Collection of Transcripts - Presentation Events: "The Italian Legacy in the Dominican Republic"

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Indice

1. Volume “L’eredità italiana in Repubblica Dominicana. Storia, Architettura, Economia e Società”. 1

1.1 Presentazione presso Ambasciata d’Italia in Repubblica Dominicana [Lingua originale: spagnolo. Traduzione di cortesia: italiano] 2

1.2 Presentazione presso Accademia Ligure di Scienze e Lettere in collaborazione con Ambasciata d’Italia a Santo Domingo e Ambasciata della Repubblica Dominicana in Italia. [Lingua originale: Italiano] 10

1.3 Presentazione presso Archivo General de la Nación. [Lingua originale: spagnolo. Traduzione di cortesia in italiano] 37

1.4 Presentazione presso Organizzazione Italo-Latino Americana (IILA). [Lingua originale: italiano] 47

1.5 Presentazione presso Organizzazione Italo-Latino Americana (IILA). [Lingua originale: spagnolo. Traduzione di cortesia: italiano] 74

1.6 Presentazione presso Universidad Nacional Pedro Henriquez Ureña (UNPHU). [Lingua originale: spagnolo. Traduzione di cortesia: italiano].................................................................85

1.7 Presentazione presso Senato della Repubblica, Sala Caduti di Nassirya. [Lingua originale: italiano]...................................................................................................................................112

1.8 Presentazione presso la Biblioteca Universitaria di Pavia, Salone Teresiano. [Lingua originale: italiano] ...................................................................................................................130

Table of Contents

2. Volume “The Italian legacy in Philadelphia. History, Culture, People and Ideas.” 155

2.1 Presentation at the Embassy of Italy in the Dominican Republic [Original language: Spanish. Translated in English] 156

2.2 Presentation at the Accademia Ligure di Scienze e Lettere in collaboration with the Embassy of Italy in Santo Domingo and the Embassy of the Dominican Republic in Italy [Original language: Italian. Translated in English]..................................................................................164

2.3 Presentation at the Archivo General de la Nación [Original language: Spanish. Translated in English]...................................................................................................................................190

2.4 Presentation at the Italo-Latin American International Organization [Original language: Italian. Translated in English] 200

2.5 Presentation at the Universidad Autónoma de Santo Domingo (UASD) [Original language: Spanish. Translated in English] 219

2.6 Presentation at the Universidad Nacional Pedro Henriquez Ureña (UNPHU) [Original language: Spanish. Translated in English] 230

2.7 Presentation at the Senate of the Italian Republic, Sala Caduti di Nassirya [Original language: Italian. Translated in English] 257

2.8 Presentation at the Biblioteca Universitaria di Pavia, Salone Teresiano [Original language: Italian. Translated in English]..................................................................................................275

Índice

3. Libro “El legado italiano en República Dominicana. Historia, Arquitectura, Economía y Sociedad.”

3.1 Presentación en la Embajada de Italia en República Dominicana [Idioma original: español. Traducido al inglés] 300

3.2 Presentación en la Accademia Ligure di Scienze e Lettere [Idioma original: italiano.

español]

3.3 Presentación en l’Archivo General de la Nación [Idioma original: español. Traducido al italiano]...................................................................................................................................

3.4 Presentación en l’Organización Internacional Ítalo-Latinoamericana (IILA) [Idioma original: italiano. Traducido al español].................................................................................................

3.5 Presentación en la Universidad Autónoma de Santo Domingo (UASD) [Idioma original: español] 362

3.6 Presentación en la Universidad Nacional Pedro Henriquez Ureña (UNPHU) [Idioma original: español]

374

3.7 Presentación en el Senado de la República Italiana, Sala Caduti di Nassirya [Idioma original: italiano. Traducido al español]

402

3.8 Presentación en la Biblioteca Universitaria de Pavía, Salón Teresiano [Idioma original: italiano. Traducido al español].................................................................................................421

1. Volume “L’eredità italiana in Repubblica Dominicana. Storia, Architettura, Economia e Società”.

Acura di Andrea Canepari.

Edizione italiana e spagnola pubblicate da Allemandi, 2021.

Edizione americana pubblicata da Saint Joseph’s University Press, 2021

1.1 Presentazione presso Ambasciata d’Italia in Repubblica Dominicana [Lingua

originale: spagnolo. Traduzione di cortesia: italiano]

Volume “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Storia, Architettura, Economia e Società”.

A cura di Andrea Canepari.

Edizione italiana e spagnola pubblicate da Allemandi, 2021.

Edizione americana pubblicata da Saint Joseph’s University Press, 2021.

14 aprile 2021

Ambasciata d’Italia in Repubblica Dominicana

Santo Domingo, Repubblica Dominicana

INTERVENTI:

 Andrea Canepari, Ambasciatore d’Italia in Repubblica Dominicana

 Raquel Peña, Vicepresidente della Repubblica Dominicana

 Milton Ray Guevara, Presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Dominicana

 RobertoAlvarez, Ministro degli Esteri della Repubblica Dominicana

 Carmen Heredia, Ministra della Cultura della Repubblica Dominicana

 Víctor Bisonó, Ministro dell’Industria e del Commercio della Repubblica Dominicana

 Carlos Luciano Díaz Morfa, Ministro della Difesa della Repubblica Dominicana

Andrea Canepari, Ambasciatore d’Italia in Repubblica Dominicana: “Buongiorno. Grazie al lavoro dei 45 autori del libro “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana”, sono venute alla luce molte storie sulla ricchezza e la profondità della storia dell'amicizia e dei legami tra Italia e Repubblica Dominicana. Io mi sono sentito come un archeologo di fronte a testimonianze meravigliose e intatte, sebbene nascoste dal passare del tempo, che dovevano essere riscoperti e portati alla luce, come un antico tempio nascosto nella foresta. A differenza di una scoperta archeologica, ciò che è stato riscoperto e rivelato qui non è una rovina morta, ma un insieme vivo di tracce culturali, politiche, religiose, educative, economiche, tecnologicheesocialicheancoracostituiscono unodegliassifondamentalidell'identitàculturaledella Repubblica Dominicana, con cui gli italiani si sentono fortemente identificati. La comunità italiana ha plasmato alcuni dei caratteri identitari del paese, partecipando alla costruzione dell'architettura politica, sociale, economica e culturale che ha contribuito alla costruzione dell'attuale Repubblica Dominicana: dallaMarinaMilitareall'indipendenzanazionaleeallaChiesaCattolica;dall'educazione all'economia; dalle prime elezioni libere al primo giornale; dall'architettura all'arte e al cinema; dalla musica alla letteratura; dall'agricoltura al commercio. Pertanto, era importante ottenere un libro che raccontasse seriamente i vari aspetti dell'influenza degli italiani nella Repubblica Dominicana. Il complesso dicontributi, immagini, testie vocicosìdiverse presentinel libro permette dicomprendere l'essenza dell'eredità culturale italiana nel paese. Mi lascia la descrizione di una Repubblica Dominicana come un paese le cui strutture si sono forgiate anche attraverso il dialogo secolare con l'immigrazione italiana e come un paese capace di creare opportunità a livello internazionale, poiché fin dalla sua fondazione è stato integrato in un ruolo di dialogo internazionale. Desidero ringraziare ancora una volta tutti gli autori del libro "L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana" e tutte le istituzioni impegnate nelsuccesso diquesteiniziative, per far conoscerel'importantestoria che unisce i due paesi. Voglio anche ringraziare tutti gli sponsor che hanno creduto in questo progetto. Ora ascolteremo importanti parole istituzionali della Eccellentissima Vicepresidente Raquel Peña, dell'Onorevole Presidente del Tribunale Costituzionale Milton Ray Guevara, dell'Eccellentissimo Ministro degli Affari Esteri Roberto Álvarez, dell'Onorevole Ministro dell'Industria Víctor Bisonó e dell'Onorevole Ministra della Cultura Carmen Heredia. Le loro importanti parole riflettono l'importanza delle storie scritte nel libro e sono il preludio a pagine ancora più significative.”

Raquel Peña, Vicepresidente della Repubblica Dominicana:

“La storia dell'Italia e della Repubblica Dominicana è stata intimamente legata, sin dall'incontro tra i due mondi, poiché non possiamo dimenticare che, sebbene siamo stati colonizzati dagli spagnoli, Cristoforo Colombo nacque a Genova, in Italia, una città che si affaccia sul bellissimo mare della

Liguria. È forse per questo motivo che, nel corso del tempo, gli italiani hanno scelto il nostro paese nel Mar dei Caraibi come destinazione, e noi li abbiamo accolti sin da allora. Con il passare degli anni, sono stati milioni gli italiani che hanno deciso di stabilirsi nella Repubblica Dominicana, portando con sé la loro preziosa cultura, che abbiamo gradualmente integrato nella nostra al punto che, in alcune occasioni, non sappiamo distinguere tra l'una e l'altra. Il consumo diffuso di un ricco salame a colazione, l'usanza del presepe natalizio o la tradizione della vecchia “Belén”, che è strettamente legata alla Befana, figura tipica del folklore italiano. Il libro "L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana", che oggi Sua Eccellenza Andrea Canepari, ambasciatore straordinario e plenipotenziario d'Italia nel nostro paese, ci presenta, non è solo un contributo di grande valore per comprendere a fondo il rapporto tra i due paesi e le nostre genti, ma anche per continuare a costruire questa relazione di cooperazione e fratellanza che ci ha caratterizzato fin dall'inizio dei nostri tempi. Che Dio benedica la comunità italo-dominicana.”

Milton Ray Guevara, Presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Dominicana:

“Nessuno mette indubbio che l'origine del diritto costituzionale si collochialla fine del XVIII secolo, sotto l'influenza di tre grandi rivoluzioni: quella inglese, avvenuta alla fine del XVII secolo, quella francese e quella nordamericana che la precede nel tempo. L'Italia ha occupato un posto privilegiato all'origine stessa dell'insegnamento di questa disciplina in Europa e nel mondo, poiché le prime cattedre di “Diritto Costituzionale” furono impartite a Ferrara nel 1797, a Pavia e successivamente a Bologna nel 1798. Nel seno dell'Università di Ferrara, il professore italiano Giuseppe Compagnoni di Lugo fu pioniere nello spiegare e scrivere sul diritto costituzionale nella sua opera intitolata “ElementidiDiritto Costituzionale democratico, ossia principidi Jus Pubblico universale” ('Elementi di Diritto Costituzionale Democratico, ovvero principi di giustizia pubblica universale'). In Francia, la prima cattedra con il titolo “Droit Constitutionnel” fu impartita nel 1834 presso l'Università della Sorbona, a Parigi, dal professore italiano Pellegrino Rossi, il quale rivendicò la supremazia del diritto costituzionaleaffermando chetuttiiramideldirittostatalesitrovano lì, 'cestêtesdu chapitres', ovvero la testa di tutti i capitoli. In termini generali, si può dire che nella tradizione italiana non possono essere ignoratiicontributidiAlpruniaPavia, diAlberatiaBologna, diAmbrosio FusineriediIgnazio da Brera, del celebre Pellegrino Rossi, il quale rivendicò la supremazia del diritto costituzionale affermando che in esso si trovano tutti i rami del diritto, come ho detto poco fa. Non è un caso che questo sia il punto di partenza della costituzionalizzazione del diritto, chiaramente. È importante sottolineare che, secondo il giudizio di [Costantino Napoleone] Mortati, una costituzione materiale è

quella che stabilisce e sostiene la costituzione formale. Mortati riflette sulla classe governante e la classe governata, affermando che i gruppi di potere vedono nella costituzione lo strumento idoneo per la tutela dei loro interessi. In Italia, la costituzionalizzazione dei diritti sociali inizia con il primo articolo della Costituzione italiana, con il riconoscimento del lavoro come fondamento della Repubblica, indipendentemente da ciò che accadde con la Costituzione di Weimar in Germania. È noto che la Costituzione italiana esercitò un'influenza sulla Costituzione dominicana del 29 aprile 1963, poiché nell'articolo 2 della nostra Costituzione del 1963 si disponeva che 'l'esistenza della nazione dominicana si basa principalmente sul lavoro, che si dichiara come base fondamentale della sua organizzazione sociale, politica ed economica, e si erige come un obbligo ineludibile per tutti i cittadiniidonei'. Unambito rilevantedelladottrina italianaè ildirittoprocessualecostituzionale. Così, a partire dall'adozione della Costituzione del 1948, sotto l'influenza dello studio del processualismo scientifico, che ebbe in Giuseppe Chiovenda un eminente esponente in Italia, tanto quanto Piero Calamandrei, discepolo del primo, e Mauro Cappelletti, discepolo del secondo, contribuirono notevolmente allo sviluppo della dottrina dogmatica del diritto processuale costituzionale. Nel secondo dopoguerra, [furono importanti] Crisafulli, Paolo Biscaretti di Ruffia, Pizzorusso, Ferrajoli, Zagrebelsky, Susanna Pozzolo, la quale per prima ci parla di neo costituzionalismo, Guastini e il caro maestro Lucio Pecoraro, l'uomo che, nella sua opera sul diritto comparato, ci dice che ci sono tre fasi del costituzionalismo: [le tre fasi sono:] Costituzione con costituzionalismo; Costituzione senza costituzionalismo, come è stato il caso della Repubblica Dominicana prima della creazione del Tribunale Costituzionale e della Costituzione del 26 gennaio 2010; e costituzionalismo senza Costituzione, come nel caso dell'Inghilterra, che non ha una costituzione scritta, tuttavia, è una delle fonti più importanti delle teorie liberali costituzionali di tutti i tempi. Devo inoltre segnalare che la Corte Costituzionale italiana ha giocato un ruolo straordinario nel dialogo giurisdizionale italiano ed europeo, e ha dato senso al costituzionalismo sociale, in modo tale che non si può parlare di diritto costituzionale senza riconoscere icontributidella dottrina italiana a tutto ciò che è statala formazione di quel corpo dottrinale importante che oggi costituisce il diritto costituzionale.”

Roberto Álvarez, Ministro degli Esteri della Repubblica Dominicana:

“È per me un onore partecipare alla presentazione dell'opera "L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Storia, architettura, economia e società", frutto di un lavoro collaborativo di numerosi intellettuali di grande peso e rinomanza. Il mio onore è doppio, poiché ho avuto l'opportunità di contribuire conun testo sulla politica estera ecommerciale della Repubblica Dominicana nelcontesto del Covid-19. Quest'opera è uno sforzo congiunto di eminenti intellettuali che rendono giustizia nei loro scritti al valore imperituro e all'importanza degli italiani nel nostro paese. Si tratta di un

contributo fondamentaleallo studio deilegamicomunitra l’Italiae laRepubblicaDominicana, poiché copre unarco temporale che va dall‘epoca coloniale fino a buona parte delXX secolo. Inoltre, riflette un lavoro multidisciplinare e multi-tematico che analizza i contributi italiani al nostro paese nelle più diverse aree, dall'architettura al diritto, dall'economia all'ambito militare. Tra i vari aspetti di questo libro, sottolineo i lavori degli storici, i quali con il loro ingegno sono riusciti a condensare i principali momenti salienti della presenza italiana nella nostra isola. Anche la letteratura ha ottenuto una magnifica rappresentazione grazie alla sensibilità degli scritti dei suoi autori, i quali hanno messo in luce i contributi dell'Italia al mondo delle arti. Per quanto riguarda la sezione di giornalismo, diritto e società, spicca la sagacia dei saggisti, che hanno delineato i principali aspetti che fanno parte della costruzione culturale nella società. Sono, inoltre, inclusi diversi saggi sulle famiglie dominicane di origine italiana, e non poteva essere altrimenti: importanti famiglie del nostro contesto politico ed economico tracciano le loro origini in Italia, come nel caso dei Pellerano, Ranieri, Vicini, Marranzini e tanti altri. Le relazioni bilaterali dominico-italiane sono state molto fruttuose, facendo dell'Italia un partner importante per idominicani. Solo nell'ultimo decennio, gli investimentiprovenientidall'Italia hanno raggiunto la somma di 203 milioni di dollari. Inoltre, l'Italia è uno dei maggiori veicolatori di turisti che arrivano dall'Europa nel nostro paese. L'impronta degli italiani e dei loro discendenti nella Repubblica Dominicana è visibile anche nella gastronomia: i loro ristoranti hanno riempito di orgoglio il paese e apportano dinamismo all'economia, dove l'amicizia e il buon gusto trovano uno spazio permanente nell'industria alimentare, in cui dirigono aziende di straordinario valore per mantenere l'approvvigionamento di prodotti alimentari in tutto il territorio nazionale. Nel settore dell'industria turistica nazionale, iniziative di fama mondiale portano un segno distintivo dell'Italia. Esprimo, a nome del Governo dominicano e mio personale, in particolare, l'impegno a rilanciare, non appena le condizioni lo permetteranno, le relazioni economiche, politiche, sociali e culturali tra i nostri paesi. La comunità italiana nella Repubblica Dominicana sarà un ponte e un partner essenziale per questo processo. L'opera che presentiamo oggi mostra nelle sue pagine i vantaggi della multiculturalità come fenomeno che contribuisce allo sviluppo delle nazioni e al ruolo dell'integrazione, per arricchire la cultura e promuovere l'identità di entrambe le società. Spero che tutti e tutte possano godere di questo preziosissimo lavoro di ricerca. Quest'opera è una fonte inesauribile di informazioni che testimonia i forti legami culturali e storici tra la Repubblica Dominicana e l'Italia, che hanno forgiato valori di solidarietà e fratellanza tra i nostri popoli. Sfogliando le sue pagine, si può respirare l'aria di un lavoro costruttivo di una comunità che ha scommesso sul passato, sul presente, e si può affermare in maniera categorica, sul futuro di questa nazione. I loro investimenti economici, il loro sforzo intellettuale, il loro lavoro quotidiano sono dimostrati in questo impressionante libro. Congratulazioni. Grazie mille.”

Víctor Bisonó, Ministro dell’Industria e del Commercio della Repubblica Dominicana: “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana è un libro che mi tocca da vicino. Da bambino, ascoltavo spesso le storie dei miei genitorie dei loro viaggi in Italia, paese che scelsero per proseguire i loro studi professionali. Sono cresciuto affascinato dagli aneddoti e dal misticismo italiano. Mia madre, Ivonne Haza, studiò canto presso il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, e mio padre, l'architetto Víctor Bisonó, fece il suo dottorato inrestauro di monumenti. Lì si conobbero. Annidopo, come legislatore, ho avuto ilprivilegio di intrattenere erafforzare i legamicon la Camera deiDeputati italiana, amici che conservo fino ad oggi. Attualmente, le relazioni tra i due paesi sono state fruttuose e con un enorme potenziale di crescita, specialmente ora, grazie all’Ambasciatore Andrea Canepari. Come Ministro dell'Industria, del Commercio e delle MIPYME, mi è toccato assumere il nobile compito di seguire importanti accordi bilaterali, affinché sia in Italia che qui, nella Repubblica Dominicana, gli investimenti abbiano un ritorno soddisfacente, generino posti di lavoro e sviluppo per tutti. Guardando al futuro, le prospettive sono promettenti, e le buone relazioni tra i due popoli si arricchiscono nei dettagli, con la presenza dell'Italia nella nostra cultura, gastronomia, turismo e modello industriale. Con un'esperienza di oltre 50 anni di sviluppo industriale, l'Italia ha molto da insegnarci. Ilsuo legato e la sua presenza permanente ci invitano a riaffermare questa visione comune e solida, un’amicizia e un'alleanza per le generazioni future. Separati geograficamente, ma uniti nel cuore, questo è solo l'inizio. Grazie e arrivederci!”

Carmen Heredia, Ministra della Cultura della Repubblica Dominicana:

“Lo scambio e il dialogo culturale tra l'Italia e la Repubblica Dominicana risalgono a una lunga tradizione di amicizia e solidarietà. Da parte nostra, l'Italia ci affascina e ci seduce sempre per la ricchezza magistrale della sua cultura. Questa formidabile opera editoriale ci spinge a conoscere il lascito dell'Italia nellaculturadominicanaeapercepireche laculturadientrambe lepatrieècondivisa in un processo di sedimentazione e metabolizzazione che abbraccia secoli di storia e di fratellanza tra italiani e dominicani. Le relazioni tra l'Italia e la Repubblica Dominicana hanno una bellissima storia che arricchisce la memoria culturale in modo reciproco. Molte delle famiglie dominicane pioniere di origine italiana hanno contribuito, dalla prospettiva imprenditoriale, politica o religiosa, a incentivare lo sviluppo e lo stimolo culturale, il progresso economico, materiale, intellettuale e sociale del nostro paese. La storia, l'architettura, la letteratura, le arti, il cinema, la musica e la scultura, l'economia, la scienza, il giornalismo, ildiritto e la società sono le aree trattatedagli autoridiquesto splendido libro. Quest'opera permetterà che il nostro paese sia visto e intravisto, conosciuto e riconosciuto in quella grande patria culturale che è l'Italia, e quindi in tutta Europa e nel resto del mondo. Questo libro è, dunque, una testimonianza e un lascito senza precedenti nella storia culturale di entrambi i paesi.”

Segue riproduzione contenuto video in sala: video su Giovanni Battista Cambiaso.

Andrea Vierucci,Voce narrante nel video:

«Giovanni Battista Cambiaso Chiozzone nacque a Genova nel 1820. Arrivò giovanissimo a Santo Domingo dove coltivò e mantenne uno stretto rapporto di amicizia con i principali membri della società segreta politica “La Trinitaria”, in particolare con il suo fondatore Juan Pablo Duarte. Cambiaso fu l'ideatore della prima flottiglia navale armata della Repubblica Dominicana, gettando le basi su cui, in seguito, fu fondata la marina dominicana. Per raggiungere il suo obiettivo Cambiaso prese i suoi brigantini e golette privati, che erano usati per scopi commerciali, e li trasformò in navi da guerra. La neonata flottiglia navale, che impedì alle navi haitiane di servire come supporto al loro esercito di terra, era al comando del Generale Cambiaso della marina dominicana».

Messaggio del Signor Ministro della Difesa Carlos Luciano Díaz Morfa per il bicentenario dell'ammiraglio Juan Bautista' Cambiasso: “Le Forze Armate, insieme alla nazione dominicana, celebrano con profonda emozione il bicentenario della nascita dell'ammiraglio Juan Bautista Cambiaso, uno dei grandi protagonisti dell'indipendenza nazionale, fondatore della flottiglia navale, importante precursore dell'attuale Marina della Repubblica Dominicana. L'ammiraglio Cambiaso armò e combatté con le sue tre imbarcazioni a vela nella prima grande azione navale della guerra dominico-haitiana nell'aprile del 1844, diventando l'eroe del combattimento di Tortuguero, impedendo così che la Marina haitiana rifornisse le truppe terrestri stanziate ad Azua, dopo la battaglia del 19 marzo. Questo cittadino italiano servì il nostro paese con anima, vita, profondità e cuore, rischiando il proprio patrimonio senzachiedere nulla in cambio alla RepubblicaDominicana, raggiungendo cosìlastaturadieroenelle lotte per la libertà e l'immortalità nella memoria eterna della gratitudine nazionale. Nella sua vita di cittadino ritroviamo un uomo integro, degno di ammirazione, di solido carattere, con qualità morali che ci ispirano a emulare un'integrità e una lealtà senza limiti. Gloria eterna all'ammiraglio Juan Bautista Cambiaso. Lunga vita alle Forze Armate dominicane. Prosperità alla Repubblica d'Italia. Lunga vita alla Repubblica Dominicana. Carlos Luciano Díaz Morfa, Tenente Generale dell'Esercito della Repubblica Dominicana, Ministro della Difesa.”

Andrea Canepari, Ambasciatore d’Italia in Repubblica Dominicana: “Desidero ringraziare tutte le istituzioni, i centri culturali, le università, gli sponsor e gli autori di questo libro per il grande successo nell'aver scritto la storia dell'amicizia tra Italia e Repubblica Dominicana. Grazie a tutti.”

1.2 Presentazione presso Accademia Ligure di Scienze e Lettere in collaborazione con Ambasciata d’Italia a Santo Domingo e Ambasciata della

Repubblica Dominicana in Italia. [Lingua originale: Italiano]

Volume “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Storia, Architettura, Economia e Società”.

A cura di Andrea Canepari.

Edizione italiana e spagnola pubblicate da Allemandi, 2021.

Edizione americana pubblicata da Saint Joseph’s University Press, 2021.

4 giugno 2021

Accademia Ligure di Scienze e Lettere in collaborazione con Ambasciata d’Italia a Santo Domingo e Ambasciata della Repubblica Dominicana in Italia

Piazza Giacomo Matteotti 5, Genova

INTERVENTI:

 Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria

 Marco Bucci, Sindaco di Genova

 Milton Ray Guevara, Presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Dominicana

 Victor Bisono Haza, Ministro di Industria e Commercio della Repubblica Dominicana

 Vincenzo Lorenzelli, Presidente dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere

 Andrea Canepari, Ambasciatore d'Italia in Repubblica Dominicana

 Tony Raful, Ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia

 Gabriella Airaldi, Professoressa Emerita dell’Università di Genova ed Accademica

 Mu-Kien Adriana Sang Ben, Professoressa e Accademica Dominicana di Storia

 Pierangelo Campodonico, Direttore del Galata Museo del Mare

 Celso Marranzini, Presidente della Camera di Commercio Dominicana Italiana

 Luigi Attanasio, Presidente della Camera di Commercio di Genova

 Fabio Capocaccia, Presidente del Centro Internazionale Studi Emigrazione Italiana

MODERAZIONE E CONCLUSIONE:

 Franco Manzitti, Giornalista

Franco Manzitti, Giornalista:

“Buongiorno a tutti, incominciamo il nostro incontro. Io sono Franco Manzitti, sono un giornalista genovese, sono molto onorato e commosso di guidare questo incontro che ha una grande importanza storica e nell'attualità di oggi. Sappiamo che l’idea di questo incontro nasce da un libro molto importante che è stato scritto e coordinato dall'Ambasciatore italiano a Santo Domingo, Andrea Canepari ed è un libro che parla dell'eredità italiana a Santo Domingo. Ho avuto l'onore di lavorare in molti giornali genovesi e anche di lavorare con Paolo Emilio Taviani, che ricorderete, è il più grande studioso di Colombo e mi ricordo la commozione con la quale Taviani accolse, nel 1992, la notiziacheSanto Domingo avevacostruitoun faroper ricordareilcinquecentesimo anniversario della scoperta dell'America. Quindi, parlo da giornalista - e non solo - e sono contento di farlo perché in questa occasione di incontro verrà ricordato il ruolo così importante che ha un giornale di Santo Domingo, “Diario Libre”, fondato dai genovesi e che continua a essere un grande giornale libero che ha affiancato questa iniziativa di un incontro fra Genova e Santo Domingo sotto tanti aspetti. Il ruolo di una stampa libera, indipendente e che fa bene il suo mestiere, è fondamentale da questa parte dell'atlantico, così com’è fondamentale dall'altra parte a Santo Domingo e noi abbiamo l'onore, oggi, di ricordare che quel giornale è nato grazie ai genovesi. Ci saranno molti interventi, speriamo che possano essere fluidi, che possano essere ben capiti, anche grazie alla collaborazione di chi dovrà tradurre e cercheremo di dare un ritmo importante per un avvenimento importante, quello che lega la nostra storia in maniera così profonda, così continua e sotto tanti diversi aspetti che speriamo di mettere in luce negli interventi che ascolteremo di qua e di là dall'atlantico. Ecco io incomincerei dando la parola al Professore Vincenzo Lorenzelli, Presidente dell'Accademia di Lettere e Scienze, nella cui sede prestigiosa siamo qua noi genovesi, nel Palazzo Ducale (il cuore di Genova), nel pieno quindi di una storia importante che vogliamo rievocare, ma anche attualizzare. Quindi do la parola al Professor Vincenzo Lorenzetti.”

Vincenzo Lorenzelli, Presidente dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere: “Buongiorno a tutti. A nome del Consiglio Direttivo e dei soci dell'Accademia Ligure di Scienze e Lettere, ho ilpiaceredidare ilbenvenuto atuttiipartecipantiaquesto incontro, viaZoom, suirapporti fra Italia e Santo Domingo. La storia dell'Accademia Ligure di Scienze e Lettere, sorta nel 1798, è strettamente legata, fin dalle origini, alla produzione culturale e alle vicende storiche del territorio e lo scopo del sodalizio è stato sempre, e soprattutto, quello di dare voce alle caratteristiche culturali peculiari della nostra regione. Per queste ragioni abbiamo accolto con grande interesse la proposta del nostro Ambasciatore a Santo Domingo, S. E. Andrea Canepari, che saluto e ringrazio, di

organizzare un momento di dialogo tra personalità qualificate dei due paesi, per approfondire e, se possibile, sviluppare ulteriormente le relazioni tra Italia e Repubblica Dominicana, partendo dalla conoscenza e dall’apprezzamento del ruolo svolto storicamente da Genova e dalla Liguria, quale risulta dal libro recentemente pubblicato sulla eredità culturale italiana nella Repubblica Dominicana.

In questo libro molti liguri figurano come importanti protagonisti. Significativo che la presentazione del libro in edizione spagnola sia avvenuta all'interno del programma di celebrazioni promosso dalla nostra Ambasciata per ricordare i 200 anni dalla nascita del mercante genovese Giovanni Battista Cambiaso, Console di Genova e poi d'Italia a Santo Domingo, fondatore della marina dominicana, eroe nazionale, che riposa nel Pantheon di Santo Domingo. Siamo lieti oggi di prendere atto che è ormai disponibile anche la traduzione italiana del volume, la cui diffusione contribuirà sicuramente a valorizzare l’apporto di tanti nostri corregionali alla vita e allo sviluppo della Repubblica amica che li accolse, per stimolare e proseguirne l'opera e l’esempio. La nostra Accademia esprime i più sentiti ringraziamentiatutteleautorità italianeedominicane che hanno voluto accettarel'invito apartecipare a questi incontri, confermandone l’alto significato per la promozione e il rilancio delle relazioni tra i due paesi. Mi sia permesso esprimere il nostro rammarico per aver dovuto rinunciare, a causa della pandemia, a ospitare i partecipanti in questa prestigiosa sede di Palazzo Ducale, che dobbiamo alla munificenza del Comune di Genova e alla stima che il Comune ha sempre avuto per il nostro servizio allo sviluppo e alla diffusione della cultura ligure in Italia e nel mondo. A questa espressione di rammarico, desidero però unire conottimismo il caloroso auspicio che questo evento rappresentisolo il momento iniziale diun complesso di manifestazionie di attività alle quali la nostra Accademia sarà sempre lieta di dare il proprio contributo. Grazie.”

Franco Manzitti, Giornalista:

“Grazie al Professore Lorenzelli che è il padrone di casa qui a Genova. Abbiamo adesso un altro importante personaggio che deve darci i suoi saluti, è il sindaco di Genova, Marco Bucci, che invitiamo a intervenire.

Marco Bucci, Sindaco di Genova:

“Grazie, grazie a tutti. Sono molto contento di essere qui, saluto in particolare l'amico Vincenzo Lorenzelli, che è il Presidente dell'Accademia Ligure di Scienze e di Lettere e l'Ambasciatore d'Italia a Santo Domingo Andrea Canepari, voi tutti studiosi e tutte le autorità che sono presenti. Parlare di Genova, come sapete, a me fa sempre piacere, noi genovesi abbiamo la nostra città nel cuore. Ho risposto subito con entusiasmo alla possibilità di partecipare a questo incontro perché io credo sia assolutamente importantesfruttareognioccasione per approfondire la nostrastoria. Comesapetetutti,

ho passato parecchi anni della mia vita all'estero e sono sempre stato colpito dalla quantità di genovesi, anche oggi nel tempo moderno, che sono nelle città e nel mondo. A parte le colonie di genovesi storiche, io mi ricordo benissimo quella della California, dove ci sono molti genovesi, molti chiavaresi, molte persone della provincia di Genova, genovesi per business, per attività economiche, per lo shopping. Sono veramente in tutto il mondo ed è quella che è stata la storia della nostra città. La nostra città ha da sempre, sin da quando nel 1200 ha cominciato a dominare il Mar Mediterraneo, costruito paesie cittàesoprattutto portiche dovevano dare l'aiuto alle nostre navie creare quella linea di commercio che poi è stata la crescita economica della nostra città. Cristoforo Colombo è arrivato per primo a Santo Domingo e dopo di lui ci sono state tantissime altre persone di Genova che hanno contribuito a creare questa nuova terra, questo nuovo mondo, come veniva chiamato, e si sono dati da fare tirandosi su le maniche esattamente con lo spirito che abbiamo noi genovesi, lo spirito che abbiamo dimostrato recentemente, purtroppo con la tragedia del ponte e con la ricostruzione, con questo modo di lavorare tutti noi assieme, che alla fine produce risultati assolutamente importanti. Ebbene, io ovviamente non c'ero lì a Santo Domingo, ma mi immagino tutti i nostri genovesi, in questa bellissima terra, darsi la mano l'un con l'altro per costruire una nazione, un paese, una storia. Ricordiamo la famiglia Pellerano, ricordiamo Giambattista Cambiaso, ricordiamo Angiolino Vicini Trabucco e tutti quelli che si sono dati da fare per costruire una tradizione, una realtà e un futuro per tutti quelli che vivevano a Santo Domingo e così in tutti gli altri posti dove genovesi, con lo stesso spirito, hanno creato una città importante, un'area importante, un porto importante, di cui noi ancora oggi vediamo la realtà. Ecco questa secondo me è la cosa più bella che noi abbiamo nella nostra tradizione di città. Sono estremamente contento che se ne possa parlare assieme ad ambasciatori, rappresentanti dello Stato di Santo Domingo, a persone di alta cultura che si occupano di queste cose. Sono estremamente contento che si possa andare a vedere i dettagli, che si possa capire come noi vivevamo, cosa facevamo aquell'epocaesucosacisiamo distinti, perchéquesto èveramente il nostro spirito e sulla base della tradizione del nostro spirito noi possiamo veramente costruire il nostro futuro. Questa è la cosa che più ci sta a cuore a noi e più sta a cuore a me. Noi stiamo uscendo oggi da un'epidemia di Covid che ha veramente sconquassato il mondo e dobbiamo tutti quanti darci da fare per costruire il nostro futuro e il nostro futuro si costruisce attraverso la conoscenza della tradizione, attraverso quello che siamo riusciti a fare, attraverso quello che noi vogliamo fare e tirandoci su le maniche, tutti assieme, lo faremo. Questo è il messaggio e questi sono i contenuti che ci vengono da questa giornata e quello che vorrei condividere con tutti voi. Vi ringrazio ancora. Resterò a sentire perché mi interessa molto sentire da persone studiose che conoscono bene tutta questa realtà, quello che è stata nostratradizione, per cogliere gli spuntiche ci serviranno per il nostro futuro. Grazie a tutti e buon pomeriggio a tutti.”

Franco Manzitti, Giornalista:

“Grazie Signor Sindaco. La ringraziamo in modo particolare per averci messo così bene sulla rotta della discussione, del confronto che vogliamo fare questo pomeriggio, in una situazione così eccezionale, ma anche così emozionante, di ricollegare Genova a Santo Domingo. Auguri in particolare al Sindaco perché si riprenda completamente, anche se abbiamo sentito il suo spirito così vivo e le sue intenzioni così sintonizzate bene e la sua ricostruzione così precisa di quelli che sono nella storia i rapporti tra Genova e Santo Domingo. Rapporti così importanti in tanti settori e che noi oggi, con questo incontro, vogliamo non solo ricostruire, ma in qualche modo reimpostare per proiettare nel futuro questa rotta così importante, che non è solo una rotta attraverso l’atlantico.

Quindi grazie Signor Sindaco.”

Marco Bucci, Sindaco di Genova:

“Mi scusi Dottor Manzitti, una cosa importante che volevo segnalare, purtroppo nella foga me ne sono dimenticato: ogni 12 ottobre, la Liguria regala l'olio per l'accensione della lampada a Santo Domingo sulla tomba di Cristoforo Colombo, lo facciamo nella cerimonia del 12 ottobre dove noi siamo soliti dare tutte le onorificenze e riconoscimenti a tutti i genovesi, e non genovesi, che si sono distinti a Genova, quindi è bello ricordare che facciamo la cerimonia dell'olio così detta, che è un regalo della Liguria alla comunità di Santo Domingo. Grazie e scusate.”

Franco Manzitti, Giornalista:

“Grazie di questa aggiunta così puntuale, così importante nella storia delle tradizioni, ma anche nella proiezione futura. Diamo la parola a chi è stato l'anima di questo incontro, l’Ambasciatore Andrea Canepari, che non solo lo ha voluto, ma prima di questo, forse per suscitare tutto questo, ha scritto un libro - forse definire libro è riduttivo - nel quale si ricostruiscono la storia e i rapporti fra Genova e Santo Domingo, con il contributo di studiosi, di esperti in economia, in storia e in altri rami, rapporti così importanti tra noi genovesi e Santo Domingo. Credo che nessuno come l’Ambasciatore possa interpretare lo spirito di questo incontro e la prospettiva, soprattutto, che questo incontro offre per il futuro immediato, un futuro di speranza, come ha detto bene il sindaco prima. Uscendo, speriamo tutti, da una tragedia come quella che ha colpito tutto il pianeta, non c'è altro che da affidarsi alla speranza. Ecco quindi Ambasciatore la parola a lei.”

Andrea Canepari, Ambasciatore d'Italia in Repubblica Dominicana: “Buonasera a tutti, ringrazio il dottor Manzitti per questa presentazione, ringrazio il Sindaco Marco Bucci per essere presente con noi e soprattutto per aver parlato di spunti per il futuro, perché proprio quello che abbiamo in mente qui in Repubblica Domenicana, con il Ministro dell'industria, che parteciperà poi, il Presidente del Tribunale Costituzionale, il Presidente della Camera di Commercio, che è stato Presidente della Confindustria locale, ed è un grande imprenditore, che cosa si può fare con l'Italia, come si può fare con l'Italia partendo da Genova. Credo che questo sia veramente un po’ la chiave di questo incontro, per questo sono contento che partecipi, e lo ringrazio, il Presidente della Camera di Commercio di Genova, il dottore Attanasio, per creare questi ponti vivi, partendo dalla storia, dalla consapevolezza. Mi è piaciuto questo riferimento all'olio votivo per Colombo, perché la storia è quella che mi ha fatto capire come qui in Repubblica Dominicana gli italiani, i liguri ed i genovesi siano nel Dna culturale identitario del paese. Il primo giornale, un eroe dell'indipendenza nazionale genovese, una delle famiglie (secondo Forbes) tra le prime dieciper ricchezza dell'America Latina, gli Zoagli. Queste energie, nella chiesa, nell'economia, nella politica, le prime elezioni libere nella Repubblica Domenicana, quasi 150 anni fa, di nuovo con un Presidente che veniva da Genova, ci fanno vedere come veramente tutto questa cultura si sia trasformata in identità. Per questo sono grato: al Presidente, il Professore Lorenzelli della prestigiosa Accademia Ligure di Scienze e Lettere, per aver coordinato, promosso, questo incontro; al Segretario Pestarino; a tanti accademici che hanno creduto in questo progetto, alcuni sono venuti a Santo Domingo e mi fa piacere salutarli, per inaugurare la prima cattedra italiana in un’università dominicana; la Professoressa Airaldi per aver scritto un capitolo in questo libro, dove parlano tanti italiani e dominicani e studiosi, ma anche personalità, ministri, l’Arcivescovo di Santo Domingo e il Presidente della Corte Costituzionale, proprio per far emergere questa sinfonia di italianità in questo paese. Sinfonia che ci piace ed è culturalmente interessante. Mi è piaciuto, appunto, scriverci e coordinare questo gruppo bellissimo di studiosi, tra l'altro corredato da immagini molto, molto belle, di cui tante anche della Liguria e di Genova, fatte fare apposta per il libro. Il libro sta per essere pubblicato anche dalla più prestigiosa casa editrice universitaria americana, specializzata in America latina, che è la Saint Joseph’s University Press. Questo perché? Perché questa storia, importante nel passato, ma anche questi ponti per il futuro, che si possono ripercorrere, devono essere conosciuti a livello internazionale. Quindi con questo libro, da cui è stata tratta una mostra virtuale e una mostra reale, che presenteremo in prestigiose sedi prossimamente, facciamo vedere anche immagini dei luoghi di origine di questi grandi italo dominicani, tra cui proprio Genova. Vi sono moltissime immagini bellissime di Genova. Stiamo per inaugurare la mostra qui nel museo delle Casas Reales, nel palazzo degli antichi viceré a

Santo Domingo, proprio per far vedere i luoghidi origine e creare sempre questo pontetra idue paesi. Se c'è consapevolezza, credo, si possano creare opportunità. Per questo sono grato che ci sia uno dei più grandi imprenditori del paese, connesso: Celso Marranzini. Ascolteremo le sue parole. Lui è stato anche presidente dell’Enel locale ed è uno dei leader mondiali del settore delle tessere alberghiere.

Proprio con lui si è rivitalizzata la Camera di Commercio e hanno accolto l'invito i più grandi imprenditoridelpaese. Credo che il 70%delPIL delpaese adesso è nelConsiglio di Amministrazione della Camera di Commercio dominico-italiana, per la prima volta. Fino a qualche anno fa non partecipavano neppure. Abbiamo quindi un capitale di idee, di teste, di energie, disposte per la prima volta, dopo secoli, a guardare all’Italia, perché tutto questo sentimento per l'Italia si è un po’ perso, forse era talmente tanto che nessuno lo vedeva più. Per cui è importante adesso averlo riscoperto, ma è importanteanche metterlo afrutto per iduepaesiecreareoccasionicomequesta, chesono occasioni di cultura. Abbiamo una delle più grandi docenti dell'area del Centro America e Caraibi, la professoressa Mu-Kien, che ha anche scritto nel libro. La cultura e l’economia aprono porte in entrambe le direzionie questo credo che sia una delle opportunità maggiori. Abbiamo visto un grande quotidiano come Diario Libre che ha pubblicato, con due tirature, 220.000 copie dei nostri fumetti tratti dalle storie iconiche narrate nel nostro libro. Tutto questo si può vedere anche sul sito ciaosantodomingo.com. Invito tutti a leggere e sfruttare questo libro e, come diceva il sindaco Bucci, a immaginarlo come spunto per il futuro, perché non è solo una storia bella di cui compiacersi, ma è veramente una mappa per il futuro, per creare opportunità, tanto più in un momento difficile della storia mondialecomequello diadesso. Per questo ringrazio tutteleautoritàpresenti: ilSindaco Bucci; il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti; il Ministro dell'Industria Victor Bisono’, che ascolteremo successivamente; il Presidente del Tribunale Costituzionale proprio per portare la loro testimonianza e la loro attenzione a questo progetto di rinnovamento delle relazioni tra i due paesi. Per questo ringrazio tutti per la partecipazione e sono molto contento di ascoltare gli spunti dei prossimi relatori.”

Franco Manzitti, Giornalista: “Grazie mille Ambasciatore. Abbiamo capito lo spirito, se ce n'era ancora bisogno, di questa sinfonia che ci aspettiamo tutti che venga suonata e soprattutto di queste prospettive così stringenti in qualche modo, che ci ha sottoposto, di relazioni nuove e fruttifere tra Santo Domingo e Genova. Quindi grazie, il suo libro sarà sicuramente uno strumento fondamentale in questo tipo di relazioni e lo aspettiamo, quindi, con ansia. Ho visto che è arrivato il Presidente Toti. Do la parola al Presidente della Liguria che salutiamo con particolare attenzione.

Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria: “Grazie Franco. Buongiorno a tutti, ciao Sindaco. Saluti a tutti. Il mio è solamente un brevissimo cenno di saluto, poi ci sono oratori ed interlocutori più interessanti e più pertinenti di me a tutto questo. Vorrei solo ricordare, come si dice, dei rapporti antichi che legano la Repubblica Dominicana a Genova, non foss'altro perché, se non ricordo male qualche cenno di storia delle scuole medie, un navigatore ligure partì - non esattamente dalla Liguria, ma insomma qua si era formato all'uso del mare - per raggiungere le Indie. Navigando in senso opposto, arrivò giusto nell’isola (della Repubblica Dominicana). Dopodiché è bello parlare dei rapporti che legano culturalmente, geograficamente e umanamente due realtà così lontane. Soprattutto è bello farlo in questo momento, quando il mondo in qualche modo comincia a riaprirsi. Ora io tra pochi istanti vi lascerò per andare a una lunga full immersioncon la sanità ligure, parlando dei vaccinie della campagna di vaccinazione della regione Liguria, però quella campagna di vaccinazione è prodromica, propedeutica a quello che tutti noi speriamo, cioè di poter tornare ad incontrarci di persona come stiamo facendo oggi grazie ad una piattaforma web e soprattutto a riprendere un aereo, una nave, a riprendere a poterci spostare, di incontrare, perché nell'incontro tra popolazioni, cultura e luoghi diversi c'è l'essenza non solamente, ovviamente, del mondo moderno ma, se mi consentite, anche lo spirito profondo della città da cui vi parlo, di Genova. Per Genova il mare non è mai stato un elemento di divisione, anzi semmai lo sono state le montagne alle sue spalle, tant'è vero che abbiamo costruito la rete di fortificazione, narrano le leggende, più imponente dopo la grande muraglia cinese. Quindi, in qualche modo, per noi le avversità arrivavano dalle montagne, mentre dal mare è sempre arrivato qualche cosa di positivo: i contatti commerciali e dietro i contatti commerciali le legazioni diplomatiche, dietro la diplomazia ovviamente lo scambio di cultura, di civiltà e di sensibilità tra le persone. Speriamo di poter tornare a farlo presto e speriamo che questa vostra giornata di approfondimento di studio di presentazione sia prodromica a tutto questo. Ho tardato qualche minuto a collegarmi perché stavo come sempre scrutando con attenzione il bollettino del giorno sui dati del Covid, sono rassicuranti. Sapete che la regione Liguria da lunedì tornerà ad essere zona bianca, quindi potremmo stare fuori di casa qualche ora di più. Abbiamo una situazione ospedaliera e di contagio francamente incoraggiante, grazie all'impegno di tutti, sia del personale che si è dedicato con abnegazione alla campagna di vaccinazione, sia evidentemente anche allo scrupolo con cui tante persone hanno seguito le regole che ci hanno aiutato a prevenire il peggio, soprattutto nella terza ondata, quella di questa primavera e ci auguriamo ovviamente che il prossimo autunno, grazie alla vaccinazione che tutti noi stiamo facendo, non si debbano rivivere situazioni complicate come quelle che abbiamo vissuto nel recente passato. Quindi io spero di poter, come dire, parlare dei rapporti tra le nostre due terre divise da un

pezzo dimediterraneo, daGibilterraedall'Oceano Atlantico, inpresenzaquaaGenovaeche icontatti possano riprendere, le persone possano tornare a muoversi per non solo qualche giorno di meritato riposo in luoghi bellissimi, ma anche perché dietro lo spostamento, dietro alle persone che si muovono, si postano, commerciano e si incontrano, c'è veramente lo spirito di una vita che vale la pena di essere vissuta, altrimenti riusciremo certamente a sconfiggere il Covid, ma uccideremmo nel farlo un pezzo di noistessi. Quindi, il fatto che oggi tutto questo venga tenuto in vita da questa vostra iniziativa, non foss'altro via web con tutte le difficoltà del caso, credo che sia francamente meritorio.

Non vi rubo altro tempo, vi ringrazio tutti per il tempo che mi avete delicato e la gentilezza di aspettarmi e non vi dico “Ci vediamo presto a Santo Domingo!” perché mi sembra una promessa difficile per gli impegni accumulati in questi mesi, ma ci vediamo presto di persona, questo indubbiamente sì! Grazie.”

Franco Manzitti, Giornalista:

“Grazie Presidente Toti, grazie di averci portato così efficacemente nel ritmo del tempo che stiamo vivendo, nel confine tra le difficoltà, le emergenze che abbiamo vissuto - e in parte continuiamo a vivere - e la speranza che tutto questo passi e l’idea di poter costruire delle relazioni nuove, su basi storiche così profonde, è un'idea che ci spinge verso l'ottimismo, verso la speranza. Speriamo di andarci presto a Santo Domingo, speriamo che da Santo Domingo si possa venire qui, speriamo di fare questo incontro, che stiamo facendo adesso via web con un sistema che neppure avremmo immaginato qualche tempo fa, dalvivo per far fruttare una storia cosìprofonda, cosìampia, alla quale noi genovesi e liguri siamo in maniera così forte attaccati, perché lì è la nostra radice, il nostro orgoglio. Proprio per andare bene a fondo in questa vicenda, in questa storia, darei la parola adesso alla Professoressa Gabriella Airaldi, grande accademica della nostra università. Limiterei la sua esperienza con questo solo titolo, è praticamente la nostra guida da tanti anni rispetto alla ricostruzione dei tempi che ci hanno portato allo sviluppo della nostra storia. Quando qualcuno di noi dei giornali ha avuto in tutti questi anni il problema di capire bene quali erano i rapporti, la storia, tra noi, la Spagna e il Sudamerica, come si sono costruiti, come è nata e finita questa storia, ci siamo sempre rivolti a lei che, non a caso, ha scritto anche un capitolo del libro di Andrea Canepari, quel libro che è alla base del nostro incontro, come, diciamo, un primo mattone che ricostruisce la storia. Quindi è con grande piacere che do la parola, restando da questa parte mediterraneo, a Gabriella Airaldi.”

Gabriella Airaldi, Professoressa Emerita dell’Università di Genova ed Accademica: “Molte grazie. Buongiorno a tutti. Sono felice di questo incontro con l'Ambasciatore Canepari che ho

incontrato, insieme con altri colleghi, non molto tempo fa. Abbiamo creato insieme, in un certo senso su spinta sua, un'occasione di incontro attraverso l’Accademia Ligure di Scienze e Lettere di Genova per cominciare a costruire una serie di rapporti, che non sono solamente culturali - per quel che mi riguarda sono culturali, ma penso che siano molto più ampi - tra Genova, la Liguria e Santo Domingo. Naturalmente mi spetta in questo caso il compito, spero non noioso, ma che in qualche modo riesca a renderci tutti edotti di qual è stato l'inizio di questa storia, perché solo un genovese, e lo dico subito, poteva fondare una città alla fine del quattrocento, come avviene con Santo Domingo oltre, diciamo, l'Atlantico. Sappiamo, ma lo ripeto qui, che non è stato Cristofano Colombo a fondare la città, Colombo è l'uomo che ha portato l’Europa in America, ma il fondatore di Santo Domingo, l'uomo che l’ha fondata realmente è stato suo fratello Bartolomeo. Questo per rendere conto alla storia di personaggi che spesso vengono, in qualche modo, secondi, come era il caso di Bartolomeo, ma sono grandi personaggi perché hanno costruito l'immagine e la prima immagine europea, in fondo, nella terra americana. Gli uomini di Genova e della Liguria sono uomini che hanno creato un nuovo occidente, questo va detto. Si vede anche oggi nella prosecuzione delle attività che si incontrano a Santo Domingo, perchéhanno portato inquellarealtàla città. Lacittànonesiste inquesterealtàprima che arrivino gli europei. La prima città in terra americana e sudamericana è Santo Domingo, fondata da un genovese e questo fatto ha una data più o meno precisa: 5 agosto 1496, quindi un giorno, una realtà, un momento importante nella storia come è stato quello della “scoperta dell'America”. La scoperta dell’America senza questo primo momento di insediamento importante non avrebbe lasciato il segno. La città è un elemento simbolico di grandissima importanza, varie civiltà naturalmente contengono l'essenza della città, ma la città come la intendono i Colombo, che vengono da Genova, èun luogo, nonsolo diinsediamento,organizzazioneamministrativaepresenzadelpotereingenerale ma, un luogo digrande vitalità economica. Questa è la città europea, diversa da tutte le altre da questo punto. I Colombo vengono da un Comune, da una Città- Stato, e hanno quindi nella loro testa la creazione di una realtà dinamica, una città dinamica, di una città che sia un centro cooperativo e questo è il segno primo di che cosa ha significato la presenza degli europei, in qualche modo, in terra americana. ed è ilsegno diunapresenza italiana. ConiColombo, non moltotempo piùtardi, compare un'altra figura importante nella storia americana, di questa particolare area dell’America, è quella di Alessandro Geraldini. Si tratta del primo vescovo in terra americana, è un vescovo che viene dalla zona umbra ed è stato il precettore della regina Isabella, dei figli della regina Isabella, perché, voi sapete tutti, che Colombo compie questa impresa americana per la corona di Castiglia. Quindi è una storia che vede gli italiani che partecipano, in un qualche modo, in maniera organizzata, sotto l'ombra di questa corona, ma in realtà sono il grande elemento di questa storia euro-americana. Alessandro Geraldini è un altro grande nome che ci collega alla storia italiana e che rappresenta, insieme con

Colombo e suo fratello Bartolomeo, da un certo punto di vista la vita civile, la vita religiosa di questa nuova comunità. Una città, un paese nuovo agli occhi naturalmente degli europei, dove si innestano le proprie caratteristiche, i propri modi di vita, le proprie idee e la propria cultura, in un incontro che non è solamente uno scontro, come si vuole spesso illustrare - essenzialmente anche uno scontro - ma anche la realizzazione di un progetto di incontro. Geraldini sarà un personaggio che si impegnerà molto nell'incontro e non nello scontro tra popolazioni. Quindi tocca agli italiani un ruolo molto importante nella storia di Santo Domingo, tocca un ruolo più importante di quello di altri popoli, di altre genti e questo lo si fa sulla scia del comportamento dei genovesi che, come veniva ricordato giustamente prima, si disperdono nel mondo, non solamente in quello americano, ma anche quello orientale e dappertutto perché sono figli di una città-stato che è un centro economico e non solamente amministrativo. Si distendono per tutto il mondo portando dappertutto e innestando le loro caratteristiche e i loro modi di gestire la cosa pubblica e privata, naturalmente, secondo quelle che sono le loro caratteristiche. La storia dei genovesi è molto interessante, dei liguri in generale. E’ proprio il ventaglio di comportamenti che noi abbiamo ancora oggi negli eredi di questa storia, che dimostra quale sia la vitalità di una città medievale, con una sua caratteristica. Genova ne ha una in particolare: quella di costruire una politica, un'economia che porta la gente a disperdersi nel mondo, diallargarsi dappertutto e inserirsi in queste realtà apiantare radici in queste realtà e a crearequalcosa di nuovo. Oggi abbiamo la testimonianza di questo libro, si chiama, non a caso “l’eredità”. Un’eredità vuoldire che c'è qualcosa all’origine, non è semplicemente una parola vuota, significa che c'è una storia lunga di secoli e questa storia secolare ha fruttificato. Se siamo qui oggi a parlare di questo incontro, di questi personaggi che hanno dato un’impronta fondamentale alla storia di questa importantissima parte del mondo, nella quale si sono in qualche modo, in un certo momento, incontrate diverse istanze, questo significa che Genova e la Liguria non possono essere altro che la prima tappa di qualsiasi relazione internazionale. Santo Domingo deve molto all’Italia, e l’Italia deve molto a Santo Domingo e per questo penso che sia giusto avere ricordato sia Colombo, perché siamo nella sua città, sia suo fratello Bartolomeo che ciricorda anche che siamo fondatori, in qualche modo, di cultura e di città e anche l'altro personaggio chiave della storia italiana di quel tempo che è stato Alessandro Geraldini, un uomo che veniva dall’ Umbria, a cui è intitolata tra l’altro la cattedra, appunto fondata recentemente, dedicata agli studi italiani e che è stato studiato egregiamente da un altro studioso che è andato a Santo Domingo, Edoardo D'Angelo, che ha pubblicato l'interessantissimo itinerario che il vescovo ha scritto in latino, pieno di tante reminiscenze classiche, descrivendo il viaggio che ha fatto, appunto, per recarsi in questa sua sede, così lontana. Quindi abbiamo un’eredità viva e importante. Questo libro sarà in edizione italiana, non so se lo abbiamo ricordato ancora, e quindi si troverà facilmente, penso, nelle nostre biblioteche. Grazie a tutti.”

Franco Manzitti, Giornalista:

“Grazie alla Professione Airaldi, con la quale abbiamo ricordato bene la radice di questi rapporti e perché sono cresciutie naticosì. È molto bella quell'immagine, che probabilmente renderàorgoglioso il sindaco di Genova, dei genovesi che si devono per forza spargere nel mondo. Anche lui ha avuto questa esperienza, come ci ha raccontato, però poi dopo ci si augura che tornino, come è successo a lui. E com’è lo spirito di questo incontro, che auspica uno scambio sempre più importante. Proprio alla luce di uno scambio, adesso io do la parola alla Professoressa, spero di dire bene però il suo nome, Mu-Kien Adriana Sang Ben che rappresenta l’Accademia Dominicana di Storia, quindi sentiamo un po’ dall’altra parte del nostro fronte la storia di questa esperienza di rapporti tra Genova e Santo Domingo. Professoressa a lei la parola.”

Mu-Kien Adriana Sang Ben, Professoressa e Accademica Dominicana di Storia: Intervento in spagnolo (a seguire traduzione italiana)

“Buenos días para los que estamos en República Dominicana. Buenas tardes para los que están en Italia. La Academia Dominicana de la Historia, no como institución, si no muchos de sus miembros, los que tuvimos el placer de escribir varios de los capítulos: Frank Moya Pons, Bernardo Vega, Juan Daniel Balcácer. Yo misma, entre otros, tuve la dicha de estar en la primera reunión que se organizó en la universidad donde trabajo, la Pontificia Universidad Católica Madre y Maestra, donde, prácticamente recién llegado, el embajador de Italia Andrea Canepari, proponía la idea de escribir este libro. Usted se recuerda muy bien de esa reunión señor embajador. Esta reunión fue una invitación que se organizó para hablar sobre este libro y se esbozaron algunas ideas. Me da mucho gusto que tiempo después ese libro sea una realidad y – la verdad – es que el libro es hermoso. Un libro muy bien editado, hermosamente diseñado, con unas fotografías espectaculares. Lo he estado revisando y la verdad es que lo he disfrutado y he aprendido mucho. Como investigadora trabajo el temade migración, ycomo mirostro ymi nombre lo dicen, soydeorigenchino y heestadotrabajando con la migración china, recién se publicó un libro mío por el Archivo Nacional de la Nación sobre la mujer china y este año va a salir otro libro mío y de José Chez Checo sobre la migración china. El hecho de escribir dos de los tres capítulos que hice sobre dos figuras muy importantes del empresariado italiano – de origen italiana – en República Dominicana me permitió aprender más y hacer inferencias incluso sobre la migración italiana en República Dominicana. Una migración que inicia en el siglo XIX… migración formal claro porque hubo presencia italiana a través de los años desde la época colonial, pero como migración per se, podemos hablar de una migración sistemática

de los italianos en el siglo XIX, que tuvo una presencia desde siempre en los sectores industriales y comerciales. Un ejemplo de esto es la familia Vicini que nace en el siglo XIX, llega yse convierte en la principal fuerza económica del sector azucarero, y después otros comerciantes que sobretodo estuvieron en Puerto Plata. Una de ellos, descendiente de la familia Cambiaso de la cual migración yo narro un poco en mi libro. Pero para mí, escribir estos dos capítulos, el primero sobre un amigo, pero también un gran empresario, Frank Ranieri, y el otro sobre la familia Bonarelli, precursora de la simbología que hay en este país sobre el asunto de la cultura gastronómica italiana. Fue un placer escribirlos porque pude constatar que esa migración fue una migración, como le dicen los estudiosos deltema, “especial”. No fue la migraciónqueemigraaotrospaíses huyendo de la muertecomoocurre aquí con el tema de los haitianos (y otras naciones). La migración italiana fue una de calidad, porque fue fundamentalmente de inversionistas. El otro capítulo al que trabajé fue el de las migraciones diplomáticas, un artículo somero, pero me dio ungran trabajo localizar las fuentes para establecer esa cronología que aparece en el libro, que la primera parte la hice yo y la segunda la hizo el embajador Canepari con la actualidad. Yo me ocupé más de la parte histórica. Fue muy interesante ver - desde el siglo XIX - los esfuerzos sistemáticos por mantener las relaciones diplomáticas con Italia, porque Italia constituía, como otraspotencias europeas, inversionistas potenciales que permitían eldesarrollo de las fuerzas productivas dominicanas y sobre todo el desarrollo de la economía yde la industria, no solo turística, si no desde el siglo XIX de otras como la industria azucarera y las casas comerciales. La mayoría de las casas comerciales estaban en manos de italianos, yo creo que todavía este libro –anoche lo estuve revisando y le comentaba a mi esposo – me da muchas pistas porque hayque seguir profundizando ytrabajando los archivos tanto de las relaciones exteriores de Italia, como los archivos de la Dirección General de Inmigraciones para conocer más profundamente la migración italiana porque ha tenido picos: fue importante enelXIX, enel XX después baja y finales de siglo XX vuelve a subir. Es muy interesante, como otro tipo de migración, que, en el alto nivel, no es el alto nivel de inversionistas, sino un alto nivel de menores ingresos pero que aporta en la economía nacional. Eso es todavía un estudio pendiente, de esto hablaba con mi querido amigo Celso Marranzini, de que hay que profundizar estos estudios y creo que el libro es una inspiración para seguir profundizando sobre este tema y, en el caso mío que me interesan mucho los temas migratorios, profundizar la migración italiana en República Dominicana es una tarea pendiente. El libro es una inspiración y yo felicito el esfuerzo de la Embajada Italiana aquí porque logró hacerlo, y se pudo hacer – por lo que pude entender en mi escaso italiano - en medio de una terrible pandemia. Porque estamos viviendo todavía la crisis de la pandemia y sin embargo este esfuerzo logró materializarse. Felicidades y sobre todo una gran felicitación al Embajador Italiano aquí que ya pronto se va, lamentablemente. Va a ser su legado y yo creo que un legado de mucha importancia. Muchas gracias.”

Traduzione in italiano

“Buongiorno per noi che siamo in Repubblica Dominicana. Buonasera per quelli che sono in Italia. L’Accademia Dominicana della Storia ha avuto il piacere di contribuire non tanto come istituzione, bensì tramite molti dei suoi membri: Frank Moya Pons, Bernardo Vega, Juan Daniel Balcácer. Io stessa, tra gli altri, ho avuto la fortuna di partecipare alla prima riunione che è stata organizzata all’universitàdove lavoro, laPontificiaUniverisidadCatólicaMadre yMaestra, incuil’Ambasciatore d’Italia Andrea Canepari, praticamente appena arrivato, ha proposto l’idea di scrivere questo libro. Lei si ricorderà molto bene di questa riunione, signor Ambasciatore. Fu un invito a parlare di questo libro, durante la quale si abbozzarono alcune idee. Mi fa davvero piacere che, tempo dopo, questo libro sia diventato realtà perché si tratta davvero di un bellissimo libro. Un libro molto ben editato, concepito in modo splendido, con fotografie spettacolari. Lo stavo proprio sfogliando e la verità è che mi è piaciuto e ho appreso molto. Come ricercatrice mi occupo del tema dell’immigrazione e, come il mio viso e il mio nome dicono, sono di origini cinesi, perciò mi sono occupata della migrazione cinese. Recentemente è stato pubblicato un mio libro sulla donna cinese dall’Archivio Generale della Nazione e quest’anno ne uscirà un altro, scritto insieme a José Chez Checo, sulla migrazione cinese. È proprio l’aver scritto due dei tre capitoli del volume su due figure molto importanti dell’imprenditoria italiana – di origine italiana – in Repubblica Dominicana mi ha permesso di apprendere molto e di far inferenze anche sull’immigrazione italiana in Repubblica Dominicana, che inizia nel XIX secolo. Si tratta chiaramente di un’immigrazione formale, perché c’è stata una presenza italiana fin dall’epoca coloniale, però come migrazione in sé possiamo parlare di un’immigrazione sistematica degli italiani solo nel XIX secolo, con una forte presenza nei settori industriali e commerciali. Un esempio di ciò è la famiglia Vicini, che nasce nel XIX secolo, arriva e diventa la principale forza economica del settore dello zucchero. Successivamente altri commercianti si stabilirono soprattutto a Puerto Plata, tra cui un discendente dalla famiglia Cambiaso, della cui migrazione parlo un po’ nel mio libro. Per me scrivere questi due capitoli, uno su un amico, nonché grande imprenditore, Frank Ranieri, e l’altro sulla famiglia Bonarelli, precorritrice della simbologia presente in questo Paese sulla cultura gastronomica italiana, è stato un piacere, perché ho potuto constatare che questaimmigrazione è stataun’immigrazione, come dicono gliespertidell’argomento, “speciale”. Non quella di coloro che migrano verso altri Paesi sfuggendo alla morte come avviene qui con la questione degli Haitiani (e di altre nazioni). L’immigrazione italiana è stata una di qualità, perché è stata fondamentalmente di investitori. L’altro capitolo al quale ho lavorato è stato quello delle migrazioni diplomatiche, un articolo sommario, che però mi ha richiesto molto impegno nel trovare le fontiper stabilire la cronologia che appare nel libro. La prima parte, principalmente storica,

l’ho fatta io, la seconda, sull’attualità, l’ha fatta l’Ambasciatore Canepari. È stato molto interessante vedere – a partire dal XIX secoli – gli sforzi sistematici per mantenere le relazioni diplomatiche con l’Italia, perché l’Italia costituiva, come altre potenze europee, potenziali investitori che permettevano lo sviluppo delle forze produttive dominicane e soprattutto lo sviluppo dell’economia e dell’industria, non solo turistica, ma anche, fin dal XIX secolo, di altre industrie come quella dello zucchero e le case commerciali: la maggior parte delle case commerciali erano nelle mani degli italiani. Io credo che ancora oggi questo libro – ieri sera lo stavo riguardando e ne parlavo con mio marito – mi dà molte indicazioni, perché bisogna continuare ad approfondire e a lavorare sugli archivi e anche sulle relazioni estere dell’Italia, come gli archivi della Direzione Generale sull’Immigrazione, per conoscere più approfonditamente l’immigrazione italiana, perché ha avuto dei picchi: è stata importante nel XIX secolo, nel XX secolo è però scesa per poi alla fine dello stesso secolo ritornare a salire. È interessante come a livelli alti non comporti un livello alto di investitori, ma un alto livello di persone con redditi minori che, tuttavia, contribuiscono all’economia nazionale. Questa è ancora una ricerca in sospeso, di cui parlavo con il mio caro amico Celso Marranzini, che bisogna approfondire, e credo che il libro sia un’ispirazione per farlo. In particolare, visto il mio interesse per il tema dell’immigrazione, da approfondire soprattutto l’immigrazione italiana in Repubblica Dominicana. Il libro rappresenta un’ispirazione, e io faccio qui i complimenti allo sforzo dell’Ambasciata italiana per essere riuscita a farlo – per quello che ho potuto comprendere con il mio scarso italiano – durante una terribile pandemia. Complimenti, perché stiamo vivendo ancora la crisi pandemica e, nonostante ciò, questo sforzo è riuscito a materializzarsi. Complimenti e soprattutto un grande ringraziamento all’Ambasciatore italiano che presto, purtroppo, se ne andrà. Questa sarà la sua eredità e io credo che sia un’eredità di grande importanza. Grazie mille.”

Franco Manzitti, Giornalista:

“Grazie alla Professoressa per una esposizione chiara e completa. Grazie mille, abbiamo capito quale è stato l'andamento per l'immigrazione tra Genova e Santo Domingo. Come ha detto bene la Professoressa dal suo stesso avviso, dalla sua stessa storia si capisce quanto sia importante conoscere i tragitti dell’immigrazione e i picchi, le discese e risalite Anche attraverso questo libro e i capitoli che hascritto laprofessoressac'è lapossibilitàdiricostruirebene l'importanzadelruolo dello scambio tra i genovesi e domenicani. Ecco adesso noi tentiamo di mandare in onda, tentiamo perché siamo sempre in mano alla tecnologia e quindi dobbiamo fidarci, un saluto del presidente della Corte Costituzionale, domenicano ovviamente, Milton Ray Guevara.”

Milton Ray Guevara, Presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Dominicana:

Intervento originale in lingua spagnola, si riporta la trascrizione della traduzione simultanea in italiano.

“Saluto le autorità italiane, il Presidente della Regione Liguria, dottor Giovanni Toti, il Sindaco di Genova, dottor Marco Bucci e tutti gli intervenuti all'importante presentazione del libro sull'eredità italiana in Repubblica Domenicana. Saluto anche le autorità dominicane, il Ministro dell’Industria e

Commercio Victor Bisono’ e ringrazio il Presidente dell'Accademia Ligure di sScienze e Lettere, il professor Vincenzo Lorenzelli. Sono molto contento di essere qui con gli ambasciatori Andrea Canepari, Ambasciatore d'Italia in Repubblica Domenicana e TonyRaful, Ambasciatore dominicano in Italia e con le più importanti autorità per parlare del libro sull'eredità italiana in Repubblica Dominicana.”

Franco Manzitti, Giornalista:

“Grazie al Presidente. Abbiamo sentito le sue parole e capito lo spirito di questo saluto. Adesso facciamo un cambio di programma ed entriamo nel nocciolo dei rapporti domenicano genovesi. Abbiamo sentito diversi interventi, ricostruito un po’ la storia, abbiamo auspicato delle prospettive nuove, adesso andiamo sul terreno concreto cercando di organizzare un confronto tra la Camera di Commercio dominico italiana e quella di Genova, incominciando dal dottor Celso Marranzini Presidente della Camera di Commercio domenicana italiana, di cui abbiamo già sentito parlare dall'Ambasciatore come di un imprenditore così importante e così nel cuore dell'attività domenicane, dal quale ci aspettiamo dei segnali che a Genova siamo pronti a cogliere.”

Celso Marranzini, Presidente della Camera di Commercio Dominicana Italiana: Intervento in spagnolo (a seguire traduzione italiana)

“Buenas tardes. Siento mucho no hablar italiano. Le he prometido al Embajador que la próxima vez será en italiano. Quiero darle la bienvenida al Embajador Canepari, alEmbajador Raful, al Presidente de la Cámara, el Doctor Luigi Attanasio, al Presidente de la Región Liguria, el Doctor Giovanni Toti, y al alcalde de Génova, el Doctor Marco Bucci. Y a los demás aquí, como mi querida amiga Kien Sang Ben. Para la Cámara es un placer estar aquí. Definitivamente Génova nos creó un vínculo hace muchos años, no existiríamos sin Génova, ósea que nos crearon a través del mar. Ahora tenemos la relación económica, cultural, gastronómica...ósea que, como no hablar de Italia en República Dominicana?ElEmbajador Canepari, yo creo, con este libro ha creado una nueva relación entre Italia y la Republica Dominicana. Ha despertado esa gran relación que existe entre nuestros dos países, y

ahora, con la presencia del embajador Raful en Italia, los lazos económicos, culturales, gastronómicos, de la moda… yo creo que es todo lo que Italia aporta a la Republica Dominicana. Cuando vemos la participación en el producto interno bruto de los descendientes italianos no hay ninguna migración que aporte más en todas las areas. Desgraciadamente durante esta pandemia, hemos tenido que utilizar este método para podernos contactar, pero definitivamente esto irá pasando y podremos seguir ampliando estas relaciones. A veces hablamos de la Republica Dominicana y pensamos que es solo turismo. No, es mucho más. La Republica Dominicana lo tiene todo, y lo tiene todo gracias a ese aporte de Italia. Vamos al turismo, al comercio, a la prensa, con la participación del Diario Libre, la familia Pellerano, el turismo Frank Rainieri, los vehículos a través de Miguel Barletta, con una historia increíble de la familia Barletta, la familia Vicini, con una participación en el comercio, en la industria, incluso ahora en el cine, algo que la Republica Dominicana puede desarrollar perfectamente con Italia. Yo creo que estamos en el mejor de los momentos y tenemos –sin duda – que agradecerle al embajador Canepari. Se nos va, es una lástima que no lo podamos secuestrar y dejarlo en la Republica Dominicana por el trabajo que ha hecho, no solamente con el libro – que es una parte importante de su trabajo – si no con demostrar y ampliar esas excelentes relaciones que hay entre Republica Dominicana e Italia. Yo creo que Mu-Kien las ha bien expresado desde el ámbito de la historia. El libro habla de todo ese aporte y creo que simplemente destapa más libros que deben hacerse sobre la historia de los inmigrantes, la descendencia…Mi abuelo fue el primer presidente de la Camara de Comercio de una de las regiones agrícolas más importantes de la Republica Dominicana en el Sur. Estamos hablando del año 1900, ósea que realmente es mucho más lo que podemos hablar del aporte de los italianos. Agradecemos al Embajador y a todos ustedes, por expresar que la Republica Dominicana está abierta a que Génova, así como lo hizo Colon, venga y sea parte del desarrollo de nuestro país. Fue un placer, espero verlos presencialmente en muy corto tiempo y les prometo que esa vez será en italiano. Buenas tardes y gracias Embajador por esta oportunidad.”

Traduzione in italiano “Buon pomeriggio. Mi dispiace molto non parlare italiano. Ho promesso all'Ambasciatore che la prossima volta lo farò in italiano. Vorrei dare il benvenuto all'Ambasciatore Canepari, all'Ambasciatore Raful, al Presidente della Camera, Dottor Luigi Attanasio, al Presidente della Regione Liguria, Dottor Giovanni Toti, e al Sindaco di Genova, Dottor Marco Bucci. E gli altri presenti, come la mia cara amica Kien Sang Ben. È un piacere per la Camera essere qui. Genova ha sicuramente creato un legame tra noi moltianni fa, noinon esisteremmo senza Genova, siamo dunque stati creati attraverso il mare. Ora manteniamo legami economici, culturali, gastronomici... quindi

come possiamo non parlare dell'Italia nella Repubblica Dominicana? L'ambasciatore Canepari, ritengo, con questo libro ha creato un nuovo rapporto tra l'Italia e la Repubblica Dominicana. Ha risvegliato quel grande legame che esiste tra i nostri due Paesi e ora, con la presenza dell'Ambasciatore Raful inItalia, i legami economici, culturali, gastronomici, della moda... credo che sia tutto ciò che l'Italia apporta alla Repubblica Dominicana. Se guardiamo alla partecipazione al PIL dei discendenti italiani, non c'è migrazione che contribuisca di più in tutti i settori. Purtroppo durante questa pandemia abbiamo dovuto ricorrere a questo metodo per metterci in contatto gli uni con gli altri, ma passerà sicuramente e potremo continuare ad ampliare queste relazioni. A volte siparla della Repubblica Dominicana e si pensa che sia solo turismo. No, è molto di più. La Repubblica Dominicanadisponeditutto, elo fagraziealcontributodell'Italia. Parliamo diturismo, dicommercio, di stampa, con la partecipazione del Diario Libre, della famiglia Pellerano, del turismo di Frank Rainieri, di veicoli attraverso Miguel Barletta, con una storia di famiglia straordinaria, la famiglia Vicini, con la partecipazione alle attività commerciali, all'industria, ora anche al cinema, qualcosa che la Repubblica Dominicana può sviluppare perfettamente con l'Italia. Penso che ci troviamo nel periodo migliore e dobbiamo - senza dubbio - ringraziare l'ambasciatore Canepari. È un peccato non poterlo rapire e lasciare nella Repubblica Dominicana per il lavoro che ha fatto, non solo con il libro - che è una parte importante del suo lavoro - ma anche con la dimostrazione e l'ampliamento delle ottime relazioni che esistono tra la Repubblica Dominicana e l'Italia. Credo che Mu-Kien li abbia espressi bene dal punto di vista storico. Il libro parla di tutto questo contributo e ritengo che semplicemente riveli la necessità di scrivere altri libri sulla storia degli immigrati, dei discendenti...

Mio nonno è stato il primo presidente della Camera di Commercio di una delle regioni agricole più importanti della Repubblica Dominicana, nel sud del Paese. Stiamo parlando dell'anno 1900, quindi si può parlare ancora molto del contributo degli italiani. Ringraziamo l'Ambasciatore e tutti voi per aver sottolineato che la Repubblica Dominicana è sempre aperta a Genova, così come lo fu per Colombo, per partecipare allo sviluppo del nostro Paese. È stato un piacere, spero di vedervi di persona tra pochissimo tempo e vi prometto che sarà in italiano. Buon pomeriggio e grazie Ambasciatore per questa opportunità.”

Franco Manzitti, Giornalista: “Grazie al signor Presidente, mi sembra che il messaggio sia chiaro: la porta è aperta e questo vuol dire molto. Adesso sentiremo una risposta dal Presidente della Camera di Commercio di Genova e una raccomandazione a stare attenti all’Ambasciatore Canepari perché c'è il rischio di un sequestro, lo vogliono tenere lì. Sembra un messaggio che riconosca il lavoro fatto anche con questo libro e

anche con questa riapertura di rapporti. Prima di passare la parola a Luigi Attanasio, diamo la parola all’ambasciatore Tony Raful che rappresenta Santo Domingo in Italia.”

Tony Raful, Ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia:

Intervento in spagnolo (a seguire traduzione italiana)

“Gracias alprofesor Vincenzo Lorenzelli, Presidente de la Academia de Ciencias y Letras de Liguria, Marco Bucci, Alcalde de Génova, Giovanni Toti, Presidente de la Región Liguria, Andrea Canepari,

Embajador Italiano en Republica Dominicana, Milton Ray Guevara, Presidente de la Corte Constitucional de la República Dominicana, Victor Bisono Haza, Ministro de Industria y Comercio, Profesora Gabriella Airaldi, académico, Profesora Mu-Kien Adriana Sang Ben, distinguida historiadora de la Academia de Historia Dominicana, Profesor Pierangelo Campodonico, Director del Galata Museo del Mare, Celso Marranzini Presidente de la Cámara de Comercio Dominico-Italiana, uno de los propulsores fundamentales del desarrollo e inversiones italianos en la Republica Dominicana, Luca Attanasio, Presidente de la Cámara de Comercio de Génova, Profesor Fabio Capocaccia, Presidente del Centro Internacional de Estudios sobre la Emigración Italiana. Quería señalar de manera breve la gran importancia de este encuentro coordinado por nuestro querido Embajador Andrea Canepari en relación con lo que es el legado de la cultura de Italia en la Republica Dominicana. Para nosotros es sumamente importante. Hoy en día, es más comprensible que nunca como dentro de los diferentes periodos de la historia contemporánea quedó imposible vivir aislados.

El concepto autárquico de la producción económica de los países deja el paso a una integración amplia, permanente, entre las diferentes naciones. Y de ese punto de vista, tenemos que buscar las raíces de esos procesos que han generado toda esta integración de factores económicos y sociales, que nos permite a nosotros avanzar hacia una humanidad que tiene instituciones propias, de cada uno de los dos países, que unen a comunidades en el plan cultural, social y económico. El caso de Italia es muy profundo, tal como aquí han expresado, de todos puntos de vista. En el caso dominicano hay un peso específico que gravita en las relaciones dominico-italianas desde hace mucho tiempo. Eso viene avalado por la historia, por los contactos económicos que vienen ligados incluso con los valores culturales, que vienen ligados con vínculos religiosos, que vienen ligados por relaciones establecidas en eltiempo histórico. Estegranlibro hace ungran aporteentoda estavisión colectiva. Estáintegrado por ensayos, por intervenciones, de reconocidos especialistas en diferentes ramas, dándonos una visión más clara y concreta de las posibilidades que tenemos hoy en día. Con una pandemia que prácticamente ha desorganizado el mundo contemporáneo y nos ha obligado a revisar todas las políticas establecidas, hoy tenemos más que nunca que hacer esfuerzos colectivos, unificarnos a través de la memoria histórica que está representada en este gran libro, coordinada por el Embajador

de Italia en la Republica Dominicana e integrada por un conjunto de especialistas, de ensayistas que han aportado lo mejor a la investigación. Yo creo que más que nunca se hace necesario fortalecer los lazos y los vínculos. En nuestra condición de embajadores en la Republica Dominicana y en Italia, estamos fortaleciendo y estableciendo las posibilidad, los aspectos cruciales en las relaciones entre Italia y la Republica Dominicana. Me estoy refiriendo de manera específica al turismo, que había alcanzado unvalor significativo quesedebilitó como consecuenciade lapandemia. Lareconstrucción de este tipo de relación es importante sobre todo en este momento. También en distintas áreas del comercio, a nivel de la cultura, de la institución educativa – se habían firmado acuerdos, relaciones mutuas entre las universidades – en el campo deportivo que no puede ser subestimado. Hay todo un panorama importante para el futuro de la humanidad, en específico para Italia y Republica Dominicana, de reconstrucción de nuestras relaciones. Estoy orgulloso de representar a la Republica Dominicana ysigo contando coneste magnífico país ycon sus magníficas autoridades ysu magnífico pueblo. Concluyo agradeciendo al Embajador Andrea Canepari, un magnifico embajador, y a las autoridades italianas. Muchas Gracias.”

Traduzione in italiano

“Grazie al professor Vincenzo Lorenzelli, Presidente dell'Accademia Ligure di Scienze e Lettere, a Marco Bucci, Sindaco di Genova, a Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria, ad Andrea Canepari, Ambasciatore d'Italia in Repubblica Dominicana, a Milton Ray Guevara, Presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Dominicana, a Victor Bisono Haza, Ministro dell'Industria e del Commercio, alla professoressa Gabriella Airaldi, accademica, alla professoressa Mu-Kien Adriana Sang Ben, storica dell'Accademia Dominicana di Storia, al professor Pierangelo Campodonico, direttore del Galata Museo del Mare, a Celso Marranzini, presidente della Camera di Commercio Italo-Domenicana, uno dei promotori fondamentali dello sviluppo e degli investimenti italiani nella Repubblica Dominicana, a Luca Attanasio, presidente della Camera di Commercio di Genova, al professor Fabio Capocaccia, presidente del Centro Studi Internazionali sull'Emigrazione Italiana. Volevo brevemente sottolineare la grande importanza di questo incontro coordinato dal nostro caro Ambasciatore Andrea Canepari in relazione all'eredità della cultura italiana nella RepubblicaDominicana. Per noièestremamente importante. Oggièpiùche maicomprensibile come, nei diversi periodi della storia contemporanea, sia stato impossibile vivere in modo isolato. La concezione autarchica della produzione economica dei Paesi lascia il posto a un'ampia e permanente integrazione tra le diverse nazioni. E da questo punto di vista, dobbiamo cercare le radici di quei processi che hanno generato tutta questa integrazione di fattori economici e sociali, che ci permette di andare verso un'umanità dotata di istituzioni proprie, di ciascuno dei due Paesi, che aggregano le

comunità a livello culturale, sociale ed economico. Il caso dell'Italia è molto significativo, come è stato già ribadito in questa sede, da tutti i punti di vista. Nel caso dominicano, c'è un peso specifico che gravita nelle relazioni italo-domenicane da molto tempo. Questo è supportato dalla storia, da contatti economici che sono anche legati a valori culturali, a legami religiosi, a relazioni stabilite in tempi storici. Questo grande libro dà ungrande contributo a questa visione collettiva. È fatto disaggi, diinterventi, dispecialistiriconosciutiin diversicampi, checidanno una visionepiùchiaraeconcreta delle possibilità che abbiamo oggi. Con una pandemia che ha praticamente disorganizzato il mondo contemporaneo e ci ha costretto a rivedere tutte le politiche consolidate, oggi più che mai dobbiamo fare sforzi collettivi, unirci attraverso la memoria storica che è rappresentata in questo grande libro, coordinato dall'Ambasciatore d'Italia in Repubblica Dominicana e integrato da un gruppo di specialisti e saggisti che hanno contribuito al meglio all'indagine. Credo che oggi più che mai sia necessario rafforzare i legami e i vincoli. In qualità di ambasciatori in Repubblica Dominicana e in Italia, stiamo rafforzando e consolidando le opportunità, gli aspetti cruciali delle relazioni tra Italia e Repubblica Dominicana. Mi riferisco in particolare al turismo, che aveva raggiunto un valore significativo, indebolito a causa della pandemia. La ricostruzione di questo tipo di relazioni è particolarmente importante in questo momento. Anche in diversi settori del commercio, a livello culturale, delle istituzioni educative - sono stati firmati accordi, relazioni reciproche tra università... - nel campo dello sport, che non si può sottovalutare. C'è una prospettiva importante per il futuro dell'umanità, in particolare per l'Italia e la Repubblica Dominicana, per la ricostruzione delle nostre relazioni. Sono orgoglioso di rappresentare la Repubblica Dominicana e continuo a contare su questo magnifico Paese, sulle sue magnifiche autorità e sul suo magnifico popolo. Concludo ringraziando l'ambasciatore Andrea Canepari, un magnifico ambasciatore e tutte le autorità italiane. Grazie di cuore.”

Franco Manzitti, Giornalista:

“Grazie signor Ambasciatore, grazie del suo intervento. Ci ha indicato una ripresa di rapporti, indicando anche con precisione quali possono essere le piste delle relazioni che si riaprono, che ripartono dopo iterribili momenticheabbiamo vissuto echetutticiauguriamo sistanno concludendo. Grazie quindi Signor Ambasciatore. Adesso darei la parola a Luigi Attanasio, Presidente della Camera di Commercio di Genova, non solo in quanto tale, ma perché sappiamo tutti che Attanasio è un imprenditore abituato a guardare al mondo, a lavorare come imprenditore nel mondo, quindi chi più di lui ha un'esperienza internazionale che può far intravedere gli orizzonti delle prospettive in un dialogo che riparte e che in qualche modo stiamo contribuendo a far ripartire.”

Luigi Attanasio, Presidente della Camera di Commercio di Genova: “Grazie Franco. Ringrazio tutte le autorità che sono intervenute, ho trovato particolarmente interessante le relazioni delle due professoresse. Ambasciatore Canepari lei si è assunto una grande responsabilità, coltivando con questo libro una relazione importante tra Italia e Repubblica Dominicana e in particolare tra la Liguria, Genova e la Repubblica Dominicana. Perché dico questo? Lapresenzadeigenovesinel mondo nonè maistata lapresenzadiunpopolo conquistatore, igenovesi sono andati in giro per il mondo per fare. Sidiceva “ianuensis ergo mercator”. Ilgenovese era andato non tanto per conquistare territori quanto per scambiare merci, affari e produrre ricchezza. Ora mi sembra che per attualizzare questa relazione dobbiamo, con l'aiuto dell'Ambasciatore Raful e con l'invito che ha fatto il Presidente della Camera di Commercio Marranzini, trovare le formule e le modalità di incontro fra la domanda e l’offerta. È il modo antico e consuetudinario di commerciare o di produrre interessi. Io ovviamente spero che avremo modo di avere incontri di persona e, se ne avremo la possibilità, divenire a visitare il vostro magnifico paese, ma vi invitiamo sin d'ora avisitare il nostro paese e la nostra città, dove probabilmente ritroverete anche parte delle origini stesse del vostro paese. Quando la professoressa Airaldi ricordava Colombo, quando si parlava di Cambiaso, si parlava di tanti genovesi che in quella terra hanno trovato il proprio spazio, la propria realizzazione, potrete capire come una terra avara tra il mare e le montagne ha sempre proiettato la nostra gente in giro per il mondo a cercar fortuna. Quindi io sono a loro disposizione per vedere dove si possono incontrare la domanda e l'offerta, cosa interessa alla Repubblica Dominicana, cosa possiamo offrire noi. Siamo ovviamente interessati a collaborare e spero che avremo una possibilità di fare questo di persona quanto prima possibile.”

Franco Manzitti, Giornalista:

“Grazie mille Presidente. La pragmaticità dell'imprenditore si è vista e credo che sia il primo passo per costruire dei rapporti che possono essere molto interessanti per Genova e per Santo Domingo. Adesso abbiamo collegato e lo ringraziamo molto del piacere, dell'onore, il Ministro dell’Industria e del Commercio delle Piccole e Medie Imprese della Repubblica Dominicana, Victor Bisono’ Haza, gli diamo volentieri la parola.”

Victor Bisono Haza, Ministro di Industria e Commercio della Repubblica Dominicana: Intervento in spagnolo (a seguire traduzione italiana)

“Muchísimas gracias al Embajador Andrea Canepari por permitirme participar en el día de hoy. Perdonen que estoy en el vehículo, pero la agenda se ha complicado. Primero, quiero agradecer la participación de todos y decirles que tengo dos cosas que contarles: la primera el agradecimiento

siempre a la Republica de Italia porque es un país que mi familia y yo vamos a estar siempre recordando. Mi padre y mi madre se conocieron en Italia, estudiaron en Italia. Mi madre fue soprano enSantaCecilia ymipadreenlauniversidad deRomase hizo doctor enarquitectura, conespecialidad en restauración de monumentos. Eso va a ser por siempre parte de nuestras raíces familiares. Luego, ya como decían los que me antecedieron, estamos ligados desde el origen del descubrimiento a Génova y especialmente a Italia. En mi rol de ministro de Industria y Comercio quiero tener la oportunidad, asícomo lo deseaelpresidenteLuis Abinader de fortalecer los lazosbinacionales. Como muy bien trabaja la Cámara Dominico-italiana y el Embajador Canepari, tenemos acuerdos de la Asociación Económica, el AEE, suscrito en el 2008, así como también tenemos el acuerdo de Protección e Promoción de Inversiones, vigente de 2007. Y con la presencia del embajador Raful en Roma, Italia, estoy seguro de que podemos hacer muchas cosas juntos. No les quiero cansar y les felicito finalmente por el extraordinario libro y las publicaciones que se han estado haciendo en un diario de circulación nacional, con la historia de las relaciones dominico-italianas. Ha sido un placer, muchas gracias.”

Traduzione in italiano

“Buongiorno a tutti, grazie all'Ambasciatore Andrea Canepari per avermi permesso di partecipare. Mi scuserete se sono in macchina, ma l’agenda si è complicata. Innanzitutto voglio ringraziare tutti per la partecipazione e voglio dire due cose: la prima è un ringraziamento alla Repubblica Italiana, perché è un Paese che io e la mia famiglia ricorderemo sempre. Mio padre e mia madre si sono conosciuti e hanno studiato in Italia. Mia madre era un soprano a Santa Cecilia e mio padre all'Università di Roma è diventato dottore in architettura, specializzandosi nel restauro dei monumenti. Questo farà sempre parte delle nostre radici familiari. Poi, come hanno già detto coloro che mi hanno preceduto, siamo legati a Genova e soprattutto all'Italia fin dalle nostre origini, dalla scoperta. Nel mio ruolo di Ministro dell'Industria e del Commercio, voglio avere l'opportunità, come desidera il Presidente Luis Abinader, di rafforzare i legami bilaterali. Considerato che la Camera Dominicana-Italianae l'AmbasciatoreCaneparilavorano molto bene, abbiamo accordidipartenariato economico, l'EPA, firmato nel 2008, così come l'Accordo di protezione e promozione degli investimenti, in vigore dal 2007. E con la presenza dell'Ambasciatore Raful a Roma, in Italia, sono sicuro che potremo fare molte cose insieme. Non voglio stancarvi e mi congratulo infine per lo straordinario libro e le pubblicazioni che sono state fatte su un giornale a diffusione nazionale, con la storia delle relazioni italo-domenicane. È stato un piacere, grazie mille.”

Franco Manzitti, Giornalista:

“Signor Ministro grazie. Grazie di essere intervenuto in una giornata complicata per la sua agenda, grazie delle sue parole che ci hanno ancora una volta dimostrato quanto siano profonde le radici della nostra connessione: due genitori che hanno studiato in Italia, ci rende orgogliosi da una parte e dall'altraci fa sperarechequestirapporti, chepoilei hadescritto cosìbene, continuino anziproducano effetti ancora maggiori. Adesso riesco finalmente a dare la parola a Pierangelo Campodonico, Direttore del Museo del Mare di Genova, del Galata, che è un grande esperto in movimenti migratori e che quindi può darci un suo contributo importante nella discussione, che ha sicuramente un aspetto diricostruzionestorica, machehaunaproiezioneverso ilfuturo.DottorCampodonico aleilaparola.”

Pierangelo Campodonico, Direttore del Galata Museo del Mare: “Grazie e buona sera a tutti, in particolare alle autorità. Ecco io ho letto con interesse e ho passato gli atti del nostro lavoro e dello staff curatoriale, il lavoro molto interessante che abbiamo letto sul sito e volevo sottolineare questo aspetto che ci ha colpito e ci ha anche confermato: cioè la storia dell'emigrazione a Santo Domingo è un po’ il prototipo del tipo di emigrazione e del ruolo che l'emigrazione dei genovesi ha avuto, nel corso in particolare del XIX secolo ma con anche sue propaggini prima e dopo, nei confronti un po’ di tutta l'America latina. Io devo dire che in particolar modo la ricostruzione della vita di una comunitaria italiana, di cui molti membri sono appunto provenienti da Genova, diciamo così a seguito esattamente un po’ questa onda, questo flusso, che praticamente si introduce a partire dall'età moderna e quasi come una sorta di richiamo, vorrei dire, sono le sirene dell'America latina che chiamano i genovesi e chiamano dei genovesi in particolare, soprattutto quelli della riviera di Levante, ed è un flusso che con il vento dei brigantini instaurerà una serie di rotte. A me da storico della navigazione ha sempre estremamente colpito il fatto che le navi dei genovesi di quest'epoca sono navi molto piccole, lunghe 25, 30 metri, con 200 - 300 tonnellate di portata, quindi con equipaggi di 15, 20 persone ed affrontano situazioni ancora in qualche misura di pirateria. Quindi leggere i loro, diciamo così, resocontidiviaggio è interessante. Moltidiquestisono, più che migranti veri e propri, marinai migranti. Molti che sbarcano sono per esempio disertori, che escono dalla disciplina, molto rigida, all'interno delle navi genovesi e non è un caso che sposano donne creole e costruiscono famiglie, danno origine a una comunità che in qualche misura sin dall'inizio è profondamente innervata nella società. Quindi da questo punto di vista Santo Domingo non è una storia diversa rispetto per esempio all'immigrazione che arriverà nelle parti del Cile, dove a Valparaiso, a Santiago, si stabiliranno molti dei marinai italiani che a loro volta diventeranno, non a caso in qualche misura questo si ripete, i cosiddetti Almacenes cioè il gli empori nei quali si

commerciaunpo’ditutto. Questiemporisono delleunitàproduttiveestremamentestrutturateeanche dotate di una forte flessibilità. A me ha colpito molto il racconto della storia di Giobatta Vicini e, in particolare, come lui affronta una crisi che è piuttosto grave, praticamente impossessandosi dei fondi di altri mercanti come lui, che non riescono a resistere alla crisi. In qualche misura i genovesi sono attrezzati, sono come direbbe il nostro Signor Sindaco, molto resilienti - e abbiamo tentato di darvi un po’ una dimostrazione anche nei mesi passati - e, in qualche misura, dopo la crisi riescono ad uscirne più forti. Però questo uscirne più forti è sempre in un'ottica che non si chiude all'interno delle proprie mura, ma è estroversa, in qualche modo diventa sempre connaturata alla vita e alla società. C'è una figura all'interno ditutta la migrazione, della migrazione genovese, del “baciccia da ischina”, cioè il Baciccia, cioè il Giobatta dell’angolo, praticamente dove si svolta, perché l'angolo era dove venivano situati gli empori. Era un uomo che viveva nella strada, pur profondamente inserito nella comunità che abitava e quindi con relazioni profonde con i suoi vicini di casa, e il fatto connaturato diriuscire a parlare bene lo spagnolo, diesprimersi, ha sempre rappresentato una delle caratteristiche. Sono quindi molto grato al lavoro che è stato fatto perché arricchisce un lavoro che noi stiamo facendo, non come Galata Museo del Mare, ma all'interno del Museo dell'Emigrazione Italiana e quindi ci permetterà di mettere un altro punto, di una comunità italiana con forti radici genovesi, all'interno del grande mappamondo nel quale un po’ gli italiani sono stati, continuano ad essere, e penso continueranno ad andare. Grazie.”

Franco Manzitti, Giornalista:

“Grazie Direttore. Grazie di questo contributo che ci ha fatto un po’ viaggiare nel tempo all'indietro, ci ha spiegato come venivano questi viaggi. Bellissima questa definizione del “baciccia da ischina” che io non conoscevo, che però spiega molto dello spirito con cui partivano con i bastimenti i nostri emigranti e arrivavano poi nelle terre lontane per cercare di affermarsi, di provare un lavoro, un commercio che poi è lo spirito con cui noi stiamo discutendo e ricostruendo da questo incontro così importante e ben radicato la storia e suoi sviluppi. Ecco abbiamo fatto una lunga circumnavigazione con tutti questi interventi, mi sembra che ne manchi ancora solo uno che riguarda ancora il tema dell'immigrazione, ma non solo quella, credo che avremo un po’ una sorpresa con l'intervento è l'ingegner Fabio Capocaccia che è presidente del Centro Internazionale di Studi dell’Emigrazione Italiana, a cui do volentieri la parola.”

Fabio Capocaccia, Presidente del Centro Internazionale Studi Emigrazione Italiana: “Grazie, buonasera a tutti. Direi che è importante come diceva il Sindaco Bucci che pensiamo anche al futuro, cioè pensiamo al passato dell'emigrazione italiana a Santo Domingo e ora pensiamo anche

al futuro. Futuro per noisignifica il Museo dell'Emigrazione Italiana, dicuiPierangelo Campodonico, che è responsabile della realizzazione, ha già parlato. Questo sarà un'occasione per portare avanti in futuro le comunicazioni con voi, con voi santo Domingo, tenendo conto che questo museo dell'emigrazione ha una collocazione a Genova veramente strategica, perché collocato alla

Commenda di Prè, a due passi dalla Stazione Principe e a due passi dalla Stazione Marittima, quindi chi arriverà via nave e vorrà ricostruire in parte le storie dei suoi antenati, troverà il museo dell'emigrazione a due passi dalla Stazione Marittima. Ecco questo è un po’ il discorso del futuro.

Tornando un momento indietro al passato, utilizzando l’interessante comunicazione che ha fatto la dottoressa Mu-Kien, che diceva che tra Santo Domingo e l’Italia c'è stato uno scambio di alta qualità: noi dobbiamo molto spesso pensare che l'emigrazione non è proprio l'archetipo convenzionale della valigia di carta tenuta con lo spago, ci sono state delle migrazioni di qualità e un’emigrazione di qualità riguarda proprio Santo Domingo. Io qui mi riferisco al bellissimo volume che è stato redatto da Andrea Canepari, che saluto e con cui mi complimento veramente, perché in questo volume c'è un paragrafo, un capitolo intero, dedicato all'architettura, ecco questo è un tema di estremo interesse. Pensiamo solo al fatto che l'emigrazione italiana, soprattutto nei paesi dell'America latina, è stata una migrazione che ha portato ad una comunicazione di altissima qualità per lo sviluppo dell'architettura, sia là che qua, e questo è una cosa importante. Vorreitra l'altro anche citare qualche nome: tutto nasce da un certo Guido D’Alessandro, che era un ingegnere italiano che a un certo punto ha deciso di emigrare a Santo Domingo. Questo ingegnere, dopo un po’, è diventato costruttore e dopo un po’ è diventato architetto, come succedeva spessissimo agli emigrati nostri, che partivano certe volte senza titolo e poi guadagnavano i titoli con l'attività che facevano sul posto. Lo cito perché la copertina del libro, se non l’ho letta male, è la cupola che ha progettato Guido D'Alessandro, cioè la copertina del libro rappresenta la cupola del Palacio Nacional, che è il palazzo più importante e che lui ha progettato. Questo è l'italiano che si è trasferito, ma questo non è il solo, perché poi c'è la corrente opposta: ci sono gli abitanti, cioè i dominicani abitanti della Repubblica Dominicana che si sono formati nelle università italiane in architettura. Pensate che a Roma, all’università della Sapienza, c'era un gruppo che si è creato, un gruppo di architetti giovani dominicani che studiavano presso l'università della Sapienza di Roma. Qui ci sono dei nomi belli, perché nel libro ci sono delle bellissime anche rappresentazioni delle architetture che hanno fatto a Santo Domingo questi signori. Oltre a Guido D’Alessandro, che era italiano ed è andato là, ci sono le architetture che hanno fatto quelli di là che hanno studiato alla Sapienza a Roma. Tra questi io vorrei citare Rafael Calventi che è stato il primo della storia a formarsi a Roma. Vorrei citare anche un omonimo del Presidente della Camera di Commercio Marranzini, cioè Marranzini è stato, non so se sia parente del Presidente della Camera di Commercio, però questo Josè Marranzini ha fatto una bellissima architettura di un centro

residenziale e l’ha fatta dopo aver studiato all'università di Roma. Questa a me sembra una buona cosa importante. Disolito quando si ci si occupa di emigrazione si parla di altre cose, però si sbaglia, perché l'emigrazione è anche fatta di questi elementi di grande qualità. Io vorrei solo farvi vedere, non so se si vede (presenta in mano una raccolta cartacea), gli atti di un convegno che noi abbiamo fatto nel 2016 proprio degli scambi in architettura. cioè l'emigrazione cosa ha significato per gli scambi in architettura. Lo rifaremo tra un anno o due e prendo l’impegno che in questo nuovo libro noi faremo un capitolo dedicato a Santo Domingo. E qui è tutto quello che volevo dirvi. Grazie e buonasera.”

Franco Manzitti, Giornalista:

“Grazie, Siamo arrivati alla fine di questo lungo incontro, io credo che la conclusione sia facile. Abbiamo ricostruito, un ponte! Noi genovesi siamo esperti di ponti in quest'ultimo periodo, lo ha ricordato il sindaco Bucci all’inizio del nostro incontro facendo riferimento alla ricostruzione del Morandi, così drammaticamente crollato quasi tre anni fa. Questa è solo un’immagine simbolo, ce se ne sono state tante altre nei discorsi di oggi. La porta è aperta! (È possibile) La ricostruzione di tradizioni comuni con i contributi un po’ di tutti. Quindi, grazie! Sento di ringraziare tutti per quello che è stato detto e perché insieme abbiamo messo una pietra sulla ricostruzione di un rapporto che può essere veramente prolifico sotto molti profili per Genova e per Santo Domingo, per l'Italia e per Santo Domingo. Inparticolarevorreiringraziare l'AmbasciatoreAndreaCanepariperché il bellissimo libro che ha scritto, che possiamo vedere anche in Italia peraltro in un'edizione molto prestigiosa, è veramente il primo mattone di un discorso che continua e può diventare molto più grande e dare i suoi frutti quindi saluti a tutti e buona giornata, buon lavoro.”

1.3 Presentazione presso Archivo General de la Nación. [Lingua originale: spagnolo. Traduzione di cortesia in italiano]

Volume “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Storia, Architettura, Economia e Società”.

A cura di Andrea Canepari.

Edizione italiana e spagnola pubblicate da Allemandi, 2021.

Edizione americana pubblicata da Saint Joseph’s University Press, 2021.

10 giugno 2021

Archivo General de la Nación

Santo Domingo, Repubblica Dominicana

INTRODUZIONE:

 Gloria Calderón, Giornalista

INTERVENTI:

 Andrea Canepari, Ambasciatore d’Italia in Repubblica Dominicana

 Antonio José Guerra, Direttore del Laboratorio d’Ingegneria e membro del Comitato Accademico – “Universidad Nacional Pedro Henriquez Ureña”

 Raymundo González, Storico

Gloria Calderón, Giornalista:

“Buonasera a tutti, e grazie per essere presenti a questo evento. Il Archivo General de la Nación e l'Ambasciata d'Italia a Santo Domingo vi danno il benvenuto alla presentazione del libro “L’eredità italiana in Repubblica Dominicana. Storia, Architettura, Economia e Società”. Questo volume è parte delle iniziative culturali promosse dalla nostra ambasciata nel 2021, in occasione del bicentenario della nascita di Giovanni Battista Cambiaso, fondatore della Marina Dominicana, eroe nazionale dell’indipendenza dominicana e Console d'Italia. Il libro mette in luce il contributo storico e culturale dell'Italia nella Repubblica Dominicana, celebrando figure di spicco come Giovanni Battista Cambiaso, il vescovo Alessandro Geraldini, Cristoforo Colombo, Padre Fantino Falco, Amedeo Barletta, Raffaele Ciferri e altri italiani illustri che hanno lasciato un'impronta significativa nella storia del Paese, collaborando con i dominicani per creare un'eredità condivisa. Senza ulteriori indugi, è un onore dare la parola all’Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Dominicana, l’Eccellentissimo Andrea Canepari.”

Andrea Canepari, Ambasciatore d’Italia in Repubblica Dominicana: “Buonasera a tutti. Grazie mille per aver organizzato questo incontro virtuale. È un piacere poter condividere questo momento con voi, specialmente con i due autori che hanno contribuito con due capitoli straordinari al nostro libro: DonAntonio José Guerra e Don Raymundo González. Credo che l’Italia e la Repubblica Dominicana abbiano un'antica e profonda amicizia, che si esprime attraverso legami culturali, economici e politici. Tuttavia, prima di questo libro, non esisteva un’opera che raccontasse in maniera organica e completa inumerosiepisodidicollaborazione e amicizia tra inostri due Paesi. Mancava un quadro di riferimento che mettesse insieme il contributo di personalità iconiche come Giovanni Battista Cambiaso, eroe nazionale e fondatore della Marina Dominicana, o il fondatore del primo giornale dominicano, Pellerano, per citare solo alcuni esempi. Questo libro rappresentafinalmentequelquadro completo, un’operacheraccoglie45capitolieun’ampiaselezione di immagini: fotografie d’archivio, fornite dal “Archivo General de la Nación” Dominicana e fotografie attuali scattate da fotografi italiani e dominicani. Invito tutti gli amici di entrambi i Paesi a esplorare questa meravigliosa opera culturale. Il libro è disponibile gratuitamente sul sito ciaosantodomingo.com, dove troverete anche dei volumi a fumetti dedicati ai personaggi principali della storia italodominicana, pensati per i più piccoli, ma che piacciono molto anche agli adulti. I fumetti raccontano le vicende di figure iconiche, tra cui il vescovo Alessandro Geraldini, il primo vescovo residente nella Repubblica Dominicana e Giovanni Battista Cambiaso e sono un modo divertente e coinvolgente per avvicinarsi alla storia. Sul sito troverete anche video con immagini spettacolari del nostro Paese e dei luoghi d’origine di questi personaggi straordinari, offrendovi la

possibilità discoprire dove sono natie come sono arrivatiquia lasciare il loro segno nella Repubblica Dominicana. L’Italia ha sempre avuto un legame speciale con la Repubblica Dominicana, un Paese amato da molti italiani per la sua bellezza naturale, ma che offre molto di più che splendide spiagge. Qui si sono scritte pagine cruciali della storia mondiale che meritano di essere conosciute. Penso, ad esempio, al vescovo Alessandro Geraldini, uno dei primi difensori dei diritti degli indigeni del continente, il cui impegno, purtroppo, è spesso trascurato. Molti conoscono figure come Montesinos, ma Geraldini, che scriveva lettere al Papa chiedendo la protezione degli indigeni, è una figura storica che merita attenzione. Guardare alla Repubblica Dominicana attraverso la lente della storia italiana ci permette di apprezzarne ancora di più la ricchezza culturale. E comprendere il passato è essenziale per costruire insieme il futuro, creando nuove opportunità economiche, culturali e politiche. In questo periodo di sfide globali, come la pandemia, abbiamo capito quanto sia importante rafforzare i legami, costruire ponti e lavorare insieme. Per questo motivo desidero ringraziare nuovamente il “Archivo General de la Nación” per aver organizzato questo incontro, la signora Calderón per l’introduzione, e in particolare Don Antonio e Don Raymundo, che hanno offerto un contributo prezioso a quest’opera. Un grazie speciale anche a Don Roberto Cassá, che ha scritto anch'egli un capitolo del libro. Molti importanti autori e intellettuali, come Frank Moya Pons e Mu-Kien Adriana Sang Ben, hanno partecipato al progetto, così come anche altre figure di rilievo della società dominicana, tra cui l’Arcivescovo di Santo Domingo, il Cancelliere Alvarez, il Presidente della Corte Costituzionale e il Ministro Bisonó. Grazie a tutti, e ora ascolteremo due autori straordinari di questo libro. Invito tutti a leggerlo e a goderselo. Buona serata.”

Antonio José Guerra, Direttore del Laboratorio d’Ingegneria e membro del Comitato

Accademico -Universidad Nacional Pedro Henriquez Ureña:

“Signor Ambasciatore, la ringrazio moltissimo per avermi coinvolto in questo progetto. È stato un privilegio partecipare e sono davvero soddisfatto del risultato finale. Voglio congratularmi con lei per l’impegno e la cura che ha dimostrato in ogni fase del lavoro. Ora farò una breve presentazione per condividere alcuni elementi importanti della mia ricerca. La presenza italiana nella Repubblica Dominicana risale al 1492, come lei ha giustamente ricordato. [Inizia una presentazione sullo schermo, dal titolo: Le famiglie italiane a Santo Domingo] All'inizio dell'Ottocento, gli italiani che arrivavano quiprovenivano principalmente dalPiemonte. Nella metà delsecolo, moltivenivano dalla Liguria, in particolare da Genova e dintorni, mentre alla fine del secolo e all'inizio del Novecento, erano soprattuttooriginaridel sud Italia, inparticolare della Campania e della Calabria. DalPiemonte abbiamo una figura straordinaria, Giovanni Battista Billini, che sposò Juana Mota Arvelo nel 1811. Questo atto di matrimonio [riferito alle immagini sullo schermo], firmato da José Ruiz, lo stesso

sacerdote che battezzò il patriota Juan Pablo Duarte, è un documento storico di grande importanza. La famiglia Billini ebbe un grande impatto sul Paese. Uno dei loro figli, Epifanio Billini Hernández, fu membro della Trinitaria e un pioniere della fotografia dominicana. Molte delle fotografie presenti nel “Archivo General de la Nación” sono opera sua. Sua figlia, María Adriana Billini Gautreau, divenneunarinomataartistaaCuba. Unaltro membro diquesta famiglia, FranciscoAnatalio (Xavier) Billini Hernández, fu un noto religioso e filantropo, a cui sono dedicate diverse piazze e strade in tutto ilPaese. Inoltre, Francisco Gregorio (Goyito)BilliniAristydivennePresidentedellaRepubblica.

Un'altra importante famiglia italiana che contribuì alla storia dominicana fu quella di Lorenzo Bona, originario di Genova. Sua nipote, María de la Concepción Bona Hernández, confezionò la prima bandieradominicana. Lacasadove fucreata, situataaccanto all’Altare della Patria, èunaltro simbolo del contributo italiano alla storia del Paese. Abbiamo poi i Bonetti: qui [riferito alle immagini sullo schermo], vediamo l’atto di battesimo di José María, figlio di Juan Nepomuceno Bonetti Judice e María de las Angustias Garoz Cruz. Da lui discende una delle famiglie più influenti del Paese, presente nell’amministrazione pubblica, nella diplomazia e nell’imprenditoria. Abbiamo anche i Pellerano: Juan Bautista (Gio Batta) Pellerano Costa, originario di Santa Margherita Ligure, Genova. Questa famiglia non solo si distinse come importante realtà imprenditoriale, ma ci ha lasciato uno dei giornali più antichi ancora in circolazione: il “Listín Diario”. Tra i Maggiolo, anch'essi provenienti dalla stessa area di Genova, troviamo Juan Bautista Maggiolo, che sposò Rosa Pellerano Costa, una dei Pellerano. Juan Bautista partecipò attivamente alla Guerra d'Indipendenza, guidando una delle unità militari contro Haiti. Abbiamo anche Antonio Ventura Terola, anch’egli originario di Genova, che siunì in matrimonio conCatalina Cambiaso Chiossone. Notatecome queste famiglie, provenienti dalla Liguria, in particolare da Genova, tendessero a sposarsi tra di loro: qui [riferito alle immagini sullo schermo], vediamo Antonio Ventura che sposa Catalina Cambiaso Chiossone, sorella di Juan Bautista Cambiaso Chiossone, fondatore della nostra marina, che vedremo tra poco. Un'altra figura rilevante è Domingo MazaraArjona, la cui famiglia sistabilì a Santo Domingo. Tra iCambiaso, come già menzionato, troviamo una foto di Juan Bautista Cambiaso, il fondatore della marina dominicana. In alto [riferito alle immagini sullo schermo], c’è l’immagine del matrimonio di Juan Bautista Cambiaso Chiossone con Isabel Sosa. In un riquadro [riferito alle immagini sullo schermo], vediamo i discendenti di Santiago (o Giacomo) Cambiaso. Sotto [riferito alle immagini sullo schermo] troviamo il fratello di Juan Bautista, Luis Francisco Cambiaso Chiossone, che fu console d'Italia. Un’interessante novità riguarda la famiglia discendente da Luis, che sta donando questi quadri [che vediamo nella presentazione] del 1874 all'Ambasciata d'Italia. L’Ambasciatore potrà essere molto orgoglioso di questa donazione, poiché la famiglia è felice di offrire questi quadri di grandi dimensioni, ideali per abbellire l'Ambasciata. Una famiglia particolarmente singolare è quella degli

Sturla, strettamente legata ad altre famiglie genovesi come i Cambiaso, i Chiossone, i Calcagno, i Podestà, i Ventura e i Pizzoni. In basso [riferito alle immagini sullo schermo], vediamo l‘atto di matrimonio di Salvatore Pasquale Pittaluga Marsano, anche lui di Genova, con le firme dei testimoni: c’è la firma di Cambiaso e quella di Juan Bautista Vicini. Per decenni, queste famiglie mantennero stretti legami di familiarità. Tra gli esponenti più noti della famiglia Vicini, ricordiamo Juan Bautista Vicini Cánepa; la foto in questione [riferito alle immagini sullo schermo], proviene dalla collezione diJosé GabrielGarcía, conservata presso il “Archivio Generale della Nazione”. Vediamo [riferito alle immagini sullo schermo], l’ atto di matrimonio di Juan Bautista Vicini Cánepa con Mercedes Laura Perdomo Santamaría, celebrato il 29 novembre 1872. Vorrei far notare un fatto curioso: la maggior parte delle persone provenienti da Genova portavano il nome Juan Bautista, dall'italiano Giovanni Battista. È incredibile quanti Giovanni provenissero da questa regione, e sarebbe interessante indagare le ragioni di questa circostanza. In basso [riferito alle immagini sullo schermo], troviamo la famiglia di Angelo Porcella Vicini, legato a Juan Bautista Vicini, essendo suo nipote. Un'altra famiglia numerosa è quella dei Messina. Pedro Messina, sposato con Mariana Pottino, si stabilì a Samaná, per poi trasferirsi nella capitale. Qui [riferito alle immagini sullo schermo], abbiamo l'atto di nascita di Ramón Amadeo Messina Galetti, figlio di Angel Messina Pottino e Ana Maria Galetti, nato il 1º settembre 1881 a Higüey. Una famiglia a cui dobbiamo molto è quella dei Ferrua, che ci introdusse alla litografia. Tre fratelli provenienti da Cuneo, in Piemonte, furono pionieri in questo campo e parteciparono attivamente anche al giornale “La Opinión”. Un altro personaggio importante

è Aurelio Octavio Napoleón Ortori, colui che avviò i servizi meteorologici nella Repubblica Dominicana. Sposato con Graciela Díaz, ebbe un ruolo di primo piano: arrivò come capitano di una nave di Juan Bautista Vicini e in seguito divenne capitano del piroscafo Presidente. Fu anche il direttore deiservizi meteorologici, e si potrebbe dire che fu una figura chiave nel salvataggio di molte vite nel 1930, quando segnalò l'arrivo di un fenomeno atmosferico pericoloso. Tra le figure di rilievo c’è José Schiffino Catanzariti, originario di Santa Domenica Talao, un botanico che classificò 175 specie diverse di legname appartenenti alla flora dominicana. Si sposò con Agueda Mercedes Blandino Cabral, una dominicana. Anche gli italiani, come gli asturiani, gestivano piccoli negozi. Il 7ottobre1932 fu inaugurato unnegozio italiano, appartenenteaCayetano SarubbiSchiffieFrancesco Paolo Trifilio Gilisbert, anch’essi originari di Santa Domenica Talao. Colpisce anche la grande quantità di abitanti di Santa Domenica Talao (vicino a Cosenza, Calabria) che si stabilirono qui; si potrebbe dire che oggi, nella Repubblica Dominicana, ci siano più discendenti di questo paese di quanti ne restino inItalia. Un’altra figura dirilievo è PascualProtaVita, figlio diDemetrio e Rachele, originario di Morigerati (Salerno, Campania), che nel 1910 fondò a San Pedro de Macorís la gioielleria Diadema. Successivamente si trasferì a Santo Domingo, dove aprì la gioielleria Prota in

Calle El Conde e, sempre sulla stessa strada, fondò il ristorante Roma, poiché sua moglie, doña Raquel, era una cuoca eccellente. I fratelliAmadeo eAntonio Barletta, originaridiSan NicolaArcella (Cosenza, Calabria), giunsero a Porto Rico e Santo Domingo. Erano grandi imprenditori: Amadeo si dedicò alla distribuzione di veicoli della General Motors, sia qui che a Cuba, mentre Antonio si occupò della fabbricazione e distribuzione di saponi e conserve. Una famiglia che si è distinta nel turismo è quella dei Rainieri: in basso a sinistra [riferito alle immagini sullo schermo], vediamo l'Hotel Europa di Puerto Plata, costruito nel 1910 da Isidoro Rainieri Carrara, originario di San Secondo Parmense (Parma), e da sua moglie Bianca Franceschini Galletti. Furono pionieri nel settore alberghiero e nonni di Frank Rafael Rainieri Marranzini, attuale presidente di Punta Cana, grande imprenditore e amico. Adestra [riferito alle immagini sullo schermo], vediamo l’atto di matrimonio dei genitori di Frank, Francisco Rainieri Franceschini e Venecia Margarita Marranzini Lepore, celebrato il 28 dicembre 1943 e riportato dal giornale La Nación. Dalla provincia di Avellino, in Campania, giunsero a San Juan de la Maguana Pascual Marranzini D’Amore, Dante Marranzini D’Piano, Giuseppe Antonio Ronzino Perazzo e Miguel Dimaggio Carrafiello. Sempre a San Juan de la Maguana si stabilirono anche i Marra e i Vitiello, tra altri. Non si può non menzionare José Oliva Currari, originario di Santa Domenica Talao e sposato con Elisa García. Fu il fondatore del corpo dei vigili del fuoco di San Pedro de Macorís e, successivamente, capo del corpo dei vigili del fuoco di Santo Domingo. Tra gli italiani che si stabilirono qui, ricordiamo Giuseppe Perrotta Benedetto, originario di Cosenza, figlio di Antonio Perrotta. Entrò nella Repubblica Dominicana attraverso

Puerto Plata e sisposò conla connazionale Maria Generosa Miraglia Zazzara. In alto a destra[riferito alle immagini sullo schermo], un riquadro ci ricorda il terremoto del 4 agosto 1946, accompagnato da uno tsunami, che causò la morte di alcuni italiani, tra cui José Antonio Pappaterra e Maria Magdalena Sangiovanni de Pappaterra, originari di Santa Domenica Talao, annegati a causa del maremoto. Questo evento fu riportato dal giornale “La Nación” del 9 agosto 1946. In Azua si stabilirono numerose famiglie italiane, tra cui i Capano. Qui [riferito alle immagini sullo schermo], abbiamo la foto di Rocco Capano, il fondatore di una fabbrica di imballaggi, InAzua possiamo anche menzionare il matrimonio tra Nicolás María Ciccone Vitiello, originario di Teora (Avellino, Campania), e Carolina Celia Ramírez Aquino. È interessante notare che molti italiani arrivarono da Haiti, stabilendosi lungo il confine. Nella parte inferiore [riferito alle immagini sullo schermo],, troviamo la notizia della morte di Angel Daneri Regonne ad Azua, un caso, anche esso, che fu riportato dal giornale “La Nación” Citiamo anche Luigi Baldassare Guaschino Barbaglia, che ricoprì il ruolo di “alto funcionario del Ingenio Angelina”. Guido D'Alessandro Lombardi, laureato al Politecnico di Torino, è colui che costruì il Palazzo Nazionale e altre importanti opere nel nostro paese. A destra [riferito alle immagini sullo schermo], vediamo i coniugi Mario Cavagliano Broglia

e sua moglie Dirce Strozzi. Questi signori meritano davvero una strada dedicata nella Repubblica Dominicana, poiché offrirono rifugio, rischiando le loro vite, a donAntonio Imbert Barreras dopo la sua partecipazione all'assassinio del dittatore Trujillo. Inoltre, fornirono asilo a molti politici dominicani. Infine, nonposso nonmenzionareche noidominicaniabbiamo appreso a mangiaregrazie agli italiani. Scegliamo di ricordare l'inaugurazione del ristorante “Vesuvio”, avvenuta il 22 ottobre 1959, in cuicompaiono donAníbal Bonarelli, doña Inmaculada, i loro figli e ilpersonale. Ricordiamo anche un ristorante molto famoso, “Da Ciro”, di proprietà di Ciro Cascella Baldoni, originario di Napoli, che offriva anche musica dal vivo, con Ciro e sua moglie Anna che si esibivano cantando. Inoltre, non possiamo dimenticare la pizzeria e gelateria “Sorrento” di Angelo Grosso, risalente al 1958. Avrei potuto includere molte altre persone, molti altri italiani, ma mi sono limitato a questo gruppo e spero che vi sia piaciuto. Raymundo, ti cedo la parola.”

Raymundo González, Storico: “Grazie mille, cercherò di essere molto più conciso. Tuttavia, non voglio perdere l'occasione di ringraziare il nostro curatore, il signor Ambasciatore Andrea Canepari, che è presente a questa presentazione e che ha svolto un ruolo fondamentale come editore e coordinatore di tutti i lavori, come ha già detto Antonio José Guerra. Ha revisionato i testi, dimostrando sempre grande interesse nel ricevere le correzioni e dedicando molto tempo a questo lavoro, che raccoglie oltre 40 contributi. Il Libro è quindi il risultato di un impegno collettivo, ambizioso, ma ben realizzato, frutto della collaborazione di tutti, il cui scopo è quello di evidenziate il contributo degli italiani nel corso della nostra storia. È chiaro che non è esaustivo; alcuni dei personaggi menzionati, compresi quelli appena citati da [Antonio José Guerra], meriterebbero capitoli a parte. Tuttavia, questo sarà un compito per ilfuturo.Voglio sottolineareche, sebbenenonsiacompleto, questo lavoro èfondamentaleper lastoria e la ri-costruzione dei legami fra i due paesi. Inizio dalla fine, poiché sia l'Italia che la Repubblica Dominicana sono nazionirelativamente giovani, formatesinelXIX secolo, che sisono costruite come nuove entità quasi contemporaneamente. Hanno condiviso una storia comune quando erano ancora territori frammentati; noi eravamo una colonia e abbiamo condiviso una storia caratterizzata da solidarietà e cooperazione. Così possiamo osservare come gli immigrati italiani qui assumono ruoli spesso patriottici, come nel caso di Cambiaso, che oggi celebriamo o il caso di Juan Bautista Cambiaso, messo in evidenza in questo libro e volto a tratteggiarepuntualmente la collaborazione e la costruzione storica dei legami tra queste due nazioni emergenti, definite così poiché si sono affermate e consolidate nel XIX secolo. Nel capitolo dedicato alla storia, il lavoro di Frank Moya Pons offre una visione a lungo termine, ma anche piuttosto dettagliata. Abbiamo quindi una visione globale che si integra con le storie familiari presentate dall'Ingegnere Guerra e con quanto esposto da

un altro storico, EdwinEspinal, riguardo aluoghie località specifiche. Questa visione storica fornisce una panoramica che va dal 1492 fino ai giorni nostri, contribuendo a contestualizzare le relazioni tra i due paesi. Trovo le altre tre parti invece più specifiche; ovviamente, si concentrano sull'architettura, sull'economia e sulla società. Sebbene queste trattazioni riguardino un periodo più recente, non più l'epocacoloniale, evidenziano comunque l'importanzadellerelazionicommerciali, dell'immigrazione e dell'iniziativa imprenditoriale, aspetti che sono stati messi particularmente in risalto in questo libro. Inoltre, è da notare la presenza di religiosi che hanno contribuito allo sviluppo sociale e al miglioramento delle condizioni dei gruppi meno avvantaggiati. Voglio menzionare una figura che avrebbe meritato un capitolo a parte: Padre Luciani, a San Pedro de Macorís, fondatore del primo orfanotrofio e poi del primo ospedale di questa comunità, che agli inizi del secolo scorso era una comunità fiorente e lo è ancora oggi. Nell’ambito del mio contributo, ho avuto l'opportunità di lavorare su un soggetto che avevo già studiato in precedenza con l’amico Walter Cordero, recentemente scomparso. Era un amico che mi aveva molto incoraggiato a portare avanti questo progetto, ma si sentiva stanco e mi disse: “No, no, fallo tu”. Stiamo parlando della figura di Raffaele Ciferri, uno deipiù grandi scienziati, riconosciuto alivello mondialeoggi, cheoperò quiin unperiodo di crescita e sviluppo come ricercatore e scienziato. Ha realizzato un lavoro eccellente e può essere considerato uno dei fondatori delle scienze agricole nel nostro paese. Si potrebbe dire che non sia stato l'unico, dato che ci sono stati vari sforzi, ma senza dubbio ha contribuito in modo significativo a formare un pensiero, una scuola e una tradizione di lavoro agricolo con un approccio molto specifico, finalizzato allo sviluppo económico con una preoccupazione ecologica che all'epoca non aveva precedenti. Le sue iniziative, come quelle per la salvaguardia delle risorse idriche e il sostegno a un movimento per la protezione del fiume Yaque del Norte, anch'esso a rischio, fecero parte di questo insieme di attività. È stato il fondatore della prima scuola che ha formato agronomi professionisti nel paese, non solo periti agronomi, dotandoli della formazione scientifica necessaria per comprendere l'importanza dell'ecologia e la relazione tra i molteplici sistemi naturali che costituiscono l'ambiente, da preservare e proteggere. Ha sempre cercato di mantenere un equilibrio che non compromettesse l'ecosistema, promuovendo uno sviluppo armonioso dell'agricoltura allo scopo dipreservare le risorse naturali. Egli considerava fonamentale la promozione agraria attraverso l'uso della scienza e della tecnica, orientata alla conservazione dell'ambiente. Credo che la sua preoccupazione per la silvicoltura, in particolare per le foreste, fosse molto forte, poiché cercava di far apprezzare maggiormente la straordinaria ricchezza di cui disponeva la Repubblica Dominicana in termini di risorse boschive. Tuttavia, dopo un cambio il cambio del regime politico non riuscì a realizzare i suoi obiettivi, sebbene avesse ricevuto un supporto straordinario dall’allora Segretario all’Agricoltura, RafaelA. Espaillat. Importante in qeusto senso è anche la figura di Espaillat, il quale

proveniva da Cuba, dove era impegnato inuna delle migliori istituzionidedicate allo sviluppo agrario delle piantagioni cubane. Tuttavia, decise di trasferirsi in un luogo meno conosciuto, forse consapevole che i lavori qui sarebbero stati molto più difficili rispetto a quelli a cui era abituato. Si stabilì a Haina, dove gli americani lo avevano collocato durante l’occupazione militare, e successivamente si trasferì a Moca, dopo aver esplorato il paese alla ricerca di un luogo appropriato. Dichiarò: “Moca è la regione”. non solo per rendere felici i mocani, ma anche perché Moca era davvero il centro dell’agricoltura e rimane ancora oggi il fulcro agricolo del paese, insieme a tutta la zona del Cibao (Moca, La Vega, Santiago, che all’epoca appartenevano ancora alla provincia di La Vega Moca si trovava all'interno di quella grande provincia, una delle cinque province che il paese aveva all’epoca). Molto delle iniziative a cui si dedicò Espaiilat riguardarono i boschi e le risorse idriche; ad esempio, il nostro giardino botanico non è stato istituito fino a poco tempo fa e fu lui ad istituire ilgiardino botanico proprio qui e si dedicò molto a diverse ricerche scientifiche. Lavorò anche conuno deigrandi ricercatori botanici presentinelpaese, pur avendo un contratto con il Museo di Berlino, overo il dottor Eker che fu uno dei sostenitori delle sue ricerche, non solo ad Haiti, ma anche nella Repubblica Dominicana. Negli ultimi anni lavorò per il governo dominicano, sostenendo il lavoro dell’Istituto di Moca che era diretto da Ciferri. Questo testimonia l’importanza scientifica che aveva quell’istituzione sotto la sua direzione. Naturalmente, le cose cambiarono nel paese sotto la dittatura di Trujillo. Il regime non desiderava un sviluppo scientifico al livello al quale puntava l’Istituto e piuttosto ridusse il tutto a semplici stazioni di monta per gli animali, che era anche il modo in cui venivano chiamati i centri di cura per i cavalli - si usava anche per altri animali (asini, ecc.)utilizzati ancora per la locomozione e la comunicazione nel territorio interno, in stazioni minori. Questo fu ciò che accadde dopo l’enorme sforzo rappresentato dalla stazione agronomica e dal Collegio di Moca. Voglio quindi sottolineare il valore di questo contributo e di tutte le persone che hanno partecipato alle diverse sezioni di questo libro, invitando alla lettura, poiché ci offre una comprensione storica del nostro paese e consente di valutare e apprezzare le relazioni tra idue popoli. Questa è una lettura stimolante; non l’ho ancora terminata, per cui non mi sento di parlare di tutto, poiché è un libro ampio, non è un libro breve, ma è stimolante e dovrebbe servire anche da stimolo per mantenere il livello necessario per sviluppare relazionicon paesicome, nelcaso specifico, l’Italia. È fondamentale continuare a costruire queste relazioni a livello culturale, economico, scientifico e religioso (un aspetto che è stato molto importante, poiché sia l’Italia che la Repubblica Dominicana sono popoli molto religiosi e questo aspetto è ben presente in questo libro. Voglio quindi ribadire la ricchezza culturale, che è stata già menzionata sia dall’ Ambasciatore Andrea Canepari che dall’Ingegnere Guerra, che questo libro racchiude nelle sue pagine. Desidero ringraziare per l’opportunità di aver partecipato a questo libro, ringraziare Roberto Cassá, che fu colui che mi

incoraggiò a parteciparvi, poiché fu lui a ricevere l’invito inizialmente, finendo poia scrivere un altro capitolo. Ma voglio anche esprimere gratitudine all’Ingegnere Guerra e, soprattutto, al nostro curatore, l’Ambasciatore Andrea Canepari, che è presente oggi con noi. Grazie mille. Vi invito alla lettura; non ci sono sprechi in questa lettura, vi invito con molto piacere a leggere questo bel libro per il suo contenuto. Grazie mille.”

Antonio José Guerra, Direttore del Laboratorio d’Ingegneria e membro del Comitato

Accademico -Universidad Nacional Pedro Henriquez Ureña:

“Grazie Raymundo, in effetti non mancano parole per riconoscere ciò che l’Italia ci ha donato, non solo a noi, alla Repubblica Dominicana, ma al mondo intero: ogni volta che si suona uno strumento musicale, ogni volta che si mangia, ogni volta che si osserva un’opera, bisogna fare riferimento all’Italia. L’Italia ci ha dato il meglio, e questo libro cerca di valutare la quantità di contributi che l’Italia ci ha fornito nel corso di 500 anni, nei vari aspetti che non dovrebbero essere sottovalutati. Ogni volta che si approfondisce, sitrovano sempre nuove informazioni: ilpopolo italiano è un popolo che ha dato molto e di questo dobbiamo essere grati. Dobbiamo anche ringraziare l’ Ambasciatore Andrea Canepari per aver voluto mettere in un libro parte di questi contributi italiani. Vorrei ringraziare, oltre all’Ambasciatore e a Raymundo, Roberto, il nostro direttore, per averci dato questa opportunità; ringrazio anche Robert, TatianaKarina che sono sempre stati presenti in queste presentazioni. Senza il loro aiuto, tutto ciò non sarebbe stato possibile. Grazie mille a tutti per essere stati connessi. Arrivederci.”

1.4 Presentazione presso Organizzazione Italo-Latino Americana (IILA).

[Lingua originale: italiano]

Volume “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Storia, Architettura, Economia e Società”.

A cura di Andrea Canepari.

Edizione italiana e spagnola pubblicate da Allemandi, 2021.

Edizione americana pubblicata da Saint Joseph’s University Press, 2021.

21 giugno 2021

Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana (IILA)

Via Giovanni Paisiello 24, Roma

INTRODUZIONE E MODERAZIONE:

 Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA

DIALOGANO CON ILCURATOREANDREA CANEPARI:

 Antonella Cavallari, Segreatario Generale dell’IILA

 Raquel Peña, Vicepresidente della Repubblica Dominicana

 Roberto Álvarez, Ministro degli Esteri della Repubblica Dominicana

 Tony Raful, Ambasciatore delle Repubblica Dominicana in Italia

 Iolanda Di Stasio, Presidente della Sezione di Amicizia per la Repubblica Dominicana e Haiti - Unione Interparlamentare

 Frank Rainieri, Vicepresidente Camera di Commercio dominico-italiana

 Carmen Heredia, Ministra della Cultura della Repubblica Dominicana

 Milton Ray Guevara, Presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Dominicana

 Carlos Luciano Díaz Morfa, Ministro della Difesa della Repubblica Dominicana

 Marco Giomini, Capo Ufficio presso il Ministero degli Affari Esteri per Messico, America

Centrale e Caraibi

 Víctor Bisonó, Ministro dell’Industria e del Commercio della Repubblica Dominicana

Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione.]

“Buongiorno a tutti quelli che ci ascoltano in Repubblica Dominicana. Buon pomeriggio per chi ci seguequiin Italia.Abbiamo unservizio diinterpretazione, [èpossibileselezionare] ilsistema in basso a destra sullo schermo. Una volta scelta la lingua in cui si vuole ascoltare, vi preghiamo di non cambiare la lingua desiderata. Allo stesso modo, abbiamo un servizio di chat per inviare messaggi o commenti, che noi procederemo a leggere. Dall'arrivo di Cristoforo Colombo nel 1492, la presenza dell'Italia e degli artisti, scienziati, architetti, ingegneri, militari e pensatori, ha contribuito a forgiare la storia della Repubblica Dominicana. Questo è il tema che riguarda “L'eredità italiana nella Repubblica Dominicana”, il libro che presentiamo oggi e che l'Ambasciatore Andrea Canepari [ha curato] grazie alle ricerche ed isaggidi ungruppo diricercatoriesperti, artisti, politici e imprenditori. Una visita di eccezione ci permette di osservare l'importanza dei valori dell'amicizia, della cooperazione ed il rispetto della costruzione delle relazioni fra le due nazioni. L’Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana, la IILA, che sul dialogo di amicizia e di cooperazione basa i suoi principi fondanti per rinforzare le relazioni fra i due popoli, ha lavorato strettamente con l'Ambasciata d'Italia a Santo Domingo e della Repubblica Dominicana in Italia per presentare questa pubblicazione. Ci accompagnano in modo presenziale e virtuale le seguenti personalità: il Ministro Plenipotenziario Antonella Cavallari, Segretario Generale dell’IILA; Sua Eccellenza Vice Presidente della Repubblica Dominicana; Sua Eccellenza Roberto Álvarez, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Dominicana; Sua Eccellenza Tony Raful, Ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia; Sua Eccellenza Carmen Heredia, Ministro della Cultura della Repubblica Dominicana; l'Onorevole Iolanda Di Stasio, della Sezione Bilaterale di Amicizia dell’Unione Interparlamentare Italiana per laRepubblica Dominicana e Haiti; l’Onorevole Milton Ray Guevara, Presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Dominicana; Sua Eccellenza Carlos Luciano Díaz Morfa, Ministro della Difesa della Repubblica Dominicana; il Consigliere Marco Giomini, capo ufficio presso il Ministero degli Esteri italiano, responsabile del Messico, America Centrale e Caraibi; Sua Eccellenza Victor Ito Bisonó, Ministro delle Finanze eAziende della Repubblica Dominicana; signor Frank Ranieri, Presidente della Camera di Commercio Dominico-Italiana e l'Ambasciatore Andrea Canepari, Ambasciatore d'Italia in Repubblica Dominicana e curatore di questo libro. Senza altri

preamboli diamo la parola al Ministro Plenipotenziario Antonella Cavallari, Segretario Generale dell’IILAe anfitrione di questa riunione che ci accompagna a Roma.”

Antonella Cavallari, Segretario Generale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Molte grazie, ringrazio tutti i partecipanti e ringrazio molto l’Ambasciatore Andrea Canepari a Santo Domingo e [l’Ambasciatore] Tony Raful, qui con me. Sono grata di avere qui con noi anche Marco Giomini, per l’America Latina e il CentroAmerica, lo apprezzo molto, [ma anche] Iolanda Di Stasio, con cui ho avuto l'opportunità di avere un incontro alla Camera dei Deputati molto tempo fa, prima del Covid, quando ci si poteva incontrare con le persone. È una grande occasione quella di avervi qua all’IILA, anche virtualmente, per presentare questo libro. È importante ciò che ha reso possibile l'Ambasciatore Canepari. Il contributo di un libro di questa portata, è fondamentale per dare un impulso alle relazioni fra i due Paesi. La memoria della scoperta di ciò che è stata la relazione di 500 anni, fra l’Italia e la Repubblica Dominicana, è fondamentale. Non è soltanto una questione di curiosità, di storia, di sapere chi ha fatto che cosa; l'idea è quella di contribuire alla costruzione e al rafforzamento di questa relazione ogni anno, ogni giorno, con fondamenta basate su fatti concreti. L’apporto degli Italiani in Repubblica Dominicana è stato incredibile e ha coinvolto tutti i settori, dall'architettura, alla storia, alla marina, fino a quei settori che si pensava avrebbe portato di meno dall'Italia. È una verità, io l'ho notato in molti Paesi della regione. Nell’ambito della mia traiettoria professionale - come molti di voi sapete ho passato vent'anni inAmerica Latina - ho conosciuto molti dei Paesi della regione, ed ho sempre visto che l'apporto della comunità italiana, in quei luoghi, è incredibile. In alcuni casi, alcuni italiani hanno scritto l'inno nazionale, in altri casi hanno costruito il palazzo presidenziale, cioè fatti non solamente concreti, ma anche simbolici. Quindi, in questo caso, tra l’Italia e la Repubblica Dominicana io vedo che c'è una continuità nel tempo di questi rapporti e anche dell'affetto degli Italiani verso la Repubblica Dominicana e dei Dominicani verso l'Italia, verso gli Italiani, e si vede chiaramente questo. Quindi, come i Dominicani, noi realmente vogliamo dare ogni giorno, in ogni progetto che portiamo avanti, giustamente, valore a questi ponti che ci uniscono, sottolineare lecose incomunecheabbiamo. Per meèungranpiacereeunonoreavere l’Ambasciatore Canepari in questa presentazione. Io veramente senza pensarci ho detto a lui “Sì, certo!”, perché è un'opportunità importante. Speriamo di poterlo fare con altri Paesi, anche perché è importantissimo per noi, la IILA, realmente sottolineare il lavoro di tutto quello che il processo di scoperta o di riscoperta, se già lo siconosce, diciò che ciunisce. Questo èfondamentale per portare avanti il lavoro

che facciamo qui all'IILA, e lo portiamo avanti tramite la cooperazione, sì, ma anche tramite le nostre radici che è importante ricordare; quindi, veramente, lascio la parola agli illustri relatori, anche quelli virtuali. Li ascolterò con molto piacere. Molte grazie e arrivederci.”

Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Molte grazie Segretario Generale. Come lei ha menzionato, la presenza dell'influenza degli Italiani inAmericaLatinaèunacostante. Leilo ha menzionato,citando anche il fatto chealcuni italianihanno preso partenellaprogettazionedipalazzipresidenziali, come ilcaso delPalazzo Presidenziale aSanto Domingo, disegnato dall'architetto Guido D’Alessandro, e, proprio dall’interno di quel Palazzo Presidenziale in Repubblica Dominicana, ascolteremo le parole dell'Eccellentissima Vicepresidente della Repubblica Dominicana, la signora Raquel Peña.”

Raquel Peña, Vicepresidente della Repubblica Dominicana:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, a seguire la traduzione in lingua italiana]

“La historia de Italia y la República Dominicana ha estado íntimamente ligada desde el encuentro de losdos mundos. Puesno podemosolvidar que, sibien fuimoscolonizadosporlosespañoles, Cristóbal Colón nació en Génova, Italia, ciudad que da su cara al precioso mar de Liguria. Es por ello, quizás, que a lo largo del tiempo los italianos han escogido como destino nuestro País en el mar Caribe, y nosotros los hemos abrazado desde entonces. Con el paso de los años, han sido millones los italianos que han decidido radicarse en la República Dominicana y traer con ellos su valiosa cultura, la cual hemos ido incorporando a la nuestra, alpunto en elque, en algunas ocasiones, no sabemos diferenciar entre una y otra. El consumo masivo de un rico salame en el desayuno, la costumbre del pesebre navideño o la tradición de la vieja Belén, la cual guarda estrecha relación con la “Befana”, figura típica del folclore italiano. El libro "El legado italiano en República Dominicana" que hoy Su Excelencia Andrea Canepari, embajador extraordinario y plenipotenciario de Italia en nuestro país, nos presenta no es solo un aporte de sumo valor para entender a profundidad la relación entre ambos países y nuestra gente, sino también para seguir construyendo esta relación de cooperación y hermandad que nos ha caracterizado desde el inicio de nuestros tiempos. Que Dios bendiga la comunidad ítalo-dominicana”.

[Traduzione in italiano]

“La storia dell'Italia e della Repubblica Dominicana è stata intimamente legata, sin dall'incontro tra i due mondi, poiché non possiamo dimenticare che, sebbene siamo stati colonizzati dagli spagnoli, Cristoforo Colombo nacque a Genova, in Italia, una città che si affaccia sul bellissimo mare della Liguria. È forse per questo motivo che, nel corso del tempo, gli italiani hanno scelto il nostro paese nel Mar dei Caraibi come destinazione, e noi li abbiamo accolti sin da allora. Con il passare degli anni, sono stati milioni gli italiani che hanno deciso di stabilirsi nella Repubblica Dominicana, portando con sé la loro preziosa cultura, che abbiamo gradualmente integrato nella nostra al punto che, in alcune occasioni, non sappiamo distinguere tra l'una e l'altra. Il consumo diffuso di un ricco salame a colazione, l'usanza del presepe natalizio o la tradizione della vecchia “Belén”, che è strettamente legata alla Befana, figura tipica del folklore italiano. Il libro "L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana", che oggi Sua Eccellenza Andrea Canepari, ambasciatore straordinario e plenipotenziario d'Italia nel nostro paese, ci presenta, non è solo un contributo di grande valore per comprendere a fondo il rapporto tra i due paesi e le nostre genti, ma anche per continuare a costruire questa relazione di cooperazione e fratellanza che ci ha caratterizzato fin dall'inizio dei nostri tempi. Che Dio benedica la comunità italo-dominicana.”

Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Le parole della signora Vicepresidenze sono testimonianza dell'appoggio istituzionale al più alto livello a noi. In continuazione, ascolteremo adesso le parole di Sua Eccellenza Roberto Álvarez, Ministro degli Esteri della Repubblica Dominicana e uno degli autori del volume che stiamo presentando, che ci parla, anche lui, da Santo Domingo.”

Roberto Álvarez, Ministro degli Esteri della Repubblica Dominicana:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, a seguire la traduzione in lingua italiana]

“Es para mí un honor participar en la presentación de la obra "El legado italiano en República Dominicana. Historia, arquitectura, economía y sociedad", la cual es un esfuerzo colaborativo de varios intelectuales de gran peso y renombre. Mi honra es doble, pues tuve la oportunidad de aportar un texto sobre política exterior y comercial de la República Dominicana en el contexto del Covid-19. Esta obra es un esfuerzo conjunto de destacados intelectuales que hacen justicia en sus escritos al valor imperecedero y la importancia de los italianos en nuestro país. Se trata de una contribución fundamental al estudio de los lazos comunes entre Italia y República Dominicana, ya que abarca desde la colonia hasta bien entrado el siglo XX. Además, refleja un trabajo multidisciplinario y

multitemático que analiza los aportes italianos a nuestro país en las más diversas áreas, desde la arquitectura hasta el derecho, y desde la economía hasta el aspecto militar. Entre los varios aspectos de este libro, resalto los trabajos de los historiadores, quienes con su ingenio supieron condensar los principales hitos de la presencia italiana en nuestra isla. La literatura obtuvo también una magnífica representación a través de la sensibilidad de los escritos de sus autores, quienes resaltaron los aportes deItalia al mundo delas artes. En lo relativo ala sección de periodismo, derecho y sociedad, se destaca la sagacidad de los ensayistas, quienes delimitaron los principales aspectos que forman parte de la construcción cultural en la sociedad. También se incluyen varios ensayos sobre familias dominicanas de origen italiano, y no es para menos: destacadas familias de nuestro entorno político y económico rastrean sus orígenes a Italia, como es el caso de los Pellerano, Ranieri, Vicini, Marranzini y tantos otros. Las relaciones binacionales domínico-italianas han sido muy fructíferas, lo que ha convertido a Italia en un socio importante para los dominicanos. Solo en la última década, la inversión proveniente de Italia alcanzó la suma de 203,000,000 de dólares. Asimismo, Italia es uno de los mayores emisores de turistas que llegan desde Europa hacia nuestro país. La huella de los italianos y sus descendientes en República Dominicana también la podemos observar: en la gastronomía; sus restaurantes han llenado de orgullo al país y aportan dinamismo a la economía, y donde la amistad y el buen gusto tienen un espacio permanente y en la industria alimentaria, donde dirigen empresas de extraordinario valor para mantener el abastecimiento de productos alimenticios en todo el territorio nacional. En el ámbito de la industria turística nacional, iniciativas de renombre mundial tienen un signo de Italia. Expreso, a nombre del Gobierno dominicano y en el mío propio en particular, el compromiso de relanzar, tan pronto las condiciones lo permitan, las relaciones económicas, políticas, sociales y culturales entre nuestros países. La comunidad italiana en República Dominicana será un puente y socio esencial para ese proceso. La obra quehoypresentamos muestra ensus páginas las ventajas de la multiculturalidad como fenómeno que coadyuva al desarrollo de las naciones y del rol de la integración para enriquecer la cultura y fomentar la identidad de ambas sociedades. Espero que todas y todos puedan disfrutar de este valiosísimo trabajo de investigación. Estaobra es una fuente inagotable de información que da cuenta de los fuertes lazos culturales e históricos domínico-italianos que han forjado valores de solidaridad y hermandad entre nuestros pueblos. Enelrecorrido en sus páginas se puede respirar elaire detrabajo constructivo de una comunidad que ha apostado en el pasado, en el presente, y se puede afirmar de manera categórica, por el futuro de esta nación. Sus inversiones económicas, su esfuerzo intelectual, su trabajo día a día quedan demostrados en este impresionante libro. Enhorabuena. Muchas gracias.”

[Traduzione in italiano]

“È per me un onore partecipare alla presentazione dell'opera "L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Storia, architettura, economia e società", frutto di un lavoro collaborativo di numerosi intellettuali di grande peso e rinomanza. Il mio onore è doppio, poiché ho avuto l'opportunità di contribuire con un testo sulla politica estera e commerciale della Repubblica Dominicana nel contesto del Covid-19. Quest'opera è uno sforzo congiunto di eminenti intellettuali che rendono giustizia nei loro scritti al valore imperituro e all'importanza degli italiani nel nostro paese. Si tratta di un contributo fondamentale allo studio dei legami comuni tra l’Italia e la Repubblica Dominicana, poiché copre un arco temporale che va dall‘epoca coloniale fino a buona parte del XX secolo. Inoltre, riflette un lavoro multidisciplinare e multi-tematico che analizza i contributi italiani al nostro paese nelle più diverse aree, dall'architettura al diritto, dall'economia all'ambito militare. Tra i vari aspetti di questo libro, sottolineo i lavori degli storici, i quali con il loro ingegno sono riusciti a condensare i principali momenti salienti della presenza italiana nella nostra isola. Anche la letteratura ha ottenuto una magnifica rappresentazione grazie alla sensibilità degli scritti dei suoi autori, i quali hanno messo in luce i contributi dell'Italia al mondo delle arti. Per quanto riguarda la sezione di giornalismo, diritto e società, spicca la sagacia dei saggisti, che hanno delineato i principali aspetti che fanno parte della costruzione culturale nella società. Sono, inoltre, inclusi diversi saggi sulle famiglie dominicane di origine italiana, e non poteva essere altrimenti: importanti famiglie del nostro contesto politico ed economico tracciano le loro origini in Italia, come nel caso dei Pellerano, Ranieri, Vicini, Marranzini e tanti altri. Le relazioni bilaterali dominico-italiane sono state molto fruttuose, facendo dell'Italia un partner importante per i dominicani. Solo nell'ultimo decennio, gli investimenti provenienti dall'Italia hanno raggiunto la somma di 203 milioni di dollari. Inoltre, l'Italia è uno dei maggiori veicolatori di turisti che arrivano dall'Europa nel nostro paese. L'impronta degli italiani e dei loro discendenti nella Repubblica Dominicana è visibile anche nella gastronomia: i loro ristoranti hanno riempito di orgoglio il paese e apportano dinamismo all'economia, dove l'amicizia e il buon gusto trovano uno spazio permanente nell'industria alimentare, in cui dirigono aziende di straordinario valore per mantenere l'approvvigionamento di prodotti alimentari in tutto il territorio nazionale. Nel settore dell'industria turistica nazionale, iniziative di fama mondiale portano un segno distintivo dell'Italia. Esprimo, a nome del Governo dominicano e mio personale, in particolare, l'impegno a rilanciare, non appena le condizioni lo permetteranno, le relazioni economiche, politiche, sociali e culturali tra i nostri paesi. La comunità italiana nella Repubblica Dominicana sarà un ponte e un partner essenziale per questo processo. L'opera che presentiamo oggi mostra nelle sue pagine i vantaggi della multiculturalità come fenomeno che contribuisce allo sviluppo delle nazioni e al ruolo dell'integrazione, per arricchire la cultura e promuovere l'identità di entrambe le società. Spero che tutti e tutte possano godere di questo preziosissimo lavoro di

ricerca. Quest'opera è una fonte inesauribile di informazioni che testimonia i forti legami culturali e storici tra la Repubblica Dominicana e l'Italia, che hanno forgiato valori di solidarietà e fratellanza tra i nostri popoli. Sfogliando le sue pagine, si può respirare l'aria di un lavoro costruttivo di una comunità che ha scommesso sul passato, sul presente, e si può affermare in maniera categorica, sul futuro di questa nazione. I loro investimenti economici, il loro sforzo intellettuale, il loro lavoro quotidiano sono dimostrati in questo impressionante libro. Congratulazioni. Grazie mille.”

Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Abbiamo ascoltato il Cancelliere domenicano ed è per noi un onore dare ora la parola a Sua Eccellenza l'Ambasciatore Tony Raful, un intellettuale diplomatico di grande prestigio che ci onora con la sua presenza nella sede del nostro organismo internazionale a Roma. Ambasciatore Raful, molte grazie.”

Tony Raful Tejada, Ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Buongiorno Segretario Generale dell'Istituto Italo-Americano IILA, e distinte personalità della vita culturale, sociale e diplomatica della Repubblica Dominicana. Per noi è un onore prendere parte al progetto che è stato presentato e allo sviluppo di questo libro. Questo libro si somma a un insieme di azioni culturali che hanno a che fare direttamente con lo sviluppo dei rapporti tra l’Italia e la Repubblica Dominicana ed hanno lo scopo di intrecciare i vincoli permanentitra idue popoli, tramite un insieme di operazioni nell’ambito del settore del commercio, dell'industriala, la religione e le credenze, e in tutti quei processi che vengono raccontati nell’ambito del lavoro realizzato dal signor Ambasciatore d'Italia in Repubblica Dominicana, Andrea Canepari. È un lavoro eccezionale e sono particolarmente interessanti le tematiche trattate da uno degli autori più preziosi del volume, il dottor Marzio Velos Maggiolo, un uomo di formazione accademica, umanista ed archeologica e con doti eccezionali. All’inizio del 2001, avevo già parlato dei discendenti di Italiani in Repubblica Dominicana e il ruolo da loro svolto nella vita sociale e storica della Repubblica Dominicana e questo è arrivato in un qualche modo al nostro caroAmbasciatore Canepari per coinvolgerci direttamente. Il suo lavoro, per me, è un apporto sostanziale, non solo per la cultura universale, ma per l'insieme di relazioni tra l’Italia e la Repubblica Dominicana nell’ambito dei processi sociali e storici, a partire dall’epoca dalla colonizzazione. L’Italia è presente nel processo di sviluppo della Repubblica

Dominicana o di quello che era il territorio dell'isola spagnola, nel momento in cui si produce la comunità, e l'incontro di due culture diverse avvenuto nel 1492. In questo libro, l’Ambasciatore Canepari è un grande coordinatore che sistematizza un insieme di esperienze originali, in relazione con la crescita culturale, stabilendo una relazione storica tra le figure del passato e gli interscambi e le relazioni sociali che seguono quei processi. Egli inoltre presenta, anche, in un modo molto chiaro la relazione e l’importanza straordinaria che legano il fondatore della identità nazionale domenicana, ilpadre della patria Dominicana, Juan Pablo Duarte e uncittadino italiano, Giuseppe Mazzini. È stato un lavoro di spicco importante in un'epoca in cui questa relazione si è tradotta in una identificazione di valori molto importanti, basati sul fatto che parte del motto con cui si identifica l'identità Dominicana “Dio, Patria e Libertà” è un tema importante che si lega alla storia della Repubblica Italiana e alla lotta che c'è stata. Questo significa che le influenze culturali e sociali italiane sono state fondamentali per il nostro popolo e per la fondazione della nostra identità nazionale. D'altra parte, nell’ambito dell'architettura, si vede qualcosa di importante nella città di Santo Domingo: la prima cattedrale d’America e la casa di Colombo, nelle quali è possibile osservare la forma Italiana di costruzione, dell'Italia nel periodo coloniale. Grazie al libro è inoltre possibile capire come, posteriormente, la cultura degli Italiani abbia contribuito alla formazione della nuova generazione di architettinellaRepubblicaDominicana. Nella letteratura, ingenerale, sono innumerevolile influenze, i saggi, i lavori fatti nel piano culturale Domenico-Italiano, che hanno rafforzato la cultura Dominicana. D'altro canto nell'economia e nella scienza, ci sono imprenditori di discendenza Italiana nella Repubblica Dominicana, nomi di spicco, che spiegano il sorgimento di questa relazione profonda tra i nostri popoli e che, inoltre, ha che vedere con il rafforzamento, che oggi è stato sintetizzato, con il lavoro dell'Ambasciatore Canepari. Nel campo del diritto e della società ci sono diversi legami importanti in ambito giuridico tra i due Paesi. Nel caso del saggio del Presidente della Corte Costituzionale Dominicana, Milton Ray Guevara, viene illustrato come le basi essenziali, fondamentali della Costituzione si ricollegano alla cultura costituzionale italiana. Potremmo parlare di molte altre cose nell’interazione dei nostri popoli, citando per esempio Cambiaso, che è una figura che ha giocato un ruolo fondamentale nel processo di consolidamento e cristallizzazione dell'indipendenza della Repubblica Dominicana. Noi siamo sorti nel secolo XIX con una lotta feroce per l’indipendenza e, in quel processo, questo signore, Giovanni Battista Cambiaso, di origine genovese, è intimamente coinvolto poiché è colui che partecipa nello sviluppo della flotta navale dell'iniziale Repubblica Dominicana e che contribuisce alla liberazione dagli oppressori, che ciavevano sottoposto inunasituazionedidipendenza, contribuendo cosìalla nascitadellaRepubblica Dominicana. Dobbiamo anche parlare, per concludere, di altre figure storiche importanti. È molto importante segnalare, per esempio, il caso dell’imprenditore Italiano Barletta, Giovanni Barletta, che

è stato un imprenditore del sud Italia arrivato a 35 anni nel 1922 a Santo Domingo, come rappresentante della General Motors. Qui a Santo Domingo era console onorario d'Italia in Repubblica Dominicana e nell'anno 1930 venne fatto prigioniero da Trujillo che lo accusò di finanziare attività sovversive, arrivando al punto di provocare un conflitto internazionale di proporzioni senza precedenti., Nel 1935 le persone dell’ azienda, che avevano dato continuità ai processicommercialiconlaRepubblicaDominicana, hanno notificato all'Italia la situazionee l’abuso che stavano vivendo equindisiscatenò unconflitto,o unpossibileconflitto, con ildittatoreMussolini che reagì a supporto del console onorario della Repubblica Dominicana, indicando che nel caso in cui egli non fosse stato liberato avrebbe dato vita ad un conflitto armato con la Repubblica. Successivamente l’opinione pubblica internazionale mise pressione affinché ilsignor Barlettavenisse liberato ed egli, poi tornò in Repubblica Dominicana quando Trujillo mori, aiutato da un gruppo di imprenditoridomenicani, stabilendosiinRepubblicaDominicanadove visse moltianni inconvivenza e conciliazione con i domenicani. È un dato curioso e interessante di come si sviluppano le relazioni, non solamente nell'aspetto commerciale, ma anche nell’ aspetto religioso. Una figura fondamentale, che ha contribuito enormemente allo sviluppo di una coscienza spirituale e anche alla propagazione dell’istruzione, fu quella di Geraldini. È chiaro che il lavoro dell'Ambasciatore Canepari è straordinario, un lavoro che non possiamo sintetizzare, per quanto io voglia. Quello che voglio segnalare, in questo momento, è che questo compendio, questo immenso lavoro, realizzato in coordinazione, rappresenta pienamente la relazione e il futuro della fratellanza fra l'Italia e la Repubblica Dominicana.Anome dell'ambasciata Dominicana in Italia, a Roma voglio congratularmi con l'Ambasciatore Canepari. Voglio inoltre ringraziare per l'opportunità di stare qui, la Segretaria Generale dell’IILA, che ha promosso numerose iniziative culturali e intellettuali di collaborazioni a vari livelli per noi, e voglio ringraziare anche il Presidente della Repubblica Dominicana Luis Abinader, e il Ministro degli Affari Esteri domenicano che ha espresso il sentimento della comunità dominicanadi frontealle relazioniItalianeerelazioni italo-domenicane, Roberto Álvarez[Gil], molte grazie.”

Antonella Cavallari, Segretario Generale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, a seguire la traduzione in lingua italiana]

“Le pido de darme la posibilidad, realmente, de agradecer las palabras del Embajador Raful. Son testimonio de un conocimiento profundísimo de las relaciones entre nuestros países. No podría tener Embajador mejor la República Dominicana, con este conocimiento. Realmente muchas gracias por enriquecernos cada día, en cada ocasión, con sus palabras.”

[Traduzione in italiano]

"Le chiedo di concedermi la possibilità di ringraziare davvero per le parole dell'Ambasciatore Raful.

Sono testimonianza di una conoscenza profondissima delle relazioni tra i nostri paesi. La Repubblica Dominicana non potrebbe avere un Ambasciatore migliore con questa conoscenza. Davvero, grazie mille per arricchirci ogni giorno, in ogni occasione, con le sue parole."

Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Moltegrazie. È unpiacereascoltarla, incontinuazione. Vorremmo oradarelaparola sempreaRoma, all'onorevole Iolanda Di Stasio, presidente della sezione bilaterale dell'amicizia dell’Unione interparlamentare per la Repubblica Dominicana, Italia e Haiti. Onorevole Iolanda Di Stasio prego.”

Iolanda Di Stasio, Presidente della Sezione di Amicizia per la Repubblica Dominicana e Haiti - Unione Interparlamentare:

“Grazie. Buona sera a tutti. Vorrei per prima cosa ringraziare il Segretario Generale dell'IILA

Antonella Cavallari per avermi rivolto l'invito a partecipare a questo evento, Sua Eccellenza Tony Raful Tejada Ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia, e tutti gli illustri relatori e coloro che ci stanno seguendo. Un ringraziamento, poi, molto sentito va a Sua Eccellenza l'Ambasciatore Italiano presso la Repubblica Dominicana,Andrea Canepari, per aver curato la stesura diun libro così intenso e ricco di spunti di riflessione e con il quale siamo spesso in contatto proprio per promuovere i rapporti tra questi nostri due nostri splendidi paesi. “L'eredità italiana nella Repubblica Dominicana” è un'opera che evidenzia il contributo che l'Italia ha dato alla storia della Repubblica Dominicana e il modo incui figure di spicco hanno lasciato, insieme agli amici domenicani, un segno indelebile nelle vicende nazionali. Mi ha colpito molto il modo in cui viene narrato lo stretto legame tra i nostri due paesi, un legame iniziato secoli fa con Cristoforo Colombo e mai interrotto. Non vi nego che, grazie alla lettura di questo libro, ho appreso cose del mio paese che non sapevo, tra queste quanto fondamentale sia stato l'apporto dell'Italia nella creazione di un patrimonio indelebile, che si può riscontrare in tanti settori della società dominicana: la storia, la letteratura, l'arte, l'architettura. Tutti conoscono la figura di Cristoforo Colombo, pochi invece conoscono quella di Alessandro Geraldini, che nel1519 sbarcò aSanto Domingo come primo vescovo residente della chiesa cattolica, fautore della realizzazione della cattedrale che oggi è la più antica delle Americhe. Il libro racconta

anche della famiglia Pellerano, i cui primi membri, originari di Santa Margherita Ligure, arrivarono nel 1849 e fondarono il primo quotidiano della capitale. Sempre dalla Liguria, giunse anche l'imprenditore Angiolino Vicini Trabucco, che costruì uno zuccherificio che chiamò “L’Italia” e la sede della nostra ambasciata che fu poi ribattezzata nel 1987 “Villa Angiolino Vicini” proprio in suo onore, un modo per riconoscere la sua grande generosità. Una storia, quella Italiana che non si è mai fermata nei secoli e continua ancora oggi, come presidente dell'Unione Interparlamentare ItaliaRepubblica Dominicana [e Haiti], sono qui per promuovere ed intensificare le relazioni storiche che vi sono tra i nostri due paesi. Recentemente, ho incontrato la deputata Dominicana Lily Germania Florentino Rosario e ci siamo confrontate su come poter rafforzare il legame tra i nostri due paesi, soprattutto in un momento difficile come questo, anche considerando che numerosi sono gli Italiani che risiedono nella Repubblica Dominicana, e numerosi altrettanto i domenicani che risiedono in Italia, che secondo i dati ISTAT del 2020, sono circa 30 mila. La pandemia ha posto le persone in una spirale di distacco e di sospetto reciproco e ha spinto gli stati ad erigere barriere. Il mondo interconnesso a cui eravamo abituati, ha ceduto il passo ad un mondo frammentato e diviso: è proprio per questo motivo che importante iniziare a lavorare alla creazione di nuovi ponti relazionali che rendano più saldo questo legame tra l'Italia e la Repubblica Dominicana, sperando che possano aprire nuove opportunità per i nostri cittadini, e che ritornino a dare speranza tra i nostri due paesi. Grazie a tutti”

Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Grazie per la sua partecipazione da Roma. Adesso ci trasferiamo all'Università di Santo Domingo con il signor Frank [Rafael] Rainieri [Marranzini], il vicepresidente della Camera di Commercio Dominico-Italia e presidente del “Gruppo Punta Cana”. Signor Rainieri, le do la parola.”

Frank Rainieri, Vicepresidente Camera di Commercio dominico-italiana:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Buongiorno e buon pomeriggio a quelli che sono in Italia. In realtà, per me è un momento emozionante perché mio padre è stato console d'Italia 30 anni in Repubblica Dominicana e ha mantenuto sempre quel laccio di unioni con l'Italia. Conoscevamo la storia dell'Italia solo tramite ciò

che ci dicevano i nostri antenati, e voglio approfittare di questo momento per risaltare il lavoro che l'ambasciata d'Italia e l'Ambasciatore Canepari, hanno realizzato nel dare luogo a questa importante iniziativa, che ricostruisce la storia, per lo meno una parte della storia, di quello che hanno fatto cittadini italiani e i loro discendenti nella Repubblica Dominicana. Quei legami che sono iniziati con Cristoforo Colombo nel 1492, continuano. Il lavoro, della colonia italiana e la sua integrazione nella vita nazionale della Repubblica Dominicana sono stati un fatto fondamentale. Lo ha dimostrato l'affetto rivolto dalla nazione per l’Italia quando, purtroppo, per ragioni inspiegabili, è stata chiusa l'ambasciata della Repubblica Dominicana, e un gruppo di discendenti hanno preso la bandiera ed hanno lottato, affinché si riaprisse, facendo appello a tutti i settori, dall’ufficio del Primo Ministro, il Senato Italiano, a tutti i luoghi, poiché era fondamentale, per le relazioni tra i due paesi, il mantenimento dell'ambasciata. Ambasciatore Canepari, grazie di cuore, a nome dei discendenti di quegli italiani che sono usciti dalla loro madre patria verso la Repubblica Dominicana e che hanno mantenuto quell'amoreper la loro patriadi nascita, l’Italia, e hanno fatto unanuovacasache sichiama Repubblica Dominicana”

Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Grazia Frank Rainieri per la sua partecipazione, ci sono molti commenti ed elogi verso l'Ambasciatore Canepari e poi alla fine delle presentazioni, lo presenteremo. Ascolteremo la testimonianza dell'eccellentissima Carmen Heredia, la Ministra della Cultura della Repubblica Dominicana.”

Carmen Heredia, Ministro della Cultura della Repubblica Dominicana:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, a seguire la traduzione in lingua italiana]

“El intercambio y el diálogo cultural entre Italia y la República Dominicana se remontan a una dilatada tradición de amistad y solidaridad. De nuestra parte, Italia siempre nos fascina y seduce por la riqueza magistral de su cultura. Esta formidable pieza editorial nos insta a conocer el legado de Italiaenlaculturadominicana yapercibir que laculturadeambaspatriasescompartidaenunproceso de cedimentación y metabolización que comprende siglos de historia y de hermandad entre italianos y dominicanos. Las relaciones entre Italia y la República Dominicana tienen una hermosa historia que enriquece la memoria cultural de modo recíproco. Muchas de las pioneras familias dominicanas

de origen italiano han contribuido, desde la vertiente empresarial, política o religiosa, a incentivar el desarrollo y el estímulo cultural, el progreso económico, material, intelectual y social de nuestro país. La historia, la arquitectura, la literatura, las artes, el cine, la música y la escultura, la economía, la ciencia, el periodismo, el derecho y la sociedad son las áreas que abarcan los autores de este hermoso libro. Estaobrapermitiráque nuestro paíssea vistoyentrevisto, conocido yreconocido, enesa magna patria cultural que es Italia, y por ende, en toda Europa y el resto del mundo. Este libro es, pues, un testimonio y un legado sin precedentes en la historia cultural de ambos países.”

[Traduzione in italiano]

"Lo scambio e il dialogo culturale tra l'Italia e la Repubblica Dominicana risalgono a una lunga tradizione di amicizia e solidarietà. Da parte nostra, l'Italia ci affascina e ci seduce sempre per la ricchezza magistrale della sua cultura. Questa formidabile opera editoriale ci spinge a conoscere il lascito dell'Italia nella cultura dominicana e a percepire che la cultura di entrambe le patrie è condivisa in un processo di sedimentazione e metabolizzazione che abbraccia secoli di storia e di fratellanza tra italiani e dominicani. Le relazioni tra l'Italia e la Repubblica Dominicana hanno una bellissima storia che arricchisce la memoria culturale in modo reciproco. Molte delle famiglie dominicane pioniere di origine italiana hanno contribuito, dalla prospettiva imprenditoriale, politica o religiosa, a incentivare lo sviluppo e lo stimolo culturale, il progresso economico, materiale, intellettuale e sociale del nostro paese. La storia, l'architettura, la letteratura, le arti, il cinema, la musica e la scultura, l'economia, la scienza, il giornalismo, il diritto e la società sono le aree trattate dagli autori di questo splendido libro. Quest'opera permetterà che il nostro paese sia visto e intravisto, conosciuto e riconosciuto in quella grande patria culturale che è l'Italia, e quindi in tutta Europa e nel resto del mondo. Questo libro è, dunque, una testimonianza e un lascito senza precedenti nella storia culturale di entrambi i paesi."

Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Avete sentito le parole della Ministra della cultura Carmen Heredia. Adesso sentiremo invece, la testimonianza di un altro co-autore del libro che stiamo presentando, mi riferisco a Milton Ray Guevara, il Presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Dominicana il quale, come studioso, ci parlerà delle influenze dell'Italia nel diritto costituzionale e in particolare in quello della Repubblica Dominicana.”

Milton Ray Guevara, Presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Dominicana:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, a seguire la traduzione in lingua italiana]

“Nadie pone en duda que el origen del derecho constitucional se sitúa a finales del siglo XVIII, bajo el influjo de tres grandes revoluciones: la inglesa, acontecida a finales del siglo XVII, la francesa y la norteamericana, que la precede en el tiempo. Italia ha ocupado un sitial privilegiado en el origen mismo de la enseñanza de esta disciplina en Europa y en el mundo, puesto que las primeras cátedras de “Diritto Costituzionale” fueron impartidas en Ferrara en 1797, en Pavia, y posteriormente en Bolonia en1798. Enel seno de la Universidad de Ferrara, elprofesor italiano, Giuseppe Compagnoni di Lugo fue pionero al explicar y escribir sobre derecho constitucional en su obra titulada “Elementi di Diritto Costituzionale democratico, ossia principi di Jus Pubblico universale” (“Elementos de Derecho Constitucional Democrático, a saber principios de la justicia pública universal”). En Francia, la primera cátedra bajo el título “Droit Constitutionnel” fue impartida en 1834 en la Universidad de la Sorbona, en París, por el italiano, profesor Pellegrino Rossi, quien reivindicó la supremacía del derecho constitucional, al afirmar que todas las ramas del derecho estatal se encuentran allí: 'ces têtes du chapitres', o sea, la cabeza de todos sus capítulos. Entérminos generales, se puede decir que en la tradición italiana no puede desconocerse los aportes de Alpruni en Pavía, de Alberati en Bolonia, de Ambrosio Fusineri y de Ignazio de Brera, del ilustre Pellegrino Rossi, quien reivindicó la supremacía del derecho constitucional, al opinar que en él se encuentran todas las ramas del derecho, como señalé hace un momento. No es acaso que ese es el punto de partida de la constitucionalización del derecho, claro. Es importante significar que, a juicio de [Constantino Napoleón] Mortati, una constitución material es la que establece y sostiene a la constitución formal. Mortati reflexiona sobre la clase gobernante y la clase gobernada, afirmando que los grupos de poder buscan en la constitución el instrumento idóneo para la tutela de sus intereses. Italia significa la constitucionalización de los derechos sociales, que empieza en el primer artículo de la constitución italiana, con el reconocimiento deltrabajo como fundamento de la República, independientemente de lo que pasó con la constitución de Weimar, alemana. Es notorio que la constitución italiana ejerció una influencia en la constitución dominicana de abril del año del 1963, ya que en el artículo 2 de nuestra constitución del 1963 se disponía que «la existencia de la nación dominicana se fundamenta principalmente en el trabajo, este se declara como base primordial de su organización social, política y económica, y se le erige en obligación ineludible para todos los ciudadanos aptos». Un ámbito destacado de la doctrina italiana es el derecho procesal constitucional. Así, a partir de la adopción de

la constitución del 1948, al influjo del estudio del procesalismo científico, que tuvo en Giuseppe Chiovenda, un destacado exponente en Italia, tanto como Piero Calamandrei, discípulo del primero, como Mauro Cappelletti, discípulo del segundo, contribuyeron notablemente al desarrollo de la doctrina dogmática del derecho procesal constitucional. En la segunda posguerra, [fueron importantes]: Crisafulli; Paolo Biscaretti di Ruffia; Pizzorusso; Ferrajoli; Zagrebelsky; Susanna Pozzolo, quien por primera vez nos habla de neoconstitucionalismo; Guastini y el querido maestro Lucio Pecoraro, el hombre que, en su obra sobre el derecho comparado, nos dice que hay tres etapas del constitucionalismo. [Las tres etapas son:] Constitución con constitucionalismo; Constitución sin constitucionalismo, como ha sido el caso de la República Dominicana, antes de la creación del tribunal constitucional y de la Constitución del 26 de enero de 2010 y constitucionalismo sin Constitución, como en el caso de Inglaterra, que no tiene una constitución escrita, sin embargo, pues es una de las fuentes más importantes de las teorías liberales constitucionales de todos los tiempos. Debo señalar, además que la Corte constitucional italiana ha jugado un papel extraordinario en el diálogo jurisdicional italiano y europeo, le ha dado sentido al constitucionalismo social, de manera pues que no se puede hablar de derecho constitucional sin reconocer los aportes de la doctrina italiana a todo lo que ha sido la formación de ese cuerpo doctrinal importante, que tiene hoy el derecho constitucional.”

[Traduzione in italiano]

“Nessuno mette in dubbio che l'origine del diritto costituzionale si collochi alla fine del XVIII secolo, sotto l'influenza di tre grandi rivoluzioni: quella inglese, avvenuta alla fine del XVII secolo, quella francese e quella nordamericana che la precede nel tempo. L'Italia ha occupato un posto privilegiato all'origine stessa dell'insegnamento di questa disciplina in Europa e nel mondo, poiché le prime cattedre di “Diritto Costituzionale” furono impartite a Ferrara nel 1797, a Pavia e successivamente a Bologna nel 1798. Nel seno dell'Università di Ferrara, il professore italiano Giuseppe Compagnoni di Lugo fu pioniere nello spiegare e scrivere sul diritto costituzionale nella sua opera intitolata “Elementi di Diritto Costituzionale democratico, ossia principi di Jus Pubblico universale” ('Elementi di Diritto Costituzionale Democratico, ovvero principi di giustizia pubblica universale').

In Francia, la prima cattedra con il titolo “Droit Constitutionnel” fu impartita nel 1834 presso l'Università della Sorbona, a Parigi, dal professore italiano Pellegrino Rossi, il quale rivendicò la supremazia del diritto costituzionale affermando che tutti i rami del diritto statale si trovano lì, 'ces têtes du chapitres', ovvero la testa di tutti i capitoli. In termini generali, si può dire che nella tradizione italiana non possono essere ignorati i contributi di Alpruni a Pavia, di Alberati a Bologna, di Ambrosio Fusineri e di Ignazio da Brera, del celebre Pellegrino Rossi, il quale rivendicò la

supremazia del diritto costituzionale affermando che in esso si trovano tutti i rami del diritto, come ho detto poco fa. Non è un caso che questo sia il punto di partenza della costituzionalizzazione del diritto, chiaramente. È importante sottolineare che, secondo il giudizio di [Costantino Napoleone] Mortati, una costituzione materiale è quella che stabilisce e sostiene la costituzione formale. Mortati riflette sulla classe governante e la classe governata, affermando che i gruppi di potere vedono nella costituzione lo strumento idoneo per la tutela dei loro interessi. In Italia, la costituzionalizzazione dei diritti sociali inizia con il primo articolo della Costituzione italiana, con il riconoscimento del lavoro come fondamento della Repubblica, indipendentemente da ciò che accadde con la Costituzione di Weimar in Germania. È noto che la Costituzione italiana esercitò un'influenza sulla Costituzione dominicana del 29 aprile 1963, poiché nell'articolo 2 della nostra Costituzione del 1963 si disponeva che 'l'esistenza della nazione dominicana si basa principalmente sul lavoro, che si dichiara come base fondamentale della sua organizzazione sociale, politica ed economica, e si erige come un obbligo ineludibile per tutti i cittadini idonei'. Un ambito rilevante della dottrina italiana è il diritto processuale costituzionale. Così, a partire dall'adozione della Costituzione del 1948, sotto l'influenza dello studio del processualismo scientifico, che ebbe in Giuseppe Chiovenda un eminente esponente in Italia, tanto quanto Piero Calamandrei, discepolo del primo, e Mauro Cappelletti, discepolo del secondo, contribuirono notevolmente allo sviluppo della dottrina dogmatica del diritto processuale costituzionale. Nel secondo dopoguerra, [furono importanti] Crisafulli, Paolo Biscaretti di Ruffia, Pizzorusso, Ferrajoli, Zagrebelsky, Susanna Pozzolo, la quale per prima ci parla di neo costituzionalismo, Guastini e il caro maestro Lucio Pecoraro, l'uomo che, nella sua opera sul diritto comparato, ci dice che ci sono tre fasi del costituzionalismo: [le tre fasi sono:] Costituzione con costituzionalismo; Costituzione senza costituzionalismo, come è stato il caso della Repubblica Dominicana prima della creazione del Tribunale Costituzionale e della Costituzione del 26 gennaio 2010; e costituzionalismo senza Costituzione, come nel caso dell'Inghilterra, che non ha una costituzione scritta, tuttavia, è una delle fonti più importanti delle teorie liberali costituzionali di tutti i tempi. Devo inoltre segnalare che la Corte Costituzionale italiana ha giocato un ruolo straordinario nel dialogo giurisdizionale italiano ed europeo, e ha dato senso al costituzionalismo sociale, in modo tale che non si può parlare di diritto costituzionale senza riconoscere i contributi della dottrina italiana a tutto ciò che è stata la formazione di quel corpo dottrinale importante che oggi costituisce il diritto costituzionale."

Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Dopo aver ascoltato le importanti opinioni del Presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Dominicana ascolteremo adesso la testimonianza del Ministro della Difesa, Sua Eccellenza Carlos Luciano [Díaz Morfa] il quale ha un messaggio. Si tratta di un messaggio solamente audio, accompagnato da un video, che permetterà di visitare, in modo digitale, l'esposizioneche l'AmbasciatoreCanepariha messo apunto aSanto Domingo, incorrelazioneal libro che stiamo presentando. Per coloro che volessero visitare questa esposizione, tramite una visita virtuale, apparirà il link sotto lo schermo che è “www.ciaosantodomingo.com” e lì potrete vedere questo percorso dell'esposizione. Il generale Luciano Díaz Morfa, Ministro della Difesa, parlerà specialmente della Repubblica Dominicana e di un eroe nazionale, Giovanni Battista Cambiaso, un Italiano che ha deciso di venire dall'Italia per salvare la Repubblica Dominicana dall'invasione.

Sentiamo le parole del Ministro della Difesa, Carlos Luciano Diàz Morfa.”

Carlos Luciano Diàz Morfa, ministro della difesa della Repubblica Dominicana: [L’intervento originale è in lingua spagnola, a seguire la traduzione in lingua italiana]

“Las Fuerzas Armadas junto a la nación dominicana celebran con profunda emoción el bicentenario del natalicio del almirante Juan Bautista Cambiaso, uno de los prohombres de la independencia nacional, fundador de la flotilla naval, notable antecedente de la actual Armada de República Dominicana. El almirante Cambiaso artilló y combatió con sus tres embarcaciones de vela en la primera granacción navalde la guerra dominico-haitiana enabrilde 1844, convirtiéndose enel héroe delcombatedeTortuguero,conlo cualevitó quelaArmada haitianaabastecieraasustropasterrestres acantonadas en Azua, luego de la batalla del 19 de marzo. Este ciudadano italiano sirvió a nuestro país con alma, vida, hondura y corazón, arriesgando su patrimonio sin pasar factura a la República Dominicana hasta alcanzar la estatura de prócer en las gestas libertarias y la inmortalidad en la memoria sin tiempo de la gratitud nacional. En su vida de ciudadano encontramos al hombre probo, digno de admiración, de acrisolado carácter, prendas morales que nos motivan a la emulación de una integridad y lealtad sin límites. Gloria eterna al almirante Juan Bautista Cambiaso. Que vivan las Fuerzas Armadas dominicanas. Prosperidad para la República de Italia. Que viva la República Dominicana. Carlos Luciano Díaz Morfa, Teniente General del Ejército de la República Dominicana, Ministro de Defensa.”

[Traduzione in italiano]

"Le Forze Armate, insieme alla nazione dominicana, celebrano con profonda emozione il bicentenario della nascita dell'ammiraglio Juan Bautista Cambiaso, uno dei grandi uomini dell'indipendenza nazionale, fondatore della flottiglia navale, importante precursore dell'attuale

Armada della Repubblica Dominicana. L'ammiraglio Cambiaso armò e combatté con le sue tre imbarcazioni a vela nella prima grande azione navale della guerra dominico-haitiana nell'aprile del 1844, diventando l'eroe del combattimento di Tortuguero, il quale evitò che l'armata haitiana rifornisse le sue truppe terrestri accantonate ad Azua, dopo la battaglia del 19 marzo. Questo cittadino italiano servì il nostro paese con anima, vita, profondità e cuore, rischiando il suo patrimonio senza far pagare nulla alla Repubblica Dominicana, fino a raggiungere il rango di eroe nelle imprese di libertà e l'immortalità nella memoria eterna della gratitudine nazionale. Nella sua vita di cittadino troviamo l'uomo onesto, degno di ammirazione per il suo carattere puro, virtù morali che ci motivano all'emulazione di una integrità e lealtà senza limiti. Gloria eterna all'ammiraglio Juan Bautista Cambiaso. Che vivano le Forze Armate Dominicanie! Prosperità per la Repubblica d'Italia! Viva la Repubblica Dominicana! Carlos Luciano Díaz Morfa, Tenente Generale dell'Esercito della Repubblica Dominicana, Ministro della Difesa.”

Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Torniamo a Roma e ci prepariamo alla Farnesina, da cui ci parlerà il nostro amico Giomini, capo ufficio presso il Ministero degli Affari Esteri Italiano, responsabile per il Messico-America Centrale e Caraibi. Consigliere Giomini prego”

Marco Giomini, Capo Ufficio presso il Ministero degli Affari Esteri per Messico, America Centrale e Caraibi:

“Grazie mille, mi sentite? Bene, perfetto. Grazie molte per avermi dato la parola e grazie molte per avermi invitato a questo evento davvero particolare e davvero importante. Vorrei ringraziare in particolare la Segretaria Generale dell’IILA, Antonella Cavallari per avermi esteso l'invito e vorrei, anche, congratularmi con i due ambasciatori che sono qui collegati: l’Ambasciatore Canepari e l'Ambasciatore Raful Tejada per il lavoro sinergico che hanno messo in piedi negli ultimi mesi, con una serie di attori dominicani di altissimo profilo, per portare a termine quest'opera. Un'opera per la quale è difficile trovare delle parole che aiutino a inquadrarla per bene, perché è un'opera incredibilmente importante. Io ho avuto modo di leggerne alcune partigrazie, diciamo, alle bozze che mi sono arrivate e la primissima conclusione che ne ho tratto è che questo libro, quest'opera, era il libro che non c'era e del quale avevamo tutti quanti molto bisogno. È un libro che, finalmente, fa il punto di una storia davvero molto lunga nei rapporti italo-dominicani e, dirò di più, nell'amicizia tra gli Italiani e i dominicani. 500 anni sono tanti, sono tantissimi, sono mezzo millennio, in 500 anni si

possono fare molte cose e molte cose nei rapporti italo-dominicani in questi 500 anni sono state fatte. Basta vedere l'indice del libro, è una prima fotografia di quello che si può trovare all'interno del testo e, diciamo, è la chiave dello scrigno che questo libro rappresenta. È un libro che manifesta in maniera chiarissima come il legame e l'amicizia che unisce l'Italia e la Repubblica Dominicana sia un qualcosa che va ben al di là di qualcosa di sostanziale, è qualcosa di intrinseco; c'è una, come dire, intersecazione di esperienze tra l'Italia e la Repubblica Dominicana, tra il popolo Italiano e il popolo dominicano, che trascende sicuramente la politica. È un legame quasi sentimentale, ormai, possiamo dire. D'altra parte, non potrebbe essere diversamente perché, se non fosse un legame sentimentale, quello tra l'Italia e la Repubblica Dominicana, [le relazioni tra] gli Italiani e i dominicani non si sarebbero potute sviluppare, come emerge dall'indice, come è emerso da tante relazioni precedenti alla mia, in particolar modo, la relazione dell'Ambasciatore Raful Tejada, e tutti gli ambiti nel quale questa relazione si è creata, si è radicata ed è fiorita. Ambito culturale, ambito politico sì, assolutamente sì, ma abbiamo anche l'ambito culturale, l'ambito economico, l'ambito scientifico, l'ambito tecnologico, artistico-sociale, architettonico, quindi ungrandissimo novero, una grandissima rosa di ambiti, nei quali le relazioni di amicizia italo-domenicane hanno potuto affermarsi. Confesso avevo ascoltato, anche con una certa emozione, perché ho una formazione giuridica, la relazione del Presidente della Corte Costituzionale Dominicana, l'onorevole Milton Ray Guevara, di cui avevo sentito molto parlare, ed è la prima volta che ho avuto modo di confrontarmi, di ascoltarlo. La mia emozione nasce dal fatto che il Presidente Guevara ha citato tutta una serie di studiosi di diritto Italiano suiquali misono formato anche io, quando ero ragazzo all'università, e con immenso piacere, e ripeto anche con una quota di emozione, vedo che sono arrivati, addirittura, nelle accademie della Repubblica Dominicana. Quale segnale migliore, direi, di una testimonianza di un legame così forte, così radicato e così fertile tra i nostri due popoli? Diciamo che, i rapporti tra l'Italia e la Repubblica Dominicana sono da sempre dei rapporti molto amichevoli, molto costruttivi, pieni di prospettive. Sono tanti anni che svolgo questo incarico, che mi occupo anche dei rapporti dell'Italia con la Repubblica Dominicana e quindi ho anche un'esperienza diretta che può dire e può confermare questo aspetto. Però nonbisogna maiaccontentarsi, nelsenso che paradossalmente, ma fino a un certo punto, più i rapporti sono fertili, sono floridi e costruttivi e meno bisogna adagiarsi sugli allori, come si dice in Italia, cioè più sono fertili e più bisogna lavorare perché c'è un terreno fertile che può dare ancora molti frutti. Quindi diciamo, dal mio punto di vista, di persona che si occupa da diversi anni, dei rapporti con la Repubblica Dominicana, avevo avuto modo anche di accennarne all'Ambasciatore Raful Tejada, in un nostro recente incontro, che c'è tutta la disponibilità e anche l'entusiasmo direi a continuare. Le premesse sono tante, sono importanti, sono significative, sono soprattutto delle premesse estremamente promettenti. Quindi mi piacerebbe che questo libro - che è un cammeo

importantissimo, lo voglio sottolineare, nei rapporti italo-dominicani - sia sì un punto di approdoun libro di storia è sempre un punto di approdo, un lavoro che tira le somme di un lungo periodo di collaborazione, qui parliamo di mezzo millennio, di 500 anni - ma sia anche un punto di partenza.. Gli approdi devono essere sempre delle partenze. Quindi da questo libro non solo simbolicamente, ma anche concretamente, mi piacerebbe che si possa riprendere [a lavorare per accrescere i rapporti], anche in un momento molto particolare della nostra storia - e non intendo nella storia dell'Italia, nella storia della Repubblica Dominicana, intendo la storia del mondo – [durante il quale] stiamo combattendo - qualcuno è più fuori, qualcuno è ancora più dentro - tutti un'unica grande battaglia contro una pandemia che ci ha colti inaspettati, ci ha travolto, ci ha chiusi in noi stessi e ha rallentato moltissimo i rapporti, perché non c'era alcun’altra alternativa che rallentarli, in un momento di gravissimo pericolo per tutti noi. Bene, questo libro non è solo un cammeo, è anche una luce di speranza - elo voglio dire senza alcuna retorica e congrande convincimento - che illuminerà, secondo me, il cammino dei rapporti italo-dominicani di qui ai prossimi anni. Io su questo cammino ho intenzione di avanzare, di fornire il mio contributo, perché i rapporti italo-dominicani che stanno già riprendendo, per fortuna, dopo la pausa imposta dalla pandemia, possano riprendere e cominciare a svilupparsi, magari anche in settori nuovi, in aggiunta a quelli che già esistono, a testimonianza proprio di quanto si possa ancora fare grazie ai legami di amicizia che uniscono i nostri due i nostri due popoli. Consentitemi, in chiusura, di esprimere anche un ringraziamento particolare all'Ambasciatore Canepari, che vedo collegato, al mio amico Andrea Canepari, perché con Andrea abbiamo lavorato in passato, insomma, per tirare le somme di questo lavoro e per condurlo in porto. Io ho avuto un ruolo minimo, piccolo, però diciamo, mi è piaciuto aiutare Andrea affinché il suo sforzo e ilsuo sogno potessero andare inporto, perchéAndrea se lo merita. Quindi vorreiche a questo plauso, che Andrea ha raccolto in queste relazioni, si aggiungesse anche il mio personale, insomma, perché davvero siamo di fronte a un lavoro estremamente importante che credo potrà essere fonte di ispirazione per molti, anche per le giovani generazioni, abituate più a muoversi, a conoscere, e che, tramite questo libro, secondo me, potranno trovare molte ispirazioni e molte fonti per intersecare, intrecciare, rafforzare ulteriormente i rapporti tra i giovani Dominicani ed i giovani Italiani. Davvero congratulazioni all'Ambasciatore Canepari, congratulazioni all'Ambasciatore Raful Tejada, congratulazioni a tutti i numerosi, prestigiosissimi autori che hanno contribuito al successo di quest'opera, perché veramente se ne sentiva il bisogno. E a questo punto, insomma, il mio interesse aumenta ancora di più, per leggere tutte quelle parti che purtroppo ancora non ho avuto modo di leggere e che spero di poter far presto, una volta che avrò la copia definitiva del volume che è stato prodotto. Grazie ancora a tutti quanti per l'attenzione, per la pazienza e grazie ancora alla Segretaria

Generale dell'IILAper aver avuto il pensiero di coinvolgermi in questa bella cerimonia, diciamo, di celebrazione di un evento culturale di altissimo spessore. Grazie e arrivederci a tutti e buon lavoro.”

Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Grazie Consigliere Giomini, Abbiamo visto come il libro che ha curato l’Ambasciatore Canepari, sia stato come un detonatore di idee sul futuro delle relazioni fra l’Italia e la Repubblica Dominicana. Prima di dare la parola all'Ambasciatore Canepari, vi invitiamo ad ascoltare la testimonianza, che abbiamo registrato, di Sua Eccellenza Victor Bisonó, Ministro delle finanze, dell’industria, commercio e delle piccole medie imprese della Repubblica Dominicana. Si tratta di una partecipazione specialmente significativa poiché, non solamente è coautore del libro che stiamo presentando, ma anche poiché egli parla dei suoi familiari, dell’amicizia con l'Italia e anche delle prospettive economiche e delle relazioni con l’Italia. Diamo la parola al Signor Ministro Victor Bisonó.”

Víctor Bisonó, Ministro dell’Industria e del Commercio della Repubblica Dominicana: [L’intervento originale è in lingua spagnola, a seguire la traduzione in lingua italiana]

“El legado italiano enRepúblicaDominicanaesunlibro que metocadecerca. Deniño solía escuchar la historia de mis padres y sus periplos por Italia, país al que eligieron para cursar sus estudios profesionales. Crecí fascinado conlas anécdotas yla mística italiana. Mi madre, Ivonne Haza, estudió canto en la Escuela de Santa Cecilia en Roma, y mi padre, el arquitecto Víctor Bisonó, hizo su doctorado en restauración de monumentos. Allí se conocieron.Años más tarde, como legislador, tuve el privilegio de departir y estrechar lazos con la Cámara de Diputados de Italia, amigos que conservo hasta el día de hoy. Actualmente, las relaciones entre ambos países han sido fructíferas y con un enorme potencial de crecimiento ahora, de la mano del Embajador Andrea Canepari, mucho más. Como Ministro de la Industria, Comercio y MIPYMES me ha tocado asumir la noble tarea de dar seguimiento a importantes acuerdos bilaterales, para que tanto allá como aquí, en la República Dominicana, las inversiones tenganunretorno satisfactorio, generen empleos ydesarrollo para todos. De aquí al futuro, el porvenir es promisorio, las buenas relaciones entre ambos pueblos se engrandecen en los detalles, con la presencia de Italia en nuestra cultura, gastronomía, turismo y modelo industrial. Conuna experiencia con más de 50 años de desarrollo industrialItalia tiene mucho que enseñarnos. Su legado ypresencia permanente nos invitan a reafirmar esta visión común y sólida,

amistad y alianza para las futuras generaciones. Separados geográficamente, pero unidos de corazón, este es solo el comienzo. Grazie e arrivederci!”

[Traduzione in Italiano]

“L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana è un libro che mi tocca da vicino. Da bambino, ascoltavo spesso le storie dei miei genitori e dei loro viaggi in Italia, paese che scelsero per proseguire i loro studi professionali. Sono cresciuto affascinato dagli aneddoti e dal misticismo italiano. Mia madre, Ivonne Haza, studiò canto presso il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, e mio padre, l'architetto Víctor Bisonó, fece il suo dottorato in restauro di monumenti. Lì si conobbero. Anni dopo, come legislatore, ho avuto il privilegio di intrattenere e rafforzare i legami con la Camera dei Deputati italiana, amici che conservo fino ad oggi. Attualmente, le relazioni tra i due paesi sono state fruttuose e con un enorme potenziale di crescita, specialmente ora, grazie all’Ambasciatore Andrea Canepari. Come Ministro dell'Industria, del Commercio e delle MIPYME, mi è toccato assumere il nobile compito di seguire importanti accordi bilaterali, affinché sia in Italia che qui, nella Repubblica Dominicana, gli investimenti abbiano un ritorno soddisfacente, generino posti di lavoro e sviluppo per tutti. Guardando al futuro, le prospettive sono promettenti, e le buone relazioni tra i due popoli si arricchiscono nei dettagli, con la presenza dell'Italia nella nostra cultura, gastronomia, turismo e modello industriale. Con un'esperienza di oltre 50 anni di sviluppo industriale, l'Italia ha molto da insegnarci. Il suo legato e la sua presenza permanente ci invitano a riaffermare questa visione comune e solida, un’amicizia e un'alleanza per le generazioni future. Separati geograficamente, ma uniti nel cuore, questo è solo l'inizio. Grazie e arrivederci!”

Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Molte grazie. Dopo avere ascoltato questa testimonianza, diamo la parola finalmente al curatore di questo libro, l'AmbasciatoreAndrea Canepari, che è l'attualeAmbasciatore d'Italia a Santo Domingo, lo è dall'anno 2017 e non solamente è stato Ambasciatore Italiano in Repubblica Dominicana, ma è stato anche co-curatore di altri libri come per esempio “The Italian Legacy in Washington, D.C.. Architecture, Design, Art andand Culture”, pubblicato nel 2007 e “The Italian legacy in Philadelphia. History, Culture, People and Ideas”. Ambasciatore Canepari, per favore ci dica alcune parole per chiudere questa presentazione del suo libro.”

AmbasciatoreAndrea Canepari, Curatore:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Buongiorno, buon pomeriggio. Voglio ringraziare la Segretaria Generale Antonella Cavallari e il Segretario Culturale Jaime Nualart per aver organizzato questo bellissimo evento diamicizia fra idue paesi. Voglio ringraziare anche il caro amico Ambasciatore Raful per aver offerto le sue importanti parole oggi, e anche da Roma, l'onorevole Iolanda Di Stasio, Presidente della Sezione di Amicizia Repubblica Dominicana e Haiti dell’Unione Interparlamentare. Vorrei ringraziare l'amico e capo dell'ufficio che si occupa di America Centrale e Repubblica Dominicana, al Ministero degli Affari Esteri, Marco Giomini. Voglio ringraziare tutti coloro che sono intervenuti. Credo che tutte queste importanti personalità della Repubblica Dominicana e dell’Italia, che hanno parlato della ricchezza della storia in comune, abbiano sottolineato degli aspetti importanti, dato che comprendere il passato è essenziale, per costruire ponti vivi e per favorire le relazioni future. Credo che l’apporto di tutte le personalità, dall’Eccellentissima signora Vice-presidente Raquel Peña, che ha mostrato il suo impegno istituzionale, del paese, in questo progetto e l'appoggio della presidenza di Luis Abinader, sia fondamentale per rinforzare ancora di più i legami con l'Italia. È importante e significativo vedere ciò che si può fare, e che si può fare di più, credo che questo è il tema più importante, che è stato condiviso da tutti. L'eccellentissimo Cancelliere Roberto Álvarez ha parlato di nuove prospettive, di impegni di rafforzare le relazioni culturali, politiche, economiche tra i due paesi e adesso che questa pandemia sta finendo possiamo fare, e dobbiamo fare molto di più. L’Italia e la Repubblica Dominicana possono essere soci forti e uniti in questo progetto di rilancio. Credo che questo è molto importante, data tutta questa descrizione dei rapporti tra i due paesi. L'Eccellentissimo Ambasciatore Raful ha parlato, infatti, di tutta questa storia che è stata scritta nel libro, dal primo Vescovo a Santo Domingo, Geraldini, ma anche il primo ammiraglio fondatore della marina di guerra, Cambiaso e i Pellerano nell'editoria. Tutto questo patrimonio, dell'architettura anche, sono le fondamenta per avanzare e per comprendere che cosa si possa fare. Voglio ringraziare anche l'Onorevole Di Stasio per lesueparolee il suo impegno arafforzare ladiplomaziatraidueparlamentiin modo che ideputati e isenatoripossono,fra iduepaesi, lavorareinsieme, efare incontrivirtuali inquestimomentidifficili e successivamente anche presenziali, creando undialogo che sinutre in questo senso di valoricomuni e che può anche creare opportunità per tutti i paesi. Desidero ringraziare Frank Rainieri che è un esempio di questa relazione di successo nell'ambito economico-commerciale. Frank Rainieri è il fondatore, il creatore di Punta Cana, una delle destinazioni turistiche mondiali più conosciute al mondo, èilproprietario elo scopritorediquesta località, maanche ilcreatorediuno deipiù importanti aeroporti privati al modo, tra i primi 10 al mondo. Lui ha molte idee e leadership internazionale nel

settore turistico e ha deciso di impegnarsi per la prima volta con la Camera di Commercio Dominicoitaliana, che adesso, per la prima volta, credo, coinvolga più della metà dell’economia dominicana al suo interno. Io credo che sia positivo che queste persone importanti si impegnino per rilanciare la camera e rilanciare le relazioni economiche vive e che queste aziende, che prima non erano nella giunta direttiva e non erano soci della nostra camera di commercio, adesso lo sono, e dedicano di mettere la loro faccia per appoggiare questo progetto. Abbiamo in questo libro due capitoli sulla famiglia di Frank Rainieri: uno su Frank Rainieri stesso, il creatore di Punta Cana, e uno su suo padre Don Francisco, che ha aiutato diverse famiglie Italiane che sono state sotto Trujillo, nei momenti difficilidella democrazia Dominicana, dopo la mortediTrujillo. Vediamo che il libro non èsolamente un'apertura, un dipinto di una storia, ma vediamo che abbiamo anche attori importanti del presente che sono coinvolti nel libro come scrittori o come soggetti, perché di loro si parla, di queste storie si parla nel libro. L'onorevole Ministra della Cultura Carmen Heredia ha parlato anche di un messaggio molto importante, che misento dicondividere, che mipiace molto: abbiamo culture condivise, questo è importante. Tutta l'attività dell'ambasciata d'Italia, è incentrata non soltanto sulla celebrazione della bellezza d'Italia, ma sulla bellezza della storia condivisa, di come i due paesi stanno dialogando e creando relazioni, nuove e fruttuose per tutti. Con questi occhiali dell'Italia si può vedere che la Repubblica Dominicana è un paese che non ha solo delle spiagge belle, è anche cultura, istituzioni sociali importantie per questo sipossono creare pontie prospettive nel campo politico ed economico. Come il mio amico Marco Giomini, come lui, io sono d’accordo, sul fatto che sia molto importante ascoltareleparole, anchedelPresidentedellaCorte CostituzionaleMiltonRayGuevara, ilqualeparla di maestri Italiani e nel diritto costituzionale possiamo vedere che abbiamo letto gli stessi libri e questo èil segno dicomecondividiamo realmenteunacultura, non sono solamenteaparole, maanche nella realtà. Una figura iconica di quest'amicizia è la figura del fondatore della marina da guerra Dominicana, eroe nazionale Dominicano, che riposa nel Pantheon Nazionale, Giovanni Battista Cambiato, di Genova, Sindaco di Genova, Console d'Italia, che si è impegnato con la sua vita per aiutare e rinforzare questo paese. Egli rappresenta per me l'esempio degli Italiani che si sono impegnatiper creare ricchezza in Repubblica Dominicana e si sono impegnaticreando legami con gli amici dominicani per portare una cultura e per creare una cultura materiale nuova e condivisa. Penso che si tratti di una figura molto importante. Abbiamo tutto questo materiale e credo che stiamo condividendo tuttiquesta visione. Tutto, questo materiale che adesso possiamo comprendere e vedere in un quadro unico, per la prima volta, lo dobbiamo utilizzare per voltare pagina e creare relazioni più forti e di successo. Ringrazio l'amico Marco Giomini, che ha la responsabilità di gestire le relazioni politiche, nell’ambito del Mistero degli Affari Esteri Italiano, tra i due paesi, per avere mostrato un grande impegno in questo. Voglio ringraziarlo per tutta l'amicizia e l'aiuto che mi ha

rivolto in questi quattro anni, durante i quali io ho avuto l'onore e il privilegio di lavorare per l'Italia e rappresentare l'Italia in Repubblica Dominicana. Con Marco Giomini abbiamo avuto il privilegio di lavorare insieme, sotto la sua direzione e di creare occasioni concrete per rafforzare le relazioni. Mi piace molto che lui ha parlato del fatto che abbiamo bisogno di questo libro, perché abbiamo bisogno dicomprendere, dicapire di più la ricchezza fra idue paesi. Mi è piaciuto molto che lui abbia ildesiderio diavanzare, che è lo stesso desiderio che hanno molte personalità, per esempio il Ministro Victor Bisonò, che ha parlato della sua storia familiare, ma anche delle potenzialità: che cosa si può fare in campo economico? È lo stesso concetto che in modo così importante ha espresso il nostro

Eccellentissimo Ministro degli Affari Esteri in Italia, Luigi di Maio, che ha parlato anche lui delle potenzialità. Che cosa si può fare? L'Eccellentissimo Presidente della Repubblica Dominicana Luis Abinader, ha parlato nella sua prefazione dell’importanza e del desiderio di scrivere insieme nuove pagine della storia mondiale. Io credo che questo sia un messaggio molto importante che viene condiviso anche dall’Italia. Con queste iniziative noi stiamo comprendendo le potenzialità di ciò che si può e si deve fare e credo che abbiamo la fiducia di poterlo fare nelle scuole, università, nel settore politico, imprenditoriale e della ricerca. Abbiamo adesso l'informazione di tutta questa storia, e con questa storia, con l'aiuto di tutti, noi possiamo voltare pagina, avanzare e creare nuove pagine della storia mondiale. Per questo desidero ringraziare tutti gli coloro che sono intervenuti e che ci hanno ascoltato oggi e l’IILA, di nuovo, per aver organizzato questa riunione così importante e bella. Invito tutti a godervi questa mostra, la nostra mostra virtuale e gli amici a Santo Domingo di godersi questa mostra dal vivo, visitabile da oggi nel Museo della Casa Reale, con tutte le bellissime immagini portate dal nostro libro, che si potranno ammirare in futuro anche all’IILAe in altre località d'Italia, con l'aiuto dell’ambasciatore Raful, per capire anche in modo visivo, questo vincolo condiviso e i luoghi di origine di così tanti importanti italo-dominicani. Questo è il messaggio, credo molto importante, che possiamo capire, ascoltando tutte le importanti parole pronunciate oggi, iniziando con le parole della Segretaria Generale Antonella Cavallari e di tutti gli altri amici e autorità che hanno parlato

Grazie mille.” Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’IILA:

[L’intervento originale è in lingua spagnola, con traduzione simultanea in lingua italiana riadattata per la trascrizione]

“Grazie Ambasciatore. A lei molti auguri per questa magica iniziativa. Informo che dal libro che lei ha curato “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana, Storia, architettura, economia e società”

sono state pubblicate anche nelle nostre pagine diverse illustrazioni ed immagini. Come detto dall’ambasciatore Canepari, che si trova a Santo Domingo attualmente, queste immagini si trovano anche nella sede dell’Organizzazione Italo-dominicana, per coloro che volessero visitarla.

Io vorrei ringraziare l'Ambasciatore Raful per la sua presenza in questa riunione, abbiamo seguito varie partecipazioni, in parte virtuali e in parte presenziali e a nome della nostra Segretaria Generale Cavallari vorrei chiudere con le sue parole: saremo onorati affinché si celebrassero altre iniziative che favoriscano e che stabiliscano pontidi amicizia, dicooperazione tra l’Italia e i paesi dell’America

Latina. Atutti molte grazie per la vostra attenzione e partecipazione.”

1.5 Presentazione presso Organizzazione Italo-Latino Americana (IILA).

[Lingua originale: spagnolo. Traduzione di cortesia: italiano]

Volume “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Storia, Architettura, Economia e Società”.

A cura di Andrea Canepari.

Edizione italiana e spagnola pubblicate da Allemandi, 2021.

Edizione americana pubblicata da Saint Joseph’s University Press, 2021.

22 giugno 2021

Università Autonoma di Santo Domingo (UASD)

Santo Domingo, Repubblica Dominicana

INTERVENTI:

 Jorge Asjana David, Direttore Generale della Cooperazione e delle Relazioni Nazionali e Internazionali dell’UASD;

 Modesto Encarnacion, Direttore della Biblioteca “Pedro Mir” dell’UASD;

 Andrea Canepari, Ambasciatore italiano a Santo Domingo;

 Marcos Forestieri, Docente presso la Scuola di Storia dell’UASD.

MODERAZIONE:

 Luis Pérez, Direttore delle Relazioni Pubbliche dell’UASD.

Jorge Asjana David, Direttore Generale della Cooperazione e delle Relazioni Nazionali e Internazionali dell’UASD:

“Buonasera, grazie Luis. Vorrei dare il benvenuto a nome del nostro Magnifico Rettore, la Dottoressa Emma Polanco, a nome mio e di tutta la comunità universitaria a: l'AmbasciatoreAndrea Canepari e, tramite lui, a tutta la comunità italiana che vive nella Repubblica Dominicana e in tutta l'America Latina; a Marcos, che è stato un importante artefice del coordinamento di questo evento e di questo libro; così come al nostro Direttore della Biblioteca "Pedro Mir", Modesto Encarnacion, e con lui a tutti coloro che in vario modo sono collegati con noi questa sera. È sempre importante parlare di diaspore, ma poter avere un resoconto consolidato del contributo della diaspora, in questo caso della diaspora italiana nella Repubblica Dominicana, è molto importante per avere un elemento tangibile che ci permetta di conoscere questi contributi, e la loro qualità, in ambiti importanti come la storia, l'architettura, l'economia e la società. È estremamente importante perché il nostro Paese, come altri Paesi, ha ricevuto grandi contributi dalle comunità che sono arrivate in tempi ed epoche diverse, e quale cornice migliore della nostra Scuola di Storia e Antropologia per poter raccogliere i principali contributi di questa comunità italiana che è arrivata nel Paese. Come è noto, gli immigrati nelle diaspore subiscono sempre questo percorso di adattamento ad una nuova realtà. Ma la comunità italiana in Repubblica Dominicana ha saputo integrarsi e contribuire. Credo che questa sia una serata per conoscere più a fondo questi contributi, con esperti del settore. Quindi, a nome della nostra Università e del nostro Rettore, vi diamo il più cordiale benvenuto. Grazie, e che questa serata sia molto piacevole.”

Luis Pérez, Direttore delle Relazioni Pubbliche dell’UASD:

“Grazie. Il Dottor Jorge Asjana David ha parlato a nome dell'UASD e a nome della sua massima autorità, la Dottoressa Emma Polanco. In questa occasione, vorrei anche dare il benvenuto, con il permesso di tutti voi, ad un personaggio che è stato fondamentale per questo scambio culturale, per questo rapporto tra l'Ambasciata d'Italia e l'UASD, che è la signora Flavia, dell'Ambasciata; la salutiamo calorosamente, ringraziandola per la sua gentilezza nel pensare all'UASD per questo scambio culturale, dove parleremo di storia in questa eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Parleremo di storia, architettura, economia e società. Quando combiniamo tutto questo, abbiamo ciò che chiamiamo cultura. E a proposito di cultura: signore e signori, il direttore della Biblioteca "Pedro Mir", Modesto Encarnacion è un privilegio averla qui.”

Modesto Encarnacion, Direttore della Biblioteca “Pedro Mir” dell’UASD: “Grazie, buonasera autorità, insegnanti e colleghi che hanno accettato il nostro invito; il professor Rodríguez, il professor Ortiz, don Marcos Forestieri, don JorgeAsjana David; colleghi che abbiamo invitato e che sono venuti alla nostra chiamata. Vorrei dirvi che il nostro Rettore è molto lieto di rafforzare i legami di amicizia con l'Ambasciata d'Italia nella persona dell'Ambasciatore Andrea Canepari e vi ringrazia a nome della Biblioteca per le donazioni di libri, riviste e quadri che ci sono state fatte attraverso la signora Flavia. Siamo molto contenti di questo incontro. Ora commenterò alcune questioni che ho ricercato e letto, in questi libri e in altri testi, che possono far luce su questo argomento molto interessante. Questo libro contiene i nomi e le opere degli scultori italiani, si parla di monumenti e opere d'arte come quella de “Los Padres de la Patria” sull’Altare della Patria, o la statua di Gregorio Luperón a Santiago e molti altri dati culturali sugli italiani nel nostro Paese. Già nel 1895, Gregorio Luperón era dell'opinione che la Repubblica Dominicana avesse bisogno soprattutto di immigrati, che dovevano essere attratti da posizioni, diritti, libertà e privilegi. Luperón era favorevole ad aumentare l'immigrazione di stranieri e questo fu attuato da Ulises Heureaux durante il suo periodo di governo. Vorrei citare questa volta il testo di Harry Hoetink "El Pueblo Dominicano 1850-1900" che, citando Arturo Bueno, afferma che l'immigrazione italiana fu quella di una trentina di famiglie che si stabilirono a Santiago nel 1875 e che quasi tutti si sposarono con signore di Santiago e contribuirono all'attività commerciale, agricola, industriale, educativa e giornalistica, nonché alla crescita culturale ed economica della città. Questo libro diArturo Bueno si intitola: "Santiago: quien te vio y quien te ve" (“Santiago: chi ti ha visto e chi ti vede”). La fisarmonica, ad esempio, è stata uno strumento indispensabile nella musica popolare dominicana, importata per la prima volta dall'italiano Vittorio Stefani, e già nel 1890 si cominciò a sentire l'orecchiabilità del merengue tipico. Nella speranza di poter comprendere l'essenza del patrimonio culturale italiano nel Paese, per renderci consapevoli dei ponti creati in passato dagli italiani che decisero di contribuire allo sviluppo del Paese fin dalle sue origini, il volume a fumetti “Italiani nella Repubblica Dominicana. Storie e avventure di vecchi amici” mette in evidenzaAlessandro Geraldini, ilprimo vescovo diSanto Domingo, che sipropose come organizzatore dell'intera Chiesa nelle nuove terre scoperte nel 1519. Sul piano politico, il vescovo Geraldini, nonostante i suoi rapporti con la Corona Spagnola, si lamentò con Cristoforo Colombo perché aveva sfruttato tutte le ricchezze e decimato la popolazione indigena: «La situazione è inaccettabile ed è nostro dovere come Chiesa denunciare gli abusi» Questa posizione di Geraldini a favore degli indigeni portò a uno scontro con le autorità spagnole.AncheAmadeo Barletta è un personaggio che vorreicitare. Imprenditore italiano e fondatore della “Santo Domingo Motors”, nonché uno dei proprietari della “Tabacalera”, il quale fu costretto a vendere le sue aziende a Trujillo perché accusato di cospirare contro di lui. Si salvò

grazie alle pressioni diplomatiche degli americani e degli italiani. Barletta era un uomo di lavoro e contribuì alla modernizzazione di queste aziende nel nostro Paese. In altre parole, gli italiani nella Repubblica Dominicana hanno sofferto la dittaturae la repressione insieme alle loro aziende. Unaltro caso è stato quello della famiglia Pellerano e del quotidiano “Listín Diario”. Durante la dittatura di Ulises Heureaux, terminata nel 1899, Arturo Pellerano fu imprigionato più volte. Anche nel 1930, durante la dittatura, la stessa sorte toccò al figlio di Pellerano, che fu imprigionato con l'accusa di aver violato la legge sulla stampa. Il quotidiano “Listín Diario” è un riferimento culturale nel nostro Paese e ha avuto la collaborazione di pensatori come Eugenio María de Hostos nel 1990. A livello politico e militare, Juan Bautista Cambiaso è stato il fondatore della Marina Dominicana. Anche un soldato italiano che partecipò alla guerra del '65, Ilio Capozzi, fu incaricato da Trujillo di creare il corpo degli "uomini rana". Allo scoppio della guerra, nell'aprile del 1965, Capozzi ebbe un ruolo rilevante e partecipò al fianco di Caamaño e MontesArache agli scontri al Ponte Duarte. Nel periodo 1922-1924, Juan Bautista Vicini Burgos assunse la carica di Presidente provvisorio della Repubblica Dominicana, durante l'occupazione militare americana. Suo padre era proprietario di zuccherifici. Durante il suo governo sono state apportate riforme alla Costituzione e lui portò a termine la sua missione di organizzare il governo per la successione del presidente, consegnando la Guardia presidenziale a Horacio Vásquez. Come si vede, questa è stata una minima parte di tutta l'eredità e dei contributi che gli italiani hanno avuto nella vita pubblica, economica e politica della Repubblica Dominicana. Non ho intenzione di dire molto, perché non abbiamo molto tempo, quindi passerò la parola a Forestieri.”

Luis Pérez, Direttore delle Relazioni Pubbliche dell’UASD:

“Il Maestro Modesto Encarnacion, Direttore della Biblioteca "Pedro Mir", ci ha fornito in modo sintetico alcuni elementi fondamentali della cultura italiana. Permettetemi di salutare il Maestro Modesto e, con il suo permesso e quello del Maestro Marco Forestieri, il dottor Tony Raful Tejada, anch'egli legato a questa conferenza, a questo discorso, a questo incontro culturale. Tuttavia, prima di Forestieri, mi permetta, signor direttore della Biblioteca, di mostrare a tutti noi un video di presentazione che è stato preparato per conto dell'Ambasciata italiana, con il messaggio di Sua Eccellenza Andrea Canepari, Ambasciatore d'Italia nella Repubblica Dominicana. Continui, signora Flavia, con il video. Continuiamo a ringraziare ognuno degli insegnanti che ci hanno messo in contatto con lo scopo di conoscere questa cultura, che cos'è l'eredità italiana per ognuno di noi nella Repubblica Dominicana e in questo scambio con l'UASD. Siamo ora pronti con il video di Sua Eccellenza l'Ambasciatore.”

Segue video intervento di Andrea Canepari, Ambasciatore italiano a Santo Domingo: “Buonpomeriggio, vorreiringraziare l'UniversitàAutonoma diSanto Domingo per questaimportante presentazione dellibro sull'eredità italiana nellaRepubblicaDominicana. È importantecapire lastoria e i legami tra i due Paesi e le molte relazioni storiche, politiche, economiche, culturali... in tutti i settoricome l'architettura, lo sviluppo agricolo e la musica. Ora, grazie airicercatoriche hanno scritto questo libro, possiamo capire l'importanza delle relazioni tra idue Paesi. Per questa serata diamicizia

e cultura ringrazio il dottor Antonio Medina, vicedirettore dell'UASD e la dottoressa Emma Polanco, Magnifico Rettore. Ringrazio anche il Direttore della Biblioteca "Pedro Mir", Modesto Encarnacion e il professor Marco Forestieri per aver parlato degli importanti legami tra storia e futuro che si possono cogliere in questo libro sul patrimonio culturale italiano qui. Credo sia importante riflettere sulla storia, capire i legamiper costruire nuove opportunità per inostriPaesi. Parlareoggi in uncentro di ricerca così importante, come l'Università Autonoma di Santo Domingo, è una chiave per creare nuove opportunità tra i due Paesi in futuro. Vi auguro di apprezzare il libro e il resto del materiale virtuale: i cartoni animati ispirati al libro e i video della storia tra i due Paesi con bellissime immagini dell'Italia e della Repubblica Dominicana sul sito “ciaosantodomingo.com”. Vi ringrazio molto per questa serata di amicizia e spero che tutti possano apprezzare il libro e le attività culturali dell'Ambasciata d'Italia e dell'Università Autonoma di Santo Domingo. Grazie di cuore.”

Luis Pérez, Direttore delle Relazioni Pubbliche dell’UASD:

“Sua Eccellenza Andrea Canepari, Ambasciatore d'Italia in Repubblica Dominicana, in questo video per ognuno di noi. È il momento di presentare alcuni dettagli della cultura italiana. Signore e signori, è un grande privilegio avere con noi Marcos Forestieri, professore dell'Università Autonoma di Santo Domingo, Facoltà di Lettere e Filosofia.

Marcos Forestieri, Docente presso la Scuola di Storia dell’UASD:

“Grazie mille Maestro Luis Perez. Saluto il pubblico che è qui con noi questo pomeriggio. Indubbiamente i processi migratori, se gestiti correttamente, possono essere un fattore di crescita e sviluppo per le nazioni che li accolgono. La società dominicana che conosciamo oggi è stata in gran parte plasmata culturalmente dal contributo di immigrati provenienti da diverse regioni. Tra questi, la popolazione italiana rappresenta una delle più importantiper l'impatto che la sua presenza ha avuto sullo sviluppo nazionale. Che lo si voglia riconoscere o meno, siamo stati legati all'Italia fin dal momento in cui la nostra isola è stata costituita nel 1492. Siamo stati il primo insediamento

permanente di uno Stato europeo nel nuovo mondo. Non dimentichiamo la controversa figura del geniale navigatore genovese Cristoforo Colombo che, utilizzando le mappe del celebre astronomo, cosmografo e matematico fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli, e ispirato dall'opera "Il Milione" dell'indimenticabile Marco Polo, l'avventuroso viaggiatore veneziano, osò realizzare una nuova rotta di navigazione intorno al mondo verso ovest con l'obiettivo di raggiungere le ricche coste del Cipango, l'arcipelago giapponese e l'antica Cina. Il suo errore e la sua perseveranza lo portarono in queste terre e nulla sarebbe stato più come prima. Da quel momento in poi, credo che non ci sia aspetto rilevante della vita del nostro Paese in cui gli italiani non siano stati presenti, in un modo o nell'altro. L'istruzione, la religione, l'indipendenza e le lotte politiche, l'arte, la scienza, la tecnologia, il turismo, la cucina, il cibo, le opere di ingegneria, la moda, ecc. Abbiamo la più grande e prospera colonia italiana di tutta l'area caraibica. D'altra parte, l'Italia è stata destinataria di oltre 10.000 migranti dominicani, molti dei quali già cittadini italiani da molti anni, che hanno sposato uomini e donne italiani, e altri risiedono stabilmente nella penisola. Vi hanno messo radici, hanno raggiunto un certo livello in termini di qualità della vita e contribuiscono - insieme a tutta la diaspora dominicana, in particolare quella statunitense - a inviare rimesse che permettono a migliaia di famiglie del nostro Paesedimantenersi. Mirendo conto chequestastoriadireciproco vantaggio deveessere incrementata e rafforzata. Per quanto riguarda la presenza italiana e i suoi contributi nei diversi processi storici della nostra nazione, possiamo citare i seguenti. In primo luogo, farò brevemente riferimento alla colonizzazione. Nel1493 Cristoforo Colombo tornò a compiere ilsuo secondo viaggio con ungruppo in cui gli storici hanno considerato risultassero tra le 1200 e le 1500 persone. All'interno di questo gruppo vi era un contingente di origine italiana, tra cui Diego Colon, Miguel Cuneo, Antonio Calabrese, Nicolas de Gaeta, Juan Griego, Luis de Saona, che in realtà è Luis de Savona, ma assume il cognome "Saona" ispirato da Colon quando costeggia l'isola di Saona e la nomina in onore dell'amico. Ci sono altri personaggi che ometto per motivi di tempo. Sarebbero tutti fondatori della prima città europea nel nuovo mondo che tutti conoscete, la famosa "Villa de la Isabela" e anche testimoni di molti dei conflitti che sarebbero seguiti. Seguirono poi una serie di cronisti, tra cui Gerolamo Benzoni che visse qui dopo essersi ritirato dalla terraferma. Pedro Mártir de Anglería, in realtà si chiamava Pietro Martire d'Anghiera e fu uno dei più grandi cronisti al servizio della Corte spagnola, il quale, pur non avendo mai visitato il nuovo mondo, ebbe contatti di prima mano attraverso le interviste che fece a tutti coloro che arrivavano, fossero essi soldati, marinai, navigatori, ecc. Poi abbiamo il grande Amerigo Vespucci, il grande cartografo italiano che realizzò le prime mappe dettagliate del continente e scoprì, rendendosene conto, l'errore che Cristoforo aveva commesso. In ambito religioso, come voi stessi avete già ricordato, arrivò qui - nel 1519 - l'umanista, cronista e scrittore rinascimentale italiano Alessandro Geraldini, che aveva ricoperto importanti

incarichi alla corte dei re cattolici. All’epoca l'isola era il capitanato, aveva lo status di capitanato generale di Santo Domingo de Guzmán e il vescovo, anche cronista rinascimentale italiano, era responsabile di tutte le bevande consumate dai re. Può sembrare una cosa sciocca e insignificante essere responsabile delle bevande, ma in realtà si trattava di un lavoro estremamente rischioso perché doveva assaggiare in anticipo tutto ciò che i re consumavano per paura di essere avvelenati. Divenne poi precettore degli infanti, in particolare di Caterina d'Aragona, che in seguito avrebbe sposato il re d'Inghilterra. In seguito finì per diventare cappellano maggiore, prima di essere inviato come primo vescovo delle Americhe. Qui, nella nostra amata città di Santo Domingo de Guzmán, diventa un grande promotore, colui che avvia, colui che chiede la costruzione della prima Cattedrale d'America conosciuta come Santa Maria de la Encarnacion o dell'Annunciazione e, come ha giustamente sottolineato il Maestro, entra in conflitto con l'opprimente regime delle encomiendas e lo denuncia attraverso la sua corrispondenza con il papato. C'è molto da dire sulle lotte per l'indipendenza. Nell'aprile del 1844, due italiani di origine genovese, Juan Bautista Cambiaso e Juan Bautista Maggiolo, entrambi marinai ed entrambi genovesi, dediti al commercio e giunti nel Paese già da diversi anni, misero le loro navi al servizio del programma indipendentista, improvvisandosi brigantini, allora impegnati nell'importazione e nell’esportazione di prodotti come il cacao, i legni pregiati e il caffè, molto preziosi non solo in Italia, ma anche in Europa. In modo distaccato, si identificarono pienamente con il movimento indipendentista ideato da Juan Pablo Duarte e da quel gruppo di giovani di mentalità liberale. Si trattava di bei membri della borghesia, di diversi strati o livelli che senza saperlo diedero vita alla Marina, che fu vittoriosa contro le forze haitiane in diverse battaglie navali. La prima e più famosa, come sapete, ebbe luogo nell'aprile del 1844, la famosa battaglia di Tortuguero. Poi abbiamo la cosiddetta "Età della Francia" a Santo Domingo, che iniziò formalmente con ilTrattato diBasilea nel1795 e durò fino al1809. Durante questo periodo, una parte dell'esercito napoleonico arrivò sull'isola sotto il comando del generale Lecrerc, cognato di Napoleone. Poi, quando lasciarono la colonia francese di Saint-Domingue, divenuta Repubblica di Haiti nel 1804, furono posti sotto il comando del generale Jean-Louis Ferrand. Poi c'è la creazione del Corpo degli "uomini rana" della Marina Militare, che è un'iniziativa iniziata nel 1957, ad opera delcittadino italiano MarcoTobia Sonzini, che suggerìall'allora Capo diStato Maggiore della Marina Dominicana, il Vice Ammiraglio Rafael Richardson Lightbourne, la creazione di un nuovo tipo di commando navale d'élite, simile al famoso gruppo noto come “Flotta X Mas” della Marina Militare Italiana, che fu il primo corpo di "uomini rana" al mondo. La “Flotta X Mas" aveva combattuto con successo contro la Marina britannica, distruggendo e neutralizzando importanti unità navali. Quindi, il viceammiraglio Richardson rivolse questa proposta a Trujillo e questi decise di dare il via libera. Così per questi scopi furono ingaggiati nel 1959 sette istruttori italiani, tutti combattenti di grande

esperienza. Tra questi c'era Vittorio Tudesco e il famosissimo Ilio - in realtà Elio - Capozzi, caduto nel tentativo di prendere il Palazzo Nazionale durante la Rivoluzione d'aprile. Fu un uomo molto amato dai rivoluzionari dominicani e dovrebbe essere onorato. È sepolto vicino a casa mia, nel cimitero di Avenida Independencia Questi istruttori avevano già prestato servizio nella “Flotta X Mas” e collaboravano anche con l'esercito italiano. A loro si aggiunsero Enzo Lobasto, Alberto Cortelleza, Mario Cresla e Benito Pambianchi, tutti appartenenti all'élite dei paracadutisti italiani, un'altra unità che dava filo da torcere sia agli inglesi che aineozelandesi nelle missionidiraid notturni lanciati in Nord Africa. Erano tutti maestri nel maneggio degli esplosivi, nelle tattiche di combattimento, nell'infiltrazione, ecc. L'ultimo era Elio Volpi, istruttore specializzato nel combattimento corpo a corpo, in particolare nel jujitsu. Infine, a lui si aggiunse lo specialista giapponese di judo e aikido, che ebbi il piacere di conoscere personalmente, Mamoru Matsunaga. Così, dal febbraio 1959 all'aprile 1965, questo gruppo di italianipromosse tregruppidi"uomini rana" che furono addestrati secondo i criteri severi e rigorosi delle unità inizialmente create in Italia. La prima classe si diplomò nell'ottobre del 1959, la seconda nel febbraio del 1964 e la terza - in procinto di diplomarsi - non poté fare la cerimonia di laurea a causa dello scoppio della rivoluzione. Poi ci furono le lotte contro la tirannia di Trujillo e tre domenicani di origine italiana parteciparono alla spedizione a Constanza, Maimón ed Estero Hondo nel 1959. A Constanza abbiamo Héctor Mateo Calcagno, "Mateito"; nello sbarco di Estero Hondo abbiamo Massimo Emilio Deolio e a Maimón ne abbiamo due, Ettore Emilio del Giudice Herrera e Eduardo Salvador Martinez Saviñon. Vorrei far notare che il cognome Saviñon è stato detto essere francese... non è francese. Saviñon è Savignone, un cognome genovese. Lì è stato castellanizzato in Saviñon. Più tardi, quando il tiranno Trujillo fu giustiziato, il generale Antonio Imbert Barrera, insieme all'altro eroe - che erano gli unici sopravvissuti all'esecuzione di Trujillo - si nascose nella casa del console italiano con l'intermediazione della famiglia Ranieri che li nascose per salvargli la vita. Il console ospitò anche Guido D'Alessandro, fondatore insieme a Manolo Tavarez del “Movimento 14 giugno”. Anni dopo sarebbe stato anche il fondatore del Partito Rivoluzionario Cristiano Sociale. Per quanto riguarda l'educazione, da 87 anni abbiamo qui la presenza dei Salesiani, un'istituzione, un ordine, molto amato dal popolo domenicano, che ha contribuito all'educazione, alla giustizia e al miglioramento delle condizioni di vita del nostro popolo. Un'istituzione esemplare. Arriva poi il signor Rocco Cocchia. Già nel 1876 arrivò come vicario apostolico della diocesi di Santo Domingo, nonché delegato apostolico presso il governo dominicano, venezuelano e haitiano. Utilizzò sempre Santo Domingo come base. Molto preoccupato per la situazione politica, economica ed educativa, partì per l'Italia e sirecò aTorino, doveparlò personalmente conDonBosco, ilfondatoredellacongregazione salesiana, ed espresse i suoitimorie le sue preoccupazioni per la sorte diquella nazione, chiedendoglidi inviare

sacerdoti ed educatori per aiutare e contribuire al progresso del popolo. Don Bosco promise di farlo, ma poi una serie di difficoltà impedirono la costituzione della comunità. Fu nel 1934 che il primo gruppo di salesiani arrivò nel Paese con l'obiettivo di fondare una scuola professionale. Il progetto si concretizzò nel1935, con laScuola SalesianadiArtieMestieri, ilcuiprimo direttorefu padrePascual Trischetta. Qualche tempo dopo, la scuola fu trasferita nel quartiere di Maria Auxiliadora, che tutti conosciamo e che all'epoca era estremamente umile, richiedendo l'intervento di un gruppo di persone realmente dedite all'insegnamento, all'offerta di opportunità a questi giovani. Queste persone hanno trasformato questa scuola professionale nell'ormai famoso Istituto Tecnico Salesiano. Ma non è finita qui: a La Vega, nella regione del Cibao, è stato fondato l'Istituto Agronomico Salesiano. Un istituto di formazione agraria straordinario. La Scuola Agraria San Juan Bosco a Moca, l'Istituto Politecnico Industriale di Santiago, tutte queste istituzioni educative hanno contribuito in modo determinante al processo di sviluppo e così i modelli di gestione italiani, sia a livello nazionale che internazionale, l'intero ambiente in cui sono stati costruiti gli istituti agronomici, sono stati convertiti in zone industriali. Bisogna vederlo per crederci. Lì si sono formati agronomi nazionali e stranieri, ma anche tanta gente semplice delle campagne, a cui sono stati dati consigli e formazione. Tutta una serie di sacerdoti ed educatori italiani è passata di lì, molti di loro non hanno mai lasciato il Paese, sono morti e sono sepolti qui in diversi luoghi. Colgo anche l'occasione per ricordare, con grande affetto, il mio amico, Padre Rogelio Cruz della parrocchia di Cristo Rey, che, a mio avviso, ha svolto un lavoro di coscientizzazione esemplare, ma che è stato ingiustamente e abusivamente allontanato dall'ordine salesiano a causa di pressioni politiche. Nelle arti ci sono tante cose che potremmo dire: per esempio che ilprimo cinematografo, ilcinema, fuportato nellaRepubblicaDominicana dall'italiano Francesco Greco, con il primo apparecchio, il primo cinematografo, nel 1903 nella città di Puerto Plata. Nelle arti plastiche dominicane si possono citare maestri come Paul Giudicelli e Carlos Sangiovanni. L'opera di architettura e ingegneria... per favore, quel monumento, di una bellezza - a mio avvisoincomparabile, che è il più bel palazzo governativo. Ho vissuto in Brasile, in Messico, in Venezuela... ma secondo me il più bel palazzo governativo del continente americano è il nostro. Un capolavoro concepito da un ingegnere industriale italiano, Guido D'Alessandro, che sposa una dominicana, muore nel nostro Paese, ha problemi con Trujillo e dà lignaggio a tutta una famiglia D'Alessandro molto cara, come la cantante dominicana Gina D'Alessandro, che non vive più qui da molto tempo. Per favore, cosa dire del giornalismo. Il nostro mezzo giornalistico più importante - come ha detto il Maestro Encarnacion - il “Listín Diario”, è stato fondato da Arturo Pellerano Alfau, un discendente di italiani, e da tutta una serie di giornalisti che ho conosciuto, come Salvador Pittaluga, un altro che è stato anche ambasciatore e scrittore prolifico e Victor Grimaldi. Per quanto riguarda la scultura, il Maestro hagià menzionato la statua cheabbiamo nelParco Duarteinonore delnostro padrefondatore

Pablo Duarte. Abbiamo il busto di Duarte realizzato dal Maestro Rotellini. Come ha detto don Modesto, abbiamo anche la statua didon Gregorio Luperon, E non posso, per motividitempo, parlare di musica, balletto, opera. Per quanto riguarda il commercio, il Maestro Encarnacion ha citato una figura emblematica che è stata quella di Don Amadeo Barletta. La mia famiglia ha un legame molto speciale con Don Amadeo, perché noi Forestieri proveniamo dallo stesso paese, San Nicola Arcella in Calabria. La sua casa era di fronte alla nostra e lui era niente di più e niente di meno che il padrino di mio padre, un grande amico di mio nonno. Amadeo Barletta è un grande imprenditore italiano che è stato Console Generale d'Italia. Un magnifico uomo d'affari, molto famoso a Cuba, molto famoso nel nostro Paese e anche in Argentina, dove era un rappresentante della General Motors. In seguito, entrò in polemica con Trujillo e fece un gioco sporco, lo mandò via con l'accusa di aver cospirato contro di lui, di aver inviato denaro al guerrigliero Rafael Enrique Blanco, che si era sollevato contro Trujillo. Con questa terribile accusa fu condannato a quattro anni di carcere e se non fosse stato per le pressioni internazionali del governo americano e di Benito Mussolini, Dio solo sa se non sarebbe uscito vivo dal carcere. Quella società era la “Dominican Tobacco Company”, che voleva acquistare quella che sarebbe diventata la “Tasbacalera”, fondata da un altro italiano, Don Anselmo Copello. Quest'ultimo rilevò un'azienda a Santiago, sfruttando la fertilità della terra per la produzione di tabacco e fondò una società, prima nota come “La Habanera”, poi diventata “Compania Anonima Tabacalera”, che Trujillo voleva ovviamente acquisire. Allora anche Amedeo Barletta, che rappresentava la “Dominican Tobacco Company”, spingeva e gli sbarrava la strada, ma per raggiungere i suoi obiettivi dovette aprire un fascicolo contro di lui e ci riuscì, perché, se non ricordo male, don Amedeo aveva effettivamente contribuito alla rivolta di “Enrique Blanco”. Aquanto pare, i soldi erano già stati sborsati per uscire da questo odioso regime che aveva fatto tanti danni al Paese, non solo ai dominicani, ma anche a molti altri gruppi etnici. Per quanto riguarda il commercio, mi limito a citare commercianti, imprenditori, con una visione straordinaria, famiglie come i Bonetti, i Vicini, i Barletta, i Ranieri, la mia famiglia, i Forestieri. Mio zio, il mio bisnonno, non lo conoscevo, ma ho le foto di mio zio Josè Forestieri. Arrivò qui alla fine del XIX secolo e si dedicò all'acquisto di cacao, caffè e altri prodotti dominicani di grande valore sui mercati europei e poi si dedicò all'importazione e all'esportazione di alcuni prodotti. In sostanza, cosa ne sarebbe del nostro Paese se togliessimo l'arrivo di una famiglia come quella dei Vicini nella seconda metà del XIX secolo? Juan Bautista Vicini Cánepa, è stato il patriarca di quella che diventerà la più importante e ricca famiglia italo-dominicana del nostro Paese, di trascendenza internazionale, una delle più ricche di tutto il continente americano, proprietaria di numerosi zuccherifici e imprese. Tra queste, l'ex “Metaldom”, la più importante azienda metallurgica dei Caraibi. Quest'uomo della famiglia Vicini, che se non sbaglio aveva anche una parentela con la famiglia Cambiaso, arriva nel Paese lavorando, risparmia,

inizia a investire comprando proprietà e poi si rende conto del boom che sta arrivando nell'industria dello zucchero e comincia a fare prestiti al governo dominicano talmente importanti che lo stesso Ulises Heureaux, in un alterco avuto con Juan Bautista Vicini, manda a chiamare Eugenio María de Hostos che gli dice di essere un giovane di grande valore, ma che non avrebbe dovuto confrontarsi con una personalità come Juan Bautista Vicini perché quello era l'uomo del denaro, che gli fa prestiti, che fornisce liquidità al governo, che avrebbe dovuto smetterla. Questo ci dà la misura dell'importanza che quest'uomo assunse nella vita nazionale, diventando anche un finanziatore dialtri investitori stranieri, tra cui, alla fine, molti decisero di andarsene quando i prezzi calarono o perché non fecero bene e non seppero gestire, e dovettero poi consegnare le loro terre date in garanzia al signor Vicini, che iniziò quindi a disporre e coltivare una quantità impressionante di terreni. Quindi, signori, non voglio esaurirvi. Mi fermo qui. Credo che abbiamo fornito più o meno una panoramica. Ci sono ancora molte cose da vedere, tra cui la formazione dei vigili del fuoco, l'alimentazione e le assicurazioni, dove abbiamo la prima donna assicuratrice della Repubblica Dominicana, un'attività che ha costruito con molti sacrifici. Insomma, ci sono molti imprenditori e questa colonia si è distinta per essere estremamente laboriosa, umile, legata alle persone che l’accoglie, sposando cittadini, facendo figli e non abbandonandoli. In sostanza concludo il mio intervento. Se avete domande, sono pronto a rispondere e mi scuso se ho deciso di fermarmi perché non è mia intenzione saturarvi. Abbiamo un'opera magnifica che è già motivo di orgoglio per tutti noi. È un riconoscimento che era stato dimenticato, non necessariamente dal popolo dominicano. Molti intellettuali, quando ci siamo incontrati, hanno discusso proprio di questo e per fortuna abbiamo il dottor Andrea Canepari, un ambasciatore che sta facendo un ottimo lavoro alla guida dell'Ambasciata Italiana. È un uomo molto dinamico e attivo, che vuole davvero rafforzare i legami tra i popoli. Un abbraccio, un bacio e grazie per l'opportunità di essere qui con voi. Resto a vostra disposizione.”

Luis Pérez, Direttore delle Relazioni Pubbliche dell’UASD:

“Grazie Marco Forestieri, professore della Scuola di Storia e Antropologia della Facoltà di Lettere e Filosofia della nostra Università Autonoma di Santo Domingo, un grande privilegio. Possiamo passare molto tempo ad ascoltare tutta questa storia, ad ascoltare tutta questa conoscenza che è senza dubbio ciò che crea questa cultura, questo multiculturalismo tra la Repubblica Dominicana e l'Italia. Speriamo di averla di nuovo con noi, Maestro, in un incontro come questo, virtuale o di persona, in modo da poter esprimere in lei tutte queste conoscenze e che lei possa fornircele. Anome dell'UASD, la ringrazio per averne fatto parte. Grazie a tutti per l’attenzione.”

1.6 Presentazione presso Universidad Nacional Pedro Henriquez Ureña (UNPHU). [Lingua originale: spagnolo. Traduzione di cortesia: italiano]

Volume “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Storia, Architettura, Economia e Società”.

A cura di Andrea Canepari.

Edizione italiana e spagnola pubblicate da Allemandi, 2021. Edizione americana pubblicata da Saint Joseph’s University Press, 2021.

17 settembre 2021

Universidad Nacional Pedro Henriquez Ureña (UNPHU)

Santo Domingo, Repubblica Dominicana

INTERVENTI:

 Heidi De Moya, Direttrice della Scuola di Architettura e Urbanismo - (UNPHU)

 Mizoocky Mota, Architetta urbanista e Coordinatrice Generale della Scuola di Architettura e Urbanismo - (UNPHU)

 Esteban Prieto, Architetto, Ricercatore e Professore - (UNPHU)

 Gustavo Luis Moré, Architetto - (UNPHU)

 Julia Vicioso, Architetta, Storica e Diplomatica

 Omar Rancier, Decano della Facoltà di Architettura e Arte (UNPHU)

 Elizabeth Severino, Coordinatrice della Direzione Esperienze Istituzionali e Gestione Laureati

 Rocío Aguiló, Coordinatrice della Direzione Esperienze Istituzionali e Gestione Laureati

Heidi De Moya, Direttrice della Scuola di Architettura e Urbanismo - (UNPHU):

“Buon pomeriggio a tutti e benvenuti a questo evento che siamo davvero entusiasti di condividere con voi, studenti, laureati e pubblico in generale. È un piacere, come Direttrice della Scuola di Architettura e Urbanismo dell'Università Nazionale Pedro Enriquez Ureña, darvi il benvenuto insieme ai nostri relatori di oggi. Tra loro, abbiamo l'onore di ospitare alcuni ex studenti che rappresentano un immenso motivo di orgoglio per la nostra scuola: l'architetto Gustavo Moré, l'architetta Mizoocky Mota, l'architetto Esteban Prieto e l'architetta Julia Vicioso. Vi ringraziamo sinceramente per essere parte di questo evento e per aver accolto con entusiasmo il nostro invito a partecipare a questo webinar su "L'eredità italiana nell'architettura dominicana". Grazie di cuore e benvenuti a tutti. Ora cedo la parola al nostro Decano, l'architetto Omar Rancier, che introdurrà l'evento.”

Omar Rancier, Decano della Facoltà di Architettura e Arte (UNPHU):

“Grazie, Heidi. L'iniziativa del libro sull’eredità italiana nella Repubblica Dominicana rappresenta senza dubbio una splendida idea, frutto della visione dell'ambasciatore Andrea Canepari e dell'Ambasciata d'Italia. Con loro, l'Università Nazionale Pedro Enriquez Ureña ha coltivato ottimi rapporti, in particolare attraverso la Facoltà di Architettura e Arte, e le sue scuole di Architettura, Urbanismo e Design. Abbiamo avuto il piacere di partecipare a vari eventi organizzati con professori italiani invitati dall'ambasciatore Canepari. La scelta di includere un capitolo dedicato all'architettura in questo magnifico volume, suddividendo l'argomento tra architettura coloniale e moderna, ci è sembrata particolarmente significativa, soprattutto perché molti degli autori dei saggi sono nostri illustri ex studenti. Julia Vicioso ed Esteban Prieto hanno contribuito alla parte coloniale con approfondimenti sull'Alcázar e la Cattedrale, mentre Gustavo Moré, nella sezione moderna, ha tracciato un ricco e dettagliato quadro degli architetti con legami all’Italia. Questo ci ha riportato alla mente un tema a noi molto caro: l'“Asse Italia”, un argomento fortemente promosso da Plácido Piña, che considerava questo legame uno dei principali contributi della Scuola diArchitettura della UASD in quel periodo. Tale asse bilanciava l'influenza delle scuole di architettura nordamericane, maggiormente presenti all'epoca attraverso figure come Caro e Pedro Alfonso nella Scuola di Architettura della UNPHU. Mizoocky Mota, invece, offre una riflessione su un progetto che si può definire come una postmodernità caraibica ad Altos de Chavón. Oggi, siamo davvero felici di accogliere, a nome della Facoltà di Architettura e Arte, questi prestigiosi ex allievi e di ringraziare l’Ambasciata Italiana eAndrea Canepariper aver offerto aquestiprofessionisti, formatisi nelle nostre

aule, l'opportunità di partecipare a una pubblicazione così straordinaria. Complimenti a tutti e buon proseguimento con questo interessante dibattito. Grazie mille.”

Mizoocky Mota, Architetta urbanista e Coordinatrice Generale della Scuola di Architettura e Urbanismo - (UNPHU):

“Molte grazie, signor Decano. Ora cederemo la parola alla Coordinatrice Generale dei Laureati, che ha collaborato strettamente con la Scuola di Architettura e Urbanismo della Facoltà diArchitettura e Arti nell'organizzazione di questo evento. Ate la parola, Rocío.”

Rocío Aguiló, Coordinatrice della Direzione Esperienze Istituzionali e Gestione

Laureati:

“Buon pomeriggio a tutti. Ancora una volta, esprimiamo con grande orgoglio, dalla Direzione EsperienzeIstituzionalieGestionedeiLaureati, il nostro apprezzamento.Ioela miacollegaElizabeth Severino siamo davvero grati per l'opportunità di partecipare a questo evento, in cui celebriamo il prezioso contributo dei nostri ex studenti, messo in luce nel volume L'eredità italiana nella cultura dominicana. Elizabeth vi presenterà ora una breve panoramica su ciascuno degli autori.”

Elizabeth Severino, Coordinatrice della Direzione Esperienze Istituzionali e Gestione

Laureati:

“Buon pomeriggio a tutti. Faremo una breve presentazione di ciascuno degli autori, iniziando con l'architetto Gustavo Moré. È un architetto laureato presso l'UNPHU, con una specializzazione nel restauro di monumenti. Ha vinto numerosi concorsi di design architettonico e urbano e ha realizzato opere di grande rilevanza sia nel settore pubblico che privato. È autore di diversi libri premiati nel campo dell'architettura nel Grande Caribe e nella Repubblica Dominicana. Proseguiamo con l'architetta Mizoocky Mota, architetta urbanista laureata all'UNPHU, che è anche docente universitaria e Coordinatrice Generale della nostra Scuola di Architettura e Urbanismo. È, inoltre, ricercatrice e appassionata di temi legati alla pianificazione, alla resilienza umana e alla sostenibilità, e vanta una notevole esperienza in materia di Pianificazione Territoriale presso la Direzione Generale di Pianificazione e Sviluppo Territoriale della Repubblica Dominicana. Continuando, abbiamo l'architetto Esteban Prieto, architetto, ricercatore e docente universitario specializzato in conservazione architettonica, laureato presso l'UNPHU con un Master in Conservazione di Monumenti. Ha restaurato numerosi edifici nella Zona Coloniale di Santo Domingo e ha lavorato su variprogettipubblicatiriguardanti l'architettura indigena, vernacolare e popolare, fortificazionie altri temi. Infine, concludiamo con l'architetta Julia Vicioso, anch'essa laureata all'UNPHU e la prima a presentare una tesi sulla storia dell'architettura. È storica e diplomatica, e possiede un master e un

dottorato in Storia, Conservazione di Monumenti, oltre a una specializzazione in paleografia diplomatica e archivistica. Ancora una volta, benvenuti a tutti e speriamo che questo incontro sia di grande valore per tutti noi. Benvenuti.”

Gustavo Luis Moré, Architetto - (UNPHU):

“(Presenta il PDF del libro) Bene, vi ringrazio di cuore, in particolare Esteban, che mi ha contattato per invitarmi a collaborare a questo progetto. È stato davvero un grande piacere per me approfondire un tema che, fino a poco tempo fa, era rimasto in sospeso nel nostro paese. Noi architetti che ci siamo dedicatia lavorare con l'architettura avevamo questo importante argomento sulle affiliazioni culturali dei dominicani che hanno vissuto all'estero. L'opportunità di stilare un elenco il più esaustivo possibile di tutte le persone che abbiamo dovuto riconoscere è stata fondamentale, non solo grazie alle nostre precedenti ricerche, ma anche per le informazioni fornite da coloro che abbiamo intervistato. Credo che quasi tutte le persone menzionate nell'articolo che sono ancora in vita siano state intervistate, e i dati che ci hanno fornito sono stati estremamente preziosi, poiché non abbiamo parlato solo delle loro vite personali in Italia, ma anche delle orientazioni accademiche e critiche che erano attive in ogni periodo incuiquestidominicani sitrovavano lì. Inoltre, cisiamo concentratisugli autori italiani che in quel momento esercitavano la maggiore influenza su di loro e sugli altri. Questo è stato fondamentale. È possibile, ne sono certo, che ci siano sfuggiti alcuni nomi, ma speriamo di continuare con la ricerca. Vi informo che noi facciamo parte della rivista Archivos de Arquitectura Dominicana e stavamo aspettando l'uscita del libro per poterlo presentare nella rivista con una maggiore quantità di grafici e con possibili edizioni che possano completare l'approfondimento. Solitamente non leggo le conferenze che tengo, ma in questo caso oggi ho letto le prime due pagine dell'articolo e mi piacerebbe che voi mi permetteste di condividerle, per favore, perché credo che vi sia un buon riassunto in esse. All'interno dell'articolo ci sono vari blocchi. Iniziamo con uno che affronta ilcontesto culturale internazionale: cosa stava accadendo nel mondo dopo la Seconda Guerra Mondiale?L'architettura nell'Italia deldopoguerraè il punto dipartenza, poiché è in quelperiodo che i dominicani cominciano a iscriversi e a frequentare master, e alcuni di loro addirittura a conseguire lauree complete in Italia. Cosa stava succedendo nella formazione universitaria locale in quel momento? Qual era il contrasto? E come poteva una scuola del Caribe dominicano, in mezzo a una dittatura, in qualche modo compensare o preparare gli studenti di architettura locale rispetto a quanto stava accadendo all'estero? Infine, voglio menzionare qualcosa che ha segnato la storia: la configurazione dell'“Asse Italia”. L'“Asse Italia” è un termine che il nostro collega Plácido Piña ha utilizzato probabilmente 30o 40 anni fa per identificare il gruppo di studenti dominicani che, durante quei primi, diciamo, 20 anni dagli anni '50 ai '70 andarono a studiare in Italia. Infatti,

costituirono nella Repubblica Dominicana, senza rendersene conto, una forza culturale molto significativa, nonsolo come docenti, ma anche grazie alle loro esperienze nelle aule e nelle istituzioni in cui operavano. (Comincia a leggere un estratto del libro; p. 289) Erano gli anni del dopoguerra, un periodo in cui le forze dell'Occidente si ricomponevano. Gli Stati Uniti d'America vivevano la gloria del vincitore e esercitavano un forte impatto sulla cultura globale. I grandi maestri internazionali come Frank Lloyd Wright, Le Corbusier e Mies van der Rohe realizzavano le loro ultime opere, aprendo la strada a figure come Eero Saarinen, Louis Kahn, SOM (Skidmore, Owings and Merrill), Paul Rudolph eAldo van Eyck. Si avvertiva l'atteggiamento rivoluzionario che sarebbe esploso negli anni Sessanta congruppicome ilTeam X eArchigram, e poco dopo con le straordinarie opere di Foster, Piano e Rogers (ad esempio, il Musée Pompidou). Fin dai Cinquanta, si assisteva all'emergere dell'America Latina e alla sua esposizione al Museum of Modern Art: Niemeyer, Costa, Villanueva, Barragán, RamírezVázquez, Romanach, Bermúdez, Vegas, Salmona, Zabludovsky, Testa e molti altri. Erano anni di grande intensità culturale e di profondi cambiamenti politici, durante i quali emergeva quel «si vale tutto» che sembra prevalere oggi. L'Italia visse una rinascita senza precedenti dell'architettura moderna, questa volta in sinergia con l'ingegneria. Pier Luigi Nervi si distingueva come progettista strutturale in una dimensione in cui architettura, ingegneria e costruzione sembravano fondersi in un'unica disciplina. I suoi progetti esaltarono le Olimpiadi di Roma del 1960, trasformando Torino e altre città che ospitarono le sue eleganti e sorprendenti strutture. Altri autori si distinguevano con le loro opere squisite: Franco Albini, il cui edificio della Rinascente a Roma deliziava molti; Giovanni Michelucci, il celebre fiorentino autore della Chiesa dell’Autostrada delSole; il visionario Carlo Scarpa, veneto di fama universale, con la sua architettura dettagliatae ilsuo designdiraffinato gusto.Erano gliannidelrisveglio deldesign industriale italiano, di quel design così concentrato a Milano, legato a marchi come Flos, Artemide, Cassina, Poltrona Frau, iGuzziniealtriancora.Secondoquanto riporta larivista monografica «2G», n. 15(«Architettura italiana del dopoguerra 1944-1960»), edita da Luca Molinari e Paolo Scrivano: «Dopo le particolarità subite dall'introduzione del movimento moderno nell'Italia fascista, la produzione architettonica del paese rinasce dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il movimento moderno si combina con una visione più locale, legata a una tradizione storica di grande peso e alla costruzione in città storiche molto consolidate. In questi anni, l'Italia diventa un baluardo dell'architettura moderna mondiale, preparando ilterreno pertuttelesuccessivecontribuzionidiportataglobaledapartedeiteoriciitaliani deglianni '70». Ineffetti, sostengo che l'Italiasia statauno deipaesiche, neglianni '80, ha abbracciato un cambiamento nella sua politica culturale che le era proprio. In Italia, la storia non ha mai smesso di essere presente. (Continua a leggere l'estratto del libro) «Edifici per firme commerciali, complessi residenziali, edifici pubblici di architetti come Ernesto N. Rogers e il suo gruppo BBPR, Gardella,

Moretti, Ridolfi, Quaroni, Albini, Figini-Pollini e Michelucci, insieme alla forza di un design italiano esportato in tutto il mondo e al potere della stampa specializzata italiana come mezzo di riflessione internazionale, rendono questa fase dell'architettura italiana uno degli episodi più fruttuosi dell'architettura europea della seconda metà del XX secolo. Opere significative come la torre Velasca di BBPR, l'edificio residenziale "Girasole" di Moretti e i quartieri residenziali di Ridolfi, Albini e Figini-Pollini». Questo paragrafo contiene, in modo molto concentrato, precisamenteciò cheabbiamo annunciato nei paragrafi precedenti. (Continua a leggere l'estratto del libro) Tale è il panorama in Italia. In una realtà parallela, la Repubblica Dominicana iniziava il regime trujillista; alcuni italiani presenti nel paese si distinguevano in vari ambiti. Alfredo Scaroina aveva già partecipato decenni prima a diverse opere pubbliche, tra cui il Municipio di San Cristóbal. Amedeo Campagna (1893), originario diSanta Domenica Talao e che probabilmente aveva studiato ingegneria a Napoli, si stabilì e realizzò opere a Santiago e Puerto Plata. Nel 1927 si trasferì a Montecristi l'ingegnere Guido D'Alessandro Lombardi, che realizzò molte opere significative durante l'era, tra cui il notevole Palazzo Nazionale del Governo; nel 1927 si unì anche all'ingegnere Angelina l'ingegnere Baldassare Guaschino (1950), che installò la funivia sul fiume Higuamo e si occupò di opere infrastrutturali. Verso il 1950, quando iniziamo questa storia, mancavano ancora 11 anni alla conclusione del periodo noto come l'Era di Trujillo. I giovani con aspirazioni architettoniche non avevano altra alternativa se non quella di frequentare le aule dell'Università di Santo Domingo e conseguire il titolo di Ingegnere Architetto, come si intendeva all'epoca, fino a quando il piano di studi non fu modificato dopo il Movimento Riformatore del 1965. Solo nel 1966 venne fondata l'Università Nazionale Pedro Henríquez Ureña (UNPHU), poiché l'unica opzione esistente era l'Università di Santo Domingo (USD), poi conosciuta come UASD. Alla morte di Trujillo, avvenuta il 30 maggio 1961, il dottor

Joaquín Salazar era l'ambasciatore dominicano a Roma e riuscì a guidare con successo le difficili fasi della transizione. In quel periodo, l'Italia si distingueva già come un'icona dell'architettura del dopoguerra a livello mondiale. Pensare all'architettura e all'Italia sembrava un'equazione inevitabile. Le scuole di Roma e Milano erano di grande prestigio, poiché ospitavano il meglio del corpo docente del design italiano. Così iniziò questo pellegrinaggio di giovani dominicani nelle accademie italiane. Rafael Calventi fu il primo a rompere il ghiaccio; come affermava l'architetto Manuel Salvador Gautier: «Calventi non era mai tranquillo, era molto inquieto e riusciva a ottenere ciò che si proponeva». Aquesto spirito dobbiamo la rottura e il trasferimento del primo dominicano nelle aule italiane, un percorso che si è ripetuto decine di volte nei quasi settant'anni successivi. Di seguito, è stata redatta una lista sequenziale e cronologica degli studenti dominicani nelle accademie italiane di architettura. L'elenco sembra essere completo, ma potrebbe non esserlo. Ciò che è interessante è - e qui voglio condividere una serie di criteri - il flusso di studenti e l'alternanza delle sedi. Inizialmente

Roma, e successivamente Firenze, Venezia e Milano. Il ruolo di grande rilevanza, sia nella sfera pubblica che nella pratica privata, di molti di coloro che si sono formati in Italia al loro ritorno nella RepubblicaDominicana. È difficileaffermarlo concertezza, maanostroavviso,tratuttele migrazioni studentesche avvenute nella Repubblica Dominicana, non sembra esserci un'altra che abbia avuto un'influenza così significativa sulla cultura locale come quella italiana, fino al fiorire di Barcellona come meta dopo gli eventi del 1992. E quest'ultima è ancora da dimostrare. È stato frequente denominare questo flusso «L'Asse Italia», riferendosi in realtà alla prima ondata di studenti che si recò numerosa a La Sapienza di Roma. Ma vedremo che questo appellativo si adatta bene a tutto. Il resto del catalogo di figure qui brevemente presentate inizia proprio con Calventi. Calventi è stato un architetto non solo formato a Roma, ma ha anche lavorato nello studio di Marcel Breuer e Ieoh Ming Pei. Ha avuto una formazione accademica molto stimolante, e noi abbiamo avuto l'opportunità di condividere con lui giornate di lavoro nella sua officina - sarete d'accordo con me. Credo che abbia, soprattutto nell'architettura dagli anni '60 agli anni '80, molte delle opere più significative dell'architettura contemporanea dominicana. Voglio solo menzionare il Banco Centrale della Repubblica Dominicana, che ha vinto un concorso di design al momento della sua visita. Anselmo Brache, che anche lui andò a Roma, fu allievo di La Sapienza; al suo arrivo in Italia, l'ambasciatore era César Piña Barinas. Sono riuscito a scoprire quali furono gli ambasciatori dominicani presenti in Italia in quei periodi. È interessante avere anche questa connessione. Víctor Bisonó Pichardo, anch’egli romano, trascorse quegli anni a Roma e realizzò opere di non grande scala, ma di notevole qualità. Manuel Salvador de Pie, come ho già accennato, recentemente scomparso, è probabilmente l’architetto più completo e versatile che abbia mai frequentato l’Italia per la Repubblica Dominicana. Era un grande designer, un grande scrittore, un grande critico, un grande funzionario pubblico e un grande decano. Inoltre, dopo aver raggiunto i suoi obiettivi in architettura, si dedicò alla letteratura, ottenendo numerosi premi. Tutti i riconoscimenti che si possono conseguire nella Repubblica Dominicana come scrittore sono stati vinti da lui. Erwin Cott fu socio di Gautier; per esempio, si occupò della Cattedrale - visibile a destra - che fu rielaborata nel progetto originale dall’architetto Pedro Mena. Il progetto fu originariamente vinto da Cott. Manuel Polanco è un architetto di grande esperienza, con un'opera molto ampia, che continua a esercitare la professione; anche lui ha trascorso un periodo a Roma. Héctor Ramón Morales, di cui non siamo riusciti a scoprire molte informazioni, sappiamo però che non completò gli studi a La Sapienza. Leopoldo Franco, architetto, è un caso raro, davvero ammirevole, non è vero? È ancora in vita. Da lui abbiamo ottenuto moltissime informazioni, poiché arrivò a Roma nel 1961, quindi si colloca a cavallo tra gli anni Cinquanta e i Sessanta. Riuscì a fornirmi uno schema cronologico dei personaggi che erano attivi in quel periodo. Cristian Martínez era un architetto che ammiravo molto; realizzò opere di grande importanza, soprattutto durante gli

anni del governo del dottor Balaguer negli anni '70. Ad esempio, la Plaza de la Bandera a Luperón, la restaurazione e ristrutturazione del Parco dell'Indipendenza, e molte opere d'arte significative nell'aeroporto di Santo Domingo, nella Biblioteca Nazionale, ecc. Un architetto e artista di grande talento, ma purtroppo con un temperamento molto riservato. Nonostante i miei ripetuti tentativi, non sono riuscito a sedermi a parlare con lui. Se qualcuno di voi lo conosce, per favore digli di non essere così timido. Gianni Cavagliano Strozzi, figlio di Mario Cavagliano, un funzionario dominicano dell’ambasciata. Milán Lora ha recentemente presentato, e credo sia ancora in corso, una bellissima esposizione di acquerelli alla Casa di Teatro. È un artista straordinario e una persona incantevole. Ha molte opere, soprattutto nel settore turistico. È stato uno dei primi architetti della sua generazione che, insieme a GayVega, ha iniziato a progettare hotelper ilturismo, che oggicostituiscono una parte importante del paesaggio. Glauco Castellanos studiò arti a Firenze ed è stato anche un grande acquerellista, una persona di grande coraggio e grande talento artistico. César Iván Feris Iglesias è un professore di architettura del Rinascimento. A lui devo, in gran parte, la mia decisione di andare in Italia e la mia passione per gli architetti italiani, dal Rinascimento a oggi. Ha realizzato molte opere, soprattutto nelcampo musicale. È una persona affabile e molto accessibile. Spero dipoter approfittare della sua saggezza per molto tempo. Esteban (Prieto Vicioso) è qui con noi, e figura nella lista non perché sia molto anziano, ma perché è arrivato molto presto. Esteban ha realizzato un restauro per il suo dottorato a Roma. È stato uno dei nostri professori e, inoltre, un esempio di umanità, per il quale sono grato. Ricardo Domínguezèstato anch’eglia Roma. Coltempo, èdiventato direttoredell'Ufficio del Patrimonio Culturale a Santiago de los Caballeros. Bene, qui entriamo in un altro blocco della lista. Notate come ho parlato dell’alba della postmodernità, dell’Italia degli anni '80 e della Strada Novissima. Coloro che all’epoca già lavoravamo e studiavamo architettura ricorderemo l’importanza che ebbe quell’esposizione alla Biennale di Venezia, la Strada Novissima, che fu fondamentale nel dibattito a livello internazionale. Qui nasce anche un nodo fiorentino molto importante, soprattutto nel campo del restauro e della molteplicità universitaria locale. Proseguo con la lista. Apolinar Fernández De Castro, un architetto dominicano che ha studiato negli Stati Uniti e ha conseguito un dottorato a Firenze. Pedro Mena Lajara ha realizzato le modifiche alla Cattedrale di La Vega, basate sullasculturadiCotto. GabrielBáezRisk. CarmenAmeliaCastro,unabuonaamicache viveaFirenze e si è sposata con un italiano. È un’architetta laureata e sta lavorando lì. Qui ci sono io, di cui si è già parlato a sufficienza. Alfredo Marranzini, un mio compagno di corso; siamo partiti insieme per Firenze e abbiamo vissuto insieme lì. Bichara Khoury e Rosa Natalia Rodríguez Pellerano, anche lei una mia compagna di facoltà. Carlos Ernesto Del Castillo Valle. José Mejía, di grande qualità nella Repubblica Dominicana. Ninouska Nova, a mio avviso, una delle architette d’interni più talentuose. Molto brava, con una formazione classica, ma anche ultramoderna. La ammiro moltissimo. Julia

Vicioso, che avremo qui con noi un po’più tardi. Volevo dirlo con grande orgoglio, perché è la prima volta che ho l’opportunità di farlo. Julia è stata veramente la prima persona a condurre una sorta di ricerca alla UNPHU, che ho guidato io. Ho l’onore di dire che, in un certo senso, l’ho coinvolta nel video e l’ho accompagnata. Spero che a Julia sia andata bene con me, come può. Adoris Martínez, funzionaria del Patrimonio Culturale per molti anni. Fernando González anche. Qui ci sono tutti i ragazzidominicani che sono statiprincipalmente a Firenze, perché erano le borse di studio offerte dal governo italiano. Mauricia Mínguez, dovreste conoscerla, è stata anche lei a Firenze e ha seguito lo stesso corso che abbiamo fatto noi. George Latour Heinsen è stato prima a Firenze e poi ha avuto la fortuna di seguire corsi importanti a Venezia con critici, grandi critici italiani del momento. Inoltre, ha lavorato per molti anni con il maestro Vittorio Gregotti. Lil Guerrero, anche lei architetta. Yudelka Checo, architetta d’interni, responsabile del negozio Alfisteni, con una capacità lavorativa sorprendente. Gustavo Ubrí. Stiamo quasi finendo, non disperate - la prossima pagina - qui siamo in Italia al cambio di secolo, nel terzo blocco: Milano, verso cui si dirigono quasi tutti i giovani, e come quell'accademia e la pratica professionale locale si manifestano. In particolare, c'è un numero considerevoledigiovanichestudiano designd'interni. È ladisciplinachestariscontrando la maggiore richiesta da parte degli studenti dominicani, sia a Firenze che a Milano. Richard Moreta, che ha realizzato molti disegni preziosi. Sonia Bautista. Mizoocky Mota. Anche mia figlia María Del Mar Moré, che è associata e responsabile del dipartimento di interni dell’ufficio. Anita Ramos Hernández, nipote di Rafael Tomás Hernández. Marlene García, Patricia Sención, Laura León. Tutte queste persone hanno studiato design d'interni in Italia. Patricia Hane.Annabel Hiraldo. Vi sarei molto grato se poteste essere così gentili da tenere d'occhio qualcuno che possa scrivere; vi invito a rimanere in attesa dell'uscita del prossimo numero della rivista Archivo di Direzione ANA, che conterrà questo articolo corretto eampliato. Viringrazio sinceramente. Seavete domande, suppongo che le lasceremo per la fine. Quindi, nulla, siamo qui. Grazie.”

Mizoocky Mota, Architetta urbanista e Coordinatrice Generale della Scuola di Architettura e Urbanismo - (UNPHU):

“Grazie per questo racconto, diciamo, delle diverse generazioni che si sono nutrite della scuola italiana e che, attraverso la verifica dei lavori tornati nel paese, parlano un po' di quella formazione. Credo che questo sia stato molto importante anche per le nuove generazioni, affinché possano vedere questo nutrito gruppo di professionisti che abbiamo. Sono sicura che più di uno dei ragazzi ha potuto identificare qualche professore o professoressa della UNPHU che ha ricevuto quella formazione. In qualche modo, sono certa che si trasmette, attraverso gli aneddoti e le esperienze vissute in quella scuola italiana di cui hai parlato, e conla quale mi sento molto identificata, perché anch'io ho ricevuto

e continuo a ricevere quell'influenza italiana attraverso la scuola veneziana, la scuola di Rossi, di Tafuri, che, sebbene non sia esattamente della mia epoca e non abbia avuto la fortuna di averli come insegnanti, ha comunque lasciato una profonda impronta.Anche oggi, nella scuola veneziana, c'è una mistica legata alla critica architettonica che queipilastrihanno contribuito acreare. Continuerò con voglio tornare un po' indietro e presentare la copertina del libro, sottolineando questa idea che abbiamo sviluppato negli ultimi mesi, lavorando insieme all'ambasciata e alla direzione dei laureati, sulperché fosse importanteorganizzare questaattività. Non solo per il nutrito gruppo diprofessionisti che hanno avuto l'opportunità di contribuire a questo significativo volume – ce l'ho qui vicino, e se fossimo presenti avremmo sicuramente l'opportunità di toccare con mano il peso specifico del libro e la sua completezza – ma voglio iniziare con delle considerazioni più essenziali, giusto? Com'è fatto questo libro? Dopo di che, entrerò nel capitolo sull'architettura e più specificamente nell'articolo, che è un piccolo contributo in un grande libro. Parlerò anche di come sono giunta a questo, che è un aneddoto, come spesso accade. L'architetto Rancier mi ha coinvolta e mi ha detto: "Cosa ne pensi di scrivere per questo progetto che mi è stato proposto?". Un sabato pomeriggio, José Cho mi chiama e mi dice: "Sei Mizoocky? Mizoocky è il tuo nome?". Gli confermo di sì, e lui inizia a raccontarmi le idee che c'erano in quel momento riguardo al libro. Rimango ovviamente affascinata, sia per l'esperienza vissuta in Italia sia perché mi sento in qualche modo divisa tra due nazioni. Accetto immediatamente di scrivere specificamente su Altos de Chavón, poiché c'era la necessità di far emergere l'architetto che ha dato vita a quest'opera, insieme a ciò che si cela dietro tale realizzazione.

Desidero mostrare come il sapere italiano, attraverso il lavoro artigianale e l'opera, si trasmetta alla popolazione localeeagliartigiani, creando unasortadiponteattraverso leartie l'architettura. (Mostra il manifesto dell'evento) Questo è il libro. È un volume corposo, come ho detto, piuttosto completo in diversi ambiti della società, della vita pubblica, dell'architettura, della storia, dell'economia, del diritto, dove vari attori hanno lasciato il loro contributo in questo ponte tracciato tra Italia e RepubblicaDominicana. Unlibro chesipuò acquistareonline;èdisponibilesullapiattaformaISSUU, quindi siete già familiari con essa, ma comunque possiamo lasciarvi il link per consultarlo. È un volume pubblicato in tre lingue: spagnolo, italiano (anche se l'edizione in italiano non è ancora disponibile) e inglese. Bene, vediamo perché è importante essere qui, non solo per gli autori laureati che oggi condivideranno la loro esperienza riguardo al libro, ma anche perché il libro contiene un articolo interessante in cui la Scuola diArchitettura e Urbanistica ha avuto un ruolo attivo. L'autore è Sandro Parrinello, che ha visitato la Repubblica Dominicana nel 2019. In effetti, ha tenuto una conferenza nella nostra università e ha realizzato una serie di rilievi della muraglia di Antonelli, coinvolgendo i nostri studenti e stabilendo una connessione significativa, credo, con l'Università di Pavia, dove Parrinello insegna. Qui possiamo vedere alcune fotografie di quei rilievi: questi sono i

nostristudenti mentre utilizzano fotogrammetria e droniper raccogliere nuvole dipuntidiun modello digitale delle mura. Esiste una ricerca di lunga data in corso con l'Università di Pavia, che ha portato a una connessione diretta con la didattica accademica della Scuola di Architettura e Urbanistica, insieme all'Unità diArchitetturaAvanzata. Per questo motivo non volevamo perdere l'opportunità di sottolineare l'importanza diquesto capitolo per noiall'interno della nostracomunità accademica, oltre ai laureati presenti qui - indosso anche il cappello di coordinatrice della scuola - e come si stiano alimentando queste relazioni tra culture diverse che si interessano al nostro patrimonio costruito, e come la scuola possa rappresentare un terreno fertile per queste ricerche. In particolare, vogliamo mettereinevidenzacome i nostristudentipossano connettersietrarrebeneficio daprocessiche vanno oltre le aule. Questo è stato presentato durante quella conferenza: come è stata realizzata, attraverso quella complessa nuvola di punti, la muraglia di Antonelli. È una ricerca ancora in corso e speriamo di ottenere i risultati per poterli mostrare come un contributo, frutto delle nostre relazioni con università italiane.Abbiamo avuto anche buonicontatticonaltreuniversità italiane, come l'Università diVenezia e il Politecnico di Milano, con le quali abbiamo firmato un accordo proprio all'inizio della pandemia. Vogliamo iniziare ad attivare questo accordo a partire dall'anno prossimo, con attività che possano continuarea fungeredapontenell'educazionearchitettonicanelnostro paesee, inparticolare, nella nostra scuola. Passerò rapidamente, poiché non mi soffermerò sugli altri articoli, ma andrò direttamente all'articolo su Altos de Chavón, che è breve. Come ho già accennato, quegli articoli, soprattutto quelli finali, in qualche modo chiudono il capitolo dedicato all'architettura. Avevamo la limitazione del tempo e delle parole, quindi c'era la necessità di concludere con un riferimento molto più, diciamo, caraibico. Sto cercando l'articolo; ho il libro qui in mano, un volume che mi piace sfogliare perché è molto bello da vedere e apprezzare nelle sue immagini nella loro interezza. Vorrei dirvi che questo progetto, situato su un dirupo affacciato sul fiume Chavón nella provincia di La Romana, è stato concepito sotto l'idea e la pianificazione di Tony e Danilo Caro Ginebra. Successivamente, interviene l'architetto Roberto Coppa, che è il protagonista principale dell'articolo. Coppa ha un background nel cinema ed è arrivato nel paese invitato dal grande regista degli anni d'oro del cinema italiano, Dino De Laurentiis, che lo ha accolto nella sua casa estiva nei Caraibi. Qui ha incontrato anche l'imprenditore prolifico di quegli anni, Charles Bluhdorn, che possiede una casa in questo paradisiaco luogo. Da quel momento, iniziano a emergere idee per costruire una sorta di città degli artisti e per configurare un'idea di un borgo mediterraneo in questo contesto caraibico, un luogo che poi diventa un punto di riferimento per il cinema mondiale, diventando set per diverse filmografie di grande rilievo, in particolare a Hollywood. Alcuni dati importanti che vorrei leggere e che sono strettamente legati al lavoro artigianale realizzato nel progetto diAltos de Chavón. E leggo: i lavori di Altos de Chavón iniziarono nel 1976, a partire dalla costruzione con materiali delle cave

vicine, di una strada adiacente e di un ponte sul fiume Chavón. Come spesso accade nel nostro paese, i progetti infrastrutturali, in qualche modo, avviano la scintilla di un certo sviluppo in una specifica area, soprattutto attraverso infrastrutture come la connettività. L'architetto Coppa progettò e supervisionò personalmente, con attenzione a ogni dettaglio, insieme a un team di artigiani dominicani che lavoravano la pietra corallina, il ferro battuto e il legno. Furono loro a dare vita ai sentieri lastricati, alle fontane in pietra corallina e agli edifici in terracotta, creando un effetto magico in cui l'architetto riuscì a trasformare la produzione locale con il valore aggiunto dell'esperienza e della formazione italiana. Per sei anni, ogni dettaglio decorativo, ogni scala, viuzza ed edificio che compongono il complesso di Altos de Chavón sono stati scolpiti a mano, tra cui spicca la chiesa di San Stanislao, che ha ricevuto anche la visita del Papa, il Museo Archeologico Regionale dedicato all'arte precolombiana e l'anfiteatro greco, comunemente confuso con un anfiteatro romano. È evidente l'abilità dell'architetto Coppa nel creare e reinventare ogni elemento fino a raggiungere l'atmosfera mediterranea che caratterizza il luogo. Il complesso si sviluppa su un altopiano alto circa 100 metri sopra il fiume Chavón, con splendide strade lastricate e una piazza centrale dove si trova la piccola chiesa cattolica di San Stanislao. Questa bella costruzione, caratterizzata da toni bicolori dati dalla pietra e dal mattone, presenta un portale d'ingresso di ispirazione neoclassica, un piccolo rosone e un doppio campanile. A pochi metri si trova il Museo Archeologico Regionale di Altos de Chavón, inaugurato nel1981, cheospita una sala espositiva precolombiana che documenta ilprezioso patrimonio della cultura indigena dell'isola di Santo Domingo. L'istituzione conserva oltre 3.000 oggetti provenienti da diverse aree della regione caraibica e dell'America Centrale, raccolti nel corso di 40 anni dal collezionista Samuel Pión. Talvolta, questo aspetto è un po' trascurato nella storia e nell'eredità di costruzioni di questo tipo, soprattutto perché si trova decentralizzato in una provincia a est del paese. È importante conoscere il patrimonio custodito in questo museo, soprattutto per comprendere l'importanza della cultura precolombiana e il suo significato attuale. La Città degli Artisti è diventata un punto di riferimento multidisciplinare per il campo del design in tutte le sue forme, come ildesign grafico, l'illustrazione, ildesign della moda e le artiplastiche, grazie alla Scuola di Design diAltos de Chavón, affiliata alla Parsons School of Design di NewYork, fondata nel 1983. Inoltre, questo Borgo, come ho voluto associarlo, ospita un numero infinito di laboratori artigianali di diverse arti, come la ceramica, i tessuti e le serigrafie, così come negozi di artigianato, ristoranti e gallerie d'arte di rinomati artisti dominicani e internazionali. Erroneamente, l'anfiteatro di Altos de Chavón è situato in una vegetazione lussureggiante; è un'opera architettonica ispirata al teatro greco, composta da tre elementi classici: l'orchestra, il centro circolare, e il palcoscenico, situato dietro, che si eleva verso una parete di pietra corallina rettangolare, dove si trovano i camerini e l'auditorium aperto a semicerchio, che si innalza dove si trova il pubblico. Il successo di Altos de Chavón, che

conosciamo già come location per film, si riflette anche nel resto del complesso che si sviluppa in un contesto abitativo e di relax. Ma ci sono anche alcuni punti specifici nella costruzione di quest'opera di Coppa, che mette in evidenza tre elementi fondamentali della relazione dominico-italiana: la ricchezza culturale che si moltiplica unendo il sapere italiano di antichi mestieri artigianali e l'esperienza privilegiata che si sviluppa accanto a grandi artistie pionieri delle artisceniche, come nel caso di Coppa con gli artigiani creoli, i quali elevano il loro sapere come "know-how" ai più alti standard di equilibrio ed eccellenza nel design. Lo stile di vita, che a volte sembra intangibile, l'architettura e, soprattutto, il creare una scenografia, un palcoscenico vivibile e percorribile, hanno molto a che fare anche con lo stile di vita sviluppato ad Altos de Chavón. Riflette un autentico stile mediterraneo, rilassato e in contatto con l'aria aperta, mescolato con la dimensione tropicale che caratterizza il Caribe. Questo è dovuto al design dei suoi elementi, ai materiali utilizzati e all'uso del suolo dedicato a valorizzare il talento locale, la gastronomia e la cultura come evidenza di un buon vivere in sinergia con le belle arti. È indubbio che la creazione di una comunità, attraverso scelte di design appropriate e la confluenza di questi usi del suolo definiti per potenziare la comunità artistica di Altos de Chavón, sia diventata un riferimento mondiale per quanto riguarda la formazione, la diffusione e la creazione di una cultura comune orientata alla creatività. Infine, l'eredità della realizzazione di Altos de Chavón da parte dell'architetto Coppa non può essere considerata come un trasferimento unilaterale dell'attuazione dei valori inerenti alla cultura italiana, ma piuttosto come un progetto e un processo di legami condivisi che continuano ad arricchire entrambi i paesi e chiunque visiti questo affascinante Borgo mediterraneo situato nel Caribe. Voglio cogliere l'opportunità di concludere e dare la parola agli altri, dato che siamo nei tempi. Prima, vorrei ringraziare l'architetto Rancier per avermi sempre detto: "Credi di poter fare una cosa del genere?". Sì, credo che la generazione emergente abbia voglia di scrivere e di mettersi alla prova. Questo articolo è breve, ma mi ha richiesto molto lavoro perché non riuscivo a trovare molte informazioni in fonti ufficiali; sono un po' disperse, diciamo così. Ma è uno stimolo, soprattutto perché per me ha significato molto poter contribuire a mettere in risalto la cultura italiana, che sento mia, ma soprattutto anche a mettere in evidenza la cultura dominicana e come si sia nutrita di altre visioni, come sia stata aperta in tutti gli ambiti della cultura per permettere che ciò che oggi siamo e ciò che oggi possiamo considerare anche come nostro. Quindi, grazie mille, e lascio la parola all'architetto Esteban Prieto.”

