3 Quaderni del volontariato 2022 sociale Centro Servizi per il Volontariato PerugiaTerni CESVOL MBRIA EDITORE U
Edizione
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2022 Quaderni del volontariato
Cesvol
Centro Servizi Volontariato Umbria
Sede legale: Via Campo di Marte n. 9 06124 Perugia
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Edizione maggio 2022
Coordinamento editoriale di StefaniaIacono Immagine di copertina realizzata da Francesca Iavicoli
Stampa Digital Editor - Umbertide
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ISBN 9788831491327
I QUADERNI DEL VOLONTARIATO UN VIAGGIO NEL MONDO DEL SOCIALE PER COMUNICARE IL BENE
I valori positivi, le buone notizie, il bene che opera nel mondo ha bisogno di chi abbia il coraggio di aprire gli occhi per vederlo, le orecchie e il cuore per imparare a sentirlo e aiutare gli altri a riconoscerlo. Il bene va diffuso ed è necessario che i comportamenti ispirati a quei valori siano raccontati.
Ci sono tanti modi per raccontare l’impegno e la cittadinanza attiva. Anche chi opera nel volontariato e nell’associazionismo è ormai pienamente consapevole della potenza e della varietà dei mezzi di comunicazione che il nuovo sistema dei media propone. Il Cesvol ha in un certo senso aderito ai nuovi linguaggi del web ma non ha mai dimenticato quelle modalità di trasmissione della conoscenza e dell’informazione che sembrano comunque aver retto all’urto dei nuovi media. Tra queste la scrittura e, per riflesso, la lettura dei libri di carta. Scrivere un libro per un autore è come un atto di generosa donazione di contenuti. Leggerlo è una risposta al proprio bisogno di vivere il mondo attraverso l’anima, le parole, i segni di un altro. Intraprendendo la lettura di un libro, il lettore comincia una nuova avventura con se stesso, dove il libro viene ospitato nel proprio vissuto quotidiano, viene accolto in spazi privati, sul comodino accanto al letto, per diventare un amico prezioso che, lontano dal fracasso del quotidiano, sussurra all’orecchio parole cariche di significati e di valore. Ad un libro ci si affeziona. Con il tempo diventa come un maglione che indossavamo in stagioni passate e del quale cerchiamo di privarcene più tardi possibile. Diventa come altri grandi segni che provengono dal passato recente o più antico,
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per consegnarci insegnamenti e visioni. Quelle visioni che i cari autori di questa collana hanno voluto donare al lettore affinché sapesse di loro, delle vite che hanno incrociato, dei sorrisi cui non hanno saputo rinunciare. Gli autori di questi testi, e di tutti quelli che dal 2006 hanno contribuito ad arricchire la Biblioteca del Cesvol, hanno fatto una scelta coraggiosa perché hanno pensato di testimoniare la propria esperienza, al di là di qualsiasi tipo di conformismo e disillusione Il Cesvol propone la Collana dei Quaderni del Volontariato per contribuire alla diffusione e valorizzazione della cittadinanza attiva e dei suoi protagonisti attraverso la pubblicazione di storie, racconti e quant’altro consenta a quel mondo di emergere e di rappresentarsi, con consapevolezza, al popolo dei lettori e degli appassionati. Un modo di trasmettere saperi e conoscenza così antico e consolidato nel passato dall’apparire, oggi, estremamente innovativo.
Salvatore Fabrizio
Cesvol Umbria
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LUCI TRA LE CARTE
Dallo statuto dei soci fondatori ai giorni nostri nel segno della continuità
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Prefazione
“9 famiglie lo costruirono piccolo a misura loro e del loro paese ma la civiltà non si misura a metri quadri e cubatura”. Questa è l’origine della nostra storia. La storia che trovate in queste pagine e che ogni giorno raccontiamo ai numerosi visitatori che accogliamo nel Teatro della Concordia, unico esempio di teatro all’italiana in miniatura. Finalmente oggi grazie al magistrale lavoro di ricerca storica di Simone Mazzi possiamo toccare con mano quell’eredità che ci hanno lasciato i nostri avi montecastellesi scrivendo, come si faceva una volta, con penna e calamaio, lo Statuto della prima società di gestione del Teatro, l’Accademia dei Soci della Concordia di Monte Castello, che invito voi tutti a leggere come testimonianza di ‘uomini che si diedero da fare’ per le future generazioni!
Sono passati più di due secoli ormai, ma sono ancora tante le somiglianze che ravvedo con la mia esperienza venticinquennale alla guida dell’attuale società di gestione, la Società del Teatro della Concordia APS, che dal 1993 ha raccolto il testimone e di cui oggi, posso dire, di averne fatto un modello di gestione esportabile!
Vi auguro così un felice viaggio indietro nel tempo!
Edoardo Brenci
Presidente della Società del Teatro della Concordia APS
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COSTITUZIONI E LEGGI ORGANICHE DELL’ACCADEMIA
DE’ SOCI
DELLA CONCORDIA DI MONTE CASTELLO
1827
Fare luce tra le carte, significa prenderle tra le proprie mani, spolverarle se necessario, perché la bella calligrafia possa riemergere ed assieme ad essa lo spirito di chi ha inciso per sempre quei pensieri sulla carta, per tramandarle ai posteri.
Se infatti la tradizione orale può far rimanere vivo il ricordo di un ideale, è con la scrittura che questo diventa immortale. Prima di cominciare questo viaggio però, è necessario fare un passo indietro e ritornare a quel 1808 che spinse i primi fondatori a costruirsi un Teatro, un salotto dove riunirsi per gustare la bellezza dello stare insieme, e perché no, suscitare invidia nei vicini paesi, che non potevano ancora fregiarsi di avere un teatro.
Nove famiglie, le più importanti e illuminate del paese, mosse dagli ideali giacobini dell’epoca post rivoluzionaria napoleonica, si riuniscono chiamando accanto a sé mastri artigiani come facevano i mecenati, e chiedono loro che gli venga costruito un Teatro, un vero e proprio monumento alla cultura e a quella Concordia che ha più valore della pace.
Esso doveva servire come luogo di ritrovo e di divertimento riservato ai loro pari, che solo negli anni ’20 vide la partecipazione di altri paesani che non avevano il loro stesso ceto sociale.
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Ma per il buon vivere era necessario darsi delle regole già scritte nel loro cuore, perché rispettandole scrupolosamente si potesse mantenere in primis a mantenere intatta quella Concordia che li spinse a costruirsi un gioiello che durasse nel tempo. A proporre la formula dello Statuto fu il montecastellese Ettore Benedetti, uno dei costruttori del teatro.
Esistevano due classi di soci, quelli proprietari che prevedevano un segretario perpetuo, due deputati e un custode, ed i soci dilettanti che avevano un direttore del palco, due copisti, un suggeritore, un assistente al palcoscenico, un macchinista e un bidello.
L’intenzione dei caratanti del 1827 era quella di portare a termine lo stabilimento (art. 31) con importanti interventi ai tetti, ai travi maestri ed alle strutture portanti e con l’arredo pittorico del caffè e di tutto il teatro e la fornitura degli arredi (panche per la platea, quattro sedie per ogni palco, lumi) e di tutte le scene occorrenti alle recite (bosco, giardino, sala regia, torre, mura, finestre finte ecc.).
La somma da riscuotere per ogni carato era di 122 scudi, cifra considerevole ma non impossibile poiché le famiglie erano molto ricche. Essi non riuscirono nell’intento ma i loro figli ed eredi, circa trent’anni dopo (tra il 1859 e il 1860) compirono finalmente l’opera contestualmente all’unità d’Italia, grazie all’intervento di Silvio Rossi, illuminato e lungimirante sindaco montecastellese, si impreziosì delle opere pittoriche del perugino Cesare Agretti e del figlio Luigi appena quattordicenne che terminò le decorazioni nel 1892.
Tali disposizioni rimasero in vigore fino all’Assemblea dell’11 Agosto 1912.
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Il testo è composto da 108 articoli divisi in:
Stabilimenti: (articolo 1-47): norme relative agli immobili, alle funzioni dei caratanti e delle Congregazione Generale, alla distribuzione dei palchi, alla dotazione delle scene e dell’arredo, al simbolo dell’accademia.
Composizioni: (articoli 48-59): norme relative ai soci ordinari (caratanti) ed ai soci dilettanti, Consiglio Generale e Consiglio Particolare.
Cariche: (articoli 60-72): norme riferite al personale con funzioni di ordinaria e straordinaria manutenzione quali segretario perpetuo, direttore del palco, copista, suggeritore, assistente al palcoscenico, macchinista, bidello, segretario dell’Accademia.
Deputati (articoli 73-91): norme sui deputati sovrintendenti.
Custode (articoli 92-104): norme sulle funzioni del custode.
Direttore del palcoscenico: (articoli 105-108).
