storia, che si sposava benissimo con la propaganda anti-americana martellante ormai da quattro anni. Il 20 giugno 1950 il governo di Berlino Est, seguito dieci giorni dopo da quello sovietico, inviò a Washington una nota diplomatica di protesta per i presunti lanci. La nota era accompagnata da una relazione di fantomatici “esperti tedeschi” che, in breve, confermava che l’invasione di dorifore era opera di aerei americani. Per i sovietici, si trattava di lanci fatti su un territorio vasto e secondo un piano minuzioso, dagli intenti criminali. La copertina dell’opuscolo Amikäfer (“Insetti americani”) pubblicato nella Germania Orientale nel 1950. Cominciarono a circolare poster e opuscoli contro quelli

che venivano chiamati Amikäfer – gli insetti americani – raffigurati come soldatini con tanto di stivali ed elmetto. Come accadde in seguito per i lanci di vipere dagli elicotteri, vennero perfino pubblicate fotografie e filmati cecoslovacchi e polacchi di presunti contenitori usati per il trasporto dei parassiti antipatriottici, a volte legati a palloni o a paracadute. Ovviamente falsi. Si trattò, come è evidente ad un occhio non travolto dalla paranoia da Guerra Fredda, di una vera e propria macchinazione propagandistica. Uno dei principali responsabili della campagna propagandistica dell’estate 1950 fu il capo della radio tedesco-orientale, Gerhart Eisler (Corriere della Sera, 26 agosto 1950). Gli opuscoli di propaganda tedesco-orientali si diffusero e l’iniziativa coinvolse anche i bambini, chiamati all’azione: erano mandati nei campi subito dopo la fine delle lezioni per scovare gli “ambasciatori a sei zampe dell’invasione americana” e raccoglierli in contenitori di vetro. In un discorso pubblico tenuto nel maggio 1951, il ministro dell’agricoltura cecoslovacco accusò gli “imperialisti occidentali” di aver diffuso la dorifora nei campi. Lo stesso anno la storia uscì addirittura dall’Europa, dal momento che gli Stati Uniti d’America furono accusati di aver lanciato dagli aerei “diverse migliaia di bombe cariche di mosche, ragni e scarafaggi” su tutta la Corea del Nord e sulle città cinesi situate lungo il confine. In Italia se ne fece più volte portavoce L’Unità, ad esempio nella sua edizione piemontese del 22 marzo 1952: protagonisti questa volta erano alcuni insetti portatori di malattie terribili in Cina. Insomma, la mediocre produzione agricola dei primi anni ‘50 nell’Europa orientale – legata sia alle immani distruzioni subite sia ad una incapacità gestionale


MYSTERI

evidente anche in seguito – fu occasione per l’uso a fini bellici da parte di un intero sistema politico dell’eterna idea dell’inoculazione di una malattia da parte dei nemici attraverso animali marginalizzati, come serpenti (soprattutto, pare, vipere), insetti (zanzare, dorifore, zecche e altri consimili disgustosi oggetti di studo dell’entomologo) o ratti (come nella epidemia di cholera ottocentesca, secondo la vulgata, progettata e realizzata all scopo, chissà poi perché, di sterminare le classi povere). In realtà, un risultato la bufala delle dorifore col paracadute, come l’hanno definita alcuni siti web (ad esempio, su query online) l’ha avuto: suggerire la cosiddetta “guerra dei palloni dei primi anni ‘50. Nelle settimane successive all’esplosione della storia delle dorifore sulla Germania Est, infatti, l’editore del quotidiano di Berlino Ovest Telegraf Arno Scholz pensò bene di prendere spunto dalla leggenda per elaborare un sistema di palloni per portare opuscoli di propaganda anticomunista sui territori controllati dai sovietici, tanto che le prime centinaia di involucri arrivarono sul territorio filosovietico già nel giugno ‘50. Fra il 1953 e il 1955, un numero elevatissimo di palloni, sempre più sofisticati, portarono libri, volantini e immagini di propaganda antigovernativa dalla Germania Ovest sui Paesi dell’Est, grazie ad un progetto di sabotaggio della CIA. Sempre la CIA, a partire dal 1956, lanciò un progetto dal nome in codice Project Genetrix, altrimneti noto con la sigla WS-119L, con cui vennero lanciati numerosi grandi palloni stratosferici con uno sscopo ben diverso dalla propaganda anti sovietica: dotati di macchine cinematografiche, questo esercito di palloni spia prese a sorvolare tutto il blocco sovietico (ma anche la Cina, e gli altri stati nemici degli USA) a fini di ricognizione strategica. In-

utile dire che, sia per le dimesnioni, più appariscenti, sia soprattutto per la funzione di spionaggio, sicuramente più sgraditael volantinaggio aereo del progetto precedente, questi palloni finirono per esseree contrastati e, in qualche caso anche abbattuti, dalla contraerea e dagli aerei da caccia degli Stati del cosiddetto Patto di Varsavia (ovvero gli stati del Blocco Sovietico, per i nati dopo il 1989). Un’ulteriore curiosità: questi palloni potrebbero aver avuto un ruolo importante nella ben più famigerata e conosciuta psicosi dei dischi volanti, alla base di buona parte degli avvistamenti di UFO della prima metà degli anni ‘50, ad esempio almeno buona parte di quelli avvenuti in Italia nell’autunno 1954. Trascinati dalle imprevedibili correnti aeree, alcuni palloni giunsero sino sulla Grecia e sull’Iran dalla Germania occidentale, e sembra che qualcuno sia finito per atterrare anche sul etrritorio del Belpaese. Uno di questi palloni, ad esempio, seppure privo di cinepresa e con volantini destinati all’Ungheria, sembra abbia sorvolato, l’8 ottobre, la provincia di Sassari, sparendo all’orizzonte non senza prima aver fatto gridare all’UFO più di un tes-

timone sardo. Cosa ha generato queste paranoie: una serie di concause. Innanzitutto l’ambiguità e l’assenza di comunicazioni non secretate da entrambi i lati del muro di Berlino, dall’altro la tendenza marcata alla percezione paranoide dell’avversario, alo svilupparsi di una vera e propria guerra di spionaggio con attività segrete o comunque svolte subdolamente nei cieli, elementi che finirono per sovrapporsi creando non solo la leggenda urbana delle “dorifore col paracadute”, tuttora diffusa via internet, ma anche la più grave e pervicace paranoia UFO, ma di questo parleremo in un’altra occasione.

