L’Ospedale
“Madonna del Soccorso” di San Benedetto del Tronto
LA SVOLTA DEGLI ANNI
1963 -1981
a cura del Sig. Giovanni Brunelli Direttore Amministrativo dell’Ente anno 2008
Introduzione In questi ultimi anni ho letto di tutto sull’Ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto. Di promesse mancate, di obiettivi raggiungibili e non raggiunti, di servizi e reparti di specialità restati un miraggio, da ultimo del recente richiamo del sindaco di Ascoli Piceno sul sospetto di voler ridurre gli ospedali di Ascoli Piceno e San Benedetto ad infermerie, naturalmente a tutto vantaggio del Capoluogo di Regione. Quest’ultima informativa mi ha particolarmente turbato, perché - se fosse vera - equivarrebbe a ricondurre la Sanità sambenedettese all’Ospedale-Infermeria creata da Padri Pizzi nel 1850. Sarebbe la più grave sciagura per la nostra gente. Ho sempre seguito i vari interventi, spesso critici, fra le forze politiche del nostro Comune, ho notato non poca confusione e molta disinformazione, specie sul recente passato. Non sono mai intervenuto per fare precisazioni e più chiarezza, ma ho pensato che è ora di farlo per ricordare a chi le ha vissute, ma soprattutto per informare le nuove generazioni che non le hanno vissute, le vicende dell’Ospedale di questa Città da 1963 periodo dell’entrata in funzione della struttura di via Silvio Pellico - al 1981, epoca in cui all’ente ospedaliero è subentrato lo Stato con le sue Unità Sanitarie. Quale Segretario Generale dell’ente nel periodo sopra indicato e quale primo collaboratore delle Amministrazioni che si sono susseguite, farò conoscere, anche nei dettagli, le motivazioni, le lotte e gli enormi sacrifici che determinarono nell’arco di 18 anni la trasformazione del Madonna del Soccorso da piccola entità sanitaria della provincia di Ascoli Piceno ad una grossa realtà tra le più importanti e prestigiose della Regione Marche. Naturalmente tutta questa storia non può essere narrata in poche righe; cercherò comunque di essere succinto al massimo nello sviluppare i capitoli che verranno trattati.
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Capitolo I
La portata dell’Ospedale Madonna del Soccorso al 1 gennaio 1963 Da pochi mesi l’Ospedale si era trasferito dalla via Pizzi nella nuova sede di via Silvio Pellico. L’opera, progettata dall’Ing. Onorati, venne eseguita dalla Impresa Ulissi, in più lotti, per la lentezza dei finanziamenti statali che all’epoca venivano erogati; ebbe un costo complessivo di 180.000.000 di lire. Il nuovo complesso venne costruito su terreno di proprietà della N.D. Agata Voltattorni, donato, unitamente alla propria villa, all’ente Ospedaliero. La nuova costruzione, sviluppata su quattro piani, aveva una capienza di 175 posti letto e gli spazi erano stati così distribuiti: - 4° piano - destinato a camere separate di degenza, a servizio delle due divisioni di Chirurgia e Medicina, allora in funzione. - 3° piano - destinato alla divisione di Medicina Generale. - 2° piano - destinato alla divisione di Chirurgia Generale. - 1° piano - ancora libero, con destinazione, per metà a corsie di degenza e per metà al servizio di Radiologia. - Piano terra - destinato ai servizi di cucina, lavanderia, guardaroba ed uffici amministrativi. Al 1/1/1963 quello di San Benedetto del Tronto era un Ospedale della stessa portata di quelli di Amandola, Montegiorgio, Sant’Elpidio a Mare, ma a differenza di questi, molto meno attrezzato: - un lavoro di circa 2.500 ricoveri annui, 42 dipendenti, con due divisioni, l’una di Medicina Generale di recentissima istituzione, diretta dal prof. Geraci, l’altra di Chirurgia Generale, diretta dal prof. Sorge, l’unica esistente anche nell’Ospedale di via Pizzi. A quella data non esisteva un Laboratorio di Analisi, che proprio nel 1963 cominciò a muovere i primi passi grazie al prof. Geraci e ad un suo assistente. 4
L’Ospedale non era dotato di un servizio di Radiologia proprio; gli accertamenti per i ricoverati venivano effettuati dal dott. Di Mizio, libero professionista, autorizzato ad installare un piccolo apparecchio radiologico di proprietà, nel primo piano dell’edificio ospedaliero. Nell’ottobre 1963 entrò in servizio il prof. M. Dardari che iniziò ad operare l’anno successivo, con apparecchiature tra le più moderne ed avanzate, acquistate dall’Ente. Il servizio di Anestesia veniva garantito dal dott. Fioravanti, non ancora dipendente, retribuito con compenso forfettario. La responsabilità della gestione Amministrativa dell’Ente,era affidata, e da sempre, ad un funzionario del comune di San Benedetto, fino all’entrata in servizio dello scrivente, nei primissimi mesi del 1963. All’epoca le due suddette divisioni erano arredate con materiale vecchio e scadente, per nulla confacente ai nuovi ambienti; non esistevano apparecchiature adeguate e tantomeno all’avanguardia in dotazione; c’erano soltanto due eroi - il prof. Sorge e il prof. Geraci che con la loro elevatissima professionalità, colmavano le tante lacune. La situazione economica dell’Ente al 1/1/1963 era quasi fallimentare. - gli stipendi al personale ed onorari ai Sanitari pagati con mesi di ritardo. - molti dipendenti precari e non regolarizzati. - fornitori pagati con anni di ritardo. - richieste di risarcimento danni, per importo di molto superiore al costo del nuovo stabile. - mancanza assoluta di garanzie per contrarre mutui necessari per ripianare i debiti pregressi, ma soprattutto per l’acquisto di apparecchiature ed attrezzature, più rispondenti alla nuova struttura, ma principalmente all’evoluzione dei tempi. Quella descritta e fotografata era la pura realtà del Madonna del Soccorso, poco florida e tanto meno allegra per i responsabili dell’Ente chiamati a gestirla. 5
OSPEDALE “MADONNA DEL SOCCORSO” Progettato dall’Ing. Luigi Onorati e costruito dall’Impresa Ulissi in via Silvio Pellico, entrato in esercizio negli anni 1961-1962.
