Roma Lifestyle

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Roma Lifestyle


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Cesare Attolini


Roma Lifestyle di

Francesco Antinolfi

Scriveva Stendhal che, a Parigi, nel momento in cui si decideva di andare a Roma, sarebbe stato meglio persuadersi di andare al museo un giorno si e uno no! Semplicemente per abituare l’anima a sentire la bellezza. Facciamo un’ipotesi fantastica, che Roma non sia un abitato umano ma un’entità psichica dal passato similmente lungo e ricco, un’entità in cui nulla di ciò che un tempo ha acquistato esistenza è scomparso, in cui accanto alla più recente fase di sviluppo continuano a sussistere tutte quelle precedenti. Roma lifestyle

Stendhal wrote that, in Paris, when one decided to go to Rome, it would have been better to urge going to the museum every other day! Simply to train the soul to feel beauty. Let’s come up with a fictional hypothesis: Rome is not a human habitat but a psychic entity having a similarly long and wealthy past; an entity where nothing which came to be disappears, where, next to the most recent development phase, all previous ones continue to exist. Let us make such hypothesis and then approach an assumption: beauty is the displayed mix of the finite and the infinite using the right proportions.

Giuseppe Attolini e Massimiliano Attolini


Facciamo correre la fantasia e immaginiamo poi di far incontrare, oggi, nella Città Eterna, Sigmund Freud, proprietario dell’ipotesi su citata, e Platone, padre dell’assunto successivamente espresso. Probabilmente, finirebbero per concordare che Roma non sia altro che un’idea, la manifestazione finita di un’entità psichica infinita, coltivata nella mente di molti uomini lungo i secoli. L’idea di dare vita ad un luogo capace di esprimere una bellezza senza tempo, reale ma incommensurabile. Eterea. E, per questo, più che mai potente. Quella città che proprio per la sua grandezza diventò la caput mundi che avrebbe dovuto reggere le redini dell’orbe rotondo. Operiamo, in ultimo, un piccolo processo inferenziale e comprenderemo la volontà di dedicare questo numero del magazine di casa Cesare Attolini a Roma. Figlia del desiderio di omaggiare - da parte di chi negli anni Trenta ha ridisegnato, con una giacca tanto semplice quanto rivoluzionaria, i canoni ideali della bellezza declinata al maschile e continua a farlo, generazione dopo generazione, capo dopo capo - la bellezza immortale di una città che ha segnato ed influenzato per millenni l’immaginario privato e collettivo. Mattoni, marmo e malta, da una parte; tessuti, filo, forbici ed ago, dall’altra. Materie grezze pur se preziose, trasformate, in forme uniche. Per forgiare visioni di bellezza altrettanto singolari e senza tempo! Let our imagination run wild and then let’s imagine to bring together today in the Eternal City both Sigmund Freud, owner of the former hypothesis, and Plato, the father of the assumption we later expressed. Ultimately, they would probably agree that Rome is nothing but an idea, the finished display of an infinite psychic entity, cultivated in the minds of many men over the centuries. It is the idea of ​​giving life to a place which is capable of conveying timeless, real yet immeasurable beauty. Ethereal beauty. And, because of this, it is more powerful than ever. The city owes to its grandeur having become that caput mundi which was supposed to lead the one round eye. Finally, let’s go through a short inferential process and we can understand why this issue of the magazine labeled Cesare Attolini is dedicated to Rome. Homage is paid on behalf of those who, in the Thirties, have redesigned ideal criteria - with an equally simple and revolutionary jacket - of men’s beauty and continues to do so, generation after generation, in every single garment. It blossoms from the desire to praise the immortal beauty of a city that ​​ traced and influenced private and collective imagination for thousands of years. Brick, marble and mortar on the one hand; fabrics, thread, scissors and needle on the other. Raw yet valuable materials are transformed into unique shapes to forge visions of paralleled unique and timeless beauty!


Incontro con

Toni Servillo SE UN GIORNO D’ESTATE IL DIVO GIULIO E JEP GAMBARDELLA SI INCONTRANO IN SARTORIA

C

ronaca di un piacevole pomeriggio trascorso nella boutique partenopea Cesare Attolini in compagnia di Toni Servillo, straordinario interprete dei due protagonisti rispettivamente de Il Divo e La Grande Bellezza del regista Paolo Sorrentino. Personaggi accomunati dall’interpretazione straordinaria dell’attore napoletano e dall’eleganza, seppur diametralmente opposta, made in Cesare Attolini. Arriva nell’elegante salotto della boutique Cesare Attolini di via Filangieri a Napoli ed è subito una piacevole atmosfera di cordialità gioiosa. Sorrisi sinceri, abbracci, strette di mano calorose. D’altronde Toni Servillo è così, grande star del cinema e del teatro italiano e internazionale ma ad ogni modo uno che non ama viversi come un personaggio, piuttosto come una persona che fa il suo mestiere da anni con profonda passione. Ed in questo l’affinità con Cesare, Massimiliano e Giuseppe Attolini è totale, patron di una delle più celebri e prestigiose sartorie al mondo eppure refrattari all’autocelebrazione e alle luci della ribalta. IF ON A SUMMER DAY GIULIO THE DIVO AND JEP GAMBARDELLA MEET AT THE TAILORING LAB Chronicle of a pleasant afternoon spent in the Neapolitan boutique Cesare Attolini with Toni Servillo, the extraordinary interpreter of the two protagonists of Il Divo and The Great Beauty, directed by Paolo Sorrentino. Characters share the magnificent interpretation of the Neapolitan actor and the elegance, though diametrically opposed, of made in Cesare Attolini. He enters the elegant lounge of the Cesare Attolini boutique on Via Filangieri in Naples, and is immediately surrounded by a joyfully cordial atmosphere. Authentic smiles, hugs, warm handshakes. Besides, Toni Servillo is that way: a great movie star, on the Italian and international stage but anyways he is not keen on dressing up as a character, but rather as a person who passionately carries out his job since many years. He perfectly matches Cesare, Massimiliano and Giuseppe Attolini, who are the owners of one of the most famous and prestigious tailoring labs worldwide, yet they avoid self-worship and footlights.


Quando si chiacchiera della sua ultima interpretazione ne La Grande Bellezza, film di Paolo Sorrentino in cui veste i panni del giornalista Jep Gambardella, e qualcuno chiede a Servillo, tra una citazione e l’altra, in cosa oggi, nella nostra società, riesca ad individuare LA GRANDE BELLEZZA, lui stringe spalle e fa sorridere gli occhi in una smorfia che racconta di un uomo che non crede di avere la verità in palmo di mano: «Dire dove trovo oggi LA GRANDE BELLEZZA per me è alquanto difficile, perché non so neanche bene cosa sia LA GRANDE BELLEZZA. Sicuramente una cosa bella e di cui abbiamo bisogno oggi è riuscire a far corrispondere ciò che si è a ciò che si fa. I valori che tu hai come persona credo debbano coincidere a quello che tu eserciti come mestiere, come professione. Cosa molto difficile da trovare in giro ma che quando la incontro, ovunque, nel mio lavoro così come quando vado a colloquio con un professore di mio figlio, mi lascia piacevolmente impressionato. Proprio come quando vengo qui, in questa sartoria, dove c’è una tradizione antica di prestigiosissimo artigianato sartoriale e, allo stesso tempo, c’è una napoletanità nel senso migliore del termine, che da Cesare ai figli Massimiliano e Giuseppe, riesce a creare, seppur in un ambiente così elegante, una grande, vera, spontaneità. Allora cercare di far corrispondere ciò che si è a ciò che si fa non è cosa facile da incontrare ed è per me un aspetto della bellezza». When he talks about his last performance in “La Grande Bellezza”, Paolo Sorrentino’s film in which he plays the part of the journalist Jep Gambardella, and someone asks Servillo, from quote to quote, where he is able to detect “La Grande Bellezza” in nowadays’ society, he shrugs his shoulders and makes his eyes smile in a grimace unveiling a man that believes truth lies not in his hands: “It is rather hard for me to say where I can find “La Grande Bellezza” today, as I really don’t know what exactly “La Grande Bellezza” is. Definitely, what is lovely and what we need today is to be able to match who we are and what we do. I believe the values you hold as a person should match what you do for a living, your job. It’s quite tough to find around, but when I find this - anywhere, at work just as during a parent-teacher conference for my son – I am pleasantly struck. Just like when I come here, in this tailoring lab, where there is an ancient tradition of highly valuable tailored handcrafts and, at the same time, one feels the very best of Neapolitan style, enhanced by Cesare and down to his sons Massimiliano and Giuseppe, creating great, real spontaneity regardless of stylish surroundings. Therefore, trying to match what you are and what you do is not easy to find, and that’s an aspect of beauty, in my opinion”.


L’incontro tra Toni Servillo e Cesare Attolini avviene nel 2008, quando era in preparazione Il Divo, film ispirato alle vicende pubbliche e private di Giulio Andreotti. Da quel momento il rapporto di collaborazione professionale e quello umano con la famiglia Attolini si è rinsaldato sempre di più. «Ho conosciuto questa straordinaria sartoria quando abbiamo preparato Il Divo e, adesso stiamo facendo questa conversazione dopo l’uscita de La Grande Bellezza, entrambi film di Paolo Sorrentino, che hanno riscosso un palese successo. Ma due personaggi completamente diversi: da un lato Giulio Andreotti e dall’altro Jep Gambardella. In che cosa si è manifestata l’unicità di questa grande sartoria, che mi ha lasciato piacevolmente stupito, nel fatto che una volta hanno dovuto vestirmi male ed una volta bene ma hanno saputo farlo, in entrambe i casi, con la stessa classe e la stessa passione e la stessa capacità di saper centrare l’obiettivo. Quando arrivai per la prima volta qui mi approcciavo ad interpretare un personaggio che fisicamente non aveva nulla a che vedere con me e mi ricordo che Cesare Attolini, dopo che provai un vestito che mi stava benissimo ma che non si confaceva all’immagine un po’ ingobbita di Giulio Andreotti, mi disse che aveva capito di cosa avevo bisogno! Con due tocchi riuscì a disegnarmi addosso un abito che sembrava stesse addosso ad un manichino, perfetto per la rigidità con cui si muoveva il personaggio che dovevo interpretare. Toni Servillo and Cesare Attolini first met in 2008, while he was shooting Il Divo, a film which takes inspiration from public and private moments of Giulio Andreotti. Since then, the relationship - both on a professional and on a personal level - with the Attolini family increasingly strengthened. “I got to know this amazing tailoring lab as we prepared for Il Divo, and now we’re having this conversation after “La Grande Bellezza” was launched. Both films by Paolo Sorrentino have been notably successful. Two completely different characters: on the one hand, Giulio Andreotti, and Jep Gambardella on the other. What makes this great tailoring lab unique and what pleasantly struck me? In one case they had to dress me badly, and in the other case they had to dress me well; in both cases, they were able to do so, using the same charm, the same passion and the same capability to hit the target. When I got here for the first time I was about to act out a character who physically had nothing to do with me, and I remember that while I was trying on a suit which perfectly fit me, but did not resemble the slightly hunched Giulio Andreotti, Cesare Attolini told me he knew what I needed! With just two touches he managed to design a suit as if it were on a mannequin: it perfectly matched the stiffness of the character I was supposed to move in. Well, only a great experience, a tailoring one as well as a personal one, drives you into the condition to figure out how to deny and overturn your creations’ criteria. You are used to creating wonderful suits having harmonious shapes – what Jep Gambardella would have worn five years later, somehow dandy taken to the extreme”.