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DOSSIER

Le Hawaii sono famose per le s p i agge ass olate, le a cque in co ntaminate, la sabbia finissima, le danze e icanti ecc.. M a sull ’isola ci s o n o an ch e mister i a ntichi a n co ra d a c hiar ire. . .


DOSSIER

P ET RO GLIF I A LLE HAWA I I NUOVI SCONCERTANTI RITROVAMENTI NELLE ISOLE DALLE SPIAGGE PARADISIACHE. Le Hawaii, spiagge assolate, acque incontaminate, sabbia finissima e... mysteri. Sembra infatti che, qualche tempo fa, le maree abbiano rivelato una galleria di incisioni rupestri mai viste prima, proprio su una delle più belle spiagge hawaiiane. I petroglifi sarebbero incisi, infatti, nella pietra arenaria della spiaggia di Waianae, sulla costa occidentale di Oahu, in genere coperta da una spessa coltre di sabbia. Alla fine di luglio 2018, però, i turisti arrivati in spiaggia avrebbero trovato la roccia esposta, decorata da una serie di figure di forma umana, con i piedi in direzione dell’oceano. La maggior parte dei petroglifi sarebbe alta poco più di 30 cm, tuttavia almeno uno sarebbe lungo 1,50 metri. L’archeologo

dell’esercito americano Alton Exzabe, chiamato sul posto per un sopralluogo, avrebbe detto che i glifi dovrebbero essere stati esposti agli agenti atmosferici prima, tuttavia non risulta che siano mai stati registrati prima dagli scienziati. I 17 petroglifi scoperti coprirebbero più di 18 metri di arenaria. Il più rilevante dei glifi sarebbe antropomorfo, quasi a grandezza naturale, completo, con articolate delle mani e dei piedi dita. Rimane il mistero di chi li abbia realizzati e del perché abbia scelto proprio quel sito, così lontano dai centri abitati attuali e in una spiaggia poco accessibile.

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COSA SONO I PETROGLIFI

I petroglifi sono segni scavati nella

roccia con strumenti appuntiti di vario genere, per esempio, una punta di roccia più dura a forma di scalpello. Per realizzarli si può usare 1) una tecnica di picchiettatura, guidata o meno da un percussore o una punta metallica (tipo pugnale, di bronzo o di ferro), 2) una tecnica di raschiatura a graffio, da cui l’altro nome con cui sono conosciuti, graffito. Le figure realizzate sono molto diverse, sia come grado di definizione che come motivo. Si tratta, ad esempio, in alcuni casi, di una fitta concentrazione di buchi, dette coppelle, forse ricoperte di sostanze coloranti, forse usate per veicolare il sangue di animali sacrificati, in altri di disegni di animali, forme umane, ma vi sono anche decorazioni astratte e simboli (in molti casi è stata riscontrata, ad esempio, la presenza di svastiche altri simboli solari). Si trovano incisioni rupestri ancestrali a partire da quando è comparso l’Homo sapiens, fino in epoca recente. In tutto il mondo solitamente si trovano in alpeggi da pascolo, vicino a fonti e a laghi. Rappresentano sia realtà della vita quotidiana pastorale e agricola, sia figure simboliche e fantastiche. L’interpretazione di queste figure è discussa e varia da quella magicosimbolica, legata a riti religiosi di tipo sciamanico, a quella di puor passatempo di pastori fermi a guardia di greggi. Per l’osservazione il momento mi-


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COSA SONO I PETROGLIFI (CONTINUA)

gliore è l’alba o il tramonto, a causa delle ombre marcate create dai raggi solari radenti, che le aa più facilmente visibili. I siti con petroglifi sono numerosissimi e distribuiti un po’ in tutto il pianeta. In Italia ve ne sono molti, distribuiti per lo più nelle aree montane dell’interno, un po’ in tutte le regioni, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Ma vi sono siti di petroglifi in varie nazioni europee (Francia, Regno Unito, ) ed extraeuropee (Russia, Algeria, Perù, Stati Uniti, Messico, Giordania, Libia, Marocco, Giappone).

P ET RO G L I F I DI I PETROGLIFI DI SAS

Il complesso ipogeico di Sas Concas, in Sardegna, datato al III millennio a.C., più precisamente nel periodo della cultura di Abealzu-Filigos, è costituito da 20 sepolture, alcune delle quali sono state distrutte dai lavori di cava. È forse la più estesa necropoli della Barbagia, regione in cui le sepolture ipogee – soprattutto di tipo monocellulare o di impianto semplice - appaiono in genere isolate o raggruppate in piccoli complessi. Le tombe di Sas Concas si differenziano per il loro impianto planimetrico, generalmente articolato, e per la presenza di elementi architettonici e simbolici. Due sepolture rivestono particolare interesse: la Tomba dell’Emiciclo e la Tomba Nuova Ovest che riproducono incisi sulle pareti numerosi petroglifi

e coppelle. La Tomba dell’Emiciclo è formata da un’anticella che introduce, attraverso un portello squadrato, in un’ampia camera semicircolare (m 3,25 x 3,40 x 2,25/1,30) con soffitto spiovente verso l’esterno. Da questa si accede ad altre cinque celle secondarie. Il vano riproduce diversi particolari architettonici: una banda a rilievo piatto – realizzata su tutte le pareti, poco al di sotto della linea del soffitto - una lesena raffigurata in corrispondenza dell’angolo di fondo s. e un falso architrave a rilievo piatto realizzato sul portello scavato al centro della parete di fondo. Le raffigurazioni simboliche sono distribuite in due gruppi: sul settore s. della parete di fondo, poco sotto la linea del soffitto, sono incisi undici petro-


