#cheauto
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quando l’auto fa spettacolo
Nr.
12
Marzo 2017
Aston Martin SOTTO I RIFLETTORI
FRONT PAGE SMART LA SVOLTA ELETTRICA VOLVO S90 L’AMMIRAGLIA LA TERRIBILE KING OF THE HAMMERS
#cheauto quando l’auto fa spettacolo
Nr.
12
Marzo 2017
checosac’è #chedire? 5
• I guai del WTCC
#chefoto #cheroba
7 18
• Hard Rock • Sotto i riflettori
#chebella 46 • Bella Italia a Ginevra
#chemacchina 60 • Volvo S90: l’ammiraglia - VIDEO
#checorse 78 • NASCAR: no Kurt?... no party
#cheleggenda 88 • Benvenuti a Boca Raton
#chestoria 102 • Smart: la svolta elettrica
?
chedire
I guai del WTCC di Vittorio Gargiulo
Il
campionato del Mondo Turismo (WTCC per i fanatici delle sigle inglesi) in un passato neppure tanto remoto godeva di grande salute: come non ricordare le battaglie epiche di squadroni che si chiamavano BMW e Alfa Romeo e poi SEAT e poi ancora Chevrolet. Ma da qualche anno il campionato ha imboccato un declino che sembra non avere fine: l’avvento della Citroen, quattro anni fa, ha certificato un profilo dei budget astronomico, insopportabile per i team privati e tale da farli scappare a gambe levate. Se a ciò aggiungiamo che Lada se ne è andata (ma era mai davvero arrivata?) e che Citroen, dopo anni di dominio imbarazzante, ha ora abbandonato il WTCC per il Mondiale Rally (dove, sia detto per inciso, ha già iniziato a vincere), al promoter della serie non resta che accendere qualche cero votivo e sperare che Honda e Volvo (nella foto qui di fronte durante una gara del 2016) rimangano saldi e convinti sostenitori di una serie che nel 2017 vedrà al via solo 15/16 vetture. Il promoter ha un nome e cognome, Francois Ribeiro, gran capo di Eurosport Events, la società che gestisce il campionato e, naturalmente, ne garantisce una estesa copertura televisiva grazie alla “casa madre” Eurosport. Abbiamo avuto modo di chiacchierare a lungo con monsieur Ribeiro in occasione dei test pre-campionato, svolti a Monza il 14 e 15 marzo e, a precisa domanda su quali potrebbero essere i rimedi a questa crisi conclamata, il promoter transalpino ha così risposto: “E’ un’ottima domanda… alla quale non ho risposta! Lei ha una risposta?... Nessun promoter ha una risposta a questo quesito… Credo che i campionati sportivi, nel motorsport in particolare, seguano dei cicli, abbiano momenti alti e bassi e questa sequenza spesso sfugge ad una logica. E lo stesso vale per le strategie delle case automobilistiche, che seguono logiche talvolta incomprensibili, dettate dalle scelte tecnologiche, dai budget ma spesso anche da scelte emotive assolutamente non
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prevedibili. Da parte nostra – ha proseguito Ribeiro – stiamo spingendo molto sui social e sulla comunicazione, mettendo i piloti davanti a tutto, perché credo che la passione si accenda soprattutto per la battaglia tra piloti, tra uomini e non tra marchi”. Però il campionato quest’anno avrà davvero poche auto al via… “E’ vero, abbiamo pensato di aggiungere una classe cadetta, ma poi ci siamo resi conto che comunque 16 auto costituiscono una griglia dignitosa e abbiamo rinviato al futuro questa decisione, che credo che dovrà prima o poi arrivare. Però ci tengo a sottolineare una cosa: avremo meno auto al via ma avremo almeno 7 o 8 piloti in grado di vincere e lottare per il mondiale, fatto questo di grande valore sportivo”. La realtà, a nostro parere, è che se i costi continueranno a rimanere sui livelli stellari di oggi il WTCC difficilmente si risolleverà. Il contrasto con altre realtà in grande crescita quali il TCR è stridente… Eppure la ricetta sarebbe semplice semplice: non costringere i privati a spendere follie per avere prestazioni da un piccolo e delicato motore 1.6 turbo montato su un telaio da competizione. Il regolamento dovrebbe invece privilegiare motori di serie di grande cilindrata, che di cavalli che hanno in quantità industriale, costano poco e non si rompono mai. Magari montati su telai più semplici, con freni meno sofisticati e via discorrendo. Ci aveva provato qualcun altro (Flammini) qualche anno fa. Il campionato si chiamava Superstars e aveva mostrato segni di grandissima vitalità, prima di soccombere sotto le mazzate di una recessione che non aveva precedenti. Ma la soluzione è a portata di mano e Francois Ribeiro ha anche a disposizione i budget per trasformarla in un successo sicuro. Basta volerlo.
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Rolls Royce ha prodotto una serie di “piccole limousine” che sono state donate al’Ospedale Pediatrico St Richard’s Hospital di Chichester, città ove ha sede la mitica Casa britannica (ma di proprietà BMW). Con queste vetturette i piccoli pazienti saranno liberi di scorazzare per i corridoi della clinica, che sono stati opportunamente dotati di segnaletica
chefoto Anche quest’anno al Salone di Ginevra l’azienda locale Rinspeed si è fatta notare con il suo concept Oasis, un’interessantissima vettura elettrica a guida autonoma con vocazione urbana
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Sempre dal Salone di Ginevra arriva questo spettacolare “Bleu Royal”, che faceva bella mostra di sé su una Bugatti Chiron
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Con la sua iniziativa “She’s Mercedes� la Casa ha messo nel mirino il miglioramento delle condizioni di vita della donne di tutto il mondo. Del resto il nome dell’azienda tedesca deriva proprio da due signore: Mercedes Jelinek e Bertha Benz, che giocarono un ruolo importante nei primissimi anni di vita della Daimler
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Naturalmente utilizzare una potentissima supercar in queste condizioni non è il massimo… ma la Zenvo è danese e a quelle latitudini meglio essere pronti…
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Fotografie: Louis Yio ; Larry Chen ; Kyle Wells
La terribile King Of The Hammers
HARD ROCK di Niccolò Gargiulo
FRONT PAGE Il tiepido sole delle prime ore del mattino illumina il deserto meridionale della California. Tutto è calmo ormai, il rombo dei motori è scomparso e la polvere si è depositata dopo una settimana di intense prove. L’odore del caffè appena fatto si diffonde tra piloti e meccanici già al lavoro sui propri veicoli per i controlli dell’ultimo minuto. Tra un paio d’ore toccherà ai piloti, in una delle gare fuori strada più massacranti del pianeta: la King of the Hammers
hard rock
Se
SHANNON CAMPBELL, vincitore per la terza volta della Konf of the Hammers
ci fate caso la traduzione letterale di “hard rock” (che noi colleghiamo automaticamente ad un genere musicale) è “dura roccia”. Niente di più azzeccato quindi, per identificare serie Ultra4 Racing, gare davvero uniche, a metà tra il fuoristrada classico e il trial, senz’altro estreme che più estreme non si può. Per comprendere il fenomeno è necessario fare un passo indietro, ai primi anni novanta: le gare americane off-road erano balzate alla ribalta grazie alla disciplina rock-crawling (arrampicata sulle rocce), che forniva un grande spettacolo ma a cui mancava la velocità pura ed elettrizzante della Dakar, dell’Australian Safari o della Baja 1000. E’ in questo scenario che si aprirono le porte ad una disciplina del tutto nuova, conosciuta oggi come Ultra4 Racing. Un gruppo di amici ebbe infatti l’idea di creare una competizione che mettesse insieme le scalate degli Hammer Trails nella Johnson Valley californiana e le alte velocità di una gara nelle vaste distese del deserto. Da quell’idea nacque un primo evento che mise assieme solo 12 team di avventurosi … pionieri. Quella manifestazione ebbe però un grande riscontro, che portò alla fondazione di Hammerking Productions, ponendo le basi per un successo che prosegue ancora oggi. Già dai primi anni di vita il King of the Hammers ha attirato nomi noti dal mondo dei raid e della NASCAR, tra i quali Robby Gordon, Curt LeDuc, MacCachren e BJ Baldwin, tutti impazienti di mettersi in mostra su un percorso brutale quanto affascinante.
hard rock
J.P. GOMEZ
JASON SCHERER, terzo
hard rock
E mentre questi eventi guadagnavano seguito in Nord America il resto del mondo prendeva nota. Reportage nei periodici australiani, asiatici ed europei ebbero l’effetto di catturare l’attenzione non solo di piloti ed appassionati ma anche di un pubblico meno specializzato. Si pensi che quest’anno quasi 400 giornalisti di 12 nazioni si sono presentati a Hammertown per documentare l’evento. In aggiunta, era presente NBC Sports che garantisce un’eccellente copertura televisiva a tutta la stagione Ultra4 Racing.
