7 minute read

Ruoli e famiglia

Le famiglie contadine erano spesso numerose, avevano una struttura definita. In cima alla piramide vi era il capo famiglia, che regolava e stabiliva le attività familiari assegnando ad ogni membro un compito.

Tutti avevano un valore. Contrariamente ad oggi, le persone più anziane godevano di una posizione rispettabile nella famiglia, poiché custodivano il segreto di molte tradizioni tramandate nel tempo.

Advertisement

Anche i più piccoli avevano il loro compito, che generalmente era quello di badare agli animali: i bambini più piccoli badavano alle oche e ai polli, mentre i più grandi alle pecore e ai maiali che dovevano portare al pascolo nei prati e nel periodo invernale dentro il bosco, dove si trovavano ghiande e alcune piante sempreverdi. Inoltre era compito dei bambini nutrire gli animali procurando il cibo per le giornate piovose in cui non si poteva uscire al pascolo.

Vi era poi la massaia, cioè colei che regolava l’attività della casa gestendo anche la dispensa familiare. Tra i suoi compiti vi erano quelli di fare il pane, preparare la pasta in casa e fare il formaggio. Quest’ultima attività richiedeva particolare esperienza e pratica, poiché per far cagliare il latte si aggiungeva un’erba che andava sapientemente dosata. La massaia inoltre gestiva le finanze della casa, vendendo ad esempio alcuni capi di pollame e uova per poter acquistare i beni di prima necessità di cui aveva bisogno per la cucina. Un altro compito importante era preparare le conserve per l’inverno, avendo cura di scegliere i migliori pomodori e le migliori verdure da conservare sott’aceto. La conservazione dei pomodori avveniva con molta cura, come ad esempio fare grossi grappoli legati con lo spago, che venivano appesi al soffitto della dispensa e usati in particolari occasioni, come feste e ricorrenze, per preparare delle pietanze speciali.

Il pane era l’alimento fondamentale e indispensabile, la massaia lo preparava con attenzione per almeno una settimana. Il pane rimaneva sempre fragrante.

La pasta fatta in casa veniva preparata di solito per le grandi occasioni, le massaie erano generalmente molto brave nel realizzare grandi sfoglie spianate perfettamente.

La massaia fa la pasta

L’acqua che si utilizzava per cucinare e bere veniva reperita presso una fonte potabile; la si portava a casa in brocche di coccio tenute in bilico sulla testa contemporaneamente a due secchi, uno per mano. Invece, per lavarsi, l’acqua veniva attinta alla fonte più vicina e ci si lavava in una grande tinozza.

Il trasporto dell’acqua e la cura degli animali

Quando la massaia doveva fare il bucato, si organizzava nel seguente modo: prendeva tutti gli indumenti e la biancheria di casa e li poneva in un ampio recipiente di coccio forato, facendo attenzione ad alternare uno strato di indumenti ad uno strato di cenere, e così via fino a colmarlo, successivamente vi versava dell’acqua bollente fino a che l’acqua che usciva dai fori non tornava limpida, quindi procedeva al risciacquo presso un’altra fonte dove erano poste delle pietre su cui sfregare gli indumenti, infine i panni lavati venivano stesi sul prato vicino, poiché i fili ancora erano molto rari. Tutte queste operazioni avvenivano in due giorni distinti perché, trattandosi di grandi quantità di indumenti, il filtraggio richiedeva un giorno intero, il secondo giorno si procedeva invece al risciacquo e alla stesura dei panni.

All’epoca si mirava all’autosufficienza: pertanto ogni componente della famiglia era specializzato in un lavoro, come fabbricare zoccoli e scarpe, intrecciare ceste e perfino in lavori di sartoria. Vi era anche qualcuno in grado di tagliare i capelli, e i ragazzini avevano l’incombenza di andare a raccogliere erbe e funghi per la famiglia.

La famiglia contadina era un gruppo unito e solidale. C’erano momenti in cui tutti si ritrovavano insieme, per esempio durante i pasti tutti dovevano essere presenti. Anche le veglie erano forme di vita condivisa con racconti degli anziani e incontri tra i giovani.

Il camino

Le nascite avvenivano rigorosamente a casa solitamente con l’aiuto di una levatrice o di una donna più anziana. I battesimi, le cresime e le comunioni, si festeggiavano con pranzi preparati dalle donne della famiglia, anche i matrimoni si festeggiavano in casa, il primo pranzo veniva offerto dalla famiglia della sposa, poi con un corteo ci si trasferiva a casa dello sposo dove si concludeva la giornata con una grande cena e balli che si protraevano per tutta la notte.

Società del riuso

Nella civiltà contadina tutto veniva usato e riciclato, non si sprecava nulla, persino l’acqua della lavatura dei piatti veniva utilizzata per dare da bere ai maiali.

Quando si macellavano conigli e polli, le loro pelli e le loro piume venivano conservate. Le piume si utilizzavano per fare cuscini, mentre le pelli, riempite di paglia per non farle attaccare, venivano lasciate essiccare e quindi vendute.

Si aveva cura di selezionare i semi di tutte le piante e di conservarli gelosamente per poi seminarli l’anno successivo al momento più opportuno. Il grano veniva vagliato con un setaccio, che ne eliminava tutte le impurità, da una persona chiamata “conciatore” e ciò che restava erano i semi da utilizzare l’anno successivo. Inoltre era in uso togliere i semi dalle zucche, farli asciugare al sole per poi venderli.

Gli abiti venivano riusati, rivoltati e passati ad altri famigliari.