Furono stabilite anche le spese cosiddette “necessarie” per il decoro del teatro come: il bosco, sala regia, carcere, giardino, telone con porte aperte da combinare con le quinte del gabinetto, la pittura di tutto il teatro e del caffè, la formazione di tutti i lumi necessari, le panche per la platea, altri pezzi di decorazione come scesa del monte, finestra mobile, porta mobile, camino mobile, torre con mura medioevali, salone da ballo ecc.., le sedie per i palchetti tutte uguali e relativi appendiabiti, sedili per il palcoscenico, camera per il vestiario e guardaroba, palco d’Accademia, tavolini per il palcoscenico, utensili ne-
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cessari al caminetto, due lumi per esterno, il rifacimento dei tetti e dei travi maestri della volta, l’intonacatura dell’Ordine Secondo, l’imbiancatura delle corsie, scale e camere vestiario, la credenza per tenere abiti e per l’archivio dell’Accademia.
A tali spese i caratanti proprietari del teatro non potevano sottrarsi e dovevano concorre con proprie risorse. Anche in questo punto la Società del Teatro della Concordia, volendo mantenere inalterato lo spirito dei primi fondatori, nei 25 anni di gestione del Teatro della Concordia, ha messo a disposizione ingenti somme per la conservazione e il miglioramento di un luogo inteso come bene comune e quindi da tutelare.
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LEGGI ORGANICHE
Titoli ed articoli
Art. 1 L’Accademia dei Soci della Concordia di Monte Castello conta la sua era nel 1809, epoca della sua istituzione.
Art. 2 Riunisce le presenti leggi organiche le quali riguardano:
Titolo I – I Stabilimenti
Titolo II – Le composizioni
Titolo III – Le cariche
TITOLO PRIMO STABILIMENTI
Art. 3
I stabilimenti dell’Accademia sono: il teatro posto in questa terra di Monte Castello con sue camere annesse, fondo.
Art. 4
Questo è di proprietà di solo nove soci che formano il numero di nove carati.
Art. 5
Questi sotto sono i nomi seguenti:
1 - Girolamo Baldini
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2 - Giovanni Battista Baldini
3 - Ettore Benedetti
4 - Eredi fu Evangelista Pettinelli
5 - Eredi fu Massimiliano Tiratelli
6 - Eredi fu Luigi Tiratelli
7 - Michele Rossi
8 - Eredi fu Dominici Ludovico
9 - Capitano Francesco Antonio Mannaioli
Art. 6
L’Accademia non riconosce che un solo soggetto in caso che il carato sia succeduto o possa succedere per eredità a più individui.
Art. 7
Questo solo, che dovrà con speciale atto riconoscersi dall’Accademia, godrà dei diritti che la medesima accorda e così gravarsi di tutto ciò che essa richiede.
Art. 8
Non si carica dei rapporti che per qualunque ragione altri aver possono col soggetto nominato e dall’Accademia riconosciuto come socio caratante.
Art. 9
Spetta alla Congregazione Generale l’ammissione del socio deputato e la sua aggregazione.
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Art. 10
Nessun socio attuale, alla sanzione delle presenti costituzioni, potrà alienare il suo carato se non che a persona riconosciuta di egual sfera, di egual condizione degli attuali proprietari, ovvero in caso diverso, dovrà almeno far comparire in società persona che piacerà all’ordine degli accademici proprietari.
Art. 11
Prima che qualunque caratante effettui la vendita, dovrà alla Congregazione particolare annunciare il compratore perché, riconosciuto senza eccezione, possa quindi esser annoverato tra i soci della Congregazione Generale.
Art. 12
Le stesse regole debbano osservarsi anche da quelli che, essendo entrati in seguito proprietari di un carato, ne venissero ad una vendita consecutiva.
Art. 13
A titolo dell’articolo 6, tuttavolta che un carato fosse venduto a due individui, l’Accademia ne può riconoscere uno soltanto e quello che riterrà più idoneo, annullando qualunque patto relativo ai diritti di Accademia che tra i compratori si fossero stabiliti.
Art. 14
Non accorda l’accesso alla Congregazione alterazione, ma vuole sempre che intervenga il soggetto dell’Accademia riconosciuto per il titolo di quelli accaratati, ovvero altri che possa in sua vece presentarsi come deputato del socio mancante.
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Art. 15
Gli eredi di quelli accaratati succeduti a più individui dovranno, entro il termine di un mese, presentare il soggetto per esser sanzionato, e questo dovrà avere domicilio a Monte Castello.
Art. 16
Ciò si richiede similmente per quei carati che fossero stati venduti totalmente dagli attuali soci, che fossero stati comprati in società da vari individui.
Art. 17
Il termine di due mesi si accorda per presentare il nuovo soggetto per controllare quei carati per la morte di qualche socio presente potesse succedere a più persone.
Art. 18
Passato il suddetto termine, l’Accademia si impadronirà del carato che potrà per qualche tempo ritenere a sua disposizione avendo diritto in seguito di farsi rimborsare da quello che vorrà rientrare in ragione di tutte quelle spese che potrebbero essere occorse in detta epoca.
Art. 19
Ogni carato è composto da due “casini” cioè palchetti, uno all’Ordine Primo e uno all’Ordine Secondo.
Art. 20
Sarà in libertà della Congregazione Generale stabilire il turno dei palchetti o per sorte o per numero progressivo.
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Art. 21
Ogni anno dovrà o eseguirsi l’estrazione, o progredire di numero.
Art. 22
Il palchetto di mezzo dell’Ordine Primo, cioè n. 6, sarà di comune spettanza dell’Accademia ed acciò sarà computato in turno.
Art. 23
L’ordine del turno è il seguente:
il n. 2 Ordine Primo avrà il n. 7 Ordine Secondo
il n. 3 Ordine Primo avrà il n. 8 Ordine Secondo
il n. 4 Ordine Primo avrà il n. 9 Ordine Secondo
il n. 5 Ordine Primo avrà il n. 10 Ordine Secondo
il n. 7 Ordine Primo avrà il n. 2 Ordine Secondo
il n. 8 Ordine Primo avrà il n. 3 Ordine Secondo
il n. 9 Ordine Primo avrà il n. 4 Ordine Secondo
il n. 10 Ordine Primo avrà il n. 5 Ordine Secondo
il n. 11 Ordine Primo avrà il n. 6 Ordine Secondo
Art. 24
Il numero del Primo Ordine sarà di spettanza di quei soci dilettanti che in serata sono in declamazione.
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Art. 25
Il palchetto di proscenio sotto quello dei dilettanti sarà sempre unito a quello che prenderà l’affitto del Caffè.
Art. 26
Il palchetto del Secondo Ordine sarà il numero undici del Primo, sarà concesso al Macchinista del teatro, né questi potrà accordarlo che alla sua sola famiglia.
Art. 27
L’opposto a questo sarà confermato al socio signor Ettore Benedetti in benemerito di tanti servigi prestati all’Accademia.
Art. 28
Il palchetto di ingresso dalla platea al palco sarò di spettanza dei soci deputati serali.
Art. 29
Dovrà il palcoscenico esser fornito di quelli scenari che l’uso ne rende indispensabili.
Art. 30
Così dovranno egualmente a spese dell’Accademia stabilirsi quelle decorazioni indispensabili al palcoscenico.
Art. 31
Esaurita la somma da incassarsi in scudi 122 per carato, spetterà alla Congregazione Generale il formar nuovo riparto per portare a termine lo stabilimento in genere di tutto ciò che si rende necessario e indispensabile.
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Art. 32
Nessun socio si potrà opporre se la spesa proposta sarà necessaria assolutamente.
Art. 33
Non dovranno sentire eccezioni le seguenti spese come necessarie assolutamente:
a) il bosco, sala regia, carcere, giardino, telone con porte aperte da combinare con le quinte del gabinetto
b) pittura di tutto il teatro e del caffè
c) formazione di tutti i lumi necessari
d) panche per la platea
e) altri pezzi di decorazione come scesa del monte, finestra mobile, porta mobile, camino mobile, torre con mura medioevali, salone da ballo ecc..
f) quattro sedie per palchetto tutte uguali e relativi appendiabiti, sedili per il palcoscenico, camera per il vestiario e guardaroba, palco d’Accademia
g) tavolini per il palcoscenico
h) utensili necessari al caminetto
i) due lumi per esterno
l) rifacimento dei tetti e dei travi maestri della volta
m) intonacatura dell’Ordine Secondo
n) imbiancatura delle corsie, scale e camere vestiario
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o) credenza per tenere abiti e per l’archivio dell’Accademia
Art. 34
Qualunque socio, anche a fronte di parità di voti in Congregazione, potrà rifiutarsi ad altre spese di lusso, se crede che esse siano contrarie al senso di sobrietà che i nostri padri vollero dare a questo nostro gioiello.
Art. 35
Uguagliate le spese, sarà necessario che non vi siano somme disponibili in più, se ce ne fossero dovranno essere utilizzati solo per interventi imprevisti ed eccezionali.
Art. 36
Un marchio dipinto dalle lettere S.T.C. sarà impresso su tutti gli oggetti spettanti all’Accademia.
Art. 37
Tanto il locale come tutti gli oggetti ad esso spettanti saranno affidati le cure e le vigilanze di un socio custode pro-tempore.
Art. 38
L’accademia avrà come suo emblema la Dea Concordia che a fianco avrà Talia e Melpomene.
