Lo spettro Artistico

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sociale Centro Servizi per il Volontariato Perugia Terni

CESVOL PERUGIA EDITORE

Quaderni del volontariato 2016

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Quaderni del volontariato 7

Edizione 2016


Cesvol Centro Servizi Volontariato della Provincia di Perugia Via Campo di Marte n. 9 06124 Perugia tel 075 5271976 fax 075 5287998 www.pgcesvol.net pubblicazioni@pgcesvol.net Edizione Giugno 2016 Coordinamento editoriale di Stefania Iacono Stampa Digital Editor - Umbertide

tutti i diritti sono riservati ogni produzione, anche parziale, è vietata ISBN: 9788896649534


Ci sono tanti modi per raccontare l’impegno e la cittadinanza attiva. Anche chi opera nel volontariato e nell’associazionismo è ormai pienamente consapevole della potenza e della varietà dei mezzi di comunicazione che il nuovo sistema dei media propone. Il Cesvol ha in un certo senso aderito ai nuovi linguaggi del web ma non ha mai dimenticato quelle modalità di trasmissione della conoscenza e dell’informazione che sembrano comunque aver retto all’urto dei nuovi media. Tra queste la scrittura e, per riflesso, la lettura dei libri di carta. Scrivere un libro per un autore è come un atto di generosa donazione di contenuti. Leggerlo è una risposta al proprio bisogno di vivere il mondo attraverso l’anima, le parole, i segni di un altro. Intraprendendo la lettura di un libro, il lettore comincia una nuova avventura con se stesso, dove il libro viene ospitato nel proprio vissuto quotidiano, viene accolto in spazi privati, sul comodino accanto al letto, per diventare un amico prezioso che, lontano dal fracasso del quotidiano, sussurra all’orecchio parole cariche di significati e di valore. Ad un libro ci si affeziona. Con il tempo diventa come un maglione che indossavamo in stagioni passate e del quale cerchiamo di privarcene più tardi possibile. Se poi i contenuti parlano di impegno, di cittadinanza attiva, di solidarietà, allora il piatto si fa più ricco. Diventa come altri grandi segni che provengono dal passato recente o più antico, per consegnarci insegnamenti e visioni. Quelle visioni che i nostri cari autori di questa collana hanno voluto donare al lettore affinché sapesse di loro, delle vite che hanno incrociato, dei sorrisi cui non hanno saputo rinunciare. Il Cesvol propone la Collana dei Quaderni del Volontariato per contribuire alla diffusione e valorizzazione della cittadinanza attiva e dei suoi protagonisti attraverso la pubblicazione di storie, racconti e quant’altro consenta a quel mondo di emergere e di rappresentarsi, con consapevolezza, al popolo dei lettori e degli appassionati. Un modo di trasmettere saperi e conoscenza così antico e consolidato nel passato dall’apparire, oggi, estremamente innovativo. Salvatore Fabrizio



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L’ ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) Umbria Onlus, attiva dal 2000, è l’associazione umbra impegnata nel campo dell’autismo. L’Associazione non ha fini di lucro. Essa intende perseguire esclusivamente finalità di utilità sociale. Lo scopo è quello di promuovere l’educazione specializzata, I’assistenza sanitaria e sociale, la ricerca scientifica, la formazione degli operatori e la tutela dei diritti civili a favore delle persone affette da disturbo dello spettro autistico, affinché sia loro garantito il diritto inalienabile ad una vita libera e tutelata nel rispetto della loro dignità e del principio delle pari opportunità. Crediamo che i soggetti autistici debbano poter godere degli stessi diritti e opportunità di tutti i cittadini. Purtroppo la patologia pone queste persone nella condizione di non riuscire a organizzare risposte nei tempi frenetici imposti dalla società. Per ovviare a ciò intendiamo promuovere l’apprendimento di tecniche e metodiche specifiche. I nostri scopi sono quelli di migliorare la qualità della vita, favorire l’inserimento sociale e promuovere la conoscenza della problematicità, offrendo servizi di orientamento alle famiglie, realizzando percorsi di attività volti alla sana strutturazione del tempo libero, organizzando percorsi formativi per pediatri, psicologi, neuropsichiatri, farmacisti, operatori e genitori, e concretizzando il progetto per l’avviamento al lavoro dei giovani adulti autistici ospiti del Centro Diurno semiresidenziale “La Semente”, sito in Località Limiti di Spello (PG). Sito: www.angsaumbria.org e-mail: segreter.angsaumbria@libero.it - angsaumbriaonlus@libero.it Tel.: 0742 303153 7