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CAS A NO S TRA CONCAS IN SARDEGNA

glifi antropomorfi capovolti del tipo ancoriforme o “a candelabro”. Le figure proseguono sulla parete laterale s., senza un ordine o uno schema definito. Sulla parete opposta - quella con il portello d’ingresso all’ambiente – a d., è presente una sola figura umana capovolta, in schema rigidamente geometrico, che reca la raffigurazione di una testa, di braccia e gambe. Numerose le coppelle realizzate sia sulle pareti dell’ipogeo che sul soffitto. Analoghe raffigurazioni sono documentate nella Tomba X e nella Tomba Nuova Ovest. Quest’ultima sepoltura presenta uno schema planimetrico costituito da un lungo corridoio il quale introduce in un’anticella

con due piccole nicchie affrontate sulle pareti laterali. Un terzo ambiente si dispone sullo stesso asse dei precedenti e presenta sulle pareti laterali gli ingressi ad altrettanti vani, secondo un modulo planimetrico a “T”. I petroglifi interessano la parete prospicente l’ingresso della camera. Analoga pianta è documentata dalla Tomba XVIII che però presenta nell’anticella tre piccole nicchie e diverse coppelle distribuite unifromemente. Una delle sue peculiarità principali del sito sono i petroglifi rappresentanti il “capovolto”, una figura umana stilizzata a testa in giù, incisi all’interno di due domus.

PETROGLIFI ALIENI?

I petroglifi, di per sè in molti casi misteriosi ed affascinanti, non potevano non essere preda delle teorie “mysteriose” più varie ed improbabili. Ad esempio, molti petroglifi, secondo alcuni complottisti, proverebbero la fondatezza della “Teoria degli Antichi Astronauti”, che vede gli alieni atterrare sulla Terra in tempi molto antichi. Ad esempio, nel sito della Valcamonica, in Italia, patrimonio dell’UNESCO dal 1979, di cui si parla nelle pagine che seguono, alcuni petroglifi dimostrerebbero che gli alieni siano sbarcati sul pianeta Terra in tempi molto antichi. Infatti alcune incisioni, riporta il sito Unknow 5, sembrano mostrare alcuni astronauti; questo perché i soggetti ritratti sembrano indossare dei caschi. La teoria, molto cara al professore russo Aleksandr Kasanzev, ha avuto ampia eco, portando alla scoperta di altre incisioni più o meno simili in aree remote del pianeta: dall’Africa, all’Australia, dalla Francia alla Mesoamerica, fino alle Ande. Come ha ricordato Jacques Bergier nel suo libro “Il Mattino dei Maghi”, però, queste sono si “ipotesi interessanti, stimolanti, degne di conversazione (…) ma rimangono soltanto per il momento solo


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PETROGLIFI ALIENI (CONTINUA)

P ET RO G L I F I DI I PETROGLIFI DELLA VAL CAMONICA

teorie”.ampia eco, portando alla scoperta di altre incisioni più o meno simili in aree remote del pianeta: dall’Africa, all’Australia, dalla Francia alla Mesoamerica, fino alle Ande. Sempre per rimanere in Italia, anche a Ceto, in provincia di Brescia, Lombardia, presso la Riserva Regionale di Ceto-Cimbergo-Pasparddo, esiste una vasta area coperta di petroglifi, fra cui spiccano misteriose figure, spesso annoverate come presunti antichi astronauti, che hanno spinto alcuni ricercatori indipendenti a ipotizzare l’arrivo sulla Terra, durante il periodo Neolitico, di visitatori extraterrestri. Come ha ricordato Jacques Bergier nel suo libro “Il Mattino dei Maghi”, però, queste sono si “ipotesi interessanti, stimolanti, degne di conversazione (…) ma rimangono soltanto per il momento solo teorie”.

Le incisioni rupestri più famose di Italia e fra le più famose al mondo sono quelle della Val Camonica. Esse costituiscono una delle più ampie collezioni di petroglifi preistorici del mondo e sono state il primo Patrimonio dell’Umanità riconosciuto dell’UNESCO in Italia nel lontano 1979. L’UNESCO ha riconosciuto oltre 140.000 figure, ma nuove ininterrotte scoperte hanno progressivamente aumentato il numero complessivo delle incisioni catalogate, giunte forse a trecentomila, tutte distribuite nei comuni di Capo di Ponte, Nadro, Cimbergo e Paspardo, in provincia di Brescia. Le incisioni sembra siano realizzate lungo un arco di tempo di ottomila anni, fino all’Età del ferro (I millennio a.C.); quelle dell’ultimo periodo sono attribuite al popolo dei Camuni ricordato da fonti latine. La tradizione petroglifica non dovette esaurirsi repentinamente: sono state identificate incisioni, anche se in numero assai ridotto, di epoca romana, medievale e perfino contemporanea, alme-

no fino al XIX secolo. La maggior parte delle incisioni è stata realizzata con la tecnica della martellina; in numero minore quelle ottenute attraverso il graffito. Le figure si presentano a volte semplicemente sovrapposte senza ordine apparente, ma spesso invece appaiono in relazione tra loro, forse ad illustrare un rito religioso, o a descrivere una scena di caccia o di lotta, ammesso che vi fosse differenza fra le due tipologie di rapprsentazione. Fra i segni più ricorrenti vi è la Rosa camuna, simbolo della Regione Lombardia, ma non mancano animali della zona (alci), figure umane e insiemi di elementi geometrici (rettangoli, cerchi, puntini), carri con ruote, guerrieri e altro. La prima segnala-zione di rocce incise risale all’anno 1909, quando Walther Laeng (italianizzato Gualtiero) segnalò al Comitato Nazionale per la Protezione dei Monumenti due massi istoriati nei pressi di Cemmo. Soltanto negli Anni Venti del