BAILEY CAMPBELL, la più piccola della “famiglia reale”
Quello che era iniziato nel 2007 come un raduno di pochi appassionati si è evoluto in uno degli eventi automobilistici più importanti degli USA… e quindi del pianeta. Più di 130 tra produttori, collezionisti e commercianti hanno trasformato le strade di Hammertown in un paddock/market a cielo aperto, mentre quasi 1.000 concorrenti hanno partecipato alla gara 2017, garantendo uno spettacolo unico per le migliaia di spettatori assediati sui bordi del percorso mentre. Epare siano stati milioni i telespettatori che hanno seguito le evoluzioni dei buggy da 500 cavalli. Un’altra conseguenza del successo di King of the Hammers è stata la nascita di numerose industrie satellite. All’aumento di velocità e della difficoltà dei percorsi è seguita la necessità di avere a disposizione prodotti e componenti meccaniche capaci di sopportare i continui “stress” della competizione. Sebbene i leader del settore abbiano risposto prontamente a questi bisogni, molte delle innovazioni sono il risultato diretto delle
hard rock
WAYLAND CAMPBELL, secondo a meno di mezzo minuti dal padre
ERIK MILLER, vincitore nel 2016, giĂš dal podio in questa edizione
hard rock
JOSH BLYLER
esperienze sul percorso. Decine di piccole imprese hanno sfruttato la popolarità di queste gare per fornire tecnologie all’avanguardia ad un pubblico sempre più numeroso ed attento a questa disciplina. Nonostante la presenza in forze di tutti i principali attori del settore, l’attenzione durante l’edizione 2017 si è spostata sui cinque “king” degli anni passati: Erik Miller, Randy Slawson, Loren Healy, Jason Scherer e Shannon Campbell. La pressione era tutta su Scherer (l’unico dei cinque a non vantare due vittorie), motivato ad eguagliare il primato degli altri. Numerose inoltre le squadre internazionali, che aumentano di anno in anno, anch’esse desiderose di mettere le mani sul titolo. Come in molti altri campi anche King of the Hammers ha ispirato giovani piloti a seguire i passi dei propri genitori. Di questa particolare “dinasty” fanno parte Bailey Cole, Mel Wade III, Casey Currie, Levi Shirley, Gary Ferravanti Jr., Wayland e Bailey Campbell, ognuno dei quali ha scelto di cimentarsi in questa specialità per sfidare sè stessi e… la propria famiglia.
SHANNON CAMPBELL, vincitore per la terza volta della Konf of the Hammers
Il via della gara è avvenuto alle 8 del mattino di domenica 12 febbraio, quando sono scattate le prime vetture, guidate da Jason Scherer e Erik Miller. I buggy hanno preso il via a coppie, ogni 30 secondi, per affrontare un tracciato che quest’anno comprendeva passaggi impervi quali il Backdoor, Chocolate Thunder e Outer Limits. In breve una fitta coltre di sabbia e polvere è scesa sul lago (in secca) Means, non lasciando
hard rock
CASEY CURRIE
hard rock
scampo ai piloti e aggiungendo un altro ostacolo al difficile percorso di 291 chilometri… e già a mezzogiorno i ritiri o buggy in attesa di riparazioni si contavano a dozzine.
CASEY CURRIE, uno dei giovani più promettenti della specialità
King of the Hammers è infatti una giornata dalle mille sfaccettature, capace di regalare tante emozioni o di spezzare il cuore e a fine gara solo 50 vetture delle 122 partenti erano state in grado di raggiungere il traguardo entro il limite di tempo di 14 ore. Tom Wayes, in testa per più di 160 km con il buggy Icon LS7 ha dovuto gettare la spugna poco prima del traguardo per problemi alla trasmissione, raccogliendo comunque gli applausi di tutti i presenti, compresi avversari quali Jason Scherer che ha dichiarato: “Wayes è in un campionato a parte. Ad un certo punto si trovava con un vantaggio di otto minuti su di noi. Non so come fosse possibile!”. Tre dei cinque ‘re’ delle passate edizioni si sono piazzati nella top 5, con Jason Scherer a collezionare un altro piazzamento sul podio ma senza conquistare la tanto ambita seconda vittoria personale. Il campione in carica Erik Miller, al volante di un buggy tutto nuovo, è stato vicino al vertice della classifica per tutta la giornata ma ha mancato il podio con un ritardo di 25 minuti. E come nella tradizione delle grandi monarchie, la battaglia per la supremazia è stata un affare di famiglia. A transitare per primo sul traguardo, per giunta guidando un buggy rimasto con sole tre ruote, è stato Shannon Campbell, che ha conquistato lo scettro di King of the Hammers con soli 28 secondi di vantaggio sul figlio Wayland.
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cheroba Aston Martin lancia le edizioni speciali della V8 e V12 Vantage S Red Bull Racing e celebra uno dei migliori fotografi del secolo scorso
Courtyard Givenchy Rust Cape, 1955 – Vestito e mantello Givenchy. Fotografia scattata in un cortile di Parigi per LIFE magazine, settembre 1955 (Copyright Š Mark Shaw / mptvimages.com)
sotto i
RIFLETTORI
FRONT PAGE Queste edizioni speciali hanno ricevuto anche l’approvazione dei piloti Red Bull Daniel Ricciardo e Max Verstappen. Nella stessa settimana della presentazione di queste “supercar”, Aston Martin ha inaugurato una mostra esclusiva del fotografo Mark Shaw, chiamata “Mark Shaw: a moment in time” al No. 8 Dover Street a Londra. Shaw è unanimemente conosciuto come uno più importanti fotografi degli anni cinquanta
sotto i riflettori
Con Jackie e Caroline Kennedy sulla spiaggia di Hyannis Port, 1959. Questo scatto fu scelto come copertina del famoso libro di Mark Shaw “The John F. Kennedy’s”, che è stato ripubblicato nel 2000 (Copyright © Mark Shaw / mptvimages.com)
il via della nuova stagione di Formula 1 ormai alle porte, Aston Martin ha da poco presentato le ultime novità della gamma Vantage: la V8 e V12 Vantage S Red Bull Racing Editions, create dal dipartimento preposto alle personalizzazioni “Q by Aston Martin”. A celebrare la particolare “Innovation Partnership” tra i due marchi, le ultime creature di casa Aston Martin hanno anche ricevuto l’approvazione dei piloti Red Bull Daniel Ricciardo e Max Verstappen, le cui firme sono ben visibili all’interno delle due coupé. Disponibili con i motori aspirati V8 e V12, entrambe le Vantage Red Bull Racing Editions si distinguono per una serie di caratteristiche apprezzabili dai più devoti appassionati di Formula 1 e offrono una miscela di soluzioni di design e accortezze meccaniche che garantiscono un’esperienza coinvolgente per gli appassionati che potranno permettersele. La livrea delle vetture fa chiaramente riferimento ai colori della monoposto di Formula 1, con la tinta Marina Blue a farne da padrona. Per chi desiderasse un tocco ancora più distintivo i colori sono disponibili anche con tonalità opache o extra lucide. A completare il pacchetto di design degli esterni, Aston Martin propone un kit con alettone, diffusori, griglie e fasce laterali in
Coco Chanel. Questa foto, pubblicata da LIFE nel 1957, ritrae Coco Chanel, all’età di 74 anni, nel suo appartamento di Rue Cambon a Parigi, distesa su un enorme divano (Copyright © Mark Shaw / mptvimages.com)
Audrey Hepburn dal parrucchiere sul set di Sabrina, fotografata per LIFE Magazine del 1953. A solo 24 anni Audrey era già destinata a diventare una vera diva (Copyright © Mark Shaw / mptvimages.com)
sotto i riflettori
Grazie alle iniziative Art of Living, la leggendaria qualità dei prodotti Aston Matin si sta traducendo in partnership commerciali esclusive che riflettono sempre più i valori della casa inglese. Art of Living by Aston Martin raccoglie una crescente collezione di prodotti di lusso e servizi per lo stile di vita dei clienti più esigenti, garantiti dalla qualità Aston Martin. Il “brand experience centre” è situato proprio al No. 8 Dover Street, in una delle strade più glamour di Londra
carbonio. Nelle griglie in carbonio sono anche presenti particolari in rosso, mentre le pinze dei freni sono di colore giallo, a segnalare la maniacale attenzione ai dettagli di Casa Aston. All’interno dell’abitacolo i clienti possono aspettarsi altrettante personalizzazioni che sottolineano la sportività di queste supercar, tra cui poggiatesta personalizzati Red Bull, allestimenti in fibra di carbonio e un volante in alcantara completo di indicatore di sovrasterzo. I clienti potranno inoltre richiedere che i predellini e le placche Aston Martin vengano firmate da Daniel Ricciardo o Max Verstappen, un autentico sigillo finale di approvazione a confermare l’unicità della vettura. Come se non fosse stato un mese abbastanza ricco di avvenimenti (arrivato oltretutto a ridosso del Salone di Ginevra), Aston Martin ha affiancato alla presentazione delle due vetture l’inaugurazione della mostra di fotografia con gli scatti di Mark Shaw, al No. 8 Dover Street a Londra. Saranno in esposizione per sei mesi le migliori fotografie della collezione “Mark Shaw: A Momenti in Time”, curate dal Mark Shaw Photographic Archive. Mark Shaw, che ebbe una carriera tra le più prolifiche nel mondo della fotografia, è conosciutissimo per i suoi ritratti, tra i quali memorabili quelli dedicati a Jacqueline e John F. Kennedy.
Henrrietta Tiarks, Among The Trees, Crahay per Nina Ricci, Parigi 1959 – Henrietta Tiarks, Duchessa di Bedford, indossa un abito verde di Jules François Crahay disegnato per Nina Ricci, nei giardini del Palais Royale di Parigi (Copyright © Mark Shaw / mptvimages.com)
sotto i riflettori
Le sue affascinanti immagini di celebrità quali Brigitte Bardot, Grace Kelly, Elizabeth Taylor e Coco Chanel e le iconiche fotografie ritraenti le creazioni di moda delle marche più importanti (come Dior, Balmain e Givenchy) hanno riempito le pagine di LIFE magazine e di altre famose riviste di moda.
Festa in Crociera. Un momento di festa per una campagna pubblicitaria per la US Line Cruise del 1962 (Copyright © Mark Shaw / mptvimages.com)
Nonostante la sua fama globale, al momento della sua prematura scomparsa nel 1969, a soli 49 anni, la maggior parte delle sue opere venne depositata in un magazzino dove è rimasta sepolta per oltre 40 anni. Grazie a questa mostra, il pubblico potrà finalmente apprezzare le immagini di alcuni dei servizi di moda per marchi famosi quali Dior e Givenchy, accostate ai ritratti di alcuni dei volti più importanti del secolo scorso, quali “Grace Kelly sorridente” o una rara fotografia di Coco Chanel rilassata nel suo appartamento di Rue Cambon a Parigi. Yves Saint Laurent e Audrey Hepburn sono altre tra le molte celebrità immortalate da Shaw, le cui fotografie sono presenti nella collezione in mostra a Londra. Tutte le stampe delle fotografie in mostra sono rigorosamente ad edizione limitata, con meno di trenta esemplari esistenti per ciascuna…. e gli acquirenti di tali opere sono spesso altrettanto importanti: Ralph Lauren, Tommy Hilfiger, Cindy Crawford, Jennifer Aniston…
Andy Palmer, presidente e CEO di Aston Martin ha dichiarato: “Il motorsport è stato e sarà sempre parte fondamentale nel DNA di Aston Martin, ed entrambe la V8 e V12 Vantage S Red Bull Racing Editions portano questa tradizione direttamente ai nostri clienti. A pocho giorni dalla nuova stagione di Formula 1 spero che questi modelli portino le emozioni della stagione motoristica a contatto diretto con i nostri fortunati clienti”
sotto i riflettori
Backstage Balmain Black Top White Skirt, dietro le quinte alla sfilata di moda di Pierre Balmain nel 1954 (Copyright Š Mark Shaw / mptvimages.com)
sotto i riflettori
Dopo la presentazione a Montecarlo lo scorso settembre, il prototipo Aston Martin AM37 Powerboat è stato in esposizione negli Stati Uniti allo Yachts Miami Beach Show. Il prototipo AM37 lancia la sfida allo status quo nel mondo della nautica e vede la trasposizione del DNA del costruttore britannico in un nuovo concept marittimo, che unisce tecnologie innovative alla produzione artigianale, creando un oggetto dal perfetto equilibrio di design, ingegneria, performance, comfort, lusso e funzionalità . Queste barche sono costruite in Gran Bretagna presso i cantieri Quintessence Yachts
Vanity Fair Sheer Gown Icon, New York, ca. 1950 – Una delle fotografie preferite dall’autore, uno scatto per una campagna promozionale di grande successo di Vanity Fair (Copyright © Mark Shaw / mptvimages.com)
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chebella
Italdesign, Pinifarina e Touring Superleggera dettano legge a Ginevra
a i l a t I a bell Ogni FRONT PAGE
anno il fenomeno si ripete e a Ginevra sbocciano le gemme dello stile italiano, eredi di una tradizione che non sembra mai passare di moda. Dall’epopea dei “carrozzieri” e delle “fuoriserie” (costruire in pochi esemplari per divi di Hollywood o Teste Coronate negli anni “50 e “60) ad oggi di acqua sotto i ponti ne è passata e il lavoro dei designer si è enormemente evoluto. Da artisti alla ricerca di forme seducenti ed esclusive a veri centri di progettazione, nei quali la ricerca del bello va di pari passo con le problematiche di industrializzazione e con lo sviluppo di nuove soluzioni di mobilità. Anche in questo 2017 tre colossi quali Italdesign, Pinifarina e Touring Superleggera hanno monopolizzato il virtuale “podio ” di Ginevra. In quale ordine? Ciascuno di noi può costruire la propria classifica, quello che è certo è che, ancora oggi, in questo settore il Tricolore non teme concorrenza.
bella Italia
Al
Salone di Ginevra ha debuttato “Italdesign Automobili Speciali”, il nuovo marchio dell’azienda di Moncalieri che contraddistinguerà tutte le vetture realizzate in produzione ultra-limitata, destinate ad alcuni selezionati collezionisti. «Nel disegnare questo nuovo logo, ci siamo ispirati al simbolo della Città di Torino - ha dichiarato Filippo Perini, Head of Innovation Design - non tanto al toro rampante presente nello stemma della città, quanto invece all’iconografia del muso del toro che costituisce un elemento ornamentale di molti palazzi antichi di Torino. In questa città è iniziata la storia dell’automobile italiana, sono state fondate le più famose e prestigiose case automobilistiche, e sono nati i “carrozzieri” che hanno reso celebre in tutto il mondo il car design italiano».
Sin dal primo bozzetto della ZEROUNO stilisti e progettisti hanno lavorato contemporaneamente, portando avanti simultaneamente le soluzioni stilistiche e le verifiche funzionali, per assicurare leggerezza e prestazioni eccezionali che sapessero esaltare al massimo il telaio in fibra di carbonio ed alluminio e il potente motore V10 5.2 aspirato. «Gli esterni sono caratterizzati dalle due facce della stessa medaglia - ha dichiarato Filippo Perini, Head of Innovation Design - al di sopra della linea di cintura le linee sono decisamente più morbide e continue, in continuità con la tradizione italiana delle GranTurismo. La parte inferiore è guidata dall’aerodinamica. Per garantire le prestazioni che avevamo in mente abbiamo osato, spingendoci al limite, sia da un punto di vista stilistico sia da un punto di vista esclusivamente tecnico».
