6 minute read
cheleggenda
by #cheauto!
Maserati Tipo 61
Un “Tipo” tosto…
Advertisement
Un “Tipo” tosto…
COME NON FESTEGGIARE L’ANNIVERSARIO DELLA STREPITOSA DOPPIETTA MASERATI ALLA 1.000 CHILOMETRI DEL NURBURGRING? LA BELLA TIPO 61 FU CAPACE DI VINCERE DUE EDIZIONI CONSECUTIVE, NEL 1960 E 1961
gioca sul filo dei numeri l’anniversario che Maserati ha celebrato quest’anno: esattamente 60 anni fa, la Tipo 61 coglieva una straordinaria vittoria alla settima edizione della 1.000 chilometri del Nürburgring, la grande classica di durata che si svolgeva sulla Nordschleife in Germania e che proprio in quegli anni conobbe il suo periodo di maggiore splendore e popolarità.
Con quel successo, la Maserati Tipo 61 guidata da Masten Gregory e Lloyd Casner ottenne una memorabile doppietta, riaffermandosi a distanza di un anno dopo il primo posto conquistato nel 1960, quando al volante si trovava Stirling Moss, affiancato da Dan Gurney.
Nata come Tipo 60, questa barchetta divenne presto Tipo 61 quando venne installato un propulsore di maggiore cubatura e diventò famosa in tutto il mondo con il nome di “birdcage”, ovvero “gabbia di uccelli”, tanto intrecciata era la gabbia tubolare del telaio, costituita da circa 200 piccoli tubi di acciaio al cromo molibdeno.
La leggenda narra che fu un giornalista americano, in visita a Modena, ad affibbiarle quel “nickname” divenuto poi il vero “nome di battaglia” della Tipo 61.
Con questa vettura infatti il concetto di telaio tubolare venne esasperato e portato probabilmente alla sua massima espressione; si pensi infatti che i tubi di maggiori dimensioni, che costituivano il complesso e fittissimo intreccio, non superavano i 10 millimetri di diametro, tanto che in Italia la Tipo 61 fu anche ribattezzata con il nomignolo di “spaghetti”.
La Tipo 61 fu la più nota della serie di cinque modelli progettati da Giulio Alfieri, con il soprannome “birdcage”. Questo metodo di costruzione portava ad un telaio più rigido, ma allo stesso tempo più leggero rispetto alle altre automobili da competizione del tempo, rendendo questa vettura sport il massimo risultato tecnico possibile per le auto da corsa con motore anteriore e trazione posteriore.
Anche la ricerca aerodinamica e il design di questa barchetta segnarono un taglio netto con il passato. La linea della carrozzeria bassa e gli archi passaruota estremamente alti dettero il via ad un tendenza poi seguita da molti alti costruttori. Si pensi che per raggiungere questi risultati Alfieri decise di inclinare il motore, per ridurre l’ingombro frontale. Quella scelta, vincente dal punto di vista aerodinamico, comportò tuttavia grandi problemi di messa a punto del propulsore stesso, in quanto i carburatori (doppio corpo Weber) erano nati per operare in posizione orizzontale.
In quel sofisticato telaio a gabbia venne installato un quattro cilindri di 2890 cc, capace di 265 cavalli a 6.500 giri/minuto. L’auto aveva un passo di 2.300 mm e pesava soltanto 600 chilogrammi, caratteristiche che la rendevano estremamente maneggevole e competitiva sui tracciati misti.
