Sped.A.P. - Art. 2 - Comma 20/C - Legge 662/96 - Divisione corrispondenza - Direzione Comm.le Imprese Ancona - N.8 / 2010
SOMMARIO
DONARE PACE E BENE N.8/2010
EDITORIALE
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Guidami, Luce gentile
CHIESA E SOCIETÀ
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La speranza di santi
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Dipende anche da te
SCUOLA E VITA
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«DONARE
pace e bene», Santuario s. Giuseppe da Copertino, 60027 Osimo (An). Casella Postale n. 78 - Tel. (071) 71.67.26 - 71.45.23; e-mail: redazione.dpb@email.it ■ Pubblicazione omaggio agli associati-devoti del santo, particolarmente invocato dagli studenti come loro protettore durante gli esami. ■ Periodico mensile a carattere religioso, assistenziale, culturale ■ Sped. in abb. post. art. 2 comma 20 c. - Legge 662/96 - Divisione corrispondenza - Direzione Comm.le Imprese, Ancona - n. 8 Ott-Nov 2010 Dir. Resp. p. Fermino Giacometti - Redazione: p. Roberto Brunelli ■ Proprietà-Editrice: Associazione “Donare pace e bene” Sant. s. Giuseppe da Cop., piazza Gallo, 10, Osimo-An / Cod. F. 93029380420 ■ Stampa: Errebi Falconara (An) - Fotoservizio SIR/Siciliani - Approv. ecclesiastica - Autor. del Trib. di Ancona n. 17 del 20.06.92 ■ ccp. 6601 Associazione “Donare pace e bene”, Santuario s. Giuseppe da Copertino / Osimo (An) ■ Quota associativa 15 € (sostenitore 30 €) ■
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Favorire uno sviluppo sano
PELLEGRINI DELLA PAROLA
10 Al banchetto di nozze
SAN GIUSEPPE DA COPERTINO
12 Ritorno a Copertino 14 Comanda che io venga da Te
AMICI DI DIO
16 La prima santa americana
L’OASI DELLA PREGHIERA
18 Nel suo Nome
VITA DEL SANTUARIO
20 Amici di san Giuseppe 23 Voci di preghiera 23 Operiamo il Bene insieme
EDITORIALE
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guidami, luce gentile
roberto brunelli
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glicano, il più intelligente e preparato, vero acconta Beda il Venerabile nella sua amante della Luce e della Verità, scoprì Storia d’Inghilterra che un giorno Grestudiando gli scritti dei Padri, che la vera gorio Magno vide arrivare a Roma alcuni Chiesa era quella di Roma. La sua scelta fu mercanti di strano aspetto. Il Papa si conseguente alla scoperta fatinformò da quale terra venista, anche se era “solo contro sero, e gli fu detto che provetutti”: si fece cattolico, venne nivano dalla Britannia, i cui abiLa scelta consacrato sacerdote e poi tanti erano ancora pagani. di Newman fu nominato cardinale. Tanti seGregorio sospirò profondaconseguente alla guirono il suo esempio. Ora mente e disse che era doloroscoperta fatta, Benedetto XVI, che è un suo so che uomini di così bella apanche se era amico, lo ha proclamato Beato. parenza esteriore fossero privi “solo contro tutti”: E siccome tutti, come il giovadella grazia interiore. Poi chiesi fece cattolico, e ne John Henry alla ricerca delse come si chiamasse la loro molti seguirono il la Verità, abbiamo bisogno della gente, e gli fu risposto che si suo esempio Luce vera, preghiamo spesso chiamavano Angli. «Giusto», con le sue stesse parole: esclamò Gregorio, «infatti hanno volto angelico e conviene che siano coeredi degli Angeli nei Cieli». Guidami, luce gentile, Un gioco di parole, Angli/Angeli, che decise tra la tenebra, guidami tu! il destino di quella nazione. Da quel giorno Nera è la notte, lontana la casa, infatti una delle principali preoccupazioni guidami tu! di papa Gregorio fu quella di evangelizzare Reggi i miei passi; l’Inghilterra, inviando missionari e pregancose lontane non voglio vedere, do perché la predicazione evangelica in mi basta un passo. quella terra lontana desse frutto. Quelle Così non fui mai; né ti pregai così, preghiere furono esaudite, e in breve l’Inper la tua guida. ghilterra divenne cristianissima, piena di Amavo scegliere la mia strada; chiese e monasteri, e naturalmente, anche ma ora guidami tu! di beati e di santi. Dopo tante belle stagioAmavo il giorno chiaro, ni arrivò nel 1534 una tragica tempesta: il l’orgoglio mi guidava, Re Enrico VIII, invaghito della sua amante disprezzavo la paura: Anna Bolena, ruppe con il papa che non gli non ricordare quegli anni. concesse il divorzio dalla prima moglie. SeSempre mi benedisse la tua potenza, guirono altre mogli e molti martiri, tra cui ancor oggi mi guiderà il grandissimo Tomasso Moro, cristiani veri per paludi e brughiere, che preferirono perdere la testa piuttosto per monti e torrenti, che la loro coscienza. Seguirono per i catfinché svanisca la notte tolici secoli di persecuzione, perdita dei e mi sorridano all’alba i volti d’angeli diritti e dei beni. Ma giunse il giorno di una nuova primavera. Un giovane pastore anamati a lungo e perduti ora”.
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benedetto XVI
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CHIESA E SOCIETÀ
la speranza di santi
chiedendo di non perseguire un obiettivo ari giovani amici, non capita spesso limitato, ignorando tutti gli altri. Avere solad un Papa — in verità nemmeno a di rende possibile essere generosi e fare qualsiasi altra persona — l’opportunità di del bene nel mondo, ma, da solo, non è parlare contemporaneamente agli studenti sufficiente a renderci felici. Essere grandedi tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, mente dotati in alcune attività o professiodel Galles e della Scozia. E dal momento ni è una cosa buona, ma non potrà mai che ora io ho questa possibilità, c’è qualsoddisfarci, finché non puntiamo a qualcocosa che mi sta davvero molto a cuore di sa di ancora più grande. Potrà renderci fadirvi. Ho la speranza che fra voi che oggi mosi, ma non ci renderà felici. La felicità è siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei qualcosa che tutti desideriamo, ma una futuri santi del ventunesimo secolo. La codelle grandi tragedie di questo mondo è sa che Dio desidera maggiormente per che così tanti non riescono ciascuno di voi è che diventiamai a trovarla, perché la cercate santi. Egli vi ama molto più no nei posti sbagliati. La soludi quanto voi possiate immagiHo la speranza zione è molto semplice: la vera nare e desidera per voi il masche fra voi che felicità va cercata in Dio. Absimo. E la cosa migliore di tutoggi siete qui biamo bisogno del coraggio di te per voi è di gran lunga il ad ascoltarmi porre le nostre speranze più crescere in santità. Forse alcuvi siano alcuni profonde solo in Dio: non nel ni di voi non ci hanno mai dei futuri santi denaro, in una carriera, nel pensato prima d’ora. Forse aldel ventunesimo successo mondano, o nelle nocuni pensano che essere santi secolo. stre relazioni con gli altri, ma non sia per loro. Lasciatemi in Dio. Lui solo può soddisfare spiegare cosa intendo dire. il bisogno più profondo del Quando si è giovani, si è soliti nostro cuore. Dio non solo ci ama con pensare a persone che stimiamo e ammiuna profondità e intensità che difficilmente riamo, persone alle quali vorremmo assopossiamo immaginare: egli ci invita a rimigliare. Potrebbe trattarsi di qualcuno spondere a questo amore. Tutti voi sapete che incontriamo nella nostra vita quotidiacosa accade quando incontrate qualcuno na e che teniamo in grande stima. Oppure di interessante e attraente, come desidepotrebbe essere qualcuno di famoso.Viviariate essere amici di quella persona. Speramo in una cultura della celebrità ed i giote sempre che quella persona vi trovi a vani sono spesso incoraggiati ad avere cosua volta interessanti ed attraenti e voglia me modello figure del mondo dello sport fare amicizia con voi. Dio desidera la voo dello spettacolo. Io vorrei farvi questa stra amicizia. E, una volta che voi siete endomanda: quali sono le qualità che vedete trati in amicizia con Dio, ogni cosa nella negli altri e che voi stessi vorreste magvostra vita inizia a cambiare. Mentre giungiormente possedere? Quale tipo di pergete a conoscerlo meglio, vi rendete consona vorreste davvero essere? Quando vi to di voler riflettere nella vostra stessa viinvito a diventare santi, vi sto chiedendo di ta qualcosa della sua infinita bontà. Siete non accontentarvi di seconde scelte.Vi sto
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attratti dalla pratica della virtù. Incominciate a vedere l’avidità e l’egoismo, e tutti gli altri peccati, per quello che realmente sono, tendenze distruttive e pericolose che causano profonda sofferenza e grande danno, e volete evitare di cadere voi stessi in quella trappola. Incominciate a provare compassione per quanti sono in difficoltà e desiderate fare qualcosa per aiutarli. Desiderate venire in aiuto al povero e all’affamato, confortare il sofferente, essere buoni e generosi. Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati sulla via della santità. C’è sempre un orizzonte più grande, nelle vostre scuole cattoliche, sopra e al di là delle singole materie del vostro studio e delle varie capacità che acquisite. Tutto il lavoro che fate è posto nel contesto della crescita nell’amicizia con Dio, e da quell’amicizia tutto quel lavoro fluisce. In tal modo apprendete non solo ad essere buoni studenti, ma buoni cittadini e buone persone. Mentre proseguite con il percorso scolastico dovete compiere delle scelte circa la materia del vostro studio e iniziare a specializzarvi in vista di ciò che farete nella vita. Ciò è giu-
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sto e conveniente. Ricordate sempre però che ogni materia che studiate si inserisce in un orizzonte più ampio. Non riducetevi mai ad un orizzonte ristretto. Il mondo ha bisogno di buoni scienziati, ma una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita, così come la religione diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra comprensione del mondo. Abbiamo bisogno di buoni storici, filosofi ed economisti, ma se la percezione che essi offrono della vita umana all’interno del loro specifico campo è centrata su di una prospettiva troppo ristretta, essi possono seriamente portarci fuori strada. Una buona scuola offre una formazione completa per l’intera persona. Ed una buona scuola cattolica, al di sopra e al di là di questo, dovrebbe aiutare i suoi studenti a diventare santi. Cari amici, vi ringrazio per la vostra attenzione, vi prometto di pregare per voi e vi chiedo di pregare per me. Spero di vedere molti di voi il prossimo agosto, alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Nel frattempo, che Dio benedica tutti voi!
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edoardo menichelli
...dipende anche da te Messaggio dell’Arcivescovo di Ancona-Osimo agli studenti
quanti operano nel delicato campo della scuola. Come ogni anno desidero entrare nei luoghi della vostra formazione culturale al momento in cui sta per iniziare un nuovo tempo scolastico. Sono consapevole che non ho diritto di sedermi sulle cattedre scolastiche: tuttavia nella fedele obbedienza a Cristo Signore che ha inviato gli apostoli, oggi anche me, ad insegnare ed ammaestrare (Mt 28,30) scrivo questi pensieri nella speranza che essi diventino occasione utile per la crescita culturale e spirituale di quanti li vogliano accogliere. Innanzitutto, ritengo sia necessario ri-
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comporre e ricostruire "la stima" per la scuola. La scuola è indispensabile strumento formativo; la scuola è obbligato passaggio per la crescita di ogni persona; la scuola è il luogo del confronto culturale tra generazioni e storie diverse. Stimare la scuola è un obbligo morale che deve essere assunto e fatto proprio dalle famiglie, dalle istituzioni e dalla politica. Inoltre deve crescere la convinzione che la scuola trova efficacia e amore se la società la considera come qualcosa di proprio: insomma, ognuno dovrebbe dire: "la scuola mi appartiene". Illustro tutto ciò con tre pagine di Vange-
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lo che consegno idealmente agli studenti (la parabola dei talenti - Mt 25,19-28), ai dirigenti e agli insegnanti (la parabola della seminagione -Mt 13,3-9) e alle famiglie (l'adolescenza di Gesù - Lc 2,51-52).
so servizio e assumete il ruolo di chi è vicino, paziente, sostiene e spera con fiducia. 3. Care famiglie, più propriamente cari padri e madri, la scuola appartiene anche a voi e la scuola attende la vostra colla1. Cari ragazzi ognuno di noi ha ricevuto borazione. dei doni circa la libertà, l'intelligenza, l'aIl rapporto tra scuola e famiglia è forte more, ecc. perché insieme consegnate , in un patto di Questi doni sono "il corredo" specifico reciproca fiducia, il tesoro prezioso dei fiche appartiene all'essere "persona". gli al fine di aiutarli con percorsi diversi a Questo corredo è per noi e per la storia crescere "in età, sapienza e grazia davanti che siamo chiamati a costruire con gli altri. a Dio e davanti agli uomini" (Lc 2,52). Far fruttificare i talenti è compito morale Stabilite una alleanza rispettosa con la di cui dobbiamo rendere scuola, tale da eliminare incomconto a Dio che ce li ha prensioni e disistima, dimodoché dati e alla storia umana non si svaluti l'autorevolezza delLa scuola trova che attende il nostro l'impegno degli insegnanti né si inefficacia e amore contributo di qualità. debolisca il vostro ruolo di insostise la società Vi auguro di meritare tuibili accompagnatori dei figli. la considera sempre il titolo di "servo Rifuggite dall'idea che una scuola come qualcosa buono e fedele" e mai va bene o non va bene solo in rapdi proprio: quello di "servo malvagio porto alla quantificazione numeriinsomma, e pigro" riservato a colui ca dello studio: ogni figlio non è ognuno che non aveva fatto frutnato "grande" deve diventare dovrebbe dire: tificare i talenti. Crescete "grande". “la scuola nella consapevolezza che mi appartiene” la scuola è fatica. Infine una parola a quanti nella scuola hanno un compito collate2. Stimati dirigenti e insegnanti, l'arte derale eppur sempre importante: mi riferilicata e difficile che vi siete assunti è ben sco al personale ausiliario che spesso coparagonabile all'opera del seminare. stituisce un cuscinetto di sicurezza e si fa Davanti non si ha un terreno unico, su confidente di tanti giovani. cui il seme cade: come dice il Vangelo c'è Anche voi, carissimi, siate capaci di orienil "terreno strada", il "terreno sassoso", il tare ogni conoscenza verso il bene; siate "terreno buono". sentinelle vigilanti e gentili. Questa è l'umanità che si ha davanti e che qualche volta svilisce la fatica e l'imSu tutti stenda la protezione San Giuseppegno dell'educatore. pe da Copertino, le cui Sacre Spoglie soResta tuttavia la munificenza e la larghezno custodite nell'omonimo Santuario ad za del buon seminatore che più che Osimo. Egli è il Patrono degli studenti e guardare al risultato preferisce la via delnessuno si vergogni di invocarlo e di visila generosità e del rischio della fruttificatarlo: sono certo che aiuterà a possedezione. re la vera sapienza che mette insieme Abbiate il coraggio di oltrepassare la tenmente, cuore e vita. tazione dell'inutilità che spesso legittima28 agosto 2010 mente si fa strada dentro il vostro faticoS. Agostino, Dottore della chiesa 7
SCUOLA E VITA
DONARE 2/2006 PACE EE BENE BENE N. N.8/2010 DONARE PACE
isabella zucchi
favorire uno sviluppo sano
sviluppo che una persona ha sperimentato e maturato durante l'epoca evolutiva. Ecco perché mi sembra importante dedicare un po' di spazio a quei fattori predisponenti allo sviluppo sano che studi, ricerche e l'esperienza di chi lavora in questo settore ha evidenziato. La persona inizia il suo percorso di crescita dalla nascita e viene a uando il bambino nasce ha già una contatto con diversi sistemi, cominciando parte di storia evolutiva in sé: il perioda quello che deriva dalla propria costitudo prenatale è ricco di passaggi importanti zione, dal temperamento, e poi dal sistema e di impostazioni che riguardafamiglia, dalla scuola, dal luogo no l'inizio della vita nel mondo. in cui vive, dagli amici, dal conStar bene non E' noto che, innanzitutto, i geni testo sociale e culturale in cui costituiscono una variabile vuol dire che non cresce, in poche parole sono cruciale per la formazione si incontrano tante le variabili che incidono strutturale della persona e sosul processo di maturazione problemi, no connessi con l'esperienza della persona e quindi focalizdifficoltà, ma con un rapporto di reciprocità zare alcuni aspetti positivi può significa disporre inscindibile, per cui il progetto essere utile a tutti coloro che di strumenti persona che dal concepimento si trovano a svolgere il ruolo di che aiutano comincia ad avviarsi si sviluppa educatori, in particolare, come ad affrontarli, con una continua e non svingenitori. colabile interazione geni-espegestirli, Tra i principali fattori che favorienza e questo cammino si anche risolverli riscono uno sviluppo sano di svolge in parte nel periodo un bambino verso il suo diveniprenatale. Alla nascita, il bambire 'adulto' troviamo i seguenti: no si presenta con la sua realtà psicofisica - la resilienza, questa parola riguarda la cae con un bagaglio di informazioni che sono pacità di saper affrontare e gestire in monella sua memoria e che entrano subito a do attivo le difficoltà della vita, nel senso far parte del suo processo di sviluppo, che anche se si deve fronteggiare un pementre nel contempo comincia a registrariodo difficile, si è in grado di resistere, re tante altre informazioni, ad apprendere, reagire adeguatamente e recuperare il a memorizzare, a conoscere, a fare 'espeproprio stato di equilibrio. La resilienza è rienza' del mondo che man mano inconun fenomeno che oggi viene studiato in tra. Ogni genitore vorrebbe per suo figlio particolare, perché ancora c'è molto da una crescita sana, uno sviluppo tale che lo comprendere circa questa capacità che alporti a realizzarsi, a stare bene. E questo cuni spontaneamente mostrano di avere e star bene non vuol dire che non si inconsi cercano le strade per promuoverla nei trano problemi, conflitti, difficoltà di vario soggetti in età evolutiva attraverso l'avvio genere, ma significa disporre di strumenti di programmi e progetti che possano faciliche aiutano ad affrontarli, gestirli, anche ritare non solo nel bambino, ma anche nella solverli, strumenti che derivano dal tipo di sua famiglia, nella scuola e nella comunità
Spesso ci si può chiedere come genitori 'come' si fa a favorire uno sviluppo sano nei propri figli e rispondere non è una questione semplice. Sono numerosi i fattori che possono provocare crescite sofferenti. Ma sono tanti anche i fattori predisponenti ad uno sviluppo sano: proviamo a focalizzarne i fondamentali.
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SCUOLA E VITA
di appartenenza, esperienze e spazi che portino ad acquisire strumenti utili per superare eventi stressanti (Spalletta, 2010; Cyrulnik e Malaguti, 2005; Zucchi, 2002); - l'intelligenza emotiva, ovvero educare il bambino ad una corretta comprensione di ciò che vive, guidarlo ad acquisire padronanza, autocontrollo, a saper essere tollerante e a capire il vissuto emozionale proprio e degli altri, stimolando quella che viene chiamata empatia, cioè sentire l'altro, mettersi nei panni dell'altro, senza però confondersi. Questi atteggiamenti favoriscono lo sviluppo dell'attenzione, della disponibilità, della capacità di relazionarsi con gli altri comunicando in modo efficace (Spalletta, 2010); - stimolare le risorse naturali, in altre parole cercare di essere attenti alle abilità naturali che il bambino manifesta e rinforzarle, aiutandolo a risolvere i problemi che incontra, senza sostituirsi ma offrendo una guida rassicurante e coerente, sollecitandolo ad affrontare le inevitabili lotte della vita con fiducia. E' molto importante che il bambino crescendo comprenda il valore dell'impegno, della programmazione, dei progetti di vita; purtroppo spesso nel mondo di oggi non è facile trasmettere quanto sia fondamentale imparare ad organizzarsi nella quotidianità con questi criteri, perché incombe l'impazienza, la fretta di
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avere subito successo, senza fatica; - educare a stili di vita sani, nel senso di avviare il bambino all'acquisizione di comportamenti appropriati relativamente al sonno, all'alimentazione, all'attività fisica (Spalletta, 2010). Si può obiettare che crescendo molte buone 'abitudini' vengono perdute, anche a causa dei diversi impatti che il bambino avrà nelle età successive, ma in ogni caso è un fattore che non può essere trascurato e che resterà come esperienza nella sua memoria. Per chiudere queste brevi considerazioni, vorrei ricordare l'esperienza relazionale nei primi tempi di vita ha un'importanza significativa: il temperamento del bambino che nasce inizia subito ad interagire con l'ambiente ed è il tipo di interazione che risulta da questo rapporto che può predisporre ad una maggiore possibilità di sviluppare quei requisiti che sono protettivi per la crescita del bambino, perché sono come anticorpi che aiutano a reagire efficacemente contro le prove difficili della vita.
B ibliog ra fia Cyrulnik B., Malaguti E., (a c. di), Costruire la resilienza, Erickson, 2005. Spalletta E., Personalità sane e disturbate, Sovera, Roma, 2010. Zucchi I., Counseling psicografodinamico, Lingraf, Urbania, 2002.
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PELLEGRINI DELLA PAROLA
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le sorelle clarisse del monastero santa speranza
al banchetto di nozze
i è mai capitato di partecipare ad V un matrimonio? E di essere invitati al pranzo o alla cena di nozze? Credo
to su cartelloni più o meno grandi, più o meno colorati e decorati che raffigurano la piantina della sala ed assegnaproprio di sì…e di sicuro ben più di no, secondo le disposizioni date dagli una volta! Ricordo con simpatia i bansposi, posto e compagnia al tavolo. chetti di matrimonio fino a qualche anFortunatamente non funziona così al no fa: finita la celebrazione eucaristica banchetto di nozze a cui il Signore ci si saliva in macchina e si sfrecciava verinvita e ci chiama ogni giorno! so il ristorante per "conquistare" la Sì! Ogni giorno perché è ogni giorno porta di accesso alla sala del riceviche il Signore rinnova il suo patto d'amento, porta rigorosamente more con noi! e tradizionalmente chiusa in L'evangelista Luca, nella paattesa dell'arrivo degli sposi. rabola degli invitati a nozze Il Signore non Era fondamentale guadagnache ci presenta al capitolo chiede che re quella posizione per ave14 del suo Vangelo (Lc 14,7concorriamo ad re un buon colpo d'occhio 11), non ci parla di un Gesù alcuna gara per sulla sala stessa, studiare il che intende dare a tutti learrivare primi, tavolo migliore, "rubarlo" a zioni di galateo e di buone non invita a fare chi era in attesa vicino a te maniere a tavola, nemmeno della nostra vita scattando, come un velociinsegnamenti su come comuna corsa ai sta degno di olimpiade, all'aportarsi se invitati ad una primi posti pertura della porta: allora, festa di nozze. Gesù ci parla noncuranti di tacchi a spillo, di un banchetto, di invitati, vestiti lunghi o corti, spacchi di posti a sedere, di uno o strascichi e, soprattutto, noncuranti sposo: un banchetto, però, in cui non degli sposi che venivano irrimediabilesistono primi posti a tavola da conmente travolti, "si occupava" il tavolo, quistare con le nostre sole forze e lo si segnava con borse, maglie, stole e nemmeno posti preassegnati quasi la quant'altro per far sedere amici, zii, cunostra vita fosse già tutta stabilita, segini, conoscenti o lontani parenti con gnata e senza nessuna possibilità di cui si voleva condividere più strettasvolta, un banchetto in cui non bisogna mente il momento della festa e che, correre per cercare di arrivare prima confidando nella tua abilità, non prendegli altri in modo da soffiar loro il devano parte alla gara ma rimanevano posto e nemmeno un banchetto in cui, nelle retrovie. in definitiva, del posto non ci interessa Negli ultimi anni tanto è cambiato: nulla perché altri hanno già deciso per niente risse, nessuna corsa, nessun afnoi e non possiamo farci granchè. fanno! Ora, nei pressi della "magica E' un banchetto per il quale lo sposo ti porta", ciascuno (chi sbadigliando, chi chiede il vestito bello, il vestito della incrociando le dita, chi strabuzzando festa, il vestito che non metti per prigli occhi) cerca il proprio nome scritmeggiare sugli altri invitati e farli sfigu-
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PELLEGRINI DELLA PAROLA rare ma il vestito che il Signore ti dona perché ogni giorno tu possa riconoscerlo ed incontrarlo nella unicità, nella pienezza e nella autenticità della tua vita. Il Signore non ci chiede di guadagnare nulla con forza: non chiede che concorriamo ad alcuna gara per arrivare primi, non invita a fare della nostra vita una corsa ai primi posti, una gara ad eliminazione diretta in cui l'altro è avversario e potenziale pericolo per la nostra visibilità, non ci chiede una fede che cerca la gloria, che vive dello sguardo, dell'ammirazione o della stima dell'altro. Il Signore ci chiede di riconoscere la sua gloria, il peso che Lui e solo Lui ha nella nostra vita. E' Lui il protagonista del banchetto, lo sposo, è a Lui solo che siamo chiamati a volgere lo sguardo. Uno sguardo che parte proprio dal fondo della sala della festa, dall'ultimo tavolo: perché è proprio a partire da quest'ultimo tavolo, è proprio il riconoscerci, nell'umiltà, piccoli, incerti nel camminare, bisognosi di amore e mancanti nell'amore che ci permette di cercare il volto dell'Amato, che per-
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mette a Lui di scoprirci, di venirci incontro, di prenderci per mano, ogni volta e sempre, e condurci al primo posto nella sua sequela, di accompagnarci, fiduciosi nell'abbandono, nel nostro pellegrinaggio verso il Regno. Uno sguardo che cerca da lontano, tra tanta gente, tra tanto vociare, tra tutto il frastuono che ci circonda, quello sguardo che, solo, ci permette di vedere oltre, al di là di tutti quegli ostacoli che potrebbero ostruire la visuale, potrebbero ostacolare il nostro andare verso di Lui. Uno sguardo che chiede autenticità, che chiede trasparenza, lo sguardo di un Dio che vuol fare esperienza di noi: un Dio che non si prenota, che non si occupa, che non ci aspetta al primo posto ma che viene a prenderci all'ultimo, un Dio che ci viene incontro in tutto quello che "ci viene incontro" e che ci viene a prendere là dove siamo, nella totalità di ciò che siamo. Questo Dio è il vero sposo che ci invita a nozze, che ci invita a far festa, che ci chiama alla vita, che ci regala l'eternità.
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SAN GIUSEPPE DA COPERTINO
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vincenzo giannelli
ritorno a copertino la vita di san Giuseppe da Copertino / 8
l mattino ringraziò quei pastori genA tili, s'informò se stava sulla buona strada e si rimise in marcia. Aveva fatto un'ora di strada e quattro miglia, quando all'improvviso un galoppo sfrenato gli rapì l'attenzione; e una voce che aveva del ferrigno tuonò dà lontano: "Ferma, spia! Ferma, spia!". Si voltò atterrito e i suoi occhi, annebbiati dal disperato terrore, videro un cavallo che si era fermato, una nuvola di polvere, un cavaliere, una spada sguainata. "Ferma, spia, ché ti voglio passar le viscere con questa spada! ". Sotto la barba una faccia orribile lo fissava; la visiera alzata scopriva due occhi in cui covava la tempesta. "Non sono una spia - piagnucolò - vado a trovare mio zio, frate di San Francesco, che predica alla Vetrana". Ora anche il cavallo ansava e rignava. II cavaliere fece fischiare la spada: "Ti passo da parte a parte, se non cammini dritto, senza voltarti indietro". Mosse i piedi tremando come una foglia impaurito per quello che gli poteva capitare. Poi sentì solo il rumore dei battiti del cuore ed ebbe l'irresistibile volontà di voltarsi. Cavallo e cavaliere erano scomparsi. Giuseppe credette fino alla morte di aver visto il demonio. Il resto della strada lo passò a meditare per quale mai strano motivo il demonio avesse voluto spaventarlo, e proprio lui. Forse era su la buona via. Alle porte di Avetrana si sentiva già consolato e speranzoso. Andò dritto a trovare suo zio. II Padre Francesco rimase senza parole al vedersi davanti un nipote in simili condizioni, e per di più quel nipote. Lo immaginava lontano e dai cappuccini, per riaversi subito dallo stupore. Lo accolse "con poco buon occhio" e con "faccia
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severa". "Che fai qui? dove vai? che novità è questa? ". Giuseppe, ormai rassegnato al peggio, raccontò una storia molto breve: "Li Padri Cappuccini mi hanno levato l'abito perché non sono buono da niente; non so vangare, li rompo tutti i vasi, si ché quasi disperati mi hanno mandato via dalla Religione". "Non mi meraviglio - predicò lo zio perché ti conosco bene anch'io. Ma c'è di peggio. Tuo padre è morto e avendo fatto quelle cambiali di mille ducati, è uscito il Braccio Regio. Se ritorni a Copertino, verrai messo in prigione". Giuseppe si sentì ancor più perso alla notizia della morte del papà e delle conseguenze che ne derivavano. Lo zio vedendolo in quello stato, ne ebbe compassione e gli permise di rimanere con lui sino al termine della predicazione e poi tornare insieme a Copertino. Appena arrivati a Copertino, lo zio gli disse di ritornare a casa. Dal convento di San Francesco Giuseppe scivolò di nascosto a casa, a pochi passi di distanza. Aveva il cuore in gola nel presentarsi alla madre così, senza mestiere, con i suoi inutili 17 anni, ancora al punto di partenza con la sistemazione e in un momento disgraziato come quello. Per la prima volta in vita sua, Giuseppe disse una grossa bugia "Li Padri Cappuccini mi hanno cacciato perché piangevo la morte di mio padre!". Ma questo non bastò per evitargli i rimproveri della mamma Franceschina, era un buono a nulla e per i suoi peccati nemmeno Dio lo aveva voluto. Chiese ai parenti frati di accoglierlo ma ne ebbe solo rifiuti. Nel frattempo si era sparsa la voce tra i paesani che Giuseppe era rientrato e cresceva
SAN GIUSEPPE DA COPERTINO in lui il timore che le guardie venissero a prenderlo per arrestarlo. Così pensò di rifugiarsi nel convento della Grottella dove viveva l'altro zio, il Padre Giovanni Donato Caputo, che già da alcuni anni lavorava alla ricostruzione materiale e morale del convento. Lo zio era una persona molto nota, la sua serietà lo portava a non poter accogliere una persona, foss'anche il nipote, sotto il peso di vari impedimenti, come la dimissione da un altro Ordine, la minaccia di prigione, e soprattutto il debito paterno. Giuseppe chiese solo che lo ricevesse come fratello laico, magari come oblato. Suo zio gli chiuse la bocca definendolo "ignorante" e (si riferiva agli ultimi avvenimenti) anche "di poca costanza e leggerezza", "incapace ed indegno di essere annoverato fra i suoi religiosi". Oltre tutto, l'età per ricevere oblati era stata fissata dal papa, Clemente VIII, in 22 anni. Il Sacrista della Grottella, "uomo molto devoto ed esemplare", fu l'inconscio esecutore della volontà divina, con
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un suo gesto di compassione. Dinanzi a quella, che egli aveva giudicata, durezza e quasi crudeltà dello zio, dinanzi alla disgrazia del giovane che pure desiderava così ardentemente diventare religioso e pregava con tanta applicazione, si commosse. Si accordò sottovoce con Giuseppe, convincendolo a seguirlo in soffitta. C'era un bugigattolo addossato al muro della Chiesa, che poteva servire al caso. Lo avrebbe provveduto del poco cibo, senza che il superiore e gli altri frati di stanza o di passaggio potessero averne sospetto. L'avrebbero piuttosto immaginato alla macchia. E il pane mancante era come dato ad uno dei poveri che bussavano alla porta del convento. Praticamente prigioniero di quella incredibile avventura, a Giuseppe non restava che pregare e contare il trascorrere del tempo nella speranza che qualcosa avvenisse. Così passò l'ardente estate a pregare la Madonna della Grottella perché il Signore ascoltasse le sue invocazioni.
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SAN GIUSEPPE DA COPERTINO
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alberto fanton
comanda che io venga da te la levitazione nei santi cristiani / 1
partire dall'Ottocento - secolo A che ha segnato una sorta di rinascita e di larga diffusione dell'esoterismo - vi è stato un forte interesse per il fenomeno fisico della levitazione, utilizzato spesso dai medium come segno di autenticità delle loro sedute medianiche. La meraviglia indotta da tale fenomeno era cosÏ forte che "esercizi di levitazione" saranno poi presentati come richiamo nei giochi circensi: si pensi al classico numero del mago-illusionista che solleva in orizzontale il corpo della valletta di turno in uno stato
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di semi-trance, con le membra rigide e - per sincerare la folla della levitazione - fa passare un cerchio lungo l'asse orizzontale del corpo levitato. Questa è probabilmente la levitazione di cui anche noi, ai nostri giorni, siamo spettatori e a cui porgiamo il nostro plauso. Tale fenomeno, tuttavia, ha origini antiche e interessa alcune esperienze religiose. Da quanto mi consta, nell'ebraismo (si pensi alle narrazioni del libro del profeta Ezechiele: 3,12-14 o il cap. 11), nel mondo islamico (si pensi alla danza dei dervisci), nel buddhismo,
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precederlo sull'altra sponda, mentre abbiamo episodi più o meno certificati egli avrebbe congedato la folla. Congestoricamente di tale fenomeno. data la folla, salì sul monte, solo, a preIl termine "levitazione" viene dal latino gare. Venuta la sera, egli se ne stava anlevitas, che significa "leggerezza". Con cora solo lassù. La barca intanto distava questo termine si cominciò soprattutgià qualche miglio da terra ed era agitato nell'Ottocento a designare un fenota dalle onde, a causa del vento contrameno consistente nell'elevazione rio. Verso la fine della notte egli venne spontanea del corpo nello spazio, vinverso di loro camminando sul mare. I cendo una forza fisica - la legge di gradiscepoli, a vederlo camminare sul mavità - senza alcun appoggio o causa nare, furono turbati e dissero: "È un fantaturale visibile che lo sostenga. Solitasma" e si misero a gridare dalla paura. mente, tale "elevazione" si verifica in Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, momenti di estasi. Volendo porre ultesono io, non abbiate paura". Pietro gli riori sottodistinzioni, quando l'elevadisse: "Signore, se sei tu, comanda che zione è piccola si afferma che essa è io venga da te sulle acque". un'estasi ascensionale; se Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, l'elevazione porta a grandi Ciò che rende scendendo dalla barca, si mialtezze, si dice volo estatico; Pietro tanto se a camminare sulle acque se la persona in estasi corre e andò verso Gesù. Ma per velocemente rasoterra, ma leggero da la violenza del vento, s'imsenza toccarla, si definisce poter essere paurì e, cominciando ad corsa estatica. La levitaziocapace di affondare, gridò: "Signore, ne non riguarda solo le percamminare salvami!". E subito Gesù stesone, ma anche gli oggetti. sull’acqua è se la mano, lo afferrò e gli Per rimanere nell'ambito l'aver fiducia disse: "Uomo di poca fede, del cristianesimo, ricordiain Gesù perché hai dubitato?". Appemo due illustri episodi, legana saliti sulla barca, il vento ti alla presenza eucaristica cessò. Quelli che erano sulla nel pane consacrato: il mirabarca gli si prostrarono davanti, esclacolo dell'ostensorio di Favernay (Franmando: "Tu sei veramente il Figlio di cia, 26-27 maggio 1608) e il miracolo Dio!". Qui è interessante evidenziare del SS.mo Sacramento a Torino nel non tanto lo svolgimento del fatto, 1453, che portò poi all'erezione della quanto il dialogo tra Cristo e Pietro: ciò basilica del Corpus Domini, sempre a che sorregge Pietro sul velo dell'acqua Torino. è la sua fede in Cristo, ciò che lo rende Ma in questi articoli mi limiterò a detanto leggero da poter essere capace di scrivere alcune figure di santi cristiani camminare sull'acqua è l'aver fiducia in che sono stati oggetto di fenomeni di Gesù. E ciò che spinge Pietro a formulevitazione, alla ricerca di alcune colare quella richiesta non è la ricerca di stanti che possano aiutarci in un possivivere un qualcosa di anomalo, ma l'esbile discernimento su tali fenomeni. sere vicino a Cristo ("comanda che io Vorrei iniziare con il Principe degli venga da te"). Credo che in questo epiApostoli, san Pietro. Propriamente parsodio si delineano due elementi essenlando non è forse definibile come leviziali che possiamo ritrovare nei fenotazione, ma certamente il "camminare meni di levitazione dei santi, in quei casi sulle acque" si avvicina al nostro fenoovviamente in cui l'origine è da Dio: la meno, essendo pure esso una sfida alla fede in Cristo e il desiderio di essergli legge gravitazionale e alla densità dei vicino. Sono elementi di cui vale la pena corpi (Mt 14, 22-33): Subito dopo [la ricordare nel prosieguo della nostra prima moltiplicazione dei pani] ordinò analisi. ai discepoli di salire sulla barca e di 15
AMICI DI DIO
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paolo gulisano
la prima santa americana la vita di Elisabetta Anna Seton
era scoppiata un’epidemia di Febbre Giallisabetta Anna Seton è il primo esemla, i Seton furono costretti ad una quaranpio di santità riconosciuta in quella tena in un lazzaretto della città tirrenica. grande nazione – gli Stati Uniti d’AmeriLa profonda fede di Elisabetta, che allora ca- che tuttavia è sempre stata se non era ancora anglicana, come il marito, la apertamente ostile quantomeno molto disua assidua lettura delle Scritture, l’intenstante dal Cattolicesimo. Era nata a New sità della preghiera la sostennero, mentre York il 28 agosto 1774 e apparteneva ad inghiottiva le lacrime e nascondeva il prouna delle famiglie più in vista di New York, prio sgomento davanti alle stanze spoglie i Bayley. Suo padre era un medico molto in cui vennero rinchiusi. In questa prova noto, totalmente preso dal lavoro e dalElisabeth si dimostrò una donna forte, tol’insegnamento. Rimase orfana della matalmente affidata a Dio, tesa ad accompadre molto giovane, il padre si risposò ed gnare il marito verso l’eternità man mano Elisabeth era rimasta una ragazza piuttoche si rende conto che non sto sola. Così a 19 anni fu felice aveva scampo: usciti dopo di andare sposa al primogenito “Siate figlie un mese dalla quarantena, di un ricco discendente di una fedeli vennero condotti a Pisa e, famiglia scozzese, William Seton, della Chiesa, dieci giorni dopo William, e così colmare la sua sete di afstremato dalla tubercolosi, fetto. Ben presto la loro casa fu siate vere ma ancora in grado di seguiallietata dalla nascita dei figli, 5 figlie re la moglie nelle sue prein neanche dieci anni. Tuttavia la della Chiesa!” ghiere, morì il 27 dicembre loro felicità fu offuscata dalla e il giorno dopo venne semorte del suocero, vero pilastro polto a Livorno nel cimitero inglese. Elisadelle fortune economiche della famiglia, beth accettò con profonda rispondenza dal rovescio degli affari dovuta anche alle alla volontà del Signore la morte del mariripercussioni della guerra tra Francia ed to; con la figlia Anna Maria fu accolta, Inghilterra e dal manifestarsi sempre più ospite gradita, nella casa di Filippo Filicchi grave della tubercolosi del marito. Elisacircondata di mille attenzioni. Fu portata a beth, con forza e determinazione, si prese visitare diverse città, tra cui Firenze, dove carico della situazione anche nel compito rimase particolarmente avvinta dalla fede di seguire l’amministrazione dei beni e di espressa non solo dalla bellezza delle cercare di salvare il salvabile dal totale falchiese e dallo splendore delle opere d’arlimento. La salute del marito intanto pegte, ma dal fervore della preghiera dei fegiorava, così che accettò il consiglio dei deli. Vennero meno in lei gli atavici pregiumedici di trovare un clima più mite per dizi verso i cattolici; e si fece strada il tentare di recuperarla. Nel 1803 decisero pensiero della conversione dall’anglicanecosì di partire alla volta dell’Italia. Gli affasimo. Una cosa soprattutto mancava alla ri del marito infatti avevano fatto loro cosua fede: l’Eucarestia e la trovò sotto lo noscere tempo prima una famiglia di Gubsguardo dell’immagine della Madonna nel bio, i Filicchi, di cui i Seton erano diventati Santuario di Montenero. Era pronta per amici. Arrivarono via nave a Livorno in otentrare nella Chiesa cattolica, ma i Filicchi tobre, ma dal momento che a New York
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AMICI DI DIO preferirono che il passaggio avvenisse dopo il suo rientro nel suo ambiente a New York, affrontando l’opposizione dei parenti, le difficoltà delle prospettive anche economiche cui sarebbe andata incontro, i dubbi e il profondo conflitto interiore cui avrebbe dovuto esporsi e la “morte sociale” nei confronti della bella società di cui faceva parte per entrare nella “feccia” dei poveri e pochi immigrati irlandesi che allora componevano la comunità cattolica della città. Il 4 marzo del 1805 rinunciò alla confessione episcopaliana e si convertì, con immensa gioia al cattolicesimo. Si acuì la messa al bando da parte dei parenti e conoscenti, le difficoltà economiche premevano. La volontà di Dio le si manifestò attraverso un missionario francese, il Padre Dubourg, fuggito dagli orrori della Rivoluzione e che insieme ad altri a Baltimora aveva potuto far crescere la comunità cattolica: potrà aprire lì una piccola scuola per l’educazione delle bambine. Nel 1808 Elisabeth Seton lasciava la città nativa assieme ai figli giunse a Baltimora. Qui maturò la sua decisione di consacrarsi al Signore nella vita religiosa, insieme ad altre quattro giovani che si erano unite a lei: nasceva la prima congregazione degli Stati
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Uniti, chiamata le Figlie della Carità nello spirito delle regole di S. Vincenzo de Paoli. Dopo aver aperto una scuola femminile a Baltimora, la Santa ed altre consorelle fecero progredire rapidamente la congregazione. Il 17 gennaio 1812 le nuove suore ottennero l’approvazione per applicare, come loro regola, quella delle Suore di S. Vincenzo de’ Paoli. Madre Seton dirigeva, istruendo le sue figlie in santità ed avviandole come pioniere a fondare istituti e opere di carità. Le scuole parrocchiali, la grande intuizione che sarà lo strumento essenziale del forte sviluppo della Chiesa cattolica degli Stati Uniti. Ma istituì anche il primo orfanotrofio cattolico a Filadelfia nel 1814, che preparò l’apertura del primo ospedale cattolico (Baltimora,1823). Nel 1817 le sue figlie furono chiamate anche a New York dove, nell’area dove attualmente è il Central Park, aprirono un grande istituto scolatico: la città che l’aveva rifiutata, riceveva i frutti della sua conversione. Madre Seton, dopo una vita spesa al servizio del Signore, si spense a 48 anni, il 4 gennaio 1821. La tubercolosi, che da anni minava la sua salute, negli ultimi mesi si era aggravata. Circondata dalla sua Comunità, sussurrò: “Siate figlie fedeli della Chiesa, siate vere figlie della Chiesa!”.
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OASI DELLA PREGHIERA
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suor annachiara
nel suo nome
el vangelo di Giovanni non c'è un vero e proprio insegnamento sulla N preghiera come nei Vangeli sinottici, ci
che "Per Cristo nostro Signore". La promessa di Gesù non è certo un talismano, non siamo così ingenui da pensare viene invece soprattutto descritta la che basti pronunciare il nome di Gesù preghiera di Gesù come atteggiamento per vedere magicamente esaudita la nocostante "Io sono nel Padre e il Padre è stra preghiera, ricordando bene che in me" (14,11), fotografati alcuni mo"Non chiunque mi dice: "Signore, Signomenti, come il rendere grazie prima delre", entrerà nel regno dei cieli, ma colui la moltiplicazione dei pani (6,11), e riche fa la volontà del Padre mio che è nei portate alcune preghiere come quella cieli. In quel giorno molti mi diranno: "Siprima della risurrezione di Lazzaro: "Pagnore, Signore, non abbiamo forse prodre, ti rendo grazie perché mi hai ascolfetato nel tuo nome? E nel tuo nome tato. Io sapevo che mi dai sempre ascolnon abbiamo forse scacciato demòni? E to…" (11,41), o la bellissima nel tuo nome non abbiamo preghiera del cap.17. forse compiuto molti prodiPregare Ma, leggendo bene, un insegi?". Ma allora io dichiarerò nel nome gnamento in realtà c'è, che loro: "Non vi ho mai conodi Gesù, Gesù ripete diverse volte dusciuti…". (Mt 8,21-23). Mi significa rante il lungo discorso d'adimpressiona sempre tanto dio ai discepoli, ed è una proquel "non vi ho mai conopregare messa straordinaria, una delsciuti" detto a chi, apparentecon la forza le maggiori promesse del mente, sembra vivere per lui! di Gesù, quarto Vangelo: "Qualunque Cosa manca? E cosa significa inseriti cosa chiederete nel mio noallora pregare e chiedere in Gesù, rivestiti me, la farò" (14,13). E non "nel nome di Gesù"? Fare di Gesù, viene specificato l'oggetto qualcosa nel nome di un alper la della preghiera, ma dice "quatro, nella nostra esperienza mediazione lunque cosa". Incredibile! È pratica, significa fare le sue come se ci venisse data in veci, rappresentare la sua di Gesù mano una sorta di "lampada persona, fare qualcosa al suo di Aladino" o i numeri sicuraposto in quanto mandati da mente vincenti al lotto: sicuramente lui, con la sua stessa autorità. E ci verrà qualcosa che non ci fa restare indifferendato credito in quanto si presuppone ti! La garanzia dell'esaudimento sembra che fra noi e chi ci manda ci sia un rapquindi essere data dal chiedere "nel noporto di amicizia, di fiducia o di intimità. me di Gesù". Pregare nel nome di Gesù, significa alloGli ebrei nella preghiera ricordavano ra pregare con la forza di Gesù, per cospesso i patriarchi, nella speranza che mando di Gesù, per l'autorità di Gesù, Dio sarebbe stato commosso dal ricornella persona di Gesù, inseriti in Gesù, do di quegli uomini santi. Noi sempre rivestiti di Gesù, per la mediazione di cominciamo la nostra preghiera nel noGesù. Significa chiedere ciò che lui chieme del Padre, del Figlio e dello Spirito derebbe, pensare come lui penserebbe, Santo" e concludiamo le orazioni liturgivolere ciò che lui vorrebbe, in qualche
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OASI DELLA PREGHIERA modo essere noi prolungamento della sua presenza, per il nostro rimanere in Lui e Lui in noi, così come "il Padre che rimane in me compie le sue opere". Per tre volte nel vangelo di Giovanni, Gesù pronuncia questo insegnamento sul pregare nel suo nome. Al cap. 14, parlando del suo esodo ormai prossimo, Gesù assicura che "chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre". Proprio perché possiamo anche noi compiere le Sue opere, prolungare nel tempo e nel mondo la Sua presenza, ci viene assicurato che qualunque cosa chiederemo Gesù stesso lo farà, Lui che resta presente nei suoi, con un legame analogo a quello che unisce il Figlio al Padre, l'Inviato all'Inviante. "Perché il Padre sia glorificato nel Figlio". Per un ebreo la parola "gloria" significava più semplicemente "peso, onore, magnificenza, maestà, splendore, …"; dunque dare gloria a Dio significa per noi rendere la presenza di Dio nel mondo sempre più importante, "dare peso"a Dio, e possiamo farlo attraverso le nostre opere: "Vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,16). È bello pensare che proprio
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attraverso di noi, suoi discepoli, Gesù continua a rivelarsi e a mostrare il suo volto e la sua presenza nel mondo, lungo il corso della storia. Allo stesso modo, proseguendo nel discorso, la stessa promessa dell'esaudimento della preghiera è legata al nostro portare frutto: "…io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda" (15,16), e possiamo comprendere cosa significhi portare frutto perché Gesù ha appena parlato del tralcio che resta unito alla vite. Il frutto che possiamo portare è in definitiva quello che il Signore Gesù, vera vite, porta attraverso di noi. Una terza volta Gesù ripete la medesima promessa, aggiungendo "Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. … chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio". (Gv 16,24.26.27) Chiediamo dunque qualunque cosa nel suo nome, perché possiamo fare opere più grandi di Lui, portare frutto e avere una gioia piena, noi che siamo amati dal Padre perché abbiamo amato e creduto in Gesù.