L’impostazione del frontale è ispirata alle vetture monoposto da competizione a ruote scoperte. L’elemento caratterizzante del muso è il poligono a sei lati già introdotto sulla concept-car GTZero del 2016 e che verrà riproposto anche in esercizi futuri. Attraverso di esso e attraverso le due prese d’aria laterali viene garantito il flusso dell’aria in entrata. Nella vista posteriore si può notare la natura “estrema” della ZEROUNO dove spicca l’impostazione “seminaked”: attraverso le linee tirate e spigolose delle ali e degli spoiler si intravvedono infatti gli pneumatici e, al centro, i due scarichi laminari in titanio. Essenziale e prezioso al tempo stesso, l’interno della vettura è in linea con gli esterni: la fibra di carbonio domina lo stile generale. Pannelli porta, plancia e tunnel centrale sono tutti realizzati esclusivamente con questo materiale. Il cockpit è digitale e racchiude tutti i comandi principali della vettura.
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ITALDESIGN ZEROUNO DIMENSIONI: Lunghezza 4847 mm Altezza 1204 mm Larghezza 1970 mm Passo 2650 mm Capacità Serbatoio 73 litri Pneumatici Pirelli P Zero Serie Speciale Anteriori 245/30 R20 Posteriori 305/30 R20 PRESTAZIONI: Velocità massima 330 km/h Accelerazione 0-100 km/h 3,2 sec POWERTRAIN: Motore V10, 5.2 l aspirato Cambio 7 rapporti doppia frizione con comandi al volante Potenza totale 610 Hp (449 kW) Coppia massima 560 Nm a 6500 giri Trazione 4 ruote motrici FRENI CARBOCERAMICI: anteriori 8 pistoni posteriori 6 pistoni
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Pininfarina
si è presentata sulle rive del Lemano con due inedite concept car: da una parte, la tradizione delle grandi Fuoriserie di Pininfarina realizzate ad hoc per clienti speciali, dall’altra la capacità di unire la ricerca stilistica alla sostenibilità ambientale. Anteprima mondiale, quindi, per la Fittipaldi EF7 Vision Gran Turismo by Pininfarina, supercar da pista realizzata per il Campione mondiale di F1 Emerson Fittipaldi, e per la H600, concept di berlina di lusso a propulsione ibrida realizzata per Hybrid Kinetic Group. La EF7 nasce dal sogno di Emerson Fittipaldi di realizzare la sua personale dream car. Il risultato è un’auto da pista ad altissime prestazioni pensata per il gentleman driver e destinata ad una produzione in serie limitata, nata da un team di eccellenze del mondo della competizione e del design. Da una parte Pininfarina, da 87 anni garanzia di stile, performance aerodinamiche e passione del design italiano, dall’altra HWA, specialisti te-
deschi della tecnologia e della competizione. Un gioiello di stile e tecnologia all’insegna della sportività, delle performance e del puro divertimento di guida. Unendo la forma slanciata ad un rapporto peso-potenza straordinario, il tema ispiratore del design della supercar – uno squalo, ideato da Emerson – trova espressione nell’assetto aerodinamico sbalorditivo che si rispecchia nelle linee filanti e aggressive; nell’estetica decisa ma di grande purezza e bellezza; nel perfetto equilibrio tra emozioni e funzionalità, tipico dello stile Pininfarina. Con la H600, invece, Pininfarina propone un concept di berlina di lusso a propulsione ibrida elegante, raffinata e confortevole, combinazione perfetta di design puro e tecnologia attenta all’ambiente. La vettura, sviluppata e prodotta per Hybrid Kinetic Group, ha un sistema di trazione ibrido con range extender a turbine. “Pininfarina - aggiunge l’AD Silvio Pietro Angori - ha sempre avuto la mobilità sostenibile nel proprio DNA. Con la H600 risponde ancora una volta all’esigenza delle
emissioni zero, più che mai sentita nel mercato di provenienza di Hybrid Kinetic Group, la Cina. Nell’ottica di una relazione solida e di lungo termine, la H600 è anche la visione coerente di una gamma futura di vetture che Pininfarina sta sviluppando per Hybrid Kinetic Group”. Il linguaggio formale identificato, di chiara impronta Pininfarina, è puro, fluido, sensuale, caratterizzato da superfici evolutive, morbide, e da poche linee dinamiche ed espressive che ne rinforzano il carattere e conferiscono la giusta tensione. I segni sulla carrozzeria color grigio caldo metallizzato valorizzano i giochi di luce e mettono in evidenza alcuni dettagli incastonati quasi fossero gioielli, come gli inserti in alluminio lucidato che dal cofano corrono lungo la linea di cintura e si avvolgono alla zona arretrata, enfatizzando una qualità di finizione tipica del segmento premium. Anche la fanaleria posteriore è una striscia luminosa che si irradia in modo progressivo dal logo verso l’esterno.
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Touring
Superleggera ha sorpreso i visitatori di Ginevra con Artega Scalo Superelletra, un nuovo modello concepito per il costruttore tedesco Artega, che verrà prodotto in una serie limitata di 50 esemplari, a partire dalla primavera 2019. Artega vanta un’importante esperienza nella realizzazione di vetture sportive estreme e si è rivolta a Touring Superleggera per creare un modello “di rottura” con lo stile del passato: una coupé tre posti con linee che garantiscano eleganza, spazio, comfort, nel rispetto di prestazioni e qualità dinamiche fuori dal comune. Dotata di 4 potenti motori elettrici per prestazioni sportive da supercar , Artega Scalo Superelletra ha una conformazione inusuale: con tre sedili comodi e anatomici e posizione di guida centrale coniuga praticità e ottimizzazione degli spazi. Artega utilizza un telaio monoscocca in carbonio ispirato ai bolidi LMP1, con tubolari di
acciaio ad alta resistenza nella parte anteriore e posteriore della vettura, rinforzati da barre in fibra di carbonio. La propulsione è assicurata da 4 motori VOLTABOX raffreddati ad acqua con una potenza complessiva di 750kW – 1020CV nominali e una potenza di picco di 940kW – 1278CV. La carrozzeria, in piena tradizione Touring, affianca pannelli di alluminio e carbonio. Sono in fibra di carbonio per garantire maggior leggerezza i cofani anteriore e posteriore e le porte. Questa vettura, minimalista e sofisticata al contempo, offre un design che non reclama attenzione ad ogni costo ma ha la consapevolezza e lo spessore dei capolavori senza tempo. L’imponente frontale richiama volutamente gli stilemi di Artega, fiancata e posteriore si sviluppano in assoluto equilibrio, marcando l’innata eleganza che caratterizza il design italiano. Il bilanciamento dei volumi è sottolineato dalla porta al centro della fiancata. La piega
sul profilo dei parafanghi, il taglio delle porte, l’angolazione del montante posteriore, l’uscita aria dei freni sono altrettanti elementi che suggeriscono qualità dinamiche straordinarie. Il briefing tecnico richiedeva di inserire tre comode sedute all’interno dell’abitacolo, senza cedere a compromessi nel coniugare sedili anatomici per adulti, con i passeggeri disposti parallelamente alla mezzeria, e impostazione sportiva. Il taglio della porta sul tetto agevola l’accesso all’abitacolo ai due passeggeri e al guidatore. Da sottolineare infine che la vettura impiega materiali naturali, per contribuire alla creazione di un veicolo completamente riciclabile. Il processo produttivo è completamente neutrale in emissioni di CO2. Le prime consegne di Artega Scalo Superelletra sono previste nella primavera del 2019, per una produzione volutamente limitata a 50 esemplari, in un segmento di costo tra 500.000 e 1.000.000 di Euro.