Ogni malanno aveva la sua erba, che veniva accuratamente raccolta al momento opportuno e conservata religiosamente dalla donna più anziana di casa, la quale si occupava di dispensarla nel momento del bisogno, ma sempre con parsimonia, perché nella civiltà contadina non si sprecava nulla e tutto aveva un valore ed un utilizzo. Le case

Le case coloniche avevano due piani collegati da una scala esterna con loggia. Il piano terra era occupato dagli animali, al piano rialzato vi era l’abitazione del contadino. In tutte le case c’era una stanza con una botola nel pavimento che portava direttamente nella stalla degli animali, perché, al minimo rumore sospetto, il contadino doveva precipitarsi e verificare lo stato del bestiame. Se si erano slegati, doveva rimetterli al loro posto e quindi svolgere una mansione pericolosa perché talvolta gli animali erano irrequieti.

La vita domestica ruotava intorno alla grande cucina di cui il focolare rappresentava il cuore. Il camino occupava quasi una parete e aveva ai lati delle panche, dove ci si sedeva durante le lunghe serate invernali, quando gli anziani raccontavano storie, aneddoti e “profacole” la cui origine si perdeva nella notte dei tempi. Si cantavano anche filastrocche o si inventavano racconti con protagonisti tratti dal mondo soprannaturale: fantasmi, spiriti e animali parlanti.

Gli anziani con le lacrime agli occhi raccontavano che sin dalla tenera età erano costretti a rendersi utili nel podere e in alcuni casi venivano addirittura mandati in altri poderi per svolgere la mansione del garzone, quindi non frequentavano la scuola e di conseguenza non sapevano né leggere né scrivere e spronavano i giovani ad andare a scuola volentieri.

Accanto al focolare si trovava la madia dove veniva riposto il pane a lievitare. C’erano poi le stanze per dormire che ospitavano più persone.

I servizi igienici non esistevano se non in rari casi, quindi tutti erano tenuti ad arrangiarsi dove potevano e, quando l’inverno arrivava e non era possibile uscire a fare i bisogni all’aperto, si utilizzava la stalla degli animali. Spesso porte e finestre erano in pessime condizioni, tanto da far passare il freddo d’inverno ed il caldo d’estate e, nei casi peggiori, perfino il tetto aveva lo stesso problema.

Per scaldare il letto si utilizzava “il prete”, uno strumento di legno ricurvo ai lati, alto al centro, dove si posizionava un braciere di terracotta o di metallo ripieno delle braci del camino. Si collocava nel letto poco prima di andare a dormire, facendo particolare attenzione per evitare di danneggiare il letto con la brace, poiché il materasso, nella maggior parte dei casi, era fatto di cartocci di granturco o di lana.

“Il prete” per scaldare il letto

In camera per l’igiene personale

Ci si copriva con qualche coperta e nelle sere più fredde si aggiungevano anche gli indumenti indossati il giorno.

I casali di allora oggi sono stati ristrutturati e sono diventati case di villeggiatura di stranieri o di personalità di spicco del mondo dello spettacolo, della finanza o della politica, ed alcuni sono stati convertiti in agriturismi.

Fiere e mercati

I mercati settimanali erano l’occasione per andare in città. Cocci, stoffe, pelli, polli e conigli erano generalmente le merci di scambio. C’erano poi le fiere per la compravendita di animali dove agivano i sensali, cioè intermediari e stimatori. I sensali potevano anche valutare i poderi e stimare quali contadini potevano essere adatti per uno specifico fondo.

Le fiere erano occasioni di contatti e scambi. Era tipico trovare i cantastorie: persone che raccontavano in maniera romanzata fatti di cronaca più o meno recenti.

Una delle fiere più importanti e rinomate era quella di Santa Caterina, che aveva luogo il 25 novembre, data in cui i padroni dei poderi davano l’autorizzazione ai contadini di iniziare la raccolta delle olive.

Riti, abitudini e segni

Le ricorrenze religiose erano momenti rituali caratterizzati da usanze particolari. Era in uso fare il fuoco dell’Ascensione, si preparava una catasta di legna che veniva accesa nella notte della festa. I ragazzini si davano da fare a chi faceva il fuoco più grande e si innalzavano fuochi sui poggi. Gli adulti vigilavano onde evitare che si sviluppassero incendi.

Il cibo connotava le feste più importanti. Il cappone era associato al Natale; le uova, l’agnello e la pizza erano i cibi pasquali. L’uva attaccata nel canniccio veniva usata in parte per il vinsanto, quella che rimaneva si mangiava a Natale.

Nella settimana precedente alla Pasqua si facevano alcune processioni per benedire le campagne: la domenica delle palme si benedivano rametti di olivo che poi venivano posti sopra i pagliai, nei campi di grano e nei mucchi di grano, come protezione dalle intemperie.

Sempre per Pasqua era anche in uso seminare e preparare vasi di coccio con fiori o altre piante ornamentali facendo una specie di gara per offrire alla parrocchia i vasi più belli che avrebbero ornato il percorso della processione religiosa.

I lutti famigliari erano resi manifesti esibendo particolari segni. Gli uomini utilizzavano una fascia sulla manica o un bottone, entrambi di colore nero, da mettere sugli abiti; le donne vestivano di nero e generalmente usavano gli indumenti che già possedevano e che si tingevano in casa per l’occasione.

La società contadina era superstiziosa. Si osservavano segni del bene e del male. Si cercava di propiziarsi il bene. Si temeva il malocchio, cioè le cattive influenze che potevano portare negatività.

Nonostante la vita in campagna fosse dura e faticosa, si trovava il modo per alleggerirla facendo dei giochi popolari di diversa natura. Uno dei più comuni era il gioco del ruzzolone fatto con una forma di formaggio che si faceva rotolare lungo la strada. Colui che arrivava primo in fondo alla strada con la forma di formaggio vinceva e condivideva il premio con tutti i partecipanti. La festa finale era annaffiata da un buon fiasco di vino.

This article is from: