#cheauto! - Dicembre 2021

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Dicembre 2021

Ford Bronco DR

INARRESTABILE! Ferrari BR20 coupé V12 Subaru Outback Land Rover Defender Kia EV6

Caterham Seven 170 Rivian Adventure R1T London to Brighton Endurance: l'età dell'oro


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63

Dicembre 2021

SOMMARIO 6 #chefoto! 22 #cheroba! Ford Bronco DR 32 #chebella! Land Rover Defender 44 #chebella! Ferrari BR20 coupé V12 54 #chemacchina! Subaru Outback 68 #cheleggenda! London to Brighton 82 #checorse! Endurance, l'età dell'oro 94 #chenovità! Kia EV6 102 #chestoria! Caterham: very British! 110 #chestoria! Il fenomeno Rivian




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Questa è la BRM P15 V16 prodotta ai nostri giorni da Hall & Hall utilizzando progetti e disegni originali dell'archivio BRM. L’conica monoposto ha fatto il suo debutto a Goodwood Revival a settembre. Ne saranno prodotte solo tre, in seguito alla recente scoperta di tre numeri di telaio originali risalenti agli anni '50. Con John Owen (nella foto, figlio del team principal BRM) che rivendica la prima vettura, e il collezionista Richard Mille che ha già ordinato la seconda, rimane disponibile solo un numero di telaio P15 V16




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#chefoto

Due piloti professionisti, Jordi Gené e Mattias Ekström, hanno contribuito allo sviluppo del primo veicolo 100% elettrico Cupra, guidando l’auto in situazioni davvero complicate per vederne le reazioni, testarne la risposta e trasferire questi dettagli agli ingegneri. “Born è il primo modello a trazione posteriore di Cupra - ha affermato Marta Almuni, responsabile tecnico di sviluppo di Cupra Born - quindi la precisione nella sterzata è stata un’ulteriore sfida che abbiamo superato”. Oltre alla potenza e allo sterzo, anche i freni sono stati oggetto di esame da parte dei piloti che, con la loro esperienza, hanno contribuito a migliorare la sensazione del pedale, aumentandone le dimensioni e grazie anche all'ottimizzazione dello spazio di frenata, che è stato ridotto


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Il concept Kaiser Jeep M725, recentemente presentato al SEMA di Las Vegas, è un'ambulanza militare Kaiser Jeep M725 vintage del 1967, trasformata per servizi di soccorso fuoristrada. Viaggia su ruote Black Rhino Armory e pneumatici da 40 pollici, mentre la sua capacità fuoristrada è migliorata rafforzando il telaio originale e sostituendo le molle a balestra originali con un robusto e moderno sistema di sospensioni. Sotto il cofano si trova un motore Mopar 392 Crate HEMI V8 collegato a un cambio automatico Torque Flite 727 vintage in grado di garantire la bellezza di 485 cavalli


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#chefoto

Solo poche settimane or sono Sebastien Ogier e Julien Ingrassia si sono aggiudicati il Forum8 ACI Rally Monza, portandosi a casa anche il FIA World Rally Championship e consegnando alla Toyota il titolo iridato costruttori. Per il campionissimo francese si tratta dell’ottava vittoria nel Mondiale in una vita sportiva straordinariamente ricca di successi e che, a 37 anni, sembra ancora in continua ascesa. Bravo lui e bravo il compagno di squadra Elfyn Evans, in una gara che lo ha visto a tratti al comando, ma che alla fine ha dovuto arrendersi alla superiorità del transalpino


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#chefoto

L'iconico nome Shelby è sinonimo di corse e prestazioni in salsa Ford. Ora Shelby vuole stupire con il concept Mustang Mach-E, una specialissima creazione che mette in mostra molte componenti in fibra di carbonio per migliorare l'aerodinamica, mentre le sospensioni sono caratterizzate da ammortizzatori Ford MagneRide accoppiati a molle in fibra di carbonio. Gli pneumatici sono Michelin Pilot Sport EV montati su ruote monoblocco forgiate da 20 pollici. All'interno sono presenti dettagli “racing” tra cui i sedili Shelby by Recaro personalizzati



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VinFast, emergente azienda vietnamita di veicoli elettrici, ha svelato il concept "The Future of Mobility" per il suo debutto mondiale al Los Angeles Auto Show 2021, dove erano presenti i suoi due nuovi modelli VF e35 e VF e36, disegnati da Pininfarina. Il team di progettazione di VinFast e Pininfarina hanno utilizzato un linguaggio di design moderno che combina curve morbide, linee nitide e finiture audaci, armonizzate in uno stile accattivante che conferisce al design potenza e movimento, senza dimenticare il comfort e l’esperienza di guida



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Con il Concept Recharge elettrico puro, Volvo Cars intende dimostrare il suo impegno in tutte le aree dello sviluppo di un'auto elettrica, per ridurre sia emissioni che la sua impronta di carbonio complessiva. La società prevede di vendere solo auto completamente elettriche entro il 2030 e mira a diventare un'azienda climaticamente neutra e circolare entro il 2040. Utilizzando materiali sostenibili all'interno dell'auto, dotandola di pneumatici da materiale riciclato e rinnovabile, migliorando l'aerodinamica e attraverso altre misure, Volvo Cars prevede di fare enormi passi avanti sulla strada della sostenibilità: "Mentre entriamo nell'era dell'auto elettrica, quanto lontano puoi guidare con una carica completa sarà una considerazione chiave. - ha affermato Owen Ready, Head of Strategic and Brand Design di Volvo Cars - L'approccio più semplice è aggiungere più batterie, ma non è lo stesso che aggiungere semplicemente un serbatoio di carburante più grande oggi: le batterie aggiungono peso e aumentano l'impronta di carbonio. Invece, dobbiamo aumentare l'efficienza complessiva per aumentare la portata”


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RACING

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#cheroba

Ford Bronco DR

PER INDUR T E N TA Z I O FORD HA APPENA SVELATO LA NUOVA BRONCO DR, UNA VETTURA ESTREMA, PENSATA PER LE GARE NEI DESERTI AMERICANI TIPO BAJA 1000, CHE SARÀ OGGETTO DI PRODUZIONE LIMITATA ED È BASATA SULLA BRONCO A QUATTRO PORTE


RCI IN NE…


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#cheroba

Per indurci in tentazione...

significa Desert Racer, nome che la dice tutta sulla vocazione di questo mostriciattolo da 200mila dollari. Si basa sulla già impressionante capacità del Bronco di serie, rafforzandola con un motore V8 Ford Coyote da 5,0 litri capace di oltre 400 CV, ammortizzatori Multimatic Positional Selective DSSV e gabbia di sicurezza Multimatic, oltre a una serie di altri aggiornamenti “very racing”. Il primo prototipo di Bronco DR farà il suo debutto in gara nel 2022 e punta a gareggiare nella Baja 1000 con una livrea rossa, bianca, nera e blu in onore della vittoria del 1969. Le prime 50 unità del Bronco DR saranno disponibili per la vendita alla fine del 2022. Moltissimi sono stati gli interventi tecnici degni di nota su questa vettura che verrà costruita da Multimatic (da tempo partner di Ford Performance) nel sua sede di Ontario, in Canada Ad esempio le sospensioni. Multimatic, collaboratore di lunga data di Ford Performance, ha migliorato le sospensioni HOSS (High-Performance Off-Road Stability Suspension) aggiungendo gli ammortizzatori selettivi DSSV con corpi da 80 millimetri e canali di raffreddamento del fluido alettati. Rispetto a un Bronco della serie Badlands a quattro porte, il nuovo DR punta al 55,1% in più di escursione delle sospensioni anteriori, a 15,8 pollici, e al 58,6% in più al posteriore, 17,4 pollici, incrementando notevolmente le prestazioni su quasi tutti i terreni. Il veicolo, con un peso da gara di circa 2800 chilogrammi (il serbatoio di carburante da oltre 240 litri



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#cheroba

Per indurci in tentazione...

Multimatic è un'impresa privata che fornisce componenti, sistemi e servizi ingegnerizzati all'industria automobilistica. Le competenze principali di Multimatic includono l'ingegneria e la produzione di meccanismi complessi, sistemi di sospensione e strutture del telaio. Inoltre Multimatic offre progettazione, sviluppo e produzione di veicoli di nicchia per applicazioni stradali e da corsa. Con sede a Toronto, in Canada, Multimatic ha divisioni di produzione e ingegneria in Nord America, Europa e Asia e rapporti di partnership in tutto il mondo



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#cheroba

Per indurci in tentazione...

è presente sotto l'area di carico) presenta un angolo di attacco di 47 gradi, un angolo di uscita di 37 gradi e un angolo di dosso 33 gradi, mentre una carreggiata anteriore da 73,7 pollici e una carreggiata posteriore da 73,3 pollici forniscono un appoggio sempre stabile sul terreno. Bronco DR viaggia su pneumatici BFGoodrich Mud-Terrain T/A® KM3 da 37 pollici (37x12.5R17) e ruote beadlock. I pneumatici sono dotati di un'avanzata mescola Krawl-TEK per una migliore aderenza su superfici rocciose e scivolose. Una gabbia di sicurezza completa Multimatic con tubi OE ACCRA racchiude l'abitacolo per due passeggeri, per i quali sono a disposizione una coppia di sedili da gara, display Motec C187 e sistema di acquisizione dati CAN. Bronco DR è compatibile con la trasmissione 10R80 del Ford Tough F-150; la coppia viene trasmessa tramite differenziale anteriore e posteriore a bloccaggio elettronico indipendente con rapporto di trasmissione finale di 4,70:1. I semiassi anteriori sono specialissimi RCV mentre il sistema di servosterzo elettrico con giunti a tirante interno aumenta decisamente l’agilità e il raggio di sterzata. Due grandi prese d'aria sui lati e un'altra sul tetto forniscono ulteriore raffreddamento al radiatore montato posteriormente. Infine, i freni a disco sulle quattro ruote sono quelli di serie, ma sono state montate aggiunge pastiglie di maggiori prestazioni migliorate.


"Bronco DR è il nostro SUV da corsa fuoristrada chiavi in mano definitivo, progettato per mettere gli appassionati al volante di una forza da corsa nel deserto. - ha affermato Mark Rushbrook, direttore globale di Ford Performance Motorsports - Questa collaborazione tra Ford Performance e Multimatic continua l'eredità delle corse nel deserto di Bronco, che risale alla vittoria assoluta nella Baja 1000 del 1969 di Rod Hall e Larry Minor su una Bronco di serie (NELLA FOTO). Bronco DR esiste per offrire agli appassionati di fuoristrada hardcore un 4x4 competitivo “chiavi in mano” per competere in eventi di corse nel deserto. - ha proseguito Rushbrook Siamo partiti dalla Bronco a quattro porte: la piattaforma e il telaio sono di produzione ma abbiamo modificato e ottimizzato ogni aspetto, costruendo il veicolo che gli appassionati di fuoristrada più esigenti desiderano".


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#cheroba

Per indurci in tentazione...

Più che essere soltanto un muscoloso guscio in fibra di vetro, l’estetica del DR si ispira alla tradizione, vuole garantire le massime prestazioni fuoristrada ma non dimentica il passato ed è quindi rifinito nella caratteristica livrea da corsa rosso, bianco, nero e blu. Dietro i pannelli in fibra di vetro stampati Bronco DR conserva il telaio e la struttura del modello di serie a quattro porte mentre per risparmiare peso il sistema di aria condizionata, altri comfort interni e tutti i vetri sono stati rimossi. Dei semplici pannelli laterali prendono il posto delle porte mentre il paraurti anteriore in tubolare metallico, così come una serie di altre caratteristiche, richiama l'attuale modello di produzione. L’abitacolo è stato appositamente progettato pensando alle gare ma presenta il familiare quadro strumenti del Bronco originale. Il palmares di corse nel deserto del Bronco parte dalla vittoria della Baja Hall-Minor 1969 ed è impreziosito dalle vittorie nella Baja 1000 nel 1967, 1969 (l'unica vittoria assoluta di sempre), 1971 e 1972, oltre a due vittorie nella Baja 500 nel 1970 e 1973. I modelli di Bronco successivi hanno continuato la leggendaria serie di vittorie con nove vittorie Baja 500 Class 3 dal 2004 al 2015 e 15 vittorie Baja 1000 Class 3 tra il 2002 e 2019… ma il Bronco DR arriva con una missione completamente diversa: offrire una soluzione da corsa “chiavi in mano” per concorrenti privati che vogliano divertirsi con un mezzo competitivo e affidabile in ogni angolo del mondo.


Uno dei Ford Bronco più famosi della storia è il Big Oly (nella foto d’epoca) che ha un'eredità pesantissima per le sue vittorie del ‘71 e del '72 nella Baja 1000 nelle mani di Parnelli Jones, famosissimo pilota di Indycar, e di Bill Stroppe. Big Oly ha vinto anche la Baja 500 e la Mint 400 nel 1973 ed oggi è ancora di proprietà di Parnelli Jones, che ha però deciso di metterlo in vendita in occasione dell’asta Mecum che si terrà a Indianapolis tra il 14 e il 22 maggio 2022. Parnelli possiede un’enorme collezione di automobili ed è passato alla storia in quanto vincitore di Indy 500 sia come pilota (1963) che come proprietario di team (1970 e 1971). Da segnalare che recentemente Saleen, famosa firma americana del tuning, ha messo in produzione una limitata serie di Bronco con una livrea che rende onore a quella di Big Oly (nella foto)

#ca!


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#chebella

Land Rover Defender P400e PHEV

SUA ALTEZZA


CON IL NUOVO DEFENDER SIAMO AL COSPETTO DI UN MODELLO E DI UN'AZIENDA CHE STA AVENDO IL CORAGGIO DI CAMBIARE, DI AGGIORNARSI E SVECCHIARSI, DI CAPIRE LE TENDENZE PERCORRENDO UNA NUOVA STRADA SENZA PERÒ DIMENTICARE IL LUNGO CAMMINO CHE L’HA PORTATA SIN QUI di Alessandro Camorali (titolare di Camal Studio)


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#chebella

Sua altezza


ome accade per il buon vino molto spesso bisogna avere pazienza prima di poter assaporare il miglior risultato. Al momento della sua presentazione credo che in molti abbiano storto il naso, è sempre molto difficile dare un colpo di spugna così forte ad un modello di automobile dal così grande passato. La Land Rover Defender, infatti, rappresenta un'icona dell'off-road, probabilmente genitrice stessa del termine. Un’immagine indistruttibile nella mente degli appassionati di auto, cruda ed essenziale, riconoscibile e affidabile in qualsiasi situazione, in qualunque parte del mondo. L'impero britannico ne ha permesso la sua facile divulgazione come dotazione essenziale per l'esplorazione, mezzo efficace nel deserto così come nella foresta, nella neve così come nel fango. Non esiste un safari africano senza Defender; non importa modello o anno di fabbricazione perché tanto Defender è sinonimo di sicurezza e affidabilità. Però i tempi cambiano e anche Defender aveva bisogno di affrontare l'ultimo dei grandi scenari, il più difficile ed esigente:la città.

Il nuovo Defender alza l'asticella anche in termini di robustezza in off-road e comfort su strada. La robusta piattaforma D7x di Land Rover (la struttura più rigida mai realizzata dal brand) supporta le tecnologie all-terrain più avanzate per offrire capacità inarrestabili. La sorprendente maneggevolezza rende la guida gratificante ed offre un comfort di prima classe su ogni superficie. Da segnalare infine che gli esperti Euro NCAP hanno assegnato alla Defender la valutazione massima di cinque stelle


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#chebella

Sua altezza


Un veicolo nato per essere libero, ma ora i progettisti e i designer inglesi dovevano rispondere alla necessità di realizzare un veicolo versatile sull'asfalto cittadino così come pronto a sporcarsi le ruote da vera 4x4, senza perdere la natura delle antenate. La sfida deve essere stata difficile per gli ingegneri tanto quanto per i designer. La nuova linea infatti corre sul sentiero del rinnovamento scelto dalla casa inglese. Un rinnovamento che significa design pulito e moderno, così come già per Velar prima e i nuovi Evoque e Range Rover poi. E quindi gli spigoli del passato lasciano spazio a nuove superfici, sempre squadrate nella forma generale ma impreziosite da sezioni più morbide e arrotondate, fondamentali per conferire quell'aspetto di modernità e “retro-futurismo” che ormai è divenuto moda in questo periodo. Il frontale sembra nascere da un unico volume, intarsiato e definito da calandra e fari in modo riconoscibile, iniziando e continuando il nuovo volto del family feeling Land Rover. La pulizia e la mancanza di tridimensionalitá però non abbandonano l'heritage della precedenti


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#chebella

Sua altezza


versioni, donandoci una interpretazione moderna del tema iconico a calandra arretrata e un disegno riconoscibile dei proiettori storici rotondi incastonati, tagliati e rielaborati. La versione a passo corto conferisce alla vista laterale una parentela stretta con il DNA avventuriero del veicolo mentre, nella versione a passo lungo, intravediamo il poliedrico SUV ricercato nel nuovo layout del veicolo urbano. I parafanghi si amalgamano in modo organico alla fiancata e strizzano l'occhio al trend moderno e meno radicale. Nel posteriore invece tutto è ancora maggiormente semplificato rispetto ai modelli del passato. I fanali non sono più sporgenti da una superfice piatta e verticale ma integrati in essa, rendendo ancora più cruda e netta la coda. La ruota di scorta, come sempre, rimane in bella mostra appesa in modo asimmetrico sul portellone… anche se la maggior parte dei suoi acquirenti probabilmente non sarò in grado di cambiarla! La vetratura laterale e il tetto hanno uno sviluppo orizzontale e parallelo rispetto alla linea di terra, così come tutte le altre linee dell'auto, donandole

Il nuovo Defender P400e iscrive il modello al gran ballo delle ibride plug-in. Spinto dall’accoppiata di un motore a benzina, quattro cilindri da 2,0 l itri, capace di 300 CV, e di un motore elettrico da 105 kW, alimentato da una batteria da 19,2 kWh, il P400e fornisce una potenza combinata di 404 CV, offrendo prestazioni e risposte di grande rilievo, garantendo la possibilità di viaggiare (in determinate condizioni) in “elettrico puro” per oltre 40 chilometri. L’auto offre una coppia notevole insieme a bassi costi di esercizio, con emissioni di CO2 di soli 74 g/km e bassi consumi, che in situazioni particolarmente favorevoli possono spingersi sino a 3,3 litri per 100 km


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#chebella

Sua altezza


Anche le prestazioni sono notevoli. Defender P400e è capace di scattare da 0 a 100 km/h in 5,6 secondi e raggiunge una velocità massima di 209 km/h. Di serie su tutti i modelli Defender P400e ci sono cerchi in lega da 20 pollici e sospensioni pneumatiche elettroniche. Tutte le varianti PHEV sono dotate di serie di un cavo di ricarica in modalità 3, mentre è disponibile anche un cavo in modalità 2 opzionale. Il cavo di ricarica in modalità 3 consente la ricarica all'80% in due ore, mentre in modalità 2 richiede circa sette ore per ricaricarsi all'80%. Utilizzando un caricabatterie rapido da 50 kW, il P400e si carica all'80% della capacità in 30 minuti


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#chebella

Sua altezza


un effetto "visiera" che ne circonda il perimetro intero. Gli interni sono “minimal” ma non basici, ogni cosa è stata studiata per riportare il cliente a quell'aspetto avventuriero ed essenziale dei primi modelli, utilizzando però materiali e finiture da vettura premium. Una plancia a sviluppo orizzontale, ove spicca un ampio schermo digitale nel mezzo, razionalizza gli spazi evidenziando la consolle del cambio posta subito a ridosso nella parte bassa e contenete i principali comandi per la guida in strada e fuori. Pannelli porta, sedili e tunnel centrale sono tutti realizzati cercando spigoli e forme geometriche basiche, trasferendo il tipico senso di carrozzeria spoglia, se pur invece morbida e ben curata nei materiali. Come detto in apertura l'operazione è di quelle che fanno sbarrare gli occhi ai puristi legati al passato mentre, a mio giudizio, guardando il nuovo Defender siamo al cospetto di un modello e di un'azienda che sta avendo il coraggio di cambiare, di aggiornarsi e svecchiarsi, di capire le tendenze percorrendo una nuova strada senza però dimenticare quella fino ad ora percorsa.

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#chebella

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S F U M AT U R E DI GRIGIO


Ferrari BR20 coupé V12 LA BR20 ENTRA A FAR PARTE DEL GRUPPO PIÙ ESCLUSIVO DELL’INTERA PRODUZIONE DELLA CASA DI MARANELLO, QUEI MODELLI UNICI CHE VENGONO DISEGNATI E FORGIATI ATTORNO ALLE RICHIESTE DI UN SINGOLO CLIENTE


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#chebella

1000 sfumature di grigio

na volta si chiamavano “fuoriserie”. Erano auto chiaramente derivate da un modello di serie ma che avevano alcune scelte stilistiche differenti, colori inusuali e tanta personalizzazione. Erano veramente qualcosa fuori dal comune, “fuoriserie” appunto. Oggi, in un mondo sempre più anglofono, “fuoriserie” appare un termine troppo datato, un po’ nostalgico e decisamente provinciale… e quindi chiamamole “one off”. Ma la sostanza resta quella di un modello unico, un po’ speciale e un po’ spavaldo, a seconda dei casi. Molte case si sono tuffate su questa nicchia, decisamente remunerativa sotto il punto di vista eco-


nomico e, probabilmente, ancor più remunerativa in termini di comunicazione e immagine del brand. La Ferrari, da alcuni anni ha dato vita al programma Progetti Speciali, volto alla creazione di vetture uniche, caratterizzate da un design esclusivo elaborato sulla base delle richieste del cliente, che diventa così proprietario di un modello realmente inimitabile. Ciascun progetto parte dall’idea del committente e viene poi sviluppata insieme a un team di designer del Centro Stile Ferrari. Dopo aver definito gli aspetti di design si passa alla realizzazione di dettagliati disegni tecnici e di un modello in scala, prima di iniziare la costruzione della vettura vera e propria.

Il processo richiede oltre un anno, durante il quale il cliente viene coinvolto in tutte le fasi di sviluppo e verifica progettuale. Il risultato di questa attività è una vettura che si fregia del logo del Cavallino Rampante ed è realizzata secondo i canoni di eccellenza che caratterizzano la produzione di tutte le auto della Casa di Maranello. L’ultima nata, che ha mosso i primi passi poche settimane or sono, si chiama Ferrari BR20. Si tratta di un bellissimo coupé V12 a due posti, sviluppato a partire dalla GTC4Lusso, che per filosofia e approccio stilistico rimanda alle magnifiche coupé Ferrari degli anni ’50/’60 senza però


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#chebella

1000 sfumature di grigio

cedere alla nostalgia, anzi riuscendo nell’impresa di coniugare eleganza senza tempo e sportività. La vettura, infatti, strizza l’occhio alle proporzioni e all’eleganza tipiche di alcune tra le dodici cilindri più iconiche della storia Ferrari, tra cui la 410 SA e la 500 Superfast. La BR20 è circa sette centimetri più lunga della vettura da cui è stata originata, grazie specialmente al trattamento dello sbalzo posteriore che crea una silhouette in grado di enfatizzare al massimo le proporzioni. Rispetto alla GTC4Lusso vengono rimosse le due sedute posteriori per ottenere una linea più dinamica dall’accentuato effetto fastback.

Uno dei punti cardine del processo di design della BR20 è stata la variazione radicale del volume dell’abitacolo, grazie alla quale i designer diretti da Flavio Manzoni hanno potuto immaginare proporzioni innovative volte a creare un tema di design degli esterni di grande forza e coerenza stilistica. La soluzione adottata per la forma dell’abitacolo crea un effetto simile a quello di una coppia di archi che lo percorre in senso longitudinale, dal montante A fino allo spoiler posteriore. Il volume posteriore degli stessi è stato scavato per creare un canale aerodinamico il cui sfogo viene celato dalla fascia posteriore nera sottostante lo spoiler.


Ma non è solo Ferrari a produrre vetture speciali in edizione limitata. Novitec, azienda tedesca specializzata nella elaborazione e personalizzazione delle auto di Maranello, offre ora un'esclusiva gamma di personalizzazioni per la coupé Roma. Il motore otto cilindri biturbo da 3,9 litri, messo a punto da Novitec, sprigiona ora una potenza massima di 518 kW / 704 CV e una coppia massima di 882 Nm, il che permette alla vettura un’accelerazione da zero a 100 km/h in solo 3,2 secondi e la spinge sino a 325 km/h. I componenti di miglioramento aerodinamico in carbonio conferiscono alla due porte un look da gara mentre si fanno ammirare anche le ruote forgiate da 21 pollici e 22 pollici, sviluppate in collaborazione con il produttore di cerchi americano Vossen. Gli interventi di Novitec comprendono anche modifiche alle sospensioni e la personalizzazione degli interni


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#chebella

1000 sfumature di grigio

Questa reinterpretazione moderna del tema dei “flying buttress” lega a doppio filo la BR20 agli stilemi caratteristici del Cavallino Rampante, propri sia della tradizione GT sia di quella delle vetture sportive del Marchio, come per esempio la 599 GTB Fiorano. Per alleggerire visivamente l’abitacolo la colorazione nera del tetto collega il parabrezza al lunotto, sollevato rispetto alla superficie del portellone posteriore come ad accompagnare il flusso dell’aria. Il paraurti posteriore muscolare ben si integra in un’auto dal look aggressivo come questa; i doppi fanali posteriori dialogano visivamente con i terminali di scarico, ribassati e incastonati in un prominente

diffusore aerodinamico dotato di flap attivi al sottoscocca. Anche i doppi scarichi tondi sono stati disegnati specificamente per la BR20. I dettagli in fibra di carbonio che punteggiano la vettura sottolineano le qualità dinamiche e il livello prestazionale che questa 4x4 è in grado di offrire. I copribrancardi, alti e sinuosi, rendono più dinamica la sezione inferiore della fiancata ed enfatizzano gli sfoghi d’aria anteriori sul passaruota, mentre l’ampia griglia anteriore è impreziosita da un elemento superiore in fibra di carbonio, che crea una continuità stilistica con altre recenti One-Off Ferrari.


E questa Daytona SP3 è l’ultima arrivata, un’altra meraviglia modenese che, sin dal nome, strizza l’occhio alla leggendaria tripletta del 1967 a Daytona e sottolinea l’intento di rendere omaggio agli Sport Prototipi di quel periodo. La vettura, in edizione limitatissima, entra a far parte del segmento ‘Icona’ che già comprende le Ferrari Monza SP1 e SP2. Il suo design si basa sull’armoniosa contrapposizione di contrasti: superfici plastiche e sensuali si alternano a linee decise che ricordano l’ingresso preponderante dell’aerodinamica nel design di auto da corsa degli anni ’60, come la 330 P4 o la 350 Can-Am. L'auto monta un motore V12 aspirato in posizione centrale-posteriore (architettura tipica delle vetture da competizione) che sviluppa 840 cv (dato che lo rende il più potente sinora prodotto da Ferrari), 697 Nm di coppia e un regime massimo di 9500 giri/min.. Il telaio è realizzato in materiali compositi (utilizzando tecnologie da Formula 1) mentre il sedile pone il conducente in una posizione di guida simile a quella di un’auto da competizione. Lo studio aerodinamico e stilistico è stato orientato alla massima efficienza tramite l’utilizzo esclusivo di soluzioni passive. Componenti inediti, quali i camini di estrazione sul fondo, rendono la Daytona SP3 la Ferrari priva di appendici attive più aerodinamicamente efficiente sinora prodotta. Tutto ciò permette alla Daytona SP3 di accelerare da 0 a 200 km/h in 7,4 secondi e da 0 a 100 in soli 2,85 secondi


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#chebella

1000 sfumature di grigio

Inusuale è invece il doppio inserto cromato laterale, che sottolinea ulteriormente la dinamicità dell’anteriore. L’identità della BR20 viene ulteriormente enfatizzata dalle stecche orizzontali della calandra che la caratterizzano notevolmente con il loro forte effetto di tridimensionalità. Innumerevoli sono gli elementi creati appositamente per questa vettura, tra cui i fanali anteriori ribassati e con luci diurne, più sottili rispetto a quelli della GTC4Lusso, che fanno sembrare il cofano anteriore ancor più lungo. Anche i cerchi da 20” con finiture diamantate


tono su tono sono stati disegnati esclusivamente per questo modello unico. Non sono da meno gli interni, che presentano una combinazione (accuratamente studiata in accordo con il cliente) di pelle in due tonalità di marrone e fibra di carbonio. I sedili rivestiti in pelle Heritage Testa di Moro presentano un motivo esclusivo sulla parte di specchiature frontali e cuciture argentate a croce ricamate sulle spalle. L’abitacolo è composto da un unico volume dal parabrezza al vano di carico posteriore, per fornire agli occupanti una sensazione di leggerezza e ario-

sità unica nel suo genere. I rivestimenti in rovere con inserti in fibra di carbonio adornano la panchetta posteriore, le maniglie interne e il pianale reclinabile, in grado di nascondere un’area di carico molto profonda. La One-Off Ferrari BR20 rappresenta anche una interpretazione moderna della storica arte della carrozzeria; la vettura centra l’obiettivo di trasformare un modello esistente in modo originale ed efficace, ispirandosi e al contempo rendendo omaggio ai valori fondamentali del Marchio, vale a dire passione e innovazione.

#ca!


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#chemacchina


Subaru Outback

EVOLUZIONE NON RIVOLUZIONE INTRODOTTA NEL 1995, L’OUTBACK È GIUNTA OGGI ALLA SUA SESTA SERIE ED IL COSTANTE SVILUPPO L’HA PORTATA A TRASFORMARSI DA UNA STATION-WAGON IN UNA CROSSOVER-SUV, PERFETTAMENTE IN LINEA CON LE TENDENZE ATTUALI. LA PIATTAFORMA BASE DELLA VETTURA È ORA TUTTA NUOVA MA I TRADIZIONALI “PLUS” TECNICI RESTANO TRAZIONE INTEGRALE PERMANENTE E MOTORE BOXER ASPIRATO


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#chemacchina

Evoluzione non rivoluzione

uando si pensa alla Outback si pensa ad un “classico” di casa Subaru che, come tutti i classici, non invecchia mai ma evolve continuamente. E’ come il tubino nero per le signore: va bene in ogni occasione e si porta su tutto. Outback ha tanto spazio, è affidabilissima, comoda, ha una trazione che ti porta ovunque, sempre e comunque. Certo le manca un po’ di brio e lo scatto non è tra le sue maggiori qualità ma è un prodotto molto sincero (nel senso che mantiene quanto promette), concreto, solido… e ora può vantare anche degli interni da applauso. Un grande passo avanti rispetto al passato, quanto Outback era soprattutto un’auto che faceva vanto della sua natura “off road” calata in una estetica cittadina. Certo le qualità da vettura “dura e pura” sono rimaste, anzi migliorate, ma la percezione di comfort ed eleganza che si vivono a bordo sono un grande valore aggiunto per questa sempreverde targata Subaru. Introdotta sul mercato nel 1995, l’Outback è giunta oggi alla sua sesta serie ed il costante sviluppo l’ha portata a trasformarsi da una station-wagon in una crossover-SUV, perfettamente in linea con l’evoluzione dei gusti della clientela internazionale. La piattaforma base della vettura è ora tutta nuova ma i tradizionali “plus” tecnici sono quelli di sempre: trazione integrale permanente e motore boxer aspirato.



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#chemacchina

Evoluzione non rivoluzione

Per rendere più silenziosa la vettura è stata modificata la struttura interna delle marmitte, la cui parte terminale è rivolta verso il basso e risulta invisibile guardando la vettura da dietro. Le protezioni termiche tra le marmitte e il fondo della vettura sono state realizzate in alluminio goffrato per aumentarne la rigidità e diminuire la quantità di calore trasmessa al sottoscocca. Queste modifiche hanno anche ridotto la resistenza aerodinamica del flusso dell’aria che scorre sotto la vettura. Ne hanno tratto beneficio sia la silenziosità che un minor consumo di carburante

Il design esterno non è originalissimo ma molto ben equilibrato, con dettagli di pregio che trasmettono sensazioni di qualità. La parte laterale della vettura è percorsa da una nervatura che parte dai sottili fari anteriori per arrivare a congiungersi con le luci posteriori e rafforza l’immagine di una vettura solidamente attaccata al suolo. La vista frontale rivela immediatamente che stiamo osservando una vettura della casa delle Pleiadi con elementi stilistici inconfondibili. Da segnalare la parte inferiore, disegnata a forma di spoiler a conferma dell’accurata ricerca aerodinamica di questa vettura. La stessa impronta stilistica della parte anteriore, la ritroviamo nel design del posteriore, ove le luci posteriori, anch’esse a forma di C rovesciata, sono incorniciate in nero per enfatizzare la loro luminosità quando sono accese. Il grande portellone posteriore è stato ampliato di 20 mm facilitando il carico di oggetti ingombranti e la sua apertura/ chiusura motorizzata è stata resa più agevole dal sistema Hands Free Power Rear Gate, che permette le operazioni senza mettere mano alle chiavi. Va ricordata anche la coppia di barre “porta tutto” montate sul tetto, a conferma che tutto in questa vettura è stato studiato per coniugare perfettamente eleganza e funzionalità. Seppur nascosti in un guscio esterno che, nonostante tutto comincia a mostrare il peso degli anni, gli interni della nuova Outback paiono decisamente eleganti, ben rifiniti, con materiali di qualità. Tutto all’interno di questa vettura è elegante, moderno e funzionale, a partire dai sedili,



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Evoluzione non rivoluzione

che possono essere regolati elettricamente, la ricerca del comfort è evidente e apprezzabile. La nuova Subaru Outback utilizza la piattaforma SGP (Subaru Global Platform) e ciò ha consentito di spostare alcuni cablaggi portandoli al di fuori dell’abitacolo, garantendo così maggior spazio a disposizione dei piedi dei passeggeri, aumentato di 34mm per entrambi i posti anteriori e di 33mm per quelli posteriori. Sono stati anche ottimizzati i condotti che portano l’aria all’interno dell’abitacolo, aumentando il flusso di conseguenza si è ridotto il tempo necessario al raggiungimento della temperatura impostata con l’impianto di climatizzazione. E sotto il vestito? Alla base di tutto sta la famosa trazione integrale permanente Subaru Symmetrical AWD, abbinata al motore 4 cilindri Boxer 2.5 litri aspirato, qui profondamente modificato per renderlo idoneo a funzionare rispettando le più restringenti norme antiinquinamentoEuro6d. Tutte le modifiche hanno avuto il duplice scopo di ottimizzarne il funzionamento e di alleggerirlo. Cambia il sistema di alimentazione che da “indiretto” diventa “diretto” con conseguente aumento del rapporto di compressione che passa da 10,3:1 a 12,0:1. Il cambio automatico CVT Lineartronic ha subito un accurato processo di affinamento che ha coinvolto praticamente tutte le componenti interne con il risultato di renderlo più efficiente e reattivo. La coppa dell’olio, realizzata in alluminio, alleggerisce



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Evoluzione non rivoluzione

il tutto unitamente ad una nuova pompa elettrica ottimizzata per il funzionamento in regime di Start & Stop. La Subaru Outback adotta l’esclusivo sistema di trazione integrale permanente Subaru Symmetrical AWD con Active Torque Split,insieme al quale intervengono il Vehicle Dynamic Control e l’Active Torque Vectoring. L’Active Torque Split si incarica di ripartire la coppia motrice tra le ruote anteriori e posteriori in funzione dell’aderenza e delle condizioni di marcia. Quando la vettura percorre una curva, questi sistemi controllano che l’auto mantenga la traiettoria impostata dal pilota. Quando necessario viene generata una coppia attorno all’asse verticale dell’auto azionando i freni delle ruote lato interno ed aumentando invece la coppia motrice applicata a quelle lato esterno. L’effetto combinato di questi due sistemi è quello di migliorare la stabilità evitando imbarazzanti sbandamenti. Una profonda rivisitazione ha riguardato anche le sospensioni sia anteriori che posteriori. La maggiore rigidità alla flessione ed alla torsione, assicurata dall’impiego della nuova piattaforma SGP è il presupposto dal quale sono partiti gli aggiornamenti, dato che la struttura di supporto del motore e delle sospensioni anteriori ha ora la forma di una traversa scatolata che congiunge le ruote anteriori, al posto della precedente a culla. Ora lo sterzo è più preciso e reattivo mentre si è ottenuta una considerevole riduzione del beccheggio e del rollio Nelle sospensioni anteriori, pur mantenendo lo schema MacPherson della serie precedente, le spinte dell’ammortizzatore e della molla sono state


L’EyeSight, esclusività del brand Subaru, rappresenta in un certo senso il fiore all’occhiello della casa delle Pleiadi nel campo della sicurezza attiva. Il suo funzionamento è oggetto di continui miglioramenti: con l’introduzione di nuove funzioni e rendendone più facile ed intuitivo l’utilizzo. Il sistema integra l’azione delle due telecamere stereo a colori poste nella parte superiore del parabrezza con i sensori radar che sorvegliano sia la parte posteriore e che la parte laterale/posteriore. Questi “occhi” intelligenti controllano a 360º quanto avviene intorno alla vettura interagendo con le varie funzioni dell’EyeSight


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Evoluzione non rivoluzione

L’Adaptive Cruise Control è una di quelle funzioni che è stata aggiornata per renderne più pratico e confortevole l’utilizzo nelle più diverse condizioni di traffico. È cambiata l’immagine che compare nell’MFD quando il sistema è in funzione. Ora è di colore bianco e mostra la velocità a cui è stato impostato e quella a cui la vettura sta viaggiando, se accodata ad un’altra auto. Viene controllata la posizione di veicoli che sopraggiungono da dietro e di quelli davanti e previsto il loro movimento relativo rispetto alla Outback. Così il sistema si può preparare a riprendere più prontamente l’andatura di crociera impostata, quando la corsia di fronte si libera e le vetture che ci seguono sono in posizione tale da non essere di ostacolo alla nostra manovra

separate ed ora interagiscono separatamente con lo chassis. Restando nella parte anteriore della vettura, troviamo uno sterzo tutto nuovo, detto VGR (Variable Gear Ratio) con servo-assistenza elettrica. Con questo sistema il rapporto di sterzata si modifica in funzione dell’angolo di sterzata: migliora sia il comportamento manovrando alle basse velocità, che il controllo e la stabilità alle alte. Per le sospensioni posteriori non è stato modificato lo schema generale, che resta a doppio braccio oscillante, ma sono state però apportate una serie di migliorie alle varie componenti. Sul fronte sicurezza, da sempre uno dei “pallini” di casa Subaru, va segnalato che la piattaforma SGP, utilizzata dalla nuova Subaru Outback, è stata oggetto di un intenso lavoro di perfezionamento per renderla più performante nei confronti di collisioni frontali, laterali e posteriori. È stata aumentata la percentuale di pannelli in acciaio ad alta resistenza posizionati in modo mirato con lo scopo di irrigidire la struttura. La quantità di questi pannelli passa da circa il 7% a circa il 10,4% ma senza aumentare il peso della vettura. Analoghi interventi hanno coinvolto la parte posteriore della vettura allo scopo di limitare la deformazione dello chassis in caso di urti posteriori, con particolare attenzione a scongiurare le perdite di carburante. In strada la Outback incassa senza scomporsi dossi e buche, il che sulle strade italiane è una



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Evoluzione non rivoluzione

Nello sviluppo di Solterra, il primo Battery Electric Vehicle del marchio Subaru, l’obiettivo era renderla un’auto che i clienti attuali possano percepire come una vera Subaru. Utilizzando il know-how coltivato con la rinomata Subaru Global Platform, Subaru Corporation e Toyota Motor Company hanno sviluppato insieme la piattaforma dedicata alle auto elettriche: la e-Subaru Global Platform.Ciò consente una dinamica di guida superiore, offre un'elevata stabilità e una maneggevolezza per rispondere in modo lineare alle azioni di sterzata del conducente. I pacchi batteria ad alta capacità sono posizionati sotto il pavimento e, utilizzando le batterie come parte della struttura, si ottengono un baricentro basso e un'elevata resistenza e rigidità del corpo. Solterra adotta un nuovo sistema che aziona le ruote anteriori e posteriori con motori separati. La risposta agile dei motori elettrici e la distribuzione flessibile della forza motrice tra anteriore e posteriore permette Solterra di sfruttare appieno la trazione delle quattro ruote e offre un’esperienza di guida che trasmette fiducia e tranquillità. Il lancio di Solterra inizierà entro la metà del 2022 in Giappone, USA, Canada, Europa e Cina

bella roba e al volante si vive una concreta sensazione di sicurezza anche in situazioni non del tutto abituali. La trazione integrale Subaru fa la sua parte e non tradisce (due le modalità specifiche X-mode dedicate alle superfici scivolose e a terreni tipo sabbia o fango), così come il controllo della velocità in discesa che abbiamo avuto modo di inserire. L’outback ti mette subito a tuo agio, dopo pochi minuti pare di averla avuta tra le mani da giorni e giorni, si lascia guidare, i comandi rispondono con immediatezza, sono facili e intuitivi. L’auto collabora senza prevaricare la volontà del guidatore. Lo sterzo consente un ottimo controllo sia in città che nel misto mentre le sospensioni fanno bene il loro lavoro, contenendo sia il rollio che il beccheggio. Certo non è un’auto sportiva e predilige andature a tutto relax, dove viene esaltato il piacere del viaggio… anche se non è una vettura molto risparmiosa sul fronte dei consumi (qui giocano le quattro ruote motrici permanenti). Il confort è notevole: l’abitacolo che è reso silenzioso dall’accurato impiego di materiali fonoassorbenti, da una elevata efficienza aerodinamica volta a ridurre turbolenze e da un motore che gira fluido e progressivo con una sonorità per nulla invasiva. Nel complesso ….. Outback è in grado di accompagnare i propri utenti nei loro spostamenti quotidiani piuttosto che a fare shopping o ad andare in vacanza, con l’esclusività di poter svolgere queste attività utilizzando un’unica vettura Attualmente le tre versioni di Outback sono sul mercato a 42.750, 45.000 e 48.750 Euro.


PRINCIPALI CARATTERISTICHE TECNICHE

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LONDON TO BRIGHTON VETERAN CAR RUN

THE RUN


LA “LONDON TO BRIGHTON VETERAN CAR RUN”, CHIAMATA SEMPLICEMENTE E AFFETTUOSAMENTE “THE RUN” DAI LONDINESI, NON È SOLO LA RIEVOCAZIONE DI UN EVENTO DEL 1896 MA UN VERO INNO D’AMORE VERSO L’AUTOMOBILE E LA LIBERTÀ DI VIAGGIARE


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The run

entre una Londra insolitamente mite era ancora avvolta dall'oscurità, quasi 300 pionieristiche auto d'epoca, i loro intrepidi autisti (e passeggeri) e nugoli di entusiasti sostenitori si sono riuniti ad Hyde Park nel primo mattino di domenica 7 novembre. Con evidente impazienza stavano tutti aspettando l'alba, per dare finalmente inizio alla straordinaria RM Sotheby's London to Brighton Veteran Car Run 2021… chiamata semplicemente affettuosamente “The Run” dai londinesi. Ma per capire con quale passione e dedizione gli inglesi seguono ogni anno la rievocazione della London to Brighton bisogna fare un passo indietro e un ripasso di storia. Sono infatti trascorsi ben 125 anni dall'originale Emancipation Run, che si tenne nel 1896 per celebrare il Locomotives on Highways Act, approvato poco prima dal Governo di Sua Maestà. Quella legge aveva aumentato il limite di velocità per le "locomotive leggere" (da 4 a 14 miglia orarie) e aveva abolito la necessità di avere uomo che camminasse davanti a quei mezzi sventolando una bandiera rossa e avvisando la popolazione del’imminente arrivo di una temeraria locomotiva stradale. E proprio ricordando e festeggiando quella boccata di libertà che la rievocazione odierna inizia sempre con lo strappo simbolico della bandiera rossa. Un rituale eseguito in questo importante 125° anniversario dall'uomo più veloce della terra,



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The run


il Wing Commander Andy Green affiancato da Ben Cussons, Presidente di quel Royal Automobile Club custode di quello che è l'evento automobilistico più longevo del mondo. All'arrivo delle prime luci del giorno un pacchetto di biciclette a motore e pedali, precedenti al 1905, a lasciato la linea di partenza diretta anche a Brighton, seguito poco dopo (esattamente alle 07:06) dal primo lotto di “carrozze senza cavalli”. I primi veicoli vittoriani, baciati dal sole velato del primo mattino, si sono fatti strada attraverso Wellington Arch, giù per Constitution Hill, oltre Buckingham Palace, Admiralty Arch e Whitehall in Parliament Square. Qui il percorso di 60 miglia si è diviso in due alleviando così la congestione del traffico nel sud di Londra. La metà dei coraggiosi partecipanti ha seguito il tradizionale percorso oltre il Big Ben e il Westminster Bridge, passando per Kennington, Brixton e Streatham Common; l'altra metà ha viaggiato attraverso Lambeth Bridge e poi attraverso Vauxhall, Clapham Common e Tooting. I due percorsi si sono poi riuniti appena a nord di Croydon, con l'intera “magico” gruppo riunito verso le sfide dei South Downs e infine verso il lungomare di Madeira Drive a Brighton. Tra i primi a lasciare Hyde Park va segnalato un Lutzmann monocilindrico da 4 CV risalente agli albori dell'automobilismo (1896!!!), seguito dall'unico Raynaud al mondo, un bicilindrico da 8 cavalli dello stesso anno.


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The run

Un altro veicolo degno di segnalazione era senz’altro la sempre popolare Salvesen Steam Car, che è fondamentalmente una locomotiva a vapore “stradale”, completa di fuochista che spala carbone nella fornace della caldaia e suggestivo fischio a vapore. Applauditissima anche una nutrita serie di primitivi tricicli motorizzati, completi di cavalieri e passeggeri in costume d'epoca. A seguire un'incredibile varietà di macchinari antichi, ai loro tempi estremamente innovativi e sperimentali: alcuni dotati di volante, altri con timone di ispirazione navale, alcuni azionati da motori a benzina, altri a vapore e altri ancora da motori elettrici e pesantissime batterie. La diversità dei propulsori dimostra lo spirito innovativo dell'industria di allora e dimostra come diverse fonti di propulsione gareggiavano per presiedere il prossimo secolo di sviluppo dell'auto. Ironia della sorte… si tratta dello stesso dilemma che il mondo dell’auto deve affrontare ora, più di un secolo dopo. E, quasi a sottolineare i cambiamenti che la mobilità sta attualmente affrontando, le auto di servizio quest'anno erano auto Toyota Mirai spinta da celle a combustibile di idrogeno. Come sempre lo spettacolo della London to Brighton è stato straordinario, senza eguali al mondo. Una testimonianza vivente, quasi commovente, di un'epoca passata in cui la tecnologia automobilistica era agli inizi, ben prima che molti veicoli avessero


A precedere The Run era stato, sabato 6 novembre, il Regent Street Motor Show, che ha trasformato la principale via dello shopping londinese in una vetrina automobilistica di ieri e di oggi, ed è stato capace di attirare centinaia di migliaia di visitatori. Organizzato per la prima volta nel 2005, l'annuale Regent Street Motor Show si è come sempre svolto in luoghi iconici, tra Piccadilly Circus e Oxford Circus, e ha offerto ai cittadini un fantastico intrattenimento a tema automobilistico


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The run


tettucci protettivi o semplici parabrezza… per non parlare di comfort come il riscaldamento o la radio. Dotata di un fascino così eccentrico e di una storia incredibile, The Run non invecchia mai e attira sempre grandi folle lungo l'intero percorso e una partecipazione mondiale. Le iscrizioni di quest'anno includevano auto provenienti da Austria, Belgio, Francia, Germania, Olanda, Hong Kong, Irlanda, Italia, Portogallo, Sud Africa, Svezia e Svizzera, oltre a 10 dagli Stati Uniti. In totale, 87 marchi diversi che (in ordine alfabetico) andavano da Albion e Alldays a Winton e Wolseley; alcuni (come Cadillac, Renault, Vauxhall e Mercedes) sono ancora ben noti oggi, ma la stragrande maggioranza si è persa nella storia. Dopo lo “strappo” della bandiera rossa e in completo contrasto con i suoi eroici trascorsi (quando superò le 760 miglia all'ora per rompere la barriera del suono con il Thrust SSC nel 1997) Andy Green ha guidato con trepidazione una Stanley del 1904 a vapore che ha recentemente acquistato: "Ero già stato un fortunato passeggero in precedenti edizioni, ma guidare la tua auto ti dà un incredibile senso di realizzazione. - ha detto Green - La cosa più notevole di questo evento, però, è il pubblico. Ci sono centinaia e centinaia di persone ad Hyde Park per salutarti, altre migliaia sui marciapiedi a Londra ed è la stessa cosa in tutti i villaggi. Non si tratta solo di poche persone con alcune vecchie auto bizzarre a novembre; tutto questo è molto, molto di più.


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The run

The Run – ha proseguito Green – è qualcosa di magico, che fa sorridere e salutare un gran numero di persone. Non riesco a pensare a nessun altro evento che porti tanta felicità a così tante persone lungo 60 meravigliose miglia. È un grande privilegio potervi partecipare”. E c’è da dire che, spettacolo e folclore a parte, la stragrande maggioranza dei 286 partenti ha completato il viaggio verso Brighton ben prima della scadenza massima delle 16,30 e tutti hanno meritato l'ambita medaglia dei “finisher”. La prima auto a raggiungere il soleggiato lungomare del Sussex è stata la Mors del 1902, vettura francese a quattro cilindri, guidata da Stuart Evison, che ha completato il viaggio dalla capitale alla costa in poco meno di tre ore. Un altro dei “finisher” degni di nota è stato il sempre popolare Genevieve, una Darracq del 1904 dell'omonimo film commedia britannico degli anni '50. Sebbene The Run non sia notoriamente una gara, esiste pur sempre una prova di regolarità, che a fornito un elemento competitivo. Viene richiesto ai partecipanti di mantenere rigorosamente una velocità media preselezionata per il tratto tra Croydon e Redhill. Il vincitore quest’anno è stato il concorrente austriaco Andreas Melkus, alla guida di una bella Oldsmobile del 1902, che ha coperto la sezione di 10.7 miglia in 35 minuti e 45 secondi, a cinque secondi soltanto dal suo tempo target.



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The run

C’era anche un po’ di Italia in questa edizione della London to Brighton, grazie alla partecipazione di Alessandro e Alberto Ciapparelli con la sua bellissima Oldsmobile del 1902: “Partecipare a questo evento era un desiderio che covavo da tempo - ci ha confidato Alessandro Ciapparelli - e questa presenza è stata un po’ il coronamento di un sogno. La manifestazione è bellissima, l’atmosfera incredibile… ma è anche abbastanza stressante per via degli orari molto stringenti e della enorme massa di concorrenti. Purtroppo non ce la siamo potuta godere fino in fondo perché la nostra Oldsmobile soffre a… stare ferma! Già all’alba, la lunga fila (quest’anno era circa 300 i partecipanti!) per raggiungere la partenza ad Hyde Park è stata un po’ problematica. Poi, una volta partiti, sono state le lunghe file ai tanti semafori a mettere definitivamente in crisi il raffreddamento e ci siamo dovuto ritirare a causa di una bronzina. Ma di certo non mi arrendo, sia io che la mia Oldsmobile a Brighton ci vogliamo arrivare. Ci riproveremo!”


Insieme a Green e Melkus anche il Presidente Ben Cussons è stato uno dei tanti ad assaporare un indimenticabile arrivo sull’affollata costa di Brighton (e un “caldo” benvenuto offerto dal whisky single malt di Aberfeldy) dopo un viaggio tranquillo a bordo di un Mors del 1901 di proprietà del Royal Automobile Club: "Sarebbe difficile immaginare un giorno più perfetto, - ha dichiarato Cussons - la RM Sotheby's Veteran Car Run incarna il vero spirito dell'automobilismo ed è sempre gratificante vedere che la passione e l'entusiasmo per queste auto pioniere sono più forti che mai. Il meteo è stato davvero clemente quest'anno, il che fa una grande differenza per questi tipi di veicoli straordinari, e ho visto molte facce sorridenti tra i nostri partecipanti… molti dicono che questa è stata la loro migliore partecipazione di sempre. Vorrei - ha proseguito Cussons - ringraziare ancora una volta tutte le persone che si sono date da fare per rendere così speciale questo evento del 125esimo anniversario. I ringraziamenti devono andare prima a tutti coloro che tengono in funzione queste fantastiche auto e poi a tutti i commissari e ai volontari che hanno reso un vero piacere guidare da Londra a Brighton. Il mio ultimo ringraziamento va al sorprendente numero di spettatori che, come sempre, hanno invaso il percorso dall'inizio alla fine, offrendo un favoloso supporto e incoraggiamento a tutti noi che seguiamo le tracce di quegli incredibili pionieri che per primi si sono messi in strada per Brighton 125 anni fa.”

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Il futuro dell’Endurance

L’ E T À

DELL’ORO

QUAL È IL FUTURO DELL'ENDURANCE CON LE NUOVE REGOLE HYPERCAR, IN PARTICOLARE NELLA DECLINAZIONE LMDH? MAX ANGELELLI, CHE DOPO LA FINE DELLA CARRIERA DA PILOTA SI OCCUPA DEI RAPPORTI CON LE CASE COSTRUTTRICI PER DALLARA, CI SPIEGA QUALI SONO LE CARATTERISTICHE E LE ASPETTATIVE


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L'eta dell'oro


uella che sta per arrivare per l’Endurance sembrerebbe un’era dell’oro. Oltre alla Toyota, che ha dominato (praticamente da sola) il primo anno della formula Hypercar, nuovi contendenti si apprestano ad entrare in gioco utilizzando sia il regolamento per prototipi “costruiti da zero”, come per l’appunto Toyota, Peugeot e Ferrari, sia quello LMDh, che a costi nettamente inferiori, promette performance bilanciate e ha già calamitato l’interesse di tanti player. In primis il gruppo Volkswagen con i marchi Audi, Lamborghini e Porsche, ma anche Renault, Honda, Cadillac e BMW, tutte pronte a debuttare tra 2023 e 2024. Le regole LMDh prevedono la possibilità di realizzare prototipi basati sull’esistente classe cadetta LMP2 e

“potenziati” con motori differenti per ogni marchio, oltre a estetica e aerodinamica personalizzate. E in questa rivoluzione per le gare di durata l’Italia avrà un ruolo da protagonista grazie a Dallara che svilupperà la propria LMP2 in LMDh per due costruttori, BMW e Cadillac-General Motors. A capitanare questi progetti ci sarà Max Angelelli, ex pilota e ora manager, che di gare di durata se ne intende parecchio. Plurivincitore in IMSA e campione GrandAm, dopo il ritiro dalle corse è entrato in Dallara con un ruolo manageriale, fungendo da interfaccia con le case automobilistiche. Prima di tutto, cosa fa Max Angelelli oggi, dopo la fine della carriera da pilota? “Mi occupo in particolare della gestione dei


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L'eta dell'oro

rapporti con alcune case automobilistiche, nel mio caso sono sette. Il mio lavoro è raccogliere le loro necessità, e stabilire come lavorare insieme, analizzando idee e sinergie sui progetti”. Come è nata la tua collaborazione con Dallara? “Già quando correvo ho sempre pensato al dopo e non ho fatto altro che osservare i miei colleghi più "anziani". C’era chi si inventava nuove attività, e magari altri che sperperavano tutto. Ho osservato chi trovava le aperture migliori, guardando la loro carriera a ritroso. Sono fortunato a fare parte di una generazione che ha avuto una carriera lunghissima, con tanti campioni, che poi in un certo senso si sono ritrovati dopo in vesti diverse, come Maassen, McNish e altri. Sono sempre stato inna-

morato di tecnica e ingegneria, il concetto di lavorare su un’auto nuova, i problemi da risolvere… Devo ringraziare Giampaolo Dallara, Andrea Pontremoli e Aldo, per quest’opportunità, e spero di poterli ripagare”. Parliamo di endurance, sembra di essere all’inizio di una nuova era… “E’ entusiasmante vedere una rivoluzione in atto ed essere tra i protagonisti. E’ un’ondata simile a quella che avevo visto nel 1999. Osservare i nomi delle Case coinvolte quell’anno era qualcosa di straordinario… ma purtroppo è durato poco. Oggi, c’è una nuova chance”. Oltre alla capacità di contenere i budget,



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L'eta dell'oro


quali sono secondo te gli elementi più importanti di questa rivoluzione? “Il contenimento dei costi è fondamentale. Se alle case automobilistiche dai la possibilità di correre spendendo cifre ragionevoli, ci saltano dentro, ma se correre in Endurance significa spendere centinaia di milioni (più della F.1)… semplicemente scappano. E fanno bene. I pilastri principali sono due. Il primo è il messaggio comunicativo, la possibilità di essere rappresentati anche visivamente, con stilemi che promuovono il DNA della casa automobilistica, e un motore che può derivare dalla produzione di serie. Il secondo è il BOP, che va intesoin modo corretto; non come qualcosa di artificioso, ma

come una linea invisibile sulla quale è in grado di rimanere il più bravo. E se un costruttore realizzerà una cattiva vettura, non arriverà mai a quella linea”. Le regole LMDh hanno riscosso molto successo, qual è la filosofia alla loro base? “La filosofia è quella tipicamente americana che già era alla base delle DPi, ovvero permettere di correre con cifre ragionevoli. Questo vale sia per il tipo di piattaforma e approccio tecnico, ma anche per la gestione stessa delle gare. Non ha senso spendere milioni per trovare due decimi quando poi viene data una bandiera gialla e hai cinque macchine davanti da doppiare. Il punto è trovare l’efficienza complessiva”.


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L'eta dell'oro

Si è chiusa in Bahrain con un atteso successo Toyota la prima stagione delle regole Hypercar. La categoria ha visto solo tre vetture presenti a tutte le gare. Per l’appunto le due GR010 e una Alpine, in realtà una vecchia LMP1 ammessa in deroga. Anche nelle tre corse a cui hanno partecipato le Hypercar Glickenhaus, non c’è stata storia contro Toyota. Si è trattato del secondo mondiale consecutivo per José Maria Lopez, Kamui Kobayashi e Mike Conway, capaci anche di trionfare per la prima volta a Le Mans dopo la sfortuna del passato. Anche per il 2022, ci si attende un esito simile, mentre dal 2023, con l’arrivo di numerose altre case, la strada per i giapponesi sarà assai più complicata


Nel caso di General Motors ci si può immaginare che abbiano voluto continuare con Dallara dopo la positiva esperienza IMSA, ma come è nato l'approccio con BMW? “E' nato tutto da una visita che feci per cercare di capire se ci fosse la possibilità di salire di grado, dato che erano confinati sul mondo GT. Dopo il cambio di governance, hanno fatto un serio studio su quattro costruttori, con delle valutazioni approfondite. Non è solo una questione di soldi, c'è stata un'indagine completa, tecnica, economica a anche di storia e persone”. E’ però inevitabile che chi scelga il concetto più costoso si aspetti di avere maggiori risultati? “In questa formula non sei obbligato a spendere

centinaia di milioni. Nessuno ha l’obbligo. Se qualcuno sceglie di spendere per avere dei vantaggi che considera importanti, buon per lui, ma comunque sarà soggetto al BOP e alle regole sul cost cap”. Il concetto base della LMDh è quello della “spine”, ovvero della vettura LMP2 che ne fornisce la base e ha costi contingentati. Ma non potrà accadere che qualcuno realizzi una “spine” costosissima senza poi offrirla realmente ai privati e, lavorando con un solo marchio, diventando di fatto iperufficiale? “In primo luogo, l’esclusività con questo regolamento non esiste, ogni costruttore LMP2 deve dare la possibilità al marchio che glielo chiede schierare delle vetture. E tutti e quattro i costruttori si devono impegnare a produrre e vendere le LMP2.


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L'eta dell'oro


Non si può fare una “spine” da due milioni e vendere le auto a 500.000 euro come da cost cap. Sarebbe contro lo spirito delle regole”. La governance quindi sarà fondamentale… “IMSA e ACO hanno messo a disposizione due piattaforme, hanno dato l’opportunità alle case di prendere in esame due tipologie. C’è chi ne ha scelta una, e chi l’altra… per agioni interne, di costi, di opportunità… non è importante. Ma il fatto che la stragrande maggioranza abbia detto di si non ha precedenti. Adesso che le case hanno raccolto l’invito, tocca a IMSA e ACO confermare le promesse. Ci deve essere una

parità, senza vantaggi ingiusti, altrimenti non funziona. Ci stanno lavorando, e ho fiducia”. Cosa trova oggi una casa automobilistica in Dallara? “Quello che una casa trova in Dallara sono soprattutto la competenza e il livello di tecnologia, che non sono solo al passo coi tempi ma vanno oltre. In Dallara si usano sistemi così all'avanguardia, che una casa automobilistica non riesce a dotarsene; parliamo di compositi, meccanica, aerodinamica e delle loro applicazioni. Per le gare, ma soprattutto per il prodotto. Perché se nell’ambito racing ci sono vincoli regolamentari per limitare le tecnologie, al contrario nell'automotive c'è molta più libertà...”.

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Kia EV6

I N N O VA Z I O N E E ISPIRAZIONE


RISULTATO DELL'IMPEGNO DI DESIGNER E PROGETTISTI QUESTA NUOVO “CROSSOVER” È INTERESSANTE DA MOLTEPLICI PUNTI DI VISTA. NON OFFRE SOLO ELEMENTI STILISTICI FRIZZANTI E TECNOLOGIA DI PRIM'ORDINE, MA SI CALA PERFETTAMENTE (E CON COMPETENZA) NEL "MONDO REALE" di Marco Cortesi


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#chenovità

Innovazione e ispirazione

EV6 è la convincente proposta di KIA per la nuova generazione della mobilità elettrica. Una vettura affascinante e bilanciata, che affianca "primizie" tecniche e di design con un pacchetto complessivo pensato con in mente il “mondo reale”. Dopo l’arrivo sul mercato della Hyundai Ioniq 5, anche Kia ha così presentato ufficialmente la propria proposta per il mercato elettrico "premium" di nuova generazione. Progettata e sviluppata sulla piattaforma ElectricGlobal Modular Platform (E-GMP) condivisa con la "cugina" coreana, la EV6 rappresenta un pilastro chiave nella nuova strategia di Kia. Il risultato dell'impegno di designer e progettisti è un crossover interessante da molteplici punti di vista, che non offre solo elementi stilistici frizzanti e tecnologia di prim'ordine, ma anche una grande completezza e competenza nel "mondo reale". Anzi, proprio da questo punto di vista Hyundai e KIA stanno spingendo con forza. Le loro proposte si posizionano senza mezzi termini al vertice della nuova generazione di vetture "nate elettriche" sia per il lato tecnico, sia soprattutto per quello più concreto ed esperienziale. Il design della EV6 rappresenta al meglio questa filosofia: è attuale e innovativo ma non forzatamente high-tech. Pur con tanti tocchi di modernità, sia funzionali che di materiali, il feeling interno è sicuramente più da autovettura che da astronave, con il risultato di un abitacolo spazioso e accogliente. I due display da oltre 12 pollici non sono invasivi e i materiali, in particolare quello della plancia, pur essendo "duri" come normale nella nuova generazione di vetture, sono studiati per essere piacevoli sia alla vista, sia al tatto.



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Innovazione e ispirazione

La presentazione della EV6 è stata accompagnata dall'esibizione di un'installazione artistica degli architetti Ludovica e Roberto Palomba. Battezzata “Moving Inspiration”, si tratta di un’opera di light design per celebrare ed esaltare l’essenza della nuova auto, sottolineandone le forme tramite un fascio di luci al neon


Kia ha offerto un primo assaggio della Sportage quinta generazione. Uno dei modelli più iconici della casa, venduto da quasi trent'anni in oltre 5 milioni di esemplari, si rinnova con un look high-tech dominato da fari "a boomerang" e spigoli vivi. All'interno la Sportage erediterà la configurazione con doppio schermo da 12,3 pollici. La nuova piattaforma potrà accogliere ibridi mild, full e plug-in con potenze da 136 a 265 cavalli. Tra le novità più interessanti, l'arrivo delle sospensioni adattive, oltre all'affinamento dei sistemi di assistenza alla guida


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#chenovità

Innovazione e ispirazione

All'esterno, la versione base è quella con la linea più pulita, mettendo in luce l'anima vera del disegno "scolpito" dal libanese-canadese Karim Habib, ex pupillo di Chris Bangle in BMW e autore del nuovo filone della casa coreana. Tanta ricerca aerodinamica e l'uso del nero per "alleggerire" le superfici caratterizzano ulteriormente il disegno. L'esperienza di guida non è certamente sportiva, questa è una vettura che bada molto al comfort. Tuttavia l'handling è preciso e prevedibile, anche grazie al sincero MacPherson anteriore e al multilink posteriore a cinque leve. Per quanto riguarda le prestazioni, la base da 228 cavalli si difende bene nell'allungo. Se messa alla frusta un uso intensivo, le quasi due tonnellate della EV6 si sentono e manca un po' di effetto “wow” tipico delle ammiraglie elettriche. Ciò però si riflette (positivamente) sull'autonomia. La base con trazione posteriore percorre fino a 528 chilometri WLTP contro i 506 dell'integrale GT Line, da 325 cavalli e 5.2 secondi da 0 a 100. In arrivo c'è però anche la versione GT da 585 cavalli!!! Per la ricarica, c'è la possibilità di arrivare fino a 800 volt passando dal 10 all’80% in soli 18 minuti. Il tutto a patto di trovare una delle rarissime colonnine super veloci. In corrente alternata (oltre il 95% della rete) si arriva in trifase ad un massimo di 11kW. Particolarmente interessante la possibilità di utilizzare la carica dell'auto in modo bidirezionale, per rifornire altri veicoli o alimentare attrezzature. Competitivi i prezzi con 49.500 euro di partenza. Di serie per tutte le versioni la guida autonoma di secondo livello e un completo pacchetto di ADAS. Sulla GT Line poi si aggiungono HUD con realtà aumentata e assistenza al cambio corsia.


#ca!


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#chestoria

Very BRITISH! “Romeo Ferraris Experience”


ROMEO FERRARIS HA APERTO LE PORTE DELLA SUA SEDE PERMETTENDO A CLIENTI E GIORNALISTI DI SCOPRIRE DA VICINO I GIOIELLI DI FAMIGLIA… A PARTIRE DA UNA PICCOLA E SORPRENDENTE CATERHAM


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#chestoria

Very British!

atmosfera, la foschia e la temperatura erano davvero molto “british” sabato 13 novembre in quel di Opera, nei pressi di Milano. Niente di meglio quindi per un breve “assaggio”, nelle sue varie versioni, di una piccola-grande vetturetta inglese doc quale la Caterham Seven. L’opportunità è stata offerta da “Romeo Ferraris” che ha aperto le porte della sua sede con un evento di grande successo, battezzato "Romeo Ferraris Experience". Nell’occasione una selezionata lista di clienti e giornalisti hanno avuto l'opportunità di osservare e apprezzare da vicino le varie attività dell'azienda, con vetture in esposizione e la possibilità di test drive. Regina dell’evento è stata la Caterham Seven 170, il nuovo modello entry-level del marchio britannico di cui Romeo Ferraris è importatore ufficiale e concessionario per l'Italia. Ospite speciale è stato quindi Olivier Jouanne, responsabile Caterham per il territorio l’Europa Occidentale, che ha lanciato l’avvento di Romeo Ferraris come rivenditore autorizzato per l’Italia dell’iconico marchio britannico. La Seven 170 è indiscutibilmente la più piccola della famiglia Caterham e tuttavia, come le sorelle maggiori, non tradisce il fascino, lo stile e lo spirito delle vecchie Lotus 7, da cui ha preso le mosse l’avventura Caterham. Dal peso di appena 440 chilogrammi, la Seven 170 si distingue per il propulsore Suzuki da 3 cilindri e 660cc. di origine motociclistica, un propulsore compatto, leggero, che garantisce divertimento e, al contempo, consumi assai contenuti.



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Very British!