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AMICI DI SAN GIUSEPPE
AMICI DI SAN GIUSEPPE
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gli amici di San Giuseppe Pellegrini da Sant’Anastasia, Otranto, Meledugno e Copertino; Giovani francescani si rifocillano; Festa del malato e Ciclopellegrinaggio Osimo-Fossombrone
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VITA DEL SANTUARIO
Le foto della festa La Celebrazione Solenne di San Giuseppe è stata presieduta da S.E. Card. Sergio Sebastiani. L’Arcivescovo Edoardo Menichelli ha guidato la Processione del 17 settembre e celebrato la S. Messa per ricordare l’80 anniversario della fondazione dell’Avis in Osimo
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VITA DEL SANTUARIO
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xxx Voci di preghiera xx
XXX XXX Riportiamo in questa rubrica alcune preghiere che i giovani, dopo la visita a san Giuseppe da Copertino, lasciano scritte xxxxxx presso la sua tomba.
Caro san Giuseppe da Copertino, anche la mia famiglia e' di umili condizioni e per questo i miei figli hanno delle difficolta' nello studio poiche' devono superare ostacoli piu' alti degli altri che provengono da famiglie agiate e piu' acculturate, per tali motivi ti supplico di intercedere presso Dio e presso la Madonna di aiutare mio figlio Mario a riuscire negli studi e arrivare alla laurea senza difficolta' per poter mettere il suo talento a disposizione di coloro che ne hanno bisogno. Mi chiamo Teresa. Ho intrapreso il mio cammino universitario con le ansie e le inceretezze che questa impresa comportava. Non sapevo dell'esistenza di un Santo protettore degli studenti; poi un giorno la mia madrina di cresima mi ha "presentato" San Giuseppe da Copetino... Ho continuato i miei studi con Lui e la Sua protezione! E' stato un grandissimo traguardo per me, una grande soddisfazione personale ma un orgoglio che ho voluto regalare alla mia famiglia per ricompensarli di tutti i sacrifici fatti per me solo per l'amore di vedermi conquistare la vetta di quella montagna. Ma avevo un grande debito: portare la copia della mia tesi lì a Osimo. Ieri ce l'ho fatta! E' stata un'emozione pazzesca arrivare in quel posto e consegnare la mia promessa con il cuore! Dio mi accompagni sempre nella vita e mi dia la forza di non allontanarmi mai da Lui...
Operiamo il Bene insieme ■ Per onorare la vitalità della testimonianza di voi associati nel nome del Santo, trascriviamo i nominativi di alcuni che si sono uniti alle “opere di bene” collegate alla nostra Associazione.
● Associati-devoti che inviano una loro libera offerta per essere iscritti alla S. MESSA QUOTIDIANA che noi religiosi celebriamo alle ore 7.00 sulla tomba del Santo. Con tale iscrizione partecipano al “bene spirituale” dell’Eucaristia a beneficio ■ di se stessi ■ di persone care ■ in suffragio delle anime dei loro defunti.
● DIPLOMI d’iscrizione sono stati rilasciati a coloro che hanno inviato un’offerta non inferiore a € 20,00: De Matteis Anna Maria, Capocasale Irma,
Giua Anna Maria, Aldrovandi Simone, Formoso Maria, Vitali Rosati Chiara, Cafagna Alessandro...
● Per le MEDICINE NECESSARIE ALLA CURA DI UN LEBBROSO assistito nel lebbrosario di S. Francesco a Solwezi e per i MINIAPPARTAMENTI destinati ai lebbrosi guariti nel villaggio di Chibote (oasi di pace) in Zambia, hanno contribuito con € 11,00: Rapacciuolo Giovanni, Franzosi Contardi Agnese, Perretta Itala, Mauri Margherita, Drimaco Sabina, Marino Gennaro e Pina, Calandra Rosa, Driussi Anna, Zurli Francesco, Callori Benedetta ... ● Per i BAMBINI handicappati, per i POVERI senzatetto e i denutriti, per i
Grazie per il vostro buon cuore! Il Signore vi benedica per la vostra generosità. Attraverso il bene che fate, molti fratelli sono sollevati dalle sofferenze e dall’abbandono sperimentando la solidarietà e l’amore di Dio. San Giuseppe vi ottenga le più grandi benedizioni.
MALATI abbandonati.... assistiti nelle nostre missioni hanno inviato il loro contributo assistenziale di € 11,00: Gentile Angela, De Angelis Antonietta, Gaiani Francesca, Tanza Luigi, Villa Augusta, D’Ambrosio Margherita, Forzaglia Maria, Cerza Maria, Pan Rina, Giordano Giuseppe, Ossorio Del Prete Lucia, Perretta Itala,Coruzzino Fabiola ... ■ Illuminati dall’esempio del santo, gli STUDENTI, uniti con i loro parenti, pregano SAN GIUSEPPE da COPERTINO per la sua protezione negli studi e negli esami: Principato Salvatore, Rossi Maria Rita e Silvia, Tacqui Antonietta, Somigli Lorenzo, Morini Viviana, Farris Giada, Marino Filippo, Pea Roberta e Federica, Gualtieri Lucia, Colombo Piera, Andanti Andrea, Guarnieri Carmen, Costa Simonpietro, Binucci Alessandro e Filippo, Giannone Angela, De Domenico Umberto, Guzzardella Greta, Cinquemani Domenico, Ciresi Aurora, Biga Rocco Matteo e Lorenzo, Coda Alessia, Maggi Maria Bambina, D’Alessandro Anna, Cola Anna Maria, Vastarella Luisa Alessia, Totaro Teresa...
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Santuario s. Giuseppe da Copertino - Piazza Gallo,10 - 60027 Osimo (An) - Tel. 071 71.67.26 e-mail: redazione.dpb@email.it - www.sangiuseppeosimo.it CC Postale N° 6601 IBAN: IT 59 X 06195 37490 000000000182 CARILO - OSIMO (AN)