Per ripartire Insieme Storia nr.37
incontri Volando con il cuore di Jonathan Nell’alba rosata che sfumava in un mattino splendido, nulla faceva presagire l’avvicendarsi degli eventi che di lì a poco avrebbero cambiato la vita di Jonathan. Dopo una notte quasi insonne, con uno sbuffo birichino di piume sulla sommità del capo a testimoniarla, il gabbiano Jonathan aveva preso la sua decisione. Stanco di chiudere nel cassetto per l’ennesima volta il sogno, suo e di altri amici, aveva deciso di trasformarlo in realtà. Decisione quanto mai ardita e difficile, ma le sue grandi e generose ali avrebbero abbracciato la complessità del progetto, nato sì nei sogni, ma spinto dalle necessità che il gabbiano Jonathan vedeva intorno a sé. Necessità impellenti e non, a cui ero doveroso poter dare delle risposte; la sua indole non poteva non ascoltarle. Si diceva spesso “sono fatto per scoprire, per volare alto, per fare nuove esperienze, per dare nutrimento alla mia anima”. Sapeva che poteva contare su un buon numero di suoi simili, anche loro capaci di generosità e voglia di fare. Quel giorno si preparò per un volo di ricognizione, tanto per saggiare il terreno. Volò e rivolò sopra la cittadina e la campagna di Bastia, dove era cresciuto insieme a tanti cari amici, perché considerava fondamentale trovare un luogo dove incominciare a progettare, confrontare, valutare, lavorando in sinergia con chi nutriva gli stessi valori. Dimenticavo: Jonathan voleva costruire un nido, grande, bello, vivace, dove avrebbero potuto trovare cure, amore, sicurezza, accoglienza e speranza tutti coloro che per situazioni di difficoltà e solitudine avrebbero avuto bisogno di una nuova opportunità e inclusione. Il gabbiano volando sempre più in alto e scrutando con attenzione il territorio sottostante, individuò un posto che gli sembrò ideale per la costruzione del suo nido; preciso e determinato a non sbagliare, volò e rivolò numerose volte sopra una Bastia operosa e vivace finché decise e si fermò in quel luogo ameno dove la bellezza e il verde della natura si incontravano con le acque fresche del fiume Chiascio che scorreva poco distante. Vi abitavano tante creature. Sui prati intorno giocavano felici i bambini con mamme e papà ed i nonni facevano piacevoli passeggiate lungo il percorso verde. Quel “ luogo” che tante volte aveva sogna176
incontri to ora era lì, reale, che attendeva nuovi progetti, nuove esperienze e grandi emozioni. Il luogo, ai piedi del colle assisano, permeato di spirito francescano, dava a Jonathan la certezza che il volo intrapreso, insieme all’amore per il prossimo, era la sua missione. Il nido che voleva costruire per la sua nuova famiglia e per gli amici con bisogni speciali, stava per diventare realtà. Mettendo in campo tutte le sue forze, iniziò a cercare amici, conoscenti e non, al fine di coinvolgere in grande sinergia chi poteva contribuire con la sua “ pagliuzza” alla costruzione del nido. C’era bisogno di tanti, tanti amici, anche con altre abilità specifiche che lui non aveva, perché il nido si prospettava complesso, articolato, flessibile per continue evoluzioni, ampliamenti continui. Qualcuno però cominciava a chiedersi il perché Jonathan facesse tutto ciò, spendendo energie e tempo: “ma chi glielo fa fare” si sentiva aleggiare nell’aria… Altri, poco sensibili, dicevano non ci riuscirà mai”! Jonathan, coraggioso e temerario, raccolse la sfida, stimolato da chi credeva in lui e nei valori del progetto. Il nido cominciava a prendere forma con una pagliuzza dopo l’altra, in un intricato intreccio che ne fortificava le pareti e che alimentava forza e speranza al generoso gabbiano e al suo stormo. Ma non tutto era semplice…. Jonathan a volte si ritrovava tutto solo a pensare, soprattutto nelle notti tempestose, fredde e buie. La sua testa si caricava di tanti dubbi e perché, con una grande paura di non farcela; a volte la disperazione era tale da arrivava a pensare di abbandonare tutto, anche a nido avviato. Rifletteva sovente sul suo avvenire, sul futuro del suo sogno; si chiedeva se fosse troppo ambizioso. Si confrontava con gli amici dello stormo a loro chiedeva aiuto anche se non sempre ne traeva il giusto sollievo. Nonostante tutto ciò, ad ogni sorgere del sole, quasi per magia, ritrovava le forze, riprendeva il suo volo e volando sempre più in alto, riuscì a cogliere l’aiuto di chi, nello stormo e non solo, ricopriva incarichi di guida e di notevole importanza istituzionale: quanto di meglio poteva offrire il nostro territorio, regionale ed oltre. Jonathan accettava con gratitudine l’impegno e la generosità di chiunque: chiunque che con il cuore, metteva a disposizione le proprie forze ed energie. La strada per raggiungere l’obiettivo era lunga, sembrava non finisse mai; a ciò si aggiungevano le sofferenze per la perdita di amici cari 177