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Capitolo II
L’Ospedale di via Silvio Pellico al momento dell’entrata in funzione era del tutto inadeguato alle esigenze di una Città e del suo hinterland, in fortissima espansione Tra alla progettazione e l’entrata in attività del nuovo Ospedale passarono almeno 10 anni e forse l’ing. Onorati, benemerito ingegnere capo del Comune di San Benedetto del Tronto e progettista dell’opera, non aveva esattamente calcolato il repentino sviluppo che avrebbero subito la nostra città ed i comuni limitrofi, compresi quelli della regione Abruzzo, che naturalmente fanno capo a San Benedetto del Tronto. Nel 1963 San Benedetto contava una popolazione di 34.000 abitanti ed il suo hinterland era cresciuto nelle stesse proporzioni, per cui, fin da allora, la potenziale utenza che poteva far capo sulla nuova struttura ospedaliera si aggirava sugli 80.000 abitanti. Negli anni 1963-64, colmate le più evidenti lacune strutturali e finanziarie ed avviato il servizio di radiologia, che fra l’altro consentì un notevole incremento di lavoro alle due divisioni in funzione, l’Amministrazione si pose l’assillante problema di dover offrire una più specifica qualificazione sanitaria, riducendo così alla nostra popolazione i tanti disagi per i ricoveri fuori Provincia e fuori Regione, alla ricerca di specializzazioni. Ne derivò la programmazione per la creazione graduale delle divisioni fondamentali, come Ostetricia-ginecologia, Pediatria, Ortopedia-Traumatologia. I programmi sarebbero stati facilmente realizzabili se ci fosse stata adeguata disponibilità di spazi, ma in mancanza, la soluzione pratica era solo quella dell’ampliamento dell’edificio esistente, tale da consentire il raddoppio dei posti letto.
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Capitolo 3
I lavori di ampliamento del nuovo complesso ospedaliero, realizzati negli anni 1965-1972. In ordine di tempo, con gradualità, tenendo sempre conto delle disponibilità su cui fare affidamento, dal 1965 al 1972, vennero effettuati i sottoelencati lavori. A) Collegamento del nuovo edificio con la villa Voltattorni: un lavoro realizzato con mezzi propri di bilancio, consistente nel prolungamento dell’ala ovest del nuovo Ospedale fino al congiungimento con la vecchia villa; ciò anche per consentire, in futuro, l’utilizzo dello stabile a fini di ricovero. Da quest’opera vennero ricavati spazi per circa 20 posti letto. B) In sede di progettazione del complesso ospedaliero, era stata prevista ad ovest, la costruzione di una palazzina da adibire ad isolamento. L’opera, finanziata dal Ministro dei Lavori Pubblici, sviluppata su due piani, consentì una disponibilità di circa 60 nuovi posti letto che immediatamente vennero destinati alla nuova divisione di Pediatria. C) Sempre alla ricerca di spazi, soluzione migliore e più pratica non poteva essere che quella dell’ampliamento a sud del nuovo Ospedale, per una profondità di 25 metri ed una altezza di quattro piani. L’opera venne realizzata con fondi propri dell’ente, in due tempi e con due distinti appalti, il primo riferito al piano terra e primo piano, il secondo riferito agli altri tre piani. L’ampliamento consentì la realizzazione di numerosi locali di degenza con servizi annessi, ed una ulteriore disponibilità di almeno altri 90 posti letto. D) Altra soluzione fu, da ultimo, la sopraelevazione di un altro piano dell’edificio ospedaliero, già ampliato a sud. L’opera finanziata con mezzi propri di bilancio e realizzata con 8
molta rapidità, consentì la creazione di numerosi ambienti con servizi annessi, tali da portare la disponibilità a quasi 400 posti letto nel complesso. E) L’ultimo lavoro in ordine di tempo fu quello della ristrutturazione della villa Voltattorni, realizzata dai muratori dipendenti dell’Ente; ristrutturazione e consolidamento radicale della vecchia struttura, sia all’esterno che all’interno, con la predisposizione degli ambienti come stanze di degenza, grazie al collegamento indicato al punto A. Con i lavori sommariamente descritti, nel 1972, l’Ospedale superò una disponibilità di oltre 410 posti letto, sufficienti per consentire la creazione di divisioni-sezioni e servizi specialistici programmati, auspicati ed indispensabili, minuziosamente descritti nel successivo capitolo.
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Capitolo IV
Le divisioni, sezioni e servizi specialistici creati dal 1963 al 1980. Vengono elencati le Divisioni-Sezioni e Servizi di specialità e generici che dal 1963 al 1980 vennero creati e che, per gradi, entrarono in funzione nell’arco di 18 anni. Divisione di Ostetricia- Ginecologia anno di avviamento 1968 Primario della divisione il professor Maijnelli, allievo della Clinica Ostetrica dell’Università di Firenze. Dotazione di 60 posti letto, con sala parto, sala operatoria, apparecchiature ed arredamento il più moderno e rispondente alle esigenze. Divisione di Pediatria anno di avviamento 1968 Primario della divisione il prof. Benatti, già dipendente della Clinica Universitaria di Pediatria dell’Università di Modena. La divisione venne dislocata nella palazzina di nuova costruzione, ad ovest del corpo principale. Ebbe una dotazione di 60 posti letto, compresa la sezione prematuri; arredata e dotata delle apparecchiature più avanzate come lactarium, incubatrici e quant’altro suggerito dal Primario. Divisione di Ortopedia e Traumatologia anno di avviamento 1971 Primario della divisione il prof. Barigazzi, libero docente ed Aiuto Ortopedico di un grande Ospedale del Nord. La divisione ebbe una disponibilità di 50 posti letto, con sala gessi, ambulatori e sala operatoria dotata delle più avanzate 10
apparecchiature come apparecchio RX portatile con TV, microscopio operatorio per la chirurgia della mano; arredamento il più moderno e rispondente alle esigenze. Locali separati e personale specializzato per le terapie di riabilitazione. Divisione di Geriatria -Lungodegenza Centro Antidiabetico anno di avviamento 1980 La divisione fu creata scorporando il reparto di Medicina Generale, con una dotazione di 30 posti letto. Primario della specialità il dott. A. Guido, già Aiuto della divisione di Medicina, fin dalla sua istituzione. Alla divisione venne accorpato il Centro Antidiabetico, reso successivamente autonomo, sotto la responsabilità del dott. Vespasiani, attuale Primario. Come per le altre specialità, la Divisione venne arredata e corredata al meglio, secondo le esigenze del primario. Sezione di oculistica Dirigente il dott. Bozzoni. Dotazione di 18 posti letto con sala operatoria, ambulatorio specialistico, ben arredati e corredati delle apparecchiature più avanzate . Sezione di Otorinolaringoiatria Dirigente della specialità il dott. Boccabianca Dotazione di 18 posti letto, con sala operatoria, ambulatorio specialistico, adeguato arredamento. Sezione di neurologia Dirigente della specialità il dott. Bollettini. Dotazione di 18 posti letto, ambulatorio specialistico, arredamento moderno ed adeguato.