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CAS A NO S TRA secolo scorso, però, i massi incontrarono l’interesse di alcuni studiosi, come l’antichista Giovanni Bonafini, il geologo Senofonte Squinabol e, a partire dal 1929, l’antropologo torinese Giovanni Marro e l’archeologo fiorentino Paolo Graziosi. Ben presto vennero scoperte numerose incisioni anche sulle rocce circostanti e le ricerche, oltre che da Marro, vennero condotte anche da Raffaello Battaglia per conto della Soprintendenza alle Antichità di Padova. Negli Anni Trenta la notorietà delle incisioni si diffuse in Italia e all’estero, tanto che nel 1935-1937 una vasta campagna di studi fu condotta dai tedeschi Franz Altheim ed Erika Trautmann. Altheim avviò una lettura ideologica in senso nazista delle incisioni, presto imitata in versione fascista anche da Marro, volta a identificarle come testimonianze della razza ariana ancestrale.

TABELLA DELLE AREE CON PETROGLIFI DELLA VALCAMONICA Nome parco

Località

Informazioni utili

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Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane

Capo di Ponte

Fondato nel 1955, si mostrano figure osservabili su lastroni di arenaria levigata dal ghiacciaio.

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Parco archeologico nazionale dei Massi di Cemmo

Capo di Ponte

Presenza massi erratici con incisioni rupestri dell’età del rame. Presenza di statue stele.

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Parco archeologico comunale di Seradina-Bedolina

Capo di Ponte

Aperto nel 2005 con massi databili alla tarda età del Bronzo e del Ferro.

4

Parco archeologico di Asinino-Anvòia

Ossimo

Rappresenta uno dei pochi siti indagati con rigore scientifico in Valcamonica. In questa struttura è posizionato un plastico ricostruttivo delle attività rituali ad Anvòia, oltre al calco ed ai frammenti di alcuni massi istoriati.

5

Parco archeologico comunale di Luine

Darfo Boario Terme

Con incisioni rupestri su pietra Simona con scene di vita quotidiana o aspetti religiosi degli antichi Camuni. Si trova a Darfo Boario Terme, venne fondato verso la fine del XX secolo tra il fiume Dezzo e l’Oglio.

6

Parco archeologico comunale di Sellero

Sellero

I primi ritrovamenti avvennero durante gli anni sessanta con la scoperta di venticinque figurazioni, tra cui la roccia dell’Idolo femminile.

7

Parco archeologico comunale di Sonico

Sonico

Presenza dell’incisione raffigurante l’Idolo di Sonico, accompagnata con due dischi solari, che ricorda un bambino in fasce.

8

Riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo

Nadro

Le incisioni presenti sui massi hanno un’antica origine, dal neolitico al medioevo e sono state individuate nel 1975,solo successivamente si è creato la riserva che li accoglie, nel 1983 grazie alla regione Lombardia visto la richiesta effettuata dai 3 comuni.Si sviluppa attraverso i tre comuni di Ceto, Cimbergo e Paspardo. È una vasta area naturale protetta, in gran parte boschiva, con castagneti e betulle, che si estende per 290 ha.


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GIRO DEL MONDO NEI SITI DI PETROGLIFI

P ET R OG LI F I DEL L A G RA Uno dei più grandi misteri della regione degli Urali in Russia, sono un insieme di petroglifi che risalgono a 5000 anni fa, che raffigurano una serie di ‘strutture chimiche avanzate. Negli Urali, infatti, c’è una vasta area ricca di petroglifi enigmatici situati sulle rive dei fiumi Tagil, Neyva, Rezh e Yurozan oltre ad altri siti che si trovano nelle vicinanze. Su queste rive vi sono una serie di rocce antiche raffiguranti figure curiose e forme geometriche. Gli affascinanti petroglifi si estendono in una vasta area di 800 chilometri da nord a sud. Secondo gli archeologi tradizionali, le figure intricate sono state create tra 4000 e 5000 anni fa. Ma la cosa più curiosa di questi reperti, non è tanto per la loro età, anche se è abbastanza evidente che siano antiche, ma è per il significato che alcuni di questi petroglifi possono rappresentare. Molti ricercatori che hanno studiato i curiosi petro-

glifi credono che questi rappresentino una combinazione di lettere, simboli e animali presente in numerose pitture rupestri di tutto il mondo. Ma alcuni petroglifi sonod ecisamente unici. Come si può notare dall’immagine qui sotto, però, è evidente una somiglianza incredibile fra alcuni dei simboli meno chiari e formule chimiche complesse. L’esistenza dei petroglifi negli Urali era conosciuta da centinaia di anni. Anche lo zar Pietro I, nel 1699, aveva ordinato il ricercatore Scrivener Yakov Losyov di andare nei siti interessati e fare una copia esatta dei petroglifi. Ma la curiosa analogia è stata rilevata di recente, quando il ricercatore russo Vladimir Avinsky, esperto di fisica atomica, molecolare e ottica, ha analizzato i petroglifi di 5000 mila anni fa, evidenziando le possibili implicazioni “mysteriose” di questi straordinari petroglifi.


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NDE MA D RE RUSSIA I petroglifi di Onega sono incisioni rupestri situate sulla costa orientale del Lago Onega, una distesa d’acqua dolce nel nord-ovest della Russia. I Petroglifi Onega, situati nella Repubblica di Karel, sono considerati gli esempi più complessi ed espressivi dell’arte su roccia nell’Europa settentrionale. Secondo i rapporti dei ricercatori, le migliaia di petroglifi risalgono a circa 5.000-6.000 aC. Gli esperti hanno individuato circa 1.200 petroglifi sparsi in un’area di 20 km, tra cui diverse incisioni, come Besov Nos, che è caratterizzato dal misterioso ‘petroglifo del Demone’. Le incisioni sono profonde 1-2 mm e rappresentano numerose figure: sono stati individuati animali, figure umane in varie posture, quelle che sembrerebbero delle barche e le immancabili forme geometriche, in particolare simboli circolari e mezze lune. Alcuni di questi disegni, secondo alcuni autori, potrebbero essere rappresentazioni di antiche costellazioni.