incontri che con la loro sensibilità avevano partecipato alla realizzazione del sogno; ciò richiedeva a Jonathan ancora più forza per superare le delusioni, i dolori anche nel ricordo e nel rispetto di amici che la vita aveva sottratto al gruppo. E grazie anche a questa spinta lui riusciva a fare fronte in maniera positiva e costruttiva ad eventi traumatici, adattandosi continuamente al cambiamento. Il gabbiano aveva imparato dalle tante vicende della vita a trasformare le difficoltà in trampolino di lancio per riprende il volo, come e meglio di prima. Jonathan voleva che tutti sapessero il nome di grandi e piccoli amici che lo stavano sostenendo nel raggiungimento del suo grande sogno. Così escogitò un modo affinché nel tempo rimanesse negli occhi, nella mente e nel cuore di ognuno l’impegno degli amici: le pagliuzze che erano occorse per costruire il nido recavano inciso il nome dei suoi sostenitori che avevano visto in quel volo e in quel sogno qualcosa di bello e di grande a cui partecipare. Nel suo continuo riflettere volava ancora più in alto e lontano, si sperimentava in nuove acrobazie, cercava nuovi cieli, paesaggi, mari, brezze che avrebbero accarezzato e consolato il suo indomito spirito. Appena ricaricato di nuova energia, ritornava nel suo stormo pronto per nuovi progetti. Nei suoi tanti voli, in territori vicini e lontani, incontrava sempre amici nuovi che sceglievano, dopo averlo conosciuto, di affiancarsi a lui per contribuire a realizzare il suo sogno. Finalmente uno stormo compatto sognava il suo stesso sogno. Ciò era per lui fonte di una immensa gratitudine: lo stormo gli stava donando, finalmente, in maniera incondizionata un grande aiuto. Era qualcosa di meraviglioso; provare quel sentimento dava finalmente gioia a tutto il suo vivere quotidiano. E il nido finalmente fu pronto e Jonathan e gli amici più vicini a lui decisero di festeggiare invitando tutta la grande comunità del territorio. “La casa di Jonathan” così fu chiamato il suo nido, era pronta ad aprire le sue porte all’ amore, quello generoso, che niente chiede ma che è disposto solo a dare. Era avvenuto il miracolo! Era talmente grande e bello che anche il cielo ed il sole fecero festa quel giorno. Tutto quello che era stato 178
incontri compiuto con tanta dedizione e coraggio aveva illuminato anche l’ultimo degli increduli, il quale cominciava a sentirsi parte di quel miracolo. Gli insegnamenti del grande Francesco d’Assisi, il suo incondizionato amore per il creato, si ritrovavano in quel luogo che era fonte di incontro con l’altro, di crescita e consapevolezza, di accoglienza soprattutto per i meno fortunati. Il nido si presentava con i suoi splendidi e vivaci colori, con la bellezza delle forme, l’eleganza del suo insieme. La serenità poi che emanava dal suo interno scaldava il cuore e stupiva gli occhi di chi si trovava a festeggiare il sogno finalmente realizzato. Il nido sarebbe diventato un posto dove le esperienze, la carica di energia, vissute al suo interno, avrebbero portato un grande giovamento a tutti coloro che lo avrebbero frequentato, dando ancora più forza e fiducia ad ognuno. Lì ciascuno avrebbe potuto volare in libertà, secondo le proprie possibilità. La cura del nido e dei suoi piccoli divenne da subito un grande impegno per Jonathan e tutto il suo stormo. Ma nello stesso tempo quel nido, carico di umanità, si connotò come una grande opportunità per coloro che volevano condividere i valori che avevano ispirato Jonathan, come la generosità, la forza dell’aiuto reciproco, il sostegno dell’animo, il coraggio, la determinazione, il desiderio di crescita, la fiducia in sé. E finalmente Jonathan si sentì immensamente felice: quello che i suoi occhi ed il suo cuore vedevano, non solo gli piaceva, ma l’amava immensamente. Insieme a lui tutti i suoi amici del stormo e questo lo rendeva ancora più felice. Ma accanto alla felicità arrivò ben presto in Jonathan la consapevolezza che nulla si conclude, che non poteva quindi fermarsi, che il suo volo doveva riprendere; nuove esperienze e nuove avventure avrebbero rinsaldato ancora di più i legami, illuminato di luce sempre rinnovata il nido e fatto crescere insieme piccoli e grandi. Jonathan, come il gabbiano che sta in ciascuno di noi, ha ripreso a volare ancora più in alto dove cieli blu e terzi e immensi aspettano di essere scoperti, conosciuti e amati. Oltre il proprio corpo, oltre le barriere, oltre lo spazio e il tempo…. Rosella Aristei 179
incontri Il Giunco Associazione Genitori e Amici dei disabili Una forza in favore delle fasce più deboli della società un luogo di ascolto, di azioni e proposte per tessere la solidarietà un’opportunità di lavoro a favore di ragazzi diversamente abili, un gruppo di familiari e amici per costruire la “Casa di Jonathan”
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