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Sezione di isolamento Non autonoma, ma dipendente dalla divisione di Medicina Generale, col Primario Medico responsabile. Aveva in dotazione 23 posti letto e personale a se stante. Servizio di Cardiologia Anno di avviamento 1974 Primario del servizio il dott. G. Gnocchini, già Aiuto del prof. Prati dell’Ospedale Cardiologico “Lancisi” di Ancona. Dotazione di 16 posti letto, di cui 6 per unità coronariche; apparecchiature le più avanzate, sala operatoria attrezzata per l’applicazione di pacemaker, guardia medica garantita con pronta disponibilità nelle 24 ore; ben presto trasformata in guardia medica effettiva con l’immissione di altre unità mediche specializzate. Nel 1974 oltre all’Ospedale Regionale, nelle Marche disponevano di un reparto di Cardiologia soltanto l’Ospedale di Pesaro e il Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto. Servizio di oncologia Iniziò il suo cammino nel 1980 grazie al dott. De Signoribus, come servizio ambulatoriale; successivamente potenziato per garantire le prestazioni e le terapie ai sempre più numerosi utenti. Servizio di Emodialisi Anno di avviamento 1976 Primario del servizio il dott. L. De Vizia La dotazione iniziale fu di 6 posti letto, per due turni giornalieri; presto naturalmente incrementata per soddisfare le esigenze di tutta la Provincia. Servizio modernamente attrezzato con tutti i comfort, ambulatori e posti letto per la sosta dei dializzati. Servizio di Pronto Soccorso Fin dal trasferimento dell’Ospedale in via Silvio Pellico, venne attivato il servizio di Pronto Soccorso, gestito dagli Aiuti ed Assistenti delle due divisioni esistenti. 12
Con la qualificazione dell’Ospedale il servizio assunse rilevante importanza per cui la presenza dei sanitari divenne costante nelle 24 ore, con medici di reparto distaccati prima, ma con personale autonomo in un secondo tempo. Per l’Ospedale di San Benedetto del Tronto il Pronto Soccorso è un servizio di vitale importanza, più che in qualsiasi altro Ospedale, stante anche la presenza di utenti fuori USL, provenienti dal traffico stradale, autostradale, ferroviario e portuale, ma soprattutto da milioni di presenze annuali di turisti che da soli richiedono almeno 10.000 prestazioni. Servizio di radiologia Il servizio entrò in funzione nel 1964 dopo l’acquisto delle apparecchiature, le più moderne ed avanzate; venne ubicato al primo piano dello stabile, al lato nord. Primario del servizio il prof. M. Dardari, già dipendente della Clinica Universitaria di Radiologia di Modena. Il servizio di radiologia, più di ogni altra specializzazione, ha rappresentato la spinta, il lancio ed il traino dello sviluppo inarrestabile del “Madonna del Soccorso” Laboratorio di analisi Il servizio, avviato nel 1963 dal Primario Medico, venne reso autonomo pochi anni dopo, sotto la responsabilità del dott. Lanciotti. Dotato di adeguato personale sanitario e tecnico, in poco tempo raggiunse un ottimo grado di qualificazione, grazie anche alle apparecchiature messe a disposizione. Il servizio ha sempre svolto un notevolissimo lavoro, sia per i ricoverati che per gli esterni. Servizio di Anestesia e Rianimazione Nel 1963 garantiva il servizio di Anestesia il dott. Fioravanti, libero professionista che in breve venne assunto alle dipendenze dell’Ente in qualità di Primario. Con la creazione delle diverse specialità chirurgiche vennero 13
assunti molti collaboratori in breve tempo. Il salto di qualità il servizio lo ebbe nel 1978 con la creazione della Rianimazione, inizialmente con 3 posti letto, servizio modernamente attrezzato, con guardia medica nelle 24 ore e che rappresentò un ulteriore gradino nella qualificazione del Nosocomio. Centro Trasfusionale Il servizio rappresentò un’esigenza, data la presenza delle diverse specialità chirurgiche in funzione, ma grazie anche alla presenza di una sezione AVIS attivissima, operante nell’ambito dell’Ospedale. Da servizio aggregato, ben presto divenne autonomo, sotto la responsabilità dell’attuale Primario dott. A. Lupi. Fin dalla sua istituzione divenne anche punto di riferimento di molti piccoli Ospedali della Provincia. Farmacia interna Questo servizio che inizialmente veniva garantito da un pratico di farmacia, sotto la responsabilità del Direttore Sanitario, con la qualificazione dell’Ospedale divenne un servizio importante. Come direttore della farmacia venne assunto il dott. G. Sgattoni, che unitamente ad un collaboratore garantiva al meglio la gestione. Scuola infermieri professionali Gli Ospedali Provinciali vennero autorizzati a gestire in proprio scuole per infermieri professionali e di riqualificazione degli infermieri generici. Direttrice della scuola, nel nostro Ospedale, venne nominata suor Ivana Liberati che, per tanti anni e con molta professionalità, ha gestito la scuola che diplomava ogni anno 30 infermieri professionali. Tutti i diplomati, almeno 700 nell’arco del funzionamento, trovarono facile sistemazione sia nel nostro che in altri Ospedali delle Marche, grazie alla loro qualificazione.
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Servizio trasporto infermi Nel 1963 non circolavano ambulanze a San Benedetto del Tronto. Le Associazioni di Volontariato non erano sorte, mentre la Croce Rossa Italiana, con sede nel Capoluogo, serviva l’Ospedale di Ascoli, con un automezzo distaccato a Fermo. Le ripetute richieste di garantire il servizio anche a San Benedetto rimasero sempre inevase. Nel 1965 la Cassa di Risparmio di Ascoli donò al nostro Ospedale un’ambulanza che immediatamente venne messa in esercizio grazie ad un ausiliario dipendente, De Angelis Nazzareno, che per due anni svolse un servizio pregevole, finché purtroppo trovò la morte sullo stesso automezzo, in un tragico incidente stradale. A questo dipendente va tutta la riconoscenza dell’Ospedale e della Cittadinanza. Dopo questo tragico evento verificatosi nell’anno 1967, l’Ente Ospedaliero mantenne ed incremento l’attività, creando un turno di autisti con ambulanze attrezzate a servizio della Cittadinanza nelle 24 ore, naturalmente con notevoli sacrifici economici. Dopo circa 15 anni, con l’entrata in funzione delle Unità Sanitarie, le carenze di un tempo svanirono e come per incanto nacque una proliferazione di ambulanze fin troppo abbondante, e da parte della Croce Rossa Italiana e da Associazioni di volontariato, naturalmente tutte in concorrenza col servizio garantito dall’Ospedale. Nel 1981 l’Unità Sanitaria ricevette in dotazione quanto sopra descritto, oltre naturalmente le divisioni di Chirurgia Generale e di Medicina Generale già in funzione prima del 1/1/1963, il tutto con un consistente numero di 425 dipendenti. Ricevette un complesso Ospedaliero rilevante, snello, moderno, qualificato, con prospettive nell’immediato, ultimati i lavori di completamento, finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno, di poter raggiungere notevolissimi altri traguardi ed una più specifica qualificazione.
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Capitolo V
Le potenzialità raggiunte dal Madonna del Soccorso in campo Provinciale e Regionale fin dal 1978. Quanto sommariamente descritto al punto che precede, dà l’idea di una radicale cambiamento della situazione sanitaria a San Benedetto del Tronto. Dall’infermeria di via Pizzi, restata in funzione per oltre un secolo, si è passati ad un moderno, ma piccolo complesso di via S. Pellico, e da questo ad una struttura di tutto riguardo in pochi anni. Nessun Ospedale nell’ambito della Regione Marche e certamente pochi in Italia, se ce ne sono, ha subito una trasformazione così radicale ed accelerata come il nostro, nell’arco di 18 anni. Potrà sembrare che tutto sia filato liscio e scorrevole nella realizzazione di quanto descritto, invece proprio no; perché il tutto è stato strappato con tenacia, con forza e con la massima determinazione di tutti. Mille intoppi da parte delle autorità provinciali prima e da quelle regionali poi, e per la creazione dei reparti e servizi e per gli aumenti degli organici del personale, e per la riqualificazione dell’Ospedale a Provinciale, e quant’altro. Tutte battaglie vinte. In un prospetto a firma dell’allora Presidente dell’Ente che viene allegato e che reca la data del 1/6/1979 vengono riportati i dati ufficiali dell’Ospedale relativamente agli anni dal 1964 al 1978. In esso vengono elencati i reparti e servizi in esercizio al 31/12/1978, i posti letto disponibili, i ricoveri, le giornate di degenza e la media di degenza, il tutto distintamente per anno. Dall’analisi di questi dati ufficiali si può notare l’incremento costante dei ricoveri e delle giornate di degenza, ossia la gran mole di lavoro espresso annualmente. Nel 1978 la gestione raggiunse le seguenti risultanze: N° 12.880 N° 105.054 N° 8,15
ricoveri giornate di ricovero giornate di degenza media 16
a cui per completezza vanno aggiunti altri dati come: N° 274.661 N° 33.729 N° 13.212
esami di laboratorio per esterni esami di radiologia per esterni esami al Centro Trasfusionale
Il tutto con una media di degenza la più bassa in assoluto in ambito regionale, dato questo che ha specifico riferimento ai costi di ogni singolo ricovero, molto ridotti nei confronti di tutte le altre strutture Ospedaliere delle Marche. Dopo le esposte elencazioni che potrebbero apparire sterili, ma che di fatto rappresentano la concretezza e la serietà del lavoro, va detto che, fin dal 1978 il Nosocomio aveva raggiunto un livello di potenzialità di notevole rilievo, che è il seguente. - L’Ospedale San Benedetto del Tronto nei primissimi anni 1970 ottenne la qualifica di Ospedale Provinciale posseduta dagli Ospedali più importanti della Regione e nell’ambito della Provincia, dagli Ospedali di Ascoli Piceno e Fermo, strutture che da decenni potevano vantare una elevata qualificazione. - Nel 1978 l’Ospedale di San Benedetto del Tronto aveva già superato, e di gran lunga, gli Ospedali di Ascoli Piceno e Fermo, sia per la gran mole di lavoro che per la qualificazione raggiunta. Reparti specialistici come quello di Cardiologia, o servizi come Emodialisi, Rianimazione o Centro trasfusionale erano solo appannaggio dell’Ospedale di San Benedetto del Tronto nell’ambito della Provincia di Ascoli Piceno. - Nel 1978 l’Ospedale, sia per la gran mole di lavoro che per la qualificazione raggiunta, era classificabile nei primissimi posti in ambito regionale, certamente dopo quello di Ancona, Pesaro e Jesi. Traguardi di eccellenza quelli raggiunti se si considerano la rapidità di esecuzione e l’impegno profuso, elementi questi riscontrabili nell’iniziativa privata, ma certamente poco in uso nelle pubbliche amministrazioni.
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Capitolo VI
Un Centro di Cardiologia a livello provinciale e la mancata occasione. Dopo alcuni mesi dall’entrata in funzione nel nostro Ospedale del reparto di Cardiologia, lo scrivente Direttore Amministrativo ed il dott. Gnocchini, primario cardiologo, vennero contattati dalla segreteria dello studio legale del prof. Tumedei di Roma. Venne richiesto un appuntamento per conferire col professionista, titolare di uno dei più qualificati studi legali della Capitale. Il prof. Tumedei, oriundo di Montalto Marche, era all’epoca consigliere, consulente, o legale delle più prestigiose Società quotate e non, del Lazio e d’Italia. Dopo pochi giorni i responsabili dell’Ente, Presidente, Direttore Amministrativo e Primario Cardiologo, si recarono nello studio del Professionista che in un lungo e cordiale colloquio espresse la volontà di voler creare un notevole centro di Cardiologia a beneficio dell’intera Provincia di Ascoli Piceno, posizionandolo presso la struttura ospedaliera di San Benedetto del Tronto. In altri termini si sarebbe dovuta raddoppiare la capienza del nostro reparto in funzione, dotarlo delle apparecchiature le più avanzate, con personale altamente qualificato e con collegamenti rapidissimi con le altre strutture Ospedaliere della Provincia. Sarebbe sorto in tal modo un centro di Cardiologia Medica di eccellenza e di altissimo livello, a servizio di circa 300.000 abitanti, che in pochissimi anni avrebbe richiesto il supporto della Cardiochirurgia. Nulla di più lusinghiero per San Benedetto del Tronto, ma anche per la Provincia di Ascoli e per gli altri Ospedali, perché benefattori del genere disposti a sborsare molti milioni, non capitano tutti i giorni. Dimostrata la nostra incondizionata disponibilità e dopo un ulteriore incontro a Roma, il prof. Tumedei decise di indire una riunione presso la sala consiliare dell’Amministrazione Provinciale di Ascoli Piceno con inviti specifici alle Autorità Civili, Politiche e Sanitarie della Provincia, nonché alle 19
Amministrazioni degli Ospedali di Ascoli, Fermo e San Benedetto. In quell’incontro il prof. Tumedei, accompagnato da un Primario Cardiologo del Policlinico Gemelli, espose ai presenti il suo intendimento, illustrò lo studio nei dettagli, comprese le dotazioni da attribuire al nuovo Centro Cardiologico da posizionare presso l’Ospedale di San Benedetto del Tronto. Ricevuto l’apprezzamento ed il ringraziamento dei presenti, il Professore richiese il parere ed il punto di vista dei delegati dei tre Ospedali maggiormente interessati. Quello della nostra delegazione era scontato; la delegazione di Ascoli Piceno si espresse favorevolmente, anche se senza eccessivo entusiasmo. La delegazione di Fermo, a mezzo di un suo Primario, non solo non dimostrò entusiasmo, ma ebbe a dichiarare che a Fermo la Cardiologia si praticava da tantissimi anni. Qui ebbe fine il sogno, perché “il grande vecchio” nell’udire certe affermazioni, ripose le sue carte e da quel giorno del Centro di Cardiologia a beneficio della Provincia non se ne parlò più. Correva l’anno 1975. Dopo molti anni gli ospedali di Ascoli e di Fermo crearono i loro reparti di Cardiologia simili a quello del Madonna del Soccorso con dimensioni proporzionate alle proprie utenze e senza nulla di eccellente. Va detto che l’intervento scomposto del delegato del fermano fu determinato dalla scelta della destinazione del nuovo centro da parte del benefattore. A suo parere era inconcepibile allora, come lo sarà anche oggi, che Ospedali di tradizione come Ascoli e Fermo venissero surclassati da uno emergente come il nostro. Gelosie e campanilismo “miope”, che crearono danni incalcolabili per San Benedetto del Tronto e per la Provincia di Ascoli Piceno. Purtroppo venne compromesso irrimediabilmente l’affidamento di centinaia di milioni di lire e con esso la creazione di un Centro di Cardiologia di eccellenza che resterà solo un sogno ed un miraggio, per sempre, per le attuali province di Ascoli Piceno e di Fermo. 20
Capitolo VII
I beni di proprietà dell’ente ospedaliero all’1/1/1963 Il Madonna del Soccorso, a differenza di molti Ospedali grandi e piccoli della Regione che disponevano di notevoli proprietà terriere ed urbane, non aveva granché di beni sparsi al sole. Era proprietario della Villa e del terreno circostante di circa 3 ettari donati dalla ND. Agata Voltattorni, su cui era stato costruito il nuovo Ospedale, successivamente ampliato e completato. Una proprietà che data la posizione, aveva un notevole valore commerciale allora, ed un valore indefinibile attualmente. Era proprietario anche di un fondo rustico in contrada Santa Lucia, nella zona più alta e panoramica di San Benedetto del Tronto, costeggiato dalla nuova strada per Acquaviva Picena. Il terreno della superficie di 4 ettari venne donato dalla Signora Berardocco, il cui marito, che conservava l’usufrutto, attribuiva all’immobile un grande valore che certamente avrebbe potuto acquisire con una destinazione diversa da quella agricola. Nel 1975 quando l’Amministrazione dell’Ente ottenne un consistente finanziamento dalla Cassa per il Mezzogiorno per i lavori di completamento dell’Ospedale, come descritto al punto n° 8, qualche tecnico suggerì di costruire lo stabile proprio su quel terreno, anche se allora non era stata ancora realizzata la panoramica per Acquaviva. L’ipotesi fu a lungo dibattuta, ma alla fine abbandonata, perché l’Ospedale in funzione, costruito dalla impresa Ulissi ed ampliato, era una struttura nuova e la creazione di un altro troncone, a tre chilometri di distanza, avrebbe comportato una difficile integrazione, con notevoli maggiori spese di gestione. Con la fine della mezzadria il terreno restò incolto e fu allora che un poco accorto Amministratore Comunale lo richiese in concessione per crearvi la discarica dei rifiuti urbani. Non ebbe ad insistere, dopo il netto rifiuto, perché forse si rese conto che infestare la più bella zona panoramica di San Benedetto 21
del Tronto sarebbe stato un delitto. Con l’avvento dell’Unità Sanitaria il terreno divenne proprietà del comune e da allora lasciato in stato di semi abbandono. L’Amministrazione Comunale dovrebbe dedicare maggiore attenzione a quella proprietà, farne una attenta valutazione e darle una adeguata destinazione, diversa naturalmente dallo stato di abbandono, o dallo scarico delle immondizie. L’attuale destinazione certamente non collima con la volontà della benefattrice che donò l’immobile per ben altri scopi che l’Amministrazione del Comune di San Benedetto del Tronto non avrà avuto modo di conoscere, perché beneficiaria indiretta.
Foto della Villa donata all’Ente Ospedaliero dalla ND. Agata Voltattorni e terreno circostante su cui è sorto l’Ospedale di via S. Pellico
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Capitolo VIII
I lavori di completamento dell’Ospedale, finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno. I lavori di ampliamento dell’Ospedale descritti al n° 3 non erano il punto di arrivo, ma un tamponamento della situazione per l’immediato e per pochi anni a venire. Il fattore che determino la ricerca di altre soluzioni, fu il consistente incremento della popolazione della nostra Città, passata dai 33.806 abitanti del 1963 ai 43.266 del 1972, e quello dei Comuni confinanti, compresi quelli del Teramano, che, tutti, da piccole entità si stavano gradatamente trasformando in piccole Città satellite. Con decreto ministeriale 10/11/1965, quello di San Benedetto del Tronto venne compreso nel piano di sviluppo degli Ospedali per una spesa di 820 milioni; ciò naturalmente, al di fuori ed indipendentemente dei lavori di ampliamento, già descritti e finanziati dall’Ente con mezzi propri. In virtù del citato decreto ministeriale venne predisposto un progetto che prevedeva un nuovo corpo di fabbricato, collegato a quello esistente, sviluppato sulla parte nord della proprietà. Vennero utilizzati solo 300 milioni di quelli previsti nel piano, in due distinti stralci, ed i lavori vennero eseguiti negli anni 19731975. Nel 1975, dopo l’ennesimo tentativo di aggancio, giunse la più bella notizia: la Cassa del Mezzogiorno avrebbe finanziato l’intera spesa di completamento dell’Ospedale Madonna del Soccorso. La Casmez invitò l’Amministrazione a produrre un progetto generale, completo e finanziabile, che venne elaborato con la massima tempestività e che prevedeva una spesa di 13 miliardi e 200 milioni di lire. I tecnici rivoluzionarono completamente l’assetto dell’esistente, prevedendo lo sviluppo del nuovo in parallelo col torrente Albula; 23
un’opera colossale e di grandissimo respiro che è l’attuale Ospedale in esercizio. Il progetto prevedeva distinti appalti e cioè le opere murarie, gli impianti elettrici, quelli idrotermosanitari, quelli degli ascensori ed infine quelli delle apparecchiature. Le opere murarie per un importo di 6 miliardi e 500 milioni, al cui appalto parteciparono 80 imprese in campo nazionale, vennero aggiudicate alla ditta Boero, con sede legale a Torino, che dopo pochi mesi, il tempo di completare le fondazioni dell’opera, venne dichiarata fallita. I lavori dopo pochissimo tempo vennero riaggiudicati alla impresa Lucidi e Pichini di Ascoli Piceno che al momento dell’entrata in funzione delle Unità Sanitarie, aveva già completato la struttura al grezzo. Al passaggio della gestione erano stati appaltati tutti gli impianti, pur essi in stato di avanzata esecuzione. I lavori di completamento, tutti finanziati, vennero ultimati dalla gestione USL, senza eccessive difficoltà e la dislocazione dei reparti e servizi, nel nuovo, avvenne per gradi negli anni 1990. Quando lo scrivente si recò presso la Sala Consiliare del Comune di San Benedetto del Tronto per rendere omaggio alla salma del Cavaliere Natale Cappella, ultimo presidente dell’Ospedale, si soffermò a lungo per ricordare: - Le mille difficoltà incontrate e risolte insieme. - I frequentissimi viaggi a Roma presso la Casmez per sciogliere i mille nodi; sempre per accellerare i lavori di completamento dell’Ospedale. - I viaggi a Torino per uscire, con immediatezza, dal fallimento dell’impresa Boero, appaltatrice delle opere edili. - I tanti altri impegni, sempre affrontati con la massima tempestività e generosità d’animo. 24
Rivolse naturalmente al Cavaliere il più sentito ringraziamento, anche nome della collettività, per il contributo determinante apportato per la realizzazione di una struttura notevolissima. Questa in breve la storia dei lavori di completamento dell’Ospedale, molto complessa, che ha richiesto il massimo impegno di Amministratori e di Responsabili di servizio e che a conclusione a dato a San Benedetto del Tronto un’opera di rilevanza, grazie all’intervento massiccio dell’allora, tanto vituperata, Cassa per il Mezzogiorno.
Il plastico del progetto del nuovo Ospedale “Madonna del Soccorso”
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Capitolo IX
La portata del complesso ospedaliero a lavori di completamento ultimati. I lavori di completamento dell’Ospedale, finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno, consentirono la realizzazione di una struttura triplicata nei confronti di quelle esistente nel 1972. Nei diversi corpi del nuovo, trovarono la più comoda sistemazione i più svariati servizi in attività, come cucine, officine, farmacia, scuola infermieri, uffici amministrativi, etc., Gli spazi riservati ai servizi di diagnosi come Radiologia, Laboratorio di Analisi, Centro Trasfusionale, Pronto Soccorso, Astanteria, etc., sono immensi. La disponibilità per le Divisioni, Sezioni e Servizi Specialistici, tra il vecchio e il nuovo edificio, è di oltre 800 posti letto. Tutta questa abbondanza non doveva però servire per consentire più comodità e maggiore respiro alle Divisioni e Servizi specialistici esistenti, o per il rientro dei servizi dislocati al di fuori dell’Ospedale, ma principalmente per la creazione di nuove specialità, su cui le passate Amministrazioni avevano posto attenzione e che fin da allora erano necessarie per garantire alla nostra gente un’assistenza eccellente che in altre zone delle Marche come Ancona, Pesaro e Jesi viene garantita e che Città del vicino Abruzzo come Teramo e Chieti fruiscono già da anni. L’Ospedale di San Benedetto del Tronto, dopo quello di Ancona, è uno degli Ospedali della Regione più capiente, un contenitore gigantesco attualmente sotto utilizzato, che comunque non è sproporzionato per le esigenze presenti e future delle popolazioni della nostra terra, da anni, in fortissimo incremento. Nella prima pianta organica della Unità Sanitaria locale, elaborata nel 1981, era stata prevista la creazione delle divisioni di Oncologia, Urologia, Pneumologia; successivamente sulla stampa, e per tanti anni, si è fatto un gran parlare della divisioni di 26
Cardiochirurgia e di Neurochirurgia. Sono passati tanti anni, più di 25, e nulla di tutto questo, o di altro; solo parole, vane e ridicole promesse. Questa è la realtà amara che non è stata valutata seriamente da alcuno, che rappresenta un comportamento indecoroso e vergognoso nei confronti della nostra gente, ma anche un sintomo di azione punitiva nei confronti del nostro Ospedale. Dopo 25 anni di gestione della Unità Sanitaria Locale è opportuno fare il punto della situazione per constatare l’utilizzo della nostra struttura ospedaliera, rilevando i miglioramenti apportati alla nostra sanità in rapporto alla situazione descritta al punto 4 della presente memoria, ma ponendo anche attenzione ai peggioramenti, che costituiscono la nota dolente. Va detto che notevoli miglioramenti hanno avuto i servizi come Terapia e Riabilitazione, divenuto servizio autonomo con équipe medica e di riabilitazione proprie; il Laboratorio di Analisi, potenziato con mezzi e personale; il Pronto soccorso bene strutturato e con personale sufficiente anche per le esigenze estive, la Radiologia molto potenziata anche se con apparecchiature, le primarie, da rinnovare. Non altrettanto si è verificato per le Divisioni e Sezioni specialistiche di ricovero, perché progressi non ce ne sono stati. Ma c’è di più: - La sezione di Malattie Infettive, soppressa per far posto alla sezione di Psichiatria voluta dalla Regione nei primissimi anni 80, non è stata mai recuperata, anche se di spazio se ne è creato in abbondanza. - La sezione di Oculistica è ferma, o quasi, da circa 10 anni, con la conseguenza che almeno 7.000 utenti sono dovuti ricorrere ad altre strutture. - Il reparto di Cardiologia, in funzione dal 1974, e tra i primissimi in ambito regionale, per il mancato potenziamento, per ragioni tecniche, o per diversi metodi di cura, è divenuto succursale di Ospedali più qualificati. 27
- Segnali di depotenziamento arrivano anche da altre branche specialistiche che negli anni 1970-80 garantivano prestazioni di alta qualificazione, attualmente accantonate, con la conseguenza che sempre più utenti devono ricorrere a strutture di fuori Regione. Le carenze segnalate, unitamente alla mancata creazione di nuove specializzazioni, hanno creato una marea di mobilità passiva che non è altro che il peregrinare dei nostri malati in altri ospedali d’Italia, con conseguenti enormi sacrifici di carattere economico e morale, per per sé stessi e per le proprie famiglie. La mobilità passiva che secondo una corrispondenza del “Carlino” nel 2001 avrebbe causato un deficit di bilancio di 14 miliardi di lire, attualmente non è certamente migliorata. A conclusione va ricordato: il sindaco di Ascoli recentemente, sulla stampa, ha ventilato il sospetto della volontà del depotenziamento e della riduzione ad infermerie degli Ospedali di Ascoli Piceno e di San Benedetto del Tronto. Tale sospetto per l’Ospedale di Ascoli Piceno va assolutamente fugato, perché lo stesso dal 1981 ad oggi ha ottenuto benefici non indifferenti, anche se si è molto lontani da quelli accordati alle zone più avanzate delle Marche. Il sospetto nei confronti del Madonna del Soccorso sussiste in pieno per quanto sopra argomentato, ma anche per la tendenza alla rivalutazione degli Ospedali Capoluogo di Provincia. Per quest’ultimo aspetto, nessuno naturalmente metterebbe in evidenza che San Benedetto del Tronto ha importanza di gran lunga superiore a più di un Capoluogo di Provincia delle Marche. Sarebbe una bestemmia! I nostri politici ed amministratori della cosa pubblica, dovrebbero analizzare seriamente gli elementi forniti e trarne severe conclusioni. 28
Se si addentrassero maggiormente nei problemi che affliggono le famiglie dei loro elettori, si renderebbero conto che un Ospedale più efficiente, più specializzato e più completo dell’attuale, servirebbe ad annullare i mille disagi in dipendenza delle cure in altre strutture. Dovrebbero anche considerare che l’Ospedale che è la istituzione più importante del Comune e che attualmente dà lavoro ad oltre mille dipendenti è stato FERMATO, con conseguenti gravissimi danni. Se la causa di tutto ciò è la assoluta mancanza di tutela politica, e ne è la certezza, ogni parte politica ne tragga le conclusioni.
Facciata del nuovo complesso Ospedaliero “Madonna del Soccorso”, ripresa dalla Statale 16 (foto Sgattoni)
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Capitolo X
La potenzialità effettiva dell’Unità Sanitaria n° 12 nel 1980 e nel 2007. Nel 1980 la popolazione dei Comuni facenti capo alla Unità Sanitaria n° 12 venne calcolata in 92.000 abitanti. Il calcolo andava rivalutato negli anni, per l’incremento della popolazione dei Comuni di San Benedetto del Tronto, di Cupra Marittima, Grottamare, Acquaviva Picena, Monteprandone, ma per un altro fattore importantissimo che quello delle confluenze dei Comuni limitrofi della regione Abruzzo che hanno interessi comuni sotto gli aspetti industriale, turistico e commerciale, con la nostra città. Fin dagli anni 1970, gli uffici amministrativi dell’Ente ospedaliero elaboravano, ai fini statistici, le provenienze dei singoli ricoverati e fin d’allora il nostro Ospedale ospitava 2.500 ricoverati da fuori Regione, ossia il 20% del totale; 2.300 circa dei quali provenivano dai comuni di Martinsicuro, Colonnella, Controguerra e da altri del Teramano, mentre i restanti 200 provenivano dal traffico stradale, autostradale, ferroviario e portuale, ma soprattutto dalle presenze, per diversi milioni, di turisti delle spiagge che vanno da Cupramarittima da Alba Adriatica (TE). In altri termini la potenzialità effettiva dell’Unità Sanitaria n° 12 andava calcolata nel 1980 in 92.000 abitanti con in più 25 mila abitanti provenienti da altre Regioni. Nel 2007 la potenzialità effettiva dell’Unità Sanitaria n° 12 va calcolata, sempre grazie all’incremento costante della popolazione, in 115.000 abitanti, con in più 35.000 unità provenienti da altre Regioni, particolarmente da quella Abruzzese. Se la Regione Marche si apprestasse dopo tanti anni a riconsiderare le popolazioni effettive delle 13 Unità Sanitarie Locali, scoprirebbe notevolissime varianti in negativo nella maggior parte di esse, compresa quella del Capoluogo di Regione, con un 30
notevole balzo in positivo della bassa Marca, zona di competenza della n°12, cioè di San Benedetto del Tronto e dei Comuni limitrofi, ormai Città unica senza confini e di notevolissime proporzioni. Ma la Regione Marche deve riconoscere all’Unità Sanitaria n°12 le naturali confluenze da fuori regione che sono una costante ed un fenomeno di vaste proporzioni, il cui disconoscimento ha avuto, ha ed avrà, influenza negativa sul potenziamento e l’importanza del “Madonna del Soccorso”.
