#cheauto quando l’auto fa spettacolo
Nr.
10
Gennaio 2017
€ 0,00
DUNE INFINITI Concept QX50 KIA Coast to Coast
LANCIA Ypsilon Mya VOLVO & Uber Corse d’Oriente
#cheauto quando l’auto fa spettacolo
Nr.
10
Gennaio 2017
checosac’è #chedire? 5
• Contrordine fratelli
#chefoto #cheroba
6 16
• DUNE - VIDEO
#chebella 32 • NIO - VIDEO • Infiniti QX50 Concept
#chemacchina 54 • Oui je suis… Lancia Ypsilon - VIDEO
#chestoria 70 • Sulle strade di S. Francisco - VIDEO • Kia coast to coast
#checorse 90 • Co(r)se d’Oriente
#cheleggenda 100 • Lotus: 50 anni di 49
CARSGM GLOBALMAG
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TRULY GLOBAL
SPECTACULAR, EXCITING AND COMPREHENSIVE
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chedire
contrordine fratelli di Vittorio Gargiulo
Sono
giorni caldi (non per il termomentro…) per l’industria dell’auto. In un periodo contrassegnato dai guai di FCA e Renault sul tema delle emissioni (e quando ancora il dieselgate targato VW non è stato del tutto digerito) parrebbe quanto mai d’attualità la scelta fatta anni or sono dalla FIA di regalarci una Formula 1 noiosa ma molto green, ibrida e più che mai politically correct. Ma accade poi che in questo gennaio sia partito da Montecarlo il nuovo Campionato del Mondo Rally con, udite udite, nuove vetture ancora più potenti, rabbiosamente spinte da motori termodinamici e molto poco politically correct…. oltre che, a nostro parere, un filino pericolose. Ma in occasione della presentazione della nuova arma WRC Hyundai, a precisa domanda sul tema mister Gyoo-Heon Choi, presidente di Hyundai Motorsport, ci ha detto che “L’introduzione dell’ibrido nei rally è qualcosa su cui riflettere seriamente ma ci vuole molto tempo per studiare, progettare e mettere in strada una macchina da rally ibrida”. Orbene, cerchiamo di capirci: le Formula 1 (che corrono in pista e che sono quanto di più lontano da un’automobile stradale) SI e le auto che corrono su strada (e che si agghindano da vetture stradali) NO? Quella stessa FIA che nel corso degli ultimi anni ha anche lanciato, con un certo successo, un campionato di monoposto elettriche, le Formula E, poi sembra girare la testa dall’altra parte e nei rally, ci propone le cugine delle nostre utilitarie con motori degni di Indianapolis. Non c’è una certa contraddizione in tutto ciò? Non è che, niente niente, per vendere Fiesta, i20, Yaris, C3 le case trovano più utile mostrare i muscoli fregandosene ampiamente del politacally correct, del benessere collettivo della compatibilità ambientale e, in poche parole, dei livelli delle emissioni?
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Nel 1967, cinquant’anni or sono, nasceva la AMG, fondata da Hans-Werner Aufrecht e Erhard Melcher. La sigla AMG riprende le iniziali dei due fondatori e l’iniziale della città di Großaspach, luogo natale di Aufrecht. AMG divenne in breve il “braccio armato” di Mercedes nel motorsport e balzò alla ribalta mondiale con una strepitosa vittoria di classe (corroborata dal secondo posto assoluto) alla 24 Ore di Spa del 1971 con questa 300 SEL 6.8
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Lincoln Motor Company ha trovato in Islanda lo scenario ideale per ambientare il nuovo spot televisivo (protagonista Matthew McConaughey) per lanciare la sua ammiraglia Lincoln Continental 2017
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Stéphane Peterhansel e Jean Paul Cottret hanno trionfato nell’edizione 2017 della Dakar. Si è trattato di una gara particolarmente insidiosa al termine della quale il pilota francese della Peugeot 3008 DKR ha preceduto il compagno di squadra Sebastien Loeb. Con questo successo Peterhansel si conferma un “master” della Dakar, che ha saputo vincere 6 volte in moto e 7 volte in auto Photo Florent Gooden - DPPI©
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Un 2016 indimenticabile per William Medcalf Vintage Bentley, la vera “casa” delle Bentley d’epoca, che ha restaurato e venduto ben 10 vetture nel corso dell’anno passato, per un valore di oltre 4,5 milioni di sterline! Mr. Medcalf stesso è passato alla storia dopo aver affrontato un viaggio di 23mila chilometri per portare, fino in Mongolia, un ricambio del valore di poche sterline ad un cliente impegnato nella Pechino-Parigi
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Un’altra immagine super-spettacolare dalla Dakar appena conclusa in Sud America. Impegnata in un difficle guado è la Toyota Hilux del sudafricano Giniel De Villers (navigato dal tedesco Dirk Von Zitzewitz) Photo Eric Vargiolu DPPI ©
#ca
DUNE
cheroba
Il più scombinato, pazzo e sexy esercito del mondo alla conquista delle dune di Glamis. Tanto spettacolo ma anche tanti cavalli a due e quattro ruote… e non solo…
dune
Glamis,
Contea di Imperial, California. Il luogo comunemente conosciuto con questo nome originariamente era una delle stazioni della vecchia ferrovia Southern Pacific, posta lungo il lato ovest dell’enorme distesa di dune detta Algodunes, laddove la ferrovia incrociava la Route 78. Oggi Glamis in realtà non ha altre strutture oltre al famoso “Glamis Store” e al “Glamis Post Office”, ormai divenuti punto di riferimento per le migliaia di appassionati di off road che, durante tutto l’anno, frequentano le Algodunes e in particolare l’Imperial Sand Dunes Recreation Area, che occupa la porzione più a sud dell’area sabbiosa. Pare che questa enorme, immensa distesa di sabbia (circa 45 chilometri per 10) sia stata creata dal terreno delle spiagge del preistorico lago Cahuilla, oggi scomparso, e oggi è condivisa da California, Arizona, Baja California del Nord e Messico. Sono tante le storie che si narrano su Glamis e su questa terra incredibile e unica… ma a conti fatti oggi Glamis è famosa soprattuto a causa del milione e mezzo circa (avete letto bene: 1.500.000!) di appassionati fuoristradisti che ogni anno vengono sin qui da tutto il mondo per sfidare se stessi e le dune. E’ una sfida a base di potenza pura ma anche di abilità e conoscenza di tecniche di guida particolari. Sinché due anni or sono Glamis ha anche offerto il set perfetto per una serie di video ben presto divenuti un fenomeno sui social media con il nome di Doonies.
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Prodotti da Monster Energgy, creati e diretti da Ash “Dirt Shark” Hodges (letteralmente “squalo sporco”, un soprannome che è tutto un programma…) questi video hanno mostrato le sfide e il “caos” dell’off road con uno stile innovativo e inimitabile. E dopo aver raccolto 14 milioni (!) di visualizzazioni la serie arriva ora al terzo anno, con una produzione ancora più ricca, emozionante e decisamente “selvaggia”. Spiega Hodges: “Mi avevano proposto di realizzare Doonies 3 e allo stesso tempo tutti si chiedevano se avrebbe potuto essere meglio di Doobnies 2. Ebbene, abbiamo raccolto la sfida, abbiamo iniziato a lavorarci e in questo terzo episodio ci abbiamo messo dentro tutto quanto eravamo in grado di immaginare”. La produzione è stata impegnata per quasi un anno. Per arrivare al prodotto finale sotto la minuziosa direzione di “Dirt Shark” hanno operato 4 unità di produzione, due elicotteri, uno squadrone di droni e un vero esercito di addetti, piloti, assistenti, modelle, ecc. ecc. “Abbiamo avuto a disposizione il meglio della potenza pura; – ha proseguito Hodges – c’era la macchina NASCAR nr. 41 di Kurt Bush, avevamo non uno ma due monster trucks alti quasi quattro metri, pesanti oltre quattro tonnellate e capaci di 1.500 cavalli. Abbiamo utilizzato qualsiasi tipo di aggeggio adatto al fuoristrada mai concepito da quando esistono i motori a combustione. E, ragazzi, c’era anche una sexy-pattuglia di strepitose Monster Girls alle prese con veri lancia-fiamme… dove potrete mai trovare tutto questo?” Era della partita anche Josh Hill, un pezzo da novanta, già vincitore di gare del Super-
cross USA: “E con questo sono già tre anni che lavoriamo sul progetto Doonies. Tutto era cominciato semplicemente come una specie di gita a Glamis di alcuni top driver con i loro giocattoli, mentre “Dirt Shark” li filmava. Ora tutto si è trasformato, adesso parliamo di una mega-produzione con i migliori piloti di ogni specialità. Si è mosso una specie di esercito dell’off road: motoslitte, monster trucks, auto da rally, rallycross e pista, moto da cross, Harley Davidson e… un vero squadrone di “taxi delle dune”. Quest’anno c’era persino il “cool bus” di Jeremy McGrath, pronto a portare chiunque su e giù per le due… fino giù al bar… Gli incredibili “numeri” realizzati a Glamis sono probabilmente il più intenso concentrato di salti e acrobazie che abbiate mai visto – continua Hill – non c’è mai stato un gruppo di persone all’opera con il solo intento di sbalordire con salti più pazzeschi di questi. Intendo dire: abbiamo spalancato la manetta al massimo, scaricato tutte le marcie e via veloci fino al limite massimo delle nostre moto per “arare” le dune, volteggiare, volare per oltre 60 metri tra una rampa e l’altra. Credetemi, se li portate qui la maggior parte dei piloti del Supercross si rifiuterà di fare salti come quelli che abbiamo effettuato per Doonies… sono pronto a scommeterci. Ci vuole un tipo di approccio (e di persona) differente per affrontare questi salti… sapendo che se non riuscirai a fare lo “zompo” giusto finirai sicuramente all’ospedale. E tutto quanto ti rimarrà saranno cinque secondi di video… e il diritto di tirartela un po...” Bene, cosa state aspettando? Allacciate le cinture e godetevi il video! Non c’è modo migliore di iniziare il 2017.
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chebella
NextEV lancia NIO
MA E’
NextEV ha recentemente presentato la supercar elettrica NIO EP9. Lanciata dai costruttori come “la vettura elettrica più veloce del mondo”, NIO EP9 ha battuto un importante record sul giro al Nurburgring, facendo registrare l’impressionante tempo di 7 minuti e 5 secondi
AMA IL ILCIELO CIELO E’ SEMPRE PIU’ BLU…
SEMPRE PIU’ BLU…
ma il cielo e’ sempre piu’ blu…
A
fine novembre 2016 la Saatchi Gallery di Londra è stata protagonista di un fatto che lascerà probabilmente un segno nella piccola storia delle supercar elettriche che, un po’ dovunque, stanno vedendo la luce in questi ultimi anni. NextEV (azienda “transnazionale” con sedi sparse in differenti continenti) ha infatti scelto la location britannica per la presentazione del nuovo marchio NIO, che vuole in qualche misura rappresentare il brand “visionario” riferito alle vetture elettriche e che si pone il principale obiettivo di far riscoprirei ai propri clienti l’emozione di possedere una vettura unica, capace di offrire prestazioni al top racchiuse in un design futuristico. Del resto la NIO EP9 ha fatto registrare un nuovo record del famoso Nurburgring (non perdetevi il video!). Il 12 Ottobre 2016, la EP9 ha infatti completato i 20,8 km dell’Inferno Verde in 7 minuti e 5 secondi, battendo il precedente record sul giro per le vetture elettriche. E come se non fosse abbastanza il 4 Novembre NIO EP9 ha battuto anche il record del circuito Paul Ricard in Francia, con un tempo
di 1 minuto e 52 secondi, abbassando il precedente primato di oltre 2 secondi. Con quattro motori ad alte prestazioni e quattro trasmissioni indipendenti, la EP9 genera ben 1 MegaWatt di potenza, equivalente a 1360 cavalli motore. Questa bellissima supercar inoltre, secondo quanto sostengo i progettisti, accelera da 0 a 200 km/h in 7,1 secondi e può raggiungere la velocità massima di 313 km/h. Grazie al sistema di batterie intercambiabili, la EP9 può essere caricata in 45 minuti e ha un’autonomia di 427 kilometri. L’abitacolo e la scocca in carbonio testimoniano un progetto al passo coi tempi in fatto di solidità strutturale e di efficienza aerodinamica. La EP9 infatti crea una deportanza fino a 24.000 Newton a 240 km/h. Ne costo della presentazione non sono mancate le dichiarazioni roboanti…: “Oggi abbiamo presentato la nostra supercar che ha battuto il record al Nurburgring - ha detto William Li, fondatore e presidente di NextEV - la NIO EP9 è nata per raggiungere il limite e rappresenta solo il primo passo nell’attività di produzione di NIO. Rappresenta la nostra visione del futuro ed è la dimostrazione delle nostre capacità tecniche: si tratta di un prodotto di altissimo livello che dimostra di cosa siano capaci le vetture elettriche. Quando le aspettative delle persone riguardo la mobilità cambieranno, crediamo che le vetture elettriche segneranno il passaggio dei tempi e diverranno la scelta di tutti, portando ad un futuro più sostenibile. E in quel momento la nostra visione di un cielo blu si avvererà”.
ma il cielo e’ sempre piu’ blu…
NextEV, start-up di progettazione e sviluppo di veicoli elettrici, ha già reclutato migliaia tra i migliori talenti nei campi della ricerca e del design, raccogliendo ed integrando nella propria azienda anni di esperienza dalle più grandi case automobilistiche. NextEV conta più di 2000 dipendenti tra le sedi di San Jose (California), Shanghai, Monaco di Baviera, Londra e altre otto location. In ottobre 2016 NextEV USA ha inoltre annunciato di aver ricevuto il permesso per effettuare test sui veicoli a guida autonoma dal Dipartimento dei Trasporti della California. Investitori nel progetto sono, tra gli altri, Tencent, Temasek, Sequoia Capital, Lenovo e TPG. NextEV prende anche parte al campionato FIA Formula E, dove ha già avuto grande successo vincendo il titolo piloti nella stagione inaugurale disputatasi nel 2015
ma il cielo e’ sempre piu’ blu…
SCHEDA TECNICA • • • •
Quattro ruote motrici Potenza: 1 MW, equivalente a 1,360 cavalli Peso: 1735 Kg Dimensioni: 4888 x 2230 x 1150 mm
PROPULSORE • Motore elettrico da 777 V • Potenza massima: 1 MW • Coppia massima per singolo motore: 1480 Nm da 0 a 7500 rpm • Coppia massima totale: 6334 Nm da 0 a 7500 rpm • 4 motori (uno per ogni ruota), 4 trasmissioni indipendenti • Differenziale a controllo elettronico • Batteria intercambiabile • 2 batterie al litio, raffreddamento ad acqua (conforme agli standard di sicurezza UN R100) • Tempo di ricarica delle batterie: 45 minuti • Autonomia: 427 Km TELAIO • Monoscocca e carrozzeria in carbonio • Sospensioni attive • Ammortizzatori regolabili • Splitter anteriore regolabile • Ala posteriore regolabile a tre livelli park, low drag, high downforce FRENI & RUOTE • Pinze freni a 6 pistoni • Dischi freni CCMR, anteriori 408x40, posteriori 408x36 • Cerchi: 13 x 19” anteriori e 10.5 x 21” posteriori con intarsiature in carbonio • Gomme slick: 320/705 R19 • Gomme stradali: 295/35 R21
ma il cielo e’ sempre piu’ blu…
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chebella
Infiniti QX50 Concept
L’evoluzione Il nuovo concept di casa Infiniti costituisce il primissimo esempio di integrazione delle tecnologie di guida autonoma sviluppate dal brand e mostra una potenziale applicazione del VC-Turbo, il primo motore turbo a rapporto di compressione variabile pronto a entrare in produzione
l’evoluzione
Questa
nuova concept car (presentata alcuni giorni or sono al salone di Detroit) è la dimostrazione che il design già sperimentato con il QX Sport Inspiration nel 2016 può essere adattato per successivi modelli di produzione, portando avanti l’idea di “potente eleganza” che contraddistingue il linguaggio stilistico di Infiniti. Influenzato dal design di QX Sport Inspiration del 2016, la QX50 Concept è caratterizzata da proporzioni nette in pieno stile SUV che trasudano elevati livelli di potenza e dinamismo. La QX50 Concept rigetta molte delle forme e dei temi di design già adottati dai modelli affermati del segmento dei SUV premium di medie dimensioni. Il risultato è un SUV dalla forma pratica ma originale che dimostra come il design del concept precedente abbia potuto essere riadattato per i successivi modelli di produzione. La QX50 Concept è la più recente trasposizione del linguaggio stilistico Infiniti incentrato sull’idea di “potente eleganza” e persegue un approccio tanto estetico quanto funzionale. Gli esterni del veicolo combinano linee dinamiche e scolpite a superfici sinuose e fortemente accentuate. Una linea dritta e marcata scorre dal cofano a conchiglia e attraversa il profilo della carrozzeria, conferendo alla QX50 Concept una presenza imponente e incrementando la lunghezza visiva della vettura. L’assetto ampio e possente accentua inoltre la versatilità delle prestazioni.
l’evoluzione
Infiniti Motor Company Ltd. ha sede a Hong Kong e vanta una rete di vendita che si estende a circa 50 Paesi. Il marchio Infiniti è stato lanciato nel 1989. La sua gamma di automobili di lusso è attualmente prodotta in stabilimenti ubicati in Giappone, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Cina. Infiniti prevede inoltre di estendere le sue attività produttive al Messico entro il 2017
L’interazione che si crea tra le linee esterne e le superfici è sublimata da un’inedita finitura in bronzo forgiato, applicata mediante una quantità di metal flake tre volte superiore di quella utilizzata nelle finiture dei processi di produzione convenzionali. Connubio perfetto tra design futuristico e moderna artigianalità, l’abitacolo della QX50 Concept incarna la volontà di INFINITI di sfidare, reinterpretandola, la tradizionale concezione del design e dell’uso dei materiali destinati agli interni dei SUV premium. Al posto di legni lucidissimi e plastica morbida al tatto, gli interni sfoggiano un inedito abbinamento di legno, pelle e cuciture. Ogni materiale viene trattato e applicato nell’ottica di definire nuove tendenze di design per gli interni dei SUV premium. Frutto della più alta espressione di un avanzato talento artistico, l’abitacolo di Infiniti QX50 Concept regala la piacevolissima sensazione della manifattura artigiana ed è il risultato di due concetti giapponesi ad essa legati: ‘mitate’ e ‘shitate’ . ‘Mitate’ si riferisce alla pratica di curare e abbinare la miglior selezione di materiali possibile. ‘Shitate’ è il desiderio di lavorare la combinazione di materiali prescelta in modo unico e personalizzato, riuscendo a tirarne fuori solo il meglio. Incentrata sul conducente e nel contempo attenta al passeggero, la struttura dell’abitacolo di questa concept è suddivisa in zone ben distinte destinate al conducente e ai passeggeri. Coerente con il suo predecessore, il pannello è anch’esso orientato al conducente e si serve della sua forma e del suo aspetto
l’evoluzione
per infondere una sensazione di vera sicurezza quando si è al volante. Le forme orizzontali del pannello cingono il conducente e il passeggero con linee sinuose e ininterrotte che scorrono dalla console centrale lungo il pannello per poi uscirne, raggiungendo la parte posteriore dell’abitacolo. I sedili, arricchiti con un ergonomico motivo esagonale che ne accentua l’aspetto ampio e accogliente, offrono il massimo del sostegno alla schiena e alle spalle degli occupanti. La QX50 Concept è la prima auto della marca a svelare gli sviluppi delle tecnologie di assistenza alla trazione autonoma in veste di ‘copilota’. Cardine della strategia per lo sviluppo di tutti i futuri sistemi di assistenza alla trazione autonoma di Infiniti, questi dispositivi garantiscono il totale controllo del conducente sul veicolo. Tale approccio è in linea con l’obiettivo della marca: coinvolgere costantemente il conducente. Le tecnologie di assistenza alla trazione autonoma di INFINITI agiranno in qualità di ‘copilota’, “delegando” all’auto gli aspetti più gravosi della guida, quali il monitoraggio delle condizioni del traffico sull’autostrada, con i suoi arresti e le sue ripartenze, o della posizione dei veicoli circostanti. Infiniti QX50 Concept rappresenta una potenziale applicazione produttiva per il nuovo avanzato motore turbo a rapporto di compressione variabile (VC-Turbo). Il costruttore non ha ancora confermato quali saranno le auto che potrebbero in futuro avvalersi del questo
motore a rapporto di compressione variabile, sebbene un SUV di medie dimensioni rappresenterebbe una delle applicazioni ideali per il VC-Turbo da 2.0 litri. Pronto per essere lanciato in produzione, questo propulsore rappresenta una valida alternativa ai gruppi motopropulsori diesel, soprattutto per quanto concerne il segmento dei SUV di medie dimensioni. Capace di adattare il rapporto di compressione alle condizioni di guida, questo motore offre ottimi livelli prestazionali e di efficienza dei consumi. Osa sfidare il concetto che definisce la tecnologia ibrida e il diesel come l’unica alternativa motopropulsiva in grado di offrire un’efficienza dei consumi e una coppia elevate. Su Infiniti QX50 Concept, l’interfaccia IUM (interfaccia uomo/ macchina) dimostra al conducente e ai passeggeri il modo in cui il motore turbo a rapporto di compressione variabile (VC-Turbo) si adatta alle condizioni di guida. La IUM visualizza lo stato attuale del motore, che sceglie sempre in modo intelligente gli adeguati livelli prestazionali e di elevata efficienza dei consumi. Con una cilindrata ridotta e una potenza e coppia elevate, il motore turbo a compressione variabile (VC-Turbo ) da 2.0 litri vanta una straordinaria potenza specifica – superiore a quella di molti motori turbo a benzina con quattro cilindri proposti dalla concorrenza – avvicinandosi alle prestazioni di alcuni gruppi motopropulsori V6 a benzina. In vista del suo debutto in produzione nel 2018, gli ingegneri della casa nipponica puntano a un miglioramento dell’efficienza dei consumi pari al 27% rispetto a motori V6 a benzina con un’analoga potenza di uscita.
l’evoluzione
l’evoluzione
Roland Krueger, Presidente di INFINITI ha dichiarato a Detroit: “Con la presentazione di QX Sport Inspiration al Salone dell’Automobile di Pechino del 2016, abbiamo mostrato al mondo il futuro dei modelli INFINITI QX. La nuova QX50 Concept costituisce la naturale evoluzione di questo approccio, offrendo anche un assaggio della presenza che INFINITI potrebbe acquisire all’interno del segmento automobilistico con il tasso di crescita più rapido in assoluto.”
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chemacchina
Lancia Ypsilon:
la storia infinita
La serie speciale Mya reinterpreta lo stile distintivo della Lancia Ypsilon con le sue linee eleganti e i suoi rivestimenti interni raffinati. Disponibili quattro motorizzazioni
Oui, je suis ...
Lancia Ypsilon: la storia infinita
Oui,
je suis Catherine Deneuve”… un pezzo clamorosamente importante della storia della pubblicità nostrana. Erano gli inizi degli anni 80, protagonista di uno spot televisivo della Lancia Delta era la diva più elegante che i cugini francesi ci abbiano mai regalato. Quella frase in breve divenne così popolare da entrare di prepotenza nella vulgata quotidiana degli italiani. Poche parole, sussurrate con classe e naturalezza, a sottolineare che la Delta (design Giugiaro) era un’auto di grande eleganza, ma non inarrivabile. Del resto di classe, eleganza e stile è intrisa la storia di casa Lancia e non per nulla numerose donne di grande charme hanno legato il loro volto alle vetture torinesi. Catherine
Deneuve sopra tutte, ma come non ricordare Carla Bruni o Kasia Smutniak… che ci riporta prepotentemente ai giorni nostri. Nella “sofisticata semplicità” della bella attrice polacca (ma ormai italiana per adozione) si possono ritrovare i tratti intriganti della Deneuve di tanti anni fa? Noi ne siamo più che convinti come d’altra parte, e il parallelo è facile facile, nella rinnovata gamma Lancia Ypsilon ritroviamo lo spirito e la raffinatezza della Delta. Ed eccoci alla Ypsilon. La storia di questa automobile nasce in realtà sotto un altro marchio: Autobianchi. Era infatti la metà degli anni 80 quando, per rinverdire i fasti della A112, fu lanciata la Autobianchi Y10, capostipite di una lunga dinastia di vetture che arriva fino ai giorni nostri.
Catherine Deneuve
Kasia Smutniak
Nel corso degli anni novanta, smessi i panni Autobianchi, la vetturetta torinese divenne semplicemente Y e indossò l’abito elegante di casa Lancia. Da allora innumerevoli versioni e serie speciali ne hanno decretato un incredibile e duraturo successo, regalandole inoltre un inconsueto ruolo di icona fashion.
E giunta poco meno di un anno fa sul mercato, la serie speciale Ypsilon Mya ha conquistato ancora una volta il pubblico femminile con uno stile unico e non convenzionale. E’ leader del proprio segmento e ha consolidato un forte legame con l’universo femminile, tanto da essere ormai per tutti la Fashion City Car.
Lancia Ypsilon: la storia infinita
Oggi
i riflettori sono puntati sull’affascinante Lancia Ypsilon Mya, l’ultima serie speciale che ha saputo ulteriormente consolidare il successo della Fashion City Car, attraverso uno stile ancora più elegante, espressione dell’originalità tipicamente Lancia. Ma tutto questo parlare di stile, eleganza e fascino non ci deve far dimenticare che la Ypsilon è anche un concentrato di tecnologia che, per esempio, ne fa una della automobili più “risparmiose” sul mercato. In particolare questa attitudine emerge nella versione “ecochic” a doppia alimentazione GPL/benzina oppure Metano/benzina. Abbiamo avuto modo di verificare in prima persona questa vocazione all’economia guidando per parecchi chilometri la versione metano/benzina, sia su percorsi urbani che extra-urbani, e per riassumere possiamo affermare che “fashion è bello” ma è molto più bello quando non ci alleggerisce il portafogli! La Nuova Ypsilon Mya è un esempio di produzione artigianale che nasce sia dall’impiego di materiali di qualità, come l’esclusiva Alcantara® e il tessuto stampato con effetto Denim, sia da una raffinata ricerca cromatica che ha dato vita a due nuovi colori esterni: l’elegante pastello Grigio Ardesia, incluso nel prezzo, e il sofisticato tristrato Grigio Lunare, a richiesta . Per soddisfare una donna elegante ma che non vuole rinunciare a un tocco casual, gli
Lancia Ypsilon: la storia infinita
interni della vettura sono una combinazione di Alcantara® Blue, nella parte centrale dei sedili anteriori, e di un nuovo tessuto stampato Blue con effetto Denim sulle imbottiture laterali e sugli schienali dei sedili, che dona un tocco chic e al contempo casual alla fodera. Il tutto impreziosito dalle cuciture Silver Grey che richiamano la nuova verniciatura esterna. Inoltre, i poggiatesta anteriori sono abbelliti dal logo Ypsilon Blue ricamato al centro. Anche la parte centrale dei sedili posteriori è rivestita di Alcantara® e rifinita con cuciture a disegno geometrico blu “ton sur ton”, mentre sul tessuto Blue effetto Denim si crea un contrasto con le cuciture in Silver Grey. Lo stesso contrasto cromatico è presente su volante, cuffia del cambio e bordi degli esclusivi tappetini in velluto Black con il logo Ypsilon Blue. Infine, il cruscotto e i pannelli delle porte sono in una nuova tinta Blue, al tatto simile alla seta, mentre le cinture di sicurezza sono colorate di Blue e Silver Grey (la prima volta sul modello Ypsilon), abbinate agli interni come un vero e proprio accessorio di stile. Il cliente della Ypsilon Mya potrà scegliere tra quattro motorizzazioni Euro 6: il benzina 1.2 da 69 CV e il turbodiesel 1.3 Multijet II 95 CV che assicura un basso impatto ambientale (solo 95 g CO2/km), consumi ridotti ed elevato piacere di guida. La gamma è completata dalle versioni Ecochic con doppia alimentazione: il 1.2 GPL/Benzina da 69
Lancia Ypsilon: la storia infinita
Ritorna la SuperRottamazione di Fiat e Lancia, che permette di sostituire la propria vecchia auto a condizioni estremamente vantaggiose, per clienti privati, liberi professionisti e aziende. L’offerta prevede la supervalutazione dell’autovettura usata o da rottamare in cambio dell’acquisto di una vettura delle gamme di Fiat o Lancia. In più, in caso di finanziamento “SuperRottamazione”, vi è un ulteriore bonus di 1.000 euro che permette di acquistare Fiat Panda al prezzo di 7.950 euro o Lancia Ypsilon al prezzo di 8.950 euro, con anticipo zero e prima rata a gennaio 2018. Per l’occasione “Porte Aperte” presso i concessionari il 14 e 15 gennaio e il 21 e 22 gennaio
CV o il bicilindrico 0.9 TwinAir Turbo Metano/Benzina da 80 CV che fanno registrare basse emissioni, ridotti costi di esercizio e prestazioni brillanti. All’esterno, oltre alla raffinata ricerca cromatica di cui abbiamo detto, risalta la preziosa finitura satinata presente nell’intero profilo della griglia del paraurti anteriore, negli inserti della griglia inferiore, sulle calotte degli specchietti, sulle maniglie, sul badge Ypsilon del portellone posteriore e sull’esclusivo logo “Mya” dei passaruota. Oltre ai due nuovi colori Grigio Ardesia e Grigio Lunare, il cliente può scegliere un colore diverso selezionando la nuance che preferisce tra il pastello Bianco Neve, il metallizzato Nero Vulcano e il micalizzato Blu di Blu. La Nuova Ypsilon Mya è raffinata nello stile e al contempo completa nelle dotazioni: offre di serie quattro airbag, ESC con Hill Holder, sistema di controllo per la pressione degli pneumatici TPMS, climatizzatore manuale, sedile di guida regolabile in altezza, sensori di parcheggio posteriori, sistema UconnectTM Radio 5’’ touchscreen con comandi al volante, Bluetooth, Aux-In e USB oltre al volante e alla cuffia del cambio in pelle, gli specchietti elettrici, i vetri oscurati posteriori, lo scarico cromato e i nuovi cerchi in lega da 15” nero lucido con effetto diamantato (optional da 16”).
Lancia Ypsilon: la storia infinita
Eleganza e design d’avanguardia sono sempre stati presenti nel dna Lancia. Guardate ad esempio questa Flaminia Coupé del 1960. Prodotta in esemplare unico, è stata concepita dal designer Raymond Loewy, noto per l’iconica bottiglia in vetro della Coca Cola ed il marchio delle sigarette Lucky Strike. Loewy, statunitense di origini francesi che era stato anche designer per la Studebaker e per alcuni costruttori di treni, disegnò la vettura per suo uso personale e la fece realizzare dal carrozziere torinese Rocco Motto. L’auto, presentata al 47° Salone dell’automobile di Parigi nell’ottobre del 1960 nel color ambra scuro metallizzato che sfoggia tuttora, fu denominata Loraymo, parola formata da parte del cognome e del nome del designer. Tra le caratteristiche estetiche più evidenti, l’ampia calandra a griglia racchiusa in una cornice di acciaio cromato libera di scorrere per svolgere la funzione di paraurti; i parafanghi anteriori arretrati; i fari antinebbia posti al di fuori della carrozzeria; le fiancate leggermente convesse nella parte centrale con un «effetto bottiglia Coca-Cola» che migliorava l’aerodinamica della vettura; l’assenza dell’apertura del cofano del bagagliaio, accessibile solo dall’abitacolo e lo spoiler posteriore sul tetto per ridurre la turbolenza aerodinamica
Lancia Ypsilon: la storia infinita
Lancia Ypsilon: la storia infinita
CARATTERISTICHE TECNICHE
1.2 8v Fire Evo II
1.3 16v MultiJet II Start&Stop
0.9 8v TwinAir Start&Stop DFN
1242 11 69 (51) 5500 102 (10.4) 3000
1248 16,8 95 (70) 4000 200 (20.4) 1500
875 10 85 (62.5) 5500 145 (14.8) 2000
Benzina - Iniezione elettronica Multipoint
Diesel - Common Rail con tecmnologia MultiJet II, turbocompressore a geometria variabile con intercooler
Benzina - Iniezione elettronica Multipoint, turbocompressore con intercooler
Manuale 5 Marce + Retromarcia
Manuale 5 Marce + Retromarcia
Manuale Robotizzato 5 Marce + Retromarcia
a cremagliera 9,4 mt
a cremagliera 9,4 mt
a cremagliera 9,4 mt
Disco 257X12 T203
Disco 257X22 (autoventilati) T203
Disco 257X22 (autoventilati) T203
A ruote indipendenti tipo McPherson, con bracci oscillanti inferiori trasversali ancorati ad una traversa ausiliaria A ruote interconnesse tramite ponte torcente
A ruote indipendenti tipo McPherson, con bracci oscillanti inferiori trasversali ancorati ad una traversa ausiliaria A ruote interconnesse tramite ponte torcente
A ruote indipendenti tipo McPherson, con bracci oscillanti inferiori trasversali ancorati ad una traversa ausiliaria A ruote interconnesse tramite ponte torcente
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185/55 R15 82 H 195/45 R16 84 H S135/80 R14
185/55 R15 82 H / S135/80 R14
185/55 R15 82 H 195/45 R16 84 H S135/80 R14
PESI - RIFORNIMENTI (PESI OMOLOGATI) Peso in ordine di marica DIN (kg) Capacità serbatoio combustibile (Litri) (1) Peso massimo rimorchiabile
965 40 750
1050 40 1000
980 40 750
PRESTAZIONI Velocità massima (km/h) Accelerazione (sec.): 0 – 100 km/h
163 14,5
183 11,4
176 12,2
CONSUMI EEC (l/100Km) (2) Secondo direttiva CE 1999/100 Urbano Extra - Urbano Combinato CO2 (g/km)
6.7 4.3 5.2 120
4.7 3.2 3.8 99
4.9 3.8 4.2 97
MOTORE 3 Cilindrata (cm ) Rapporto di compresisone Potenza max: CV-EEC (kW-EEC) A giri/min Coppia max: Nm-CEE (Kgm-EEC) A giri/min Alimentazione
TRASMISSIONE Cambio STERZO Tipo Diametro di sterzata (m) FRENI
Anteriori Ø mm Posteriori Ø mm
SOSPENSIONI Anteriori Posteriori DIMENSIONI Passo (mm) Carreggiata ant/post Lunghezza/Larghezza/Altezza (mm) Capacità bagagliaio VDA (dm3) RUOTE Pneumatici di serie (*) = Optional Ruotino di scorta
(*) Con Specchi retrovisori esterni
(1) per motore Metano (kg)
(2) per motore Metano (kg/100 km)
1.2 8v GPL
0.9 8v Metano
1242 11 69 (51) 5500 99 (9.9) 3000
875 10 80 (59) 5500 140 (14.0) 2500
GPL - Iniezione elettronica Multipoint
Metano - Iniezione elettronica Multipoint, turbocompressore con intercooler
Manuale 5 Marce + Retromarcia
Manuale 5 Marce + Retromarcia
a cremagliera 9,4 mt
a cremagliera 9,4 mt
Disco 257X12 T203
Disco 257X22 (autoventilati) T203
A ruote indipendenti tipo McPherson, con bracci oscillanti inferiori trasversali ancorati ad una traversa ausiliaria A ruote interconnesse tramite ponte torcente
A ruote indipendenti tipo McPherson, con bracci oscillanti inferiori trasversali ancorati ad una traversa ausiliaria A ruote interconnesse tramite ponte torcente
2390 Ant: 1422 Post: 1414 3842 / 1875* / 1520 210
2390 Ant: 1422 Post: 1414 3842/1676*/1554 202
185/55 R15 82 H 195/45 R16 84 H Non Disponibile (kit FIX&GO)
175/65 R15 84T Non Disponibile (kit FIX&GO)
965 30.5 (GPL) 40(BZ) 750
1090 12 (Metano) 40 (BZ) -
159 15,0
167 13.1
8.7 (GPL) / 6.9 (BZ) 5.7 (GPL) / 4,4(BZ) 6.8 (GPL) / 5.3 (BZ) 110 (124 bz)
4.0 (Metano) / 5.8 (BZ) 2.6 (Metano) / 3.9 (BZ) 3.1 (Metano) / 4.6 (BZ) 86 (107)
#ca
chestoria
A San Francisco debutta la guida autonoma grazie a Volvo e Uber
Sulle strade di
S. Francisco Uber, la famosa piattaforma di ride sharing, sta espandendo il proprio programma di guida autonoma sulle strade di San Francisco (California) grazie a SUV Volvo XC90 appositamente modificati
sulle strade di S. Francisco…
Nell’
agosto 2016 Volvo e Uber avevano dato vita ad un progetto comune per lo sviluppo e la successiva realizzazione di auto completamente autonome, in grado di viaggiare senza conducente (vetture che hanno nel frattempo già affrontato i test iniziali a Pittsburgh, in Pennsylvania). Ora, quanto sta accadendo a San Francisco segna l’inizio della seconda fase di un’alleanza sempre più stretta tra i due colossi. I veicoli più recenti, da utilizzare a San Francisco, sono stati interamente costruiti da Volvo e venduti a Uber, che ha successivamente installato un proprio pacchetto hardware e software per la guida autonoma, identificabile dall’apparato di controllo montato sul tetto dell’auto. Queste speciali vetture stanno attualmente percorrendo le strade di San Francisco autonomamente e senza alcun guidatore, anche se è sempre presente a bordo un tecnico di Uber per monitorare il funzionamento della vettura. “La promessa di ride sharing con guida autonoma sta diventando realtà - ha detto Mårten Levenstam, vice presidente product planning di Volvo - Volvo è orgogliosa di essere
sulle strade di S. Francisco…
in prima linea per quanto riguarda l’innovazione nel mondo dell’automobile insieme al nostro partner Uber.” L’alleanza con Uber costituisce solo una prima parte del piano triennale di Volvo per sviluppare tecnologie di guida autonoma. Proprio in queste settimane sta decollando un progetto intitolato Drive Me, che sarà il più grande test di guida autonoma del mondo durante il quale 100 vetture a guida autonoma verranno messe a disposizione del pubblico per essere guidate sulle strade di Goteborg, in Svezia. Il test servirà a Volvo per proseguire lo sviluppo delle proprie vetture a guida autonoma. La seconda parte del piano prevede invece una joint venture con Autoliv, una delle più importanti aziende tecnologiche per la sicurezza sulle automobili, per creare una nuova società per la progettazione e produzione di auto autonome e di software di assistenza alla guida, che saranno poi messi in vendita a terze parti. La nuova società avrà sede a Goteborg, in Svezia, con una forza lavoro iniziale prevista attorno ai 200 lavoratori (per arrivare ad avere 600 dipendenti nel medio termine) e comincerà ad operare già dai primi mesi del 2017.
sulle strade di S. Francisco…
La terza parte del piano triennale riguarda il rapporto continuo con Uber per costruire e co-sviluppare piattaforme di base per le auto a guida autonoma. Questo accordo riduce i costi di sviluppo per Volvo e allo stesso tempo consente alla casa automobilistica di concentrarsi su tecnologie ancora più evolute e potrebbe, in ultima analisi, essere di significativo beneficio per le vendite. Volvo Cars e Uber (che stanno investendo congiuntamente cifre attorno al 300 milioni di dollari) utilizzeranno lo stesso veicolo di base per la fase successiva delle loro strategie per quanto riguarda la guida autonoma. Le vetture che sono attualmente utilizzate a San Francisco sono state sviluppate interamente partendo dall’architettura modulare SPA di Volvo. SPA è una delle architetture auto più avanzate al mondo ed è attualmente utilizzata per produrre il SUV Volvo XC90, la berlina S90 e la station-wagon V90. L’architettura SPA è stata progettata come parte dell’investimento industriale di 11 miliardi di dollari, che ha avuto inizio nel 2010 ed ha avuto sin dalla nascita l’obiettivo di sviluppare le più recenti tecnologie di guida autonoma, nonché la creazione della prossima generazione di veicoli elettrici.
sulle strade di S. Francisco…
Volvo è in attività dal 1927. Oggi, Volvo Cars è uno dei più noti e rispettati marchi automobilistici del mondo, con vendite di 503.127 vetture nel 2015 in circa 100 Paesi. La casa automobilistica svedese è di proprietà della cinese Zhejiang Geely Holding (Geely Holding) dal 2010. In precedenza aveva fatto parte dello Swedish Volvo Group fino al 1999, quando la società è stata acquistata dall’americana Ford Motor Company. Nel 2010, Volvo Cars è stata acquisita da Geely Holding
Volvo ha recentemente annunciato di aver introdotto anche l’application Skype for Business sulla gamma 90, cosa che renderà più semplice e sicura, ad esempio, la partecipazione ad una conference call mentre si è alla guida della propria autovettura
#ca
chestoria Kia Niro entra nel Guinness dei Primati per il piĂš basso consumo fra le vetture ibride
COAST COAST TO
NEGLI USA ECCEZIONALE PROVA COAST-TO-COAST DELLA NUOVA KIA A MOTORIZZAZIONE IBRIDA. LA TRAVERSATA DA LOS ANGELES A NEW YORK CITY E’ STATA COMPIUTA CON UN CONSUMO MEDIO DI 32,5 KM/LITRO… IN PRATICA SONO OCCORSI POCO PIÙ DI QUATTRO PIENI PER PERCORRERE 5978 KM! di Niccolò Gargiulo
coast to coast
Sensazionale
exploit americano della Kia Niro Hybrid che ha stabilito un nuovo Guinness World Record per il più basso consumo fra le vetture a propulsione ibrida. Il primato è stato stabilito coprendo il percorso fra Los Angeles a New York, sulle normali strade aperte al traffico, con un consumo medio di 76,6 miglia per gallone, corrispondenti a ben 32,5 km/litro. La certificazione del nuovo record è stata consegnata all’arrivo alla New York City Hall di Manhattan, a riconoscimento del miglior risultato mai ottenuto da un’auto ibrida nel classico percorso coast-to-coast americano. “Siamo estremamente felici di questo straordinario primato - ha dichiarato Orth Hedrick, Vice Presidente Product Planning di Kia Motors America - avevamo l’obiettivo di realizzare un’auto assieme pratica, attraente ed eccezionalmente parca nei consumi e questa conquista di un risultato da Guinness dei Primati ci conferma di aver raggiunto lo scopo”. Nel corso della prova la Niro è stata condotta da Wayne Gerdes di Carlsbad (California) con il copilota Robert Winger di Williamsburg (Virginia); il percorso totale di 5978 km dalla Los Angeles City Hall alla New York City Hall ha richiesto in totale solo 48,5 galloni (183,6 litri) di benzina, equivalenti a 4,1 pieni completi. La innovativa Kia Niro appartiene alla categoria delle compatte ibride ed è stata con-
coast to coast
cepita per conciliare la massima economicità nei consumi con la praticità e la polivalenza di una autentica crossover. E’ il primo modello realizzato sulla base della piattaforma dedicata ai futuri veicoli a propulsione alternativa e vanta soluzioni tecniche e un equipaggiamento all’avanguardia. Il gruppo propulsore ibrido parallelo (i due motori funzionano singolarmente o in modo abbinato) utilizza un motore termico 1600 a iniezione diretta e uno elettrico da 32 kW alimentato da batterie ai polimeri-ioni di litio. La potenza è trasmessa alle ruote anteriori attraverso un cambio automatico-sequenziale a doppia frizione a 6 marce. La soluzione del cambio a 6 rapporti presenta numerosi vantaggi funzionali che rendono questo modello ibrido particolarmente efficiente e divertente in tutte le condizioni di marcia. Le emissioni di CO2 certificate secondo il ciclo combinato NEDC, sono di soli 88 gr/km con un consumo corrispondente di 3,8 litri/100 km nelle condizioni del test. Da sottolineare anche che Niro adotta i più avanzati sistemi di infotainment e di assistenza alla guida per offrire una vita a bordo rilassata, sicura e connessa con la totale integrazione degli smartphone e degli altri personal device. Anche per la nuova Niro è disponibile la garanzia esclusiva Kia da 7 anni/150.000 km.
coast to coast
coast to coast
La futura Kia Picanto compie un sensibile passo avanti per quanto riguarda lo stile e costituisce una perfetta combinazione di personalità e spirito innovativo. Il nuovo design esterno si abbina a interni concepiti per lasciare ampia libertà di personalizzazione e di equipaggiamenti, allineando la nuova Picanto a vetture appartenenti a segmenti superiori in termini di qualità. Le dimensioni compatte sono caratterizzate da una linea ancora più incisiva che ne accentua la forte presenza su strada. L’abitacolo è stato concepito all’insegna del comfort e della sicurezza, con l’applicazione delle più avanzate tecnologie e di soluzioni costruttive particolarmente raffinate, così da realizzare una delle più evolute vetture del segmento A. La terza generazione della Picanto verrà svelata ufficialmente nella prima metà del 2017
#ca
checorse
CORTESIe di Marco Cortesi
i Moriyama, Marco Cortesi Fotografie di Masakatsu Sato, Tosh
In novembre la gara finale, e decisiva, del campionato Super GT giapponese a Motegi e la consueta kermesse di fine stagione a Macao hanno reso possibile un confronto ravvicinato tra due modi assai diversi di intendere il motorsport
Il catering della sala stampa di Motegi: disprezzato dai locali e apprezzato dai giornalisti europei
O T E U S N O C IN DIARIO E T N A V E L L O S L DAI CIRCUITI DE
E T N E I R O ’ D E S ) R ( CO
co(r)se d’oriente
Non
fa una piega, per iniziare un viaggio verso l’ignoto nel mondo dell’automobilismo d’oriente, farsi venire a prendere fuori dalla stazione di Tokyo da Ronnie Quintarelli. Uno che, come un vero prodotto da export di razza, ha abbandonato la terra di casa lanciandosi in un’avventura nuova, in un paese completamente sconosciuto. E diventando il migliore. Il pilota più vincente della storia giapponese, super-ufficiale Nissan, figura pubblica ma, soprattutto, perfetto interprete del mondo del sol levante. Lingua, atteggiamento, dedizione, senso civico. L’altro mondo. Le corse automobilistiche, come la vita di tutti i giorni, in Giappone hanno un filo conduttore diverso e l’occasione di scoprirlo da vicino è offerta dall’ultimo decisivo round del campionato Super GT, una spece di DTM in salsa wasabi che da quelle parti gode di una visibilità e di un prestigio pari (se non superiore) a quelli della Formula 1. Da visitatore, specie se al seguito di un team, la prima cosa a cui ti devi abituare è la precisione. Al limite dell’autismo. Colazione alle 7:00, fuori dall’albergo alle 7:25, in pista alle 7:30, cena alle 18:30. Non si sgarra, nemmeno di un minuto. Niente super-hospitality e niente catering gourmet. Nessuna concessione, ogni singolo sforzo è orientato solo alla ricerca della prestazione.
Ronnie Quintarelli e la sua Nissan Nismo GT-R non sono riusciti nell’impresa di vincere per due anni consecutivi il Super GT giapponese
Rispetto all’Europa, un altro pianeta. Ronnie, ormai “accasato” da un decennio, non fa una piega, mentre i nuovi arrivati dal vecchio continente, magari giovani in provenienti dalla Formula 3, subiscono ancora l’effetto “risalto sullo sfondo”. Mi diverte tentare di parlare col compagno di Ronnie, Tsugio, che oltre ad essere veloce, è appassionato di auto ed iper-tecnologico. Tanto invasato di tecnica che commenta la Formula 1 in TV. Usa lo smartphone alla velocità della luce e finisce di mangiare in pochi minuti. Dicono che dall’Europa fosse tornato un po “appesantito”…. ci credo, se con le bacchette è così veloce, dategli in mano una forchetta e può diventare il sogno segreto di ogni nonna del sud.
L’altro pilota italiano Andrea Caldarelli, portacolori della Lexus, ha chiuso la stagione con un bel secondo posto a Motegi
co(r)se d’oriente
A vincere gara e campionato Super GT è stata alla fine la Lexus condotta dal duo Kovalainen - Hirate
Scherzi a parte, ciò che salta agli occhi sono la convinzione, la disciplina, la determinazione, il sacrificio quotidiano che essere un pilota di questo calibro richiede. Ma ciò non significa che per i piloti europei non sia lo stesso, anzi, lo è sicuramente. E’ solo che l’organizzazione nipponica, così libera da sovrastrutture inutili, aiuta a mettere in prospettiva, evidenziandola, quanta disumana dedizione sia necessaria per prevalere. Semplicemente, si nota di più. Osservo… l’osservanza dei giapponesi, piloti ma anche tifosi. Sedersi ai margini del paddock la mattina presto, nonostante il freddo, per farsi fare un autografo per primo durante la pit-walk? Normale. Sedersi in una tribuna, con area pic-nic a tema del pilota preferito, ordinata come il soggiorno di casa? Normalissimo. E soprattutto il rispetto. Tanto. Il paddock in Giappone non è molto interattivo, non ci si aspetta niente in cambio. C’è ancora la voglia di vedere in azione e magari conoscere quelli che sono ancora degli idoli. Mentre in Europa i piloti sono lontani dal pubblico, ma il loro lavoro è spesso sminuito sull’altare della facile nostalgia o di novità tecnologiche (magari in verità non così influenti) in Giappone è giustamente il contrario. Il pilota, specie se campione, è il dio della guida ma anche persona alla mano. Alla fine, pur avendo due piloti italiani in lotta per il titoloSuper GT 2016 (c’è anche l’ot-
co(r)se d’oriente
Una scorcio tipico dell’area di Macao ove si sviluppa il circuito cittadino più insidioso del mondo
timo Andrea Caldarelli, arrivato in pista alle spalle di Ronnie) il titolo scappa nelle mani di Kovalainen. La gara è andata male ma la rabbia si stempera subito, non ci sono dita puntate. E’ il tempo del rispetto, degli inchini, dei ringraziamenti. Quando torno in sala stampa mi prendo uno dei bellissimi bentobox che ci sono per pranzo. Ai locali non piacciono… per me sono straordinari. E’ sempre Asia, gli occhi sono sempre a mandorla e le città anche qui sono formicai in perenne movimento. Ma nel contempo, grazie a un volo low-cost di poche ore sono passato da un mondo ad un altro completamente diverso, dal Giappone a Macao. Dalla finale del Gran Turismo di Motegi al celebre Grand Prix dell’ex protettorato portoghese, riservato alle Formula 3 e alle GT... e alle Superbike. Un intero paese indipendente (non ditelo però alla Cina) si veste per una settimana a festa per ospitare, sul tracciato cittadino più folle al mondo, una gara epica, tra case e guard rail. E lo stile di vita? La precisione maniacale? Per iniziare, Macao è uno dei più grandi paradisi del gioco d’azzardo al mondo. Hotel di lusso, stravaganze, bordelli e belle donne non mancano. La città del peccato. E se le montagne nipponiche in un certo senso vengono incontro al lato più monastico delle corse, al contrario a Macao il vizio è una componente imprescindibile del Grand Prix. Seppur per festeggiare come si deve occor-
re aspettare la domenica sera, anche per chi guida qualche sgarro ci scappa. Che l’andazzo sia differente lo capisci subito, cercando di muoverti. L’autista della navetta stampa si perde in continuazione e per andare da un punto all’altro della pista si usano le strade normali. Trafficatissime, con tanto di carri attrezzi che riportano al paddock le vetture incidentate. Dopo le prove la pista viene riaperta al traffico regolare, quindi nel ritorno all’hotel si passa sempre dal rettilineo. Interessante. Unica eccezione alla chiusura del percorso, la possibilità per i residenti, in caso di bandiere rosse o interruzioni, di essere “scortati” dai commissari attraverso la pista per risparmiare tempo. Faccio amicizia con due blogger di Hong Kong che mi “adottano” per una giornata intera, spiegandomi un po’ come funzionano le cose, mostrandomi qualche posto per far foto e facendomi scoprire qualche segreto di Macao. Macao è Macao non solo per i piloti, ma anche per gli addetti ai lavori: una febbre ti prende sin dal primo giorno. Vedere i piloti così vicini, l’architettura faraonica (ma anche decadente) e un clima quasi tropicale: Macao ti avvolge. In pista, le variabili sono quelle conosciute. Il tracciato è strettissimo, quasi impossibile, e in diversi punti passa una sola macchina per volta. Come detto oltre alle auto, corrono anche le moto. Per loro c’è una sola concessione particolare: dei materassini tipo quelli della palestra alle scuole medie che vengono ap-
A Macao corrono anche le Superbike. Per le moto si tratta di un circuito estremamente pericoloso, stretto com’è tra guard-rail e muri
La seconda delle gare GT è stata sospesa per questo spettacolare incidente occorso ad un’Audi. Il pubblico, indispettito, ha lungamente fischiato per la sospensione della corsa
poggiati ai guard rail. Utilità in caso di incidente, vicina allo zero. Se per le auto Macao non è facile, per le moto è spesso una trappola mortale. Ma la passione, la storia, la voglia di trionfare ed entrare nel mito sono imbattibili. Si respirano. Il pubblico è tantissimo, competente e perfino piuttosto “danaroso”. Sa cosa vuole: spettacolo, tensione, rischio, essere parte di qualcosa di indimenticabile indipendentemente da chi vince o fa la pole position. E se lo show non è all’altezza, arrivano i fischi: ho pagato
per divertirmi ed è mio diritto. E’ un po’ un supermarket di tutto ciò che è motorsport. Forse è un fast food… o magari ancora un casinò. Anni luce dalle sensazioni di Motegi. Qui è come in una delle tante boutique di lusso che, nei dintorni degli hotel di lusso, fanno da contraltare ai piccoli negozi della parte vecchia della città. Anche il motorsport si trasforma nello specchio di popoli e culture differenti. La speranza è che mamma Cina, che ha garantito indipendenza ancora per un bel po’, non rovini il giocattolo nell’ottica dell’omologazione…
co(r)se d’oriente
Da queste tre immagini si comprende come sia stretto il tracciato di Macao. In alcune curve non passa piĂš di una vettura per volta
#ca
cheleggenda
Il 2017 segna un importante anniversario per la formidabile monoposto concepita da Colin Chapman per Jim Clark
50 ANNI di quarantanove
49
La Lotus 49 (telaio 2) nelle mani di Jim Clark durante il vittorio G.P. d’Inghilterra del “67
Per celebrare il cinquantesimo compleanno, tutti i sette esemplari esistenti di Lotus 49 sono stati esposti all’Autosport International in Inghilterra. Queste leggendarie Lotus gareggiarono dal 1967 al 1970 guidate da piloti del calibro di Clark, Hill, Siffert, Oliver, Andretti, Rindt, Attwood, Miles e Fittipaldi
50 anni di 49
Un’
incredibile collezione, vero “patrimonio” della Formula 1, è attualmente in mostra per la prima volta in occasione di Autosport International, l’importantissima fiera dedicata allo sport automobilistico che si tiene ogni gennaio a Birmingham. L’esposizione segna i 50 anni dalla prima gara e dalla prima vittoria di questa avveniristica vettura di Formula 1, avvenuta al Gran Premio d’Olanda a Zandvoort con Jim Clark al volante.
La Lotus 49 fu progettata da Colin Chapman e Maurice Philippe per il motore Ford Cosworth DFV (altra pietra miliare dello sport motoristico anch’esso all’esordio nel 1967) e realizzò uno dei balzi tecnologici più significativi nella storia delle corse di Formula 1. Secondo il Pomeroy Index, la Type 49 rappresenta ancora oggi la più importante evoluzione nella storia dei Gran Premi in termini di incremento delle prestazioni. Nel 1967 infatti questa Lotus fece registrare un aumento di velocità del 7,7% rispetto
Gran Hill durante il G.P. d’Inghilterra a Brands Hatch nel 1968. Notare le enormi ali posteriori, che furono ben presto abolite per motivi di sicurezza
all’anno precedente, una miglioramento che non ha più avuto pari. Quell’incredibile aumento delle prestazioni fu dovuto in gran parte alla configurazione del telaio che prevedeva la parte anteriore del motore imbullonata alla monoscocca, mentre le sospensioni ed il cambio erano fissate al posteriore del propulsore. Il motore diventava così un tutt’uno con il telaio e assumeva un ruolo ”portante” mentre spariva del tutto la struttura telaistica che in precedenza alloggiava i propulsori.
Rapidamente la 49 fece scuola e dal quel momento praticamente tutte le vetture di Formula 1 vennero progettate in questo modo. Dal 1967 al 1970 Jim Clark, Graham Hill, Jo Siffert, Jackie Oliver, Mario Andretti, Jochen Rindt, Richard Attwood, John Miles e Emerson Fittipaldi si alternarono al volante di questa Lotus, la cui nascita e debutto sui circuiti venne immortalata nell’indimenticabile documentario intitolato “9 Days in Summer”.
50 anni di 49
R2/R11
(26 GRAN PREMI DISPUTATI)
Questa è la vettura con la quale Jim Clark vinse il Gran Premio d’Olanda del 1967. Fu un debutto di successo per la Lotus 49, che vide Clark vittorioso con la R2/R11 anche a Silverstone e Watkins Glen.
R3
(8 GRAN PREMI DISPUTATI)
La R3 fu la vettura guidata da Graham Hill nella seconda metà della stagione 1967. Una stagione sfortunata per il pilota inglese che riuscì a concludere solo 3 gare senza mai salire sul gradino più alto del podio.
R5/R10
(22 GRAN PREMI DISPUTATI)
Graham Hill corse 6 Gran Premi con questa vettura nel 1968 conquistando la vittoria a Montecarlo. Fu anche la monoposto che fece debuttare due futuri Campioni del Mondo: Mario Andretti la guidò nel 1968 e Emerson Fittipaldi nel 1970.
R6
(20 GRAN PREMI DISPUTATI)
La R6 fu messa a disposizione di Jackie Oliver nel 1968. Dopo un grave incidente al Gran Premio di Francia la vettura tornò in pista a Monza con Graham Hill che poi conquistò il titolo iridato al Gran Premio del Messico. Venne poi affidata a Jochen Rindt nel 1969 (quando disputò 8 Gran Premi) e nel 1970 (4 gare).
Il pilota Sudafricano John Love, vera star del suo Paese, non mancava mai di partecipare, da super privato, al Gran Premio di casa. Qui è con la Lotus 49 telaio 3 noleggiata per la gara del 1969
Gran Hill durante il G.P. del Messico del 1967 al volante della R3
50 anni di 49
R7
(24 GRAN PREMI DISPUTATI)
L’elvetico Jo Siffert fece debuttare questa vettura con una vittoria al Gran Premio di Gran Bretagna del 1968. Il successo fu uno degli ultimi ottenuti nel mondiale da un team “privato” (Rob Walker Racing”. Lo stesso Siffert guidò la R7 durante la stagione successiva, mentre nel 1970 venne affidata a Graham Hill.
R8
(4 GRAN PREMI DISPUTATI)
Graham Hill fece debuttare la R8 debuttò nella Tasman Series del 1969, che si correva durante l’inverno europeo nell’emisfero Australe. In quel campionato (frequentato da grandi piloti e team ufficiali, Ferrari compresa) si adottavano propulsori di 2.400 cc. contro i 3.000 della Formula 1 di allora. Nel campionato del mondo di Formula 1 la R8 disputò invece solo 4 gare con alla guida Richard Attwood, Graham Hill e Jo Bonnier.
R12 La R12 venne costruita dal Team Lotus per la Ford Motor Company per usi espositivi. Fa oggi parte della collezione di Richard Mille.
Ancora Graham Hill a Montecarlo con la R5/R10 nel 1969, mentre precede la Matra del Team Tyrrell (al volante Jean Pierre Beltoise) alla curva della vecchia stazione (poi Loews e oggi Fairmont)
#ca
#cheauto quando l’auto fa spettacolo
ero m u n o im s s ro p il te e rd e p n o n ONLINE il 15 FEBBRAIO! #cheauto Periodico mensile digitale pubblicato da Doppiovù Press SAS Via G. Uberti 6 - Milano info@cheautomagazine.com www.cheautomagazine.com
Registrazione Tribunale Milano nr. 63 del 29/02/2016
Direttore Responsabile Vittorio Gargiulo Responsabile redazione USA Niccolò Gargiulo Grafica Diego Galbiati
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