Le prime incisioni in pietra della Repubblica di Karel sono state scoperte nel 1848 dal curatore del Museo di Mineralogia di San Pietroburgo Konstantin Grevingk, nei pressi del villaggio di Besov We sulla riva del lago Onega. All’inizio del XX secolo, i petroglifi Onega sono stati studiati dal ricercatore svedese Gustaf Hallström. Le incisioni hanno una caratteristica decisamente fuori del comune: a volte è possibile vedere un grande raggio di sole che gradualmente illumina i simboli e le scritture sulle rocce, creando un effetto bellissimo a vedersi. Quando il sole tramonta all’orizzonte, i petroglifi “scompaiono” subito, dando l’impressione di una parete liscia. Chissà se questo fenomeno è in relazione con i simboli astronomici che risaltano fra le numerose incisioni...

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P ET RO G LI F I AU ST RAL I ANI La regione del Pilbara è un territorio aspro e roccioso, situato nella parte occidentale dell’Australia, a circa 1.300 chilometri a nord di Perth e che copre un’area di circa 500.000 chilometri quadrati. Dal punto di vista geologico, la regione è molto antica. Nel Pilbara, infatti, si trovano alcune delle rocce di superficie più antiche del pianeta, compresi antichi resti fossilizzati conosciuti come stromatoliti (strutture sedimentarie finemente laminate dovute all’attività di microrganismi fotosintetici come i cianobatteri e microscopiche alghe eucariotiche) e rocce granitiche risalenti a più di 3 miliardi di anni. Zona impervia e difficile, poco adatta alla sopravvivenza dell’uomo. Eppure ha ospitato, in tempi remoti, vita umana. Lo dimostrano i notevoli segreti preistorici custoditi sotto il suo terreno. Fra tutti, i più famosi e “mysteriosi” sono gli enig-

matici petroglifi aborigeni, decisamente più antichi del sito di Stonehenge e delle piramidi d’Egitto. Queste incredibili incisioni rupestri rappresentano figure stilizzate di esseri umani, animali (alcuni dei quali estinti circa 3 mila anni fa) e moltissimi volti umani. Da una stima approssimativa, gli archeologi ipotizzano che si possano contare fino ad 1 milione di incisioni. Inizialmente, i ricercatori ritenevano che le rocce avessero circa 30 mila anni fa, ma lo studio condotto dal team del professor Brad Pillans, geologo presso l’Australian National University, sostiene un’altra teoria, più incredibile: “La combinazione di una roccia particolarmente resistente e del clima secco ci fanno pensare che le incisioni potrebbero risalire a ben 60 mila anni fa” - sostiene lo stesso Pillans.


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P ETRO GL I F I S U L L A V IA D EL L A S ETA

Ughtassar, in Armenia, è un luogo archeologico di reperti molto importanti. Sulla cima del monte Ughtassar, infatti, a circa 17.5 km a nord-ovest da Sissian, si trova una vasta area con numerose incisioni rupestri. Sul monte si può salire solo con mezzi idonei e durante i mesi più caldi (Luglio ed Agosto). Su tutta l’area dei monti sono ben visibili le cosiddette incisioni “izaghir” (scrittura a capra). Simili incisioni rupestri si possono vedere in diverse zone dell’Armenia come sui monti vicini a Zghuk (Mez Karakhach), sulle catene dei monti di Vardenis, vicino alle sorgenti di Yegheghis (Vardenis Ler), in Arpa (Khachassar), nella gola del fiume Vorotan (Davagyoz Ler). I petroglifi di Ughtassar sono incisioni fatte con strumenti di pietra sulle pietre vulcaniche di colore nero e grigio. Rappresentano piante, fiori e animali (bi-

sonti selvatici e domestici, capre, mufloni, gazzelle, cervi, cavalli, cinghiali, lupi, cani, sciacalli, leopardi, orsi e tigri) soprattutto, ma anche forme umane, cerchi, forme elicoidali, punti, righe e diverse forme geometriche ed astratte. Vi si possono riconoscere scene di caccia e di vita domestica: bisonti che trainano slitte e carri, cacciatori con scudi e lance, con archi e frecce, con pali, trappole e corde. Ci sono tanti simboli universali, tra questi uno dei segni zodiacali, la figura dell’ariete, e calendari semplici rappreentati a forma di croce. Si incontrano anche elementi geografici (fiumi, laghi, sorgenti) ed elementi celesti (il sole, la luna, le stelle, le costellazioni e il cielo stellato, le comete e fulmini). I dipinti piu’ complicati, secondo alcuni, potrebbero raffigurare danze e riunioni o riti religiosi.


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P ET RO G LI F I NELL ’ANT I C O

Dal mappamondo dei petrogifi non si salva neppure il Messico. Anzi, la scperta di nuovi petroglifi poco lontano da Veracruz sembra aprire un nuovo fronte “mysterioso” sulle popolazioni precolombiane: nella perfieria di Puebla, vicino Veracruz (Messico), sono state rinvenute alcune pietre di giada con misteriose incisioni che sembrerebbero rappresentare alcuni esseri dall’aspetto umanoide con grandi teste, simili a veri e propri alieni. La scoperta è stata fatta nel Marzo del 2017, in realtà, e la notizia è stata rilasciata via Twitter dal giornalista Javier Lopez Diaz che lavora a CincoRadio, sul cui sito sono state pubblicate alcune immagini delle pietre, pietre che pare stiano per essere studiate ed analizzate da esperti. Quello che si può vedere inciso sulle due pietre

potrebbe rappresentare una vera manna per i teorici dei paleocontatti: un vero “contatto” con esseri provenienti da altri mondi avvenuto durante lo sviluppo della civiltà Maya. L’autenticità dei reperti trovati in una grotta nella periferia tra Puebla e Veracruz, sembra essere confermata grazie alla ispezione della grotta dove sono stati trovati altri reperti, tra cui petroglifi di importanza storica che riproducono delle vere e proprie scene di un Inontro tra esseri di Altri Mondi e rappresentanti del Popolo Maya. Infatti le pietre ritrovate sono state chiamate le “Pietre del Primo Incontro”.