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Capitolo XI
Con quali mezzi è stato realizzato il miracolo di espansione dimensionale e di qualificazione dell’Ospedale e da chi. Ultimati i lavori di ampliamento della struttura ospedaliera descritti al punto n° 3 e dopo l’entrata in funzione delle diverse specializzazioni e servizi, un bel giorno dell’anno 1975, si recò espressamente a far visita al nostro Ospedale il dottor Montillo, allora presidente dell’Ospedale Regionale di Ancona. Nel 1970 il dottor Montillo venne contestato dai Sambenedettesi in una risentita manifestazione, perché come responsabile della Regione Marche ritardava al nostro Ospedale l’attribuzione della qualifica di Ospedale Provinciale, pur avendo assolutamente tutti i requisiti per ottenerla. L’ospite accompagnato dal nostro Presidente dott. Giorgi e dallo scrivente, visitò con accuratezza tutti i nuovi reparti e servizi di recente istituzione, osservò con la massima attenzione gli arredi, le strumentazioni, le apparecchiature in dotazione, si complimentò con i Primari, poi, rivolto al dott. Giorgi chiese perentorio: «Ma come avete fatto?». Il dott. Giorgi girò la domanda allo scrivente, che di rimando rispose: «Il tutto con le cambiali». Di fatto le cambiali non vennero mai firmate, ma impegni tassativi a firma del Presidente e del Direttore Amministrativo garante della continuità della gestione e responsabile della parte Amministrativa dell’Ente ce ne furono per miliardi. Il nostro Ospedale è stato uno dei più attrezzati della Regione; nessun reparto o servizio specialistico è stato mai avviato, se non al meglio. Il primo impegno venne assunto nel 1964 con la ditta Siemens per l’acquisto di tutte le apparecchiature di Radiologia da dare in dotazione al professor Dardari; impegno pesantissimo, dilazionato nel tempo e con regolari scadenze. Con lo stesso sistema sono state acquistate tutte le 32
apparecchiature arredi ed attrezzature in dotazione ai nuovi reparti e servizi. Tutti impegni sempre e puntualmente soddisfatti, contando sulle maggiori entrate provenienti dal costante e consistente incremento del lavoro. Tutto semplice da raccontare; ma in realtà un lavoro durissimo, di massima attenzione e serietà, perché non si potevano commettere errori nei confronti di creditori che vantavano milioni. Da qui il massimo affidamento delle Ditte fornitrici che ha consentito il raggiungimento degli obiettivi prefissati che erano quelli di dare la massima qualificazione ed efficienza al Madonna del Soccorso. Spiegato il meccanismo dei finanziamenti c’è da dire che dietro questo enorme complesso di iniziative e realizzazioni c’erano uomini saggi, seri, preparati e legatissimi all’Ospedale, come il prof. Voltattorni, il dott. Lorenzo Giorgi, il Cav. Natale Cappella, presidenti dei Consigli di Amministrazione che unitamente ai loro Consiglieri non hanno mai lesinato la propria massima disponibilità a favore dell’Ente. C’erano professionisti di elevatissima qualificazione che erano i Primari ed i Responsabili dei servizi, sempre disponibili ed impegnati senza limiti di orari. C’erano i responsabili dei vari settori, in primo luogo quello Amministrativo che aveva come primario compito quello di curare le entrate per soddisfare gli impegni e quello di seguire in tutte le loro fasi, i lavori di ampliamento prima e di completamento poi dell’Ospedale, finanziati dalla Casmez, negli ultimi anni. Non vanno dimenticati tutti i dipendenti dell’Ente, dal più alto al più basso livello, che tutti, indistintamente, hanno dato all’Ospedale non un mattone, ma almeno un mq di struttura, col loro lavoro, con la loro presenza e con il loro impegno. Quelli nominati sono i fautori ed i creatori, e nessun altro, dell’Ospedale di San Benedetto del Tronto, che in pochissimi anni, da piccolo Ospedale di zona e di Provincia, è divenuto una delle entità più importanti e qualificate della Regione Marche. 33
L’Ospedale “Madonna del Soccorso”, nel suo complesso in esercizio nel 1990. Comprendente la struttura realizzata dall’impresa Ulissi ampliata e sopraelevata. La Villa Voltatorni incorporata ed i vari corpi realizzati con i lavori di completamento, finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno. (Ripresa dall’alto)
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Indice
1) La portata dell’Ospedale Madonna del Soccorso al 1 gennaio 1963. 2) L’Ospedale di via Silvio Pellico - al momento dell’entrata in funzione - era del tutto inadeguato alle esigenze di una Città e del suo hinterland, in fortissima espansione. 3) I lavori di ampliamento del nuovo complesso ospedaliero, realizzati negli anni 1965-1972. 4) Le divisioni, sezioni e servizi specialistici creati dal 1963 al 1980. 5) Le potenzialità raggiunte dal Madonna del Soccorso in campo Provinciale e Regionale fin dal 1978. 6) Un centro di Cardiologia a livello provinciale e la mancata occasione. 7) I beni di proprietà dell’ente ospedaliero all’1/1/1963 8) I lavori di completamento dell’Ospedale, finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno. 9) La portata del complesso ospedaliero a lavori di completamento ultimati. 10) La potenzialità effettiva dell’Unità Sanitaria n° 12 nel 1980 e nel 2007. 11) Con quali mezzi è stato realizzato il miracolo di espansione dimensionale e di qualificazione dell’Ospedale e da chi.
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