Per ripartire Insieme Storia nr.22
incontri “…sii il meglio di qualunque cosa tu possa essere” Mi chiamo Silvia, sono presidente dell’Associazione DSA ASSISI, ma prima ancora sono moglie di Luciano, e madre: abbiamo tre figli, Pietro Simona e Michele. Il mio lavoro è fare l’insegnante in una scuola primaria. Io e Luciano vorremmo condividere il nostro viaggio...un viaggio che racconta un pezzo importante della nostra vita, a tratti gioioso a tratti doloroso, a tratti ancora incerto, un viaggio tanto faticoso, ma anche straordinario. Un viaggio che ci ha portato a metterci in gioco nel sociale, non solo per noi, ma per tutti coloro che nella loro storia hanno sperimentato, anche se con sfumature diverse, la nostra stessa fatica, lo stesso stato d’animo, le stesse emozioni. Si perché la vita racchiude sempre in sé delle sorprese...sta a noi affrontarle e renderle positive, anche quando tutto sembra dire il contrario. Ecco la storia prende il via, facendo un salto all’indietro, nel 2008, anno in cui il nostro terzogenito, Michele, ha iniziato la prima classe della scuola primaria. Tutta la famiglia era piena di gioia, di emozione, tutti attenti al più piccolo di casa. Vedevamo, però, con il passare delle settimane e dei mesi, che qualcosa non andava: Michele era nel pallone, non imparava a leggere. Nessun suono era stato memorizzato e dopo un anno Michele, al termine della prima, riconosceva solo le vocali, nonostante milioni di tentativi attraverso approcci giocosi e creativi. Ma questo non è stato l’unico problema: Michele pian piano ha iniziato a manifestare tic e stereotipie scaturite dall’ansia. Con mio marito ci siamo guardati smarriti e preoccupati. Cosa dovevamo fare? 100
incontri Io sono un’insegnante e, improvvisamente, mi accorsi di aver capito: quello che viveva Michele si chiamava Dislessia. Iniziammo un percorso di logopedia faticoso per tutti ... Poi, prima di ripartire per la classe seconda, la decisione sofferta mia e di mio marito di cambiargli scuola: Michele non si era integrato nella classe, le sue difficoltà lo avevano tagliato fuori dai rapporti con gli altri compagni, ed anche se così piccolo, la sua autostima era pari a zero. Una dirigente scolastica, di una scuola locale, ci concesse di inserirlo in classe prima, anche se in realtà avrebbe dovuto già frequentare la seconda: volle darci l’opportunità di capire se, pian piano, dandogli un tempo più lungo, le cose sarebbero potute tornare alla normalità. Ma Michele continuava il suo percorso scolastico con molta fatica. Ora però, finalmente, potevamo fare una valutazione seria in un Centro privato della nostra Regione. Dalla valutazione emerse che Michele non era solo dislessico anche discalculico, disortografico, disgrafico e con una memoria di lavoro deficitaria, nonostante un quoziente intellettivo nella norma. I campanelli di allarme c’erano già tutti, bisognava solo accorgersene, prenderne atto e agire di conseguenza. Ci trovavamo di fronte ad un Disturbo Specifico dell’Apprendimento importante: avevamo finalmente la risposta al nostro problema. Ma nessuno ci aveva detto cosa fare nello specifico e un senso di disorientamento prese il sopravvento in noi. Poi, in quell’anno, uscì la legge 170/10 a favore dei bambini e ragazzi con disturbi dell’Apprendimento. E nella nostra Regione (l’Umbria) venne stabilito che le valutazioni potevano rilasciarle solo le Usl (con tempi di attesa di almeno 10 mesi) o centri accreditati regionali, che allora erano quasi pari a zero. Vincoli regionali che ci misero con le spalle al muro. Ci sentimmo dire che, per avere un PDP a scuola, Michele avrebbe 101
incontri dovuto rifare tutta la valutazione: doveva, cioè, ricominciare da zero. Ci rifiutammo per principio. Quella valutazione era stata frutto di un duro lavoro e anche di un grande impegno economico: era stata appena redatta da un centro privato conosciuto del territorio, con una validissima equipe di specialisti. Perché dovevamo subire un’ingiustizia simile? Alla fine stanchi e delusi ci orientammo verso il centro diretto da un noto professore: chi più di lui poteva aiutarci a capire come aiutare Michele? Questo incontro fu importantissimo e cambiò la nostra storia: fu importante per noi ma soprattutto per Michele, perché per la prima volta qualcuno gli sapeva spiegare che quello che viveva non era una malattia, che lui non era diverso, ma speciale e intelligente. Tutto cambiò, quelle parole ci diedero sicurezza e forza, potevamo e dovevamo combattere, nonostante le difficoltà. Da un corso di formazione per genitori, capimmo bene che dovevamo essere informati e formati non solo per Michele, ma per tante altre famiglie con la stessa nostra difficoltà: era necessario rendere fruibili a tutti le opportunità per sostenere al meglio i propri figli. E pian piano ad Assisi, città dove viviamo, e dove non era stato pensato niente per questa tipologia di disturbi, incominciammo a coinvolgere altre famiglie, tutte con figli a cui era stato certificato un DSA; dalla volontà comune di unire le forze per combattere insieme, nacque l’idea di costituirsi in associazione: nel giugno 2013 l’associazione “DSA Assisi” “ha visto la luce”, con la finalità di essere un supporto per le famiglie dell’assisano, un luogo in cui condividere le stesse problematiche inerenti all’apprendimento dei figli, e, al tempo stesso uno strumento per sensibilizzare il mondo della scuola e, più in generale, il territorio tutto, su cosa significa essere affetti da questo disturbo e come approcciare alunni con questa caratteristica. Anno dopo anno cresceva nei soci l’esigenza di strutturare dei servizi di supporto, anche e soprattutto per quelle famiglie che, per difficoltà di vario tipo, non riuscivano a tutelare in maniera adeguata i propri bambini e ragazzi: da qui l’idea di rivolgersi a personale specializzato 102
incontri che, tramite l’associazione, offrisse servizi di aiuto nei compiti, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. Le scuole frequentate da questi alunni ci hanno preso sul serio, al punto di stipulare dei protocolli d’intesa con la nostra Associazione, attualmente in vigore. Quello che avevamo messo in piedi con grande fatica e coraggio stava dando i suoi primi risultati. I piccoli utenti, che frequentavano il laboratorio specifico, all’inizio erano 30, oggi sfioriamo le 50 iscrizioni. Passo dopo passo le cose cominciavano a migliorare. Michele, grazie ai laboratori, aveva imparato strategie di lavoro, l’utilizzo degli strumenti compensativi, di software per la lettura e l’auto-correzione, nonché per la costruzione di mappe concettuali. Lavorava in gruppo con altri bambini coetanei. Nella nuova scuola, Michele ha avuto la fortuna di incontrare delle insegnanti eccezionali, e una davvero speciale che definirei una vera “Maestra”, a cui dobbiamo tantissimo, che si è inventata di tutto pur di permettere a Michele di sentirsi bravo, capace e parte di un gruppo, riuscendoci alla grande. Così la scuola primaria pian piano stava volgendo al termine. Ci aspettava la scuola secondaria di I grado. L’inizio è stato piuttosto traumatico: con le sue modalità e richieste, da subito, si è rivelata molto diversa rispetto alla primaria. L’ansia in Michele aumentava giorno dopo giorno, fino a prendere il sopravvento, tanto che con la richiesta di un maggior carico di lavoro, con un nuovo approccio metodologico, che non teneva conto degli sforzi fatti per acquisire un minimo di autonomia, Michele andò in tilt completamente. Michele, se non supportato dal docente e coordinato anche con l’utilizzo degli strumenti compensativi, rischiava di essere schiacciato psicologicamente e di non riuscire a tirar fuori tutte le sue potenzialità”. E cosi è stato. Attacchi di panico e una nuova diagnosi “fobia scolastica e sociale”. Michele iniziò a non riuscire più ad andare a scuola o a stare con i suoi coetanei, se non in presenza di noi genitori e dei fratelli. 103
incontri Abbiamo dovuto resettare tutti gli sforzi fino ad allora fatti, durante la scuola primaria, che avevano consentito a nostro figlio di trovare un suo metodo di lavoro e una certa serenità. è stato un periodo doloroso. Vedere tuo figlio star male così non è facile, rischiava di travolgerci tutti. Tre anni di scuola media volti al reinserimento e alla gestione dell’ansia. Tre anni in una scuola dove Michele, giorno dopo giorno, maturava una consapevolezza di sé insicura, fragile, era preoccupato, sentiva di trovarsi in un contesto dove gli altri non lo conoscevano e quindi ha prevalso la diffidenza ad entrare in relazione: un totale fallimento da parte della scuola, che non ha mai saputo offrire un percorso personalizzato, escluso il prof di matematica, che ha cercato di metterlo sempre in condizione di riuscire a farcela. Al ritorno dall’esame di terza media Michele, che si era preparato con grande impegno, arrivato a casa dice : “mamma mi hanno interrotto sempre e una mi ha rinfacciato tre anni di scuola, dicendomi che fingevo di avere un problema...( lui pensava che lo avrebbero bocciato). Allora ho parlato con la prof.ssa di sostegno (si, perché Michele dalla seconda media ha avuto un’insegnante di sostegno, cosa che con grande fatica abbiamo dovuto accettare prima noi, come genitori, e poi lui: una grande prova nel dover spiegare a nostro figlio che non doveva associarlo ad un suo difetto ma a quello di un contesto che non sapeva lavorare con i suoi elementi più fragili); chiedendo se realmente le cose fossero andate davvero così all’esame, ci ha risposto “si è vero che la prof.ssa gli ha detto questo, ma noi insegnati oramai la conosciamo e non l’ascoltiamo più…” Io le ho risposto “ma lui si !!!”. E con questa amarezza e tristezza si è chiuso questo capitolo della nostra vita, in cui Michele ha dimostrato a tutti che è davvero un guerriero (come si definisce), che giorno dopo giorno, ha vinto la sua battaglia. Come? Grazie ad un supporto psicologico, non solo per Michele, ma per 104
incontri tutta la famiglia: vederlo così fragile e sofferente aveva messo tutti in seria difficoltà. Grazie all’associazione abbiamo avuto l’opportunità di incontrare una professionista, una dottoressa di nome Melania, che ha fatto la differenza: con Michele è entrata in sintonia e con tanto impegno, pazienza, dolcezza e professionalità, ci ha restituito un figlio sereno, pieno di amici, di interessi (escluso quello per la scuola... chissà poi perché!). Oggi Michele ha 15 anni, frequenta il primo anno di una scuola professionale, la sua frequenza è discontinua, perché la scuola, nonostante la sua storia, pretende un determinato impegno, non tenendo conto che forse, per alcune cose, è un po’ tardi per chiedere quello per cui nessuno si è mai impegnato abbastanza. A nostro figlio abbiamo insegnato che i problemi si affrontano, non si può sempre fuggire, cambiare scuola, e che spesso nella vita può accadere che incontri qualcuno che non capisce quanto vali, ma questo non ti deve far perdere quello che sei! Gli ripetiamo continuamente: “Sii sempre il meglio di quello che sei, conserva stretti i tuoi sogni e desideri e non farteli rubare da chi forse non li ha mai avuti”. Di fronte a questo fallimento scolastico anche noi genitori facciamo i conti con una grande ferita, perché sappiamo che è stato tolto molto a Michele, un treno di opportunità per apprendere che è passato senza mai fermarsi per farlo salire, senza dargli il tempo di sperimentare. Siamo però convinti che Michele abbia tante risorse e capacità e che comunque troverà la sua strada. Ecco l’associazione DSA ASSISI vuole impegnarsi con tutte le sue forze perché nessun altro bambino/ragazzo e nessun genitore possa vivere un’esperienza scolastica e sociale cosi negativa e fallimentare, a causa di un diverso modo di apprendere, ma ognuno possa sentirsi accolto, sostenuto, incoraggiato, accompagnato a prendere il volo, ognuno possa avere sempre la libertà di scegliere, di prendere coraggio per mordere la vita, avendo una percezione di sé positiva. Inoltre il nostro impegno associativo è quello di sensibilizzare il mondo della scuola e i suoi elementi cardine: docenti, famiglie, la 105
incontri comunità, affinché ogni giorno ogni attore sociale scelga di mettersi in gioco in questo meraviglioso viaggio. L’associazione in questi anni ha avuto modo di sperimentare che la difficoltà, se accolta con coraggio, diventa sempre una grande chance per crescere e scoprirci migliori, e sicuramente più forti. Silvia Associazione DSA Assisi Sensibilizzazione e sostegno ai bambini, ragazzi con Disturbi Specifici dell’Apprendimento e alle loro famiglie
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