Probabilmente i puristi storceranno il naso ma anche Morgan vira verso l’elettrico. Per farlo ha recentemente nominato di Matthew Hole quale Chief Technical Officer e Head of Electrification. Questo passo è strategicamente cruciale nella transizione di Morgan verso l'elettrificazione e i futuri veicoli elettrici, che vedranno Hole responsabile di tutte le funzioni di ingegneria e progettazione. Matthew è un riconosciuto specialista di elettrificazione, con una vasta esperienza nello sviluppo di propulsori EV per una serie di produttori automobilistici, e porta con sè una vasta conoscenza per sviluppare la prossima generazione di auto sportive Morgan



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Very British!

"Abbiamo voluto aprire le porte della nostra sede (rispettando le vigenti normative anti-Covid) con una selezionata lista di invitati – ha dichiarato Michela Cerruti, Romeo Ferraris Operations Manager – per mostrare a tutti il nostro lavoro e ciò che siamo capaci di realizzare, oltre ad organizzare i test drive con protagonista la nuova Caterham Seven 170”. Oltre alla possibilità di provare la “piccola” l’importatore milanese ha messo a disposizione per i test drive anche le più prestazionali Caterham Seven 485 e 485 CSR mentre, ad arricchire la “Romeo Ferraris Experience”, è stato possibile analizzare da vicino anche le vetture Morgan Motors, altra storica casa inglese della quale “Romeo Ferraris” è divenuta concessionaria esclusiva per l’Italia. Erano presenti i modelli Plus Four e Plus Six… ma di queste meraviglie parleremo più diffusamente in un’altra occasione. “Oggi abbiamo accolto tanti ospiti speciali – ha proseguito Michela Cerruti – respirando tutti assieme la passione che ci accomuna. Abbiamo vissuto una giornata davvero fantastica che ci ha dato una grande spinta nel proseguire, con ancora più motivazione, sulla strada intrapresa su ogni fronte di attività dell'azienda. Crediamo che il concetto di “Romeo Ferraris Experience” ci permetta in qualche modo di rappresentare che cosa significhi la nostra realtà. Posso già dire che, visto il successo, torneremo ad organizzare eventi di questo genere, per essere il più inclusivi possibile".


#ca!


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Nasce in California

IL FENOMENO

RIVIAN


SVILUPPATORE DI TECNOLOGIA PRIMA ANCORA CHE DI AUTOVEICOLI. PROPRIO QUESTO È IL MOTIVO PER CUI VEDIAMO QUESTO NUOVO BRAND AMERICANO GALOPPARE IN BORSA OLTRE OGNI PREVISIONE


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Il fenomeno Rivian


destato grande scalpore la cavalcata che ha caratterizzato le prime settimane di quotazione in borsa di Rivian. Ma come, un costruttore neonato, con forti perdite di esercizio, in pochi giorni arriva a valere più di 130 miliardi di dollari? Più di Volkswagen (che vale circa 129 miliardi), più della stessa Ford (circa 76) che tra l’altro in Rivian ha investito circa 500 milioni e ne possiede il 13%… Sembrerebbe incredibile ma è così. Pare che Wall Street abbia definitivamente promosso il concetto che la mobilità stia rapidamente cambiando e quindi il successo potrebbe arridere più facilmente (e rapidamente) ad una start up iper-tecnologica come Rivian (che tra i principali soci vanta pure Amazon) piuttosto che a colossi un po “ingessati”, come la stessa VW o General Motors. Del resto il successo di Tesla ha segnato la via. Sta di fatto che in queste settimane Rivian ha appena cominciato a consegnare i suoi primi prodotti… ma è già il terzo produttore mondiale di automobili per capitalizzazione, preceduto solo da Toyota e proprio da Tesla, l’azienda che ha dimostrato con i fatti che puntare sul “futuro” spesso lo fa diventare rapidamente “presente”. Fondata nel 2009 dall’ingegner R.J. Scaringe, Rivian deve il suo nome a "Indian River", il fiume che ha segnato l’infanzia di Scaringe in Florida, mentre il logo dell'azienda è un'interpretazione di una bussola, che suggerisce l'avventura.


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Il fenomeno Rivian


Gli uffici di sviluppo e progettazione veicoli sono a Plymouth (Massachusetts) ma il cervello della società, i centri di ricerca su batterie, gruppo propulsore, comandi e guida autonoma si trovano in California, a Irvine e San Jose, mentre l’impianto di produzione è a sud di Chicago, a Normal, Illinois. Rivian impiega attualmente uno staff di circa 600 dipendenti nelle sue cinque sedi ed è salita alla notorietà poco tempo fa, soprattutto in virtù dei pesanti investimenti da parte di Ford e soprattutto di Amazon. I veicoli Rivian non sono novità assolute, essendo già stati presentati alcuni anni fa, ma ora dopo un lungo periodo di incubazione, stanno arrivando sul mercato sia il pickup elettrico Adventure R1T che il SUV elettrico R1S. E c’è da dire che con il suo pickup Rivian sfida frontalmente Tesla, che sta accumulando un preoccupante ritardo in un segmento che, per il mercato americano, rappresenta circa un terzo delle vendite. La base comune di R1T e R1S è la piattaforma “skateboard”, che fa coesistere in modo razionale ed efficiente il pacco batterie, le unità di trasmissione, le sospensioni, i sistemi frenanti e termici. Tutto ciò al di sotto dell'altezza delle ruote, lasciando lo spazio sopra per gli occupanti e le loro attrezzature. Questa architettura offre un baricentro basso (che favorisce l'agilità e la stabilità del veicolo) e si abbina a una sofisticata architettura di sospensioni a doppio braccio oscillante (di lunghezza disuguale)


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Il fenomeno Rivian

Rivian ha sviluppato una sua propria piattaforma di auto connessa. Questa piattaforma supporta aggiornamenti over-the-air del software del veicolo per migliorare la funzionalità e migliorare le prestazioni. Tutti i veicoli Rivian si collegano a un ecosistema cloud per lo scambio e l'elaborazione dei dati, consentendo l'apprendimento automatico e i servizi dati. L'esperienza digitale si estende oltre il veicolo nelle applicazioni mobile/web e fornisce un'interfaccia per il controllo del veicolo. A bordo troviamo un touchscreen centrale da 15,6 pollici personalizzato, un quadro strumenti da 12,3 pollici e un touchscreen posteriore da 6,8 pollici


"Stiamo lanciando Rivian con due veicoli che reinventano i segmenti pickup e suv. - ha dichiarato il fondatore R.J. Scaringe - Ho avviato Rivian per fornire prodotti che il mondo non aveva già, per ridefinire le aspettative attraverso l'applicazione della tecnologia e dell'innovazione. A partire da un foglio pulito abbiamo impiegato anni a sviluppare la tecnologia per fornire il veicolo ideale per i nostri clienti. Ciò significa avere una grande dinamica di guida su qualsiasi superficie, su strada o fuoristrada, fornire soluzioni di carico per riporre facilmente qualsiasi tipo di attrezzatura, che si tratti di una tavola da surf o di una canna da pesca e, cosa molto importante, essere in grado di percorrere lunghe distanze senza dover ricaricare”


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Il fenomeno Rivian


all’anteriore e una sospensione multi-link al posteriore. Le sospensioni sono dotate di controllo dinamico del rollio e ammortizzatori adattivi e regolabili in altezza. I veicoli Rivian sono spinti da un sistema di propulsione “quad-motor” che eroga su ciascuna ruota 147kW con un preciso controllo della coppia, consentendo le massime prestazioni in ogni situazione, dalle curve ad alta velocità alle arrampicate in fuoristrada. Con 3.500 Nm di coppia per ciascuna ruota (14.000 Nm è l’incredibile dato di coppia per l'intero veicolo!), l'R1T può raggiungere i 100 km/h in poco più di 3 secondi e 160 km/h meno di 7 secondi. Questo sistema di propulsione e questo telaio consentono all’R1T una capacità di traino di quasi 5 tonnellate. “La qualità della nostra configurazione a quattro motori - ha dichiarato Mark Vinnels, direttore esecutivo dell'ingegneria - non riguarda solo la potenza bruta. Questa architettura fornisce una coppia istantanea con un controllo estremamente preciso su ciascuna ruota, che cambia completamente il gioco dal punto di vista della dinamica, sia su strada che fuoristrada". Il modulo batteria Rivian ad alta densità energetica, sviluppato pensando ai viaggi più impegnativi, presenta una resistente protezione sottoscocca e un avanzato sistema di raffreddamento per dare agli occupanti la sicurezza di andare oltre, indipendentemente dal terreno o dalla temperatura.


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Il fenomeno Rivian


Per parte loro gli algoritmi di controllo adattivo apprendono il comportamento del conducente, ottimizzando la gestione della batteria per massimizzarne la durata, l'affidabilità e la riusabilità. Sono previste tre dimensioni di batteria, con 105 kWh, 180 kWh e 135 kWh. La batteria è progettata per una ricarica rapida con velocità di ricarica fino a 160kW. Ciò consentirebbe di aggiungere circa 320 chilometri di autonomia in 30 minuti di ricarica. Oltre alla ricarica rapida CC, un caricabatterie di bordo da 11 kw facilita la ricarica rapida con un caricabatterie di livello 2. Non da meno sono le scelte stilistiche del produttore californiano. L'aspetto monolitico, ma allo stesso tempo molto europeo, del suv crea un buon mix tra eleganza e off-road mentre il pickup non sembra soltanto il solito rude mezzo multiuso tipicamente americano ma un veicolo pensato ed equilibrato, con i gruppi ottici molto riusciti. Anche gli interni rispecchiano le ambizioni e il buon gusto Rivian, adottando linee simili a quelle europee attraverso un originale mix stilistico. Da rilevare anche che la piattaforma elettrica che equipaggia i due veicoli Rivian sarà utilizzata da Ford per sviluppare un proprio modello mentre Amazon ha già commissionato la creazione di furgoni elettrici (a parziale guida autonoma) per la consegna dei pacchi, che secondo i piani di Jeff Bezos dovrebbero arrivare entro il 2022.

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