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ARTEGA TOURING SUPERLEGGERA DIMENSIONI E PESO: MOTORE: TELAIO: PRESTAZIONI:
SCALO SUPERELLETRA
Lunghezza: 4600 mm Larghezza: 2040 mm Altezza: 1242 mm Passo: 2800 mm Sbalzo ant/post: 990/810 mm Peso a vuoto: 1850 Kg 4 motori VOLTABOX: 2 posteriori ad alte prestazioni sincronizzati tra loro, raffreddati ad acqua, con una potenza da 400kW, con picchi oltre 500kW. 2 anteriori ad alte prestazioni sincronizzati tra loro, raffreddati ad acqua, con una potenza da 350kW, con picchi oltre 440kW. Potenza sviluppata 120kWh con batterie Li-Ion VOLTABOX, dal voltaggio nominale di 800 Volt Potenza nominale di 750kW (1.020 hp), con picchi massimi a 940kW (1.278 hp) Coppia: 1.620 Nm Monoscocca in fibra di carbonio, telai tubolari di supporto avantreno e retrotreno in acciaio alto resistenziale rinforzato con barre in carbonio. Carrozzeria in alluminio con porte, cofano anteriore e posteriore in fibra di carbonio VelocitĂ massima (stima): 300 km/h limitati elettronicamente Accelerazione (stima) 0-100 km/h: 2,7 sec Autonomia: 500 km (NEFZ)
ca
chemacchina
Sebbene la Casa automobilistica svedese sia nota prevalentemente per i SUV e le station wagon, con la S90 Volvo intende chiaramente giocare le proprie carte nel segmento delle berline di lusso, proponendo una vettura di alta rappresentanza, di grande personalitĂ e di importanti contenuti tecnologici. Una vera ammiraglia, che tradisce la passione tutta scandinava per la navigazione
Volvo S90
L’AMMIRAGLIA
FRONT PAGE
l’ammiraglia
Gli
Scandinavi, si sa, sono grandi marinai e indomiti navigatori. Dalla notte dei tempi, le loro leggendarie imprese sui mari di tutto il globo hanno pian piano costruito una cultura della navigazione che ha pochi eguali al mondo. Poteva quindi una Casa svedese come Volvo tradire questa cultura? Rinunciare a coglierne i valori principali e declinarli a quattro ruote? No di certo. Ed ecco quindi che, tradizionalmente, le automobili Volvo sono grandi e instancabili “navigatrici”, veri navigli di terraferma, capaci di viaggi interminabili senza accusare fatica e garantendo ai passeggeri grande comodità e, ci viene da dire soprattutto, grande sicurezza. Si perché quando si va per mare la cura di ogni dettaglio inerente la sicurezza deve essere sempre massima: con il mare non si scherza. Ma neppure con la circolazione stradale e tutti sappiamo che Volvo ha costruito la sua identità soprattutto su questo fondamentale: la sicurezza. Sicurezza che passa anche dal comfort, che non è un’esibizione di lusso fine a se stessa, ma è propedeutico salvaguardare l’attenzione del guidatore, a diminuire i sintomi di stanchezza. Se a tutto ciò poi aggiungete un bel design e dimensioni generose il gioco è fatto: ecco a
voi la S90, una vera nave ammiraglia. Sin dal 1973 la Volvo Ocean Race rappresenta una delle più ardue e avventurose sfide che la navigazione a vela possa offrire. Attraverso oltre quarant’anni di tremende prove di coraggio, questa regata è letteralmente divenuta un appuntamento “mitico” per gli amanti del mare, della vela e dell’avventura. Alcuni la considerano tra le più difficoltose sfide sportive in assoluto, tanto da essere stata inserita nell’esclusivo club degli Sport’s Big Three, al fianco dei giochi Olimpici e della America’s Cup. Per i grandi skipper la Ocean Race è una tappa da non mancare per definire una carriera “completa”. Prendete ad esempio il famosissimo Sir Peter Blake, che partecipò già alla prima edizione del 1973/74. Blake si presentò al via di ogni edizione, provando e riprovando a vincere, sino al successo del 1989/90. La Ocean Race non prevede premi in denaro, ma per i grandi marinai che vi si cimentano il vero premio è poter entrare in un albo d’oro che vede nomi prestigiosi quali Blake, Eric Tabarly, Conny van Rietschoten, Grant Dalton, Ian Walker. Del resto questa avventura, pericolosa e autentica maratona degli oceani, sa offrire momenti di coraggio e di umanità che da soli valgono la sfida.
Sul fronte più tecnico va detto che, in un’epoca stracolma di campionati “monomarca” automobilistici, anche la Ocean Race ha seguito questa scuola. Tutti i team hanno a disposizione uno scafo identico, il Volvo Ocean 65s, perché la vittoria bisogna sudarsela in acqua e non al tavolo da disegno. L’edizione 2017/18 promette grandi storie e nuove emozioni, con una percorso di oltre 46mila miglia nautiche (più di 85mila chilometri) che attraverso quattro Oceani toccherà sei Continenti e 12 città. Verrà riscoperto l’emisfero Sud e un nuovo regolamento incentiverà le presenze femminili negli equipaggi. Pensate che durante la scorsa edizione 2014/15 oltre 2.4 milioni di persone hanno visitato i Race Village nei porti sede di tappa e decine di milioni di appassionati hanno seguito tutta la regata attraverso le varie piattaforme digitali. Incuriositi? Affascinati? Non vi resta che aspettare l’autunno per fare un salto ad Alicante (Spagna) da dove il 22 ottobre partirà la regata. E con un’ammiraglia quale la S90 tra le mani un viaggetto del genere non vi deve spaventare: la berlinona di casa Volvo è una vera “ammiraglia”, sempre a suo agio, nella tempesta come nella bonaccia. Buon viaggio.
l’ammiraglia
Sin
dalla sua presentazione alla stampa mondiale nel dicembre 2015, la Volvo S90 è stata ampiamente elogiata per lo stupendo profilo e i lussuosi interni. Il suo frontale determinato, seppur non aggressivo, caratterizzato da una calandra concava, ospita il nuovo emblema di Volvo mentre i proiettori a ‘T’ (denominati Martello di Thor) trasmettono un forte senso di direzione e rendono la S90 inconfondibile sulla strada. Seppur non originalissima (ma quale berlina può sostenere di esserlo?) la linea è seducente ed elegante, senza fronzoli e a un tempo sobria e sofisticata. All’interno di questa quattroporte Volvo ha fatto tesoro del successo ottenuto dal modello XC90, elevando ulteriormente il livello di contenuti stilistici e tecnologici, come si nota, ad esempio, dagli ottimi dettagli della plancia e della strumentazione oppure dai deflettori dell’aria posizionati verticalmente su ciascun lato. Una volta a bordo la sensazione è di lusso, di grande funzionalità e comfort. I materiali sono di qualità, la strumentazione chiara e completa… e la possibilità di leggere direttamente proiettate sul parabrezza le informazioni essenziali (senza distrarre lo sguardo dalla strada) è un’opzione che, dopo la sorpresa iniziale, si fa molto apprezzare.
l’ammiraglia
L’approccio Volvo al tema della connettività è ben chiaro: usare le più recenti ed efficienti tecnologie per garantire al guidatore una semplificazione della vita a bordo (e non una complicazione), per offrire anche aspetti di intrattenimento che non vadano però mai a discapito dell’attenzione del conduttore. Essere connessi, per Volvo non deve mai significare distrarsi dalla guida ma avere a disposizione il meglio per quanto concerne connessione, navigazione, servizi e assistenza, controllo della vettura. Il sistema di connettività Sensus, che offre di base una bouquet di prestazioni e applicazioni tra i più completi sul mercato, è stato poi arricchito nel 2016 di numerose nuove app. Tra queste, per stare nell’ambito dell’intrattenimento, spiccano Spotify e Park & Pay. Spotify fornisce un accesso costante a un’immensa raccolta online di brani musicali e utilizza la ben nota interfaccia delle applicazioni per smartphone di Spotify. Park & Pay invece offre ai possessori di una Volvo la preziosa comodità di trovare e pagare il parcheggio quando lo si desidera. L’offerta di motori è quanto mai azzeccata (vedi scheda tecnica) e include due motori a benzina e tre diesel, con potenze e prestazioni più che adeguate (da 150 a 320 cavalli), coadiuvati da un eccellente cambio manuale a sei rapporti oppure automatico a 8 rapporti.