E ancora, con estrema spontaneità, Servillo continua a raccontare come una buona percentuale della sua azzeccata interpretazione delle movenze di Giulio Andreotti ne Il Divo sia dovuta proprio alla maestria di Cesare Attolini che con qualche astuzia del mestiere riuscì a facilitargli la vita: « La caratteristica di Andreotti era quella di essere ingobbito e io dovevo studiare un modo per comportarmi, camminare e restituire quella figura, cosa non facile! Fu sempre il papà di Massimiliano e Giuseppe, Cesare, che ad un certo punto prese la situazione in mano: pensò a camicie che avevano un collo alto due volte più del normale, in modo che quando indossavo quelle camicie il collo spariva. Poi tagliò la giacca in modo che si ingobbisse su questo collo. Ma poi il bello è stato che questa intelligenza artigianale, nel giro di pochi anni, è riuscita a mettersi al servizio di un uomo che, rispetto alla figura tra il vedovile ed il curiale di Andreotti, vanta d’essere un elegantone portato all’estreme conseguenze, il mondano Jep Gambardella che tutti ormai conoscono anche proprio per lo stile vezzoso delle sue splendide giacche». E, alla fine, durante questi anni, l’idea d’eleganza discreta, mai urlata, ha finito per conquistare lo stesso Toni Servillo, che non fa mistero di riconoscersi completamente in quegli abiti Cesare Attolini che fanno della semplicità sottilmente raffinata, nelle forme e nei colori, il loro carattere distintivo. Ora soltanto una grandissima esperienza, non solo sartoriale ma anche umana, ti mette nella condizione di poter immaginare come negare e stravolgere i canoni delle tue creazioni, tu che sei abituato a creare abiti meravigliosi e dalle forme armoniche, abiti che poi avrebbe vestito a distanza di cinque anni Jep Gambardella che invece è in alcuni casi un elegantone portato alle estreme conseguenze». And once again, spontaneously, Servillo continues to tell how a great part of his spot-on interpretation of the movements of Giulio Andreotti in Il Divo is owed to Cesare Attolini’s expertise easing his task with just a few professional tricks: “Andreotti’s feature was his hunch, so I had to figure out a way to behave, walk and mirror that look - which was not easy! It was Massimiliano’s and Giuseppe’s father, Cesare, who took the lead: he came up with shirts having a collar which was twice as high as normal ones, so that when I wore those shirts my neck would disappear. Then he cut the jacket to make it hunched on the collar. The great thing was that such handcraft knowhow, within few years, served a man who contrasted with Andreotti’s widowy and curial-like figure, and boasted with dandy led to the extreme: worldly Jep Gambardella that we now all know for the graceful style of his splendid jackets”. And, finally, during these years, the idea of ​​discreet, never boasted, elegance ended up seducing Toni Servillo, who hides not from thoroughly identifying himself with Cesare Attolini’s suits, making subtly refined simplicity of shapes and colors their unique feature.


La Grande Bellezza è made in Cesare Attolini di

Francesco Antinolfi

Cesare, Massimiliano e Giuseppe Attolini firmano l’eleganza senza tempo di Jep Gambardella, personaggio protagonista del film di Paolo Sorrentino interpretato dal grande Toni Servillo.


R

oma si offre indifferente e seducente agli occhi meravigliati dei turisti, è estate e la città splende di una bellezza inafferrabile e definitiva. Jep Gambardella ha sessantacinque anni e la sua persona sprigiona un fascino che il tempo non ha potuto scalfire. È un giornalista affermato che si muove tra cultura alta e mondanità in una Roma che non smette di essere un santuario di meraviglia e grandezza. Questa la trama dell’ultima, acclamata, prova del regista napoletano, che ancora una volta si è affidato alla straordinaria capacità interpretativa di Toni Servillo per dare vita sul grande schermo al personaggio protagonista della sua pellicola, Jep Gambardella, scrittore e giornalista di sessantacinque anni che, nonostante il passar del tempo, riesce a sprigionare un fascino intatto, distinguendosi tra la grettezza etica ed estetica della Roma mondana ed attraversando la meravigliosa grandezza dei luoghi immortali della città eterna. “la grande bellezza” is Made in Cesare Attolini Rome becomes indifferent and tempting to the bewildered eyes of tourists. It’s summertime and the city shines with elusive, ultimate beauty. Jep Gambardella is sixty-five years old, and his person releases charm that time has left untouched. As a renown journalist, he moves along between top-notch culture and worldliness in a city, Rome, that is ceaselessly a sanctuary of wonder and greatness. This is the plot of the long-awaited final round of the Neapolitan director, who, once again, has relied on the extraordinary acting skills of Toni Servillo to give life, on the big screen, to the protagonist of his film, Jep Gambardella. Regardless of time passing by, such writer and journalist aged sixty-five is capable of unleashing intact charm, standing out between ethical and aesthetic meanness of worldly Rome, through the majestic grandeur of the everlasting settings of the Eternal City.


Fascino espresso magistralmente dall’interpretazione di Toni Servillo, che si muove sulla scena con un’eleganza sottile e sofisticata, lenta e cerebrale. Assecondata e valorizzata dallo stile indistinguibile dei capi Cesare Attolini. Abiti, giacche, camicie, cravatte e pochette. Capi ideati e cuciti su misura per l’occasione dalle sapienti mani dei sarti che operano presso la sartoria di Casalnuovo, alle porte di Napoli. Scelti dallo stesso attore partenopeo e dalla costumista Daniela Ciancio proprio per la capacità della prestigiosa sartoria, in cui nel lontano 1930 è stata forgiata la prima giacca alla napoletana, di saper dare vita a capi dalla personalità unica e dalla raffinatezza senza tempo. Da un elegante abito da sera blu, quello che Jep indossa mentre passeggia all’alba attraversando e mescolandosi all’eterea bellezza della città, ad uno bianco in lino, prettamente estivo, indossato dal protagonista anche per la locandina italiana del film. Passando per giacche dal gusto sottilmente vezzoso, di un arancio vivo a quadri, di un bordeaux intenso, un giallo dalla forte personalità o, ancora, di una raffinata e contemporanea fantasia Principe di Galles. Un grande piacere per Cesare, Massimiliano e Giuseppe Attolini. Il piacere di poter affiancare il proprio brand e le proprie esclusive creazioni alla massima espressione del cinema italiano coevo. Fascination is expressed masterfully through the interpretation of Toni Servillo, who moves on the scene with subtle and sophisticated elegance, which seems slow and meaningful. Such interpretation is supported and valued by the soft style of garments labeled Cesare Attolini. Suits, jackets, shirts, ties and clutches - garments which have been designed and tailor-made for this occasion by the skillful hands of tailors working at the tailor’s lab of Casalnuovo, on the outskirts of Naples. Clothes were selected by the Neapolitan actor himself and by costume-designer Daniela Ciancio thanks to the ability of the prestigious tailor’s lab to enhance unique personality and timelessly refined garments. In that same tailor’s lab, back in 1930, the first Neapolitan jacket was forged. Selection ranges from an elegant blue evening suit, which Jep wears while he walks at dawn crossing and joining the city’s ethereal beauty, to a white linen, typically summer suit, even worn when the protagonist was portrayed for the Italian poster of the film. And further, he wears jackets having a subtly graceful touch, brightly orange squared, strongly burgundy-colored or, again, with a refined and contemporary Prince of Wales pattern. It is a great pleasure for Cesare, Massimiliano and Giuseppe Attolini, glad of matching their brand and their exclusive creations to the highest expression of contemporary Italian cinema.


«Abbiamo sposato questo progetto con grande entusiasmo e sintonia intellettuale. Cesare Attolini ha nel suo DNA il profondo convincimento che coltivare l’etica e l’estetica sia una direttrice da cui non discostarsi mai nel nostro fare quotidiano. In un mondo in cui, per prendere in prestito alcune parole che Jep Gambardella pronuncia durante il film, è tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio ed il rumore ed in cui sono sparuti ed incostanti gli sprazzi di vera bellezza», dice Massimiliano Attolini. E l’eleganza di Jep Gambardella ha finito per lasciare il segno presso il pubblico, il cui immaginario è stato colpito da quello stile distintivo, unico, carico di un carattere insolitamente accattivante, proprio dell’idea d’eleganza Cesare Attolini, al punto di far impazzare commenti entusiastici sui principali social media. «Siamo orgogliosi di esser stati scelti da Toni Servillo e dal team di costumisti che ha lavorato al film. E’ per noi una grande occasione di visibilità certo ma soprattutto, appunto, di orgoglio per aver collaborato con una delle massime espressioni del cinema italiano d’oggi, tra i protagonisti più attesi all’ultima edizione del Festival di Cannes. Tanto è stato l’orgoglio che abbiamo deciso di dedicare questo numero del nostro magazine proprio alla grande, eterna, bellezza che Roma sa emanare e con cui affascina il Mondo intero», dice Giuseppe Attolini.

“We were engaged in this project with great enthusiasm and intellectual harmony. Cesare Attolini firmly holds in its DNA the strong belief that ethics and aesthetics run on a pathway one must never deviate from in our daily tasks. Using Jep Gambardella’s words in the movie, the world is a place where everything is rooted beneath the chatter and the noise, and traces of true beauty are sparse and inconstant”, states Massimiliano Attolini. Jep Gambardella’s elegance struck the audience, whose imagination was sculpted by that distinguishing, unique, unusually appealing style, sprouting from Cesare Attolini’s idea of elegance, reaching out enthusiastic comments on main social media. “We are proud to have been selected by Toni Servillo and by the team of costume designers who worked on the movie. This is a great opportunity for us to achieve visibility, of course, but also, and most of all, indeed, of pride for having worked with one of the top-notch expressions of nowadays’ Italian cinema, among the most admired protagonists at the latest Cannes Film Festival edition. Our pride was so high that we decided to dedicate this issue of our magazine to the great and eternal beauty that Rome releases, fascinating the whole World”, says Giuseppe Attolini.


Roma Lifestyle Agenzia: Equosadv.com Photo Moda: Silvia Tenenti Photo Location: Umberto D’Aniello Photo-Film “La Grande Bellezza”: Gianni Fiorito Photo Roma Jet Set: Rino Barillari Photo Caput Mundi: Fotolia Photo Maxxi: Bernard Touillon Photo Galleria Borghese: Candida Höfer Photo Teatro dell’Opera: Silvia Lelli

Fall - Winter Collection 2013


Roma Caput Mundi di

Valentina Ottaviani


“R

oma è la capitale del mondo! In questo luogo si riallaccia l’intera storia del mondo, e io conto di essere nato una seconda volta, d’essere davvero risorto, il giorno in cui ho messo piede a Roma. Le sue bellezze mi hanno sollevato poco a poco fino alla loro altezza.” Sono le parole di Johann Wolfgang Von Goethe, racchiuse nel suo “Viaggio in Italia” del 1815/17, a evocare con forza lo scenario e le emozioni che si rivelano a quanti giungono per la prima volta nella Città Eterna, prima grande metropoli dell’umanità, cuore di una delle più importanti civiltà antiche che, indelebilmente, influenzò la società, la cultura, la letteratura, la lingua, l’arte, la filosofia, la religione, il diritto e i costumi dei secoli a venire. Crocevia di destini, passioni, lotte, amori sospesi tra passato e presente in quei tre millenni di storia, a partire dal 21 aprile del 753 A.C, data della sua fondazione, ancora oggi intrisi di fascino e magia. Perchè “Roma non fu costruita in un giorno”. Rome caput mundi “Rome is the capital of the world! In this venue, the entire world history gathers, and I believe I was born for the second time - to have truly resurrected - the day I set my foot in Rome. Its beauties have elevated me gradually up to their level”. These are the words spelt by Johann Wolfgang Von Goethe, in his “Italian Journey” dated 1815/17. They powerfully evoke the scenery and emotions that are revealed to those who come for the first time to the Eternal City: the first major metropolis of humanity; the heart of one of the most important ancient civilizations that indelibly influenced society, culture, literature, language, art, philosophy, religion, law and customs of the centuries to come. It is the crossroads of destiny, passions, struggles, love stories suspended between past and present in those three millennia of history, starting from April 21, 753 B.C., the date of its foundation, which still today steeps in charm and magic. Because “Rome wasn’t built in a day”.



Sinonimo di bien vivre e di uno stile di vita dedito al benessere, al lusso e all’esclusività, è qui che convergono attori celebri e personalità internazionali, attratti da quel mix inconfondibile di arte, cultura e mondanità. Dal red carpet patinato del Roma Film Fest, kermesse cinematografica tra le più importanti in Europa, alle passerelle delle sfilate di Haute Couture italiana, emblema di quello stile inconfondibile che affonda le sue radici in rinomati e storici atelier quando le star Hollywoodiane approdavano all’ombra del Colosseo per indossare i capolavori sartoriali delle Sorelle Fontana e di Emilio Schuberth. O assaporavano la Dolce Vita in uno dei lussuosi caffè, punto d’incontro ai nostri giorni del jet set mondiale. Dall’Antico Caffè Greco all’ Harry’s Bar fino al Cafè de Paris e alla sala da thè Babington. Location per palati raffinati ed esigenti, che sotto il cielo di Roma possono apprezzare anche la maestria gastronomica delle firme della Haute Cuisine. Come Heinz Beck e Oliver Glowig. Matching topnotch lifestyle, aiming at wellness, luxury and exclusivity, it is here that famous internationally renowned actors are attracted by the unique mix of art, culture and worldliness. From the glossy red carpet of the Rome Film Fest, one of the most important film festivals in Europe, to the fashion catwalks of Italian Haute Couture, the emblem of that unmistakable style so rooted within the famous and historical ateliers where Hollywood stars landed beneath the shadow of the Coliseum to wear tailoring masterpieces labeled Sorelle Fontana and Emilio Schuberth, or they tasted the Dolce Vita within a luxurious cafe, nowadays’ international jet set meeting point. From the Antico Caffè Greco to Harry’s Bar, through the Cafè de Paris and the Babington tearoom. Locations are for refined and demanding palates, where one can enjoy, beneath the Roman sky, the culinary expertise of Haute Cuisine masters, such as Heinz Beck and Oliver Glowig.


Ancora oggi, qui nella Capitale dei due Stati, è possibile immaginare lo scorrere incessante del tempo, ammirarne da vicino le opere e le vestigia, respirarne l’atmosfera. “Roma nostra vedrai. La vedrai da’ suoi colli: | dal Quirinale fulgido al Gianicolo, | da l’Aventino al Pincio più fulgida ancor ne l’estremo | vespero, miracol sommo, irraggiare i cieli...| Nulla è più grande e sacro. Ha in sé la luce d’un astro. | Non i suoi cieli irragia solo, ma il mondo, Roma.” Perchè Roma, “Roma nostra”, come scrive il poeta Gabriele D’Annunzio appartiene a tutti i cittadini del mondo, senza esclusione alcuna, e anche in questo risiede la sua grandezza. Quella di essere un maestoso museo a cielo aperto, un salotto e ancora un viaggio nel tempo da intraprendere in punta di piedi, con la consapevolezza di chi ha davanti agli occhi l’intera storia dell’umanità. Even today, here in the two-state capital, one can imagine the incessant flow of time, closely admiring the artworks and relics, breathing in the atmosphere. “Our Rome you will see. You’ll see it from its hills: | from the Quirinale shining on the Janiculum, | from the Aventine to the Pincian Hill even more brilliant from its end | vesper, the supreme miracle, radiating through the skies ... | Nothing is as great and holy. It holds the light of a star. | Not only its skies Rome radiates, but the world as well”. This is because Rome, “Our Rome”, as the poet Gabriele D’Annunzio calls it, belongs to all world citizens without any exception, and this treasures its greatness. It is a majestic open-air museum, a lounge and even a back-in-time journey which one can tiptoe on, aware of having the whole history of mankind before the eyes.










Piazza di Siena: ambasciatrice di Roma nel mondo di

Caterina Vagnozzi


G

iro di boa: il concorso ippico di Piazza di Siena ha iniziato la sua ottava decade di vita. Gli anni passano ma l’evento, ormai ottuagenario, mantiene senza colpo ferire il suo fascino e prosegue il suo cammino nella storia dell’equitazione mondiale. Si adegua all’evolversi di necessità tecniche, gusti, capricci, mode e abitudini. Si interroga sul perché e con quali modalità trovino eco le vibrate proteste di ambientalisti ed animalisti sulla sua gestione e messa in scena. Si gratifica dell’indignazione che si leva nelle fila di un mondo che non è certamente solo quello degli addetti ai lavori e degli appassionati ma di tanti suoi affezionati ospiti che, a ragione, ne esaltano il ruolo di evento storico e pietra miliare dello sport italiano nel panorama internazionale. Il concorso ippico di Villa Borghese è considerato tra gli otto più importanti del mondo e certamente quello con la sede più affascinante: un parco pubblico dichiarato museo all’aria aperta. Piazza di Siena prende il nome dalla città di origine di una delle più antiche e nobili famiglie di Roma: i Principi Borghese. Fu pensata e fortemente voluta dal principe Marcantonio che, alla fine del Settecento, commissionò agli architetti Mario e Antonio Asprucci uno spazio nuovo, capace di rievocare i luoghi della memoria a lui cari. Il suo grande desiderio, infatti, era quello di far rivivere, nella città di Roma, le atmosfere delle tradizionali feste popolari e dei palii che si svolgevano, sin dal Medioevo, nel senese. Il Principe però morì prima di riuscire a vedere realizzato il suo disegno. L’ovale di Villa Borghese esordisce come scenario di competizioni equestri nel 1922.. Quest’anno la piazza ha cambiato il suo look di accoglienza per l’evento. Il progetto proposto dagli organizzatori, Infront e Fise, è stato realizzato all’insegna della massima tutela per il sito che è uno degli spazi verdi più amati dai romani, con la totale eliminazione delle grandi tribune. Piazza di Siena: Roman worldwide ambassador Turning point: the Piazza di Siena horse race competition has started its eighth life decade. Years pass by, but the octogenarian event doubtlessly holds its charm tightly and continues its journey in the history of worldwide horseback riding. It adapts to the evolving technical needs, tastes, whims, fashions and habits. It wonders why, and how, the protesting echoes of environmentalists and animal-rights activists concerning management and staging of the event still vibrate. It gratifies itself among the indignation rising in the ranks of a world that is certainly not only the one of staff and fans, but of many loyal guests who rightfully emphasize the role of a historical event and a milestone of Italian sports on the international stage. The horse riding show of Villa Borghese is considered one of the eight most important contests worldwide, and certainly takes place in the most fascinating venue: a public park known as an open air museum. Piazza di Siena takes its name from the original city of one of the most ancient and noble Roman families: the Borghese Princes. It was conceived and enthusiastically enhanced by Prince Marcantonio who commissioned, at the end of the eighteenth century, the architects Mario and Antonio Asprucci with a new space, recalling the memorable locations so dear to him. His strong desire was, indeed, to revive within the city of Rome the atmosphere of traditional folk festivals and Palios taking place in Siena since the Middle Ages. However, the Prince died before he could see his plan accomplished. The oval-shaped location of Villa Borghese debuts on the stage of equestrian competitions in 1922. This year, the square changed its look to host the event. The project enhanced by the organizers, Infront and Fise, has been developed aiming at utmost protection for the location, which is one of the most appreciated green spaces among Roman people, and eliminated large grandstands.