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Recensioni quadri a cura di: SERENA CAVALLINI – è nata a Perugia dove si è diplomata presso l’Istituto d’Arte Bernardino di Betto. Ha insegnato nelle Scuole Statali di secondo grado, è Accademico di Merito dell’Accademia Pietro Vannucci di Perugia. Pittrice e poetessa raffinata, coniuga abilmente la sua modernissima sensibilità con una robusta formazione classica. Si è cimentata nel restauro, nella fotografia, nella grafica e ha collaborato con periodici e riviste. Ha pubblicato “A passo d’uomo”, prose del 1989, figura nelle miscellanee della serie “Otto marzo” 2002 – 2003 – 2004 e nel 2011 ha dato alle stampe la sua raccolta di poesie “Arc-en-ciel”. Dal 1980 ad oggi numerose sono state le mostre personali e le collettive in Italia e all’estero. Dal 1985 partecipa all’attività della Galleria del Cantico in San Damiano di Assisi.

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“Due case” di Marco P. Contro un cielo trasparente, dove un sole piccolo piccolo s’intravede appena, sono rappresentate due case, protagoniste assolute dell’elaborato. Rese secondo un linguaggio semplificato di rettangoli e triangoli e l’utilizzo di inserti a collage, non mancano tuttavia suggestione e freschezza. Infatti la geometrizzazione degli elementi compositivi si stempera in un disinvolto e dinamico primo piano che conferisce ritmo, appropriato contrasto cromatico e sottolinea l’atmosfera fiabesca dell’insieme. 10


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“Autoritratto” di Marco P. L’esecuzione, realizzata impiegando solo pochi colori quali: rosso, bianco, nero e loro derivati come grigio e rosa, s’impone per la notevole forza d’impatto di un enorme volto tondeggiante e grigio che domina il settore destro del foglio. I contorni e i tratti fisiognomici sono resi con un segno veloce, senza ripensamenti. Gli occhi sbarrati, i capelli irti e bianchi alla sommità del capo conferiscono al volto un’aria spaurita, stupefatta, fors’anche incredula. Nell’atteggiamento delle mani, guantate di rosso, di cui la destra aperta e protesa in avanti e la sinistra contratta in un pugno, si potrebbe leggere un segno di difesa o magari l’urgenza di una comunicazione gestuale, senza parole. L’opera, infine, pur nella singolarità della sua impaginazione, ritrova equilibrio e si qualifica soprattutto per la notevole capacità espressiva. 12


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“Autoritratto” di Marco P. Un segno incisivo, che da confuso e tenue si fa sempre più fitto e marcato, percorre tutto lo sfondo azzurrino. Allora i toni smorzati e le rare cadenze aumentano di intensità e di frequenza in un crescendo inarrestabile. Un volto, realizzato con estrema sintesi lineare, si colloca nella parte bassa dello spazio centrale. Mentre un segno bianco definisce, con pochi tratti veloci, gli occhi, il naso, la bocca e i capelli alla sommità del capo. L’immagine trasmette una sensazione di forte impatto per la sua capacità comunicativa e per l’efficacia espressiva. 14


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di Marco T. Nell’opera il colore corposo, steso con generosità , agita masse tridimensionali, evocative di onde anomale, magma e tempeste primordiali. Una sorta di andamento avvolgente imprime a tutta la composizione il moto circolare di una forza centrifuga a cui si giustappone il magnetismo implosivo di un minaccioso buco nero. Tuttavia il buon equilibrio cromatico di toni caldi e freddi e la presenza di certe piccole sfere rosse, a volte fluttuanti altre volte poste in fila a mo’ di collana, sdrammatizzano e ingentiliscono il tono generale dell’insieme. 16


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di Matteo C. Dentro uno spazio semicircolare, giallo luminoso, sono posti, quasi in parata, i vari elementi compositivi. Tutti poggiano su piccole semicirconferenze di colore rosso, un tratto nero e deciso definisce i contorni. Sul piano, in basso, e per tutta la lunghezza del diametro, si alternano simmetricamente quattro “oggetti protagonisti”. In alto trova posto un’altra semicirconferenza dal diametro di almeno tre volte più piccolo della maggiore che la contiene. Anche nella semicirconferenza minore viene riecheggiato, naturalmente secondo un metro appropriato e conseguente, lo stesso impianto a quattro elementi. Si potrebbe dire quindi che è proprio la semicirconferenza, maggiore, media, minore a rappresentare la dominante dell’opera e ad assumere, al di là del valore estetico, la connotazione di simbolo e di cifra criptica di un singolare linguaggio espressivo dal sapore etnico, vagamente esotico. 18


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di Matteo C. Su un fondo verde compatto, sembrano sbocciare tanti fiori sconosciuti, alieni, trasparenti e cangianti come bolle di sapone. Evocano cellule nel loro incessante nascere, morire, rinascere o magari molecole nel loro parimenti incessante comporsi e scindersi. Qua e là , alcuni inaspettati guizzi, pur senza creare frattura nell’uniformità generale della composizione, ne animano e impreziosiscono la tessitura. La coerenza stilistica e la spigliatezza esecutiva avvalorano la gioiosa freschezza di un insieme ben concertato, musicale per ritmo e armonia. 20


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di Matteo C. Pennellate veloci e compatte campiscono uno sfondo marrone caldo che schiarisce in ocra gialla da cui al centro emerge una figura a mezzo busto. Sembra fronteggiare l’osservatore e, quasi aspettasse una risposta, assume un atteggiamento di attesa silenziosa, forse un po’ diffidente per quella mano poggiata sul fianco. Il nostro personaggio, vestito di nero con appena qualche dettaglio dello stesso marrone del fondo, ha solamente mani e volto di color carnicino. Sono ancora di colore nero la scritta in alto a sinistra e altri dettagli compositivi appena accennati. Nella distribuzione degli spazi e delle masse l’opera ha un impianto sicuramente equilibrato, mentre interessante e personale risulta la cifra espressiva. 22


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“Autoritratto” di Mario L. L’elaborato, reso secondo una particolare geometrizzazione lineare e formale, vede l’utilizzo della circonferenza per significare il capo, dell’ellisse per il busto e di certi rettangoli lunghi e stretti per gli arti. L’immagine, calzoni corti e maglietta a righe, occupa buona parte dello spazio. Le braccia sono aperte come in un abbraccio e i piedi stabili e ben poggiati in terra. Gli occhi invece, dello stesso colore trasparente del cielo tutt’intorno, guardano in alto con fiducia. Così, nel suo insieme, l’opera comunica una sensazione di candore e di semplicità, la stessa del tempo dorato della prima infanzia. 24


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Recensioni quadri a cura di: ANNA BELARDINELLI – è nata a Perugia. Nella sua prima formazione ha un ruolo rilevante l’incontro con l’ambiente di Aldo Capitini da un lato, con quello della sperimentazione teatrale dall’altro. Luoghi di scambio internazionale, entrambi permeati da forti tensioni etiche e politiche. Conduce una ricerca sui temi del doppio, dell’identità, del rapporto soggetto-oggetto, attraverso gli strumenti delle arti visive. In questo periodo ospita nel suo studio mostre di “Mail art”, di bozzetti scenografici, di pittura; produce anche libri illustrati per bambini per “La Nuova Italia”. Dopo essersi espressa per anni con i linguaggi delle arti visive, ha progressivamente privilegiato quello della scrittura narrativa. Tra alcune sue importanti pubblicazioni, si ricorda: “Un muro pieno di sogni – 1984”; “Specchio di Terra – 1995”; “Caravaggio a occhi chiusi – Edizioni Era Nuova, 2012”; “Burri a occhi chiusi - Edizioni Era Nuova, 2013”; Il grande Etrusco – Fabrizio Fabbri Editore, 2014”.

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“Vacanza Serena” di Marco T. E’ questa un’opera che balza avanti proponendosi con forza all’osservatore e sfrutta la potenza emotiva di un colore denso. L’emergere delle spatolate di colore rosso dall’impasto dei blu le conferisce una tridimensionalità aggettante e dinamica. Nel lavoro compiuto è ancora presente in tutta la sua vitalità il gesto dell’autore, il movimento della mano e del braccio, l’impulso che ha creato questa forma. Nell’immediato aggredisce da protagonista esuberante lo spettatore. Dopo questo primo impatto lo attira nel suo gioco e lo fa immergere nelle maglie larghe delle pennellate e nella profondità dei piani che si sovrappongono e scavalcano, gli fa ripercorrere il tracciato del suo farsi ancora in fieri. Potente è la capacità comunicativa e drammatica di questo lavoro ancora così poco “addomesticato”. 28


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“Cielo” di Marco T. Due colori si contendono il campo bianco e ricettivo della carta, incastrandosi e sovrapponendosi ma senza perdere ciascuno la propria purezza e il proprio carattere. Ognuno mostra la propria modalità, ora sfumata ora raggrumata, di reagire all’acqua che lo ha diluito. Insieme configurano uno spazio reso circolare dal loro “abbraccio”. Intorno, come da loro provocata, una ridda di segni sottili frusta l’aria ed esalta il movimento. Sono segni tracciati con violenza che arriva a incidere la carta. Come una emanazione delle due figure dominanti, avvolgono l’insieme in un’atmosfera viva ed elettrica. Un terzo parsimonioso colore, il rosa mattone di alcuni segni, bilancia e ravviva quella che potrebbe essere un’uniformità di toni freddi se il campo si limitasse agli altri due. 30


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“Ritratto”di Marco P.” di Marina T. Lo spazio verticale è scandito in fasce orizzontali: quella alta e azzurra del cielo, quella verde tenero dell’orizzonte, quella centrale ampia e color ocra, quella in basso verde più inteso e meno luminoso per l’appoggio a terra. E’ sull’ocra che campeggia alta e sottile la figura. In perfetto equilibrio cromatico nella sua tutta arancione e con le guance riscaldate dallo stesso colore. E’ una figura perfettamente bilanciata sui piedi appena mossi in un accenno di passo verso destra, con la faccia frontale che ci guarda stupita o perplessa o presa in contropiede. E’ animata da un movimento e una torsione leggera, viva e come colta sul momento. Voluto o no, lo sbaffo di una pennellata quasi asciutta che le allunga i capelli neri sulla sinistra, accentua l’effetto. Le proporzioni del corpo, innaturali secondo l’anatomia, sono perfette (di nuovo questo aggettivo) a suscitare tenerezza elegante e non sdolcinata: grande testa tonda, occhi e bocca risolti solo con grossi tocchi neri di pennello, collo lungo e sottile, corpo senza spigoli morbido dentro la sua tuta. 32