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E AL I EN I MES S I C O ?

Dopo poco più di tre mesi dalla scoperta delle pietre, una spedizione di ispezione è stata fatta dal gruppo “Treasure Seekers” composto dal ricercatore della JAC Detector José Aguayo, il Maestro Manuel, Rangel Vigueras, Asrael, Héctor Pavón, Claudia Vázquez e altri collaboratori. I ricercatori hanno trovato per caso una pietra scavata nella grotta su cui sembrerebbero incisi disegni con forme aliene. Nelle pietre documentate situate nella grotta, a prima vista, tra i disegni intagliati, si potrebbero intravvedere navi spaziali aliene e esseri di aspetto umanoide con grandi teste; in una delle pietre, a quanto pare rotta da precedenti spedizioni, si può notare, un disegno che sembra la parte superiore di una nave spaziale con un essere umanoide al suo interno e

un uomo (un capo?) della cultura preispanica con in mano quella che sembra esswre una spiga di grano. La gente del posto chiama queste pietre “pietre del primo incontro.” Secondo una leggenda che circola fra la gente del posto, le pietre sarebbero la testimonianza scritta di un incontro con esseri giunti con la loro nave spaziale sulla Terra.


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TECNOLOGIA

TECNOLOGIA DEL DOMANI

L ’A NE LLO DEL POT ERE

UNO SMART RING E’ APPENA STATO LANCIATO SUL MERCATO. RIUSCIRÀ A RUBARE CLIENTI AGLI SMART WATCH? E COME? ORMAI GLI SMART WATCH, O OROLOGI INTELLIGENTI CHE DIR SI VOGLIA, SONO IL PASSATO. Il lancio del nuovo OS per ORII, uno smart ring (anello intelligente) comandato dalla voce, è avvenuto martedì 16 luglio ma gia in rete si discute sulle sue enormi potenzialità.

ORII RING

https://orii.io/ “ORII ha iniziato con pochi amici e il programma MBA di HKUST, lavorando lunghe notti nei coffee shop alla ricerca di modi per creare smartphone senza schermi.

PIÙ DI SIRI. L’aggiunta delle funzioni di controllo gestuale al dispositivo minaccia seriamente il primato degli smart watch in commercio, poiché muovere un anello è più agevole di un orologio da polso e non bisogna dimenticare che le dita sono molto più fluide nel movimento del polso, quindi il sistema potrebbe avere a disposizione un nuemro impressoinante di “gestures”, tanto da ridefinire le interazioni con l’assistente vocale. MEGLIO DI UN IPHONE. Pensate a cosa si può fare con uno smartphone: ora si può farlo su qualcosa di molto più piccolo e maneggevolee, delle dimensioni di un anello. Proprio come un orologio intelligente, infatti, ORII è sempre “a portata di mano”. GESTI SICURI

I creatori dell’interfaccia utente dei gesti hanno selezionato gesti che non interferiscono con il solito modo in cui si usa un qualsiasi anello. Ma non solo. Uno dei principali problemi con gli smart watches è sttao il tempo e ele risorse impegate dagli acquirenti per imparare ad usarli. Ecco perché gli ideatori di questo nuovo gadget hanno anche cercato di assicurarsi che non ci fosse una curva di apprendimento troppo irta per l’utilizzo e il controllo dell’anello. GESTI A DISPOSIZIONE DI TUTTI Un accelerometro giroscopico a 6 assi risiede all’interno di ciascun anello ORII, anche di quelli venduti precedentemente dalla ditta. Gli sviluppatori, infatti, stavano aspettando di avere pronto un sistema operativo che potesse gestire al meglio l’hardware utilizzato per ORII.


E C C O L’A N E L L O I N T E L L I G E N T E C H E P R O M E T T E D I RIV O LU ZIO NA R E LA NO S T R A V ITA

COSA PUÒ FARE? ORII può controllare la riproduzione dei brani musicali sullo smartwatch, mandare messaggi, riceve-re telefonate e chiamare i contatti nella rubrica, ma si interfaccia anche con assitenti vocali come Google Assistant, Alexa ecc... Una caratteristica unica del “po-

wer ring” ORII è quella di poter ascolatre le conversazioni in privato, dato che, accostando il dito all’orecchio, è possibile sentire le parole di chi sta all’altro capo del telefono. UN’IDEA MERAVIGLIOSA... L’idea di ORII è legata al padre del CEO, Peter. Peter è ipovedente e

richiede soluzioni alternative alle schermate classiche per interagire con la tecnologia. L’utilizzo degli smartphone può essere difficile per chi è ipovedente, in quanto dispositivi basati su schermo e sul touchscreen necessitano della vista. Non così per lo smart ring che non ha un monitor e si comanda attraverso la voce e, ora, i gesti.


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FUMETTI

L A LEG I ONE ( O CO NF RAT ERNI TA? ) DE I S U P ER ER OI

GLI EROI DEL FUTURO D E L L’ U N I V E R S O D I S U P E R M A N S O N O QUI . . .


FUMETTI Come sanno ormai bene i lettori della rubrica dedicata alla legione sul blog del CSB, la Legione dei Supereroi è uno dei gruppi più longevi del mondo dei comics d’Oltreoceano, ma è anche quello più numeroso (oltre trenta membri nella sua fase migliore) e uno dei più complessi (se non il più complesso) come storia e cronologia, quest’ultima più volte rivista e sconvolta, sempre conservando i legami con la lunghissima tradizione del Trentunesimo secolo e del suo gruppo di giovani eroi.