l’ammiraglia
Volvo ti promette che non dovrai mai fermarti a fare rifornimento, oppure perdere tempo per fare lavare la tua macchina e portarla (e ritirarla) dal tuo concessionario per la manutenzione… tutto ciò grazie ad perfetto servizio di “concierge” offerto da una nuova app che si integra con il servizio Volvo On Call. Il servizio è attualmente in fase di sperimentazione a San Francisco (California) per i possessori di XC90 e di S90
Abbiamo avuto la possibilità di provare a lungo questa ammiraglia nella versione D5 AWD, con propulsore turbodiesel da 235 cavalli, cambio automatico a 8 rapporti e trazione integrale. Questo motore, che monta l’ultima evoluzione del sistema turbo a doppio stadio lanciato da Volvo nel 2008, non solo garantisce potenza e buona guidabilità ma anche ottimi tempi di risposta, sia alle basse che alle alte velocità. Da parte sua il cambio automatico a 8 rapporti presenta due marce ”overdrive” che contribuiscono concretamente al risparmio di carburante e infatti, se si tiene stile di guida senza eccessi, i consumi sono sorprendentemente parchi. Il sistema di trazione integrale AWD è poi in grado di calcolare in tempo reale la giusta ripartizione di motricità tra l’asse anteriore e quello posteriore; in condizioni di marcia normale, sull’asciutto, tutta la trazione è sull’anteriore ma in caso di necessità la vostra Volvo sposta fino al 50% della trazione sul posteriore, offrendo una sensazione di assoluto controllo della automobile. La S90 ha anche beneficiato del recente investimento fatto da Volv per l’adozione di un simulatore di telaio di ultima generazione, ottenendo buone prestazioni dinamiche, adeguate alla categoria. Certamente non siamo di fronte ad una vettura sportiva e le grandi dimensioni si fanno sentire ma il comfort e la silenziosità in marcia sono eccellenti.
l’ammiraglia
Polestar Cyan Racing, la squadra ufficiale Volvo che partecipa al Campionato del Mondo Turismo (WTCC) ha recentemente annunciato i piloti per la stagione 2017. Alpiù volte Campione Scandinavo Thed Björk si aggiungono quest’anno gli altrettanto forti Nicky Catsburg e Nestor Girolami che avranno tra le mani una rinnovata S60 TC1 reduce da un intenso inverno di promettenti test
Un po’ meno la maneggevolezza e la precisione di guida, sul misto stretto, parzialmente compromesse dalle dimensioni e dall’assetto “morbido”. Ma se dalla modalità “comfort” passate a quella più sportiva resterete sopresi da quanto la vettura cambi. Più rigida e molto più precisa (anche se lo sterzo diventa un po’ pesante) senza perdere troppo in comodità. La S90 viene proposta con il pacchetto IntelliSafe Assist, incluso nella dotazione standard, che include i dispositivi Adaptive Cruise Control e Distance Alert e la funzione di guida semi-autonoma Pilot Assist. La funzione Pilot Assist invia allo sterzo degli input per correggere dolcemente la traiettoria dell’auto e mantenerla opportunamente allineata con le linee di demarcazione della corsia fino a una velocità di circa 130 km/h. Tra le svariate dotazioni di sicurezza, la S90 presenta una implementazione del sistema City Safety, che sembra pensata su misura per le grandi foreste svedesi, ma può essere apprezzata anche alla nostra latitudine. Il sistema rileva la presenza di animali di grandi dimensioni, come ad esempio cervi, cavalli o alci, sia di giorno che di notte. La tecnologia, agisce con una segnalazione intuitiva all’automobilista e un supporto alla frenata per facilitare il superamento dell’ostacolo o ridurre gli effetti delle collisioni con animali di grandi dimensioni.
l’ammiraglia
“Nel progettare la nostra ammiraglia abbiamo pensato a un’auto in grado di cambiare le regole del gioco. È elegante e accattivante. Esternamente si distingue per l’esclusivo gioco di superfici della carrozzeria e per la postura unica, così come per le linee pulite che si adattano alla perfezione al design scandinavo. Gli interni danno prova della maestria di Volvo nel mescolare la tecnologia più innovativa con materiali assolutamente naturali, per creare un ambiente elegante, accogliente e di gusto che riflette al meglio le origini svedesi del marchio.” Thomas Ingenlath, Senior Vice President Design di Volvo Car Group
l’ammiraglia
INFORMAZIONI TECNICHE Benzina
T5 Geartronic
Motore Model Year Cilindrata (cc) / cilindri
Potenza max
kW cv g/min
Coppia max
D3
D3 Geartronic
D4
D4 Geartronic
D4 AWD Geartronic
D5 AWD Geartronic
MY17
MY17
MY17
MY17
MY17
MY17
MY17
MY17
1969 / 4
1969 / 4
1969 / 4
1.969 / 4
1.969 / 4
1.969 / 4
1969 / 4
187 5.500
235 320 5.700
110 150 3.750
110 150 3.750
140 190 4.250
140 190 4.250
140 190 4.250
173 235 4.000
20
20
20
20
20
20
20
20
254
350 400 320 320 400 400 400 480 1.500-4.800 2.200-5.400 1.750-3.000 1.750-3.000 1.750-2.500 1.750-2.500 1.750-2.500 1.750-2.250
Cambio (rapporti) / Trazione
Aut ( 8 ) / A
Aut ( 8 ) / I
Man ( 6 ) / A Aut ( 6 ) / A Man ( 6 ) / A Aut ( 8 ) / A
Aut ( 8 ) / I
Aut ( 8 ) / I 2.360
Massa a pieno carico (kg)
2.260
2.360
2.230
2.240
2240
2.270
2.340
Peso in ordine di marcia 1 (kg)
1.717
1.819
1.676
1.685
1697
1.720
1.791
1.814
Massa a vuoto (kg)
1.593
1.690
1.552
1.561
1.573
1.596
1.662
1.685
Portata (kg)
Scheda Tecnica
T6 AWD Geartronic
1.969 / 4
cv fiscali Nm g/min
Diesel
543
541
554
555
543
550
549
546
Massa rimorchiabile frenata / non frenata (kg)
1.800 / 750
1.800 / 750
1.800 / 750
1.800 / 750
1.800 / 750
1.800 / 750
1.800 / 750
1.800 / 750
Capacità bagagliaio Min / Max (L)
500
500
500
500
500
500
500
500
Capacità serbatoio (L)
55
60
55
55
55
55
60
60
Accelerazione 0-100 Km/h (sec.)
6,8
5,9
9,9
9,9
8,2
8,2
8,4
7
Velocità massima (Km/h)
230
250
205
205
230
230
230
240
Ciclo urb. Consumi normativa CEE Ciclo extraurb. (l/100 km) Ciclo comb.
8,6
9,5
5,4
5,2
5,4
5,3
5,6
5,7
5,3
5,9
3,9
4,0
3,9
3,9
4,2
4,3
6,5
7,2
4,4
4,4
4,4
4,4
4,7
4,8
CO2 (g/km) (Ciclo combinato)
149
165
115
115
116
116
124
127
Euro 6
Euro 6
Euro 6
Euro 6
Euro 6
Euro 6
Euro 6
Euro 6
Normativa emissioni CEE Geartronic = Cambio Automatico Sequenziale 1
Include conducente (75 kg) e carburante al 90%.
Tutti i dati tecnici possono essere soggetti a variazioni. Per le informazioni più recenti, rivolgersi al proprio concessionario Volvo.
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Volvo Car Italia S.p.A.
l’ammiraglia
I nuovi modelli S90 berlina e V90 station wagon si sono aggiudicati sei punti pieni nel test Euro NCAP di Frenata Automatica d’Emergenza in presenza di Pedoni e un punteggio 5 stelle assoluto per entrambe le vetture. Le prove AEB Pedestrian del programma Euro NCAP sono concepite per testare le prestazioni dei sistemi di rilevamento dei pedoni sulla base di tre diversi scenari di attraversamento stradale: • un adulto scende improvvisamente sulla carreggiata dal lato guidatore dell’auto; • un adulto scende improvvisamente sulla carreggiata dal lato passeggero dell’auto (per questa situazione vengono condotte due prove); • un bambino scende dal lato passeggero e corre in strada passando fra due automobili parcheggiate
LISTINO PREZZI AL PUBBLICO N. 7 DEL 07-07-2016
BUSINESS PLUS
R-DESIGN
INSCRIPTION
Prezzo suggerito al pubblico chiavi in mano *
Prezzo suggerito al pubblico chiavi in mano *
Prezzo suggerito al pubblico chiavi in mano *
Prezzo suggerito al pubblico chiavi in mano *
3
Euro IVA inclusa
Euro IVA inclusa
Euro IVA inclusa
Euro IVA inclusa
Potenza kW (cv)
Euro IVA esclusa
Euro IVA esclusa
Euro IVA esclusa
Euro IVA esclusa
T5 Geartronic
1.969 187 (254)
52.150,00 42.745,90
54.000,00 44.262,30
56.330,00 46.172,13
57.780,00 47.360,66
T6 AWD Geartronic
1.969 235 (320)
61.950,00 50.778,69
63.800,00 52.295,08
66.130,00 54.204,92
67.580,00 55.393,44
D3
1.969 110 (150)
46.900,00 38.442,62
48.750,00 39.959,02
51.730,00 42.401,64
53.280,00 43.672,13
D3 Geartronic
1.969 110 (150)
49.250,00 40.368,85
51.100,00 41.885,25
54.080,00 44.327,87
55.630,00 45.598,36
D4
1.969 140 (190)
49.100,00 40.245,90
50.950,00 41.762,30
53.930,00 44.204,92
55.480,00 45.475,41
D4 Geartronic
1.969 140 (190)
51.450,00 42.172,13
53.300,00 43.688,52
56.280,00 46.131,15
57.830,00 47.401,64
D4 AWD Geartronic
1.969 140 (190)
53.950,00 44.221,31
55.800,00 45.737,70
58.780,00 48.180,33
60.330,00 49.450,82
D5 AWD Geartronic
1.969 173 (235)
58.550,00 47.991,80
60.400,00 49.508,20
62.730,00 51.418,03
64.180,00 52.606,56
Diesel
Benzina
Versione
Listino Prezzi
MOMENTUM
Cilindrata in cm
* I prezzi "chiavi in mano" includono la messa in strada, non comprendono l'I.P.T. e il contributo P.F.U.
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#ca
checorse
CORTESIe di Marco Cortesi
Chase Elliott e Kasey Kahne lottano fianco a fianco in testa la gruppo in una fase della Daytona 500 corsa il 26 febbraio Foto Barry Cantrell/NKP
NO KURT? NO PARTY Il campione NASCAR 2004 è tutt’altro che un eroe popolare, ma a dispetto delle tante controversie, ha saputo far comandare i risultati grazie anche alla mano tesa di Gene Haas… ma intanto la NASCAR si chiude sempre più su sé stessa
FRONT PAGE
no Kurt? no party
L’appuntamento di Daytona della NASCAR 2017 ha portato al debutto, oltre che un nuovo sponsor, una serie di novità votate allo spettacolo. Dopo il formato “playoff”, che premia i vincitori delle varie gare, sono arrivati i punti assegnati ai traguardi intermedi (un quarto e metà gara, giro più, giro meno). Ma nonostante la ricerca di uno show sempre più appetibile, il Super Bowl (per fare un esempio, travalica gli oceani... la NASCAR no. Perché? Semplicemente perché non interessa, e forse non vuole interessare, al pubblico “forestiero”. Il marketing impera, lo studio del cliente e dei flussi mediatici è arrivato a vette da record: stabilito qual è il target (americano, patriottico, orgoglioso, tradizionalista) tutto è stato orientato al suo raggiungimento e ha portato ad un appiattimento di team e piloti su pochi stereotipi. Ora, il marketing è entrato prepotentemente anche sul fronte sportivo, cambiando e creando regole come mai accaduto in passato. Sarà una scelta vincente? Sul fronte locale sembra di si, visto he le tribune sono ancora piene (sebbene meno di un tempo) e le televisione USA offrono NASCAR a piene mani. Ma i progetti (o sogni?) di esportazione del fenomeno NASCAR paiono definitivamente accantonati. Altra storia è quella sportivo-passionale che si vive negli Stati del Sud, il “cuccia” della NASCAR.
Kurt Bush, controverso protagonista della scena NASCAR, vincitore della recentissima Daytona 500‌ la sua auto porta i segni della battaglia Foto John K Harrelson & Rusty Jarret/NPK
no Kurt? no party Nonostante non sia piÚ sfavillante come qualche anno fa la NASCAR è ancora in grado di riempire le immense tribune di Daytona Foto Nigel Kinrade/NKP
no Kurt? no party
Qualche fischio quest’anno è arrivato a Daytona, ma c’era di mezzo Bush… no, non l’ex Presidente, ma il vecchio Kurt… una specie di Cassano del volante, ma più vincente. Alla sua prima vittoria a Daytona, Kurt Busch ha festeggiato un’impresa che gli era sfuggita altre quattro volte riuscendo ancora, grazie ai risultati, ad imporsi come uno dei piloti più forti del mondo NASCAR. E pensare che, due anni fa, l’accusa di violenze ai danni dell’ex fidanzata l’aveva portato a saltare la gara, ultimo capitolo di una serie di alti e bassi che hanno caratterizzato tutta la sua carriera facendolo diventare il bersaglio di un odio collettivo con pochi precedenti. Non necessariamente un campione deve piacere, e Busch ne è sempre stato il perfetto esempio: quando vince, in pista arriva di tutto, dalle bordate di fischi alle bottiglie. Quando va a sbattere, un misto di “ecco, l’avevo detto” ed esultanze. Quando fa qualcosa di sbagliato, si scatena la bomba mediatica. Nato nella profonda provincia del Nevada e cresciuto allo stato “brado” insieme al fratello Kyle (anche lui campione della serie) Kurt ha sempre navigato contro l’idea del pilota venduta dalla NASCAR e dai media nordamericani. Mentre, attraverso il complice strapotere del marketing, i piloti si appiattivano verso l’immagine di Big Jim in plastica, perfetti da ogni punto di vista, eroi senza macchia e paura, Busch ha mantenuto un approccio quasi interamente slegato dalla promozione di sé stesso. Andando per la sua strada ma esponendosi a situazioni enormemente insidiose. Come quando, a due gare dalla fine della stagione 2005, uno sceriffo lo fermò accusandolo di guidare ubriaco. Che le accuse fossero state in seguito ritirate non interessò
a nessuno, scatenando l’ondata di riprovazione generale che addirittura lo vide restare appiedato in anticipo al Roush Racing, al quale aveva annunciato la partenza. E che, detto per inciso, dal 2004 non ha più visto un titolo. Busch è sempre rimasto lo stesso, imperterrito, inamovibile. Nessun compromesso. Un atteggiamento molto rischioso quando la stampa, privata di veri spunti, cerca disperatamente la notizia: i suoi modi ruvidi hanno fatto di lui un “bersaglio facile”, diventando, grazie all’antipatia collettiva, fenomeni virali. Qualche sbotto di troppo nei confronti dei media gli è costato il posto team Penske, gettandolo in un purgatorio durato due anni tra i piccoli team, prima della mano tesa arrivata da Gene Haas nel 2014. Da chi, se non da uno finito in galera 15 mesi (per evasione fiscale) poteva arrivare una chance di lavorare senza pregiudizi, puntando solo ai risultati? Busch è ancora odiato da molti, poco apprezzato da altri. E la cosa che fa impazzire i detrattori è proprio questa: lui non se ne cura, vuole vivere la sua vita e correre per vincere. Molti contestatori si chiesero cosa se ne potesse fare il team di uno così poco “vendibile”. E se lo chiese anche Tony Stewart, socio di Haas e a sua volta pluricampione fuori dagli schemi. Risposta: vendere non è tutto, e per vendere bisogna vincere… per ora, il gioco funziona. L’obiettivo numero uno era conquistare una gara per i colori Haas Automation. Obiettivo numero due, conquistare la prima Daytona 500 per il team e, possibilmente, il titolo. La prima vittoria arrivò dopo sei gare, e ora è stata la volta di Daytona. Zitti tutti, piede giù e pedalare.
La sequenza dell’incidente tra Jimmie Johnson e Trevor Bayne. Situazioni come questa sono abbastanza frequenti nei grupponi della NASCAR ove decine di macchine gareggiano in gruppo serrato raggiungendo velocità superiori a 300 chilometri orari Foto Russell LaBounty/NPK
no Kurt? no party
Ricky Stenhouse Jr (17) e Trevor Bayne (6) in una situazione a dir poco “delicata” Foto Nigel Kinrade/NKP
Una serrata fase di gara con Michael Waltrip (15), Paul Menard (27), Michael McDowell (95), Joey Logano (22), Brendan Gaughan (75) and Aric Almirola (43) Foto Russell LaBounty/NPK
#ca
cheleggenda
Seppur meno noto degli appuntamenti di Amelia Island (che si svolge sempre in Florida in marzo) o di Pebble Beach (California, agosto) il Concorso di Eleganza di Boca Raton, pochi chilometri a nord di Miami, sta velocemente conquistando il cuore di molti appassionati americani‌ e non solo
Benvenuti a BOCA RATON di Niccolò Gargiulo
La vincitrice della categoria Auburn Open e Best in Show, una Auburn 8-115 Speedster del 1928, di Barbara e Al Mason
benvenuti a Boca Raton
Tenutosi La Ford Model A Deluxe Roadster del 1931 vincitrice nella categoria American Production, 1925-1942 – Open
per l’undicesimo anno consecutivo al Boca Raton Resort & Club, l’evento ha avuto luogo durante il weekend del 10-12 febbraio e ha attirato più di 7000 appassionati per un fine settimana di beneficenza (quest’anno il concorso d’eleganza ha raccolto quasi 10 milioni di dollari a favore dei Boys & Girls Clubs of Broward County) e auto classiche. Fondato da Rita e Rick Case (Rick Case Automotive Group) e sotto la direzione del presidente e fondatore James E. McDonnell, il Boca Raton Concours d’Elegance fa registrare di anno in anno un aumento di interesse, attirando nuovi appassionati grazie ad un parterre di auto e moto classiche sempre più esclusive. Il concorso di quest’anno ha voluto celebrare marchi quali Auburn, Cord e Dusemberg e ha visto svolgersi un’asta tenuta da Finest Automobile Auctions. “Rita e Rick Case si sono imbarcati in questa avventura undici anni fa principalmente per due motivi - ha detto James E. McDonnell IV, presidente e fondatore del concorco - Innanzitutto l’evento serve come punto di incontro per gli appassionati dell’automobile da tutto il mondo ed è inoltre una manifestazione molto importante dal punto di vista benefico.
Vincitrice della categoria Spirit of the Road, la Ferrari Boano Alloy Body Coupe del 1956 di Kim e Stephen Bruno
benvenuti a Boca Raton
Best in Show: una Auburn 8-115 Speedster (1928) di proprietĂ di Barbara e Al Mason
La Studebaker President del 1955 di Mark L. James
benvenuti a Boca Raton
Vincitrice Cord Closed la Cord Westchester Sedan del 1937 di Steve Wolf
A ricevere il premio Founders Award una Cord L-29 Speedster del 1931
Oggi, dopo ben 11 anni di successi, sono orgoglioso di dire che il Boca Raton Concours è più fiorente che mai ed è uno dei concorsi di auto d’epoca con il più alto contributo di beneficienza al mondo”. Il via al weekend si è avuto il venerdì sera con il duPont Registry Live Hangar Party: i numerosi ospiti hanno potuto degustare alcune ricette preparate da 25 dei migliori ristoranti della regione. In mostra anche decine di supercar e auto esotiche, barche dal design futuristico, jet privati, elicotteri e molto altro ancora. Sabato sera si è tenuto il Gala Dinner & Show e sono stati consenati i premi ‘Automotive Lifetime Achievement Award’ a Marc Cannon, vice presidente esecutivo reparto comunicazioni di Autonation e a Dave Zuchowski, ex CEO di Hyundai. I festeggiamenti si sono conclusi domenica con il pubblico che ha riempito i prati del campo da golf del Boca Raton Resort & Club per ammirare le decine di auto e moto d’epoca in mostra per il concorso d’eleganza. Nel corso della mattinata gli esperti giudici capitanati da Paul Sable hanno designato i vincitori delle numerose categorie e premiato la vettura ‘Best in Show’, quest’anno una Auburn 8-115 Speedster del 1928 di Barbara e Al Mason. Il premio ‘Best in Show’ per quanto
American Classic 1940 -1948 Open, Cadillac Series 62 Convertible Sedan del 1941, appartenente a Dennis Manieri
benvenuti a Boca Raton
La migliore Open Pre-War Car, una Auburn 851 Speedster del 1935 di Gregory Ornazian
benvenuti a Boca Raton
Una coppia di incredibili Fiat perfettamente ristrutturate: una Fiat 1200 Spyder America del 1957 e una Fiat 8V 2 Door Coupe del 1953
riguarda le motociclette è andato a Leo Schigiel grazie alla sua Ariel Square 4 con sidecar Garrard del 1956. Brian Quail, presidente dei Boys & Girls Clubs di Broward County ha dichiarato: “La realizzazione del Concours è possibile solo grazie ai 300 volontari che si impegnano giorno e notte per pianificare e organizzare l’evento. Tutti i proventi andranno ad aiutare i 12.500 giovani meno fortunati che frequentano i dodici Boys & Girls Clubs nella contea di Broward”.
benvenuti a Boca Raton
Non famosa come Palm Beach (dove, per intenderci ha la sua residenza il Presidente Donald Trump) o Key Biscayne, Boca Raton è considerata una delle località più belle ed esclusive della Florida. Posta a circa 80 chilomentri a Nord di Miami, Boca Raton si differenzia dalle altre cittadine della costa per avere un vero “centro” nel senso europeo del termine, ovviamente super-elegante, lussuoso e… pulitissimo ai limiti del fanatismo
Il premio American Production 19461959 Open è andato a questa Cadillac Eldorado Biarritz Convertible del 1959, di proprietà di Warren Wubker
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Nuova smart electric drive
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FRONT PAGE
Con la nuova smart electric drive l’ingresso nel mondo della mobilità elettrica diventa ancora più interessante. La vettura combina infatti l’agilità tipica di smart a una guida a zero emissioni locali: l’ideale per la mobilità urbana. Il lancio è previsto nelle prossime settimane
la svolta elettrica
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smart è già la city car perfetta, che con la trazione elettrica lo diventa ancor di più - ha dichiarato di recente la responsabile di smart, Annette Winkler - ecco perché a breve presenteremo tutta la nostra gamma (smart fortwo, forfour e addirittura la nostra smart cabrio) a trazione completamente elettrica. Insieme ai numerosi fan di smart e ai clienti già entusiasti delle tre generazioni precedenti, siamo tutti ansiosi di sperimentare il piacere di guida straordinario della nuova smart electric drive. E a prezzi davvero interessanti, specialmente in quei Paesi in cui viene offerto un incentivo all’acquisto.
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la svolta elettrica
Agilità e scatto sono anche per smart electric drive caratteristiche consuete, grazie anche al diametro di volta ridotto, che nella biposto corrisponde perfettamente a quello della sorella a propulsione tradizionale, ossia 6,95 metri. Anche i colori e gli equipaggiamenti a richiesta soddisfano ogni esigenza: i modelli elettrici di smart assicurano la massima personalizzazione. Un fattore importante per chi guida una vettura elettrica è il tempo di ricarica. Anche da questo punto di vista smart electric drive offre un comfort ancora più elevato: tutti i modelli sono infatti provvisti di serie di un nuovo e potente caricabatterie di bordo. Già oggi negli USA e in Gran Bretagna il tempo di ricarica è pari a 2,5 ore, ovvero la metà rispetto al modello precedente. L’app «smart control» consente di sorvegliare la ricarica da remoto e azionare molte altre funzioni, come la ricarica intelligente. Dall’autunno 2017 sarà anche disponibile, a richiesta, un caricabatterie rapido particolarmente potente da 22 kW, che consentirà di ricaricare la smart electric drive in tempi nettamente più brevi: meno di 45 minuti (0-80%) se, in base alle condizioni locali, è possibile utilizzare una modalità di ricarica trifase. Le smart fortwo electric drive escono dalla catena di montaggio dello stabilimento smart di Hambach (Francia) insieme agli altri modelli della produzione di serie, mentre la smart forfour electric drive viene prodotta nella sede di Novo Mesto (Slovenia). Da segnalare infine smart monta una batteria realizzata da Deutsche ACCUMOTIVE, società affiliata di Daimler: l’azienda, con sede a Kamenz, in Sassonia, realizza il cuore elettrico della smart electric drive già dal 2012.
la svolta elettrica
Il piacere della guida elettrica di quarta generazione non si vive solo a bordo della smart fortwo coupĂŠ o della smart fortwo cabrio: per la prima volta, infatti, sarĂ disponibile anche per il modello a quattro posti smart forfour. smart sarĂ cosĂŹ il primo costruttore al mondo a proporre nella propria gamma sia modelli con motore a combustione interna sia modelli completamente elettrici a batteria
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#cheauto quando l’auto fa spettacolo
ro e m u n o im s s ro p il te e rd e p non ONLINE il 15 APRILE! #cheauto Periodico mensile digitale automobilistico Via Pesa del Lino 2B 20900 MONZA info@cheautomagazine.com www.cheautomagazine.com
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