Art. 39
Non saranno più ammessi alle rappresentazioni se non chi sarà munito del biglietto della Società.
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Art. 40
Spetterà alle particolari Congregazioni la divisione quantitativa dei biglietti da acquistare ai soci ogni sera e quelli che come dilettanti o manuali potessero essere accordati.
Art. 41
I soli soci dilettanti e i soli caratanti, manuali e inservienti potranno avere ingresso senza biglietto.
Art. 42
Non sarà permesso accordare il teatro per compagnie di burattini, né di marionette.
Art. 43
Similmente non verrà accordato per le feste da ballo se non che queste siano ben regolate e illuminate a sola cera e dietri il consenso della Congregazione particolare pro tempore e con la responsabilità dei soci deputati annuali e del custode, ancorché queste volessero essere fatte da alcuno dei soci.
Art. 44
Nessun socio caratante sarà tenuto alle spese di illuminazione delle recite e sarà solo a carico dei dilettanti i quali potranno ricevere le volontarie elargizioni.
Art. 45
Nessun socio avrà diritto ad accedere al teatro in tempo di prove, meno uno di quelli che saranno deputati pro tempore a custode.
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Art. 46
Similmente è vietato l’accesso al palcoscenico a tutti nelle sere della recita e l’ingresso per le porte che danno accesso allo stesso, anche se fossero soci, meno che gli addetti, che saranno riconoscibili portando al collo un tesserino con l’emblema della società, il custode e i deputati pro tempore.
Art. 47
Nessun socio potrà occupare il palchetto dei dilettanti in sere di recite, ne accedere alla camera del vestiario, né gli ultimi portare persona alcuna che ad esse piacesse, eccettuate quelle che potessero servire al vestimento.
TITOLO SECONDO COMPOSIZIONI
Art. 48
L’Accademia sarà composta di due ordini, cioè quello dei soci proprietari e quello dei soci dilettanti.
Art. 49
Ai primi spetta il libero dominio sul locale, né può esser maggiore il numero di nove come all’articolo 5.
Art. 50
I secondi potranno essere di un numero indeterminato.
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Art. 51
Le cariche riguardanti lo stabilimento sono proprie soltanto dei soci caratanti.
Art. 52
Le cariche spettanti la declamazione sono proprie dei soci dilettanti.
Art. 53
I soci proprietari, tuttavolta che vi abbiano abilità, potranno anche essere messi nel numero dei dilettanti, né questi, se saranno estranei, potranno annoverarsi senza la Congregazione particolare alla quale vi si unirà per tale oggetto anche il direttore del palco.
Art. 54
La società dei soci proprietari avrà due Congregazioni una Generale, ed una Particolare.
Art. 55
La Congregazione Generale dovrà essere formata dal numero pieno di nove soci.
Art. 56
La particolare, sarà formata da due soci deputati pro tempore, dal segretario perpetuo.
Art. 57
Perché sia valida la prima non deve essere meno di nove soci, la seconda, di tutti e tre i soggetti.
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Art. 58
Spetta nella Congregazione Generale lo stabilire le spese previste, la verifica dei conti, l’elezione delle cariche, l’ammissione dei soci proprietari.
Art. 59
Spettano alla seconda le spese impreviste, l’ammissione dei soci dilettanti, la deputazione degli alloggi e cibarie degli operai.
TITOLO TERZO CARICHE
Art. 60
Le cariche sono alcune spettanti alla classe dei soci proprietari, altre alla classe dei soci dilettanti.
Art. 61
Quando si danno le cariche hai soci dilettanti dovranno essere sempre preferiti i soci proprietari, se vi sono tra questi.
Art. 62
Le cariche dei soci proprietari saranno: un segretario perpetuo, due deputati e un custode.
Art. 63
Quelle dei soci dilettanti sono: il direttore del palco, due copisti, il suggeritore, l’assistente al palcoscenico, il macchinista, il bidello.
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Art. 64
Il Segretario dei soci proprietari sarà egualmente dei soci dilettanti.
Art. 65
Il Segretario dell’Accademia sarà uno dei due soci proprietari riconosciuto idoneo ed eletto dalla Congregazione Generale.
Art. 66
Il suo dovere sarà di tener ben custodite ed in ordine tutte le carte spettanti all’Accademia come ai dilettanti.
Art. 67
Ad esso sarà consegnata la chiave della camera del vestiario e quella della credenza ad uso archivio.
Art. 68
Sarà suo obbligo, in composizione coi deputati pro tempore, fare inviti per le congregazioni e annunciare il giorno avanti il socio che dovrà preparare il vitto a qualunque artista.
Art. 69
Avrà anche esso il suo voto in congregazione.
Art 70
Sarà suo dovere registrare esattamente tutti gli atti che si faranno tanto delle private che delle generali assemblee.
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Art. 71
La sua carica sarà perpetua, né potrà essere dimesso che per volontaria rinuncia, o per mancanza di officio riconosciuta dalla Congregazione Generale.
Art. 72
Egli sarà sempre di intelligenza coi deputati pro tempore. Né sarà in duo arbitrio eseguire alcuna cosa senza l’intelligenza dei deputati, né questi potranno agire all’insaputa del segretario.
Art. 73
I deputati saranno in ordine di due.
Art. 74
Questi saranno eletti dalla Congregazione Generale tra i soci proprietari.
Art. 75
La carica sarà annuale.
Art. 76
Dovranno essi sorvegliare all’esecuzione dei lavori spettanti a qualunque artista e già stabiliti dalla Congregazione Generale.
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DEPUTATI
Art. 77
Presceglieranno quei manuali che crederanno più vantaggiosi e nel tempo stesso possessori dell’arte che eserciteranno.
Art. 78
Stabiliranno il turno giornaliere dei vitti che gratis si danno dai vari soci passandolo al segretario perché ne annunci a ciascuno il giorno.
Art. 79
Essi, con il Segretario, formeranno il corpo della Congregazione particolare quale potranno intimare a norma delle circostanze che si presenteranno.
Art. 80
Qualunque atto fatto dalla Congregazione particolare sarà poi passato alla Congregazione generale, la quale non potrà mai annullare ma solo essere messa a conoscenza e confermare.
Art. 81
Alla fine dell’anno i deputati ordineranno al Segretario l’intimazione della Congregazione Generale nella quale farà la revisione delle spese, il nuovo turno dei palchetti e si conferiranno le nuove cariche.
Art. 82
I deputati annuali assisteranno alle serate di lezione del teatro, uno agli ordini e l’altro in platea e porta con l’alternativa che quello che ha assistito la prima sera in platea, la seguente sera assisterà agli ordini e viceversa.
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Art. 83
I deputati avranno il primo posto in qualunque assemblea e saranno considerati come la prima rappresentanza delle congregazioni.
Art. 84
Essi dovranno aver cura del buon ordine dell’esecuzione di qualunque regolamento anche estensivo agli accademici dilettanti.
Art. 85
Intimeranno i pagamenti ai soci di quelle spese approvate dalla Congregazione Generale.
Art. 86
Avranno essi diritto a procedere contro i morosi per via giudiziaria.
Art. 87
Ogni socio, dietro gli ordini dei deputati, dovrà eseguire il pagamento in mani al Segretario perché questi soddisfi gli ordini dati dai deputati medesimi agli artisti.
Art. 88
Cessato il loro tempo dovranno consegnare tutti gli atti rendiconti fatti in tempo del loro officio, ben regolati e firmati e consegnati nelle mani del Segretario.
Art. 89
Potranno, ad arbitrio loro, venire alla visita del locale ed effetti spettanti al teatro, nonché all’archivio, annuncian-
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do però preventivamente il custode pro tempore e il Segretario.
Art. 90
Non si ricuseranno di accedere al locale quante volte il custode glie ne annunciasse il bisogno di qualche imprevisto risarcimento onde realizzarlo e farlo eseguire.
CUSTODE
Art. 92
Il Custode è uno dei soci proprietari stabilito dalla Congregazione Generale.
Art. 93
Ha le chiavi di tutto il teatro.
Art. 94
Ha in consegna tutto quello che esso racchiude.
Art. 95
Avrà cura che il locale sarà nella maggior nettezza e perciò avrà tutto il comando sopra al bidello.
Art. 96
Fa vedere il locale a chiunque ha vaghezza di vederlo usando ogni maniera di civiltà e di gentilezza.
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Art. 97
Consegna le chiavi al portalettere del palco e al segretario e a quella che da accesso al vestiario.
Art. 98
Sarà suo officio assistere al teatro in tutte le serate di prova e di recite nelle quali il locale dovrà essere aperto.
Art. 99
Assisterà il bidello e il macchinista in giornata perché la sera della recita sia in ordine tutto quello che spetta a illuminazione e decorazioni.
Art. 100
Sarà a suo carico tutto ciò che potesse essere macchiato, rovinato per imperizia o distrazione.
Art. 101
Sarà ad esso consegnato olio, segatura e tutto l’occorrente la sera dello spettacolo.
Art. 102
Non potrà prestare alcun oggetto di mobilia di proprietà dell’Accademia ne spostarlo dal locale medesimo in cui si trova.
Art. 103
La sua carica durerà un anno.