In apertura e a destra: Ph. CSIO Roma/Marco Proli


a destra e a sinistra: Ph. Hippogroup Roma Capannele/Leonardo Puccini


Capannelle: Il tempio del galoppo di

Caterina Vagnozzi


Q

uest’anno ha festeggiato il suo 130° compleanno con la presenza di oltre 10.000 spettatori , l’area Vip affollata di ospiti, lo spazio bimbi con il pony village preso d’assalto, le tribune gremite.

All’ippodromo delle Capannelle (140 ettari di verde al bordo della Via Appia e a confine con l’aeroporto di Ciampino) il giorno del Derby, metà maggio, prova clou di un calendario annuale che propone oltre 100 appuntamenti, oltre all’eccellenza del galoppo scende in pista anche l’eleganza. E’ così dalla fondazione dello storico tempio del “turf ” italiano, dal 1886. La data del Derby Day è segnata non solo nelle agende degli addetti ai lavori. Sport ippico allo stato puro ma contemporaneamente fenomeno di costume con una forte componente di internazionalità. Chic e choc si sposano nella divertente “Hat Parade” dove chi osa è certamente guardato ma non preso in considerazione dalla giuria che attribuisce per tradizione il premio di eleganza (in lizza anche il sesso forte..) che catalizza l’attenzione quantomeno alla pari dei protagonisti dell’attesissimo evento ippico. L’invito per i garden parties in onore dei partecipanti, prima dell’inizio delle corse è particolarmente ambito: prelibati buffet , accoglienza a cinque stelle in eleganti strutture tendate stile Deauville, all’ombra di magnolie frondose. Per i più esperti è il momento dello studio del programma, per gli altri quello dello studio di chi c’è e di come è vestito. Le masse muscolari degli splendidi purosangue, calde e scintillanti nella parata prima della corsa, diventano matide di sudore e lucide per lo sforzo al rientro dal traguardo. L’appuntamento al tondino della premiazione è d’obbligo. Un nuovo campione ogni anno si fa spazio nella storia… Capannelle: The temple of gallop This year, it celebrated its 130th birthday featuring more than 10,000 spectators, a guestcrowded VIP area, the overcrowded pony village children’s area, the packed grandstands. The Capannelle horse riding track (140 acres of green land edging Via Appia and bordering Ciampino airport) featured the Derby Day, in mid-May, a highlight of an annual calendar offering over 100 events, including elegance as well as topnotch gallop. It is as so since the foundation of the historic temple of Italian “turf”, in 1886. The date of the Derby Day is not only agendarised by staff. Equestrian sports are pure and represent meanwhile a traditional phenomenon at high-degree internationality. Chic and shock are combined in the amusing “Hat Parade” where those who dare are looked at, but are certainly not considered by the jury who traditionally assigns the award for elegance (the stronger sex is also in the arena) that equally draws the attention of the protagonists of the much awaited equestrian event. Invitation for garden parties in honor of participants before races start is highly desirable: delicious buffets, five-star hospitality in elegant Deauville style structures, leafy shade of magnolias. For the more experienced guests, the time has come to study the program; for others, that to check who there is and what they are wearing. The muscular masses of the beautiful thoroughbred horses, warm and sparkling in the parade preceding the race, turn into sweaty spots and effortful shine after the finish line. The appointment at the award podium is a must. Every year, a new champion gains a place in history...

nella pagina precedente: Ph. HippoGRoup Roma Capannelle/Stefano Grasso a sinistra: Ph. Hippogroup Roma Capannele/Leonardo Puccini











roma jet set Photo: Rino testo di

Barillari

Valeria Palieri




I

l suo nome evoca ancora oggi gli anni d’oro del cinema in bianco e nero , quelle decadi del jet set quando all’ombra del Colosseo era facile avvistare i volti più noti del grande schermo, dive e divine sbarcate da oltreoceano attratte dal glamour e dal bien vivre inconfondibilmente italiani. Via Veneto, Piazza Barberini, Piazza del Quirinale, Fontana di Trevi, Piazza Navona, il Pantheon, Trinità dei Monti e via Condotti, diventarono da allora il regno di Rino Barillari, quel “the King of Paparazzi” che immortalò, con i suoi appostamenti furtivi e repentini, la nascita e il trionfo della “Dolce Vita”. Anita Ekberg, Ava Gardner, Lauren Bacall, non vi era attrice immune da quel clic imperioso e solenne, né storia d’amore che sembrava sfuggire al suo celebre obiettivo, testimone dei tempi e di quei mutamenti profondi che stavano ridisegnando la cultura e la società italiana. Roma jet set His name still evokes the golden age of black and white movies, those jet set decades when beneath the shadow of the Coliseum one could easily spot the most famous faces of the silver screen; movie stars landed from overseas engaged by the unmistakably Italian glamour and top-notch lifestyle. Since then, Via Veneto, Piazza Barberini, Piazza del Quirinale, the Trevi Fountain, Piazza Navona, the Pantheon, the Spanish Steps and Via Condotti became the kingdom of Rino Barillari, “the King of Paparazzi” who immortalized the rise and triumph of the “Dolce Vita” with his stealthy and sudden stalks. Anita Ekberg, Ava Gardner, Lauren Bacall - no actress was immune from that imperious and solemn click, nor was there any love story that seemed to escape his famous aim, witnessing those times of profound changes that were reshaping Italian culture and society.