Esteban Prieto, Architetto, Ricercatore e Professore - (UNPHU):

“Buonasera di nuovo. Sono molto felice di partecipare nuovamente a un'attività organizzata e promossa dalla mia alma mater. Come è stato menzionato nelle parole di introduzione, sono laureato in architettura presso la UNPHU, così come ho conseguito un master in Restauro e Conservazione di

Monumenti sempre alla UNPHU. Sono rimasto legato all'università insegnando per molti anni e attualmente sono ricercatore presso la direzione delle ricerche dell'università. Vi ringrazio per darmi l'opportunità di fare una breve presentazione sul capitolo che mi è stato assegnato. (Presenta un PowerPoint) Miètoccato scrivere sulle influenze italiane nella Cattedrale Primaziale delleAmeriche, la Cattedrale di Santo Domingo. Molti italiani sono stati coinvolti nella cattedrale fin dalla sua creazione. Il papa che ordinò la costruzione della Cattedrale di Santo Domingo era italiano, papa Giulio II, che la istituì tramite la bolla Romanus Pontifex, l'8 agosto 1511, dedicandola a Nostra Signoradell'Incarnazione. Oltreaquestipapi, vescoviearcivescoviitalianilegatiallacattedrale, negli ultimi anni e nel corso dell'ultimo secolo, possiamo osservare anche architetti e ingegneri italiani o in qualche modo connessi all'Italia che hanno avuto un ruolo significativo nella Cattedrale di Santo Domingo. (Cambia la diapositiva della presentazione) Questo è papa Giulio II, nato vicino a Savona, in Italia. Era un grande amante delle arti e commissionò importanti opere pittoriche e scultoree a Raffaello, Bramante e Michelangelo, tra gli altri. Nel libro ci sono molte più informazioni, ovviamente. Nella mia breve presentazione, cercherò di essere conciso, dato che il tempo a nostra disposizione è un po' limitato. Vorrei evidenziare alcune cose che mi sembrano particolarmente interessanti, come il forte legame di Giulio II con gli artisti del suo tempo: Raffaello, Bramante e Michelangelo. Pensiamo, ad esempio, agli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina o al colossale Mosè che abbellisce il suo mausoleo a San Pietro in Vincoli, un'opera di grande maestosità. Non stiamo parlando semplicemente di un papa qualunque che creò la cattedrale; Giulio II era una persona profondamente legata all'arte. Immagino che, in qualche modo, avrà discusso anche della Cattedrale di Santo Domingo, della sua edificazione, di come doveva essere, e così via. (Cambia la diapositiva della presentazione) La cattedrale viene eretta, cioè creata, nel 1511, ma la sua erezione ufficiale avviene più tardi. Il secondo passo, che riguarda la creazione formale di una cattedrale, avviene a Burgos, il che rende la Cattedrale di Santo Domingo la Cattedrale Primaziale delle Americhe. Tre cattedrali furono create contemporaneamente con la bolla di Giulio II: quella di San Giovanni a Porto Rico, quella di Concezione della Vergine e quella di Santo Domingo, ma la cattedrale di Santo Domingo fu la prima a essere eretta, il che la rende la Cattedrale Primaziale delle Americhe. (Cambia la diapositiva della presentazione) Un altro italiano di fondamentale importanza per la cattedrale fu Alessandro Geraldini, il quale avviò i lavori e si occupò del design dell’edificio. Geraldini fu ilsecondo vescovo nominato, poiché il primo nongiunse maiaSanto Domingo. Inrealtà, il primo vescovo residente a Santo Domingo fu Alessandro Geraldini, che arrivò nel settembre del 1519 e assunse la guida della chiesa dominicana il 6 ottobre 1519, mantenendo l’incarico fino alla sua morte, avvenuta l’8 marzo 1524. Due o tre anni fa abbiamo celebrato i 500 anni del suo arrivo con la Cattedra Geraldini, in un congresso organizzato per commemorare questa ricorrenza. In quel

periodo, fu papa Leone X, Giovanni di Lorenzo de’ Medici, a nominarlo vescovo, su raccomandazione del cardinale Cisneros. (Cambia la diapositiva della presentazione) Alessandro Geraldini nacque ad Amelia, nella regione dell'Umbria, in Italia, intorno al 1455. Fu un diplomatico e un grande umanista. Dopo aver prestato servizio militare in Spagna, Geraldini divenne coppiere reale nel 1469 e, dopo la sua ordinazione sacerdotale, fu cappellano maggiore della regina Isabella di Castiglia, oltre a essere uno dei quattro precettori delle infante Maria e Caterina. Geraldini è una figura straordinaria. Molti autori si sorprendono del fatto che non sia mai stato nominato cardinale, poiché innumerevoli volte rappresentò il papa in diverse parti del mondo. Addirittura, una volta viaggiò fino in Turchia in rappresentanza del pontefice. (Cambia la diapositiva della presentazione) Il 21 marzo 1521, cioè il mese scorso, sono trascorsi 500 anni. Abbiamo festeggiato questo anniversario, anche se eravamo nel mezzo della pandemia; quindi, non è stato possibile tenere un congresso internazionale, che abbiamo rimandato all'anno successivo. Tuttavia, abbiamo organizzato una giornata virtuale sulle cattedrali, invitando alcuni professori che hanno presentato alcune delle principalichiese della regione, come quelle diPorto Rico, Cartagena e la cattedrale diMessico, anche se non ricordo altre chiese. Così abbiamo celebrato i 500 anni dall'inizio della costruzione della cattedrale. Purtroppo, Geraldini morì molto presto, nel 1524, quindi vide solo l'inizio della sua cattedrale. Fu inizialmente sepolto nella cappella maggiore della cattedrale, che già nel 1524 era completata. Ma poi, come vedremo più avanti, gli fu dedicata una cappella con la sua tomba, che è quella mostrata qui. Il libro ha un capitolo dedicato al mausoleo di Geraldini, che è veramente un'opera significativa. Quelcapitolo sul mausoleo diGeraldini è stato scritto da un'altra laureata della UNPHU, ma in questo caso della laurea magistrale in Conservazione di Monumenti, la dottoressa Virginia Flores. Come ho già accennato, è laureata nel programma di Conservazione di Monumenti della UNPHU. (Cambia la diapositiva della presentazione) Questa era la cattedrale nel 1527; era già costruita fino all'asse delle porte nord e sud, così come la cappella maggiore e il presbiterio, dove fu sepolto in un luogo sconosciuto. Poiché fu trasferito erimosso da lì, non lasciò traccia, e non abbiamo alcun documento che indichi dove fosse originariamente sepolto. (Cambia la diapositiva della presentazione) La porta, precisamente la porta sud della cattedrale, è dedicata a Geraldini. Presenta il suo stemma e una leggenda che recita "Alexander Geraldini, vescovo, patriarca, ecc." È una porta molto bella, situata accanto alla scala a chiocciola, un'opera eccellente e unica, direi. La scala a chiocciola con l’occhio aperto è qualcosa di singolare, e credo sia unica in America. (Cambia la diapositiva della presentazione) Intorno al 1540 si concluse la costruzione della cattedrale, e fu consacrata nel 1541, il 31 agosto. È stata menzionata nella messa della cattedrale, l'altro giorno, i 480 anni dalla consacrazione della cattedrale. Tra 20 anni, speriamo di celebrarlo. Io avrò solo 90 anni, quindi spero di poter essere presente alla celebrazione dei 500 anni della consacrazione della

100 cattedrale. Successivamente, vediamo com’era la cattedrale nel 1541: aveva solo tre cappelle, il coro inferiore e la cappella maggiore. Ma non entreremo in questi dettagli ora. (Cambia la diapositiva della presentazione) Questa è la cattedrale che viene consacrata nel 1541, priva delle sculture che menzioneremo tra poco. (Cambia la diapositiva della presentazione) Nel1546, un altro papa italiano, poiché quasi tutti i papi erano italiani, fu Paolo III, nato a Roma. Con la bolla Super universa orbe ecclesia, eglicreò laprovinciaecclesiasticadiSanto Domingo. Ciò significache lacattedralediSanto Domingo divenne metropolitana, e l'arcivescovo di Santo Domingo assunse il titolo di arcivescovo primate delle Americhe. Tuttavia, essere arcivescovo primate delle Americhe non ha nulla a che vedere con l'essere la cattedrale primaziale delle Americhe. Avremmo potuto avere una cattedrale primaziale delle Americhe, ma il primo arcivescovo avrebbe potuto essere un messicano, un ecuadoregno, ecc. Fortunatamente, abbiamo avuto la primazia con il nostro arcivescovo. (Cambia la diapositiva della presentazione) Un altro italiano che ha realizzato un'opera importante nella cattedrale fu Monsignor Rocco Cocchia, conosciuto qui come "Rococoquia". Fu delegato apostolico, non arcivescovo, ma delegato apostolico nella Repubblica Dominicana dal 1874 al 1882, operando a nome dell'arcivescovo. Egli intraprese lavori significativi nella cattedrale, come la restaurazione del presbiterio e la posa del pavimento in marmo, che rimase fino al '92, quando fu sostituito. Inoltre, come vedremo, si occupò del ritrovamento dei resti di Colombo. (Cambia la diapositiva della presentazione) I lavori erano affidati al padre Billini - Francesco Anatalio Xavier Billini -, figlio di GiovanniAntonio Billini Ruse, diAlba, inPiemonte, Italia. Suo padre giunse sull'isola nel1805 come militare al servizio della Francia. (Cambia la diapositiva della presentazione) Una volta terminati i lavori di restauro del presbiterio, un gruppo di dominicani, intellettuali e persone colte, gli riferì che irestidiCristoforoColombo erano ancoralìedovevano esserecercati, poichéciò cheerastato portato in Spagna non apparteneva a Cristoforo Colombo. Qui c'è un estratto di un rapporto del padre Billini del 1878, in cui scrive: “Nonostante l'ampia autorizzazione ricevuta dalla sua Eminenza Ill.ma per agire come ritenessimo più opportuno nei lavoridi riparazione, manifestiamo il desiderio di esplorare erichiediamo il beneplacito disuaEccellenzaIll.maper l'esplorazionedell'intero presbiterio”. Inaltre parole, desiderava investigare meglio. “Diconseguenza, l'8 settembre1877si smantellò tutto il lavoro svolto e iniziarono gli scavi, trovando i resti di Cristoforo Colombo”. L'interessante è che, sebbene normalmente si dica che furono trovatiaccidentalmente durante dei lavori, non fu così: furono cercati e trovati. (Cambia la diapositiva della presentazione) Durante quell'intervento, si recuperò la forma originale del presbiterio, ma si eliminò il coro basso della cattedrale, che si trovava nella navata centrale. Meno di20 anni dopo, l'arcivescovo Meriño modificò nuovamente ilpresbiterio, portandolo tutto allo stesso livello, eccetto un gradino. (Cambia la diapositiva della presentazione) Nel 1898, in occasione delle celebrazioni del quarto centenario dell'America, un importante concorso

101 internazionale, vinto da architetti spagnoli, portò alla costruzione del mausoleo di Cristoforo Colombo nella navatacentrale, realizzato conmarmo italiano diCarrara. (Cambia la diapositiva della presentazione) Altre importanti interventi furono effettuati dal vescovo Alejandro Nouel durante il suo mandato, durato circa 25 anni. (Cambia la diapositiva della presentazione) Nouel si avvalse di rinomati architetti e ingegneri dell'epoca, come il marmista italiano Paolo Medici. Questi realizzò vari progetti, tra cui uno per completare il campanile della cattedrale nel 1907, sebbene non sia mai stato costruito. (Cambia la diapositiva della presentazione) Un'altra opera di grande qualità di Paolo Medici è la tomba dell'arcivescovo Meriño e la fonte battesimale, entrambe del XX secolo. Nel 1908, i pezzi arrivarono a Santo Domingo, ma ci furono problemi con il comune che impedirono l'installazione della tomba dell'arcivescovo Meriño fino alla morte del presidente in carica. (Cambia la diapositiva della presentazione) Paolo Mediciprogettò anche il lavabo nella sagrestia, un elemento prezioso ma poco conosciuto. Inoltre, c'è una grande targa all'ingresso della cattedrale con frammenti delle lettere di Papa Benedetto XV riguardo alla dichiarazione di basilica minore della cattedrale di Santo Domingo e alla coronazione di Nostra Signora dell'Altagracia nel 1920. La targa è molto imponente, con uno stemma in alto. (Cambia la diapositiva della presentazione) L'architetto Moré ha menzionato l'ingegnere Alfredo Scaroina, che arrivò nel paese come turista e decise di rimanere, trasferendosi a La Vega dove si sposò e formò una famiglia. Studiò presso le università di Milano e poi a Roma, conseguendo titoli di ingegnere civile e architetto. (Cambia la diapositiva della presentazione) Scaroina fu responsabile dell'ampliamento del presbiterio e della consolidazione della struttura della cattedrale, e potrebbe anche aver partecipato alla progettazione dell'edificio dell'arcivescovado che si affianca alla cattedrale. (Cambia la diapositiva della presentazione) Inoltre, realizzò la pianta più antica della cattedrale, datata1917. (Cambia la diapositiva della presentazione) Scaroina restaurò la sedia del coro che era abbandonata nella piazzetta dei chierici e la reinstallò nel presbiterio. (Cambia la diapositiva della presentazione) Purtroppo, durante l'ampliamento del presbiterio, si eliminò la parte alta dove si trovavano le cripte dei Colombo. (Cambia la diapositiva della presentazione) L'edificio dell'arcivescovado,attaccato allacattedrale, fudemolito nel1971dalla Commissione dei Monumenti. (Cambia la diapositiva della presentazione) In questa cappella, che è la Cappella delle Anime o Cappella dell'Arcivescovo Fuenmayor, fu installato, presumibilmente donato da Trujillo, un organo che occupava l'intera cappella. I più anziani lo ricorderanno, io lo ricordo. Non ho trovato alcuna foto; devo cercare negli archivi dell'ufficio del lavoro, ci sarà qualche foto in bianco e nero, ma la verità è che non la ho a portata di mano. Questo organo copriva completamente la cappella, cioè, i grandi tubi dell'organo erano qui all'entrata della cappella e tutta la meccanica dell'organo occupava l'intera cappella. Fu rimosso, davvero, poiché furono chiamati esperti stranieri e fu impossibile recuperarlo, incluso trasferirlo in un altro luogo. È davvero un

peccato che occupasse la cappella del primo arcivescovo del Primato delle Americhe. L'organo era italiano, di Foligno. (Cambia la diapositiva della presentazione) Il cardinale López Rodríguez, all'epoca non ancora cardinale, assunse l'arcivescovato della cattedrale nel 1981 e intraprese anche le più importanti opere di intervento che sono state realizzate nella cattedrale. Creò un ufficio che esiste ancora oggi, e la permanenza di questo ufficio per quasi 40 anni è ciò che ha permesso alla cattedrale di mantenersi in condizioni accettabili, con importanti restauri e ricerche. (Cambia la diapositiva della presentazione) Tra i lavori effettuati c'è stata la ripavimentazione. Fu rimosso il mausoleo di Colombo pertrasferirlo al Faro, che stava per essere completato inqueglianni, nel1992. Ilpavimento che era stato posato da Rococoquia e dal padre Billini era molto danneggiato e deteriorato, con molte mancanze, almeno nella parte dove si trovava il mausoleo di Colombo. Fu posato un marmo italiano con lo stesso design dell'originale. L'ingegnere Dino Campagna, italiano, figlio di italiani ma nato qui, fu incaricato dell'opera. (Cambia la diapositiva della presentazione) Si occupò anche della realizzazione delle sculture in pietra. Quei vuoti erano rimasti da quando Francis rimosse, non rubò, ma eliminò le sculture che adornavano la facciata, e lo stemma fu distrutto durante l'occupazione haitiana. Così, siprocedette alla reintegrazione, poiché per la parte centrale del corpo, che èoriginale, erano rimaste delle tracce che permisero di ricostruirlo. Le sculture sono nuove, italiane, realizzate dalla ditta Enrico Barrighini e figlio, di Pietrasanta. Qui potete vedere dettagli di questi elementi. (Cambia la diapositiva della presentazione) La stessa ditta di marmisti si occupò anche del trasferimento del mausoleo verso il Faro di Colombo. (Cambia la diapositiva della presentazione)

Nel 2005 si rimodernò completamente il presbiterio; Virginia Flores e io recuperammo adeguatamente la parte, riportando i livelli originali, e si realizzò un nuovo altare, tutto in marmo italiano. (Cambia la diapositiva della presentazione) Due professionisti, Ángela Camargo e io, non siamo italiani, ma entrambi ci siamo specializzati in Italia. Ángela Camargo ha un'esperienza in Italia molto più ampia, poiché stava studiando a Firenze durante l'alluvione del '66 e partecipò attivamente al recupero dei beni culturali di quella città, diventando uno degli "Angeli del Fango" di Firenze.

Circa 20 anni dopo si trasferì a Santo Domingo e realizzò molte opere nella città. Recentemente, l'anno scorso o un paio di anni fa, in occasione del '66, fu organizzata un'attività a Firenze e la invitarono come uno degli "Angeli del Fango", e lei vi partecipò. (Cambia la diapositiva della presentazione) Ebbene, questa èla cattedrale come la vediamo ora. Credo che a breve tempo vedremo un parco diverso, perché ho sentito dire che si prevede di ristrutturare il parco. Con questo, concludo. Vi ringrazio moltissimo.”

Mizoocky Mota, Architetta urbanista e Coordinatrice Generale della Scuola di Architettura e Urbanismo - (UNPHU):

“Grazie mille, Esteban, per questo resoconto delle influenze italiane nella cattedrale e, beh, anche dominicane con formazione italiana, insieme a te e a Virginia. Ti ringrazio davvero, perché credo che questo, in qualche modo, stimoli la curiosità di continuare ad approfondire questi interventi. So che abbiamo avuto l'opportunità, in altre occasioni, di averti qui e di portare sempre nuovi contributi su questo tema legato alla Cattedrale.”

Esteban Prieto, Architetto, Ricercatore e Professore - (UNPHU):

“Scusate, nel libro ci sono naturalmente molte più informazioni e le relative fonti da cui provengono i dati; quindi, vi invito a non limitarsi a leggere solo il mio capitolo, ma a dare un’occhiata anche agli altri capitoli del libro. Davvero, il libro è molto valido e qui troverete ulteriori informazioni. E, come ho già detto, il capitolo sul mausoleo di Geraldini merita sicuramente di essere letto. Grazie mille.”

Mizoocky Mota, Architetta urbanista e Coordinatrice Generale della Scuola di Architettura e Urbanismo - (UNPHU):

“Sto per condividere il link affinché i ragazzi possano accedervi, così come tutti coloro che sono connessi. Abbiamo più di 90 persone in questa videoconferenza e altrettante che ci stanno seguendo su YouTube. Vi invito a porre le vostre domande tramite questi canali, poiché avremo uno spazio alla fine per le vostre curiosità. Ora passiamo all'architetta Julia Vicioso, che ci accompagna dall'Italia, da Roma. Mi sembra che tu sia a Roma, vero, Julia? Benvenuta. Ate la parola. Metterò la copertina del tuo capitolo.”

Julia Vicioso, Architetta, Storica e Diplomatica:

“Sì, beh, grazie mille. Anche per me è un onore essere qui in questa attività della mia alma mater. Mi piacerebbe, ogni volta di più, collaborare con la UNPHU in qualsiasi modo, quindi potete sempre contare su di me. Ho ricevuto un'ottima formazione e vi racconto che, quando sono venuta a fare il master in Storia e Restauro dei Monumenti a Roma, presso l'Università La Sapienza, avevo molta paura, perché pensavo di nonavere un buon livello. E viassicuro che non era così; ho dovuto studiare molti argomenti di cui non sapevo nulla, ma la preparazione che ho ricevuto alla UNPHU è stata eccellente e per questo sarò sempre grata. Ringrazio, naturalmente, i professori che ho avuto, come il professor Moré, che è stato uno dei miei insegnanti e mi ha molto stimolata. Quindi, riguardo aquesto tema, voi vi chiederete: "Ma cosa c'entra l'Alcázar con l'Italia?" Per me non aveva alcuna relazione. Quando l'ho scelto come argomento di studio, dopo aver conseguito il master e il dottorato in Italia,

dove avevo approfondito vari temi italiani, ho deciso che dovevo iniziare a studiare argomenti dominicani, approfittando di queste conoscenze e metodi. Così ho voluto scegliere un tema dominicano. Ho optato per l'Alcázar di Colombo perché ritenevo fosse stato poco studiato e che si sapesse molto poco su quel palazzo. Cioè, non lo collegavo affatto all'Italia. È così che ho iniziato.

Ho avuto la fortunadiricevereuna borsadistudio dalla FondazioneGuggenheimdiNewYork;grazie a questa opportunità, sono potuta andare in Spagna, all'Archivio delle Indie, dove ho trascorso due anni a studiare documenti e a fare ricerca, oltre a raccogliere documentazione. Ho avuto anche l'opportunità di incontrare la famiglia di Javier Barroso, l'architetto spagnolo che aveva restaurato l'Alcázar negli anni '50. Mi sono incontrata con suo figlio, che era un giovane architetto quando il padre stava eseguendo il restauro. Ho avuto moltissimo da lui; gli ho fatto molte interviste, poiché lui era anche un protagonista di quella storia; ha vissuto tutto e mi ha aiutato tantissimo. Mi ha dato tutto il materiale del padre, perché ha detto: "Io non farò nulla con questo; tu ne trarrai vantaggio." Così, ricordo di aver ricevuto tre valigie piene di disegni del padre, fotografie e un'enorme quantità di scatole di documenti che, immediatamente dopo la pubblicazione del mio libro, andranno in Repubblica Dominicana, dove devono essere per la loro conservazione. Mentre studiavo, ho anche parlato con un'altra persona che ha avuto un ruolo significativo nel restauro dell'Alcázar di Colombo, che era l'ambasciatore spagnolo durante quel periodo. Questo ambasciatore era sposato con una discendente di Cristoforo Colombo. Anche loro mi hanno fornito molte informazioni e dati riguardo a quel restauro. Durante il restauro, è stata realizzata una sorta di ricostruzione secondo le idee dell'architetto, che modificò alcune partidel palazzo. Come era normale all'epoca, questa era la prassi per chi si occupava di restauro: costruire come si pensava fosse. Non si può giudicare, poiché era il loro modo di pensare; lui era un uomo della sua epoca. Questo mi ha aiutato a comprendere molti aspetti del palazzo. Ma tornando all'italiano, qual era quindi il legame con l'Italia? Durante la mia ricerca, mi sono resa conto che Diego, quando si trovava alla corte con suo fratello, poiché suo padre era in viaggio, rimase alla corte spagnola e ebbe alcuni maestri, due in particolare, che erano italiani. In quel periodo, i Re Cattolici si erano aperti all'umanesimo italiano, mostrando curiosità per ciò che accadeva nelle corti italiane, dove c'era grande evoluzione, fervore e nuove idee. In tutte quelle piccole città-stato d'Italia, gli umanisti, gli architetti e gli artisti si muovevano molto; c'era una forte competizione e le arti si svilupparono notevolmente. Al contrario, in Spagna era tutto un po' più controllato, poiché era un regno centralizzato. Se qualcuno aveva le risorse per costruire un palazzo, non poteva farlo liberamente come in Italia; tutto doveva passare attraverso lo stato, il re o la regina. Tutto era sotto controllo e non c'era quella libertà creativa. Così, con l'avvento dei Re Cattolici, quando c'era più pace, iniziarono a ingaggiare artisti italiani per realizzare opere. C'era un forte interessee leprimeoperefurono discultura.Apocoapoco, questiartistiitaliani iniziarono adarrivare

e a influenzare l'ambiente, in particolare gli umanisti. Queste figure colte erano molto apprezzate e divennero maestri alla corte, insegnando ai giovani. E tra questi maestri c'erano anche i due italiani di cui parlavo. Così si sviluppò un legame molto stretto di Diego con l'italianità, per così dire. Qui si trova dunque la connessione italiana, poiché loro gli trasmisero un modello di palazzo che lui desiderava. Poiché stava per recarsi a Santo Domingo come autorità, era necessario che, come in Italia, avesse un luogo che riflettesse il suo potere in modo moderno, per l'epoca. Ed ecco la connessione. Questa pubblicazione che ho realizzato è piuttosto breve, poiché si tratta solo di un'introduzione; non ho ancora completato il lavoro, che conterrà molte fotografie storiche. Ho raccolto nelcorso deglianniun'enormecollezione diimmagini storiche, che sono preziosee mi hanno aiutato moltissimo a comprendere, poiché fungono da documenti. È stato altresì fondamentale effettuare un rilievo dettagliato del palazzo, mappando ogni suo punto su scala ampia, perché un rilievo è un documento. I documenti non sono solo quelli scritti; l'edificio stesso è un documento. Così, si riesce a comprendere bene ogni singolo elemento e il modo in cui è allineato. Durante il rilievo, abbiamo trovato anche segni di incisioni per allineare i pilastri, in modo da rendere tutto più regolare. C'è un'enorme quantità di informazioni che emergono da un rilievo dettagliato; questo è estremamente importante. Oltre al rilievo, alle fotografie e alla ricerca storica sulle origini, c'è la questione della restaurazione e anche un progetto che propongo per migliorare ciò che esiste. Questo aspetto è molto rilevante. È essenziale, ad esempio, recuperare la casa adiacente all'Alcázar di Colombo, chiamata Casa Ibar. Questa dovrebbe diventare parte integrante di ciò che è il Museo dell'Alcázar di Colombo, che attualmente è il museo più visitato dell'intero Caribe. Si tratta di un luogo che deve avere una grande importanza e deve essere gestito da esperti. La Casa Ibar dovrebbe essere una risorsa fondamentale per fornire servizi al museo, includendo un archivio, una sala espositiva e uno spazio di studio. Ad esempio, tutto il materiale che possiedo potrebbe essere conservato lì. Vorrei creare una biblioteca colombina; ho anche una vasta biblioteca che desidero donare a questo progetto. Sarebbe un'ottima sede per organizzare un'esposizione, raccogliendo tutti i dipinti antichi sull'Alcázar, molti dei quali sono già disponibili, e sarebbe utile riunirli in un'unica collezione. Pertanto, è fondamentale considerare questi aspetti. Non ho molto tempo ora per approfondire; ci restano solo cinque minuti e vogliamo riservare spazio alle domande. Vorrei solo aggiungere che, una volta completata la pubblicazione dell'Alcázar, spero che l'UNPHU possa partecipare attivamente a questo progetto, inizierò a studiare una serie di chiese coloniali. Ho il vantaggio di aver studiato paleografia, il che mi ha permesso di individuare il luogo dove si trovano molti documenti di diverse chiese coloniali. Inizierò a lavorare su questo non appena avrò terminato con l'Alcázar diColombo. Inoltre, vorrei incoraggiare gli studentia studiare la storia dell'architettura, un argomento davvero affascinante. Cisono ancora molte opportunità da esplorare; gli studi inquesto

campo sono stati relativamente limitati. C'è molto da fare e bisogna continuare a promuovere questo tipo di ricerca, perché ciò che non si conosce non può essere conservato. Vi ringrazio quindi per l'attenzioneepasso laparolaalla mia socia, allaqualesono gratapertutteleattenzioniche hadedicato all'organizzazione di questo evento.”

Mizoocky Mota, Architetta urbanista e Coordinatrice Generale della Scuola di Architettura e Urbanismo - (UNPHU):

“Grazie, Julia. Vorrei ringraziare tutti voi, perché è davvero insostituibile aver realizzato questo dibattito nella forma in cui si è svolto. Credo che siamo riusciti nel nostro intento di mantenere i ragazzi ben coinvolti; ci sono ancora più di 90 persone collegate, che seguono l’argomento di questi vari temi, tutti legati da un filo conduttore tra la cultura italiana e quella dominicana. Abbiamo visto come, attraverso tutti gli interventi, ci sia una forte attenzione alla cultura e a come valorizzarla, un aspetto che permea anche il campo dell'educazione. Ci troviamo in questo contesto accademico dove tali valori prevalgono costantemente, e dobbiamo continuare a promuovere tra i nostri ragazzi l'importanza di, attraverso la disciplina che noi sosteniamo, alimentare la loro continua necessità di apprendere, mantenendo viva l'inquietudine e la curiosità. Questi spazi, quindi, sono possibili grazie a voi. Devo dire che sono piuttosto nuova in questo ambito, ma voglio ringraziarvi enormemente per la vostra disponibilità. So, Julia, che lì sono quasi le 12 di notte, con il fuso orario ancora in estate; quindi, tiringrazio anche per essere quialdi fuoridell'orario. Secisono domande o dubbitra iragazzi e i professori presenti, possiamo gestirli in modo organizzato. Possono alzare la mano; qui ci sono i controlli, il pulsante per alzare la mano, e possiamo dare spazio alle loro domande. Possono anche scrivere le loro domande nella chat. Entrambi i metodi sono disponibili e siamo qui per leggerle e, ovviamente, rispondere a ciò che arriverà.”

Julia Vicioso, Architetta, Storica e Diplomatica: “Volevo dire che è fondamentale sfruttare le opportunità; ci sono molte borse di studio disponibili per la Storia dell'Architettura. Sono consapevole che in Italia ce ne siano diverse; è da un po' di tempo che non si parla di tutte quelle persone che sono andate in Italia a studiare, proprio come me. Ci sono davvero molte borse di studio che sarebbe utile scambiare nel campo della conservazione. Ad esempio, c'è quella che ha realizzato Esteban Prieto, il quale ha studiato conservazione all'ICCROM e offre delle borse di studio molto interessanti. Esistono anche università pubbliche, come La Sapienza o l'Università di Venezia, che sono eccellenti e che sono state menzionate. In conclusione, cisono numerose borse distudio che possono essere sfruttateda paesicome i nostri in via disviluppo, quindi è importante incentivare i giovani a partecipare a queste opportunità.”

Mizoocky Mota, Architetta urbanista e Coordinatrice Generale della Scuola di Architettura e Urbanismo - (UNPHU):

“Esatto, attraverso la Coordinazione per il Collegamento e la Mobilità, ci occupiamo anche di monitorare queste opportunità: borse di studio, stipula di convenzioni. So che qui ci sono diverse possibilità; ci sono studenti di ogni età, dai più piccoli ai più grandi, e possono iniziare a esplorare come ampliare i propri orizzonti. Lo dico anche per esperienza personale: la scuola italiana è altamente raccomandata per allargare le prospettive verso una formazione italiana e di altri paesi. Tuttavia, in merito all’argomento su cui ci siamo concentrati oggi, abbiamo discusso di diverse esperienze ed è stato estremamente soddisfacente. Adesso vediamo nel chat se ci sono domande; ci sono soprattutto commenti di ringraziamento, in particolare per le parole di incoraggiamento che ha condiviso Julia.”

Julia Vicioso, Architetta, Storica e Diplomatica:

“Un'altra cosa: mentre aspettiamo eventuali domande relative a Italia, Spagna e molti altri temi, pensiamo sempre all'importanza di studiare il mondo ispanico. Gli stessi spagnoli, solo di recente, hanno iniziato a esplorare la relazione tra Italia e Spagna, che è stata estremamente forte. Tuttavia, questo è un fenomeno nuovo; l'interesse è emerso solo negli ultimi venti anni. Prima, gli spagnoli tendevano a ignorare qualsiasi influenza italiana, poiché ciò avrebbe significato riconoscere di aver ricevuto influenze esterne. Era una forma di nazionalismo piuttosto stupido. Recentemente, però, gli studisisono ampliati; nonsitrattasolo della Spagna. Cisono confiniche sistanno aprendo, esebbene noi abbiamo un'architettura profondamente spagnola, ci sono molte influenze, molte delle quali non sono state menzionate nel libro e che risultano mancanti. Questo rappresenta un vasto universo che merita di essere studiato. Infatti, guarda: l'Alcázar è la prima opera rinascimentale che può essere definita tale, poiché è un'opera rinascimentale nel continente americano, mentre in Spagna il Rinascimento è arrivato molto più tardi, molto dopo la costruzione dell'Alcázar. Questo è unfatto che agli spagnoli non piace riconoscere, ma è la realtà; dobbiamo vedere le cose per quello che sono. Bene, non parlerò oltre. Vi ringrazio tutti per l'attenzione.”

Mizoocky Mota, Architetta urbanista e Coordinatrice Generale della Scuola di Architettura e Urbanismo - (UNPHU):

“Grazie, Julia. Volevo ripetere: se ci sono domande o dubbi, i ragazzi sono un po’ timidi oggi. Di solito sono piuttosto attivi; ho notato che la maggior parte di loro è rimasta dall'inizio alla fine, quindi

sono davvero presenti. Controllo se ci sono mani alzate... No, solo "applausi" e "grazie mille", quindi sembrachecisiasolo gratitudine. Comunque, noirimaniamo sempre impegnati. Poichéaffronteranno questitemio lidiscuteranno nelle loro classi, avranno l'opportunitàdiriflettereunpo’sulleesperienze e sulle discussioni di oggi. Se dovessero sorgere ulteriori domande, possiamo inoltrarle a voi tramite le vostre e-mail, così manteniamo un collegamento stretto su quanto discusso oggi. Quindi, Julia, come hai detto, siamo a disposizione. Ti ringraziamo moltissimo per questo. Inoltre, quando uscirà il libro, ovviamente vogliamo far parte di questo processo e supportare i neolaureati, come sempre. Ecco, all’ultimo minuto, c'è una mano alzata: Nidia ha una domanda. Vai pure, avanti.”

Nidia Lisabeth Pichardo Sanchez, studentessa della UNPHU:

“Sì, buonasera. Ho trovato questo webinar davvero affascinante, molto interessante per tutto l'eredità che l'Italia ha lasciato nel nostro paese. La mia domanda per Julia è la seguente: ho un interesse a fare un master nell'area che ha menzionato, ma vorrei sapere, per esempio, come uno possa svilupparsi in questo campo dopo aver studiato lì: quali opportunità ci sono per andare e poi tornare qui.”

Julia Vicioso, Architetta, Storica e Diplomatica:

“Sì, certo, sitrattadiun intero settore. Ilsettoredicuiparlo èquello della storia e della conservazione, ossia della storia e del restauro, che sono molto interconnessi, perché non si può restaurare senza conoscere la storia di un’opera. Per questo in Italia si parla di storia e restauro, poiché sono strettamente legati. Ti chiedi quindi in quale ambito puoi lavorare dopo aver studiato questo, e penso che la domanda sia: "Qual è questo settore? Mi permetterà di trovare lavoro?" Beh, credo proprio di sì perché, se lo si fa con passione, c'è un gran bisogno di nuove generazioni; ci sono poche persone giovani nel campo. Ci sono molte opportunità nel settore dei musei e del patrimonio. C'è tantissimo da fare e da creare. La gestione del patrimonio culturale è molto importante, poiché abbiamo un patrimonio unico almondo.Ilnostrocentro storicoè ilpiùgrandedelcontinenteamericano eabbiamo opere fondamentali di diversi periodi che nessun altro paese del continente possiede, e che sono state relativamente poco studiate. Abbiamo bisogno di persone come voi che si preparino e diventino i prossimi a gestire la parte del patrimonio dominicano e a difenderlo. Così come oggi si parla di cambiamento climatico e della necessità di proteggere tutto ciò che è ecologico, dobbiamo fare lo stesso con il nostro patrimonio; se non viene conosciuto, andrà perduto. Credo che Esteban possa aggiungere qualcosa su questo, poiché anche lui... Gli passo la parola, sono sicura che potrà fornire ulteriori spunti per incoraggiare i giovani in questo settore. C'è un grande potenziale e voi stessi dovete trovarlo e svilupparlo.”

Esteban Prieto, Architetto, Ricercatore e Professore - (UNPHU): “Sì, esatto. Vorrei iniziare dicendo a chi è interessato al settore della restaurazione che non stiamo parlando solo del restauro di edifici architettonici, come comunemente intendiamo per architettura coloniale. Quando parliamo di restauro, ci riferiamo a una gamma che va da una semplice casetta di legno, del quale possediamo un patrimonio molto grande che stiamo perdendo costantemente, fino agli edifici in cemento armato. Spesso sottolineo nelle mie lezioni che, se a qualcuno piace questo tema ma desidera guadagnare, perché i giovani al giorno d'oggi pensano principalmente al denaro, io direi di specializzarsi nel restauro degli edifici in cemento armato. Potrebbero trovare un ingegnere amico che si specializzi in questo e fondare una compagnia di ingegneria e architettura focalizzata sul restauro di strutture in cemento armato. Quanti edifici in cemento ci sono nella Repubblica Dominicana, nel Caribe e nel mondo che si stanno deteriorando? Basta andare a San Pedro de Macorís, nella stessa città coloniale, e vedere come i palazzi in cemento, come la fiera e il centro degli eroi, stanno cadendo a pezzi. Abbiamo un enorme patrimonio in cemento armato che richiede interventi di restauro. Guardate cosa è successo a Miami, dove un edificio di 40 anni è crollato. Ora si parla di analizzare tutti gli edifici di oltre 40 anni, e molti di essi saranno demoliti o ristrutturati. Certo, sono solo edifici residenziali. Forse non tutti hanno un valore patrimoniale, ma alcuni sì. Un esempio è la fiera, dove abbiamo la nostra sede, la Società degli Architetti. Il padiglione del Venezuela, progettato dall'architetto Pietro, un venezuelano, versa in condizioni disastrose; direi che sta cadendo a pezzi. Necessita di restauro, ma, come sottolinea Julia, c'è anche l'aspetto della ricerca. È possibile vivere e dedicarsi alla ricerca. Uno dei campi in cui ci si può specializzare è la storia della costruzione. Ad esempio, vediamo documentari in televisione, come su History Channel, dove incontriamo specialisti dell'Egitto del regno di Ramses II o della Francia del XVIII secolo, o magari della prima metà del XVIII secolo. Questi sono esperti in aree molto specifiche, mentre qui da noi dobbiamo coprire un ampio ventaglio di argomenti. Ho ricercato e scritto su architettura vernacolare, fortificazioni e centri storici, ma un campo importante è anche la storia della costruzione, un aspetto che manca nelle università. Bisogna insegnare agli ingegneri la storia della costruzione affinché comprendano come funzionano materiali come il mattone, la pietra, la tapia, ecc. Dobbiamo far loro capire che questi materiali possono essere utilizzati dagli architetti. Immagino che alcuni dei più avanzati siano già a conoscenza delle straordinarie opere di case in tapia che si stanno realizzando in Colombia, ad esempio. Sono abitazioni moderne che utilizzano questo materiale. Qualcuno ha detto: "Sehaiterra,haicasa". E nonstiamo parlando disemplicicasette;sitrattadiabitazioniimpressionanti che hanno sperimentato l’uso della tapia, un materiale che esiste da migliaia di anni e continua a essere molto utilizzato. La ricerca, come vidico, può essere specializzataoppure, più è ampia, meglio è. Tuttavia, non bisogna cercare di coprire tutto; anche se, come ho detto, qui abbiamo un ampio

campo da esplorare, è comunque possibile vivere di restauro, combinandolo con altre attività, ovviamente. Purtroppo, i salari sono molto bassi e ci sono poche opportunità di lavoro. Nel caso di chi ha parlato, come diceva Nidia, credo che lei sia specializzata e abbia un dottorato, ma chi la assume? Il Ministero della Cultura. Ma dove si trovano i restauratori nel Ministero della Cultura?

Nella Direzione del Patrimonio Monumentale. E quanti architetti ci sono lì? Cinque, non di più. Inoltre, potrebbero offrirmi uno stipendio modesto, oppure potreidover andare in un paesino dove mi pagano ancora meno. Quindi, pensando in questi termini, se ci aspettiamo di trovare un lavoro così, direi di no; è necessario crearsi delle opportunità.Attualmente abbiamo 90 milioni di dollari investiti nellaCittàColoniale, ilchesignifica chechiègiàspecializzatopuò partecipareaibandieaggiudicarsi alcuni di questi progetti, oppure unirsi a imprese con maggiore esperienza e collaborare con loro. Diciamo che hanno almeno tre anni di lavoro assicurato, ma poi il progetto finisce e basta. Quindi, è importante riflettere su questo, e una delle chiavi è la ricerca. Tutte le università stanno cercando ricercatori, perché ora devono classificarsi a livello internazionale, e così via. Le università iniziano a pagare stipendi migliori a quei professori che hanno un master o un dottorato, e stanno assumendo ricercatori. Inoltre, offrono incentivi: per ogni articolo scritto e pubblicato in una rivista scientifica indicizzata, si riceve un incentivo. Quindi, beh, non è forse una strada per diventare milionari, ma è possibile vivere di questo, e inoltre ci si diverte molto. Io ho apprezzato la mia vita professionale grazie al mio lavoro legato alla storia e al restauro, anche se ho fatto architettura, ed è realmente su questo che ho basato la mia carriera.”

Nidia Lisabeth Pichardo Sanchez, Studentessa della UNPHU:

“Avevo la preoccupazione, oltre all’aspetto economico che capisco sia importante ma principalmente la mia inquietudine riguardava la preparazione che si può ottenere facendo un tipo di master come quello di cui parlate in un paese come l'Italia. Quali contributi può apportare un laureato al termine del percorso? È fondamentale anche riflettere su quale contributo si può dare come futuro architetto nel proprio paese, perché non si può limitare l'interesse a “mi laureo e basta”. Ho chiesto a diversi architetti riguardo a questo tipo di master, e mi hanno risposto: “Beh, vai lì, trascorri degli anni e poitorniqui, ma tornicome se non avessi nulla di concreto, solo con il master”, il che significa che dovrai ricominciare da capo nel tuo campo qui. Quindi, fondamentalmente, la mia domanda era proprio questa: comprendere l’importanza di questo percorso.”

Julia Vicioso, Architetta, Storica e Diplomatica: “Nidia, è esattamente l'opposto: quando si ha l'opportunità di andare all'estero, in qualsiasi parte, si arricchisce enormemente. Tornerai con qualcosa che non hanno nel tuo paese. Vedrai le cose in modo

diverso, avrai la possibilità di inventare nuove idee e di aprire nuovi orizzonti. Potresti, per esempio, sviluppare alla UNPHU un Dipartimento di Restauro che attualmente non esiste. Puoi avviare una fondazione per temi specifici. Ci sono molte cose che puoi fare perché avrai una mentalità più aperta; tipreparano conapproccidiversi rispetto a quelli a cuisei abituata, e questo aiuta tantissimo.Anch’io non vedo l’ora di tornare nella Repubblica Dominicana; sono stata all'estero a lungo e, sì, mi sono sposata conun italiano, ma desidero tornare per realizzare mille progetti, perché ormai ho una visione differente. Riguardo alla domanda nella chat sulla relazione tra Spagna e Italia, vorrei dire che la Spagna è più facile per la lingua, ma se avete l’opportunità, io ho fatto un corso di lingua di un mese prima diandare in Italia, e dopo l’ho superato, entrando così bene all'università. Quindi, la lingua non è un problema; al contrario, è un arricchimento. Ma qual è la differenza? L'Italia ha una tradizione molto più forte nella storia e nel restauro rispetto alla Spagna. Ciò che riguarda la storia e il restauro in Spagna è "molto recente". L'Italia è molto più avanti in questo campo, anche se recentemente la Spagna sta cercando di mettersi al passo; ora hanno alcuni corsi di formazione. Quando me ne sono andata io, praticamente nonesistevano; c'era solo una scuola in Francia e una a Londra per ilrestauro. Insomma, negli anni '90, la Spagna era molto indietro; adesso stanno emergendo nuove opportunità. L'Italia è stata un po' il leader in questo settore per tutta Europa, ma se trovate persone con collegamenti in Spagna che possono aiutarvi a entrare, approfittatene. Approfittate dell’opportunità di fare un master all'estero; lo considero qualcosa di estremamente arricchente per qualsiasi studente e professionista.”

Mizoocky Mota, Architetta urbanista e Coordinatrice Generale della Scuola di Architettura e Urbanismo - (UNPHU):

“Bene, credo che possiamo concludere qui per oggi. Non so se l'architetto Rancier desideri dire qualche parola, dato che è rientrato. Vorrei ringraziare i nostri laureati, autori e relatori di oggi per essere qui; finalmente siamo riusciti a trovare un momento di incontro. È stata un'impresa ardua per me, ma ce l'abbiamo fatta. E a tutti gli studenti che sono rimasti qui oltre le 18:00, vi invitiamo a rimanere sintonizzati, perché continueremo a offrire questo ciclo di interventi interessanti per voi, affrontando temivarie multidisciplinarichetoccano ilcampo dell'architetturaechedallaUniversidad Nacional Henríquez Ureña promuoviamo costantemente. Quindi, un enorme grazie a tutti, e siamo a disposizione dei nostri relatori di oggi per future collaborazioni. Agli studenti, vi invitiamo a seguire tutte le attività che abbiamo in programma per voi durante questo quadrimestre. Buona serata e prendetevi cura di voi! Arrivederci!”

1.7 Presentazione presso Senato della Repubblica, Sala Caduti di Nassirya.

[Lingua originale: italiano]

Volume “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Storia, Architettura, Economia e Società”.

A cura di Andrea Canepari.

Edizione italiana e spagnola pubblicate da Allemandi, 2021.

Edizione americana pubblicata da Saint Joseph’s University Press, 2021.

5 luglio 2022

Senato della Repubblica Italiana, Sala Caduti di Nassirya Piazza Madama, Roma

DIALOGANO CON IL CURATORE ANDREA CANEPARI:

 Francesco Giacobbe, Senatore, Ripartizione Africa/Asia/Oceania/Antartide

 Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’Organizzazione Internazionale

Italo-Latino Americana

 Tony Raful Tejada, Ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia

 Fabio Porta, Senatore, Ripartizione America Meridionale

 Fucsia Nissoli, Deputata, Ripartizione America Settentrionale e Centrale

MODERA:

 Isabella Liberatori, Presidente 9 Colonne

Isabella Liberatori, Presidente 9 Colonne:

“Io ho avuto l'onore di essere coinvolta nella presentazione di questo meraviglioso libro che è un'operazione certosina, meravigliosa, che testimonia il lavoro degli italiani, ma soprattutto è testimone di un rapporto importante che c'è tra la Repubblica Dominicana e l’Italia. Lascio immediatamente la parola per i saluti al Senatore Francesco Giacobbe, eletto nella circoscrizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, che aprirà i lavori.”

Francesco Giacobbe, Senatore, Ripartizione Africa/Asia/Oceania/Antartide: “Ovviamente la mia presenza qui significa che spostiamo la Repubblica Dominicana verso la zona australe. Benvenuti al Senato: benvenuto al Segretario Culturale dell'IILA Jamie Nualart; Ambasciatore Tejada benvenuto al Senato della Repubblica, è un onore averla qui con noi; collega Fabio Porta, do un benvenuto due volte, uno per essere membro del Senato da qualche mese a questa parte e secondo per essere oggi la persona che ci rappresenta in quella parte del mondo, quindi benvenuto; Onorevole Fucsia Nissoli, ci accomuna il fatto che siamo in Parlamento più o meno nello stessotempo, veniamo daduecontinentidiversi, ambeduediorigini inglese; benvenutaalladottoressa Iolanda di Stasio; ovviamente grazie Isabella per il grande lavoro che fai; ma maggiormente benvenuto all'Ambasciatore Canepari, per averci dato la possibilità e l'opportunità di discutere del suo bellissimo libro. Ecco, il mio saluto io forse lo vorrei riassumere, se mi permettete, leggendovi non dieci pagine, ma solamente qualche rigo, del breve passaggio della prefazione dell'Ambasciatore Canepari. Lui scrive nella prefazione al libro: «Mi sono reso conto che la comunità italiana in Repubblica Dominicana era effettivamente stata fondamentale per la vita, la storia e il carattere nazionale del Paese. Mi era chiaro che la comunità italiana aveva plasmato alcuni dei caratteri identitari del Paese partecipando alla costruzione delle architetture politiche, sociali, economiche e culturali che avevano contribuito alla costruzione della Repubblica Dominicana attuale». A questo punto misono chiesto: «Ma sta parlando della Repubblica Dominicana o sta parlando dell'Australia, che è il Paese dove vivo dal 1982?». Se guardo la storia delle comunità italiane nel mondo forse sta parlando del Brasile, dell'Argentina, degli Stati Uniti, perché per chi come noi vive all'estero questo passaggio mi fa rivivere un tratto comune di tutte le comunità italiane nel mondo. Possiamo dircelo senza pensarci due volte: gli italiani, e qui non voglio peccare di modestia, siamo bravi ad appassionarci alle cose che facciamo, cidistinguiamo nel mondo per contributidialta qualità a quello che facciamo e l’esperienza che deriva da secoli di storia ci permette di eccellere in tutti i settori, dall'economia allo sport, dalla cultura alle attività produttive e ricreative. Abbiamo la capacità di appassionarci a quello che facciamo e portare fino a piena realizzazione i nostri progetti. Noi italiani

siamo “testa dura”, perché riusciamo a prendere un impegno e portarlo fino in fondo. Più di tutto, però, è la nostra abilità ad innovare, che deriva da secoli di cercare di fare le cose al meglio, che ci permette di adattarci alle situazioni nuove e, a volte, sconosciute. Ecco, queste qualità secondo me vengono riassunte nel passaggio dell'Ambasciatore Canepari al suo libro. Queste qualità le abbiamo portate in giro per il mondo; nei nostri Paesi adottivi ci siamo integrati, abbiamo creato le condizioni per assicurarci un futuro migliore per noi e per i nostri figli e maggiormente abbiamo, con altruismo e lealtà, contribuito a costruire una società migliore nei nostri Paesi adottivi. Portiamo in questi Paesi il meglio che possiamo offrire dall’Italia e come italiani. La prova è, come ci dice l'Ambasciatore Canepari, di essere riusciti a contribuire a plasmare i caratteri identitari dei Paesi dove viviamo. In altre parole, siamo stati in grado di fare sì che il “vivere all'italiana” diventasse parte dello stile di vita delle società e dei Paesi in cui viviamo. Ed è anche da qui - e questo è un passaggio molto importante e delicato che dovremmo capire in Italia e purtroppo i miei colleghi non riescono a capire, sono nove anni che predico, ma non riescono a capire - che scaturisce il grande contributo degli italiani nel mondo per la promozione del Made in Italy e per la promozione del Sistema Italia, un grande contributo che hanno dato in tutto il mondo. Permettetemi quindi di concludere affermando che la struttura del libro dell'Ambasciatore Canepari - mi permetta di dire Ambasciatore - si possa adattare a tutti i Paesi che gli italiani nel mondo hanno scelto come paese adottivo. Grazie quindi

Ambasciatore per farci conoscere meglio il contributo degli italiani alla Repubblica Dominicana e per averci permesso oggi di riflettere sul grande ruolo delle comunità italiane nel mondo, nei loro Paesi adottivi e nelle relazioni di quella che rimane, anche se siamo terza, quarta, o quinta generazione, la nostra Madrepatria.”

Seguono applausi.

Isabella Liberatori, Presidente 9 Colonne:

“Grazie Senatore. Diamo la parola all'Ambasciatore Nualart in rappresentanza dell’IILA. C'è un rapporto stretto tra i rappresentanti degli italiani all'estero e l’IILA, il cui Segretario Generale è Antonella Cavallari che viene da un'esperienza nel Ministero degli Esteri e conosce perfettamente sia il lavoro chesi fa nelleambasciate, neiconsolati, siaquello che si fa inItaliaper larete, ma soprattutto il lavoro importante che gli Ambasciatori svolgono per rafforzare i rapporti. Prego, grazie.”

Jaime Nualart, Segretario Culturale dell’Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana:

“Grazie. Gentili Senatori, Onorevoli, Eccellenze e Ambasciatori, Signore e Signori, a nome dell’IILA, che è l’Organizzazione Internazionale Italo-Latino-Americana e del nostro Segretario Generale Antonella Cavallari vorrei ringraziare l'Ambasciatore Andrea Canepari per aver invitato la nostra Organizzazione Internazionale ad accompagnarlo nuovamente nell'opera di divulgazione del suo progetto editoriale. Nel2021 l’IILA ha avuto l'onorediorganizzare la presentazione di “L'eredità italiana in Repubblica Dominicana” insieme alle ambasciate della Repubblica Dominicana in Italia e dell’Italia a Santo Domingo. È stata un'esperienza molto significativa. In primo luogo perché è stata la prima di una lunga serie di iniziative culturali che l’IILA ha potuto organizzare a distanza grazie alle nuove tecnologie; in secondo luogo perché è stata impreziosita da autorevoli interventi e contributi italiani e dominicanicome quellidi: Antonella Cavallari, il nostro Segretario Generale; Sua Eccellenza Raquel Peña, Vicepresidente della Repubblica Dominicana; Sua Eccellenza Roberto Álvarez, Ministro degli Esteri della Repubblica Dominicana; Sua Eccellenza l'Ambasciatore Raful che ci accompagna oggi; Sua Eccellenza Carmen Heredia, Ministro della Cultura della Repubblica Dominicana; l'Onorevole Iolanda di Stasio, sezione bilaterale dell'amicizia dell’unione interparlamentare della Repubblica Dominicana e Haiti; l'Onorevole Milton Ray Guevara, Presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Dominicana; Carlos Luciano Díaz Morfa, Ministro della Difesa della Repubblica Dominicana; il Consigliere Marco Giomini, Capufficio presso il Ministero degli Esteri per Messico, America Centrale e i Caraibi; Victor “Itó” Bisonó, Ministro dell'Industria, Commercio e Mi Pymes della Repubblica Dominicana; Celso Marranzini, Presidente della Camera di Commercio DominicoItaliana e Frank Rainieri, Vicepresidente della Camera di Commercio Dominico-Italiana e fondatore e Presidente del Gruppo Puntacana. Chiedo scusa per questo lungo elenco delle altissime personalità, ma questo mette in rilievo l'importanza di questo libro, di questo contributo dell'Ambasciatore al più alto livello, dal Vicepresidente della Repubblica Dominicana a ministri e imprenditori e funzionari italiani, che tutti hanno elogiato e parlato molto positivamente di questo contributo. La presentazione si è tenuta nell'ambito dell'anteprima dell'omonima mostra del fotografo italiano Andrea Vierucci, ospitata nella nostra sede dell’IILA a Parioli. Ancora una volta mi piace sottolineare come il volume in cui l'Ambasciatore Canepari ha riunito ricerche, saggi e contributi di un nutrito gruppo di storici, esperti, artisti politici ed impresari rappresenti una rassegna straordinaria che mette in evidenza i valori di amicizia, cooperazione e rispetto reciproco nel costruire relazione tra i popoli. L'Ambasciatore Canepari in Repubblica Domenicana non è stato solo l'Ambasciatore che ha fatto un lavoro di carattere politico, di promozione economica, commerciale e culturale, lui ha intrapreso questa attività di ricercatore, di archeologo - dice lui - delle origini della presenza italiana in Repubblica Dominicana. È riuscito a raccontare 46 saggi delle più diverse personalità. Questo mette

in rilievo non solo l'importanza della presenza dell'Italia in Repubblica Dominicana, ma come diceva l'Onorevole, in tutte le Americhe. Dal Cinquecento ad oggi la presenza, il contributo degli ingegneri, architetti, filosofi, politici, artisti, musicisti italiani in America Latina è una costante e quindi il lavoro che ha fatto l'Ambasciatore Canepari è veramente molto meritevole perché mette in rilievo questo enorme e validissimo contributo. Complimenti Ambasciatore e grazie.”

Seguono applausi.

Isabella Liberatori, Presidente 9 Colonne:

“Grazie a lei. Diamo la parola all’Ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia Tony Raful Tejada. Grazie Ambasciatore. Grazie.”

Tony Raful Tejada, Ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia:

“Buongiorno. Saludo a todos aquí presentes, a todas las distinguidas excelencias que presiden este acto. Saludo también entre todos ustedes al actual embajador de Italia en República Dominicana, Stefano Queirolo y a todos los demás. Voy a pronunciar este discurso en idioma italiano así que me excusan cualquier cosa porque estoy en aprendizaje del idioma. [Buongiorno. Saluto tutti i presenti, tutte le illustri Eccellenze che presiedono questo evento. Saluto anche, tra tutti voi, l'attuale Ambasciatore d'Italia nella Repubblica Dominicana, Stefano Queirolo e tutti gli altri. Terrò questo discorso in italiano, quindi vi prego di scusarmi perché sto ancora imparando la lingua]. Un saluto alle autorità presenti, agli organizzatori e un saluto molto speciale al nostro caro amico Consigliere Andrea Canepari, ex Ambasciatore italiano in Repubblica Dominicana. La cultura dei popoli è un miscuglio di immagini e testimonianze molto vive di fenomeni ed esperienze storiche, dove batte lo sviluppo delle società, la mobilità materiale del fenomeno sociale, la costruzione di concetti, l'esercizio della parola che si materializza nel calore delle influenze materiali e ideologiche. Quando si parla di eredità italiana nella Repubblica Dominicana ci si riferisce a una presenza sostenuta di episodi nelle congiunture, negli stretti legami, nei momenti rilevanti della definizione dell’essere nazionale, presenza che si sente nei prolegomeni del periodo coloniale. Questo lavoro “L'eredità italiana nella Repubblica Dominicana” è il lavoro metodico e puntuale di valorizzazioni, coordinamento e contributi di un Ambasciatore, Andrea Canepari, che ha fatto della sua presenza diplomaticaaSanto Domingo un'articolazione integrantedell'indaginesuidatistorici, unaricreazione episodica nella diversità degli elementi culturali nodali, associazione tellurica e intellettuale della presenza italiana nella storia della Repubblica Dominicana, mezza isola che brilla come promontorio di apporti e di generosa fioritura negli ambiti produttivi della vita materiale e spirituale, che integra

varie attribuzioni, tutte determinanti e permanenti nel suo destino. Come fatto rilevante e imprevisto nell'ambito delle norme di gestazione delle nazionalità, possiamo citare che nel battesimo di fuoco dell'indipendenza dominicana un memorabile italiano Giovanni Battista Cambiaso partecipò efficacemente alla battaglia marittima che consolidò la nostra indipendenza insieme a dominicani, pionieri della nascente marina dominicana, in quel periodo storico della prima metà dell'Ottocento, in cui la parte orientale dell'isola rivendicava la propria radice identitaria con gli elementi distintivi della comunità. Questi grandi sforzi, senza precedenti immediati nella cronaca storica dell'isola di Santo Domingo, nella costruzione sociale e fedele di tutto in conglomerato umano e ideologico, dagli inizi coloniali e dall'impronta chiamata a forgiare l'identità politica di nazionalità dominicana, nell’Ottocento fino ai giorni nostri, sono raccolti in questa monumentale opera che raccoglie e arricchisce, sostanzialmente, Andrea Canepari. Un ambasciatore rappresenta un universo di idee e una costellazione storica di legami se, come nelcaso dell'Ambasciatore Andrea Canepari, si identifica con la storia e si attiva, come ha fatto durante il suo soggiorno a Santo Domingo, per promuovere l'amicizia tra i popoli, tra Italia e Repubblica Dominicana, nell'aprire le porte degli investimenti nelle aree produttive dell'economia, rafforzando i legami tra i nostri popoli verso il progresso e la solidarietà. L'Ambasciatore Canepari ha contribuito a consolidare la Camera di Commercio Dominico-Italiana favorendo la partecipazione di grandi imprenditori e industriali di origine italiana che insieme ai dominicani marciano insieme nell’area di collaborazione produttiva per i nostri Paesi. Concludo le mie parole citando il Presidente Costituzionale della Repubblica Dominicana Luis Abinader, il quale, scrivendo la prefazione a quest'opera di Andrea Canepari, ha affermato quanto segue: «Come scrive Sua Eccellenza, l'Ambasciatore d'Italia nella Repubblica Dominicana, questo libro sul patrimonio culturale italiano nella Repubblica Dominicana è una opera per mettere in luce l'unione e la cultura condivisa che è stata creata nel corso dei secoli da italiani e dominicani. Soprattutto per me, questa opera costituisce un universo di bellezza storica e culturale che rafforzano i nostri vincoli e forgiano essenze e valori di solidarietà e fratellanza tra le nazioni e il loro rappresentati». Grazie.”

Seguono applausi.

Isabella Liberatori, Presidente 9 Colonne: “Grazie Ambasciatore. Grazie per le parole che ha riportato e bravissimo per l'italiano. Diamo adesso la parola all'Onorevole Fucsia Nissoli, che ci chiede gentilmente di poter intervenire perché i lavori dell'aula alla Camera richiedono la sua presenza. Grazie Onorevole. L’Onorevole è eletta nella ripartizione America Settentrionale e Centrale.

Fucsia Nissoli, Deputata, Ripartizione America Settentrionale e Centrale: “Buongiorno a tutti. Saluto in primis i colleghi Porta e Giacobbe; saluto l'Ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia, Sua Eccellenza Raful Tejada; l'Ambasciatore italiano a Santo Domingo, Sua Eccellenza Queirolo Palmas e il Ministro Consigliere Gina D’Alessandro Ricart. Voglio ringraziare anche il dottor Eugenio Marino per l'organizzazione e per questo gradito invito e soprattutto ringrazio il Consigliere Canepari, ex Ambasciatore, per parlare del suo libro “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Storia, architettura, economia e società”. Miconsenta, Signor Ambasciatore, di ringraziarla per la sua attività quale rappresentante del nostro Paese nella sua veste didiplomatico e anche per il lavoro che ha svolto negli StatiUniti, quando è stato console a Filadelfia e, soprattutto, per la divulgazione che ha promosso circa il contributo italiano allo sviluppo culturale, sociale ed economico della Repubblica Dominicana. Il racconto di ricorrenze simboliche, fra le quali i 500 anni dall'arrivo del primo vescovo residente a Santo Domingo, Monsignor Alessandro Geraldini, al quale si deve la splendida cattedrale della città, la più antica in America, i 120 anni di relazioni diplomatiche tra l'Italia e la Repubblica Dominicana dal 1844, passando per i 200 anni dalla nascita del fondatore della marina Dominicana, Giovanni Battista Cambiaso originario di Genova: tutti personaggi che trovano spazio nel volume di Canepari e che mostrano assieme a molte altre personalità italiane, tra cui agronomi come il Cifferio e diversi imprenditori, come la comunità italiana e quella dominicana si sono integrate e hanno interagito contribuendo a plasmare l'identità del Paese. Del resto, il nonno di una diplomatica dominicana, Guido d'Alessandro Lombardi, è stato il progettista del Palazzo Nazionale dominicano. Un testo quindi fondamentale per capire i rapporti traidue Paesie ilcontributo italiano nella storia dominicana a partire dalgrande Cristoforo Colombo, che era amico del vescovo Geraldini e diede nome a un'isola, Saona, della città Savona, luogo di origine di un suo compagno di scoperte. Fatemi esprimere quindi il compiacimento che sia stato proprio l'AmbasciatoreCaneparia insediarsi, quale Ambasciatoreappunto, allariaperturadella nostra sede diplomatica. Proprio questo suo lavoro ci dimostra l'importanza di mantenere vivo il legame diplomatico tra Roma e Santo Domingo, un rapporto antico alla base dell'attuale diplomazia. Infine, quale rappresentante degli italiani che vivono nella Repubblica Dominicana, ma anche come loro amica ed estimatrice, devo ricordare qui la loro dinamicità: sono i nostri rappresentanti, il fronte concreto e avamposto di una fruttuosa attività diplomatica, sia essa politica che culturale ed economica. Grazie, quindi, ad Andrea Canepari e a tutti coloro che hanno contribuito alla stesura di questo volume che rimarrà certamente un punto di riferimento per chi vorrà conoscere il contributo degli italiani alla storia dominicana e quindi perché i nostri Paesi sono così uniti. Grazie.”

Seguono applausi.

Isabella Liberatori, Presidente 9 Colonne:

“Grazie mille. Allora, come detto, siamo qui per presentare il lavoro dell'Ambasciatore Canepari, il titolo del libro è “L'eredità italiana in Repubblica Dominicana. Storia, architettura, economia e società”. Questo libro è una testimonianza ricca di un rapporto nato moltissimi anni fa e consolidato nel tempo. Questo libro è uno straordinario resoconto, un affresco, di ciò che gli italiani hanno saputo fare nello spicchio di mondo rappresentato dalla Repubblica Dominicana. Colpisce la varietà dei contributi e delle competenze che arricchiscono il volume, così come la varietà delle storie narrate. 45 sono gli autori invitatia illustrare unlascito che getta una luce nuova sulla qualità dell'emigrazione italiana in America Latina. I protagonisti, come abbiamo sentito da chi mi ha preceduto, sono religiosi, militari, ingegneri, agronomi, scienziati, imprenditori, artisti, politici, giuristi, economisti e giornalisti. La lettura è davvero affascinante. Grazie al lavoro del Consigliere Andrea Canepari e alle sue approfondite ricerche d'archivio sono stati ricostruiti, come abbiamo sentito, cinque secoli di storia delle relazioni tra i due Paesi. Ne esce, accresciuta, la nostra conoscenza della Repubblica Dominicana, ma ha valorizzato soprattutto il ruolo dell'Italia e la qualità della sua antica e più recente emigrazione. Un contributo volto alla consapevolezza di ciò che siamo e di ciò che siamo stati, ma anche un esempio di come si può fare il mestiere dell'Ambasciatore per costruire ponti e promuovere la reciproca conoscenza. Lascio la parola all'Onorevole Porta, grazie al quale siamo qui oggi perché sua è l'iniziativa di questo incontro e lo ringrazio. Se ci vuole fare il suo contributo.”

Fabio Porta, Senatore, Ripartizione America Meridionale:

“Si grazie. Grazie Isabella, ringrazio anche te per questa disponibilità, ancora una volta, a seguire le iniziative degli italiani nel mondo, che hanno bisogno oggi più che mai di tanta informazione professionalmente valida, ringrazio la RAI, ringrazio ovviamente tutti gli organi d'informazione che seguono direttamente o indirettamente, attraverso la Web TV del Senato, questo evento. Voglio ringraziare anche Eugenio Marino, che non risulta nella locandina, ma è stato uno degli artefici, se non il principale artefice, di questa iniziativa e ovviamente ringrazio l'Ambasciatore Canepari perché ci ha dato questa bellissima opportunità, ci ha fatto questo bel regalo. Dirò qualcosa molto brevemente. Ecco, metto da parte l'intervento anche perché voglio dare spazio, non ne abbiamo tantissimo, all'intervento dell'Ambasciatore, all'illustrazione anche un po’ più diretta del libro. Ringrazio ovviamente l'Ambasciatore Tejada, il rappresentante dell’IILA, che sempre segue con l'importanza che questa organizzazione ha e continuerà ad avere, nelle relazioni Italo-

Latinoamericane ed i rapporti tra i nostri paesi. Saluto anch'io, ovviamente affettuosamente, non solo formalmente il Senatore Giacobbe, con il quale ho avuto la fortuna di re-incontrarmi qui al Senato, perché amici lo eravamo da prima, ma adesso condividiamo anche questa non semplice fase politica, ma lo facciamo con lo stesso entusiasmo che dall'Australia al Brasile ci accomuna. Saluto anche, permettetemi, Fausto Longo, collega in questo momento eletto alla Camera, anche lui è stato qui Senatore e tra l'altro collega di Francesco. Brevissimamente, allora, intanto dico che questo libro èutilizzo le parole dello stesso autore - veramente una sinfonia. È una sinfonia di italianità nella

Repubblica Dominicana. Io direi che prenderò a prestito questo termine perché credo che noi avremo bisogno di tante sinfonie, di una grande sinfonia per propagandare - permettetemi così il termine pubblicitario - l'esperienza, la vita, il vissuto degli italiani nel mondo, a tutte le latitudini a tutte le longitudini. Io ricordo conpiacere ilprimo incontro, qualche anno fa alla Camera, con l'Ambasciatore

Canepari: nel 2017 mi cercò lui nonostante io fossi stato eletto in una ripartizione diversa, sia da quella sua al momento, era mi pare Console Generale a Filadelfia, ma anche diversa da quella dove lui poi sarebbe andato come Ambasciatore, ri-aprendo una sede che noi comunque in Parlamento - io allora ero Presidente del Comitato Italiani nel Mondo della Camera - avevamo tanto fomentato e richiesto. Un ricordo bellissimo, perché già allora notavo la curiosità rispetto all'esperienza degli italianiall'estero,l'entusiasmo eovviamenteunagrandecompetenza. Io credo chequesto libro, questa sinfonia sia veramente un prototipo che noi dovremmo prendere così a prestito, a riferimento quando parliamo dell'importanza di divulgare maggiormente la cultura, la presenza delle nostre comunità nel mondo. Insieme al Senatore Giacobbe abbiamo presentato qui al Senato - e speriamo chissà che in questo spicchio di legislatura ci sia anche la volontà per portarla a termine - una piccola iniziativa parlamentare molto importante per gli italianiall'estero che è un progetto di legge che avevo già avuto la possibilità di redigere alla Camera, sull'insegnamento multidisciplinare delle migrazioni, quindi, della presenza italiana all'estero, ma anche delle tante presenze straniere in Italia. È questo l'aspetto che voglio assimilare al libro: è un insegnamento multidisciplinare, perché la presenza italiana all'estero non è storia, è geografia, architettura, musica e religione. Se voi andate a vedere il libro dell'Ambasciatore Canepari tutte queste dimensioni sono parte integrante di un’unica storia. Questo succede a Santo Domingo, succede sicuramente in Australia, succede in Sud America, in Europa e nel resto del mondo. Questo insegnamento, tra l’altro, mi ha fatto molto piacere. Qui abbiamo un grande disegnatore che è Fausto Longo e che quando ha visto il fumetto che è stato redatto in lingua spagnola, ovviamente, me ne ha subito rubato una copia. Da quell'iniziativa io prendo anche un altro spunto: quello è il tipo di cultura che noi dobbiamo anche saper trasferire ai giovani, italiani innanzitutto, cioè portare, anche con strumenti ovviamente molto più semplici, didattici e immediati come il fumetto, questa storia, queste storie nelle nostre scuole. Allora, io concludo con un con due

riferimenti che ho riscontrato nelle, leggendole, bellissime premesse che sono state fatte al libro: il primo che un po’ rafforza quello che dicevo prima, sono parole del Ministro della Cultura Dario Franceschini, che dice: «Se c'è consapevolezza di questa storia, di questa cultura nuova che si è creata grazie all'apporto di quella italiana, potranno nascere nuove opportunità di investimenti e di commercio». È esattamente questo lo spirito del nostro impegno qui al Senato, della nostra proposta legislativa e del libro di Canepari e lo dice benissimo Franceschini. Se non c’è conoscenza è anche difficile fare promozione, è anche difficile fare internazionalizzazione. Quindi la conoscenza della collettività - e grazie al libro, perché lo fa in maniera molto plastica - è il presupposto dell'internazionalizzazione. L'altro riferimento, che mi dà l'opportunità anche di chiudere con un riferimento alla giornata di oggi qui al Senato, è alle parole dell’Ambasciatrice Cavallari, che oggi non è qui con noi, rappresentata dall'Ambasciatore del Messico, che oggi è Segretario Culturale dell'IILA che chiudendo la sua presentazione dice: «Sarebbe bellissimo vedere scorrere sul grande schermo - adesso forse vedremo qualche piccola immagine - le storie di questo libro in una coproduzione italo-dominicana». Beneoggipomeriggio alSenatoratificheremo, eio conmoltoonore sarò un relatore, l'accordo di coproduzione cinematografica tra l’Italia e la Repubblica Dominicana. Chissà che il primo risultato di questo accordo sarà la produzione del libro, della quale sceneggiatura già l'Ambasciatore Canepari ci ha fatto regalo. Grazie a tutti.”

Seguono applausi.

Dialogo fra Isabella Liberatori e il Consigliere Andrea Canepari:

Isabella Liberatori

“Grazie, allora adesso diamo la parola al Consigliere Canepari e partiamo dal fatto che il libro ha avuto nel tempo diverse declinazioni. Ha raggiunto, così, una platea vasta e ha raggiunto l'obiettivo, che il lavoro dell'Ambasciatore si era posto, di far conoscere al maggior numero di persone l'importanza dei rapporti e gli scambi culturali. Consigliere, ci dica lei: che cosa ha pensato quando ha avviato questo lavoro importante, faticoso completo e utile?”

Andrea Canepari:

“Buongiorno a tutti. Tante sensazioni. Da tempo ormai ho il piacere di lavorare con le nostre collettività e ho visto quello che hanno portato nei vari paesi però ecco, come citava il Senatore Giacobbe, ogni tanto mi sentivo un po’ un archeologo perché, effettivamente questo giacimento di italianità che veniva dalle nostre collettività, che l'hanno portato, ma anche dagli amici dell’Italia non

necessariamente italiani, non era conosciuto. Quindi, come adesso citava il Senatore Porta, ci vuole consapevolezza, ci vuole conoscenza per riportare alla luce, far rivivere e creare opportunità, creare ponti tra i paesi, non solamente la Repubblica Dominicana. Come parlava il Senatore Giacobbe, c'è un’universalità di questi temi e c'è bisogno di sinfonie e infatti il Ministero degli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale sta facendo tanto per questo. Quindi ecco, quando ho iniziato la mia missione ho pensato che fosse necessario impegnarsi per far conoscere, a ogni livello della popolazione, dai ragazzini, agli studiosi e al grande pubblico. Sono molto grato, se mi permettete due parole, al Senatore Porta per aver organizzato la giornata di oggi, la presentazione; al Senatore Giacobbe; all'Onorevole Nissoli; all'AmbasciatoreJaime Nualart diIILA, Antonella Cavallari; il caro amico l'Ambasciatore Raful; Isabella Liberatori per questa presentazione, ma anche a tutti gli amici, dal collega Ambasciatore Queirolo Palmas a Eugenio Marino che ha promosso anche una collaborazione intellettuale con me dai tempi di Filadelfia, quando io partecipai alla presentazione di un suo bellissimo libro sull'emigrazione, lì nacque anche una sintonia intellettuale sul bisogno di far conoscere. Ringrazio anche tutti gli amici: la Assocamerestero; la Dante Alighieri; imprese come Ghella, che sono qui presenti, oppure università internazionali da Ginevra, UCLA - I’d like to say hi to our friends professors - i professori Robin Darby e suo marito Andrew Apter che sono professori alla UCLA, una delle più importantiuniversità degli StatiUniti, che sono qua oggi, perché anche loro hanno contribuito poi a questo libro, alla sua edizione accademica americana. Questo libro e le storie della nostra collettività sono serie. Non sempre sono prese con la serietà che meritano e che, secondo me, dovremmo tutti tenere a mente. Sono serie le nostre storie, sono serie le nostre collettività, è seria l’Italia, un paese di grandi prospettive. Quindi anche questo libro è serio e le storie sono state raccontate e pubblicate da una casa editrice accademica statunitense, la Saint Joseph’s University Press, la principale in America latina, proprio per dare dignità intellettuale anche a tutte queste storie. È un altro taglio che volevo condividere con voi, maggiore lavoro, ma credo maggiore interesse. Ecco, ne approfittavo per citare alcune persone, come il fotografo Andrea Vierucci con cui abbiamo fatto moltissime iniziative: mostre virtuali, video e non ci siamo mai incontrati causa pandemia, se non oggi. Anche chiunque altro che è venuto qui a salutarmi oggi, come l’amico Gianfranco Fini, architetto, che è citato nel libro perché da lui è ispirato uno dei principali complessi turistici della Repubblica Dominicana a Porto Rotondo, ecco, sec'è qualche altra persona con la quale nonci siamo ancora conosciuti, ma è venuta, poi fatevi vivi alla fine perché mi piacerebbe, con questa occasione, salutarvi.”

Isabella Liberatori:

“Quindi la dignità accademica, se ce ne fosse stato bisogno, è riuscita, ma volevo chiederle: lei ha organizzato, frutto di questo lavoro, anche delle mostre interattive, come ci diceva, con le immagini, - forse se è possibile, possiamo farle mandare mentre parliamo - che illustrano questo tomo meraviglioso… ?”

Andrea Canepari:

“(Indicando lo schermo) questo è un video, se volete, possiamo anche sentirlo questo video, tanto è in italiano e poi passiamo alle immagini.”

Segue riproduzione contenuto video in sala: video su Giovanni Battista Cambiaso.

Voce narrante nel video: «Giovanni Battista Cambiaso Chiozzone nacque a Genova nel 1820. Arrivò giovanissimo a Santo Domingo dove coltivò e mantenne uno stretto rapporto di amicizia con i principali membri della società segreta politica “La Trinitaria”, in particolare con il suo fondatore

Juan Pablo Duarte. Cambiaso fu l'ideatore della prima flottiglia navale armata della Repubblica Dominicana, gettando le basi su cui, in seguito, fu fondata la marina dominicana. Per raggiungere il suo obiettivo Cambiaso prese i suoi brigantini e golette privati, che erano usati per scopi commerciali, e li trasformò in navi da guerra. La neonata flottiglia navale, che impedì alle navi haitiane di servire come supporto al loro esercito di terra, era al comando del Generale Cambiaso della marina dominicana».

Isabella Liberatori:

“Diciamo che le testimonianze ci sono. Lei è riuscito a far pubblicare anche alcuni dei 48 capitoli del libro, per una maggiore diffusione, sul quotidiano nazionale, locale. Non è un’idea che nasce da zero, perché un italiano ha fondato il primo quotidiano a metà del 1800 a Santo Domingo e quindi si cammina su quella scia. Come è riuscito a farsi dedicare 48 mezze pagine, che per chi conosce l'editoria sa che sono un patrimonio inestimabile, e arrivare quindi agli utenti, ai lettori sia locali, che italiani?”

Andrea Canepari:

“Tutte queste iniziative sono naturalmente state promosse dal Ministero degli Affari Esteri nelle cornici delle iniziative di promozione integrata, allo scopo di far vedere come da un lato culturale si può creare delle attività promozionali e presentare una rinnovata immagine dell’Italia. Questa è la premessa. Detto questo, la vastità di queste iniziative non poteva che essere portata avanti con

Isabella Liberatori:

“Volevo tornare al fumetto, perché non dimenticando che appunto la conoscenza di solito si fa da giovanissimi, il Consigliere ha scelto di declinare questo suo lavoro anche sotto forma di fumetto e ne ha distribuite ben 265 mila copie, in collaborazione con le chiese cattoliche. Ci dica: com'è andato questo esperimento?”

Andrea Canepari:

“Si, innanzitutto pensiamo che erano gli anni del Covid, quindi il momento in cui le scuole erano chiuse, si cercavano anche nuovi strumenti di educazione. Allora abbiamo offerto questi fumetti, che sono molto seri, tratti dal libro, scientificamente accurati, rivisti anche da docenti universitari, per dare uno strumento educativo alle scuole. Il principale quotidiano del paese ne ha distribuite 240.000 copie e 35.000 copie sono state date tramite la conferenza episcopale alle scuole cattoliche, che le hanno utilizzate. Le scuole pubbliche, invece, sono state raggiunte con un programma capillare di strumenti digitali in spagnolo e in italiano, strumenti plurilingue. Il libro è anche in inglese per far conoscere e permettere ai ragazzi di appassionarsi. Si sono appassionati non solo gli italiani o gli italo-discendenti, ma anche gli amici dell’Italia. Il principale gruppo radiotelevisivo è di proprietà, come sa il mio amico Ambasciatore, anzi i miei amici Ambasciatori, di Don Pepín Corripio, che è di origine spagnola e tuttavia è stato il primo che mi ha messo a disposizione le sue televisioni, i suoi

124 sponsorizzazioni. Quindi, la gran parte dei finanziamenti sono stati dati con entusiasmo da grandi gruppi mediatici, tra cui questo che stava citando Isabella Liberatori, che è la famiglia Pellerano, che sono arrivati 150 anni orsono in Repubblica Dominicana e hanno fondato il “Listin Diario” cioè “La Piccola Lista”. Era una lista di arrivi e partenze di navi ed è diventato un quotidiano, è diventato un grande gruppo mediatico. Questo perché è importante? Sia per far ricordare questa storia, ma anche per far vedere come gli italiani hanno creato le strutture identitarie e sociali che hanno permesso al paese di essere un paese non in via di sviluppo, ma il paese che è. Mi faceva piacere sentire prima gli altri interventi perché questa stessa storia poteva essere in Australia e avrebbe potuto essere scritta in tantipaesi, perché sono storie universali. Inoltre, come avete visto dal video, c'è stata una grande cura anche alle immagini: tutte quelle che sono in sala con noi sono state fatte dal bravissimo Andrea Vierucci. Tutti questi video, per far vedere non solo immagini della Repubblica Dominicana, ma anche immagini dell’Italia di oggi e da dove sono partiti questi emigranti. Questo per creare consapevolezza anche all'interno della collettività, che talvolta non è così consapevole, e creare consapevolezza e anche unità tra la nuova emigrazione e la vecchia emigrazione, che capendo l'importanza di queste figure iconiche possono creare le modalità di integrazione.”

Isabella Liberatori:

“Tra i giovani, cioè tra la nuova immigrazione, che lei citava e che si sta avvicinando o che guarda con interesse alla Repubblica Dominicana, la maggior parte sono spinti da iniziative imprenditoriali che sono soprattutto rivolte all’immobiliare e al turismo. Nella sua esperienza, fino a che lei è stato lì, possiamo essere orgogliosi di questi nuovi italiani? Il loro approccio è un approccio collaborativo con il paese che li accoglie?”

Andrea Canepari:

“Ma certo, noi dobbiamo essere orgogliosi di tutti i nostri italiani, in ogni declinazione. Parlo per questa esperienza, ma anche per altre esperienze che ho avuto in altri continenti in altre parti del mondo. Tutti portano una voglia di fare, una voglia di migliorare. In casi come in questo, portano tecnologia, esperienza nel settore agricolo, nel settore del turismo. Però ognuno conosce quello che porta il suo piccolo settore, non si conosce mai, non si ascolta la sinfonia, non si vede l'affresco. Quindi è importante sia tramite i fumetti, per chi vuole, sia tramite le mostre. Ecco (indica le immagini proiettate in sala) guardatechebellequeste immaginidiquestamostracheèstataesposta in dodici tra i musei più importanti della regione ed università. C'è una bellissima mostra anche virtuale, ma anche in Italia a Venaria Reale, al Galata Museo del Mare, come mostra preparatoria del Museo dell'Emigrazione Italiana di Genova, dove questi materiali sono nelle collezioni permanenti. Quindi ecco, questo è importante e vedete che grande lavoro è stato fatto. Vorrei ringraziare mia moglie Roberta, che chi è qui con noi, perché è un grande lavoro di dettagli di coordinamento elei mi ha veramente, conpassione, aiutato in quest'opera. Sempre parlando deinuovi italiani, appena sono arrivato - quisi menzionava la riapertura della sede - nonchiedevano certamente il libro, non chiedevano fumetti, chiedevano passaporti, chiedevano servizi consolari, chiedevano assistenza. Io sono arrivato con connazionali accampati, per giornate, davanti agli uffici, allora fatiscenti, dell'Ambasciata per chiedere servizi. Tutto questo è stato cambiato. Cioè parallelamente a queste iniziative, il focus è stato dare servizi consolari e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha fatto un enorme sforzo, che va riconosciuto, da tutte le sue strutture interne: dal personale, all'ispettorato, alla direzione geografica competente, a chi si occupa di italiani all'estero, a chi si occupa di promozione, per far sì che la riapertura della sede, che sembrava un

125 giornali, il suo gruppo mediatico. Diciamo con queste storie, tramite l'italianità, si presenta anche il paese in maniera diversa e si possono far nascere opportunità, come è stato detto, con la camera di commercio ad esempio, che raggruppa adesso, alcune delle famiglie che sono tra le prime dieci per ricchezza dell’America Latina, riportandole a vedere l’Italia in maniera diversa.”

azzardo, fosse un successo, come è stato. Il Senatore Porta si ricorda come all'epoca ricevevano una o due interrogazioni parlamentari a settimana, piuttosto infuocate. Alcuni vostri colleghi senatori mi grigliarono - se permettete l'espressione - prima di andare in Senato. Poi alla fine il vostro collega, non faccio nomi, mi disse: «Ma Ambasciatore forse adesso sono convinto che ce la faremo». E ce l'abbiamo fatta, ma non io, ce l'abbiamo fatta tutti: ce l'ha fatta il Ministero, ce l'ha fatto l'associazionismo, ce l'ha fatto il Parlamento, ce l'hanno fatta gli italiani della Repubblica Domenicana. Tutti hanno fatto una parte per far sì che la riapertura fosse un successo, che venissero dati i servizi consolari, che ci fosse una sede degna dell’Italia, sobria, ma funzionale. Sono contento di aver lasciato uno strumento che funziona al collega. Ecco, quindi credo che questo sia importante. Visto che ho menzionato ilcollega, che mi ha fatto questa bellissima sorpresa diessere qui: (si rivolge all’Ambasciatore Sergio Queirolo Palmas) mi avevi condiviso anche qualche tua, così, riflessione sull'importanza di come è stato visto il libro, anche adesso, dalla comunità; soprattutto mi dicevi dall’Ambasciatore spagnolo, non so se vuoi condividere con noi, visto che abbiamo avuto una sorpresa.”

Francesco Giacobbe, Senatore, Ripartizione Africa/Asia/Oceania/Antartide:

“Prima di dare la parola all’Ambasciatore della Repubblica Dominicana, però, io devo scusarmi che ho peccato nel non dargli il benvenuto al Senato, per due motivi: non solo perché è Sua Eccellenza l'Ambasciatore della Repubblica Domenicana, ma anche perché io ho avuto la fortuna di collaborare con l'Ambasciatore Stefano Queirolo Palmas quando era Console Generale a Sidney e posso assicurarvi che abbiamo una classe di diplomatici eccellenti, nei suoi confronti c'è una grande stima. Nello stesso tempo volevo dare anche il benvenuto all'Onorevole Longo con cui ho condiviso la scorsa legislatura, per cinque anni, qui al Senato. Quindi benvenuto Ambasciatore, con tutto l'affetto che abbiamo in Senato nei confronti dell'esperienza in comune in Australia.”

Stefano Queirolo Palmas, Ambasciatore d'Italia a Santo Domingo:

“Grazie Andrea. Grazie a tutti, grazie Senatore. In questa sala è chiaro a tutti quanto sia importante il contributo degli italiani all'estero per l’Italia. Fuori da questa, vorremmo che forse la consapevolezza fosse ancora più estesa, ma qui oggi, questo lo capiamo tutti. Però volevo così contribuire, con una spigolatura, con un aneddoto, su quanto è stata importante la mappatura fatta da Andrea, dall'Ambasciata d’Italia, sull'eredità italiana a Santo Domingo. L’ha detto naturalmente, anche meglio, l'Ambasciatore Raful, ma un solo episodio tanto per darvi la misura. Quando questo libro è circolato, Don Pepín Corripio - l’hai citato opportunamente Andrea, Pepín Corripio, tanto per fare, così, le giuste proporzioni.. poi Francesco aveva fatto il parallelo con l’Australia…quando parla

Isabella Liberatori:

“Grazie a lei. Senz’altro la declinazione dei fumetti, secondo me, sarà anche utile, utilizzabile nei social, che sono comunque uno strumento volutamente agile.”

Andrea Canepari:

“Ma infatti anche sui social è stata fatta un'azione con mezzi di comunicazione, università, scuole di ogni grado, proprio per raggiungere ogni declinazione della società. Se l'Ambasciatore Raful, che è stato Ministro della Cultura, ha fatto vedere l'importanza, anche culturale, scientifica, c'è però una serie di curiosità di rapporti, di idee, che trascendono e credo ci si ispirino tutti.”

Isabella Liberatori:

“Voglio tornare, poi forse ci dobbiamo avvicinare alle conclusioni, a una sua definizione: “ponte vivo”, che ha utilizzato quando illustrava le immagini che il fotografo, l'artista Andrea Vierucci - tra l'altro protagonista di una vicenda terribile, perché ha partecipato alla costruzione di questo progetto dalleoriginie nelmomento incuidovevapartireper andareaSanto Domingo erealizzare le immagini locali, il Covid glielo ha impedito, quindi lui ha pianto fortemente in Italia e ha seguito – (ha realizzato).”

Andrea Canepari:

“Ma è andata meglio, perché si è evitato il viaggio, però abbiamo rafforzato questa idea, che secondo me è molto forte, di creare un matrimonio tra immagini, non solo locali, ma immagini dell’Italia. Da dove sono partite queste persone? Certe volte se uno vede i luoghi capisce e serve non solo per l'attrazione del turismo, che è nostro mestiere come diplomatici. Attrazione del turismo non

127 lui a Santo Domingo è come dire la voce della “hispanidad”, il lato spagnolo della tradizione locale, come se parlassero a Sydney, Francesco, i fondatori del “The Sydney Morning Herald” - quando ha visto questo libro ha detto a suo figlio: «Questo è davvero un bel libro, noi non ce l'abbiamo - noi riferito aglispagnoli - quando ce l'avremo dovrà essere di qualità almeno pari a questo». Bene, sapete che cosa è successo nel frattempo? Un mese fa l'Ambasciatore spagnolo, attuale a Santo Domingo, ha annunciato l'inizio dei lavori per il libro spagnolo sull'eredità loro in Repubblica Dominicana. Questa è come dire l'importanza di questa attività nel contesto locale e mi auguro, siccome è andato tutto esaurito, che sarà possibile inqualche modo provvedere a una riedizione della parte accademica, ma anche della parte a fumetti, che è uno strumento divulgativo la cui capacità non sfugge a nessuno. Solo questo, grazie Andrea, complimenti!”

necessariamente di persone di origine italiana o della collettività, ma in generale di amici dell’Italia o di persone che vedendo delle immagini splendide dicono: «Ma anch'io voglio visitarle!». Quindi ecco questa è stata una delle opportunità. Poi vedo amici anche di tante altre università: vedo Temple University, con cui faremo una mostra sull'eredità italiana Filadelfia a settembre, siete tutti invitati, l’inaugurazione è il 13 settembre nel campus romano di Temple University; o l'amica dell’American University of Rome con cui pure collaboriamo; vediamo tre università e poi c'è UCLA, tre università americane, una di Ginevra. Quindi far vedere: perché i ponti? Perché nelle università ci sono giovani che portano esperienza, che imparano. Vedete queste immagini della copertina (indica le immagini proiettate in sala)? La cupola è stata fatta da Guido d’Alessandro, ingegnere italiano, che si è fatto ispirare da San Pietro. Quindi ponte non solo in termine architettonico, ma tramite le strutture, anche sociali, quindi l'istruzione, Camere di Commercio, le conoscenze agricole. La nostra collettività crea opportunità: per loro, per noi, per il paese e per il mondo. Quindi è questo che è importante: che ci sia consapevolezza per creare, appunto, opportunità.”

Isabella Liberatori:

“Poi diciamo che la costruzione di ponti vivi rafforza l'amicizia e l'amicizia allontana la guerra e diciamo, mai come in questo momento, ne abbiamo bisogno. Io sottolineo il fatto che il ruolo del Ministero degli Esteri, della rete consolare, degli istituti di cultura non è solo quello di fornire un servizio ai cittadini italiani, ma di sostenere e promuovere il benessere della comunità, favorendone l'integrazione nel mantenimento delle specificità culturali. Possiamo dire che nella Repubblica Dominicana l'obiettivo, grazie anche al contributo del Consigliere, è stato raggiunto.”

Andrea Canepari:

“Io direi tramite al contributo di tutti, veramente: del Ministero degli Affari Esteri che si è impegnato con serietà, determinazione, è stata un'altra operazione sinfonica o corale perché tutto andasse bene e così è stato; ma anche della collettività delle imprese, delle istituzioni, dell'associazionismo. Tutti poi si sono appassionati, perché, quando c'è serietà, si vede lavoro. Don Pepín Corripio si è appassionato per il lavoro, perché è un signore di 90 anni che lavora 12, 15 ore al giorno, è uno determinato e lui, infatti, me lo diceva: «Vorrei che tanto anche gli altri facessero delle opere, delle attività che fanno conoscere». Perché ovviamente come un uomo d'affari non può che apprezzare. La stampa ha dato anche un grande contributo e ringrazio veramente tutti gli amici e giornalisti presenti oggi, perché queste storie vanno fatto conoscere, vanno fatte apprezzare, perché questa consapevolezza, credo davvero, serve a tutti. Quindi oltre agli organizzatori appunto, come Eugenio Marino, che ringrazio tantissimo, Antonino Musso, anche la stampa è veramente importante, perché se ce le diciamo solo

tradi noi, ce le siamo dette, ma è bene che con questicontenuti, ho visto dall'esperienza sia negli Stati Uniti che in Repubblica Dominicana, si crei entusiasmo e l’entusiasmo aiuta.”

Isabella Liberatori:

“Io posso portare una piccolissima testimonianza: sono tantissimi anni che con la nostra agenzia con cui lavoro, ci occupiamo della presenza italiana nel mondo e se fino a qualche anno fa, la parola “immigrato” e “migrante” nella stampa italiana era legata a eventi o di cronaca nera, eventi negativi o comunque marginali, io che, proprio perché mi occupo di questo settore per l'agenzia, faccio la rassegna stampa alla mattina - un po’ perché soffro di insonnia - noto che da qualche tempo sui giornali italiani tutti, quindi la stampa nazionale e giornali locali ci sono almeno 10, 12 notizie ogni giorno, di quello che gli italiani, l'italianità fanno nel mondo. Devo dire, tanto la fa anche la Dante Alighieri, che è scintillante di iniziative, ma le ambasciate, gli istituti di cultura, gli italiani, gli imprenditori, insomma la cultura riescono a far sì che ogni giorno, sulla stampa italiana, adesso ci sia la parola emigrato, Italia, comunità italiana, cultura, istituto, fisso. Anche gemellaggio è una delle parole chiave, che è uno strumento che consente alle nostre città di rafforzare dei rapporti. L'ultima domanda, poi chiudiamo, tremo per la moglie: qual è il prossimo impegno?”

Andrea Canepari:

“Per il momento, far conoscere queste storie. Comunque adesso, parlando di tanti amici, anche i Rettori delle principali università di questo paese mi hanno chiesto di far conoscere queste storie e anche negli Stati Uniti, ci sono varie università. Faremo una mostra fotografica con Temple University Roma tratta dal libro di Filadelfia, di cui sta per uscire anche l'edizione italiana con Treccani, quindi di nuovo, per far vedere come queste storie devono essere raccontate. Credo che siano strumenti importanti. Prima citava la Dante: con la Dante, insieme a tante altre istituzioni dell'italianità della Repubblica Dominicana, abbiamo fatto un corso virtuale, grazie a loro. Infatti, li ringrazio di essere in sala, ma anche di aver creato questo corso, che ha avuto un grande successo.”

Isabella Liberatori:

“Quindi ci vediamo a settembre per presentare la prossima fatica del Consigliere e della Signora.”

Andrea Canepari:

“È un lavoro di famiglia, grazie!”

1.8 Presentazione presso la Biblioteca Universitaria di Pavia, Salone Teresiano.

[Lingua originale: italiano]

Volume “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Storia, Architettura, Economia e Società”.

A cura di Andrea Canepari.

Edizione italiana e spagnola pubblicate da Allemandi, 2021.

Edizione americana pubblicata da Saint Joseph’s University Press, 2021.

3 febbraio 2023

Biblioteca Universitaria di Pavia, Salone Teresiano

S.da Nuova 65, Pavia

INTRODUZIONE:

 Marzia Pontone, Direttore della Biblioteca Universitaria di Pavia

SALUTI ISTITUZIONALI:

 Francesco Svelto, Magnifico Rettore dell’Università di Pavia

DIALOGANO CON IL CURATORE ANDREA CANEPARI:

 Paolo Gamba, Delegato del Rettore per le relazioni con il continente americano dell’Università di Pavia

 Francesco Bracco, Direttore dell'Orto Botanico dell'Università di Pavia

 Olimpia Niglio, Professoressa dell’Università di Pavia

INTERVENTI FINALI:

 Ludovico Ciferri, Discendente del Prof. Raffaele Ciferri

 Alessandra Angelini, Artista e Professoressa dell’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano

Marzia Pontone, Direttore della Biblioteca Universitaria di Pavia:

“Buonasera Ringraziamo tantissimo tutte e tutti voi che siete qui con noi questa sera per ascoltare una presentazione di un volume davvero interessante, che abbiamo l'onore di poter condividere e ascoltare, su cui possiamo ragionare tutti insieme questa sera nella nostra Biblioteca Universitaria di Pavia del Ministero della Cultura. Il nostro Istituto, anche grazie alla collaborazione delle colleghe e dei colleghi, in particolare della Dott.ssa Campagna, responsabile delle nostre attività culturali, porta avanti un programma di iniziative culturali collegate ai percorsi dell'educazione permanente degli adulti, e non soltanto, all'interno del nostro Salone Teresiano. In questi spazi, che sanno di storia e che moltidi voi hanno già avuto l'opportunità più volte divenire a vedere a visitare, ad abitare durante le nostre iniziative culturali, questa sera aggiungiamo un monumento e devo dire un monumento. Il volume che andiamo a presentare questa sera, “L'eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Storia, architettura, economia e società” èunvolumecurato daAndreaCanepari, cheringrazio molto per la sua presenza, per il tempo che ci mette a disposizione questa sera e anche per la curatela di un'opera importante e, devo dire, imponente nella sua veste, che però raccoglie tanta storia. Questo volume, che nella versione italiana e nella versione inglese è qui sul tavolone, ha un suo peso nella storia degli studi. Di questo volume noi vogliamo ricordare, intanto, l'aspetto fondamentale sul versante culturale: quello di aver contribuito a tracciare delle linee di vicinanza tra mondi In questo mi sento di dire, a nome della nostra Istituzione, il volume ha un valore fondante e fondamentale. Fondamentale perché ripercorre la storia della vicinanza tra il popolo italiano e quello dominicano e anche l'infinita varietà degli apporti culturali, scientifici, letterari, ma anche economici, commerciali, architettonici, che hanno tenuto insieme tutta una serie di fili, di legami e diretiche si sono intrecciati tra l'Italia e la Repubblica Dominicana. Questo ha fatto parte della storia. È la storia della vicinanza e dell'amicizia tra due popoli che viene raccontata attraverso un'infinita varietà di sfaccettature; ma è anche uno sguardo interessante e forte sul futuro, per come si sono da sempre mosse le popolazioni, per come si sono da sempre mossi i popoli all'interno del nostro pianeta e di come hanno potuto scegliere di coltivare relazioni e reti che hanno portato alla creazione di nuovi orizzonti condivisi, anche nuove identità, anche nuovi sguardi sul modo di vivere in un paese e di innervare la cultura sia del paese di provenienza, sia del paese nuovo ospitante dove le relazioni si sono intrecciate. Ovviamente ripercorrere tutto questo, che ha secoli di storia, non poteva essere fatto in poche parole e, infatti, il volume ha una sua maestosità e va a toccare anche tanti aspetti, tra cui quello scientifico. Per cui immagino che ci sia anche questo aspetto che poi tra i relatori verrà condiviso al nostro tavolo questa sera. Quello che ancora vorreiaggiungere, prima dipassare la parola al tavolo deinostriospiti, è che questo volume, insieme alla sua versione inglese ovviamente, lo vedete già catalogato con le fascette del nostro Istituto. Cosa significa lo sappiamo bene: significa che è entrato a far parte del

patrimonio permanente della nostra Biblioteca Universitaria di Pavia. Questo significa che diventa parte della memoria condivisa, ne rappresenta un tassello e sarà fonte di ulteriori ricerche e di nuovi studi che partiranno da questi due volumi per poter ulteriormente portare avanti il progresso della ricerca, degli studi e in questo caso mi sento di dire anche di quella che è una strada di vicinanza e di amiciziatraduemondichesono statirichiamatieche misembrabello, questasera, avere lapossibilità di esplorare da più punti di vista, come immagino i nostri relatori andranno a fare. L'ultima cosa che desidero dire è che questa sera, in questo nostro salone che ospita, come dire, la nostra riflessione, le nostre parole è anche allestito un percorso espositivo. Un percorso espositivo che mi fa piacere richiamare perché è un percorso bello e a cui, in un certo senso, vogliamo dare una compensazione dopo gli anni della pandemia. Un percorso, con l'esposizione del libro d’artista “Orizzonte”, creato da Alessandra Angelini per le celebrazioni che, appunto, avrebbero dovuto ricordare il cinquecentesimo anniversario dell’arrivo a Santo Domingo di Monsignor Alessandro Geraldini e che poi avrebbe dovuto prendere corpo, in una vera e propria mostra fisica, anche a San Domingo, che però non si è potuta compiutamente realizzare a causa dei difficili anni pandemici che adesso, come dire, fanno parte anche quelli della nostra storia. L'esposizione era stata pensata per questo e a noi fa piacere ricordare che il volume, con anche insieme ai tondi che raccontano una parte di questo percorso espositivo, possono essere visti nelle teche della nostra biblioteca. È anche presente l'artista e quindi speriamo che alla fine ci possa essere anche un momento di condivisione e di visione di questo percorso diaccompagnamento, cheunpo’ciparla naturalmentedellaRepubblicaDominicana, ci parla di un sogno, di quello che si sarebbe potuto fare e che magari in futuro ci saranno occasioni di ripensare, di fare, ma che oggi trova spazio nella nostra Biblioteca e che in un certo senso accompagna e racconta l'amicizia tra questidue mondi. Aquesto punto io senza indugidarei la parola al tavolo in modo che si possa procedere, come dire, nella discussione e nella riflessione della nostra serata. Chiederei al Rettore Svelto dell'Università di Pavia di portare un suo saluto e poi daremo la parola al tavolo dei relatori, tra cui ricordo la Prof.ssa Olimpia Niglio dell'Università di Pavia e che si occupa di restauro architettonico, che quindi naturalmente, immagino, ci darà un contributo anche in tal senso. Molti sono stati anche gli apporti architettonici della cultura italiana nella Repubblica Dominicana. Poi in dialogo col Prof. Paolo Gamba, che è delegato del Rettore per le relazioni internazionali dell'Università di Pavia e che quindi interverrà in tal senso con una competenza specifica sui territori di cui si parla questa sera. Abbiamo anche al tavolo dei nostri relatori Francesco Bracco, Direttore dell'Orto Botanico dell'Università di Pavia, proprio per quel contributo di taglio scientifico di cui si parlava prima. Naturalmente è presente Andrea Canepari, che ringraziamo moltissimo per l'opera compiuta - e non è stata poca cosa bisogna dire - e per il tempo che ci dedica questa sera e che adesso salutiamo come diplomatico del nostro Stato italiano e che in passato ha

speso la sua attività diservizio come Ambasciatorenella Repubblica Dominicana. Quindia luiquesta sera, però come autore ecuratorediquest'opera, diamo il nostro benvenuto eringraziamo per iltempo che ci dedica. Prego la parola al Rettore.”

Seguono applausi.

Francesco Svelto, Magnifico Rettore dell’Università di Pavia:

“Grazie mille e buonasera a tutti davvero. Benvenuti all'Università, ma in particolare nella Biblioteca Universitaria, questo splendido luogo che ci accoglie. Grazie al Direttore, Marzia Pontone, che ci ha già dato uno sguardo interessante di quello che ci aspetta da questa discussione di questa sera, ma naturalmente un grande grazie all'Ambasciatore Canepari per essere qui e lo ringrazio in particolare per il rapporto personale che io e lui abbiamo, ma anche e soprattutto per essere un amico dell'Università di Pavia. Dicevo, in quest'aula, in questa Biblioteca, vengo sempre con grande piacere in tutte le occasioni che sono possibili. Oggi mi avete sentito dire “grazie” al Direttore che ci ha ospitato, Marzia Pontone, “com’è bella la Biblioteca Universitaria di Pavia”, quando però sono da solo e loro non ci sono, dico com’è bella la Biblioteca che l'Università di Pavia ha al suo interno. …scherzosamente, scherzosamente. Il rapporto, anzi, devo dire, è un rapporto intenso e di scambio. Ho avuto piacere, tutte le volte che è stato possibile, fare delle progettualità insieme. Quindi, davvero, ringrazio per un luogo di questo splendore. È una delle biblioteche più belle, davvero, che io abbia avuto modo di vedere. Grazie ancora Andrea. Sono stati presentati i relatori al tavolo, io voglio ringraziare in particolare il Prof. Gamba che lavora con me nelle progettualità internazionali e ha la delega all'America del nord e all’America del sud. È un lavoro intenso, crediamo molto nell'internazionalizzazione, anzi ne approfitto anche per dire che la nostra è una università che si sta internazionalizzando sempre più: abbiamo avuto un incremento negli ultimi tre anni di studenti che hanno preso il titolo all'estero del 20% all'anno, che vuol dire che sono aumentati in due o tre anni quasi del 50% e questa è la strada che comunque noi vogliamo perseguire. Chiaramente, un gran saluto anche al Prof. Bracco e alla Prof.ssa Niglio, sono certo che grazie a loro, grazie a voi, sarà una bellissima serata. Dicevo, l’Ambasciatore Canepari, a parte essere un amico personale, amico dell’Università di Pavia, è di Pavia. Ha fatto il Liceo Foscolo e, dicevo, perché è particolarmente legato all'ateneo? Beh, a parte l'incontro di oggi, abbiamo avuto tante occasioni per averlo qui: conferenze, lezioni che ha tenuto presso il Dipartimento di Scienze Politiche e ha anche partecipato a Board per programmi internazionali nella nostra università. Ecco, quello che diceva prima, Direttore, è molto interessante, avevo fissato l'attenzione anche io su questo aspetto e cioè che l'Ambasciatore Canepari ha, davvero, nei suoi volumi cercato di capire quello che è il contributo che

gli italiani all'estero, nei diversi paesi che lui ha descritto, hanno portato come grande contributo di ingegno, curiosità, intelligenza, quindi quale humus si è creato tra gli italiani, che tipo di radici hanno messo. Questo penso o, meglio, lo dice lo stesso Andrea, serve a lui nella sua opera da Ambasciatore per poter operare al meglio e poter tessere a partire da quello che, effettivamente, già si è creato e radicato. Ecco, io ricordo glialtriduevolumicheerano: “Italian legacy in Washington DC” e “Italian legacy in Philadelphia” e quindi con lo stesso fil rouge che ci vede oggi con questo interessante volume. Dicevo prima, è uncostanteomaggio alruolo storico della nostraemigrazione e alcontributo che gli italiani hanno dato allo sviluppo dei paesi che li hanno accolti. È interessante anche perché, ho detto prima, i motivi che lo hanno portato a un approfondimento così denso e intenso è un altro elemento che per me è di interesse capire, visto che siamo nella prospettiva, comunque uno la voglia pensare, di una immigrazione in Italia in futuro maggiore di quella che abbiamo avuto. Questo è quello che penso e forse anche che auspico e quindi capire anche come questa immigrazione vada regolata, come la possiamo accogliere in maniera tale che sia ben intrecciata col tessuto della nostra società, che sia di alto livello in termini di formazione, che possa integrarsi al meglio nella realtà italiana. Questa è una domanda che ti faccio già presentando. Quello che io volevo tra l'altro sottolineare, da Rettore dell'Università, sono alcuni aspetti che il libro porta e che rimandano, richiamano agli aspetti scientifici dell'università stessa. In particolare, un capitolo è dedicato a Raffaele Ciferri che è considerato uno dei più rivoluzionari micologi del mondo. Dal 1925 al 1932 visse nella Repubblica Dominicana e contribuì allo sviluppo dell'agricoltura e a fondare una stazione agricola sperimentale. Successivamente è venuto come professore all'Università di Pavia, guidando, tra l'altro, l’Istituto Crittogamico della nostra università. Un altro volume interessante è stato scritto dal Professor Parrinello, docente presso lo stesso dipartimento, che ha curato la documentazione dei lavori degli Antonelli e delle mura di Santo Domingo. Ecco, sono contento di vedere un contributo che noi abbiamo potuto anche portare attivamente, addirittura con l’Università di Pavia, nella RepubblicaDominicana. Uno vienedalpassato, uno inveceè molto piùpresente. Quindimi fapiacere averli visti e poter dire che anche a questo abbiamo contribuito. Voglio ricordare, concludendo, che l'Ambasciatore Canepari ha progettato e curato un affresco che è stato realizzato da ben 48 autori. Quindi è anche un'opera dicoordinamento e di intelligenza da coordinare. Dico cosìperché poi il mio ruolo è coordinare, quindi se non dico che è intelligente chi coordina, mi sono perso il mio ruolo più significativo. Sarebbe facile scrivere tutto quello da solo, la difficoltà è coordinare i 48 che l'hanno scritto. Davvero, mi sembra quello che io ho apprezzato di più, leggendo anche le sue dichiarazioni, è proprio questo aspetto, cioè, voler capire meglio la realtà degli italiani e il luogo in cui vado per gettarele basiper un'ancor piùprofondacooperazioneal futuro.Questo misembradavvero,tral'altro, uno dei modi più seri di porsi, quando si vuole costruire con una prospettiva di lungo periodo: prima

capire cosa c'è e poi cercare di andare avanti dando un contributo. Quindi grazie, mi congratulo Andrea per il tuo impegno costante nell’azione diplomatica che hai avuto nelle relazioni tra Italia e America e spero che possa esserci sempre unposto, come c’è stato fino ad ora, nella nostra università. Noi siamo al tuo fianco per queste esperienze. Grazie e buona conferenza a tutti. In questo luogo ero un ospite per cui adesso mi siedo lì che ascolto meglio. Grazie e buona serata.”

Seguono applausi.

Olimpia Niglio, Professoressa dell’Università di Pavia:

“Grazie Rettore, grazie a tutti i presenti. Consentitemi di leggere due righe relativamente al nostro Ambasciatoreediplomatico, perchéovviamenteho visto, congrandepiacere Andrea, chesono venuti a trovarti tantissimi amici, però sicuramente tra le persone ci sono anche spettatori che hanno voglia di sapere qualcosa in più su di te. Allora, Andrea Canepari, il Consigliere d’Ambasciata Andrea è diplomatico italiano, attualmente in servizio presso la Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri a Roma. È stato Ambasciatore d'Italia nella Repubblica Dominicana dal 2017 al 2021 e Console Generale d'Italia a Filadelfia dal 2013 al 2017. È stato capo dell'ufficio commerciale dell'Ambasciata in Turchia e Primo Segretario per gli affari politici presso l'Ambasciata a Washington. Laureato alla University of Pennsylvania - Law School, all'Università L. Bocconi, all'Università di Parma, nel 2022 è stato insignito del dottorato honoris causa in Humane Letters dell'American University of Rome per la sua carriera diplomatica e la promozione della cultura italiana oltreoceano. Tra i numerosi premi: del 2016 il Global Philadelphia Award della Temple University of Philadelphia; Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica italiana; Cavaliere di Grazia Magistrale dell'Ordine di Malta e Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Dominicana. Ha pubblicato per Skira “The Italian Legacy in Washington DC Architecture, Design, Art and Culture” nel 2008, con presentazione anche di Nancy Pelosi e ha presentato questo libro, appunto, a Washington; nonché “Italian Legacy in Philadelphia.History, culture, people and ideas”, la cui edizione italiana sarà pubblicata da Treccani prossimamente È legato, ovviamente, alla città di Pavia, dove ha frequentato le scuole e terminato il liceo presso il Liceo classico Ugo Foscolo. Inattesadiaprire ildialogo con l'AmbasciatoreCanepari, io prima vorrei dare la parola al Prof. Paolo Gamba, delegato della nostra università per il continente americano. Grazie.”

Paolo Gamba, Delegato del Rettore per le relazioni con il continente americano dell’Università di Pavia:

“Grazie alla Prof.ssa Niglio. Buonasera a tutti. Io mi limito [ad un discorso breve] perché un buon delegato del Rettore in realtà dovrebbe fare quello che il rettore vuole, no? E di conseguenza ha già parlato il Rettore, io aggiungo due parole e due parole che riguardano prima di tutto, di nuovo, un ringraziamento all'Ambasciatore e unringraziamento grandissimo alla Prof.ssa Niglio che, con molta pazienza e con molta dedizione, ha organizzato questo incontro. Alivello globale la nostra università, come diceva il Rettore, sta sviluppando una politica verso l'internazionalizzazione che è estremamente interessante e variegata Noi in questo momento stiamo puntando molto anche sull'America Latina, sull'America Centrale e in generale su tutta quella parte dell'America che va al di là, diciamo, di quella che parla in inglese, quella che parla invece in spagnolo e in portoghese, un po’ perché c'è una grossa vicinanza, che questo volume tra l'altro ci dà conto, e un po’ perché effettivamente partiamo come Università di Pavia da una serie di discorsi di ricerca e di diplomazia scientifica che sono stati già negli anni molto forti verso quest'area In questo senso, effettivamente, questo tipo diattività dicollegamento, in questo caso, con la Repubblica Dominicana. È qualche cosa che ci interessa fortemente e, lo dico perché dal punto di vista scientifico, come ha ricordato il nostro Rettore, c'è una forte interazione già ancora adesso, tra l'Università di Pavia e questi luoghi nell'ambito dell'ingegneria edile e dell’architettura. Ci sono altre possibilità che si stanno aprendo e queste possibilità sono possibilità che vanno al di là della pura collaborazione scientifica verso una collaborazione di tipo inter-ateneo, tra reti di atenei, tra possibilità di doppi titoli e di scambio di studenti e di docenti. Questo è quello di cui si occupa, in qualche maniera, l'internazionalizzazione, cioè la possibilità di avere degli scambi. In questo senso, quindi, ringraziamo la possibilità di avere questo incontro e di poter ricordare quello che la nostra università sta cercando di fare in questo ambito. Grazie a tutti e buon ascolto.”

Seguono applausi.

Olimpia Niglio, Professoressa dell’Università di Pavia: “Ringraziamo il Prof. Paolo Gamba. Dato che, come appunto ci ha anticipato già il Rettore, c'è stata una presenza importante presso la Repubblica Dominicana, attraverso appunto il Prof. Raffaele Ciferri che ha avuto un ruolo molto importante presso il nostro Orto Botanico dell'università, è con grande piacere che do la parola all'attuale Direttore dell'Orto Botanico, Francesco Bracco. Grazie.”

Francesco Bracco, Direttore dell'Orto Botanico dell'Università di Pavia: “Grazie. Saluto tutti. Ringrazio la Prof.ssa Niglio che è riuscita a mettere insieme questo incontro che è maturato in tempi abbastanza lunghi, disgraziatamente condizionati, appunto, dal periodo pandemico. Comunque siamo qui. Chi entra nel Palazzo dell'Orto Botanico di Pavia, in via Sant'Epifanio, trova sulla sinistra, in fondo, un busto con gli occhiali. Quello lì è il busto di Raffaele Ciferri. È l'ultima effige di botanici che è stata aggiunta nel corso del tempo e, forse, al gusto estetico di oggi ci pare una cosa un po’ strana, però, evidentemente, chi l'ha fatto l'ha fatto non solo in segno di stima, ma anche di voler riprodurre l'uomo nelle sue caratteristiche effettive. Questo perché Raffaele Ciferri è stato effettivamente una colonna, un punto fondamentale della rivoluzione degli studi botanici micologici qui all'Università di Pavia. Egli è arrivato nel 1942 come Direttore del dell'Istituto Botanico, dell'Orto Botanico, del laboratorio crittogamico e ha avuto queste cariche fino alla sua scomparsa nel 1964.Quindi io non ho conosciuto direttamente Raffaele Ciferri, ma sono stato allievo dei suoi allievi e questo è stato possibile perché Raffaele Ciferri ha creato numerose scuole scientifiche che sono state punti di riferimento a livello internazionale e a livello nazionale. Sicuramente, come citava il Rettore, dal punto di vista degli studi micologici, è stato un punto di riferimento, direi, valido a livello globale. Le sue collezioni e i suoi ceppi sono allo Smithsonian Institute di Washington. Insomma, è stato effettivamente molto importante. Ma è stato anche molto importante come fitopatologo, è stato molto importante come fisiologo vegetale. È stato anche piuttosto importante come studioso di geobotanica - e la cosa mi interessa particolarmente perché è più il mio campo di studi - e ha creato qui a Pavia, alla fine anni ‘40 e negli anni ’50, quella che si chiama la Scuola di Pavia, cioè un gruppo di geobotanici che poi hanno rivoluzionato, diciamo, gli studi in Italia sulla vegetazione e che poi sono andati in tutte le università del paese, raggiungendo posizioni di vertice in questo senso, come per esempio, il Prof. Pignattied ilProf. Giacomini a Roma. Raffaele Ciferri è stato un uomo di una produttività scientifica mirabolante: il Prof. Ruggero Tomaselli, che ne ha scritto il necrologio quando lui è scomparso e che è stato il successore sulla cattedra di Botanica, ha contato 1.060 lavori pubblicati nella sua vita. Infatti, nel necrologio li mette contati 10 a 10 perché evidentemente è un po’ onerosa la scrittura di tutti Questo testimonia effettivamente una vitalità scientifica, della capacità, in questo caso, anche di organizzazione del gruppo di lavoro che comprendeva discipline diverse, ma che riuscirà a essere estremamente produttiva, estremamente efficiente sia dal punto di vista degli studi fondamentali, per esempio di micologia sistematica, che degli studi applicati alla patologia vegetale. Il Prof. Ciferri è vero che è arrivato nel 1942, ma in realtà ha avuto un rapporto lungo con l'Università di Pavia perché è arrivato per la prima volta nel 1923 come assistente incaricato e si è fermato un paio di anni. Lì ha cominciato a lavorare nel laboratorio crittogamico, che era una istituzione unica in Italia per lo studio delle

malattie delle piante su base, appunto, fungina e microbica ed è anche stata una delle prime istituzioni del mondo in questo tipo di discipline. Dopodiché Ciferri è andato, appunto, in Repubblica Dominicana. Al ritorno non è tornato immediatamente, ma nel 1933-34 è tornato a lavorare a Pavia come professore incaricato ed è diventato Vicedirettore del laboratorio crittogamico Quindi è andato ordinario all'Università di Firenze e poi nel 1942 è tornato qui a Pavia. La sua eredità è stata fondamentale perché ancora oggi Pavia, diciamo, lavora in modo molto intenso sia nel campo dell'ecologia vegetale, della geobotanica, che nelcampo della micologia, aprendosia tuttigli indirizzi di studio più recenti. Per finire, sull'Orto Botanico Raffaele Ciferri ha avuto un ruolo fondamentale perché si trova a dirigere l'Orto Botanico durante la Seconda Guerra Mondiale, all'uscita dal conflitto, e deve risistemare l'Orto Botanico che ha subito durante il conflitto moltissimi danni. La cosa non è stata proprio tranquilla, è anche stata legata a un certo numero di polemiche, in particolare perché sono sparite una serie di serre che caratterizzavano molto l'aspetto dell'Orto Botanico perché davano direttamente su via Scopoli e questo non è stato vissuto bene dalla cittadinanza e anche dal suo predecessore, Prof. Pollacci, che l'aveva criticato pesantemente. Però, in realtà, si trovava di fronte ad una necessità di gestire e di dover far quadrare le risorse disponibili con le operazioni da fare. Quello che lui ha fatto è quello che ha prodotto l'immagine attuale dell'Orto Botanico, in parte costruita ex novo sulla base di idee sviluppate al momento, in parte recuperata dalle vecchie piante, dalle vecchie immagini che l'Orto Botanico aveva sin da un'epoca molto vicina alla sua fondazione, cioè la fine del 1700. Quindi una personalità fondamentale, della cui eredità ancora noi siamo felici, titolati. Grazie.”

Seguono applausi.

Olimpia Niglio, Professoressa dell’Università di Pavia:

“Ringraziamo il Prof. Francesco Bracco per questa splendida introduzione sui contenuti dell'Orto Botanico. A questo punto lascio un minuto la parola ad Andrea Canepari, al nostro autore del libro, prima di iniziare poi un vero e proprio dialogo sui contenuti del libro. Grazie.”

Andrea Canepari, Curatore:

“Grazie a tutti. Buonasera a tutti. Innanzitutto uno speciale ringraziamento alMagnifico RettoreProf. Svelto. Francesco grazie per la tua presenza, è un onore che tu abbia deciso di dedicare il tuo tempo per la presentazione di questa storia di amicizia e per le tue domande, gli spunti che poi arricchiranno questa discussione e questa presentazione. ColProf. Svelto e conil Prof. Gamba, che anche ringrazio, abbiamo già iniziato delle discussioni su come realizzare delle iniziative per aumentare ancora di più

il successo dell'internazionalizzazione di questa università nei continenti nord e sud americani. Ringrazio la dott.ssa Pontone, la Direttrice della Biblioteca, per aver creduto in questa iniziativa e che con la dott.ssa Campagna aveva organizzato questo evento. Ringrazio naturalmente il Prof. Bracco. Poi vedrete anche delle foto nei momenti della pandemia e perché siamo riusciti a fare queste foto in momenti insomma difficili. Soprattutto ringrazio la Prof.ssa Olimpia Niglio che ha creduto fin dall'inizio in quest’iniziativa, in questo dialogo. Chi la conosce sa che anche lei connette continenti, università e mondi. Ringrazio tutti i presenti, a cominciare da mio padre, che è quello che mi ha sempre sostenuto e aiutato a varcare i continenti e gli oceani. Ringrazio tutti i parenti e gli amici che hanno deciso così gentilmente di venirmi a salutare; alcuni l'hanno fatto nei vari continenti, ma altri sono veramente felice di rivederli oggi. Non so se andiamo adesso alla parte più del nostro libro. Si è parlato di Ciferri. Il bello di essere un Ambasciatore è che si viene tempestati di impulsi. Tante persone ti raccontano delle storie che non sono, diremmo, delle narrative, che non vengono abbastanza ed adeguatamente comprese e conosciute e una di queste era Ciferri. Questo botanico che in Repubblica Dominicana ha fatto delle cose incredibili, cioè ha creato il sistema per studiare l'agricoltura, il sistema botanico inunpaese la cui prima ricchezza è proprio l'esportazione di prodotti agricoli, la seconda voce di esportazione è l’oro e, solamente la terza, è il turismo. Quindi per loro era fondamentale, gli si illuminavano gli occhi. Mi è capitato con Ciferri, miè capitato con altre storie che adesso vedremo. Ilprimo vescovo delle Americhe, 500 anni fa, costruttore della prima cattedrale. Erano tutte storie incredibili. L'eroe nazionale, che ha costruito la Marina da guerra domenicana, era un italiano. Però tutte queste storie non erano conosciute né lì, né tra gli italiani, né tra gli altri. Era come un affresco, ma preso a pezzi, pezzi che cadevano e che andavano rimessi insieme. Quindi io ero anche un po’ come un archeologo che doveva trovare queste rovine che però non erano rovine morte, erano vive. Erano vive, andavano solo trovate e raccontate. Raccontate perché?Uno dice: «Ma tu non fai l'Ambasciatore? Hai altro di cui occuparti ». Sì, ma come voisapete cisono varistrumenti dell’azione diplomatica. Uno diquestiè quello che sichiama Soft Power, ovvero crearetramite mezzi pacifici, anzi, di emulazione, emozionali, come tanti dicono adesso, dei punti, dei ponti, dei collegamenti. Perché, se uno trova dei ponti, dei collegamenti, immediatamente ci sono opportunità. Il mio amico, l'Ambasciatore inglese, mi diceva che nonostante grandi programmi di cooperazione gli agricoltori domenicani non gli credevano, quando portavano le loro tecnologie agli agricoltori dominicani a loro non interessavano. Mentre invece quando parlavano con gli italiani, caspita! Perché? Perché c'era Ciferri, perché c’erano i salesiani, perché c'era un dialogo secolare. Ecco, tutte queste storie creano ponti vivi; ponti tra passato, presente e futuro, ponti tra paesi. Quindi queste storie vanno raccontate per creare pontie allora, a questo punto, sicreano relazioni più forti, sicreano opportunità, si diminuisce la possibilità di conflitti. Ecco perché ho dedicato il tempo, e chi ha scritto

un libro o curato un libro, peggio ancora, sa cosa vuol dire. Tutto questo è parte di un'operazione multidimensionale. Tutto questo adesso lo vediamo con questa presentazione. Olimpia, se sei d'accordo faccio vedere qualche slide.”

Olimpia Niglio, Professoressa dell’Università di Pavia: “Si. Io volevo semplicemente fare un'osservazione, soprattutto per aiutare anche i presenti ad entrare nel vivo di questo libro e di questo progetto che hai realizzato anche su altre realtà. Oggi parliamo della Repubblica Dominicana, ma lo hai affrontato in altre realtà, proprio questa eredità italiana all'estero. Noiabbiamo assistitotuttiquanti, avete sicuramente studiato neitempi della scuola o anche per motivi ovviamente diversi dalla scuola, quello che è stata la presenza, ovvero l'immigrazione italiana all'estero. Quanti di voi sicuramente avranno anche parenti in altri paesi del mondo, senza però mai fondamentalmente riflettere su quello che poi è stato l'apporto di queste persone una volta arrivati in questi paesi. Quindi, qui stiamo parlando di eredità italiana, ma un'eredità che ormai è un'eredità della Repubblica Dominicana, ciò che l'Italia ha costruito in Repubblica Dominicana e quindiquello che noiabbiamo lasciato inquesto paese. Rappresentiamo anche noiparte diquelpaese, quindi questi ponti che si sono venuti a creare sono ponti reali, non so come dire, concreti, perché sono realmente persone che hanno lasciato, costruito e quindi tutto quello che oggi è lì, è ovviamente della Repubblica Dominicana, così come lo è peraltro per tanti altri paesi. Ma la cosa soprattutto interessante, nell'ambito di studi che anche io ho fatto - tu lo sai benissimo infatti noi ci siamo conosciuti, appunto, su questo cammino - è stato quello di vedere come l'immigrazione italiana è un'immigrazione, soprattutto inizialmente, infatti lo dimostrano anche poi i risultati di questo libro, di persone di ingegno: erano grandi professionisti, persone di altissima competenza. Poi la cosa è un po’ cambiata, anche se comunque c'è una ripresa in questo devo dire cioè dell'immigrazione delle persone delle competenze. Quindi mi piace immaginare, in qualche modo, che questa eredità italiana non venga letta solo e soltanto in termini di questo fenomeno di immigrazione, e quindi spesso anche un po’ in termini non positivi se vogliamo, ma invece dell'altissimo contributo che l'Italia ha dato e dà tuttora, e spero continuerà a dare, all'estero attraverso le proprie specifiche alte competenze in diversi ambiti professionali, così come appunto lo dimostra questo libro che riporta poi nel titolo anche quattro aree, “ storia, architettura, economia e società” , ma che secondo me è anche molto più ampio di queste quattro aree. Ecco, allora io direi di partire con la presentazione in maniera tale che possiamo commentare il contenuto ed entrare più nel vivo. Ci sono anche dei piccoli video che aiuteranno in questo e prego Andrea diaiutarci in questo viaggio in Repubblica Dominicana. Grazie.”

Andrea Canepari, Curatore:

“Grazie. Cerchiamo di rispondere anche ad alcune delle domande, questa sull'immigrazione, ma anche quella che formulava prima il Rettore o lo spunto sulla memoria condivisa di queste ricerche. Questo è il volume italiano, quello americano, ci tengo a dirlo, è edito da una casa accademica americana, la più importante e prestigiosa per gli studi sull’America Latina. I miei libri cerco di pubblicarli sempre anche con una casa editrice americana, questo complica terribilmente le cose Chiunque abbia pubblicato una rivista scientifica o un libro negli Stati Uniti sa cosa vuol dire in termini di lavoro addizionale, ma le nostre storie, la nostra immigrazione, al di là di tanti stereotipi, sono storie vere e serie e quindi devono essere scritte e riconosciute, anche a livello internazionale, seriamente, passando per questitest che sono particolarmente difficili. E poi, parlavo diquesta azione diplomatica, dei fumetti: tutte queste storie, tra cui quella di Ciferri, sono diventate anche uno strumento di conoscenza per i ragazzi. Il fumetto è nato per i ragazzi, ma poi anche il pubblico adulto si è appassionato. Questi li abbiamo pubblicati in 240.000 copie, insomma, un certo numero. Tutto questo finanziato non dal contribuente italiano, che è vero che paga il mio stipendio, ma tutto il costo di questa operazione è stato tutto finanziato da sponsor locali, come tutte queste iniziative. Perché, gli sponsor, credono che aiutando questa conoscenza dell'Italia, dell'italianità e della nostra eredità, noi riusciamo anche a valorizzare il loro paese e quindi ci sostengono. Questo (indica il volume) è il libro di Filadelfia. Vedete, ogni mio libro ha sempre una cupola in copertina perché nasce dal primo, quello di Washington e il Campidoglio degli Stati Uniti, affrescato da un pittore italo-americano, Brumidi. Ecco qui vediamo un video (indica lo schermo in sala); non so se riusciamo a vedere il primo, non ve li faccio vedere tutti. Questo è sul primo Vescovo residente della Repubblica Dominicana, Alessandro Geraldini.

Segue riproduzione contenuto video in sala: video su Vescovo Alessanndro Geraldini

Voce narrante nel video:

«Alessandro Geraldini nacque ad Amelia, in Umbria, nel 1455. Nel 1519 arrivò a Santo Domingo come primo Vescovo residente. Al suo arrivo iniziò immediatamente la costruzione della Cattedrale Primaziale di Santo Domingo, la più antica delle Americhe, uno straordinario monumento che ha radici italiane e un posto importante nella storia mondiale. Geraldini fu una figura storica a tutto tondo, non solo ecclesiastico, ma anche diplomatico, letterato, amico di un altro italiano, Cristoforo Colombo, che aiutò con i reali spagnoli per ottenere le autorizzazioni per la sua celebre impresa. Fu anche protagonista di pagine epiche, come gli scontri con il Governatore di Spagna e l'opposizione

contro di lui a difesa della condizione degli indigeni. La sua importanza è tale da essere ancora vivo nella vita culturale e spirituale di Santo Domingo»

Andrea Canepari, Curatore:

“Alcune cose interessanti le vediamo, secondo me, da questo video: a parte questa epica figura completamente ignorata prima che la ritrovassimo come archeologi, questo era un vescovo che quando discuteva col Governatore di Spagna, lo faceva su un cavallo, a mezzanotte e con la spada.

Questo era il loro modo di discutere. Vedete delle immagini che non sono della Repubblica Dominicana, sono dell'Italia. Perché? Perché in questi libri c'è sempre una dimensione, come poi vedremo per Pavia, per far vedere le radici, come diceva Olimpia, di questa collettività e da dove viene questa collettività. Questo non solo per spiegarla, per far vedere anche il suo valore, perché chi parte da un luogo che ha un suo orgoglio, una sua dignità riesce meglio poi ad affermarsi, anche a creare relazioni economiche e commerciali. Poiserve anche, banalmente, per l'attrazione del turismo. In questo caso è venuto un fotografo italiano, Andrea Vierucci, che ha fatto questo dialogo all'interno del dialogo. Ecco, qui vedete (indica le immagini proiettate in sala) la prima Cattedrale di Santo Domingo e l'Arcivescovo di Santo Domingo con il nostro carabiniere in alta uniforme perché ha celebrato un Te Deum proprio per il primo Vescovo residente. Mentre noi li ricordiamo per celebrare trattati di pace di qualche secolo passato, i Te Deum nella Repubblica Dominicana, un paese che ha nello scudo della bandiera la Bibbia e c'è pure scritto “Dio, patria e libertà” come motto, rappresentano il momento massimo di espressione della funzione anche civile e quindi noi eravamo l'unica Ambasciata che ha avuto questo onore. Vedete la nostra celebrazione (indica le immagini proiettate in sala): c'era la primera dama, cioè la First Lady dellaRepubblica Dominicana, ilMinistro degli Esteri e mezzo governo. Dall'altra parte, Finazzer Flory che leggeva questa lettera di questa discussione a cavallo con la spada. Qui (indica le immagini proiettate in sala) si ritorna a Pavia: vediamo il libro d'artista della Prof.ssa Angelini, in cui ha raccontato tutto quello che è stato fatto coi Ministri della Cultura. Alcune cose ci sono state annullate dalla pandemia, ma altre no Lei ha dedicato questo libro d'artista, questo dialogo, quest’operazione di diplomazia pubblica proprio a questo vescovo. Qui (indica le immagini proiettate in sala) la cattedra: la prima cattedra del Centro America di studi italiani, finanziata da fonti locali. Qui (indica le immagini proiettate in sala) con la Ministra della Cultura mentre le consegnavo il libro d'artista, di cui vedete una copia esposta qui. Questo (indica le immagini proiettate in sala) è un programma di alcune di queste iniziative. Vi assicuro, per una piccola Ambasciata fare così tanti eventi con tutte le istituzioni culturali del paese non era semplicissimo. Ora il video di Ciferri.”

Segue riproduzione contenuto video in sala: video sul Dottor Raffaele Ciferri.

Voce narrante nel video:

“Dottor Raffaele Ciferri nacque in Italia nel 1897. Laureato in scienze agronomiche, Dottore in scienze biologiche e specialista in fitopatologia, a soli 28 anni Ciferri giunse a Santo Domingo, invitato nel paese per realizzare un nuovo piano di sviluppo rurale della nazione. L'attività di Ciferri nella Repubblica Dominicana iniziò nel 1925 e terminò nel 1932. Fu assunto dal Governo dominicano per dirigere e mettere in funzione la prima stazione di studio agronomico e per l'insegnamento e la formazione di esperti del settore a sostegno dello sviluppo agricolo della nazione. Come responsabile della sezione di Fitopatologia e Micologia, Ciferri fu incaricato della prima esplorazione micologica della Repubblica dominicana e, nel 1928, completo lo studio sulla coltivazione e produzione del cacao nel paese.”

Andrea Canepari, Curatore:

“Avete riconosciuto subito le immagini di Pavia, magari nel video di Geraldini non era immediato capire che alcune venissero dall'Italia. Ecco, qui invece si vede e ovviamente tutto questo, in questa operazione di diplomazia pubblica, è spiegato per creare legami anche universitari. Hanno comunque delle università molto serie. È anche quello che si sta facendo qui con il Prof. Svelto o con il Prof. Pietrabissa, che ringrazio anche lui per essere qui, perché le università sono dei ponti straordinari tra paesi. Ecco, qui vediamo (indica le immagini proiettate in sala) queste scuole. Devo dire grande emozione per me, perché per tutti i miei anni scolasticipassavo davantiall'orto botanico; quindi, devo dire ho insistito per mettere nel libro tutte queste foto. Ecco (indica le immagini proiettate in sala) il busto dicui parlava il Prof. Bracco. Ed ecco i fumetti (indica le immagini proiettate in sala): i fumetti che arrivano a ogni pubblico - io pensavo più per i ragazzi, ma invece sono piaciuti a tutti - sia nelle scuole dove li abbiamo distribuiti, ma anche nell’edizione virtuale. Erano gli anni della pandemia e quindi ha aiutato molto. Il fumetto su Ciferri si chiude proprio con l’orto botanico. Qui la famiglia (indica le immagini proiettate in sala), cheringrazio, Ciferricredo siaquello inbianco. Questa(indica le immagini proiettate in sala) è un'altra figura iconica. Ecco, non sono riuscito a fare l'anniversario per Ciferri. Ogni anno ho creato un anniversario. Questo (indica le immagini proiettate in sala) era per Juan Bautista Cambiaso, un eroe nazionale dominicano che è un cittadino italiano. Questo era un mercante che ha messo a disposizione le sue navi, ha creato ed è stato il primo ammiraglio della Repubblica Dominicana e gli ha permesso l'indipendenza, che non era dalla Spagna, ma da Haiti e quindi ha salvato il paese. Vi risparmio il video ma ecco, anche lì c'è il video ed i fumetti, l'uniforme mantenuta da parte della nostra collettività come se fossero una reliquia. Qui si vede (indica le

immagini proiettate in sala) ho istituito una cerimonia annuale nel Pantheon Nazionale per celebrare Cambiaso. Volevo farvi vedere che alla presentazione del libro c'erano le più alte autorità dello Stato: dalla Vicepresidente della Repubblica al Presidente della Corte costituzionale, Ministro degli Esteri, Ministro della Cultura, Ministro dell’Industria. E tutti veramente che ci credevano e che veramente mettevano la faccia per essere presenti e sostenere l'Italia perché contemporaneamente sostenevano il loro paese. Questa è la loro Amerigo Vespucci (indica le immagini proiettate in sala)], che prima del mio arrivo si sarebbe dovuta chiamare “Trinidad Sanchez” che era una patriota [María Trinidad Sánchez, 1794-1845], ma io ho iniziato tutta questa riscoperta di Cambiaso e quindi hanno cambiato il nome nel porto C'erano già tutti i comunicati stampa, ma ormai avevo creato un tale entusiasmo che l'hanno cambiata. Hanno cambiato il nome, ma d'altronde la Marina domenicana, era entusiasta diqualcuno che si occupasse di loro. Qui (indica le immagini proiettate in sala) l'altra Vicepresidente della Repubblica. E queste (indica le immagini proiettate in sala) sono le spiagge, non crediate che sia tutto così. Qui (indica le immagini proiettate in sala) vediamo la famiglia Pellerano la quale ha creato nel1889 ilprimo quotidiano delpaese, il “Listin Diario Maritimo”. Quindi vediamo chequesti emigranti ci portano tutte le strutture, tutti i quotidiani: c'era il “Listin Diario”, l’altro quotidiano dei Pallerano, il “Diario Libre”, che è il primo quotidiano per diffusione del paese che ci ha dato una media partnership molto importante, mezza pagina del quotidiano per, praticamente, riprodurre i 48 articoli del libro, mezza pagina degli estratti. Insomma, i domenicani sono statitutti ben informati del libro ediognisingolo capitolo. Qui (indica le immagini proiettate in sala) vedeteilPalazzo Nazionale fatto da un ingegnere, visto che ne abbiamo tanti, che si chiamava Guido D'Alessandro. Qui (indica le immagini proiettate in sala) le cupole, sia per richiamare le copertine dei miei libri, ma anche perché si ispira chiaramente a San Pietro. Qui (indica le immagini proiettate in sala) le miniere, secondo aspetto della Repubblica Domenicana per le esportazioni. Qui il capitolo (indica le immagini proiettate in sala) sulla formazione degli architetti moderni dominicani in Italia: la formazione degli architetti fino al 2019, ma anche prima, era abbastanza affermata. Gli architetti domenicani si formavano in Italia. Qui (indica le immagini proiettate in sala) vedete delle ville stupende. Il Presidente della Corte Costituzionale [Milton Ray Guevara], ha scritto anche lui un capitolo, non una prefazione, ha scritto un capitolo sull’ apporto degli italiani nel diritto costituzionale dominicano. Lui non è di origine italiana, ma ha voluto essere presente. Ecco, questa (indica le immagini proiettate in sala) era quella che avrebbe dovuto essere la mia residenza, ma era in condizioni di inagibilità, sono 15.000 metri quadri, donata dalla collettività, da questa famiglia genovese, i Vicini, che nessuno conosce, eppure sono tra le prime 10 famiglie per ricchezza dell'America Latina. Pensate, l'ultimo personaggio pubblico [della famiglia] è morto, credo negli anni 90 e girava con un vecchio Fiorino proprio per non farsi riconoscere Questa famiglia ha donato questa residenza e stanno creando, io ho

145 avviato il progetto, una residenza e uffici nuovi a costo zero per l'erario, con una complessa operazione che però, insomma, sembra stia funzionando e diventerà una vetrina del Made in Italy. Questa (indica le immagini proiettate in sala) èlastoriadiBarletta, cheeraunpersonaggio incredibile [Amedeo Barletta] Questo Barlettalo vedetecondietrounpaesino dellaCalabria edèunpersonaggio incredibile perché lui è un fondatore di imperi economici. Il primo lo ha fondato in Repubblica Dominicana, dove il dittatore gli ha detto: «Guarda, tu sei troppo affaticato, ti vedo stressato, per 100 dollari, ti compro io tutte le tue ricchezze, le tue imprese e ci penso io» [Barletta] ha detto: «Grazie, come se avessi accettato». È stato imprigionato. Il governo italiano, è storia, stava per mandare una nave da guerra e gli americani, con cui lui anche era in affari tenevano a questa persona e quindi venne liberato senza una guerra tra Italia e Stati Uniti e Repubblica Dominicana. Ma lui dovette scappare e andò dove? A Cuba, dove costruì un nuovo impero, arrivò Fidel Castro e gli portò via tutto. Lui ritornò in Repubblica Dominicana e da zero ricostruì il terzo impero. È una cosa incredibile, sono storie pazzesche e lui sulla tomba ha voluto scritto solo “Barletta, Cavaliere del lavoro”, perché venne poi fatto Cavaliere del lavoro in Italia e per lui quello era il suo onore. E lo vedete, una persona per cui Washington si mosse per salvarlo. Questo è il nipote (indica le immagini proiettate in sala) studioso di storia a Princeton, Ivy League. e quando gli ho parlato di questo libro è stato entusiasta ed è stato tra i primi sponsor. I Rainieri (indica le immagini proiettate in sala) sono i fondatoridiPunta Cana, uno tra iprimi10 aeroportiprivatial mondo che avrà la dogana statunitense e questo è parte della loro creazione. Questo (indica le immagini proiettate in sala) il Ministero dell'Educazione Superiore. Appunto, visto che siamo in una università con cui abbiamo fatto tante iniziative. Qui un altro omaggio a Pavia: questo (indica le immagini proiettate in sala) è un libro per cui ringrazio l'amico, Prof. Tozzi i il quale ha pubblicato il libro “Geometrico Romano. Il paesaggio italiano di origine.” e mi ha chiesto di farne la prefazione. Anche con Giuseppe Fedegari abbiamo fatto tante cose insieme per il mondo e condividiamo l'idea che spiegando agli stranieri cos'è il posto da cuisi viene si creano opportunità. Uno dice: «Ma perché devo comprare della tecnologia di Pavia, italiana? E non tedesca, che è migliore?» Ecco, noi veniamo da qui. C'è una riflessione millenaria e questo può essere un motivo, appunto, di diplomazia pubblica, ma anche privata per far conoscere e aiutare non solo la consapevolezza, ma ponti economici questa volta. Da qui (indica le immagini proiettate in sala) un giro di presentazioni dal Senato di questo libro. Negli Stati Uniti ne sto facendo tante: Boston, New York. Da questo libro sono state fatte anche alcune mostre: con Andrea Vierucci abbiamo fatto una bellissima mostra al Galata Museo del Mare, a Genova, che è stata un po' l'anteprima del Museo Nazionale dell'Emigrazione, dove parte dei contenuti poi sono stati presi; oppure a Venaria Reale, a Torino. Questo video (indica le immagini proiettate in sala) è quello della mostra virtuale, magari se abbiamo qualche secondo e se parte lui lo facciamo vedere. Ecco, pensate,

in quei momenti eravamo tutti chiusi in casa e quindi abbiamo fatto delle mostre reali che sono appunto queste esposte a Genova e a Venaria Reale, ma avevamo bisogno di raggiungere tutti nelle loro case. Non ve lo faccio vedere tutto, ma giusto per farvi vedere le sale della mostra virtuale. E con questo concetto avevamo anche pensato insieme al Prof. Bracco di esporla all'orto botanico, ma questa pandemia è stata veramente [disastrosa]. C’è questa mostra, si va, si clicca sulle varie foto e si capisce questa storia. La coperturastampa è stata incredibile. Nella Repubblica Domenicana ci hanno dedicato centinaia di articoli e spazio in televisione C'è l'Ambasciatore spagnolo che veramente era abituato a essere, insieme all'Ambasciatore americano, il più presente e conuna attività di diplomazia pubblica molto forte. Infatti, mi dicono che adesso nella prossima Cumbre delle Americhe, alla presenza del Re di Spagna, di tutti i leader dell'America Latina, vogliono presentare, ispirati, un'operazione simile. Quindi sono molto curioso di vedere cosa faranno ed è bello vedere che ci copiano. Quando uno viene copiato è un segno di successo Pensate che il primo sponsor è stato non solo Barletta, ma anche uno dei principali gruppi editoriali televisivi locali, proprio di origine spagnola, un grandissimo lavoratore, Don Pepin Corripio, che, quando siamo andati a parlare ad un appuntamento di cortesia, come uno fa con i più grandi imprenditori di un paese, siamo stati tre ore a fare brainstorming su attività da fare e poi ci ha sostenuto moltissimo. Questo è per parlare del prossimo libro (indica le immagini proiettate in sala): le scritte sono vere, le abbiamo messe insieme, ma queste storie non finiscono, cioè sì, si potrebbe raccontarle ancora. C'è qualcuno che mi chiede: «Adesso farai l'eredità italiana in Italia?». Dico no, per carità, perché credo che la conosciamo già bene e soprattutto credo che mia moglie, che mi ha aiutato in tutte queste operazioni, non mi consentirebbe -sto scherzando ovviamente - un'operazione del genere. Ecco, questo (indica le immagini proiettate in sala) è il grattacielo di Filadelfia, un altro mio grande amore, della società elettrica che metteva appunto le scritte dove sosteneva le nostre iniziative. Ma tutto questo se avrete voglia e piacere, lo potrete leggere nel libro sull’eredità italiana a Filadelfia. Appunto, l'Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani pubblicherà in autunno l'edizione italiana di quest'altro libro. Quindi, come vedrete, queste storie sono tante e io credo interessanti. Grazie a tutti per la pazienza Un ultimo richiamo mi viene in mente: ci sono qui gli amici di AR.VI.MA. e con loro abbiamo fatto un altro dialogo per ricordare Dante Alighieri con delle opere del Prof. Albanesi, con la prof.ssa De Stefano, contutti loro. Quindi Pavia ha incrociato un po' tante storie e tante dimensioni internazionali e tante ancora con tutti voi né incrocerà. Ma intanto grazie per la vostra pazienza oggi e grazie.”

Seguono applausi.

Olimpia Niglio, Professoressa dell’Università di Pavia: “Ringraziamo l'Ambasciatore Canepariperché credo che ciha fatto veramente viaggiare e soprattutto conoscere questa bellissima isola della Repubblica Dominicana che ho visitato un po' di anni fa quando non era ancora lì. La cosa che, ad esempio, unisce soprattutto la zona caraibica è soprattutto la presenza di una famiglia italiana che arriva all'inizio del 600 per costruire quelle che sono le città di fortificazione. Si tratta della famiglia Antonelli che arrivava da Gattatico dell'Emilia Romagna e che rappresenta un esempio molto bello per seguire anche questo percorso, perché seguendo, appunto, queste famiglie arrivate in Repubblica Dominicana, andate in Messico, Colombia, Cuba è possibile poter visitare tutte queste grandissime città fortificate che ancora esistono e che rappresentano, sicuramente, una parte molto importante, soprattutto, di quella che era la conoscenza dell'ingegneria militare italiana che fu, appunto, portata all'interno del nuovo continente. Ecco, però queste storie in realtà non sono finite qui, ma continueranno sicuramente. Consentitemi stasera di ringraziare, invece, per la presenza della famiglia Ciferri, perché qui abbiamo la famiglia Ciferri stasera con noi e in particolare un nipote di Raffaele Ciferri che è arrivato da Tokyo per stare qui con noi. E io vorrei pregare il dott. Ciferri di venire qui al tavolo e di poter condividere con noi questo momento. Ludovico Ciferri. Salve.”

Ludovico Ciferri, Discendente del Prof. Raffaele Ciferri: “Non ho preparato assolutamente nulla, quindi sarò più veloce di Gamba. Ringrazio e aggiungo solo una cosa: dietro queste bellissime storie c'è del colore, c'è del colore familiare. Io ho conosciuto mio nonno pochissimo, è morto cheavevo dueanni, quindiho solo sentitociò chesiraccontava in famiglia e che mi raccontava mio padre, che nacque a Santo Domingo nel 1928 e rimase lì fino a 5 anni. Credo che fosse una vita molto particolare. Mio nonno suonava molto bene ilpianofortequando era studente di agraria a Bologna, arrotondava la sua vita, suonando pianoforte nei cinema muti e si procurò uno Steinway, non so come fece, quando era Santo Domingo e insieme ad altri due botanici, uno svedese di cui sentivo dire il nome Eckman, avevano messo in piedi un trio. Mio nonno suonava il pianoforte, Eckman suonava il violoncello e qualcun altro suonava il violino. E credo che fosse una vita un po’ particolare, poi credo che mio nonno e mia nonna abbiano perso tutto perché avevano investito in piantagioni di caffè. E non solo ci fu il cambiamento politico, ma ci fu anche il fatto che il caffè del Brasile arrivò sul mercato, così sentivo dire. Quindi persero tutto. Tornarono in Italia. Mio nonno tornò in Italia in nave colpianoforte e uncane. Mia nonna era incinta e viaggiava in una cabina perché aveva fastidio del cane. Mio nonno viaggiava nell'altra cabina col cane. Io sentivo questo colore in famiglia e questo deve essere stato un periodo abbastanza particolare per loro. Lo ricordavano con molto interesse E chiudo su questo: a me è interessato molto negli anni a seguire il tema

dell'invecchiamento e mia nonna negli ultimi anni parlava in spagnolo. Mio padre negli ultimi anni parlava in spagnolo. Mio padre nacque a Santo Domingo, crebbe li, suo padre di fatto parlava più toscano, pur essendo marchigiano e mia nonna era una ragazza del 1899, laureata in economia e commercio a Torino, a quell'epoca era abbastanza inconsueto Parlavano, credo, un italiano abbastanza buono e nonostante tutto, entrambi negli ultimi anni della vita hanno “reverted” a parlare lo spagnolo. Forse questo è un lascito di cui siamo grati a Canepari. Grazie.”

Seguono applausi.

Olimpia Niglio, Professoressa dell’Università di Pavia:

“Grazie. Ringraziamo Ludovico Ciferri per questa straordinaria testimonianza. Ci tenevo tanto anche perché sapevo appunto che era tornato da Tokyo, perché poi questa famiglia da una parte è emigrata in Occidente, però da una parte è migrata anche in Oriente. Quindi ringrazio nuovamente il Dott. Ciferri per questo. Volevo sapere se ci sono delle curiosità in sala per cui volete appunto rivolgere una domanda al nostro ambasciatore e se ci sono appunto curiosità sul libro, che ovviamente potrete venire a consultare e a studiare qui in biblioteca e quindi lascio un attimo la parola al pubblico.