Art. 104
Passerà la nota di consegna con gli interventi fatti ai soci proprietari.
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CARICHE DEI SOCI DILETTANTI IL DIRETTORE DEL PALCO
Art. 105
Il Direttore del palco sarà quello che la società dei dilettanti e Congregazione particolare crederà più atto all’officio.
Art. 106
Avrà il diritto di scegliere le rappresentazioni, di adattarne i caratteri.
Art. 107
Nessun dilettante potrà ricusare la parte assegnatagli a meno che in seguito lo stesso direttore lo credesse opportuno per bene dell’azione soltanto.
Art. 108
Qualunque colpo di scena…..
Qui si interrompe la bozza che non fu mai trasferita in bella copia.
Nel 1867 fu quindi confermata la bozza del 1827 che rimase in vigore così come era stata scritta da Ettore Benedetti per ben quaranta anni.
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PREMESSA ALLO STATUTO RIFORMATO E DEFINITIVAMENTE APPROVATO
DAI DEPUTATI DELLA SOCIETA’ DEL TEATRO DELLA CONCORDIA
IL 21 APRILE 1912
Lo Statuto riformato, conservato presso l’archivio storico del Teatro della Concordia, è composto da solo 31 articoli, molto più snello rispetto a quello prodotto nel 1827 che contava di 108 articoli. Nella premessa che precede lo Statuto sono indicati i motivi che spinsero i Deputati a rivedere lo Statuto precedentemente approvato.
“Restano ammirati e degni del più alto ricordo i nostri avi, che, provando un alto sentimento di arte, costituitisi in associazione un secolo fa, fondarono e costruirono questo teatro, cui dettero il nome di “Teatro della Concordia!
Col volgere degli anni e con l’evoluzione dei diritti e dei bisogni sociali, si constatò che lo statuto redatto in quell’epoca non era del tutto spendente alle attuali esigenze, e quindi, per necessità, dovendo togliere, aggiungere o modificare alcuni articoli di esso, si portò alla discussione dei soci il presente statuto”.
Nel testo sono riportati i nomi dei caratanti che nel 1809 fondarono l’Accademia dei soci del Teatro della Concordia. Essi sono: Arciprete di Monte Castello di Vibio, Nicola Falini, Dell’Uomo Angelo, Pellegrini Marino, Virginia Rossi, Maria Rossi in Falini, eredi fu Michele Fabrizi rappresentato da Capociuchi Serafino, Mannaioli Tullio, Orlandi Luigi. Eredi Mannaioli Orlandi, Ciani Serafino,
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Orlandi Aristide, Orlandi in Ciucci Lucia, Orlandi Luigi, Pettinelli Argene, Pettinelli Antonio, Ippoliti Pietro, Morganti Antonio, Faina Giovanni e Iraide, Persiani Carlo
Ad essi poi si aggiunse il carato del Comune, proprietario del palchetto centrale di primo ordine.
Nei primi (articoli 1-4) sono descritti gli stabilimenti del teatro, la sua composizione, la proprietà dei carati.
Articoli 11-15: distribuzione dei palchetti e alla loro rotazione Articoli 17-21: norme che regolano l’utilizzo e la concessione del Teatro.
Articoli 24-31: norme che regolano le adunanze si passa a descrivere le cariche sociali composte dal Presidente, dal Segretario, dal Custode, dal Bidello, dall’Esattore e dai Deputati.
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PREMESSA ALLO STATUTO
ACCADEMIA DEI SOCI DEL TEATRO DELLA CONCORDIA
Restano ammirati e degni del più alto ricordo i nostri avi, che, provando un alto sentimento di arte, costituitisi in associazione un secolo fa, fondarono e costruirono questo teatro, cui dettero il nome di “Teatro della Concordia!”. Successivamente nell’anno 1827 approvarono uno statuto organico nel quale erano dettate le leggi e le norme, onde conseguire la miglior legalità negli atti della Società stessa. Col volgere degli anni e con l’evoluzione dei diritti e dei bisogni sociali, si constatò che lo statuto redatto in quell’epoca non era del tutto spendente alle attuali esigenze, e quindi, per necessità, dovendo togliere, aggiungere o modificare alcuni articoli di esso, si portò alla discussione dei soci il presente statuto, che nell’adunanza del 21 Aprile 1912 venne meramente approvato e che ora ha vigore di legge.
Tale riforma, ne siamo certi, gioverà a cementare sempre più l’unione e la Concordia tra i Signori Soci, e ciò lo riteniamo indispensabile per l’avvenire del nostro Teatro, il cui progresso è nei voti di tutti coloro che amano l’arte, e che ritengono decoro del nostro paese l’incremento del teatro stesso.
Monte Castello di Vibio, 21 Aprile 1912
I Deputati
Alpinolo Mannaioli
Dell’Uomo dott. Angelo
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PREMESSA AL TESTO DI ETTORE BENEDETTI
“Ettore Benedetti attuale deputato agli egregi consoci del Teatro dell’Accademia della Concordia di Monte Castello: poiché a comune sollievo, ad ornamento di questa nostra Terra, alla coltivazione dell’ingegnosa gioventù, a fronte pure di qualche non lieve spesa, il saggio consiglio e l’ottima risoluzione prendesse, egregi consoci, erigere già da qualche lustro indietro questo teatro, sembra convenevole cosa che io in questa congregazione gli animi vostri ecciti a prendere tutte quelle norme nonché quei provvidi regolamenti e savie leggi che indispensabili sono a ben regolare e anche stabile società. Se il tempo e le passate circostanze hanno del tutto rese irreperibili quelle sanzioni che fino alla prima erezione di questo teatro furono concertate ed approvate, sembra opportuno e assai conveniente novamente sanzionarne altre che alle attuali circostanze si confacciano ed uniformino. Se poi a così buon termine abbiamo unanimemente condotta perché non ne vorremmo lasciar l’impresa a perdere inutilmente quanto fin ora con impegno abbiamo eretto e edificato? Non potranno i nostri posteri che biasimare in tal caso la nostra condotta e mostrar a dito quest’opera informe ed imperfetta?
Ecco dunque che essendo quasi alla sua fine quest’edificio noi non dobbiamo che incoraggiare al compimento e a provvedere la sua conservazione. Le presenti leggi che vi presentiamo ad ambedue le mire le giudichiamo convenienti e necessarie. Voi, savi qual siete, ponderatele e giudicatele perché poi, sanzionate che siano, abbiano il loro effetto vigore.
Perché una società si sostenga sono del tutto opportune, come opportune sono per quelli soci dilettanti che si impegnano a calcar lo zocco e cinge il coturno, o il riso eccita
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col lepido loro carattere, vanno ora sulle scene a mostrare una parlante lezione degli umani difetti, delle buone e disordinate passioni od encomiatarci delle virtù, o severi castigatori del vizio, presentino la scuola di una morale che punisce il malvaggio, premia il virtuoso e non più ad imitazione del primo e medio teatro, maldicenti, sfacciati, beffeggiatori insolenti di persone che la sua condotta e il suo particolare carattere ne prende la scia. Ciò prova come il tempo e i costumi abbiano sempre più riformati e castigati i spettacoli di un tempo!”.
Statuto del Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio
(Approvato con deliberazione del 21 Aprile 1912)
Art. 1
La Società del Teatro della Concordia conta la sua era nell’anno 1809, epoca della sua fondazione.
Art. 2
Riconosce il presente Statuto che riguarda:
1 - I suoi stabilimenti
2 - La sua composizione
3 - I suoi uffici
Art. 3
Gli stabilimenti della Società sono: il teatro con i suoi locali annessi.
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Art. 4
Il Teatro formato da 10 Carati è di proprietà di coloro che posseggono o possono possedere o in parte o tutto un carato.
Art. 5
I progenitori risultano dai seguenti nomi:
1 - Arciprete di Monte Castello di Vibio
2 - Nicola Falini
3 - Dell’Uomo dott. Angelo e Pellegrini dott. Marino
4 - Virginia Rossi e Maria Rossi in Falini
5 - Eredi fu Michele Fabrizi rappresentato da Capociuchi
Serafino
6 - Mannaioli Tullio e Orlandi Luigi
7 - Eredi Mannaioli Orlandi
8 - Ciani Serafino
9 - Orlandi dott. Aristide, Orlandi in Ciucci Lucia, Orlandi Luigi
10 - Pettinelli Argene
11 - Pettinelli Antonio
12 - Ippoliti Pietro
13 - Morganti Antonio
14 - Faina Giovanni e Iraide
15 - Persiani Carlo
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Art. 6
Ogni Carato è composto da due palchi uno di I° Ordine e uno di II° Ordine. Il Carato di proprietà del Municipio è costituito dal solo palco centrale di I° Ordine. Il caratista unico di proprietà assoluta rappresenta il suo Carato. Nel caso di successione per qualunque titolo avvenuta o di accordi tra più individui addivenuti consoci, il Carato dovrà essere rappresentato da due consoci: il primo dei quali e colui che lo ha rappresentato in precedenza e il secondo poi dell’altro socio avente diritto.
Nel caso poi che vi fossero più soci, verrà delegato uno dagli altri consoci proprietari, con l’obbligo ad essi di eleggerlo sul termine di un mese e quindi denunziare la nomina alla Società, per essere riconosciuto dalla medesima. Sino a che non sarà partecipata tale nomina la Società sarà rappresentata dai soci sino ad ora riconosciuti.
Art. 7
Qualunque interesse, rapporto e divergenza che potessero insorgere tra i soci dello stesso Carato, dovranno essere trattati e decisi tra loro, senza che la Società ne prenda in carico, dichiarandosi del tutto estranea e riconoscendo soltanto il socio che venne denunziato.
Art. 8
Spetta alla Società l’amministrazione dei soci.
Art. 9
Nessun socio potrà alienare il suo Carato se non la persona riconosciuta e approvata dalla Società, dovendo prima della vendita annunciare il nome del compratore che dovrà essere senza eccezioni.
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Art. 10
Il socio o consoci i quali dopo un anno si siano resi morosi col non pagare la loro quota assegnata, perderanno il diritto di proprietà, il quale sarà devoluto alla stessa Società. Il caratante non potendo intervenire alle adunanze può delegare un membro della propria famiglia.
Art. 11
In ogni anno dovrà farsi il turno dei palchetti con il numero progressivo dei Deputati.
Art. 12
Il n. 1 del I° Ordine spetta alla Società Filodrammatica nelle serate di uscita.
Art. 13
Il palchetto del proscenio sotto a quello della Società Filodrammatica sarà occupato durante gli spettacoli dai Deputati della Società.
Art. 14
Il palchetto di II° Ordine sopra al n. 1 sarà concesso al macchinista del teatro, che non potrà cederlo se non alla propria famiglia. Il palchetto di fronte a questo viene confermato agli eredi di Ettore Benedetti, in benemerenza dei tanti servizi prestati da esso durante la costruzione del teatro.
Art. 15
Il palchetto d’ingresso della platea al palco, sarà occupato dal socio incaricato della sorveglianza.
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Art. 16
Nessun socio potrà opporsi alla sua quota di spese riconosciute dalla Società stessa.
Art. 17
Un timbro distinto con lettere S.T.C. sarà impresso in tutti gli oggetti spettanti alla Società. La Società avrà per suo emblema la Dea Concordia.
Art. 18
Non sarà permesso accordare il Teatro per compagnie di marionette. Verrà accordato in seguito a richiesta per i veglioni, finché vengano ben regolati, sotto la responsabilità del richiedente, e vietando e restando comunque il ballo sul palcoscenico.
Art. 19
Il Teatro sarà concesso gratuitamente solo alla Società Filodrammatica locale, mentre resta proibito a cederlo a compagnie estranee o per qualsiasi altro spettacolo, senza prima aver provveduto al pagamento da convenirsi con i signori Deputati.
Art. 20
Chiunque voglia la concessione del Teatro per recite o per qualunque altro spettacolo dovrà farne domanda per iscritto ai Deputati, dichiarando che il richiedente si rende responsabile di qualunque danno che ivi possa accadere. La Società dei Caratanti, giudicherà riguardo l’assolvibilità o meno dei richiedenti, in caso diverso potrà farsi garantire.
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Art. 21
La Società che concede il Teatro applicherà una tassa per il deperimento delle lampadine elettriche. La tassa è così
ripartita:
- per ogni recita £ 5,00
- per ogni veglione £ 5,00
La sottrazione o rottura dei lampioncini saranno a carico dell’impresario che assume l’impegno.
Art. 22
Avranno luogo adunanze ordinarie nell’anno. La prima nel mese di Gennaio, per approvare il consuntivo dell’anno precedente ed il bilancio preventivo per l’anno che corre.
La seconda avrà luogo nel mese di Settembre. Le sedute straordinarie avranno luogo ogni qual volta saranno indicate dai Deputati o su richiesta di un terzo dei Soci.
Art. 23
Non avendo luogo le adunanze in prima convocazione per mancanza di numero legale, in seconda convocazione sarà sufficiente un terzo dei soci.
Art. 24
Il Presidente viene eletto a maggioranza assoluta e dura in carica un anno (* articolo modificato nella seduta del 14 Ottobre 1920).
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Art. 25
Egli rappresenta la Società, ne tutela gli interessi, convoca le ordinanze ordinarie e le straordinarie, formula l’ordine del giorno delle proposte da discutere, firma gli atti e i mandati e mantenere l’ordine nel seno delle adunanze.
Art. 26
I Deputati avranno diritto di procedere verso i morosi anche in via giudiziaria. I Deputati potranno fare delle piccole spese occorrenti straordinariamente, da riferirsi poi alla prima adunanza utile.
Art. 27
Il Segretario sarà uno dei Soci e dovrà essere eletto dalla Società. Egli dovrà tenere ben custoditi e in ordine tutti gli atti, le carte e i documenti da essere collocati in appositi archivi. Dovrà assistere a tutte le adunanze redigendone i verbali, dovrà eseguire la corrispondenza e sarà suo dovere preparare il bilancio e dopo approvato, compilare il ruolo dei contribuenti e darà esecuzione agli atti e agli ordini che gli verranno impartiti dai Deputati.
Art. 28
Il Custode viene eletto dai Soci e dovrà tenere le chiavi del Teatro ed ha in consegna tutto ciò che in esso si racchiude. Avrà cura che il locale ed i mobili siano ben custoditi e nella maggiore pulizia, servendosi in ciò delle opere del bidello. Non potrà consegnare le chiavi ad alcuno, fatta eccezione del Presidente e del Segretario.
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Art. 29
Sarà dovere del Custode sorvegliare attentamente l’impianto delle linea elettrica in modo che nulla venga danneggiato.
Art. 30
L’Esattore viene nominato dalla Società. Egli ricevuto il ruolo, dovrà riscuotere ogni bimestre la somma assegnata a ciascun contribuente. Pagherà i mandati che gli verranno rimessi e dovrà alla fine dell’anno, fare il resoconto, come pure indicherà il nome dei morosi.
Art. 31
Il Bidello dovrà portare gli inviti per le adunanze, dovrà porre la sua assistenza durante le sedute, dovrà consegnare la corrispondenza e prestare la sua opera per la manutenzione e pulizia del locale e dei mobili sottostando agli ordini del Custode.
Dovrà distribuire le chiavi dei palchetti ad ogni singolo proprietario ad ogni rappresentazione che si terrà in Teatro, come pure ritirarle per riconsegnarle al custode. Il Bidello avrà diritto ad un compenso pecuniario che verrà a lui assegnato dai Deputati.
Monte Castello di Vibio, 11 Maggio 1912
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I Deputati Il Segretario
Angelo Dell’Uomo
Luigi Orlandi
Alpinolo Mannaioli
I Soci
Ippoliti Pietro
Virginia Rossi
Giovannino Fabrizi
Castelletti Pietrino (per il Municipio)
Ciani Serafino
Pellegrini Fabio
Faina Giovanni
Antonio Margaritelli
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ESTRATTO DELL’ADUNANZA DEL 4 OTTOBRE 1920
Su alcune modifiche da apportarsi alle cariche sociali, su proposta del sig. Lelli Gustavo si stabilisce che unico rappresentante legale della Società sia il Presidente, il quale dura in carca un anno, ed al quale spetti decidere sulle concessioni da farsi del Teatro. Viene di conseguenza modificato l’Articolo 24 come appresso: “Il Presidente viene eletto a maggioranza assoluta e dura in carica un anno”.
Per acclamazione e ad unanimità dei voti viene eletto Presidente Lelli Amedeo.
Firmato
Amedeo Lelli (Presidente)
Giuseppe Nucci
Ciro Dell’Uomo
Carlo Persiani
Ciani Roberto
Falini Giacinto
Capociuchi Serafino
Virginia Rossi (per gli eredi Orlandi)
Ippoliti Pietro
Gustavo Lelli
Faina Giovanni
Silvi Nazareno
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ESTRATTO DEL VERBALE DELLA SEDUTA DEL 30 AGOSTO 1950
Proposta n. 2: Cariche sociali
I signori coadunati, letto l’Art. 24 dello Statuto del 1912, modificato in seduta 4 Ottobre 1920, ritenuto necessario per dare incremento alla Società, per richiamarsi ad essa il meccanismo il massimo interessamento del maggior numero dei Soci, per poter assicurare una maggiore sorveglianza sugli stabili, ed un maggior controllo sulla gestione, deliberano di determinare il numero dei Consiglieri di Amministrazione in numero di 5 (cinque) e precisamente: un Presidente Onorario, un Presidente Effettivo, tre Deputati e pertanto l’Art. 24 dello Statuto è così modificato:
“La Società è rappresentata da un Presidente Onorario, da un Presidente Effettivo e da tre Deputati eletti a maggioranza dei Soci e durano in carica due anni”.
Posto ai voti, il suddetto novellato Art. 24 viene approvato per acclamazione all’unanimità.
Il Segretario Il Presidente uscente
Il Presidente entrante
Renato Ippoliti
Ciani Roberto
Morelli Armenio
I Caratanti
Faina Giovanni
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Erminia Pellegrini
Pellegrini Fabio
Pellegrini Ester
Michele Persiani
Nella suddetta adunanza vennero nominati:
Presidente Onorario: Briziarelli Pio
Presidente Effettivo: Ciani Roberto
Depuati: Persiani Miche, Faina Giovanni, Pellegrini Erminia
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Per comprendere bene lo spirito montecastellese, non si può far altro che rileggere in tutta la sua bellezza che Renato Ippoliti (da tutti conosciuto come il “sor Renato”) montecastellese doc e autore di numerosi testi rappresentati nel Teatro della Concordia scrive a Nello Latini, erede naturale della memoria, durante il suo soggiorno a San Marino il 6 Gennaio 1959.
San Marino, 6 Gennaio 1959
Carissimo Nello, rispondo alla tua lettera del 1° c.m. che tratta del Teatro. Sono arcicontento che prenda l’iniziativa di restaurarlo e di assumerne la gestione: non solo si risolverebbe il penoso problema ma dato il tuo attaccamento al paese, se ne garantirebbe la buona conservazione. Se aderii alla vostra proposta di farmi nominare Segretario del Comune, lo feci per speranza di concludere qualcosa pel nostro paese e, con assoluta preferenza, per schiodare la questione del Teatro. Tu conosci le mie idee in merito, sono stato e sono tenacemente contrario alla sua distruzione o trasformazione, convinto che distruggere o modificare il Teatro, significherebbe distruggere un autentico monumento attestante la tramontata sapienza di Monte Castello!
Diceva il maestro Silvio Rossi (a cui molto saggiamente Don Oscar Marri intitolò l’asilo infantile), che per amare il proprio paese bisogna conoscere la storia: storia fatta di scritture, di atti, di libri, di quadri, di dipinti, di pietre, di poesie, di canti, di tradizioni, di costumi, di usi.
Ecco perché bisogna conoscere e rispettare tutto quello che ci porta al passato; perché questo è l’unico modo per vincere il tempo e la morte, perché il passato rivive soltan-
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to con la storia e attraverso i documenti della storia. Ma quanti montecastellesi conoscono la storia del loro paese? Quanti sanno che Monte Castello era soggetto alla Camera Apostolica, che nel 1500 fu acquistato dai todini per 25.000 fiorini; che i montecastellesi, venuti a conoscenza dell’accordo, per rimanere sotto Roma (che significava godere di privilegi ed una quasi completa indipendenza) corsero a Roma, versarono al Pontefice 2.500 fiorini d’oro, mandando per aria il compromesso già stipulato con Todi? Nella Torre è conservato il volumetto in cartapecora conosciuto sotto il titolo di “Istrumento della ricompra”.
Ho parlato di “privilegi”: Monte Castello ne aveva numerosi: il Tribunale Civile e quello penale, il carcere, i Priori scelti ed eletti dai capifamiglia, non nominati e mandati dall’esterno, le misure proprie, le fiere, il mercato settimanale, la milizia del posto, ecc.., tanto che quando Napoleone costituì il Regno d’Italia, Monte Castello fu creato Capocantone, con giurisdizione su un vasto territorio che andava dall’Ammeto fino al ponte del Peglia, sotto Orvieto, e risaliva il Tevere, oltre Todi, fin presso Pantalla.
In memoria a tali privilegi i montecastellesi nel 1808, si fecero il loro Teatro, che ha ora compiuto i 150 anni di vita; costituirono il Concerto Comunale con la divisa militare, chepì, cordellini e sciabola (credo che l’ex guardia Giovanni Faina se lo ricorda).
Iniziarono 130 anni fa circa, sulla vecchia chiesa la costruzione della nuova e più ampia Parrocchiale, anzi, arcipretale, che per ampiezza e stile, offre i caratteri del tempio, di un armoniosissimo tempio, costruirono, da tempo immemorabile, in quella chiesa il Sepolcro del Giovedì Santo ed il Calvario del Venerdì, come avviene in qualche rara chiesa di Roma e come non si fa in nessuna altra chiesa
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dei dintorni perché anche queste rappresentazioni sacre, erano, e sono, un privilegio che risale ai tempi dell’Alto Medioevo.
A Monte Castello non manca niente, nemmeno un miracoloso ed artistico Crocifisso ligneo che si può rimuovere soltanto con il permesso del Vescovo, e con l’obbligatorio consenso delle parrocchie vicine; nemmeno una prodigiosa Madonna che parlò ad un pastorello, come l’Immacolata parlò a Bernadette e la Vergine di Fatima parlò ai tre fratellini: nemmeno i due suoi Beati, Pellegrino Pellegrini, seguace nel 1200 di San Francesco, morto ad 81 anni, nel terreno appartenente a tutt’ora ai Pellegrini ed attualmente coltivato da Volpi, credo; ed un Pettinelli, anch’esso francescano, preparato da San Bernardino da Siena; e non gli mancano nemmeno le salutari acque farraginose e solforose, ottime contro l’anemia e le affezioni della pelle: l’Acqua Forte!
Sono i montecastellesi che non sanno e non vedono: che non si accorgono degli incanti del loro paese; che non ne comprendono la caratteristica struttura che non dovrebbe essere distrutta, come purtroppo sta avvenendo da decenni, ma che dovrebbe essere protetta e conservata con passione ed amore; che non sanno ammirare la grandiosa bellezza dei suoi panorami, difficilmente offerti, tanto spaziosi, da altri luoghi.
Io vorrei sapere quanti montecastellesi, sboccando sulla piazzetta della Chiesa sanno intendere la suggestione dell’anfiteatro immenso che ha per boccascena la facciata della Chiesa della casa Pettinelli, per ribalta il pettorale e per fondali le infinite collinette, la rigogliosa pianura lungo il nastro del Tevere, il blocco massiccio di San Fortunato; col poderoso e quasi minaccioso campanile a guglia,
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le lontane montagne di Cesi e del Ternano, e ancora più lontano, in fondo in fondo, il Gran Sasso e la Maiella d’Abruzzo che a volte sembrano sfumare nel cielo.
È uno spettacolo stupendo, che varia e si rinnova ogni ora, in ogni stagione e con ogni tempo; sai quando l’aria è trasparente, e nel cielo limpido arde il sole, e sulle coste azzurre e violacee dei lontani monti i casolari bianchi brillano come perle; sia quando la neve spande tutto il suo candore ed ammanta di bianco le montagne, sia quando la nebbia crea un fantastico lago e Todi svetta come una possente corazzata; sia quando l’uragano sconvolge le nubi torbide che precipitano sulla terra e fanno il buio, el la tempesta sconvolge il cielo ed il bagliore dei lampi folgora la terra scossa dagli impressionanti rombi dei tuoni.
Anche questo orrido spettacolo ha i suoi aspetti di bellezza: e la nostra terra è bella anche nella bufera, quando la gente smarrita affida al suono disordinato delle campane e all’incenso dell’olivo benedetto che brucia sulla soglia delle case, la preghiera verso l’ira e la potenza del Creatore. Non è fantasia o sentimentalismo quello che sto dicendo: sono sensazioni reali che mille volte ho inteso lassù tra le torri mozzate, dentro le nostre mura cadenti.
Quante volte, a notte avanzata, mentre il paese era immerso nel silenzio e nel sonno. Solo ho fatto i miei “giretti” soffermandomi ad ogni angolo, osservando, nel buio, un arco, un portone, una finestra, ammirando, nelle notti di luna, i giochi delle ombre e della luce; scrutando, vorrei dire, ogni pietra per ascoltare l’eco di tutte le voci che nei secoli hanno risuonato nelle brevi strade e nelle piccole piazze, nei vicoli, sulle merlate mura e sotto gli archi.
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sentivo la gente, vestita nei costumi delle varie epoche, transitare sotto le porte di Maggio e Tramontana; vedendo le scorte armate con le varie successive armi, vigilare dalle torri; sentivo il frastuono delle mischie, l’urlo dei vincitori, l’implorazione dei vinti.
Bisogna sentirlo Monte Castello; conoscerlo, scoprirlo, comprenderlo; allora soltanto può nascere la passione per questo paese che, nella modestia, fu sotto vari aspetti, veramente grande; e conserviamole allora le testimonianze e le prove della sua passata grandezza, dell’indiscussa sua vecchia civiltà!
E dopo la divagazione che ho fatto di proposito per spiegare, e direi per giustificare la mia volontà di salvare il Teatrino persuaso che questo è un dovere per ogni montecastellese, riprendiamo il così detto filo del discorso.
Ottima, ripeto, e degna del massimo appoggio è l’dea di restaurare e riaprire il Teatro, la precedente riapertura la ottenni io che trattando personalmente con il questore di Perugia che poi venne, come spero ricorderà a Monte Castello. Persona veramente cortese e gentile!