Manca poco più di un mese alla presentazione dell’attesissima Grecale, il mid-suv di Maserati, vettura che prosegue la tradizione di battezzare questi gioielli modenesi con i nomi dei venti. Tutto iniziò nel 1963 con la leggendaria Mistral. Arrivarono poi Ghibli, Bora, Merak e Khamsin e, nel 2016, Levante, il primo suv della storia del Marchio. Ora sta per iniziare a soffiare Grecale, un vento mediterraneo intenso che soffia da nord-est. La gamma Maserati, oggi, viene prodotta in tre stabilimenti: Ghibli e Quattroporte sono prodotte a Grugliasco (TO) presso l’Avvocato Giovanni Agnelli Plant (AGAP), mentre Levante presso il Mirafiori Plant di Torino. MC20 è prodotta a Modena, nello storico impianto di viale Ciro Menotti, mentre Grecale verrà prodotta a Cassino
Recentemente è stata battuta all’asta da Barrett-Jackson negli Stati Uniti questa bellissima Tipo 61, la cui storia è perlomeno avventurosa. E’ il numero di telaio 2459 e fu ventura nel 1960 al pilota americano Briggs Cunningham che ne affidò preparazione e gestione a Alfred Momo di New York. La vettura gareggiò con buoni risultati negli USA sinché nel febbraio 1962 rimase molto danneggiata mente, nelle mani di Augie Pabst, partecipava alla 3 Ore di Daytona. Momo decise di non ripararla e l’auto prese la via dell’Inghilterra, per fungere da risorsa di ricambi per altre Tipo 61. Parecchi anni dopo fu acquistata da un collezionista italiano che, pazientemente, nel corso di parecchi anni la riportò allo splendore iniziale, anche grazie alla collaborazioni di restauratori d’eccellenza in Italia e in Inghilterra. Alla fine di questa certosina opera l’auto, nel 2010, ottenne dalla FIA la certificazione per partecipare a competizioni per vetture d’epoca. Da quel momento questa Tipo 61 è divenuta una vera “star” di tutti i maggiori eventi mondiali dedicate alle vetture classiche
Fotografie Courtesy of Barrett-Jackson
Questa Maserati era comunque capace di raggiungere la ragguardevole velocità massima di 285 chilometri orari. La Casa del Tridente iniziò a produrre nel marzo del 1959 la Tipo 60, che già a novembre divenne Tipo 61, per poter essere conforme ai regolamenti tecnici in vigore ai fini della partecipazione alla 24 Ore di Le Mans.
Nonostante la grande potenza, i consumi rimasero comunque contenuti e questa caratteristica fu determinante nelle gare di durata dove la Tipo 61 riusciva a ridurre il numero delle soste per il rifornimento.
In soli tre anni di produzione, dal 1959 al 1961, la Tipo 6o e la Tipo 61 seppero guadagnarsi un posto di grande rilievo nel panorama internazionale delle competizioni, mostrando prestazioni e affidabilità che permisero di raggiungere una serie di straordinarie affermazioni e proseguendo la tradizione vincente di Maserati.
Va ricordato anche che le Tipo 61 gareggiarono unicamente in mano a privati e, nel caso specifico delle vetture vincenti in Germania, vennero personalizzate con la livrea bianco e blu del team americano Camoradi, creato proprio in quegli anni dallo yankee Llyod Casner con l’ambizione di vincere la 24 Ore di Le Mans.
Il curioso nome della squadra derivava infatti dalle sillabe iniziali di “Casner Motor Racing Division” e c’è da dire che la carriera della Tipo 61 rimane indissolubilmente legata a questo team, con cui si cimentarono piloti di grande fama come quelli già citati, a cui vanno aggiunti Jo Bonnier, Gino Munaron, Umberto Maglioli e Nino Vaccarella (questi ultimi due impiegati in una memorabile Targa Florio del 1960) e persino Carroll Shelby.
Va infine ricordato che i colori “USA” delle auto Camoradi” ispirarono, come tributo a quei successi, anche la Maserati MC12 Stradale, la supersportiva che ha caratterizzato i primi anni duemila vincendo a livello Mondiale nella categoria GT e rinnovando quell’anima sportiva che contraddistingue da sempre il DNA di Maserati e che sta ponendo le basi per il ritorno della Casa del Tridente nel mondo delle corse con la nuova splendida MC 20… ma questa è un’avventura ancora tutta da scrivere.
PRINCIPALI CARATTERISTICHE TECNICHE
MOTORE: QUATTRO CILINDRI VERTICALI IN LINEA CILINDRATA: 2890 CM³ POTENZA: 250/265 CV CAMBIO: MECCANICO A CINQUE VELOCITÀ + RETROMARCIA IN BLOCCO CON LA SCATOLA DEL DIFFERENZIALE TELAIO: TUBOLARE RETICOLARE PESO: 570 KG/600 KG VELOCITÀ MAX: 270 KM/H/285 KM/H
La Tipo 61 è anche stata “comparsa” in numerosi episodi della saga di Michel Vaillant, l’indimenticabile serie di storie a fumetti incentrata sul pilota francese e sulla casa automobilistica di famiglia, la Vaillant appunto. L’ingegno e la fantasia dell’autore Jean Graton (scomparso di recente) fecero si che in numerose occasioni le Vaillant incrociassero le armi con le belle Maserati, come testimoniato da questo disegno, tratto da “La trahison de Steve Warson” (Il tradimento di Steve Warson) del 1962