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L’Antichità di Halloween: l’area anglosassone

Le origini di Halloween: etimologia e cronologia

“Halloween is closely associated in folklore with death and the supernatural” , sostiene Jacqueline Simpson, e, 31 almeno per quanto riguarda la festa attuale, potremmo anche essere d’accordo. Ma alle sue origini? Dando per scontato che, da quanto emerge dai paragrafi precedenti, il collegamento con l’antichità classica è assolutamente generico e poco fondato, a dir poco, rimangono le presunte origini celtiche. Purtroppo, su queste ultime non possiamo sapere molto, in quanto, a proposito dei Celti, esiste poca documentazione e tutta successiva all’incontro con Roma. Anche in area medievale esistono pochi riferimenti, per lo più generici e poco attendibili. Per questo, possiamo rifarci solo a fonti più recenti e provare ad analizzare questo materiale che, sebbene più recente della presunta origine in Samhain, potrebbe riservare qualche sorpresa interessante, a cominciare dal nome della festa. Diamo un po’ un’occhiata. La parola Halloween o Hallowe'en sembra risalire non oltre il 1745 circa ed quasi sicuramente è di origine cristiana. La parola "Hallowe'en" dovrebbe infatti significare "viglia dei santi” e deriva da un termine scozzese per All Hallows’ Eve (la sera prima di All

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31 Simpson 2001, p. 14

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Hallows' Day ). In scozzese, la parola "eve" è spesso contratta in e'en o een. Nel tempo, (All) Hallow (s) E (v) en si sarebbe dunque evoluto in Hallowe'en. Sebbene la frase "All Hallows '"si trovi in inglese antico, "All Hallows’ Eve" non compare prima del 1556. Per quanto riguarda la data, l’identificazione Halloween/ Samhain/Ognissanti è abbastanza conflittuale e non così antica come si pensa. Innanzitutto, la festa di Ognissanti non era sicuramente legata al 1 Novembre. Solo nell’ ‘835, infatti, il giorno di Ognissanti fu ufficialmente spostato al 1 novembre, la stessa data di Samhain, per volere di Papa Gregorio IV. Sulle ragioni di questa scelta, rimangono perplessità, data la mancanza di dati affidabili per le aree interessate. C’è, infatti chi suggerisce che ciò fosse dovuto all'influenza celtica, mentre altri suggeriscono fosse un'idea germanica, sebbene sia i popoli germanici che quelli di lingua celtica pare commemorassero i morti all'inizio dell’inverno, intorno al 21 dicembre, come la festa in onore di Mitra, divinità solare di derivazione asiatica, molto amata soprattutto dalle legioni romane e molto vicina al Gesù cristiano. Si suggerisce anche che il cambiamento sia stato fatto per “motivi pratici” (Roma in estate non avrebbe potuto accogliere il gran numero di pellegrini che vi accorrevano) o per considerazioni di salute pubblica (la pericolosità della febbre romana, malattia che avrebbe causato numerose vittime durante le afose estati della regione), ma sono teorie molto labili.

Jack della Lanterna

La tradizione americana di intagliare le zucche è registrata nel 1837 ed era originariamente associata al tempo del raccolto in generale, non essendo 24

specificamente associata ad Halloween nelle fonti fino alla fine del XIX secolo. Eppure questa tradizione è divenuta parte integrante del mito di Halloween attraverso la storia di Jack O’ Lantern, personaggio leggendario così popolare da donare il nome persino ad un super cattivo della Marvel Comics. Ma chi è Jack? E come si arriva alla zucca intagliata? La tradizione è legata al folklore irlandese e trae origine dalla leggenda di un personaggio detto“Ne’er-dowell” (“non ne combino una giusta”) di nome Stingy Jack (ma anche Hob O’Lantern, Fox Fire, Corpse Candle, Will O’ The Wisp ), un fannullone e scommettitore dal brutto 32 caratteraccio, assai dedito all’alcool. Il termine “Jack-o’Lantern”, però, appare per la prima volta in un testo scritto solo nel 1750. Questa la leggenda: Una sera di Halloween, dopo l’ennesima sbronza, a Jack appare il Demonio intenzionato ad impossessarsi della sua anima da peccatore. Jack chiede al Diavolo di bere un ultimo bicchierino. Ottenuto il permesso, però, i buon Jack si lamenta di non avere nemmeno un soldo per pagare, così prega il Demonio di trasformarsi in una moneta da 6 pence. Il Diavolo si trasforma, Jack afferra la moneta e la mette nel suo portafoglio con una croce ricamata sopra. Imprigionato irrimediabilmente, per riottenere la libertà, il Diavolo accetta un nuovo patto: posticipare di un anno la sua morte. La vigilia di Ognissanti seguente, il Diavolo si ripresenta puntualmente, come le tasse, per ottenere l’anima di Jack.