Domande del pubblico

Prima domanda [domanda fatta senza microfono, non udibile nella registrazione].

Andrea Canepari:

“No, questo è il momento tragico, perché la domanda è bellissima e le storie sono tante. Devo dire tutte perché quando sono arrivato in Repubblica Dominicana mancava una comprensione tra i due paesi. In Italia pensavano alle spiagge, quindi una cosa molto bella della Repubblica Dominicana. Oppure c’è chi cercava di andare in un paese dove non c'era ancora un trattato per l’estradizione, che poi io ho fatto e quindi è finita anche questa cosa, grazie al trattato di cooperazione giudiziaria. Ma al di là di questo, non c'era un senso di tutte queste potenzialità, di tutte queste ricchezze e storie. Veramentesceglierneunadaamareèterribile, perchéappunto cenesono tante,comequelladiCiferri l'abbiamo ascoltato, ilprimo Vescovo. Forse iPellerano o anche lo stesso Vicini, di cui miraccontava l'erede: questo signore, un avvocato con una certa maturità piangendo e facendomi vedere la lettera di questo suo nonno che aveva lasciato la famiglia a Zoagli vicino a Genova per andare a lavorare con un suo cugino e dopo una decina d'anni, questo ragazzo che è andato lì a 16 anni, possedeva più della metà degli appezzamenti terrieri della Repubblica Dominicana e manteneva un amore viscerale

Seconda domanda [domanda fatta senza microfono, non udibile nella registrazione], Prof. Moro.

Andrea Canepari:

“Grazie a lei, mi fa piacere sentire che quest'opera sia vista come un balsamo. Veramente mi sento contento, temevo di avervi annoiato. Ringrazio il Prof. Moro per questa domanda. Tocchi un punto dolente, ma non solo per questo libro, ma anche per quello di Filadelfia, dove sono riuscito poi a inserire lì -ho spinto un professore di Princeton- un capitolo su Vittorini, un professore italiano, che ha scritto anche di letteratura. Effettivamente sulla letteratura è meno forte questo ponte. C’è tantissimo sull'architettura, le arti visive, l'economia e le istituzioni sociali. Insomma, possiamo scriverli i nuovi capitoli, quindi… Grazie.”

Terza domanda [domanda fatta senza microfono, non udibile nella registrazione].

Andrea Canepari:

“Cosa mi piace della Repubblica Dominicana? Nella Repubblica Dominicana, ovviamente non parliamo di spiagge e di cose del genere, quello che mi è piaciuto è veramente questo amore per l'Italia. L'Italia è veramente ammirata, è quasi parte del paese. Olimpia prima diceva: «abbiamo lasciato queste cose e sono diventate loro». Si, ma sono condivise e questo si sente come italiano.

149 verso l'Italia. Quindi ecco, con questa storia vedo sempre comunque questa emozione, questo sentimento di passione verso il nostro paese. Ecco, questa passione è bella e va anche trasformata poi in opportunità, in relazioni anche più strutturate, più utili a entrambi. L'Italia è stata utile a questa famiglia, perché quando il dittatore andò da loro, Trujillo - se volete leggete la “Fiesta del Chivo” di VargasLlosa, “La festa del caprone”, capirete - iVicini, edisse: «Guarda, per mille dollari ti compro questa metà dell'estensione terriera della Repubblica Domenicana, così ti riposi». Lui disse: «Mi sembra un'idea eccellente…», perché era più furbo dell'altro, di Barletta, di tutti «…devo solo consultarmi coi miei soci italiani, ma mille dollari vanno bene. Guarda, prendo una nave, vado, li convinco e torno». Non c'era nessun socio italiano, andò in Italia, non tornò e con gli amici di un'altra grande potenza aiutò poia liberare il paese da questo terribile dittatore che era tremendo. Io spero che questestorieaiutino, dovrebberotrasformarsianche in investimenti. In investimentidicuiquestipaesi hanno bisogno per diversificare la loro economia. Guardano spesso agli Stati Uniti, soprattutto, a Londra, a Madrid Insomma l'Italia da cui tanto è venuto dovrebbe essere presa molto di più in considerazione e queste storie, questi ricordi, dovrebbero diventare ponti anche di opportunità.”

Sentirmi parte del DNA culturale di un altro paese è un qualcosa di particolarmente toccante e questo è sentito da tutti. C'è un pregiudizio positivo molto forte, questo non me lo dimentico.”

Quarta domanda [domanda fatta senza microfono, non udibile nella registrazione].

Andrea Canepari:

“Innanzitutto, la vediamo fisicamente, vediamo tutte le sue opere, questi bellissimi tondi. Ma poi vi invito soprattutto a vedere il libro d’artista, ne ha fatte 3 copie: una ce l’ha il Presidente della Repubblica, un'altra ce l'ha il Ministro della Cultura e con questa abbiamo creato un'esposizione nel primo museo del Centro America, “Museo de las Casas Reales”, che è stata la casa dei viceré e del figlio di Colombo e la terza la vedete qui a Pavia.”

Quinta domanda [domanda fatta senza microfono, non udibile nella registrazione].

Andrea Canepari:

“Avremmo dovuto avere un capitolo sulla medicina, perché c'è stata e dovevano aiutarci gli amici dell'Opera Don Calabria:,il Presidente dell'Opera Don Calabria, questo bel ospedale a Verona, avrebbe voluto scrivere un capitolo, ma poi non l'hanno fatto e quindi un capitolo non c'è stato. Ma una cosa velocissima. Innanzitutto, non è che parliamo solo di cultura alta, ma anche se guardate nel libro, c'è proprio l'influenza anche del cibo e della ristorazione. Uno studioso di fenomeni migratori in America mi aveva intervistato sul dialogo, sulle diverse componenti della nostra collettività all'estero, perché c'è, appunto, questa cultura alta, chi porta la conoscenza e poi c’è chi porta investimenti e chi magari va a fare lavori, invece, manuali o di altro tipo. In questo giornale americano, io in due parole avevo sintetizzato l’importanza della cultura alta, ma è importantissima anche l'altra. La nostra collettività dovrebbe legarsi, ma anche a livello proprio di comprensione, e capire che è unica, che in realtà quello che gli porta ad avere successo ed a stabilirsi in questi luoghi sono gli stessi valori condivisi, cioè capacità di lavorare, di impegnarsi, di trovare un senso estetico, un bello della vita, che certi valori, anche gastronomici, vengono proprio dall'Italia e vengono poi rielaborati nei vari contesti. Ogni componente della collettività, da chi fa il gelato a chi costruisce un Parlamento, comunque porta qualcosa e ha dei valori condivisi, quindi questo credo sia importante da sottolineare. E grazie per citarmi papà perché ogni volta che lo sento, sia lei, che anche la signora prima insomma, ogni volta che citate mio padre, sono contentissimo e grazie anzi che è qui.”

Olimpia Niglio,:

“Ci sono altre domande? altre curiosità?”

Sesta domanda [domanda fatta senza microfono, non udibile nella registrazione].

Andrea Canepari:

“Claro que sì. Vado avanti in italiano. Grazie, la domanda mi fa piacere. Le autorità l'hanno sposata questa operazione con un enorme entusiasmo, sia il precedente governo che l'attuale. Nel libro vedrà il Ministro degli Esteri, il Ministro dell'Industria, il Presidente della Corte Costituzionale che hanno scritto deicapitoli. IlPresidentedellaRepubblica hascritto unaprefazione. Tuttihanno voluto esserne parte. Nel libro, nelle cerimonie, venivano, si impegnavano. L'Ambasciatore domenicano inItalia, un mio grande amico, Tony Raful [Tony Raful Tejada], Peggy Cabral, l'Ambasciatrice dominicana che prendeva l’aereo per venire a questa iniziativa a Santo Domingo. E questo per far vedere come le istituzioni erano entusiaste, come ogni dimensione della collettività della Repubblica Dominicana si era appassionata: i media, le istituzioni, il mondo economico e anche le altre collettività. Io dicevo il mondo spagnolo, la comunità spagnola, che comunque è spagnola, ma è lì da due o 300 anni, quindi anche molto dominicana oltre che spagnola, però ha le sue caratteristiche che lei conosce bene, ma appunto, faranno un altro libro e quindi vedremo cosa diranno. Le istituzioni hanno sempre sostenuto con una certa passione. Come avete visto in tutti i video c'erano decine di loghi delle loro istituzioni. Il libro della Prof.ssa Angelini è stato ricevuto dal Ministro della Cultura. Come avete visto, hanno creato tutta una dimensione espositiva. Per gli amici di Ar.Vi.Ma. si erano pure mobilitati ministri, istituzioni e alcuni dei musei più belli. Quindi hanno veramente una grandissima passione ed entusiasmo e questo è bipartisan, cioè è cambiato il governo, ma è andato avanti. Anzi, il Ministro degliEsteri, parlando anomedelPresidenteLouis Abinader hasempredetto cheunadellesuepriorità era, nell'ambito di questa iniziativa, di rilanciare completamente le relazioni con l'Italia e portarle a livelli altissimi, quindi, veramente grande, grande entusiasmo.”

Settima domande [domanda fatta senza microfono, non si sente nel video].

Andrea Canepari:

“Marcio Veloz Maggiolo che è stato anche Ambasciatore a Washington e Ministro della Cultura, un personaggio incredibile, abbiamo un capitolo anche su di lui. Ecco, mi stavo dimenticando, rispondo anche ad Andrea Moro, che è quello che scrisse trent'anni fa un articolo proprio dicendo: «manca un libro sugli italiani in Repubblica Dominicana» Io feci in tempo a parlargli di questo libro però lui

morì purtroppo qualche mese prima della pubblicazione, che lui aveva tanto sognato. Questo libro nasce anche proprio da una sua idea.”

Olimpia Niglio, Professoressa dell’Università di Pavia:

“C'è un'altra parte importante che dovremmo forse sviluppare in seguito al nostro cammino, che è quella della diplomazia scientifica, cioè dei tantissimi professori italiani all'estero. Anche la nostra università devo dire ha professoriche insegnano oggiall'Università diPavia, ma che vengono proprio da esperienze, anche lunghe, di permanenza in altri atenei stranieri all'estero, in particolare anche proprio dall'America Latina. Quindi sicuramente anche questo altro apporto è molto importante perché l'intercambio, anche scientifico, dà un grande contributo anche poi ai nostri studenti, stimolando, ovviamente, quello che è il tema della mobilità. Quindi, sicuramente, questo per favorire anche la mobilità dei docenti, non solo ovviamente degli studenti. Questo è quindi sicuramente un altro tema da sviluppare. Paolo [Prof. Paolo Gamba] lo sa bene, di questo ne parliamo spesso. Ora do la parola alla nostra Direttrice della biblioteca.”

Marzia Pontone, Direttore della Biblioteca Universitaria di Pavia: “Grazie. I miei sono dei saluti a conclusione di questa bella serata di approfondimento e sono anche un ringraziamento profondo. Intanto per tutti noi che abbiamo avuto l'occasione di essere insieme a riflettere e ad innamorarci un pochino di più della Repubblica Dominicana. Ringrazio per questo i nostri relatori, ma in particolare un ringraziamento davvero va ad Andrea Canepari che ci ha accompagnato in questo lungo percorso, un percorso che davvero ci ha fatto innamorare dalle immagini, dai racconti, dalle storie. Abbiamo raccolto untesoro diquello che è stato un po' il passato, ma davvero di quello che può essere il presente e può essere il futuro. Questo è molto bello. Credo che la curiosità che ci hanno suscitato queste immagini, questi racconti, questi discorsi, le storie, sia un po' la chiave con cui entriamo in contatto con un mondo lontano e abbiamo anche quello sguardo, anche in un certo senso affettuoso, oltre che curioso, per poter cominciare a costruire ponti, relazioni e sviluppare tutta questa rete straordinaria di discorsi anche rispetto a questa diplomazia scientifica, l'ultimo discorso richiamato. È proprio una rete divicinanza tra mondiche credo questepubblicazioni oggi hanno contribuito a cementare con un'ulteriore tassello. La seconda e ultima cosa che dirò è che mi è piaciuto molto, che proprio per le celebrazioni così importanti che si sono tenute a Santo Domingo, anche se poi non si è concretizzato fino in fondo il progetto, si sia scelto di legare il nome di una memoria, di una celebrazione così importante per un paese all'oggetto libro. L'oggetto libro, inteso anche come libro d'artista contemporaneo è naturalmente è un veicolo che tiene in relazione mondi e culture, perché è un oggetto polisemico, come multilivello sono le relazioni che si creano e

si costituiscono tra i popoli. Che sia nato proprio dal progetto di un'amicizia e di una vicinanza un oggetto libro come quello che troviamo esposto, penso che sia un segnale veramente proficuo dicome ancora oggi si può fare cultura e arte attraverso uno sguardo che nasce, appunto, da un discorso di vicinanza e di interpretazione di questa vicinanza anche attraverso lo strumento dell'arte e, in questo caso, dell'oggetto libro. L'oggettolibro chequindi haunapartevisiva, hauna parte letteraria e insieme parla dell'oggi, ma richiama la grande arte del passato con cui si creano le relazioni tra i mondi. Adesso ci siamo dati anche qualche minuto di conclusione anticipata della nostra serata perché ci sia la possibilità per tutte e tutti voi che siete qui in sala, non solo di avvicinarvi e porre domande, ovviamente abbiamo l'occasione preziosa di avere i nostri relatori pavesi, ma anche l'illustre ospite della serata, ma anche di fermarsi e soffermarsi a guardare l'oggetto libro a cui più volte si è fatto riferimento, realizzato da Alessandra Angelini. Io le chiederei un secondo di dire una parola a tutti i nostri ospiti per dirci qual è la cosa più bella che devono guardare avvicinandosi all'oggetto. Adesso io lo dico perché naturalmente viene Alessandra, perché lei è stata curatrice di un percorso espositivo nel tempo precedente che ha visto esporre, e ce n’è una parte ancora nelle teche, le sue allieve e i suoi allievi della Casa del Giovane, che è qui di Pavia e che naturalmente mostrano anche come la scuola, cioè la scuola nel senso più alto del termine, anche questo si dice nelle scuole accademiche, degli artisti più giovani rispetto al maestro siano produttive di contenuti culturali. Una parola per dirci che cosa guardiamo.”

Alessandra Angelini, Artista e Professoressa dell’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano:

“Si, allora io innanzitutto voglio approfittare di questo momento per ringraziare davvero tantissimo l'AmbasciatoreCanepari-io l'ho conosciuto come Ambasciatore, per merimanetale - per il bellissimo progetto che ha fatto, per lo splendido libro. Io lo conosco, l'ho visto, questo libro l'ho avuto, ce l'ho ed èveramentestupendo;per l'incontro diquestasera, pertuttiirelatori, naturalmente, Io sonoproprio l'ultima. Nel senso che sicuramente ho partecipato a questo progetto con queste opere, però diciamo, la serata non è assolutamente dedicata a me. Comunque, volevo dire questo e ricordare che la mostra che non è stata fatta, di cui alcune opere sono lì appese, a Santo Domingo, appunto organizzata dall'Ambasciatore in occasione dei festeggiamenti per Monsignor Alessandro Geraldini non è stata fattacausa Covid. Era una mostra che prevedeva un mio intervento artistico con delle opere e le opere delle mie allora allieve. Io, allora, ero direttrice artistica della scuola Ar.Vi.Ma. e quindi la mostra prevedeva anche l'esposizione delle opere grafiche delle mie allieve, alcune delle quali credo che siano qua e che non hanno avuto l'occasione di presentarle. È stata fatta online per tutti noi e ringraziamo anche per questo, assolutamente. Per quanto riguarda il libro esposto, una parola sola,

perché ormai è tardi. A proposito della parola” radici”, di cui abbiamo parlato e che è stata citata: questo libro è nato proprio su una radice, perché io ho avuto l'occasione, sempre causa Covid, stando molto in studio e non fuori di leggermi “Itinerarium” che è il libro che ha scritto monsignor Alessandro Geraldini, partendo dalla Spagna e arrivando a Santo Domingo, toccando l'Africa. Questo libro è un libro incredibile, è un libro di avventure dove però si descrive proprio la sua esperienza e ad un certo punto racconta, e per me è stato un incontro, che avvicinandosi a Santo Domingo ha visto un'isola bellissima e quell'isola gli ha ricordato la madre che era in Abruzzo, quindi ha scritto un'ode dedicata alla mamma. Poi Cristoforo Colombo in segno di riconoscenza ha chiamato l'isola “Graziosa”, com'era il nome della mamma del Monsignore. Quindi il libro che vedete là, raccoglie questo concetto, del pensiero di quest'uomo così lontano che è andato alla madre e c'è lode che è riportata in italiano come lui l'ha scritta e in latino. L’ha scritta in latino ed è tradotta in italiano e quindi ci sono le due versioni. È un ricordo di un figlio che pensa alla madre. Io su questo sono rimasta molto commossa e quindi il libro è nato su una base molto emotiva. Con questo vi ringrazio, Grazie.”

Seguono applausi.

Marzia Pontone, Direttore della Biblioteca Universitaria di Pavia “Insomma, Santo Domingo ha saputo suscitare tantissime cose molto belle e con questo appunto noi cisalutiamo, invitando tuttiancheagoderedelpercorso espositivo easalutare l'AmbasciatoreAndrea Canepari!”

2. Volume “The Italian legacy in Philadelphia. History, Culture, People and Ideas.”

Edited by Andrea Canepari and Judith Goode. Italian edition published by Treccani, 2023. American edition published by Temple University Press, 2021.

2.1 Presentation at the Embassy of Italy in the Dominican Republic [Original language: Spanish. Translated in English]

Volume “The Italian Legacy in the Dominican Republic. History, Architecture, Economy and Society”.

Edited by Andrea Canepari.

Italian edition published by Allemandi, 2021.

American edition published by Saint Joseph’s University Press, 2021.

April 14, 2021

Embassy of Italy in the Dominican Republic

Santo Domingo, Dominican Republic

PANEL:

 Andrea Canepari, Ambassador of Italy to the Dominican Republic

 Raquel Peña, Vice President of the Dominican Republic

 Milton Ray Guevara, President of the Constitutional Court of the Dominican Republic

 Roberto Alvarez, Minister of Foreign Affairs of the Dominican Republic

 Carmen Heredia, Minister of Culture of the Dominican Republic

 Víctor Bisonó, Ministry of Industry and Commerce of the Dominican Republic

 Carlos Luciano Díaz Morfa, Minister of Defense of the Dominican Republic

Andrea Canepari, Ambassador of Italy to the Dominican Republic:

“Good morning. Thanks to the efforts of the 45 authors of the book “The Italian Legacy in the Dominican Republic,”many storieshaveemergedthat illuminatetherichnessanddepthofthehistory of friendship and ties between Italy and the Dominican Republic. I have felt like an archaeologist in the presence ofwonderfuland intact testimonies, though hidden fromthe passage oftime, that needed to be rediscovered and brought to light, much like an ancient temple concealed in the forest. Unlike an archaeological find, what has been rediscovered and revealed here is not a lifeless ruin, but a vibrant collection of cultural, political, religious, educational, economic, technological, and social traces that still constitute one of the fundamental pillars of the cultural identity of the Dominican Republic, with which Italians feel a strong connection. The Italian community has embodied some of the defining characteristics of the country, actively participating in the construction of the political, social, economic, and cultural architecture that has contributed to shaping the current Dominican Republic: from the Navy to national independence and the Catholic Church; from education to the economy; from the first free elections to the first newspaper; from architecture to art and cinema; from music to literature; and from agriculture to commerce. Therefore, it was crucial to create a book that thoroughly examines the various aspects of Italian influence in the Dominican Republic. The array of contributions, images, texts, and diverse voices presented in the book enables us to grasp the essence of the Italian cultural heritage within the country. It paints a picture of the Dominican Republic as a nation whose structures were also shaped by secular dialogue with Italian immigration and as a country capable of creating international opportunities, having been integrated into a framework of global dialogue since its founding. I would like to once again express my gratitude to all the authors of the book “The Italian Legacy in the Dominican Republic” and to all the institutions committedto thesuccessofthese initiatives, whichaimtoilluminatethesignificant historythat unites our two countries. I also want to extend my thanks to all the sponsors who have believed in this project. Now, we will hear important institutional remarks from the Most Excellent Vice President Raquel Peña, the Honorable President of the Constitutional Tribunal Milton Ray Guevara, the Most Excellent Minister of Foreign Affairs Roberto Álvarez, the Honorable Minister of Industry Víctor Bisonó, and the Honorable Minister of Culture Carmen Heredia. Their important words reflect the significance of the stories documented in the book and serve as a prelude to even more important pages.”

Raquel Peña, Vice President of the Dominican Republic:

“The history of Italy and the Dominican Republic has been deeply intertwined since the encounter of the two worlds. We must not forget that, although we were colonized by the Spanish, Christopher Columbus was born in Genoa, Italy a city that opens to the beautiful Ligurian Sea. Perhaps for this reason, over the centuries, Italians have chosen our country in the Caribbean as their destination, and we have welcomed them with open arms ever since. Over time, millions of Italians have settled in the Dominican Republic, bringing with them their rich culture, which we have gradually woven into our own, to the point where, in some cases, it’s difficult to distinguish one from the other. The widespread enjoyment of delicious salami at breakfast, the tradition of the Christmas nativity scene, or the Old Lady of Bethlehem closely connected to “La Befana,” a figure from Italian folklore are examples of this blending. The book The Italian Legacy in the Dominican Republic, presented today by His Excellency Andrea Canepari, Extraordinaryand Plenipotentiary Ambassador of Italy to our country, is not onlya valuable contribution to a deeper understanding of the relationship between our two nations and peoples but also a way to continue building upon the spirit of cooperation and brotherhood that has defined us since the beginning of our shared history. May God bless the ItaloDominican community.”

Milton Ray Guevara, President of the Constitutional Court of the Dominican Republic:

“There is no doubt that the origins of constitutional law can be traced back to the late 18th century, influenced by three major revolutions: the EnglishRevolution at the end ofthe 17th century, followed by the American and French Revolutions. Italy has held a prominent place in the very foundation of this discipline's teaching in Europe and the world, as the first chairs of Diritto Costituzionale were offered in Ferrara in 1797, in Pavia, and later in Bologna in 1798. At the University of Ferrara, the Italian professor Giuseppe Compagnoni di Lugo was a pioneer in teaching and writing about constitutional law in his work Elementi di Diritto Costituzionale Democratico, ossia Principi di Jus Pubblico Universale ("Elements ofDemocratic Constitutional Law, or Principles ofUniversal Public Law"). In France, the first chair titled Droit Constitutionnel was introduced in 1834 at the University of the Sorbonne in Paris by the Italian professor Pellegrino Rossi. He advocated for the supremacy of constitutional law, asserting that all branches of state law are encompassed within it: "ces têtes du chapitres" the head of all chapters. In general terms, the Italian tradition cannot overlook the contributions of Alpruni in Pavia, Alberati in Bologna, Ambrosio Fusineri, Ignazio de Brera, and the illustrious Pellegrino Rossi, who consistently reaffirmed the supremacy of constitutional law. He believed that all branches of law are derived from it, as previously mentioned. This marks the starting point for the constitutionalization of law, a crucial concept. It is important to highlight that, in the

view of [Constantino Napoleón] Mortati, a material constitution is what establishes and sustains a formal constitution. Mortati reflected on the relationship between the ruling class and the governed class, arguing that powerful groups use the constitution as a tool to protect their interests. Italy stands as a symbol of the constitutionalization of social rights, beginning with the first article of the Italian Constitution, which recognizes work as the foundation of the Republic, independent of the developments seen in the Weimar Constitution in Germany. It is evident that the Italian Constitution had a significant influence on the Dominican Constitution of April 1963. Article 2 of the 1963 DominicanConstitutionstipulatedthat “theexistenceoftheDominicannation is fundamentally based on work, which is declared the primary basis of its social, political, and economic organization and is made an unavoidable obligation for all able citizens.” Another notable area of Italian legal doctrine is constitutional procedural law. After the adoption of the 1948 Constitution, under the influence of the study of scientific proceduralism led by the prominent Italian jurist Giuseppe Chiovenda important figures such as Piero Calamandrei, Chiovenda’s disciple, and Mauro Cappelletti, Calamandrei’s disciple, made substantial contributions to the doctrinal development of constitutional procedural law. In the post-war era, key figures include Crisafulli, Paolo Biscaretti di Ruffia, Pizzorusso, Ferrajoli, Zagrebelsky, Susanna Pozzolo who introduced the concept of neoconstitutionalism for the first time Guastini, andtheesteemedprofessor Lucio Pecoraro. Inhiswork on comparative law, Pecoraro identified three stages of constitutionalism: Constitution with constitutionalism; Constitution without constitutionalism, as was the case in the Dominican Republic prior to the creation of the Constitutional Court and the Constitution of January 26, 2010; and constitutionalism without a Constitution, as seen in England, which, despite not having a written constitution, remains one of the most important sources of liberal constitutional theory throughout history. Furthermore, it is essential to recognize that the Italian Constitutional Court has played an extraordinary role in fostering judicial dialogue between Italy and Europe. The Court has given substance to the idea of social constitutionalism, making it impossible to discuss constitutional law today without acknowledging the profound contributions of Italian legal doctrine to the formation and development of this vital body of knowledge.”

Roberto Alvarez, Minister of Foreign Affairs of the Dominican Republic:

It is a great honor for me to take part in the presentation of the work *"The Italian Legacy in the DominicanRepublic: History, Architecture,Economy, andSociety."*Thiscollaborativeeffort brings together several highly respected and renowned intellectuals. My honor is twofold, as I had the privilege of contributing a chapter on the foreign and commercial policy of the Dominican Republic in the context ofCOVID-19. This workrepresentsa collective endeavor byoutstanding scholars who,

through their insightful writings, have done justice to the enduring value and significance of the Italian presence in our country. It stands as a fundamental contribution to the study of the deep and historical ties between Italy and the Dominican Republic, covering the period from colonial times well into the 20th century. Moreover, the work exemplifies a multidisciplinary and multi-thematic approach, analyzing the Italian contributions to our country across a wide range of areas from architecture to law, and from economics to military matters. Among the many aspects of this book, I want to especially highlight the work of the historians, who skillfully condensed the key milestones of the Italian presence on our island. Literature is also magnificently represented, through the sensitivityofauthors who captured the contributions ofItalyto the arts. Inthe sections on journalism, law, and society, the essayists’ sharpness and sagacity shine, as they carefully outline the core elements that have shaped the cultural fabric of our society. Additionally, several essays delve into Dominican families of Italian descent, and rightfully so: prominent families in our political and economic spheres trace their origins back to Italy such as the Pellerano, Ranieri, Vicini, and Marranzini families, among others. Dominican-Italian binational relations have been remarkably fruitful, makingItalyanessentialpartner fortheDominicanRepublic. Inthepast decadealone, Italian investments in our country have reached an impressive 203 million dollars. Furthermore, Italy ranks among the leading European nations sending tourists to our shores. The Italian legacy in the Dominican Republic is also visible in gastronomy, where Italian restaurants have filled the country with pride, adding dynamism to our economy. They offer a permanent space for friendship and fine taste. In the food industry, Italian-descended families run companies of extraordinary value that ensure the steady supply of food products across the national territory. In the tourism sector, worldrenowned initiatives also bear the hallmark of Italy. On behalf of the Dominican Government and personally, I reaffirm our commitment to relaunch, as soon as conditions allow, the economic, political, social, and cultural relations between our two nations. The Italian community in the Dominican Republic will serve as an essential bridge and partner in this process. The work we are presenting today highlights, within its pages, the benefits of multiculturalism as a force that drives the development of nations, and the role of integration in enriching culture and fostering the identity of both societies. I trust that everyone will enjoy this valuable work of research. This book is an inexhaustible source of information that illuminates the profound cultural and historical ties between the Dominican Republic and Italy, which have fostered values of solidarity and brotherhood between our peoples. As you journey through its pages, you will sense the constructive energy of a community that has invested not only in the past and present but, unequivocally, in the future of this nation. Their economic investments, intellectual contributions,

and daily efforts are powerfully reflected in this impressive work. Congratulations, and thank you very much.”

Víctor Bisonó, Ministry of Industry and Commerce of the Dominican Republic:

The Italian Legacy in the Dominican Republic is a book that resonates deeply with me. As a child, I often listened to my parents’ stories about their journeys through Italy, the country they chose to pursue their professional studies. I grew up captivated by their anecdotes and the mystique surrounding Italy. My mother, Ivonne Haza, studied singing at the Santa Cecilia School in Rome, while my father, architect Víctor Bisonó, earned his doctorate in monument restoration. That is where they first met. Years later, as a legislator, I had the privilege of engaging with and strengthening ties to the Italian Chamber of Deputies, where I forged friendships that I cherish to this day. At present, the relationship between our two countries has been fruitful, with immense potential for growth, especially now under the leadership of Ambassador Andrea Canepari. As Minister of Industry, Commerce, and MSMEs, I have been honored to take on the important responsibilityof following up on significant bilateral agreements, ensuring that investments both in Italy and here in the Dominican Republic yield satisfactory returns, create jobs, and promote development for all. Looking towardthe future, the outlook is bright. The strong bond between our two peoples continues to thrive in the details, with Italy's influence evident in our culture, gastronomy, tourism, and industrial models. With over 50 years of industrial development experience, Italy has much to offer us. Its enduring legacy invites us to reaffirm this common vision of friendship and partnership for future generations. Though we are separated geographically, we are united in spirit. This is just the beginning. Grazie e arrivederci!”

Carmen Heredia, Minister of Culture of the Dominican Republic :

The cultural exchange and dialogue between Italy and the Dominican Republic have deep roots in a long-standing tradition of friendship and solidarity. For us, Italy captivates and enchants with the masterful richness of its culture. This remarkable editorial work encourages us to explore the legacy of Italy in Dominican culture and to recognize that the cultures of both nations are intertwined in a process of sedimentation and metabolization that spans centuries of historyand brotherhood between Italians and Dominicans. The relationship between Italy and the Dominican Republic has a beautiful history that enriches our cultural memory in a mutually beneficial way. Many pioneering Dominican families of Italian descent have contributed significantly to cultural development and stimulation, as well as to the economic, material, intellectual, and social progress of our country, whether through

business, politics, or religion. The authors of this exceptional book encompass a wide array of fields, including history, architecture, literature, the arts, cinema, music, sculpture, economics, science, journalism, law, and society. This work will enable our country to be seen, understood, and recognized within the great cultural homeland of Italy, and consequently throughout Europe and the rest of the world. This book is, therefore, a testament and an unprecedented legacy in the cultural history of both nations.

Follows video about Juan Bautista Cambiaso.

Andrea Vierucci, Narrator of the video:

"Giovanni Battista Cambiaso Chiozzone was born in Genoa in 1820. He arrived in Santo Domingo at a young age, where he forged and maintained a close friendship with the key members of the political secret society La Trinitaria, particularly with its founder, Juan Pablo Duarte. Cambiaso was the visionary behind the first armed naval flotilla of the Dominican Republic, laying the foundational groundwork for what would later evolve into the Dominican Navy. To accomplish his objective, Cambiaso converted his private brigantines and schooners, originally used for commercial purposes, into warships. Thisnewlyestablishednaval flotillaeffectivelypreventedHaitianships fromproviding support to their ground forces and was commanded by General Cambiaso of the Dominican Navy."

Message from the Minister of Defense, Carlos Luciano Díaz Morfa, for the Bicentennial of Admiral Juan Bautista Cambiaso:

"The Armed Forces, together with the Dominican nation, celebrate with deep emotion the bicentennial of the birth of Admiral Juan Bautista Cambiaso, one of the foremost figures of national independenceand the founder ofthenavalflotilla, a notableprecursortothecurrent DominicanNavy. Admiral Cambiaso armed and fought with his three sailing vessels in the first major naval action of the Dominican-HaitianWar inApril1844, becoming the hero ofthe Battle ofTortuguero. His actions effectively prevented the Haitian Navy from supplying its ground troops stationed in Azua following the battle onMarch19. This Italian citizenserved our countrywith soul, life, depth, and heart, risking his own assets without asking for anything in return from the Dominican Republic, achieving the stature of a national hero in the struggle for liberty and securing immortality in the timeless memory of our nation’s gratitude. In his life as a citizen, we find a man of integrity, worthyof admiration, and of sterling character qualities that inspire us to emulate a boundless commitment to integrity and loyalty. Eternal glory to Admiral Juan Bautista Cambiaso. Long live the Dominican Armed Forces.

Prosperity to the Republic of Italy. Long live the Dominican Republic." Carlos Luciano Díaz Morfa, Lieutenant General of the Army of the Dominican Republic, Minister of Defense.”

Andrea Canepari, Ambassador of Italy to the Dominican Republic:

“I would like to thank all the institutions, cultural centers, universities, sponsors, and the authors of this book for their great success in writing the history of the friendship between Italy and the Dominican Republic. Thank you all.”

2.2 Presentation at the Accademia Ligure di Scienze e Lettere in collaboration with the Embassy of Italy in Santo Domingo and the Embassy of the Dominican Republic in Italy [Original language: Italian. Translated in English]

Volume “The Italian Legacy in the Dominican Republic. History, Architecture, Economy and Society”.

Edited by Andrea Canepari.

Italian edition published by Allemandi, 2021.

American edition published by Saint Joseph’s University Press, 2021.

June 4, 2021

Accademia Ligure di Scienze e Lettere

Piazza Giacomo Matteotti 5, Genoa

PANEL:

 Giovanni Toti, President of Italy’s Liguria Region

 Marco Bucci, Mayor of the Italian City of Genoa

 Milton Ray Guevara, Chief Justice of the Constitutional Court of the Dominican Republic

 Victor Bisono Haza, Minister of Industry and Commerce of the Dominican Republic

 Vincenzo Lorenzelli, President of “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”

 Andrea Canepari, Italian Ambassador in the Dominican Republic

 Tony Raful, Dominican Republic’s Ambassador in Italy

 Gabriella Airaldi, Emeritus Professor at “Università di Genova” and member of “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”

 Mu-Kien Adriana Sang Ben, Dominican Historian and Academic

 Pierangelo Campodonico, Director of “Galata Museo del Mare”

 Celso Marranzini, President of the Dominican-Italian Chamber of Commerce

 Luigi Attanasio, President of the Genoa Chamber of Commerce

 Fabio Capocaccia, President of the International Center for Italian Emigration Studies

MODERATION AND CONCLUSION:

 Franco Manzitti, Journalist

Franco Manzitti, Journalist:

"Good morning, everyone. Let's begin our meeting. I am Franco Manzitti, a Genoese journalist, and I am very honored and moved to lead this presentation, which holds significant historical importance and relevance today. This meeting was inspired by a remarkable book, edited by Italy’s Ambassador to Santo Domingo, Andrea Canepari, which explores the Italian legacy in Santo Domingo. I had the honor of working in many Genoese newspapers and also to work with Paolo Emilio Taviani, whom you will remember as the greatest scholar of Columbus. I remember the emotion with which Taviani received the news in 1992 that Santo Domingo had built a lighthouse to commemorate the 500th anniversary of the discovery of America. So, I speak as a journalist - but not only that - and I am happy to do so because, on this occasion, we will also be acknowledging the important role played by “Diario Libre” a newspaper in Santo Domingo founded by Genoese people It continues to thrive as a respected and independent voice, and has been instrumental in supporting this initiative and to foster dialogue between Genoa and Santo Domingo. The role of a free, independent press is just as vital on this side of the Atlantic as it is on the other, and we are proud to remember that this newspaper’s origins are linked to Genoa. Today’s event will feature several speakers, and we hope they will be fluid and well-understood. I also would like to thank those who will translate. We will strive to maintain a lively pace as we explore the many ways in which the histories of Genoa and Santo Domingo are deeply intertwined. Through the contributions of our speakers from both sides of the Atlantic, we hope to shed light onthe continuous and multifaceted connections between these two cultures.So, I would like to begin by giving the floor to Professor Vincenzo Lorenzelli, President of “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”. We are fortunate to be gathered here in the prestigious Palazzo Ducale, at the very heart of Genoa, surrounded bythe rich historywe aim to honor and bring into the present. Professor Lorenzelli, the floor is yours."

Vincenzo Lorenzelli, President of “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”:

"Good morning, everyone. On behalf of the Board of Directors and the members of “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”, I am pleased to welcome all the participants to this Zoom meeting on the relations between Italy and Santo Domingo. The history of “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”, founded in 1798, has been closely linked from the beginning to the cultural production and historical events of the region, and the purpose of the association has always been, above all, to give voice to the peculiar cultural characteristics ofour region. For these reasons, we welcomed with great interest the proposal of our Ambassador to Santo Domingo, H.E. Andrea Canepari, whom I greet and thank, to host a dialogue between distinguished representatives from both nations. Our goal is to deepen and, where possible, further strengthen the relationship between Italy and the Dominican

Republic, building upon the appreciation of Genoa and Liguria's historical influence, as highlighted intherecentlypublished bookontheItaliancultural heritage intheDominicanRepublic. Inthis book, many Ligurians are highlighted as key contributors. It is significant that the presentation of Spanish edition of the book was launched as part of the celebrations organized by our Embassy to mark the 200th anniversaryof the birth of Giovanni Battista Cambiaso, a Genoese merchant and national hero. Cambiaso served as Consul of Genoa and then of Italy in Santo Domingo. He is also the founder of the Dominican Navy, and a national hero who rests in the Pantheon of Santo Domingo. We are pleased today to note that the Italian translation of the book is now available. Its distribution will certainly contribute to enhancing the contribution of so many of our compatriots to the life and development of the friendly Republic that welcomed them, to stimulate and continue their work and example. Our Academy expresses its heartfelt thanks to all the Italian and Dominicanauthorities who accepted the invitationto participate inthese meetings, confirming the high significance ofpromoting and revitalizing relations between the two countries. I must express our regret for having had to give up, due to the pandemic, hosting the participants in this prestigious venue of the Palazzo Ducale, which we owe to the munificence of the Municipality of Genoa. The Municipality has always supported our commitment to the promotion of Ligurian culture in Italy and beyond, and we hope that today’s event will be the first in a series of future initiatives. Our Academy is more than willing to contribute to these efforts. Thank you."

Franco Manzitti, Journalist:

"Thank you, Professor Lorenzelli our gracious host here in Genoa. We now have the privilege of hearing from another distinguished figure, the Mayor of Genoa, Marco Bucci. We warmly invite him to share his remarks."

Marco Bucci, Mayor of Genoa:

"Thank you, thank you, everyone. I am very happy to be here. I would like to especially greet my friend Vincenzo Lorenzelli, President of the “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”, and the Italian Ambassador to Santo Domingo, Andrea Canepari, as well as all the scholars and authorities present. Talking about Genoa, as you know, is always a pleasure for me. We Genoese hold our city dear in our hearts. I responded enthusiastically to the opportunity to participate in this meeting because I believe it is absolutely important to take advantage of every opportunity to delve into our history. As you all know, I spent many years of my life abroad and was always struck by the number of Genoese - eventoday- present incities around the world. Apart fromthe historical Genoese colonies, I vividly remember the one in California, where there are many Genoese, many people from Chiavari, many

people fromthe province ofGenoa, who are in business, trade, and commerce. They are truly all over the world, and that has always been the history of our city. Since the 1200s, our city has dominated the Mediterranean Sea, building countries and cities, especially ports that had to support our ships and create the trade routes that led to the economic growth of our city. Christopher Columbus was the first to arrive in Santo Domingo, and after him, many other people from Genoa contributed to creating this new land, this new world, as it was called, and they rolled up their sleeves exactly with the spirit we Genoese have. It is the same spirit we have shown recently, unfortunately, with the tragedy of the bridge and with the reconstruction, with this way of working together that ultimately produces absolutely important results. Well, I obviously wasn't there in Santo Domingo, but I can imagine all our Genoese in this beautiful land, helping each other, building a nation, a country, a history. We remember the Pellerano family, Giambattista Cambiaso, Angiolino Vicini Trabucco, and all those who worked to build a tradition, a reality, and a future for all those who lived in Santo Domingo and in all the other places where Genoese, with the same spirit, created an important city, an important area, an important port, the reality of which we still see today. This, in my opinion, is the most beautiful thing we have in our city's tradition. I am extremely happy that we can talk about it together with ambassadors, representatives of the state of Santo Domingo, and people of high culture who deal with these things. I am extremely happy that we can go into details, understand how we lived, what we did at that time, and what made us stand out, because this is truly our spirit, and on the basis of our traditional spirit, we can really build our future. This is what matters most to us, what matters most to me. Today, we are emerging from a COVID epidemic that has truly shaken the world, and we all need to work together to build our future, and our future is built through the knowledge of tradition, through what we have managed to do, through what we want to do, and by rolling up our sleeves together, we will succeed. That is the message I wish to convey today, and these are the thoughts I want to share with all of you. Thank you once again. I will stay and listen eagerly, as I am very interested in hearing from the scholars who are well - versed in this history, in order to gather insights that will help guide us forward. Thank you all, and good afternoon."

"Thank you, Mayor. We particularly thank you for having so effectively set us on the path of the discussion and dialogue we want to have this afternoon, in such an exceptional but also emotional situation of reconnecting Genoa to Santo Domingo. Best wishes to the Mayor, especially for a full recovery, even though we have heard his spirit so alive and his intentions so well-tuned, and his reconstruction so precise of what historically are the relations between Genoa and Santo Domingo. Relations so important in so many sectors, which we hopeto not only reconstruct todaybut somehow

reset to project this important route into the future - a route that is not just across the Atlantic. So thank you, Mayor."

Marco Bucci, Mayor of the Italian City of Genoa:

"Excuse me, Dr. Manzitti, one important thing I wanted to mention, but unfortunately forgot in my enthusiasm: Every year on October 12th, Liguria donates the oil used to light the lamp at Christopher Columbus' tomb in Santo Domingo. This is part of the annual October 12th ceremony, during which we also honour and recognize all the Genoese - and non-Genoese - who have made significant contributions to Genoa. It is nice to remember that we have this so-called “oil ceremony”, a gift from Liguria to the community of Santo Domingo. Thank you, and I apologize."

Franco Manzitti, Journalist:

"Thank you for this punctual addition, so important in the history of traditions but also in the future projection. We nowgivethe floor tothepersonwho wasthesoulofthis meeting, Ambassador Andrea Canepari, who not onlywanted this but perhaps, before even thinking ofthis, inspired it all bywriting a book - perhaps calling it a book is reductive - -in which the historyand relationships between Genoa and Santo Domingo are reconstructed with the contributions of scholars, experts in economics, history, and other fields, discussing such important relationships between us Genoese and Santo Domingo. I believe that no one like the Ambassador can interpret the spirit of this meeting and especially the perspective that this meeting offers for the immediate future - a future of hope, as the Mayor rightly said earlier. Emerging, we hope all of us, from a tragedy like the one that has affected the entire planet, there is nothing left but to entrust ourselves to hope. So, Ambassador, the floor is yours."

Andrea Canepari, Italian Ambassador in the Dominican Republic:

"Good evening, everyone. Thank you, Dr. Manzitti, for this introduction. Thank you, Mayor Marco Bucci, for being here with us and especially for talking about prospects for the future, because that's exactly what we have in mind here in the Dominican Republic with the Minister of Industry, who willspeak later, thePresident oftheConstitutionalCourt,thePresident of theChamber ofCommerce, who was the President of the local Confindustria and is a great entrepreneur. What can be achieved with Italy, and how can we make it happen starting from Genoa? I believe this is the key to this meeting, and therefore, I am glad that the President of the Genoa Chamber of Commerce, Dr. Attanasio, is participating and I thank him for creating these living bridges grounded in history and awareness. I liked this reference to the votive oil for Columbus because history has made me

understand how, here in the Dominican Republic, Italians, Ligurians, and Genoese are part of the country's cultural identity. The first newspaper, a national independence hero, a Genoese, and the Zoagli family, which, according to Forbes, ranks among the ten wealthiest in Latin America. These contributions span across various sectors - religion, economy, and politics - the first free elections in the Dominican Republic almost 150 years ago were held with a President from Genoa - show us how all this culture has truly transformed into identity. For this, I am grateful to President Professor Lorenzelliofthe prestigious “Accademia Ligure di Scienze e Lettere” for coordinating and promoting this meeting; to Secretary Pestarino; to many academics who believed in this project, some of whom came to Santo Domingo, and I am pleased to greet them for inaugurating the first Italian chair in a Dominican university; to Professor Airaldi for writing a chapter in this book where manyItalians and Dominicans and scholars but also personalities, ministers, the Archbishop ofSanto Domingo, and the President ofthe ConstitutionalCourt all speak to bring out this symphonyof Italianity inthis country. A symphony that we like and is culturally interesting. I enjoyed writing and coordinating this beautifulgroup ofscholars, enriched with very beautiful images, many ofwhich are fromLiguria and Genoa, made especially for the book. The book is about to be published by the most prestigious American university press specializing in Latin America, which is Saint Joseph’s University Press. Why? Because this important history of the past, but also these bridges for the future that can be retraced, must be known internationally. So, with this book, from which a virtual and real exhibition has beenderived that we willpresent inprestigious venues shortly, we also show images ofthe places of origin of these great Italo-Dominicans, including Genoa. There are many beautiful images of Genoa. We are about to inaugurate the exhibition here in the Casas Reales Museum in the palace of the former viceroys in Santo Domingo precisely to show the places of origin and always create this bridge between the two countries. If there is awareness, I believe opportunities can be created. For this, I amgratefulthat one ofthe greatest entrepreneurs in the countryis connected: Celso Marranzini. We will hear his words. He was also president of the local Enel and is one of the world leaders in the hotel card sector. It was with him that the Chamber of Commerce was revitalized, and the largest entrepreneurs in the country accepted the invitation. Today, for the first time, approximately 70% of the country’s GDP is represented on the Board of Directors of the Dominican-Italian Chamber of Commerce - a stark contrast to just a few years ago when many did not participate.. So we have a capital of ideas, minds, and energies ready for the first time in centuries to look to Italy because this sentiment for Italy was perhaps so great that no one noticed it anymore. Therefore, it is important now to have rediscovered it, but it is also important to put it to good use for the two countries and create opportunities like this, which are cultural opportunities. We have one of the greatest scholars in the Central America and Caribbean area, Professor Mu-Kien, who also wrote in the book. Culture

and economy open doors in both directions, and I believe this is one of the greatest opportunities. We saw a great newspaper like Diario Libre publish our comics based on the iconic stories narrated in our book, with two print runs of 220,000 copies. All this can also be seen on the website ciaosantodomingo.com. I invite everyone to read and use this book, and as Mayor Bucci said, to imagine it as a springboard for the future because it is not just a beautiful story to be proud of, but it is truly a map for the future to create opportunities, especially in a difficult time in world history like now. For this, I thank all the authorities present: Mayor Bucci; President of the Liguria Region

Giovanni Toti; Minister of Industry Victor Bisonò, whom we will hear next; and the President of the Constitutional Court, Their support is vital to renewing and strengthening the ties between our two countries. Thank you all for your participation, and I am very happy to hear the ideas of the next speakers."

Franco Manzitti, Journalist:

"Thank you very much, Ambassador. We have understood the spirit if it was still needed of this symphony that we all expect to be played and, above all, the verypressing perspectives that you have presented for new and fruitful relations between Santo Domingo and Genoa. So, thank you. Your book will undoubtedly serve as a key instrument in fostering these connections, and we look forward to it with anticipation. I see that President Toti has joined us. I give the floor to the President of Liguria, whom we greet with particular attention."

Giovanni Toti, President of Italy’s Liguria Region:

"Thank you, Franco. Good morning, everyone. Hello, Mayor. Greetings to all. My intervention will be just a brief greeting; there are speakers and interlocutors more interesting and relevant than me for this event. I would just like to remember the ancient ties that link the Dominican Republic to Genoa. IfI recallcorrectlyfrommiddleschoolhistory, aLigurian navigator setout - not exactlyfromLiguria, but he was trained here in the use of the sea - to reach the Indies. By sailing in the opposite direction, he arrived precisely on the island (of the Dominican Republic). Then, it is beautiful to talk about the ties that culturally, geographically, and humanly link two realities so far apart. Especially, it is beautiful to do so at this moment when the world is somehow beginning to reopen. Now, in a few moments, I will leave you to attend a long immersion with Ligurian healthcare to discuss vaccines and the vaccination campaign in the Liguria region. However, that vaccination campaign is prodromic, preparatoryto what we all hope for, which is to be able to meet again in person, as we are doing today thanks to a web platform, and above all to resume traveling, taking flights, and ships, to be able to move and meet because in the meeting between different peoples, cultures, and places lies

the essence not only of the modern world but, if you allow me, also of the deep spirit of the city from which I speak to you, Genoa. For Genoa, the sea has never been an element of division; if anything, the mountains behind it have been. In fact, we built the most imposing network of fortifications after the Great Wall of China, according to legends. So, in some way, for us, adversities came from the mountains, while from the sea, something positive always arrived: commercial contacts, and behind commercial contacts, diplomatic legations, and behind diplomacy, ofcourse, the exchange ofculture, civilization, and sensibilities among people. We hope to be able to return to doing this soon, and we hope that your day of in-depth study and presentation will be preparatory to all this. I was a few minutes late in joining because, as always, I was scrutinizing today's Covid data bulletin carefully. It is reassuring. You knowthat Liguria will returnto the white zone starting Monday, so we will be able to stay out of the house a few more hours. Our hospitals and infection rates are in a reassuring state, thanks to the commitment of everyone, both the staff who dedicated themselves with dedication to the vaccination campaign and, of course, the care with which many people followed the rules that helped us prevent the worst, especially in the third wave, the one this spring, and we hope, of course, that next autumn, thanks to the vaccination campaign that we are all undergoing, we will not have to relive complicated situations like those we have experienced in the recent past. So I hope to be able, as theysay, to talk about the relations betweenourtwo lands, divided by a piece ofthe Mediterranean, by Gibraltar, and by the Atlantic Ocean, in person here in Genoa, and that contacts can resume, that people can start moving again not only for a few days of well-deserved rest in beautiful places but also because behind movement, lies the essence oftrade, cultural exchange, and, ultimately, the spirit of a meaningful life; If we defeat Covid but fail to restore these exchanges, we risk losing a part of ourselves. So the fact that today all this is being kept alive by this initiative of yours, albeit via the web, with all the difficulties of the case, I think is frankly commendable. I won't take up any more of your time. I thank you all for thetime you have given me and your kindness in waiting for me. I won't say 'See you soon in Santo Domingo!' because it seems likeadifficult promisegiventhecommitments accumulated in these months, but we will see each other soon in person, that is undoubtedly true! Thank you."

"Thank you, President Toti, for bringing us so effectively into the rhythm of the times we are living in, caught between the challenges and emergencies we have faced, and continue to face in part, and the hope that this will all pass., and the idea of being able to build new relationships on such deep historical foundations is an idea that pushes us towards optimism and hope. We hope to go to Santo Domingo soon; we hope that from Santo Domingo, people can come here; we hope to hold this

meeting, which we are currently conducting via the web with a system we wouldn't have imagined some time ago, in person, to make the most of a history so deep, so vast, to which we Genoese and Ligurians are so strongly attached because it is our root, our pride. To delve deeper into this story and understand why these relationships grew and were born in this way, I now pass the floor to Professor Gabriella Airaldi, a great academic from our university. I would limit her experience to this single title; she has been practically our guide for many years in reconstructing the times that led to the development of our history. When any of us in journalism had to understand well what the relationships and history between us, Spain, and South America were, how they were built, how this story was born and ended, we always turned to her, who has also written a chapter in Andrea Canepari's book-thebookthat formsthebasisofour meeting, aswesay, a first stonethat reconstructs history. So, it is with great pleasure that I pass the floor, staying on this side of the Mediterranean, to Gabriella Airaldi."

Gabriella Airaldi, Emeritus Professor at “Università di Genova’’ and Academic:

"Thank you very much. Good morning, everyone. I am happy to be part of this meeting with Ambassador Canepari, whom I met with other colleagues not long ago. Together, we created, in a sense, under his impetus, an opportunity for a meeting through “Accademia Ligure di Scienze e Lettere of Genoa” to begin building a series of relationships that are not only cultural - as far as I am concerned, they are cultural, but I think they are much broader - between Genoa, Liguria, and Santo Domingo. Naturally, my task in this case is, I hope, not a boring one, but rather one that will help us all appreciate the origins ofthis relationship, because only a Genoese - let me saythis upfront - could found a city at the end of the 15th century, as was done with Santo Domingo, beyond the Atlantic. We know, but I repeat it here, that it was not Christopher Columbus who founded the city. Columbus is the man who brought Europeto America, but the founder of Santo Domingo, the man who actually founded it, was his brother Bartolomeo. It's important to give credit where it’s due and to characters who are often relegated to the background, as was the case with Bartolomeo. He was instrumental in creating the first European image on American soil. The men of Genoa and Liguria were pioneers who shaped a new West; this must be said. You can still see this today in the continuation of the activities that are encountered in Santo Domingo because they brought the city to life. Before the arrivalofEuropeans, no suchurbanrealityexisted inthis part ofthe world. The first cityon American and South American soil is Santo Domingo, founded by a Genoese, and this fact has a more or less precise date: August 5, 1496. So, a day, a reality, an important moment in history, as was the 'discovery of America.' The discovery of America without this first important settlement moment would not have left a mark. The city is a symbolic element of great importance; various civilizations

naturally contain the essence of the city, but the city as understood by the Colombuses, who come from Genoa, is a place not only of settlement, administrative organization, and the presence of power in general but a place of great economic vitality. This is the European city, different from all others in this respect. The Colombuses come from a Commune, from a City-State, and therefore have in their minds the creation of a dynamic reality, a dynamic city, a city that is a cooperative center, and this is the first sign of what the presence of Europeans on American soil meant, and it is the sign of an Italian presence. Not long after the Columbuses, another important figure emerged in the history of this region: Alessandro Geraldini. He was the first bishop on American soil, he came from the Umbria region, and he was the tutor ofQueenIsabella's children because, as you all know, Columbus carried out this American enterprise for the crown of Castile. So, it is a story that sees Italians participating in an organized manner under the shadowof this crown, but in reality, theyare the great element of this Euro-American history. Alessandro Geraldini is another notable figure that connects us to Italian history and, together with Columbus and his brother Bartolomeo, represents, from a certain point of view, the civil and religious life of this new community. A city, a new country in the eyes of Europeans, where their own characteristics, ways of life, ideas, and culture are grafted in an encounter. This encounter is not merely a clash, as it is often portrayed - it is, in essence, also a conflict, but it is primarily the realization of a project of mutual interaction. Geraldini will be a character who will be very committed to the encounter and not the clash between populations. So, Italians have a very important role in the history of Santo Domingo, a role more important than that of other peoples, other nations, and this is done following the behaviour of the Genoese, who, as rightlyrecalled earlier, spreadacrosstheworld, not onlyinthe Americanbut also intheEasternworld and everywhere because they are the children of a City-State that is an economic center and not merely an administrative one. They journeyed worldwide, bringing with them their distinct characteristics and methods of managing both public and private affairs, naturally reflecting their heritage. The history of the Genoese, of Ligurians in general, is very interesting. It is precisely the range of behaviours that we still see today in the heirs of this history that demonstrates the vitality of a medieval city with its own characteristics. Genoa has one in particular: that of building a policy, an economy that drives people to spread across the world, to expand everywhere, to take root in these realities, and to create something new. Today, we have the testimony of this book, aptly named 'The Legacy.' A legacy means there is something at the origin; it is not just an empty word; it means there is a centuries-long history, and this centuries-old history has borne fruit. If we are here today to talk about this encounter, about these characters who have left a fundamental mark on the history of this very important part of the world, where different instances met at a certain moment, this means that Genoa and Liguria cannot be anything other thanthe first stopofanyinternationalrelationship. Santo

Domingo owes much to Italy, and Italy owes much to Santo Domingo, and for this reason, For this reason, I believe it is fitting to remember both Columbus, since we are in his city, and his brother Bartolomeo, who reminds us that we are, in some respects, founders of culture and cities., as well as the other key figure in Italian history of that time, Alessandro Geraldini, a man who came from Umbria, and who is, among other things, the namesake of the chair recently founded and dedicated to Italian studies, and who has been excellently studied by another scholar who went to Santo Domingo, Edoardo D'Angelo, who published the very interesting itinerary that the bishop wrote in Latin, full of many classical reminiscences, describing the journey he made to reach this very distant seat. So, we have a living and important legacy. This book will be available in an Italian edition - I don't know if we have mentioned this yet - so it will be easily found in our libraries. Thank you, everyone."

Franco Manzitti, Journalist:

"Thank you, Professor Airaldi, for helping us recall the roots of these relationships and why they grew and developed in this way. That image you mentioned, which will probably make the Mayor of Genoa proud, of the Genoese who inevitably spread across the world, is very beautiful. The Mayor himself had this experience, as he told us, but then, as we hope, they return, just as we hope for increasingly important exchanges, which is the spirit of this meeting. In light of this exchange, I now give the floor to Professor Mu-Kien Adriana Sang Ben, whomI hope I’mpronouncing correctly, who represents the Dominican Academy of History and I look forward to hearing her perspective on the historical relations between Genoa and Santo Domingo Professor, the floor is yours."

Mu-Kien Adriana Sang Ben, Dominican Historian and Academic: This is the original speech in Spanish, followed by an English translation. “Buenos días para los que estamos en República Dominicana. Buenas tardes para los que están en Italia. La Academia Dominicana de la Historia, no como institución, si no muchos de sus miembros, los que tuvimos el placer de escribir varios de los capítulos: Frank Moya Pons, Bernardo Vega, Juan Daniel Balcácer. Yo misma, entre otros, tuve la dicha de estar en la primera reunión que se organizó en la universidad donde trabajo, la Pontificia Universidad Católica Madre y Maestra, donde, prácticamente recién llegado, el embajador de Italia Andrea Canepari, proponía la idea de escribir este libro. Usted se recuerda muy bien de esa reunión señor embajador. Esta reunión fue una invitación que se organizó para hablar sobre este libro y se esbozaron algunas ideas. Me da mucho gusto que tiempo después ese libro sea una realidad y – la verdad – es que el libro es hermoso. Un libro muy bien editado, hermosamente diseñado, con unas fotografías espectaculares. Lo he estado

revisando y la verdad es que lo he disfrutado y he aprendido mucho. Como investigadora trabajo el temade migración, ycomo mirostro ymi nombre lo dicen, soydeorigenchino y heestadotrabajando con la migración china, recién se publicó un libro mío por el Archivo Nacional de la Nación sobre la mujer china y este año va a salir otro libro mío y de José Chez Checo sobre la migración china. El hecho de escribir dos de los tres capítulos que hice sobre dos figuras muy importantes del empresariado italiano – de origen italiana – en República Dominicana me permitió aprender más y hacer inferencias incluso sobre la migración italiana en República Dominicana. Una migración que inicia en el siglo XIX… migración formal claro porque hubo presencia italiana a través de los años desde la época colonial, pero como migración per se, podemos hablar de una migración sistemática de los italianos en el siglo XIX, que tuvo una presencia desde siempre en los sectores industriales y comerciales. Un ejemplo de esto es la familia Vicini que nace en el siglo XIX, llega yse convierte en la principal fuerza económica del sector azucarero, y después otros comerciantes que sobretodo estuvieron en Puerto Plata. Una de ellos, descendiente de la familia Cambiaso de la cual migración yo narro un poco en mi libro. Pero para mí, escribir estos dos capítulos, el primero sobre un amigo, pero también un gran empresario, Frank Ranieri, y el otro sobre la familia Bonarelli, precursora de la simbología que hay en este país sobre el asunto de la cultura gastronómica italiana. Fue un placer escribirlos porque pude constatar que esa migración fue una migración, como le dicen los estudiosos deltema, “especial”. No fue la migraciónqueemigraaotrospaíses huyendo de la muertecomoocurre aquí con el tema de los haitianos (y otras naciones). La migración italiana fue una de calidad, porque fue fundamentalmente de inversionistas. El otro capítulo al que trabajé fue el de las migraciones diplomáticas, un artículo somero, pero me dio ungran trabajo localizar las fuentes para establecer esa cronología que aparece en el libro, que la primera parte la hice yo y la segunda la hizo el embajador Canepari con la actualidad. Yo me ocupé más de la parte histórica. Fue muy interesante ver - desde el siglo XIX - los esfuerzos sistemáticos por mantener las relaciones diplomáticas con Italia, porque Italia constituía, como otraspotencias europeas, inversionistas potenciales que permitían eldesarrollo de las fuerzas productivas dominicanas y sobre todo el desarrollo de la economía yde la industria, no solo turística, si no desde el siglo XIX de otras como la industria azucarera y las casas comerciales. La mayoría de las casas comerciales estaban en manos de italianos, yo creo que todavía este libro –anoche lo estuve revisando y le comentaba a mi esposo – me da muchas pistas porque hayque seguir profundizando ytrabajando los archivos tanto de las relaciones exteriores de Italia, como los archivos de la Dirección General de Inmigraciones para conocer más profundamente la migración italiana porque ha tenido picos: fue importante enelXIX, enel XX después baja y finales de siglo XX vuelve a subir. Es muy interesante, como otro tipo de migración, que, en el alto nivel, no es el alto nivel de inversionistas, sino un alto nivel de menores ingresos pero que aporta en la economía nacional. Eso

es todavía un estudio pendiente, de esto hablaba con mi querido amigo Celso Marranzini, de que hay que profundizar estos estudios y creo que el libro es una inspiración para seguir profundizando sobre este tema y, en el caso mío que me interesan mucho los temas migratorios, profundizar la migración italiana en República Dominicana es una tarea pendiente. El libro es una inspiración y yo felicito el esfuerzo de la Embajada Italiana aquí porque logró hacerlo, y se pudo hacer – por lo que pude entender en mi escaso italiano - en medio de una terrible pandemia. Porque estamos viviendo todavía la crisis de la pandemia y sin embargo este esfuerzo logró materializarse. Felicidades y sobre todo una gran felicitación al Embajador Italiano aquí que ya pronto se va, lamentablemente. Va a ser su legado y yo creo que un legado de mucha importancia. Muchas gracias.”

English translation.

"Good morning to those who areparticipating fromthe Dominican Republic. Good afternoonto those who are participating from Italy. The Dominican Academy of History had the pleasure of contributing, not so much as an institution but through many of its members: Frank Moya Pons, Bernardo Vega, Juan Daniel Balcácer. I myself, among others, had the good fortune to participate in the first meeting organized at the universitywhere I work,the Pontificia Universidad Católica Madre y Maestra, where, practically upon arrival, the Italian Ambassador, Andrea Canepari, proposed the idea of writing this book. You remember that meeting very well, Mr. Ambassador. This gathering was an invitationto discuss this book, during whichsome ideas were outlined. I amverypleased that, some time later, this book has become a reality, and indeed, it is a beautiful publication. A very welledited book, beautifully designed with spectacular photographs. I have been reviewing it, and the truth is that I enjoyed it and learned a lot from it. As a researcher, I work on the topic of migration, and as my face and name suggest, I am of Chinese origin, so I have been working on Chinese migration. A book of mine on Chinese women was recently published by the National Archives, and this year, another book co-authored with José Chez Checo on Chinese migration will be released. Writing two of the three chapters I contributed on two very important figures of Italian origin in the Dominican Republic’s business world allowed me to learn more and even make inferences about Italian migration to the Dominican Republic. A migration that began in the 19th century... formal migration, of course, because there has been an Italian presence over the years since the colonial period. However, we can only refer to systematic Italian migration from the 19th century onward, which has always been significant in both the industrial and commercial sectors. An example is the Vicini family, who arrived in the 19th century, and became the main economic force in the sugar sector, and later other merchants, mainly inPuertoPlata. Oneofthem isadescendant oftheCambiaso family, whose migration I narrate a bit in my book. But for me, writing these two chapters, one on a

friend but also a great entrepreneur, Frank Ranieri, and the other on the Bonarelli family, precursors of the symbolism that exists in this country regarding Italian gastronomic culture, was a pleasure because I was able to confirm that this migration was a migration that scholars of the subject call 'special'. It was not the migration that flees to other countries escaping death, as happens here with the issue of Haitians (and other nations). Italian migration was one of quality because it was fundamentally of investors. The other chapter I worked on was about diplomatic migrations, a summaryarticle, but it tookalot ofeffort to locatethesourcestoestablishthechronologythat appears in the book. I took on the first part, which is primarily historical, while Ambassador Canepari addressed the second part, focusing on contemporary issues. It was very interesting to see, from the 19th century, the systematic efforts to maintain diplomatic relations with Italy because Italy, like other European powers, represented potential investors who allowed the development of Dominican productive forces and, above all, the development of the economy and industry, not only in tourism but, since the 19th century, in other areas such as the sugar industry and commercial houses. The majority of commercial houses were in the hands of Italians. I believe that this book last night, I was reviewing it, and I was telling my husband provides many insights that highlight the need for further exploration of the archives, both concerning foreign relations with Italy and the General Directorate of Immigration., to better understand Italian migration because it has had peaks: it was important in the 19th century, in the 20th century, it decreased, and at the end of the 20th century, it began to rise again. It is interesting how another type of migration, at the high level, is not the high level of investors, but a high level of lower-income individuals who nevertheless contribute to the national economy. This remains a pending area of study. I discussed this with my dear friend Celso Marranzini, and we agreed that more in-depth studies are necessary and I believe that the book is an inspirationto continueexploringthistopic, and inmycase, asI amveryinterested in migration issues, deepening Italian migration in the Dominican Republic is a pending task. The book is an inspiration, and I congratulate the effort of the Italian Embassy here because they managed to do it, as far as I could understand in my limited Italian, in the midst of a terrible pandemic. Because we are still living through the pandemic crisis, and yet this effort managed to materialize. Congratulations, and above all, a big congratulations to the Italian Ambassador here, who, unfortunately, will soon be leaving. This will be his legacy, and I believe it is a legacy of great importance. Thank you very much."

"Thank you to the Professor for a clear and comprehensive presentation. Thank you very much. We now have a better understanding of the dynamics of migration between Genoa and Santo Domingo. As the Professor said, from her own point of view and from her own history, it is clear how important

it is to understand the trajectories of migration, including its peaks, declines, and subsequent resurgences. Also, through this book and the chapters written by the Professor, we also have the opportunity to reconstruct the significance of the exchanges between the Genoese and Dominicans. Now, we will attempt to broadcast - because we are always at the mercy of technology, and we must trust it - a greeting from the President of the Constitutional Court of the Dominican Republic, Milton Ray Guevara."

Milton Ray Guevara, President of the Constitutional Court of the Dominican Republic [The following text is a translation of the original Spanish speech]. "I greet the Italian authorities, President of the Liguria Region Dr. Giovanni Toti, Mayor of Genoa Dr. Marco Bucci, and all those who have taken part in the important presentation of the book on the Italian legacy in the DominicanRepublic. I also greet the Dominican authorities, Minister ofIndustry and Commerce Victor Bisono, andthank the President ofthe “Accademia Ligure di Scienze e Lettere, Professor Vincenzo Lorenzelli”. I am verypleased to be here withthe ambassadors Andrea Canepari, Italian Ambassador to the Dominican Republic, and Tony Raful, Dominican Ambassador to Italy, and withthe most important authoritiesto speak about thebookontheItalian legacy intheDominican Republic."

Franco Manzitti, Journalist:

"Thank you, Mr. President. We have heard your words and understood the spirit of this greeting. Now we will shift our focus in the program to the heart of Dominican-Genoese relations. We have heard several speeches, reconstructed a bit of history, and hoped for new perspectives. Now we will move onto the concrete ground, trying to organize a discussion between the Dominican-Italian Chamber of Commerce and the Genoa Chamber of Commerce, starting with Dr. Celso Marranzini, President of the Dominican-Italian Chamber of Commerce, whom we have already heard about from the Ambassador as an important entrepreneur and a key figure in Dominican activities, from whom we expect signals that Genoa is ready to pick up."

Celso Marranzini, President of the Dominican-Italian Chamber of Commerce: This is the original speech in Spanish, followed by an English translation. “Buenas tardes. Siento mucho no hablar italiano. Le he prometido al Embajador que la próxima vez será en italiano. Quiero darle la bienvenida al Embajador Canepari, alEmbajador Raful, al Presidente de la Cámara, el Doctor Luigi Attanasio, al Presidente de la Región Liguria, el Doctor Giovanni Toti, y al alcalde de Génova, el Doctor Marco Bucci. Y a los demás aquí, como mi querida amiga Kien

Sang Ben. Para la Cámara es un placer estar aquí. Definitivamente Génova nos creó un vínculo hace muchos años, no existiríamos sin Génova, ósea que nos crearon a través del mar. Ahora tenemos la relación económica, cultural, gastronómica...ósea que, como no hablar de Italia en República Dominicana?ElEmbajador Canepari, yo creo, con este libro ha creado una nueva relaciónentre Italia y la Republica Dominicana. Ha despertado esa gran relación que existe entre nuestros dos países, y ahora, con la presencia del embajador Raful en Italia, los lazos económicos, culturales, gastronómicos, de la moda yo creo que es todo lo que Italia aporta a la Republica Dominicana. Cuando vemos la participación en el producto interno bruto de los descendientes italianos no hay ninguna migración que aporte más en todas las áreas. Desgraciadamente durante esta pandemia, hemos tenido que utilizar este método para podernos contactar, pero definitivamente esto irá pasando y podremos seguir ampliando estas relaciones. A veces hablamos de la Republica Dominicana y pensamos que es solo turismo. No, es mucho más. La Republica Dominicana lo tiene todo, y lo tiene todo gracias a ese aporte de Italia. Vamos al turismo, al comercio, a la prensa, con la participación del Diario Libre, la familia Pellerano, el turismo Frank Rainieri, los vehículos a través de Miguel Barletta, con una historia increíble de la familia Barletta, la familia Vicini, con una participación en el comercio, en la industria, incluso ahora en el cine, algo que la Republica Dominicana puede desarrollar perfectamente con Italia. Yo creo que estamos en el mejor de los momentos y tenemos –sin duda – que agradecerle al embajador Canepari. Se nos va, es una lástima que no lo podamos secuestrar y dejarlo en la Republica Dominicana por el trabajo que ha hecho, no solamente con el libro – que es una parte importante de su trabajo – si no con demostrar y ampliar esas excelentes relaciones que hay entre Republica Dominicana e Italia. Yo creo que Mu-Kien las ha bien expresado desde el ámbito de la historia. El libro habla de todo ese aporte y creo que simplemente destapa más libros que deben hacerse sobre la historia de los inmigrantes, la descendencia…Mi abuelo fue el primer presidente de la Camara de Comercio de una de las regiones agrícolas más importantes de la Republica Dominicana en el Sur. Estamos hablando del año 1900, ósea que realmente es mucho más lo que podemos hablar del aporte de los italianos. Agradecemos al Embajador y a todos ustedes, por expresar que la Republica Dominicana está abierta a que Génova, así como lo hizo Colon, venga y sea parte del desarrollo de nuestro país. Fue un placer, espero verlos presencialmente en muy corto tiempo y les prometo que esa vez será en italiano. Buenas tardes y gracias Embajador por esta oportunidad.”

English translation

"Good afternoon. I am very sorry that I do not speak Italian. I promised the Ambassador that next time it will do so. I want to welcome Ambassador Canepari, Ambassador Raful, President of the

Chamber Dr. Luigi Attanasio, President of the Liguria Region Dr. Giovanni Toti, and the Mayor of Genoa Dr. Marco Bucci. And the others present, like my dear friend Mu-Kien Adriana Sang Ben. It is a pleasure for the Chamber to be here. Genoa has undeniably forged a bond between us many years ago; we would not exist without Genoa that is, they created us through the sea. Now we have economic, cultural, gastronomic relations... that is to say, how can we not talk about Italy in the Dominican Republic? I believe Ambassador Canepari, with this book, has created a new relationship between Italy and the Dominican Republic. He has revitalized the strong connection that exists between Italy and the Dominican Republic, and now, with Ambassador Raful's presence in Italy, our ties in economics, culture, gastronomy, and fashion continue to grow. I believe it is everything that Italy contributes to the Dominican Republic. When we see the participation in the gross domestic product by Italian descendants, there is no other migration that contributes more in all areas. Unfortunately, during this pandemic, we have had to use this method to contact each other, but this will definitely pass, and we can continue to expand these relationships. Sometimes we talk about the Dominican Republic and think it is just tourism. It is much more. The Dominican Republic has everything, and it has everything thanks to the contribution of Italy. We talk about tourism, commerce, the media - exemplified by the participation of “Diario Libre” and the Pellerano familytourism through Frank Rainieri, vehicles through Miguel Barletta with an incredible family history, the Vicini familywithparticipation in commerce, industry, and now even in cinema, an area in which the Dominican Republic can flourish in partnership with Italy. I believe we are in the best of times, and we undoubtedly have to thank Ambassador Canepari. He is leaving us, and it is a pity that we cannot kidnap him and keep him in the Dominican Republic for the work he has done, not only with the book, which is an important part ofhis work, but for demonstrating and expanding those excellent relationships between the Dominican Republic and Italy. I believe Mu-Kien has expressed them well from a historical perspective. The book highlights all these contribution, and I think it simply opens the door to more books that should be written about the history of immigrants, the descendants... My grandfather was the first president of the Chamber of Commerce in one of the most important agricultural regions in the Dominican Republic, in the South. We are talking about the year 1900, so there is indeed so much more we can discuss regarding the contributions of Italians. We thank the Ambassador and all of you for expressing that the Dominican Republic is open to Genoa, just as it was for Columbus, to come and be part of the development of our country. It was a pleasure; I hope to see you in person very soon, and I promise that next time it will be in Italian. Good afternoon, and thank you, Ambassador, for this opportunity."

Franco Manzitti, Journalist:

"Thank you, Mr. President. I believe the message is clear: the door is open, and that means a lot. Now we will hear a response from the President of the Genoa Chamber of Commerce and a recommendationto be careful withAmbassador Canepari because there is a risk ofkidnapping they want to keep him there. This seems to acknowledge the valuable work he has done, including with this book and the revitalization of our relations. Before I give the floor to Luigi Attanasio, let's hear from Ambassador Tony Raful, who represents Santo Domingo in Italy."

Tony Raful, Dominican Ambassador in Italy:

This is the original speech in Spanish, followed by an English translation. “Graciasalprofesor Vincenzo Lorenzelli, Presidentedela AcademiadeCiencias yLetrasdeLiguria, Marco Bucci, Alcalde de Génova, Giovanni Toti, Presidente de la Región Liguria, Andrea Canepari, Embajador Italiano en República Dominicana, Milton Ray Guevara, Presidente de la Corte Constitucional de la República Dominicana, Victor Bisono Haza, Ministro de Industria y Comercio, Profesora Gabriella Airaldi, académico, Profesora Mu-Kien Adriana Sang Ben, distinguida historiadora de la Academia de Historia Dominicana, Profesor Pierangelo Campodonico, Director del Galata Museo del Mare, Celso Marranzini Presidente de la Cámara de Comercio Dominico-Italiana, uno de los propulsores fundamentales del desarrollo e inversiones italianos en la Republica Dominicana, Luca Attanasio, Presidente de la Cámara de Comercio de Génova, Profesor Fabio Capocaccia, Presidente del Centro Internacional de Estudios sobre la Emigración Italiana. Quería señalar de manera breve la gran importancia de este encuentro coordinado por nuestro querido Embajador Andrea Canepari en relación con lo que es el legado de la cultura de Italia en la Republica Dominicana. Para nosotros es sumamente importante. Hoy en día, es más comprensible que nunca como dentro de los diferentes periodos de la historia contemporánea quedó imposible vivir aislados. El concepto autárquico de la producción económica de los países deja el paso a una integración amplia, permanente, entre las diferentes naciones. Y de ese punto de vista, tenemos que buscar las raíces de esos procesos que han generado toda esta integración de factores económicos y sociales, que nos permite a nosotros avanzar hacia una humanidad que tiene instituciones propias, de cada uno de los dos países, que unen a comunidades en el plan cultural, social y económico. El caso de Italia es muy profundo, tal como aquí han expresado, de todos puntos de vista. En el caso dominicano hay un peso específico que gravita en las relaciones dominico-italianas desde hace mucho tiempo. Eso viene avalado por la historia, por los contactos económicos que vienen ligados incluso con los valores culturales, que vienen ligados con vínculos religiosos, que vienen ligados por relaciones establecidas en eltiempo histórico. Estegranlibro hace ungranaporteentoda estavisión colectiva. Estáintegrado

por ensayos, por intervenciones, de reconocidos especialistas en diferentes ramas, dándonos una visión más clara y concreta de las posibilidades que tenemos hoy en día. Con una pandemia que prácticamente ha desorganizado el mundo contemporáneo y nos ha obligado a revisar todas las políticas establecidas, hoy tenemos más que nunca que hacer esfuerzos colectivos, unificarnos a través de la memoria histórica que está representada en este gran libro, coordinada por el Embajador de Italia en la Republica Dominicana e integrada por un conjunto de especialistas, de ensayistas que han aportado lo mejor a la investigación. Yo creo que más que nunca se hace necesario fortalecer los lazos y los vínculos. En nuestra condición de embajadores en la Republica Dominicana y en Italia, estamos fortaleciendo y estableciendo las posibilidad, los aspectos cruciales en las relaciones entre Italia y la Republica Dominicana. Me estoy refiriendo de manera específica al turismo, que había alcanzado unvalor significativo quesedebilitó como consecuenciade lapandemia. Lareconstrucción de este tipo de relación es importante sobre todo en este momento. También en distintas áreas del comercio, a nivel de la cultura, de la institución educativa – se habían firmado acuerdos, relaciones mutuas entre las universidades – en el campo deportivo que no puede ser subestimado. Hay todo un panorama importante para el futuro de la humanidad, en específico para Italia y Republica Dominicana, de reconstrucción de nuestras relaciones. Estoy orgulloso de representar a la Republica Dominicana ysigo contando coneste magnífico país ycon sus magníficas autoridades ysu magnífico pueblo. Concluyo agradeciendo al Embajador Andrea Canepari, un magnifico embajador, y a las autoridades italianas. Muchas Gracias.”

English translation.

"Thank you to Professor Vincenzo Lorenzelli, President of the “Accademia Ligure di Scienze e Lettere” to Marco Bucci, Mayor of Genoa, to Giovanni Toti, President of the Liguria Region, to Andrea Canepari, Ambassador of Italy in the Dominican Republic, to Milton RayGuevara, President of the Constitutional Court of the Dominican Republic, to Victor Bisono Haza, Minister of Industry and Commerce, to Professor Gabriella Airaldi, academic, to Professor Mu-Kien Adriana Sang Ben, historian of the “Dominican Academy of History”, to Professor Pierangelo Campodonico, director of the “Galata Museo del Mare”, to Celso Marranzini, president of the Dominican-Italian Chamber of Commerce, one of the key promoters of the development and Italian investments in the Dominican Republic, to Luca Attanasio, president of the Genoa Chamber of Commerce, to Professor Fabio Capocaccia, president ofthe InternationalCenter for Italian Emigration Studies. I would liketo briefly emphasize the great importance of this meeting coordinated by our dear Ambassador Andrea Canepari regarding the legacy of Italian culture in the Dominican Republic. For us, it is extremely important. Today it is more understandable than ever how, in different periods of contemporary

history, it has been impossible to live in isolation. The autarkic approach to the economic production of countries gives way to a broad and permanent integration between different nations. From this perspective, we must explore the roots of those processes that have generated all this integration of economic and social factors, which allows us to move towards a humanity equipped with its own institutions, from each of the two countries that aggregate communities at the cultural, social, and economic level. Italy's case is particularly significant, as has been reiterated here from various viewpoints. In the Dominican Republic, there has long been a specific weight in Italo-Dominican relations, supported by history, economic contacts, cultural values, and religious ties established in historical times. This is supported by history, by economic contacts that are also linked to cultural values, to religiousties, to relationsestablished inhistoricaltimes. Thisgreat bookmakesasignificant contribution to this collective vision. It is made up of essays, contributions, from recognized specialists in various fields, who give us a clearer and more concrete vision of the possibilities we have today. With a pandemic that has practicallydisorganized the contemporaryworld and has forced us to review all consolidated policies, today more than ever, we must make collective efforts, unite through the historical memory that is represented in this great book, coordinated by the Italian Ambassador in the Dominican Republic and integrated by a group of specialists and essayists who have contributed their best to the investigation. I believe that today more than ever, it is necessary to strengthen ties and bonds. As ambassadors in both the Dominican Republic and in Italy, we are strengthening and consolidating the opportunities, the crucial aspects of the relations between Italy and the Dominican Republic. Want to particularly highlight the tourism sector, which had reached significant levels but was weakened due to the pandemic. The reconstruction of this type of relationship is particularly important at this time. Also in various sectorsoftrade, at the cultural level, of educational institutions - agreements have been signed, reciprocal relations between universities... - in the field of sports, which cannot be underestimated. There is an important perspective for the future of humanity, particularly for Italy and the Dominican Republic, for the reconstruction of our relations. I am proud to represent the Dominican Republic and continue to rely on this magnificent country, on its magnificent authorities, and on its magnificent people. I conclude by thanking Ambassador Andrea Canepari, a magnificent ambassador, and all the Italian authorities. Thank you very much."

"Thank you, Mr. Ambassador, for your remarks. You've pointed out a resurgence in relations, also detailing the potential avenues for reopening and restarting relationships after the terrible times we have endured, which we all hope are coming to an end. Thank you, Mr. Ambassador. Now I would

like to pass the floor to Luigi Attanasio, President of the Genoa Chamber of Commerce, He is not only here in an official capacity, but also as a businessman with a global perspective. With his extensive international experience, he is uniquely positioned to offer insights into the promising horizons of the dialogue we are endeavouring to restart."

Luigi Attanasio, President of the Genoa Chamber of Commerce:

"Thank you, Franco. I thank all the authorities who have spoken, and I found the lectures by the two professors particularly interesting. Ambassador Canepari, you have taken on a great responsibility by fostering an important relationship between Italy and the Dominican Republic, specifically between Liguria, Genoa, and the Dominican Republic. Why do I say this? The presence of Genoese around the world has never been that of a conquering people; the Genoese travelled around the world to do business. It was said, 'ianuensis ergo mercator'. The Genoese went not so much to conquer territories as to exchange goods, do business, and generate wealth. Now, it seems to me that to update this relationship, we must find the formulas and ways to align supply and demand, with the help of Ambassador Raful and the invitation made by the President of the Chamber of Commerce, Marranzini. This reflects the ancient and traditional method of trade and generating mutual interests. I obviously hope that we will have opportunities to meet in person and, if possible, to come visit your magnificent country, but we invite you right now to visit our country and our city, where you will probably also find part of the origins of your own country. When Professor Airaldi mentioned Columbus, when Cambiaso was discussed, when many Genoese who have found their space and purpose in that land were mentioned, you can understand how a land constrained by the sea and the mountains has always projectedour people aroundthe world to seek fortune. So, I amat their disposal to see where supply and demand can meet, what intereststhe Dominican Republic, what we canoffer. We are obviously interested in collaborating, and I hope that we will have a chance to do this in person as soon as possible."

Franco Manzitti, Journalist:

"Thank you very much, President. The pragmatism of the entrepreneur has been seen, and I believe it is the first step toward building relationships that can be very interesting for Genoa and Santo Domingo. We are now connected, and we are very grateful for the pleasure, the honour, to the Minister of Industry and Commerce of Small and Medium Enterprises of the Dominican Republic, Victor Bisono' Haza, to whom we gladly give the floor."

Victor Bisono Haza, Minister of Industry and Commerce of the Dominican Republic: This is the original speech in Spanish, followed by an English translation “Muchísimas gracias al Embajador Andrea Canepari por permitirme participar en el día de hoy. Perdonen que estoy en el vehículo, pero la agenda se ha complicado. Primero, quiero agradecer la participación de todos y decirles que tengo dos cosas que contarles: la primera el agradecimiento siempre a la Republica de Italia porque es un país que mi familia y yo vamos a estar siempre recordando. Mi padre y mi madre se conocieron en Italia, estudiaron en Italia. Mi madre fue soprano enSantaCecilia ymipadreenlauniversidad deRomase hizo doctor enarquitectura,conespecialidad en restauración de monumentos. Eso va a ser por siempre parte de nuestras raíces familiares. Luego, ya como decían los que me antecedieron, estamos ligados desde el origen del descubrimiento a Génova y especialmente a Italia. En mi rol de ministro de Industria y Comercio quiero tener la oportunidad, asícomo lo deseaelpresidenteLuis Abinader de fortalecer los lazosbinacionales. Como muy bien trabaja la Cámara Dominico-italiana y el Embajador Canepari, tenemos acuerdos de la Asociación Económica, el AEE, suscrito en el 2008, así como también tenemos el acuerdo de Protección e Promoción de Inversiones, vigente de 2007. Y con la presencia del embajador Raful en Roma, Italia, estoy seguro de que podemos hacer muchas cosas juntos. No les quiero cansar y les felicito finalmente por el extraordinario libro y las publicaciones que se han estado haciendo en un diario de circulación nacional, con la historia de las relaciones dominico-italianas. Ha sido un placer, muchas gracias.”

English translation.

"Good morning everyone, thank you to Ambassador Andrea Canepari for allowing me to participate. Excuse me for being in the car, but my schedule has become complicated. First of all, I want to thank everyone for participating and I want to saytwo things: the first is a thank you to the Italian Republic, because it is a country that my family and I will always remember. My father and mother met and studied in Italy. My mother was a soprano at Santa Cecilia and my father became a doctor in architecture at the University of Rome, specializing in restoration of monuments. This will always be part of our family roots. Then, as those before me have said, we are tied to Genoa and especially to Italy from our origins, from the discovery. In my role as Minister of Industry and Commerce, I want to have the opportunity, as President Luis Abinader desires, to strengthen bilateral ties. Considering that the Dominican-Italian Chamber and Ambassador Canepari work very well together, we have economic partnership agreements, the EPA, signed in 2008, as well as the Investment Protection and Promotion Agreement, in force since 2007. And with the presence of Ambassador Raful in Rome, in Italy, I am sure that we will be able to do many things together. I do not want to tire you, and finally,

I congratulate you on the extraordinary book and the publications that have been made in a national newspaper, with the history of Italian-Dominican relations. It has been a pleasure, thank you very much."

Franco Manzitti, Journalist:

"Mr. Minister, thank you. Thank you for joining us on a complicated day for your schedule, thank you for your words that have once again shown us how deep the roots of our connection are: two parents who studied in Italy, which makes us proud on one hand and on the other, we hope that these relationships, which you have described so well, will continue and even produce greater effects. Now I can finally give the floor to Pierangelo Campodonico, Director of the “Galata Museo del Mare” in Genoa, who is a great expert on migratory movements and can therefore make an important contribution to the discussion, which certainly has an aspect of historical reconstruction but also has a projection towards the future. Dr. Campodonico, you have the floor."

Pierangelo Campodonico, Director of the Galata Museo del Mare:

"Thank you and good evening everyone, especially the authorities. I have read with interest and reviewed the proceedings of our work and that of the curatorial staff, the very interesting work we read onthe website and I wanted to emphasize this aspect that struck us and also confirmed: the story ofemigration to Santo Domingo is somewhat the prototype ofthe type ofemigration and the role that the emigration of the Genoese has had, particularly during the 19th century but also before and after, towards almost all of Latin America. I must say that in particular the reconstruction of the life of an Italian community, many of whose members are indeed from Genoa, follows this wave, this flow, which practically introduces itself from the modern age and almost as a sort of call, I would say, are the sirens ofLatin America calling the Genoese and calling the Genoese in particular, especiallythose from the Eastern Riviera, and it is a flow that with the wind of the brigantines will establish a series of routes. As a historian of navigation, I have always been fascinated by the fact that the Genoese ships of this era were quite small - typically 25 to 30 meters long, with a capacity of 200 to 300 tons and crews of just 15 to 20 people. They faced challenges reminiscent of piracy during their journeys. Thus, reading their travel accounts is particularly intriguing. Many of these individuals were not merely migrants; theywere sailor migrants. Many who land are for example deserters, who leave the very strict discipline within the Genoese ships and it is not by chance that they marry Creole women and build families, giving rise to a community that in some measure is deeply ingrained in society from the start. So from this point of view, Santo Domingo is not a different story compared to for example the immigration that will arrive in parts of Chile, where in Valparaiso, in Santiago, many of

the Italian sailors who in turn become, not by chance in some measure this repeats, the so-called Almacenes i.e. the emporiums in which a bit of everything is traded. These emporiums functioned as highly structured production units that also demonstrated significant flexibility. I was very struck by the story of Giobatta Vicini and, in particular, how he deals with a crisis that is rather serious, practically taking over the funds of other merchants like him, who are unable to resist the crisis. . The Genoese have always demonstrated resilience, as our Mayor would attest, and we have endeavoured to showcase that resilience in recent months. After overcoming crises, they tend to emerge even stronger.. But this coming out stronger is always in a perspective that does not close within its own walls, but is extroverted, in some way always becomes ingrained in life and society. There is a figure within allthe migration, the Genoese migration, of the "baciccia da ischina", that is the Baciccia, that is Giobatta of the corner, practically where one turns, because the corner was where the emporiums were located. He was a man who lived in the street, yet deeply embedded in the community he lived in and thus with deep relationships with his neighbours, and the innate ability to speak Spanish well, to express himself, has always represented one of the characteristics. I am therefore very grateful for the work that has been done because it enriches a work that we are doing, not as the “Galata Museo del Mare”, but within the “Museo dell’emigrazione italiana” and thus will allow us to put another point, of an Italian community with strong Genoese roots, inside the great globe in which a bit the Italians have been, continue to be, and I think will continue to go. Thank you."

"Thank you, Director. Thank you for this contribution which has taken us on a journey back in time as you explained how these voyages were undertake. This beautiful definition of the "baciccia da ischina" that I did not know, but which explains a lot about the spirit with which they left and then arrived in distant lands seeking to establish themselves and pursue various trades, to try a job, his embodies the essence of our discussions as we work to reconstruct this important and well-rooted meeting of history and its developments.. We have made a long circumnavigation with all these interventions, it seems to me that there is still only one missing that concerns immigration, but not only that, I believe we will have a bit of a surprise with the intervention is the engineer Fabio Capocaccia who is president of the International Center for Italian Emigration Studies, to whom I gladly give the floor."

Fabio Capocaccia, President of the International Center for Italian Emigration Studies: "Thank you, good evening everyone. I would say it is important as Mayor Bucci said that we also think about the future, that is, we think about the past of Italian emigration to Santo Domingo and now we also think about the future. Future for us means “Museo dell’emigrazione italiana”, of which Pierangelo Campodonico, who is responsible for its realization, has already spoken. This museum will serve as a vital link for continued communication with Santo Domingo. Its strategic location in Genoa, at the Commenda di Prè, is just a stone's throw from both the Principe Station and the Maritime Station, so whoever arrives by ship and wants to reconstruct in part the stories of his ancestors, will find the museum of emigration a stone's throw from the Maritime Station. This is a bit the speech of the future. Going back for a moment to the past, using the interesting communication made by Dr. Mu-Kien, who said that between Santo Domingo and Italy there has been an exchange ofhigh quality: we must oftenthink that emigration is not just the conventional archetype ofthe paper suitcase held with twine, there have been migrations of quality and a quality emigration concerns precisely Santo Domingo. Here I refer to the beautiful volume that has been drafted by Andrea Canepari, whom I greet and whom I really compliment, because in this volume there is a paragraph, an entire chapter, dedicated to architecture, this is a theme ofextreme interest. The Italian emigration, especially to Latin American countries, has played a vital role in the development of architecture on both sides of the Atlantic. I would also like to mention some names: it all started with a certain Guido D’Alessandro, who was anItalianengineer who at some point decided to emigrateto Santo Domingo. Thisengineer, after awhile, becamea builder andafter awhilebecameanarchitect, asoftenhappened to our emigrants, who sometimes left without a title and then earned the titles with the activity they did on the spot. I mention him because the cover of the book, if I read it correctly, features the dome of the National Palace, which is the most important building and which he designed. However, this story doesn't end with Italian emigrants. There is also the opposite flow: Dominican inhabitants who trained in Italian universities, particularly in architecture. At the Sapienza University in Rome, a group of young Dominican architects emerged. Here there are some beautiful names, because in the book there are also beautiful representations of the architectures that these gentlemen have done in Santo Domingo. In addition to Guido D’Alessandro, who was Italian and went there, there are the architectures that those from there who studied at the Sapienza in Rome did. Among these I would like to mention Rafael Calventi who was the first in history to train in Rome. I would also like to mention a namesake of the President of the Chamber of Commerce Josè Marranzini. I don't know if he is a relative of the President of the Chamber of Commerce, but this Josè Marranzini who designed a beautifulresidentialcenter after studying at a Roman university. This seems to me a good important thing. Usually when dealing with emigration we talk about other things, but we are wrong, because

emigration is also made up of these elements of great quality. I would just like to show you, I don't know if you can see (presents in hand a paper collection), the actsof a conference that we did in 2016 just about exchanges in architecture. i.e. what emigration meant for exchanges in architecture. We will redo it in a year or two and I take the commitment that in this new book we will make a chapter dedicated to Santo Domingo. And here is everything I wanted to tell you. Thank you and good evening."

"Thank you, we have come to the end of this long meeting, I believe the takeaway is quite clear. We have reconstructed, a bridge! We Genoese are experts in bridges in this last period, the mayor Bucci reminded us at the beginning of our meeting referring to the reconstruction of the Morandi Bridge, so dramatically collapsed almost three years ago. This is only a symbolic image, there have been many others in today's speeches. The door is open! (It's possible) The reconstruction of common traditions with contributions from a bit of everyone. So, thank you! I want to express my gratitude to everyone for what has been shared today. Because together we have laid a stoneon the reconstruction of a relationship that can be truly prolific under many profiles for Genoa and Santo Domingo, for Italy and Santo Domingo. In particular I would like to thank Ambassador Andrea Canepari because the beautiful book he wrote, now also available in Italy in a prestigious edition, serves as the first brick in a conversation that will continue to grow and bear fruit. With that, I send my warm greetings to all and have a good day, and good work ahead!”

2.3 Presentation at the Archivo General de la Nación [Original language:

Spanish. Translated in English]

Volume “The Italian Legacy in the Dominican Republic. History, Architecture, Economy and Society”.

Edited by Andrea Canepari.

Italian edition published by Allemandi, 2021.

American edition published by Saint Joseph’s University Press, 2021.

June 10, 2021

Archivo General de la Nación

Santo Domingo, Dominican Republic

INTRODUCTION:

 Gloria Calderón, Journalist

PANEL:

 Andrea Canepari, Ambassador of Italy to the Dominican Republic

 Antonio José Guerra, Director of the Engineering Laboratory and member of the Academic Committee at the “Pedro Henriquez Ureña” National University in Santo Domingo

 Raymundo González, Historian

Gloria Calderón, Journalist

“Good evening, everyone, and thank you for being here for this event. The “Archivo General de la Nación” and the Embassy of Italy in Santo Domingo warmly welcome you to the presentation of the book “The Italian Legacy in the Dominican Republic. History, Architecture, Economics and Society”. This volume is part of the cultural initiatives promoted by our embassy in 2021, commemorating the bicentennial of Giovanni Battista Cambiaso's birth, the founder of the Dominican Navy, a national hero of Dominican independence, and Consul of Italy. The book highlights the historical and cultural contributions of Italy to the Dominican Republic, celebrating prominent figures such as Giovanni Battista Cambiaso, Bishop Alessandro Geraldini, Christopher Columbus, Father Fantino Falco, Amedeo Barletta, Raffaele Ciferri, and other illustrious Italians who have left a significant mark on the country’s history, collaborating with Dominicans to create a shared legacy. Without further ado, it is an honor to introduce the Ambassador of Italy to the Dominican Republic, the Excellency Mr. Andrea Canepari.”

Andrea Canepari, Editor:

“Good evening, everyone. Thank you very much for organizing this virtual meeting. It is a pleasure to share this moment with you, especially with the two authors who contributed with two extraordinarychaptersto our book:DonAntonio JoséGuerra andDonRaymundo González. I believe that Italy and the Dominican Republic share an ancient and profound friendship, expressed through cultural, economic, and political ties. However, before this book, there was no work that systematically and comprehensively narrated the numerous episodes of collaboration and friendship between our two countries. There was a lack of a reference framework that brought together the contributions oficonic personalities, suchas GiovanniBattista Cambiaso, anational hero and founder of the Dominican Navy, and the founder ofthe first Dominican newspaper, Pellerano, to mention just a few examples. This book could represent that framework., It is an extensive work that gathers 45 chapters along with a wide selection of images: archival photographs provided by the “Archivo General de la Nación Dominicana”, as well as current photographs taken by both Italian and Dominican photographers. I invite all friends from both countries to explore this wonderful cultural work. The book is available for free on the website “ciaosantodomingo.com”, where you will also find comic books dedicated to the main characters of Italodominican history. These comic books, designed for younger audiences, could be enjoyed byadults as well. Theyrecount the stories of iconic figures such as Bishop Alessandro Geraldini, the first resident bishop in the Dominican Republic, and Giovanni Battista Cambiaso, offering a fun and engaging way to approach history. Additionally, on the website, you will find videos showcasing spectacular images of our country and the places of

origin of these extraordinary characters, allowing you to discover where they came from and how they came here to leave their mark in the Dominican Republic. Italy has always had a special bond with the Dominican Republic, a country cherished by many Italians for its natural beauty, which offers much more than just stunning beaches, because crucial chapters of world history have been written, by the Dominican Republic and Italy together, and they deserve to be known. For example, I think of Bishop Alessandro Geraldini, one of the first defenders of the rights of the indigenous peoples of the continent, whose commitment is often overlooked. While many are familiar with figures like Montesinos, Geraldini wrote letters to the Pope advocating for the protection of the indigenous people, therefore he is a historical figure worthy of greater recognition. Viewing the Dominican Republic through the lens of Italian history allows us to appreciate even more its cultural richness. Understanding the past is essential for building a shared future and creating new economic, cultural, and political opportunities. In this time of global challenges, such as the pandemic, we have learned how important it is to strengthen ties, build bridges, and work together. For this reason, I would like to extend my gratitude once again to: the “Archivo General de la Nación”for organizing this meeting;to Mrs.Calderón fortheintroductionandespeciallyto DonAntonio andDonRaymundo for their valuable contributions to this work. A special thanks also goes to Don Roberto Cassá, who wrote a chapter of the book. Many important authors and intellectuals, including Frank Moya Pons and Mu-Kien Adriana Sang Ben, have participated in this project, along with other prominent figures from Dominican society, including the Archbishop of Santo Domingo, Chancellor Alvarez, the President of the Constitutional Court, and Minister Bisonó. Thank you all. Now we will hear from two extraordinary authors of this book. I encourage everyone to read it and enjoy it. Good evening.”

Antonio José Guerra, Director of the Engineering Laboratory and member of the Academic Committee at the “Pedro Henriquez Ureña” National University in Santo Domingo: “Mr. Ambassador, I sincerely thank you for involving me in this project. It has been a privilege to participate, and I am truly pleased with the final result. I want to congratulate you on the dedication and care you have shown at every stage of the work. I will now give a brief presentation to share some important elements of my research. The Italian presence in the Dominican Republic dates back to 1492, as you rightly mentioned. [Starts a power point presentation, titled: Italian Families in Santo Domingo] In the early 1800s, the Italians who arrived here primarily came from Piedmont. By the mid-century, many hailed from Liguria, particularly from Genoa and its surrounding areas. By the end of the century and the beginning of the 1900s, most were from southern Italy, especially from Campania and Calabria. From Piedmont, we have an extraordinary figure, like Giovanni Battista Billini, who married Juana Mota Arvelo in 1811. This [referring to the images displayed on the

screen] marriage certificate, signed by José Ruiz, the same priest who baptized the patriot Juan Pablo Duarte, is a historically significant document. The Billini family had a substantial impact on the country. One of their sons, Epifanio Billini Hernández, was a member of the Trinitaria and a pioneer of Dominican photography. Many of the photographs in the “Archivo General de la Nación” are attributed to him. His daughter, María Adriana Billini Gautreau, became a renowned artist in Cuba. Another member of this family, Francisco Anatalio (Xavier) Billini Hernández, was a well-known religious figure and philanthropist, with several squares and streets named after him throughout the country. Additionally, Francisco Gregorio (Goyito) Billini Aristyserved as President ofthe Republic. Another important Italian family that contributed to Dominican history was that of Lorenzo Bona, originally from Genoa. His niece, María de la Concepción Bona Hernández, crafted the first Dominican flag. The house where it was created, located next to the Altar of the Fatherland, stands as another symbol of the Italian contribution to the country’s history. Next, we have the Bonetti family: here [referring tothe imagesdisplayedonthescreen] weseethe baptismrecordofJoséMaría, son of Juan Nepomuceno Bonetti Judice and María de las Angustias Garoz Cruz. He is an ancestor of one of the most influential families in the country, present in public administration, diplomacy, and entrepreneurship. We also have the Pellerano family: Juan Bautista (Gio Batta) Pellerano Costa, originally from Santa Margherita Ligure, Genoa. This family not only distinguished itself as an important entrepreneurial entity but also left us one of the oldest newspapers still in circulation: the “Listín Diario” Among the Maggiolo family, also from the same area of Genoa, we find Juan Bautista Maggiolo Maggiolo, who married Rosa Pellerano Costa, a member of the Pellerano family. Juan Bautista actively participated in the War of Independence, leading one of the military units against Haiti. We also have Antonio Ventura Terola, also from Genoa, who married Catalina Cambiaso Chiossone. Notice how these families, originating from Liguria, particularly from Genoa, tended to marry among themselves: here [referring to the images displayed on the screen] we see Antonio Ventura marrying Catalina Cambiaso Chiossone, the sister of Juan Bautista Cambiaso Chiossone, founder of our navy, who we will discuss shortly. Another relevant figure is Domingo Mazara Arjona, whose family settled in Santo Domingo. Among the Cambiaso family, as already mentioned, we find a photo of Juan Bautista Cambiaso, the founder of the Dominican Navy. At the top [referring to the images displayed on the screen] is the image of the marriage of Juan Bautista Cambiaso Chiossone with Isabel Sosa. Inone frame [referring to the images displayed onthe screen], we seethe descendants ofSantiago (or Giacomo) Cambiaso. Below [referring to the images displayed on the screen], we find Juan Bautista's brother, Luis Francisco Cambiaso Chiossone, who served as Consul of Italy. An interesting update involves the family descended from Luis, which is donating these paintings [which we see in the presentation] from 1874 to the Embassy of Italy. The

Ambassador can be veryproud ofthis donation, as the family is pleased to offer these large paintings, ideal for enhancing the Embassy. One particularly unique family is the Sturlas, closely connected to other Genoese families such as the Cambiaso, Chiossone, Calcagno, Podestà, Ventura, and Pizzoni. At thebottom[referring to theimagesdisplayedonthescreen], weseethe actofmarriageofSalvatore Pasquale Pittaluga Marsano, also from Genoa, with the signatures of the witnesses: there is the signature of the Cambiaso and that of Juan Bautista Vicini. For decades, these families maintained close familialties. Among the most notable membersoftheVicini family, weremember JuanBautista Vicini Cánepa; the photo in question [referring to the images displayed on the screen] comes from the collection of José Gabriel García, preserved in the “Archivo General de la Nación”. We now are looking at [referring to the images displayed on the screen] the marriageactv of Juan Bautista Vicini Cánepa with Mercedes Laura Perdomo Santamaría, celebrated on November 29, 1872. I would like to point out an interesting fact: most of the people from Genoa carried the name Juan Bautista, from the Italian “Giovanni Battista”. It’s incredible how many Giovannis came from this region, and it would be interesting to investigate the reasons for this occurrence Below [referring to the images displayed onthe screen], we find the family of Angelo Porcella Vicini, who is relatedto Juan Bautista Vicini as his nephew. Another large family is the Messinas. Pedro Messina, married to Mariana Pottino, settled in Samaná before moving to the capital. Here [referring to the images displayed on the screen] we have the birth certificate of Ramón Amadeo Messina Galetti, son of Angel Messina Pottino and Ana Maria Galetti, born on September 1, 1881, in Higüey. A family to whom we owe muchisthat oftheFerrua, who introducedlithographyto us.Threebrothers fromCuneo, inPiedmont, were pioneers in this field and actively participated in the newspaper “La Opinión” Another important figure is Aurelio Octavio Napoleón Ortori, who initiated meteorological services in the Dominican Republic. Married to Graciela Díaz, he played a prominent role: he arrived as captain of a ship owned by Juan Bautista Vicini and later became captain of the steamboat Presidente. He was also the director of meteorological services, and one could say he was a key figure in saving many lives in 1930 when he warned of the arrival of a dangerous weather phenomenon. Among the notable figures there is also José Schiffino Catanzariti, originally fromSanta Domenica Talao, a botanist who classified 175 different species of timber belonging to the Dominican flora. He married Agueda Mercedes Blandino Cabral, a Dominican. Italians, like the Asturians, also ran small shops. On October 7, 1932, an Italian store owned by Cayetano Sarubbi Schiffi and Francesco Paolo Trifilio Gilisbert, also from Santa Domenica Talao, was inaugurated. It is striking to note the large number of residents from Santa Domenica Talao (near Cosenza, Calabria) who settled here; one could say that today, in the DominicanRepublic, there are more descendants fromthis town tanthose remaining in Italy. Another prominent figure is Pascual Prota Vita, son of Demetrio and Rachele, originally

from Morigerati (Salerno, Campania), who founded the Diadema jewelry store in San Pedro de Macorís in 1910. He later moved to Santo Domingo, where he opened the Prota jewelry store on Calle El Conde and, still on the same street, founded the Roma Restaurant, as his wife, Doña Raquel, was an excellent cook. The brothers Amadeo and Antonio Barletta, originally from San Nicola Arcella (Cosenza, Calabria), arrived in Puerto Rico and Santo Domingo. They were great entrepreneurs: Amadeo dedicated himself to the distribution of General Motors vehicles, both here and in Cuba, while Antonio focused on the manufacture and distribution of soaps and preserves. A family that has distinguished itself in tourism is the Rainieri family. In the lower left [referring to the images displayed on the screen], we see the Hotel Europa in Puerto Plata, built in 1910 by Isidoro Rainieri Carrara, who was originally from San Secondo Parmense (Parma), along with his wife, Bianca Franceschini Galletti. They were pioneers in the hotel industry and the grandparents of Frank RafaelRainieriMarranzini, thecurrent president of Punta Cana, aprominent entrepreneur and friend. On the right [referring to the images displayed on the screen], we see the marriage of Frank's parents, Francisco Rainieri Franceschini and Venecia Margarita Marranzini Lepore, which was celebrated on December 28, 1943, as reported by the newspaper “La Nación.” From the province of Avellino in Campania, several individuals arrived in San Juan de la Maguana: Pascual Marranzini D’Amore, Dante Marranzini D’Piano, Giuseppe Antonio Ronzino Perazzo, and Miguel Dimaggio Carrafiello. The Marra and Vitiello families also settled in San Juan de la Maguana, among others. We cannot forget José Oliva Currari, originally fromSanta Domenica Talao and married to Elisa García. He was the founder of the fire department in San Pedro de Macorís and later became the chief of the fire department in Santo Domingo. Among the Italians who settled here, we remember Giuseppe Perrotta Benedetto, originally from Cosenza and the son of Antonio Perrotta. He entered the Dominican Republic through Puerto Plata and married his compatriot, Maria Generosa Miraglia Zazzara. In the upper right corner [referring to the images displayed on the screen], a frame reminds us of the earthquake of August 4, 1946, accompanied by a tsunami, which resulted in the deaths of several Italians, including José Antonio Pappaterra and Maria Magdalena Sangiovanni de Pappaterra, who were originally from Santa Domenica Talao and drowned due to the tidal wave. This event was reported bythe newspaper “La Nación” on August 9, 1946. Numerous Italian families, including the Capano family, settled in Azua. Here [referring to the images displayed on the screen] we have a photo of Rocco Capano, the founder of a packaging factory. In Azua, we can also mention the marriage between Nicolás María Ciccone Vitiello, originally from Teora (Avellino, Campania), and Carolina Celia Ramírez Aquino. It is interesting to notethat many Italians arrived from Haiti, settling along the border. At the bottom [referring to the images displayed on the screen], we find the news of the death of Angel Daneri Regonne in Azua, a case that was also reported by the newspaper “La

Nación” . We also have to mention Luigi Baldassare Guaschino Barbaglia, who served as a highranking official of the Ingenio Angelina. Guido D'Alessandro Lombardi, a graduate of the Polytechnic University of Turin, is the individual who built the National Palace and other important structures in our country. On the right [referring to the images displayed on the screen], we see the spouses Mario Cavagliano Broglia and his wife Dirce Strozzi. These individuals truly deserve a street dedicated to them in the Dominican Republic, as they provided refuge, risking their lives, to Don Antonio Imbert Barreras after his involvement in the assassination of dictator Trujillo. Additionally, they sheltered many Dominican politicians. Finally, I cannot overlook the fact that we Dominicans learned to eat thanks to the Italians. We choose to remember the inauguration of the restaurant “Vesuvio”, whichtookplace on October 22, 1959, featuring Don AníbalBonarelli, Doña Inmaculada, their children, and the staff. We also remember a very famous restaurant, “Da Ciro” owned by Ciro Cascella Baldoni, originally from Naples, which also offered live music, with Ciro and his wife Anna performing songs.

Furthermore, we cannot forget the “Sorrento Pizzeria” and the ice cream shop owned by Angelo Grosso, dating back to 1958. I could have included many other people, many other Italians, but I limited myself to this group, and I hope you enjoyed it. Raymundo, I give you the floor.”

Raymundo González, Historian:

“Thank you very much I will try to be much more concise. However, I do not want to miss the opportunityto thank our editor, Mr. Ambassador Andrea Canepari, who is present at this presentation and played a fundamental role as the editor and coordinator of all the work, as Antonio José Guerra has already mentioned. He reviewed the texts, always demonstrating great interest in receiving corrections and dedicating a significant amount of time to this work, which gathers over 40 contributions. Thus, this is a book that results from a collective, ambitious yet well-executed effort, born from the collaboration of many and aimed to highlight the contribution of Italians throughout our history. It is clear that it is not an exhaustive work; some of the characters mentioned, including those just cited by [Antonio José Guerra], would deserve separate chapters. However, this will be a task for the future. I want to emphasize that, although it is not complete, this work is fundamental to the reconstruction of the history of relations between Italy and the Dominican Republic. I would like to start from the end, as both Italy and the Dominican Republic are relatively young nations, formed in the 19th century that built themselves as new entities almost simultaneously. They shared a common history when they were still fragmented territories; we were a colony, and we shared a historycharacterized bysolidarityand cooperation, as well as Italy. Thus, we canobserve how Italian immigrants here could take on patriotic roles, as seen in the case of Cambiaso, whom we celebrate

today, and in that of Juan Bautista Cambiaso, featured in this book. Their stories exemplifies the collaboration and historical development between these two emerging nations, both of which were established and consolidated in the 19th century. In the chapter dedicated to history, Frank Moya Pons's work offers a long-term but also detailed view. Thus, we have a global vision that integrates with the family stories presented byEngineer Guerra and with what another historian, EdwinEspinal, has presented regarding specific places and localities. This historical view provides an overview that spans from 1492 to the present day, helping to contextualize the relations between the two countries. The other three parts are more specific; they focus on architecture, economics, and society. Although these parts reffer to a more recent period, no longer the colonial era, they still highlight and emphasized the importance of trade relations, immigration, and entrepreneurial initiatives.Furthermore, it is worth noting the analysis of the presence of religious figures who contributed to social development and the improvement of conditions for underprivileged groups. In addition, I would like to mentiona figure who trulydeserves a separate chapter: Father Luciani, based in San Pedro de Macorís. He was the founder of the first orphanage and later established the first hospital in this community, which, at the beginning of the last century, was a thriving area and continues to flourish today. In my contribution, I had the opportunity to work on a subject I had previously explored with a friend, Walter Cordero, who recently passed away. Walter was a great friend who encouraged me to pursue this project, but he was feeling tired and told me, “No, no, you do it.”I’mtalking about Raffaele Ciferri, one ofthe great scientists recognized worldwide today, who worked here during a period of growth and development as a researcher and scientist. He accomplished remarkable work and is regarded as one of the founders of agricultural sciences in our country. One could argue that he was not the sole founder, considering various efforts that have been made, but there is no doubt that he significantly contributed to establishing a mindset, a school, and a tradition of agricultural work. This was marked by a very specific approach aimed to economic development, combined with a particular focus on sustainability issues, unprecedented at the time. His initiatives, such as those for the safeguarding of water resources and support for a movement to protect the Yaque del Norte River, which was also at risk, were integral to this body of work. He founded the first school to train professional agronomists in the country, equipping them with the scientific education necessary to understand the importance of ecology and the interrelationships among the multiple natural systems that constitute the environment, which must be preserved and protected. He consistently sought to maintain a balance that would not compromise the ecosystem, and promote a harmonious development of agricultura, aimed to preserve natural resources. His aim was not merely to exploit it through the application of science and technology, but, above all, to ensure that science could also contribute to environmental preservation. I believe that his concern for

forestry, particularly for forests, was profound, as he sought to raise awareness about the extraordinary richness that the Dominican Republic possessed in terms of its forests. However, following a shift in the political regime, he was unable to realize his objectives, even though he had received exceptional support from the then Secretary of Agriculture, Rafael A. Espaillat. Another important figure is the one of Espaillat. He came from Cuba, where he was involved with one of the premier institutions dedicated to the agricultural development of Cuban plantations. However, he chose to move to a lesser-known area, perhaps aware that the work here would be considerably more challenging than what he was accustomed to. He settled in Haina, where the Americans had stationed him during the military occupation, and later moved to Moca after exploring the country in search of an appropriate location. He declared, “Moca is the region.” I believe that he made this choiche not only to please the people of Moca, but because Moca was indeed the center of agricultura. It is, in fact, still the agricultural hub of the country today, along with the entire Cibao region (Moca, La Vega, and Santiago, whichat that time still belongedto the province ofLa Vega… Moca was situated within that large province, one of the five provinces that the country had at the time). I want to emphasize that his initiatives revolved around forests and water resources; for example, the botanical garden was not established until recently. He founded a botanical garden right there and dedicated himselfto scientific research. He supportedoneofthe prominent botanical researchers in the country, during the time he had acontract with the Museum of Berlin, tha was Dr. Eker, who greatly supported his research, not only in Haiti but also in the Dominican Republic. In his later years, he worked for the Dominican government, backing the workofthe institute in Moca, which was directed byCiferri. This underscores the scientific significance that institution held under his leadership. Of course, circumstances changed in the country under Trujillo’s dictatorship. The regime did not desire scientific development at the level envisioned by this institution and instead reduced everything to mere breeding stations for animals, which were also referred to as care centers for horses. This terminology was applied not only to horses but also to other animals (such as donkeys) still utilized for transportation and communication within the interior, in smaller stations. This is what transpired following the tremendous effort represented by the agronomic station and the college in Moca. I wish to underscore the value of this contribution as well as the value of the Works of all the individuals who participated in the various sections of this book, inviting you to read it, as it provides a historical understanding of our country and allows us to evaluate and appreciate the relationships between the two peoples. This is a stimulating read; I haven’t finished it yet, so I don’t feel prepared to speak about everything, as it is a comprehensive Book - not a short one -but it is indeed engaging and should also serve as a motivation to maintain the necessary level to develop relationships with countries like Italy, inthis specificcase. It isessentialto continue buildingtheserelationshipsoncultural, economic,

scientific, and religious levels, an aspect that is significant since both Italy and the Dominican Republic are veryreligious societies, and this facet is well represented inthis book. I want to reaffirm the cultural richness that has already been mentioned by both Ambassador Andrea Canepari and Engineer Guerra, the cultural wealth that this book encapsulates within its pages. I wish to express my gratitude for the opportunity to have participated in this book, to thank Roberto Cassá, who was instrumental in encouraging me to participate, as he was the one who initiallyreceived the invitation; he ended up wroting another chapter. However, I also want to express my gratitude to Engineer Guerra and, above all, to our editor, Mr. Ambassador Andrea Canepari, who is present with us today. Thank you verymuch, and I invite youto readit; there is no waste in this reading. I warmly encourage you to explore this beautiful book for its content. Thank you very much.”

Antonio José Guerra, Director of the Engineering Laboratory and member of the Academic Committee at the “Pedro Henriquez Ureña” National University in Santo Domingo: “Thank you, Raymundo. Indeed, there are no words to express our gratitude for what Italy has given not only to us in the Dominican Republic, but to the entire world. Every time a musical instrument is played, every time food is savored, and every time an artwork is observed, we must reference Italy. Italy has given us the best, and this book seeks to assess the vast contributions that Italy has provided us over the last 500 years, aspects that should not be underestimated. Each time we delve deeper, new information emerges: italians has given us so much, and for this, we must be grateful. We must also thank Mr. Ambassador Andrea Canepari for wanting to compile a portion of these Italian contributions into a book. I would like to extend my gratitude, in addition to Mr. Ambassador and Raymundo, to Roberto, our director, for giving us this opportunity; I also thank Robert, Tatiana and Karina, who have always been present in these presentations. Without their assistance, none of this would have been possible. Thank you all very much for being with us Goodbye.”

2.4 Presentation at the Italo-Latin American International Organization

[Original language: Italian. Translated in English]

Volume “The Italian Legacy in the Dominican Republic. History, Architecture, Economy and Society”.

Edited by Andrea Canepari.

Italian edition published by Allemandi, 2021.

American edition published by Saint Joseph’s University Press, 2021.

June 21, 2021

Italo-Latin American International Organization Via Giovanni Paisiello 24, Rome

INTRODUCTION AND MODERATION:

 Jaime Nualart, Cultural Secretary of IILA

IN CONVERSATION WITH THE EDITOR ANDREACANEPARI:

 Antonella Cavallari, Secretary General of IILA

 Raquel Peña, Vice President of the Dominican Republic

 Roberto Álvarez, Minister of Foreign Affairs of the Dominican Republic

 Tony Raful, Ambassador of the Dominican Republic in Italy

 Iolanda Di Stasio, President of the Friendship Section for the Dominican Republic and Haiti - Interparliamentary Union of Italy

 Frank Rainieri, Vice President of the Dominican-Italian Chamber of Commerce

 Carmen Heredia, Minister of Culture of the Dominican Republic

 Milton Ray Guevara, President of the Constitutional Court of the Dominican Republic

 Carlos Luciano Díaz Morfa, Minister of Defense of the Dominican Republic

 Marco Giomini, Head of Office at the Italian Ministry of Foreign Affairs for Mexico, Central America, and the Caribbean

 Víctor Bisonó, Minister of Industry and Commerce of the Dominican Republic

Jaime Nualart, Cultural Secretary of IILA:

"Good morning to everyone joining us from the Dominican Republic, and good afternoon to those following from Italy. We have an interpretation service available please select your preferred language using the system at the bottom right of your screen. Once you have chosen the language, kindly avoid changing it during the session. Additionally, we have a chat service for messages or comments, which we will read out as they come in. Since Christopher Columbus’s arrival in 1492, the presence of Italy through its artists, scientists, architects, engineers, military figures, and thinkers has significantly shaped the history of the Dominican Republic. This is the central theme of “The Italian Legacy in the Dominican Republic”, the book we are presenting today, curated by Ambassador Andrea Canepari. The publication is the result of in-depth research and essays from a group of expert scholars, artists, politicians, and entrepreneurs. This exceptional initiative highlights the importance of values like friendship, cooperation, and mutual respect in building relations between our two nations. The Italo-Latin American International Organization (IILA), which bases its mission on fostering friendship and cooperation to strengthen ties between peoples, has worked closely with the Italian Embassy in Santo Domingo and the Dominican Republic's Embassy in Italy to bring this publication to fruition. We are honored to have several distinguished guests joining us today, both in person and virtually. Among them are: Minister Plenipotentiary Antonella Cavallari, Secretary General of IILA; Her Excellency Raquel Peña, Vice President of the Dominican Republic; His Excellency Roberto Álvarez, Minister of Foreign Affairs of the Dominican Republic; His Excellency Tony Raful, Ambassador of the Dominican Republic to Italy; Her Excellency Carmen Heredia, Minister of Culture of the Dominican Republic; Honorable Iolanda Di Stasio, President of the Bilateral Friendship Section of the Italian Interparliamentary Union for the Dominican Republic and Haiti; Honorable Milton Ray Guevara, President of the Constitutional Court of the Dominican Republic; His Excellency Carlos Luciano Díaz Morfa, Minister of Defense of the Dominican Republic; Counselor Marco Giomini, Head of Office at the Italian Ministry of Foreign Affairs responsible for Mexico, Central America, and the Caribbean; His Excellency Víctor Ito Bisonó, Minister of Finance and Business of the Dominican Republic; Mr. Frank Ranieri, Vice President of the Dominican-Italian Chamber of Commerce; Ambassador Andrea Canepari, Ambassador of Italy to the Dominican Republic and curator of this book. Without further ado, I now invite Minister Plenipotentiary Antonella Cavallari, Secretary General of IILA and our gracious host, to take the floor, joining us from Rome.”

Antonella Cavallari, Secretary General of IILA:

"Thank you very much. I would like to express my gratitude to all the participants, especially to Ambassador Andrea Canepari in Santo Domingo and Ambassador Tony Raful, who is here with me today. I also appreciate the presence of Marco Giomini, responsible for Latin America and Central America, as well as Iolanda Di Stasio, with whom I had the pleasure of meeting at the Chamber of Deputies a long time ago, before the COVID-19 pandemic allowed us to gather in person again. It is a wonderful opportunity to have you all here at the IILA, even virtually, for the presentation of this significant book. What Ambassador Canepari has accomplished is truly important. The contribution of a book of this magnitude is essential for revitalizing relations between our two countries. The memoryof the 500-year relationship between Italy and the Dominican Republic is fundamental. This is not merely a matter of curiosity or historical interest understanding who did what but rather about activelycontributing to the constructionand strengthening ofthis relationship everyyear, every day, based on concrete facts. The impact of Italians in the Dominican Republic has been truly remarkable, touching all sectors from architecture to history, the navy and even areas that might have beenunderestimated intermsofItaly’scontributions. Throughout myprofessionalcareer, which spans twenty years in Latin America, I have had the opportunity to witness this influence in many countries across the region.The contributions of the Italian community in those places have been incredible. In some instances, Italians have written national anthems; in others, they have constructed presidential palaces, engaging in acts that are both concrete and deeply symbolic. In the case of the relationship between Italy and the Dominican Republic, I see a continuity over time, characterized bytheaffectionthat Italians have for theDominicanRepublicand vice versa.This sentiment isclearly evident. Just like Dominicans, we arecommittedto valuing these bridges that unite us in everyproject we undertake, highlighting our commonalities. It is a great pleasure and honor for me to have Ambassador Canepariat this presentation. I expressed my eagerness to participate without hesitation, recognizing it as an important opportunity. We hope to extend this initiative to other countries as well, as it is vital for us at IILAto emphasize the ongoing process of discovery or rediscovery of what unites us. This is essential for the work we do here at IILA, and we carry it out not only through cooperation but also by honoring our roots, which is crucial to remember. With that, I will now hand the floor over to our distinguished speakers, including those participating virtually. I look forward to listening to their contributions with great interest. Thank you very much, and goodbye."

Jaime Nualart,

"Thank you very much, Secretary General. As you pointed out, the presence of Italian influence in Latin America is a constant theme. You mentioned this, citing examples of Italians who were

instrumental in designing presidential palaces, including the Presidential Palace in Santo Domingo, whichwas designed byarchitect Guido D’Alessandro. Now, fromwithinthat veryPresidentialPalace in the Dominican Republic, we are honored to hear the words of Her Excellency, the Vice President of the Dominican Republic, Mrs. Raquel Peña."

Raquel Peña, Vice President of the Dominican Republic:

"The history of Italy and the Dominican Republic has been deeply intertwined since the encounter of the two worlds. We must not forget that, although we were colonized by the Spanish, Christopher Columbus was born in Genoa, Italy a city that opens to the beautiful Ligurian Sea. Perhaps for this reason, over the centuries, Italians have chosen our country in the Caribbean as their destination, and we have welcomed them with open arms ever since. Over time, millions of Italians have settled in the Dominican Republic, bringing with them their rich culture, which we have gradually woven into our own, to the point where, in some cases, it is difficult to distinguish one from the other. The widespread enjoyment of delicious salami at breakfast, the tradition of the Christmas nativity scene, and the Old Lady of Bethlehem closely connected to “La Befana,” a figure from Italian folklore are vivid examples ofthis cultural blending. The bookThe ItalianLegacy inthe DominicanRepublic, presented today by His ExcellencyAndrea Canepari, Extraordinary and PlenipotentiaryAmbassador of Italy to our country, not only offers valuable insights into the relationship between our two nations and peoples but also serves as a foundation for continuing to foster the spirit of cooperation and brotherhood that has defined us since the beginning of our shared history. May God bless the ItaloDominican community.”

Jaime Nualart, Cultural Secretary of IILA:

"The words of the Vice President reflect the strong institutional support we have at the highest levels. Next, we will hear from His Excellency Roberto Álvarez, the Minister of Foreign Affairs of the Dominican Republic, and one of the authors of the volume we are presenting. He will also be addressing us from Santo Domingo."

Roberto Álvarez, Minister of Foreign Affairs of the Dominican Republic:

“It is a great honor for me to take part in the presentation of the work *"The Italian Legacy in the Dominican Republic: History,Architecture, Economy, and Society."* This collaborative effort brings together several highly respected and renowned intellectuals. My honor is twofold, as I had the privilege of contributing a chapter on the foreign and commercial policy of the Dominican Republic in the context ofCOVID-19.This work represents acollective endeavor byoutstanding scholars who,

through their insightful writings, have done justice to the enduring value and significance of the Italian presence in our country. It stands as a fundamental contribution to the study of the deep and historical ties between Italy and the Dominican Republic, covering the period from colonial times well into the 20th century. Moreover, the work exemplifies a multidisciplinary and multi-thematic approach, analyzing the Italian contributions to our country across a wide range of areas from architecture to law, and from economics to military matters. Among the many aspects of this book, I want to particularly highlight the work of the historians, who have skillfully condensed the key milestones of the Italian presence on our island. Literature is also magnificently represented, showcasing the sensitivity of authors who have beautifully captured Italy's contributions to the arts. Their insights illuminate the rich tapestry of cultural exchange and collaboration that has enriched bothour nationsover theyears. Inthesectionson journalism, law, andsociety, theessayists’sharpness and sagacity shine, as they carefully outline the core elements that have shaped the cultural fabric of our society. Additionally, several essays delve into Dominican families of Italian descent, and rightfully so: prominent families in our political and economic spheres trace their origins back to Italy such as the Pellerano, Ranieri, Vicini, and Marranzini families, among others. DominicanItalian binational relations have been remarkably fruitful, making Italy an essential partner for the Dominican Republic. In the past decade alone, Italian investments in our country have reached an impressive 203 milliondollars. Furthermore, Italyranks among the leading European nations sending tourists to our shores. The Italian legacy in the Dominican Republic is also visible in gastronomy, where Italian restaurants have filled the country with pride, adding dynamism to our economy. They offer a permanent space for friendship and fine taste. In the food industry, Italian-descended families run companies of extraordinary value that ensure the steady supply of food products across the national territory. In the tourism sector, world-renowned initiatives also bear the hallmark ofItaly. On behalf of the Dominican Government and personally, I reaffirm our commitment to relaunch, as soon as conditions allow, the economic, political, social, and cultural relations between our two nations. The Italian community in the DominicanRepublic will serve as an essential bridge and partner in this process. The work we are presenting today highlights, within its pages, the benefits of multiculturalism as a force that drives the development of nations, and the role of integration in enriching culture and fostering the identity of both societies. I trust that everyone will enjoy this valuable work of research. This book is an inexhaustible source of information that illuminates the profound cultural and historical ties between the Dominican Republic and Italy, which have fostered values of solidarityand brotherhood between our peoples.As you journeythrough its pages, you will sense the constructive energy of a community that has invested not only in the past and present but, unequivocally, inthe futureofthis nation. Their economic investments, intellectualcontributions, and

daily efforts are powerfully reflected in this impressive work. Congratulations, and thank you very much.”

Jaime Nualart, Cultural Secretary of IILA:

“We have just heard from the Dominican Chancellor, and it is now our honor to give the floor to His Excellency Ambassador Tony Raful, a distinguished diplomatic intellectual who honors us with his presence at the headquarters ofour international organization in Rome. Ambassador Raful, thank you very much.”

Tony Raful Tejada, Ambassador of the Dominican Republic to Italy:

“Good morning to the Secretary General of the Italo-American Institute (IILA) and to the distinguished personalities from the cultural, social, and diplomatic spheres of the Dominican Republic. It is an honor for us to participate in the project that has been presented and to contribute to the development of this book. This book adds to a series of cultural actions directly related to the enhancement of relations between Italy and the Dominican Republic and aims to intertwine the enduring ties betweenthe two peoples througha varietyof initiatives incommerce, industry, religion, and beliefs. This is all recounted in the work accomplished by the Italian Ambassador to the Dominican Republic, Andrea Canepari. It is an exceptional work, and the themes addressed by one of the volume’s most esteemed authors, Dr. Marzio Velos Maggiolo, a man of remarkable academic, humanistic, and archaeological training, are particularly interesting. At the beginning of 2001, I had alreadyspokenabout thedescendantsofItalians intheDominicanRepublicandtheir role inthe social and historical life of the country. This dialogue reached our dear Ambassador Canepari, prompting him to involve us directly. His work, for me, is a substantial contribution not onlyto universal culture but also to the overall relations between Italy and the Dominican Republic in the context of social and historical processes, starting from the era of colonization. Italy has been present in the development process of the Dominican Republic, known as the Spanish island territory at the time of the community's formation, marking the encounter of two distinct cultures that began in 1492. In this book, Ambassador Canepari serves as a great coordinator, systematizing a collection of original experiences related to cultural growth and establishing a historical connection between past figures and the exchanges and social relationships that followed those processes. He also clearly presents the relationship and extraordinary importance linking the founder of Dominican national identity, the Father of the Dominican Nation, Juan Pablo Duarte, to an Italian citizen, Giuseppe Mazzini. This connection was significant in an era when such relationships translated into identification with important values, grounded in the fact that part of the motto defining Dominican identity “God,

Country, and Liberty” is closely linked to the history of the Italian Republic and its struggles. This illustrates how Italian cultural and social influences have been fundamental for our people and the foundation of our national identity. Furthermore, in the field of architecture, we see important contributions in the city of Santo Domingo, including the first cathedral in America and Columbus's house, where the Italian construction style of the colonial period is evident. Thanks to the book, we can understand how Italianculture later contributed to the formation ofa new generation ofarchitects in the Dominican Republic. In literature, the influences, essays, and works produced within the Dominican-Italian cultural framework have greatlyenriched Dominican culture. In addition, there are prominent Italian-descendant entrepreneurs in the Dominican Republic, whose names symbolize the profound relationship between our peoples, which also relates to the reinforcement, as previously summarized, inAmbassador Canepari's work. Inthe field of law and society, several significant legal connections exist between the two countries. The essay by the President of the Dominican Constitutional Court, Milton Ray Guevara, illustrates how the essential fundamental bases of our Constitution relate to Italian constitutional culture. We could discuss many other aspects of the interaction between our peoples. For example, we should mention Cambiaso, a figure who played a crucialrole in consolidatingandcrystallizing the independenceoftheDominicanRepublic. Emerging in the 19th centuryamid a fierce struggle for independence, Giovanni Battista Cambiaso, of Genoese origin, played a crucial role in developing the naval fleet of the early Dominican Republic. His significant contributions were instrumental in our liberation from oppressors who had kept us in a state of dependence, thus aiding in the birth of the Dominican Republic. We should also highlight other important historical figures. Notably, we can point to Giovanni Barletta, an Italian entrepreneur who arrived in Santo Domingo at the age of 35 in 1922 as a representative of General Motors. In Santo Domingo, he served as the honorary consul of Italy. In 1930, he was imprisoned by Trujillo, who accused him of financing subversive activities, leading to an unprecedented international conflict. In 1935, the company that had continued commercial ties with the Dominican Republic alerted Italy to his situation, which triggered a potential conflict with the dictator Mussolini. He reacted in support of the honorary consul, indicating that if Barletta were not released, he would initiate an armed conflict with the Republic. Subsequently, international public opinion pressured for Mr. Barletta’s release, and he returned to the Dominican Republic after Trujillo's death, aided by a group of Dominican entrepreneurs, where he lived for many years in coexistence and reconciliation with Dominicans. It is also worth noting the contributions of Geraldini, a fundamental figure who greatly influenced the development of a spiritual consciousness and the propagation of education in the Dominican Republic. Ambassador Canepari's work is extraordinary a project that we cannot easily summarize, as much as I would like to. What I want to emphasize at this moment is that this

compendium, this immense work carried out in coordination, fully represents the relationship and future of brotherhood between Italy and the Dominican Republic. On behalf of the Dominican Embassy inItaly, inRome, I extend my heartfelt congratulations toAmbassador Canepari. I also want to express my gratitude to the Secretary General of the IILA, who has promoted numerous cultural and intellectual collaboration initiatives at various levels for us. Additionally, I want to thank the President of the Dominican Republic, Luis Abinader, and the Dominican Foreign Minister, Roberto Álvarez, who have expressed the sentiments of the Dominican community regarding Italian and Dominican-Italian relations. Thank you very much.”

Antonella Cavallari, Secretary General of IILA:

"I would like to sincerely thankAmbassador Raful for his insightful words. Theyreflect his profound understanding of the relations between our countries. The Dominican Republic could not ask for a betterambassador, givenhisextensiveknowledgeanddedication.Thank youonceagain for enriching our experiences every day and on every occasion with your eloquence."

Jaime Nualart, Cultural Secretary of IILA:

“Thank you very much. It is always a pleasure to listen to you speak. We would now like to invite the Honorable Iolanda Di Stasio, President of the Bilateral Friendship Section of the InterParliamentary Union for the Dominican Republic, Italy, and Haiti, to share her thoughts. Honorable Iolanda Di Stasio, the floor is yours.”

Iolanda Di Stasio, President of the Friendship Section for the Dominican Republic and Haiti - Inter-Parliamentary Union of Italy:

“Thank you. Good evening, everyone. First, I would like to extend my gratitude to the Secretary General of IILA, Antonella Cavallari, for the invitation to this important event. I also wish to thank His ExcellencyTonyRaful Tejada, Ambassador of the Dominican Republic in Italy, as well as all the distinguished speakersand those following us.Aheartfelt thank yougoesto HisExcellencytheItalian Ambassador to the DominicanRepublic,Andrea Canepari, for preparing such an intense and thoughtprovoking book. We often engage with this publication to promote relations between our two wonderful countries. 'The Italian Legacy in the Dominican Republic' is a remarkable work that highlights Italy's significant contributions tothe historyofthe Dominican Republic. It highlights how prominent figures have left an indelible mark on national events in collaboration with Dominican friends. I was particularly struck by how this book narrates the close bond between our two

countries a relationship that began centuries ago with Christopher Columbus and has never been interrupted. I must admit that, thanks to this reading, I have learned things about my country that I previously did not know, particularly the fundamental role Italy has played in creating an enduring legacy evident in various sectors of Dominican society, including history, literature, art, and architecture. While many are familiar with the figure of Christopher Columbus, few are aware of Alessandro Geraldini, who arrived in Santo Domingo in 1519 as the first resident bishop of the Catholic Church. He was a key advocate for constructing the cathedral, which is now the oldest in the Americas. The book also recounts the history of the Pellerano family, whose early members, originally from Santa Margherita Ligure, arrived in 1849 and founded the first newspaper in the capital. Another significant figure from Liguria is Angiolino Vicini Trabucco, who built a sugar mill named 'L’Italia.' The headquarters of our embassy was later renamed 'Villa Angiolino Vicini' in 1987 in his honor, recognizing his immense generosity. This Italian legacy has never ceased over the centuries and continues to this day. As the President of the Inter-Parliamentary Union for Italy, the Dominican Republic, and Haiti, I am here to promote and intensify the historical relations between our two countries. Recently, I met with Dominican Deputy Lily Germania Florentino Rosario, and we discussed ways to strengthen the bond between our nations, especially during these challenging times. According to 2020 ISTAT data, around 30,000 Italians reside in the Dominican Republic, and a similar number of Dominicans live in Italy. The pandemic has placed people in a spiral of detachment and mutual suspicion, prompting states to erect barriers. The interconnected world we once knew has beenreplaced bya fragmented and divided reality. For this reason, it is crucialto begin working on creating new relational bridges that strengthen the ties between Italy and the Dominican Republic. Wehopetheseeffortswillopennewopportunities for our citizensandrestorehopebetween our two nations. Thank you all.”

Jaime Nualart, Cultural Secretary of IILA:

“Thank you for your participation from Rome. Now we turn our attention to the University of Santo Domingo, where we have Mr. Frank Rafael Rainieri Marranzini, Vice President of the DominicanItalian Chamber of Commerce and President of the Punta Cana Group. Mr. Rainieri, the floor is yours.”

Frank Rainieri, Vice President of the Dominican-Italian Chamber of Commerce:

“Good morning to everyone and good afternoon to those joining us from Italy. For me, this is a profoundly emotional moment, as my father served as the Italian Consul in the Dominican Republic for 30 years, fostering a deep connection with our Italian heritage. We learned about Italy’s rich

history through the stories of our ancestors, which makes this occasion even more meaningful. I would like to take this opportunity to commend the Italian Embassy and Ambassador Andrea Canepari for their invaluable work in launching this important project. It meticulously reconstructs, at least in part, the significant contributions that Italian citizens and their descendants have made to the DominicanRepublic. The ties that beganwithChristopher Columbus in 1492 continue to resonate today.TheeffortsoftheItaliancommunityandtheir integration intothenationallifeoftheDominican Republic have been fundamental. This was especially evident when, regrettably and for reasons not entirely clear, the Dominican Republic's embassy in Italy was closed. In response, a group of passionate descendants took up the flag and fought tirelessly for its reopening. They appealed to all sectors, fromthe Prime Minister's office to the ItalianSenate, recognizing that the embassy's presence was crucial for nurturing the relationship between our two countries. So, Ambassador Canepari, on behalf of the descendants of those Italians who left their homeland for the Dominican Republic while always cherishing their love for Italy, I extend my heartfelt thanks to you. Their journey has led them to build a new home in the Dominican Republic, and we are grateful for the continued efforts to strengthen the bond between our nations.”

Jaime Nualart, Cultural Secretary of IILA:

“Thank you, Frank Rainieri, for your heartfelt participation. There has been a chorus of admiration for Ambassador Canepari, and we will introduce him after all the presentations conclude. Now, it is my pleasure to invite the esteemed Carmen Heredia, Minister of Culture of the Dominican Republic, to share her insights and testimony.”

Carmen Heredia, Minister of Culture of the Dominican Republic:

“The cultural exchange and dialogue between Italy and the Dominican Republic have deep roots in a long-standing tradition of friendship and solidarity. For us, Italy captivates and enchants with the masterfulrichnessofitsculture.Thisremarkableeditorialworkencouragesusto delve intothe legacy ofItaly in Dominicanculture, recognizingthat theculturesofbothnationsare intertwined in aprocess of sedimentation and metabolization that spans centuries of shared history and brotherhood between Italians and Dominicans. The relationship between Italy and the Dominican Republic has a beautiful history that enriches our cultural memory in a mutually beneficial way. Many pioneering Dominican families of Italian descent have contributed significantly to cultural development and stimulation, as well as to the economic, material, intellectual, and social progress of our country, whether through business, politics, or religion. The authors of this exceptional book encompass a wide array of fields, including history, architecture, literature, the arts, cinema, music, sculpture, economics, science,

journalism, law, and society.Thisworkwillenable ourcountrytobeseen, understood,andrecognized within the great cultural homeland of Italy, and consequently throughout Europe and the rest of the world. This book is, therefore, atestament and anunprecedented legacy in the cultural historyofboth nations.”

Jaime Nualart, Cultural Secretary of IILA:

“You have just heard the insightful words of Minister of Culture Carmen Heredia. Now, we will turn our attention to another co-author of the book we are presenting: Milton Ray Guevara, the President ofthe Constitutional Court ofthe DominicanRepublic.As a distinguished scholar, he will discuss the influences of Italy on constitutional law, with a particular focus on its impact within the Dominican Republic. Milton Ray Guevara, the floor is yours.”

Milton Ray Guevara, President of the Constitutional Court of the Dominican Republic: “There is no doubt that the origins of constitutional law can be traced back to the late 18th century, influenced by three major revolutions: the English Revolution at the end ofthe 17th century, followed by the American and French Revolutions. Italy has held a prominent place in the very foundation of this discipline's teaching in Europe and the world, as the first chairs of Diritto Costituzionale were offered in Ferrara in 1797, in Pavia, and later in Bologna in 1798. At the University of Ferrara, the Italian professor Giuseppe Compagnoni di Lugo was a pioneer in teaching and writing about constitutional law in his work “Elementi di Diritto Costituzionale Democratico, ossia Principi di Jus Pubblico Universale”("ElementsofDemocratic Constitutional Law, or Principles ofUniversalPublic Law"). In France, the first chair titled Droit Constitutionnel was introduced in 1834 at the University of the Sorbonne in Paris by the Italian professor Pellegrino Rossi. He advocated for the supremacy of constitutional law, asserting that all branches of state law are encompassed within it: "ces têtes du chapitres" the head of all chapters. In broad terms, the Italian tradition cannot overlook the contributions ofAlpruni in Pavia, Alberati in Bologna, Ambrosio Fusineri, Ignazio de Brera, and the illustrious Pellegrino Rossi, who consistently reaffirmed the supremacy of constitutional law. He believed that all branches of law derived from it, as previously mentioned. This marks the starting point for the constitutionalization of law, a crucial concept. It is important to highlight that, in the view of [Constantino Napoleón] Mortati, a material constitution is what establishes and sustains a formal constitution. Mortati reflected on the relationship between the ruling class and the governed class, arguing that powerful groups use the constitution as a tool to protect their interests. Italystands as a symbol of the constitutionalization of social rights, beginning with the first article of the Italian Constitution, which recognizes work as the foundation of the Republic, independent of the

developments seen in the Weimar Constitution in Germany. It is evident that the Italian Constitution had a significant influence on the Dominican Constitution of April 1963. Article 2 of the 1963 DominicanConstitutionstipulatedthat “theexistenceoftheDominicannationis fundamentally based on work, which is declared the primary basis of its social, political, and economic organization and is made an unavoidable obligation for all able citizens.” Another notable area of Italian legal doctrine is constitutional procedural law. After the adoption of the 1948 Constitution, under the influence of the study of scientific proceduralism led by the prominent Italian jurist Giuseppe Chiovenda important figures such as Piero Calamandrei, Chiovenda’s disciple, and Mauro Cappelletti, Calamandrei’s disciple, made substantial contributions to the doctrinal development of constitutional procedural law. In the post-war era, key figures include Crisafulli, Paolo Biscaretti di Ruffia, Pizzorusso, Ferrajoli, Zagrebelsky, Susanna Pozzolo who introduced the concept of neoconstitutionalism for the first time Guastini, andtheesteemedprofessor Lucio Pecoraro. Inhiswork on comparative law, Pecoraro identified three stages of constitutionalism: Constitution with constitutionalism; Constitution without constitutionalism, as was the case in the Dominican Republic prior to the creation of the Constitutional Court and the Constitution of January 26, 2010; and constitutionalism without a Constitution, as seen in England, which, despite not having a written constitution, remains one of the most important sources of liberal constitutional theory throughout history. Furthermore, it is essential to recognize that the Italian Constitutional Court has played an extraordinary role in fostering judicial dialogue between Italy and Europe. The Court has given substance to the idea of social constitutionalism, making it impossible to discuss constitutional law today without acknowledging the profound contributions of Italian legal doctrine to the formation and development of this vital body of knowledge.”