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COSMIC BOY Rokk Krinn, di Braal. Ha poteri di controllo magnetico, come tutti gli abitanti del suo pianeta. Vola sulla Terra come campione di Magnoball, lo sport tipico di Braal, ma rimane coinvolto nello scontro per salvare RJ Brande e si unisce agli altri due fondando la Legione di cui sarà più volte leader carismatico.

Come tutto ha avuto inizio... Tradizione che ha inizio su Adventure Comics numero 247 del 1958. Tre ragazzi del 30esimo secolo tornano nel nostro tempo (o meglio nel 1958) per parlare con un giovane Clark Kent, meglio noto come Superboy, per raccontargli l'enorme influenza che egli ha avuto su di loro. Grazie al suo esempio e alle sue imprese, infatti, i ragazzi hanno deciso di fondare un club di supereroi e hanno deciso di rendere Superboy membro onorario del loro gruppo. Per entrare nel gruppo Superboy deve affrontare delle prove, prove che il ragazzo d'acciaio fallisce tutte miseramente perché distratto da emergenze planetarie di varia natura. Superboy è molto deluso, ma i giovani eroi gli rivelano che in realtà l’esame era una finta: iter volevano una conferma del “super altruismo” del giovane Clark Kent. Viene infatti fuori che le emergenze erano state causate dagli stessi giovani super eroi per mettere alla prova Superboy che, confuso, riceve il di-spositivo di comunicazione della Legione come nuovo membro. In questa storia, però, la Legione, ancorché poco numerosa, è già bella e costituita, oltre che operativa. Ma quali sono le vere origini della Legione?

La prima avventura

I tre giovani eroi provengono da tre diversi pianeti della Lega dei Pianeti Uniti e sono dotati ciascuno di un super potere (caratteristica che diverrà una legge della Legione per i nuovi candidati): Cosmic Boy, di Braal, come tutti gli abitanti del suo pianeta ha poteri magnetici, Saturn Girl, come dice il nome, proviene da Saturno (in realtà dalla sua luna Titano), pianeta di telepati, mentre Lightining Lad, di Winath, mondo famoso per la diffusione dei parti gemellari, come i suoi fratelli, acquisisce i suoi poteri quando, per ricaricare la sua nave, inganna le elettrobestie, animali alieni capaci di emettere lampi di energia. I tre ragazzi si ritrovano insieme per caso su un razzo diretto verso la Terra. Senza conoscersi, i giovani collaborano per salvare il miliardario R.J. Brande, che per mestiere fabbrica stelle, da un attentato in astroporto. Colpito dall’altruismo dei tre ragazzi, Brande decide di sostenerne la causa con i suoi finanziamenti. Ispirati da Superman, e col patrocinio di Brande, il trio fonda la Legione dei Supereroi (nome altisonante e certamente all’inizio eccessivo, visto che i membri all’inizio sono solo tre). Brande fornisce loro anche una base operativa, che ha l’aspetto di un razzo rovesciato conficcato nel terreno (certo, non di buon auspicio).

S AT U R N G I R L Ayla Ardeen (poi Ranzz), di Titano, una luna di Saturno, è dotata, come tutti gli abitanti del satellite, di poteri psichici, tanto che sul suo pianeta la criminalità non esiste e la polizia psichica svolge solo compiti di routine. Un po’ sognatrice, un po’ spavalda, decide di lasciare Titano per entrare nella Polizia Scientifica dei PU ma distratatmente legge la mente di un attentatore che vuole uccidere RJ Brande, di ritorno sulla stessa nave ed interviene, avvertendo Rokk e Garth, che fermano l’attentatore. Sposa in seguito Garth.

LIGHTNING LAD Garth Ranzz di Winath. Dei tre, è l’unico ad avere poteri non legati al proprio pianeta d’origine. Infatti la sua capacità di emettere lampi è legata ad un incidente con le elettrobestie, che sovraccaricarono i motori della sua nave, in avaria, facendola esplodere e donando a lui e a i soui fratelli poteri elettrici. E’ sposato con Ayla ed ha avuto due figli. SUPERBOY Chi nonconosce la storia di Superman? Ultimo figlio di Kripton, salvato dal padre e einviato sulla Terra con un razzo, viene salvato dai coniugi Kent e cresciuto sulla Terra come un terrestre. Da grande divie-ne il prototipo di tutti i supereroi, Superman. Ma, negli anni ‘50, Clark Kent non è diventato subito Superman. Al contrario, ha vissuto numerose avventure come Superboy, mentre imparava ad usare i propri poteri. E’ in questo periodo che diviene membro della Legione.In seguito, Superboy viene cancellato dalla storia della DC, creando diversi sconvolgimenti nella cronologia della Legione dei Supereroi che, oltre ad averlo come membro quasi fisso, lo considera il proprio modello.


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FUMETTI

Le regole dell’acquisizione...