32 Will-o’-the-wisp è anche il nome del fenomeno chiamato fuoco fatuo, in Latino ignis fatuus. 25

Anche questa volta Jack gli propone una scommessa: lo avrebbe seguito se fosse riuscito a scendere da un albero. Il Diavolo sorride ed accetta, convinto di vincere. Così, lo sprovveduto tentatore sale su un albero lì vicino ma Jack incide sulla corteccia dell’albero una croce, giocando di nuovo il Diavolo. Con la vittoria in pugno, Jack propone al Diavolo un nuovo patto: egli avrebbe cancellato la croce, se lui si fosse impegnato a non tentarlo più. Giocato, il Diavolo accetta il patto e ritorna agli Inferi scornato. Dopo circa un anno, però, Jack muore. Al suo bussare alle porte del Paradiso, gli viene risposto che non sarebbe potuto entrare perché aveva condotto una vita dissoluta piena di peccati. Giunto alle porte dell’Inferno, però, anche il Diavolo, sorridendo per la sottile vendetta, gli nega il permesso di entrare, perché ancora offeso per i raggiri dell’uomo. Il Diavolo gli dona un tizzone per illuminare la strada nel limbo e Jack, per far durare più a lungo quella luce, la ripone in una rapa svuotata, ricavandone così una lanterna. Da allora, nelle notti della vigilia di Ognissanti è possibile scorgere la fiammella di Jack, che vaga alla ricerca della sua strada. La rapa sarebbe poi stata sostituita in pieno ‘800 per una ragione pratica: la spaventosa carestia delle patate, in Irlanda (1845-50) obbligò più di 700.000 persone ad immigrare in America. Questi immigranti portarono con loro anche la tradizione di Halloween e di Jack o’ Lantern, gli irlandesi sbarcati in America non avendo a disposizione il tubero, lo sostituirà con le grosse zucche gialle, facilmente reperibili nella nuova terra e ben più grandi. Al di là della modellizzazione della leggenda sulla figura folklorica del trickster, il dio incostante e fondatore mitico 26

suo malgrado, c’è da sottolineare che non vi sono tracce che facciamo pesare ad una grande antichità della leggenda, come, del resto, per tutta la tradizione. Quando, infatti, Jack compare nei testi scritti, inizialmente si riferiva a lui come ad una sentinella o ad un uomo che portava una lanterna, senza alcuna traccia della zucca/rapa e del patto col diavolo.

Children dressed up for Halloween in Jersey City, NJ. Fonte: Bettmann Archive/ Getty Images

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"Souling" o "Guising": predecessori di Dolcetto o Scherzetto?

Il primo uso nella stampa locale del termine "dolcetto o scherzetto" risale invece al 1927, da Blackie, Alberta: “Hallowe’en provided an opportunity for real strenuous fun. No real damage was done except to the temper of some who had to hunt for wagon wheels, gates, wagons, barrels, etc., much of which decorated the front street. The youthful tormentors were at back door and front demanding edible plunder by the word “trick or treat” to which the inmates gladly responded and sent the robbers away rejoicing”33. Dolcetto o scherzetto non sembra essere stata una pratica diffusa negli States fino agli anni '30, dato che la prima apparizione “ufficiale” negli Stati Uniti del termine risale al 1932 , mentre il 34 primo utilizzo in una pubblicazione nazionale avviene addirittura solo nel 1939, nell’articolo della scrittrice californiana Doris Hudson Moss . 35 Dunque di Trick or Treat prima degli anni ’30, ancorché tardi, a ragion di logica non si può parlare. Eppure, i riferimenti ad antiche tradizioni abbondano. E se volessimo provare a cercare i suoi antenati illustri? In rete si trovano molti presunti antenati del Dolcetto o scherzetto odierno. Vediamone qualcuno…

33 'Trick or Treat' Is Demand," Herald (Lethbridge, Alberta), November 4, 1927, p. 5.