Jaime Nualart, Cultural Secretary of IILA:

“Following the insightful perspectives shared by the President of the Constitutional Court of the DominicanRepublic, wewill nowhear fromHisExcellencyCarlosLuciano DíazMorfa, theMinister of Defense. He has prepared a message for us, accompanied by a video that will offer a digital tour of the exhibition curated by Ambassador Canepari in Santo Domingo, which is related to the book we are presenting today. For those interested in experiencing this exhibition virtually, a link will appear below the screen: www.ciaosantodomingo.com, where you can enjoy a tour of the exhibition.

General Luciano Díaz Morfa will particularly address the contributions of Giovanni Battista Cambiaso, an Italian national who played a crucial role in defending the Dominican Republic from invasion. Let us now listen to the words of Minister of Defense Carlos Luciano Díaz Morfa.”

\Carlos Luciano Díaz Morfa, Minister of Defense of the Dominican Republic:

" The Armed Forces, together with the Dominican nation, celebrate with deep emotion the bicentennial of the birth of Admiral Juan Bautista Cambiaso, one of the foremost figures of national independenceand the founder ofthenaval flotilla, anotableprecursorto thecurrent DominicanNavy. AdmiralCambiaso armed and commanded his three sailing vessels during the first major navalaction of the Dominican-Haitian War in April 1844, emerging as the hero of the Battle of Tortuguero. His actions effectively prevented the Haitian Navy from supplying its ground troops stationed in Azua following the battle on March 19. This Italian citizen served our country with soul, life, depth, and heart, risking his own assets without asking for anything in return from the Dominican Republic, achieving the stature of a national hero in the struggle for liberty and securing immortality in the timeless memory of our nation’s gratitude. In his life as a citizen, we find a man of integrity, worthy of admiration, and of sterling character qualities that inspire us to emulate a boundless commitment to integrity and loyalty. Eternal glory to Admiral Juan Bautista Cambiaso. Long live the Dominican Armed Forces. Prosperity to the Republic of Italy. Long live the Dominican Republic."

Carlos Luciano Díaz Morfa, Lieutenant General of theArmy of the Dominican Republic, Minister of Defense

Jaime Nualart, Cultural Secretary of IILA:

“Now, let's turn our attention back to Rome as we prepare for remarks from the Farnesina. We are honored to have Counselor Marco Giomini with us, who serves as the head of office at the Italian Ministry of ForeignAffairs, responsible for Mexico, Central America, and the Caribbean. Counselor Giomini, the floor is yours.”

Marco Giomini, Head of Office at the Ministry of Foreign Affairs for Mexico, Central America, and the Caribbean:

“Thank you very much. Can you hear me? Good, perfect. Thank you very much for giving me the floor and for inviting me to this truly special and important event. I would like to especiallythank the Secretary General of IILA, Antonella Cavallari, for extending the invitation, and also congratulate the two ambassadors who are connected:Ambassador CanepariandAmbassador RafulTejada for the synergistic worktheyhave carried out inrecent months with a series ofhigh-profile Dominicanactors to complete this work. Awork for which it is difficult to find words that frame it properly because it is an incredibly important work. I had the chance to read some parts thanks to the drafts that reached

me, and my very first conclusion is that this book, this work, was the book that was missing and which we all very much needed. It is a book that finally takes stock of a very long history in ItalianDominican relations and, I would add, in the friendship between Italians and Dominicans. 500 years is a lot; it is a huge amount; it is half a millennium. In 500 years, many things can be done, and many things have been done in Italian-Dominican relations. Just look at the book’s index; it is a first snapshot of what can be found inside the text and, so to speak, it is the key to the treasure chest that this book represents. The book clearly shows how the bond and friendship between Italy and the Dominican Republic go well beyond the substantial; it is something intrinsic. There is an intersection of experiences between Italy and the Dominican Republic, between the Italian people and the Dominican people, that surely transcends politics. It is almost a sentimental bond, we might say. It could not be otherwise because, if it were not a sentimental bond, the relationship between Italians and Dominicans would not have developed as it has, as emerges from the index and as has been highlighted by many relations preceding mine, particularly the relationship of Ambassador Raful Tejada, and all the fields in which this relationship has been created, rooted, and flourished. Cultural, political, yes, absolutely, but also cultural, economic, scientific, technological, artistic-social, architectural; so a very large number of fields in which Italian-Dominican friendships have been able to affirm themselves. I confess I listened with a certain emotion, because I have a legal background, to the report of the President of the Dominican Constitutional Court, the Honorable Milton Ray Guevara, of whom I had heard a lot, and this is the first time I have had the opportunity to listen to him. My emotion stems from the fact that President Guevara mentioned a series of Italian legal scholars whom I also studied when I was a student at university, and with great pleasure, and I repeat with a degree of emotion, I see that they have even arrived at the academies of the Dominican Republic. What better sign, I would say, of a testimony of such a strong, rooted, and fertile bond betweenour two peoples?The relations betweenItaly and the Dominican Republic have always been very friendly, very constructive, full of prospects. I have been in this role for many years, dealing with Italy's relations with the Dominican Republic, and so I also have direct experience that can confirm this aspect. But one should never be content, meaning that paradoxically, but up to a point, the more fertile, flourishing, and constructive the relations are, the less one should rest on one's laurels, as we say in Italy. The more fertile they are, the more work is needed because there is fertile ground that can still yield many fruits. So from my point of view, as someone who has dealt with relations with the Dominican Republic for several years, I had also mentioned to Ambassador Raful Tejada, in a recent meeting, that there is a whole willingness and also enthusiasm, I would say, to continue. The premises are many; they are important, significant, and above all extremely promising. Therefore, I would like this book which is a veryimportant cameo in Italian-Dominicanrelations

to be not only a point of arrival a history book is always a point of arrival, a work that sums up a long period of collaboration; here we are talking about half a millennium, 500 years but also a starting point. Arrivals should always be departures. From this book, I would like us to not only symbolically but also concretelypick up where we left off and continue to worktogether, even during this very particular moment in our history. I’m referring not just to the history of Italy or the DominicanRepublic, but tothe historyofthe world itself. We find ourselves ina profound struggle a single, great battle against a pandemic that caught us unprepared, overwhelmed us, and forced us into isolation. This situation significantly hindered our relations, as there was no alternative but to slow them down in a time of grave danger for all of us. Well, this book is not only a cameo but also a beacon of hope and I want to saythis without any rhetoric and with great conviction that, in my opinion, will illuminate the path of Italian-Dominican relations in the coming years. I intend to move forward on this path, to contribute, so that the Italian-Dominican relations, which are fortunately already resuming after the pause imposed by the pandemic, can continue to develop, perhaps even in new areas, in addition to the existing ones, as a testament to how much more can still be done thanks to the bonds of friendship that uniteour two peoples.Allow me, in closing, to express a special thanks to Ambassador Canepari, whom I see connected, to my friend Andrea Canepari, because Andrea and I have worked inthe past to bring this work to fruition. I had a minimal, small role, but I liked helping Andrea so that his effort and dream could be realized becauseAndrea deserves it. So I would like my personal congratulations to be added to the praise that Andrea has received in these relations because we are truly facing an extremely important work that I believe will be a source of inspiration for many, including the younger generations, who are more used to moving, discovering, and who, through this book, I believe, will find many inspirations and sources to interweave, strengthen, and further enhance the relations between young Dominicans and young Italians. Truly congratulations to Ambassador Canepari, congratulations to Ambassador Raful Tejada, congratulations to all the numerous prestigious authors who contributed to the success of this work, because it was truly needed. And at this point, my interest increases even more to read all those parts that I unfortunately have not yet had the chance to read and that I hope to read soon once I have the final copy of the volume that has been produced. Thanks again to everyone for the attention, for the patience, and thanks againtothe SecretaryGeneralofIILAfor thinking of involving me inthis beautiful ceremony, in celebrating such a high-profile cultural event. Thank you and goodbye to all, and good work.”

Jaime Nualart, Cultural Secretary of IILA:

“Thank you, Counselor Giomini. We have seen how the book curated byAmbassador Canepari has acted as a catalyst for ideas on the future of relations between Italy and the Dominican Republic.

Before giving the floor to Ambassador Canepari, we invite you to listen to the testimony, which we have recorded, of His Excellency Victor Bisonó, Minister of Finance, Industry, Trade, and Small and Medium Enterprises of the Dominican Republic. This participation is particularly significant as he is not only a co-author of the book we are presenting but also speaks about his family, the friendship with Italy, and the economic prospects and relations with Italy. Let us hear from Minister Victor Bisonó.”

Víctor Bisonó, Minister of Industry and Commerce of the Dominican Republic:

"The Italian Legacy in the Dominican Republic is a book that resonates deeply with me. As a child, I often listened to my parents’ stories about their journeys through Italy, the country they chose to pursue their professional studies. I grew up captivated by their anecdotes and the mystique surrounding Italy. My mother, Ivonne Haza, studied singing at the Santa Cecilia School in Rome, while my father, architect Víctor Bisonó, earned his doctorate in monument restoration. That is where they first met. Years later, as a legislator, I had the privilege of engaging with and strengthening ties to the Italian Chamber of Deputies, where I forged friendships that I cherish to this day. At present, the relationship between our two countries has been fruitful, with immense potential for growth, especially now under the leadership of Ambassador Andrea Canepari. As Minister of Industry, Commerce, and MSMEs, I have been honored to take on the important responsibilityof following up on significant bilateral agreements, ensuring that investments both in Italy and here in the Dominican Republic yield satisfactory returns, create jobs, and promote development for all. Looking towardthe future, the outlook is bright. The strong bond between our two peoples continues to thrive in the details, with Italy's influence evident in our culture, gastronomy, tourism, and industrial models. With over 50 years of industrial development experience, Italy has much to offer us. Its enduring legacy invites us to reaffirm this common vision of friendship and partnership for future generations. Though we are separated geographically, we are united in spirit. This is just the beginning. Grazie e arrivederci!”

Jaime Nualart, Cultural Secretary of IILA:

“Thank you very much. After hearing this testimony, we will finally give the floor to the curator of this book, Ambassador Andrea Canepari, who is the current Ambassador of Italy to Santo Domingo, serving since 2017. Not only has he served as the ItalianAmbassador to the Dominican Republic, but he has also co-curated other books such as The Italian Legacy in Washington, D.C.: Architecture, Design,Art, and Culture, published in2007, andThe Italian Legacy in Philadelphia: History, Culture,

People, and Ideas. Ambassador Canepari, please say a few words to close this presentation of your book.”

Andrea Canepari, Editor:

“Good morning, good afternoon. I want to thank Secretary General Antonella Cavallari and Cultural Secretary Jaime Nualart for organizing this beautiful event of friendship between the two countries. I also want to thank my dear friend Ambassador Raful for his important words today, and also from Rome, HonorableIolandaDiStasio, President oftheFriendshipSectionwiththeDominicanRepublic and Haiti of the Inter-ParliamentaryUnion. I would like to thank my friend and head of the office for Central America and the Dominican Republic at the Ministry of Foreign Affairs, Marco Giomini. I want to thank everyone who has spoken. I believe that all these important personalities from the Dominican Republic and Italy, who have highlighted the richness of our shared history, have emphasized keyaspects, asunderstandingthepast isessentialfor building livingbridgesand fostering future relations. I believe the contributions of all these personalities, from the distinguished Vice President Raquel Peña, who showed her institutional commitment to this project and the support of President Luis Abinader, are fundamental for further strengthening ties with Italy. It is important and meaningful to recognize what has been accomplished and, more importantly, what more can still be achieved; I believe this is the most important theme shared by everyone. The excellent Chancellor Roberto Álvarez spoke about new perspectives and commitmentsto strengthen cultural, political, and economic relations betweenthe two countries, and now that the pandemic is ending, we can and must do much more. Italy and the Dominican Republic can be strong and united partners in this revival project. This is very important given the entire description of relations between the two countries. The distinguished Ambassador Raful spoke about the entire history covered in the book, from the first bishop in Santo Domingo, Geraldini, to the first admiral who founded the navy, Cambiaso, and the Pellerano family in publishing. This heritage, including architecture, forms the foundation for advancing and understanding what can be done. I also want to thank Honorable Di Stasio for her words and commitment to strengthening diplomacy between the two parliaments so that deputies and senators from both countries can work together, hold virtual meetings during these difficult times, and later in person, creating a dialogue rooted in common values that can also create opportunities for all countries. I want to thank Frank Rainieri, who is an example of this successful economiccommercial relationship. Frank Rainieri is the founder and creator of Punta Cana, one of the most renowned tourist destinations in the world. He is also the owner and creator of one of the most

important private airports in the world, among the top 10. He brings numerous innovative ideas and international leadership in the tourism sector and has, for the first time, chosen to actively engage withtheDominican-ItalianChamber ofCommerce, whichnow, I believe, for the first time, represents more than half of the Dominican economy. I think it is positive that these important people are committed to revitalizing the chamber and revitalizing economic relations, and that these companies, which were not previously on the board or members of our chamber of commerce, are now involved and dedicating their efforts to support this project. We have two chapters in the book about Frank Rainieri's family: one about Frank Rainieri himself, the creator of Punta Cana, and one about his father, Don Francisco, who helped several Italian families under Trujillo, during the difficult times of Dominican democracy after Trujillo's death. We see that the book is not only an opening, a depiction of history, but also involves important current figures as writers or subjects, because their stories are discussed in the book. Honorable Minister of Culture Carmen Heredia also spoke about a very important message, which I feel compelled to share and appreciate greatly: we have shared cultures, and this is important. All the activities of the Italian Embassy are focused not only on celebrating the beauty of Italy but also on the beauty of shared history, how the two countries are dialoguing and creating new and fruitful relationships for all. Through this Italian lens, one can see that the Dominican Republic is not only about beautiful beaches; it is also about culture, important social institutions, and for this reason, we can build bridges and perspectives in political and economic fields. Like my friend Marco Giomini, I agree that it is very important to listen to the words of President of the Constitutional Court Milton Ray Guevara, who speaks of Italian masters, and in constitutional law, we see that we have read the same books. This is a sign of how we genuinely share a culture, not just in words, but also in reality. An iconic figure of this friendship is Giovanni Battista Cambiaso, the founder of the Dominican Navy, a Dominican national hero, who rests in the National Pantheon. He was from Genoa, Mayor of Genoa, Italian Consul, and dedicated his life to helping and strengthening this country. He represents for me an example of Italians who committed themselves to creating wealth in the Dominican Republic and forging bonds with Dominican friends to bring and create a new and shared cultural material. I think this is a very important figure. We have gathered all this valuable material, and I believe we are all united in sharing this vision. All material that we can now understand and see in a unique context for the first time should be used to turn the page and create stronger and successfulrelationships. I thank my friend Marco Giomini, who is responsible for managing political relations at the MinistryofForeignAffairs between thetwo countries, for his great commitment to this. I want to thank him for all the friendship and help he has given me over the past four years, during which I have had the honor and privilege of working for Italy and representing Italy in the Dominican Republic. Marco Giomini and I have had the privilege of working together

under his leadership and creating concrete opportunities to strengthen relations. I am pleased that he mentioned the need for this book because we need to understand more about the richness between the two countries. I greatly appreciate his desire to advance, which is the same desire shared by many personalities, such as Minister Victor Bisonó, who spoke about his family history and also about potentials: what can be done in the economic field? It is the same concept that our distinguished Minister of Foreign Affairs in Italy, Luigi Di Maio, expressed about potentials. What can be done? The distinguished President of the Dominican Republic, Luis Abinader, spoke in his preface about the importance and desire to write new pages of world history together. I believe this is a very important message shared by Italy as well. Through these initiatives, we are understanding the potential of what can and must be done, and I believe we have the confidence to do it in schools, universities, in the political, business, and research sectors. We now have the information about this history, and with this history, with everyone's help, we can turn the page, advance, and create new pages of world history. For this reason, I want to thank everyone who participated and listened to us today and IILA, once again, for organizing this important and beautiful meeting. I invite everyone to explore this exhibition both the virtual one and, for our friends in Santo Domingo, the in-person exhibitionavailablestartingtodayat theMuseo de laCasaReales. Here, youcan viewallthebeautiful images fromour book, whichwill also be showcased in the future at IILAand other locations in Italy, with the support of Ambassador Raful. This will provide an opportunity to visually appreciate the shared bond between our two nations and the origins of so many significant Italian-Dominican figures.. This is, I believe, a very important message that we can understand by listening to all the important words spoken today, starting with the words of Secretary General Antonella Cavallari and all the other friends and authorities who spoke. Thank you very much.”

Jaime Nualart, Cultural Secretary of IILA:

“Thank you, Ambassador. Best wishes to you for this magical initiative. I would like to inform you that various illustrations and images from the bookyou curated, The Italian Legacy in the Dominican Republic: History, Architecture, Economy, and Society, have also been published on our pages. As Ambassador Canepari mentioned, who is currently in Santo Domingo, these images are also on display at the Italo-Dominican Organization’s headquarters for those who wish to visit. I would like to thank Ambassador Raful for his presence at this meeting. We have followed various participations, both virtual and in-person. On behalf of our Secretary General Cavallari, I would like to conclude with her words: we would be honored to celebrate further initiatives that promote and establish bridges of friendship and cooperation between Italy and the countries of Latin America. Thank you all very much for your attention and participation.”

2.5 Presentation at the Universidad Autónoma de Santo Domingo (UASD)

[Original language: Spanish. Translated in English]

Volume “The Italian Legacy in the Dominican Republic. History, Architecture, Economy and Society”.

Edited by Andrea Canepari.

Italian edition published by Allemandi, 2021.

American edition published by Saint Joseph’s University Press, 2021.

June 22, 2021

Universidad Autónoma de Santo Domingo (UASD)

Santo Domingo, Dominican Republic

PANEL:

 JorgeAsjana David, Director General of Cooperation and National and International Relations at UASD.

 Modesto Encarnacion, Director of the “Pedro Mir” Library at UASD.

 Andrea Canepari, Italian Ambassador to Santo Domingo;

 Marcos Forestieri, Professor at the School of History at UASD.

MODERATION:

 Luis Pérez, Director of Public Relations at UASD.

Jorge Asjana David, Director General of Cooperation and National and International Relations at UASD:

“Good evening, thank you, Luis. On behalfofour esteemed Rector, Dr. Emma Polanco, on my behalf, and that of the entire university community, I would like to welcome: Ambassador Andrea Canepari, and throughhim, the entire Italiancommunity living in the Dominican Republic and throughout Latin America; Marcos, who played a significant role in coordinating this event and this book; as well as our Director of the "Pedro Mir" Library, Modesto Encarnacion, and with him, all those who are connected with us in various ways this evening. It is always important to talk about diasporas, but having a consolidated account of the diaspora’s contribution, in this case, the Italian diaspora in the Dominican Republic, is very important to have a tangible element that allows us to recognize these contributions, and their quality, in significant areas such as history, architecture, the economy, and society. It is extremely important because, like many others, our country has greatly benefited from the contributions of communities that have arrived during various periods throughout history. Moreover, what better setting than our School of History and Anthropology to gather and highlight the key contributions of the Italian community that has made its mark on our country. As is known, immigrants in diasporas always go through a process of adaptation to a new reality. But the Italian community in the Dominican Republic has been able to integrate and contribute. I believe this is an evening to learn more about these contributions, with experts in the field. So, on behalf of our University and our Rector, we warmly welcome you. Thank you, and may this evening be very enjoyable.”

Luis Pérez, Director of Public Relations at UASD:

“Thank you. Dr. Jorge Asjana David has spoken on behalf of UASD and on behalf of its highest authority, Dr. Emma Polanco. On this occasion, I would also like to extend a welcome, with everyone’s permission, to a person who has been fundamental to this cultural exchange, to this relationship between the Italian Embassy and UASD, who is Mrs. Flavia from the Embassy. We greet her warmly, expressing our sincere gratitude for her kindness in choosing UASD for this cultural exchange, where we will delve into the history embedded in the Italian legacy in the Dominican Republic. We will talk about history, architecture, economy, and society. When we combine all of this, we have what we call culture. And speaking of culture: ladies and gentlemen, it is a privilege to have the Director of the "Pedro Mir" Library, Modesto Encarnacion, here with us.”

Modesto Encarnacion, Director of the “Pedro Mir” Library at UASD:

“Thank you, good evening to the authorities, teachers, and colleagues who have accepted our invitation; Professor Rodríguez, Professor Ortiz, Mr. Marcos Forestieri, Mr. Jorge Asjana David; colleagues we invited who have responded to our call. I would like to tell you that our Rector is very pleased to strengthen the ties of friendship with the Italian Embassy through Ambassador Andrea Canepariand thanks youonbehalfoftheLibraryforthedonationsofbooks,magazines, andpaintings made through Mrs. Flavia. We are very pleased with this meeting. Now I will comment on some issues I have researched and read, in these books and other texts, that may shed light on this very interesting topic. This book contains the names and works of Italian sculptors, it talks about monuments and worksofart suchas “Los Padres de la Patria” at theAltar ofthe Homeland, the statue of Gregorio Luperón in Santiago, and many other cultural facts about Italians in our country. Already in 1895, Gregorio Luperón had the opinion that the Dominican Republic especially needed immigrants, who had to be attracted by positions, rights, freedoms, and privileges. Luperón was in favor of increasing the immigration of foreigners, and this was implemented by Ulises Heureaux during his government. I would like to quote from the text byHarryHoetink "El Pueblo Dominicano 1850-1900" which, citing Arturo Bueno, states that Italian immigration consisted of about thirty families who settled in Santiago in 1875 and that almost all married ladies from Santiago and contributed to commercial, agricultural, industrial, educational, and journalistic activity, as well as to the cultural and economic growth of the city. This book byArturo Bueno is titled: "Santiago: quien te vio y quien te ve" (“Santiago: who saw you and who sees you”). The accordion, for example, became an indispensable instrument in Dominican popular music, first introduced by the Italian Vittorio Stefani. By 1890, the lively rhythms of traditional merengue were already incorporating the accordion’s distinctive sound, shaping the genre into what we know today. In the hope of understanding the essence of the Italian cultural heritage in the country, to make us aware of the bridges created in the past by Italians who decided to contribute to the country's development from its origins, the comic book “Italians in the Dominican Republic. Stories and Adventures of Old Friends” highlights Alessandro Geraldini, the first bishop of Santo Domingo, who proposed himself as the organizer of the entire Church in the newly discovered lands in 1519. On the political front, Bishop Geraldini, despite his ties to the Spanish Crown, complained to Christopher Columbus that he had exploited all the riches and decimated the indigenous population: «The situation is unacceptable, and it is our duty as a Church to denounce the abuses». Geraldini’s stance in favor of the indigenous people led to a clash with the Spanish authorities. Another figure I would like to mention is Amadeo Barletta. An Italian entrepreneur and founder of “Santo Domingo Motors”, as

well as one of the owners of the “Tabacalera”, he was forced to sell his companies to Trujillo because he was accused of conspiring against him. He was saved thanks to diplomatic pressure from the Americans and the Italians. Barletta was a hardworking man and contributed to the modernization of these companies in our country. In other words, Italians in the Dominican Republic suffered dictatorship and repression alongside their businesses. Another case was that of the Pellerano family and the newspaper “Listín Diario”. During the dictatorship of Ulises Heureaux, which ended in 1899, Arturo Pellerano was imprisoned several times. Also, in 1930, during the dictatorship, the same fate befellPellerano’sson, who was imprisoned for violatingthepress law. Thenewspaper “ListínDiario” is a cultural reference in our country and had the collaboration of thinkers like Eugenio María de Hostos in 1990. Politically and militarily, Juan Bautista Cambiaso was the founder of the Dominican Navy. An Italian soldier who participated in the war of '65, Ilio Capozzi, was tasked by Trujillo to create the "frogmen" corps. When the war broke out in April 1965, Capozzi played a significant role and participated alongside Caamaño and Montes Arache in the clashes at the Duarte Bridge. In the period 1922-1924, Juan Bautista Vicini Burgos assumed the position of Provisional President of the Dominican Republic, during the American military occupation. His father was a sugar mill owner. During his administration, reforms were implemented to the Constitution, and he successfully organized the government to ensure a smooth transition of power, ultimately handing over the Presidential Guard to Horacio Vásquez. As you can see, this represents just a small portion of the extensive heritage and contributions that Italians have made to the public, economic, and political life of the Dominican Republic. I do not intend to say much more, as we don’t have much time, so I will now turn the floor over to Forestieri.”

Luis Pérez, Director of Public Relations at UASD:

“Maestro Modesto Encarnacion, Director of the "Pedro Mir" Library, has briefly provided us with some fundamentalelementsofItalian culture. Let megreet Maestro Modesto, andwithhispermission and that of Maestro Marco Forestieri, Dr. Tony Raful Tejada, also linked to this conference, this discussion, this cultural encounter. However, before Forestieri, let me, Mr. Director of the Library, show us all a presentation video that was prepared on behalf of the Italian Embassy, with the message from His Excellency Andrea Canepari, Ambassador of Italy in the Dominican Republic. Please continue, Mrs. Flavia, with the video. We would like to express our appreciation to all the teachers who have connected us to the purpose of deepening our understanding of this culture and the importance of the Italian legacy for each of us in the Dominican Republic, particularly through this collaboration with UASD. We are now ready with the video of His Excellency the Ambassador.”

Video message byAndrea Canepari, Italian Ambassador to Santo Domingo:

“Good afternoon, I would like to thank the Autonomous University of Santo Domingo for this important presentation of the book on Italian heritage in the Dominican Republic. It is essential to grasp thehistoryand connections betweenthetwocountries, encompassingtheir numerous historical, political, economic, and cultural relations across various sectors, including architecture, agricultural development, and music. Now, thanks to the researchers who wrote this book, we can understand the importance of the relations between the two countries. For this evening of friendship and culture, I thank Dr.Antonio Medina, Vice-RectorofUASD, and Dr. Emma Polanco, Magnificent Rector. I also thank the Director of the "Pedro Mir" Library, Modesto Encarnacion, and Professor Marco Forestieri for discussing the important ties between history and the future that can be found in this book on Italian cultural heritage here. I believe it is important to reflect on history, understand connections, and build new opportunities for our countries. Speaking today at such an important research center as the Autonomous University of Santo Domingo is key to creating new opportunities between the two countries in the future. I hope you enjoy the book and the rest ofthe virtual material: the cartoons inspired by the book and the videos about the history between the two countries, featuring beautiful images of Italy and the Dominican Republic on the website “ciaosantodomingo.com”. I thank you very much for this evening of friendship, and I hope that everyone can appreciate the book and the cultural activities of the Italian Embassy and the Autonomous University of Santo Domingo. Thank you from the bottom of my heart.”

Luis Pérez, Director of Public Relations at UASD:

“His ExcellencyAndrea Canepari, Ambassador of Italy to the Dominican Republic, in this video for each of us. It is time to present some details of Italian culture. Ladies and gentlemen, it is a great privilege to have with us Marcos Forestieri, professor at the Autonomous University of Santo Domingo, Faculty ofArts and Philosophy.

Marcos Forestieri, Professor at the School of History at UASD:

“Thank you very much, Master Luis Perez. I greet the audience that is here with us this afternoon. Undoubtedly, migration processes, if managed properly, can be a factor of growth and development for the nations that receive them. The Dominican societythat we knowtoday has been largely shaped culturally by the contribution of immigrants from various regions. Among these, the Italian population represents one of the most significant due to the impact its presence has had on national development. Whether we choose to recognize it or not, we have been linked to Italy since the

moment our island was established in 1492. We were the first permanent settlement of a European state in the New World. Let us not forget the controversial figure of the ingenious Genoese navigator Christopher Columbus who, using maps from the famous Florentine astronomer, cosmographer, and mathematicianPaolo dalPozzoToscanelli, and inspired by the work "IlMilione" bythe unforgettable Venetian traveler Marco Polo, dared to chart a new westward navigation route around the world with the goalofreaching the richcoastsofCipango, theJapanese archipelago, and ancient China. His error and perseverance brought him to these lands, and nothing would ever be the same again. From that moment on, I believe that there is no significant aspect of our country’s life in which Italians have not been present, in one way or another. Education, religion, independence and political struggles, art, science, technology, tourism, cuisine, food, engineering works, fashion, etc. We have the largest and most prosperous Italian colony in the entire Caribbean region. On the other hand, Italy has been the destination for over 10,000 Dominican migrants, many of whom have been Italian citizens for many years, having married Italian men and women, while others have permanently settled in the peninsula.Theyhaveput downrootsthere, achievedacertainqualityoflife, andcontribute together with the entire Dominicandiaspora, particularlytheAmerican one to sending remittances that allow thousands of families in our country to sustain themselves. I realize that this story of mutual benefit needs to be increased and strengthened. Regarding the Italian presence and its contributions to the various historical processes of our nation, we can cite the following. First, I will briefly refer to colonization. In 1493 Christopher Columbus returned to make his second voyage with a group that historians estimate consisted of between 1,200 and 1,500 people. Within this group was a contingent of Italian origin, including Diego Colon, Miguel Cuneo, Antonio Calabrese, Nicolas de Gaeta, Juan Griego, Luis de Saona, who is actually Luis de Savona but took the surname "Saona" inspired by Colon when he coastedthe island ofSaona and named it inhonor ofhis friend. There areother figures I omit for reasons of time. They would all be founders of the first European city in the New World that you all know, the famous "Villa de la Isabela," and witnesses to many of the conflicts that would follow. Then came a series of chroniclers, including Gerolamo Benzoni who lived here after retiring from the mainland. Pedro Mártir de Anglería, whose real name was Pietro Martire d'Anghiera, was one of the greatest chroniclers in the service of the Spanish Court. Despite never having visited the New World, he had firsthand contact through interviews with all those who arrived, whether they weresoldiers, sailors, navigators, etc.Thenwe havethegreatAmerigo Vespucci, therenownedItalian cartographer who created the first detailed maps of the continent and recognized the error made by Christopher Columbus. In the religious sphere, as you have already recalled, in 1519 the humanist, chronicler, and Renaissance writer Alessandro Geraldini, who had held important positions at the court of the Catholic Kings, arrived here. At the time, the island was the captaincy, it had the status

of the captaincy general of Santo Domingo de Guzmán, and the bishop, also a Renaissance Italian chronicler, was responsible for all the drinks consumed by the kings. It may seem like a silly and insignificant thing to be responsible for drinks, but in reality, it was an extremely risky job because he had to taste everything the kings consumed in advance out of fear of poisoning. He later became the preceptor of the infants, particularly of Catherine of Aragon, who would later marry the King of England. He eventually became the major chaplain before being sent as the first bishop of the Americas. Here, in our beloved city of Santo Domingo de Guzmán, he emerged as a great advocate, the initiator of the construction of the first Cathedral of America, known as Santa María de la Encarnación or the Cathedral of the Annunciation. As the Master rightly pointed out, he also found himself in conflict with the oppressive encomienda system, which he denounced in his correspondence with the papacy. There is much to say about the struggles for independence. InApril 1844, two Italians of Genoese origin, Juan Bautista Cambiaso and Juan Bautista Maggiolo, both sailors and both Genoese, dedicated to commerce and having arrived in the country several years earlier, put their ships at the service of the independence program, improvising brigantines that were then engaged in the importation and exportation of products such as cocoa, precious woods, and coffee, very valuable not only in Italy but also in Europe. Detachedly, they fully identified with the independence movement conceived by Juan Pablo Duarte and that group of liberally minded youths. Theywere membersofthe bourgeoisie, fromvarious levels, who unknowinglygave birthtotheNavy, which was victorious against the Haitian forces in several naval battles. The first and most famous, as you know, took place in April 1844, the famous battle of Tortuguero. Then we have the so-called "French Age" in Santo Domingo, which formally began with the Treaty of Basel in 1795 and lasted until 1809. During this period, a part of Napoleon's army arrived on the island under the command of General Leclerc, Napoleon's brother-in-law. Then, when they left the French colony of SaintDomingue, which became the Republic of Haiti in 1804, they were placed under the command of General Jean-Louis Ferrand. Thenthere is the creationofthe "frogmen" unit ofthe Navy, an initiative started in 1957 by the Italian citizen Marco Tobia Sonzini, who suggested to the then Chief of Staff of the Dominican Navy, Vice Admiral Rafael Richardson Lightbourne, the creation of a new type of elite naval commando, similar to the famous group known as “Flotta X Mas” of the Italian Navy, which was the first "frogmen" unit in the world. The “Flotta X Mas” had successfully fought against the British Navy, destroying and neutralizing important naval units. So, Vice Admiral Richardson forwarded this proposalto Trujillo, and he decided to give the green light. Thus, in 1959, seven Italian instructors were hired for these purposes, all experienced combatants. Among them was Vittorio Tudesco and the very famous Ilio actually Elio Capozzi, who fell attempting to take the National Palace during the April Revolution. He was a man greatly loved by the Dominican revolutionaries

and should be honored. Heis buried near myhome, in the cemeteryonAvenida Independencia. These instructorshad alreadyserved inthe “FlottaXMas” and were also collaborating with the Italian army. They were joined by Enzo Lobasto, Alberto Cortelleza, Mario Cresla, and Benito Pambianchi, all belonging to the elite of Italian paratroopers, another unit that gave the British and New Zealanders a hard time in the night raid missions launched in North Africa. They were all masters in handling explosives, combat tactics, infiltration, etc. The last was Elio Volpi, an instructor specialized in handto-hand combat, particularly in jujitsu. Finally, he was joined by the Japanese judo and aikido specialist, whom I had the pleasure of meeting personally, Mamoru Matsunaga. Thus, from February 1959 to April 1965, this group of Italians promoted three groups of "frogmen" who were trained according to the strict and rigorous criteria of the units initially created in Italy. The first class graduated in October 1959, the second in February 1964, and the third about to graduate could not hold the graduation ceremonydue to the outbreak ofthe revolution. Then there were the struggles against Trujillo's tyranny, and three Dominicans of Italian origin participated in the expedition to Constanza, Maimón, and Estero Hondo in 1959. “In Constanza, we have Héctor Mateo Calcagno, 'Mateito'; in the Estero Hondo landing, we have Massimo Emilio Deolio; and in Maimón, we have two, Ettore Emilio del Giudice Herrera and Eduardo Salvador Martinez Saviñon. I would like to clarify that while the surname Saviñon has often been said to be of French origin, it is, in fact, not French. Saviñon is actually Savignone, a Genoese surname. It was hispanicized to Saviñon here. Later, when the tyrant Trujillo was executed, GeneralAntonio Imbert Barrera, together with the other hero who were the onlytwo survivors ofTrujillo's execution hid in the house of the Italian consul with the mediation of the Ranieri family, who sheltered them to save their lives. The consul also hosted Guido D'Alessandro, who, along with Manolo Tavarez, was the founder of the 'June 14th Movement.' Years later, he would also be the founder of the Christian Social Revolutionary Party. Regarding education, for 87 years, we have had the presence of the Salesians, an institution, an order, much loved by the Dominican people, which has contributed to education, justice, and the improvement of living conditions for our people. An exemplary institution. Then, there is Mr. Rocco Cocchia. Already in 1876, he arrived as Apostolic Vicar of the Diocese of Santo Domingo and Apostolic Delegate to the Dominican, Venezuelan, and Haitian governments. He always used Santo Domingo as his base. Very concerned about the political, economic, and educational situation, he went to Italy and traveled to Turin, where he personally spoke with Don Bosco, the founder of the Salesiancongregation, expressing his fears and concerns for the fate ofthis nation, asking him to send priests and educators to help and contribute to the progress of the people. Don Bosco promised to do so, but then a series of difficulties prevented the establishment of the community. It was in 1934 that the first group of Salesians arrived in the country with the goal of founding a vocational school. The

project came to fruition in 1935 with the Salesian School ofArts and Crafts, whose first director was Father Pascual Trischetta. Some time later, the school was relocated to the neighborhood of Maria Auxiliadora, a humble area that required the commitment of a group of dedicated individuals focused on providing educational opportunities for the youth. These individuals transformed this vocational school into the now famous Salesian Technical Institute. But it doesn't stop there: in La Vega, in the Cibao region, the Salesian Agronomic Institute was founded an extraordinary agricultural training institute. The San Juan Bosco Agricultural School in Moca, the Santiago Industrial Polytechnic Institute these educational institutions have greatly contributed to the development process, and so Italian management models, both nationally and internationally, the entire environment in which the agronomic institutes were built, were converted into industrial zones. You have to see it to believe it. National and foreign agronomists were trained there, but also many ordinary people from the countryside, who were given advice and training. A whole series of Italian priests and educators passed through there, many of whom never left the country they died and are buried here in various places. I also take this opportunity to remember, with great affection, my friend, Father Rogelio Cruz from the Christ the King parish, who, in my opinion, did exemplary work in raising awareness but was unjustly and abusively removed from the Salesian order due to political pressure. In the arts, there are so manythings we could mention: for example, that the first cinema, the first movie theater, was brought to the Dominican Republic bythe Italian Francesco Greco, with the first device, the first movie theater, in 1903 in the city of Puerto Plata. In Dominican visual arts, we can mention masters like Paul Giudicelli and Carlos Sangiovanni. The architectural and engineering work of that monument an unparalleled beauty in my opinion is truly the most stunning government palace. I've lived in Brazil, Mexico, Venezuela... but in my opinion, the most beautiful government palace on the American continent is ours. A masterpiece conceived by an Italian industrial engineer, Guido D'Alessandro, who married a Dominican, died in our country, had problems with Trujillo, and gave lineage to an entire dear D'Alessandro family, like the Dominican singer Gina D'Alessandro, who hasn’t lived here for a long time. Please, what can I say about journalism? Our most important journalistic outlet as Maestro Encarnacion said 'Listín Diario,' was founded by Arturo Pellerano Alfau, a descendant of Italians, and by a whole series of journalists I have known, like Salvador Pittaluga, another who was also an ambassador and prolific writer, and Victor Grimaldi. As for sculpture, the Maestro already mentioned the statue we have in Duarte Park in honor of our founding father, Pablo Duarte. We have the bust of Duarte made by Maestro Rotellini. As Don Modesto said, we also have the statue of Don Gregorio Luperon. And I can't, for reasons of time, talk about music, ballet, opera. Regarding commerce, Maestro Encarnacion mentioned an emblematic figure, Don Amadeo Barletta. My family has a very special connection with DonAmadeo because we Forestieri

come from the same town, San Nicola Arcella in Calabria. His house was across from ours, and he was none other than the godfather of my father, a great friend of my grandfather. Amadeo Barletta is a great Italian entrepreneur who was the Consul General of Italy. A magnificent businessman, very famous in Cuba, very famous in our country, and also inArgentina, where he was a representative of General Motors. Later, he got into a dispute with Trujillo and played a dirty game Trujillo sent him away, accusing him of conspiring against him, and of providing financial support to the guerrilla leader Rafael Enrique Blanco, who had revolted against Trujillo. With this terrible accusation, he was sentencedto four years in prison, and if it hadn't been for the internationalpressure fromtheAmerican government and Benito Mussolini, only God knows if he would have come out of prison alive. That company was the 'Dominican Tobacco Company,' which wanted to buy what would become the 'Tasbacalera,' founded by another Italian, Don Anselmo Copello. The latter took over a company in Santiago, exploiting the fertile land for tobacco production and founded a company, first known as 'La Habanera,' later becoming 'Compania Anonima Tabacalera,' which Trujillo obviously wanted to acquire. So evenAmadeo Barletta, representing the 'Dominican Tobacco Company,' was pushing and blocking his path, but to achieve his goals, he had to file a case against him, and he succeeded, because, if I remember correctly, Don Amadeo had indeed contributed to the uprising of 'Enrique Blanco.'Apparently, the money had already been disbursed to get out of this hateful regime that had done so much damage to the country, not only to Dominicans but also to many other ethnic groups. Regarding commerce, I will limit myself to mentioning merchants, entrepreneurs, with extraordinary vision, families like the Bonettis, the Vicinis, the Barlettas, the Ranieris, my family, the Forestieris. My uncle, my great-grandfather I didn't know him, but I have photos of my uncle José Forestieri. He arrived here at the end of the 19th century and dedicated himself to buying cacao, coffee, and other Dominican productsofgreat value in European markets, and then he got involved in import and export of certain products. Essentially, what might our country look like today if we were to remove the significant impact of a family like the Vicinis, who arrived in the Dominican Republic in the second half of the 19th century? Juan Bautista Vicini Cánepa was the patriarch of what would evolve into the most prominent and affluent Italo-Dominican family in our country, renowned on an international scale and recognized as one of the wealthiest families across the entire American continent. They were owners of numerous sugar mills and various businesses. Among them, the former 'Metaldom,' the most important metallurgical company in the Caribbean. This man from the Vicini family, who ifI’m not mistaken, was also relatedto the Cambiaso family, arrived in the country working, saving, and started investing by buying properties. He then realized the boom that was coming in the sugar industry and began making such important loans to the Dominican government that Ulises Heureaux himself, in an altercation with Juan Bautista Vicini, called upon Eugenio María

de Hostos, who told him that Vicini was a young man of great value, but that he should not confront a personality like JuanBautistaVicini because he was the man with the money, the one making loans, the one providing liquidity to the government, and that he should stop. This gives us an idea of the importance this man gained in national life, eventually becoming a financier for other foreign investors, many of whom decided to leave when prices fell or because they didn't perform well and couldn't manage. Theyended up handing over their lands, given as collateral, to Mr. Vicini, who then began to manage and cultivate an impressive amount of land. So, gentlemen, I don't want to exhaust you. I'll stop here. I believe we have provided more or less an overview. There are still many things to cover, such as the formation of the fire brigade, food production, and insurance, where we have the first female insurance agent in the Dominican Republic, a business she built with great sacrifice. In short, there are many entrepreneurs, and this colony has distinguished itself by being extremely hardworking, humble, and closely connected to the people who welcomed them, marrying citizens, having children, and not abandoning them. In essence, I conclude my remarks. If you have any questions, I am ready to answer and apologize if I decided to stop because it is not my intention to overwhelm you. We have a magnificent work that is already a source of pride for all of us. It is a recognition that had been forgotten, not necessarily by the Dominican people. Many intellectuals, when we met, discussed just this, and fortunately, we have Dr. Andrea Canepari, an ambassador who is doing an excellent job leading the Italian Embassy. He is a very dynamic and active man who truly wants to strengthen the ties between our peoples. Ahug, a kiss, and thank you for the opportunity to be here with you. I am at your disposal.”

Luis Pérez, Director of Public Relations at UASD:

“Thank you, Marco Forestieri, professor at the School of HistoryandAnthropologyof the Faculty of Humanities at ourAutonomous University of Santo Domingo. It is a great privilege. We could spend aconsiderableamount oftime immersingourselves inthis history, absorbingthewealthofknowledge that undoubtedly shapes the culture and multiculturalism shared between the Dominican Republic and Italy. We hope to have you with us again, Maestro, in a meeting like this, whether virtual or in person, so that you can share all this knowledge with us. On behalf of UASD, I thank you for being part of it. Thank you all for your attention.”

2.6 Presentation at the Universidad Nacional Pedro Henriquez Ureña (UNPHU)

[Original language: Spanish. Translated in English]

Volume “The Italian Legacy in the Dominican Republic. History, Architecture, Economy and Society”.

Edited by Andrea Canepari.

Italian edition published by Allemandi, 2021.

American edition published by Saint Joseph’s University Press, 2021.

September 17, 2021

Universidad Nacional Pedro Henriquez Ureña (UNPHU)

Santo Domingo, Dominican Republic

PANEL:

 Heidi De Moya, Director of the School of Architecture and Urbanism - (UNPHU)

 Mizoocky Mota, Urban Architect and General Coordinator of the School of Architecture and Urbanism - (UNPHU)

 Esteban Prieto, Architect, Researcher and Professor - (UNPHU)

 Gustavo Luis Moré, Architect - (UNPHU)

 Julia Vicioso, Architect, Historian, and Diplomat

 Omar Rancier, Dean of the Faculty of Architecture and Art (UNPHU)

 Elizabeth Severino, Coordinator of the Directorate for Institutional Experiences and Graduate Management

 Rocío Aguiló, Coordinator of the Directorate for Institutional Experiences and Graduate Management

Heidi De Moya, Director of the School ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Good afternoon, and welcome to this event that we have been eager to share with you for some time now students, alumni, and the general public. As the Director of the School of Architecture and Urbanismat the Universidad NacionalPedro Enriquez Ureña, I would like to extend a warmwelcome to our speakers today. Among them are several esteemed alumni who bring us great pride: Architect Gustavo Moré, Architect Mizoocky Mota, Architect Esteban Prieto, and Architect Julia Vicioso. Thank you all so much for being part of this event and for accepting our invitation to this webinar on "The Italian Legacy in DominicanArchitecture."We truly appreciate your presence. Now, I will pass the floor to our Dean, Architect Omar Rancier, who will introduce the event.”

Omar Rancier, Dean of the Faculty ofArchitecture and Art - (UNPHU):

“Thank you, Heidi. The initiative for the book The Italian Legacy in the Dominican Republic can only be described as a wonderful endeavor spearheaded by Ambassador Andrea Canepari of the Italian Embassy. The Universidad Nacional Pedro Enriquez Ureña has maintained excellent relations withtheembassy, particularlywiththe FacultyofArchitectureandArt and itsschoolsofArchitecture, Urbanism, and Design. We have had the opportunity to participate in several events alongside Italian professors invited by Ambassador Canepari. This makes the decision to include a chapter on architecture in this beautiful book all the more appealing especially since a significant number of the contributors are alumni of our institution. Julia Vicioso and Esteban Prieto are featured in the colonial section with essays on the Alcázar and the Cathedral, while Gustavo Moré provides a thorough account ofthe architects connectedto Italy in the modern section. This reminds us ofa topic that we hold dear and have explored on several occasions: the “Axis of Italy,” which Plácido Piña emphasized as one of the most significant contributions of the UASD School of Architecture during that time. This perspective balanced the influence of American architectural schools, which had a more pronounced presence through figures like Carlos and Pedro Alfonso at the School of Architecture at UNPHU. Mizoocky Mota, for her part, reviews the project that could be described as a Caribbean postmodernism represented byAltos de Chavón. This afternoon, we are very pleased to welcome these prestigious alumni on behalf of the Faculty of Architecture and Art. We are grateful totheItalianEmbassyand toAndreaCaneparifor theopportunityfortheseprofessionalsto contribute to such a remarkable publication. Congratulations to everyone involved, and let us enjoy this conversation. Thank you very much.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Thank you very much, Mr. Dean. Now, we will hear a few words from the General Coordinator of Alumni, who has been instrumental in organizing this event in collaboration with the School of Architecture and Urbanism within the Faculty ofArchitecture andArts. Please, go ahead, Rocío.”

RocíoAguiló, CoordinatoroftheDirectorate forInstitutionalExperiencesand Graduate Management:

“Good afternoon, everyone. Once again, we express our pride from the Office of Institutional Experience and Alumni Affairs. My colleague Elizabeth Severino and I are very grateful for the opportunity to participate in this event, where we celebrate the enriching contributions of these university alumni, which have been captured in The Italian Legacy in Dominican Culture. Elizabeth will now provide a brief overview of each of the authors.”

Elizabeth Severino, Coordinator of the Directorate for Institutional Experiences and Graduate Management:

“Good afternoon, everyone. We will now provide a brief introduction to each of the authors, starting with Architect Gustavo Moré. He is a graduate of UNPHU and holds a specialization in monument restoration. He has won numerous architectural and urban design competitions and has completed significant projects in both the public and private sectors. He is the author of several award-winning bookson architecture inthe Greater Caribbeanand the Dominican Republic. Next, we haveArchitect Mizoocky Mota, an urban architect and UNPHU graduate. She is also a university professor and the General Coordinator of our School of Architecture and Urbanism. In addition to her teaching, she is a researcher with a passion for topics related to planning, human resilience, and sustainability. She has extensive experience in land management through her work at the General Directorate of Land Management and Development in the Dominican Republic. Continuing, we have Architect Esteban Prieto, anarchitect, researcher, and universityprofessor specializing inarchitecturalconservation. He is a graduate of UNPHU's Master’s program in Monument Conservation. He has restored numerous properties in the Colonial Zone of Santo Domingo and has contributed to various publications on topics such as indigenous, vernacular, and popular architecture, as well as fortifications. Finally, we will hear from Architect Julia Vicioso. She is also a UNPHU graduate and was the first to present a thesis on the history of architecture. She is a historian and diplomat, holding both a Master’s degree and a PhD in History, with specializations in monument conservation and diplomatic paleography

and archiving. Once again, welcome to everyone, and we hope this time will be highly beneficial for all of us. Enjoy!”

“(Presenting a PDF of the book) Thank you all sincerely, especially to Esteban, who called me to invite me to collaborate on this project. It has truly been a pleasure to delve into this topic, which we have needed to address in the country for some time now. As architects dedicated to our field, we have been particularly interested in understanding the cultural affiliations of Dominicans who lived abroad. This opportunity allowed us to compile the most exhaustive list possible of those we needed to acknowledge not only based on our previous research but also thanks to the references provided by those we interviewed. I believe that nearly everyone mentioned in the article, who is still alive, was interviewed, and the information they provided was invaluable. We not only discussed their personal lives in Italy but also examined the academic and critical orientations that were relevant during each period these Dominicans were there. Additionally, we looked at which Italian authors had the most significant influence on them and their peers at the time. This was fundamental. It’s possible, I’m sure, that we may have overlooked a few, but we hopeto continue our research. I would like to inform you that we are part of the journal Archivos de Arquitectura Dominicana, and we were waiting for the book to be published so we could explain it further in the journal with more graphics and possibly additional edits to enhance its scope. I usually don’t read my presentations, but today I read the first two pages of the article, and I would appreciate it if you would allow me to share them because I believe theysummarize the key points well. The article is divided into several sections. We start with one that addresses the international culturalcontext: What was happening inthe world after World War II?The architecture inpost-war Italyserves as our starting point, as it was during this time that Dominicans began enrolling in and completing master's degrees and some even full degrees in Italy. What was happening in local university education at that time? What was the contrast? How could a Caribbean school in the Dominican Republic, amid a dictatorship, somehow compensate for or prepare local architecture students in relation to what was occurring abroad? Finally, I want to highlight a significant historicalaspect: the configuration ofthe “Axis ofItaly.” This termwas coined by our colleague Plácido Piña about 30 or 40 years ago to identify the group of Dominican students who, during the first two decades from the 1950s to the 1970s went to study in Italy. In fact, they unintentionally formed a crucial cultural force in the Dominican Republic. Theycontributed not only as professors but also through their experiences in classrooms and institutions where they worked. (Beginning to read an excerpt from the book; p. 289) It was the post-war years, and the forces of the West were regrouping. The United States was basking in the glory of victory and exerting a strong

influence on global culture. Renowned international masters like Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, and Mies van der Rohe were completing their final works, paving the way for figures such as Eero Saarinen, Louis Kahn, SOM (Skidmore, Owings & Merrill), Paul Rudolph, and Aldo van Eyck. The revolutionary attitude that would ignite in the 1960s was beginning to take shape, with groups like Team X and Archigram, followed shortly by the extraordinary works of architects like Foster, Piano, and Rogers (for instance, the Musée Pompidou). From the 1950s onward, Latin America began to emerge, showcased at the Museum of Modern Art, with luminaries such as Niemeyer, Costa, Villanueva, Barragán, Ramírez Vázquez, Romanach, Bermúdez, Vegas, Salmona, Zabludovsky, and Testa, among many others. These were years of intense cultural activity and significant political changes, heralding a sense of “anything goes” that seems to prevail today. Italy experienced an extraordinary renaissance in modern architecture, this time intertwined with engineering. Pier Luigi Nervi stood out as a structural designer, achieving a level of integration where architecture, engineering, and constructionseemed to merge into a single discipline. His projects elevatedthe 1960 Rome Olympics and transformed Turin, among other cities, with his elegant and astonishing structures. Other prominent architects produced exquisite works: Franco Albini, whose Rinascente building in Rome delighted many; Giovanni Michelucci, the renowned Florentine designer of the Chiesa dell’Autostrada del Sole; and the visionary Carlo Scarpa, a universally esteemed Venetian known for his intricate architecture and refined design sensibility. These were the years of awakening for Italian industrial design, particularly concentrated in Milan and associated with companies like Flos, Artemide, Cassina, Poltrona Frau, and iGuzzini, among others. According to the monographic journal "2G," No. 1 ("ItalianArchitecture of the Post-War Era 1944-1960"), edited by Luca Molinari and Paolo Scrivano: "Following the unique challenges faced bythe introductionof modernism during the Fascist period in Italy, the country’s architectural production experienced a rebirth after World War II. Modernism blended with a more localized vision rooted in a rich historical tradition and the construction of well-established historic cities. During these years, Italy became a bastion of global modern architecture, laying the groundwork for all subsequent contributions from Italian theorists in the 1970s." In fact, I argue that Italy was one of the countries that embraced a distinctive shift in its cultural policy in the 1980s. In Italy, history has never ceased to be present. (Continuing to read the excerpt from the book) "Buildings for commercial firms, housing complexes, and public buildings designed by architects such as Ernesto N. Rogers and his BBPR group, Gardella, Moretti, Ridolfi, Quaroni, Albini, Figini-Pollini, and Michelucci alongside the vitality of Italian design being exported worldwide and the influence of the Italian specialized press as an international forum for reflection mark this phase of Italian architecture as one of the most fruitful episodes in European architecture in the second half of the 20th century. Significant works include the Velasca Tower by

BBPR, Moretti's "Girasole" housing complex, and the housing neighborhoods designed by Ridolfi, Albini, and Figini-Pollini." This paragraph encapsulates, in a very concentrated manner, precisely what we discussed in the previous paragraphs. Such was the landscape in Italy. In a parallel reality, the Dominican Republic was entering the Trujillo regime, and several Italians present in the Dominican Republic were making their mark in various fields. Alfredo Scaroina had already participated decades earlier in several public works, including the San Cristóbal Town Hall. Amedeo Campagna (1893), from Santa Domenica Talao, who likely studied engineering in Naples, settled in the country and carried out projects in Santiago and Puerto Plata. In 1927, engineer Guido D'Alessandro Lombardi established himself in Montecristi, where he would undertake many significant works during the Era, including the notable National Palace of Government. That same year, engineer Baldassare Guaschino (1950) arrived at Ingenio Angelina, installing a cable car over the Higuamo River and other infrastructure projects. By 1950, when we begin this story, there were still 11 years left until the end of what is known as the Trujillo Era. Young aspiring architects had no choice but to attend the University of Santo Domingo, where they pursued their degrees in Architectural Engineering, as it was understood at the time, until the curriculum was changed following the Renovation Movement of 1965. It wasn't until 1966 that the Universidad Nacional Pedro Henríquez Ureña (UNPHU) was founded, as the only option at that time was the Universidad de Santo Domingo (USD), which later became UASD. When Trujillo was assassinated on May 30, 1961, Dr. Joaquín Salazar was serving as the Dominican ambassador in Rome, successfully navigating the turbulent watersofthe transition. Italy had already emerged as an iconic figure inpostwar architecture on a global scale. The connection between architecture and Italy seemed inevitable. The schools in Rome and Milan were renowned, housing the crème de la crème of the Italian design faculty. Thus began the journey of young Dominicans in Italian academies. Rafael Calventi broke the ice; as architect Manuel Salvador Gautier noted, “Calventi was never at rest; he was very restless and always achieved what he set out to do.”Tothis spirit, weowethe first Dominican’s break and transfer to Italian classrooms a path that has been repeated dozens of times over the nearly seventy years that followed. Here, we present a chronologically sequenced list of Dominican students at Italian architecture academies. While this list appears comprehensive, it may not be exhaustive. The interesting aspect lies in the flow of students and the changing locations: initially in Rome, followed by Florence, Venice, and Milan. Many of those trained in Italy played significant roles both in the public sphere and in private practice upon their return to the Dominican Republic. It is difficult to assert definitively, but in our view, of all the student migrations that have occurred in the Dominican Republic, none seems to have had a greater influence on local culture than the Italian migration until the emergence of Barcelona as a destination following the events of 1992. Even then, that

remains to be proven. This flow has often been referred to as “The ItalianAxis,” originally indicating the first wave of students who flocked to La Sapienza in Rome. However, we will see that this term fits well for the entire phenomenon. I will briefly introduce the remaining figures mentioned here, starting with Calventi. Calventi was an architect not only trained in Rome but also worked in the offices ofMarcel Breuer and IeohMing Pei. He received a well-rounded academic training, and I had the opportunity to share workdays in his office something I believe many would agree with. His work, particularly in the architecture of the 1960s to the 1980s, includes some of the most significant projects in contemporary Dominican architecture. I would like to mention the Central Bank of the Dominican Republic, which he won through a design competition at the time it was visited. Another important figure is Anselmo Brache, who also studied in Rome at La Sapienza. Upon his arrival in Italy, the Dominican ambassador was César Piña Barinas. I managed to uncover which Dominican ambassadors were inItaly during those periods. It's interesting to have that connection as well. Víctor Bisonó Pichardo, also from Rome, was present during that period and produced work that, while not on a grand scale, was of exceptional quality. Manuel Salvador de Pie, who recently passed away, is possibly the most well-rounded and complete architect who studied in Italy for the Dominican Republic. He was an outstanding designer, a gifted writer, an influential critic, a dedicated public servant, and an esteemed dean. Moreover, after achieving his architectural goals, he turned to literature, winning every major literary award available in the Dominican Republic. Erwin Cott was a partner of Gautier and was responsible for the Cathedral project, which you can see on the right. This project was transformed from its original design by architect Pedro Mena, and it was originally awarded to Cott. Manuel Polanco is a battle-hardened architect with a long and impressive body of work who continues to practice; he also studied in Rome. Héctor Ramón Morales is someone about whom we could not find much information, but we do know that he did not complete his studies at La Sapienza. Leopoldo Franco is an architect of informal rarity truly admirable, wouldn’t you agree? He is still alive today, and we gathered a wealth of information from him. He arrived in Rome in 1961, placing him at the intersection of the 1950s and the 1960s. He provided me with a chronological outline of the notable figures who were present at that time. Cristian Martínez was an architect I greatlyadmired; he produced significant work, especiallyduring the administrations ofDr. Balaguer in the 1970s. His projects include the Plaza de la Bandera at the intersection of Luperón and 27, the restoration and remodeling of the Parque de la Independencia, and many important art installations at the Santo Domingo airport and the National Library, among others. He was a multitalented architect and artist, though unfortunately he has a rather reclusive temperament. Despite my many attempts, I have not been able to sit down and speak with him. If any of you know him, please encourage him to be more open. Gianni Cavagliano Strozzi is the son of Mario Cavagliano, a

Dominican diplomat at the embassy. Milán Lora recently presented a beautiful exhibition of watercolors at Casa deTeatro, and I believe it’s still ongoing. He is a formidable artist and a charming individual, with numerous works primarily in the tourism sector. He was one of the first architects of his generation, along with Gay Vega, to start producing hotels for the tourism industry as we know it today. Glauco Castellanos studied the arts in Florence and was also an accomplished watercolorist, a person of great courage and artistic talent. César Iván Feris Iglesias is a professor of Renaissance architecture. I owe a great deal to him for my journey to Italy and my passion for Italian architects, from the Renaissance to the present day. He has created many works, particularly in the musical realm, and he is a lovely person who is very approachable. I hope to benefit from his wisdom for manyyears to come. We also have Esteban(PrietoVicioso) with us, and he is on the list not because he is very old, but because he arrived quite early. Esteban completed a restoration project for his doctorate in Rome. He has been a professor for all of us and an exemplary human being, for which I am very grateful. Ricardo Domínguez was also in Rome. Over time, he became the director of the Office of Cultural Heritage in Santiago de los Caballeros. Now, we move on to another section of the list. I previously mentioned the dawn of postmodernity, Italy in the 1980s, and the Strada Novissima. Those of us who were working and studying architecture at that time will remember the significance of that exhibition at the Venice Biennale, which was crucial in shaping international discourse. This also marked the emergence of an important Florentine hub, particularly in restoration and local academic diversity. Continuing with the list: Apolinar Fernández De Castro, a Dominican architect who studied in the U.S. and completed a doctorate in Florence. Pedro Mena Lajara made modifications to the Cathedral of La Vega, drawing inspiration from Cotto's sculpture. Gabriel Báez Risk. Carmen Amelia Castro, a good friend who lives in Florence and married an Italian, is a university-trained architect working there. I am here, having already been discussed. Alfredo Marranzini was my classmate; we went to Florence together and lived there side by side. Bichara Khoury and Rosa Natalia Rodríguez Pellerano were also classmates of mine. Carlos Ernesto Del Castillo Valle. José Mejía, who has made significant contributions to architecture in the Dominican Republic. Ninouska Nova, one of the most talented interior architects, in my opinion. She has a classical education but is also very modern, and I admire her greatly. Julia Vicioso, who will join us shortly, deserves special mention. I say this with great pride because it’s the first time I have the opportunity to do so. Julia was truly the first person to conduct a research project at UNPHU under my direction. I had the honor of involving her in the video and accompanying her in the process. I hope that Julia's experience with me was as positive as mine was with her.Adoris Martínez served as a Cultural Heritage official for many years. Fernando González was also part of this group. Here are all the Dominican individuals who mainly studied in Florence, thanks to the scholarships offered by

the Italian government. Mauricia Mínguez, whom you may know, also studied in Florence and took the same course we did. George Latour Heinsen began his studies in Florence and later had the opportunity to attend important courses in Venice with prominent Italian critics of the time. He also worked for many years with the esteemed master Vittorio Gregotti. Lil Guerrero is also an architect. Yudelka Checo is an interior architect responsible for the Alfisteni store, showcasing an impressive work ethic. Gustavo Ubrí. We’re almost done, so please bear with me let's turn to the next page. We are now inItalyat the turnofthe century, moving into the third section: Milan, which is where almost all the young people are heading. This marks a significant shift in how local academic and professional practices are evolving. Currently, there is a growing number of students focusing on interior design. It is the discipline most sought after by Dominican students, both in Florence and Milan. Richard Moreta, who has produced many beautifuldrawings. Sonia Bautista. MizoockyMota. My daughter, María Del Mar Moré, who is an associate and in charge of the interior department at our office. Anita Ramos Hernández, the granddaughter of RafaelTomás Hernández. Marlene García, Patricia Sención, and Laura León.All of these individuals studied interiors in Italy. Patricia Hane and Annabel Hiraldo also belong to this group. I would appreciate it if all of you could keep an eye out for anyone who might be interested in writing. Please stay tuned for the next issue of the Ana Direction Archive, which will feature this article, revised and expanded. Thank you very much. If you have any questions, I suppose we can save them for the end. So, here we are. Thanks again!”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Thank you for that overview of the various generations that have drawn from the Italian school and how their work upon returning to the country reflects that training. This has been crucial in helping new generations recognize the robust group of professionals we have. I’m sure many of the students can identify a professor from UNPHU who received their education in Italy. In some way, I am confident that the experiences and anecdotes we share from that Italian school influence our teaching today. I personally feel a strong connection to this, as I, too, have received and continue to receive that Italian influence through the Venetian school and the teachings of Rossi and Tafuri. Although they were not my professors and I wasn’t fortunate enough to study with them directly, their legacy still permeates the Venetian school, fostering a deep engagement with architectural critique. Now, I’d like to take a step back and present the cover of the book. I want to emphasize the importance of this activity, which we have been planning for a few months in collaboration with the embassy and the alumni office. It's not just about the impressive group of professionals who contributed to this substantial book though I have it here with me, and if we were meeting in person, we would

certainly appreciate the physical weight and completeness of it. I want to return to the more fundamental aspects of the book first. What is this book about? Then I will delve into the chapter on architecture and, more specifically, into my article, which, while it is a small piece in a larger work, carries its own significance. I’d also like to share how I came to be involved with this project. It’s a storythat illustrates how these opportunities often arise. Architect Rancier reached out to me, asking, “What do you think about writing for this project I’ve been approached about?” Then, one Saturday afternoon, I received a call from José Cho, who asked, “Are you Mizoocky? Is that your name?” When I confirmed, he began to share some of the ideas circulating about the book, and I was immediately captivated partly due to my experiences in Italy and also because I feel somewhat divided between two nations. I quickly agreed to write specifically aboutAltos de Chavón. There was a need to shed light on the architect responsible for the physical realization of that project and to explore what lay behind that realization. I wanted to illustrate how Italian knowledge, particularly through craftsmanship and architecture, is transmitted to the local population and artisans. This creates a bridge through the arts and architecture, enriching both cultures. (Presents the event poster) This is the book. It’s quite substantial, as I mentioned, and comprehensive across various sectors of society, including public life, architecture, history, economics, and law. Different contributors have left their mark in this bridge betweenItaly and the Dominican Republic. The book is available online, and as we saw during the presentation by architect Moré, it can be accessed on the ISSUU platform. You’re likely familiar with it, but we’ll provide you with the link for easy access. The book is published in three languages: Spanish, Italian (though the Italian edition hasn’t been released yet), and English. Now, let’s discuss why it’s important for us to be here today. It’s not only because the alumni authors will share their experiences regarding the book, but also because the book features an intriguing article in which the School ofArchitecture and Urbanism participated. The author, Sandro Parrinello, visited the Dominican Republic in 2019, where he gave a lecture at our university and conducted aseries ofsurveys onAntonelli's wall, involving our students and establishing a significant connectionwiththeUniversityofPavia, whereParrinello teaches. Here, wecanseephotographs from those surveys, showcasing our students at work, utilizing photogrammetryand drones to create point clouds for a digital model of the walls. This research has a long history and is being conducted in collaboration with the University of Pavia, with a direct link to the academic teaching at the School ofArchitecture and Urbanism, along with theAdvanced Architecture Unit. We felt it was essential to highlight the importance of this chapter within our academic community, beyond just the alumni present here I also wear a dual hat as the school coordinator. We want to showcase how these relationships between different cultures, which are interested in our built heritage, enrich the educational experience, providing fertile ground for research initiatives. Moreover, it’s vital for our

students to engage with and benefit from these processes that extend beyond the classroom. This was presented during the conference: how Antonelli's wall was reconstructed using this complex point cloud. The research is still ongoing, and we hope to share the results as contributions stemming from our partnerships with Italian universities. We have also established fruitful connections with other Italian institutions, such as the University of Venice and the Polytechnic University of Milan, with whomwe signed an agreement just as the pandemic began. We aim to activate this agreement starting next year, initiating activities that can further bridge architectural education in our country, particularly within our school. I’ll move on quickly, as I won’t delve into the other articles, but I want to focus specifically on the article about Altos de Chavón, which is a brief piece. As I mentioned, these articles, particularly the final ones, serve to close the chapter on architecture. We faced constraints of time and word count, which necessitated wrapping up with a more Caribbean perspective. I’m currently looking for the article; I have the book in my hands, which I enjoy leafing through because it’s trulybeautifuland a delight to see, with its rich imagerythroughout.This project, nestled on a cliff overlooking the Chavón River in La Romana province, was conceived through the vision and planning of Tony and Danilo Caro Ginebra. Architect Roberto Coppa, who is a central figure in this article, later became involved. Coppa has a background in film and was invited to the country by the legendary Italian film director Dino De Laurentiis, who welcomed him to his summer home in the Caribbean. There, he also met the prolific businessman of that era, Charles Bluhdorn, who also owned a home in this idyllic location. From that moment, ideas began to emerge for constructing a sort of artists’ village, envisioning a Mediterranean-style borgo in this Caribbean setting aplacethat would eventually becomeasignificant referencepoint for globalcinema, serving as the backdrop for numerous notable films, particularly in Hollywood. I’d like to share some important details that relate closely to the craftsmanship involved in the Altos de Chavón project. To quote: the construction at Altos de Chavón began in 1976, utilizing materials from nearby quarries, building an adjacent road, and a bridge over the Chavón River. As is often the case in our country, infrastructure projects ignite development in specific areas, especially through enhancements in connectivity. Architect Coppa designed and personally supervised the project, paying meticulous attention to detail alongside a team of Dominican artisans skilled in coral stone, forging, and woodworking. They brought to life the cobblestone paths, coral stone fountains, and terracotta buildings, creating a magical effect where Coppa adeptly transformed local production by adding the value of his Italian experience and training. For six years, everydecorative detail, staircase, alleyway, and building that makes up the Altos de Chavón complex was meticulously hand-carved. Among these, the Church of San Estanislao stands out, a site that has even hosted a visit from the Pope. The complex also features the Regional Archaeological Museum, dedicated to pre-Hispanic art, and a

Greek amphitheater, often mistaken for a Roman one. The skill of architect Coppa is evident in his ability to invent and reinvent each element until he achieved the Mediterranean atmosphere that predominates in this location. The complex is situated on a high plateau approximately 100 meters above the Chavón River, with beautiful cobblestone streets and a central plaza that houses the quaint Catholic Church of San Estanislao. This stunning structure, adorned in bi-colored tones of stone and brick, boasts a neoclassical entrance, a small rose window, and a double belfry. Just a few meters away is the Regional Archaeological Museum of Altos de Chavón, inaugurated in 1981, which features a pre-Columbian exhibition hall that documents the rich legacy of indigenous culture on the island of Santo Domingo. The museum houses over 3,000 artifacts from various regions of the Caribbean and CentralAmerica, collected over 40years bythe collector Samuel Pión. Unfortunately, this aspect of history and the significance of such constructions is often overlooked, particularly because it is located in a province in the eastern part of the country. It is vital to recognize the legacy housed within this museum, especially considering the importance of understanding pre-Columbian culture in today’s context. Today, the City ofArtists has become a multidisciplinary reference point for design in all its forms, including graphic design, illustration, fashion design, and the visual arts, thanks to theAltos de Chavón School of Design, affiliated with the Parsons School of Design in New York, which was founded in 1983. Additionally, this borgo hosts numerous artisan workshops covering various crafts suchas pottery, basket weaving, textiles, and screen printing, as wellas shops, restaurants, and galleries featuring works by renowned Dominican and international artists. Misleadingly referred to as the amphitheater ofAltos de Chavón, it is set amidst lush vegetation and is an architectural work inspired by Greek theater. It comprises three classical elements: the orchestra a circular center and the stage located behind it, rising toward a rectangular coral stone wall that houses the dressing rooms and the semi-circular open auditorium where the audience is seated. The success of Altos de Chavón, now well-known as a film location, is also reflected in the surrounding complex, which includes residential and recreational areas. Specific aspects of Coppa's design highlight three fundamental elements of the Dominican-Italian relationship: the cultural richness that flourishes by blending Italian knowledge of ancient artisanal trades with the privileged experience gained alongside great artists and pioneers of the performing arts, as demonstrated by Coppa's collaboration with local artisans, who elevate their skills to the highest standards of balance and excellence in design. The lifestyle, which sometimes seems intangible, along with architecture particularly the creation of a livable and walkable environment is deeply intertwined with the way of life cultivated in Altos de Chavón. It reflects an authentic Mediterranean style that is relaxed and connected to the outdoors, seamlessly blended with the tropical essence that characterizes the Caribbean. This is evident in the design elements, the materials used, and the land use dedicated to

enhancing local talent, gastronomy, and culture, all of which exemplify a harmonious way of living in synergy with the fine arts. The creation of a community is undeniable; through thoughtful design decisions and the confluence ofdefined land uses aimed at supporting the artistic communityofAltos de Chavón, it has become a global reference point for education, dissemination, and the creation of a shared culture oriented towards creativity. Furthermore, the legacy of the realization of Altos de Chavón by architect Coppa cannot be viewed as a unilateral transfer of the inherent values of Italian culture. Instead, it represents a project and a process of shared legacies that continue to enrich both countries and everyone who visits this captivating Mediterranean borgo nestled in the Caribbean. I would like to takethis opportunityto conclude and pass the floor to others, as we are mindful oftime. However, I want to express my gratitude to architect Rancier for always encouraging me with questions like, "Do you think you can do this?" I believe the emerging generation is eager to write and test themselves. This article may be small, but it required significant effort, as I struggled to find much information in official sources; it is somewhat scattered, to put it mildly. Nevertheless, it has been a motivating experience for me, especially as it allowed me to highlight Italian culture, which I feel a strong connection to, while also showcasing Dominican culture and how it has been enriched by diverse perspectives. Our culture has been open in all realms, allowing us to embrace what we are today and what we can rightfully claim as our own. Thank you very much, and now I will hand the floor to architect Esteban Prieto.”

Esteban Prieto, Architect, Researcher and Professor - (UNPHU):

“Hello, good afternoon once again. I’m very pleased to participate in this event organized and promoted by my alma mater. As mentioned in the introduction, I am a graduate of UNPHU with a degree in architecture, as well as a master's degree in Restoration and Conservation of Monuments from the same institution. I have maintained a close relationship with the university by teaching for many years, and I currently work as a researcher in the university's research department. Thank you for giving metheopportunitytomakeabriefpresentationaboutthechapter I hadthehonorofwriting. (Presents a PowerPoint) I was assigned to write about the Italian influences in the Cathedral Primada deAmérica, located in Santo Domingo. Many Italians have been connected to the cathedral since its inception. The pope who commissioned the construction of the Cathedral of Santo Domingo was Italian: Pope Julius II, who established it through the papal bull *Romanus Pontifex* on August 8, 1511, dedicating it to Our Lady of the Incarnation. In addition to the popes, bishops, and archbishops of Italian descent linked to the cathedral, we can also note that in recent years, especially in the last century, architects and engineers connected to Italy have also contributed to the Cathedral of Santo Domingo. (Changes the slide in the presentation) This is Pope Julius II, who was born near Savona,

Italy. He was a great patron of the arts, commissioning significant works of painting and sculpture from artists like Raphael, Bramante, and Michelangelo, among others. The book contains many more details, of course. In this brief presentation, I will try to be concise, as time is running a bit short. I just want to highlight a few interesting points, such as the strong relationship Julius II had with the artists of his time: Raphael, Bramante, and Michelangelo. For instance, consider Michelangelo's frescoes in the Sistine Chapel or the monumental statue of Moses that adorns his tomb in San Pietro in Vincoli both are magnificent works. We are not just talking about any pope who created the cathedral; Julius II was deeply connected to the arts. I can only imagine that he also discussed the Cathedral of Santo Domingo, its construction, and its design. (Changes the slide in the presentation) The cathedral was conceived in 1511, but its official erection occurred later. The next step, which formally established the cathedral, took place in Burgos, making the Cathedral of Santo Domingo the first cathedral in theAmericas. Three cathedrals were commissioned simultaneouslyunder Julius II’s papal bull: the Cathedral of San Juan in Puerto Rico, the Cathedral of the Conception of the Virgin, and the Cathedral of Santo Domingo. However, Santo Domingo was the first to be erected, thus earning the title of the Primada Cathedral of the Americas. (Changes the slide in the presentation) Another significant Italian figure in the history of the cathedral was Alessandro Geraldini, who initiatedthe construction and was responsible for the design ofthe building. Geraldiniwas the second bishop appointed to the position, as the first never arrived in Santo Domingo. Therefore, the first resident bishop in Santo Domingo was Alessandro Geraldini, who arrived in September 1519 and took charge of the Dominican Church on October 6, 1519, remaining in the role until his death on March 8, 1524.Afew years ago, we celebrated the 500th anniversaryof his arrival with the Geraldini Chair at a congress organized for this significant occasion.At that time, it was Pope Leo X, Giovanni di Lorenzo de' Medici, who appointed him bishop at the recommendation of Cardinal Cisneros. (Changes the slide in the presentation) Alessandro Geraldini was born in Amelia, in the Umbria region of Italy, around 1455. He was a diplomat and a notable humanist. After serving in the military inSpain, Geraldini becametheroyal cupbearer in1469. Followinghisordinationasapriest, heserved as the royal chaplain to Queen Isabella of Castile and was also one of the four tutors to the infantas María and Catalina. Geraldini is a remarkable figure; many historians express surprise that he was never made a cardinal, as he frequently represented the pope in various parts of the world, even traveling to Turkey on one occasion in papal service. (Changes the slide in the presentation) March 21, 2021, marked the 500th anniversary of Geraldini’s arrival, an event we celebrated despite being in the midst of the pandemic. Although we were unable to hold an international congress, which we postponed for the following year, we organized a virtual seminar on cathedrals. We invited several professors to present on some of the major churches in the region, including those in Puerto Rico,

Cartagena, and Mexico City. This virtual event commemorated the 500 years since the beginning of the cathedral's construction. Unfortunately, Geraldini passed away quite early, in 1524, so he barely witnessed the inception of his cathedral. He was initially buried in the main chapel of the cathedral, which was completed by 1524. Later, as we will see, a chapel was dedicated to him that houses his tomb, which is shown here. The book includes a chapter dedicated to Geraldini’s mausoleum, which is indeed a significant work. That chapter was written by another graduate of UNPHU, Dr. Virginia Flores, who completed her master’s degree in Monument Conservation at our university. (Changes the slide in the presentation) This image shows the cathedral in 1527, by which time it had been constructed up to the axes of the north and south doors, as well as the main chapel and presbytery, where Geraldini was buried in an undisclosed location. Unfortunately, as he was later moved from that site, no trace remains, and we have no documents indicating where he was originally interred. (Changes the slide in the presentation) The south door of the cathedral is dedicated to Geraldini. It features his coat of arms and an inscription that reads, "Alexander Geraldini, bishop, patriarch, etc." This beautiful door is located next to the spiral staircase, which is an excellent and unique architectural feature. The open-eye spiral staircase is quite singular; I believe it is the only one of its kind in theAmericas. (Changes the slide in the presentation) Byaround 1540, the construction of the cathedral was completed, and it was consecrated on August 31, 1541. Just the other day during the cathedral mass, we commemoratedthe 480thanniversaryofthe cathedral’s consecration. In20 years, we hope to celebrate the 500th anniversary. I will only be 90 then, so I hope to be present for the celebration of the cathedral’s 500 years of consecration. Following this, we see what the cathedral looked like in 1541; it had only three chapels, a lower choir, and the main chapel. However, I won’t go into those details right now. (Changes the slide in the presentation) This is the cathedral as it was consecrated in 1541, without the sculptures we will mention shortly. (Changes the slide in the presentation) In 1546, another Italian pope practically all popes during this period were Italian was Paul III, born in Rome. He created the ecclesiastical province of Santo Domingo through the papal bull Super universa orbe ecclesia. This designation elevated the Cathedral of Santo Domingo to the status of a metropolitan cathedral, making the archbishop of Santo Domingo the primate archbishop of theAmericas. However, it’s important to note that being the primate archbishop of the Americas does not necessarily correlate with being the Primada Cathedral of theAmericas. While we have the Primada Cathedral of the Americas, the first primate archbishop could have been from Mexico, Ecuador, or elsewhere. Fortunately, it was our privilege to have the primacy with our archbishop. (Changes the slide in the presentation) Another Italian who made significant contributions to the cathedral was Monsignor Rocco Cocchia, known here as “Rococoquia.” He served as the apostolic delegate in the Dominican Republic from 1874 to 1882, acting on behalf of

the archbishop. Cocchia undertook important projects in the cathedral, such as the restoration of the presbytery and the installation of a marble floor, which remained until 1992 when it was replaced. He was also involved, as we will see, in the discovery of Christopher Columbus’s remains. (Changes the slide in the presentation) The restoration work was overseen by Father Billini Francisco Anatalio Xavier Billini who was the son ofGiovanniAntonio Billini Ruse fromAlba, in Piedmont, Italy. His father came to the island in 1805 as a soldier in the service of France. (Changes the slide in the presentation) Once the restoration work on the presbytery was completed, a group of Dominican intellectuals and cultured individuals informed Father Billini that Columbus's remains were still there and needed to be investigated, asserting that the remains taken to Spain were not Columbus's. Here isanexcerpt fromFather Billini's1878 report, inwhichhestates: “Despitetheextensiveauthorization wereceived fromYour Eminencetoact aswedeemedappropriate intherestorativeworks, weexpress the desire to explore and request the approval of Your Excellency for the exploration of the entire presbytery.” In other words, he wanted a more thorough investigation. “Consequently, on September 8, 1877, all previous work was dismantled, and excavations began, leading to the discovery of Christopher Columbus’s remains.” What is interesting about this account is that, while it is often said that the remains were found accidentally during the restoration work, that is not the case: they were sought after and ultimately discovered. (Changes the slide in the presentation) During this intervention, the original form of the presbytery was restored, but the lower choir, located in the main nave, was removed. Less than 20 years later, Archbishop Meriño modified the presbytery again, leveling it all except for one step. (Changes the slide in the presentation) By 1898, as part of the celebrations for the fourth centenary of the Americas, an important international competition was held, which was won by Spanish architects. This resulted in the construction of Christopher Columbus’s mausoleum in the central nave, made from Italian Carrara marble. (Changes the slide in the presentation) Other significant interventions were carried out by Bishop Alejandro Nouel during his approximately 25-year tenure. (Changes the slide in the presentation) Nouelsought out prominent architects and engineers of the time, including the Italian marble craftsman Paulo Medici. Medici designed several projects, one of which was intended to complete the cathedral’s bell tower in 1907, although it was never constructed. (Changes the slide in the presentation) Another remarkable work by Paolo Medici is the tomb of Archbishop Meriño and the baptismal font, both from the twentieth century. The pieces arrived in Santo Domingo in 1908; however, issues with the local government delayed the installation of Archbishop Meriño's tomb until after the death of the sitting president. (Changes the slide in the presentation) Paolo Medicialso designed the sink in the sacristy, a beautiful yet relativelyunknownpiece.Additionally, there is aprominent plaqueat theentranceofthecathedral featuring excerpts from letters by Pope Benedict XV regarding the cathedral's designation as a minor

basilica and the coronation of Our Lady of Altagracia in 1920. The plaque is quite grand, adorned with a coat of arms at the top. (Changes the slide in the presentation) Architect Moré mentioned engineer Alfredo Scaroina, who arrived in the country as a tourist and decided to stay, eventually moving to La Vega where he married and started a family. Scaroina studied at the universities of Milan and later in Rome, earning degrees in civil engineering and architecture. (Changes the slide in the presentation) Scaroina was responsible for the expansion of the presbytery and the consolidation of the cathedral's structure. He may have also contributed to the design of the archbishop’s building, which is attached to the cathedral. (Changes the slide in the presentation)Additionally, he createdthe oldest existing plan of the cathedral, dating back to 1917. (Changes the slide in the presentation) Scaroina restored the choir stalls, which had been abandoned in the priests’courtyard, and reinstalled them in the presbytery. (Changes the slide in the presentation) Unfortunately, during the expansion of the presbytery, the upper section housing the Columbus crypts was removed. (Changes the slide in the presentation) The archbishop's building, adjacent to the cathedral, was demolished in 1971 bythe Monument Commission. (Changes the slide in the presentation) In this chapel, known as the Chapel of Souls or the Chapel of Archbishop Fuenmayor, there was an organ reportedly gifted by Trujillo, which filled the entire chapel. Those who are older may remember it I certainly do. I couldn't find any photographs; I need to searchthe office's archives for a black-and-white photo, but unfortunately, I don’t have one on hand. The organ completely filled the chapel; the large pipes were right at the entrance, and the entire organ machinery took upthe entire space. It was ultimately removed because experts were brought in and deemed it impossible to restore or even relocate. It’s a shame that it occupied the chapel of the first archbishop of the Primacy ofAmerica. The organ was Italian, hailing from Foligno. (Changes the slide in the presentation) Cardinal López Rodríguez, initiallyArchbishop López Rodríguez he wasn’t a cardinal at that time assumed the episcopacy of the cathedral in 1981 and initiated what would become the most significant interventions ever carried out on the cathedral. He established an office that still exists today, and the continuity of this office for nearly 40 years has been crucial in maintaining the cathedral in acceptable condition, where important restorations and research have taken place. (Changes the slide in the presentation) Among the many projects undertaken was the repaving of the cathedral. The mausoleum of Columbus was removed for its transfer to the Faro de Colón, which was nearing completion in those years, around 1992. The floor laid by Rococoquia and my father, Billini, was severely damaged, broken, and missing sections especially in the area where Columbus's mausoleum had been. It was replaced with Italian marble that matched the design of the original. The engineer Dino Campagna, an Italian born here to Italian parents, oversaw the project. (Changes the slide in the presentation) He also took charge of crafting the stone sculptures. The empty spaces were left vacant after Francis removed not stole

the sculptures from the facade, and the coat of arms was destroyed during the Haitian occupation. Thus, the reintegration was undertaken, as there were traces on the original central bodythat allowed for its reconstruction. The new sculptures are Italian and were created by the firm Enrico Barrighini e figlio, based in Pietrasanta. Here you can see details of these elements. (Changes the slide in the presentation) That same marble company was responsible for moving the mausoleum to the Faro de Colón. (Changes the slide in the presentation) In 2005, the entire presbytery was remodeled. Virginia Flores and I successfully restored the original levels and created a new altar table, all made from Italian marble. (Changes the slide in the presentation) Two professionals, Ángela Camargo and I, are not Italians, but both of us specialized in Italy. Ángela has much broader experience in Italy, as she was studying in Florence during the flood of 1966 and became heavily involved in the recovery of the city's cultural heritage, earning the title of one of Florence’s “Mud Angels.” About 20 years later, she moved to Santo Domingo and contributed to many projects in the city. Recently, a couple of years ago, there was an event in Florence to honor the “Mud Angels,” and she was invited to attend. (Changes the slide in the presentation)And well, this is the cathedral as we have it now. I believe that soon we will see a different park, as I have heard plans to remodel it. With that, I conclude. Thank you very much.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Thank you so much, Esteban, for this account of the Italian interventions in the cathedral, as well as the Dominican contributions from individuals with Italian training, like yourself and Virginia. I truly appreciate it, as I believe this sparks curiosity to further explore these contributions. I know we’ve had the opportunity to have you here on other occasions, and you always bring new insights to the discussion surrounding the cathedral.”

Esteban Prieto, Architect, Researcher and Professor - (UNPHU):

“I apologize there is, ofcourse, muchmore informationinthe book,alongwithreferences for where the data comes from. I encourage you not only to read my chapter but also the other chapters in the book. It truly is an excellent resource, and you’ll find a wealth of information there. Additionally, I recommend reading the chapter on the mausoleum of Geraldini, which is well worth your attention. Thank you very much.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“I’m sharing the link so that everyone here and those who are connected can access it. We have over 90 participants on this video call, along with many others following us onYouTube. I encourage you to submit your questions through these channels, as we’ll have a brief space at the end to address any concerns you may have. Now, let’s move on to Architect Julia Vicioso, who is joining us from Italy, specifically Rome. Isthat right, Julia?Welcome! Please go ahead. I’llput upthe cover ofyour chapter now.”

Julia Vicioso, Architect, Historian, and Diplomat:

“Thank you verymuch. It’strulyan honor for me to be here at this event organized by my alma mater. I would loveto continuecollaboratingwithUNPHU inanycapacity, so pleasecount on me. I received an excellent education, and I want to share that when I came to pursue my master’s degree in History and Restoration of Monuments at the Sapienza University in Rome, I was quite nervous. I thought I wouldn’t measure up academically. However, I was pleasantly surprised; while I had to study many topics I was unfamiliar with, the training I received at UNPHU was outstanding, and I’m always grateful for that. I owe special thanks to my professors, including Professor Moré, who was a great source of encouragement. Now, regarding my topic, you might wonder, “What does theAlcázar have to do with Italy?” At first, I saw no connection. After completing my master's and doctoral studies in Italy, where I focused on numerous Italian subjects, I felt the need to study Dominican topics using the knowledge and methods I had acquired. Thus, I chose to explore the Alcázar de Colón, as it seemed to be under-researched and not well understood. Initially, I didn’t associate it with Italyat all. My journey began when I was fortunate to receive a scholarship from the Guggenheim Foundation in NewYork. This allowed me to travel to Spain and spend two years at theArchivo de Indias, where I immersed myself in research and documentation. During this time, I connected with the family of Javier Barroso, the Spanish architect who restored theAlcázar in the 1950s. I spoke extensively with his son, who was a young architect whenhis father was working on the restoration. Our conversations were incredibly fruitful; he lived through that experience and provided me with invaluable insights. He generously shared his father’s materials with me, saying, “I won’t be using this; you’ll make good use of it.” I remember receiving three suitcases filled with designs, photographs, and an enormous number ofboxesofdocuments. OnceI publish my book,these materialswillbesent totheDominican Republic, where theybelong for preservation. While researching, I also spokewith another keyfigure involved in the restoration of the Alcázar de Colón the Spanish ambassador during that time. Interestingly, he was married to a descendant of Christopher Columbus. They provided me with a

wealth of information and insights about the restoration. During the restoration, a sort of reconstruction took place, as the architect interpreted how things should have been; he modified certain parts of the palace. This was typical of that era restorers often constructed as they thought was appropriate, reflecting the prevailing practices of their time. One cannot judge them harshly for this mindset; they were products of their age. Understanding this helped me grasp many aspects of the palace. But returning to the Italian connection, what was the link to Italy? As I conducted my research, I discovered that Diego, when he was at the Spanish court with his brother left there by their father during his travels studied under two particular Italian tutors. At that time, the Catholic Monarchs had embraced Italian humanism, intrigued by the developments occurring in the Italian courts, which were vibrant centers of innovation and new ideas. In the various city-states of Italy, humanists, architects, and artists thrived amid fierce competition and creative fervor. In contrast, Spain was somewhat behind; as a kingdom, it operated under a more centralized control. If someone had the resources to build a palace, they couldn’t do so independently as in Italy; everything had to be sanctioned by the state, the king, or the queen. With the onset of peace under the Catholic Monarchs, they began to hire Italians to undertake various projects. There was significant interest in these new artistic developments, and the first works were predominantly in sculpture. Gradually, Italian artists began to arrive and exert their influence, especially the humanists. These cultured figures were highly valued and often took on the role of educators in the court, teaching the youth. Among these educators were the two Italians who taught Diego. This marks the beginning of a close connection between Diego and Italian culture, shaping his perspective. The Italians provided him with a model for the palace he envisioned; as he was to assume authority in Santo Domingo, it was essential for him to have a residence that reflected his power in a modern way for that time. Thus, this is where the Italian connection lies. Mypublication is quite brief, serving only as an introduction; I have not yet completed the full work, which will include numerous historical photographs. I have amassed a substantial collection of invaluable historical images over the years, which have significantly aided my understanding, as they serve as documents. Additionally, a precise survey of the palace, capturing all its details at a large scale, has been crucial, as such a survey acts as a document in its ownright. Documents aren’t limitedto writtentexts; the building itself is a document. This allows for a thorough understanding of each element and how they align. During my survey, I found remnants of markings for aligning the pillars to ensure a more uniform appearance. There is a wealth of information gleaned from a detailed survey, which is extremely important. Alongside the survey, historical photographs, and research on the palace’s origins, I also propose a project aimed at enhancing the existing structure, which is equally significant. It is crucial, for instance, to restore the houseadjacent to theAlcázar deColón, knownasCasaIbar.This should be integratedintotheAlcázar

de Colón Museum, which is currently the most visited museum in the entire Caribbean. It is a site of significant importance that should be managed by experts. Casa Ibar ought to serve as an essential component for providing services related to the museum. It should include an archive, an exhibition room, and a study area. For example, all the materials I have could be preserved there. AColumbian library could be established; I also have an extensive library that I would like to donate. This would be an excellent venue for hosting exhibitions and creating a collection of historical paintings of the Alcázar, as many exist and it would be beneficial to gather and unite them all. These kinds of details are vital to consider. I don’t have much time to delve deeper into this; we only have five minutes left, and I want to leave room for questions. I would like to mention that once I finish the publication on the Alcázar, for which I hope UNPHU will play an integral role, I will begin studying a series of colonial churches. I have the advantage of having studied paleography and have identified locations where many documents related to various colonial churches are stored. I will start working on that as soon as I complete my research on the Alcázar de Colón. I also want to encourage students to study the history of architecture, a truly beautiful subject. There is still much to be done in this area; relatively few studies have been conducted. Thus, it is essential to continue promoting this field of study because what is not known cannot be preserved. Thank you very much for your attention, and I will now pass the floor to my colleague, to whom I am grateful for all her efforts in organizing this event.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Thank you, Julia. I also want to express mygratitudeto allofyoubecause it hastruly been invaluable to hold this conversation in the way we have. I believe we have succeeded in engaging the students, with over 90 participants still connected, discussing these diverse topics that weave a common thread between Italian and Dominican culture. Throughout all the presentations, we have seen a strong emphasis on culture and how to enhance it, which also permeates through education. We are in this academic setting where the importance of education is always at the forefront, and we must continue to encourage our students to recognize the necessity of ongoing learning, as well as to nurture that sense of curiosityand eagerness for knowledge. These platforms, supported by all of you, play a vital role in that endeavor. I must admit, I’m relatively new to this, but I want to sincerely thank you for your willingness to participate. Julia, I know it's nearly midnight for you there, with the ongoing daylight saving time, so I appreciate you making yourself available at this hour. If there are any questions or doubts among the students and professors present, we can proceed in an organized manner. You can raise your hands using the controls available; there’s a hand icon for that, and we

can facilitate your contributions. You can also write your questions in the chat. Both options are available, and we are here to read and respond to whatever comes in.”

Julia Vicioso, Architect, Historian, and Diplomat:

“I wanted to emphasize the importance of taking advantage of the numerous scholarships available for the study of Architectural History. I know that there are many scholarships in Italy; it's been a while since anyone mentioned the individuals who traveled there to study, like myself. There are indeed many opportunities that could facilitate exchanges in conservation. For instance, Esteban Prieto secured a scholarship to study conservation at ICCROM, which offers some very interesting programs. Additionally, there are public universities, such as Sapienza and the University of Venice, which are excellent institutions. So, there are plenty of scholarships that students from developing countries like ours can benefit from. It's essential to encourage young people to pursue these opportunities.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Absolutely! Through our Coordination of Linkage and Mobility, we also keep track of opportunities like scholarships and partnership agreements. I know there are options available for various levels, catering to everyone from the youngest students to those who are more advanced, allowing them to explore ways to broaden their horizons. Speaking from experience, I can confidently recommend the Italian education system as an excellent way to expand one’s academic and cultural horizons, as well as those of other countries. As for today’s focus, we’ve discussed a variety of experiences, and it has been incredibly rewarding. Let’s check the chat for any questions; I see many comments expressing gratitude, especially for Julia’s motivational words.”

Julia Vicioso, Architect, Historian, and Diplomat:

“Another point I'd like to make: while we await any questions related to Spain, Italy, or other topics, we often think of studying Spanish influences. Interestingly, the Spaniards themselves have only recently begun to explore the deep connections between Italy and Spain, which were incredibly significant. This area of study has emerged only inthe last 20 years. Previously, many Spaniards were reluctant to acknowledge Italian influence, as doing so would mean recognizing an external impact on their culture a sentiment stemming from a rather misguided sense of nationalism. Recent studies have expanded this discourse, revealing that these boundaries are fluid. While we have a strong Spanish architectural heritage, there are numerous Italian influences that remain unrecognized and

unmentioned in many discussions, representing a vast universe of knowledge that deserves exploration. Take theAlcázar, for example: it is the first true Renaissance work in the Americas, and it emerged before Renaissance styles fully developed in Spain, which arrived much later. However, acknowledging this fact doesn’t sit well with some Spaniards, but it’s important to confront realities as they are. Thank you all for your attention. I won’t elaborate further.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Thank you, Julia. I want to reiterate: if there are any questions or doubts, the students seem quite shy today. Typically, they are quite active; I’ve noticed that most have stayed engaged from the beginning until now, so they’re clearly paying attention. I’m looking here to see if anyone has raised their hand No, just “applause” and “thank yous,” which shows a lot of appreciation for what we’ve discussed. Regardless, we remain committedto keeping the conversationgoing.As the students delve into these topics in their classes or discuss them among themselves, they may have further questions about today’s discussions. If any arise later, we can relay them to you through email, which will help us maintain a close connectionabout today’s conversation. So, as you said, Julia, we are here for you. Thank you so much for that. Also, when the book is released, we certainly want to be part of that process and continue to support our graduates, as always. Oh, there’s a last-minute raised hand: Nidia has a question. Let’s see go ahead!”

“Yes, good afternoon. I thoroughly enjoyed this webinar; it was incredibly interesting to learn about the legacy that Italy has left in our country. I have a question for Julia: I am interested in pursuing a master's degree in the area you mentioned, but I would like to know how someone can study there and then develop their career here. What would the process look like for going abroad and then returning to work in this field?”

“Yes, absolutely. This is a vast sector. When I refer to history and conservation, or history and restoration, I mean that these fields are closely linked. You cannot restore a work of art without understanding its history. In Italy, they combine these disciplines because of their interconnection. You might wonder what career opportunities exist after studying this subject and whether it willallow you to find work. I believe the answer is a resounding yes. If you pursue this field with passion, there are many opportunities available. There is a significant shortage of new talent, and we need fresh

minds to fill this gap. The realm of museums and cultural heritage is vast, and there are numerous avenues to explore. Cultural heritage management is especially vital because we possess a unique cultural legacy. Our historic center is the largest in the Americas, housing invaluable works from various periods that are unlike anything else on the continent. Yet, they have been relatively understudied. We are looking for individuals like you who are prepared to take on the responsibility of managing Dominican heritage and advocating for its preservation. Just as we discuss the importance ofaddressing climatechangeandprotectingour ecologicalassets, wemust also focusonsafeguarding our cultural heritage; if we don’t recognize and understand it, we risk losing it. I believe Esteban can also share insights on this topic, as he has valuable experience. I’ll pass the floor to him, confident that he can further inspire young people in this field. There is tremendous potential, and it’s up to you to discover and develop it.”

Esteban Prieto, Architect, Researcher and Professor - (UNPHU):

“Yes, that’s correct. First, I’d like to address thosewho are interested inthe field ofrestoration. When we talk about restoration, we're not just referring to the restoration of colonial architecture or historic buildings. Restoration encompasses everything from wooden houses, of which we have a vast heritage that we are constantly losing, to reinforced concrete structures. I often tell my students that if they are passionate about this field but are primarily focused on making money because many young people today think about income first they should consider specializing in the restoration of reinforced concrete buildings. Find a civil engineer friend who specializes in this area, and start a firm focused on the engineering and architecture of reinforced concrete restoration. Just look at the number of concrete buildings in the Dominican Republic, the Caribbean, and worldwide that are deteriorating. Take a trip to San Pedro de Macorís or even to the colonial city and observe how concrete structures, like the fairgrounds and the Heroes' Center, are crumbling. We have an enormous heritage of reinforced concrete that requires restoration. Consider what recently happened in Miami with a 40-year-old building that collapsed; discussions are already underway about assessing all buildings over 40 years old, many of which will likely be demolished or remodeled. Yes, it may be just an apartment building, and perhaps not all of them have heritage value, but some definitely do. For instance, the fairgrounds, where our Society of Architects is located, houses the Venezuelan Pavilion, designed by architect Pietro, a Venezuelan, which is in terrible condition it’s literally falling apart. It needs restoration, but as Julia pointed out, research is also essential. You can make a living doing research as well. One area of specialization could be construction history. We see documentaries on channels like History Channel, showcasing experts on ancient Egypt during the reignofRamses II or in France during the 18thcentury. These specialists focus onveryspecific areas,

whereas here we need to cover a broad range of topics. I've researched and written about vernacular architecture, fortifications, and historic centers, but construction history is another vital field that is lacking in our universities. Engineers need to learn about construction history to understand how materials like brick, stone, and rammed earth function. And they should know that these materials can be utilized by architects. I'm sure some of the more advanced students are already aware of the incredible houses made of rammed earth being built in Colombia, for instance. These are modern homes that incorporate rammed earth. Someone once said, "If you have soil, you have a house."And these aren’t just simple houses; they are stunning structures that have explored the use of rammed earth, a material with thousands of years of history that remains a highly utilized resource. As I mentioned, research can be specialized or, ideally, as broad as possible. However, it’s not necessary to tryto cover everything; while we do need to address a wide range ofareas here, it is indeed possible to make a living in restoration by combining it with other fields. Unfortunately, salaries are often dismal, and there aren’t many positions available. Take Nidia’s case, for example; she has a specialization and a doctorate, but who is hiring her? The Ministry of Culture? Well, where does the Ministry of Culture employ restorers? In the Directorate of Monumental Heritage. How many architects are there? Five, and that’s it. Furthermore, they’ll probably offer me a meager salary, or I might have to move to a smaller town where I would earn even less. So really, thinking in terms of guaranteed employment isn’t the best approach; you need to carve out your own path. Right now, we have 90 million dollars allocated for projects in the Colonial City, meaning that those who are currently specialized can compete for and secure some of those projects or partner with more experienced firms. Well, at least there’s about three years' worth of work, but once the project ends, that’s it. So yes, it’s important to think creatively, and one of the avenues to explore is research. All universities are looking for researchers because universities now have to achieve international classification, etc. Consequently, they are offering better salaries to professors with master’s degrees or doctorates and are hiring researchers. Additionally, they provide incentives; for every article that is written and published in an indexed scientific journal, you receive a bonus. So, while it may not make you a millionaire, it is possible to earn a living from this work, and you can find it quite fulfilling. I’ve thoroughly enjoyed my professional life thanks to my work related to history and restoration, even though I’ve practiced architecture, and that’s genuinely what has sustained me.”

“I had a concern, beyond the economic aspect which I understand is important initially focused on the education one can receive from pursuing a master’s degree like the one you mentioned in a country like Italy. What contributions can one make upon graduation? It’s also essential to consider

what impact you will have as a future architect in your country, because the concern shouldn’t just be about graduating. I’ve asked several architects about these types of master’s programs, and they told me, “Well, you go there, spend a few years, and then you come back here, and it feels like you return empty-handed, armed only with your degree.” Then you have to find your footing again locally. So, that was essentially my inquiry. Within the guidance I was seeking, I wanted to understand the significance of this experience.”

Julia Vicioso, Architect, Historian, and Diplomat:

“Nidia, it's quite the opposite: when you have the chance to go abroad, you gain so much. You’ll return with insights and skills that are lacking in your country. You’ll see things differently, enabling you to innovate and explore new avenues. For instance, you could develop a Restoration Department at UNPHUthat doesn’t exist yet. You might even start a foundation focused on specific topics. There are countless possibilities for you because your perspective will be broadened; you’ll be trained in ways that differ significantly from what you currently have, and that is incredibly beneficial. I’m also eager to returnto the Dominican Republic; I’ve spent a long time abroad, partly because I married an Italian, but I can’t wait to come back and start a thousand projects because I now have a different vision. Regarding the question in the chat about the relationship between Spain and Italy, I want to emphasize that Spain is easier due to the language barrier, but if you have the opportunity, I recommend taking a language course before heading to Italy. I did a one-month language course before I went, and it helped me transition smoothly into university life. So, the language shouldn't be a hindrance; on the contrary, it enriches your experience. However, what’s the difference? Italy has a much stronger tradition in history and restoration than Spain. The field of history and restoration in Spain is still relatively “new.” Italy is more established in this area, but Spain has been catching up recently and now offers several training courses. When I left, there were practically none in Spain only one in France and another in London focused on restoration. Back in the 90s, Spain was quite behind; now they are starting to make progress. Italy has been somewhat of a leader in this sector throughout Europe, but if you find people with connections to Spain and can get in, seize that opportunity. Pursuing a master’s degree abroad is something I consider immensely enriching for any student or professional.”

Mizoocky

“Well, I think we can wrap up for today. I’m not sure if Architect Rancier would like to say a few words, now that he’s rejoined us. I want to extend my gratitude to our alumni, authors, and panelists

for being here today; we finally managed to bring everything together. It was quite a task for me, but we did it. And to all the students who have stayed beyond 6 PM, please stay tuned because we continue this series of engaging discussions on a varietyof interdisciplinarytopics related to the field of architecture, which we always promote at the Universidad Nacional Henríquez Ureña. Thank you all so much, and we look forward to collaborating with our panelists in the future. Students, keep an eye out for all the activities we have planned for you this semester. So, have a great evening and take care. Bye!”

2.7 Presentation at the Senate of the Italian Republic, Sala Caduti di Nassirya

[Original language: Italian. Translated in English]

Volume “The Italian Legacy in the Dominican Republic. History, Architecture, Economy and Society”.

Edited by Andrea Canepari.

Italian edition published by Allemandi, 2021.

American edition published by Saint Joseph’s University Press, 2021.

July 5, 2022

Senate of the Italian Republic, Sala Caduti di Nassirya Piazza Madama, Rome, Italy

IN CONVERSATION WITH THE EDITOR ANDREA CANEPARI:

 Francesco Giacobbe, Senator for the District of Africa/Asia/Oceania/Antactica

 Jaime Nualart, Cultural Secretary of the Italo-Latin American International Organization

 Tony Raful Tejada, Ambassador of the Dominican Republic to Italy

 Fabio Porta, Senator for the District of South America

 Fucsia Nissoli, Member of the Italian Parliament elected in the Central America District

MODERATION:

 Isabella Liberatori, President of “9 Colonne”

Isabella Liberatori, President of “9 Colonne”:

"I had the honor of participating in the presentation of this wonderful book, a meticulous and remarkable endeavor that showcases the contributions of Italians and, above all, highlights the significant relationship between the Dominican Republic and Italy. I will now turn the floor over to Senator Francesco Giacobbe, elected from the constituency of Africa, Asia, Oceania, and Antarctica, who will officially open the proceedings."

Francesco Giacobbe, Senator for the District of Africa/Asia/Oceania/Antarctica:

“Of course, my presence here signifies that we are bringing the Dominican Republic to the Southern Hemisphere. Welcome to the Senate: a warm welcome to the Cultural Secretary of the IILA, Jamie Nualart; Ambassador Tejada, welcome to the Senate of the Republic; it is an honor to have you here with us. To my colleague Fabio Porta, I extend a double welcome first, for being a member of the Senate for a few months now, and second, for representing us today in that part of the world, so welcome. Honorable Fucsia Nissoli, we share the distinction of being in Parliament around the same time, coming fromtwodifferent continents, bothwithEnglishroots;welcometoDr.IolandadiStasio. Of course, thank you, Isabella, for the incredible work you do; but most importantly, welcome to Ambassador Canepari for giving us the opportunity to discuss his beautiful book. If you permit me, I would like to summarize my greeting by reading a brief excerpt from the preface of Ambassador Canepari's book. He writes: “I realized that the Italian community in the Dominican Republic has indeed been fundamental to the life, history, and national character of the country. It was clear to me that the Italian community had shaped some of the country's identity traits by participating in the construction of the political, social, economic, and cultural architectures that contributed to the establishment of the modern Dominican Republic.” At this point, I asked myself: “Is he talking about the Dominican Republic or about Australia, the countrywhere I have lived since 1982?” When I look at thehistoryofItaliancommunitiesaround theworld, perhaps he isspeakingabout Brazil, Argentina, or the United States, because for those of us living abroad, this passage evokes a common thread among all Italian communities worldwide. We can say it without hesitation: Italians and I do not mean to be immodest excel at becoming passionate about the things we do. We distinguish ourselves globally through high-quality contributions in every endeavor, and our centuries of history enable us to excel in all sectors, from the economy to sports and from culture to productive and recreational activities. We have the capacity to invest ourselves fully in what we do and to bring our projects to fruition. We Italians are known for our determination; we commit to our endeavors and seethemthroughto completion. Morethananything, however, it isour abilitytoinnovate stemming from centuries of striving to do things to the best of our ability that allows us to adapt to new and

sometimes unfamiliar situations. I believe these qualities are beautifully encapsulated in Ambassador Canepari's book. We carrythese qualities with us wherever we go; in our adopted countries, we have integrated and created conditions to secure a better future for ourselves and our children. Moreover, with selflessness and loyalty, we have contributed to building a better society in our adopted nations. We bring to these countries the best that Italy and we, as Italians, have to offer. The proof is, as Ambassador Canepari tells us, that we have succeeded in shaping the identity traits of the countries where we live. In other words, we have made "living the Italian way" an integral part of the lifestyle of the societies and nations in which we reside. And it is from here this is a very important and delicate point that we should understand in Italy, which, unfortunately, my colleagues struggle to grasp; I have been advocating for nine years, yet they still don’t understand that the significant contribution of Italians worldwide to the promotion of Made in Italy and the Italian System emerges, a great contribution they have made across the globe. Therefore, allow me to conclude bystating that the structure of Ambassador Canepari's book if I may say so can be adapted to all the countries that Italians around the world have chosen as their adopted homes. Thank you, Ambassador, for helping us better understand the contributions of Italians to the Dominican Republic and for allowing us today to reflect on the vital role of Italian communities worldwide, in their adopted countries, and in the relationships that remain, even as we become the third, fourth, or fifth generation, with our Motherland.”

Applause follows.

Isabella Liberatori, President of “9 Colonne”:

“Thank you, Senator. Now, let’s hear from Ambassador Nualart, representing the IILA. There is a close relationship between the representatives of Italians abroad and the IILA, whose Secretary General, Antonella Cavallari, brings a wealthofexperience fromthe MinistryofForeign Affairs. She has an in-depth understanding of the work carried out in embassies and consulates, as well as the initiatives undertaken in Italy to support this network. Most importantly, she is well aware of the crucial role that ambassadors play in strengthening our international relations. Please, the floor is yours. Thank you.”

Jaime Nualart, Cultural Secretary of the Italo-Latin American International Organization:

“Thank you. Esteemed Senators, Honorable Members, Excellencies, Ambassadors, Ladies and Gentlemen, on behalf of the IILA, the International Italo-Latin American Organization, and our

Secretary General Antonella Cavallari, I would like to express my gratitude to Ambassador Andrea Canepari for inviting our International Organization to accompany him once again in promoting his editorialproject. In 2021,the IILA had the honor of organizing the presentation of “L'eredità italiana in Repubblica Dominicana” in collaboration with the embassies of the Dominican Republic in Italy and Italy in Santo Domingo. This was a profoundly significant experience for several reasons. First, it marked the beginning of a long series of cultural initiatives that the IILA has been able to organize remotely, thanks to new technologies. Second, it was enriched by the participation of distinguished Italian and Dominican contributors, including: Antonella Cavallari, our Secretary General; Her Excellency Raquel Peña, Vice President of the Dominican Republic; Her Excellency Roberto Álvarez, Minister of Foreign Affairs of the Dominican Republic; His Excellency Ambassador Raful, who joins us today; Her Excellency Carmen Heredia, Minister ofCulture ofthe Dominican Republic; Honorable Iolanda di Stasio, from the Inter-Parliamentary Union's bilateral friendship section between the Dominican Republic and Haiti; Honorable Milton Ray Guevara, President of the Constitutional Court of the Dominican Republic; Carlos Luciano Díaz Morfa, Minister of Defense of theDominicanRepublic;Counselor Marco Giomini, HeadofOfficeat theMinistryofForeign Affairs for Mexico, Central America, and the Caribbean; Victor “Itó” Bisonó, Minister of Industry, Commerce, and MIPYMES of the Dominican Republic; Celso Marranzini, President of the Dominican-Italian Chamber of Commerce; and Frank Rainieri, Vice President of the DominicanItalianChamber ofCommerce and founder and President ofthe Puntacana Group. I apologize for this lengthy list of distinguished individuals, but it underscores the significance of this book and Ambassador Canepari’s contribution, which has garnered praise from the highest levels, including the Vice President of the Dominican Republic, ministers, entrepreneurs, and Italian officials, all of whomhave spoken verypositivelyabout this work. The presentation took place as part ofthe preview of the eponymous exhibition by Italian photographer Andrea Vierucci, hosted at our IILA headquarters in Parioli. Once again, I want to emphasize how the volume in which Ambassador Canepari has compiled research, essays, and contributions froma diverse groupofhistorians, experts, artists, politicians, and businesspeople represents an extraordinary showcase of the values of friendship, cooperation, and mutual respect in building relationships between peoples. Ambassador Canepari, in the DominicanRepublic, has not only been an ambassador engaged in politicalwork and in promoting economic, commercial, and cultural ties; he has also taken on the role of a researcher, even an archaeologist, as he describes it, uncovering the origins of the Italian presence in the Dominican Republic. He has managed to narrate 46 essays from a variety of personalities. This not only highlights the importance of Italy's presence in the Dominican Republic but, as the Honorable Member pointed out, across the Americas. Since the 16th century, the contributions of Italian

engineers, architects, philosophers, politicians, artists, and musicians in Latin America have been a constant presence. Thus, Ambassador Canepari's work is truly commendable, as it highlights this enormous and invaluable contribution. Congratulations, Ambassador, and thank you.”

Applause follows.

Isabella Liberatori, President of “9 Colonne”:

“Thank you. Now, let’s give the floor to the Ambassador of the Dominican Republic in Italy, Tony Raful Tejada. Thank you, Ambassador. Thank you.”

Tony Raful Tejada, Ambassador of the Dominican Republic to Italy:

“Buongiorno. Saludo a todos aquí presentes, a todas las distinguidas excelencias que presiden este acto. Saludo también entre todos ustedes al actual embajador de Italia en República Dominicana, Stefano Queirolo y a todos los demás. Voy a pronunciar este discurso en idioma italiano así que me excusan cualquier cosa porque estoy en aprendizaje del idioma. [Goodmorning to everyone. I extend a warm greeting to all the distinguished excellencies present at this event. I would like to offer a special acknowledgment to the current Ambassador of Italy to the Dominican Republic, Stefano Queirolo, and to all others in attendance. Today, I will deliver my speech in Italian, so please excuse any errors as I am still in the process of learning the language]. I would like to extend a special greeting to the authorities present, to the organizers, and a heartfelt thank you to our dear friend, Counselor Andrea Canepari, former Italian Ambassador to the Dominican Republic. The culture of peoples is a rich tapestryof images and vibrant testimonies, resulting from historical experiences that reflect social development, material mobility, and the construction of fundamental concepts. When wespeakofItalianheritage intheDominicanRepublic, werefer to asustainedpresencecharacterized by significant events, deep connections, and pivotal moments that have shaped national identity, with roots that extend back to the pre-colonial period. This work, “The Italian Heritage in the Dominican Republic,” is a meticulous and passionate endeavor by Ambassador Andrea Canepari, who has transformed hisdiplomaticpresence inSantoDomingo into anintegralpart ofhistorical investigation. Through this volume, he recounts episodes that highlight the diversity and richness of the Italian presence in Dominican history, depicting an island that shines as a beacon for contributions and flourishing in both the productive and spiritual realms. This presence integrates various essential elements into its destiny.

A particularly noteworthy aspect is the contribution of Giovanni Battista Cambiaso, an Italian who, during the fiery baptism of Dominican independence, actively participated in the naval battle that

solidified our freedom. He worked alongside Dominicans to help establish the emerging navy of the nation in the first half of the 19th century. These efforts, unique in the historical narrative of Santo Domingo, laid the groundwork for the political identityofthe Dominican Republic, fromthe colonial era to the present day. They are meticulously documented in this monumental work that Andrea Canepari has so diligently curated. An ambassador embodies a universe of ideas and a constellation of historical ties. In the case of Ambassador Canepari, he actively engaged during his time in Santo Domingo to promote friendship between our peoples and foster investments in productive sectors, thereby strengthening the bonds between Italy and the Dominican Republic toward a shared future of progress and solidarity. Thanks to his unwavering commitment, the Ambassador has played a pivotal role in consolidating the Dominican-Italian Chamber of Commerce, encouraging the participation of Italianentrepreneurs and industrialists who, alongside Dominicans, advance in the path ofproductive cooperation for both countries. In conclusion, I would like to quote the Constitutional President of the Dominican Republic, Luis Abinader, who, inthe preface to this work by Andrea Canepari, stated: "This book on the Italian cultural heritage in the Dominican Republic highlights the unity and shared culture that Italians and Dominicans have created over the centuries. For me, it represents a universe of historical and cultural beauty that strengthens our bonds and forges essences and values of solidarity and brotherhood between nations and their representatives." Thank you all.”

Applause follows.

Isabella Liberatori, President of “9 Colonne”:

“Thank you, Ambassador. Thank you for your thoughtful remarks, and congratulations on your impressive Italian. Now, I would like to invite Honorable Fucsia Nissolito speak. She kindlyrequests to address us briefly, as her responsibilities in the Chamber require her presence. Thank you, Honorable Nissoli. The Honorable Nissoli is elected from the North and Central America constituency.”

Fucsia Nissoli, Memberof the Italian Parliament elected in the Central America District “Good morning, everyone. First, I would like to greet my colleagues Porta and Giacobbe; I extend my warm regards to the Ambassador of the Dominican Republic in Italy, His Excellency Raful Tejada; the Italian Ambassador in Santo Domingo, His Excellency Queirolo Palmas; and Minister Counsellor Gina D’Alessandro Ricart. I would also like to thank Dr. Eugenio Marino for organizing this event and for the kind invitation, and especially express my gratitude to Councillor Canepari, former Ambassador, for discussing his book, “The Italian Legacy in the Dominican Republic:

History, Architecture, Economy, and Society.” Allow me, Mr. Ambassador, to express my appreciation for your role as our country’s representative in your diplomatic capacity and for your previous work in the United States as the Consul in Philadelphia. Most importantly, I thank you for your efforts to promote awareness of the Italian contribution to the cultural, social, and economic development of the Dominican Republic. Your narrative highlights significant anniversaries, including the 500th anniversary of the arrival of the first resident bishop in Santo Domingo, Monsignor Alessandro Geraldini, who is responsible for the beautiful cathedral in the city, the oldest in America; the 120 years of diplomatic relations between Italy and the Dominican Republic since 1844; and the 200th anniversary of the birth of Giovanni Battista Cambiaso, the founder of the Dominican Navy, originally from Genoa. These individuals, along with many others, are featured in Canepari's volume and illustrate how the Italian and Dominican communities have integrated and interacted, shaping the identity of the nation. Additionally, it is worth noting that the grandfather of a Dominican diplomat, Guido d'Alessandro Lombardi, designed the Dominican National Palace. Therefore, this book is essential for understanding the relationship between the two countries and the Italian contribution to Dominican history, starting with the great Christopher Columbus, who was a friend of Bishop Geraldini and named an island, Saona, after the cityof Savona, the birthplace of one of his fellow explorers. Let me express my satisfaction that Ambassador Canepari was the one to assume his role as Ambassador uponthe reopening ofour diplomatic mission. His work demonstrates the importance of keeping the diplomatic bond between Rome and Santo Domingo alive a longstanding relationship that underpins current diplomacy. Finally, as a representative of the Italians living in the Dominican Republic, and as their friend and admirer, I must acknowledge their dynamism: theyare our representatives, the concrete front line of fruitfuldiplomatic activity, whether political, cultural, or economic. So, thank you, Andrea Canepari, and to all those who contributed to the writing of this volume, which will undoubtedly serve as a reference point for anyone wishing to understand the contribution of Italians to Dominican history and why our countries are so closely united. Thank you.”

Applause follows.

Isabella Liberatori, President of “9 Colonne”:

“Thank you very much. As mentioned, we are here to present the work of Ambassador Canepari. The title of the book is “The Italian Legacy in the Dominican Republic: History, Architecture, Economy, and Society.” This book is a rich testament to a relationship that began many years ago and has been

strengthened over time. It is an extraordinary account, a vivid portrayal of what Italians have accomplished in the corner of the world represented by the Dominican Republic.

The varietyof contributions and expertise that enrich this volume is striking, as is the diversityof the stories narrated. There are 45 authors invited to illustrate a legacy that sheds new light on the quality of Italian emigration to Latin America. The protagonists, as we have heard from previous speakers, include religious figures, militarypersonnel, engineers, agronomists, scientists, entrepreneurs, artists, politicians, jurists, economists, and journalists. The reading is truly captivating.

Thanks to the workof Councillor Andrea Canepari and his extensive archival research, five centuries of history regarding the relations between the two countries have been reconstructed. Our understanding of the Dominican Republic is enriched, but, more importantly, the role of Italy and the quality of its ancient and more recent emigration have been highlighted. This contribution promotes awareness of who we are and what we have been, while also serving as an example of how one can fulfill the role of Ambassador by building bridges and fostering mutual understanding. Now, I would like to give the floor to Honourable Porta, without whom we would not be here today, as he is the one who initiated this meeting. Thank you. Please, share your insights.”

Fabio Porta, Senator for the District of South America:

“Yes, thank you. Thank you, Isabella, for your continued support of the initiatives undertaken by Italians worldwide, who today more than ever need reliable professional information. I would also like to express mygratitude to RAI and, of course, to all the media outlets that are covering this event directly or indirectly, through the Senate's Web TV. I want to extend my thanks to Eugenio Marino, who is not listed on the program but has been one of the key figures, if not the principal architect, of this initiative. And, of course, I want to thank Ambassador Canepari for giving us this wonderful opportunity and for this splendid gift. I will keep my remarks brief, as I want to ensure we have enough time for the Ambassador's address and a more direct illustration of the book. I also want to thank Ambassador Tejada, therepresentativeoftheIILA, who consistentlyhighlightsthesignificance of this organization in fostering Italian-Latin American relations and the connections between our countries. I would like to warmly acknowledge, not just formally, Senator Giacobbe, with whom I have had the pleasure of reconnecting here in the Senate. We were friends long before, and now we share this challenging politicalphase, yet we approach it with the same enthusiasmthat unites us from Australia to Brazil. I also wish to greet Fausto Longo, a colleague currently elected to the Chamber, who has also been a Senator and, by the way, a colleague of Francesco. Very briefly, I want to say that this book is using the words of the author himself truly a symphony. It is a symphony of Italian identity in the Dominican Republic. I would borrow this term because I believe we will need

many symphonies, a grand symphony, to promote the term is a bit commercial the experiences, lives, and legacies of Italians around the world, across all latitudes and longitudes. I fondly recall my first meeting a few years ago with Ambassador Canepari here at the Chamber. In 2017, he reached out to me eventhough I was elected ina different constituency than his at the time; he was the Consul General in Philadelphia, and it was also different from where he would later serve as Ambassador whenreopening a diplomatic missionthat we, inParliament when I was President ofthe Committee for Italians Abroad had fervently supported and requested. It’s a wonderful memory because even then I noticed his curiosity about the experiences of Italians abroad, his enthusiasm, and, of course, his great expertise. I believe this book, this symphony, serves as a prototype we should refer to when discussing the importanceofmorebroadlydisseminating thecultureand presenceofour communities worldwide. Together with Senator Giacobbe, we presented a very important parliamentary initiative for Italians abroad here in the Senate, and we hope that there is the willingness to bring it to fruition during this legislative session. It is a bill I had the opportunity to draft in the Chamber on the multidisciplinary teaching of migrations the presence of Italians abroad and the numerous foreign communities in Italy. This is the aspect I want to connect with the book: it is a multidisciplinary lesson because the Italian presence abroad encompasses history, geography, architecture, music, and religion. If you look through Ambassador Canepari’s book, all these dimensions are integral parts of a single story. This is true in Santo Domingo, in Australia, throughout South America, in Europe, and the rest of the world. This lesson has been particularly gratifying for me. We have a great designer here, Fausto Longo, who, upon seeing the comic that was prepared in Spanish, immediately snatched a copy. From that initiative, I draw another point: this is the type of culture we must also learn to pass on to young people, especially Italians. We should carry these stories into our schools using more accessible, educational, and immediate tools like comics. So, I conclude with two references I found while reading the wonderful forewords to the book. The first reinforces what I said earlier and comes from Minister of Culture Dario Franceschini, who states: “If there is awareness of this history, of this new culture that has been created thanks to the Italian contribution, new opportunities for investment and trade can arise.” This encapsulates the spirit of our commitment here in the Senate, our legislative proposal, and the essence of Canepari's book, as Franceschini articulates so well. Without knowledge, it is also challenging to promote and to internationalize. Therefore, understanding our community thanks to this book, which does so very vividly is the foundation for internationalization. The other reference, which allows me to conclude with a nod to today's event here in the Senate, is from Ambassador Cavallari, who is not here with us today but is represented by the Mexican Ambassador, who is now the Cultural Secretaryof the IILA. In closing her presentation, sheremarked: “It would be wonderful to see the stories from this book come to life on the big screen

perhaps we will see a few small images today through an Italian-Dominican co-production.” Well, this afternoon at the Senate, we will ratify, and I will proudly be a rapporteur, the agreement for a filmco-productionbetweenItalyandtheDominicanRepublic. Who knows, perhapsthe first outcome ofthisagreement willbetheproductionofthebook, for whichthe Ambassador hasalreadygraciously gifted us a script. Thank you all.”

Applause follows.

Dialogue between Isabella Liberatori and the editor Andrea Canepari:

Isabella Liberatori:

“Thank you. Now let’s give the floor to Counselor Canepari. Let’s start with the fact that the book has taken on various forms over time. It has reached a wide audience and achieved the goal set by the Ambassador, which is to inform as many people as possible about the importance of cultural exchanges and relationships. Counselor, what were your thoughts when you embarked on this important, demanding, and valuable project?”

Andrea Canepari:

“Good morning to everyone. I experienced a range of feelings. For some time now, I have had the pleasure of working with our communities, and I have witnessed what they have contributed in various countries. However, as Senator Giacobbe mentioned, sometimes I felt a bit like an archaeologist because this treasuretroveofItalian identityemerging fromour communities brought over not only byItaliansbut also byfriendsofItaly wasnot well-known. So, asSenator Portastated, we need awareness and knowledge to bring these stories to light, to revive them, and to create opportunities and bridges between countries, not just the Dominican Republic. As Senator Giacobbe pointed out, there is a universality to these themes, and we need symphonies to express them. Indeed, the Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation is doing a lot in this regard. So, when I began my mission, I felt it was necessary to engage in raising awareness at every level of society, fromchildrentoscholarsandthegeneralpublic. I would liketotakeamoment to express mygratitude to a few people: Senator Porta for organizing today’s event; Senator Giacobbe; Honorable Nissoli; Ambassador Jaime Nualart from IILA, Antonella Cavallari; my dear friend Ambassador Raful; and Isabella Liberatori for this presentation. I also want to thank all my friends, from Ambassador Queirolo Palmas to Eugenio Marino, who promoted an intellectualcollaboration with me dating back to mytime inPhiladelphia whenI participated inthe presentationofhis beautiful bookonemigration.

That was whenour intellectualsynergy began, focusing on the need for greater awareness. I also wish to thank everyone from Assocamerestero and Dante Alighieri, as well as companies like Ghella that are present here today, along with international universities such as those from Geneva and UCLA. I’d like to sayhello to our esteemed professors Robin Darbyand her husband Andrew Apter, who are from UCLA, one of the most prestigious universities in the United States, and are here todaybecause they contributed to this book and its American academic edition. This book and the stories of our community are significant. Unfortunately, they are not always treated with the seriousness they deserve, which I believe we should all keep in mind. Our stories are serious; our communities are serious; Italy is a country with great prospects. Thus, this book carries weight, and the stories it contains have been published by a U.S. academic press, Saint Joseph’s University Press, the leading publisher in Latin America, to bestow intellectualdignityon all these narratives. This is another angle I wanted to share with you greater effort but, I believe, greater interest. I’d like to mention some individuals, such as photographer Andrea Vierucci, with whom we have collaborated on numerous initiatives virtualexhibitions, videos, and more without ever having met dueto thepandemicuntil today. I also want to acknowledge anyone else who has come to greet me today, like my friend Gianfranco Fini, an architect referenced in the book because one of the primary tourist complexes in the Dominican Republic at Porto Rotondo was inspired by him. If there are others with whom I haven’t yet had the chance to connect, please do introduce yourselves to me at the end, as I would love to meet you.”

Isabella Liberatori:

“So, the academic dignity has been achieved, if there was ever a question of that. However, I wanted to ask you: you have also organized interactive exhibitions as a result of this work, as you mentioned, featuring images perhaps we could display some while we talk that illustrate this wonderful volume?”

Andrea Canepari:

“(Pointing to the screen) This is a video. If you’d like, we can play it now. It’s in Italian, and then we can move on to the images.”

Follows video about Giovanni Battista Cambiaso.

Narrator of the video:

“Giovanni Battista Cambiaso Chiozzone was born in Genoa in 1820. He arrived at a young age in Santo Domingo, where he developed and maintained a close friendship with key members of the

political secret society “La Trinitaria,” particularly its founder Juan Pablo Duarte. Cambiaso was the architect of the first armed naval fleet of the Dominican Republic, laying the foundations upon which the Dominican Navy was later established. To achieve his goal, Cambiaso converted his private brigantines and goletas, which were originally used for commercial purposes, into warships. The newly formed naval fleet, which prevented Haitian ships from supporting their ground army, was commanded by General Cambiaso of the Dominican Navy.”

Isabella Liberatori:

“We can certainly say that the testimonies are present. You have also succeeded in having some of the 48 chaptersofthe book published for broader distribution in a local national newspaper. This isn’t an idea that comes from nowhere, as an Italian founded the first newspaper in Santo Domingo in the mid-1800s, so you are walking in those footsteps. How did you manage to secure 48 half-pages, which, as anyone familiar with publishing knows, are an invaluable asset, to reach both local and Italian readers?”

Andrea Canepari:

“All these initiatives have naturally been promoted by the Ministry of Foreign Affairs within the framework of integrated promotion initiatives, aiming to demonstrate how cultural endeavors can create promotional activities and present a renewed image ofItaly. That’s the premise. With that said, the vastness ofthese initiatives could only be sustained through sponsorship. The majorityof funding came enthusiastically from major media groups, including the one Isabella Liberatori mentioned, which is the Pellerano family. They arrived in the Dominican Republic 150 years ago and founded “Listin Diario,” which translates to “The Little List.” It started as a list of ship arrivals and departures and has evolved into a major media group. Why is this important? It not only serves to remember this history but also illustrates how Italians established the identityand social structures that have enabled the country to become what it is today not a developing country but a thriving nation. I appreciated hearing the earlier contributions because this same storycould exist in Australia and could have been written in many countries; these are universal stories. Additionally, as you saw in the video, great care was taken with the visuals. All the images present in the hall today were created by the talented Andrea Vierucci. All these videos aim to showcase not only images of the Dominican Republic but also those of present-day Italy and the places from which these emigrants originated. This effort is intended to foster awarenesswithinthecommunity, whichat times may not fullyrecognize itshistory, and to build a sense of unity between the new and old waves of emigration. By understanding the significance of these iconic figures, we can create pathways for integration.”

Isabella Liberatori:

"I wanted to return to the comic book aspect because, as we know, education typically begins at a young age. The Counselor has chosen to present this work in the form of a comic book and has distributed an impressive 265,000 copies in collaboration with Catholic churches. Could you tell us how this experiment has gone?"

Andrea Canepari:

"Yes, first of all, we have to consider that this was during the Covid years, a time when schools were closed and new educational tools were being sought. We offered these comics, which are quite serious, derived from the book and scientifically accurate, reviewed by university professors, as educational resources for schools. The country's main newspaper distributed 240,000 copies, while 35,000 copies were provided through the Episcopal Conference to Catholic schools, which utilized them. Public schools were reached through a comprehensive program featuring digital tools available in both Spanish and Italian, as well as multilingual resources. The book is also available in English to help students engage and develop an interest. Not onlyItalians or Italian descendants have become passionate about this; so have many friends of Italy. The leading radio-television group is owned, as my esteemed Ambassador friends know, by Don Pepín Corripio, who is of Spanish origin. He was the first to offer me access to his television stations, newspapers, and media group. Through these stories, Italian culture is presented in a new light, and opportunities can emerge, as mentioned, particularly with the Chamber of Commerce, which now includes some of the wealthiest families in Latin America, encouraging them to see Italy differently."

Isabella Liberatori:

"Among the youth specifically, the new wave of immigrants you mentioned who are looking towards the Dominican Republic most are driven by entrepreneurial initiatives, particularly in real estate and tourism. In your experience, during your time there, canwe be proudofthese new Italians? Is their approach one of collaboration with the host country?"

Andrea Canepari:

"Absolutely, we should be proud of all our Italians in every capacity. I speak from this experience and from others I have had in various continents around the world. They all bring a strong desire to work and improve. In cases like this, they bring technology and expertise in agriculture and tourism. However, each person is familiar only with their specific sector, and often the broader picture, the

symphony, is missed. Therefore, it is crucial to use both comics and exhibitions. (He points to the images projected in the room.) Look at these beautiful images from the exhibition that has been displayed in twelve of the most important museums and universities in the region. There is also a wonderful virtual exhibition, and in Italy at Venaria Reale and the Galata Museum of the Sea, as a preparatory exhibit for the Italian Emigration Museum in Genoa, where these materials are part of the permanent collections. This work is significant, and I want to acknowledge my wife Roberta, who is with us, for her remarkable attention to detail and coordination; she has passionately assisted me in this endeavor. Speaking of new Italians, when I first arrived there was mention of the reopening oftheoffice peoplewere not asking for thebookorcomics;theywereasking for passports,consular services, and assistance. I arrived to find compatriots camped outside the dilapidated embassyoffices for days seeking services. All of this has changed. Alongside these initiatives, the focus has been on providing consular services, and the Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation has made a tremendous effort, which deserves recognition, across all its internal structures: from personnel to the inspection department, to the relevant geographic directorate, to those dealing with Italians abroad, and those working on promotion, to ensure that the reopening of the office initially perceived as a gamble was a success, and indeed it was. Senator Porta remembers how, at that time, they were receiving one or two heated parliamentary inquiries each week. Some of your senator colleagues grilled me if I may use that term before I went to the Senate. However, in the end, one of your colleagues told me, 'Ambassador, perhaps now I am convinced we will make it.' And we did make it not just me, but all of us: the Ministry succeeded, associations succeeded, Parliament succeeded, and the Italians in the DominicanRepublic succeeded. Everyone played a part in ensuring that the reopening was a success, that consular services were provided, and that we had a dignified yet functional office for Italy. I am pleased to have left behind a working system for my colleague. So, I believe this is important. Since I mentioned my colleague, who has pleasantly surprised me by being here: (he turns to Ambassador Sergio Queirolo Palmas) you had also shared some reflections with me regarding how the book has been perceived by the community; especially what you mentioned about the Spanish Ambassador. Would you like to share with us, given that we have had this surprise?"

"Before I give the floor to the Ambassador of the Dominican Republic, I must apologize for not welcoming him to the Senate for two reasons: not only because he is His Excellency the Ambassador of the Dominican Republic, but also because I had the fortune to collaborate with Ambassador Stefano Queirolo Palmas when he was the Consul General in Sydney, and I can assure you that we

have an excellent class of diplomats, with great esteem for him. At the same time, I would also like to welcome Honorable Longo, with whom I shared the last legislative session for five years here in the Senate. So, welcome, Ambassador, with all the affection we hold in the Senate for our shared experience in Australia."

Stefano Queirolo Palmas, Ambassador of Italy to Santo Domingo:

"Thank you, Andrea. Thank you, everyone, and thank you, Senator. It’s evident to all of us in this room how vital the contributions of Italians abroad are for Italy. Outside of this gathering, we wish there were a broader awareness of this fact, but today, we all grasp its significance. I’d like to share a brief anecdotethat highlights the importance ofthe mapping conducted byAndrea and the Embassy of Italy regarding Italian heritage in Santo Domingo. Ambassador Raful articulated this even more eloquently, but let me offer one episode to illustrate. When this book circulated, Don Pepín Corripio whom you rightly mentioned, Andrea PepínCorripio is an influential figure here. To put it in perspective, when he speaks in Santo Domingo, it’s akin to the voice of 'hispanidad,' the Spanish aspect of the local tradition. It’s like speaking in Sydney, Francesco, about the founders of The Sydney Morning Herald. When Don Pepín saw this book, he remarked to his son, 'This is truly a beautiful book; we don’t have anything like this ' referring to the Spaniards 'when we create our version, it must be ofat least equalquality.' Well, do you know what’s happened since then? A month ago, the current Spanish ambassador in Santo Domingo announced the launch of a book about their heritage in the Dominican Republic. This illustrates the significance of this initiative in the local context. I hope that, since the first edition has sold out, we can arrange for a re-edition of both the academic and comic aspects, as the latter serves as an invaluable outreach tool recognized by all. That’s all; thank you, Andrea, and congratulations!"

Isabella Liberatori:

"Thank you. I believe that the comic format will also prove useful for social media, which is an inherently agile tool."

Andrea Canepari:

"Indeed, effortshave beenmadeonsocial mediausingcommunicationtools, universities, and schools of all levels to reach every segment of society. If Ambassador Raful, who has served as Minister of Culture, has emphasized the cultural and scientific importance, there are also numerous curiosities, relationships, and ideas that transcend and inspire everyone."

Isabella Liberatori:

"I want to return to a term you used: 'living bridge,' when you illustrated the images by photographer and artist Andrea Vierucci. By the way, he has faced a terrible ordeal because he contributed to this project from its inception. Whenhe was set to travelto Santo Domingo to capturelocal images, Covid unfortunatelypreventedhim fromdoingso, leading himtoexpressdeepsorrowinItalyashe followed the project."

Andrea Canepari:

"Actually, it turned out for the best because it spared him the travel. However, we have strengthened the concept, which I believe is very powerful, of creating a connection between local images and images of Italy. Where did these individuals come from? Sometimes, when one sees these places, it not only helps attract tourism which is our role as diplomats but also entices friends of Italy or individuals who, upon seeing beautiful images, think, 'I want to visit there too!' This has been one of our opportunities. I also see friends from various other universities: I see Temple University, with which we will hold an exhibition on Italian heritage in Philadelphia this September. You are all invited; the inauguration is on September 13 at the Temple University Rome campus. Additionally, I see my friend from the American University of Rome, with whom we are also collaborating; we are witnessing three Americanuniversitiesand one in Geneva. So whybridges?Because universities host young people who bring experience and learn. Look at these cover images (he points to the projected images in the room). The dome was designed by Guido d’Alessandro, an Italian engineer inspired by St. Peter’sBasilica. Thus, 'bridge'doesn’t onlyrefer to architecturalterms but alsoto socialstructures, including education, Chambers of Commerce, and agricultural knowledge. Our community creates opportunities for them, for us, for the country, and for the world. This is crucial: fostering awareness to create opportunities."

Isabella Liberatori:

"Moreover, we can say that the construction of living bridges strengthens friendships, and friendship distances us from war. Now more than ever, we need this. I want to emphasize that the role of the Ministry of Foreign Affairs, the consular network, and cultural institutions is not solely to provide services to Italian citizens but to support and promote the well-being of the community, facilitating integration while preserving cultural specificities. We can confidently say that in the Dominican Republic, thanks in part to the Counselor's contributions, this objective has been achieved."

Andrea Canepari:

"I would argue that this success is due to the contributions of everyone: the Ministry of Foreign Affairs, whichhascommitted itselfwithseriousnessanddetermination, has facilitatedthissymphonic effort to ensure everything has gone smoothly; but also from the community of businesses, institutions, and associations. Everyone has become passionate because, when there is seriousness, hard work becomes evident. Don Pepín Corripio has been deeply involved because he is a 90-yearold man who works 12 to 15 hours a day; he is determined, and he often tells me, 'I wish others would engage in initiatives that promote awareness.' As a businessman, he can only appreciate that. The press has also made a significant contribution, and I genuinely thank all the friends and journalists present today because these stories need to be known and appreciated; this awareness is truly beneficial for everyone. So, beyond the organizers, like Eugenio Marino, whom I thank immensely, and Antonino Musso, the press is incredibly important. If we only discuss these matters among ourselves, we have merely exchanged ideas. It is essential that these discussions reach a wider audience. From my experiences in both the United States and the Dominican Republic, enthusiasm helps create a ripple effect."

Isabella Liberatori:

"I would like to share a brieftestimony: for many years, myagencyhas beendedicated to highlighting the Italian presence around the world. Until recently, the terms 'immigrant' and 'migrant' in the Italian media were predominantly linked to negative news events or marginal stories. However, as someone who works in this sector and conducts the morning press review partly due to my struggles with insomnia I’ve observed a significant shift. Nowadays, Italian newspapers, both national and local, feature at least 10 to 12 articles every day showcasing what Italians and Italian culture are achieving globally. I must acknowledge that a significant part of this change is driven by the Dante Alighieri Society, which is vibrant with initiatives. Additionally, embassies, cultural institutions, and Italian entrepreneurs play a crucial role in ensuring that the terms 'migrant,' 'Italy,' 'Italian community,' 'culture,' and 'institution' are consistently present in the media. The concept of twinning is also key; it serves as a valuable tool for our cities to strengthen their relationships. Now, before we conclude my heart goes out to the wife what will be your next commitment?"

Andrea Canepari:

"For the time being, our focus is on sharing these stories. In fact, many friends, including the rectors of major universities in this country, have asked me to promote these narratives, and several universities in the United States are interested as well. We are planning a photographic exhibition

with Temple University Rome, based on the Philadelphia book, for which an Italian edition is about to be published by Treccani. This is another opportunityto illustratehowthese stories need to be told. I believe these initiatives are vital. Earlier, you mentioned the Dante; together with various other institutions dedicated to promoting Italian culture in the Dominican Republic, we have developed a virtual course with their assistance. I want to express my gratitude to them for being here and for creating this course, which has been met with tremendous success."

Isabella Liberatori:

"So we will reconvene in September to present the next endeavor of the Counselor and his wife."

Andrea Canepari:

"It’s truly a family project thank you!"

2.8 Presentation at the Biblioteca Universitaria di Pavia, Salone Teresiano

[Original language: Italian. Translated in English]

Volume “The Italian Legacy in the Dominican Republic. History, Architecture, Economy and Society”.

Edited by Andrea Canepari.

Italian edition published by Allemandi, 2021.

American edition published by Saint Joseph’s University Press, 2021.

February, 2023

Biblioteca Universitaria di Pavia, Salone Teresiano

S.da Nuova 65, Pavia, Italy

INTRODUCTION:

 Marzia Pontone, Director of “Biblioteca Universitaria di Pavia”

INSTITUTIONAL GREETINGS:

 Francesco Svelto, Rector of “Università di Pavia”

IN CONVERSATION WITH THE EDITOR ANDREA CANEPARI:

 Paolo Gamba, Rector’s Delegate for Relations with the American Continent –“Università di Pavia”

 Francesco Bracco, Director of the Botanical Garden of “Università di Pavia”

 Olimpia Niglio, Professor at “Università di Pavia”

CONCLUDING REMARKS:

 Ludovico Ciferri, Descendent of Professor Raffaele Ciferri

 Alessandra Angelini, Artist and professor at “Accademia di Belle Arti di Brera di Milano”

Marzia Pontone, Director of “Biblioteca Universitaria di Pavia”: "Good evening. I want to thank all of you who are here with us this evening to listen to the presentation of a truly remarkable volume, which we have the honor of being able to share and discuss, and on which we can all reflect together this evening at “Biblioteca Universitaria di Pavia” under the auspices of the Ministry of Culture. Our Institute, thanks to the collaboration of my colleagues - particularly Dr. Campagna, who is responsible for our cultural activities - is carrying out a program of cultural initiatives focused on lifelong learning not only for adults but also for all those interested, within our “Salone Teresiano”. In these spaces, which are steeped in history and which many of you have already had the opportunity to visit and experience during our cultural initiatives, tonight we add a monumental moment. The volume we are presenting this evening, “The Italian Legacy in the Dominican Republic: History, Architecture, Economy, and Society” isa volumecurated by Andrea Canepari, whom I thank very much for his presence, for the time he dedicates to us this evening, and for his meticulous effort in curating such an important, and I must add, imposing work.. Thoughimpressive in its physical form, this volume contains even more significant historicalcontent. This volume, available both in Italian and in English here on the table represents an important contribution to the field of study. One key aspect we wish to highlight this evening, especially in terms of cultural significance, is how this volume has helped illuminate the connections between two distinct worlds. In this regard, I feel compelled to say, on behalf of our Institution, that the volume holds foundational and fundamental value. It is fundamental because it retraces the history of the relationship between the Italian and Dominican peoples and also the infinite variety of cultural, scientific, literary, but also economic, commercial, and architectural contributions that have woven together intricatenetworksbetweenItalyandtheDominicanRepublic. This is, indeed, part ofhistory. It is the history of the connection and friendship between two nations narrated through an infinite variety of facets; but it is also an interesting and insightful vision of the future, showing how populations have always moved across the globe and how they have been able to cultivate relationships and networks that have led to the creation of new shared horizons, new identities, new perspectives on how to live in a country and bring the culture of their homeland into new territories, creating a rich interplay between the country of origin and the host country. Obviously, retracing all this, which has centuries of history, cannot be done in just a few words, and, indeed, the volume has such majesty and touches on so many aspects, including, of course, the scientific one. I trust that this aspect, among others, will be elaborated upon by our distinguished speakers this evening. What I would like to add before I hand the floor to our guests is that this volume, along with its English versionobviously, has already beencataloged as part ofour Institute's collection. We know well what

this means: it means it has become part of the permanent heritage of our “Biblioteca Universitaria di Pavia”. It now contributes to our shared memory and will serve as a resource for future research and new studies. From these volumes, new explorations will emerge, advancing scholarship andparticularly in this case - the understanding of the historical connection and friendship between two worlds that have long been intertwined. It feels especially fitting that tonight, we have the opportunity to explore these connections from multiple points of view, as I imagine our speakers will go on to do. The last thing I want to sayisthat thisevening, inthis “Salone Teresiano”, whichhostsourreflections and conversations this evening, anexhibitionhas beenset up. Anexhibition that I ampleased to recall because it is a beautiful one and that feels especially meaningful after the difficult years of the pandemic. The exhibition includes the artist's book “Orizzonte”, created by Alessandra Angelini in celebration of the 500th anniversary of Monsignor Alessandro Geraldini’s arrival in Santo Domingo. This exhibition was originally intended to take physical form in Santo Domingo as well, but unfortunately, due to the challenges posed by the pandemic, it could not be fully realized. The exhibition was designed for this purpose and I am delighted to remind you that the volume, along with the “tondi” that form part of this exhibition's narrative, can be seen in the display cases of our library. The artist is with us this evening and therefore we hope that at the end, there will be an opportunity to share the appreciation and viewing of this exhibition, which speaks to us of the Dominican Republic, of a dream, of what could have been done and what maybe in the future there will be opportunities to rethink, to do., For now, it finds its rightful place in our Library, beautifully illustrating and accompanying the story of the friendship between these two worlds.. At this point, without further delay, I would like to turn things over to our panel so we can begin the discussions and reflections for this evening. I would first invite Rector Svelto of the University of Pavia to offer his greetings, after which we will proceed with our panel of distinguished speakers, among whom I would like to mention Prof. Olimpia Niglio of the “Università di Pavia”, an expert in architectural restoration, and who will naturally, I imagine, contribute valuable insights on this topic. There have been many architectural contributions from Italian culture in the Dominican Republic. We will also hear from Prof. Paolo Gamba, who is the Rector's delegate for international relations at “Università di Pavia”and who will bring his expertise onthe regions under discussionthis evening. We also have at the table our guest speakers Francesco Bracco, Director of the Botanical Garden of “Università di Pavia”, who will provide insights related to the scientific contributions mentioned earlier. Naturally, Andrea Canepari is present, whom we thank very much for the work accomplished no small feat, as must be acknowledged and for the time he dedicates to us this evening and whom we now greet as a diplomat of our Italian State and who in the past has spent his service as Ambassador to the

Dominican Republic. Therefore, to him this evening, but as the author and curator of this work, we give our warm welcome and thanks for the time he dedicates to us. I hand the floor to the Rector." Applauses follow

Francesco Svelto, Rector of “Università di Pavia”:

"Thank you very much and good evening to everyone indeed. Welcome to the University, but especiallyto theUniversityLibrary, this magnificent spacethat so graciously hostsustonight.Thanks to the Director, Marzia Pontone, who has already given us an interesting preview of what we can expect fromthisevening’sdiscussionand naturally abigthank youtoAmbassador Caneparifor being here. I especially thank him for the personal friendship we share and, most importantly, for his continued support and friendship with the University of Pavia. As I said, in this hall, in this Library, I always come with great pleasure on all occasions when possible. Today you heard the Director who hosted us, Marzia Pontone, say, ‘how beautiful the University Library is,’ and I can personally attest to that, even when I’m here alone jokingly, of course!. The relationship, indeed, I must say, is an intense and enriching one. Every chance we have had to collaborate and plan together has been a true privilege, Therefore, I truly thank you for a place of such splendor. It is one of the most beautiful libraries, indeed, that I have had the opportunity to see. Thank you again, Andrea. I also want to acknowledge and extend my gratitude to the distinguished speakers joining us tonight I want to particularlythankProf. Gambawho workswithme on internationalplanningand holdsthedelegation for North America and South America. It is an intense job and we place great importance on internationalization, and I would like to take this opportunity to note the tremendous strides our university has made in this regard. Over the past few years, we’ve seen an annual increase of 20% in students earning their degrees abroad. In just two or three years, this has amounted to a nearly 50% increase, and we intend to continue along this path. Clearly, a heartfelt thank goes also to Prof. Bracco and Prof. Niglio, I am sure that thanks to them, thanks to you, it will be a beautiful evening. As I said, Ambassador Canepari, apart from being a personal friend, a friend of “Università di Pavia”, is from Pavia. He attended the “Liceo Foscolo” and his ties to the university are significant; beyond today’s meeting, he has participated in numerous events here, including conferences and lectures at the Department of Political Sciences, and he has served on a board for international programs at our institution. As I mentioned earlier, Director, it is fascinating to note that Ambassador Canepari has extensively explored the contributions of Italians abroad in his works. He has highlighted the ingenuity, curiosity, and intelligence that Italians have brought to various countries, effectively establishing roots in those communities. This understanding aids him in his role as Ambassador, enabling him to build upon what has already been developed and integrated. I remember the other

two volumes that were written by Ambassador Canepari: Italian Legacy in Washington DC and Italian Legacy in Philadelphia, and therefore with the same thread that we see today with this interesting volume. As I said before, it is a constant homage to the historical role of our emigration and the contribution that Italians have given to the development of the countries that welcomed them Moreover, I find it compelling to delve into the reasons behind such an extensive study, especially as we consider the possibility of increased immigration to Italy in the future. It is essential to understand how this immigration can be regulated and how we can facilitate the integration of newcomers into our society, which is characterized by a high level of education. This is a question I pose to you as I present this topic. What I wanted to emphasize as Rector of the University are some aspects that the book brings and that reflect the scientific dimensions of our institution. In particular, a chapter is dedicated to Raffaele Ciferri, who is considered one of the most revolutionary mycologists in the world. From 1925 to 1932, he lived in the Dominican Republic and contributed to the development of agriculture and founded an experimental agricultural station. He later became a professor at the UniversityofPavia, leading, amongother things, theCryptogamicInstituteofouruniversity. Another interesting volume was written by Professor Parrinello, a lecturer in the same department, who curated the documentation of the works of the Antonellis and the Mura di Santo Domingo. Here, I am happy to see a contribution that we were able to actively bring, even with the “Università di Pavia”, in the Dominican Republic. One comes from the past, another is very present. Therefore, I am pleased to have seen them and to be able to say that we also contributed to this. In conclusion, I would like to recognize Ambassador Canepari for overseeing a fresco created by 48 artists. This undertaking required exceptional coordination and intelligence. I say this because then my role is to coordinate, so I do not say that intelligence is needed to coordinate, I got a bit lost in my more significant role. While it may seem straightforward to write a piece individually, the challenge lies in harmonizing the contributions of so many. Truly, what I appreciated the most, also reading his statements, is precisely this aspect, that is, to better understand the reality of Italians and the place where they go to lay the foundations for even deeper cooperation in the future. This seems to me really, among other things, one ofthe most serious ways ofapproaching, when you want to build with a long-term perspective: first understand what is there and then try to go forward by contributing. So thank you, I congratulate you, Andrea, for your constant commitment in the diplomatic action you have had in relations between Italy and America, and I hope there will always be a place, as there has been until now, in our university. We are at your side for these experiences. Thank you and good conference to everyone. As a guest inthis space, Iwill now sit downto listen more attentively. Thank you and good evening."

Applauses follow

Olimpia Niglio, Professor at the “Università of Pavia”:

"Thank you, Rector,thank youtoallpresent. Allow meto sharea few linesregardingour Ambassador and diplomat because obviously, I saw, with great pleasure, Andrea, that many friends have come to see you, but surely, among the people there are also spectators who want to know something more about you. So, Andrea Canepari, Ambassador Counselor, Andrea is an Italian diplomat currently serving at the GeneralDirectorate forthe Promotionofthe CountrySystemofthe MinistryofForeign Affairs in Rome. He was the Ambassador of Italy in the Dominican Republic from 2017 to 2021 and ConsulGeneralofItalyin Philadelphia from2013to 2017. Hewas also head ofthe commercialoffice of the Embassy in Turkey and First Secretary for political affairs at the Embassy in Washington. He graduated fromtheUniversityofPennsylvaniaLaw School, theUniversityL. Bocconi, theUniversity of Parma, and in 2022 he was awarded an honorary doctorate in Humane Letters from the American University of Rome for his diplomatic career and the promotion of Italian culture abroad. Among his many awards: since 2016, he has received the Global Philadelphia Award from Temple University in Philadelphia; Knight of the Order of Merit of the Italian Republic; Knight of Grace Magistral of the OrderofMalta;and Knight oftheGrandCrossoftheDominicanRepublic. Hepublishedwith “Skira”

“The Italian Legacy in Washington DC: Architecture, Design, Art, and Culture” in 2008, with a foreword by Nancy Pelosi, and presented this book, in fact, in Washington; as well as Italian Legacy in Philadelphia: History, Culture, People, and Ideas, whose Italian edition will be published by “Treccani” soon. It is tied, of course, to the city of Pavia, where he attended school and completed high school at the Ugo Foscolo Classical High School. While waiting to open the dialogue with Ambassador Canepari, I would first like to give the floor to Prof. Paolo Gamba, delegate of our university for the American continent. Thank you."

Paolo Gamba, Rector’s Delegate for Relations with the American Continent –“Università di Pavia”:

"Thank you to Prof. Niglio. Good evening to everyone. I will keep my remarks brief, because a good delegate of the Rector should actually do what the Rector wants, right? And since the Rector has already spoken, I will add just a few words, and those few words are, first of all, again, a big thank you to the Ambassador and a huge thank you to Prof. Niglio who, with great patience and with great dedication, organized this meeting. Globally, our university, as the Rector mentioned, is developing apolicytowards internationalizationthat isextremely interestingand varied. Wearecurrentlyplacing a strong emphasis on Latin America, on Central America, and generally on all that part of America

that goes fromthere, let's say, theonethat speaks English, the onethat speaks Spanishand Portuguese a bit because there is a great connection that this volume reminds us of, also because effectively we start as the University of Pavia from a series of discussions of research and scientific diplomacy that have already been very strong in recent years towards that area. In this sense, this type of collaboration, particularly with the Dominican Republic, is of great interest to us, and I say this because, from a scientific point of view, as our Rector reminded us, there is a strong interaction that still exists, between the University of Pavia and those places in the field of civil engineering and architecture. Moreover, new opportunities are emerging that extend beyond mere scientific collaboration. towards an inter-university collaboration, a network of universities, the possibility of double degrees and exchange of students and faculty. This is what internationalization entails: creating avenues for meaningfulexchanges. Inthis sense, therefore, wethankthepossibilityofhaving this meeting and of being able to recall what our university is trying to do in this area. Thank you all and good listening."

Applauses follow.

Olimpia Niglio, Professor at the “Università of Pavia”:

"We thank Prof. Paolo Gamba. As the Rector has alreadymentioned, there was a significant presence in the Dominican Republic, notably through Prof. Raffaele Ciferri, who played a very important role at our University’s Botanical Garden, it is with great pleasure that I give the floor to the current Director of the Botanical Garden, Francesco Bracco. Thank you."

Francesco Bracco, Director of the Botanical Garden of “Università di Pavia”:

"Thank you. Greetings to everyone. I thank Prof. Niglio who managed to put together this meeting that matured over rather long periods, unfortunately conditioned, precisely, by the pandemic period. However, here we are. Whoever enters the Palazzo of the Botanical Garden of Pavia, in Via Sant'Epifanio, finds on the left, in the back, a bust with glasses. That is the bust of Raffaele Ciferri. It is the latest effigyofbotanists that has beenaddedover time and, perhaps, to today’s aesthetic taste, it seems a bit strange, but evidently, it was made not only as a sign of esteem but also to reproduce the man in his actual characteristics. This is because Raffaele Ciferri was trulya pillar, a fundamental point of the revolution of mycological botanical studies here at the Universityof Pavia. He arrived in 1942 as Director of the Botanical Institute, the Botanical Garden, the Cryptogamic Laboratory, and held these roles until his death in 1964. Therefore, I didn’t know Raffaele Ciferri directly, but I was a student of his students, and this was possible because Raffaele Ciferri created numerous scientific

schools that were reference points both internationally and nationally. As the Rector noted, in the field of mycological studies, he was a globally recognized authority. His collections and strains are housed at the Smithsonian Institution in Washington, D.C. He was truly influential not only as a mycologist but also as a phytopathologist and plant physiologist. Additionally, he made significant contributions as a geobotanist an area that particularly interests me, as it aligns with my own field of study. and he created here in Pavia, in the late 1940s and early 1950s, what is called the School of Pavia, a group of geobotanists who then revolutionized, let’s say, the studies in Italyon vegetation and who then went on to all the universities in the country, reaching top positions in this sense, like for example, Prof. Pignatti and Prof. Giacomini in Rome. Raffaele Ciferri was a man of incredible scientific productivity: Prof. Ruggero Tomaselli, who wrote his obituary when he passed away and who succeeded him in the chair of Botany, counted 1,060 published works in his life. Indeed, in the obituary, he counted 10 at a time because, writing the number was a bit burdensome. This testifies to a scientific vitality, of capacity, in this case also of organization of the working group that included different disciplines, but that managed to be extremely productive, extremely efficient from the point of view of fundamental studies, for example in systematic mycology, applied studies in plant pathology. Although he officially arrived in 1942, Ciferri had a long-standing relationship with the University of Pavia. He first came in 1923 as an assistant professor and spent a couple of years working in the cryptogamic laboratory, which was unique in Italy for studying plant diseases caused by fungi, algae, and microbes., This laboratory was also among the first institutions in the world in this type of discipline. Then Ciferri went, to the Dominican Republic. On his return, he did not return immediately, but in 1933-34, he returned to work in Pavia as an assistant professor and became Deputy Director of the cryptogamic laboratory. Then he went to become an ordinary professor at the University of Florence, and then in 1942, he returned here to Pavia. His legacy was fundamental because, still today, Pavia works very intensely both in the field of plant ecology, geobotany, and in the field of mycology, taking onall the most recent studydirections. Finally, on the Botanical Garden Raffaele Ciferri had a fundamental role because he found himself directing the Botanical Garden during World War II,at theendoftheconflict, and hadtoresist theBotanicalGardenthat hadsuffered many damages during the conflict. The situation was far from stable, compounded by various controversies, particularly regarding the disappearance of several greenhouses that characterized the aspect of the Botanical Garden disappeared because they directly faced via Scopoli, and this was not well received by the citizens and also by his predecessor, Prof. Pollacci, who heavily criticized him. But, in reality, he faced the necessity of managing limited resources while addressing the garden's needs.. What he did is what produced the current image of the Botanical Garden, partly constructed from scratch based on ideas developed at the time, partly recovered from the old plants, from the old

images that the Botanical Gardenhad since anera close to its foundation, that is, the end ofthe 1700s. He was indeed a fundamental figure, and we continue to honor and take pride in his legacy. Thank you."

Applauses follow.

Olimpia Niglio, Professor at the “Università of Pavia”:

"We thank Prof. Francesco Bracco for this splendid introduction to the contents of the Botanical Garden. At this point, I will give the floor for a moment to Andrea Canepari, our author of the book, before we engage in a deeper discussion about its contents. Thank you."

Andrea Canepari, Editor:

"Thank you to everyone. Good evening to everyone. First of all, a special thanks to our Magnificent Rector Prof. Svelto. Francesco,thank you for yourpresence, it isan honorthat youdecidedto dedicate your time to the presentation on our shared history of friendship. I appreciate your questions and insights that will enrich this discussion and this presentation. With Prof. Svelto and Prof. Gamba, whom I also thank, we have already started discussions on how to carry out initiatives to further increase the success of the internationalization of this university in the North and South American continents. I thank Dr. Pontone, the Director of the Library, for believing in this initiative and for organizing this event with Dr. Campagna. I naturally thank Prof. Bracco. You will also see some photos from the pandemic moments and why we managed to take these photos in very difficult moments. Above all, I thank Prof. Olimpia Niglio who believed in this initiative from the beginning, in this dialogue. Those who know her know that she also connects continents, universities, and worlds. I thank everyone present, starting with my father, who has always supported and helped me to cross continents and oceans. I thank all the relatives and friends who have kindly decided to come and greet me; some have done so by crossing continents, but others I am truly happy to see again today. I do not know if we are now going to the part of our book. We spoke about Ciferri. The beauty of being an Ambassador is that you are stormed by impulses. Many people share narratives that are overlooked or inadequately understood, and one such story is that of Ciferri. This botanist who in the Dominican Republic did incredible things, that is, he created the system to study agriculture, the botanical system in a country whose main wealth is precisely the export of agricultural products, the second voice of exportation is gold, and only the third is tourism. Therefore, for them, he was a fundamental figure; their eyes lit up when they talked about Ciferri. It happened to me with Ciferri, it happened to me with other stories that we will now see. The first bishop of the Americas, 500 years

ago, builder of the first cathedral, was Italian. The national hero, who built the Dominican Navy, was Italian. However, all these stories were not knownthere, nor among Italians, nor among others. It was like a fresco, but it took pieces, pieces that fell, and that had to be put back together. Therefore, I was also a bit like an archaeologist who had to find these ruins that were not dead ruins, they were alive. They were alive, they had to be found and told. Why tell these stories? One might ask: "Don't you have other matters to attend to as an Ambassador?" Yes, but as you know, there are various instruments of diplomatic action. One of these is what is called Soft Power, which aims to create connection, through peaceful means, and to build points, bridges, and connections. Because if you find bridges, connections, opportunities arise. My friend, the English Ambassador, told me that despitegreat cooperationprograms, Dominican farmerswere initiallyuninterestedinthetechnologies being offered. But when they spoke with Italians, the response was entirely different! Why? It was due to the presence of figures like Ciferri, the Salesians, and a long-standing dialogue between the cultures. So all these stories create living bridges: bridges between the past, present, and future, bridges between peoples. Therefore, these stories must be shared in order to create bridges, leading to stronger relationships and creating more opportunities while reducing the potential for conflict. This is why I dedicated my time to this project, and anyone who has written or curated a book understands the effort involved. All of this is part of a multidimensional operation, which we will explore further in this presentation. Olimpia, if you agree, I would like to show some slides."

Olimpia Niglio, Professor at “Università di Pavia”:

"Yes. I just wanted to make an observation, especially to help those present to better understand this book and this project that you have curated, which also touched and analyzed other realities. Today we are talking about the Dominican Republic, but you have explored the Italian legacy abroad in various other regions as well. We have all knowledge about similar experiences and you have surely studied in schoolor for various reasons, what the historyofItalian immigration n. Many of you likely have relatives who emigrated to other countries, but we rarely stop to reflect on the contributions these individuals made after arriving in those places. Therefore, while we speak about the Italian legacyhere, it is important to recognizethat this legacyhas becomepart oftheDominicanRepublic what Italy has built there and the impact we have left behind. In a sense, we are also part of that country. The bridges that have been built are real formed by real people who have contributed something meaningful. Everything that exists there today belongs to the Dominican Republic, just as it does for many other countries where people have left their mark. The most interesting aspect, especially in the field of studies I have undertaken and you know this well, as we've walked this path together is observing how Italian immigration, particularly in its early stages, was

characterized by ingenuity. The results of this book demonstrate that it was an immigration of highly skilled professionals and people of great competence. Over time, this changed somewhat, although I must say we are witnessing a revival in the immigration of skilled individuals. I like to imagine that the Italian legacy abroad is not only viewed through the lens of immigration often seen in a somewhat negative light but rather through the significant contributions Italy has made, and continues to make, through its high-level expertise across various professional fields. This book, for example, highlights Italy's lasting influence in areas like history, architecture, economy, and society, as reflected in the title. However, I believe the impact extends far beyond just these four areas. Here, then, I would sayto start with the presentation in such a waythat we can comment on the content and get more into it. There are also a few short videos that will assist us with this, and I ask Andrea to help us in this journey in the Dominican Republic. Thank you."

Andrea Canepari, Editor:

"Thank you. Let us try to address some of the questions, particularly the one about immigration, as well as the one that the Rector raised earlier or the point about shared memory from this research. This is the Italian volume, while the American one I must say is published by an American academic press, the most important and prestigious for studies on Latin America. I always try to publish my books with an American publisher, which terribly complicates things. Anyone who has published a scientific journal or book in the United States knows what it means in terms of additional work, but our stories, our immigration, beyond many stereotypes, are real and serious stories and therefore need to be written and recognized, also internationally, seriously, passing through these tests which are particularly difficult. And then, I was talking about this diplomatic action through the comics: all these stories, including that of Ciferri, have also become a tool of knowledge for young people. The comic was created for young people, but then even the adult audience became passionate. We published 240,000 copies, quite a number. None of this was financed by Italian taxpayers, who already cover my salary. The entire cost of this operation was funded by local sponsors, as is the case with all of these initiatives. Because, the sponsors believe that by helping this understanding of Italy, of Italian identity and our heritage, we also succeed in enhancing their country and thus they support us. This (indicates the volume) is the Philadelphia book. You see, each of my books always has a dome on the cover because it comes from the first one, that of Washington and the Capitol in the United States, frescoed by an Italian-American painter, Brumidi. Here we see a video (indicates the screen in the room); I won't show you all ofthem if we can't see the first one, but here is the one about the first resident Bishop of the Dominican Republic, Alessandro Geraldini."

Follows the video reproduction in the room: video on Bishop Alessandro Geraldini.

Narrator in the video:

"Alessandro Geraldini was born in Amelia, Umbria, in 1455. In 1519, he arrived in Santo Domingo as the first resident Bishop. Upon his arrival, he immediately began the construction of the Primate Cathedral of Santo Domingo, the oldest in the Americas, an extraordinary monument that has Italian roots and an important place in world history. Geraldini was a historical figure in every sense, not only ecclesiastically but also as a diplomat, a writer, a friend of another Italian author, Christopher Columbus, who helped the Spanish royals obtain authorizations for his famous expedition. He was also the protagonist of epic pages, such as clashes with the Governor of Spain and opposition against him in defense of the indigenous people. His importance is such that it is still alive in the cultural and spiritual life of Santo Domingo."

Andrea Canepari, Editor:

"Some interesting things we see, in my opinion, from this video: besides this epic figure completely ignored until we rediscovered him as archaeologists, this was a bishop who, when he argued with the Governor of Spain, did so on horseback, at midnight, and with a sword. This was their way of discussing. You see images here that are not fromthe Dominican Republic, theyare fromItaly. Why? Because in these books there is always a dimension, as we will later see in Pavia, to show the roots, as Olimpia mentioned, of this collectivity and where this collectivity comes from. This is not just to explain it, to show its value, because those who are part of a place that has its pride, its dignity, are betterableto establishthemselves, also to createeconomicandcommercialrelations. Thensomething else is needed, simply, for the attraction of tourism. In this case, an Italian photographer, Andrea Vierucci, came and contributed to this dialogue. Here, you see (indicates the images projected in the room) the first Cathedral of Santo Domingo and the Archbishop of Santo Domingo with our “carabiniere” in full uniform because he celebrated a “Te Deum” precisely for the first resident Bishop. While we remember it to celebrate peace treaties of some centuries past, the “Te Deum” in the Dominican Republic, a country that has the Bible on the flag's shield and also has written 'God, Fatherland and Liberty' as its motto, represents the highest moment of expression of function also civil, so we werethe onlyEmbassy that had this honor. You see our celebration (indicates the images projected in the room): the “primera dama”, that is, the First Lady of the Dominican Republic, the Minister of Foreign Affairs, and half the government. On the other side, Finazzer Flory, who was reading the letter of this discussion on horseback with a sword. Here (indicates the images projected in the room) we return to Pavia: we see the artist's book by Prof. Angelini, in which she told all that was done with the Ministers of Culture. Some things were canceled by the pandemic, but others were

not. She dedicated this artist's book, this dialogue and this public diplomacy operation to the bishop. Here (indicates the images projected in the room) the cathedral: the first cathedral of the Central American study of Italian studies, financed by local sources. Here (indicates the images projected in the room) with the Minister of Culture as I handed her the artist's book, of which you see a copy on display here. This (indicates the images projected in the room) is a program of some of these initiatives. I assure you, for a small Embassy to hold so many events with all the cultural institutions of the country is not at all simple. Now the video of Ciferri."

Follows the video reproduction in the room: video about Dr. Raffaele Ciferri.

Narrator in the video:

"Dr. Raffaele Ciferri was born in Italy in 1897. Graduated in agricultural sciences, Ph.D. in biological sciences and specialist in phytopathology, at just 28 years old, Ciferri arrived in Santo Domingo, invited by the country to develop a new rural development plan for the nation. Ciferri's activity in the Dominican Republic began in 1925 and ended in 1932. He was hired by the Dominican Government to direct and bring into operation the first agronomic research station and to teach and train experts in the field to support the nation's agricultural development. As head of the Phytopathology and Mycology section, Ciferri was in charge of the first mycological exploration of the Dominican Republic and, in 1928, completed the study on the cultivation and production of cocoa in the country."

Andrea Canepari, Editor:

"You immediately recognized the images from Pavia, perhaps in Geraldini's video it was not immediately clear that some came from Italy. What you see here, and all of this in the context of this public diplomacy effort, is aimed at fostering connections between universities as well. However, they have very prestigious universities. It is also, what is being done here with Prof. Svelto or with Prof. Pietrabissa, whom I also thank for being here, because universities are extraordinary bridges between countries. Here, what we see (indicates the images projected in the room) are these schools. I must say, it is a deeply emotional moment for me, as I spent many of my school years near the botanical garden. That is why I was insistent on including these photos in the book. Here (indicates the images projected in the room) is the bust that Prof. Bracco mentioned. And here are the comics (indicates the images projected in the room): they can reach every audience I thought more for young people, but instead, everyone liked them both in the schools where we distributed them, but also in the virtual edition. These were the pandemic years, and that helped a lot. The comic on Ciferri

ends precisely with the botanical garden. Here the Ciferri family, whom I would like to thank, and I believe that is them in white. This (indicates the images projected in the room) is another iconic figure. Here, I could not make it for Ciferri's anniversary -every year I create an anniversary. This (indicates the images projected in the room) was for Juan Bautista Cambiaso, a Dominican national hero who was an Italian citizen. He was a merchant who made his ships available, created, and was the first admiral of the Dominican Republic and allowed its independence, not from Spain, but from Haiti and then saved the country. I will spare you the video, but there is one, along with the comics, showing how the uniform has been preserved by our community like a relic. Here you see (indicates the images projected in the room) they established an annual ceremony at the National Pantheon to celebrate Cambiaso. I wanted to show you that, at the book's presentation, the highest authorities of the State were there: from the Vice President of the Republic to the President of the Constitutional Court, Minister ofForeign Affairs, Minister ofCulture, Minister ofIndustry. And they were all really serious, and they really put their faces to be present and support Italy because at the same time they were supporting their country. This is their Amerigo Vespucci (indicating the images projected in the room), which was originally going to be named 'Trinidad Sanchez,' after the patriot María Trinidad Sánchez (1794-1845). However, after I initiated the rediscoveryof Cambiaso, theydecided to change the name of the port. All the press releases had already been prepared, but the rediscovery generated so much enthusiasm that they changed it. They changed the name, but beyond the Dominican Navy, they were enthusiastic about someone who took care of them. Here (indicates the images projected in the room) is the other Vice President of the Republic. And these (indicates the images projected in the room) arethe beaches, don’t think that everything is like this. Here(indicates the images projected in the room) we see the Pellerano family, who founded in 1889 the first newspaper in the country, the Listín Diario Marítima. We can see how these emigrants established various structures, including newspapers. The “Listín Diario” and Pellerano’s other newspaper, “Diario Libre”, which is the highest-circulating newspaper in the country, provided us with a significant media partnership. They dedicated half a page to reproduce nearly 48 excerpts from the book. In short, the Dominicans were all informed about the book and every single chapter. Here (indicates the images projected in the room) you see the National Palace made by an engineer, since we have many, who was called Guido D’Alessandro. Here (indicates the images projected in the room) the domes, both to recall the covers of my books, but also because it clearlytakes inspiration fromSt. Peter’s. Here(indicating the images projected in the room) are the mines, which represent the second major aspect of the Dominican Republic's exports. Here the chapter (indicates the images projected in the room) on the training of modern Dominican architects in Italy: The training of architects was well established until 2019, and even earlier, Dominican architects received their education in Italy. Here (indicating the images

projected in the room) are the stunning villas. The President of the Constitutional Court [Milton Ray Guevara] also wrote a chapter, not just a preface; he wrote a chapter onthe contribution of Italians to Dominican constitutional law. He is not of Italian origin, but he wanted to be present. Here, this (indicates the images projected in the room) is what would have been my residence, but it was uninhabitable, 15,000 square meters, donated by the community, by this Genoese family, the Vicini, whom no one knows, yet they are among the top 10 wealthiest families in Latin America. Imagine, the last public figure from the family passed away. He grew up in the 1990s and drove around in an old Fiorino to avoid being recognized. This family donated this residence, and I initiated a project to create a new residence and offices at no cost to the treasury. It is a complex operation, but it seems to be working and will ultimately serve as a showcase of Made in Italy. This (indicates the images projected in the room) is the story of Barletta, who was an incredible figure [Amedeo Barletta]. You see Barletta in the background, a small town in Calabria. Therefore, Amedeo Barletta was an incredible person because he was the founder of many economic empires. The first one he founded in the Dominican Republic, where the dictator said to him: 'Look, you are too tired, I see you are stressed, for 100 dollars, I’ll buy all your wealth, your companies, and I’ll take care of it.' [Barletta] said: 'Thank you, as if I accepted.'He was imprisoned. The Italiangovernment, it’s history, was about to send a warship and the Americans, with whom he was also doing business, were holding on to this person and so he was released without a war between Italy, the United States, and the Dominican Republic. However, he had to flee and went where? To Cuba, where he built a new empire, Fidel Castro arrived and tookeverything from him. He returnedto the Dominican Republic and then rebuilt the third empire. It is an incredible thing, these are crazy stories and on his tomb, he wanted only written 'Barletta, Knight of Labor,' he received the title of Knight of Labor in Italy, an honor that was very meaningful to him. And you see, someone from Washington moved to save him. This is his nephew (indicates the images projected inthe room) who is studying historyat Princeton, IvyLeague. And when I talked to him about this book he got excited and became one of the first sponsors. The Rainieris (indicates the images projected in the room) are the founders of Punta Cana, one of the top 10 private airports in the world to have U.S. customs on-site and it’s part of their creation. This (indicates the images projected in the room) is the Ministry of Higher Education. Indeed, we are at a university where we have undertaken numerous initiatives together. Here is another homage to Pavia: this (indicates the images projected in the room) is a book for which I thank my friend, Prof. Tozzi, who published the book “Geometrico Romano. Il paesaggio italiano di origine” and asked me to write the preface. Together with Giuseppe Fedele, we have worked on many projects around the world, and we share the belief that helping foreigners understand the place you come from creates opportunities. Someone says: 'But why should I buy Pavia’s technology? And not German, which is

better?' Here, this can be a reason, indeed, of public diplomacy, but also private to make known and help not only awareness, but economic bridges this time. From here (indicates the images projected in the room) a round of Senate presentations of this book. In the United States, we are doing many: Boston, New York. This book has also led to several exhibitions. For instance, Andrea Vierucci and I organized a beautiful exhibition at the “Galata Museo del Mar”e in Genoa, which served as a preview for the National Museum of Emigration, where some of the contents were later featured. We also held an exhibition at Venaria Reale in Turin. This video (indicates the images projected in the room) is the one of the virtual exhibition, maybe if we have a few seconds and it starts we will show it. Here, think, in those moments we were all locked in our homes and so we made these real exhibitions that are now displayed in Genoa and Venaria Reale, but we needed to reach everyone in their homes. I will not show it all to you, just to show the rooms of the virtual exhibition. And with this concept, we had also thought together with Prof. Bracco to explore the botanical garden, but this pandemic was truly[disastrous]. There is an exhibition where, if you click on the various photos, you can explore and understand this story. The media coverage has been incredible. In the Dominican Republic, they dedicated hundreds of articles and much television space. There is the Spanish Ambassador who was reallyused to being, together with the American Ambassador, the most present and with a very strong public diplomacy activity. Indeed, theytell me that now at the next Summit of the Americas, with the presence of the King of Spain, all the leaders of Latin America, they want to present, inspired, a similar operation. Therefore, I’m very curious to see what they will do, and it’s nice to see who copies us. When you are copied, it is a sign of success. Consider that our first sponsor was not only Barletta but also one of the main local television editorial groups, led by the highly dedicated Don Pepín Corripio, a Spanish native. When we approached him for a courtesy meeting, as one does withthe country's top entrepreneurs, we ended up brainstorming activities for three hours, and he provided us with substantial support. This is to talk about the next book (indicates the images projected in the room): the writings are real, we put them together, but these stories do not end, that is, yes, you could keep telling them. There is someone who asks me: 'Now will you do the Italian legacy in Italy?' I say no, for heaven’s sake, because I think we already know it well and especially my wife, who helped me in all these operations, would not allow me obviously joking a similar operation. Here, this (indicates the images projected in the room) is the Philadelphia skyscraper, another of my great loves, of the electric company that indeed put the writings where they supported our initiatives. If you are interested, you can read all about this in the book on the Italian legacy in Philadelphia. Indeed, the Treccani Italian Encyclopedia Institute will publish the Italian edition of this other book in fallAs you can see, there are many fascinating stories to tell. Thank you all for your patience. One last reminder comes to mind: there are the friends of AR.VI.MA. with whom we did

another dialogue to remember Dante Alighieriwith the worksofProf. Albanesiand Prof. De Stefano. Therefore, Pavia has crossed many stories and many international dimensions and will cross many more with all of you. In the meantime, thank you for your patience today. Thank you again."

Applauses follow.

Olimpia Niglio, Professor at “Università di Pavia”:

“We thank Ambassador Canepari for truly helping us explore and appreciate the beautiful island of the Dominican Republic, which he visited a few years ago before he was appointed there The thing that, for example, connects especiallythe Caribbeanarea is above all the presence ofan Italian family that arrived at the beginning of the 1600s to build what are the fortifications. This is the Antonelli family, who came from Gattatico in Emilia Romagna. They represent a very good example to follow on this path because, in fact, many families like theirs arrived in the Dominican Republic and then went on to Mexico, Colombia, and Cuba. It is possible to visit all these very large fortified cities that still exist, which certainly represent a very important part of the legacy. These cities highlight the knowledge ofItalian militaryengineering that was brought to the New World. However, these stories are actually not finished here, but they will certainly continue. Please allow me to express my gratitude for the presence of the Ciferri family tonight, especially Raffaele Ciferri's nephew, who traveled all the way from Tokyo to join us. I would like to ask Dr. Ciferri to come to the table and share this moment with us. Ludovico Ciferri. Hello."

Ludovico Ciferri, Descendant of Professor Raffaele Ciferri:

"I haven’t prepared anything at all, so I’ll be faster than Gamba. I thank and just addonething: behind these beautiful stories there is color, there is the colorofthe family. I knew mygrandfather verylittle, he died when I was two years old, so I only heard what was told in the family and what my father told me, who was born in Santo Domingo in 1928 and stayed there until he was 5 years old. I think it was a very particular life. My grandfather was an accomplished pianist during his time as an agricultural student in Bologna. He supplemented his income by playing the piano in silent cinemas and managed to acquire a Steinway I am not sure how he did it. When he was in Santo Domingo, he formed a trio with other botanists, including a Swedish botanist named Eckman. My grandfather played the piano, Eckman played the cello, and someone else played the violin. And I think it was a somewhat particular life, then I think my grandfather and grandmother lost everything because they invested in coffee plantations. And not onlypoliticalchange was there, but also the fact that Brazilian coffee arrived on the market, so I heard. And they lost everything. They returned to Italy. My

grandfather returned to Italy by ship with the piano and a dog. My grandmother was pregnant and traveled in a cabin because she was bothered by the dog. My grandfather traveled in the other cabin with the dog. I heard this color in the family, and it must have been a particularly significant period for them, as theyremembered it withgreat interest. To close, I want to share that I was veryinterested in the topic ofaging. Inher later years, mygrandmother spoke in Spanish, and my father did the same in his last years. My father was born and raised in Santo Domingo, while his father, although originally from Marche, spoke more in Tuscan. My grandmother, born in 1899, graduated in economics and commerce from Turin, which was quite unusual for her time. They spoke, I believe, quite good Italian and despite everything, both intheir last years of life 'reverted' to speaking Spanish. Maybe this is a legacy for which we are grateful to Canepari. Thank you."

Applauses follow.

Olimpia Niglio, Professor at “Università di Pavia”:

"Thank you. We thank Ludovico Ciferri for this extraordinary testimony. I really wanted it because I knew he had returned from Tokyo because this family on one side emigrated to the West, but on the other side also migrated to the East. So I thank Dr. Ciferri again for this. I wanted to know if there were any curiosities in the room for those who want to address a question to our ambassador or if there are any curiosities about the book, which of course, you can come to consult and study here in the library, and therefore I leave the floor to the audience for a moment."

Questions from the audience

First Question [question asked without a microphone, not audible in the recording].

Andrea Canepari:

"No, this is a tragic moment, because the question is beautiful, and there are so many stories. I must say all of them because when I arrived in the Dominican Republic, there was a lack of understanding between the two countries. In Italy, they thought about the beaches, so a very beautiful thing concerning the Dominican Republic. There were instances where individuals attempted to escape to countries without an extradition treaty, which I eventually did myself. This situation was resolved, thanks to the judicial cooperation treaty. Beyond that, there was no awareness of all these potentialities, riches, and stories. It is truly difficult to choose just one to highlight, as there are so many, like the story of Ciferri, which we listened to, and the first Bishop. Perhaps the Pellerano or

even Vicini, who shared with me the story of a gentleman a mature lawyer who was moved to tears as he showed me a letter from his grandfather. This grandfather had left his family in Zoagli near Genoa to work with his cousin. After about ten years, this boy, who had gone there at 16, owned more than half of the agricultural land in the Dominican Republic and maintained a deep, visceral love for Italy. So here, with this story I always see this emotion, this feeling of passion towards our country. Here, this passion is beautiful and is then transformed into opportunities, into even more structured relationships, more useful to both. Italy has been useful to this family because when the dictator went to them, Trujillo if you want, read La Fiesta del Chivo by Vargas Llosa, The Feast of the Goat, you'll understand the Vicini, and he said: 'Look, for a thousand dollars I’ll buy this half of the land in the Dominican Republic, so you can rest.' He said: 'It seems like an excellent idea to me...', because he was smarter than the others, than Barletta, of all '... I just need to consult with my Italian partners, but a thousand dollars is fine. Look, I’ll take a ship, I’ll go, and I’ll convince them and come back.' There was no Italian partner, he went to Italy, never returned, and with friends from another great power helped to liberate the country from this terrible dictator who was tremendous. I hope these stories serve as a catalyst for investment, as these countries need to diversify their economies. They often look to the United States, particularly London and Madrid, but Italy, from which so much has come, should be given much more consideration. These stories and memories can become bridges to new opportunities.”

Second Question [question asked without a microphone, not audible in the recording], Prof. Moro.

Andrea Canepari:

"Thank you, I am pleased to hear that this work is seen as a balm. I am really happy, I was afraid I had bored you. I thank Prof. Moro for this question. You have touched on a sensitive issue, not only in relation to this book but also with the one in Philadelphia, where I later managed to include a chapter on Vittorini, an Italian professor who also wrote about literature. I encouraged a professor from Princeton to contribute to this. Indeed, the bridge is less strong on literature. There is a lot on architecture, the visual arts, economics, and social institutions. In short, we can write the new chapters, so... Thank you."

Third Question [question asked without a microphone, not audible in the recording].

Andrea Canepari:

"What do I like about the Dominican Republic? In the Dominican Republic, of course, we are not talking about beaches and things like that, what I really liked is this love for Italy. Italy is really admired, it’s almost part of the country. Olimpia earlier said: 'We left these things and they became theirs.' Yes, but they are shared and this feels Italian. Feeling part of the cultural DNA of another countryissomethingparticularlyemotionalandthis is felt byeveryone. There’sa verystrongpositive bias, I won’t forget this."

Fourth Question [question asked without a microphone, not audible in the recording].

Andrea Canepari:

"First of all, we see it physically, we see all her works, these beautiful round pieces. But then I especially invite you to see the artist’s book, she made 3 copies: one is with the President of the Republic, another is with the Minister of Culture and with this we created an exhibition in the first museum in Central America, the Museo de las Casas Reales, which was the house of the viceroy and son of Columbus and the third one you see here in Pavia."

Fifth Question [question asked without a microphone, not audible in the recording].

Andrea Canepari:

"We should have had a chapter on medicine because it was there and our friends from the Don Calabria Opera should have helped us. The President of the Don Calabria Opera, which is this beautiful hospital in Verona, expressed a desire to write a chapter; however, it ultimately did not happen, so there is no chapter. However, a veryquick thing. First ofall, it’s not that we’re just talking about high culture, but also if you look at the book, there’s precisely the influence of food and catering. A scholar of migratory phenomena in America interviewed me about the dialogue and the various componentsofour community abroad. There is, indeed, a high culturethat brings knowledge, as well as another aspect that focuses on investments and perhaps manual labor or other types of work. In this American newspaper, in two words I had summarized the importance of high culture, but it is equally important the other. Our community should connect not onlyon a relational level but also in terms of understanding. We need to recognize that we are unique and that the factors leading to success and integration in these places are the same shared values. These include the ability to work hard, to commit, and to appreciate an aesthetic sense and the beauty of life. Certain values,

including gastronomic ones, originate from Italy and are then adapted in various contexts. Every component of the community, from those who make ice cream to those who build a Parliament, however, bringssomethingand hasshared values, so Ithinkthis is important to underline. Andthanks for quoting my father because every time I hear it, it’s you, and also the lady before, in short, every time you quote my father, I’m very happy, and thank you indeed for being here."

Olimpia Niglio:

"Are there any other questions? Any other curiosities?"

Sixth Question [question asked without a microphone, not audible in the recording].

Andrea Canepari:

"Claro que sí. I’ll go ahead in Italian. Thank you, I like the question. The authorities embraced this operation with enormous enthusiasm, boththe previous government and the current one. In the book, you will see the Minister of Foreign Affairs, the Minister of Industry, the President of the Constitutional Court who wrote chapters. The President of the Republic wrote a preface. Everyone wantedto bepart ofit. Inthebook, intheceremonies, theycameandwerecommitted. TheDominican Ambassador to Italy, a great friend of mine, Tony Raful [Tony Raful Tejada], along with Peggy Cabral, the Dominican Ambassador who took a plane to come to this initiative in Santo Domingo. And this is to show how the institutions were enthusiastic, as every dimension of the community of the Dominican Republic was passionate: the media, the institutions, the economic world, and also the other communities. I was referring to the Spanish community, which, while Spanish in origin, has been in the Dominican Republic for two or three hundred years. As a result, it is very Dominican as well, with unique characteristics that she knows well. They are planning to create another book, and we’ll see what insights they share. The institutions have always supported this with a certain passion. As you have seen in all the videos, there were dozens of their institutions’ logos. The Minister of Culture received the book byProf. Angelini. As you have seen, theyhave created an entire exhibition dimension. For the friends of AR.VI.MA. Ministers, institutions, and some of the most beautiful museums had moved. They truly had great passion and enthusiasm, which is bipartisan. Although the government has changed, the initiative has continued. In fact, the Minister of Foreign Affairs, speaking on behalf of President Luis Abinader, has consistently emphasized that one of his priorities is to completely revitalize relations with Italy and elevate them to new levels. This commitment reflects the genuine enthusiasm surrounding this endeavor.".

Seventh Question [question asked without a microphone, not audible in the video].

Andrea Canepari:

"Marcio Veloz Maggiolo who was also Ambassador to Washington and Minister of Culture, an incredible figure, we also have a chapter on him. Here, I was forgetting, I’m also responding to Andrea Moro, who is the one who wrote thirty years ago an article saying: 'There is a lack of a book on Italians in the Dominican Republic.' I managed to talk to him about this book but unfortunately, he died a few months before the publication, which he had so long dreamed of. This book also arises precisely from such an idea."

Olimpia Niglio, Professor at “Università di Pavia”:

"There is another important part that we should perhaps develop following our path, which is that of scientific diplomacy, that is, ofthe many Italian professors abroad. I must mention that our university has professors who currently teach at the University of Pavia, many of whom have extensive experience studying or working at foreign universities, particularly in Latin America. So surely this other contribution is very important because the exchange, even scientific, gives a great contribution also to our students, stimulating, of course, the theme of mobility. Therefore, surely, this is to favor the mobility of teachers, not only obviously of students. So this is surely another theme to develop. Paolo [Prof. Paolo Gamba] knows it well, we talk about it often. Now I give the floor to our Director of the library."

Marzia Pontone, Director of “Biblioteca Universitaria di Pavia”:

"Thank you. Mine are just greetings at the conclusion of this beautiful evening of in-depth study and also a profound thank you. Meanwhile, for all of us who have had the opportunity to be together and reflect and fall a little more in love with the Dominican Republic. I thank our speakers for this, but in particular, a really big thank you goes to Andrea Canepari who accompanied us on this long journey, a journey that really made us fall in love with the images, the stories, the tales. We have gathered a treasure that reflects not only the past but also what the present and future can hold. This is truly wonderful. I believe the curiosity sparked by these images, stories, speeches, and narratives is key to connecting us with a distant world. It is not just curiosity, but also a sense of affection, that drives us to begin building bridges, forming relationships, and developing this extraordinary network. This includes scientific diplomacy, as mentioned earlier. It is a network of closeness between worlds, and I believe these publications have added another valuable building block to solidifythese connections. "The second and final point I’d like to make is that I really appreciated how, even though the project

didn’t fully materialize, they decided to link the name of such an important national celebration in Santo Domingo to the book, preserving its memory and significance for the country. The book as an object, understoodasacontemporaryartist'sbook,servesasa vehicleconnectingworldsandcultures, because it is inherently polysemic just as the relationships formed between peoples are multilayered. Whether or not this project is part of a friendship or closeness, a book object like the one displayed here is, I believe, a powerful symbol of how culture and art can still be created today. It reflects a perspective that emerges from a dialogue of proximity and interprets this closeness through the medium of art, and in this case, through the artist's book. The book object that therefore has a visual part has a literary part and together speaks of today but recalls the great art of the past with which relationships between worlds are created. We've given ourselves a few minutes for an early conclusion ofour evening so that those of you here in the room have the opportunityto not only come closer and ask questions especiallywiththe valuable presence ofour speakers fromPavia and our distinguished guest of the evening but also to take a moment to linger and admire the book object created by Alessandra Angelini, which has been referenced throughout the evening. I would now invite Alessandra to say a few words to our guests, to share what she believes is the most beautiful aspect they should focus on when approaching the piece. This comes naturally to Alessandra, as she curated a previous exhibition, part of which is still on display in the showcases, featuring works by her students from the “Casa del Giovane” here in Pavia. This beautifully illustrates how schools, in the highest sense of the term, including academic schools, foster the cultural contributions of younger artists under the guidance of a teacher. A word to tell us what we are looking at."

Alessandra Angelini, Artist and professor at “Accademia di Belle Arti di Brera di Milano”:

" Yes, I’d like to takethis moment to sincerely thank Ambassador Canepari whom I have known as Ambassador and, for me, he will always remain so for the incredible project he has led and for the splendid book. I have seen it, I have held it, and it truly is wonderful. I also want to thank him for organizing this evening, as well as all the speakers. Of course, I am the last to speak, and while I contributed to the project with myworks, tonight is certainly not about However, I wantedto mention and recallthat the exhibition, for whichsome works are displayed here, was meant to be held in Santo Domingo. It was organized by the Ambassador to celebrate Monsignor Alessandro Geraldini, but unfortunately, it could not take place due to Covid. It was an exhibition that provided for my artistic intervention with the works and the worksof mythen students. I wasthe artistic director ofthe school AR.VI.MA. and so the exhibition also included the graphic works of my students, some of which I

believe are here and who have not had the opportunity to present it. It was made online for everyone and I also thank them for this, absolutely. As for the exhibited book, a single word, because it is late now. Regarding the word 'roots,' which we talked about and which was mentioned: this book was born preciselyona root, because I hadthe opportunity, always due to Covid, staying a lot inthe studio and not out,to readmyself Itinerarium which isthe book written byMonsignor Alessandro Geraldini, starting from Spain and arriving in Santo Domingo, touching Africa. This book is incredible, it’s an adventure book but it describes precisely his experience and at a certain point tells, and for me it was a meeting, that approaching Santo Domingo he saw a beautiful island and that the island reminded him of his mother who was in Abruzzo, therefore he wrote an ode dedicated to his mother. Then Christopher Columbus in recognition named the island 'Graziosa' as was the name of Monsignor’s mother. Therefore, the book you see there, collects this concept, the thought of this man so far away that went to his mother and there is the praise that is brought back in Italian as he wrote it in Latin. He wrote it in Latin, it is translated into Italian, and therefore there are both versions. It is a memory ofa son who thinks of his mother. I was deeply moved bythis, and the book was created with a strong emotional foundation. With that, I extend my heartfelt thanks to all of you. Thank you"

Applauses follow.

Marzia Pontone, Director of “Biblioteca Universitaria di Pavia”:

"In short, Santo Domingo has been able to arouse so many very beautiful things and with this we greet you, inviting everyone to enjoy the exhibition path and to greet Ambassador Andrea Canepari!"

3. Libro “El legado italiano en República Dominicana. Historia, Arquitectura, Economía y Sociedad.”

Acargo de Andrea Canepari.

Edición italiana y española publicada por Allemandi, 2021.

Edición académica estadounidense publicada por Saint Joseph's University Press, 2021.

3.1 Presentación en la Embajada de Italia en República Dominicana [Idioma

original: español. Traducido al inglés]

Libro “El legado italiano en República Dominicana. Historia, Arquitectura, Economía y Sociedad.”.

A cargo de Andrea Canepari

Edición italiana y española publicada por Allemandi, 2021.

Edición académica estadounidense publicada por Saint Joseph's University Press, 2021.

14 de abril de 2021

Embajada de Italia en República Dominicana

Santo Domingo, República Dominicana

INTERVENCIONES:

 Andrea Canepari, Embajador de Italia en República Dominicana

 Raquel Peña, Vicepresidenta de la República Dominicana

 Milton Ray Guevara, Presidente del Tribunal Constitucional de la República Dominicana

 RobertoAlvarez, Ministro de Relaciones Exteriores de la República Dominicana

 Carmen Heredia, Ministra de Cultura de la República Dominicana

 Víctor Bisonó, Ministro de Industria y Comercio de la República Dominicana

 Carlos Luciano Díaz Morfa, Ministro de Defensa de la República Dominicana

Andrea Canepari, Embajador de Italia en República Dominicana: “Buenos días. Gracias al trabajo de los 45 autores del libro “El legado italiano en República Dominicana” se han dado a conocer muchas historias sobre la riqueza y la profundidad de la historia de la amistad y los lazos entre Italia y República Dominicana. Yo me he sentido como un arqueólogo ante unos testimonios maravillosos y intactos, aunque oculto para el paso deltiempo, que necesitaban ser redescubiertos ysacados a la luz como un antiguo templo escondido en el bosque.Adiferencia de un descubrimiento arqueológico lo que se ha redescubierto y revelado aquí no es una ruina muerta sino unconjuntovivo de huellasculturales, políticas, religiosas, educativas, económicas, tecnológicas y sociales que todavía constituyen uno de los ejes fundamentales de la identidad cultural de la República Dominicana con lo que los italianos se sienten fuertemente identificados. La comunidad italiana había plasmado algunos de los caracteres identitarios delpaís, participando en la construcción de la arquitectura política, social, económica y cultural que han contribuido a la construcción de la actual República Dominicana:, desde la Marina de guerra hasta la independencia nacional y la iglesia católica; desde la educación hasta la economía; desde las s primeras elecciones libres hasta el primer periódico; desde la arquitectura hasta el arte y el cine; desde la música hasta la literatura; desde la agricultura hasta el comercio. Por lo tanto, era importante conseguir un libro que contase seriamente las varias articulaciones de la influencia de los italianos en la República Dominicana. El conjunto de aportaciones, imágenes, textos y voces tan diversas presentes en el libro permiten comprender la esencia de la herencia cultural italiana en el país. Me deja la descripción de una República Dominicanacomo paíscuyasestructurastambiénseforjaronporeldialogo secular con la inmigración italiana y como un país capaz de crear oportunidades a nivel internacional, ya que desde su fundación ha estado integrado en un rollo de diálogo internacional. Deseo agradecer una vez más a todos los autores del libro “El legado italiano en República Dominicana” y a todas las instituciones que están comprometidas con el éxito de estas iniciativas para dar a conocer la importante historia que une a los dos países. También quiero agradecer a todos los patrocinadores que han creído en este proyecto. Vamos a escuchar ahora importantes palabras institucionales de la Excelentísima Vicepresidenta Raquel Peña, del Honorable Presidente del Tribunal Constitucional Milton Ray Guevara, del Excelentísimo Ministro deAsuntos Exteriores Roberto Álvarez, del Honorable Ministro de Industria Víctor Bisonó y de la Honorable Ministra de Cultura, Carmen Heredia.- cada Sus importantes palabras reflejan la importancia de las historias escritas en el libro y son la premisa de páginas aún más importantes.”

Raquel Peña, Vicepresidenta de la República Dominicana:

“La historia de Italia y la República Dominicana ha estado íntimamente ligada desde el encuentro de losdos mundos. Puesno podemosolvidar que, sibienfuimoscolonizadosporlosespañoles, Cristóbal Colón nació en Génova, Italia, ciudad que da su cara al precioso mar de Liguria. Es por ello, quizás, que a lo largo del tiempo los italianos han escogido como destino nuestro País en el mar Caribe, y nosotros los hemos abrazado desde entonces. Con el paso de los años, han sido millones los italianos que han decidido radicarse en la República Dominicana y traer con ellos su valiosa cultura, la cual hemos ido incorporando a la nuestra, alpunto en elque, en algunas ocasiones, no sabemos diferenciar entre una y otra. El consumo masivo de un rico salame en el desayuno, la costumbre del pesebre navideño o la tradición de la vieja Belén, la cual guarda estrecha relación con la “Befana”, figura típica del folclore italiano. El libro "El legado italiano en República Dominicana" que hoy Su Excelencia Andrea Canepari, embajador extraordinario y plenipotenciario de Italia en nuestro país, nos presenta no es solo un aporte de sumo valor para entender a profundidad la relación entre ambos países y nuestra gente, sino también para seguir construyendo esta relación de cooperación y hermandad que nos ha caracterizado desde el inicio de nuestros tiempos. Que Dios bendiga la comunidad ítalo-dominicana.”

Milton Ray Guevara, Presidente del Tribunal Constitucional de la República Dominicana:

“Nadie pone en duda que el origen del derecho constitucional se sitúa a finales del siglo XVIII, bajo el influjo de tres grandes revoluciones: la inglesa, acontecida a finales del siglo XVII, la francesa y la norteamericana, que la precede en el tiempo. Italia ha ocupado un sitial privilegiado en el origen mismo de la enseñanza de esta disciplina en Europa y en el mundo, puesto que las primeras cátedras de “Diritto Costituzionale” fueron impartidas en Ferrara en 1797, en Pavia, y posteriormente en Bolonia en 1798. Enel seno de la Universidad de Ferrara, elprofesor italiano, Giuseppe Compagnoni di Lugo fue pionero al explicar y escribir sobre derecho constitucional en su obra titulada “Elementi di Diritto Costituzionale democratico, ossia principi di Jus Pubblico universale” (“Elementos de Derecho Constitucional Democrático, a saber, principios de la justicia pública universal”). En Francia, la primera cátedra bajo el título “Droit Constitutionnel” fue impartida en 1834 en la Universidad de la Sorbona, en París, por el italiano, profesor Pellegrino Rossi, quien reivindicó la supremacía del derecho constitucional, al afirmar que todas las ramas del derecho estatal se encuentran allí: 'ces têtes du chapitres', o sea, la cabeza de todos sus capítulos. En términos generales, se puede decir que en la tradición italiana no puede desconocerse los aportes deAlpruni en Pavía, de

Alberati en Bolonia, de Ambrosio Fusineri y de Ignazio de Brera, del ilustre Pellegrino Rossi, quien reivindicó la supremacía del derecho constitucional, al opinar que en él se encuentran todas las ramas del derecho, como señalé hace un momento. No es acaso que ese es el punto de partida de la constitucionalización del derecho, claro. Es importante significar que, a juicio de [Constantino Napoleón] Mortati, una constitución material es la que establece y sostiene a la constitución formal. Mortati reflexiona sobre la clase gobernante y la clase gobernada, afirmando que los grupos de poder buscan en la constitución el instrumento idóneo para la tutela de sus intereses. Italia significa la constitucionalización de los derechos sociales, que empieza en el primer artículo de la constitución italiana, con el reconocimiento deltrabajo como fundamento de la República, independientemente de lo que pasó con la constitución de Weimar, alemana. Es notorio que la constitución italiana ejerció una influencia en la constitución dominicana de abril del año del 1963, ya que en el artículo 2 de nuestra constitución del 1963 se disponía que «la existencia de la nación dominicana se fundamenta principalmente en el trabajo, este se declara como base primordial de su organización social, política y económica, y se le erige en obligación ineludible para todos los ciudadanos aptos». Un ámbito destacado de la doctrina italiana es el derecho procesal constitucional. Así, a partir de la adopción de la constitución del 1948, al influjo del estudio del procesalismo científico, que tuvo en Giuseppe Chiovenda, un destacado exponente en Italia, tanto como Piero Calamandrei, discípulo del primero, como Mauro Cappelletti, discípulo del segundo, contribuyeron notablemente al desarrollo de la doctrina dogmática del derecho procesal constitucional. En la segunda posguerra, [fueron importantes]: Crisafulli; Paolo Biscaretti di Ruffia; Pizzorusso; Ferrajoli; Zagrebelsky; Susanna Pozzolo, quien por primera vez nos habla de neoconstitucionalismo; Guastini y el querido maestro Lucio Pecoraro, el hombre que, en su obra sobre el derecho comparado, nos dice que hay tres etapas del constitucionalismo. [Las tres etapas son:] Constitución con constitucionalismo; Constitución sin constitucionalismo, como ha sido el caso de la República Dominicana, antes de la creación del tribunal constitucional y de la Constitución del 26 de enero de 2010 y constitucionalismo sin Constitución, como en el caso de Inglaterra, que no tiene una constitución escrita, sin embargo, pues es una de las fuentes más importantes de las teorías liberales constitucionales de todos los tiempos. Debo señalar, además que la Corte constitucional italiana ha jugado un papel extraordinario en el diálogo jurisdiccional italiano y europeo, le ha dado sentido al constitucionalismo social, de manera pues que no se puede hablar de derecho constitucional sin reconocer los aportes de la doctrina italiana a todo lo que ha sido la formación de ese cuerpo doctrinal importante, que tiene hoy el derecho constitucional.”

Roberto Alvarez, Ministro de Relaciones Exteriores de la República Dominicana: “Es para mí un honor participar en la presentación de la obra "El legado italiano en República Dominicana. Historia, arquitectura, economía y sociedad", la cual es un esfuerzo colaborativo de varios intelectuales de gran peso y renombre. Mi honra es doble, pues tuve la oportunidad de aportar un texto sobre política exterior ycomercial de la República Dominicana en el contexto del Covid-19. Esta obra es un esfuerzo conjunto de destacados intelectuales que hacen justicia en sus escritos al valor imperecedero y la importancia de los italianos en nuestro país. Se trata de una contribución fundamental al estudio de los lazos comunes entre Italia y República Dominicana, ya que abarca desde la colonia hasta bien entrado el siglo XX. Además, refleja un trabajo multidisciplinario y multitemático que analiza los aportes italianos a nuestro país en las más diversas áreas, desde la arquitectura hasta el derecho, y desde la economía hasta el aspecto militar. Entre los varios aspectos de este libro, resalto los trabajos de los historiadores, quienes con su ingenio supieron condensar los principales hitos de la presencia italiana en nuestra isla. La literatura obtuvo también una magnífica representación a través de la sensibilidad de los escritos de sus autores, quienes resaltaron los aportes de Italia al mundo de las artes. En lo relativo a la sección de periodismo, derecho y sociedad, se destaca la sagacidad de los ensayistas, quienes delimitaron los principales aspectos que forman parte de la construcción cultural en la sociedad. También se incluyen varios ensayos sobre familias dominicanas de origen italiano, y no es para menos: destacadas familias de nuestro entorno político y económico rastrean sus orígenes a Italia, como es el caso de los Pellerano, Ranieri, Vicini, Marranzini y tantos otros. Las relaciones binacionales domínico-italianas han sido muy fructíferas, lo que ha convertido a Italia en un socio importante para los dominicanos. Solo en la última década, la inversión proveniente de Italia alcanzó la suma de 203,000,000 de dólares.Asimismo, Italia es uno de los mayores emisores de turistas que llegan desde Europa hacia nuestro país. La huella de los italianos y sus descendientes en República Dominicana también la podemos observar: en la gastronomía; sus restaurantes han llenado de orgullo al país y aportan dinamismo a la economía, y donde la amistad y el buen gusto tienen un espacio permanente y en la industria alimentaria, donde dirigen empresas de extraordinario valor para mantener el abastecimiento de productos alimenticios en todo el territorio nacional. En el ámbito de la industria turística nacional, iniciativas de renombre mundial tienen un signo de Italia. Expreso, a nombre del Gobierno dominicano yen el mío propio en particular, el compromiso de relanzar, tan pronto las condiciones lo permitan, las relaciones económicas, políticas, sociales yculturales entre nuestros países. La comunidad italiana en República Dominicana será un puente y socio esencial para ese proceso. La obra que hoy presentamos muestra en sus páginas las ventajas de la multiculturalidad como fenómeno que coadyuva al desarrollo de las

naciones y del rol de la integración para enriquecer la cultura y fomentar la identidad de ambas sociedades. Espero que todas y todos puedan disfrutar de este valiosísimo trabajo de investigación. Esta obra es una fuente inagotable de información que da cuenta de los fuertes lazos culturales e históricos domínico-italianos que han forjado valores de solidaridad y hermandad entre nuestros pueblos. En el recorrido en sus páginas se puede respirar el aire de trabajo constructivo de una comunidad que ha apostado en el pasado, en el presente, y se puede afirmar de manera categórica, por el futuro de esta nación. Sus inversiones económicas, su esfuerzo intelectual, su trabajo día a día quedan demostrados en este impresionante libro. Enhorabuena. Muchas gracias.”

Víctor Bisonó, Ministro de Industria y Comercio de la República Dominicana: “El legado italiano en República Dominicana esun libro que metocadecerca. Deniño solíaescuchar la historia de mis padres y sus periplos por Italia, país al que eligieron para cursar sus estudios profesionales. Crecí fascinado conlas anécdotas yla mística italiana. Mi madre, Ivonne Haza, estudió canto en la Escuela de Santa Cecilia en Roma, y mi padre, el arquitecto Víctor Bisonó, hizo su doctorado en restauración de monumentos.Allí se conocieron.Años más tarde, como legislador, tuve el privilegio de departir y estrechar lazos con la Cámara de Diputados de Italia, amigos que conservo hasta el día de hoy. Actualmente, las relaciones entre ambos países han sido fructíferas y con un enorme potencial de crecimiento ahora, de la mano del Embajador Andrea Canepari, mucho más. Como Ministro de la Industria, Comercio y MIPYMES me ha tocado asumir la noble tarea de dar seguimiento a importantes acuerdos bilaterales, para que tanto allá como aquí, en la República Dominicana, las inversiones tenganunretorno satisfactorio, generen empleos ydesarrollo para todos. De aquí al futuro, el porvenir es promisorio, las buenas relaciones entre ambos pueblos se engrandecen en los detalles, con la presencia de Italia en nuestra cultura, gastronomía, turismo y modelo industrial. Conuna experiencia con más de 50 años de desarrollo industrialItalia tiene mucho que enseñarnos. Su legado ypresencia permanente nos invitana reafirmar esta visióncomún ysólida, amistad y alianza para las futuras generaciones. Separados geográficamente, pero unidos de corazón, este es solo el comienzo. Grazie e arrivederci!”

Carmen Heredia, Ministra de Cultura de la República Dominicana:

“El intercambio y el diálogo cultural entre Italia y la República Dominicana se remontan a una dilatada tradición de amistad y solidaridad. De nuestra parte, Italia siempre nos fascina y seduce por la riqueza magistral de su cultura. Esta formidable pieza editorial nos insta a conocer el legado de Italiaenlaculturadominicana yapercibir que laculturadeambaspatriasescompartidaenunproceso de sedimentación y metabolización que comprende siglos de historia y de hermandad entre italianos

y dominicanos. Las relaciones entre Italia y la República Dominicana tienen una hermosa historia que enriquece la memoria cultural de modo recíproco. Muchas de las pioneras familias dominicanas de origen italiano han contribuido, desde la vertiente empresarial, política o religiosa, a incentivar el desarrollo y el estímulo cultural, el progreso económico, material, intelectual y social de nuestro país. La historia, la arquitectura, la literatura, las artes, el cine, la música y la escultura, la economía, la ciencia, el periodismo, el derecho y la sociedad son las áreas que abarcan los autores de este hermoso libro. Estaobrapermitiráque nuestro paíssea vistoyentrevisto, conocido yreconocido, enesa magna patria cultural que es Italia, y por ende, en toda Europa y el resto del mundo. Este libro es, pues, un testimonio y un legado sin precedentes en la historia cultural de ambos países.”

A continuación, reproducción del video “Juan Bautista Cambiaso”.

Andrea Vierucci, Narrador del video:

«Juan Bautista Cambiaso Chiozzone nació en Génova, Italia, en 1820. Llegó muy joven a Santo Domingo, donde cultivó y mantuvo estrecha relación de amistad con los principales integrantes de la sociedad secreta "La Trinitaria", especialmente con su fundador Juan Pablo Duarte. Cambiaso fue el creador de la primera flotilla naval armada de la República Dominicana, sentandos los cimientos sobre los cuales, posteriormente, se fundó la armada dominicana. Para lograr su objetivo, Cambiaso tomó sus proprios bergantines y goletas privadas, que eran utilizadas para fines comerciales, y convirtiendolas en buques de guerra. La incipiente flotilla naval, que evito que los barcos haitianos sirvieran de soporte a su ejército de tierra, estuvo al mando del General de la Armada Dominicana, Juan Bautista Cambiaso.»

Mensaje del Señor Carlos Luciano Díaz Morfa, Ministro de Defensa de la República Dominicana, para el Bicentenario delAlmirante Juan Bautista Cambiaso:

“Las Fuerzas Armadas junto a la nación dominicana celebran con profunda emoción el bicentenario del natalicio del almirante Juan Bautista Cambiaso, uno de los prohombres de la independencia nacional, fundador de la flotilla naval, notable antecedente de la actual Armada de República Dominicana. El almirante Cambiaso artilló y combatió con sus tres embarcaciones de vela en la primera granacción navalde la guerra dominico-haitiana enabrilde 1844, convirtiéndose en el héroe delcombatedeTortuguero,conlo cualevitó quelaArmada haitianaabastecieraasustropasterrestres acantonadas en Azua, luego de la batalla del 19 de marzo. Este ciudadano italiano sirvió a nuestro país con alma, vida, hondura y corazón, arriesgando su patrimonio sin pasar factura a la República Dominicana hasta alcanzar la estatura de prócer en las gestas libertarias y la inmortalidad en la

memoria sin tiempo de la gratitud nacional. En su vida de ciudadano encontramos al hombre probo, digno de admiración, de acrisolado carácter, prendas morales que nos motivan a la emulación de una integridad y lealtad sin límites. Gloria eterna al almirante Juan Bautista Cambiaso. Que vivan las Fuerzas Armadas dominicanas. Prosperidad para la República de Italia. Que viva la República Dominicana. Carlos Luciano Díaz Morfa, Teniente General del Ejército de la República Dominicana, Ministro de Defensa.”

Andrea Canepari, Embajador de Italia en República Dominicana:

“Deseo agradecer todas las instituciones, los centros culturales, las universidades, los patrocinadores, los autores de este libro por elgranéxito enelescribir la historia de la amistad entre Itália yRepública Dominicana. Gracias a todos.”

3.2 Presentación en la Accademia Ligure di Scienze e Lettere [Idioma original: italiano. Traducido al español]

Libro “El legado italiano en República Dominicana. Historia, Arquitectura, Economía y Sociedad.”.

A cargo de Andrea Canepari

Edición italiana y española publicada por Allemandi, 2021.

Edición académica estadounidense publicada por Saint Joseph's University Press, 2021.

4 de junio de 2021

Accademia Ligure di Scienze e Lettere

Piazza Giacomo Matteotti 5, Genova

INTERVENCIONES:

 Giovanni Toti, Presidente de la Región italiana de Liguria

 Marco Bucci, Alcalde de la ciudad italiana de Génova

 Milton Ray Guevara, Presidente de la Corte Constitucional de la República Dominicana

 Víctor -Ito- Bisonó, Ministro de Industria y Comercio de la República Dominicana

 Vincenzo Lorenzelli, Presidente de “Accedemia Ligure di Scienze e Lettere”

 Andrea Canepari, Embajador de Italia en la República Dominicana

 Tony Raful Tejada, Embajador de la República Dominicana en Italia

 Gabriella Airaldi, Profesora Emérita de “Università di Genova” y Académica

 Mu-Kien Adriana Sang Ben, Profesora y Académica Dominicana de Historia

 Pierangelo Campodonico, Director de “Galata Museo del Mare”

 Celso Marranzini, Presidente de la Cámara de Comercio Dominico-Italiano

 Luigi Attanasio, Presidente de la Cámara de Comercio de Génova

 Fabio Capocaccia, Presidente del Centro Internacional de Estudios de la Emigración Italiana

MODERACIÓN Y CONCLUSIÓN

 Franco Manzitti, Periodista

:

Franco Manzitti, Periodista:

“Buenos días a todos, damos inicio a nuestro encuentro. Soy Franco Manzitti, periodista genovés, y me siento muy honrado y conmovido de dirigir este encuentro, que tiene una gran relevancia tanto histórica como en la actualidad. Sabemos que la idea de este encuentro surge a partir de un libro muy importante, escrito y coordinado por el Embajador de Italia en Santo Domingo, Andrea Canepari, un libro que trata sobre el legado italiano en Republica Dominaca. He tenido el honor de trabajar en varios periódicos de Génova, así como de colaborar con Paolo Emilio Taviani, quien seguramente recordarán como el mayor estudioso de Colón. Recuerdo la emoción con la que Taviani recibió, en 1992, la noticia de que Santo Domingo había construido un faro para conmemorar el quinto centenario del descubrimiento de América. Así que hablo como periodista, y no solo como tal, y me complace hacerlo, porque en esta ocasión se recordará, entre otras cosas, el papel significativo que desempeña un periódico de Santo Domingo, Diario Libre, fundado por genoveses y que sigue siendo un importante periódico libre, elcualha apoyado estainiciativa de un encuentro entreGénova ySanto Domingo desde múltiples perspectivas. El papel de una prensa libre, independiente y competente es esencial tanto de este lado delAtlántico como enSanto Domingo, yhoytenemos el honor de recordar que ese periódico nació gracias a los genoveses. Habrá muchas intervenciones, esperamos que se desarrollen de manera fluida y que sean bien comprendidas, gracias también a la colaboración de quienes estarán a cargo de la traducción. Trataremos de mantener un ritmo adecuado para este evento tan significativo, quevincula nuestrahistoria de manera tan profunda, continua yatravés de múltiples facetas, las cuales esperamos destacar en las intervenciones que escucharemos desde ambos lados del Atlántico. Comenzaríadando lapalabraalProfesorVincenzo Lorenzelli, Presidentedela “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”, en cuya prestigiosa sede nos encontramos, aquí en Génova, en elPalacio Ducal (el corazón de la ciudad), en el seno de una historia importante que deseamos evocar, pero también actualizar. Así que cedo la palabra al Profesor Vincenzo Lorenzelli.”

Vincenzo Lorenzelli, “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”: “Buenos días a todos. En nombre del Consejo Directivo y de los socios de la “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”, tengo el placer de dar la más cordial bienvenida a todos los participantes en este encuentro, realizado vía Zoom, sobre las relaciones entre Italia y Santo Domingo. La historia de la “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”, fundada en1798, ha estado desde sus inicios estrechamente vinculada a la producción cultural y a los acontecimientos históricos de nuestra región. El propósito de nuestra institución siempre ha sido dar voz a las características culturales únicas de Liguria. Por

ello, hemos recibido con gran interés la propuesta de nuestro Embajador en Santo Domingo, S. E. Andrea Canepari a quien saludo y agradezco , de organizar un espacio de diálogo entre personalidades destacadas de ambos países, con el objetivo de profundizar y, si es posible, fortalecer aún más las relaciones entre Italia y la República Dominicana, partiendo del conocimiento y reconocimiento del rol histórico desempeñado por Génova y Liguria, tal como se refleja en el libro recientemente publicado sobre la herencia cultural italiana en la República Dominicana. En dicho libro, muchos ligures aparecen como figuras protagonistas. Es significativo que la presentación del libro en su edición enespañolse haya realizado como partedelprograma de celebraciones promovido por nuestra Embajada para conmemorar los 200 años del nacimiento del comerciante genovés Giovanni Battista Cambiaso, Cónsul de Génova y posteriormente de Italia en Santo Domingo, fundador de la marina dominicana y héroe nacional, cuyos restos reposan en el Panteón de la Patria en Santo Domingo. Nos complace poder anunciar que ya está disponible también la traducción al italiano del volumen, cuya difusión sin duda contribuirá a valorar la aportación de tantos de nuestros compatriotas a la vida y al desarrollo de esa querida República, que tan generosamente los acogió, inspirando así a seguir su ejemplo. La Academia expresa su más sincero agradecimiento a todas las autoridades italianas y dominicanas que han aceptado nuestra invitación para participar en estos encuentros, subrayando el gran valor que tienen para el fortalecimiento y relanzamiento de las relaciones entre ambos países. Permítanme también expresar nuestro pesar por no haber podido recibir a los participantes enesta prestigiosa sede delPalacio Ducal, debido a la pandemia. Este lugar, que debemos a la generosidad del Ayuntamiento de Génova y al reconocimiento que siempre ha tenido por nuestra labor en el desarrollo y difusión de la cultura ligur, tanto en Italia como en el mundo. No obstante, a este sentimiento de pesar, quiero sumar una nota de optimismo y expresar mi esperanzadequeesteevento seasolo elpuntode partidadeunaseriede manifestaciones yactividades en las que nuestraAcademia estará siempre encantada de colaborar. Gracias.”

Franco Manzitti, Periodista:

“Queremos agradecer al Profesor Lorenzelli, nuestro anfitrión aquí en Génova. Ahora, contamos con la presencia de otra figura destacada, el alcalde de Génova, Marco Bucci, a quien invitamos a dirigir unas palabras.”

Marco Bucci, Alcalde de la ciudad italiana de Génova:

“Gracias, graciasatodos. Estoymuycontento deestar aquíyquisierasaludar enparticular a miamigo Vincenzo Lorenzelli, Presidente de la “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”, y al Embajador de Italia en Santo Domingo, Andrea Canepari, así como a todos ustedes, académicos y autoridades presentes. Hablar de Génova, como saben, siempre me llena de alegría; nosotros, los genoveses, llevamos nuestra ciudad en el corazón. Respondí de inmediato con entusiasmo a la posibilidad de participar en este encuentro, porque considero absolutamente importante aprovechar cada oportunidad para profundizar el conocimiento denuestra historia. Como muchos saben, pasé muchos años de mi vida en el extranjero, y siempre me ha impresionado la cantidad de genoveses que, incluso hoy en día, en esta era moderna, se encuentran en ciudades de todo el mundo. Aparte de las colonias históricas de genoveses, recuerdo perfectamente la de California, donde hay una gran cantidad de genoveses, muchos chiavaresi y personas de la provincia de Génova, involucrados en negocios, actividades económicas ycomercio. Están verdaderamente presentes en todo el mundo, yesa ha sido la historia de nuestra ciudad. Desde que en 1200 comenzamos a dominar el Mar Mediterráneo, Génova ha construido países y ciudades, y, sobre todo, puertos que han facilitado nuestras naves y creado unalíneadecomercio queha impulsado elcrecimiento económico denuestraciudad. Cristóbal Colón llegó primero a Santo Domingo, y después de él, muchas otras personas de Génova contribuyeron a la construcción de esta nueva tierra, este nuevo mundo, como se le solía llamar, trabajando con el espíritu que nos caracteriza a los genoveses. Este espíritu se ha manifestado recientemente, lamentablemente, a raíz de la tragedia del puente y la posterior reconstrucción, donde hemos demostrado nuestra capacidad de trabajar juntos para lograr resultados significativos. Aunque yo no estuve en Santo Domingo, me imagino a todos nuestros genoveses en esta hermosa tierra, estrechándose la mano para construir una nación, un país y una historia. Recordemos a la familia Pellerano, a Giambattista Cambiaso, a Angiolino Vicini Trabucco, y a todos aquellos que se esforzaron por crear una tradición, una realidad y un futuro para quienes vivían en Santo Domingo. Y así fue en todos los demás lugares donde los genoveses, con el mismo espíritu, establecieron ciudades importantes, áreas significativas y puertos relevantes, de los cuales aún hoy vemos sus efectos. Esta, en mi opinión, es la riqueza más hermosa que poseemos en nuestra tradición como ciudad. Estoy extremadamente contento de poder hablar de esto junto a embajadores, representantes del Estado de Santo Domingo y personas de alta cultura que se dedican a estos temas. Estoy muy satisfecho de que podamos explorar los detalles y comprender cómo vivíamos, qué hacíamos en esa época y en qué sobresalíamos, porque ese es realmente nuestro espíritu. Basándonos en la tradición de nuestro espíritu, podemos construir nuestro futuro. Este es el aspecto que más nos importa y que más me preocupa a mí. Estamos saliendo hoy de una epidemia de COVID que realmente ha sacudido al mundo, y todos debemos esforzarnos por construir nuestro futuro. Nuestro futuro se construye a

Franco Manzitti, Periodista:

“Gracias Señor Alcalde. Le agradecemos de manera especial por habernos orientado tan bien en la ruta de la discusión, del debate que queremos hacer esta tarde, en una situación tan excepcional, pero también tan emocionante, de reconectar Génova con Santo Domingo.Auguri en particular alAlcalde para que se recupere completamente, aunque hemos sentido su espíritu tan vivo y sus intenciones tan bien sintonizadas y su reconstrucción tan precisa de lo que son históricamente las relaciones entre Génova y Santo Domingo. Relaciones tan importantes en tantos sectores y que hoy, con este encuentro, queremos no solo reconstruir, sino de alguna manera replantear para proyectar enel futuro esta ruta tan importante, que no es solo una ruta a través del Atlántico. Así que gracias, Señor Alcalde.”

Marco Bucci, Alcalde de la ciudad italiana de Génova:

“Disculpe, Doctor Manzitti, una cosa importante que quería señalar, lamentablemente en el entusiasmo lo olvidé: cada 12 de octubre, Liguria regala el aceite para encender la lámpara en Santo Domingo sobre la tumba de Cristóbal Colón, lo hacemos en la ceremonia del 12 de octubre donde solemos otorgar todas las honores y reconocimientos a todos los genoveses, y no genoveses, que se han destacado en Génova. Es un momento especial que vale la pena recordar, ya que esta ceremonia del aceite representa un regalo de Liguria a la comunidad de Santo Domingo. Gracias por su atención y lamento no haberlo mencionado antes.”

Franco Manzitti, Periodista:

“racias por este valioso aporte, tan relevante en la historia de nuestras tradiciones y en la proyección hacia el futuro. Ahora, le damos la palabra a quien ha sido el alma de este encuentro, el Embajador Andrea Canepari. Él no solo ha deseado este evento, sino que, para inspirarlo, ha escrito un libro aunque quizás llamarlo "libro" sea limitante en el que reconstruye la historia y las relaciones entre Génova y Santo Domingo, con la colaboración de estudiosos yexpertos en economía, historia y otros campos. Estas relaciones son de suma importancia para nosotros, los genoveses, y para Santo DomingoCreo que nadie como el Embajador puede interpretar el espíritu de este encuentro y la

312 través del conocimiento de nuestra tradición, de lo que hemos logrado y de lo que queremos hacer, trabajando juntos. Este es el mensaje y los contenidos que surgen de esta jornada y que quiero compartir con todos ustedes. Les agradezco nuevamente. Me quedaré a escuchar, porque estoy muy interesado en las reflexiones de estudiosos que conocen bien esta realidad y lo que ha sido nuestra tradición, para captar las ideas que nos servirán para nuestro futuro. Gracias a todos ybuenas tardes.”

perspectiva, sobre todo, que este encuentro ofrece para el futuro inmediato, un futuro de esperanza, como bien dijo elAlcalde antes. Saliendo, esperamos todos, de una tragedia como la que ha golpeado atodo elplaneta, no hayotracosa que confiarse a la esperanza.Asíque Embajador, le doyla palabra.”

Andrea Canepari, Embajador de Italia en la República Dominicana:

“Buenas tardes a todos, agradezco al doctor Manzitti por esta presentación, agradezco al Alcalde Marco Bucci por estar presente con nosotros y sobre todo por haber hablado de perspectivas para el futuro, porque precisamente eso es lo que tenemos en mente aquí en la República Dominicana, con elMinistro deIndustria, queparticipará luego, elPresidentedelTribunal Constitucional, elPresidente de la Cámara de Comercio, que fue Presidente de la Confindustria local, y es un gran empresario. Estamos aquí para discutir qué se puede hacer con Italia y cómo podemos avanzar desde Génova. Creo que esta es realmente la clave de este encuentro, por eso estoy contento de que participe, y le agradezco, el Presidente de la Cámara de Comercio de Génova, el doctor Attanasio, por crear estos puentes vivos, partiendo de la historia, de la conciencia. Me agradó especialmente la referencia al aceite votivo para Colón, porque la historia es la que me ha hecho comprender cómo aquí en la República Dominicana los italianos, los ligures y los genoveses están en elADN cultural e identitario del país. El primer periódico, un héroe de la independencia nacional genovés, una de las familias (según Forbes) entre las diez más ricas deAmérica Latina, los Zoagli. Estas energías, en la iglesia, en la economía, en la política, las primeras elecciones libres en la República Dominicana, hace casi 150 años, nuevamente con un Presidente que venía de Génova, nos hacen ver cómo realmente toda esta cultura se ha transformado en identidad. Por eso estoy agradecido: al Presidente, el Profesor Lorenzelli de la prestigiosa “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”, por haber coordinado, promovido, este encuentro; al Secretario Pestarino; a tantos académicos que creyeron en este proyecto, algunos vinieron a Santo Domingo y me complace saludarlos, para inaugurar la primera cátedra italiana en una universidad dominicana; la ProfesoraAiraldi por haber escrito un capítulo en este libro, donde hablan muchos italianos y dominicanos y estudiosos, pero también personalidades, ministros, el Arzobispo de Santo Domingo y el Presidente de la Corte Constitucional, precisamente para hacer emerger esta sinfonía de italianidad en este país. Sinfonía que nos gusta yes culturalmente interesante. Me gustó, de hecho, escribir y coordinar este hermoso grupo de estudiosos, además ilustrado con imágenes muy, muy bellas, de las cuales muchas también de Liguria y de Génova, hechas especialmente para el libro. El libro está a punto de ser publicado también por la más prestigiosa editorial universitaria americana, especializada en América Latina, que es Saint Joseph’s University Press. ¿Por qué? Porque esta historia, importante en el pasado, pero también estos puentes para el futuro, que se pueden recorrer, deben ser conocidos a nivel internacional. Así que con este

libro, delque se ha derivado una exposiciónvirtualyuna exposición real, que presentaremos ensedes prestigiosas próximamente, mostramos también imágenes de los lugares de origen de estos grandes italo-dominicanos, entre ellos Génova. Hay muchísimas imágenes bellísimas de Génova. Estamos a punto de inaugurar la exposición aquí en el museo de las Casas Reales, en el palacio de los antiguos virreyes en Santo Domingo, precisamente para mostrar los lugares de origen y crear siempre este puente entre los dos países. Si hay conciencia, creo, se pueden crear oportunidades. Por eso estoy agradecido de que esté conectado uno de los más grandes empresarios del país: Celso Marranzini. Escucharemos sus palabras. Él también fue presidente de la Enel local y es uno de los líderes mundiales en el sector de las tarjetas hoteleras. Precisamente con él se revitalizó la Cámara de Comercio y los más grandes empresarios del país aceptaron la invitación. Creo que el 70% del PIB delpaís ahora está enelConsejo deAdministración de la Cámara de Comercio dominico-italiana, por primera vez. Hasta hace unos años ni siquiera participaban. Así que tenemos un capital de ideas, de mentes, de energías, dispuestas por primera vez, después de siglos, a mirar a Italia, porque todo este sentimiento por Italia se había perdido un poco, tal vez era tanto que ya nadie lo veía. Por eso es importante haberlo redescubierto ahora, pero también es importante aprovecharlo para ambos países ycrear ocasionescomo esta, quesonocasionesdecultura.Tenemosaunade las másgrandesdocentes del área de Centroamérica y el Caribe, la profesora Mu-Kien, que también ha escrito en el libro. La cultura y la economía abren puertas en ambas direcciones y creo que esta es una de las mayores oportunidades. Hemos visto un gran diario como Diario Libre que ha publicado, con dos tiradas, 220.000 copias de nuestros cómics extraídos de las historias icónicas narradas en nuestro libro. Todo esto también se puede ver en el sitio web ciaosantodomingo.com. Invito a todos a leer y aprovechar este libro y, como decía elalcalde Bucci, a imaginarlo como un punto de partida para el futuro, porque no es solo una historia hermosa de la cual enorgullecerse, sino que es realmente un mapa para el futuro, para crear oportunidades, tanto más en un momento difícil de la historia mundial como el de ahora. Por eso agradezco a todas las autoridades presentes: al Alcalde Bucci; al Presidente de la Región de Liguria, Giovanni Toti; al Ministro de Industria, Víctor Bisonó, a quien escucharemos posteriormente; al Presidente del Tribunal Constitucional, precisamente para llevar su testimonio y su atención a este proyecto de renovación de las relaciones entre los dos países. Por eso agradezco a todos por su participación y estoy muy contento de escuchar las ideas de los próximos ponentes.”

Franco Manzitti, Periodista:

“Muchas gracias, Embajador. Hemos entendido, si es que aún hacía falta, el espíritu de esta sinfonía que todos esperamos que se toque y sobre todo de estas perspectivas tan apremiantes, de alguna manera, que nos ha presentado, de relaciones nuevas y fructíferas entre Santo Domingo y Génova.

Así que gracias, su libro será sin duda una herramienta fundamental en este tipo de relaciones y lo esperamos, por tanto, con ansias. He visto que ha llegado el Presidente Toti. Doy la palabra al Presidente de la region Liguria, a quien saludamos con particular atención.”

Giovanni Toti, Presidente de la Región italiana de Liguria: “Gracias, Franco. Buenos días a todos, holaAlcalde. Saludos a todos. Mi intervención será breve, ya que hay oradores e interlocutores más interesantes yrelevantes que yo para este evento. Solo quisiera recordar, como se dice, de las relaciones antiguas que unen a la República Dominicana con Génova, no en vano, porque, sino recuerdo malalgúnapuntedehistoriade laescuelasecundaria, un navegante ligur partió - no exactamente desde Liguria, pero bueno, aquí se había formado en el uso del marpara llegar a las Indias. Navegando en sentido contrario, llegó justo a la isla (de la República Dominicana). Después de eso, es hermoso hablar de las relaciones que cultural, geográfica y humanamente unen a dos realidades tan distantes. Especialmente es hermoso hacerlo en este momento, cuando de alguna manera el mundo comienza a reabrirse. Ahora, en unos momentos, los dejaré para sumergirme en una larga reunión con el sector de salud de Liguria, hablando de las vacunas y la campaña de vacunación de la región de Liguria. Sin embargo, esa campaña de vacunación es preparatoria, propedéutica a lo que todos esperamos, que es poder volver a encontrarnos en persona como lo estamos haciendo hoy gracias a una plataforma web y, sobre todo, volver a tomar un avión, un barco, poder desplazarnos, encontrarnos, porque en el encuentro entre poblaciones, culturas y lugares diferentes se encuentra la esencia no solo, obviamente, del mundo moderno, sino, si se me permite, también el espíritu profundo de la ciudad desde la que les hablo, Génova. Para Génova, el mar nunca ha sido un elemento de división; más bien, lo han sido las montañas a sus espaldas, tanto que hemos construido una red de fortificaciones, según cuentan las leyendas, la más imponente después de la Gran Muralla China. Entonces, de alguna manera, para nosotros las adversidades llegaban desde las montañas, mientras que del mar siempre ha llegado algo positivo: los contactos comerciales y, detrás de los contactos comerciales, las legaciones diplomáticas; detrás de la diplomacia, obviamente, el intercambio de cultura, de civilización y de sensibilidades entre las personas. Esperamos poder volver a hacerlo pronto y esperamos que esta jornada suya de estudio ypresentaciónsea preparatoria paratodo esto. Me he demorado unos minutos en conectarme porque, como siempre, estaba revisando atentamente el boletín diario sobre los datos del Covid, y son alentadores. Saben que la región de Liguria volverá a ser zona blanca a partir del lunes, por lo que podremos estar fuera de casa unas horas más. Tenemos una situación hospitalaria y de contagio francamente alentadora, gracias al esfuerzo de todos, tanto del personal que se ha dedicado con abnegación a la campaña de vacunación, como evidentemente también al esmero con

el que tantas personas han seguido las reglas que nos han ayudado a prevenir lo peor, especialmente en la tercera ola, la de esta primavera, y esperamos, por supuesto, que el próximo otoño, gracias a la vacunación que todos estamos realizando, no tengamos que revivir situaciones complicadas como las que hemos vivido en el pasado reciente. Por lo tanto, espero poder, por así decirlo, hablar de las relaciones entre nuestras dos tierras, divididas por un trozo del Mediterráneo, por Gibraltar y por el Océano Atlántico, en persona aquí en Génova, y que los contactos puedan reanudarse, que las personaspuedanvolver a moverseno solo paradisfrutar deunosdíasde merecido descanso en lugares hermosos, sino también porque detrás del movimiento, detrás de las personas que se mueven, que se trasladan, comercian y se encuentran, realmente está el espíritu de una vida que vale la pena vivir; de lo contrario, ciertamente lograremos derrotar al Covid, pero en el proceso mataríamos una parte de nosotrosmismos. Por lotanto, elhecho dequehoytodo esto se mantenga vivo graciasaesta iniciativa suya, aunque sea solo por internet con todas las dificultades del caso, creo que es francamente meritorio. No les robo más tiempo, les agradezco a todos por el tiempo que me han dedicado y la amabilidad de esperarme, y no les digo “¡Nos vemos pronto en Santo Domingo!” porque me parece una promesa difícil debido a los compromisos acumulados en estos meses, pero nos vemos pronto en persona, ¡eso sin duda! ¡Gracias!”

Franco Manzitti, Periodista:

“Gracias, Presidente Toti, gracias por habernos guiado de manera tan eficaz a través del momento que estamos viviendo, en la encrucijada entre las dificultades y emergencias que hemos enfrentado y que en parte seguimos enfrentando y la esperanza de que todo esto pasará. La idea de poder construir nuevas relaciones sobre bases históricas tan profundas es un impulso hacia el optimismo y la esperanza.Esperamos ir pronto a Santo Domingo, esperamos que desde Santo Domingo se pueda venir aquí, esperamos hacer este encuentro, que estamos realizando ahora a través de internet con un sistema que ni siquiera hubiéramos imaginado hace algún tiempo, en persona para aprovechar una historia tan profunda, tan amplia, a la cual nosotros, los genoveses y ligures, estamos tan fuertemente ligados, porque ahí está nuestra raíz, nuestro orgullo. Para profundizar en esta cuestión histórica, ahora me gustaría ceder la palabra a la profesora Gabriella Airaldi, una destacada académica de nuestra universidad. Limitaría su experiencia solo con este título, prácticamente ha sido nuestra guía durante muchos años en cuanto a la reconstrucción de los tiempos que nos han llevado al desarrollo de nuestra historia. Cuando alguno de nosotros en los periódicos ha tenido en todos estos años el problema de comprender bien cuáles eran las relaciones, la historia, entre nosotros, España y Sudamérica, cómo se construyeron, cómo nació y terminó esta historia, siempre nos hemos dirigido a ella, quien, no por casualidad, también ha escrito un capítulo del libro deAndrea Canepari, ese libro

que es la base de nuestro encuentro, como, digamos, un primer ladrillo que reconstruye la historia. Por lo tanto, es con gran placer que doy la palabra, permaneciendo en esta parte del Mediterráneo, a Gabriella Airaldi.”

Gabriella Airaldi, Profesora Emérita de la “Università di Genova” yAcadémica: “Muchas gracias. Buenos días a todos. Estoy feliz de este encuentro con el Embajador Canepari, a quien conocí, junto con otros colegas, no hace mucho tiempo. Hemos creado juntos, en cierto sentido por su impulso, una oportunidad de encuentro a través de la “Accademia Ligure di Scienze e Lettere” para comenzar a construir una serie de relaciones que no son solamente culturales, que en lo que a mí respecta son culturales, pero pienso que son mucho más amplias, entre Génova, Liguria y Santo Domingo. Naturalmente, en este caso me corresponde la tarea, espero que no aburrida, pero que de alguna manera logre educarnos a todos sobre cuál fue el inicio de esta historia, porque solo un genovés, y lo digo desde ya, podría haber fundado una ciudad a finales del siglo XV, como ocurre con Santo Domingo más allá del Atlántico. Sabemos, y lo repito aquí, que no fue Cristóbal Colón quien fundó la ciudad; Colón es el hombre que trajo a Europa a América, pero el fundador de Santo Domingo, el hombre que realmente la fundó fue su hermano Bartolomé. Esto para dar cuenta de personajesquea menudo quedan, dealguna manera, ensegundo plano, como eselcaso deBartolomé, pero que son grandes personajes porque han construido la imagen y la primera imagen europea, en fin, en tierras americanas. Los hombres de Génova y Liguria son hombres que han creado un nuevo occidente, eso debe decirse. Se ve también hoyen la continuidad de las actividades que se encuentran en Santo Domingo, porque han llevado la ciudad a esa realidad. La ciudad no existe en estas realidades antes de que lleguen los europeos. La primera ciudad en tierra americana y sudamericana es Santo Domingo, fundada por un genovés y este hecho tiene una fecha más o menos precisa: 5 de agosto de 1496, un día, una realidad, un momento importante en la historia como lo fue el “descubrimiento de América”. Sin este primer asentamiento significativo, el descubrimiento no habría dejado una huella duradera. La ciudad es un elemento simbólico de grandísima importancia, varias civilizaciones naturalmente contienen la esencia de la ciudad, pero la ciudad tal como la entienden los Colón, que vienen de Génova, es un lugar, no solo de asentamiento, organización administrativa ypresencia del poder en general, sino un lugar de gran vitalidad económica. Esta es la ciudad europea, diferente a todas las demás desde este punto de vista. Los Colón provienen de un Comune, de una Ciudad-Estado, y por lo tanto tienen en mente la creación de una realidad dinámica, una ciudad dinámica, una ciudad que sea un centro cooperativo yeste es el primer signo de lo que ha significado la presencia de los europeos, de alguna manera, en tierras americanas, y es el signo de una presencia italiana. Con los Colón, no mucho tiempo después, aparece otra figura importante en

la historia americana, de esta particular área de América, que es Alessandro Geraldini. Se trata del primer obispo en tierras americanas, es un obispo que viene de la zona de Umbría y ha sido el preceptor de la reina Isabel, de los hijos de la reina Isabel, porque, como todos saben, Colón realiza esta empresa americana para la corona de Castilla. Entonces, es una historia que ve a los italianos participando, de alguna manera, de manera organizada, bajo la sombra de esta corona, pero en realidad son el gran elemento de esta historia euroamericana. Alessandro Geraldini es otro gran nombre que nos conecta con la historia italiana y que representa, junto con Colón y su hermano Bartolomé, desde cierto punto de vista, la vida civil, la vida religiosa de esta nueva comunidad. Una ciudad, un país nuevo a los ojos, naturalmente, de los europeos, donde se injertan sus propias características, sus propios modos de vida, sus propias ideas y su propia cultura, en un encuentro que no es solamente un choque, como a menudo se ilustra - esencialmente también un choque - pero también la realización de un proyecto de encuentro. Geraldini se dedicará a fomentar este encuentro, evitando elenfrentamientoentrelasdiferentespoblaciones.Porlotanto,alos italianos lescorresponde un papel muy importante en la historia de Santo Domingo, un papel más relevante que el de otros pueblos, otras gentes, y esto se debe a la influencia del comportamiento de los genoveses que, como se recordó acertadamente antes, se dispersan por el mundo, no solo en el americano, sino también en el oriental y por todas partes, porque son hijos de una ciudad-estado que es un centro económico y no solo administrativo. Se extienden por todo el mundo, llevando a todas partes sus características y sus modos de gestionar los asuntos públicos y privados, naturalmente, según sus propias características.

La historia de los genoveses es fascinante, al igual que la de los ligures en general. Este espectro de comportamientos, quetodavía hoy podemos observar en sus herederos, demuestra la vitalidad de una ciudad medieval, que tiene una característica única: la capacidad de construir una política y una economía que inciten a la dispersión por el mundo, a enraizarse en nuevas realidades y a crear algo nuevo. Hoy tenemos el testimonio de este libro, que se llama, no por casualidad, "la herencia". Una herencia significa que hay algo en el origen, no es simplemente una palabra vacía, significa que hay una historia larga de siglos, y esta historia secular ha dado frutos. Si hoy estamos aquí hablando de este encuentro, de estos personajes que han dejado una huella fundamental en la historia de esta importantísima parte del mundo, en la que se hanencontrado enalgún momento diferentes corrientes, esto significa que Génova y Liguria no pueden ser más que la primera etapa de cualquier relación internacional. Santo Domingo le debe mucho a Italia, e Italia le debe mucho a Santo Domingo, y por eso creo que es justo haber recordadotanto a Colón, porque estamos en su ciudad, como a su hermano Bartolomé, quien nos recuerda también que somos, en cierto modo, fundadores de cultura y de ciudades. También debemos recordar a Alessandro Geraldini, un destacado personaje de la historia italiana de esa época, originario de Umbría, a quien recientemente se le ha dedicado una cátedra en

estudios italianos., y que ha sido estudiado brillantemente por otro académico que fue a Santo Domingo, Edoardo D'Angelo, quien publicó el interesantísimo itinerario que el obispo escribió en latín, lleno de muchas reminiscencias clásicas, describiendo el viaje que realizó para llegar a su sede, tan lejana. Así que tenemos una herencia viva e importante. Este libro estará disponible en edición italiana, no sé si ya lo hemos mencionado, y, por lo tanto, se encontrará fácilmente, creo, en nuestras bibliotecas. Gracias a todos.”

Franco Manzitti, Periodista:

“Gracias a la ProfesoraAiraldi, quien nos ha recordado de manera acertada la raíz de estas relaciones y por qué han crecido y evolucionado de esta manera. Es muy hermosa esa imagen, que probablementeharásentir orgulloso alalcaldedeGénova, de losgenovesesquenecesariamentedeben dispersarse por el mundo. Él mismo ha tenido esta experiencia, como nos ha contado, pero luego esperamos que regresen, como le ha sucedido a él. Y ese es el espíritu de este encuentro, que desea un intercambio cada vez más importante. Precisamente a la luz de este intercambio, ahora doy la palabra a la Profesora, espero decir bien su nombre, Mu-KienAdriana Sang Ben, quien representa la Academia Dominicana de la Historia, así que escuchemos un poco del otro lado de nuestro frente la historiadeestaexperienciaderelacionesentreGénova ySanto Domingo. Profesora,tiene lapalabra.”

Mu-Kien Adriana Sang Ben, Profesora y Académica Dominicana de Historia: Intervención original en español.

“Buenos días para los que estamos en República Dominicana. Buenas tardes para los que están en Italia. La Academia Dominicana de la Historia, no como institución, si no muchos de sus miembros, los que tuvimos el placer de escribir varios de los capítulos: Frank Moya Pons, Bernardo Vega, Juan Daniel Balcácer. Yo misma, entre otros, tuve la dicha de estar en la primera reunión que se organizó en la universidad donde trabajo, la Pontificia Universidad Católica Madre y Maestra, donde, prácticamente recién llegado, el embajador de Italia Andrea Canepari, proponía la idea de escribir estelibro.Ustedserecuerdamuybiendeesareuniónseñor embajador. Estareunión fueuna invitación que se organizó para hablar sobre este libro y se esbozaron algunas ideas. Me da mucho gusto que tiempo después ese libro sea una realidad y – la verdad – es que el libro es hermoso. Un libro muy bien editado, hermosamente diseñado, con unas fotografías espectaculares. Lo he estado revisando y la verdad es que lo he disfrutado y he aprendido mucho. Como investigadora trabajo el tema de migración, y como mi rostro y mi nombre lo dicen, soyde origen chino y he estado trabajando con la migración china, recién se publicó un libro mío por elArchivo Nacional de la Nación sobre la mujer china y este año va a salir otro libro mío y de José Chez Checo sobre la migración china. El hecho

de escribir dos de los tres capítulos que hice sobre dos figuras muy importantes del empresariado italiano – deorigen italiana – en República Dominicana me permitió aprender más yhacer inferencias incluso sobre la migración italiana en República Dominicana. Una migración que inicia en el siglo XIX migración formal claro porque hubo presencia italiana a través de los años desde la época colonial, pero como migración per se, podemos hablar de una migración sistemática de los italianos en el siglo XIX, que tuvo una presencia desde siempre en los sectores industriales y comerciales. Un ejemplo de esto es la familia Vicini que nace en el siglo XIX, llega y se convierte en la principal fuerza económica del sector azucarero, y después otros comerciantes que sobretodo estuvieron en Puerto Plata. Una de ellos, descendiente de la familia Cambiaso de la cual migración yo narro un poco en mi libro. Pero para mí, escribir estos dos capítulos, el primero sobre un amigo, pero también un gran empresario, Frank Ranieri, y el otro sobre la familia Bonarelli, precursora de la simbología que hay en este país sobre el asunto de la cultura gastronómica italiana. Fue un placer escribirlos porque pude constatar que esa migración fue una migración, como le dicen los estudiosos del tema, “especial”. No fue la migración que emigra a otros países huyendo de la muerte como ocurre aquí con el tema de los haitianos (y otras naciones). La migración italiana fue una de calidad, porque fue fundamentalmente de inversionistas. El otro capítulo al que trabajé fue el de las migraciones diplomáticas, un artículo somero, pero me dio ungran trabajo localizar las fuentes para establecer esa cronología que aparece en el libro, que la primera parte la hice yo y la segunda la hizo el embajador Canepari con la actualidad. Yo me ocupé más de la parte histórica. Fue muy interesante ver - desde el siglo XIX - los esfuerzos sistemáticos por mantener las relaciones diplomáticas con Italia, porque Italia constituía, como otraspotencias europeas, inversionistas potenciales que permitían eldesarrollo de las fuerzas productivas dominicanas y sobre todo el desarrollo de la economía yde la industria, no solo turística, si no desde el siglo XIX de otras como la industria azucarera y las casas comerciales. La mayoría de las casas comerciales estaban en manos de italianos, yo creo que todavía este libro –anoche lo estuve revisando y le comentaba a mi esposo – me da muchas pistas porque hayque seguir profundizando ytrabajando los archivos tanto de las relaciones exteriores de Italia, como los archivos de la Dirección General de Inmigraciones para conocer más profundamente la migración italiana porque ha tenido picos: fue importante enelXIX, enel XX después baja y finales de siglo XX vuelve a subir. Es muy interesante, como otro tipo de migración, que, en el alto nivel, no es el alto nivel de inversionistas, sino un alto nivel de menores ingresos pero que aporta en la economía nacional. Eso es todavía un estudio pendiente, de esto hablaba con mi querido amigo Celso Marranzini, de que hay que profundizar estos estudios y creo que el libro es una inspiración para seguir profundizando sobre este tema y, en el caso mío que me interesan mucho los temas migratorios, profundizar la migración italiana en República Dominicana es una tarea pendiente. El libro es una inspiración y yo felicito el

esfuerzo de la Embajada Italiana aquí porque logró hacerlo, y se pudo hacer – por lo que pude entender en mi escaso italiano - en medio de una terrible pandemia. Porque estamos viviendo todavía la crisis de la pandemia y sin embargo este esfuerzo logró materializarse. Felicidades y sobre todo una gran felicitación al Embajador Italiano aquí que ya pronto se va, lamentablemente. Va a ser su legado y yo creo que un legado de mucha importancia. Muchas gracias.”

Franco Manzitti, Periodista:

“Gracias a la Profesora por una exposición clara y completa. Muchas gracias, hemos comprendido cuálha sido elcurso de la inmigraciónentreGénova ySanto Domingo. Como bien señaló laprofesora desde su propia perspectiva y experiencia, es fundamental conocer los trayectos de la inmigración, así como sus picos, descensos yascensos. También a través de este libro ylos capítulos que ha escrito la profesora, existe la posibilidad de reconstruir bien la importancia del intercambio entre los genoveses y los dominicanos.Ahora intentaremos transmitir, intentaremos porque siempre estamos a merced de la tecnología y por lo tanto debemos confiar, un saludo del presidente de la Corte Constitucional, dominicano por supuesto, Milton Ray Guevara.”

Milton Ray Guevara, Presidente de la Corte Constitucional de la República Dominicana:

“Saludo a las autoridades italianas, al Presidente de la Región de Liguria, doctor Giovanni Toti, al Alcalde de Génova, doctor Marco Bucci, y a todos los participantes en la importante presentación del libro sobre la herencia italiana en la República Dominicana. También saludo a las autoridades dominicanas, al Ministro de Industria y Comercio, Víctor Bisonó, y agradezco al Presidente de la “Accademia Ligure di Scienze e Lettere”, el profesor Vincenzo Lorenzelli. Estoy muy contento de estar aquí con los embajadoresAndrea Canepari, Embajador de Italia en la República Dominicana, y Tony Raful, Embajador dominicano en Italia, y con las autoridades más importantes para hablar del libro sobre la herencia italiana en la República Dominicana.”

Franco Manzitti, Periodista:

“Gracias al Presidente. Hemos escuchado sus palabras y comprendido el espíritu de este saludo. Ahora vamos a hacer un cambio en el programa y entrar en el núcleo de las relaciones entre dominicanos y genoveses. Hemos escuchado varias intervenciones, reconstruido un poco la historia, y hemos esperado nuevas perspectivas. Ahora vamos al terreno concreto, tratando de organizar un encuentro entre la Cámara de Comercio dominico-italiana y la de Génova, comenzando con el doctor Celso Marranzini, Presidente de la Cámara de Comercio dominico-italiana, de quien ya hemos

escuchado hablar el Embajador como un empresario tan importante y tan involucrado en las actividades dominicanas. Esperamos recibir de él señales que demuestren que en Génova estamos listos para captar esta oportunidad.”

Celso Marranzini, Presidente della Camera di Commercio Dominicana Italiana: Intervención original en español. “Buenas tardes. Siento mucho no hablar italiano. Le he prometido al Embajador que la próxima vez será en italiano. Quiero darle la bienvenida al Embajador Canepari, alEmbajador Raful, al Presidente de la Cámara, el Doctor LuigiAttanasio, al Presidente de la Región Liguria, el Doctor GiovanniToti, y al alcalde de Génova, el Doctor Marco Bucci. Y a los demás aquí, como mi querida amiga Kien Sang Ben. Para la Cámara es un placer estar aquí. Definitivamente Génova nos creó un vínculo hace muchos años, no existiríamos sin Génova, ósea que nos crearon a través del mar. Ahora tenemos la relación económica, cultural, gastronómica...ósea que, como no hablar de Italia en República Dominicana?ElEmbajador Canepari, yo creo, con este libro ha creado una nueva relaciónentre Italia y la Republica Dominicana. Ha despertado esa gran relación que existe entre nuestros dos países, y ahora, con la presencia del embajador Raful en Italia, los lazos económicos, culturales, gastronómicos, de la moda… yo creo que es todo lo que Italia aporta a la Republica Dominicana. Cuando vemos la participación en el producto interno bruto de los descendientes italianos no hay ninguna migración que aporte más en todas las areas. Desgraciadamente durante esta pandemia, hemos tenido que utilizar este método para podernos contactar, pero definitivamente esto irá pasando y podremos seguir ampliando estas relaciones. A veces hablamos de la Republica Dominicana y pensamos que es solo turismo. No, es mucho más. La Republica Dominicana lo tiene todo, y lo tiene todo gracias a ese aporte de Italia. Vamos al turismo, al comercio, a la prensa, con la participación del Diario Libre, la familiaPellerano, elturismo Frank Rainieri, los vehículosatravésde MiguelBarletta, con una historia increíble de la familia Barletta, la familia Vicini, con una participación en el comercio, en la industria, incluso ahora en el cine, algo que la Republica Dominicana puede desarrollar perfectamente con Italia. Yo creo que estamos en el mejor de los momentos y tenemos –sin duda – que agradecerle al embajador Canepari. Se nos va, es una lástima que no lo podamos secuestrar y dejarlo en la Republica Dominicana por el trabajo que ha hecho, no solamente con el libro – que es una parte importante de su trabajo – si no con demostrar y ampliar esas excelentes relaciones que hay entre Republica Dominicana e Italia. Yo creo que Mu-Kien las ha bien expresado desde el ámbito de la historia. El libro habla de todo ese aporte y creo que simplemente destapa más libros que deben hacerse sobre la historia de los inmigrantes, la descendencia…Mi abuelo fue el primer presidente de la Camara de Comercio de una de las regiones agrícolas más importantes de la

Republica Dominicana en el Sur. Estamos hablando del año 1900, ósea que realmente es mucho más lo que podemos hablar del aporte de los italianos. Agradecemos al Embajador y a todos ustedes, por expresar que la Republica Dominicana está abierta a que Génova, así como lo hizo Colon, venga y sea parte del desarrollo de nuestro país. Fue un placer, espero verlos presencialmente en muy corto tiempo y les prometo que esa vez será en italiano. Buenas tardes y gracias Embajador por esta oportunidad.”

Franco Manzitti, Periodista:

“Gracias al señor Presidente, me parece que el mensaje es claro: la puerta está abierta y eso significa mucho. Ahora escucharemos la respuesta del Presidente de la Cámara de Comercio de Génova y una recomendación de estar atentos al Embajador Canepari porque existe el riesgo de que lo retengan, lo quieren mantener allí. Parece un mensaje que reconoce el trabajo realizado, también con este libro y con esta reactivación de relaciones.Antes de darle la palabra a LuigiAttanasio, le daremos la palabra al embajador Tony Raful, quien representa a Santo Domingo en Italia.”

Tony Raful, Embajador de la República Dominicana en Italia:

Intervención original en español.

“Gracias al profesor Vincenzo Lorenzelli, Presidente de laAcademia de Ciencias yLetras de Liguria, Marco Bucci, Alcalde de Génova, Giovanni Toti, Presidente de la Región Liguria, Andrea Canepari, Embajador Italiano en Republica Dominicana, Milton Ray Guevara, Presidente de la Corte Constitucional de la República Dominicana, Victor Bisono Haza, Ministro de Industria y Comercio, Profesora Gabriella Airaldi, académico, Profesora Mu-Kien Adriana Sang Ben, distinguida historiadora de laAcademia de Historia Dominicana, Profesor Pierangelo Campodonico, Director del Galata Museo del Mare, Celso Marranzini Presidente de la Cámara de Comercio Dominico-Italiana, uno de los propulsores fundamentales del desarrollo e inversiones italianos en la Republica Dominicana, Luca Attanasio, Presidente de la Cámara de Comercio de Génova, Profesor Fabio Capocaccia, Presidente del Centro Internacional de Estudios sobre la Emigración Italiana. Quería señalar de manera breve la gran importancia de este encuentro coordinado por nuestro querido EmbajadorAndrea Canepari en relación con lo que es el legado de la cultura de Italia en la Republica Dominicana. Para nosotros es sumamente importante. Hoy en día, es más comprensible que nunca como dentro de los diferentes periodos de la historia contemporánea quedó imposible vivir aislados. El concepto autárquico de la producción económica de los países deja el paso a una integración amplia, permanente, entre las diferentes naciones. Y de ese punto de vista, tenemos que buscar las raíces de esos procesos que han generado toda esta integración de factores económicos y sociales,

que nos permite a nosotros avanzar hacia una humanidad que tiene instituciones propias, de cada uno de los dos países, que unen a comunidades en el plan cultural, social y económico. El caso de Italia es muy profundo, tal como aquí han expresado, de todos puntos de vista. En el caso dominicano hay un peso específico que gravita en las relaciones dominico-italianas desde hace mucho tiempo. Eso viene avalado por la historia, por los contactos económicos que vienen ligados incluso con los valores culturales, que vienen ligados con vínculos religiosos, que vienen ligados por relaciones establecidas en eltiempo histórico. Estegranlibro hace ungran aporteentoda estavisión colectiva. Estáintegrado por ensayos, por intervenciones, de reconocidos especialistas en diferentes ramas, dándonos una visión más clara y concreta de las posibilidades que tenemos hoy en día. Con una pandemia que prácticamente ha desorganizado el mundo contemporáneo y nos ha obligado a revisar todas las políticas establecidas, hoy tenemos más que nunca que hacer esfuerzos colectivos, unificarnos a través de la memoria histórica que está representada en este gran libro, coordinada por el Embajador de Italia en la Republica Dominicana e integrada por un conjunto de especialistas, de ensayistas que han aportado lo mejor a la investigación. Yo creo que más que nunca se hace necesario fortalecer los lazos y los vínculos. En nuestra condición de embajadores en la Republica Dominicana y en Italia, estamos fortaleciendo y estableciendo las posibilidad, los aspectos cruciales en las relaciones entre Italia y la Republica Dominicana. Me estoy refiriendo de manera específica al turismo, que había alcanzado unvalor significativo quesedebilitó como consecuenciade lapandemia. Lareconstrucción de este tipo de relación es importante sobre todo en este momento. También en distintas áreas del comercio, a nivel de la cultura, de la institución educativa – se habían firmado acuerdos, relaciones mutuas entre las universidades – en el campo deportivo que no puede ser subestimado. Hay todo un panorama importante para el futuro de la humanidad, en específico para Italia y Republica Dominicana, de reconstrucción de nuestras relaciones. Estoy orgulloso de representar a la Republica Dominicana ysigo contando coneste magnífico país ycon sus magníficas autoridades ysu magnífico pueblo. Concluyo agradeciendo al Embajador Andrea Canepari, un magnifico embajador, y a las autoridades italianas. Muchas Gracias.”

Franco Manzitti, Periodista:

“Gracias, señor Embajador, por su intervención. Nos ha indicado una reactivación de las relaciones, señalando con precisión cuáles podrían ser las vías para restablecer y reactivar estas relaciones después de los terribles momentos que hemos vivido y que todos esperamos estén llegando a su fin. Asíque gracias, señor Embajador.Ahora le daré la palabra a LuigiAttanasio, Presidente de la Cámara de Comercio de Génova. No solo lo presento en su calidad de presidente, sino también como un empresario con una amplia visión global. Su experiencia en el ámbito internacional lo convierte en la

persona ideal para vislumbrar los horizontes ylas perspectivas en este diálogo que se estáreanudando y al que de alguna manera estamos contribuyendo.”

Luigi Attanasio, Presidente de la Cámara de Comercio de Génova: “Gracias, Franco. Agradezco a todas las autoridades que han intervenido; he encontrado particularmente interesantes las intervenciones de las dos profesoras. Embajador Canepari, usted ha asumido una gran responsabilidad al cultivar, con este libro, una relación importante entre Italia y la República Dominicana, y en particular entre Liguria, Génova y la República Dominicana. ¿Por qué digo esto? La presencia de los genoveses en el mundo nunca ha sido la de un pueblo conquistador; los genoveses han recorrido el mundo para hacer. Se decía ‘ianuensis ergo mercator’. El genovés no se dedicaba tanto a conquistar territorios como a intercambiar mercancías, hacer negocios y generar riqueza. Ahora me parece que para actualizar esta relación, debemos, con la ayuda del Embajador Raful y con la invitación delPresidente de la Cámara de Comercio Marranzini, encontrar las fórmulas y modalidadesdeencuentro entrelademanda ylaoferta.Esla maneraantigua y habitualdecomerciar o generar intereses. Obviamente, espero quetengamos la oportunidad de reunirnos en persona y, si es posible, de visitar su magnífico país, pero desde ya los invitamos a visitar nuestro país y nuestra ciudad, donde probablemente encontrarán parte de las mismas raíces de su país. Cuando la profesora Airaldi recordaba a Colón, cuando se hablaba de Cambiaso, se hablaba de tantos genoveses que en esa tierra encontraron su espacio, su realización. Podránentender cómo una tierra áspera, entre el mar y las montañas, siempre ha proyectado a nuestra gente a buscar fortuna en el mundo. Así que estoy a su disposición para ver dónde se pueden encontrar la demanda y la oferta, qué interesa a la República Dominicana y qué podemos ofrecer nosotros. Estamos, por supuesto, interesados en colaborar y espero que tengamos la oportunidad de hacerlo en persona lo antes posible.”

Franco Manzitti, Periodista:

“Muchas gracias, Presidente. EL pragmatismo del empresario ha quedado evidente, y creo que este es el primer paso para construir relaciones que pueden ser muy interesantes para Génova y Santo Domingo. Ahora tenemos en línea, y le agradecemos mucho por el placer y el honor, al Ministro de Industria yComercio de Pequeñas yMedianas Empresas de la República Dominicana, Victor Bisonó Haza, y con gusto le damos la palabra.”

Victor Bisonò Haza, Ministro de Industria y Comercio de la República Dominicana: Intervención original en español.

“Muchísimas gracias al Embajador Andrea Canepari por permitirme participar en el día de hoy. Perdonen que estoy en el vehículo, pero la agenda se ha complicado. Primero, quiero agradecer la participación de todos y decirles que tengo dos cosas que contarles: la primera el agradecimiento siempre a la Republica de Italia porque es un país que mi familia y yo vamos a estar siempre recordando. Mi padre y mi madre se conocieron en Italia, estudiaron en Italia. Mi madre fue soprano enSantaCecilia ymipadreenlauniversidad deRomase hizo doctor enarquitectura,conespecialidad en restauración de monumentos. Eso va a ser por siempre parte de nuestras raíces familiares. Luego, ya como decían los que me antecedieron, estamos ligados desde el origen del descubrimiento a Génova y especialmente a Italia. En mi rol de ministro de Industria y Comercio quiero tener la oportunidad, asícomo lo deseaelpresidenteLuisAbinader de fortalecer los lazosbinacionales. Como muy bien trabaja la Cámara Dominico-italiana y el Embajador Canepari, tenemos acuerdos de la Asociación Económica, el AEE, suscrito en el 2008, así como también tenemos el acuerdo de Protección e Promoción de Inversiones, vigente de 2007. Y con la presencia del embajador Raful en Roma, Italia, estoy seguro de que podemos hacer muchas cosas juntos. No les quiero cansar y les felicito finalmente por el extraordinario libro y las publicaciones que se han estado haciendo en un diario de circulación nacional, con la historia de las relaciones dominico-italianas. Ha sido un placer, muchas gracias.”

Franco Manzitti, periodista:

“Señor Ministro, gracias. Gracias por intervenir en un día complicado para su agenda, y por sus palabras que nos han demostrado una vez más cuán profundas son las raíces de nuestra conexión: dos padres que estudiaron en Italia, nos enorgullece por un lado y, por otro, nos hace esperar que estas relaciones, que usted ha descrito tan bien, continúen e incluso produzcan efectos aún mayores. Ahora finalmente puedo darle la palabra a Pierangelo Campodonico, Director del “Museo del Mare” de Génova, el Galata, que es un gran experto en movimientos migratorios y que puede aportar una contribución importante a la discusión, que tiene sin duda un aspecto de reconstrucción histórica, pero que también proyecta hacia el futuro. Doctor Campodonico, tiene usted la palabra.”

Pierangelo Campodonico, Director del “Galata Museo del Mare”: “Gracias y buenas noches a todos, en particular a las autoridades. He leído con interés y he revisado los documentos de nuestro trabajo y del equipo curatoral, el trabajo muy interesante que hemos leído en el sitio, y quería subrayar este aspecto que nos ha impresionado y también nos ha confirmado: es decir, la historia de la emigración en Santo Domingo es un poco el prototipo del tipo de emigración y del papel que la emigración de los genoveses ha tenido, especialmente durante el siglo XIX, pero

con sus ramificaciones antes ydespués, respecto atodaAmérica Latina. Debo decir que, en particular, la reconstrucción de la vida de una comunidad italiana, de cuyos muchos miembros provienen precisamente de Génova, sigue esta ola, este flujo, que prácticamente se introduce a partir de la Edad Moderna y casi como una especie de llamado, diría, son las sirenas de América Latina que llaman a los genoveses y a algunos genoveses en particular, sobre todo los de la riviera de Levante, y es un flujo que con el viento de los brigantini establecerá una serie de rutas. Como historiador de la navegación, siempre me ha impresionado el hecho de que los barcos de los genoveses de esta época eran muy pequeños, de 25 a 30 metros de largo, con una capacidad de 200-300 toneladas, por lo que contaban con tripulaciones de 15-20 personas y enfrentaban situaciones aún en cierta medida de piratería. Por lo tanto, leer sus relatos de viaje es interesante. Muchos de estos son, más que migrantes propiamente dichos, marineros migrantes. Muchos de los que desembarcan, por ejemplo, son desertores que abandonan la estricta disciplina a bordo de los barcos genoveses y no es casualidad que se casen con mujeres criollas y formen familias, dando lugar a una comunidad que, desde el principio, está profundamente integrada en la sociedad. Por lo tanto, desde este punto de vista, Santo Domingo no es una historia diferente, por ejemplo, a la inmigración que llegará a las partes de Chile, donde en Valparaíso, Santiago, se establecerán muchos de los marineros italianos que a su vez se convertirán, no por casualidad, en los llamados Almacenes, es decir, en los almacenes donde se comercia con todo tipo de productos. Estos almacenes son unidades productivas extremadamente estructuradas ytambiéndotadas de una granflexibilidad. Me ha impresionado especialmente elrelato de la historia de Giobatta Vicini y, en particular, cómo enfrenta una crisis significativa al apoderarse prácticamente de los fondos de otros mercantes que no pueden resistir la adversidad. En cierta medida, los genoveses están equipados, son, como diría nuestro Señor Alcalde, muy resilientes - y hemos intentado demostrarlo también en los meses pasados - y, en cierta medida, después de la crisis logran salir más fuertes. Pero este salir más fuertes siempre es desde una perspectiva que no se cierra dentro de sus propias murallas, sino que es extrovertida, de alguna manera siempre se vuelve connatural a la vida y a la sociedad. Hay una figura en toda la migración, de la migración genovesa, del “baciccia da ischina”, es decir, el Baciccia, el Giobatta del rincón, prácticamente donde se encontraba, porque el rincón era donde se situaban los almacenes. Era un hombre que vivía en la calle, aunque profundamente integrado en la comunidad en la que vivía y, por lo tanto, con relaciones profundas con sus vecinos, y el hecho de poder hablar bien el español, de expresarse, siempre ha representado una de sus características. Estoy, por lo tanto, muy agradecido por el trabajo que se ha hecho porque enriquece un trabajo que estamos realizando, no como “Galata Museo del Mare”, sino dentro delMuseo de la EmigraciónItaliana y, por lo tanto, nos permitirá colocar otro punto en elgran

globo terráqueo en el que los italianos han estado, continúan estando, y pienso que seguirán yendo. Gracias.”

Franco Manzitti, periodista:

“Gracias, Director. Gracias por esta contribución que nos ha permitido viajar un poco atrás en el tiempo y nos ha explicado cómo se llevaban a cabo estos viajes. Me ha encantado la definición de ‘baciccia da ischina’, que no conocía, pero que explica mucho del espíritu con el que nuestros emigrantes partían en los barcos y llegaban a tierras lejanas para intentar afirmarse, probar untrabajo, un comercio; ese es el espíritu con el que estamos discutiendo yreconstruyendo desde este encuentro tan importante y bien fundamentado, la historia y sus desarrollos. Hemos realizado una extensa circunnavegación a través de todas estas intervenciones, y creo que solo falta una más, que sigue profundizando en el tema de la emigración, aunque no se limita a ello. Creo que tendremos una sorpresa con la intervención del ingeniero Fabio Capocaccia, presidente del Centro Internacional de Estudios de la Emigración Italiana, a quien le cedo gustosamente la palabra.”

Fabio Capocaccia, Presidente del Centro Internacional de Estudios de la Emigración Italiana:

“Gracias, buenas nochesatodos. Diríaquees importante, como decíaelAlcaldeBucci, quepensemos también enel futuro, es decir, que pensemos en elpasado de la emigración italiana en Santo Domingo y ahora también en el futuro. Futuro para nosotros significa el Museo de la Emigración Italiana, del cual Pierangelo Campodonico, responsable de su realización, ya ha hablado. Esta será una oportunidad para avanzar en el futuro con las comunicaciones con ustedes, con Santo Domingo, teniendo en cuenta que este museo de la emigración tiene una ubicación en Génova realmente estratégica, ya que se encuentra en la Commenda di Prè, a dos pasos de la Estación Principe y a dos pasos de la Estación Marítima, por lo que quien llegue por barco y quiera reconstruir en parte las historias de sus antepasados, encontrará el museo de la emigración a dos pasos de la Estación Marítima. Este es un aspecto clave del discurso sobre el futuro.Volviendo un momento al pasado, utilizando la interesante comunicaciónque hizo la doctoraMu-Kien, que mencionaba que entre Santo Domingo e Italia ha habido un intercambio de alta calidad: debemos pensar a menudo que la emigración no es solo el arquetipo convencional de la maleta de papel atada con cuerda; ha habido emigraciones de calidad yuna emigración de calidad se refiere precisamente a Santo Domingo.Aquí me refiero al hermoso volumen redactado por Andrea Canepari, a quien saludo y con quien me complazco realmente, porque en este volumen hay un párrafo, un capítulo entero, dedicado a la arquitectura, y este es un tema de extremo interés. Pensemos solo en el hecho de que la emigración

italiana, especialmente en los países deAmérica Latina, ha sido una emigración que ha llevado a una comunicación de altísima calidad para el desarrollo de la arquitectura, tanto allá como aquí, y esto es importante. Me gustaría también citar algunos nombres: todo comienza con un tal Guido D’Alessandro, que era un ingeniero italiano que en un momento decidió emigrar a Santo Domingo. Este ingeniero, después de untiempo, se convirtió enconstructor yluego en arquitecto, como sucedía frecuentemente con nuestros emigrantes, que a veces partían sin título y luego obtenían los títulos con la actividad que realizaban en el lugar. Lo menciono porque la portada del libro, si no he leído mal, es la cúpula diseñada por Guido D'Alessandro, es decir, la portada del libro representa la cúpula del Palacio Nacional, el palacio más importante que él diseñó. Este es el italiano que se trasladó, pero no es elúnico, porquetambiénexiste la corrienteopuesta: los dominicanos residentes en la República Dominicana que se han formado en universidades italianas en arquitectura. Piensen que en Roma, en la Universidad “La Sapienza”, había un grupo de jóvenes arquitectos dominicanos que estudiaban en la Universidad La Sapienza de Roma.Aquí hay nombres interesantes, porque en el libro también hay representaciones muy bonitas de las arquitecturas que hicieron en Santo Domingo estos señores. AdemásdeGuido D’Alessandro,queeraitaliano yfueallí, estánlasarquitecturashechaspor aquellos de allá que estudiaron en La Sapienza en Roma. Entre ellos me gustaría citar a Rafael Calventi, que fue el primero en la historia en formarse en Roma. También quisiera mencionar a un homónimo del Presidente de la Cámara de Comercio, Marranzini, es decir, Marranzini, no sé si es pariente del Presidente de la Cámara de Comercio, pero este José Marranzini hizo una hermosa arquitectura de un centro residencial después de haber estudiado en la Universidad de Roma. Esto me parece algo muy importante. Generalmente, cuando se trata de emigración se habla de otras cosas, pero se equivoca, porque la emigración también está compuesta por estos elementos de gran calidad. Solo quiero mostrarles, no sé si se ve (presenta en mano una recopilación en papel), los actos de un congreso que realizamos en 2016 sobre los intercambios en arquitectura, es decir, lo que significó la emigración para los intercambios en arquitectura. Lo haremos de nuevo en uno o dos años y me comprometo a que en este nuevo libro haremos un capítulo dedicado a Santo Domingo. Yeso es todo lo que quería decirles. Gracias y buenas noches.”

Franco Manzitti, periodista:

“Gracias. Hemos llegado al final de este largo encuentro; creo que la conclusión es fácil. Hemos reconstruido un puente. Nosotros, los genoveses, somos expertos en puentes en este último período; lo recordó el alcalde Bucci al inicio de nuestra reunión al referirse a la reconstrucción del puente Morandi, que se desplomó dramáticamente hace casi tres años. Esta es solo una imagen simbólica, ya que ha habido muchas otras en los discursos de hoy. ¡La puerta está abierta! Hay posibilidades de

reconstruir tradiciones comunes con las contribuciones de todos. Así que, ¡gracias! Me gustaría agradecer a todos por lo que se ha dicho y porque juntos hemos colocado una piedra en la reconstrucción de una relación que puede ser realmente fructífera en muchos aspectos para Génova y Santo Domingo, para Italia y Santo Domingo. En particular, me gustaría agradecer al Embajador Andrea Canepari, porque el hermoso libro que ha escrito, que también podemos ver en Italia en una edición muy prestigiosa, es realmente el primer ladrillo de un discurso que continúa ypuede volverse mucho más grande y dar sus frutos. Así que, saludos a todos y que tengan un buen día y un buen trabajo.”

3.3 Presentación en l’Archivo General de la Nación [Idioma original: español.

Traducido al italiano]

Libro “El legado italiano en República Dominicana. Historia, Arquitectura, Economía y Sociedad.”.

A cargo de Andrea Canepari

Edición italiana y española publicada por Allemandi, 2021.

Edición académica estadounidense publicada por Saint Joseph's University Press, 2021.

10 de junio de 2021

Archivo General de la Nación

Santo Domingo, República Dominicana

INTRODUCIÓN:

 Gloria Calderón, Periodista

INTERVENCIONES:

 Andrea Canepari, Embajador de Italia en República Dominicana

 Antonio José Guerra, Director del Laboratorio de Ingeniería y miembro del Comité Académico de la Universidad Nacional Pedro Henríquez Ureña

 Raymundo González, Historiador

Gloria Calderón, Periodista:

“Buenas noches, gracias por acompañar la actividad de esta noche. El Archivo General de la Nación y la Embajada de Italia en Santo Domingo les dan la bienvenida a la presentación del libro: “El Legado Italiano en la Republica Dominicana. Historia, Arquitectura, Economía y Sociedad”. Una obra bibliográfica que forma parte de las actividades culturales que la sede diplomática ha emprendido en este 2021, en el marco de los 200 años del natalicio del italiano Giovanni Battista Cambiaso, fundador de la Armada dominicana, héroe nacional de la independencia dominicana y Cónsul de Italia. El libro resalta el aporte que Italia ha brindado a la historia de la República Dominicana y celebra figuras de la talla de JuanBautista Cambiaso, delobispoAlessandro Geraldini, Cristóbal Colón, Padre Fantino Falco, Amedeo Barletta y Raffaele Ciferri entre otros italianos destacados que han dejado, junto a los dominicanos, una huella imborrable en el acontecer nacional. Sin más, recibamos al Embajador de Italia en República Dominicana, el Excelentísimo SeñorAndrea Canepari. Adelante.”

Andrea Canepari, Embajador de Italia en República Dominicana: “Buenas tardes. Muchas gracias por organizar este encuentro virtual. Es un gran placer compartir con todos los participantes, especialmente con los dos autores de los dos capítulos del libro, DonAntonio José Guerra y Don Raymundo González, que escribieron dos capítulos interesantes de nuestro libro. Creo que Italia y República Dominicana tienen una historia secular de amistad y de relaciones culturales, económicas y políticas; pero creo que antes de este libro nosotros no hemos tenido un instrumento científico, o en un sol marco, todo este gran montón de eventos de amistad en el marco de la arquitectura, del desarrollo de la economía, del periodismo, de los héroes de la nación dominicana, como fue Giovanni Battista Cambiaso y como el fundador del primero periódico dominicano que fue Pellerano. Hemos tenido muchísimos personajes icónicos de la amistad entre los dos países. Todavía faltaba un libro que podía hablar de todas estas historias. Para mí fue un honor trabajar con autores tan comprometidos, tan importantes, que trabajaron por el éxito de este libro que tiene 45 capítulos y un montón, también, de imágenes: imágenes de archivo, muy importantes, que hemosutilizado graciasalapoyo del Archivo General de la Nación Dominicana - quedeseoagradecer - pero también imágenes nuevas, que fotógrafos italianos y dominicanos han creado por contar estas historias. Yo invito a todo el mundo y los amigos de los dos países a disfrutar de esta obra cultural. Pueden leer el libro gratuitamente en el sitio ciaosantodomingo.com En el sitio, pueden encontrar también historietas traídas desde el libro, para los niños ypara los adultos también, muy interesantes. Estas son historietas de personajes icónicos de esta historia desde Geraldini, el primer Obispo

residente [de la Republica Dominicana], hasta Juan Bautista Cambiaso, y mucho otros. En el sitio hay también vídeos con imágenes muy lindas de este país y del lugar de origen de estos personajes icónicos italodominicanos; esto para descubrir dónde nacieron estos personajes, que trajeron aquí y por esto es un material muy importante, porque con este material podemos entender un poquito más que es República Dominicana hoy. Alos italianos gusta muchísimo [la República Dominicana], pero hay gente que piensa que esta es [solamente] una isla y hay solamente playas, que es verdad porque la República Dominicana tiene playas muy preciosas; pero tiene también una historia secular: aquí se escribieron páginas de la historia mundial que no se conocen cómo se deberían conocer. Alessandro Geraldini, el primer Obispo residente, fue uno de los primeros defensores de los indígenos del continente y ninguno lo sabe. Todo el mundo piensa a Montesinos y a otras figuras; pero aquí tenía este Obispo que escribí cartas al Papa, muy importantes, que se deberían conocer. Creo que con los anteojos de Italia se puede entender un poquito más la riqueza cultural de este país. Si entendemos la riqueza cultural, se entendemos el pasado, podemos juntos construir lazos para el futuro y crear oportunidades económicas, culturales, políticas y proceder juntos. Creo que, en este tiempo de pandemia, de desastre, hemos entendido cómo es importante trabajar juntos y crear lazos, puentes y relaciones. Poresto deseo agradecer muchísimo nosolo elArchivo Generalde laNación pororganizar este encuentro, la señora Calderón por introducir nosotros, pero una otra vez Don Antonio y Don Raymundo y también Don Roberto Cassá que escribió también un capítulo para el libro. Todos estos importantes autores decidieronde destacar tiempo por estaobra yhemos tenido muchísima gente que escribió: Frank Moya Pons, Mu-Kien Adriana Sang Ben; muchísimos intelectuales, pero también otras personalidades como el Arcibispo de Santo Domingo, el Canciller Alvarez, el Presidente del Tribunal Constitucional, el Ministro Bisonó. Muchísima gente que brindó su testimonio en este libro. Por eso, vamos a escuchar palabras muy interesantes de dos autores fenomenales de este libro, pero invito todos a leer el libro y a disfrutarlo. Muchísimas gracias y buenas tardes.”