Roberto Ciani, presidente della Società del Teatro, fece eseguire i lavori per dichiararlo agibile, anche per spettacoli cinematografici; furono spese circa 300.000 Lire. Il CRAL che intendeva gestirlo, avrebbe dovuto corrispondere una certa somma, ma non versò niente, per il fatto, dissero che avevano speso anche loro; la gestione del cinema risultò un fallimento, come io avevo previsto con assoluta convinzione; perché Monte Castello non offre un pubblico sufficiente per il funzionamento conveniente di una sala
cinematografica, anche per una sola settimana; sicché ci rimasero sul groppone le cambiali che avevamo firmato
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Roberto Ciani e io, decurtandole con le tasse dei carati che riscuoteva Lello Fabrizi; poi i caratanti non pagarono più, e le decurtazioni furono fatte da me e da Roberto Ciani e alla morte di questi, dal figlio dottore Massimo (per lui pagava Domenico Ciani); rimettevamo 5.000 lire per volta, una volta le versava lui e una volta io.
Questi particolari non sono conosciuti a Monte Castello, ma ti ho fatto i nomi, Lello Fabrizi, Domenico Ciani, potrei aggiungere Gustavo Federici che sa come sono andate le cose e chi è rimasto l’unico creditore per una somma che non ricordo di preciso, ma che si aggira attorno alle 50.000 lire. Tornando al cinema, ripeto che io ero perfettamente sicuro che non avrebbe retto (poi l’hai provato su te stesso, rimangiandoti i soldi del libretto della Filodrammatica!) ma mi guardai bene dall’esprimere questa convinzione, e tantomeno di oppormi al progetto cinema, data la mentalità che era stata creata ad arte contro “i caratanti” colpevoli soltanto di essere i proprietari dello stabile, che non solo non rendeva un soldo, ma che richiedeva l’annoso sacrificio, per quanto lieve, della tassa di carato il che era niente di fronte al rischio pauroso (ogni volta che ci ho ripensato mi si è accapponata la pelle) della loro piena responsabilità per danni verso terzi. Ammetti che durante una rappresentazione della “Passione” il Teatro si fosse incendiato e ci fosse stata, dannatamente, qualche vittima, i proprietari “caratanti”, tutti indistintamente, si sarebbero giocata se non tutta, gran parte della loro proprietà. Anche questi sono particolari, che credo poca gente di Monte Castello conosce! Tiriamo avanti!
Come giustamente dici, il Teatro dovrebbe essere abbellito, cioè migliorato, reso più dignitoso, signorile, diventare un ritrovo da frequentarsi con rispetto, anzi con soggezione, per contribuire così alla più accurata civica edu-
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cazione e ad un maggior sviluppo del senso di proprietà e di decoro di una popolazione composta, nella stragrande maggioranza, di operai e agricoltori. Va da se che ogni modifica, ogni situazione, ogni aggiunta che, senza alterare la linea essenziale, rendesse il locale più agevole, più comodo, più sicuro, dovrebbe essere accolta e realizzata ma nel complesso, il Teatro dobbiamo conservarlo e tenercelo com’è, come lo costruirono i nostri antenati: “il bel salotto” del vecchio Monte Castello! Non c’è niente da fare, ha la capacità che ha, per aumentare la capienza si dovrebbe scaricare, per ottenere una salone rettangolare, magari a due piani che l’altezza lo permetterebbe. Però ripeto, si distruggerebbe un capolavoro di edilizia teatrale (in pochi mq. si sono ricavati un ingresso, una platea, un palcoscenico, uno spogliatoio, un magazzino per scenari, due ordini di palchi con le relative corsie, un buffet, una sala riunioni cene o banchetti carnevaleschi).
Si distruggerebbe il tipico teatro goldoniano (pochissimi ne esistono ancora) che potrebbe ritornare l’accogliente “salotto” di una volta, che nessun paese vicino possiede, per ottenere “un magazzino nudo e crudo”! Monte Castello manca di un locale per dar sfogo alla folla ed alla volontà di divertimento di oggi. Si potrebbe ottenere utilizzando il giardinetto affianco della farmacia e la legnaia del Comune fin sotto la stanza che servì, fino a pochi anni fa, per le prove della musica; verrebbe un ambiente lungo quanto il vicolo del Suffragio, e cioè dell’ex Caserma dei Carabinieri. Ma sarebbe sufficiente? Uno o due anni fa presi l’iniziativa di una sottoscrizione al Comune perché nel nuovo edificio scolastico si fosse costruito un unico grande ambiente, seminterrato, destinato ufficialmente a palestra coperta e sala riunioni; ma l’iniziativa è morta lì e credo che il firmatario nemmeno si troverebbe più.!
Dice: non permesso di cedere i locali scolastici per feste
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etc. Questo è da vedersi, caso per caso. Io intanto costruirei il locale assolutamente indipendente dagli altri locali adibiti all’insegnamento (aule, direzione, biblioteca, sala insegnanti etc.) si esaminerà poi di adibire “lo stanzone” a feste, adunate, ritrovi.
Io Sindaco, l’avrei costruito proprio per affittarlo: 50.000 lire l’anno, dando mezzo milione in dieci anni, un milione in venti e così via. Son vecchio ormai, e conosco a menadito le amministrazioni degli enti locali; so che si può fare di tutto, col pieno consenso delle autorità tutorie, e senza ricorrere a corruzioni o a raccomandazioni: basta soltanto saper ben presentare le pratiche, documentarle, convincere chi deve approvarle della loro convenienza e opportunità.
E tu credi che se si avesse un segretario stabile appassionato, che si fosse dedicato alla soluzione del Teatro, non l’avrebbe ottenuta seguendo le indicazioni che ti diede l’onorevole Micheli?. Ma io ho fatto approvare lavori per milioni in ospedali, orfanotrofi, brefotrofi, secondo la legge Tupini. Si sarebbe restaurato il Teatro senza spendere del nostro, col solo contributo annuale, per 35 anni, dello Stato. L’essenziale consisteva nel dimostrare che i lavori erano di utilità pubblica a sollievo della disoccupazione.
Sapendo sfruttare il legittimo argomento che in un piccolo paese, centro agricolo e operaio, il teatro costituisce indiscutibilmente un mezzo di educazione e di istruzione popolare, con qualche poderoso appoggio, tipo Micheli, si sarebbe ottenuta l’approvazione e il contributo delle Stato. I Caratanti avrebbero dovuto cedere il Teatro al Comune ed il Comune promuovere la pratica. Era una cosa che con 90 possibilità su 100 sarebbe andata a buon fine!
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Tornando ai lavori di restauro, secondo me quelli indispensabili per ottenere l’agibilità del Teatro e renderlo più bello e pratico sono:
Ingresso e vestibolo – Fare un’unica entrata in platea, ampia e comoda. Costruire una seconda scalinata che porti alla corsia del 1° ed alla scaletta del 2° ordine, che faccia riscontro a quella già esistente: due scalinate più snelle “a garbo” con sedili in marmo nel muro di sostegno interno (fianco delle scalinate). Costruire sotto la botola aperta sulla volta un botteghino per la vendita dei biglietti.
Platea – Scrostare di vernice tutte le strutture in legno, dare un liquido antincendio, rifare le decorazioni. Ripulire il soffitto (se non impedisce la visuale del 2° Ordine di palchi) applicare un piccolo lampadario circolare, a 8 o 10 fiamme, con calate a frange di cristalli molati (dico cristalli per non dire vetro).
Rivestire di sottile lastra di marmo o finto marmo (ne fanno oggi di meravigliosi) il parapetto della ribalta.
Rimuovere naturalmente, le poltroncine. Internamente striscette e quadratini di specchio, costruire un piccolo bancone sul tipo di quello del dopolavoro, decorandone la parte anteriore (davanti) con figure in maiolica colorata che, se Dio mi dà vita, non avrei difficoltà a fare io stesso, recandomi, magari, a Deruta. Nello spazio disponibile delle altre pareti, applicare sedili (lastre di marmo, si evitino le sedie) e qualche tavolinetto.
Lavori di carattere generale – Cessi, impianto acqua, impianto luce, qualche tendaggio ecc. quanto si spenderà?
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Bisognerebbe fare uno scandaglio, magari di massima, tanto per orizzontarsi, salvo poi la compilazione di un preventivo, esatto il più possibile (i preventivi difficilmente sono esatti, esatti sono i consuntivi e i rendiconti). Comunque se non sarà preciso un preventivo, può essere sempre approssimativo. Secondo me, i lavori si potrebbero fare tutti insieme, ovvero in due riprese. Prima eseguire quelli indispensabili per ottenere l’agibilità in un secondo tempo, e magari ogni anno, una parte, tutti quelli di perfezionamento e di abbellimento. Prima di tutto, direi, dare il liquido ignifugo, costruire la seconda scalinata dell’ingresso, sbaraccare i palchi, sostituire i cieli del palcoscenico e le quinte. L’anno successivo sistemare la ribalta, chiudere la soffitta, costruire il ballatoio. Successivamente ancora fare i lavori di rifinitura e di abbellimento. L’ideale sarebbe di eseguire tutti i lavori in blocco, lasciando soltanto quelli di maggiore decorazione e di assoluto abbellimento.
Ma tutto dipende dall’importo delle opere. Io ti consiglio di far fare i preventivi di massima. Chiama un muratore di tua fiducia e gli farei fare uno scandaglio di spesa per costruire la scala, aprire la porta centrale, costruire il fondello divisorio sulla soffitta, costruire il “ballatoio” in travatura di gesso e tavelloni, sopra le quinte e sopra il portale di fondo del palcoscenico, sbaraccare i bussolotti dei palchi, applicare le lastre divisorie di cemento bianco, costruire il bancone e la piccola credenza incassata a muro del buffet.