Tre membri, per una Legione, sono davvero pochini. La campagna acquisti, quindi è obbligatoria ed inizia subito bene: molti sono i candidati a fare parte del super gruppo, così i tre membri fondatori elaborano tre regole per divenire legionario: un legionario 1) non si sposa (sono gli anni di Happy Days, baby, ai teenagers non si deve parlare di cose scabrose), 2) non uccide (Superman non uccide, del resto), 3) non ha i poteri di un altro membro (questa è una regola farlocca, ma serviva per dare varietà ed evitare ripetizioni. Verà eliminata quando nella Legione, per una serie di coincidenze, militeranno contemporaneamente entrambi i gemelli Ranzz, tutti e due dotati di poteri elettrici). Con Triplicate Girl inizia la tradizione delle audizioni per giovani aspiranti legionari. I candidati sono sottoposti a prove, come nel caso di Superboy, e comunque devono dimostrarsi degni della Legione. Questa procedura di selezione di nuovi candidati è una tradizione presa dalle confraternite giovanili universitarie, istituzioni tipiche degli States, a cui la Legione inizialmente sembra uniformarsi. Del resto, la Legione è evidentemente un gruppo/confraternita,: la Legione, infatti, presenta chiare dinamiche esclusive dal gruppo, basate su delle regole abbastanza astratte, soprattutto quella sul divieto di duplicazione dei poteri, e sul consenso dei pari, in una ottica di gestione del gruppo di tipo orizzontale. Il gruppo non è solo chiuso verso l’esterno, ma anche indipendente dal controllo di individui adulti, dato che il controlo di Brande è assolutamente inesistente e il miliardario finanziatore si limita a fornire loro tutto il supporto necessario, finanziario e tecnologico che sia. Il “club” della Legione è dunque uno spazio di autonomia di e per (super) adolescenti, per molti versi non dissimile dal sottomarino giallo di beatlesiana memoria (chiuso verso l’esterno, comatto e coerente al suo interno, spazio di avventura e scoperta all’interno di un gruppo peer-to-peer, come si direbbe oggi. Anche la scelta dell’anello di volo, destinato ben presto a sostituire i jetpack, se è funzionale a rendere più elegante e “avanzata” la tecnologia del XXX secolo, è ancor di più adatto a questa immagine, dato che l’anello è contemporaneamente strumento di uniformità fra i membri (tutti possono così volare, non solo Superboy, Mon-El e Ultra Boy) ma anche simbolo di inclusione/esclusione e di appartenenza al/dal gruppo. Non può sfuggire ad un’analisi attenta, infatti, il fatto che anche la Legione, come moltissime confraternite statunitensi utilizzi un anello come strumento di riconoscimento

fra membri, i quali sono spesso legati fra loro anche dopo anni ed anni dall’Università. Questo modello andrà in crisi solo nei tardi anni ‘80, quando Giffen instaurerà una Legione più “adulta”, il cosiddetto Five Years Gap, spostando l’attenzione versoo le dinamiche di amicizia e fiducia costituitesi fra i membri, vecchi e nuovi, della rinata Legione. Tuttavia, questa parentesi adulta, ancorché abbastanza duratura, viene cancellata durante il crossover Zero Hour per essere sostituita, come avverrà più volte, da una versione più giovane della Legione, con dinamiche simili a quelle della Legione iniziale, anche se non con gli stessi risultati.

Il rituale della Legione

Ora, in base a quanto detto, esiste un legame con i rituali di iniziazione delle comunità umane. L’iniziato può essere chi entra a far parte di un’associazione studentesca, oppure un aborigeno australiano alle soglie della virilità, o un candidato alla Massoneria; ciò che gli viene offerto può essere la chiave di presunti enigmi cosmici e magici, ma anche semplicemente una stretta di mano segreta che lo lega ai suoi nuovi fratelli. Per quanto i rituali differiscano da una setta all’altra nei particolari, le caratteristiche di fondo dell’iniziazione rimangono comunque identiche. Nei rituali di iniziazione, il candidato diviene il principale attore di una rappresentazione che mette in scena il suo passaggio da estraneo a membro del gruppo. Rappresentazione durante la quale, di solito, viene trattato dapprima come straniero o comunque visto sott’occhio (vi ricorda niente? Per caso l’affiliazione di Superboy?). Per dimostrarsi degno dell’onore di appartenere al gruppo dovrà affrontare una serie di prove, metaforiche o effettive: disagi, privazioni, minacce di ferite, reali o simboliche, o di morte, pericoli o missioni (vedi sopra). Perché utilizzare come modello proprio le confraternite? La Legione è nata negli anni ‘50, ancorché tardi. Nella fase pre ‘68, quando ancora le comuni, i figli dei fiori, Woodstock e la “Summer of Love” erano ben di là da venire, le uniche associazioni giovanili autonome dal controllo di adulti, più o meno, erano proprio le confraternite, con i suoi strani riti (sbeffeggiati anche da John Belushi in Animal House e divenute famose per film come The Skulls).

Attenzione:

per conoscere meglio l’universo della Legione, potete leggere la rubrica relativa sul blog dell’associaizone, all’indirizzo http:// www.centrostudibruttium.org/blog


FUMETTI

LA LEGIONE, CON I SUO CAST DI COMPRIMARI, E’ IL GRUPPO DI SUPEREROI PIÙ NUMEROSO DELLA STORIA DEI COMICS LE COPPIE

I SOSTITUTI

DIMENSIONI

Molte sono le coppie di eterni fidanzati nate nella Legione. fra le più famose, quelle composte da Supergirl e Brainiac 5 ,Mon El (o Lar Gand, o Valor) e Shadow Lass, Karate Kid I e Projectra. Ma la più duratura è sicuramente quella composta da Bouncing Boy e Duo Damsel (o Triplicate Girl) che vedete in primo piano in basso a destra). Sono stati infatti i primi legionari a sposarsi e a lasciare la Legione.

Come detto nell’articolo, molti sono i candidati alla Legione, ma, parafrasando il celebre motto “pochi gli eletti”. Alcuni dei non ammessi hanno formato un gruppo di rincalzo, la Legione dei super sostituti, collaborando più volte con la Legione e dimostrandosi validi quanto i titolari. Alcuni di essi entreranno a far parte della Legione e uno addirittura la guiderà: Polar Boy. Il gruppo dei sostituti è in se-condo piano in altro a destra.

A destra del pilastro con i tre soci fondatori potete vedere rispettivamente il più grande e la più piccola dei legionari: Colossal Boy e Shrinking Violet (per gli amici Vi). I due sono stati protagonisti di una lunga sottotrama, con il colosso innamorato della imskiana. Inizialmente non ricambiato, ne diviene in seguito il marito, per poi scoprire di aver sposato in realtà una mutaforma, che si unirà in seguito alla Legione come Chamaleon Girl.

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SOLOMON KANE IL PURITANO

Anno I - 20101- Numero 2

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