L ei… L ui… Una not t e
I fatti non accadono mai per caso. Sono sempre conseguenti ad altri fatti, e quasi mai accadono improvvisamente. Esiste negli eventi una gradualità, una scala che si sale o si discende, un gradino per volta… forse anche due, tre gradini per volta, ma sempre seguendo un percorso. Ci sono momenti in cui si deve faticare per inerpicarsi, e momenti in cui, invece, si precipita… anche troppo in fretta, fino a farsi male. Ma le scale della vita non possiedono una loro geometria, non seguono regole prospettiche razionali e coerenti. Possono essere scese quando invece si vuol salire, e viceversa. Come nelle figure di Maurits Escher, non esistono punti di riferimento, e sempre si è costretti a procedere seguendo l’intuito. Il nome l'aveva cambiato col tempo. Quello vero era soffocato sotto una montagna d’altri nomi più o meno esotici, ma fra tutti, quello che preferiva, in quella fase della sua vita, era Klára. E Klára non sapeva in quale punto esatto della scala impossibile di Escher si trovava. Più volte aveva cambiato direzione, salendo e scendendo, e poi risalendo e ridiscendendo ancora, in un dedalo confuso del quale solo lei possedeva un’approssimativa mappa. Nessun altro avrebbe potuto districarsi in quel labirinto tutto suo. Chiunque, anche se avesse seguito esattamente il suo percorso, si sarebbe ritrovato da tutt'altra parte. Si era data per soldi così tante volte che, spesso, neppure ricordava che nella sua vita c’erano stati momenti in cui il piacere lo dava per riceverlo, in uno scambio reciproco e non come avveniva fra puttana e cliente. Ma accade che proprio nel percorrere certe scale dalla prospettiva impossibile s’incontri chi, procedendo nel senso inverso al nostro, non sa dove andare. Perfetti estranei con i quali è possibile vivere brevi ed intensi attimi. Uomini o donne… è irrilevante. Ciò che veramente conta è che possono farci dimenticare quello che siamo, mostrandoci ciò che potremmo essere. * **
A lle 18 :3 5 l’ ae r eo pro ve nie nte da Milano s’ ar r e stò al limite de lla pista d’ atte r r aggio de l picco lo ae r o por to di Fir e nze Per e to la. Sare i r ipar tita il gio r no do po . Pre si la sacca dal vano bagagli do ve l’ ave vo r ipo sta, e mi dire ssi ver so l’ uscita do ve ci sare bbe stato lui ad atte nde r mi.
S e duto su una po ltr o ncina po sta appe na fuo r i de lla gr ande po r ta dalla quale
sar e bbe ro uscit i i passe gge r i de l vo lo , R o be r to te ne va le dita de lle mani intr e cciate . Le muo ve va ne r vo same nte , co me pe r scar icar e l' ansia che gli pr o cur ava que ll’ at te sa. Er a all' ae ro po r to pe r inco ntr ar e una do nna de lla quale co no sce va so ltanto il no me : Klár a. No n r iusciva anco r a a cre de r ci. Alme no no n fino a quando no n l’ ave sse vista uscir e dalla gr ande por ta de gli ar r ivi. L ' ave va co no sciuta navigando in inte r ne t. Fre que ntava lo ste sso gr uppo di discuss io ne do ve le i pubbl icava de i br e vi r acco nti e ro tici dal for te sapo r e saffico . Anche se all’ iniz io Klár a s’ e r a mo str ata mo lto diffi de nte ne i co nfr o nti di chiunq ue vo le va co no sce r la, e ra r iuscito paz ie nte me nte ad o tte ner e il suo co ntatto in me sse nge r e , piano piano , ave va iniz iato ad ave re co n le i una picco la re laz io ne vir tuale . All’ in iz io si scambiavano co mme nti e giud iz i sui r acco nti che le i scr ive va e sulle per so ne più biz z arr e che fr e que ntavano il gr uppo . Po i gli ar go me nti ave vano imbo ccato una str ada più per so nale , e d e r ano ar r ivati fino al punto di co nfidar si pe nsie r i più intim i. Er a stato co sì che
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