34 Precisamente nell’articolo di Marian Miller, del 31 Ottobre 1932 dal titolo "Halloween Jollity Within Reason Need”, apparso su The Morning Oregonian, p. 8. 35 Moss, Doris Hudson, "A Victim of the Window-Soaping Brigade?”, in The American Home, November 1939, p. 48. 28

Souling

La prima pratica, per anzianità se non altro, è il cosiddetto “Souling”. In cosa consiste? Molto tempo fa, secondo una tradizione ampiamente accertata nell’Inghilterra rurale del ‘500-‘600, il povero andava di porta in porta il 1° novembre, chiedendo “torte dell’anima” in cambio della promessa di pregare per i parenti morti del donatore il 2 novembre, il giorno di tutte le anime. La pratica era così popolare che è persino citata in una commedia di Shakespeare, I due signori di Verona. La stessa tradizione, con qualche variante locale non significativa, è attestata, per il medesimo periodo, nelle Fiandre, nel Sud della Germania e in Austria. Ma di questa tradizione non vi sono tracce, pare, successive al XVIII secolo. Le radici più profonde, anche in questo caso, vengono fatte risalire alla pratica similare in cui, durante la festività di Samhain (versione irlandese del nome) o Samhuinn (versione scozzese del termine), si usava porre offerte di cibo sulla porta di notte per placare i morti che vagavano la notte. Come sostiene, ad esempio, Mary Mapes Dodge, “it was a regular observance in the country towns of England for small companies to go from parish to parish at Halloween, begging soul-cakes by singing under the windows some such verse as this: “Soul, souls, for a soul-cake; Pray you good mistress, a soulcake!”36. Ma la Dodges ricorda anche che i quell’occasione si scambiavano le Soul-cakes, “which the rich gave to the poor at the Halloween season, in

36 Mary Mapes Dodge (a cura di) 1883, St. Nicholas Magazine, Scribner & Company. p. 93. 29

return for which the recipients prayed for the souls of the givers and their friends” . Carmichael, invece, a37 fferma che “the practice of dressing up and going door to door for treats dates back to the middle ages and the practice of souling” , ma senza ulteriori indicazioni.38 E’ evidente, dunque, che l’azione di donare la torta dell’anima è una forma di ricompensa per le preghiere recitate e lo scambio, lungi dall’essere uno strumento religioso, è in realtà uno di quei meccanismi di stabilizzazione sociale per cui, nell’atto della donazione, si riafferma piuttosto la distanza dei diversi ruoli sociali (offerente ricco vs ricevente povero) che il loro superamento, pur se in campo metastorico.

Guising Pratica molto vicina al Souling era il Guising, in cui erano invece i bambini, vestiti in costume, a visitare le case chiedendo monete, frutta o torte. Portare le rape scavate con candele dentro per le lanterne questa pratica è molto più vicina al trucco o al trattamento moderno. Il Guising è registrato con certezza solo nel 1895 in Scozia e in Nord America nel 1911, quando il giornale di Kingston, nell'Ontario, menzionò bambini che si aggiravano per il quartiere in costume. L'uso di costumi, o "guising", a Hallowmas, è però stato registrato, ma con molte perplessità, in tempi più remoti:

37 Ibidem 38 Carmichael 2012, . p. 70.

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nella Scozia del XVI secolo e in seguito anche in alcune 39 aree della Gran Bretagna e dell'Irlanda . 40 Ci sono molti riferimenti al mumming, guising o souling ad Halloween in Gran Bretagna e Irlanda tra la fine del XVIII secolo e il XIX secolo. In alcune parti dell'Irlanda meridionale, un uomo vestito da Láir Bhán (giumenta bianca) conduceva i giovani di casa in casa recitando versi, alcuni dei quali avevano sfumature pagane, in cambio di cibo. Se la famiglia donasse del cibo potrebbe aspettarsi buona fortuna dal "Muck Olla", ma se si rifiutasse di farlo, porterebbe sfortuna . 41 C'è però una differenza significativa nel modo in cui la pratica rituale si è sviluppata in Nord America e in Scozia e in Irlanda. In queste terre, i bambini possono ricevere dolcetti solo se prima eseguono un trucco da festa per le famiglie alla cui porta bussano. Questa “rappresentazione” normalmente assume la forma di una canzone o di una barzelletta o ancora di una poesia divertente. Anche qui, dunque, è evidente la funzione di scambio, “do ut des”, anche se il fine è dissimile dal precedente souling (non vi è, almeno esplicitamente, il dono come strumento di (dis)parità sociale). Manca l’elemento “minaccioso” del truck or treat, mentre il treat qui è un joke, un’azione che produce il riso o il sorriso. In questo caso, sebbene vi sia una certa “continuità”, geografica e temporale, fra la ritualità irlandese e quella

39 McNeill, F. Marian. Hallowe'en: its origin, rites and ceremonies in the Scottish tradition, Albyn Press, 1970. pp. 29–31 40 Ronald Hutton, The Stations of the Sun, pp. 379–383 41 Journal of the Royal Society of Antiquaries of Ireland, Volume 2. 1855. pp. 308–309 31

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