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L’Antichità di Halloween: la prospettiva italica
from Odisseo n. 13
nordamericana, manca la continuità con il passato arcaico delle tradizioni celtiche, continuità indimostrabile per i secoli più lontani, ma assolutamente indimostrata per quelli più vicini. Tale tradizione, infatti, potrebbe essere fatta risalire, utilizzando le fonti con beneficio di inventario, al XVI, ma non oltre, né vi sono richiami immediati a feste celtiche o a simboli celtici evidenti.
Entrambe queste pratiche probabilmente hanno avuto un ruolo nello sviluppo di Dolcetto o scherzetto, ed entrambe, sempre probabilmente, potrebbero a loro volta derivare dalle più vecchie attività celtiche, ma in che senso? Appare evidente come le fonti indichino la comparsa del “Trick or Treat” ambientandolo negli saette a partire dagli anni ‘30. Nessuna fonte sembra indicare la pratica rituale precedentemente. D’altro canto, il Souling e il Guising, sebbene ancora in attività, pare, in alcune aree della Scozia, non sono attestate negli States almeno dai primi del ‘900. Non vi sono, quindi, legami storici evidenti, né tracce di continuità evidenti. Teniamolo presente, dunque, e andiamo avanti.
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Caratteristiche molto simili a quelle che marcano la festa di Halloween si riscontrano anche nelle tradizioni di molte aree della penisola italiana. Vediamone qualche esempio. 32
Così, ad esempio, l’antica festa di Sant'Andrea celebrata a Martis e in altri comuni dell'Anglona e del Goceano, in Sardegna, sviluppa alcuni elementi simili ad Halloween: la notte del 30 novembre, infatti, gli adulti vanno per le vie del paese percuotendo fra loro graticole, coltelli e scuri allo scopo di intimorire i ragazzi e i bambini che, nel frattempo, vagano per le strade con delle sinistre zucche vuote intagliate a forma di teschio e illuminate all'interno da una candela. I giovani, quando vanno a bussare nelle case, annunciano la loro presenza battendo coperchi e mestoli e recitando una enigmatica e minacciosa filastrocca in lingua sarda Sant'Andria muzza li mani!! (Sant'Andrea mozza le mani) e ricevendo in cambio, per questa loro esibizione, dolci, mandarini, fichi secchi, bibite e soldi. Ancora oggi, poi, si parla de Is Animeddas e Su Mortu Mortu in Sardegna. Pratica identica è stata riscontrata nel Lazio del nord, in anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale. La stessa potrebbe esser fatta risalire, tramite, però, testimonianze indirette e non verificate, alla seconda metà dell'Ottocento. La zucca intagliata ed illuminata veniva a volte chiamata La Morte, o anche La Morta oppure Beccamorta. L'uso di intagliare le zucche e illuminarle con una candela si ritrova anche in Lombardia e in Liguria, ad esempio nella cultura tradizionale di Riomaggiore, paese nelle Cinque Terre, così come in Emilia e, più in generale, in tutta la pianura padana, dove, pare fino alla fine degli anni ’50, si svuotassero le zucche o si usassero normali lanterne, entrambe poste nei borghi più bui ed anche vicino ai cimiteri ed alle chiese. A Parma tali luci prendevano il nome di lümera. In Puglia, a Orsara di Puglia, la notte tra l'1 e il 2 di novembre si celebra l'antichissima notte del 33
"fucacost" (fuoco fianco a fianco): davanti a ogni casa vengono accesi dei falò (in origine di rami secchi di ginestra) per illuminare la strada di casa ai defunti (in genere alle anime del purgatorio) che in quella notte tornerebbe a trovare i viventi. Sulla brace di questi falò, viene cucinata della carne che tutti mangiano in strada assieme ai passanti. Nella giornata dell'1, nella piazza principale, si svolge, la tradizionale gara delle zucche decorate (definite le "cocce priatorje" - le teste del purgatorio), ma su entrambe le due tradizioni non vi una documentazione anteriore agli anni ’40 del secolo scorso. In Friuli e Veneto era diffusa la tradizione di intagliare zucche, dette lumère, suche baruche o suche dei morti, con fattezze di teschio. Nelle stesse aree è documentata la credenza che, nella notte dei morti, questi ultimi potessero uscire dalle tombe. Sempre in Friuli era diffusa anche una tradizione simile a quella del "dolcetto o scherzetto", ma durante le festività natalizie o carnevalesche. In queste occasioni i bambini, eventualmente travestiti da figure spaventose e mostruose, potevano bussare di porta in porta recitando filastrocche il cui significato era chiedere dolci, noci o piccoli regali in cambio dell’augurio all'interlocutore di accedere al paradiso. La Notte delle Lumere (cioè le zucche con il lumino) è diffusa anche in Sicilia come in Lombardia. Anche la pratica della “comunione” con i defunti attraverso l’offerta di cibo ai morti attraverso mediatori comunitari (bambini e/o poveri) ovvero la sua consumazione in “comunione” con i morti non è molto diversa: si parla di Ossa dei Morti e Pane dei Morti in Umbria, Marche, Lombardia e Veneto; in Liguria, invece sono i bambini a ricevere un dolcetto chiamato il Ben dei 34