La fotografia scendeva per le strade, mai come allora passerella e palcoscenico d’eccellenza, restituendo all’Italia del boom economico il lato più abbagliante del divismo hollywoodiano. Fu il trionfo dell’immagine a far sognare milioni di italiani consacrando l’ascesa di personaggi e attori, che pellicola dopo pellicola, scatto dopo scatto diventavano leggende. Oggi come ieri le “vacanze romane” delle celebrità dei nostri giorni sembrano preservare tutto il fascino di quel sogno in bianco e nero. Woody Allen, Sharon Stone, Andy García, Penélope Cruz, Cameron Diaz e Stephanie Seymour, solo per citarne alcuni, ripercorrono dopo oltre cinquant’anni le medesime strade davanti allo stesso sguardo, quello vigile di Rino Barillari, icona e a sua volta leggenda per una nuova generazione di “paparazzi”. Photography crossed the streets, which were more than ever catwalks and stages of excellence, giving back to financially booming Italy the most dazzling side of Hollywood stardom. Images triumphantly granted dreams to millions of Italians, praising the rise of characters and actors who became legends, film after film, shot after shot. Today, just as yesterday, the “Roman Holiday” of nowadays’ celebrities seems to treasure all the charm of such black and white dream. Over fifty years later, Woody Allen, Sharon Stone, Andy García, Penélope Cruz, Cameron Diaz and Stephanie Seymour just to mention a few - retrace the same streets before that same gaze of watchful Rino Barillari: an icon and, in turn, a legend for a new generation of “paparazzi”.








Haute HOTELLERIE di

A lessandra Vescia


C

elebri indirizzi che hanno storie da raccontare, alcune d’amore, come quelle tra l’attrice Ingrid Bergman e il cineasta Roberto Rossellini o dello Scià di Persia e Soraya, altre che hanno segnato indelebilmente gli annali della cronaca mondiale, altre ancora che sanno di glamour, mondanità e Dolce Vita. Perle dell’ospitalità capitolina dimora negli anni delle personalità più in vista di tutti i tempi, dalle grandi star di Hollywood ai capi di stato, fino agli artisti più acclamati del nostro tempo. Anita Ekberg, Alain Delon, Liz Taylor e Burt Lancaster, Josephine Baker, Liza Minnelli sono solo alcuni dei volti scintillanti che hanno respirato nei decenni quell’allure esclusiva sospesa nel tempo, regno del lusso e dell’esclusività.

HAUTE HOTELLERIE There are popular addresses that have stories to tell. Some are love stories, as those between the actress Ingrid Bergman and film-maker Roberto Rossellini, or the Shah of Persia and Soraya. Others have indelibly marked the world annals of news history. Still others taste of glamour, sophistication and Dolce Vita. Throughout the years, the pearls of Capitoline hospitality host the most prominent individuals of all times, ranging from great Hollywood stars to heads of state, as well as renowned artists of our times. Anita Ekberg, Alain Delon, Liz Taylor, Burt Lancaster, Josephine Baker, Liza Minnelli are just some of the sparkling personalities that have breathed throughout the decades such exclusive time-caught allure, the realm of luxury and exclusivity.

In apertura e a sinistra: Westing Hotel Excelsior


Hotel De Russie


Hotel d’Inghilterra


Location prestigiose che ancora oggi preservano tutto il fascino del passato dove il comfort, il servizio e l’eccellenza sono quelli richiesti da una clientela sempre più esigente e internazionale. Suite lussuose, giardini incantati, servizi a cinque stelle e vista ineguagliabile sulle bellezze della Città Eterna, perchè ogni soggiorno all’ombra del Colosseo diventi un’esperienza indimenticabile. Luoghi memorabili che custodiscono opere d’arte, segreti e tesori preziosi, affreschi e tracce di una maestosità immune dalla patina del tempo. Regnanti, nobili, capi di stato hanno incrociato il proprio destino proprio qui, tra le stanze più celebri al mondo, capolavori architettonici di rara bellezza, dal fascino immortale come il suolo su cui sorgono. “Quando si considera un’esistenza come quella di Roma vecchia di oltre duemila anni e più,– scrisse Johann Wolfang von Goethe - e si pensa che è pur sempre lo stesso suolo, lo stesso colle, sovente perfino le stesse colonne e mura, e si scorgono nel popolo tracce dell’antico carattere, ci si sente compenetrati dei grandi decreti del destino.” Prestigious venues still preserve today all the distant charm where comfort, service and excellence are the features required by an increasingly demanding and internationally staged clientele. Luxurious suites, enchanted gardens, five-star service and an unbeatable view of the Eternal City: may every stay beneath the shadow of the Coliseum turn into an unforgettable experience. Memorable places cherish valuable artworks, secrets, precious treasures, frescoes and traces of grandeur, remaining unwearied over time. Rulers, nobles and heads of state have crossed their own destiny right here, within the world’s most famous rooms, representing architectural masterpieces conveying unmatched beauty and immortal charm, just as the ground they arise on. “When considering a lifetime like that of ancient Rome, which has stood for over two thousand years, - Johann Wolfgang von Goethe wrote - and you think that it’s still the same land, the same hill, often even the same columns and walls, and you can depict traces of ancient features among the people, one feels imbued with the great proclamations of destiny.”

A sinistra e a seguire: Regina Hotel Baglioni











Arte e MAGIa di

Cridtina M ania


C

ittà Eterna che non teme lo scorrere del tempo, silente custode di epoche remote, crocevia di artisti geniali che proprio qui hanno lasciato ai posteri opere di immenso valore. Roma è tutto questo ma non solo. Ad ogni passo sprigiona il suo lato artistico, abbracciandone le diverse sfumature. Perché non di sole opere visive vive l’arte all’ombra del Colosseo. Grazie alla sua poliedricità, riesce ad impossessarsi di varie forme, tutte affascinanti e a loro modo suggestive. Come non lasciarsi conquistare dalla leggiadria di scarpette pastello che si librano nell’aria, tra giravolte e piroette? Le gambe agili e sinuose disegnano nel vuoto linee invisibili eppure quasi tangibili: è la magia del balletto. Come non farsi ammaliare dal fascino di scenografie importanti, abiti preziosi e voci squillanti che seguono l’incessante incalzare delle note: è lo spettacolo della lirica. Arti differenti eppure egualmente emozionanti che dal lontano 1880 hanno trovato la propria dimora nel Teatro dell’Opera di Roma. Tra l’eleganza vellutata delle sue poltrone rosse si sono susseguiti negli anni personaggi noti tra cui il re Umberto I e sua moglie Margherita di Savoia che qui assistettero alla Semiramide di Rossini.

BETWEEN PAST AND PRESENT. MAGIC ART OUTDOORS The Eternal City fears no time flow. It is the silent guardian of ancient times, the crossroads of brilliant artists who have left to posterity immensely valuable works here. Rome is all of this and much more. At each step, it gives off its artistic side, embracing different shades. Because the shadow of the Coliseum lives not only of visible artworks. Thanks to its versatility, it is capable of shaping into different forms, which are fascinating and striking in their own way. How not be captivated by the loveliness of pastel shoes hovering in the air, twisting and spinning? The agile and sinuous legs draw invisible yet almost tangible lines in the air: it is the magic of ballet. How not be enticed by the charm of important scenic designs, precious clothes and shrilling voices that follow the relentless pursuit of notes: it is the opera show. Different yet equally exciting forms of art since faraway 1880 have found their own shelter within the Opera Theater of Rome. Among the velvety elegance of its red armchairs, well-known personalities have occurred over the years, including King Umberto I and his wife Margherita of Savoy, who viewed Rossini’s Semiramide here.

In apertura e a sinistra: Teatro dell’Opera. Ph. Silvia Lelli



Tra le sue balconate dorate si respira ancora l’incantesimo di un tempo mai del tutto passato. Perché la Capitale rapisce e conquista con il suo bagaglio millenario di bellezze inestimabili in cui i palazzi storici divengono a loro volta scrigni preziosi che racchiudono le meraviglie dell’arte. Ne è prova la Galleria Borghese, inserita all’interno della Villa omonima, unica per la quantità e l’importanza delle sculture del Bernini e delle tele del Caravaggio. Passeggiando tra i lussuosi corridoi e le raffinate stanze ci si può imbattere nella “Deposizione Borghese” di Raffaello o nella “Paolina Borghese” di Canova. Nomi altisonanti di artisti la cui fama ha varcato i confini nazionali per ricevere gli applausi del mondo intero. Ma l’Urbe ospita sotto il suo cielo anche capolavori dell’arte contemporanea, figlia di nuovi linguaggi, e lo fa dedicando loro appositi spazi, veri e propri “templi” in cui ammirare le opere artistiche più attuali. Among its golden galleries, one can still breathe in the enchantment of remote times which have never really flowed away. This is because the Capital City kidnaps and conquers viewers with its priceless millennial beauty made of historical buildings, which, in turn, become precious treasures sheltering art wonders. Galleria Borghese is a unique sample of this. It is inserted inside the Villa bearing its name, which is unique in terms of quantity and importance of Bernini’s sculptures and Caravaggio’s paintings. Walking along the luxurious hallways and elegant rooms, one can encounter the “Borghese Deposition” by Raphael or the “Paolina Borghese” by Canova. Such names are bright, conveying artists whose fame has crossed national borders to welcome a world-round applause. But the City welcomes beneath its sky contemporary art masterpieces too, blossoming from new languages, and does so giving them the needed space - downright “temples” where one can admire current artworks.

Nella pagina precedente e a sinistra: Galleria Borghese


Maxxi: le arti del xxi secolo

FOTO BERNARD TOUILLON COURTESY FONDAZIONE MAXXI


Strutture avveniristiche perfettamente inserite in contesti architettonici pregni di una storia antica e gloriosa. Un contrasto, quello tra passato e presente, ben visibile dove le due dimensioni temporali convivono esaltandosi a vicenda. Come il Maxxi, celebre museo delle arti visive del XXI secolo, ideato da Zaha Hadid, “archistar” anglo-irachena. Una struttura fluida e profondamente rispettosa dei paesaggi urbani circostanti, sospesa nello spazio eppure così saldamente connessa alla terra con le sue radici di cemento. Perché l’arte, in quanto bellezza, non teme limiti di spazio e di tempo. “Se c’è sulla terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare, se esiste qualcosa di santo, di puro, di sublime, qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio dell’infinito e del vago che chiamano anima, questa è l’arte”. Gustave Flaubert docet. Futuristic buildings are perfectly integrated within architectural contexts imbued with an ancient and glorious history. A contrast is raised between past and present, clearly visible where the two time dimensions coexist by enhancing each other. Just as the Maxxi, the famous museum of visual arts of the twenty-first century, designed by Zaha Hadid, AngloIraqi “archistar”. Its structure is fluid and deeply respectful of the surrounding urban landscapes, suspended in space yet so firmly cement-rooted to the ground. This is because art, meant as beauty, fears not the limits of space and time. “Should there be on earth and among all voids something to adore, should there be something that is holy, pure, sublime, something that might support such enormous desire for infinity and vagueness which we call soul, it is art”. Gustave Flaubert docet.

Nelle immagini: MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo



cesareattolini.com


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