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di Marina T. Un albero che poggia sul prato con un piede largo e forte e poi sale restringendosi in un tronco chiaro. E’ leggero per cromatismi, forte per le scolature di materia traslucida come mostrasse allo scoperto la sua linfa. Si apre poi nei rami divaricati come dita di una mano e subito sommersi da un’aureola di quadratini gialli o rossi. Di questi, stampigliati, è fatta la sua chioma pirotecnica. L’oggetto rappresentato ha una sua collocazione centrale a tutto campo, fin troppo equilibrata e scolastica, ma l’esecuzione rispetta questa impostazione e la sviluppa con leggerezza. Interessante è l’effetto del rosso che nella base mescolato al verde prato e solo a piccoli tratti percettibile puro produce un marrone denso, mentre invece nella chioma accostato al giallo produce un effetto di luminosa e calda alternanza. 34


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di Marco P. Il foglio è completamente coperto di pittura densa. Come dentro le ali di un sipario a destra nera/ rossa a sinistra verde/blu, si apre al centro un’area chiara che mescola colori freddi e giallo limone con effetto complessivo verde giallastro, acido. Qui pennellate circolari creano un movimento di vortici o bolle. In tutta la fascia in basso un vento invisibile piega verso destra una serie di quelli che sembrano fiori allineati in primo piano. Si flettono appena, elastici ma resistenti sui grossi gambi marroni tracciati con una sola pennellata larga. Le corolle semichiuse, bianco-gialle striate di residui piĂš scuri, proseguono e sottolineano il movimento. Hanno la carnositĂ chiusa di tulipani dai petali spessi, o di altre creature forti, forse animali, salde su se stesse. 36


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di Matteo C. Con tratto sicuro, nero sul bianco della carta, si materializza una forma aerodinamica vista di profilo. Una sorta di guscio chiaramente mobile, proiettato in avanti. La sua curva a uovo che punta verso sinistra è chiusa in basso da una linea orizzontale e slitta su due ruote lasciandosi dietro una breve scia. Anche la firma, tracciata con lo stesso pennello e lo stesso nero, a destra in basso, è parte dell’opera. La nitidezza del gesto ha realizzato il lavoro con una sintesi in cui nulla si perde, ha spartito in quattro il “guscio” in movimento con due tratti in croce. Poche pennellate con andamento più sinuoso, bianche e dense, inseriscono una figura a mezzo busto sfuggente dentro la macchina in movimento. Un perfetto esempio di congruenza fra il soggetto raffigurato, la velocità, e l’esecuzione rapida essenziale per ottenere quella resa. Tanto congruente da rendere indistinguibili il soggetto e la tecnica, l’atto della mano e l’intenzione espressiva. 38


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di Marco T. La pittura, su un supporto di tela fortemente orizzontale, mescola pennellate larghe e spesse blu-nere in un andamento da onde irregolari e tumultuose. Le grosse pennellate che si incrociano sovrapposte e a tratti bordate di bianco, creano una profondità contro un fondale più luminoso e picchiettato di gocciole dense di colore bianco con un effetto di neve o spuma. L’immagine suscitata è quella di un mescolarsi dinamico di elementi in tempesta. La pittura si fa più compatta in basso sulla destra dove una tonalità più scura e informe inghiotte il tumulto e lo placa. Anche la gamma cromatica, pur tutt’altro che estesa, non è affatto piatta e uniforme ma ricca di modulazioni di luce e di varianti. Resta nello spettatore la suggestione forte e coinvolgente di un’agitazione perpetua. 40


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di Marco P. L’intero spazio, trattato con una sovrapposizione di rosso e azzurro, diventa un fondo vibrante di viola caldo e morbido. In questo, per sottrazione a graffio, emergono tre grosse figure o teste. Bocche, occhi e nasi tracciati con semplici gesti circolari le mostrano frontali e le rendono stupite, attonite o urlanti. Solo questo suggerisce l’identificazione antropomorfa. Nell’insieme possono apparire come tre totem allineati. Alla espressione dei visi si aggiunge l’inquietudine di capelli o criniere realizzate con linee zigzaganti incise con gesti continui e rapidi. L’efficacia dell’insieme deriva dal contrasto fra la sottigliezza dei segni a la loro capacità, pur così esili, di sostenere il confronto col fondo viola spesso, e di affrontare emotivamente chi le guarda. 42