Sentire il falegname per sapere quante giornate ci vogliono per scrostare da vernice tutte le strutture in legno, colonne, prospetti dei palchi, montanti ecc.; sentire uno stagnaio per sapere il costo delle lamiere per i “celletti” del palcoscenico, le calatine e i davanzali dei palchi.
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A Perugia senti il prezzo di un adatto candelabro e di quel braccetto di legno, ad una o due candele, da applicare tra palchetto e palchetto, in esterno dei palchi sono di legno intagliato, dorati con finta candela e lampadine a fiamma. Ne feci venire, tanti anni fa, due per campione, che stanno in casa di Giacomo.
Ai lati del palco centrale, di 1° Ordine, un braccio a 2 candele ciascuno. Tra i palchi del 2° Ordine, collocare bracci ad una candela. Gli stessi bracci potrebbero essere collocati sulle pareti del buffet una specie, per grandezza, di quelli di ferro del grottino del C.R.A.L. e forse (magari più grandi) anche sulle pareti dell’ingresso. Ci vorranno estintori, forse bisognerà provvedere a qualche altra presa d’acqua per pompe antincendio, mi sembra che è stata portata anche l’acqua del buffet, però bisognerà pensare a un lavandino, anche per lo spogliatoio. Cerca, insomma, di prevedere tutte le spese occorrenti ed il relativo previsto importo: da questi dati potrai regolarti. Non credo che si possa pensare ad una speculazione. Te (e qualche altro socio, possibilmente) dovreste accontentarvi di riprendere in 10 anni la somma con gli interessi relativi. Salvo ad ottenere un utile relativo per altri 10 o 15 anni, perché penso che se ti decidi ad assumere la responsabilità della sistemazione del Teatro, dovresti ottenerlo in concessione almeno per 15 o 20 anni, ti pare?
Ripeto, tutto dipende dall’ammontare della spesa. In questo momento penso che sia necessario sostituire il telone con due pesanti tende di velluto rosso con frange a calata. Anche la spesa per le poltroncine, per quanto semplici ed esclusivamente in ferro (il legno è bene non usarlo mai) bisogna tenerla presente.
Concludendo questa lunga chiacchierata (che non finireb-
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be mai perché c’è tanto da dire) da parte mia non solo hai piena approvazione, ma ti darò tutto l’appoggio e tutto l’aiuto manuale (maioliche, decorazioni, per quanto mi sarà possibile) etc. Io penso, credo e mi auguro che anche gli altri caratanti saranno ben lieti che finalmente un montecastellese vinca con atto veramente coraggioso l’umano senso del timore, per affrontare una spesa veramente degna del coraggio dei vecchi montecastellesi, e se tu ci riuscirai, a mie spese, farò una pietra che ricordi il tuo piccolo miracolo. Ti saluto cordialmente.
Renato Ippoliti
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1° ASSEMBLEA DEI SOCI DELLA
SOCIETA’ DEL TEATRO DELLA CONCORDIA
11 Dicembre 1993
Il Presidente si presenta all’Assemblea e fà una breve cronistoria dell’Associazione, enuncia i problemi non ancora risolti in merito all’agibilità della struttura.
Prende la parola Roberto Cerquaglia Assessore alla Cultura del Comune e membro del Consiglio dell’Associazione. Si rifà alla costituzione della Commissione creata a suo tempo per elaborare i progetti di gestione del Teatro. A seguito dei lavori della commissione si è deciso di costituire un’Associazione Culturale alla quale il Comune con apposita convenzione, potesse affidare la gestione in modo da garantire l’utilizzo della struttura senza aggravi sul bilancio comunale ed al tempo stesso dare spazio al volontariato. L’assessore illustra all’assemblea i motivi della mancata concessione dell’agibilità, comunica in oltre che è l’Amministrazione Comunale ha incaricato
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un tecnico di redigere opportuna relazione da presentare al ministero per ottenere la deroga e quindi la sospirata agibilità.
Prende la parola il consigliere Antonio Sabatini per leggere una lunga lettera “aperta” al Presidente dell’associazione, indirizzatagli da Nello Latini.
Riprende la parola il Presidente che elenca nominativamente i membri del Consiglio, ed espone le finalità dell’associazione, così come riportate dallo Statuto Costitutivo. Parla della volontà di creare una scuola di recitazione ed una scuola di musica, ed altre iniziative tese a diffondere e propagare l’immagine di Monte Castello di Vibio e del suo territorio. Propone di individuare persone responsabili in loco o altrove per gestire tutti gli aspetti organizzativi di quanto sopra esposto.
Il Presidente procede alla proclamazione di Nello Latini quale Presidente Onorario dell’associazione, e lo investe anche di poteri direttivi. A questo punto si apre tra i presenti un dibattito.
Prende la parola la dottoressa Pietrantoni Maria Celeste che approva quanto detto dal Presidente e cioè che il Teatro sia soprattutto momento di aggregazione a partecipazione dei cittadini di Monte Castello; dice in oltre di creare dei collegamenti con altre realtà regionali simili a Monte Castello per creare scambi culturali e di esperienze teatrali e si propone personalmente a collaborare alla realizzazione di quanto sopraesposto.
Prende la parola il signor Ingria che supporta quanto fin qui esposto da altri e da la sua disponibilità alla realizzazione di questi progetti, mettendo in guardia i presenti sui pericoli che il Teatro corre, se sfuggisse dalle mani
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dei montecastellesi, nella sua gestione, come ad esempio accaduto a Todi.
Prende la parola il prof. Trento Morganti, insigne cittadino, il quale si compiace di tutte le iniziative e volontà sino ad ora espresse ma è titubante, in quanto se non arrivasse presto l’agibilità del Teatro, lo stesso rischia di restare solo un museo, rivolge quindi un accorato appello ai responsabili delle istituzioni affinché si adoperino per l’ottenimento della medesima.
Si esprime il signor Virginio Gazzolo che concordando con quanto fin qui detto, dichiara che non può esserci il rischio che il Teatro vada in mano ai “professionisti dello spettacolo” o peggio ancora a dei “mercenari”, in quanto la limitata capienza non consente incassi speculativi, e la mancanza di disponibilità economiche del Comune non fanno correre questo rischio. Propone di invitare valenti artisti, onde programmare spettacoli di alto valore artistico, pur lasciando spazio ad iniziative locali. Conferma la sua disponibilità per attività teatrali di qualunque genere.
Interviene Giorgio Baccarelli che chiede di coinvolgere i montecastellesi gli risponde Antonio Sabatini che afferma che questa associazione è aperta a tutti senza preclusione e quindi non si possono obbligare alla partecipazione coloro che non sono interessati.
Per l’integrazione del Consiglio di Amministrazione vengono indicati i signori: Simone Mazzi, Sandro Tomassi e la signora Miolli Celeste.
Il signor Ingria propone che i consigli siano pubblici con possibilità quindi che anche i soci non consiglieri possano intervenire nelle decisioni.
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Da parte di molti consiglieri si propone di dare attuazione alla creazione di una scuola di musica e di recitazione, indipendentemente dall’utilizzo del Teatro.
Si decide all’unanimità, di affiggere due bacheche in modo da ospitare le comunicazioni delle riunioni del Consiglio di Amministrazioni, nonché locandine o altri avvisi promozionali.
Si decide all’unanimità di indicare quali invitati permanenti alle riunioni del Consiglio: i signori: Simone Mazzi, Sandro Tomassi e la signora Miolli Celeste, Giuliana Sabatta, Rosella Magarini, Buccolini Stefano, Ingria Emilio.
Vengono nominati come Sindaci dei revisori dei Conti: Rosella Magarini, Buccolini Stefano, Ingria Emilio.
L’Assemblea si chiude e il Presidente comunica che è convocata un’altra assemblea ordinaria per il giorno 22 Gennaio 1994.
Il Segretario dell’Assemblea
Odoardo Brenci Pallotta
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Biografia dell’autore
Simone Mazzi
Dipendente presso la Provincia di Perugia, alterna la passione per il disegno a quella della scrittura, ed in entrambe i campi ha ottenuto notevoli successi e apprezzamenti. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti – Albo dei Pubblicisti dal 18/07/2005, collabora con numerose riviste cartacee e on line.
Vive a Monte Castello di Vibio, dove da appassionato di storia locale ha già pubblicato: Diari di vita montecastellese e Confraternita della Madonna dell’Addolorata – 150
anni di spiritualità a Monte Castello di Vibio. Dello stesso autore sono due pubblicazioni realizzate con il patrocinio del CESVOL Perugia: Monte Castello di Vibio si racconta… a fumetti e Senza nulla volere – Gli Agretti a Monte Castello di Vibio.
È tra i soci fondatori della Società del Teatro della Concordia e dal 1993 svolge un’intensa attività di volontariato presso il Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio, dove con passione e dedizione accoglie i visitatori, collaborando con le altre associazioni locali.
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