Antonio José Guerra, Director del Laboratorio de Ingeniería y miembro del Comité Académico de la Universidad Nacional Pedro Henríquez Ureña: “Señor Embajador, muchas gracias por haberme permitido participar en este libro. La verdad es que es un privilegio, sinceramente se lo digo, y yo me siento muy complacido del libro, lo felicito por el empeño queustedhizo. Ustedtenía, entodo momento, ladelicadezaderevisarnos, atodoslosautores. La verdad es que yo les felicito. Yo voy a tratar de hacer una pequeña presentación virtual para mostrarles lo que yo tengo. Nosotros tenemos la presencia italiana desde el 1492, usted lo señaló.Voy a presentar las imágenes. [En la pantalla aparece una presentación Power Point, el título es: “Familias Italianas en Santo Domingo”] Quiero señalar que a inicios de 1800 los italianos provenían

de la región del Piemonte, a mediados de ese mismo siglo eran de la Liguria (Genova y su contorno), y a finales ya inicios del1900 del sur de la península, de la Campania yde la Calabria. Del Piemonte tenemos una figura muy singular, que originó una de las familias más importantes que hemos tenido italiana. [Esta persona] fue Giovanni Battista Billini que se casa con Juana Mota Arvelo y aquí [ en la pantalla] tenemos el acta de matrimonial del 1811 y está firmado por José Ruiz, que fue el cura que bautizó al patricio Juan Pablo Duarte y a sus hermanos. Esa familia tuvo una gran incidencia, o sigue teniendo una gran incidencia. Uno de sus hijos fue Epifanio Billini Hernández, que fue Comunicado de la Trinitaria. Él fue el pionero de la fotografía dominicana, y muchas de las fotos que aparecen en el Archivo General de la Nación, bien antiguas, son de Epifanio Billini Hernández. Una hija de él, María Adriana Billini Gautreau fue una connotada artista de Cuba. También, dentro de esta familia, está FranciscoAnatalio (Xavier) Billini Hernández, un religioso yfilántropo, quétiene plazas ycalles que están dedicadas a él. [En esta familia tambien] tenemos a Francisco Gregorio (Goyito) Billini Aristy, que fue Presidente de la Republica. Dentro de esos italianos que vivieron al final del siglo 18, tenemos a Lorenzo Bona, que venía de Génova, venía con el regimiento fijo de Puerto Ricoy de una familia muy importante,tanimportante es esa familia, que una nieta de él, hija de Ignacio Bona Pérez, llamada María de la Concepción Bona Hernández, confeccionó la primera bandera dominicana. Si ustedes observan el altar de la patria, de la mano izquierda, donde está situado el señor con el burrito, ahíestaba lacasade losBona, dondeseconfeccionó la banderadominicana. Eso esuno delosgrandes aportes que nos dan las familias italianas. Tenemos también los Bonetti: tenemos aquí el acta

Bautismal de José María, hijo del italiano Juan Nepomuceno Bonetti Judice y de María de las Angustias Garoz Cruz. De él desciende la rama más numerosa [que destacan en la administración pública, diplomacia y como empresarios exitosos]. Pero también tenemos los Pellerano: a Juan Bautista (Gio Batta) Pellerano Costa, natural de Santa Margherita Ligure (Génova). Esa familia no solamente se destacó como grandes empresarios, sino que nos han dado uno de los periódicos más antiguosquehoytenemos: el Listín Diario. TenemosalosMaggiolo, queveníantambiénde la misma área de Génova, como Juan Bautista Maggiolo Maggiolo, que se casó con una de las Pellerano, Rosa Pellerano Costa. Este Juan Bautista participó activamente en la Guerra de Independencia, dirigiendo una de las boletas de guerra contra Haiti. Tenemos tambiénaAntonio VenturaTerola, naturaltambién de Génova, que se casó con Catalina Cambiaso Chiossone. Observen ustedes que todas estas familias que venían de la Liguria, sobre todo de Génova, se casaban entre ellos. Aquí [en la pantalla] vemos casando Antonio Ventura con Catalina Cambiaso Chiossone, hermana de Juan Bautista Cambiaso Chiossone, el fundador de la armada, que vamos a ver dentro de un momento. También tenemos ahí la presencia de Domingo Mazara Arjona. Esta familia se radicó en Santo Domingo. Tenemos a los Cambiaso, como ya mencioné, tenemos una foto de Juan Bautista Cambiaso, el fundador de nuestra

armada. Tenemos arriba [en la pantalla] el matrimonio de Juan Bautista Cambiaso Chiossone Con Isabel Sosa. Tenemos un pequeño recuadro arriba de los descendientes de Santiago (o Giacomo) Cambiaso. Abajo [en la pantalla] tenemos el hermano de Juan Bautista, Luis Francisco Cambiaso Chiossone, que fue cónsul de Italia. Como una primicia, debo de señalar, que la familia descendiente de Luis está donando estos cuadros [Se pueden ver en la presentación] del 1874 a la Embajada de Italia. Puede el Embajador sentirse muy complacido, esta familia está muy contenta de otorgar estos cuadros a la Embajada de Italia. Sonunos cuadrosbastante grandes que podrían adornar la Embajada. Otra familia muy singular es la familia Sturla, que está muy vinculada a todas las familias que venían de Génova como los Cambiaso, los Chiossone, los Calcagno, los Podestá, los Ventura, y los Pizzoni. Abajo vemos [enla pantalla] en[elacto de] la bodade SalvatorePasquale Pittaluga Marsano, también de Genova, vemos los que firman en esa boda [como testigos]. Está la firma de los Cambiaso, está la firma de Juan Bautista Vicini: durante 50 o 60 años estas familias mantenían un estrecho vínculo de familiaridad. Tenemos a Juan Bautista Vicini Cánepa, y esa foto es de la colección de José Gabriel García, que está en el Archivo General de la Nación. Vemos el acto matrimonial de Juan Bautista ViciniCánepaconMercedesLauraPerdomo Santamaría, el29 de noviembrede1872. Quiero señalar, como algo que llama la atención, como la mayoría de estas personas que venían de Génova, todas eran Juan Bautista, del [italiano] Giovanni Battista. Pero es increíble la cantidad de Giovanni que venían del área de Genova. Eso habría que investigarlo porque era así. Abajo, tenemos la familia de Angelo PorcellaVicini, vinculado conJuanBautistaVicini, sobrino deJuan BautistaVicini. Tenemos a los Messina, una familia muy numerosa. Pedro Messina, casado con Mariana Pottino, estuvo en Samaná, y de Samaná bajò a la capital. Aquí tenemos [en la pantalla] al acta de nacimiento de Ramón Amadeo MessinaGaletti, hijo deAngelMessinaPottino yAna MariaGaletti, quenacíel1septiembre 1881 en Higuey. Una familia, [a la] que también le debemos muchos, fueron los Ferrua. Ellos nos introdujeron en la litografía. Ellos eran tres hermanos que venían de Cuneo, en Piemonte, y son los pioneros en la litografía, y también participaron activamente en el periódico “La Opinión”. No podemos dejar de mencionar Aurelio Octavio Napoleón Ortori, este señor fue el que comenzó los servicios de meteorología en la República Dominicana. Él estaba casado con la señora Graciela Díaz y tuvo una gran participación: Él vino como capitán de barco, de un barco de Juan Bautista Vicini, y luego pasó asercapitándelcrucero Presidente, yluego fueelquedirigía losservicios meteorológicos. Yo diría que fue una persona muy importante porque salvó muchas vidas en el Cinturón de [...] en 1930, cuando advirtió el fenómeno que se avecinaba. Otro personaje es José Schiffino Catanzariti, natural de Santa Domenica Talao, [él fue un] botánico que clasificó 175 especies diferentes de maderas pertenecientes a la flora dominicana. Se casó con la dominicana Agueda Mercedes Blandino Cabral. También tenemos italianos incursionando en colmados, no solamente eran asturianos,

tenemos el colmado italiano que fue inaugurado el 7 de octubre de 1932 que pertenecía también a los naturales de Santa Dominica Talao, Cayetano Sarubbi Schiffi y Francesco Paolo Trifilio Gilisbert. Llama mucho también la atención [el hecho que] hay una gran cantidad de pobladores de Santa Dominica Talao (cerca de Cosenza, Calabria, Italia) que nos vinieron; yo diría que aquí, en República Dominicana, hay más descendientes de ese poblado que los que quedan hoy en día en Italia. Otro personaje importante para nosotros es Pascual Prota Vita, hijo de Demetrio y Rachele, natural de Morigerati (Salerno, Campania) que funda, en San Pedro Macorís, en 1910, las joyerías Diadema. Se traslada a Santo Domingo y funda la joyería Prota en la calle El Conde, también funda, en esa misma calle, el restaurante Roma, porque la esposa, doña Raquel, era una gran cocinera. Tenemos los hermanosAmadeo yAntonio Barletta.Ellos vinieron a Puerto Rico ya Santo Domingo; eran naturales de San Nicola Arcela (Cosenza, Calabria). [Ellos fueron] grandes empresarios: uno [Amadeo] se dedicó a distribuir los vehículos de la General Motors, tanto aquí como en Cuba, y el otro, Antonio, se dedicó a la fabricación y a la distribución de jabones y conservas. Una familia también dedicada al turismo desde que llegó a este país son los Rainieri: aquí veo, a la izquierda abajo, el Hotel Europa de Puerto Plata en 1910 de Isidoro Rainieri Carrara, natural de San Secondo Parmense (Parma), y de su esposa Bianca Franceschini Galletti. [Ellos fueron] pioneros de la hotelería y abuelos de Frank Rafael Rainieri Marranzini, el actual Presidente de Punta Cana, gran empresario y gran amigo. A mano derecha [en la pantalla] vemos la boda de los padres de Frank, Francisco Rainieri Franceschini y Venecia Margarita Marranzini Lepore. Esa boda fue reseñada en el periódico “La Nación” del 28 de diciembre 1943. También [tenemos familias que nos vienen] de Avellino, Campania y se radican en San Juan de la Maguana: Pascual Marranzini D’Amore, Dante Marranzini D’Piano, Giuseppe Antonio Ronzino Perazzo y Miguel Dimaggio Carrafiello. También, en San Juan de la Maguana, se radicaron los Marra y los Vitiello, entre otros. No se puede dejar de mencionar José Oliva Currari, natural de Santa Domenica Talao, volvemos otra vez a Santa Domenica Talao, y casado con Elisa García. Él fue el fundador del cuerpo de bomberos de San Pedro de Macorís y después fue jefe del cuerpo de bomberos de Santo Domingo. Tenemos a Giuseppe Perrotta Benedetto, natural de Cosenza (Calabria), hijo de Antonio Perrotta. Él entró por Puerto Plata y se casó con su coterránea María Generosa Miraglia Zazzara. Fíjense en el recuadro de la extrema derecha arriba [en la pantalla]: cuando el terremoto del 4 de agosto de 1946 (hubo una marejada, un tsunami) murieron italianos y murió una familia de italianos, que fueron los esposos José Antonio Pappaterra y Maria Magdalena Sangiovanni de Pappaterra, naturales de Santa Domenica Talao. Murieron ahogados a consecuencia del tsunami. Bueno, está reseña salió publicada en “La Nación” del 9 de agosto de 1946. EnAzua se establecieron muchas familias italianas: están, por ejemplo, los Capano. Aquí tenemos la foto de Rocco Capano, fue el fundador de una fábrica de paquetes. También tenemos en Azua el matrimonio

Raymundo González, Historiador:

“Muchas gracias, voy a ser mucho más breve. Pero no quiero dejar pasar el momento para agradecer a nuestro editor que es el señor EmbajadorAndrea Canepari, que nos acompaña en esta presentación, que ha sido editor y coordinador de todos los trabajos como ha dicho Antonio José Guerra. Revisó los trabajos y estaba ansioso siempre de que llegaran las correcciones y ha dedicado bastante tiempo para un trabajo como éste que tiene más de 40 contribuciones. Es un libro, como resultado de este trabajo conjunto, ambicioso, pero bien logrado y es un fruto que ha sido logrado porque todos se pusieron a colaborar y en poner de relieve lo que ha sido este aporte, a lo largo de nuestra historia, que ahora se recoge como contribución italiana; no es exhaustiva, desde luego, todavía algunos de estos personajes, incluso lo que acaba de mencionar [Antonio José Guerra], merecerían capítulos. Pero, ya quedará tarea para más adelante. Quiero resaltar que este, a pesar de que no es exhaustivo, sí es clave de la historia y de esta construcción, digamos. Quiero comenzar por el final, porque tanto Italia como la República Dominicana son naciones nuevas, son naciones del siglo 19 que se construyen como nuevas naciones casi al mismo tiempo, pero también compartieron una historia cuando eran todavía lugares fragmentados. Nosotros éramos colonia, y compartimos una historia en

337 entre Nicolás María Ciccone Vitiello, natural de Teora (Avellino, Campania) y Carolina Celia RamírezAquino. Mirenesto: muchos de los italianos venían desde Haití yse radicaron en la frontera. Nos vemos también abajo [en la pantalla] cuando falleció Angel Daneri Regonne enAzua, el caso fue reseñado también por el periódico “La Nación” También tenemos a: Luigi Baldassare Guaschino Barbaglia, que estuvo trabajando como alto funcionario del Ingenio Angelina; Guido D’Alessandro Lombardi, que fue él que construyó el Palacio Nacional, entre otras obras en nuestro país, era graduado del Politécnico de Torino. A mano derecha [en la pantalla], tenemos a los esposos Mario Cavagliano Broglia y su esposa Dirce Strozzi. Estos señores merecerían realmente una calle en la República Dominicana porque dieron refugio, arriesgando sus vidas, a DonAntonio Imbert Barreras luego de participar del ajusticiamiento deldictadorTrujillo. Pero no solamente eso, les dieron refugio a muchos políticos dominicanos. Y, por último, no quiero dejar de mencionar que ya los dominicanos aprendimos a comer por los italianos. Elegimos la inauguración del restaurante “Vesuvio” el 22 de octubre de 1959, donde aparece donAníbal Bonarelli y doña Inmaculada con sus hijos y el personal. También tenemos un recordado restaurante, que muchos recordamos, que fue “Da Ciro”; era propiedad de Ciro Cascella Baldoni, natural de Nápoles [...] y, además, tenía música dal vivo. Donde Ciro y su esposa Anna se ponían a cantar. También recordaremos la pizzería y heladería “Sorrento” deAngelo Grosso hacia 1958. Yo podría haber incluido muchas personas más, muchos italianos; me he quedado con este grupo y espero que le haya gustado. Raymundo te cedo la palabra.”

común que siempre fue, digamos, de estrecha, de solidaridades, de formación, de aporte y por eso podemos ver aún a los inmigrantes italianos acá que pueden asumir papeles patrióticos, como fue el caso de Cambiaso, que hoycelebramos ensu día, o elcaso de Juan Bautista Cambiaso que estápuesto de relieve, sobre todo en este libro, porque es precisamente representativo de lo que ha sido la colaboración, la estrecha y, digamos, construcción histórica de estas dos naciones nuevas, que se acomodaron y se formaron en el siglo 19. Tanto en ese capítulo que se dedica a la historia como en toda esa primera parte tenemos una visión de largo plazo de Frank Moya Pons, que nos enseña su visión histórica puntual. Tenemos una visión global que se complementa con las dos que acabamos de ver, como por ejemplo todas estas historias de familia que nos ha planteado el Ingeniero Guerra o aquellas delos lugares más específicos que nos enseña Edwin Espinal; Esta visión histórica nos da una panorámica que va desde 1492 hasta el presente prácticamente. Tenemos una visión de conjunto que siempre va a ayudar a situar los momentos de estas relaciones entre ambos países. Yo creo que las otras tres partes son más puntuales, por supuesto, dedicadas a: la arquitectura, la economía y la sociedad. Estas, aunque son más puntuales, se refierena unperiodo más cercano -tenemos no la época colonial sino casi todas estas contribuciones son de la época republicana - y también dan a entender el relieve, la relevancia, que han tenido relaciones comerciales, la inmigración, la iniciativa empresarial, que ha sido destacada también en este libro, pero también la presencia de religiosos, que contribuyeron al desarrollo social de los grupos sociales menos favorecidos. Voy a mencionar uno que quizá hubiera un capítulo sobre él: Padre Luciani, en San Pedro de Macorís, que fue el fundador del hospicio y después el primer hospital de esta comunidad, y fue una próspera comunidad a principios de siglo y sigue siéndolo hoy. En esta contribución me tocó trabajar a una historia, que ya venía trabajando desde antes por un amigo, Walter Cordero, fallecido recientemente, que me entusiasmó mucho a trabajarlo y yo quise hacer el trabajo con él, pero él ya se sentía muy cansado y me dijo: “no, no, hazlo tú”. Esto fue el caso de Raffaele Ciferri uno de los grandes científicos, reconocido mundialmente hoy, que estuvo aquí en un periodo de desarrollo, de crecimiento como científico y como investigador y que hizo un excelente trabajo y una de las contribuciones más importantes. Se puede decir que está entre los fundadores, hay que reconocerlo, de las ciencias agrícolas en nuestro país; sino ponerlo como único porque hubo varios esfuerzos, pero yo creo que, sin duda alguna, contribuyó como él que más a formar un pensamiento, una escuela, una tradición de trabajo agrícola y en una tradición y en un sentido muy muy específica que va a contribuir al desarrollo económico con una preocupación ecológica que no tenía paralelo en ese momento. Vemos sus iniciativas, in relación, por ejemplo, al cuidado de las cuencas hídricas, o su apoyo a un movimiento a favor del vedado del Río Yaque del Norte(que estaba también en peligro ytambién fue apoyada en ese conjunto de trabajos que se realizaban). Él fue el fundador de la primera escuela que

formó agrónomos profesionales en el país, ya no peritos agrónomos, que tenían la formación científica necesaria para saber sobre la importancia de la ecología, la importancia de la relación entre los múltiples sistemas naturales que formaban el ambiente y que había que cuidarlos y preservarlos y, sobre todo, buscar siempre un equilibrio que no desequilibrara todo esto, buscando más bien un desarrollo armónico de la agricultura para conservar la naturaleza, no solamente explotarla por medio del uso de la ciencia y de la técnica. La ciencia pudiera también ayudar a conservar la naturaleza. Yo creo que por eso ypor toda su preocupación por la silvicultura, los bosques en particular, que fue uno de sus fuertes -estaba tratando de que se apreciara más lo que teníamos, la enorme riqueza que tenía la República Dominicana con los bosques - Después de un cambio político en estas visiones tuvo un apoyo extraordinario delentoncesSecretario deAgricultura, RafaelA. Espaillat. ÉlveníadesdeCuba, donde estaba en una de las mejores instituciones qué servía entonces para el desarrollo agrario, en ese momento, de las plantaciones en cuba, en Las Vegas, pero él prefirió venirse a un sitio menos conocido, o, quizás, donde los trabajos iban a ser mucho más difíciles que los que allí podían ser, entonces aquí vino. Estaba en Haina, donde lo habían situado los americanos durante la ocupación militar yde allíse trasladó aMocadespués de dar unrecorrido por elpaís buscando un sitio apropiado ydijo: “Moca es la región”. Yo creo queno sólo porque los mocanos se poníancontentos, sino porque allí era verdaderamente el centro de la agricultura, todavía hoy, de la agricultura del país y toda la zona del Cibao (Moca, La Vega, Santiago en que entonces pertenecían a la provincia todavía de La Vega Moca estaba dentro de esa gran provincia, una de las cinco provincias que tenía el país, entonces todavía estaba allí situada). En fin, quiero decir algo sobre sus iniciativas más importantes, come el bosque, el sector hídrico, y el jardín botánico. El jardín botánico por ejemplo no lo tuvimos hasta hace poco. El fundó un jardín botánico allí donde estaba, así como también realizó investigaciones. Él apoyó a uno de los grandes investigadores botánicos que estaban entonces en el país: tenía un contrato con el Museo de Berlín pero el Doctor Eker también fue uno de los que el apoyo para que siguiera sus investigaciones ya no en la parte de Haití sino también en la parte de la República Dominicana.Así en los últimos años estuvo trabajando para la República Dominicana, por el gobierno dominicano en apoyo a lo que era el trabajo del Instituto de Moca que dirigía Ciferri. Ahí tenemosentonceselalcance, elnivelcientífico queteníaestainstituciónqueeradirigidapor él. Desde luego, lascosascambiaronenelpaís bajo ladictaduradeTrujillo. Élno queríaundesarrollo científico al nivel de lo que estaba proyectado desde esta institución, y más bien él redujo a simples estaciones de monta para los animales, que eracomo se les llamaba también a los centros de cuidado de caballos, pero también se decía así para otros animales (burros, etcétera...) que se usaban todavía para la locomoción y la comunicación en el interior del país, en estaciones menores. Esto fue lo que sucedió después a este esfuerzo extraordinario que significó la estación agronómica y el Colegio de Moca.

Yo quiero, entonces, con esto solamente valorar mucho más esta aportación de todas las personas que han participado en los diferentes partes de este libro y a invitar a la lectura porque nos da una comprensión histórica de nuestro país y, claro, permite valorar y evaluar las relaciones entre ambos pueblos. Esta es una lectura estimulante, yo todavía no he terminado de leerlo, por eso no me atrevo a hablar de todo, porque es un libro grande, no es un libro corto, pero es estimulante y debe servir tambiéndeestímulo paracontinuar atener aestavaraelnivelaquedebemosdesarrollar lasrelaciones con países como Italia. [Tenemos que] seguir estas relaciones para construirla, seguirla construyendo a nivel de la cultura, a nivel de la economía, a nivel de la ciencia, a nivel religioso también, que ha sido muy importante porque [Italia y Republica Dominicana] son pueblos muy religiosos y este aspecto es muy presente en este libro. Yo quiero, entonces, repetir la riqueza cultural que tanto han mencionado el señor Embajador Andrea Canepari como el Ingeniero Guerra y que cierra en estas páginas este libro. Yo quiero dar las gracias por la oportunidad de haber participado en este libro, dar las gracias a Roberto Cassá, que fue quién me animó a participar en él, porque fue a él quien lo invitaron primero, él también escribió otro capítulo; quiero también dar las gracias al Ingeniero Guerra y, sobre todo, a nuestro editor, que nos acompaña hoy, que es el señor Embajador Andrea Canepari, que está con nosotros. Muchísimas gracias y les invito [a la lectura], no hay desperdicios en esta lectura, les invito con mucho gusto a leer este hermoso libro por el contenido que tiene. Muchas gracias.”

Antonio José Guerra, Director del Laboratorio de Ingeniería y miembro del Comité Académico de la Universidad Nacional Pedro Henríquez Ureña: “Gracias Raymundo, la verdad es que no faltan palabras para reconocer lo que Italia nos ha bajado, no solamente a nosotros [a la Republica Dominicana], le ha dado al mundo: cada vez que uno toca un instrumento musical, cada vez que uno come, cada vez que uno ve una obra, tiene que referir a Italia. O sea, Italia nos ha dado lo mejor, yese libro trata de evaluar la cantidad del aporte que nos ha dado Italia durante 500 años, cosas que no se deben de menospreciar. Cada vez que uno investiga, encuentras cosas de la cultura italiana puede entender que el pueblo italiano es un pueblo que ha aportado y eso hayque agradecerlo, yhayque agradecer al señor EmbajadorAndrea Canepari que se haya preocupado de poner en un libro parte de esos aportes de Italia. Quiero agradecer, además del señor Embajador atiRaymundo, quiero agradecer a Roberto, nuestro director, por habernos dado esta oportunidad, también a Robert, a Tatiana, a Karina que siempre han estado presente en estas presentaciones. Sin el auxilio de ellos esto no sería posible. Muchas gracias a todos por estar sintonizados. Hasta luego.”

3.4 Presentación en l’Organización Internacional Ítalo-Latinoamericana (IILA)

[Idioma original: italiano. Traducido al español]

Libro “El legado italiano en República Dominicana. Historia, Arquitectura, Economía y Sociedad.”.

A cargo de Andrea Canepari

Edición italiana y española publicada por Allemandi, 2021.

Edición académica estadounidense publicada por Saint Joseph's University Press, 2021.

21 de junio de 2021

Organización Internacional Ítalo-Latinoamericana (IILA)

Roma, Italia

INTRODUCCIÓN Y MODERACIÓN:

 Jaime Nualart, Secretario Cultural de IILA

DIALOGAN CON ELCURADORANDREACANEPARI:

 Antonella Cavallari, Secretaria General deIILA

 Raquel Peña, Vicepresidenta de la República Dominicana

 Roberto Álvarez, Ministro de Relaciones Exteriores de la República Dominicana

 Tony Raful, Embajador de la República Dominicana en Italia

 Iolanda Di Stasio, Presidenta de la Sección de Amistad con la República Dominicana y Haití - Unión Interparlamentaria italiana

 Frank Rainieri, Vicepresidente de la Cámara de Comercio Dominico-italiana

 Carmen Heredia, Ministra de Cultura de la República Dominicana

 Milton Ray Guevara, Presidente de la Corte Constitucional de la República Dominican

 Carlos Luciano Díaz Morfa, Ministro de Defensa de la República Dominicana

 Marco Giomini, Jefe de Oficina en el Ministerio italiano de Asuntos Exteriores para México, América Central y el Caribe

 Víctor Bisonó, Ministro de Industria y Comercio de la República Dominicana

Jaime Nualart, Secretario Cultural de IILA:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

“Buenos días a todos los que nos escuchan en la República Dominicana. Buenas tardes a quienes nos siguen aquí en Italia. Contamos con un servicio de interpretación, [es posible seleccionar] el sistema en la parte inferior derecha de la pantalla Les pedimos que, una vez seleccionada la lengua de preferencia, mantenganesa opciónpara evitar interrupciones. Asimismo, tenemos unservicio de chat para enviar mensajes o comentarios, os cuales iremos leyendo a lo largo de la sesión. Desde la llegada de Cristóbal Colón en 1492, la contribución de Italia yde artistas, científicos, arquitectos, ingenieros, militares y pensadores, ha sido fundamental en la construcción de la historia de la República Dominicana. Este es el tema que aborda 'La herencia italiana en la República Dominicana', el libro que presentamos hoy y que el Embajador Andrea Canepari [ha curado] gracias a las investigaciones y ensayos de un grupo de investigadores expertos, artistas, políticos y empresarios. Una visita de excepción nos permite observar la importancia de los valores de la amistad, la cooperación y el respeto en la construcción de las relaciones entre las dos naciones. La Organización Internacional Italo-Latinoamericana, la IILA, cuya misión se basa en el diálogo y la cooperación para fortalecer las relaciones entre ambos pueblos, ha trabajado estrechamente con la Embajada de Italia en Santo Domingo y de la República Dominicana en Italia para presentar esta publicación. Nos acompañan de forma presencial y virtual las siguientes personalidades: el Ministro Plenipotenciario Antonella Cavallari, Secretaria General de la IILA; Su Excelencia la Vicepresidenta de la República Dominicana; Su Excelencia Roberto Álvarez, Ministro de Relaciones Exteriores de la República Dominicana; Su Excelencia Tony Raful, Embajador de la República Dominicana en Italia; Su Excelencia Carmen Heredia, Ministra de Cultura de la República Dominicana; la Honorable Iolanda DiStasio, delaSecciónBilateraldeAmistadde laUniónInterparlamentariaItalianapara laRepública Dominicana y Haití; el Honorable Milton Ray Guevara, Presidente de la Corte Constitucional de la República Dominicana; Su Excelencia Carlos Luciano Díaz Morfa, Ministro de Defensa de la República Dominicana; el Consejero Marco Giomini, jefe de oficina del Ministerio de Relaciones Exteriores de Italia, responsable de México, Centroamérica y el Caribe; Su Excelencia Victor Ito Bisonó, Ministro de Finanzas y Empresas de la República Dominicana; el señor Frank Ranieri, Presidente de la Cámara de Comercio Dominico-Italiana y el Embajador Andrea Canepari, Embajador de Italia en la República Dominicana y curador de este libro. Sin más preámbulos, le doy la palabra al Ministro PlenipotenciarioAntonella Cavallari, Secretaria General de la IILAyanfitriona de esta reunión que nos acompaña desde Roma.”

Antonella Cavallari, Secretaria General de IILA:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

“Muchas gracias, agradezco a todos los participantes y agradezco mucho al Embajador Andrea Caneparien Santo Domingo y[alEmbajador]TonyRaful, quien está aquíconmigo. Estoyagradecida de tener aquí con nosotros también a Marco Giomini, para América Latina y Centroamérica, lo aprecio mucho, [también a] Iolanda Di Stasio, on quien tuve la oportunidad de reunirme hace ya un tiempo en la Cámara de Diputados, antes de la pandemia, cuando era posible encontrarse en persona. Es un verdadero privilegio contar con su presencia en la IILA, aunque sea de manera virtual, para presentar este importante libro. Es importante lo que ha hecho posible el Embajador Canepari. El aporte de un libro de esta envergadura es fundamental para dar un impulso a las relaciones entre los dos países. La memoria del descubrimiento de lo que ha sido la relación de 500 años, entre Italia y la República Dominicana, es fundamental. No es solo una cuestión de curiosidad, de historia, de saber quién hizo qué; la idea es contribuir a la construcción y al fortalecimiento de esta relación cada año, cada día, con fundamentos basados en hechos concretos. La contribución de los italianos en la República Dominicana ha sido realmente impresionante y ha abarcado una diversidad de sectores: desde la arquitectura, la historia y la marina, hasta áreas que, quizás, inicialmente no se pensaba que recibirían tanto aportepor partedeItalia. Esto lo hepodido constatar personalmente en muchos países de la región. En mi trayectoria profesional, como muchos de ustedes saben, he pasado veinte años en América Latina, he conocido muchosde lospaíses de laregión, ysiempre he visto quelacontribución de la comunidad italiana en esos lugares es increíble. En algunos casos, algunos italianos han escrito el himno nacional, en otros casos han construido el palacio presidencial, es decir, hechos no solo concretos, sino también simbólicos. Entonces, en este caso, entre Italia y la República Dominicana veo que hay una continuidad en el tiempo de estas relaciones y también del afecto de los italianos hacia la República Dominicana y de los dominicanos hacia Italia, hacia los italianos, y esto se ve claramente. Así que, como los dominicanos, nosotros realmente queremos dar cada día, en cada proyecto que llevamos a cabo, justamente, valor a estos puentes que nos unen, destacar las cosas en común que tenemos. es un verdadero honor y un gran placer contar con el Embajador Canepari en esta presentación. Sin dudarlo, le dije: '¡Sí, claro!', porque reconozco la importancia de esta oportunidad. Esperamos poder hacerlo con otros países, también porque es muy importante para nosotros, la IILA, realmente subrayar el trabajo de todo lo que es el proceso de descubrimiento o redescubrimiento, si ya se conoce, de lo que nos une. Esto es fundamental para llevar adelante el trabajo que hacemos aquí en la IILA, y lo llevamos adelante a través de la cooperación, sí, pero también a través de nuestras raíces, que es importante recordar; por lo tanto, realmente, cedo con

mucho gusto la palabra a los ilustres ponentes, tanto presenciales como virtualesLos escucharé con mucho gusto. Muchas gracias y hasta luego.”

Jaime Nualart, Secretario Cultural de IILA:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

“Muchas gracias, Secretaria General. Como ustedha mencionado, la presencia de la influencia de los italianos en América Latina es una constante. Usted lo ha mencionado, citando también el hecho de que algunos italianos han participado en el diseño de palacios presidenciales, como es el caso del Palacio Presidencial en Santo Domingo, diseñado por el arquitecto Guido D’Alessandro, y, precisamente desde dentro de ese Palacio Presidencial en la República Dominicana, escucharemos las palabras de la ExcelentísimaVicepresidenta de la República Dominicana, la señora RaquelPeña.”

Raquel Peña, Vicepresidenta de la República Dominicana:

[La intervención original está en español]

“La historia de Italia y la República Dominicana ha estado íntimamente ligada desde el encuentro de losdos mundos. Puesno podemosolvidar que, sibienfuimoscolonizadosporlosespañoles, Cristóbal Colón nació en Génova, Italia, ciudad que da su cara al precioso mar de Liguria. Es por ello, quizás, que a lo largo del tiempo los italianos han escogido como destino nuestro País en el mar Caribe, y nosotros los hemos abrazado desde entonces. Con el paso de los años, han sido millones los italianos que han decidido radicarse en la República Dominicana y traer con ellos su valiosa cultura, la cual hemos ido incorporando a la nuestra, alpunto en elque, en algunas ocasiones, no sabemos diferenciar entre una y otra. El consumo masivo de un rico salame en el desayuno, la costumbre del pesebre navideño o la tradición de la vieja Belén, la cual guarda estrecha relación con la “Befana”, figura típica del folclore italiano. El libro "El legado italiano en República Dominicana" que hoy Su Excelencia Andrea Canepari, embajador extraordinario y plenipotenciario de Italia en nuestro país, nos presenta no es solo un aporte de sumo valor para entender a profundidad la relación entre ambos países y nuestra gente, sino también para seguir construyendo esta relación de cooperación y hermandad que nos ha caracterizado desde el inicio de nuestros tiempos. Que Dios bendiga la comunidad ítalo-dominicana”.

Jaime Nualart, Secretario Cultural deIILA:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción] "Las palabras de la señora Vicepresidenta son testimonio del apoyo institucional al más alto nivel para nosotros. A continuación, escucharemos ahora las palabras de Su Excelencia Roberto Álvarez,

Ministro de Relaciones Exteriores de la República Dominicana y uno de los autores del volumen que estamos presentando, quien también nos habla desde Santo Domingo."

Roberto Álvarez, Ministro de Relaciones Exteriores de la República Dominicana:

[La intervención original está en español]

“Es para mí un honor participar en la presentación de la obra "El legado italiano en República Dominicana. Historia, arquitectura, economía y sociedad", la cual es un esfuerzo colaborativo de varios intelectuales de gran peso y renombre. Mi honra es doble, pues tuve la oportunidad de aportar un texto sobre política exterior y comercial de la República Dominicana en el contexto del Covid-19. Esta obra es un esfuerzo conjunto de destacados intelectuales que hacen justicia en sus escritos al valor imperecedero y la importancia de los italianos en nuestro país. Se trata de una contribución fundamental al estudio de los lazos comunes entre Italia y República Dominicana, ya que abarca desde la colonia hasta bien entrado el siglo XX. Además, refleja un trabajo multidisciplinario y multitemático que analiza los aportes italianos a nuestro país en las más diversas áreas, desde la arquitectura hasta el derecho, y desde la economía hasta el aspecto militar. Entre los varios aspectos de este libro, resalto los trabajos de los historiadores, quienes con su ingenio supieron condensar los principales hitos de la presencia italiana en nuestra isla. La literatura obtuvo también una magnífica representación a través de la sensibilidad de los escritos de sus autores, quienes resaltaron los aportes deItalia al mundo delas artes. En lo relativo ala sección de periodismo, derecho y sociedad, se destaca la sagacidad de los ensayistas, quienes delimitaron los principales aspectos que forman parte de la construcción cultural en la sociedad. También se incluyen varios ensayos sobre familias dominicanas de origen italiano, y no es para menos: destacadas familias de nuestro entorno político y económico rastrean sus orígenes a Italia, como es el caso de los Pellerano, Ranieri, Vicini, Marranzini y tantos otros. Las relaciones binacionales domínico-italianas han sido muy fructíferas, lo que ha convertido a Italia en un socio importante para los dominicanos. Solo en la última década, la inversión proveniente de Italia alcanzó la suma de 203,000,000 de dólares. Asimismo, Italia es uno de los mayores emisores de turistas que llegan desde Europa hacia nuestro país. La huella de los italianos y sus descendientes en República Dominicana también la podemos observar: en la gastronomía; sus restaurantes han llenado de orgullo al país y aportan dinamismo a la economía, y donde la amistad y el buen gusto tienen un espacio permanente y en la industria alimentaria, donde dirigen empresas de extraordinario valor para mantener el abastecimiento de productos alimenticios en todo el territorio nacional. En el ámbito de la industria turística nacional, iniciativas de renombre mundial tienen un signo de Italia. Expreso, a nombre del Gobierno dominicano y en el mío propio en particular, el compromiso de relanzar, tan pronto las condiciones

lo permitan, las relaciones económicas, políticas, sociales y culturales entre nuestros países. La comunidad italiana en República Dominicana será un puente y socio esencial para ese proceso. La obra quehoypresentamos muestra ensus páginas las ventajas de la multiculturalidad como fenómeno que coadyuva al desarrollo de las naciones y del rol de la integración para enriquecer la cultura y fomentar la identidad de ambas sociedades. Espero que todas y todos puedan disfrutar de este valiosísimo trabajo de investigación. Estaobra es una fuente inagotable de información que da cuenta de los fuertes lazos culturales e históricos domínico-italianos que han forjado valores de solidaridad y hermandad entre nuestros pueblos. Enelrecorrido en sus páginas se puede respirar elaire detrabajo constructivo de una comunidad que ha apostado en el pasado, en el presente, y se puede afirmar de manera categórica, por el futuro de esta nación. Sus inversiones económicas, su esfuerzo intelectual, su trabajo día a día quedan demostrados en este impresionante libro. Enhorabuena. Muchas gracias.”

Jaime Nualart, Secretario Cultural deIILA:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

“Hemos escuchado al Canciller dominicano y es para nosotros un honor dar ahora la palabra a Su Excelencia el Embajador Tony Raful, un intelectual diplomático de gran prestigio que nos honra con su presencia en la sede de nuestro organismo internacional en Roma. Embajador Raful, muchas gracias.”

Tony Raful Tejada, Embajador de la República Dominicana en Italia:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

“Buenos días, Secretario General del Instituto Ítalo-Latinoamericano IILA, y distinguidas personalidades de la vida cultural, social y diplomática de la República Dominicana. Para nosotros es un honor formar parte del proyecto que se ha presentado y del desarrollo de este libro. Este libro se suma a un conjunto de acciones culturales que están directamente relacionadas con el desarrollo de lasrelacionesentreItalia yla RepúblicaDominicana, ytienecomo objetivo robustecer losvínculos permanentes entre nuestros dos pueblos, a través de un conjunto de operaciones en el ámbito del comercio, la industria, la religión y las creencias, yen todos esos procesos que se relatan en el trabajo realizado por el señor Embajador de Italia en la República Dominicana, Andrea Canepari. Es un trabajo excepcional, y son particularmente interesantes los temas tratados por uno de los autores más valiosos del volumen, el doctor Marzio Veloz Maggiolo, un hombre de formación académica, humanista y arqueológica, con cualidades excepcionales. Aprincipios del 2001, ya había hablado de los descendientes de italianos en la República Dominicana y del papel que han desempeñado en la vida social e histórica de la República Dominicana, tema que llegó a oídos del Embajador Canepari,

quien nos involucró directamente enesteproceso..Sutrabajo, paramí, es una contribución sustancial, no solo paralaculturauniversal, sino tambiénparaelconjunto derelacionesentreItalia ylaRepública Dominicana en el ámbito de los procesos sociales e históricos, a partir de la época de la colonización. Italia está presente en elproceso dedesarrollo de la República Dominicana o en lo queera elterritorio de la isla española, en el momento en que se produce la comunidad y el encuentro de dos culturas diferentes ocurrido en 1492. En este libro, el Embajador Canepari es un gran coordinador que sistematiza un conjunto de experiencias originales en relación con el crecimiento cultural, estableciendo una relación histórica entre las figuras del pasado y los intercambios y relaciones sociales que siguen esos procesos.Además, presenta, de manera muy clara, la extraordinaria relación queunealpadrede lapatriadominicana, JuanPablo Duarte, conGiuseppe Mazzini, unade las figuras más emblemáticas de Italia. Fue un destacado trabajo importante en una época en que esta relación se tradujo en una identificación de valores muy importantes, basados en el hecho de que parte del lema con el que se identifica la identidad dominicana “Dios, Patria yLibertad” es untema importante que se vincula a la historia de la República Italiana y a la lucha que ha habido. Esto significa que las influencias culturales y sociales italianas han sido fundamentales para nuestro pueblo y para la fundación de nuestra identidad nacional. Por otra parte, en el ámbito de la arquitectura, se observa algo importante en la ciudad de Santo Domingo: la primera catedral de América y la casa de Colón, en las cuales es posible observar la forma italiana de construcción, de Italia en el período colonial. Gracias al libro es posible entender cómo, posteriormente, la cultura de los italianos ha contribuido a la formación de la nueva generación de arquitectos en la República Dominicana. En la literatura, en general, son innumerables las influencias, los ensayos, los trabajos realizados en el plano cultural domínico-italiano, que han fortalecido la cultura dominicana. Por otro lado, en la economía y la ciencia, hay empresarios de ascendencia italiana en la República Dominicana, nombres destacados, que explican el surgimiento de esta relaciónprofunda entre nuestros pueblos yque, además, tiene que ver con el fortalecimiento que hoy se ha sintetizado, con el trabajo del Embajador Canepari. En el campo del derecho y la sociedad, hay varios lazos importantes en el ámbito jurídico entre los dos países. En el caso del ensayo del Presidente de la Corte Constitucional Dominicana, Milton Ray Guevara, se ilustra cómo las bases esenciales, fundamentales de la Constitución se relacionan con la cultura constitucional italiana. Podríamos hablar de muchas otras cosas en la interacción de nuestros pueblos, citando por ejemplo a Cambiaso, que es una figura que ha jugado un papel fundamental en el proceso de consolidación y cristalización de la independencia de la República Dominicana. Surgimos en el siglo XIX con una lucha feroz por la independencia y, en ese proceso, este señor, Giovanni Battista Cambiaso, de origen genovés, está íntimamente involucrado ya que es quien participa en el desarrollo de la flota naval de la República Dominicana inicial y que contribuye a la

liberación de los opresores, que nos habíansometido en una situación de dependencia, contribuyendo así al nacimiento de la República Dominicana. También debemos hablar, para concluir, de otras figurashistóricas importantes.Esmuyimportanteseñalar, porejemplo, elcaso delempresario italiano Barletta, Giovanni Barletta, que fue un empresario del sur de Italia que llegó a los 35 años en 1922 a Santo Domingo, como representante de General Motors. Aquí en Santo Domingo era cónsul honorario de Italia en la República Dominicana y en el año 1930 fue hecho prisionero por Trujillo que lo acusó de financiar actividades subversivas, llegando al punto de provocar un conflicto internacional de proporciones sin precedentes. En 1935, las personas de la empresa, que habían dado continuidad a los procesos comerciales con la República Dominicana, notificaron a Italia la situación y el abuso que estaban viviendo, y entonces se desató un conflicto, o un posible conflicto, con el dictador Mussolini que reaccionó en apoyo del cónsul honorario de la República Dominicana, indicando que en caso de que no fuera liberado iniciaría un conflicto armado con la República. Posteriormente, la opinión pública internacional ejerció presión para que el señor Barletta fuera liberado y él, luego regresó a la República Dominicana cuando Trujillo murió, ayudado por un grupo de empresarios dominicanos, estableciéndose en la República Dominicana donde vivió muchos años en convivencia y conciliación con los dominicanos. Es un dato curioso e interesante de cómo se desarrollan las relaciones, no solamente en el aspecto comercial, sino también en el aspecto religioso. Una figura fundamental, que ha contribuido enormemente al desarrollo de una conciencia espiritual y tambiéna la propagaciónde la educación, fue la de Geraldini. Es claro que eltrabajo delEmbajador Canepari es extraordinario, un trabajo que no podemos sintetizar, por más que yo quiera. Lo que quiero señalar, en este momento, es que este compendio, este inmenso trabajo de experiencias y estudios no solo representa el pasado, sino también el futuro de la fraternidad entre Italia y la República Dominicana.A nombre de la embajada dominicana en Italia, en Roma quiero felicitar al Embajador Canepari. Quiero además agradecer por la oportunidad de estar aquí, a la Secretaria Generalde laIILA, quehapromovido numerosas iniciativasculturalese intelectualesdecolaboración a varios niveles para nosotros, y quiero agradecer también al Presidente de la República Dominicana Luis Abinader, y al Ministro de Relaciones Exteriores dominicano que ha expresado el sentimiento de la comunidad dominicana frente a las relaciones italianas y relaciones ítalo-dominicanas, Roberto Álvarez [Gil], muchas gracias.”

Antonella Cavallari, Secretaria General de IILA:

[La intervención original está en español]

“Le pido de darme la posibilidad, realmente, de agradecer las palabras del Embajador Raful. Son testimonio de un conocimiento profundísimo de las relaciones entre nuestros países. No podría tener

Embajador mejor la República Dominicana, con este conocimiento. Realmente muchas gracias por enriquecernos cada día, en cada ocasión, con sus palabras.”

Jaime Nualart, Secretario Cultural de IILA:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

"Muchas gracias. Es un placer escucharla, continuamente. Nos gustaría ahora ceder la palabra, siempre desde Roma, a la honorable Iolanda Di Stasio, presidenta de la sección bilateral de amistad de la Unión Interparlamentaria para la República Dominicana, Italia y Haití. Honorable Iolanda Di Stasio, por favor."

Iolanda Di Stasio, Presidenta de la Sección deAmistad para la República Dominicana y Haití - Unión Interparlamentaria italiana:

"Gracias. Buenas tardes atodos. Quisiera, enprimer lugar, agradecer ala Secretaria GeneraldelIILA, Antonella Cavallari, por haberme invitado a participar en este evento; a Su Excelencia Tony Raful Tejada, Embajador de la República Dominicana en Italia, y a todos los distinguidos ponentes y quienes nos están siguiendo. Un agradecimiento muy especial va también a Su Excelencia el Embajador Italiano en la República Dominicana,Andrea Canepari, por haber cuidado la redacción de un libro tan intenso y lleno de puntos de reflexión, y con quien estamos frecuentemente en contacto precisamente para promover las relaciones entre estos dos maravillosos países nuestros. ‘La herencia italiana en la República Dominicana’ es una obra que resalta la contribución que Italia ha dado a la historia de la República Dominicana y la forma en que figuras destacadas han dejado, junto con los amigos dominicanos, una huella indeleble en las historias nacionales. Me ha impresionado mucho la manera en que se narra el estrecho vínculo entre nuestros dos países, un vínculo iniciado hace siglos con Cristóbal Colón y que nunca se ha roto. No les niego que, gracias a la lectura de este libro, he aprendido cosas de mi país que no sabía, entre ellas, cuán fundamental ha sido la aportación de Italia en la creación de un patrimonio indeleble, que se puede observar en muchos sectores de la sociedad dominicana: la historia, la literatura, el arte, la arquitectura. Todos conocen la figura de Cristóbal Colón, pero pocos conocen la deAlessandro Geraldini, quien en 1519 desembarcó en Santo Domingo como el primer obispo residente de la iglesia católica, promotor de la construcción de la catedral que hoyes la más antigua de lasAméricas. El libro también relata la historia de la familia Pellerano, cuyos primeros miembros, originarios de Santa Margherita Ligure, llegaron en 1849 y fundaron el primer diario de la capital. También de Liguria llegó el empresario Angiolino Vicini Trabucco, quien

construyó un ingenio azucarero al que llamó ‘L’Italia’ y la sede de nuestra embajada que fue rebautizada en 1987 como ‘VillaAngiolino Vicini’precisamente ensu honor, una forma de reconocer su gran generosidad. Una historia, la italiana, que no se ha detenido nunca a lo largo de los siglos y continúa aún hoy. Como presidenta de la Unión Interparlamentaria Italia-República Dominicana [y Haití], estoyaquí para promover e intensificar las relaciones históricas que existen entre nuestros dos países. Recientemente, me reuní con la diputada dominicana Lily Germania Florentino Rosario y discutimos sobre cómo fortalecer el vínculo entre nuestros dos países, especialmente en un momento difícil como este, considerando también que son numerosos los italianos que residen en la República Dominicana, y numerosos también los dominicanos que residen en Italia, que según los datos del ISTAT del 2020, son alrededor de 30 mil. La pandemia ha colocado a las personas en una espiral de distanciamiento y desconfianza mutua y ha llevado a los estados a erigir barreras. El mundo interconectado al que estábamos acostumbrados ha dado paso a un mundo fragmentado y dividido: es por esta razón que es importante comenzar a trabajar en la creación de nuevos puentes relacionales que fortalezcan este vínculo entre Italia y la República Dominicana, esperando que puedan abrir nuevas oportunidades para nuestros ciudadanos y que vuelvan a dar esperanza entre nuestros dos países. Gracias a todos."

Jaime Nualart, Secretario Cultural de IILA

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

"Graciaspor su participacióndesdeRoma.Ahoranostrasladamosa laUniversidaddeSantoDomingo con el señor Frank [Rafael] Rainieri [Marranzini], vicepresidente de la Cámara de Comercio Dominico-Italiana y presidente del ‘Grupo Punta Cana’. Señor Rainieri, le cedo la palabra."

Frank Rainieri, Vicepresidente de la Cámara de Comercio Dominico-Italiana: [La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

"Buenos días y buenas tardes a los que están en Italia. En realidad, para mí es un momento emocionante porque mi padre fue cónsul de Italia durante 30 años en la República Dominicana y siempre mantuvo ese lazo de unión con Italia. Conocíamos la historia de Italia solo a través de lo que nos decían nuestros antepasados, y quiero aprovechar este momento para resaltar el trabajo que la embajada de Italia y el Embajador Canepari han realizado al dar lugar a esta importante iniciativa, que reconstruye la historia, al menos una partede la historia, de lo que han hecho ciudadanos italianos y sus descendientes en la República Dominicana. Esos lazos que comenzaron con Cristóbal Colón en 1492, continúan. El trabajo, de la colonia italiana y su integración en la vida nacional de la República Dominicana ha sido un hecho fundamental. Lo ha demostrado el afecto manifestado por la nación

hacia Italia cuando, lamentablemente, por razones inexplicables, se cerró la embajada de la República Dominicana, y un grupo de descendientes tomaron la bandera y lucharon, para que se reabriera, haciendo unllamamiento atodoslossectores, desde laoficinadelPrimer Ministro,elSenado Italiano, entodoslos lugares, yaqueerafundamental, para lasrelacionesentrelosdospaíses, elmantenimiento de la embajada. Embajador Canepari, gracias de corazón, ennombre de los descendientes de aquellos italianos que salieron de su patria hacia la República Dominicana y que han mantenido ese amor por su patria de nacimiento, Italia, y han hecho un nuevo hogar que se llama República Dominicana."

Jaime Nualart, Secretario Cultural de IILA:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

"Gracias Frank Rainieri por su participación, hay muchos comentarios y elogios hacia el Embajador Canepari y luego, al final de las presentaciones, lo presentaremos. Escucharemos el testimonio de la excelentísima Carmen Heredia, Ministra de Cultura de la República Dominicana."

Carmen Heredia, Ministra de Cultura de la República Dominicana:

[La intervención original está en español]

“El intercambio y el diálogo cultural entre Italia y la República Dominicana se remontan a una dilatada tradición de amistad y solidaridad. De nuestra parte, Italia siempre nos fascina y seduce por la riqueza magistral de su cultura. Esta formidable pieza editorial nos insta a conocer el legado de Italiaenlaculturadominicana yapercibir que laculturadeambaspatriasescompartidaenunproceso de cedimentación y metabolización que comprende siglos de historia y de hermandad entre italianos y dominicanos. Las relaciones entre Italia y la República Dominicana tienen una hermosa historia que enriquece la memoria cultural de modo recíproco. Muchas de las pioneras familias dominicanas de origen italiano han contribuido, desde la vertiente empresarial, política o religiosa, a incentivar el desarrollo y el estímulo cultural, el progreso económico, material, intelectual y social de nuestro país. La historia, la arquitectura, la literatura, las artes, el cine, la música y la escultura, la economía, la ciencia, el periodismo, el derecho y la sociedad son las áreas que abarcan los autores de este hermoso libro. Estaobrapermitiráque nuestro paíssea vistoyentrevisto, conocido yreconocido, enesa magna patria cultural que es Italia, y por ende, en toda Europa y el resto del mundo. Este libro es, pues, un testimonio y un legado sin precedentes en la historia cultural de ambos países.”

Jaime Nualart, Secretario Cultural de IILA:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción] :

"Han escuchado las palabras de la Ministra de Cultura Carmen Heredia. Ahora escucharemos el testimonio de otro coautor del libro que estamos presentando, me refiero a Milton Ray Guevara, el Presidente del Tribunal Constitucional de la República Dominicana, quien, como académico, nos hablará de las influencias de Italia en el derecho constitucional y, en particular, en el de la República Dominicana."

Milton Ray Guevara, Presidente del Tribunal Constitucional de la República Dominicana:

[La intervención original está en español]

“Nadie pone en duda que el origen del derecho constitucional se sitúa a finales del siglo XVIII, bajo el influjo de tres grandes revoluciones: la inglesa, acontecida a finales del siglo XVII, la francesa y la norteamericana, que la precede en el tiempo. Italia ha ocupado un sitial privilegiado en el origen mismo de la enseñanza de esta disciplina en Europa y en el mundo, puesto que las primeras cátedras de “Diritto Costituzionale” fueron impartidas en Ferrara en 1797, en Pavia, y posteriormente en Bolonia en1798. Enel seno de la Universidad de Ferrara, elprofesor italiano, Giuseppe Compagnoni di Lugo fue pionero al explicar y escribir sobre derecho constitucional en su obra titulada “Elementi di Diritto Costituzionale democratico, ossia principi di Jus Pubblico universale” (“Elementos de Derecho Constitucional Democrático, a saber principios de la justicia pública universal”). En Francia, la primera cátedra bajo el título “Droit Constitutionnel” fue impartida en 1834 en la Universidad de la Sorbona, en París, por el italiano, profesor Pellegrino Rossi, quien reivindicó la supremacía del derecho constitucional, al afirmar que todas las ramas del derecho estatal se encuentran allí: 'ces têtes du chapitres', o sea, la cabeza de todos sus capítulos. Entérminos generales, se puede decir que en la tradición italiana no puede desconocerse los aportes de Alpruni en Pavía, de Alberati en Bolonia, de Ambrosio Fusineri y de Ignazio de Brera, del ilustre Pellegrino Rossi, quien reivindicó la supremacía del derecho constitucional, al opinar que en él se encuentran todas las ramas del derecho, como señalé hace un momento. No es acaso que ese es el punto de partida de la constitucionalización del derecho, claro. Es importante significar que, a juicio de [Constantino Napoleón] Mortati, una constitución material es la que establece y sostiene a la constitución formal. Mortati reflexiona sobre la clase gobernante y la clase gobernada, afirmando que los grupos de poder buscan en la constitución el instrumento idóneo para la tutela de sus intereses. Italia significa la constitucionalización de los derechos sociales, que empieza en el primer artículo de la constitución italiana, con el reconocimiento deltrabajo como fundamento de la República, independientemente de lo que pasó con la constitución de Weimar, alemana. Es notorio que la constitución italiana ejerció una influencia en la constitución dominicana de abril del año del 1963, ya que en el artículo 2 de

nuestra constitución del 1963 se disponía que «la existencia de la nación dominicana se fundamenta principalmente en el trabajo, este se declara como base primordial de su organización social, política y económica, y se le erige en obligación ineludible para todos los ciudadanos aptos». Un ámbito destacado de la doctrina italiana es el derecho procesal constitucional. Así, a partir de la adopción de la constitución del 1948, al influjo del estudio del procesalismo científico, que tuvo en Giuseppe Chiovenda, un destacado exponente en Italia, tanto como Piero Calamandrei, discípulo del primero, como Mauro Cappelletti, discípulo del segundo, contribuyeron notablemente al desarrollo de la doctrina dogmática del derecho procesal constitucional. En la segunda posguerra, [fueron importantes]: Crisafulli; Paolo Biscaretti di Ruffia; Pizzorusso; Ferrajoli; Zagrebelsky; Susanna Pozzolo, quien por primera vez nos habla de neoconstitucionalismo; Guastini y el querido maestro Lucio Pecoraro, el hombre que, en su obra sobre el derecho comparado, nos dice que hay tres etapas del constitucionalismo. [Las tres etapas son:] Constitución con constitucionalismo; Constitución sin constitucionalismo, como ha sido el caso de la República Dominicana, antes de la creación del tribunal constitucional y de la Constitución del 26 de enero de 2010 y constitucionalismo sin Constitución, como en el caso de Inglaterra, que no tiene una constitución escrita, sin embargo, pues es una de las fuentes más importantes de las teorías liberales constitucionales de todos los tiempos. Debo señalar, además que la Corte constitucional italiana ha jugado un papel extraordinario en el diálogo jurisdicional italiano y europeo, le ha dado sentido al constitucionalismo social, de manera pues que no se puede hablar de derecho constitucional sin reconocer los aportes de la doctrina italiana a todo lo que ha sido la formación de ese cuerpo doctrinal importante, que tiene hoy el derecho constitucional.”

Jaime Nualart, Secretario Cultural de IILA:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

“Después de haber escuchado las importantes opiniones del Presidente del Tribunal Constitucional de la República Dominicana, ahora escucharemos el testimonio del Ministro de Defensa, Su Excelencia Carlos Luciano [Díaz Morfa], quien tiene un mensaje. Se trata de un mensaje únicamente en audio, acompañado de un video, que permitirá visitar, de manera digital, la exposición que el Embajador Canepari ha organizado en Santo Domingo, en relación con el libro que estamos presentando. Para aquellos que deseen visitar esta exposición mediante una visita virtual, aparecerá elenlace debajo de la pantalla, que es “www.ciaosantodomingo.com”, yallí podrán ver este recorrido de la exposición. El general Luciano Díaz Morfa, Ministro de Defensa, hablará especialmente sobre la República Dominicana y sobre un héroe nacional, Giovanni Battista Cambiaso, un italiano que

decidió venir desde Italia para salvar a la República Dominicana de la invasión. Escuchemos las palabras del Ministro de Defensa, Carlos Luciano Díaz Morfa.”

Carlos Luciano Díaz Morfa, Ministro de Defensa de la República Dominicana: [La intervención original está en español]

“Las Fuerzas Armadas junto a la nación dominicana celebran con profunda emoción el bicentenario del natalicio del almirante Juan Bautista Cambiaso, uno de los prohombres de la independencia nacional, fundador de la flotilla naval, notable antecedente de la actual Armada de República Dominicana. El almirante Cambiaso artilló y combatió con sus tres embarcaciones de vela en la primera granacción navalde la guerra dominico-haitiana enabrilde 1844, convirtiéndose en el héroe delcombate deTortuguero, conlo cualevitó quelaArmada haitiana abasteciera a sustropasterrestres acantonadas en Azua, luego de la batalla del 19 de marzo. Este ciudadano italiano sirvió a nuestro país con alma, vida, hondura y corazón, arriesgando su patrimonio sin pasar factura a la República Dominicana hasta alcanzar la estatura de prócer en las gestas libertarias y la inmortalidad en la memoria sin tiempo de la gratitud nacional. En su vida de ciudadano encontramos al hombre probo, digno de admiración, de acrisolado carácter, prendas morales que nos motivan a la emulación de una integridad y lealtad sin límites. Gloria eterna al almirante Juan Bautista Cambiaso. Que vivan las Fuerzas Armadas dominicanas. Prosperidad para la República de Italia. Que viva la República Dominicana. Carlos Luciano Díaz Morfa, Teniente General del Ejército de la República Dominicana, Ministro de Defensa.”

Jaime Nualart, Secretario Cultural de IILA:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

"Regresamos a Roma y nos preparamos para conectarnos con la Farnesina, desde donde nos hablará nuestro amigo Giomini, jefe de oficina en el Ministerio de Asuntos Exteriores de Italia, responsable de México, América Central y el Caribe. Consejero Giomini, adelante."

Marco Giomini, Jefe de Oficina del Ministerio italiano deAsuntos Exteriores para México, América Central y el Caribe:

"Muchas gracias, ¿me escuchan? Bien, perfecto. Muchas gracias por darme la palabra y muchas gracias por invitarme a este evento tan particular y tan importante. Quisiera agradecer en particular a la Secretaria General de la IILA, Antonella Cavallari, por haberme extendido la invitación y también felicitar a los dos embajadores que están conectados: el Embajador Canepari y el Embajador Raful

355 Tejada, por el trabajo sinérgico que han realizado en los últimos meses, junto con una serie de actores dominicanos de altísimo perfil, para llevar a cabo esta obra. Una obra para la cual es difícil encontrar palabras que ayuden a enmarcarla adecuadamente, porque es una obra increíblemente importante. He tenido la oportunidad de leer algunas partes gracias, digamos, a los borradores que me han llegado, y la primera conclusión que he sacado es que este libro, esta obra, es el libro que no existía y del cual todos teníamos gran necesidad. Es un libro que, finalmente, destaca una historia muy larga en las relaciones ítalo-dominicanas y, diré más, enlaamistadentreitalianos ydominicanos. Quinientosaños son muchos, son muchísimos, es medio milenio. En quinientos años se pueden hacer muchas cosas y muchas cosas se han hecho en las relaciones ítalo-dominicanas en estos quinientos años. Basta con ver el índice del libro, que es una primera fotografía de lo que se puede encontrar dentro del texto y, digamos, es la llave del cofre que este libro representa. Es un libro que muestra de manera clarísima cómo el lazo y la amistad que unen a Italia y la República Dominicana es algo que va más allá de algo sustancial, es algo intrínseco; hay una, cómo decirlo, intersección de experiencias entre Italia y la República Dominicana, entre el pueblo italiano y el pueblo dominicano, que trasciende seguramente la política. Es un lazo casi sentimental, diría. Por otro lado, no podría ser de otra manera porque, si no fuera un lazo sentimental, entre Italia y la República Dominicana, entre los italianos y los dominicanos, no se habrían podido desarrollar las relaciones, como se ve en el índice, como ha emergido en tantas intervenciones anteriores a la mía, en particular la intervención del Embajador Raful Tejada, y en todos los ámbitos en los cuales esta relación se ha creado, se ha arraigado y ha florecido. Ámbito cultural, ámbito político sí, absolutamente sí, pero también tenemos el ámbito cultural, el ámbito económico, el ámbito científico, el ámbito tecnológico, artístico-social, arquitectónico, así que una gran variedad, una gran gama de ámbitos en los que las relaciones de amistad ítalo-dominicanas han podido afirmarse. Confieso que había escuchado, también con cierta emoción, porque tengo formación jurídica, la intervención del Presidente de la Corte Constitucional Dominicana, el honorable Milton Ray Guevara, de quien había oído hablar mucho, y es la primera vez que he tenido la oportunidad de confrontarme, de escucharlo. Mi emoción nace del hecho de que el Presidente Guevara ha citado a toda una serie de estudiosos del derecho italiano sobre los cuales yo también me formé cuando era estudiante en la universidad, ycon inmenso placer, yrepito también con una cuotadeemoción, veo quehan llegado, incluso, alas academias de la República Dominicana. ¿Qué mejor señal, diría yo, que un testimonio de un lazo tan fuerte, tan arraigado y tan fértil entre nuestros dos pueblos? Digamos que las relaciones entre Italia y la República Dominicana siempre han sido muy amistosas, muy constructivas, llenas de perspectivas. Son muchos años que desempeño este cargo, que me ocupo también de las relaciones de Italia con la República Dominicana y, por tanto, tengo también una experiencia directa que puede decir ypuede confirmar este aspecto. Pero no

hay que conformarse, en el sentido de que paradójicamente, pero hasta cierto punto, cuanto más fértiles, más florecientes y constructivas son las relaciones, menos hay que dormirse en los laureles, como se dice en Italia; es decir, cuanto más fértiles, más hay que trabajar porque hayun terreno fértil que puede dar todavía muchos frutos. Entonces, digamos, desde mi punto de vista, como persona que se ocupa desde hace varios años de las relaciones con la República Dominicana, había tenido la oportunidad también de mencionarlo al Embajador Raful Tejada en un reciente encuentro nuestro, que hay toda la disponibilidad y también el entusiasmo diría yo para continuar. Las premisas son muchas, son importantes, son significativas, son sobre todo premisas extremadamente prometedoras. Entonces, me gustaría que este libro, que es un cameo importantísimo, lo quiero subrayar, en las relaciones ítalo-dominicanas, sea sí un punto de llegada, un libro de historia es siempre un punto de llegada, un trabajo que hace balance de un largo periodo de colaboración, aquí estamos hablando de medio milenio, de quinientos años, pero que también sea un punto de partida. Los puntos de llegada deben ser siempre puntos de partida. Por lo tanto, a partir de este libro no solo simbólicamente, sino también concretamente, me gustaría que podamos reanudar [el trabajo para fortalecer las relaciones], incluso en un momento muy particular de nuestra historia, y no me refiero a la historia de Italia, a la historia de la República Dominicana, me refiero a la historia del mundo, durante el cual estamos luchando, algunos más afuera, otros aún más adentro, todos una única gran batalla contra una pandemia que nos ha tomado desprevenidos, nos ha abrumado, nos ha encerrado en nosotros mismos y ha ralentizado mucho las relaciones, porque no había otra alternativa que ralentizarlas, en un momento de gravísimo peligro para todos nosotros. Bien, este libro no es solo un cameo, es también una luz de esperanza, y lo quiero decir sin ninguna retórica y con gran convicción, que iluminará, según yo, el camino de las relaciones ítalo-dominicanas de aquí a los próximos años. Yo en este camino tengo la intención de avanzar, de aportar mi contribución, para que las relaciones ítalodominicanas, que ya están retomando, afortunadamente, después de la pausa impuesta por la pandemia, puedan reanudarse y empezar a desarrollarse, tal vez también en sectores nuevos, además de los que ya existen, en testimonio de cuánto se puede todavía hacer gracias a los lazos de amistad que unen a nuestros dos pueblos. Permítanme, para concluir, expresar también un agradecimiento particular al Embajador Canepari, que veo conectado, a mi amigo Andrea Canepari, porque con Andrea hemos trabajado enelpasado, enfin, para hacer balance de este trabajo ypara llevarlo a cabo. Yo tuve un papel mínimo, pequeño, pero digamos, me gustó ayudar a Andrea para que su esfuerzo y su sueño pudieran realizarse, porque Andrea se lo merece. Entonces, me gustaría que a este reconocimiento, queAndrea harecogido enestas intervenciones, seañadieratambiénel mío personal, en fin, porque realmente estamos ante un trabajo extremadamente importante que creo que podrá ser fuente de inspiración para muchos, incluso para las jóvenes generaciones, acostumbradas más a

Jaime Nualart, Secretario Cultural de IILA:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

"Gracias, Consejero Giomini. Hemos visto cómo el libro que ha coordinado el Embajador Canepari ha sido un detonador de ideas sobre el futuro de las relaciones entre Italia yla República Dominicana. Antes de dar la palabra al Embajador Canepari, les invitamos a escuchar el testimonio que hemos grabado de Su Excelencia Víctor Bisonó, Ministro de Finanzas, Industria, Comercio y Pequeñas y Medianas Empresas de la República Dominicana. Se trata de una participación especialmente significativa porque no solo es coautor del libro que estamos presentando, sino también porque habla de su familia, de la amistad con Italia y también de las perspectivas económicas y de las relaciones con Italia. Cedemos la palabra al Señor Ministro Víctor Bisonó."

Víctor Bisonó, Ministro de Industria y Comercio de la República Dominicana: [La intervención original está en español]

“El legado italiano enRepúblicaDominicanaesunlibro que metocadecerca. Deniño solía escuchar la historia de mis padres y sus periplos por Italia, país al que eligieron para cursar sus estudios profesionales. Crecí fascinado conlas anécdotas yla mística italiana. Mi madre, Ivonne Haza, estudió canto en la Escuela de Santa Cecilia en Roma, y mi padre, el arquitecto Víctor Bisonó, hizo su doctorado en restauración de monumentos.Allí se conocieron.Años más tarde, como legislador, tuve el privilegio de departir y estrechar lazos con la Cámara de Diputados de Italia, amigos que conservo hasta el día de hoy. Actualmente, las relaciones entre ambos países han sido fructíferas y con un enorme potencial de crecimiento ahora, de la mano del Embajador Andrea Canepari, mucho más. Como Ministro de la Industria, Comercio y MIPYMES me ha tocado asumir la noble tarea de dar

357 moverse, a conocer, y que, a través de este libro, según yo, podrán encontrar muchas inspiraciones y muchas fuentes para entrelazar, entrelazar, fortalecer aún más las relaciones entre los jóvenes dominicanos y los jóvenes italianos. Realmente, felicitaciones al Embajador Canepari, felicitaciones al Embajador Raful Tejada, felicitaciones a todos los numerosos y prestigiosísimos autores que han contribuido al éxito de esta obra, porque realmente se sentía la necesidad. Y en este punto, en fin, mi interés aumenta aún más, para leer todas aquellas partes que lamentablemente aún no he tenido la oportunidad de leer y que espero poder hacerlo pronto, una vez que tenga la copia definitiva del volumenque se ha producido. Gracias nuevamente a todos por su atención, por su paciencia ygracias nuevamente a la Secretaria General de la IILA por haber tenido la idea de involucrarme en esta hermosa ceremonia, digamos, de celebración de un evento cultural de altísimo nivel. Gracias y adiós a todos y buen trabajo."

seguimiento a importantes acuerdos bilaterales, para que tanto allá como aquí, en la República Dominicana, las inversiones tenganunretorno satisfactorio, generen empleos ydesarrollo para todos. De aquí al futuro, el porvenir es promisorio, las buenas relaciones entre ambos pueblos se engrandecen en los detalles, con la presencia de Italia en nuestra cultura, gastronomía, turismo y modelo industrial. Conuna experiencia con más de 50 años de desarrollo industrialItalia tiene mucho que enseñarnos. Su legado ypresencia permanente nos invitan a reafirmar esta visión común ysólida, amistad y alianza para las futuras generaciones. Separados geográficamente, pero unidos de corazón, este es solo el comienzo. Grazie e arrivederci!”

Jaime Nualart, Secretario Cultural de IILA:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

"Muchas gracias. Después de escuchar este testimonio, finalmente damos la palabra al curador de este libro, el Embajador Andrea Canepari, quien es el actual Embajador de Italia en Santo Domingo, desdeelaño 2017. No solo hasido Embajador deItaliaen la RepúblicaDominicana, sino quetambién ha sido co-curador de otros libros, como por ejemplo “The Italian Legacy in Washington, D.C.: Architecture, Design, Art, and Culture”, publicado en 2007, y “The Italian Legacy in Philadelphia: History, Culture, People, and Ideas”. Embajador Canepari, por favor, díganos algunas palabras para cerrar esta presentación de su libro.”

EmbajadorAndrea Canepari, Curador:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

"Buenos días, buenas tardes. Quiero agradecer a la Secretaria General Antonella Cavallari y al Secretario Cultural Jaime Nualart por haber organizado este hermoso evento de amistad entre los dos países. También quiero agradecer al querido amigo Embajador Raful por haber ofrecido sus importantes palabras hoy, y también desde Roma, a la honorable Iolanda Di Stasio, Presidenta de la Sección de Amistad República Dominicana y Haití de la Unión Interparlamentaria. Me gustaría agradecer al amigo y jefe de la oficina que se ocupa deAmérica Central y la República Dominicana, en el Ministerio de Asuntos Exteriores, Marco Giomini. Quiero agradecer a todos los que han intervenido. Creo que todas estas importantes personalidades de la República Dominicana e Italia, que han hablado de la riqueza de la historia en común, han subrayado aspectos importantes, ya que comprender elpasado es esencialpara construir puentes vivos yfavorecer las relaciones futuras. Creo que el aporte detodas las personalidades, desde la Excelentísima señora Vicepresidenta Raquel Peña, que ha mostrado su compromiso institucional, del país, en este proyecto y el apoyo de la presidencia de Luis Abinader, es fundamental para reforzar aún más los lazos con Italia. Es importante y

significativo ver lo que se puede hacer, y que se puede hacer más, creo que este es el tema más importante, queha sido compartido portodos. Elexcelentísimo Canciller Roberto Álvarez ha hablado de nuevas perspectivas, de compromisos para fortalecer las relaciones culturales, políticas, económicas entre los dos países y ahora que esta pandemia está terminando, podemos hacer, y debemos hacer mucho más. Italia y la República Dominicana pueden ser socios fuertes y unidos en este proyecto de relanzamiento. Creo que esto es muy importante, dada toda esta descripción de las relaciones entre los dos países. El Excelentísimo Embajador Raful ha hablado, de hecho, de toda esta historia que ha sido escrita en el libro, desde el primer Obispo en Santo Domingo, Geraldini, pero también el primer almirante fundador de la marina de guerra, Cambiaso, ylos Pellerano en la edición. Todo este patrimonio, de la arquitectura también, son los fundamentos para avanzar y para comprender qué se puede hacer. Quiero agradecer también a la Honorable Di Stasio por sus palabras y su compromiso para fortalecer la diplomacia entre los dos parlamentos para que los diputados y senadores puedan, entre los dos países, trabajar juntos, y hacer encuentros virtuales en estos momentos difíciles y posteriormente también presenciales, creando un diálogo que se nutra en este sentido de valores comunes y que también pueda crear oportunidades para todos los países. Deseo agradecer a Frank Rainieri, quien es un ejemplo de esta relación de éxito en el ámbito económicocomercial. Frank Rainieri es el fundador, el creador de Punta Cana, uno de los destinos turísticos mundiales más conocidos en el mundo, es el propietario y el descubridor de este lugar, pero también el creador de uno de los aeropuertos privados más importantes del mundo, entre los primeros 10 del mundo. Él tiene muchas ideas y liderazgo internacional en el sector turístico y ha decidido comprometerse por primera vez con la Cámara de Comercio Domínico-italiana, que ahora, por primera vez, creo, involucra a más de la mitad de la economía dominicana en su interior. Yo creo que es positivo que estas personas importantes se comprometan a relanzar la cámara y relanzar las relaciones económicas vivas y que estas empresas, que antes no estaban en la junta directiva y no eran socios de nuestra cámara de comercio, ahora lo sean, y se dediquen a poner su cara para apoyar este proyecto.Tenemos en este libro dos capítulos sobre la familia de Frank Rainieri: uno sobre Frank Rainieri mismo, el creador de Punta Cana, y uno sobre su padre, Don Francisco, quien ayudó a varias familias italianas que estuvieron bajo Trujillo, en los momentos difíciles de la democracia Dominicana, después de la muerte de Trujillo. Vemos que el libro no es solo una apertura, una pintura de una historia, sino que vemos que también tenemos actores importantes del presente que están involucrados en el libro como escritores o como sujetos, porque de ellos se habla, de estas historias se habla en el libro. La honorable Ministra de Cultura Carmen Heredia también ha hablado de un mensaje muy importante, que me siento de compartir, que me gusta mucho: tenemos culturas compartidas, esto es importante. Toda la actividad de la embajada de Italia está centrada no solo en

la celebración de la belleza de Italia, sino en la belleza de la historia compartida, de cómo los dos países están dialogando y creando relaciones, nuevas y fructíferas para todos. Con estos lentes de Italiasepuedever que laRepúblicaDominicanaesunpaísqueno solotieneplayas hermosas,también es cultura, instituciones sociales importantes y por esto se pueden crear puentes y perspectivas en el campo político y económico. Como mi amigo Marco Giomini, como él, yo estoy de acuerdo en el hecho de que es muy importante escuchar las palabras, también del Presidente de la Corte Constitucional Milton RayGuevara, elcual habla de maestros italianos yen elderecho constitucional podemos ver que hemos leído los mismos libros y esto es el signo de cómo compartimos realmente una cultura, no solo en palabras, sino también en la realidad. Una figura icónica de esta amistad es la figura del fundador de la marina de guerra Dominicana, héroe nacional Dominicano, que descansa en el Panteón Nacional, Giovanni Battista Cambiaso, de Génova, Alcalde de Génova, Cónsul de Italia, quien se comprometió con su vida para ayudar y reforzar este país. Él representa para mí el ejemplo de los italianos que se han comprometido para crear riqueza en la República Dominicana y se han comprometido creando lazos con los amigos dominicanos para llevar una cultura y para crear una cultura material nueva ycompartida. Pienso que se trata de una figura muy importante.Tenemos todo este material y creo que todos compartimos esta visión. Todo este material que ahora podemos comprender y ver en un cuadro único, por primera vez, lo debemos utilizar para pasar página y crear relaciones más fuertes yde éxito.Agradezco al amigo Marco Giomini, quien tiene la responsabilidad de gestionar las relaciones políticas, en el ámbito del Ministerio deAsuntos Exteriores Italiano, entre los dos países, por haber mostrado un gran compromiso en esto. Quiero agradecerle por toda la amistad y la ayuda que me ha brindado en estos cuatro años, durante los cuales yo he tenido el honor y el privilegio de trabajar por Italia y representar a Italia en la República Dominicana. Con Marco Giomini hemos tenido el privilegio de trabajar juntos, bajo su dirección, y de crear ocasiones concretas para fortalecer las relaciones. Me gusta mucho que él ha hablado del hecho de que necesitamos este libro, porque necesitamos comprender, entender más la riqueza entre los dos países. Me ha gustado mucho que él tenga el deseo de avanzar, que es el mismo deseo que tienen muchas personalidades, por ejemplo, el Ministro Victor Bisonó, que ha hablado de su historia familiar, pero también de las potencialidades: ¿qué se puede hacer en el campo económico? Es el mismo concepto que de manera tan importante ha expresado nuestro Excelentísimo Ministro deAsuntos Exteriores en Italia, Luigi Di Maio, que ha hablado también de las potencialidades. ¿Qué se puede hacer? El Excelentísimo Presidente de la República Dominicana, Luis Abinader, ha hablado en su prefacio de la importancia y del deseo de escribir juntos nuevas páginas de la historia mundial. Yo creo que este es un mensaje muy importante que también es compartido por Italia. Con estas iniciativas estamos comprendiendo laspotencialidadesde lo quesepuede ysedebehacer ycreo quetenemos laconfianza

depoder hacerlo enlasescuelas, universidades, enelsectorpolítico, empresarial yde la investigación. Tenemosahora la informacióndetodaestahistoria, yconestahistoria, con laayudadetodos,nosotros podemos pasar página, avanzar y crear nuevas páginas de la historia mundial. Por esto deseo agradecer atodos los que han intervenido yque nos han escuchado hoyyalIILA, de nuevo, por haber organizado esta reunión tan importante y hermosa. Invito a todos a disfrutar de esta muestra, nuestra muestra virtual, ya los amigos en Santo Domingo a disfrutar de esta muestra en vivo, visitable desde hoy en el Museo de la Casa Real, con todas las hermosas imágenes traídas de nuestro libro, que se podrán admirar en el futuro también en el IILA y en otras localidades de Italia, con la ayuda del Embajador Raful, para entender también de manera visual, este vínculo compartido y los lugares de origen de tantos importantes italo-dominicanos. Este es el mensaje, creo que muy importante, que podemos entender al escuchar todas las importantes palabras pronunciadas hoy, comenzando con las palabras de la Secretaria GeneralAntonella Cavallari y de todos los demás amigos y autoridades que han hablado. Muchas gracias.

Jaime Nualart, Secretario Cultural de IILA:

[La intervención original está en español, adaptada para la transcripción]

“Gracias, Embajador. Le deseo muchos éxitos en esta mágica iniciativa. Me complace informar que del libro que usted ha curado, “La herencia italiana en la República Dominicana: Historia, arquitectura, economía ysociedad”, tambiénse hanpublicado ennuestraspáginas varias ilustraciones e imágenes. Como mencionó el embajador Canepari, quien actualmente se encuentra en Santo Domingo, estas imágenes también están disponibles en la sede de la Organización Italo-Dominicana, para aquellos que deseen visitarla. Quisiera agradecer al Embajador Raful por su presencia en esta reunión. Hemos tenidovarias participaciones, algunas virtuales y otras presenciales, y en nombre de nuestra Secretaria General Cavallari, quisiera concluir con sus palabras: estaremos honrados de celebrar otras iniciativas que fomenten y establezcan puentes de amistad y cooperación entre Italia y los países de América Latina. Atodos, muchas gracias por su atención y participación.”

3.5 Presentación en la Universidad Autónoma de Santo Domingo (UASD)

[Idioma original: español]

Libro “El legado italiano en República Dominicana. Historia, Arquitectura, Economía y Sociedad.”.

A cargo de Andrea Canepari

Edición italiana y española publicada por Allemandi, 2021.

Edición académica estadounidense publicada por Saint Joseph's University Press, 2021.

22 de junio de 2021

Universidad Autónoma de Santo Domingo (UASD)

Santo Domingo, República Dominicana

INTERVENCIONES:

 Jorge Asjana David, Director General de Cooperación y Relaciones Nacionales e Internacionales de la UASDModesto Encarnacion, Director de la Biblioteca “Pedro Mir” UASD

 Andrea Canepari, Embajador de Italia en República Dominicana

 Marcos Forestieri, Profesor de la Escuela de Historia UASD

MODERACIÓN:

 Luis Pérez, Director de Relaciones Públicas de la UASD

Jorge Asjana David, Director General de Cooperación y Relaciones Nacionales e Internacionales de la UASD:

“Muy buenas noches, gracias Luis. Quiero darles la bienvenida en nombre de nuestra Señora Rectora Magnifica, la Doctora Emma Polanco, en nombre mío yde toda la comunidad universitaria. AlSeñor Embajador Andrea Canepari y, en nombre de él, a toda la comunidad italiana que reside en la República Dominicana y en toda Latinoamérica. A Marcos, que ha sido un artífice importante en la coordinación de todo este evento y este libro, así como a nuestro Señor Director de la Biblioteca

“Pedro Mir”, Modesto Encarnacion, y con él a todos los que están con nosotros conectados por diferentes vías en esta noche. Realmente, hablar de las diásporas siempre es importante, pero poder tener un consolidado delaporte dela diáspora, eneste caso italiana en la República Dominicana, pues es muy importante para nosotros para tener un elemento tangible que nos permita conocer esos aportes, y su calidad, en renglones tan importantes como la historia, la arquitectura, la economía y la sociedad. Es sumamente importante porque nuestro país, como otros países, ha recibido grandes aportes de las comunidades que han llegado en diferentes momentos y épocas, y cual mejor marco que nuestra Escuela de Historia y Antropología para poder recoger los principales aportes de esta comunidad italiana que ha llegado al país. Como bien se destaca, siempre los inmigrantes en las diásporas sufren ese camino de adaptación en una realidad. Pero la comunidad italiana en República Dominicana ha sabido compenetrarse y aportar. Yo creo que esta es una noche para poder conocer más a profundidad, conexpertos yexpertas en el área, esos aportes. Ósea que en el nombre de nuestra Universidad y de nuestra Señora Rectora, les damos la más cordial bienvenida. Gracias, que disfrutemos mucho esta noche.”

Luis Pérez, Director de Relaciones Públicas de la UASD: “Gracias. El Doctor Jorge Asjana David, habló en nombre de la UASD y en representación de su máxima autoridad, la Doctora Emma Polanco. En esta ocasión, quiero saludar también la presencia, con el permiso de todos ustedes, de una pieza fundamental para este intercambio cultural, para esta relación entre la Embajada de Italia y la UASD que es la Señora Flavia desde la Embajada, le damos un efusivo saludo, agradeciendo la gentileza de pensar en la UASD para este intercambio cultural, donde hablaremos de historia en este legado italiano en la República Dominicana. Trataremos de historia, arquitectura, economía y sociedad. Cuando conjugamos todo, está lo que llamamos cultura. Y hablando de cultura, señoras y señores, el Señor Director de la Biblioteca “Pedro Mir”, Modesto Encarnacion. Un privilegio tenerle, adelante.”

Modesto Encarnacion, Director de la Biblioteca “Pedro Mir” UASD: “Gracias, buenas noches autoridades, profesores y colegas, que han aceptado nuestra invitación. La profesora Rodríguez, la profesora Ortiz, Don Marcos Forestieri, Don Jorge Asjana David. Compañeros que invitamos y que han acudido a nuestro llamado. Quiero decirles que nuestra Señora Rectora está muycontenta, muycomplacida, conestrechar lazos de amistad con la Embajada de Italia en la persona del Señor Embajador Andrea Canepari, y les agradece por parte de la Biblioteca las donaciones de libros, revistas y unos cuadros de pintura que nos han hecho a través de Doña Flavia. Estamos muy contentos de este encuentro. Pasaré a comentar algunas cuestiones que estuve investigando y leyendo, tanto de libros como de otros textos que quizás puedan servir para arrojar más luz sobre este tema tan interesante. En este libro se recogen los nombre y obras de escultores italianos, en el caso de monumentos y obras de arte como por ejemplo el de los Padres de la Patria en elAltar de la Patria, o la estatua de Gregorio Luperón en Santiago y muchos más datos culturales de los italianos en nuestro país. Ya en 1895 Gregorio Luperón era de opinión que la República Dominicana necesitaba sobretodos inmigrantes que debían ser atraídos por la posición, los derechos, las libertades y los privilegios. Luperón era partidario del aumento de inmigración de los extranjeros y así lo ejecutó Ulises Heureaux en su periodo de gobierno. Quiero mencionar esta vez el texto de Harry Hoetink “El Pueblo Dominicano 1850-1900” quien cita a Arturo Bueno y dice que la inmigración italiana fue la de una treintena de familias que se establecieron en Santiago en 1875 y quecasitodastuvieron matrimonioscondamas santiagueras y contribuyerona laactividadcomercial, agrícola, industrial, educacional y periodística, así como el crecimiento cultural y económico, de la ciudad. Este libro deArturo Bueno se llama: “Santiago: quien te vio y quien te ve”. El acordeón, por ejemplo, fue un instrumento indispensable en la música popular dominicana, fue importado por primera vez por el italiano Vittorio Stefani y ya en el 1890 se comenzó a sentir lo pegajoso del merengue típico. Con el fin esperado de que podamos comprender la esencia de la herencia cultural italiana en el país, hacer conciencia de los puentes creados en el pasado por los italianos que decidieron contribuir con el desarrollo del país desde sus orígenes, en la revista sobre Historias y Aventuras de los Italianos en la República Dominicana se destaca Alessandro Geraldini, el primer obispo de Santo Domingo quien se propuso ser el organizador de toda la iglesia en las nuevas tierras descubiertas en 1519. En el lado político, el obispo Geraldini, a pesar de sus relaciones con la corona española, con Cristóbal Colon, se quejó con este diciéndole que había explotado toda la riqueza y decimado la población indígena. “La situación es inaceptable y es nuestro deber como iglesia es denunciar los abusos”. Esta posición de Geraldini a favor de los indígenas, llevó a un enfrentamiento con las autoridades españolas. Amadeo Barletta es un personaje que quisiera mencionar también.

Empresario italiano fundador de la compañía Santo Domingo Motors, y unos de los propietarios de la Tabacalera, obligado a vender sus empresas a Trujillo por la acusa de conspirar contra el mismo. Se salvó por la presión diplomática de los estadounidenses y de los italianos. Barletta fue un hombre de trabajo y contribuyó a la modernización de esas empresas en nuestro país. Es decir, los italianos en la República Dominicana sufrieron la dictadura y la represión conjuntamente con sus empresas. Otro caso ha sido elde la familia Pellerano yelperiódico Listín Diario. Durante la dictadura de Ulises Heureaux, que terminó en 1899, Arturo Pellerano fue encarcelado varias veces. También en 1930, durante la dictadura, le tocó la misma suerte al hijo de Pellerano, quien fue encarcelado, acusado de violar la ley de prensa. El periódico Listín Diario es un referente cultural en nuestro país y contó con la colaboración de pensadores como Eugenio María de Hostos en 1990. En el plano político y militar, Juan Bautista Cambiaso fue el fundador de la Armada dominicana. También un soldado italiano que participo en la guerra de ’65, Ilio Capozzi, contratado por Trujillo para la creación del cuerpo de “hombres rana”. Cuando estalló la guerra de abril 1965, Capozzi jugó un papel relevante y participó al lado de Caamaño yMontesArache a los enfrentamientos en el Puente Duarte. En el periodo 19221924, Juan Bautista Vicini Burgos tomo posesión como presidente provisional de la República Dominicana, en la ocupación militar norteamericana. Su padre era propietario de ingenios azucareros y en su gobierno se realizaron reformas a la constitución y cumplió con su misión de organizar el gobierno parala sucesión delpresidente entregando la Guarda Presidenciala Horacio Vásquez. Como vemos, ha sido una minúscula parte de todo el legado y los aportes que los italianos han tenido en la vidapública, económica ypolíticade laRepúblicaDominicana. No me voyaextender mucho, porque no tenemos mucho tiempo, entonces pasaré la palabra a Forestieri.”

Luis Pérez, Director de Relaciones Públicas de la UASD:

“Maestro Modesto Encarnacion, Director de la Biblioteca “Pedro Mir”, sucintamente nos dio algunos elementos fundamentales de los que es esa cultura italiana. Permítanme saludar el Maestro Modesto y, con el permiso suyo y del Maestro Marco Forestieri, al Doctor Tony Raful Tejada que está conectado también en esta conferencia, en esta charla, en este encuentro cultural. Sin embargo, antes de Forestieri, permítame señor Director de la Biblioteca ver todos nosotros una presentación en video que se ha preparado de parte de la Embajada de Italia. Esta lógicamente en el Excelentísimo Señor Andrea Canepari, Embajador de Italia en nuestra República Dominicana. Adelante señora Flavia con el video. Seguimosagradeciendo acadauno de losMaestrosyMaestrasquenos hanconectado conla finalidad de conocer esta cultura, lo que es este legado italiano para cada uno de nosotros en la República

Dominicana y en este intercambio con la UASD. Estamos listos ya con el video del Excelentísimo Embajador.”

Video di Andrea Canepari, Embajador de Italia en República Dominicana:

“Muy buenas tardes, deseo agradecer la Universidad Autónoma de Santo Domingo, con esta importante presentación de un libro sobre el legado italiano en República Dominicana. Es importante para comprender la historia y los lazos entre los dos países. Muchas relaciones históricas, políticas, económicas, culturales…en todos los sectores como la arquitectura, el desarrollo agropecuario, la música.Ahoragraciasa los investigadoresqueescribieroneste libro podemosentender la importancia de lasrelacionesentrelosdospaíses. Por estanoche deamistad ydeculturadeseo agradecer elDoctor Antonio Medina, Vice Director de la UASD en representación de la Doctora Emma Polanco, Rectora Magnifica. Deseo también agradecer el Director de la Biblioteca “Pedro Mir”, Modesto Encarnacion, yelProfesor Marco Forestieripor hablar de los lazos importantesentrehistoria y futuroquesepueden entender en este libro sobre la herencia cultural italiana aquí. Creo que es importante pensar la historia, comprender los lazos para construir nuevas oportunidades para nuestros países. Hablar hoy en un centro de investigación tan importante, como la Universidad Autónoma de Santo Domingo, es una clave para crear nuevas oportunidades entre los dos países en el futuro. Espero que disfruten el libro y el resto del material virtual: las historietas inspiradas al libro y los videos de la historia entre los dos países con imágenes hermosas de Italia y República Dominicana en el sitio internet ciaosantodomingo.com. Muchísimas gracias por esta noche de amistad y espero que todos puedan disfrutar del libro y de las actividades culturales de la Embajada de Italia y de la Universidad Autónoma de Santo Domingo. Muchas Gracias.

Luis Pérez, Director de Relaciones Públicas de la UASD:

“El Excelentísimo Señor Andrea Canepari, Embajador de Italia en la República Dominicana, en este video para cada uno de nosotros. Es este el momento de presentar algunos detalles de los que es la cultura italiana. Señoras y señores, un alto privilegio, profesor de la UniversidadAutónoma de Santo Domingo, de la Facultad de Humanidades, el maestro Marcos Forestieri con todos nosotros.

Marcos Forestieri, Profesor de la Escuela de Historia UASD:

“Muchas gracias Maestro Luis Perez, saludo el selecto público que nos acompaña en la tarde de hoy. Sin lugar a dudas, con los procesos migratorios, cuando se gestionan en forma adecuada, pueden constituirse en un factor de crecimiento y desarrollo para las naciones receptoras. La sociedad

dominicanaquehoyendíaconocemoshasido engran medida moldeadaculturalmenteporlosaportes realizados por migrantes procedentes por distintas regiones. Dentro de todo, la población italiana representa uno de los más importantes por el impacto que ha tenido su presencia a lo largo deldevenir nacional. Se quiera o no reconocer, estamos vinculados a Italia desde el mismo momento en que nuestra isla se constituyó en 1492. Fuimos el primer asentamiento permanente de un estado europeo en el nuevo mundo. No olvidemos la figura tan controvertida delgenial navegante genovés Cristoforo Colombo, conocido como Cristóbal Colon, que, utilizando los mapas del célebre astrónomo, cosmógrafo, matemático florentino Paolo dal Pozzo Toscanelli, e inspirado por la obra “Il Milione” – “El libro del Millón” – del inolvidable Marco Polo, el viajero aventurero veneciano, Se atrevió a conseguir una nueva ruta de navegación por el oeste con el objetivo de llegar a las ricas costas de Cipango – el archipiélago japonés y de la antigua China. Su error y perseverancia lo condujeron a estas tierras y ya nada sería igual. Apartir de ese momento creo que no existe aspecto de relevancia de la vida de nuestro país en que los italianos no hayan estado presentes, de una forma o la otra. Educación, religión, luchas de independencia y políticas, artes, ciencias, tecnología, turismo, cocina, alimentación, las obras de ingeniería, la moda etc.Tenemos la colonia italiana más grande yprospera de toda el área el caribe. Por otra parte, Italia ha sido receptora de más de 10.000 migrantes dominicanos, muchos de ellos ya ciudadanos italianos de hace muchos años, que se han casados con italianos o italianas, yotros residen de manera permanente en la península. Han hecho raíces allí, han alcanzado un cierto nivel en cuanto a su calidad de vida y contribuyen – conjuntamente con toda la diáspora dominicana, sobre todo la de E.E.U.U. – al envío de remesas que permiten el sustento de miles de familias en nuestro país. Entiendo que esta historia de beneficio mutuo debe de ser acrecentada y fortalecida. Sobre la presencia italiana y sus aportes en los diferentes procesos históricos de nuestra nación podemos mencionar lo siguiente. Primero, brevemente me voy a referir a la colonización. En el año 1493, Cristóbal Colon regresa para hacer su segundo viaje con aproximadamente un grupo que los historiadores hanconsiderado entre1200 a1500 personas. Dentro de ese grupo vino un contingente deorigen italiana, entre ellos tenemos Diego Colon, Miguel Cuneo, Antonio Calabrese, Nicolas de Gaeta, JuanGriego, Luis de Saona, que en realidad es Luis de Savona, pero toma el apellido “Saona” inspirándose a Colon cuando bordea la isla de Saona y la nombra en honor a el amigo. Hay otros personajes que voy a omitir por razones de tiempo. Todos serian fundadores de la primera ciudad europea en el nuevo mundo que todos ustedes conocen, la famosa “Villa de la Isabela”. Ytambién testigos de muchos de los conflictosque iban a seguir. Luego vendrán una serie de cronistas, entre ellos Gerolamo Benzoni que vive aquí luego de retirarse de las tierras continentales. Pedro Mártir de Anglería, en realidad su nombre era Pietro Martire d’Anghiera, que fue uno de los más grandes cronistas al servicio de la Corte Española, que, aunque nunca visitó el

nuevo mundo, si tuvo contacto de primera mano a través de las entrevistas que el realizaba a todas aquellas personas que venían, fueran militares, navegantes, marineros, etc. Luego tenemos el gran Amerigo Vespucci, el gran cartógrafo italiano que realiza los primeros mapas con detalles del continente y descubre, se da cuenta, del error en el que había incurrido Cristóbal. En materias religiosas, que ya lo mencionaron ustedes mismos, llega aquí – ano 1519 – y en ese momento la isla era la capitanía, tenía el estatus de capitanía general de Santo Domingo de Guzmán, el Obispo, el humanista, cronista también, renacentista italiano, Alessandro Geraldini, quien habría desempeñado importantes cargos en la corte de los reyes católicos. Entre ellos ostentaba el cargo de encargado de todas las bebidas que consumían los reyes. Puede parecer algo tonto, algo insignificante ocuparse de las bebidas, pero en realidad era una labor extremadamente riesgosa porque tenía que probar previamente todo lo que consumían los reyes por miedo de ser envenenados. Luego pasa a ser preceptor de las infantas, muy en particular de Catalina de Aragón que luego se va a casar con los reyes de Inglaterra. Ytermina siendo capellán mayor, antes de ser enviado como el primer obispo de lasAméricas. Aquí, en nuestra querida ciudad de Santo Domingo de Guzmán, es el gran promotor, el que inicia, el que pide que se construya la Catedral Primada deAmérica conocida como Santa Maria de la Encarnacion o de la anunciación y como bien señaló el Maestro, entra en conflicto con el oprobioso régimen de las encomiendas y lo denuncia a través de su correspondencia con el papado. En las luchas de independencia hay mucho que decir. En abril de 1844, dos italianos de origen genovésqueestabandedicadosalcomercio yya habían llegado hace varios añosalpaís, JuanBautista Cambiaso y Juan Bautista Maggiolo, ambos navegantes y ambos genoveses, pusieron sus barcos al servicio de la agenda independista, improvisaron bergantines, entonces se dedicaban a la importación e importación de productos como el cacao, las maderas preciosas y el café, muy valioso no solo en Italia, sino también en Europa. Y de una manera desprendida ellos se identifican plenamente con el movimiento de independencia gestado por Juan Pablo Duarte yese grupo de jóvenes de pensamiento liberal. Miembros bellos de la burguesía, de sus distintas capas o niveles, y sin saberlo dan origen a la Marina, la cual sale victoriosa frente a las fuerzas haitianas en varios combates navales. El primero y el mal famoso, como ustedes saben, tiene lugar en abril de 1844, la famosa batalla de Tortuguero. Luego tenemos la llamada “Era de Francia” en Santo Domingo, que comienza formalmente a partir del Tratado de Basilea en 1795 hasta el 1809. En este periodo llega aquí a la isla parte del ejército napoleónico, bajo las órdenes del General Lecrerc, cuñado de Napoleón. Luego cuando salen de la colonia del Santo Domingo francés, que se convertirá a partir del 1804 en la República de Haití, quedan bajos las órdenes del General Jean-Louis Ferrand. Entonces tenemos la creación del Cuerpo de “Hombres Rana” de la Marina, que es una iniciativa que comienza en el 1957, a mano del ciudadano italiano MarcoTobia Sonzini que le sugiere alentonces Jefe de Estado Mayor dela Marina

de Guerra dominicana, Vicealmirante Rafael Richardson Lightbourne, la creación de un nuevo tipo de élite de comandos navales, similar al famoso grupo conocido como la X Flota Mas de la Marina de Guerra italiana, que fue el primer cuerpo de “Hombres Rana” a nivel mundial. La X Flota Mas luchó conéxito ala marinadeguerra inglesa, ledestruyó yleneutralizó importantesunidades navales, entonces para estos fines, es decir el Vicealmirante Richardson lleva esta proposición a Trujillo y el decide dar visto bueno y entonces para estos fines se contrata en el año 1959 a siete instructores italianos, todos ellos combatientes de gran experiencia. Entre ellos se menciona a Vittorio Tudesco y al famosísimo Ilio – que en realidad es Elio - Capozzi, quien cae en el intento de toma del Palacio

Nacional, durante la RevolucióndeAbril. Hombre muyquerido por los revolucionarios dominicanos. Se le debe de hacer honor. Está enterrado cerca de donde vivo, en el cementerio de la Avenida Independencia. Ellos ya habían servido en la X Flota Mas y también colaborado con el ejército italiano. Aellos se van a sumar Enzo Lobasto, Alberto Cortelleza, Mario Cresla, Benito Pambianchi, todosellospertenecientesa launidadelitedeparacaidistas italianos. Otraunidadque hizo corrertanto a los ingleses como a los neozelandeses en misiones de incursiones nocturnas que se lanzaban en el norte de África. Todos ellos eran maestros en el manejo de explosivos, en tácticas de combate, infiltración etc. El último fue Elio Volpi, que era un instructor especialista en combate cuerpo a cuerpo, sobretodo en jiujitsu. Por último se uniría el especialista de judo, japonés, y de aikido, al que tuve el gusto de conocer personalmente, Mamoru Matsunaga. Entonces desde febrero del 1959 hasta abril del 1965, este grupo de italianos promueve tres grupos de “hombre rana” que fueron entrenados bajo los criterios estrictos yrigurosos que se tenían en las unidades creadas inicialmente en Italia. Esa primera promoción va a egresar en octubre de 1959, la segunda en febrero del 1964 y la tercera – ya próxima a graduarse –no pudo realizar su acto porque estalló la revolución. Luego tenemos las luchas contra la tiranía deTrujillo y formando parte de la expedición de Constanza, Maimón y Estero Hondo del 1959, tenemos tres dominicanos descendientes de italianos. En Constanza tenemos a Héctor Mateo Calcagno, “Mateito”, en el desembarco de Estero Hondo tenemos Massimo Emilio Deolio, y en Maimón tenemos a dos, Ettore Emilio del Giudice Herrera y a Eduardo Salvador Martinez Saviñon. Quiero precisar que el apellido Saviñon se ha dicho que es francés no es francés. Saviñon es Savignone, apellido genovés. Ahí fue castellanizado en Saviñon. Luego al producirse el ajusticiamiento deltirano Trujillo, elGeneralAntonio Imbert Barrera, junto alotro héroe – que serían los únicos sobrevivientes del ajusticiamiento de Trujillo - se esconde en la casa del Cónsul de Italia por intermediación de la familia Ranieri. Los esconden para salvarles la vida. De igual forma el Cónsul le da cobijo a Guido D’Alessandro, fundador junto con Manolo Tavarez del Movimiento 14 de Junio. También anos después sería fundador del partido Revolucionario Social Cristiano. En materia educativa aquí tenemos desde hace 87 años la presencia de los Salesianos, una institución,

una orden, que el pueblo dominicano quiere muchísimo, que ha aportado en materia de educación, justicia, mejorías de las condiciones de vida para nuestro pueblo. Una institución ejemplar.Aquí llega el señor Rocco Cocchia. Ya en 1876 llega como vicario apostólico, de la diócesis de Santo Domingo, también delegado apostólico antes los gobiernos dominicanos, venezolanos y haitianos. Siempre usando como base Santo Domingo. Él, muy preocupado por la situación política, económica y educativa, parte para Italia y se dirige a Turín, donde conversa personalmente con Don Bosco, el fundador de la congregación salesiana, y le expresa sus temores, sus preocupaciones, sobre el destino de esa nación, y le pide que envié sacerdotes, educadores, para que ayuden y contribuyan para el progreso del pueblo. Don Bosco promete que sí, pero luego por unas series de dificultades no fue posibleelestablecimiento delacomunidad. Esapartir de1934quellegaelprimer grupo desalesianos al país con el objetivo de fundar una escuela profesional. El proyecto se va a materializar a partir de 1935, con la Escuela Salesiana deArtes yOficios, cuyo primer director fue Padre Pascual Trischetta. Tiempo después la Escuela será trasladada al barrio de Maria Auxiliadora, que todos conocemos y que en ese momento era sumamente humilde, necesitando la intervención de un grupo de personas realmente dedicadas a la enseñanza, a ofrecer oportunidades a esa juventud. Yellos reconvierten esta Escuela Profesional en el ya famoso Instituto Técnico Salesiano. Luego no se queda ahí, ya que en el Cibao se funda el Instituto Agronómico Salesiano, en La Vega. Instituto tremendo de formación agropecuaria. La Escuela Agrícola San Juan Bosco en Moca, el Instituto Politécnico Industrial de Santiago. Todas estas instituciones educativas han contribuido de una forma capital al proceso de desarrollo y así los modelos de gestión italianos, tanto a nivel nacional como internacional, todo ese entorno donde se edificaron los institutos agronómicos, se han convertido en zonas industriales. Hay que verlo para creerlo. Ahí se han formado agrónomos nacionales y extranjeros y a mucha gente sencilla de los campos donde también se le brinda asesoramiento y capacitación. Toda una serie de sacerdotes y educadores italianos pasaron por ahí, muchos de ellos nunca abandonaron el país y murieron y estas enterrados aquí en distintos lugares. También aprovecho el momento para recordar con mucho afecto a mi amigo, el Padre Rogelio Cruz de la Parroquia de Cristo Rey, quien realizo a mi entender una labor de concientización ejemplar, a quien la presión política hizo remover de forma injusta yabusiva de la ordensalesiana. En las artes hay tantas cosas que podríamos decir, por ejemplo el primer cinematógrafo, el cine, lo trae a la República Dominicana el italiano Francesco Greco, con el primer aparato, el primer cinematógrafo, en 1903 a la ciudad de Puerto Plata. En la plástica dominicana podríamos mencionar un maestro como Paul Giudicelli, Carlos Sangiovanni. La labor de la arquitectura y de la ingeniería…por favor, ese monumento, una belleza – a mi entender –incomparable, que es el más bello palacio gubernamental. Viví en Brasil, en México, en Venezuela pero a mi entender el palacio gubernamental más bello del continente americano es

nuestro palacio. Una obra maestral concebida por un ingeniero industrial italiano, Guido D’Alessandro, que se casa con una dominicana, muere en nuestro país, tiene problemas con Trujillo, y da estirpe a toda una familia D’Alessandro muy querida, como la cantante dominicana Gina D’Alessandro, que ya no vive aquí hace mucho tiempo, etc. Por favor, qué decir del periodismo.

Nuestro más importante medio – ya lo dijo el Maestro Encarnacion – periodístico, Listín Diario, lo ha fundado Arturo Pellerano Alfau, descendiente de italianos, y toda una serie de periodistas que conocí, Salvador Pittaluga, otro quien también fue embajador y escritor prolífico, Victor Grimaldi.

En la escultura ya el Maestro menciono la estatua que tenemos en el Parque Duarte a nuestro padre de la patria XXXfundador Pablo Duarte. Tenemos el busto de Duarte hecho por el Maestro Rotellini. Como dijo Don Modesto, la estatua de Don Gregorio Luperon etc. Y eso que no puedo, por razones de tiempo, hablar de la música, del ballet, de opera. En cuanto a comercio, el Maestro Encarnacion mencionò una figura emblemática que fue Don Amadeo Barletta. Mi familia tiene un vinculo muy especial con Don Amadeo, porque los Forestieri venimos del mismo pueblo, san Nicola Arcella en Calabria. La casa de el estaba enfrente de la casa nuestra y el fue nada mas y nada menos que el padrino de mi padre, gran amigo de mi abuelo. Amadeo Barletta es un gran empresario italiano que se desempenò como cónsul general de Italia. Un magnifico empresario, muy famoso en Cuba, muy famoso en nuestro país y también enArgentina, donde fue representante de la General Motors. Luego entraría en disputa con Trujillo y le hace una trastada, lo manda a restar dándole cargos, acusándolo de conspirar en su contra, de enviarle dinero alguerrillero RafaelEnrique Blanco, quese había alzado en contra de Trujillo. Bajo esta terrible acusación se le condena a 4 anos de cárcel y si no es por la presión internacional del gobierno estadounidense y de Benito Mussolini sabe Dios si nisiquiera sale vivo de la cárcel. Esa empresa era la Dominican Tobacco Company, que quería comprar lo que se va a convertir en la Tasbacalera, fundado por otro italiano, Don Anselmo Copello. Este ultimo se hace cargo de una empresa en Santiago, aprovechando la fertilidad de esa tierra para la producción del tabaco, funda una empresa, primero la conocemos como la Habanera que luego se va a convertir en la Comapnia Anonima Tabacalera, que Trujillo deseaba obviamente adquirir. Entonces Amedeop Barletta, que representaba a la Dominican Tobacco Company, también estaba empujando y le cerrò el paso, pero para conseguir sus objetivos tenia que abrirle un expediente y lo consiguió – pues si mal no recuerdo – e realidad Don Amedeo si había contribuido al levantamiento de Enrique Blanco. Aparentemente había ya desemborsado dinero y para salir de este regimn tan obrobioso que tanto daño le hizo alpaís, no solo a los dominicanos sino también a muchísimos otros grupos étnicos. Pues, en cuanto al comercio yo voy a simplemente a mencionar comerciantes, emprendedores, con una visión extraordinaria, familias como los Bonetti, Vicini, Barletta, Ranieri, la misma familia mía, los Forestieri. Mi tio, mi bisabuelo, no lo conoci pero tengo fotos del tio Josè Forestieri. Llega aquí a

finales de siglo XIX y se dedica a la compra de cacao, de café, y de otros productos dominicanos de gran valor en los mercados europeos y el entonces se dedica a la importación e exportación de alguno productos. Basicamente que seria de nuestro país si nosotros quitásemos la llegada de una familia como losVicini en la segunda mitad del siglo XIX. Vicini, no solamente Juan BautistaVicini Cánepa, se convierte no solo e el patriarca de la que será la familia italodominicana mas importante y rica de nuestro país, de trascendencia internacional, una de las mas ricas de todo el continente americano, propietaria de numerosos ingenios y comercios. Entre ellos, la antigua Metaldom, metalúrgica más importante del Caribe. Este hombre de la familia Vicini, que si no me equivoco también tenía una parentela con los Cambiaso, llega al país trabajando, ahorra dinero, comienza a invertir comprando propiedades. Se da cuenta del boom que viene en la industria azucarera, comienza a hacer prestamos al gobierno dominicano de tanto valor que el mismo Ulises Heureaux, en un altercado que tuvo con Juan Bautista Vicini, manda a buscar a Eugenio María de Hostos quien le dice que él es un joven de mucho valor pero que no enfrente a una personalidad como Juan Bautista Vicini porque ese es el hombre del dinero, que le da prestamos, que le facilita liquidez al gobierno, que se deje de eso. Eso nos da una medida que la importancia que llegó a tener este hombre en la vida nacional, y también se convierte en prestamista de otros inversionistas extranjeros, y al final muchos de ellos deciden irse cuando bajan los precios o porque no les fue bien y se supieron administrar, y entregan su tierra que habían dado en garantía al señor Vicini, quien comienza a crecentar una cantidad impresionante de tierra. Entonces, Senores no deseo agotarlos. Voy a parar aquí. Creo que mas o menos hemos dado una visión panorámica. Faltarian muchas cosas por ver, inclusive en la formación del cuerpo de bomberos, en la alimentación yen los seguros, dondetenemos la primera mujer vendedora de seguros de la República dominicana. Un negocio que levanto con mucho sacrificio. Enfin, hay muchos emprendedores y esta colonia se ha distinguido por ser sumamente trabajadora, humilde, vinculándose al pueblo que los recibe, casandose con nacionales, tienen sus hijos y no lo abandona. Basicamente ataque mi intervención. Si tienen alguna pregunta estoy en la mejor disposición en responder y me excusan si he decidido deternme porque no es mi intención saturarlos. Tenemos una magnifica obra que es ya motivo de orgullo para todos nosotros. Es unreconocimiento que había sido olvidado, no necesariamenteporelpueblo dominicano.Ymuchos intelectualescuando nosreuníamos discutíamos juste de esto. Y por suerte tenemos al doctor Andrea Canepari, un embajador que esta haciendo una gestión exelente al frente de la Embajada de Itaila. Un hombre muy dinamico y activo, que quiere verdaderamente que estrechemos muetros lazon entre los pueblos. Un abrazo, un beso y gracias por la oportunidad de estar aquí con sutedes. Quedo a buena disposición.”

“Gracias Marco Forestieri, profesor de la Escuela de Historia y Antropologia de la Facultad de Humanidades de nuestra Universidad Autónoma de Santo Domingo, un alto privilegio. Podemos pasarnos un buen tempo toda esta historia, escuchando a todos estos conocimientos que son sin lugar a dudas los que crean esa cultura, esa multicultura entre República Dominicana e Italia. Esperamos tenerle de nuevo Maestro en un encuentro como este, sea virtual o sea presencial, para poder esprimir en usted todos esos conocimientos y que pueda dotarnos de los mismos. Muy agradecido en nombre de la UASD a usted que forma parte de la misma.”

3.6 Presentación en la Universidad Nacional Pedro Henriquez Ureña (UNPHU)

[Idioma original: español]

Libro “El legado italiano en República Dominicana. Historia, Arquitectura, Economía y Sociedad.”.

A cargo de Andrea Canepari

Edición italiana y española publicada por Allemandi, 2021.

Edición académica estadounidense publicada por Saint Joseph's University Press, 2021.

17 de septiembre de 2021

Universidad Nacional Pedro Henriquez Ureña (UNPHU)

Santo Domingo, República Dominicana

INTERVENCIONES:

 Heidi De Moya, Directora de la Escuela de Arquitectura y Urbanismo - (UNPHU)

 Mizoocky Mota, Arquitecta urbanista y Coordinadora General de la Escuela de Arquitectura y Urbanismo - (UNPHU)

 Esteban Prieto, Arquitecto, Investigador y Profesor - (UNPHU)

 Gustavo Luis Moré, Arquitecto - (UNPHU)

 Julia Vicioso, Arquitecta, Historiadora y Diplomática

 Omar Rancier, Decano de la Facultad de Arquitectura y Arte - (UNPHU)

 Elizabeth Severino, Coordinadora de la Dirección de Experiencias Institucionales y Gestión de Graduados

 Rocío Aguiló, Coordinadora de la Dirección de Experiencias Institucionales y Gestión de Graduados

Heidi De Moya, Director of the School ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Muy buenas tardes y bienvenidos a este evento que tengamos muchas ganas de compartir hace un tiempo con ustedes, estudiantes, egresados y público en general. Como Directora de la Escuela de Arquitectura y Urbanismo de la Universidad Nacional Pedro Enriíquez Ureña, les damos la bienvenida a nuestros exponentes del día de hoy y, dentro de ellos, algunos que son egresados y que son un orgullo muy grande de nuestra escuela: el arquitecto Gustavo Moré, la arquitecta Mizoocky Mota, el arquitecto Esteban Prieto y la arquitecta Julia Vicioso. Muchísimas gracias por formar parte de este evento y por acoger nuestra invitación a este webinar de “El Legado Italiano de la Arquitectura Dominicana. Muchísimas gracias y bienvenidos. Ahora le paso la palabra a nuestro decano, el arquitecto Omar Rancier, quien hará la introducción de este evento.”

Omar Rancier, Dean of the Faculty ofArchitecture and Art - (UNPHU):

“Gracias Heidi. La Iniciativa del Libro del Legado italiano en la República Dominicana no puede ser más que calificada como una feliz iniciativa de Parte delembajadorAndrea Canepari, de la Embajada de Italia, con el cual la Universidad Nacional Pedro Enriíquez Ureña sostuvo unas excelentes relaciones, y especialmente unas relaciones con la facultad de Arquitectura yArte y sus escuelas de Arquitectura y Urbanismo y Diseño. Tuvimos la oportunidad de participar y hacer algunos eventos con profesores italianos que invitaba el embajadorAndrea Caneparipor parte de la embajada italiana. Por eso, la decisión de incluir sobre arquitectura en este bello libro, un capítulo que separa en la arquitectura colonial y arquitectura moderna, nos pareció aún más atractiva y más aún cuando un grupo importante de los ensayistas son egresados de nuestras aulas. Julia Vicioso y Esteban Prieto aparecen en la parte colonial con ensayos sobre el Alcázar y la Catedral y en la parte moderna, Gustavo Moré hace un enjundioso recuento de los arquitectos vinculados con Italia. Nos recordó un tema muy querido y trabajado por nosotras en algunas ocasiones, que es el tema de “Eje Italia”, que planteaba insistentemente Plácido Piña como uno de los aportes más importantes de la Escuela de Arquitectura de la UASD en ese momento, que hacía equilibrio a la influencia de las escuelas de arquitecturanorteamericana que tenían más, digamos, presencia a través de los caros yPedroAlfonso en la Escuela de Arquitectura de la UNPHU. Mizoocky Mota, por su parte, reseña el proyecto, si se quiere, de una posmodernidad caribeña de Altos de Chabón. Esta tarde nosotros nos sentimos muy contentos, les damos la bienvenida de parte de la Facultad de arquitectura y arte a estos prestigiosos egresados y agradece a la Embajada italiana y Andrea Canepari la oportunidad de que estos profesionales salidos de nuestras aulas participaran en tan maravillosa publicación. Enhorabuena y disfrutemos entonces de este conversatorio. Muchas gracias.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Muchas gracias señor Decano. Vamos a pasar con unas palabras de la Coordinadora General de Egresados, quien ha estado coordinando este evento pues conjuntamente con la Escuela de Arquitectura e Urbanismo de la Facultad deArquitectura yArtes. Adelante, Rocío.”

RocíoAguiló, CoordinatoroftheDirectorate forInstitutionalExperiencesand Graduate Management:

“Buenas tardes a todos. Una vez más, externamos nuestro orgullo desde la Dirección de Experiencia Institucional y Gestión de Egresados. Mi compañera Elizabeth Severino y yo estamos muy agradecidos de la participación que tenemos en este evento, donde celebramos la labor tan enriquecedora de estos egresados de la universidad, que ha sido plasmada en El Legado Italiano en la Cultura Dominicana. YElizabeth les comentará una breve reseña de cada uno de los autores.”

Elizabeth Severino, Coordinator of the Directorate for Institutional Experiences and Graduate Management:

“Muy buenas tardes a todos. Haremos una pequeña semblanza de cada uno de los autores, iniciando con el arquitecto Gustavo Moré. Es arquitecto egresado de la UNPHU, posee una especialización en restauración de monumentos, ha ganado numerosos concursos de diseño arquitectónico y urbano y realizado obras de gran relevancia en el ámbito público y privado. Es autor de varios libros que han sido galardonados de la Arquitectura en el Ámbito del gran Caribe y la República Dominicana.

Continuamos con la arquitecta Mizoocky Mota, arquitecta urbanista egresada de UNPHU, también es profesora universitaria y Coordinadora General de nuestra Escuela de Arquitectura y Urbanismo. Es a su vez investigadora yes entusiasta de los temas ligados a la planificación, la resiliencia humana, la sostenibilidad y tiene gran experiencia en el tema del Ordenamiento Territorial en la Dirección de General de Ordenamiento y Desarrollo Territorial de la República Dominicana. Continuamos con el arquitecto Esteban Prieto, es arquitecto, investigador y profesor universitario especializado en conservación arquitectónica, egresado de la UNPHU de la Maestría de Conservación de Monumentos. Ha restaurado múltiples inmuebles en la Zona Colonial de Santo Domingo y ha trabajado en múltiples trabajos que han sido publicados sobre temas de arquitectura indígena, vernácula y popular, fortificaciones, entre otros. Y ya para concluir tendremos la participación de la arquitecta Julia Vicioso, ella es egresada UNPHU, también fue la primera en presentarla una tesis en historia de la arquitectura, es historiadora y diplomática y además posee una maestría y un doctorado

en Historia en conservaciónde monumentos yenpaleografía diplomática yarchivística. Nuevamente bienvenidos a todos y esperamos que este tiempo sea de gran provecho para todos nosotros. Bienvenidos.”

Gustavo Luis Moré, Architect - (UNPHU):

“(Presentando un PDF del libro) Bien, les agradezco de todo corazón, sobre todo a Esteban, quien me llamó para invitarme a colaborar en este proyecto, porque realmente me resultó muy placentero poderme entrar en el tema, que si hace un rato, era un tema que teníamos pendiente en el país. Los arquitectos que nos hemos dedicado a trabajar con la aritecturas yteníamos ese tema precis de cuáles son las filiaciones culturales de los dominicanos que estuvieron fuera del país. La oportunidad de hacer un listado lo más exhaustivo posible de todos los que tuvimos que reconocer, no sólo por nuestras previas investigaciones, sino precisamente por las referencias de los que estuvimos entrevistando. Yo creo que casi todas las personas que están en el artículo, que están vivas, fueron entrevistadas yfueron muy, muy importantes los datos que nos dieron, ya que no solamente hablamos de ellos en su vida personal en Italia, sino de cuáles fueron las orientaciones de carácter académico y de carácter crítico que estuvieron vigentes en cada período en que estos dominicanos estuvieron allí. Yademás, cuáles eran los autores italianos que tenían en ese momento mayor influencia en ellos y en los demás. Eso fue fundamental. Es posible, estoy seguro, que se nos deben haber quedado varios, pero bueno, esperamosseguir conla investigación. Les informo quenosotrossomospartedelarevista

Archivos de Arquitectura Dominicana y estábamos esperando que saliera el libro para poderlo explicar nosotros en la revista con mayor cantidad de gráficos y con posiblemente ediciones que puedan completar el alcance. Yo no suelo leer las conferencias que doy, pero en este caso hoy estuve leyendo las primeras dos páginas del artículo y me gustaría que ustedes me permitan compartirlas, por favor, porque me parece que está resumido en ellas. Hay varios bloques dentro del artículo. Comenzamos con uno que trata sobre el contexto cultural internacional: ¿qué estaba pasando en el mundo después de la Segunda Guerra Mundial? La arquitecturaen la Italia de la posguerra es elpunto de partida, ya que en ese momento es cuando los dominicanos comienzan a inscribirse y cursar maestrías, y algunos de ellos incluso las carreras completas en Italia. ¿Qué estaba pasando en la formación universitaria local en ese momento? ¿Cuál era el contraste? Y, ¿cómo una escuela del Caribe dominicano, en medio de una dictadura, podía de alguna forma compensar o preparar a los estudiantes de arquitectura local en relación con lo que estaba ocurriendo en el exterior? Finalmente, algo que marcó la historia y que quiero mencionar es la configuración del “Eje Italia”. El “Eje Italia” es un apelativo que nuestro colega Plácido Piña utilizó hace probablemente 30 o 40 años para identificar al grupo de estudiantes dominicanos que, durante esos primeros, digamos, 20 años de

los años 50 a los 70 , fueron a estudiar a Italia. De hecho, ellos constituyeron en la República Dominicana, sin darse cuenta, una fuerza cultural muy importante. No solo como profesores, sino también con sus experiencias en las aulas y en las instituciones donde operaban. (Comienza a leer un extracto del libro; p. 289) Eran los años de la posguerra, las fuerzas de Occidente se recomponían.

LosEstadosUnidosdeAméricavivíanlagloriadelvencedor yejercíanun fuerteimpacto enlacultura global. Los grandes maestros internacionales como Frank Lloyd Wright, Le Corbusier o Mies van der Rohe realizaban sus últimas obras, y daban paso a figuras como Eero Saarinen, Louis Kahn, SOM Skidmore Owings and Merrill, Paul Rudolph, Aldo van Eyck. Se sentía la revolucionaria actitud que habría de detonar en los años sesenta con equipos como el Team X, Archigram, un poco después las extraordinarias obras de Foster, Piano, Rogers (el Musée Pompidou por ejemplo), y ya desde los cincuenta, el despunte de América Latina y su exposición en el Museum of Modern Art: Niemeyer, Costa, Villanueva, Barragán, Ramírez Vázquez, Romanach, Bermúdez, Vegas, Salmona, Zabludovsky, Testa, y un largo etcétera. Eran años de gran intensidad cultural y de trascendentes cambiospolíticosen losqueasomabaese «se valetodo»quepareceprimar hoy. Italiavivió unrenacer de inusitado calibre de la arquitectura moderna, esta vez abrazada a la ingeniería. Pier Luigi Nervi se destacaba como proyectista estructural de una dimensión en la que la arquitectura, la ingeniería y la construcción parecíanconvertirse enuna sola disciplina. Sus proyectos dieronrealce a las Olimpíadas de Roma en 1960; transformaban Turín, y otras ciudades que recibieron sus elegantes y asombrosas estructuras. Otros autores descollaban con sus obras exquisitas: Franco Albini, cuyo edificio de la Rinascente en Roma abría de deleitar a muchos; Giovanni Michelucci, el célebre florentino autor de la Chiesa dell’Autostrada del Sole; el visionario Carlo Scarpa, veneciano de fuste universal, con su detallada arquitectura y su design de refinado gusto. Eran los años del despertar del diseño industrial italiano, deesedesigntanconcentrado enMilán, vinculado aempresascomo Flos,Artemide, Cassina, Poltrona Frau, iGuzzini, etc. Según refiere la revista monográfica «2G», n. 1$ («Arquitectura italiana de la posguerra 1944-1960»), editada por Luca Molinari y Paolo Scrivano: «Tras las particularidades sufridas por la introducción del movimiento moderno en la Italia fascista, la producción arquitectónica del país renace tras la Segunda Guerra Mundial. El movimiento moderno se combina con una visión más local ligada a una tradición histórica de gran peso y a la construcción en ciudades históricas muy consolidadas. Italia pasa a ser en estos años un baluarte de la arquitectura moderna mundial que prepara el campo de reflexción de todas las posteriores aportaciones de alcance mundial por parte de los teóricos italianos de los años 70». De hecho, yo sostengo que Italia fue uno de los países que, en los años 80, abrazó un cambio en su política cultural que le era propio. En Italia, jamás la historia ha dejado de estar presente. (Sigue leyendo el extracto del libro) «Edificios para firmas comerciales, agrupaciones de viviendas, edificios públicos de arquitectos como Ernesto N. Rogers y

su grupo BBPR, Gardella, Moretti, Ridolfi, Quaroni, Albini, Figini-Pollini o Michelucci que, junto con la pujanza de un diseño italiano que se exporta a todo el mundo o el poder de la prensa especializada italiana como medio de reflexión internacional, hacen de esta etapa de la arquitectura italiana uno de los episodios más fructíferos de la arquitectura europea de la segunda mitad del siglo XX. Obras significativas tales como la torre Velasca de BBPR, el edificio de viviendas "Girasole" de Moretti o los barrios de viviendas de Ridolfi, Albini y Figini-Pollini». Este párrafo contiene, de manera muy concentrada, precisamente lo que nosotros anunciamos en los párrafos anteriores. (Sigue leyendo el extracto del libro) Tal es el panorama en Italia. En una realidad paralela, la República Dominicana iniciaba el régimen trujillista; algunos italianos con presencia en la República Dominicana se destacaban en varios escenarios. Alfredo Scaroina había ya participado décadas antes en varias obras públicas, entre ellas el Ayuntamiento de San Cristóbal. Amedeo Campagna (1893), de Santa Domenica Talao, quien había cursado estudios de Ingeniería probablemente en Nápoles, se establece y realiza obras en Santiago y Puerto Plata. En 1927 se establece en Montecristi el ingeniero Guido D'Alessandro Lombardi, quien habría de realizar muchas obras de relevancia durante la Era, entre ellas el significativo Palacio Nacional de Gobierno; en 1927 también aparece en el Ingenio Angelinael ingeniero BaldassareGuaschino (1950), instalando elteleférico sobreelHiguamo yobras infraestructuras. Hacia el 1950, cuando iniciamos esta historia, aún faltaban 11 años para concluir el período denominado la Era de Trujillo. Los jóvenes con vocación de arquitecto no tenían otra alternativa que acudir a las aulas de la Universidad de Santo Domingo ycursar su carreradeIngeniero Arquitecto, como se entendía en esos años hasta ser cambiado el pensum de estudios después del Movimiento Renovador del 1965. No es hasta el 1966 que se funda la Universidad Nacional Pedro Henríquez Ureña (UNPHU), ya que no existía otra opción que la Universidad de Santo Domingo (USD), posteriormente(UASD).Almorir Trujillo el30de mayo de1961, seencontrabadeembajador dominicano en Roma el doctor Joaquín Salazar, quien logró timonear con éxito los recios vaivenes de la transición. Ya Italia descollaba como un ícono de la arquitectura de posguerra a nivel mundial. Pensar en arquitectura y en Italia parecía ser una ecuación inevitable. Las escuelas de Roma y de Milán eran de enorme renombre ya que hospedaban a la crema y nata del profesorado en el diseño italiano. Es así como se inicia este peregrinaje de jóvenes dominicanos en las academias italianas. Rafael Calventi rompe el hielo; al decir del arquitecto Manuel Salvador Gautier: «Calventi nunca estaba tranquilo, era muy inquieto y lograba lo que se proponía». Aeste espíritu debemos la ruptura y eltraslado delprimer dominicano hacia aulas italianas, trayecto que se ha repetido decenas de veces en los casi setenta años siguientes. A continuación se ha redactado una lista secuenciada cronológicamente de los estudiantes dominicanos en academias italianas de arquitectura. El elenco parece ser completo pero podría no serlo. Lo interesante es - aquí hayuna serie de criterios que quiero

compartir - elflujo deestudiantes ylaalternabilidad desedes. Enunprincipio Roma, yposteriormente Florencia, Venecia y Milán. El papel destacadísimo, tanto en la esfera pública como en la práctica privada, de muchos de los formados en Italia a su regreso a la República Dominicana. Es dificil asegurarlo, pero a nuestro juicio de todas las migraciones estudiantiles que se han dado en la República Dominicana no parece existir otra de mayor influencia en la cultura local que la italiana, hasta el florecimiento de Barcelona como destino posterior a los eventos del 1992. Yesta última, está aún por demostrarse. Ha sido frecuente denominar a este flujo «El Eje Italia», en verdad referido a la primera camada que acudió numerosamente a La Sapienza en Roma. Pero ya veremos que este apelativo le encaja bien a todo. El resto del catálogo de figuras reseñadas aqui brevemente, inicio brevemente con Calventi. Calventi fue un arquitecto, no solamente formado en Roma, sino que además trabajó en la oficina de Marcel Breuer e Ieoh Ming Pei. Tuvo una formación académica agrmigable, lo que tuvimos la oportunidad de compartir en su oficina jornadas de trabajo - estarán de acuerdo conmigo. Ycreo que realmente tal vez tiene, sobre todo en la arquitectura de los 60 a los 80, muchas de las obras más significativas de la arquitectura contemporánea dominicana. Solamente quiero mencionar al Banco Central de la República de después fue ganado por concurso de diseño en el momento en que fue visita. Anselmo brache, que también fue a Roma, también estuvo en la Sapienza; a su llegada a Italia, estaba el embajador César Piña Barinas. Logré desentrañar cuáles fueron los embajadores dominicanos que estuvieron en Italia en esos periodos. Es interesante tener esa conexión también. Víctor bisonó pichardo, también romano, también estuvo en esos periodos en Roma y tuvo una obra, no de gran escala, pero sí de gran calidad. Manuel Salvador de Pie, como dije, reciénfallecido, esposiblementeelarquitecto másredondo,máscompletoquehaya frecuentadoItalia para la República Dominicana. Era un gran diseñador, un gran escritor, un gran crítico, un gran funcionario público, un gran decano. Y era una persona que, además, después de sus objetivos en la arquitectura, se dedicó a la literatura, obteniendo premios. Todos los premios que se pueden ganar en la República Dominicana como escritor fueron ganados por él. Erwin cott fue socio de Gautier, por ejemplo, cumplía con la Catedral - que se ve a la derecha - que fue transformada en el proyecto original por el arquitecto Pedro Mena. Fue originalmente ganado por Cott. Manuel Polanco es un arquitecto de batalla, de trinchera, tiene una gran obra, muy larga, sigue practicando; también estuvo en Roma. Héctor Ramón Morales, de quien no pudimos averiguar mucho, pero sabemos que no terminó los estudios en La Sapienza. Leopoldo Franco, arquitecto, uno de una rareza informal, realmente admirable, ¿no? Él también está vivo. De él obtuvimos muchísima información, porque él llega a Roma en el 1961, o sea, ya está a caballo entre los cincuenta ylo que fueron los sesenta. Logró darme un esquema cronológico de los personajes que estuvieron en ese momento. Cristian Martínez era un arquitecto muyadmirado por mí, hizo una obra importantísima, sobre todo durante los años de

los gobiernos del doctor Balaguer en la década de los 70. Por ejemplo, la Plaza de la Bandera en la Luperón con la 27, la restauración y remodelación del Parque de la Independencia, y muchísimas obras de arte importantes en el aeropuerto de Santo Domingo, en la Biblioteca Nacional, etc. Un arquitecto y artista de muchos cultos que, lamentablemente, tiene un temperamento muy retraído. Y por más que lo he amenazado, no he logrado sentarme a hablar con él. Sialguno de ustedes lo conoce, por favor díganle que coja pena. GianniCavagliano Strozzi, hijo de Mario Cavagliano, un funcionario dominicano de la embajada. Milán Lora acaba de presentar, y creo que todavía está vigente, una bellísima exposición de acuarelas en Casa de Teatro. Es un artista formidable, una persona encantadora. Tiene muchas obras también, sobre todo en el ámbito turístico. Fue uno de los primeros arquitectos de esa generación que, junto con Gay Vega, comenzó a producir hoteles para el turismo que hoy en día. Glauco Castellanos estudió artes en Florencia y fue también un gran acuarelista, una persona de gran valentía y de gran arte. César Iván Feris Iglesias, un profesor de arquitectura del Renacimiento. Le debo a él, en gran medida, haber ido a Italia y mi pasión por los arquitectos italianos, desde el Renacimiento hasta hoy. Tiene muchas obras, sobre todo en el ámbito musical. Es una persona encantadora y de muy fácil acceso. Espero poder aprovechar su sabiduría por mucho tiempo. Esteban (Prieto Vicioso) lo tenemos con nosotros, y él está aquí en la lista, no porque sea muy viejo, sino porque llegó muy temprano. Esteban hizo un restaurado para su doctorado en Roma. Ha sido uno de los profesores de todos nosotros y, además, un ejemplo de ser humano, a quien agradezco. Ricardo Domínguez estuvo también en Roma. Con el tiempo, llegó a ser director de la Oficina de Patrimonio Cultural en Santiago de los Caballeros. Bueno, aquí ya entramos a otro bloque de la lista. Fíjese cómo hablé de la madrugada de la posmodernidad, la Italia de los 80 y la Strada Novissima. Los que en ese entonces ya estábamos trabajando ypracticando, estudiando arquitectura, recordaremos la importancia que tuvo esa exposición en la Bienal de Venecia, de Strada Novissima, que fue fundamental en la discusión a nivel internacional. Y aquí también nace un nodo florentino muy importante, sobre todo en la restauración y la multiplicidad universitaria local. Voy a seguir con la lista. Apolinar Fernández De Castro, un arquitecto dominicano que estudió en EE.UU. e hizo un doctorado en Florencia. Pedro Mena Lajara hizo las modificaciones de la Catedral de La Vega, basadas en la escultura de Cotto. Gabriel Báez Risk. Carmen Amelia Castro, Una buena amiga que vive en Florencia, se casó con un italiano. Es arquitecta de universidad y está trabajando allá. Aquí estoy yo, de quien ya se ha hablado lo necesario. Alfredo Marranzini, compañero mío de curso; nos fuimos juntos a Florencia y vivimos juntos allí. Bichara KhouryYRosa Natalia Rodríguez Pellerano, compañera mía de facultad también. Carlos Ernesto Del Castillo Valle. José Mejía, de gran calidad en la República Dominicana. Ninouska Nova, una de las arquitectas de interiores más talentosas, a mi parecer. Muy buena, formada de una manera clásica, pero ultra moderna también. La admiro

muchísimo. Julia Vicioso, a quien tenemos aquí con nosotros un poquito más tarde, y quiero decirlo con gran orgullo porque es la primera vez que tengo la oportunidad de hacerlo. Julia fue verdaderamente la primera persona que hizo una especie de investigación en la UNPHU, que fue dirigida por mí. Tengo el honor de decir que, de cierta forma, la involucré en el video y la acompañé. Espero que a Julia le haya ido bien conmigo también, como pueda. Adoris Martínez, funcionaria de Patrimonio Cultural por muchos años. Fernando González también. Aquí están todos los chicos dominicanos que estuvimos fundamentalmente en Florencia, porque eran las becas que ofrecía el gobierno italiano. Mauricia Mínguez, ustedes deben conocerla, también estuvo en Florencia yrealizó el mismo curso que hicimos nosotros. George Latour Heinsen también estuvo primero en Florencia, y luego tuvo la suerte de hacer unos cursos importantes en Venecia con críticos, grandes críticos italianos del momento. Y además trabajó durante muchos años con el maestro Vittorio Gregotti. Lil Guerrero, arquitecta también. Yudelka Checo, arquitecta interiorista, la encargada de la tienda Alfisteni, que tiene una capacidad de trabajo asombrosa. Gustavo Ubrí. Estamos casi terminando, no desesperen - la próxima página - aquí ya estamos en Italia en el cambio de siglo, el tercer bloque: Milán, hacia donde están yendo casi todos los jóvenes, y cómo esa academia y práctica profesional local se manifiesta. Sobre todo ahora, hay una gran cantidad de jóvenes estudiando interiores. Es la disciplina que más está siendo solicitada por los estudiantes dominicanos, tanto en Florencia como en Milán. Richard Moreta, que ha hecho muchos dibujos preciosos. Sonia Bautista. Mizoocky Mota. También mi hija María Del Mar Moré, que es asociada yencargada del departamento de interiores de la oficina. Anita Ramos Hernández, nieta de Rafael Tomás Hernández. Marlene García, Patricia Sención, Laura León. Toda esta gente hizo interiores en Italia. Patricia Hane. Annabel Hiraldo.Les agradeceré a todos ustedes si son tan amables, si conocen a alguien que pueda escribir, los invito a que estén pendientes. Estén atentos a la salida de la próxima revista Archivo de Dirección Ana, que tendrá este artículo corregido y ampliado. Muchas gracias. Si tienen alguna pregunta, supongo que la dejaremos para el final. Así que nada, por aquí estamos. Gracias.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Gracias por ese recuento, digamos, de diferentes generaciones que se han nutrido de la escuela italiana yque, esa verificaciónen los trabajos de vuelta alpaís, pues hablan un poco de esa formación. Yo creo que eso ha sido muy importante también para que las nuevas generaciones vean ese nutrido grupo de profesionales que tenemos. Y yo estoy segura de que más de uno de los chicos ha podido identificar algún profesor, alguna profesora de la escuela de la UNPHU que recibió esa formación. De alguna manera, yo estoy segura de que se transmite, a partir de las anécdotas, de las experiencias

que vivimos en esa escuela italiana, a quienes has mencionado, y donde me siento muy identificada, porque yo también recibí y sigo recibiendo esa influencia italiana a través de la escuela veneciana, la escuela de Rossi, de Tafuri, que, aunque de verdad no es mi época, no tuve la suerte detenerlos como profesor, pero todavía hoy, en la escuela veneciana, hay una mística sobre la profundización de la crítica en arquitectura que esos pilares dejaron. Yo voy a continuar con el... un poco quiero volver haciaatrás, quiero presentar laportadadellibro, quierohacer énfasisunpoco enestaideaquetenemos desde hace unos meses, pensando y trabajando conjuntamente con la embajada y con la dirección de egresados, de por qué era importante hacer esta actividad, no solamente por el nutrido grupo de profesionales que tuvieron la oportunidad de escribir en este pesado libro - lo tengo aquí cercano, y si estuviéramos presencial, pues seguramente tendríamos la oportunidad de entrar en contacto con lo que significa el peso específico del libro y lo completo que es -. Pero quiero comenzar un poco con traerme a las cosas, vamos a decir, más esenciales, ¿no? ¿Cómo es este libro?Y luego entrar entonces en el capítulo de arquitectura y más específicamente en el artículo, que es un pequeño artículo en un gran libro. Y voy a hablar también un poco de cómo yo llego a esto, es una anécdota, como muchas veces sucede. El arquitecto Rancier me involucra yme dice: "¿Qué te parece si escribes para esto que me ha llegado?". Y un sábado en la tarde me llama José Cho y me dice: "¿Tú eres Mizoocky? ¿ Mizoocky es tu nombre?". Yo le digo que sí, él habla y me comienza a contar un poco sobre las ideas que había en ese momento sobre el libro. Yobviamente quedo fascinada, un poco por la experiencia vivida en Italia y porque me siento parte, un poco como dividida entre dos naciones. Y acepto inmediatamente escribir específicamente sobreAltos de Chavón. Había la necesidad de traer a la luz un poco al arquitecto que le dio, al final, la materialización de la obra, y también un poco lo que estaba detrás de esa materialización. Y cómo el saber italiano, pues, a través de lo artesanal y de la obra, se transmite a la población local, a los artesanos locales, en una especie de puente que se da a través de las artes y la arquitectura. (Muestra el cartel del evento) Este es el libro. Es un libro pesado, como dije, bastante completo endiferentes ramas de la sociedad, de la vida pública, de la arquitectura, de la historia, de la economía, del derecho, donde diferentes actores dejaron su legado en ese puente trazado entre Italia y República Dominicana. Un libro que se puede conseguir online, se puede ver como lo estábamos viendo con la intervención del arquitecto Moré, se encuentra en la plataforma de ISSUU, o sea, ustedes están bastante familiarizados con la plataforma, pero detodos modos podemos dejarles el link para que lo puedan ver. Es un libro que está editado en tres idiomas: en español, italiano (aunque aún no ha salido la edición en italiano) y en inglés. Y bueno, vamos a ver por qué también es importante que estemos aquí, no solamente por los autores egresados que hoy van a compartir su experiencia sobre el libro, sino también porque el libro trae un artículo interesante en el que la Escuela deArquitectura y Urbanismo fue partícipe. El autor es Sandro Parrinello, quien visitó

la República Dominicana en el año 2019. De hecho, dio una conferencia en nuestra universidad e hizo una serie de levantamientos de la muralla de Antonelli, donde participaron nuestros estudiantes y donde hubo una vinculación importante, me parece que con la Universidad de Pavia, de donde es profesor Parrinello. Aquí podemos ver las fotografías de esos levantamientos: esos son nuestros estudiantes en ese momento, utilizando fotogrametría y drones para levantar nubes de puntos de un modelo digital de las murallas. Hay una investigación ya de larga data que se está llevando a cabo con la Universidad de Pavia, y donde hubo una vinculación directa con la didáctica académica de la Escuela de Arquitectura y Urbanismo, junto con la Unidad de Arquitectura Avanzada. Por eso no queríamos dejar pasar la oportunidad de presentar dentro de nuestra comunidad académica la importancia de este capítulo para nosotros, más allá de los egresados que estamos aquí - yo llevo un doble sombrero también como coordinadora de la escuela -, sino tambiéncómo se van nutriendo estas relaciones entre distintas culturas que se interesan por nuestro patrimonio construido, y cómo la escuela es terreno fértil para que se puedan hacer estas investigaciones. Sobre todo, cómo nuestros estudiantes se pueden vincular y beneficiarse de estos procesos que van más allá de las aulas. Esto fue presentado en esa conferencia: cómo se levantó, a través de esa nube de puntos compleja, la muralla de Antonelli. Es una investigación que todavía está en curso y de la cual esperamos tener los resultados para poder mostrarlos como un aporte, fruto también de nuestras vinculaciones con universidades italianas. Nosotros hemos tenido también buenos acercamientos con otras universidades italianas, como la Universidad de Venecia y el Politécnico de Milán, con los cuales firmamos un convenio justo al inicio de la pandemia. Queremos comenzar a activar ese convenio a partir del año que viene, con actividades que puedan seguir sirviendo de puente en la educación de la arquitecturaennuestro país y, de maneraespecial, ennuestraescuela. Voyapasar rápidamenteporque no me voy a detener, obviamente, en los demás artículos, sino que voy a ir directamente al artículo sobreAltos de Chavón, que es un artículo corto. Como dije, esos artículos, sobre todo los finales, de alguna manera dan cierre al capítulo de arquitectura. Teníamos la limitante de tiempo y de palabras, así que había la necesidad de cerrar con un referimiento mucho más, vamos a decir, caribeño. Estoy buscando el artículo; tengo el libro aquí en la mano, un libro que me gusta ojear porque, la verdad, es muy bonito de ver y de disfrutar sus imágenes en toda su amplitud. Decirles que este proyecto, que se enclava en este acantilado sobre el río Chavón en la provincia de La Romana, está concebido bajo la idea y la planificación de Tony y Danilo Caro Ginebra. Luego interviene el arquitecto Roberto Coppa, quienes el foco principal del artículo en granparte. Coppa viene de una trayectoria en el cine, y llega al país invitado por el gran director de los años de gloria del cine italiano, Dino De Laurentiis, quien lo invita a su casa veraniega en el Caribe. Allí conoce también al empresario prolífico de esos años, Charles Bluhdorn, quien también tiene una casa en este paradisiaco lugar. A partir de ahí,

comienzan a surgir las ideas de construir una especie de ciudad de los artistas y de configurar una idea de un borgo mediterráneo eneste escenario caribeño, un lugar que luego se convierte en un punto de referencia para el cine mundial, donde ha sido escenario de diferentes filmografías de importante trayectoria, sobre todo en Hollywood. Algunos datos importantes que me gustaría leer y que tienen mucho que ver con el trabajo artesanal que se hace en el proyecto deAltos de Chavón. Y voy a leer: los trabajos deAltos de Chavón iniciaron en el año 1976, a partir de la construcción de materiales de las canteras cercanas, de una carretera aledaña y un puente sobre el río Chabón. Como comúnmente sucede en nuestro país, los proyectos de infraestructura, de alguna manera, inician la chispa de un cierto desarrollo en una zona específica, y sobre todo a través de infraestructuras como la conectividad. El arquitecto Coppa diseñó y supervisó personalmente, con atención a cada detalle, junto a un equipo de artesanos dominicanos que trabajaban la piedra coralina, el forjado y la madera. Fueron ellos quienes dieron vida a los caminos empedrados, las fuentes de piedra coralina y los edificios de terracota, creando un efecto mágico donde el arquitecto supo transformar la producción local con el valor agregado de la experiencia y la formación italiana. Durante seis años, se esculpió a mano cada detalle decorativo, escalera, callejuela y edificación que componen el complejo de Altos de Chavón, destacándose entre ellos la iglesia de San Estanislao, que tuvo la visita, inclusive, del Papa, el Museo Arqueológico Regional dedicado al arte prehispánico y el anfiteatro griego, que comúnmente es confundido con un anfiteatro romano. Es evidente la destreza del arquitecto Coppa en inventar y reinventar cada pieza hasta lograr la atmósfera mediterránea que predomina en el lugar. El complejo se desarrolla en una meseta alta de unos 100 m aproximadamente sobre el río Chabón, con hermosas calles empedradas yuna plaza central donde se ubica la pequeña iglesia católica de San Estanislao. Esta hermosa construcción, de tonos bicolores dados por la piedra y el ladrillo, posee un portal de entrada de inspiración neoclásica, un pequeño rosetón y un doble campanario. A pocos metros, el Museo Arqueológico Regional deAltos de Chavón, que se inauguró en el año 1981, posee una sala expositiva precolombina que documenta el valioso legado de la cultura indígena de la isla de Santo Domingo. La institución alberga más de 3,000 objetos de distintas zonas de la región del Caribe y Centroamérica, recopilados a lo largo de 40 años por el coleccionista Samuel Pión. Aveces, esto queda un poco relegado en la historia y en el legado de las construcciones de este tipo que se hacen, sobre todo porque está descentralizado en una provincia al este del país. Es importante que conozcamos el legado que alberga este museo, sobre todo por la importancia de conocer la cultura precolombina, un poco hablando más de lo que significa hoy en día. La Ciudad de los Artistas se ha convertido hoyen día en un punto de referencia multidisciplinario para el ámbito del diseño en todas sus ramas, como el diseño gráfico, la ilustración, el diseño de moda y las artes plásticas, gracias a la Escuela de Diseño de Altos de Chavón, afiliada a la Parsons School of Design de Nueva York, que

fue fundada en el año 1983. Además, este Borgo, como quise asociarlo, alberga un sinnúmero de talleres artesanales de diferentes saberes, como la alfarería, la cestería, tejidos yserigrafías, así como negocios de artesanía, restaurantes y galerías de obras de arte de afamados artistas dominicanos e internacionales. Erróneamente, el llamado anfiteatro de Altos de Chavón está emplazado en una exuberante vegetación; es una obra arquitectónica inspirada en el teatro griego, compuesta por tres elementos clásicos: la orquesta, elcentro enforma circular, yelescenario, situado detrás, que se eleva hacia una pared de piedra coralina rectangular, donde se ubican los camerinos y el auditorio abierto en semicírculo, elevándose donde se ubica la audiencia. El éxito de Altos de Chavón, que ya conocemos como locación de películas, también se refleja en el resto del complejo que se desarrolla de manera habitacional y de descanso. Pero también hay algunos puntos específicos en la construcción de esta obra de Coppa, que pone de manifiesto tres elementos fundamentales de la relación dominico-italiana: la riqueza cultural que se multiplica al unir el saber italiano de antiguos oficios artesanales y la experiencia privilegiada que se desarrolla al lado de grandes artistas y precursoresde las artes escénicas, como es elcaso de Coppaconlos artesanos criollos, quienes elevan su saber como "know how" al más alto estándar de equilibrio y excelencia en el diseño. El estilo de vida, que a veces parece intangible, la arquitectura y, sobre todo, el producir una escenografía, un escenario vivible y caminable, tiene mucho que ver también con el estilo de vida desarrollado en Altos de Chavón. Refleja un auténtico estilo mediterráneo, relajado y en contacto con el aire libre, mezclado conladimensióntropicalquecaracteriza elCaribe. Esto sedebealdiseño desuselementos, los materiales utilizados y al uso de suelo dedicado a potenciar el talento local, la gastronomía y la cultura como evidencia del buen vivir en sinergia con las bellas artes. La creación de una comunidad es indudable que, a través de acertadas decisiones de diseño y la confluencia de estos usos de suelos definidos para potenciar la comunidad artística de Altos de Chavón, se haya convertido en una referencia mundial en cuanto a la formación, la difusión y la creación de una cultura común orientada a la creatividad. Finalmente, el legado de la materialización de Altos de Chavón por parte del arquitecto Coppa no puede ser asumido como una transferencia unilateral de la puesta en ejecución de los valores inherentes de la cultura italiana, sino más bien como un proyecto y un proceso de legadoscompartidosquesiguenenriqueciendo aambospaíses yatodo aquelquevisitaestefascinante Borgo mediterráneo enclavado enelCaribe. Quiero pasar laoportunidad paraconcluir ydar lapalabra a los demás, ya que estamos en el tiempo.Antes, quisiera agradecer al arquitecto Rancier por siempre decirme: "¿Tú crees que puedes hacer tal cosa?". Sí, yo creo que la generación que está subiendo tiene deseos de escribir y de ponerse a prueba. Este artículo es pequeño, pero me dio mucho trabajo porque no encontraba mucha información en fuentes oficiales; está un poco dispersa, vamos a decir así. Pero es un estímulo, sobre todo porque para mí significó mucho poder aportar a resaltar la cultura

italiana, que lasientomía, pero sobretodotambiénresaltar laculturadominicana ycómo sehanutrido de otras visiones, cómo ha sido abierta en todos los ámbitos de la cultura a permitir que lo que hoy somos y lo que hoy podemos asumir también como propio. Así que, muchísimas gracias, y dejo la palabra al arquitecto Esteban Prieto.”