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Autori delle opere - Mario Lavoratori è nato ad Assisi il 29 ottobre del 1980. Nelle sue opere rappresenta principalmente soggetti legati al suo modo di vedere e organizzare il mondo. La sua forte passione per la matematica si riflette nelle sue opere, in cui emerge la perfetta simmetria dei particolari, come le finestre delle case che disegna. Anche il rapporto con il circostante è sempre presente nelle immagini legate al calendario e al susseguirsi delle stagioni o alle ragazze, un’altra delle sue passioni, preferibilmente bionde e con gli occhiali da sole. Senza particolari preferenze per una o l’altra tecnica pittorica, predilige l’uso delle tempere: l’importante per lui è la scelta dei colori, l’accostare tra di loro tinte opposte e complementari. - Matteo Costantini è nato il 1° Settembre del 1990. I soggetti raffigurati nelle sue opere riguardano perlopiù il mondo della strada e della formula uno, infatti nei suoi disegni si possono ammirare di frequente auto, benzinai, griglie di partenza, bandiere a scacchi e scritte che rimandano a quel mondo ( agip, ferrari,..). Ha una predilezione per il collage, sceglie con attenzione i soggetti che ritaglia ed incolla con estrema precisione; tra le immagini che gli piace ritagliare ed incollare compaiono spesso codici a barre. Si sente molto gratificato anche nel ricopiare opere di pittori famosi che riproduce con fedeltà ed impegno. Per quanto riguarda la tecnica predilige iniziare i suoi disegni con uno schizzo iniziale con la matita per poi passare al colore solo in un secondo momento.

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- Marco Pimpinicchi è nato il 3 Aprile del 1982. Ha iniziato il suo percorso artistico disegnando esclusivamente lettere, scollegate tra loro, che poi colorava riempiendo gli spazi interni. Col tempo si è evoluto rappresentando principalmente figure umane astratte concentrandosi sui visi e sulle mani che spesso ricordano delle ali. Nell’ultimo periodo sembra preferire rimuovere completamente le figure lasciando totalmente spazio ai colori con i quali riempie tutta la tela non lasciando nessuno spazio vuoto. Per quanto riguarda la tecnica predilige colori forti sotto forma di tempera o acrilico che distribuisce sul foglio con grandi pennellate decise o con l’aiuto delle mani. - Marina Tomassini è nata il 27 Giugno 1989. All’inizio del suo percorso artistico all’interno de La Semente si concentrava principalmente su soggetti che possono essere definiti tipici dell’età infantile, raffigurava casette standard,appoggiate su una linea di prato e sovrastate da una striscia di cielo, con un bel sole giallo rigorosamente collocato alla destra del foglio. Grazie al lavoro portato avanti all’interno del centro ha aperto i suoi orizzonti, sperimentando tecniche nuove e concentrandosi su diversi soggetti. Le piace utilizzare colori molto accessi, che siano acrilici o semplici pastelli, con i quali è arrivata a riempire completamente il foglio. Predilige rappresentare temi che trasmettono allegria come ad esempio “la primavera”, uno dei suoi preferiti, e l’amicizia.

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- Marco Tittarelli è nato il 13 settembre del 1986. Ha avuto fin da piccolo una vera e propria passione per lo “scarabocchiare”, con le matite colorate ha sempre riempito fogli e fogli di segni distintivi che si sovrapponevano con decisione l’uno sull’altro. Ancora oggi i suoi lavori sono esclusivamente astratti, usa il colore lasciando delle grandi “strisciate” sulla tela, non gli interessa riempire tutto il foglio, sembra più preferire una parte di questo sulla quale concentrare il suo lavoro passando e ripassando su di essa con tutti i colori che in quel momento lo ispirano di più. Usa indistintamente vari strumenti, dai pennelli ai pastelli a cera passando per le intramontabili matite.

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