Terremoto magnitudo 8.0 - Storia n.35 tratta da "Storytelling di Volontariato"

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Per ripartire Insieme Storia nr.35



incontri Terremoto magnitudo 8.0 “Terremoto magnitudo 8.0 colpisce ragazza di 27 anni facendo crollare corpo e mente. Rimane però intatta un’anima forte e decisa che sarà in grado di ricostruirsi più saggia e bella di prima del disastro” Esplorando le macerie rimaste dall’inferno che ho attraversato, non avrei mai pensato di inserire nel mio vocabolario interiore la parola GRAZIE. Dovrei ringraziare per la sofferenza subita, per i momenti in cui quel dolore lancinante sembrava insopportabile, per le notti passate in bianco con il viso rigato di lacrime, per non aver ricevuto risposte alle continue richieste di aiuto e per aver sacrificato gli anni più belli della mia Vita? Ebbene si! Ringrazio perché è grazie a quelle sofferenze e a quelle ore passate a fissare il soffitto e a mangiare nervosamente le unghie che oggi sono questa Barbara, nonostante abbia dovuto lavorare duramente per unire quelle due persone, la Baby pre malattia e la Babina post malattia. La prima: una persona piena di energia, vulcanica, con una vita frenetica, sempre in movimento, piena di interessi, sport, un lavoro colmo di responsabilità, fonte di innumerevoli conoscenze, che si proiettavano anche al di fuori, integrandosi con la già intensa vita sociale. La seconda: una persona spaventata, insicura, che non ha ancora trovato il suo posto nel mondo e la propria identità, confondendo la propria vita con quella degli altri finendo sempre a trovarsi di fronte a spiacevoli situazioni, sia in campo sentimentale che in campo lavorativo e con un intera vita da ricostruire completamente da zero. La “seconda Vita” è cominciata il 27 Febbraio 2003 data in cui un aneurisma celebrale mi ha colpita. Uscita viva dal primo intervento, è stato come essere un neonato che ha bisogno di cure, attenzioni e amore. Tutto ciò lo ho ricevuto dai volontari che come una famiglia mi hanno supportato e sopportato durante la mia “crescita “, da quando nel 2005 uno dei miei 18 interventi mi ha costretto a vivere in sedia 169


incontri a rotelle, tutto ciò che di seguito viene raccontato sarebbe stato impossibile da fare senza la loro presenza dato che la mia vera famiglia, se così si può chiamare, è stata quasi del tutto assente durante tale periodo. Aprire gli occhi, trovarsi in un luogo estraneo, provare a portare le gambe fuori dal letto per poter scendere e accorgersi di non sentirle più, provare a chiamare qualcuno e accorgersi che dalla bocca escono solo suoni incomprensibili, accorgersi che nemmeno gli arti superiori rispondevano più alle richieste inviate dal cervello. Che succede? Cosa faccio ora? Le risposte non mi furono date direttamente, ma da subito compresi che la mia Vita era cambiata e l’unica cosa che potevo fare era accettarlo e agire di conseguenza. La cosa più difficile che dovetti fare mia, fu quella di dover imparare a chiedere aiuto; dal risveglio al mattino, fino alla sera. La mia caparbietà e il “mio amor proprio”, mi hanno permesso di tenermi un minimo di autonomia, grazie alla quale quando avevo a mia disposizione i vestiti da indossare, riuscivo ad infilarli da sola alleggerendo il lavoro dell’operatrice o del volontario. Le corse ai semafori per arrivare puntuale in ufficio facevano ormai parte di un passato che avevo chiuso nel cassetto dei ricordi per dedicarmi con tutta me stessa a ciò che ora mi apparteneva: il presente. Un presente completamente differente ma pur sempre esistente. Ho sempre creduto che niente è impossibile, basta volerlo veramente e lavorare sodo per ottenerlo, quindi nonostante le diagnosi del medico, il quale sosteneva che non avrei mai più camminato, ho raccolto tutte le energie e le risorse a mia disposizione e ho iniziato una lotta che tutt’ora è in corso. Come un militare avevo scandito le ore del giorno e gli aiuti a mia disposizione, per ottenere un risultato seppur piccolo, ogni giorno. La fisioterapia prevista, dal mio percorso fisiatrico non era sufficiente per raggiungere l’ obbiettivo che volevo e che mi ero prefissata quin170


incontri di, come prima cosa, acquistai tutti gli attrezzi che usavo in “palestra” e un tapis-roulant, che usai così frequentemente da considerarlo oramai parte di me. Il problema di equilibrio mi impediva di esercitarmi da sola, avevo sempre bisogno di qualcuno che mi stesse accanto per evitare pericolose cadute che avrebbero aggravato ancor più la situazione. Quando dopo mesi, in cui l’unico pensiero della giornata era quello di tenermi sulle mie gambe, mi accorsi che i miglioramenti iniziavano ad esserci, erano talmente piccoli, ma, nel frattempo, avrei potuto esplorare la vita fuori casa. Lavorare? Andare al cinema? Mangiare una pizza con gli amici? Tutte cose da poter fare anche in sedia a rotelle, solo dopo aver accettato il fatto di starci sopra seduta. Grazie al servizio accompagnamento al lavoro nella persona di Marzia, ho iniziato a svolgere delle borse lavoro, che più che un vero e proprio impiego erano un modo per uscire da casa, alzarmi dal letto, vestirmi e stare in mezzo alla gente. L’aiuto dei volontari c’è stato giornalmente ed è stato indispensabile; non potendo raggiungere il luogo autonomamente, il loro grande impegno, per coordinare gli orari, lo ha permesso. In quel momento non capivo proprio perché dopo aver raggiunto un posto come quello che avevo da Responsabile Amministrativa, dovessi trovarmi nuovamente a fare la “gavetta”, anzi peggio in quanto i miei “colleghi” non vedevano Barbara, ma l’handicappata messa lì per passare il tempo. Come dice Rubin: “tutto ciò che la candela sa lo hai imparato nel buio”, così dovevo passare attraverso quelle esperienze per comprendere e apprezzare la gioia che un gesto mi dà. La cosa più importante che ho imparato è che la fiducia non viene regalata, ma va conquistata faticosamente e basta un attimo per perderla. 171


incontri Questa fiducia oggi mi è stata data da una persona che non si è fermata alle semplici apparenze ma è andata oltre, riuscendo così a vedere quelle capacità ormai nascoste a causa di numerosi fallimenti passati. Molto spesso l’immobilità è più nella mente che nel corpo, infatti la fiducia datami al lavoro è come se avesse mosso anche le mie gambe Infatti i miglioramenti sono andati di pari passo Grazie all’affetto e alla comprensione dei numerosi assistenti che mi sono stati accanto, ho superato un percorso faticoso e altrettanto doloroso che ha portato alla realizzazione del mio sogno CAMMINARE CON LE STAMPELLE … e non finisce qui!! Questa sicurezza ce l’ho grazie al grande contributo ottenuto dal servizio di volontariato, che mi è stato accanto sostenendomi come una colonna portante e sono certa che lo farà anche in futuro. Sicuramente senza la mia volontà sarebbe stato tutto vano, ma lo sarebbe stato altrettanto se non avessi avuto in ogni momento l’aiuto di questi “angeli”. Barbara Gentili

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