Esteban Prieto, Arquitecto, Investigador y Profesor - (UNPHU): “Hola, buenas tardes de nuevo. Estoy muy contento de participar nuevamente en una actividad organizada y promovida por mi alma mater. Como se mencionó en las palabras de presentación, soy egresado de la UNPHU en arquitectura, así como también de la maestría en Restauración y Conservación de Monumentos de la UNPHU. Me he mantenido vinculado a la universidad dando clases durante muchos años y, en este momento, soy investigador de la dirección de investigaciones de la universidad. Gracias por darme la oportunidad de hacer una pequeña presentación sobre el capítulo que me tocó escribir. (Presenta un PowerPoint) Pues nada, me tocó a mí escribir sobre las huellas italianas en la Catedral Primada de América, en la Catedral de Santo Domingo. Fueron muchos los italianos que han estado ligados a la catedral desde su creación. El papa que ordenó la creación de la Catedral de Santo Domingo era italiano, el papa Giulio II, es decir, Julio II, quien la creó mediante la bula Romanus Pontifex, el 8 de agosto de 1511, dedicándola a Nuestra Señora de la Encarnación. Aparte de esos papas, obispos y arzobispos italianos ligados a la catedral, también en los últimos años, en el último siglo, veremos arquitectos e ingenieros italianos o ligados de alguna forma a Italia que han intervenido en la Catedral de Santo Domingo. (Cambia la diapositiva de la presentación) Este es el papa Giulio II, que nació cerca de Savona, Italia. Fue un gran amante de las artes, encargando importantes obras pictóricas y escultóricas a Rafael, Bramante y Miguel Ángel, entre otros. En el libro hay muchos más datos, por supuesto. Yo, en esta corta presentación, trataré de ser realmente breve, ya que el tiempo se ha extendido un poco. Solo estoy destacando algunas cosas que me parecen interesantes, como esa relación tan fuerte de Julio II con los artistas del momento: Rafael, Bramante y Miguel Ángel. Pensemos, por ejemplo, en los frescos de Miguel Ángel en la Capilla Sixtina o el colosal Moisés que embellece su mausoleo en San Pietro in Vincoli, una obra majestuosa. No estamos hablando simplemente de un papa cualquiera que creó la catedral; Julio II era una persona muy ligada a las artes. Me imagino entonces que, de alguna manera, habrá hablado también sobre la Catedral de Santo Domingo, sobre su edificación, cómo iba a ser, etc. (Cambia la diapositiva de la presentación) La catedral se erige, o sea, se crea en 1511, pero su erección oficial ocurre más tarde. Elsegundo paso, quetiene que ver con la creación formalde una catedral, se realiza en Burgos, lo que convierte a la Catedral de Santo Domingo en la Catedral Primada de América. Fueron tres catedrales creadas al mismo tiempo con la bula de Julio II: la de San Juan de Puerto Rico,

la de Concepción de la Virgen, y la de Santo Domingo, pero la de Santo Domingo fue la primera en erigirse, lo que la convierte en la Catedral Primada de América. (Cambia la diapositiva de la presentación) Otro italiano importantísimo para la catedral fueAlessandro Geraldini, quien inició las obras y tuvo a su cargo el diseño del edificio. Geraldini fue el segundo obispo nombrado, ya que el primero nunca llegó a Santo Domingo. Así que, en realidad, el primer obispo residente en Santo Domingo fue Alessandro Geraldini, quien llegó en septiembre de 1519 y asumió el gobierno de la iglesia dominicana el 6 de octubre de 1519, manteniéndose en el cargo hasta su muerte, el 8 de marzo de 1524. Hace dos o tres años celebramos los 500 años de su llegada con la Cátedra Geraldini, en un congreso que se organizó con motivo de esta efeméride. En ese momento, fue el papa León X, Giovanni di Lorenzo de Medici, quien lo nombró obispo, a recomendación del cardenal Cisneros. (Cambia la diapositiva de la presentación) Alessandro Geraldini nació en Amelia, en la región de Umbria, Italia, hacia 1455. Fue undiplomático yun gran humanista. Después de dedicarse a la milicia en España, Geraldini fue copero real en 1469 y, tras su ordenación sacerdotal, fue capellán mayor de la reina Isabel de Castilla, además de ser uno de los cuatro preceptores o tutores de las infantas María y Catalina. Geraldini es una figura tremenda. Muchos autores se sorprenden de que no haya sido nombrado cardenal, yaqueennumerosasocasiones representóalpapaendiferentespartesdelmundo. Incluso viajó hasta Turquía una vez en representación del papa. (Cambia la diapositiva de la presentación) El 21 de marzo de 1521, es decir, en marzo pasado, se cumplieron 500 años. Lo celebramos, aunque estábamos en medio de la pandemia, por lo que no se pudo hacer un congreso internacional, que pospusimos para el año siguiente. Sin embargo, hicimos una jornada virtual sobre catedrales, donde invitamos a algunos profesores que presentaron algunas de las principales iglesias de la región, como las de Puerto Rico, Cartagena, y la catedralde México, aunque no recuerdo alguna más. Se celebraron así los 500 años del inicio de la construcción de la catedral. Geraldini lamentablemente falleció muy pronto, en 1524, por lo que apenas vio el inicio de su catedral. Fue enterrado primero en la capilla mayor de la catedral, que ya para 1524 estaba concluida. Pero luego, como veremos más adelante, se le dedicó una capilla con su tumba, que es la que se muestra aquí. El libro tiene un capítulo dedicado al mausoleo de Geraldini, que es realmente toda una obra importante. Ese capítulo sobre el mausoleo de Geraldini fue escrito por otra egresada de la UNPHU, pero en este caso de la maestría de Conservación de Monumentos, la doctora Virginia Flores. Ella, como mencioné, es egresada de la maestría de Conservación de Monumentos de la UNPHU. (Cambia la diapositiva de la presentación) Esa era la catedral en 1527, ya estaba construida hasta el eje de las puertas norte y sur, así como la capilla mayor, el presbiterio, donde fue enterrado en un lugar desconocido. Como fue trasladado y sacado de ahí, no dejó huella, y no tenemos ningún documento que indique dónde estaba enterrado originalmente. (Cambia la diapositiva de la presentación) La

puerta, precisamente la puerta sur de la catedral, está dedicada a Geraldini. Tiene su escudo y una leyenda que dice "Alexander Geraldini, obispo, patriarca, etc." Es una puerta muy hermosa, ubicada junto a la escalera de caracol, una obra excelente y única, diría yo. La escalera de caracol de ojo abierto es algo singular, y creo que es única enAmérica. (Cambia la diapositiva de la presentación)

Hacia 1540 se concluye la construcción de la catedral, y se consagra en 1541, el 31 de agosto. Se mencionó en la misa de la catedral, el otro día, los 480 años de la consagración de la catedral. Dentro de 20 años, esperamos celebrarlo. Yo solamente tendré 90 años, así que espero poder estar en la celebraciónde los 500años dela consagraciónde la catedral. Después, vemos cómo estaba la catedral en 1541: solamente tenía tres capillas, el coro bajo, y la capilla mayor. Pero no vamos a entrar en esos detalles ahora. (Cambia la diapositiva de la presentación) Esa es la catedral que se consagra en 1541, sin las esculturas que vamos a mencionar dentro de poco. (Cambia la diapositiva de la presentación)

En 1546, otro papa italiano, casi todos los papas eran italianos, prácticamente todos, fue Paulo III, romano de nacimiento. Este creó, mediante la bula Super universa orbe ecclesia, la provincia eclesiástica de Santo Domingo. Esto significa que la catedral de Santo Domingo se convierte en metropolitana, y el arzobispo de Santo Domingo se convierte en el arzobispo primado de América. Pero ser arzobispo primado de América no tiene nada que ver con ser catedral primada de América. Pudimos haber tenido la catedral primada de América, pero el primer arzobispo pudo haber sido un mexicano, ecuatoriano, etc.Afortunadamente, nos tocó a nosotros tener la primacía con el arzobispo. (Cambia la diapositiva de la presentación) Otro italiano que hizo una gran obra en la catedral fue Monseñor Rocco Cocchia, conocido aquí como “Rococoquia”. Fue delegado apostólico, no arzobispo, pero sí delegado apostólico en la República Dominicana entre 1874 y 1882, actuando en nombre del arzobispo. Él emprendió trabajos importantes en la catedral, como la restauración del presbiterio y la colocación del piso de mármol, que estuvo hasta el ‘92, cuando fue sustituido. También le tocó, como veremos, el hallazgo de los restos de Colón. (Cambia la diapositiva de la presentación) Los trabajos estaban a cargo del padre Billini - FranciscoAnatalio Xavier Billini -, hijo de Giovanni Antonio Billini Ruse, de Alba, en el Piamonte, Italia. Su padre vino a la isla en 1805 como militar alservicio deFrancia. (Cambia la diapositiva de la presentación) Estandoyaterminados lostrabajosde restauraciónenese momento delpresbiterio, ungrupo dedominicanos, personascultas e intelectuales, le dijeron que los restos de Cristóbal Colón aún estaban ahí y debían buscarse, que lo que se habían llevado a España no eran los de Cristóbal Colón.Aquí hayun fragmento de un informe del padre Billini de 1878, donde dice: “A pesar de la autorización amplia que recibimos de su Eminencia Ilustrísima para obrar como estimásemos más conveniente en los trabajos reparadores, manifestamos el deseo de explorar y solicitamos el beneplácito de su Excelencia Ilustrísima para la exploración de todo el presbiterio”. O sea, quería investigarlo mejor. “En consecuencia, el 8 de

septiembre de 1877 se desbarató todo el trabajo hecho y comenzaron las excavaciones, encontrando los restos de Cristóbal Colón”. Lo interesante de esto es que, aunque normalmente se dice que se encontraron accidentalmente durante unostrabajos, no fue así: se buscaron yse encontraron. (Cambia la diapositiva de la presentación) Durante esa intervención, se recuperó la forma original del presbiterio, pero se eliminó el coro bajo de la catedral, que se encontraba en la nave central. Menos de 20 años después, el arzobispo Meriño vuelve a modificar el presbiterio, poniéndolo todo al mismo nivel, excepto un escalón. (Cambia la diapositiva de la presentación) Para 1898, como consecuencia de las celebraciones del cuarto centenario de América, un concurso internacional muy importante, que ganaron unos arquitectos españoles, dio lugar a la construcción del mausoleo de Cristóbal Colón en la nave central, hecho con mármol italiano de Carrara. (Cambia la diapositiva de la presentación)

Otras intervenciones importantes las realizó el obispo Alejandro Nouel durante su período, que duró unos 25 años. (Cambia la diapositiva de la presentación) Nouel buscó importantes arquitectos e ingenieros de la época, como el marmolista italiano Paulo Medici. Este realizó varios diseños, entre ellos uno para completar el campanario de la catedral en 1907, aunque nunca se llegó a construir. (Cambia la diapositiva de la presentación) Otraobra de gran calidad de Paolo Medici es la tumba del arzobispo Meriño y la pila bautismal, ambas del siglo XX. En 1908 llegaron las piezas a Santo Domingo, pero hubo problemas con el ayuntamiento que impidieron la instalación de la tumba del arzobispo Meriño hasta la muerte del presidente de turno. (Cambia la diapositiva de la presentación) Paolo Medici también diseñó el lavamanos en la sacristía, una pieza preciosa pero poco conocida. Además, hay una placa muy grande a la entrada de la catedral con fragmentos de las cartas del Papa Benedicto XVsobre ladeclaraciónde basílica menordelacatedraldeSanto Domingo ylacoronación de Nuestra Señora de laAltagracia en 1920. La placa es muyseñorial, con un escudo arriba. (Cambia la diapositiva de la presentación) El arquitecto Moré mencionó al ingeniero Alfredo Scaroina, quien llegó al país como turista yse quedó, trasladándose a La Vega donde se casó y formó familia. Estudió en las universidades de Milán y luego en Roma, obteniendo títulos de ingeniero civil y arquitecto. (Cambia la diapositiva de la presentación) Scaroina fue responsable de la ampliación del presbiterio, consolidación de la estructura de la catedral, ypuede quetambién participara en el diseño del edificio del arzobispado que se adoza al la Catedral. (Cambia la diapositiva de la presentación) Además, realizó el plano más antiguo de la catedral, de 1917. (Cambia la diapositiva de la presentación) Scaroina restauró la sillería del coro que estaba abandonada en la plazoleta de los curas y la reinstaló en elpresbiterio. (Cambia la diapositiva de la presentación) Lamentablemente, durantela ampliación del presbiterio, se eliminó la parte alta donde estaban las criptas de los Colón. (Cambia la diapositiva de la presentación) El edificio del arzobispado, adosado a la catedral, fue demolido en 1971 por la Comisión de Monumentos. (Cambia la diapositiva de la presentación) En esta capilla, que es la

391 Capilla de las Ánimas o Capilla del Arzobispo Fuenmayor, se instaló, supuestamente regalado por Trujillo, un órgano que ocupaba la capilla entera. Los más viejitos lo recordarán, yo lo recuerdo. No encontré ninguna foto; tengo que buscar en los archivos de la oficina de la obra, habrá alguna foto en blanco y negro, pero la verdad es que no lo tengo a mano. Esto lo cubría completamente, o sea, los grandes tubos del órgano estaban aquí en la misma boca de la capilla ytoda la maquinaria del órgano cubría la capilla completa, completa. Fue eliminado, realmente, pues se trajeron expertos extranjeros y era imposible rescatarlo, inclusive trasladarlo a otro lugar. Pero bueno, también es una pena que estuviera ocupando la capilla del primer arzobispo del Primado de América. El órgano era italiano, de Foligno. (Cambia la diapositiva de la presentación) El cardenal López Rodríguez, primero arzobispo López Rodríguez - no era cardenal todavía -, tomó el obispado de la Catedral en 1981 y también emprendió lo que serían las intervenciones más importantes que se han realizado en la Catedral. Creó una oficina que todavía existe, yesa permanencia de esa oficina por casi 40 años es lo que ha permitido que la Catedral esté en las condiciones aceptables en las que se encuentra ahora, donde se han hecho importantes restauraciones y muy importantes investigaciones. (Cambia la diapositiva de la presentación) Entre los trabajos que se hicieron está la repavimentación. Bueno, se saca el mausoleo de Colónpara trasladarlo al Faro, que se estaba terminando en esos años, para 1992. El piso que había puesto Rococoquia y mi padre Billini estaba muy roto, deteriorado y con faltantes, al menos en la parte donde estaba el mausoleo de Colón. Se colocó un mármol italiano con el mismo diseño del original. El ingeniero Dino Campagna, italiano, hijo de italianos pero nacido aquí, fue quien se encargó de la obra. (Cambia la diapositiva de la presentación) También se ocupó de la confección de las esculturas en piedra. Esos huecos quedaron vacíos desde que Francis eliminó, no se robó, eliminó las esculturas que había en la fachada, y el escudo durante la ocupación haitiana fue destruido. Entonces, se hizo la reintegración, porque para la parte del cuerpo central, que es original, había huellas que permitieron rehacerlo. Las esculturas son nuevas, italianas, de la empresa Enrico Barrighini e figlio, de Pietrasanta. Aquí ven detalles de esos elementos. (Cambia la diapositiva de la presentación) Esa misma firma de marmolistas fue la que se ocupó del traslado del mausoleo hacia el Faro de Colón. (Cambia la diapositiva de la presentación) En el 2005 se remodela todo el presbiterio, Virginia Flores y yo recuperamos bien la parte, los niveles originales, yse hizo una nueva mesa de altar, todo en mármol italiano. (Cambia la diapositiva de la presentación) Dos profesionales, Ángela Camargo yyo, no somos italianos, pero ambos nos especializamos enItalia. Ángela Camargo tiene una experiencia en Italia mucho más amplia, ya que ella estaba estudiando en Florencia cuando la inundación del ‘66, y se integró de lleno en el rescate de los bienes culturales de dicha ciudad, convirtiéndose en uno de los "Ángeles del Fango" de Florencia. Unos 20 años después se trasladó a Santo Domingo e hizo muchas de las obras en la ciudad. Hace poco, el año pasado o hace un par de

años, bueno, cuando fue en el 66, se organizó una actividad en Florencia y la invitaron a los "Ángeles del Fango", y allá estuvo. (Cambia la diapositiva de la presentación) Y bueno, esta es la Catedral como la tenemos ahora. Creo que dentro depocotiempo veremos un parque diferente, porque he oído que se piensa remodelar el parque. Y con esto, pues, termino. Muchas gracias.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Muchas gracias, Esteban, por este recuento de esas intervenciones italianas en la catedral y, bueno, dominicanas también de formación italiana, contigo, con Virginia. Muchísimas gracias, porque yo creo que esto, de alguna manera, también pone un poco de curiosidad en seguir profundizando en esas intervenciones. Y yo sé que hemos tenido la oportunidad en otras ocasiones de tenerte y de traer siempre nuevos aportes a este tema en torno a la Catedral.”

Esteban Prieto, Arquitecto, Investigador y Profesor - (UNPHU):

“Perdón, en el libro, pues por supuesto hay mucha más información y las referencias de dónde salen los datos, así que invito a que no solamente lean mi capítulo, sino que también los otros capítulos del libro. Realmente, el libro es muy bueno, y ahí pueden encontrar más información. Y, como le dije, del mausoleo de Geraldini, que también vale la pena leer ese capítulo. Muchas gracias.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Estoy colocando el link para que los chicos lo puedan tener, y todos los que están conectados. Tenemos másde90 personasaquíenestavideollamada yotrostantosquetambién nosestánsiguiendo desde YouTube. Insto a que hagan sus preguntas por estas vías, ya que vamos a tener un pequeño espacio al final para las inquietudes que tengan. Vamos a pasar con la arquitecta Julia Vicioso, que está aquí acompañándonos desde Italia, desde Roma. Me parece que estás en Roma, ¿verdad, Julia? Bienvenida. Adelante. Voy a poner la portada de tu capítulo.”

Julia Vicioso, Arquitecta, Historiadora y Diplomática:

“Sí, bueno, muchas gracias. También para mí es un honor estar aquí en esta actividad de mi alma mater. Me gustaría, siempre, cada vez más, colaborar con la UNPHU en cualquier cosa, así que cuenten siempre conmigo. Tuve una formación excelente, y les cuento que cuando vine a hacer la maestría, esto esparalosestudiantesqueestánconectados, cuando vineahacer la maestríaenHistoria y Restauración de Monumentos en Roma, en la Universidad de la Sapienza, yo tenía mucho miedo,

porque pensé que no iba a tener un buen nivel. Y les cuento que no; o sea, tuve que estudiar muchos temas de los que no sabía, pero la formación que tuve en la UNPHU fue excelente, y eso siempre lo agradezco. Agradezco, bueno, a los profesores que tuve, como el mismo profesor Moré, que fue uno de mis profesores que me estimuló mucho. Entonces, pues nada, sobre este tema, ustedes dirán: “¿Pero qué tiene que ver elAlcázar con Italia?” Para mí no tenía ninguna relación. Cuando lo escogí como tema de estudio, después de haber hecho mi maestría y mi doctorado en Italia, donde había estudiado muchos temas italianos, decidí que tenía que empezar a estudiar temas dominicanos, aprovechando estos conocimientos y estos métodos, así que quise escoger un tema dominicano. Entonces, escogíelAlcázar de Colónporque consideré que había sido poco estudiado, que se conocía muy poco sobre ese palacio. O sea, yo no lo relacionaba con Italia para nada. Entonces, ahí fue que empecé. Tuve la suerte de tener una beca de la Fundación Guggenheim de Nueva York; con eso me pude ir a España, alArchivo de Indias, donde estuve dos años estudiando los documentos, haciendo investigación, además de la documentación. Pude encontrarme con la familia de Javier Barroso, que era el arquitecto español que había restaurado el Alcázar en los años ‘50. Me junté con su hijo, que era un joven arquitecto cuando el papá estaba restaurando la obra. Tuve muchísimo con él, le hice muchas entrevistas porque él era también protagonista; él vivió todo eso y me ayudó mucho. Me dio todo elmaterialdelpadre, porqueéldijo: “Yo no voyahacer nadaconeso;túle vasasacar provecho.” Entonces me dio, me acuerdo, tres maletas llenas de todo diseño del papá, fotografías y una cantidad enorme de cajas de documentos que son cosas que, inmediatamente después de que yo publique el libro, irán a parar a la República Dominicana, donde deben estar para su conservación. Estudiando, también hablé con otra persona que tuvo mucho que ver con la restauración del Alcázar de Colón, que fue el embajador español durante la restauración. Este embajador estaba casado con una descendiente de Cristóbal Colón. Ellos también me dieron mucha información y muchos datos sobre esa restauración. En la restauración se hizo una especie de reconstrucción, como el arquitecto pensó que debían ser las cosas; modificó algunas partes del palacio. ¿Cómo era lo normal de esa época? En esa época eso era lo que hacían los que trabajaban en restauración: construir como era, era la praxis. O sea, no se les puede juzgar porque era su forma de pensar; él era un hombre de su época. Eso me ayudó a entender muchos aspectos del palacio. Pero regresando a lo italiano, entonces, ¿cuál era la relación italiana? Haciendo la investigación, me di cuenta de que Diego, cuando estuvo en la corte con su hermano, cuando su padre lo deja en la corte española, en lo que él hace sus viajes, Diego se quedaen lacorteytuvo unos maestros,tuvo dosenparticular, queeranitalianos. Porqueenesaépoca, los Reyes Católicos se habían abierto a lo que era el humanismo italiano, porque estaban curiosos de lo que se hacía en las cortes italianas, donde había mucha evolución, mucho fervor y muchas ideas nuevas. En todas esas pequeñas ciudades-estado que había en Italia, los humanistas, los arquitectos y

los artistas se movían mucho; había mucha competencia, mucho fervor y se desarrollaron mucho las artes. Mientras que en España estaba un poquito más atrás porque era un reino y todo se controlaba; había un control central. Si alguien tenía los recursos para hacer un palacio, no lo podía hacer como se hacía en Italia, pagando consus recursos;todo tenía que pasar através delestado, delreyo la reina.

Todo estaba controlado y no había esa libertad. Entonces, en España nace, empiezan los Reyes Católicos, cuando ya hay más paz, empiezan a contratar a italianos que vengan a hacer obras. O sea, había mucho interés ylasprimerasobras sondeescultura. Poco apoco, empiezan a llegar esosartistas italianos e influenciar, pero, sobre todo, los humanistas. Estas figuras cultas eran muy apreciadas y vinieron a ser maestros en la corte para enseñar a los jóvenes. Y entre esos maestros había estos dos italianos. Así nace esa relación muy estrecha de Diego, la italianidad, vamos a decir, en ese sentido. Entonces, es ahí la conexión italiana, porque ellos le comunican un modelo de un palacio que éltenía; como él iba a ir a Santo Domingo como autoridad, era necesario que, como en Italia, tuviera un lugar que reflejara su poder de una manera moderna, vamos a decir, para esa época. Entonces, ahí está la conexión. Esta publicación que yo hice es muy breve porque es solamente una introducción; no he terminado la publicación, que va a tener muchas fotos históricas. Tengo una colección enorme que he ido recopilando en los años de fotografías históricas que son preciosas y que me han ayudado muchísimo a entender, porque son documentos. También ha sido muy importante el levantamiento preciso del palacio, de todos sus puntos en gran escala, porque un levantamiento es un documento. Los documentos no solamente son los escritos; el edificio es un documento. Entonces, uno entiende bien cada pieza, cómo está alineada. Ahí ya encontramos que había restos de incisiones para alinear los pilares, para que se viera todo más regular. O sea, hay mucha información cuando uno hace un levantamiento detallado; eso es sumamente importante. Además del levantamiento, de las fotos y de la investigaciónhistóricadelorigen, estálapartedelarestauraciónytambiénunapartedeunproyecto que yo sugiero para mejorar lo que hay. Eso también es muy importante. Es muy importante, por ejemplo, que se recupere la casa que está al lado delAlcázar de Colón, que se llama la Casa Ibar. Eso debe ser parte de lo que es el Museo del Alcázar de Colón, que hoy en día es el museo más visitado en todo el Caribe. O sea, que es un lugar que debe tener una importancia muy grande y debe ser manejado por expertos. Esa Casa Ibar debe ser una parte integral para que ahí estén los servicios, lo que se sirve en el museo. Y debe tener ahí un archivo, una sala de exposiciones, una sala de estudio. Por ejemplo, todo el material que yo tengo puede estar ahí conservado. Una biblioteca colombina; yo también tengo una gran biblioteca que quiero donar ahí. Sería un buen lugar donde se pudiera hacer una exposición, donde se pudiera hacer una colección de todos los cuadros antiguos sobre elAlcázar, que haymuchos por ahí, ysería bueno unirlos, conseguirlos yunirlos todos. O sea, esetipo de detalles es muy importante considerar. No tengo mucho tiempo ahora paraentrar en detalle; ya nos queda solo

cinco minutos y queremos dar tiempo a las preguntas. Quería solo decir que, después de que termine la publicación del Alcázar, que espero que la UNPHU sea parte integral de esta publicación, voy a iniciar el estudio de una serie de iglesias coloniales. Tengo la ventaja de que hice paleografía y entonces he identificado el lugar donde están muchos documentos de muchas iglesias coloniales. Voy a estar trabajando con eso desde que termine con el Alcázar de Colón. Y quisiera también incentivar a los estudiantes a que estudien historia de la arquitectura, que es un tema muy, muy, muy hermoso. Es un tema donde hay mucho que hacer todavía; han sido muy pocos los estudios, relativamente. O sea, hay mucho que hacer y hay que seguir incentivando ese estudio, porque lo que no se conoce no se conserva. Así que muchas gracias por su atención y paso la palabra a mi socia, a quien agradezco todas estas atenciones que ha tenido en la organización de este evento.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Gracias, Julia.Agradecerles a ustedes, porque la verdad es que síes insustituible que hiciéramos este conversatorio de la manera en que ha sido. Creo que hemos logrado el cometido de tener a los chicos aquí bien pendientes; todavía hay más de 90 personas conectadas en el abordaje de estos temas variados, pero que unen un hilo conductor entre la cultura italiana y dominicana. Hemos visto cómo, a través de todas las intervenciones, hay un éxo sobre la cultura, sobre cómo potenciarla, que también permea a través de la educación. Estamos en este escenario académico donde eso prevalece constantemente, ydebemos seguir fomentando entre nuestros chicos la importancia de, a través de la disciplina que nosotros promovemos, fomentar esa necesidad continua de seguir formándonos, de tener esa inquietud, esa curiosidad constante. Estos escenarios, pues, de la mano de ustedes. Yo, la verdad, soynuevecita en esto, pero quiero agradecerles enormemente por su disponibilidad. Sé, Julia, que allá son casi las 12 de la noche, con el cambio de horario todavía de verano, así que te agradezco también por estar disponible fuera de horario. Si hay preguntas o alguna duda que esté presente entre los chicos yprofesores que están aquí, podemos hacerlo de una forma organizada. Pueden levantar la mano; aquí mismo están los controles, la manita, y podemos ir dándole paso a las intervenciones. También pueden escribir sus preguntas a través del chat. Las dos formas están disponibles, y aquí estamos para leerlas y, bueno, responder lo que llegue.”

“Yo quería decir que hay que aprovechar; hay muchas becas para Historia de la Arquitectura. Yo sé que en Italia hay muchas becas; hace mucho que nadie, o sea, se habló de todas esas personas que llegaron a Italia a estudiar, tipo yo misma. Pero hay muchas, hay muchas becas que sería bueno

intercambiar en conservación. O sea, hay muchas cosas que se pueden hacer. Hay esa que hizo Esteban Prieto, que estudió conservación en el ICCROM; también tiene unas becas muy interesantes. O sea, también hay universidades públicas, como la Sapienza o la de Venecia, que es excelente y que mencionaron. Así que hay muchas becas que se pueden aprovechar para países como los nuestros en desarrollo, así que hay que incentivar a los jóvenes.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Así es, nosotros, a través de la Coordinación de Vinculación y de Movilidad, también hacemos un rastreo un poco de estas cosas: de las becas, de hacer convenios. O sea, que yo sé que aquí hay de diferentes niveles; aquí están desde los más chicos hasta los más grandecitos y también pueden estar viendo unpoco cómo ampliar sushorizontes. Igual, bueno, lo digotambiénpor experiencia: laescuela italiana es más que recomendada para abrir esos horizontes hacia la formación italiana y también de otros países. Pero en el tema en el que nos concentramos hoy, hemos hablado de diferentes experiencias yha sido más que satisfactorio. Vamos a ver en elchat sihaypreguntas; haycomentarios de agradecimientos, más que nada, sobre todo las palabras de motivación que ha hecho Julia.”

Julia Vicioso, Arquitecta, Historiadora y Diplomática:

“Otra cosa: en lo que llegan cualquier inquietud relacionada con España, Italia, muchos temas, muchas cosas, nosotros pensamos siempre en estudiar lo español. Los mismos españoles, solo recientemente, están estudiando la relación entre Italia y España, que fue fuertísima. Pero eso es nuevo; se está estudiando solo a partir de los últimos 20 años.Antes, los mismos españoles no querían saber de nada italiano, porque eso era como reconocer que ellos tuvieron influencia. O sea, era como una cosa nacionalista estúpida. Entonces, solo en recientes estudios se ha ampliado; o sea, y eso no es solamente lo español. Hay esas fronteras que se abren, aunque nosotros tenemos una arquitectura muy española, pero hay esas influencias, y cada vez hay muchísimas que no fueron mencionadas en el libro yque faltan. Eso representa ununiverso grande que hayque estudiarlo. Osea, mira: elAlcázar es la primera obra del Renacimiento que se puede llamar así, porque es una obra del Renacimiento en el continente americano y en España, ya que en España el Renacimiento llega muy tarde, mucho después del Alcázar. Pero eso no le gusta tampoco a los españoles, que uno les diga que sí, pero es unarealidad;o sea, ya hayque ver lascosascomo son. Bueno, no hablo másentonces. Muchasgracias por todo.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Gracias, Julia. Bueno, vuelvo a reiterar: si hay preguntas, si hay dudas, tan tímidos los chicos hoy. Generalmente son bastante activos; he visto que la mayoría se ha quedado desde el inicio hasta el final, o sea que están ahí bien pendientes. Veo aquí a ver si hayuna manita levantada... No, solamente “aplausos” y“muchas gracias”, o sea quetodo ha sido agradecimiento. Bueno, igual nosotrossiempre quedamos con el compromiso. Como ellos van a estar tocando estos temas o van a ver en el interior de sus clases, o van a comentar entre ellos mismos un poco la experiencia y lo que se ha discutido el día de hoy. Si hay preguntas sucesivas, se las hacemos llegar a ustedes a través de sus correos, y bueno, así mantenemos también un poco ese puente estrecho con ustedes sobre la conversación del día de hoy. Quedamos, pues, Julia, como tú has dicho, ponerte a la orden. Muchísimas gracias por eso. También, cuando salga el libro, claro, queremos ser parte de ese proceso y dar el apoyo a los egresados, como siempre. Aquí hay una manita de último minuto: Nidia tiene una pregunta. Vamos a ver, adelante.”

Nidia Lisabeth Pichardo Sanchez, Estudiante de la UNPHU:

“Sí, buenas tardes. Me ha encantado este webinar, de verdad que sumamente interesante de todo el legado que ha dejado Italia en nuestro país. La pregunta para Julia: yo tengo una inquietud con hacer pues una maestría en el área que Usted mencionó, pero quisiera saber, por ejemplo, uno haciendo una maestría allá, donde pudiera aquí uno desarrollarse en esa parte: ir y luego volver.”

Julia Vicioso, Arquitecta, Historiadora y Diplomática:

“Sí, bueno, claro, eso es todo un sector. El sector del que yo hablo es historia y conservación, o sea, historia y restauración, que están muy ligados, porque uno no puede restaurar sin conocer la historia de una obra. Por eso es que en Italia lo llaman historia y restauración, porque están muy vinculados. Entonces, tú te preguntas enqué campo puedes trabajar después de estudiar esto, ypienso que esa fue la pregunta: ¿qué campo es este? ¿Me permitirá encontrar trabajo?Bueno, yo creo que absolutamente sí, porque si uno lo hace con pasión, si lo hace, porque ya no hay de las nuevas generaciones; o sea, hay muy pocas personas nuevas que necesitamos. Entonces, hay todo el campo de lo que es museos y patrimonio. O sea, hay muchas cosas que se pueden hacer, que crear. La gestión del patrimonio cultural es muy importante, porque nosotros tenemos un patrimonio único en el mundo. Es el centro histórico más grande del continente americano, tenemos unas obras importantísimas de diferentes períodos que no tiene nadie más en el continente y que han sido muy poco, relativamente muy poco estudiadas. Entonces, estamos esperando personas como ustedes que se preparen y que sean los

próximos que gestionen toda la partedelpatrimonio dominicano, la defensa delpatrimonio.Así como se habla ahora del cambio climático, que hay que defender todo lo que es ecológico, eso mismo tenemos que hacerlo con nuestro patrimonio; si no se conoce, se va a perder. Yo creo que Esteban puede decir algo sobre eso, porque él también... Le paso la palabra, estoy segura de que él puede aportar más para incentivar a los jóvenes en ese sector. Hay mucho potencial y ustedes mismos lo tienen que encontrar y desarrollar.”

Esteban Prieto, Arquitecto, Investigador y Profesor - (UNPHU):

“Sí, así es. Vamos a ver, lo primero que me gustaría decirles a aquellos que piensan que les gusta el área, el tema de la restauración, es que cuando hablamos de restauración no solamente estamos hablando de la restauración de edificios de arquitectura, lo que llamamos aquí arquitectura colonial. Cuando hablamos de restauración, abarcamos desde una casita de madera, de la cual tenemos un patrimonio muy grande que estamos perdiendo constantemente, hasta las edificaciones de hormigón armado. Digo mucho en mis clases que, al que le gusta el tema pero quiere hacer dinero, porque los jóvenes ahora solamente piensan que si no ganan dinero, pues no se van por ahí, se van por otro lado. Pero si piensan en dinero, yo les diría que se especialicen en la restauración de edificaciones de hormigón armado. Busquen un ingeniero amigo que también se especialice y hagan una compañía de ingeniería y arquitectura especializada en la restauración de hormigón armado. ¿Cuántos edificios de hormigón hay en la República Dominicana, en el Caribe y en el mundo que se están destruyendo?

Solo tenemos que ir a San Pedro de Macorís, en la misma ciudad colonial, y ver cómo se están destruyendo losedificiosde hormigón, como la feria yelcentrodelos héroes.Tenemosunpatrimonio dehormigónarmado enormequerequiererestauración. Mirenlo quesucedió enMiami, ahoramismo, con un edificio de 40 años que se derrumbó. Ya están hablando de que hay que analizar todos los edificios de más de 40 años, y muchos de ellos van a ser demolidos o remodelados. Entonces, ok, es un simple edificio de apartamentos. Tal vez esos edificios no tengan un valor patrimonial, pero sí habrá algunos que lo tengan. Un ejemplo es la feria; ahí tenemos nuestra sede, la Sociedad de Arquitectos. El pabellón de Venezuela, diseñado por el arquitecto Pietro, un venezolano, está en pésimas condiciones, o sea, se está cayendo, diría yo. Requiere una restauración, pero, aparte de la restauración en sí, como bien dice Julia, está la investigación. También se puede vivir y ocuparse de la investigación. Uno de los campos en los que se puede especializarse es la historia de la construcción. Vemos, por ejemplo, documentales en televisión, como en History Channel, donde de repente vemos a especialistas en Egipto del reinado de Ramsés II o en Francia en el siglo XVIII, o tal vez en la primera mitad del siglo XVIII. Son especialistas en áreas muy específicas, mientras que aquítenemosquecubrir detodo. Heinvestigado yescrito sobrearquitecturavernácula, fortificaciones

y centros históricos, pero un campo importante también es la historia de la construcción, que es algo que nos está haciendo falta en las universidades. Alos ingenieros hay que enseñarles la historia de la construcción para que sepan cómo funcionan el ladrillo, la piedra, la tapia, etc. Y que sepan que esos materiales pueden ser utilizados por los arquitectos. Supongo que algunos de los más avanzados ya conocen las tremendas obras de casas en tapia que se están haciendo en Colombia, por ejemplo. Son casas modernas utilizando la tapia. Alguien dijo: "Si tienes tierra, tienes casa". Y bueno, esto no es unacasitasencilla; soncasas impresionantesdonde se ha ido experimentando conlatapia, un material que tiene miles de años y que sigue siendo un recurso muy utilizado. ¿O sea, miren que la investigación, como les digo, puede ser especializada o, mientras más amplia, mejor. Pero no hayque querer abarcarlo todo; aunque, como digo, aquí tenemos que cubrir un área muy grande, sí se puede vivir de la restauración, combinándola con otras cosas, por supuesto. Lamentablemente, los sueldos son pésimos y no hay muchos puestos. En el caso de los que hablaron, lo que decía Nidia, creo que ella vieneespecializada ytieneundoctorado, pero ¿quién laemplea?ElMinisterio deCultura. Bueno, pero el Ministerio de Cultura, ¿dónde tiene a los restauradores? En la Dirección de Patrimonio Monumental. ¿Cuántos arquitectos hay ahí? Cinco, no hay más. Y además, me van a ofrecer un sueldito posiblemente, o me tengo que ir a un pueblo donde me van a pagar menos. O sea que, realmente, pensando así, de que me van a dar un empleo, yo diría que no, hay que abrirse campo. Mira, ahora tenemos 90 millones de dólares en la Ciudad Colonial, o sea que los que están ahora mismo ya especializados pueden concursar y ganarse alguno de esos proyectos, o unirse a empresas con más experiencia, colaborar con ellos. Bueno, al menos tres años de trabajo tienen, pero se acabó el proyecto y ya. O sea que sí hay que pensar, y una de las cosas es la investigación. Todas las universidades andan buscando investigadores, porque la universidad ahora tiene que clasificar internacionalmente, etc. Entonces ya las universidades están pagando un mejor sueldo a un profesor que tenga maestría o que tenga doctorado, y están contratando investigadores. Además, dan incentivos; por cada artículo que se escribe y se publica en una revista científica indexada, te dan un incentivo. O sea que, bueno, no es tal vez para hacerse millonario, pero sí se puede vivir de eso, y además uno se entretiene bastante. Yo he gozado mi vida profesional gracias a mi trabajo ligado a la historia y a la restauración, aunque he hecho arquitectura, yrealmente de eso es de lo que he vivido.”

“Yo tenía la inquietud, más allá del aspecto económico, porque entiendo que es importante, pero en primera instancia la inquietud fue con relación a la preparación que uno puede obtener haciendo un tipo de maestría como la que ustedes comentan en un país como Italia. ¿Qué aportes puede hacer uno al graduarse? Entonces uno tiene que también pensar qué aporte va a hacer como futuro arquitecto en

elpaís, porqueno simplementeseentiende la inquietudcomo esa: “me voyagraduar”. Hepreguntado a varios arquitectos sobre ese tipo de maestrías, y me han dicho: “bueno, pero te vas y duras unos años, y luego tienes que venir para acá, y vienes como que así, como sin nada, solamente con la maestría”, pero entoncestienesquehacer campo aquídenuevo. Entoncesera básicamenteeso.Dentro de esa orientación que yo estaba buscando, era como saber esa importancia.”

Julia Vicioso, Arquitecta, Historiadora y Diplomática: “Nidia, es lo contrario: cuando uno tiene la oportunidad de ir alexterior, en cualquier sitio delexterior te enriqueces muchísimo. Entonces, vas a llegar con algo que no tienen en tu país. Vas a ver las cosas diferentes, vas a poder inventarte cosas, vas a poder abrir campos nuevos. Tú vas a poder, qué sé yo, desarrollar en la UNPHU el Departamento de Restauración que no existe, por ejemplo. Puedes empezar una fundación para temas específicos. Hay muchas cosas que tú puedes hacer porque vas a tener la mente más abierta; te preparan con cosas diferentes a las que uno tiene, y eso ayuda muchísimo. Yo estoy loca también por regresar a la República Dominicana; me tardé mucho afuera, bueno, me casé con un italiano, pero estoy deseando volver a la República Dominicana para hacer mil cosas, porque uno ya tiene un panorama diferente. En cuanto a la pregunta que está en el chat sobre la relación entre España e Italia, les quería decir que España es mucho más fácil por el idioma, pero si tienen la oportunidad, yo hice un curso antes de ir a Italia, un curso de un mes de idioma, y después lo pasé y entré bien en la universidad. O sea, que el idioma no es un problema; al contrario, te enriquece mucho. Pero, ¿cuál es la diferencia? Italia, si es para historia y restauración, tiene una tradición mucho más fuerte que España. Lo que es historia y restauración en España es “muy reciente”. Italia es mucho más fuerte en eso, pero recientemente España se está poniendo al día; ya tienen algunos cursos de formación. Cuando me fui yo, no existían prácticamente; había solo uno en Francia y uno en Londres, una escuela de restauración. O sea, en España estaban muy atrasados en los años 90; ahora es que aparecen cosas. Italia ha sido un poquito el líder en ese sector para toda Europa, pero si encuentran gente que tiene conexiones con España y logra entrar, aprovechen. Aprovechen para hacer una maestría en el exterior; yo lo considero algo muy enriquecedor para cualquier estudiante, para cualquier profesional.”

Mizoocky Mota, UrbanArchitect and General Coordinatorof theSchool ofArchitecture and Urbanism - (UNPHU):

“Bueno, yo creo que conesto podemos cerrar por la tarde dehoy. No sé sielarquitecto Rancier quiere dar unas palabras, ya que reingresó. Bueno, agradecerles a nuestros egresados, autores y panelistas de la tarde de hoypor estar aquí; finalmente se nos dio poder congeniar con todo. Fue una ardua tarea

para mí, pero lo logramos. Y a todos los estudiantes que se han quedado ya más allá de las 6 de la tarde, quequedenpendientes porqueseguimos haciendo esteciclo de intervenciones interesantes para todos los chicos, ysobre todo, de variados temas, de los temas transdisciplinarios que tocan la carrera de arquitectura y que desde la Universidad Nacional Henríquez Ureña siempre estamos impulsando.

Así que, muchísimas gracias, y quedamos a la orden de nuestros panelistas de hoy para futuras colaboraciones. A los estudiantes, que queden pendientes de todas las actividades que tenemos para ustedes a lo largo de este cuatrimestre. Así que, muy buenas noches y que estén muy bien. ¡Bye!”

3.7 Presentación en el Senado de la República Italiana, Sala Caduti di Nassirya

[Idioma original: italiano. Traducido al español]

Libro “El legado italiano en República Dominicana. Historia, Arquitectura, Economía y Sociedad.”.

A cargo de Andrea Canepari

Edición italiana y española publicada por Allemandi, 2021.

Edición académica estadounidense publicada por Saint Joseph's University Press, 2021.

5 de julio de 2022

Senado de la República Italiana, Sala Caduti di Nassirya Piazza Madama, Roma, Italia

DIALOGAN CON EL CURADOR ANDREA CANEPARI:

 Francesco Giacobbe, Senador, Circunscripción África/Asia/Oceanía/Antártida

 Jaime Nualart, Secretario Cultural de la Organización Internacional Ítalo-Latinoamericana

 Tony Raful Tejada, Embajador de la República Dominicana en Italia

 Fabio Porta, Senador, Circunscripción América del Sur

 Fucsia Nissoli, Diputada, Circunscripción América del Norte y Central

 Stefano Queirolo Palmas, Embajador de Italia en Santo Domingo

MODERADORA:

 Isabella Liberatori, Presidenta de “9 Colonne”

Isabella Liberatori, Presidenta de “9 Colonne”:

“Tuve el honor de participar en la presentación de este maravilloso libro, una obra meticulosa y espléndida, que da testimonio del esfuerzo de los italianos y, sobre todo, es testigo de la importante relación que existe entre la República Dominicana e Italia. Cedo de inmediato la palabra al Senador Francesco Giacobbe, elegido en la circunscripción de África, Asia, Oceanía y Antártida, quien dará inicio a los trabajos.”

Francesco Giacobbe, Senador, Circunscripción África/Asia/Oceanía/Antártida: “Obviamente, mi presencia aquí significa que estamos trasladando la República Dominicana hacia el hemisferio sur. Bienvenidos al Senado: bienvenido al Secretario Cultural de la IILA, Jaime Nualart; embajador Tejada, bienvenido al Senado de la República, es un honor tenerlo aquí con nosotros; querido colega Fabio Porta, le doy una doble bienvenida: la primera, por ser miembro del Senado desde hace algunos meses; la segunda, porque hoy es usted quien nos representa en esa parte del mundo, asíque bienvenido; honorableFucsiaNissoli, compartimosel hecho deestar enelParlamento desdehace máso menoselmismo tiempo;venimos dedoscontinentesdistintos,peroambosdeorigen inglés; bienvenida también a la doctora Iolanda Di Stasio; y, por supuesto, gracias, Isabella, por el gran trabajo que haces. Pero, sobre todo, quiero dar la bienvenida al embajador Canepari, por brindarnos la posibilidad y la oportunidad de discutir su bellísimo libro. Quisiera resumir mi saludo, si me lo permiten, no leyéndoles diez páginas, sino tan solo algunas líneas de un breve fragmento de la introducción del embajador Canepari. Él escribe en la introducción de su libro: «Me di cuenta de que la comunidad italiana en la República Dominicana había sido realmente fundamentalpara la vida, la historia y el carácter nacional del país. Me quedó claro que la comunidad italiana había dado forma a algunos de los rasgos identitarios del país, participando en la construcción de las arquitecturas políticas, sociales, económicas y culturales que contribuyeron a la formación de la República Dominicana actual». En ese momento me pregunté: «¿Está hablando de la República Dominicana o está hablando de Australia, el país donde vivo desde 1982?». Si miramos la historia de las comunidades italianas en el mundo, quizás esté hablando de Brasil, de Argentina, o de los Estados Unidos, porque para quienes vivimos en el extranjero este pasaje nos hace revivir un rasgo común a todas las comunidades italianas en el mundo. Podemos decirlo sin dudarlo: los italianos y no es falta de modestia sabemos apasionarnos por lo que hacemos, nos destacamos en el mundo por las contribuciones de alta calidad en nuestros proyectos, y la experiencia derivada de siglos de historia nos permite sobresalir entodos los sectores, desde la economía hasta eldeporte, desde la cultura hasta las actividades productivas y recreativas. Tenemos la capacidad de apasionarnos por lo que hacemos

y de llevar nuestros proyectos a su plena realización. Los italianos somos “testa dura”, porque cuando asumimos un compromiso, logramos cumplirlo hasta el final. Pero, sobretodo, nuestra habilidad para innovar, que nace de siglos de esfuerzo por hacer las cosas de la mejor manera posible, nos permite adaptarnos a situaciones nuevas, y en ocasiones desconocidas. Creo que estas cualidades están bien resumidas en el fragmento del embajador Canepari en su libro. Estas cualidades las hemos llevado alrededor del mundo; en nuestros países de adopción, nos hemos integrado, hemos creado las condiciones para asegurarnos un futuro mejor para nosotros y nuestros hijos, y, sobre todo, con altruismo y lealtad, hemos contribuido a construir una sociedad mejor en nuestros países de acogida. Llevamos a estos países lo mejor que Italia y los italianos podemos ofrecer. La prueba, como nos dice el embajador Canepari, es que hemos contribuido a dar forma a los rasgos identitarios de los países donde vivimos. En otras palabras, hemos logrado que el “vivir a la italiana” se convierta en parte del estilo de vida de las sociedades y países en los que habitamos. Y es a partir de aquí y este es un aspecto muy importante y delicado que deberíamos entender en Italia, aunque lamentablemente mis colegas no logran comprenderlo, llevo nueve años predicando esto y no logran entenderlo que surge la gran contribución de los italianos en el mundo para la promoción del Made in Italy y para la promoción del Sistema Italia, una enorme contribución que han dado en todo el mundo. Permítanme entonces concluir afirmando que la estructura del libro del embajador Canepari si me permite, embajador podría adaptarse a todos los países que los italianos en el mundo han elegido como su país adoptivo. Gracias, embajador, por hacernos conocer mejor la contribución de los italianos a la República Dominicana y por habernos permitido hoy reflexionar sobre el gran papel de las comunidades italianas en el mundo, en sus países de acogida y en la relación con lo que sigue siendo, aunque seamos de tercera, cuarta o quinta generación, nuestra Madre Patria.”

Siguen aplausos.

Isabella Liberatori, Presidenta de “9 Colonne”: “Gracias, Senador. Le damos la palabra al Embajador Nualart en representación de la IILA. Existe una relación estrecha entre los representantes de los italianos en el extranjero y la IILA, cuyo Secretario General es Antonella Cavallari, quien cuenta con amplia experiencia en el Ministerio de Asuntos Exteriores y conoce a la perfección tanto el trabajo realizado en embajadas y consulados, como el que se lleva a cabo en Italia en favor de la red; pero sobre todo, el importante papel que desempeñan los embajadores para fortalecer los vínculos. Adelante, gracias.”

Jaime Nualart, Secretario Cultural de la Organización Internacional Ítalo-Latinoamericana:

“Gracias. Estimados Senadores, Honorables, Excelencias y Embajadores, señoras y señores, en nombre de la IILA, la Organización Internacional Ítalo-Latinoamericana, y de nuestra Secretaria General, Antonella Cavallari, quiero agradecer al Embajador Andrea Canepari por invitar a nuestra Organización Internacional a acompañarlo nuevamente en la difusión de su proyecto editorial. En 2021, la IILA tuvo el honor de organizar la presentación de La herencia italiana en la República Dominicana, junto con las embajadas de la República Dominicana en Italia y de Italia en Santo Domingo. Fue una experiencia sumamente significativa, en primer lugar, porque marcó el inicio de una serie de iniciativas culturales que la IILA pudo llevar a cabo a distancia, gracias a las nuevas tecnologías; y, ensegundo lugar, porqueestuvo enriquecidapor valiosas intervencionesdedestacados representantes italianos y dominicanos, tales como: Antonella Cavallari, nuestra Secretaria General; Su Excelencia Raquel Peña, Vicepresidenta de la República Dominicana; Su Excelencia Roberto Álvarez, Ministro deRelaciones Exteriores de la República Dominicana; SuExcelencia elEmbajador Raful, quien nos acompaña hoy; Su Excelencia Carmen Heredia, Ministra de Cultura de la República Dominicana; la Honorable Iolanda Di Stasio, de la sección bilateral de amistad de la unión interparlamentariade la RepúblicaDominicana yHaití;elHonorable MiltonRayGuevara, Presidente de la Corte Constitucional de la República Dominicana; Carlos Luciano Díaz Morfa, Ministro de Defensa de la República Dominicana; el Consejero Marco Giomini, Jefe de la Oficina para México, Centroamérica y el Caribe del Ministerio de Relaciones Exteriores de Italia; Víctor “Itó” Bisonó, Ministro de Industria, Comercio y Mipymes de la República Dominicana; Celso Marranzini, Presidente de la Cámara de Comercio Dominico-Italiana, y Frank Rainieri, Vicepresidente de la Cámarade Comercio Dominico-Italiana yfundador yPresidentedelGrupo Puntacana. Pido disculpas por esta extensa lista de personalidades de alto nivel, pero destaca la importancia de este libro, y el aporte del Embajador Canepari en los niveles más altos, desde la Vicepresidencia de la República Dominicana hasta ministros, empresarios y funcionarios italianos, quienes han elogiado y hablado muy positivamente de esta contribución. La presentación se celebró en el contexto de la inauguración de la exposición homónima del fotógrafo italiano Andrea Vierucci, acogida en nuestra sede de la IILA en Parioli. Una vez más, quiero subrayar cómo este volumen, en el que el Embajador Canepari ha reunido investigaciones, ensayos y contribuciones de un grupo extenso de historiadores, expertos, artistas, políticos y empresarios, representa una muestra extraordinaria que subraya los valores de amistad, cooperación y respeto mutuo en la construcción de relaciones entre los pueblos. En la República Dominicana, el Embajador Canepari no solo desempeñó su labor diplomática de

promoción política, económica, comercial y cultural; también emprendió esta tarea como investigador y, segúnsus propias palabras, como “arqueólogo”delos orígenes de la presencia italiana en la República Dominicana. Ha logrado reunir 46 ensayos de figuras muy diversas, lo cual pone de relieve no solo la relevancia de la presencia de Italia en la República Dominicana, sino, como destacaba el Honorable, en toda América. Desde el siglo XVI hasta la actualidad, la presencia y las contribuciones de ingenieros, arquitectos, filósofos, políticos, artistas y músicos italianos en América Latina han sido una constante, y por ello el trabajo del Embajador Canepari es verdaderamente meritorio, al resaltar esta valiosa y enorme contribución. Mis felicitaciones, Embajador, y gracias.”

Siguen aplausos.

Isabella Liberatori, Presidenta de “9 Colonne”:

“Gracias a usted. Le damos la palabra al Embajador de la República Dominicana en Italia, Tony Raful Tejada. Gracias, Embajador. Gracias.”

Tony Raful Tejada, Embajador de la República Dominicana en Italia:

“Buenos días. Saludo a todos los presentes, a todas las distinguidas excelencias que presiden este acto. También saludo entre todos ustedes al actual embajador de Italia en la República Dominicana, Stefano Queirolo, y a todos los demás. Voy a pronunciar este discurso en italiano, así que les pido disculpas por cualquier error, porque estoy en proceso de aprender el idioma.

Unsaludo a las autoridades presentes, a los organizadores yunsaludo muyespecial a nuestro querido amigo el Consejero Andrea Canepari, ex Embajador italiano en la República Dominicana. La cultura de los pueblos es una mezcla de imágenes y testimonios muy vívidos de fenómenos y experiencias históricas, donde palpita el desarrollo de las sociedades, la movilidad material del fenómeno social, la construcciónde conceptos, elejercicio de la palabra que se materializa en elcalor de las influencias materiales e ideológicas. Cuando se habla de la herencia italiana en la República Dominicana, se hace referencia a una presencia sostenida de episodios en las coyunturas, en los lazos estrechos, en los momentos relevantes de la definición del ser nacional, una presencia que se siente desde los prolegómenos del período colonial. Este trabajo, *La herencia italiana en la República Dominicana*, es el trabajo metódico y puntual de valorizaciones, coordinación y contribuciones de un Embajador, Andrea Canepari, que ha hecho de su presencia diplomática en Santo Domingo una articulación integral de la investigación sobre los datos históricos, una recreación episódica en la diversidad de los elementos culturales nodales, una asociación telúrica e intelectual de la presencia italiana en la historia de la República Dominicana, una media isla que brilla como un promontorio de aportes y de

generosa floración en los ámbitos productivos de la vida material y espiritual, que integra diversas atribuciones, todasdeterminantes ypermanentesensudestino. Como un hecho relevantee imprevisto en el ámbito de las normas de gestación de las nacionalidades, podemos citar que en el bautismo de fuego de la independenciadominicana, unmemorable italiano, GiovanniBattistaCambiaso, participó efectivamente en la batalla marítima que consolidó nuestra independencia junto a dominicanos, pioneros de la naciente marina dominicana, en ese período histórico de la primera mitad del siglo XIX, cuando la parte oriental de la isla reclamaba su raíz identitaria con los elementos distintivos de la comunidad. Estos grandes esfuerzos, sin precedentes inmediatos en la crónica histórica de la isla de Santo Domingo, en la construcción social y fiel de todo un conglomerado humano e ideológico, desde los inicios coloniales y la impronta llamada a forjar la identidad política de la nacionalidad dominicana, en el siglo XIX hasta nuestros días, se recogen en esta monumental obra que recoge y enriquece, fundamentalmente, Andrea Canepari. Un embajador representa un universo de ideas y una constelación histórica de vínculos si, como en el caso del Embajador Andrea Canepari, se identifica con la historia y se activa, como lo hizo durante su estancia en Santo Domingo, para promover la amistad entre los pueblos, entre Italia y la República Dominicana, al abrir las puertas de las inversiones en las áreas productivas de la economía, reforzando los lazos entre nuestros pueblos hacia el progreso y la solidaridad. El Embajador Canepari ha contribuido a consolidar la Cámara de Comercio Dominico-Italiana, favoreciendo la participación de grandes empresarios e industriales de origen italiano que, junto a los dominicanos, marchan juntos en el área de colaboración productiva para nuestros países. Concluyo mis palabras citando al Presidente Constitucional de la República Dominicana, Luis Abinader, quien, al escribir la prefacio de esta obra de Andrea Canepari, afirmó lo siguiente: «Como escribe Su Excelencia, el Embajador de Italia en la República Dominicana, este libro sobre el patrimonio cultural italiano en la República Dominicana es una obra para poner de relieve la unión y la cultura compartida que ha sido creada a lo largo de los siglos por italianos y dominicanos. Sobre todo para mí, esta obra constituye un universo de belleza histórica y cultural que refuerza nuestros lazos y forja esencias y valores de solidaridad y fraternidad entre las naciones y sus representantes». Gracias.”

Siguen aplausos.

Isabella Liberatori, Presidenta de “9 Colonne”:

“Gracias, Embajador. Gracias por las palabras que ha compartido y muy bien por su italiano. Ahora le damos la palabra a la Honorable Fucsia Nissoli, quien nos solicita amablemente poder intervenir

porquelostrabajosdelpleno enlaCámararequierensupresencia. Gracias, Honorables. LaHonorable está elegida en la circunscripción de América del Norte y Central.”

Fucsia Nissoli, Diputada, Circunscripción América del Norte y Central: “Buenos días a todos. Quiero saludar en primer lugar a mis colegas Porta y Giacobbe; también al Embajador de la República Dominicana en Italia, Su Excelencia Raful Tejada; al Embajador italiano en Santo Domingo, Su Excelencia Queirolo Palmas; y a la Ministra Consejera Gina D’Alessandro Ricart. Agradezco igualmente al doctor Eugenio Marino por la organización de este evento y por la grata invitación. Sobre todo, quiero dar las gracias al Consejero Canepari, ex Embajador, por ofrecer su perspectivasobre su libro “La herencia italianaenlaRepúblicaDominicana. Historia, arquitectura, economía y sociedad”. Permítame, Señor Embajador, expresarle mi gratitud por su labor como representante de nuestro país en su rol diplomático y por el trabajo que ha llevado a cabo en los Estados Unidos, cuando fue cónsul en Filadelfia, y especialmente por la difusión que ha promovido sobre la contribución italiana al desarrollo cultural, social y económico de la República Dominicana. El relato de conmemoraciones simbólicas, entre las cuales se destacan los 500 años desde la llegada del primer obispo residente en Santo Domingo, Monseñor Alessandro Geraldini, responsable de la espléndida catedral de la ciudad, la más antigua de América; los 120 años de relaciones diplomáticas entre Italia y la República Dominicana desde 1844; y los 200 años del nacimiento del fundador de la marina dominicana, Giovanni Battista Cambiaso, oriundo de Génova, son solo algunos de los episodiosqueseencuentranenelvolumendeCanepari. Estospersonajes, junto amuchasotrasfiguras italianas, como agrónomos como el Cifferio y diversos empresarios, ilustran cómo las comunidades italiana y dominicana se han integrado e interactuado, contribuyendo a forjar la identidad del país. Es notable también que el abuelo de una diplomática dominicana, Guido d'Alessandro Lombardi, fue el arquitecto del Palacio Nacional dominicano. Así, este texto se convierte en una obra fundamental para comprender las relaciones entre ambos países y la contribución italiana a la historia dominicana, empezando por el gran Cristóbal Colón, quien fue amigo del obispo Geraldini y nombró una isla, Saona, en honor a la ciudad de Savona, de donde era originario un compañero de sus exploraciones. Es un verdadero placer que haya sido precisamente el Embajador Canepari quien se instalara como embajador en la reapertura de nuestra sede diplomática. Este trabajo resalta la importancia de mantener vivo el vínculo diplomático entre Roma y Santo Domingo, una relación antigua que fundamenta la diplomacia actual. Por último, en mi calidad de representante de los italianos que residen en la República Dominicana, pero también como su amiga y admiradora, debo resaltar su dinamismo: son nuestros representantes, el frente concreto y el pilar de una actividad diplomática fructífera, tanto política como cultural y económica. Por ello, agradezco a Andrea Canepari y a todos

los que han contribuido a la creación de este volumen, que sin duda se convertirá en un punto de referencia para quienes deseen conocer la contribución de los italianos a la historia dominicana y, por ende, entender la unión que existe entre nuestros países. ¡Gracias!”

Siguen aplausos. Isabella Liberatori, Presidenta de “9 Colonne”: “Muchas gracias. Entonces, como se ha mencionado, estamos aquí para presentar el trabajo del Embajador Canepari; el título del libro es “El legado italiano en la República Dominicana. Historia, arquitectura, economía y sociedad”. Este libro es un testimonio rico de una relación que nació hace muchos años y se ha consolidado con el tiempo. Se trata de un relato extraordinario, un fresco que refleja lo que los italianos hansabido hacer enesterincóndel mundo quees la RepúblicaDominicana. Impresiona la variedad de contribuciones y competencias que enriquecen el volumen, así como la diversidad de historias que se narran. Hay 45 autores invitados a ilustrar un legado que ofrece una nueva perspectiva sobre la calidad de la emigración italiana en América Latina. Los protagonistas, como hemos escuchado de quienes me han precedido, son religiosos, militares, ingenieros, agrónomos, científicos, empresarios, artistas, políticos, juristas, economistas yperiodistas. La lectura es realmente fascinante. Gracias al esfuerzo del Consejero Andrea Canepari y a sus profundas investigaciones en archivos, se han reconstruido, como hemos oído, cinco siglos de historia de las relaciones entre los dos países. Esto ha ampliado nuestra comprensión de la República Dominicana, pero ha destacado, sobre todo, el papel de Italia y la calidad de su emigración, tanto antigua como reciente. Es una contribución que fomenta la conciencia de lo que somos y de lo que hemos sido, así como un ejemplo de cómo se puede desempeñar la labor de Embajador para construir puentes y promover el conocimiento mutuo. Dejo la palabra al Honorable Porta, gracias al cual estamos aquí hoy, ya que él ha sido el promotor de este encuentro, y se lo agradezco. Si desea hacer su contribución.”

Fabio Porta, Senador, Circunscripción América del Sur: “Sí, gracias. Gracias, Isabella, también te agradezco por esta disposición, una vez más, de seguir las iniciativas de los italianos en el mundo, que hoy necesitan más que nunca información profesionalmente válida. Agradezco a la RAI y, por supuesto, a todos los medios de comunicación que siguen este evento, ya sea de manera directa o indirecta, a través de la Web TV del Senado. Quiero agradecer también a Eugenio Marino, que no figura en el cartel, pero ha sido uno de los

artífices, si no el principal, de esta iniciativa, y, por supuesto, agradezco al Embajador Canepari porquenoshabrindado estahermosaoportunidad, nosha hecho estevalioso regalo. Permítanmedecir algo muy brevemente. Dejo de lado mi intervención, también porque quiero dar espacio, que no tenemos en abundancia, a la intervención del Embajador, quien ilustrará de manera más directa el contenido del libro. Agradezco, por supuesto, al Embajador Tejada, así como al representante de la IILA, que siempre sigue con la relevancia que esta organización tiene y seguirá teniendo en las relaciones italo-latinoamericanas y en los lazos entre nuestros países. Saludo también, de manera afectuosa, no solo formalmente, al Senador Giacobbe, con quien he tenido la fortuna de reencontrarme aquí en el Senado, porque éramos amigos desde antes, pero ahora compartimos también esta fase política no sencilla, aunque lo hacemos con el mismo entusiasmo que nos une desde Australia hasta Brasil. Saludo también, permítanme, a Fausto Longo, colega en este momento electo en la Cámara, que también ha sido aquí Senador y, entre otras cosas, colega de Francesco. Muy brevemente, entonces, diré que este libro es utilizando las palabras del propio autor verdaderamente una sinfonía. Es una sinfonía de italianidad en la República Dominicana. Yo diría que tomaré prestado este término porque creo que necesitamos muchas sinfonías, una gran sinfonía para propagar permítanme usar esta expresión publicitaria la experiencia, la vida y lo vivido de los italianos en el mundo, en todas las latitudes y longitudes. Recuerdo con agrado el primer encuentro, hace unos años en la Cámara, con el Embajador Canepari: en 2017, él me buscó a pesar de que yo había sido elegido en una circunscripción diferente, tanto de la suya en ese momento, que era, me parece, Cónsul General en Filadelfia, como de la que luego ocuparía como Embajador, reabriendo una sede que nosotros en el Parlamento yo entonces era Presidente del Comité de Italianos en el Mundo de la Cámara habíamos promovido y solicitado con tanto empeño. Es un recuerdo hermoso, porque ya entonces notaba la curiosidad por la experiencia de los italianos en el exterior, el entusiasmo y, por supuesto, una gran competencia. Creo que este libro, esta sinfonía, es realmente unprototipo que deberíamos tomar como referencia cuando hablamos de la importancia de difundir más la cultura y la presencia de nuestras comunidades en el mundo. Junto con el Senador Giacobbe, hemos presentado aquí en el Senado y esperamos que en este fragmento de legislatura haya también la voluntad de llevarlo a cabo una pequeña iniciativa parlamentaria muy importante para los italianos en el exterior, que es un proyecto de ley que ya había tenido la oportunidad de redactar en la Cámara, sobre la enseñanza multidisciplinaria de las migraciones, es decir, de la presencia italiana en el exterior, pero también de las numerosas presencias extranjeras en Italia. Este es el aspecto que quiero asimilar al libro: es una enseñanza multidisciplinaria, porque la presencia italiana en el exterior no se limita a la historia; abarca la geografía, la arquitectura, la música y la religión. Si observan el libro del Embajador Canepari, verán que todas estas dimensiones son partes

integrales de una única historia. Esto ocurre en Santo Domingo, sin duda, pero también en Australia, en Sudamérica, en Europa y en el resto del mundo. Este aprendizaje, entre otras cosas, me ha complacido enormemente. Aquí tenemos a un gran dibujante, Fausto Longo, quien, al ver el cómic redactado en español, me robó una copia de inmediato. De esa iniciativa también extraigo otro punto: ese es el tipo de cultura que debemos saber trasladar a los jóvenes, especialmente a los italianos, es decir, llevar, incluso con herramientas mucho más simples, didácticas e inmediatas como el cómic, esta historia, estas historias a nuestras escuelas. Así que concluiré con dos referencias que he encontrado al leer las bellas presentaciones que se han hecho al libro. La primera, que refuerza un poco lo que mencionaba antes, son palabras del Ministro de Cultura, Dario Franceschini, quien dice: «Si hay conciencia de esta historia y de esta nueva cultura que se ha creado gracias a la contribución italiana, podránsurgir nuevasoportunidadesde inversión ycomercio». Eseesprecisamenteelespíritu de nuestro compromiso aquí en el Senado, de nuestra propuesta legislativa y del libro de Canepari, y Franceschini lo expresa de manera excelente. Si no hay conocimiento, también es difícil hacer promoción y es complicado internacionalizar. Por lo tanto, el conocimiento de la comunidad y gracias al libro, porque lo hace de una manera muy visual es un requisito previo para la internacionalización. La otra referencia, que me brinda la oportunidad de cerrar con un vínculo a la jornada de hoy aquí en el Senado, se relaciona con las palabras de la Embajadora Cavallari, quien hoyno estáconnosotrosyesrepresentadaporelEmbajador deMéxico, queactualmenteesSecretario Cultural de la IILA. Al finalizar su presentación, dice: «Sería maravilloso ver en la gran pantalla quizás veamos algunas pequeñas imágenes las historias de este libro en una coproducción italodominicana». Bien, esta tarde en el Senado ratificaremos, y yo con mucho honor seré un relator, el acuerdo de coproducción cinematográfica entre Italia y la República Dominicana. Quién sabe si el primer resultado de este acuerdo será la producción del libro, cuya adaptación cinematográfica ya nos ha obsequiado el Embajador Canepari. Gracias a todos.”

Siguen aplausos. Diálogo entre Isabella Liberatori y el curador Andrea Canepari:

Isabella Liberatori

“Gracias, entonces ahora le damos la palabra al Consejero Canepari y partimos del hecho de que el libro ha tenido a lo largo del tiempo diversas declinaciones. Así, ha llegado a una amplia audiencia y ha logrado el objetivo que se había propuesto el trabajo del Embajador: dar a conocer a la mayor

cantidad depersonasposible la importanciade lasrelaciones y los intercambiosculturales. Consejero, díganos: ¿qué pensó cuando inició este trabajo tan importante, laborioso, completo y útil?”

Andrea Canepari:

“Buenos días a todos. Hay muchas sensaciones. Desde hace tiempo tengo el placer de trabajar con nuestras comunidades y he sido testigo de lo que han aportado en los distintos países. Sin embargo, como mencionaba el Senador Giacobbe, a veces me sentía un poco como un arqueólogo, porque este yacimiento de italianidad que provenía de nuestras comunidades, que lo han llevado, así como de amigos de Italia que no necesariamente son italianos, no era conocido. Por lo tanto, como ahora mencionaba el Senador Porta, se necesita conciencia y conocimiento para sacar a la luz, revitalizar y crear oportunidades, construir puentes entre los países, no solo con la República Dominicana. Como mencionaba el Senador Giacobbe, hay una universalidad en estos temas y se requieren sinfonías; de hecho, el Ministerio de Asuntos Exteriores y Cooperación Internacional está haciendo mucho por ello. Así que, cuando inicié mi misión, pensé que era necesario comprometerse a dar a conocer, a todos los niveles de la población, desde los jóvenes hasta los académicos y el gran público. Estoy muy agradecido, si me permiten unas palabras, al Senador Porta por haber organizado la jornada de hoy y esta presentación; al Senador Giacobbe; a la Honorable Nissoli; al Embajador Jaime Nualart de IILA, a Antonella Cavallari; al querido amigo el Embajador Raful; a Isabella Liberatori por esta presentación, asícomo atodoslosamigos, desdeel colegaEmbajador Queirolo Palmas hastaEugenio Marino, quien ha promovido una colaboración intelectual conmigo desde los tiempos de Filadelfia, cuando participé en la presentación de su hermoso libro sobre la emigración. Allí nació también una sintonía intelectual sobre la necesidad de dar a conocer. También agradezco a todos los amigos: la Assocamerestero; la Dante Alighieri; empresas como Ghella, que están aquí presentes; y universidades internacionales de Ginebra, UCLA me gustaría saludar a nuestros amigos profesores a los profesores Robin Darby y su esposo Andrew Apter, que son docentes en UCLA, una de las universidades más importantes de Estados Unidos, y que están aquí hoy, porque también ellos han contribuido a este libro y a su edición académica americana. Este libro y las historias de nuestra comunidad son serias. No siempre se abordan con la seriedad que merecen y que, en mi opinión, todos deberíamos tener en cuenta. Nuestras historias son serias, nuestras comunidades son serias, Italia es un país de grandes perspectivas. Por lo tanto, este libro también es serio y las historias han sido contadas y publicadas por una editorial académica estadounidense, la Saint Joseph’s University Press, la principal en América Latina, precisamente para otorgar dignidad intelectual a todas estas historias. Este es otro enfoque que quería compartir con ustedes, mayor trabajo, pero creo que también genera mayor interés. Aprovecho para mencionar a algunas personas, como el fotógrafo

Andrea Vierucci, con quien hemos realizado numerosas iniciativas: exposiciones virtuales, videos, y que nunca nos habíamos conocido debido a la pandemia, excepto hoy. También quiero saludar a cualquier otra persona que haya venido a saludarme hoy, como el amigo Gianfranco Fini, arquitecto, quien está citado en el libro porque uno de los principales complejos turísticos de la República Dominicana en Porto Rotondo se inspiró en su obra. Así que, si hay alguna otra persona con la que aún no hemos tenido la oportunidad de conocernos, pero que ha venido, les agradecería que se acerquen al final, porque me gustaría aprovechar esta ocasión para saludarlos.”

Isabella Liberatori:

“Entonces, la dignidad académica, si hacía falta, se ha logrado. Pero quería preguntarle: usted ha organizado, como nos decía, también exposiciones interactivas, con las imágenes, ¿quizás podríamos pedir que las envíen mientras hablamos? ¿Que ilustran este maravilloso volumen?”

Andrea Canepari:

“(Indicando la pantalla) Este es un video, si quieren, también podemos escucharlo, ya que está en italiano, y luego pasamos a las imágenes.”

Sigue la reproducción de un contenido video en la sala: video sobre Giovanni Battista Cambiaso.

Voz en off en el video:

«Giovanni Battista Cambiaso Chiozzone nació en Génova en 1820. Llegó muy joven a Santo Domingo, donde cultivó y mantuvo una estrecha relación de amistad con los principales miembros de la sociedad secreta política “La Trinitaria”, en particular con su fundador Juan Pablo Duarte. Cambiaso fue el creador de la primera flotilla naval armada de la República Dominicana, sentando las bases sobre las cuales, posteriormente, se fundó la marina dominicana. Para alcanzar su objetivo, Cambiaso tomó sus bricbarcas y goletas privadas, que se utilizaban con fines comerciales, y las transformó en barcos de guerra. La recién formada flotilla naval, que impidió que los barcos haitianos sirvieran como apoyo a su ejército de tierra, estaba al mando del General Cambiaso de la marina dominicana».

Isabella Liberatori:

“Digamos que las evidencias están presentes. Usted logró publicar algunos de los 48 capítulos del libro en un periódico nacional local, lo que ha permitido una mayor difusión. No es una idea que

surge de la nada, ya que un italiano fundó elprimer periódico enSanto Domingo a mediados delsiglo XIX, por lo que se sigue esa tradición. ¿Cómo logró que le dedicaran 48 páginas parciales, que para quienes conocen el mundo editorial son un patrimonio invaluable, y así llegar a los lectores, tanto locales como italianos?”

Andrea Canepari:

“Todas estas iniciativas han sido, por supuesto, promovidas por el Ministerio de Asuntos Exteriores en el marco de las iniciativas de promoción integrada, con el objetivo de mostrar cómo desde el ámbito cultural se pueden generar actividades promocionales y presentar una imagen renovada de Italia. Esta es la premisa. Dicho esto, la amplitud de estas iniciativas solo podría llevarse a cabo con elapoyo de patrocinadores. Por lo tanto, la mayor partedel financiamiento ha sido proporcionada con entusiasmo por grandes grupos mediáticos, entre los cuales se encuentra la familia Pellerano, que fue mencionada anteriormente por Isabella Liberatori. Esta familia llegó a la República Dominicana hace 150 años y fundó el "Listín Diario", que significa "La Pequeña Lista". Originalmente, era una lista de llegadas y salidas de barcos, y con el tiempo se convirtió en un periódico, evolucionando hasta convertirse en un gran grupo mediático. ¿Por qué es esto tan importante? No solo para recordar esta historia, sino también para demostrar cómo los italianos han creado estructuras identitarias y sociales que han permitido al país ser no un país en desarrollo, sino el país que es hoy. Me alegró escuchar las intervencionesanteriores, porqueestamisma historiapodríaencontrarseenAustralia ypodríahaberse escrito en muchos otros países; son, en definitiva, historias universales. Además, como se pudo ver en el video, se ha prestado gran atención a las imágenes: todas las que están en la sala con nosotros han sido realizadas por el talentoso Andrea Vierucci. Todos estos videos no solo muestran imágenes de la República Dominicana, sino también de Italia en la actualidad y del lugar de donde partieron estos emigrantes. Este enfoque busca crear conciencia dentro de la comunidad, que a veces no está tan informada, y fomentar la unidad entre la nueva emigración y la antigua emigración. Al comprender la importancia de estas figuras icónicas, se pueden establecer formas efectivas de integración.”

Isabella Liberatori:

“Quería volver al cómic, porque no debemos olvidar que el conocimiento generalmente se adquiere desde muy jóvenes. El Consejero ha decidido presentar su trabajo también en forma de cómic y ha distribuido nada menos que 265,000 copias, en colaboración con las iglesias católicas. Díganos: ¿cómo ha ido esta experiencia?”

Andrea Canepari:

“Sí, en primer lugar, hay que considerar que eran los años del Covid, un momento en el que las escuelas estaban cerradas yse buscaban nuevos métodos educativos. Asíque ofrecimos estos cómics, que son muy serios, basados en el libro y científicamente precisos, revisados también por docentes universitarios, con el fin de proporcionar una herramienta educativa a las escuelas. El principal periódico del país distribuyó 240,000 copias y 35,000 copias fueron entregadas a través de la conferencia episcopal a las escuelas católicas, que las utilizaron. Por otro lado, las escuelas públicas fueron alcanzadas mediante un programa extenso de herramientas digitales en español e italiano, herramientas plurilingües. El libro también está disponible en inglés para dar a conocer la historia y permitir que los jóvenes se entusiasmen. No solo se han entusiasmado los italianos o los italodescendientes, sino también los amigos de Italia. El principal grupo radiotelevisivo es de propiedad, como sabe mi amigo embajador, de Don Pepín Corripio, que es deorigen español y, sin embargo, fue el primero en poner a mi disposición sus cadenas de televisión, sus periódicos y su grupo mediático. A través de estas historias, la italianidad se presenta también de una manera diferente, lo que puede generar oportunidades, como se ha mencionado, con la cámara de comercio, por ejemplo, que ahora agrupa a algunas de las familias que se encuentran entre las diez más ricas de América Latina, llevándolas a ver a Italia de una manera diferente.”

Isabella Liberatori:

“Entre los jóvenes, es decir, entre la nueva inmigración que usted mencionaba yque se está acercando o mostrando interés por la República Dominicana, la mayoría está motivada por iniciativas empresariales, principalmente en los sectores inmobiliario y turístico. En su experiencia, hasta el momento en que usted estuvo allí, ¿podemos sentirnos orgullosos de estos nuevos italianos? ¿Su enfoque es realmente colaborativo con el país que los acoge?”

Andrea Canepari:

“Por supuesto, debemos sentirnos orgullosos de todos nuestros italianos en cada una de sus manifestaciones. Hablo desde esta experiencia, pero también desde otras vivencias que he tenido en distintos continentes ypartes del mundo. Todos traen un deseo de hacer yde mejorar. En casos como este, aportan tecnología, así como experiencia enel sector agrícola y turístico. Sin embargo, cada uno solo conoce lo que su pequeño sector aporta; nunca se escucha la sinfonía completa ni se ve el fresco en su totalidad. Por eso, es importante hacerlo a través de cómics para quienes lo deseen, y también a través de exposiciones. Miren qué hermosas son estas imágenes de esta muestra que ha estado expuesta en doce de los museos más importantes de la región y universidades. Hay también una

magnífica exposición virtual, así como en Italia, en Venaria Reale y en el Galata Museo del Mare, como muestra preparatoria del Museo de la Emigración Italiana en Génova, donde estos materiales se encuentran en las colecciones permanentes. Esto es significativo, y pueden ver el gran trabajo que se ha realizado. Quisiera agradecer a miesposa, Roberta, quien está aquícon nosotros, porqueha sido un trabajo arduo de detalles y coordinación. Ella realmente me ha ayudado en esta labor con mucha pasión. Siguiendo con el tema de los nuevos italianos, cuando llegué, se mencionaba la reapertura de la sede; no pedían el libro ni los cómics, sino pasaportes, servicios consulares y asistencia. Yo llegué con compatriotas acampando durante días frente a las oficinas, que estaban en un estado lamentable, de la Embajada para solicitar servicios. Todo esto ha cambiado. Es decir, paralelamente a estas iniciativas, el enfoque ha sido ofrecer servicios consulares, y el Ministerio de Asuntos Exteriores y Cooperación Internacional ha realizado un gran esfuerzo que merece ser reconocido, desde todas sus estructuras internas: desde el personal, la inspección, hasta la dirección geográfica competente, quienes se encargande los italianos enel exterior yde la promoción, para garantizar que la reapertura de la sede, que parecía un riesgo, resultara un éxito, como así ha sido. El Senador Porta recordará que en ese momento recibían una o dos interpelaciones parlamentarias a la semana, bastante acaloradas. Algunos de sus colegas senadores me “asaron” si me permiten la expresión antes de ir alSenado. Al final, un colega suyo, sin nombrarlo, me dijo: “Embajador, tal vez ahora estoy convencido de que lo lograremos”. Y lo logramos, pero no fuisolo yo; lo logramos todos: elMinisterio, las asociaciones, elParlamento ylos italianos de la República Dominicana. Todos contribuyeron para que la reapertura fuera un éxito, para que se brindaran los servicios consulares y para que hubiera una sede digna de Italia, sobriapero funcional. Estoycontento dehaber dejado un instrumento quefuncionaa mi colega. Así que creo que esto es importante. Dado que he mencionado a mi colega, que me ha hecho esta hermosa sorpresa de estar aquí: (se dirige al Embajador Sergio Queirolo Palmas) también me compartiste algunas reflexiones sobre la importancia de cómo ha sido percibido el libro, especialmente por parte del embajador español. No sé si deseas compartirlo con nosotros, dado que hemos tenido esta agradable sorpresa.”

“Antes de dar la palabra al Embajador de la República Dominicana, debo disculparme por no haberle dado la bienvenida al Senado, por dos razones: no solo porque es Su Excelencia el Embajador de la República Dominicana, sino también porque he tenido la suerte de colaborar con el Embajador Stefano Queirolo Palmas cuando era CónsulGeneralen Sídney, ypuedo asegurarles que tenemos una clase de diplomáticos excelentes, por los cuales se siente un gran aprecio. Al mismo tiempo, quiero dar la bienvenida al Honorable Longo, con quien compartí la pasada legislatura, durante cinco años,

aquíen elSenado. Asíque, bienvenido Embajador,contodo elafecto quetenemos en elSenado hacia nuestra experiencia común en Australia.”

Stefano Queirolo Palmas, Embajador de Italia en Santo Domingo.: “Gracias, Andrea. Gracias a todos, gracias, Senador. En esta sala es evidente para todos cuánto es importante la contribución de los italianos en el extranjero paraItalia. Fuera de aquí, quisiéramos que quizás la conciencia fuera aún más amplia, pero hoy aquí, todos lo entendemos. Sin embargo, quería contribuir con un pequeño matiz, un anécdota sobre cuán significativa ha sido la mapeo realizado por Andrea y por la Embajada de Italia sobre la herencia italiana en Santo Domingo. Naturalmente, el Embajador Raful también lo ha expresado mejor, pero quiero compartir un episodio para darles una medida de su importancia. Cuando este libro comenzó a circular, Don Pepín Corripio que has citado apropiadamente,Andrea para poner las cosas en perspectiva... luego Francesco hizo el paralelo con Australia... cuando habla en Santo Domingo, es como decir la voz de la "hispanidad", el lado español de latradición local, como sihablaranenSídney, Francesco, los fundadoresdel"TheSydneyMorning Herald". Cuando vio este libro, le dijo a su hijo: «Este es realmente un buen libro, nosotros no lo tenemos refiriéndose a los españoles cuando lo tengamos, debe ser de calidad al menos igual a este». Bien, ¿saben qué ha sucedido desde entonces? Hace un mes, el actual Embajador español en Santo Domingo anunció el inicio de los trabajos para un libro español sobre su herencia en la República Dominicana. Esto ilustra la importancia de esta actividad en el contexto local, y espero que, dado que se ha agotado todo, sea posible de alguna manera proceder a una re-edición tanto de la parte académica como de la parte en cómic, que es una herramienta divulgativa cuya efectividad es innegable. Solo eso, ¡gracias, Andrea, felicidades!”

Isabella Liberatori:

“Gracias a usted. Sin duda, la versión en cómic, en mi opinión, será también útil y podrá ser utilizada en las redes sociales, que son un instrumento deliberadamente ágil.”

Andrea Canepari:

“Pero, dehecho,tambiénse ha realizado una acción en las redes sociales, encolaboración con medios de comunicación, universidades y escuelas de todos los niveles, con el fin de alcanzar todos los sectores de la sociedad. Si el Embajador Raful, quien ha sido Ministro de Cultura, ha destacado la importancia cultural y científica, también hay una serie de curiosidades sobre relaciones e ideas que trascienden y, creo, inspiran a todos.”

Isabella Liberatori:

“Quiero regresar, yquizás debamos acercarnos a las conclusiones, a una de sus definiciones: “puente vivo”, que utilizó al ilustrar las imágenes del fotógrafo y artista Andrea Vierucci. Cabe destacar que éles elprotagonista deuna historia terrible, ya queparticipó en la construcción de este proyecto desde sus inicios, y en el momento en que debía partir hacia Santo Domingo para capturar las imágenes locales, el Covid se lo impidió. Por lo tanto, él lloró intensamente en Italia y continuó – (realizó).”

Andrea Canepari:

“Pero ha ido mejor, porque se evitó el viaje; sin embargo, hemos reforzado esta idea, que en mi opinión es muy poderosa, de crear un matrimonio entre imágenes, no solo locales, sino también de Italia. ¿De dónde partieron estas personas?A veces, si uno observa los lugares, entiende que esto no solo sirve para atraer el turismo, que es nuestra labor como diplomáticos. La atracción del turismo no necesariamente proviene de personas de origen italiano o de la comunidad, sino, en general, de amigos de Italia o de personas que, al ver imágenes espléndidas, dicen: «¡Yo también quiero visitarlas!». Así que esta ha sido una de las oportunidades. Luego veo amigos de muchas otras universidades: veo a Temple University, con la que realizaremos una exposición sobre la herencia italiana en Filadelfia en septiembre; están todos invitados, la inauguración es el 13 de septiembre en el campus romano de Temple University; o la amiga de la American University of Rome, con la que también colaboramos; vemos tres universidades, y luego está UCLA, tres universidades estadounidenses y una de Ginebra. Entonces, ¿por qué los puentes? Porque en las universidades hay jóvenes que traen experiencia y aprenden. ¿Ven estas imágenes de la portada (indica las imágenes proyectadas en la sala)? La cúpula fue diseñada por Guido d’Alessandro, un ingeniero italiano que se inspiró en San Pedro. Por lo tanto, el concepto de puente no solo se refiere a lo arquitectónico, sino que también abarca las estructuras sociales, como la educación, las Cámaras de Comercio y los conocimientos agrícolas. Nuestra comunidad crea oportunidades: para ellos, para nosotros, para el país y para el mundo. Así que lo que es importante es que haya conciencia para crear, precisamente, oportunidades.”

Isabella Liberatori:

“Luego, digamos que la construcción de puentes vivos refuerza la amistad, y la amistad aleja la guerra; y en este momento, más que nunca, la necesitamos. Subrayo el hecho de que el papel del

Ministerio de Relaciones Exteriores, de la red consular y de los institutos culturales no es solo proporcionar un servicio a los ciudadanos italianos, sino también apoyar y promover el bienestar de la comunidad, favoreciendo su integración y manteniendo las especificidades culturales. Podemos afirmar que en la República Dominicana el objetivo, gracias también a la contribución del Consejero, ha sido alcanzado.”

Andrea Canepari:

“Yo diría que gracias al esfuerzo de todos, de verdad: del Ministerio de Asuntos Exteriores, que se ha comprometido con seriedad y determinación. Ha sido otra operación sinfónica o coral para que todo saliera bien, y así fue; pero también de la comunidad de empresas, de las instituciones y del asociacionismo. Todos se han apasionado, porque, cuando hay seriedad, se aprecia el trabajo. Don Pepín Corripio se ha entusiasmado por el trabajo, porque es un caballero de 90 años que trabaja de 12 a 15 horas al día, es una persona decidida y, de hecho, me decía: 'Me gustaría que los demás también hicieran obras, actividades que se den a conocer'. Porque, obviamente, como hombre de negocios, no puede hacer otra cosa que valorar. La prensa también ha aportado enormemente, y agradezco sinceramente a todos los amigos y periodistas presentes hoy, porque estas historias deben darse a conocer, deben ser apreciadas, porque esta conciencia, creo sinceramente, es útil para todos. Así que, además de los organizadores, como Eugenio Marino, a quien agradezco muchísimo, y Antonino Musso, la prensa es realmente importante, porque si solo nos lo decimos entre nosotros, ya lo hemos compartido, pero es bueno que, con estos contenidos, he visto por la experiencia tanto en Estados Unidos como en República Dominicana, se genere entusiasmo, y el entusiasmo ayuda.”

Isabella Liberatori:

“Yo puedo aportar un testimonio muy pequeño: hace muchos años que, con nuestra agencia con la que trabajo, nos ocupamos de la presencia italiana en el mundo y, si hasta hace unos años, la palabra “inmigrante” y“migrante” en la prensa italiana estaba ligada a eventos o a la crónica negra, a eventos negativos o de alguna manera marginales, yo que, precisamente porque me ocupo de este sector para la agencia, hago elresumende prensa por la mañana unpoco porque sufro de insomnio noto que desde hace algún tiempo en los periódicos italianos, tanto en la prensa nacional como en los periódicos locales, hay al menos 10, 12 noticias cada día sobre lo que los italianos, la italianidad, hacen en el mundo. Debo decir que mucho lo hace también la Dante Alighieri, que está llena de iniciativas, pero las embajadas, los institutos culturales, los italianos, los empresarios, en fin, la cultura logran que cada día, en la prensa italiana, ahora esté la palabra emigrante, Italia, comunidad

italiana, cultura, instituto, de manera fija. También el gemelazgo es una de las palabras clave, que es una herramienta que permite a nuestras ciudades fortalecer relaciones. La última pregunta, luego cerramos, tiemblo por la esposa: ¿cuál es el próximo compromiso?”

Andrea Canepari:

“Por el momento, queremos dar a conocer estas historias. Además, hablando de muchos amigos, incluso los rectores de las principales universidades de este país me han pedido que comparta estas narrativas, y también en Estados Unidos hay varias universidades interesadas. Vamos a realizar una exposición fotográfica con Temple University Roma, basada en el libro de Filadelfia, del cual está a punto de salir también la edición italiana conTreccani.Así que, nuevamente, queremos mostrar cómo estas historias deben ser contadas. Creo que son herramientas muy importantes. Antes mencionabas a la Dante: con la Dante, junto a muchas otras instituciones de la italianidad en la República Dominicana, hemos creado un curso virtual, gracias a ellos. De hecho, les agradezco por estar aquí y por haber creado este curso, que ha tenido un gran éxito.”

Isabella Liberatori:

“Entonces, nos veremos en septiembre para presentar la próxima obra del Consejero yde la Señora.”

Andrea Canepari:

“Es un trabajo familiar, ¡gracias!”

3.8 Presentación en la Biblioteca Universitaria de Pavía, Salón Teresiano

[Idioma original: italiano. Traducido al español]

Libro “El legado italiano en República Dominicana. Historia, Arquitectura, Economía y Sociedad”.

A cargo de Andrea Canepari

Edición italiana y española publicada por Allemandi, 2021.

Edición académica estadounidense publicada por Saint Joseph's University Press, 2021.

3 de febrero de 2023

Biblioteca Universitaria de Pavía, Salón Teresiano

S.da Nuova 65, Pavia

INTRODUCCIÓN:

 Marzia Pontone, Directora de la “Biblioteca Universitaria di Pavia”

SALUDOS INSTITUCIONALES:

 Francesco Svelto, Magnífico Rector de la “Università di Pavia”

DIALOGAN CON EL CURADOR ANDREA CANEPARI:

 Paolo Gamba, Delegado del Rector para las relaciones con el continente americano“Università de Pavia”

 Francesco Bracco, Director del Jardín Botánico de la “Università de Pavia”

 Olimpia Niglio, Profesora - “Università de Pavia”

INTERVENCIONES FINALES:

 Ludovico Ciferri, Descendiente del Prof. Raffaele Ciferri

 Alessandra Angelini, Artista y Profesora de “Accademia di Belle Arti di Brera di Milano”

Marzia Pontone, Directora de la “Biblioteca Universitaria di Pavia”: “Buenas noches. Queremos expresar nuestro más sincero agradecimiento a todas y todos ustedes por estar aquícon nosotrosestanoche para escuchar la presentación de un volumen realmente interesante, quetenemos el honor decompartir ypresentar, ysobre el cualreflexionaremos juntosenestaocasión, aquí en la Biblioteca Universitaria de Pavía, del Ministerio de Cultura. Nuestro Instituto, también gracias a la colaboración de las compañeras y los compañeros, en particular de la Dra. Campagna, responsable de nuestras actividades culturales, lleva adelante un programa de iniciativas culturales vinculadas a los itinerarios de educación permanente para adultos, yno solo, dentro de nuestro Salón Teresiano. En estos espacios, llenos de historia, que muchos de ustedes ya han tenido la oportunidad de visitar, explorar y vivir en diversas ocasiones durante nuestras actividades culturales, esta noche añadimos un verdadero monumento, y debo decir un auténtico monumento. El volumen que vamos a presentar esta noche, “La herencia italiana en la República Dominicana. Historia, arquitectura, economía y sociedad” es una obra editada por Andrea Canepari, a quien agradecemos profundamente su presencia, el tiempo que nos dedica esta noche, así como la edición de una obra tan importante y, debo decir, imponente en su formato, que sin embargo recoge tanta historia. Este volumen, que en su versión en italiano y en inglés está aquí en la mesa, tiene un peso significativo en la historia de los estudios. De este volumen queremos destacar, en primer lugar, su aspecto fundamental en el ámbito cultural: elde haber contribuido a trazar líneas de cercanía entre mundos. En este sentido, me permito decir, en nombre de nuestra Institución, que el volumen tiene un valor fundacional y esencial. Es esencial porquerecorre la historia de la proximidad entre elpueblo italiano yeldominicano, asícomo la infinita variedad de contribuciones culturales, científicas, literarias, pero también económicas, comerciales yarquitectónicas, que han tejido una serie de vínculos, lazos y redes que han entrelazado Italia y la República Dominicana. Esto ha sido parte de la historia. Es la historia de la cercanía y la amistad entre dos pueblos lo que se narra a través de una infinita variedad de matices; pero también es una visión poderosa y fascinante hacia el futuro, sobre cómo las poblaciones siempre se han desplazado, cómo los pueblos han transitado por nuestro planeta y han optado por cultivar relaciones y redes que han dado lugar a la creación de nuevos horizontes compartidos, nuevas identidades, y nuevas perspectivas sobre la manera de vivir en un país. Estas relaciones han impregnado tanto la cultura del país de origen como la del nuevo país anfitrión, donde esos lazos se han entretejido. Por supuesto, repasar todo esto, con siglos de historia, no era algo que se pudiera hacer en pocas palabras y, de hecho, el volumen posee una majestuosidad que abarca muchos aspectos, entre ellos el científico. Imagino que este tema también será tratado por los ponentes esta noche en nuestra mesa. Lo que me gustaría añadir, antes de dar la palabra a nuestros invitados, es que este volumen, junto con su versión en inglés, ya está catalogado con los distintivos de nuestro Instituto. Sabemos bien lo

que eso significa: que ha pasado a formar parte del patrimonio permanente de nuestra Biblioteca Universitaria de Pavía. Esto quiere decir que se convierte en un componente de nuestra memoria compartida, representando unladrillo fundamental, yserá fuentedenuevas investigaciones y estudios que partirán de estos dos volúmenes para continuar impulsando el progreso de la investigación y el conocimiento.Enestecaso, también me permito decir que abre un camino de cercanía yamistad entre dos mundos que se han evocado esta noche, y que es maravilloso tener la oportunidad de explorar desde diferentes perspectivas, como estoy seguro harán nuestros ponentes. La última cosa que quiero subrayar es que esta noche, en este salón que acoge nuestras reflexiones y palabras, también hemos montado una exposición. Un recorrido expositivo que me complace mencionar porque es precioso y, de algún modo, queremos darle un justo reconocimiento tras los años de la pandemia. Se trata de la exhibicióndel libro de artista “Orizzonte”, creado por Alessandra Angelini para las celebraciones que debían conmemorar el quingentésimo aniversario de la llegada a Santo Domingo de Monseñor Alessandro Geraldini. Este proyecto, que debía culminar en una verdadera exposición física también en Santo Domingo, no pudo realizarse completamente debido a los difíciles años de pandemia, que ahora, por decirlo de alguna manera, también forman parte de nuestra historia. La exposición había sido concebida para este propósito y nos complace recordar que el volumen, junto con los medallones que narran parte de este recorrido expositivo, puede ser visto en las vitrinas de nuestra biblioteca. También está presente la artista, por lo que esperamos que al final haya un momento de intercambio y de visión de este recorrido de acompañamiento, que en cierto modo nos habla de la República Dominicana, de un sueño, de lo que se podría haber hecho y que tal vez en el futuro haya oportunidades para reconsiderar y realizar, pero que hoy encuentra su lugar en nuestra Biblioteca y que, de alguna manera, acompaña y narra la amistad entre estos dos mundos. En este punto, sin más dilación, cedería la palabra a la mesa para que podamos proceder, por así decirlo, con la discusión y la reflexión de nuestra velada. Pediría al Rector Svelto de la Universidad de Pavía que nos dirija su saludo, y luego daremos la palabra a la mesa de ponentes, entre los que quiero destacar a la Prof. Olimpia Niglio de la Universidad de Pavía, quien se ocupa de restauración arquitectónica y que, por lo tanto, imagino, nos ofrecerá una valiosa contribución en ese sentido. Han sido muchos los aportes arquitectónicos de la cultura italiana en la República Dominicana. Luego, en diálogo con el Prof. Paolo Gamba, delegado del Rector para las relaciones internacionales de la Universidad de Pavía, quien intervendrá con una competencia específica sobre los territorios que se abordan esta noche. También en nuestra mesa de ponentes contamos con Francesco Bracco, Director del Jardín Botánico de la Universidad de Pavía, para aportar esa perspectiva científica de la que se habló anteriormente. Naturalmente, contamos con la presencia de Andrea Canepari, a quien agradecemos enormemente por la obra realizada y no ha sido una tarea menor, hay que decirlo , y por el tiempo que nos

Siguen aplausos.

Francesco Svelto, Magnífico Rector de la “Università de Pavia”:

“Muchas gracias y muy buenas noches a todos. Bienvenidos a la Universidad y, en especial, a la Biblioteca Universitaria, este magnífico lugar que nos acoge hoy. Un agradecimiento especial a la Directora, Marzia Pontone, quien ya nos ha ofrecido una perspectiva muy interesante de lo que nos espera en esta velada, pero, por supuesto, mi mayor agradecimiento va al Embajador Canepari por estar aquí. Le agradezco especialmente por la relación personal que nos une, pero sobre todo por ser un verdadero amigo de la Universidad de Pavía. Como decía, siempre vengo a esta sala, a esta Biblioteca, con mucho gusto cada vez que tengo la oportunidad. Hoy han escuchado cómo agradecía a la Directora Marzia Pontone por acogernos y cómo decía "qué bonita es la Biblioteca Universitaria de Pavía". Sin embargo, cuando estoy solo y ellos no están, digo en broma: "qué hermosa es la Biblioteca que tiene la Universidad de Pavía dentro de sí". Dicho en tono jocoso, claro está. La relación, en realidad, es muy estrecha y de gran colaboración. Ha sido un placer, siempre que ha sido posible, realizar proyectos conjuntos. Así que de verdad agradezco poder estar en un lugar de tal esplendor. Es, sinduda, una de las bibliotecas más hermosas que hetenido la suertede visitar. Gracias de nuevo, Andrea. Ya se ha presentado a los ponentes en la mesa, pero quiero expresar mi agradecimiento particular al Profesor Gamba, quien trabaja conmigo en los proyectos internacionales ytiene la responsabilidad sobre las relaciones conAmérica delNorteyAmérica delSur. Es untrabajo intenso, pero creemos firmemente en la importancia de la internacionalización. Aprovecho para mencionar que nuestra universidad está avanzando significativamente en este aspecto: en los últimos tres años, hemos visto un aumento del 20% anual en el número de estudiantes que han obtenido su título en el extranjero, lo que significa que en dos o tres años el crecimiento ha sido casi del 50%. Estaes la dirección que queremos seguir impulsando. Por supuesto, quiero enviar un saludo afectuoso también al Profesor Bracco y a la Profesora Niglio. Estoy seguro de que, gracias a ellos, y a todos ustedes, disfrutaremos de una velada extraordinaria. Como mencionaba antes, el Embajador Canepari, además de ser un amigo personal y un gran amigo de nuestra Universidad, es oriundo de Pavía. Estudió en el Liceo Foscolo y, como decía, ¿por qué está tan vinculado a nuestro Ateneo?

Además del encuentro de hoy, hemos tenido muchas oportunidades de recibirlo aquí: ha impartido

424 dedica esta noche. Lo saludamos como diplomático de nuestro Estado italiano, quien en el pasado ha ejercido su labor como Embajador en la República Dominicana. Esta noche, sin embargo, lo recibimos como autor y editor de esta obra, y le damos la bienvenida agradeciéndole el tiempo que nos ofrece. Le cedo la palabra al Rector.”

conferencias, lecciones en el Departamento de Ciencias Políticas, y ha participado en comités para programas internacionales en nuestra universidad. Lo que mencionaba antes, Directora, es muy interesante, ytambién yo había puesto el foco enese aspecto: el hecho de que elEmbajador Canepari, en sus libros, ha intentado realmente comprender la contribución que los italianos en el extranjero, en los diferentes países que ha descrito, han aportado en términos de ingenio, curiosidad e inteligencia. Es decir, quétipo deraíces hanechado yqué huella han dejado. Creo que, o más bien lo dice elpropio Andrea, esto le sirve en su labor diplomática para operar de la mejor manera posible y para tejer relaciones basadas en lo que ya se ha creado y enraizado. Recuerdo los otros dos volúmenes, Italian Legacy in Washington DC e Italian Legacy in Philadelphia, que siguen el mismo hilo conductor que hoy nos trae este interesante libro. Como mencionaba anteriormente, estos trabajos son un homenaje constante al papel histórico de nuestra emigración y a la contribución que los italianos han dado al desarrollo de los países que los acogieron. Además, resulta interesante porque los motivos que lo llevaron a realizar este profundo y denso análisis son otro aspecto relevante, sobre todo cuando pensamos en el futuro de Italia, que posiblemente verá una mayor inmigración de la que hemos experimentado hasta ahora. Esto es lo que pienso y, quizás, también lo que espero. Entonces, la pregunta es: ¿cómo podemos gestionar esta inmigración de forma que se integre bien en el tejido de nuestra sociedad, con un alto nivel de formación y que logre arraigarse de la mejor manera en la realidad italiana?En mi rolcomo Rector dela Universidad, quiero destacar algunos aspectos del libro que se relacionan con la vertiente científica de nuestra institución. En particular, hay un capítulo dedicado a Raffaele Ciferri, quien es considerado uno de los micólogos más revolucionarios del mundo. Entre 1925 y 1932, vivió en la República Dominicana, donde contribuyó al desarrollo de la agricultura y fundó una estación experimental agrícola. Posteriormente, fue profesor en la Universidad de Pavía, donde dirigió el Instituto Criptogámico de nuestra universidad. Otro capítulo interesante ha sido escrito por el profesor Parrinello, también del mismo departamento, quien ha documentado los trabajos de los Antonelli y las murallas de Santo Domingo. Me complace ver cómo la Universidad de Pavía ha podido aportar de manera activa, tanto en el pasado como en el presente, a través de estos importantes vínculos con la República Dominicana. Finalmente, quisiera recordar que el Embajador Canepari diseñó y coordinó un fresco realizado por 48 autores, lo cual es una obra que requiere tanto coordinación como inteligencia. Lo menciono porque, como Rector, mi labor es precisamente la coordinación, y si no digo que quien coordina tiene talento, perdería mi rol más importante. Escribir todo uno mismo podría parecer fácil, pero coordinar a 48 autores es una tarea compleja. Lo que más me impresionó, al leer sus declaraciones, es este enfoque: querer comprender mejor la realidad de los italianos y del lugar donde se encuentran, para construir una cooperación más profunda a futuro. Este enfoque me parece realmente uno de los más serios, especialmente cuando se

trata de proyectar a largo plazo: primero comprender lo que ya existe y luego avanzar, aportando valor. Asíque gracias, Andrea, yte felicito por tu constante dedicación en la acción diplomática entre Italia y América. Espero que siempre haya un lugar para ti en nuestra universidad, como lo ha habido hastaahora.Estamosa tulado enestasexperiencias. Gracias, yquedisfrutende laconferencia. Ahora, como invitado, me sentaré y escucharé atentamente. Gracias y que tengan una buena noche.”

Siguen aplausos.

Olimpia Niglio, Profesora de la “Università de Pavia”: “Gracias, Rector, y gracias a todos los presentes. Permítanme leer un par de líneas sobre nuestro Embajador ydiplomático, porquehevisto,congranplacer, Andrea, quehan venido avisitartemuchos amigos; sin embargo, entre los asistentes también hay personas que desean conocer un poco más sobre ti. Andrea Canepari, el Consejero de Embajada Andrea, es un diplomático italiano, actualmente en servicio en la Dirección General para la Promoción del Sistema País del Ministerio de Asuntos Exteriores en Roma. Ha sido Embajador de Italia en la República Dominicana desde 2017 hasta 2021 y Cónsul General de Italia en Filadelfia desde 2013 hasta 2017. También fue jefe de la oficina comercial de la Embajada en Turquía y Primer Secretario para asuntos políticos en la Embajada en Washington. Se graduó en la University of Pennsylvania - Law School, en la Università L. Bocconi y en la Università di Parma. En 2022, fue distinguido con el doctorado honoris causa en Letras Humanas por la American University of Rome en reconocimiento a su carrera diplomática y a su labor en la promoción de la cultura italiana en el extranjero. Entre los numerosos premios que ha recibido, destaca en 2016 el Global Philadelphia Award de la Temple University of Philadelphia; es Caballero de la Orden al Mérito de la República Italiana, Caballero de Gracia Magistral de la Orden de Malta yCaballero de Gran Cruz de la República Dominicana. Ha publicado para Skira The Italian Legacy in Washington DC: Architecture, Design, Art and Culture en 2008, con presentación de NancyPelosi, y presentó este libro en Washington; así como Italian Legacy in Philadelphia: History, Culture, People and Ideas, cuya edición en italiano será publicada próximamente por Treccani. Está, por supuesto, vinculado a la ciudad de Pavía, donde asistió a las escuelas y finalizó sus estudios secundarios en el Liceo Clásico Ugo Foscolo. Antes de abrir el diálogo con el Embajador Canepari, me gustaría dar la palabra al Prof. Paolo Gamba, delegado de nuestra universidad para el continente americano. Gracias.”

Paolo Gamba, Delegado del Rector para las relaciones con el continente americanoUniversidad de Pavia:

“Gracias a la Profesora Niglio. Buenas noches a todos. Me limitaré a hacer un breve discurso porque un buen delegado del Rector, en realidad, debería cumplir con lo que el rector desea, ¿no? Por lo tanto, dado que el Rector ya ha hablado, yo solo añadiré unas palabras, yesas palabras son, antetodo, un agradecimiento renovado al Embajador y un enorme agradecimiento a la Prof.ssa Niglio, quien, con mucha paciencia y dedicación, ha organizado este encuentro. Anivel global, nuestra universidad, como mencionó el Rector, está desarrollando una política hacia la internacionalización que es extremadamente interesante y diversa. En este momento, estamos poniendo un gran énfasis en América Latina, América Central y, en general, en toda esa parte de América que va más allá, digamos, de los países de habla inglesa, enfocándonos en aquellos que hablan español y portugués. Esto se debe, en parte, a la gran cercanía que este volumen refleja, y en parte, porque como Universidad de Pavía ya hemos establecido importantes líneas de investigación y diplomacia científica hacia esta región a lo largo de los años. En este sentido, la actividad de conexión, en este caso con la República Dominicana, nos interesa enormemente. Lo menciono porque, desde el punto de vista científico, como ha recordado nuestro Rector, ya existe una fuerte interacción entre la Universidad de Pavía y estas localidades en el ámbito de la ingeniería civil y la arquitectura. Hay otras oportunidades que se están abriendo, y estas posibilidades van más allá de la colaboración científica pura hacia una cooperación interuniversitaria, incluyendo redes de universidades, así como la posibilidad de dobles titulaciones e intercambio de estudiantes y docentes. Esto es, de alguna manera, lo que implica la internacionalización: la posibilidad de establecer intercambios. En este sentido, agradecemos la oportunidad de tener este encuentro yde recordar lo que nuestra universidad está intentando hacer en este ámbito. Gracias a todos y que tengan un buen provecho.”

Siguen aplausos.

Olimpia Niglio, Profesora de la “Università de Pavia”: “Agradecemos al Prof. Paolo Gamba. Dado que, como ya nos adelantó el Rector, ha habido una presencia significativa en la República Dominicana a través del Prof. Raffaele Ciferri, quien desempeñó un papel muy relevante en nuestro Jardín Botánico de la universidad, es con gran placer que le doy la palabra al actual Director del Jardín Botánico, Francesco Bracco. Gracias.”

Francesco Bracco, Director del Jardín Botánico de la “Università de Pavia”: “Gracias. Saludo a todos. Quiero agradecer a la Profesora Niglio por haber logrado organizar este encuentro, que se ha gestado a lo largo de un período bastante extenso, desgraciadamente condicionado por el periodo pandémico. Sin embargo, aquí estamos. Quien ingresa al Palacio del Jardín Botánico de Pavía, en la vía Sant'Epifanio, encontrará a la izquierda, al fondo, un busto con gafas. Ese busto es elde Raffaele Ciferri. Es la última efigie de botánicos que se ha añadido a lo largo del tiempo y, quizás, a la luz del gusto estético actual, puede parecer un poco extraño. Sin embargo, claramente, quien lo hizo no solo lo hizo como muestra de respeto, sino también con la intención de reproducir al hombre en sus características reales. Esto se debe a que Raffaele Ciferri fue efectivamente una columna vertebral, un punto fundamental en la revolución de los estudios botánicos micológicos aquí en la Universidad de Pavía. Llegó en 1942 como Director del Instituto Botánico, del Jardín Botánico y del laboratorio de criptogamia, y ocupó estos cargos hasta su fallecimiento en 1964. Por lo tanto, no conocí directamente a Raffaele Ciferri, pero fui alumno de sus alumnos, lo cual fue posible porque Raffaele Ciferri creó numerosas escuelas científicas que se convirtieron en puntos de referencia tanto a nivel internacional como nacional. Sin duda, como mencionaba el Rector, desde la perspectiva de los estudios micológicos, fue un referente de valía global. Sus colecciones y cepas se encuentran en el Instituto Smithsonian de Washington. En resumen, su importancia fue realmente significativa. Además, tuvo un papel crucial como fitopatólogo y como fisiólogo vegetal. También fue un destacado estudioso de la geobotánica y esto me interesa particularmente, ya que es más bien mi campo de estudios y fundó aquí en Pavía, a finales de los años 40 y en los años 50, lo que se conoce como la Escuela de Pavía, es decir, un grupo de geobotánicos que revolucionaron los estudios en Italia sobre la vegetación y que luego se dispersaron por todas las universidades del país, alcanzando posiciones de liderazgo en este ámbito, como el Prof. Pignatti y el Prof. Giacomini en Roma. Raffaele Ciferri fue un hombre de asombrosa productividad científica: el Prof. Ruggero Tomaselli, quien escribió su obituario tras su fallecimiento y que fue su sucesor en la cátedra de Botánica, contabilizó 1,060 trabajos publicados a lo largo de su vida. De hecho, en el obituario los enumera de diez en diez, ya que, evidentemente, resulta laborioso escribirlos todos. Esto realmente atestigua una vitalidad científica y, en este caso, también la capacidad de organización de un grupo de trabajo que abarcaba disciplinas diversas, pero que logró ser extremadamente productivo y eficiente tanto en los estudios fundamentales, como la micología sistemática, como en los estudios aplicados a la patología vegetal. El Prof. Ciferri llegó en 1942, pero en realidad tuvo una larga relación con la Universidad de Pavía, ya que arribó por primera vez en 1923 como asistente encargado ypermaneció unpar deaños. Allícomenzó atrabajar en el laboratorio de criptogamia, que era una institución única en Italia para el estudio de las enfermedades de las

plantas, basadas en hongos y microorganismos, y también fue una de las primeras instituciones del mundo en este tipo de disciplinas. Posteriormente, Ciferri se trasladó a la República Dominicana. Al regresar, no volvió de inmediato; fue en 1933-34 cuando regresó a trabajar en Pavía como profesor encargado y se convirtió en Vicedirector del laboratorio de criptogamia. Luego fue nombrado profesor ordinario en la Universidad de Florencia y, en 1942, volvió a Pavía. Su legado ha sido fundamental porque, incluso hoy en día, Pavía trabaja intensamente en los campos de la ecología vegetal, la geobotánica y la micología, abriéndose a todas las áreas de estudio más recientes. Para concluir, Raffaele Ciferri desempeñó un papel crucial en el Jardín Botánico, ya que estuvo al mando durante la Segunda Guerra Mundial y, tras el conflicto, tuvo que reorganizar el Jardín Botánico, que había sufrido muchosdañosdurante laguerra. Lasituación no fuedeltodotranquila y estuvo marcada por una serie de polémicas, en particular porque desaparecieron varios invernaderos que caracterizaban en gran medida el aspecto del Jardín Botánico, ya que daban directamente a la vía Scopoli; esto no fue bien recibido por la ciudadanía ni por su predecesor, el Prof. Pollacci, quien lo criticó severamente. Sin embargo, se enfrentaba a la necesidad de gestionar y equilibrar los recursos disponibles con las operaciones a realizar. Lo que Ciferri logró fue lo que ha dado forma a la imagen actual del Jardín Botánico, en parte construida desde cero basada en ideas desarrolladas en ese momento, y en parte recuperada de las viejas plantas y de las imágenes históricas que el Jardín Botánico habíatenido desdeunaépoca muycercanaasu fundación, es decir, a finalesdelsiglo XVIII. Así que fue una personalidad fundamental, cuyo legado aún nos enorgullece. Gracias.”

Siguen aplausos.

Olimpia Niglio, Profesora de la “Università de Pavia”:

“Agradecemos al Prof. Francesco Bracco por esta magnífica introducción sobre los contenidos del Jardín Botánico. En este momento, le cedo un minuto la palabra a Andrea Canepari, nuestro autor del libro, antes de iniciar un verdadero diálogo sobre los temas tratados en la obra. Gracias.”

Andrea Canepari, Curador:

“Gracias a todos. Buenas tardes a todos. En primer lugar, quiero expresar un agradecimiento especial al Magnífico Rector, el Prof. Svelto. Francesco, teagradezco por tu presencia; es un honor que hayas decidido dedicar tu tiempo a la presentación de esta historia de amistad y por tus preguntas, que enriquecerán esta discusión y presentación. Junto con el Prof. Svelto y el Prof. Gamba, a quien también agradezco, hemos comenzado a dialogar sobre cómo implementar iniciativas para aumentar aún más el éxito de la internacionalización de estauniversidad en los continentes americano del norte

ydelsur. Agradezco alaDra. Pontone, laDirectorade laBiblioteca, por haber creído enestainiciativa y por haber organizado este evento junto con la Dra. Campagna. Naturalmente, agradezco al Prof. Bracco. También verán algunas fotos de momentos vividos durante la pandemia, y cómo logramos capturarlas en tiempos tan difíciles. Sobre todo, quiero expresar mi agradecimiento a la Profesora OlimpiaNiglio, quien hacreído enesta iniciativa yenestediálogo desdeelprincipio. Quien laconoce sabe que también conecta continentes, universidades y mundos. Agradezco a todos los presentes, comenzando por mi padre, quien siempre me ha apoyado y ayudado a cruzar continentes y océanos.

También agradezco a todos los familiares y amigos que tan amablemente han decidido venir a saludarme;algunos lo hanhecho desde varioscontinentes, perootrosmealegra mucho volver averlos hoy. No sé si ahora pasamos a la parte más relacionada con nuestro libro. Se ha hablado de Ciferri. Lo maravilloso de ser embajador es que uno recibe constantemente impulsos. Muchas personas te cuentan historias que, diríamos, no son narrativas que se entiendan ni se conozcan adecuadamente, y una de esas historias es la de Ciferri. Este botánico que en la República Dominicana hizo cosas increíbles, ya que creó el sistema para estudiar la agricultura y el sistema botánico en un país cuya principal riqueza es precisamente la exportación de productos agrícolas; el segundo rubro de exportación es el oro y, solo en tercer lugar, está el turismo. Por lo tanto, para ellos era fundamental; se les iluminaban los ojos. Hetenido experiencias similares con Ciferri yconotras historias que ahora compartiremos. La historia del primer obispo de las Américas, hace 500 años, constructor de la primera catedral. Todas eran historias increíbles. El héroe nacional que construyó la Armada de guerra dominicana era un italiano. Sin embargo, todas estas historias no eran conocidas ni allí, ni entre los italianos, ni entre los demás. Era como un fresco, pero fragmentado, con pedazos que caían y debían ser recompuestos. Así que, de alguna manera, me sentía como un arqueólogo que tenía que descubrir estas ruinas que, sin embargo, no eran ruinas muertas, sino vivas. Eran vivas; solo había que encontrarlas y contarlas. ¿Por qué contarlas? Uno podría preguntarse: “¿Pero tú no eres embajador? ¿No tienes otras cosas de las que ocuparte?”. Sí, pero, como ustedes saben, hay varias herramientas en la acción diplomática. Una de ellas se llama Soft Power, es decir, crear, a través de medios pacíficos y emocionales, como muchos dicen ahora, puentes y conexiones. Porque, si uno encuentra puentes y conexiones, surgen oportunidades de inmediato. Mi amigo, el embajador inglés, me decía que, a pesar de los grandes programas de cooperación, los agricultores dominicanos no les creían; cuando llevabansus tecnologías a los agricultores dominicanos, a ellos no les interesaban. Sin embargo, cuando hablaban con los italianos, ¡vaya! ¿Por qué? Porque estaba Ciferri, porque estaban los salesianos, porque existía un diálogo secular. Todas estas historias crean puentes vivos; puentes entre el pasado, el presente y el futuro, puentes entre países. Por lo tanto, estas historias deben ser contadas para construir puentes y, en ese proceso, se establecen relaciones más sólidas, se crean

oportunidades y se reduce la probabilidad de conflictos. Por eso he dedicado tiempo a esto, y quien ha escrito un libro o ha editado uno, peor aún, sabe lo que implica. Todo esto forma parte de una operación multidimensional. Ahora lo vemos con esta presentación. Olimpia, si estás de acuerdo, mostraré algunas diapositivas.”

Olimpia Niglio, Profesora de la “Università de Pavia”: “Sí. Solo quería hacer una observación, especialmente para ayudar a los presentes a sumergirse en este libro y en este proyecto que has realizado también sobre otras realidades. Hoy hablamos de la República Dominicana, pero lo has abordado en otros contextos, específicamente sobre esta herencia italiana en el extranjero. Todos hemos sido testigos, seguramente han estudiado en la escuela o, por diversas razones, en contextos diferentes, de lo que ha sido la presencia, es decir, la inmigración italiana en elextranjero. ¿Cuántos de ustedes seguramente tienen parientes en otros países del mundo, sin haber reflexionado fundamentalmente sobre la contribución que estas personas han realizado una vez que llegaron a esos países? Aquí estamos hablando de la herencia italiana, pero es una herencia que ahora también pertenece a la República Dominicana: lo que Italia ha construido en la República Dominicana y, por ende, lo que hemos dejado en este país. También representamos una parte de ese país, por lo que estos puentes que se han creado son puentes reales, concretos, porque son personas que handejado su huella, hanconstruido, y, por lo tanto,todo lo que hoyexiste allí es, evidentemente, parte de la República Dominicana, así como lo es en muchos otros países. Lo que es especialmente interesante, en el ámbito de los estudios que también he realizado tú lo sabes muy bien, de hecho, nos conocimos en este camino ha sido observar cómo la inmigración italiana, especialmente al principio, como lo demuestran los resultados de este libro, estuvo compuesta por personas de ingenio: eran grandes profesionales, personas de altísima competencia. Luego, la situación cambió un poco, aunque debo decir que hay un resurgimiento de la inmigración de personas con competencias. Por eso me gusta imaginar, de alguna manera, que esta herencia italiana no se interprete solo en términos de este fenómeno de inmigración, que a menudo se percibe de manera negativa, sino como elaltísimo aporte que Italia ha dado y sigue dando en el extranjero, y espero que continúe haciéndolo, a través de sus específicas y altas competencias en diferentes ámbitos profesionales. Esto lo demuestra este libro, que en su título menciona cuatro áreas: "...historia, arquitectura, economía y sociedad", pero que, en mi opinión, abarca algo mucho más amplio que esas cuatro áreas. Así que diría que empecemos con la presentación, de manera que podamos comentar el contenido y profundizar más. También hay algunos pequeños videos que ayudarán en esto, y le pido a Andrea que nos ayude en este viaje a la República Dominicana. Gracias.”

Andrea Canepari, Curador:

“Gracias. Intentemos abordar algunas de las preguntas, especialmente la relacionada con la inmigración, así como la que mencionaba anteriormente el Rector sobre la memoria compartida de estas investigaciones. Este es el volumen en italiano, y el estadounidense, que me gustaría señalar, está publicado por una editorial académica americana, la más importante y prestigiosa en el ámbito de los estudios sobre América Latina. Siempre busco publicar mis libros también con una editorial estadounidense, lo que complica considerablemente el proceso. Cualquiera que haya publicado una revistacientíficaoun libro enlosEstadosUnidossabe lo queimplicaentérminosdetrabajo adicional. Sin embargo, nuestras historias, nuestra inmigración, más allá de muchos estereotipos, son relatos auténticos y serios que necesitan ser documentados y reconocidos, incluso a nivel internacional, de manera formal, superando los rigurosos filtros que esto conlleva. Además, mencionaba esta acción diplomática, relacionada con los cómics: todas estas historias, incluida la de Ciferri, se han transformado también en una herramienta de conocimiento para los jóvenes. El cómic nació para captar la atención de los más jóvenes, pero pronto también el público adulto se sintió atraído. Hemos publicado 240,000 copias, lo cual es un número significativo. Todo esto ha sido financiado no por el contribuyente italiano, quien, es cierto, cubre mi salario, sino que el costo total de esta operación ha sido cubierto por patrocinadores locales, como sucede con todas estas iniciativas. Los patrocinadores creen que al fomentar el conocimiento sobre Italia, la italianidad y nuestra herencia, también logran poner en valor su propio país, por lo quenos apoyan. Este(indica el volumen) es el libro de Filadelfia. Como pueden ver, cada uno de mis libros tiene siempre una cúpula en la portada porque proviene del primero, el de Washington, que presenta el Capitolio de los Estados Unidos, pintado por un artista italoamericano, Brumidi. Ahora aquí podemos ver un video (indica la pantalla en la sala); no sé si podremos ver el primero, pero no les mostraré todos. Este es sobre el primer obispo residente de la República Dominicana, Alessandro Geraldini.

Sigue reproducción del contenido del video en sala: video sobre el Obispo Alessandro Geraldini.

Voz en off en el video:

«Alessandro Geraldini nació en Amelia, en Umbría, en 1455. En 1519 llegó a Santo Domingo como primer obispo residente. A su llegada, inició inmediatamente la construcción de la Catedral Primada de Santo Domingo, la más antigua de las Américas, un extraordinario monumento que tiene raíces italianas y un lugar importante en la historia mundial. Geraldini fue una figura histórica integral, no solo eclesiástico, sino también diplomático, erudito, amigo de otro italiano, Cristóbal Colón, a quien ayudó con los reyes españoles para obtener las autorizaciones para su célebre empresa.

También fue protagonista de páginas épicas, como los enfrentamientos con el Gobernador de España y la oposición contra él en defensa de la condición de los indígenas. Su importancia es tal que sigue vivo en la vida cultural y espiritual de Santo Domingo.»

Andrea Canepari, Curador:

“Algunas cosas interesantes las podemos ver, según yo, en este video: aparte de esta figura épica que fue completamente ignorada antes de que la redescubriéramos como arqueólogos, este era un obispo que, aldiscutir conelGobernador deEspaña, lo hacía montado acaballo, a medianoche yempuñando una espada. Este era su modo de discutir. Ven imágenes que no son de la República Dominicana, sino de Italia. ¿Por qué? Porque en estos libros siempre hay una dimensión, como luego veremos en el caso de Pavía, que muestra las raíces, como decía Olimpia, de esta colectividad y de dónde proviene. Esto no solo sirve para explicarla, sino también para destacar su valor, ya que quien parte de un lugar que tiene su orgullo y dignidad logra afirmarse mejor y también establecer relaciones económicas y comerciales. Además, esto sirve, de manera bastante sencilla, para atraer turismo. En este caso, vino un fotógrafo italiano, Andrea Vierucci, que ha llevado a cabo este diálogo dentro del diálogo. Aquí pueden ver (indica las imágenes proyectadas en sala) la primera Catedral de Santo Domingo y al Arzobispo de Santo Domingo junto a nuestro carabinero en uniforme de gala, ya que celebró un Te Deum en honor al primer obispo residente. Mientras nosotros los recordamos para conmemorar tratados de paz de hace siglos, los Te Deum en la República Dominicana, un país que tiene en el escudo desu bandera laBiblia ytambiénllevaescrito “Dios, patria ylibertad”como lema, representan el momento máximo de expresión de la función civil. Por esta razón, éramos la única embajada que tuvo este honor. Pueden ver nuestra celebración (indica las imágenes proyectadas en sala): allí estaba la primera dama de la República Dominicana, elMinistro de Relaciones Exteriores ymedio gobierno. Al otro lado, Finazzer Flory leía esta carta sobre la discusión a caballo y con la espada. Aquí (indica las imágenes proyectadas en sala) regresamos a Pavía: vemos el libro de artista de la Prof.ª Angelini, en el que ha narrado todo lo que se ha realizado con los Ministros de Cultura. Algunas cosas fueron anuladas por la pandemia, pero otras no. Ella ha dedicado este libro de artista, este diálogo, esta operación de diplomacia pública precisamente a este obispo. Aquí (indica las imágenes proyectadas en sala) se muestra la cátedra: la primera cátedra de estudios italianos en Centroamérica, financiada por fuentes locales. Aquí (indica las imágenes proyectadas en sala) con la Ministra de Cultura mientras le entregaba el libro de artista, del cual ven una copia expuesta aquí. Esto (indica las imágenes proyectadas en sala) es un programa de algunas de estas iniciativas. Les aseguro que para

Sigue la reproducción del contenido del video en la sala: video sobre el Doctor Raffaele Ciferri.

Voz en off en el video:

«El Doctor Raffaele Ciferri nació en Italia en 1897. Se graduó en ciencias agronómicas, obtuvo un doctorado en ciencias biológicas y se especializó en fitopatología. A los 28 años, Ciferri llegó a Santo Domingo, invitado al país para llevar a cabo un nuevo plan de desarrollo rural de la nación. La actividad de Ciferri en la República Dominicana comenzó en 1925 y finalizó en 1932. Fue contratado por el Gobierno dominicano para dirigir y poner en funcionamiento la primera estación de estudio agronómico y para la enseñanza y formación de expertos del sector en apoyo al desarrollo agrícola de la nación. Como responsable de la sección de Fitopatología y Micología, Ciferri fue encargado de la primera exploración micológica de la República Dominicana y, en 1928, completó el estudio sobre el cultivo y producción del cacao en el país.»

Andrea Canepari, Curador:

“Ustedes reconocieron de inmediato las imágenes de Pavía; tal vez en el video de Geraldini no era tan evidente que algunas proveníande Italia. Aquí, encambio, se observa claramente, ypor supuesto, todo esto, en estaoperación de diplomacia pública, se explica para crear lazos también universitarios. Tienen universidades muy serias. Esto es también lo que se está haciendo aquí con el Prof. Svelto y con el Prof. Pietrabissa, a quien también agradezco por estar presente, porque las universidades son puentes extraordinarios entre países. Aquí vemos (indica las imágenes proyectadas en sala) estas escuelas. Debo decir que siento una gran emoción al respecto, porque durante todos mis años escolares pasaba delante del jardín botánico; por lo tanto, he insistido en incluir en el libro todas estas fotos. Aquí (indica las imágenes proyectadas en sala) está el busto del que hablaba el Prof. Bracco. Y aquí están los cómics (indica las imágenes proyectadas en sala): los cómics que llegan a todo tipo de público; yo pensaba que serían más para los jóvenes, pero en realidad han gustado a todos, tanto en las escuelas donde los hemos distribuido como en la edición virtual. Fueron los años de la pandemia y, por lo tanto, ayudaron mucho. El cómic sobre Ciferri se cierra precisamente con el jardín botánico. Aquí está la familia (indica las imágenes proyectadas en sala), a la que agradezco; creo que Ciferri es el que está en blanco. Esta (indica las imágenes proyectadas en sala) es otra figura icónica. No he podido organizar el aniversario de Ciferri. Cada año he creado un aniversario. Este (indica las

434 una pequeña embajada realizar tantos eventos con todas las instituciones culturales del país no fue nada sencillo. Ahora, el video de Ciferri.”

imágenes proyectadas en sala) era para Juan Bautista Cambiaso, un héroe nacional dominicano que era un ciudadano italiano. Este fue un comerciante que puso a disposición sus barcos, y fue el primer almirante de la República Dominicana, ayudando al país a obtener su independencia, que no fue de España, sino de Haití, y así salvó a la nación. Les ahorraré el video, pero aquí también hay video y cómics, eluniforme conservado por nuestra comunidad como si fuera una reliquia. Aquí se puede ver (indica las imágenes proyectadas en sala) que he establecido una ceremonia anual en el Panteón Nacional para celebrar a Cambiaso. Quería mostrarles que en la presentación del libro estaban las más altas autoridades del Estado: desde la Vicepresidenta de la República hasta el Presidente de la Corte Constitucional, el Ministro de Relaciones Exteriores, el Ministro de Cultura y el Ministro de Industria. Todos realmente creían en esto y se presentaron para apoyar a Italia, ya que al mismo tiempo apoyaban a su propio país. Esta es su Amerigo Vespucci (indica las imágenes proyectadas en sala), que antes de mi llegada debería haberse llamado “Trinidad Sánchez”, una patriota [María Trinidad Sánchez, 1794-1845]; sin embargo, yo inicié toda esta redescubierta de Cambiaso y por eso cambiaron el nombre del puerto. Ya había comunicados de prensa preparados, pero había generado tal entusiasmo que decidieron cambiarlo. Alteraron el nombre, pero, por otro lado, la Marina dominicana estaba entusiasmada con alguien que se ocupara de ellos. Aquí (indica las imágenes proyectadas en sala) está la otra Vicepresidenta de la República. Y estas (indica las imágenes proyectadas en sala) son las playas; no crean que todo es así. Aquí (indica las imágenes proyectadas en sala) vemos a la familia Pellerano, que creó en 1889 el primer periódico del país, el “Listín Diario Marítimo”. Así que vemos que estos emigrantes nos trajeron todas las estructuras, todos los diarios: estaba el “Listín Diario”, el otro periódico de los Pellerano, el “Diario Libre”, que es el primer diario en difusión del país, y nos ofreció una colaboración muy importante, media página del diario para, prácticamente, reproducir los 48 artículos del libro, media página de extractos. En resumen, los dominicanos estaban muy bien informados sobre el libro y sobre cada uno de sus capítulos. Aquí (indica las imágenes proyectadas en sala) puedenver elPalacio Nacional, diseñado por un ingeniero, ya que tenemos muchos, llamado Guido D'Alessandro. Aquí (indica las imágenes proyectadas en sala) están las cúpulas, tanto para evocar las portadas de mis libros como porque claramente se inspiran en San Pedro. Aquí (indica las imágenes proyectadas en sala) están las minas, otro aspecto de la República Dominicana en cuanto a exportaciones. Aquí el capítulo (indica las imágenes proyectadas en sala) sobre la formación de arquitectos modernos dominicanos en Italia: la formación de arquitectos hasta 2019, pero también antes, era bastante sólida. Los arquitectos dominicanos se formabanenItalia. Aquí(indica las imágenes proyectadas en sala) puedenver unas villas magníficas. ElPresidente de la Corte Constitucional [MiltonRay Guevara] también ha escrito un capítulo, no una introducción, sino un capítulo sobre la contribución de los italianos al derecho constitucional

dominicano. Él no es de origen italiano, pero quiso estar presente. Esta (indica las imágenes proyectadas en sala) era la que debería haber sido mi residencia, pero estaba en condiciones de inhabitable; son 15,000 metros cuadrados, donados por la comunidad, por esta familia genovesa, los Vicini, que nadie conoce, y sin embargo, están entre las 10 primeras familias más ricas de América

Latina. Piensen que el último personaje público [de la familia] murió, creo que en los años 90, y circulaba con un viejo Fiorino precisamente para no ser reconocido. Esta familia donó esta residencia y están creando, yo inicié el proyecto, una nueva residencia yoficinas a costo cero para el erario, con una compleja operación que, sin embargo, parece estar funcionando yse convertirá en una vitrina del Made in Italy. Esta (indica las imágenes proyectadas en sala) es la historia de Barletta, que era un personaje increíble[Amedeo Barletta].EsteBarletta lo venconunpequeño pueblo deCalabriadetrás, y es un personaje asombroso porque fue fundador de imperios económicos. El primero lo fundó en la República Dominicana, donde el dictador le dijo: “Mira, estás demasiado agotado, te veo estresado, por100 dólares, yotecomprotodastusriquezas, tusempresas yyo meencargo”. [Barletta]respondió: “Gracias, como sihubieraaceptado”. Fueencarcelado. Elgobierno italiano, eshistoria, estabaapunto de enviar un barco de guerra, y los estadounidenses, con quienes él también estaba en negocios, se preocupaban por esta persona, y así fue liberado sin una guerra entre Italia, Estados Unidos y la República Dominicana. Pero tuvo que escapar y ¿a dónde fue? A Cuba, donde construyó un nuevo imperio, y cuando llegó Fidel Castro, le quitó todo. Regresó a la República Dominicana ydesde cero reconstruyó el tercer imperio. Es algo increíble, son historias asombrosas, y en su tumba quiso que solo estuviera escrito “Barletta, Caballero del Trabajo”, porque luego fue nombrado Caballero del Trabajo en Italia, y para él eso era su honor. Y lo ven, una persona por la que Washington se movió para salvarlo. Este es el nieto (indica las imágenes proyectadas en sala), un estudioso de historia en Princeton, Ivy League, y cuando le hablé de este libro se mostró entusiasta y fue uno de los primeros patrocinadores. Los Rainieri (indica las imágenes proyectadas en sala) son los fundadores de Punta Cana, uno de los 10 primeros aeropuertos privados del mundo que tendrá aduana estadounidense, y esto es parte de su creación. Esto (indica las imágenes proyectadas en sala) es el Ministerio de Educación Superior. De hecho, dado que estamos en una universidad con la que hemos realizado muchas iniciativas. Aquí hay otro homenaje a Pavía: este (indica las imágenes proyectadas en sala) es un libro por el que agradezco al amigo, el Prof. Tozzi, quien ha publicado la obra “Geometrico Romano. Il paesaggio italiano di origine” y me solicitó que escribiera el prólogo. También con Giuseppe Fedegari hemos llevado a cabo muchas iniciativas juntos en el mundo, y compartimos la convicción de que al explicar a los extranjeros qué es el lugar del que venimos, se generan oportunidades. Uno podría preguntarse: “¿Por qué debería comprar tecnología de Pavía, italiana? ¿No sería mejor la alemana, que es superior?” Bueno, nosotros venimos de aquí. Hay una reflexión

milenaria, y esto puede ser, precisamente, un motivo para la diplomacia pública, pero también privada, para dar a conocer y ayudar no solo a la concienciación, sino también a establecer puentes económicos esta vez. Desde aquí (indica las imágenes proyectadas en sala) se ha llevado a cabo un recorrido depresentacionesdesdeelSenado deestelibro. EnEstadosUnidosestoyrealizando muchas presentaciones: en Boston, Nueva York. De este libro también se han organizado algunas exposiciones: junto aAndrea Vierucci, montamos una hermosa muestra en elGalata Museo delMare, en Génova, que fue como una antesala del Museo Nacional de la Emigración, de donde se tomaron algunos de los contenidos; o enVenaria Reale, enTurín. Este video (indica las imágenes proyectadas en sala) es el de la exposición virtual; si tenemos un momento y él empieza, lo podemos mostrar. Piensen que, en esos momentos, estábamos todos encerrados en casa, así que organizamos exposiciones reales, que están expuestas en Génova y Venaria Reale, pero necesitábamos alcanzar a todos en sus hogares. No voy a mostrarles todo, pero es solo para que vean las salas de la exposición virtual. Con este concepto, también habíamos pensado junto al Prof. Bracco en exponerla en el jardín botánico, pero esta pandemia ha sido realmente [desastrosa]. Hay esta exposición; se accede, se hace clic en las diversas fotos y se comprende esta historia. La cobertura mediática ha sido increíble. En la República Dominicana, nos dedicaron cientos de artículos y tiempo en televisión. Hay un embajador español que estaba realmente acostumbrado a ser, junto al embajador estadounidense, el más presente y con una intensa actividad de diplomacia pública. De hecho, me comentan que en la próxima Cumbre de las Américas, en presencia del Rey de España y de todos los líderes de América Latina, quieren presentar, inspirados, una operación similar. Por lo tanto, tengo mucha curiosidad por ver qué harán y es gratificante ver que nos imitan. Cuando alguien te copia, es un signo de éxito. Piensen que el primer patrocinador no solo fue Barletta, sino también uno de los principales grupos editoriales y televisivos locales, de origen español, un gran empresario, Don Pepin Corripio, quien, cuando fuimos a hablar en una cita de cortesía, como se hace con los grandes empresarios de un país, estuvimos tres horas haciendo una lluvia de ideas sobre actividades a realizar, y luego nos brindó un gran apoyo. Esto es para hablar sobre el próximo libro (indica las imágenes proyectadas en la sala): los textos son reales, los hemos recopilado, pero estas historias no terminan, es decir, se podrían contar aún más. Hayquienes me preguntan: “¿Ahora vas a hacer la herencia italiana en Italia?”. Digo que no, por favor, porque creo que ya la conocemos bien y, sobre todo, creo que mi esposa, quien me ha ayudado en todas estas iniciativas, no me lo permitiría estoy bromeando, por supuesto una operación así. Bien, esto (indica las imágenes proyectadas en la sala) es el rascacielos de Filadelfia, otro de mis grandes amores, de la compañía eléctrica que precisamente colocaba los textos donde respaldaba nuestras iniciativas. Pero todo esto, sitienen ganas yplacer, podrán leerlo en el libro sobre la herencia italiana en Filadelfia. El Instituto de la Enciclopedia Italiana Treccani publicará en otoño

la edición italiana de este otro libro. Así que, como verán, estas historias son numerosas y yo creo que interesantes. Gracias a todos por su paciencia. Me viene a la mente un último recordatorio: están aquí los amigos de AR.VI.MA., con quienes hemos hecho otro diálogo para recordar a Dante Alighieri, con obras del Prof. Albanesi, con la Prof.ssa De Stefano y con todos ellos. Así que Pavía ha cruzado varias historias y dimensiones internacionales y muchas más se cruzarán con todos ustedes. Pero, por ahora, gracias por su paciencia hoy y gracias.” Siguen aplausos.

Olimpia Niglio, Profesora de la “Università de Pavia”: “Agradecemos al Embajador Canepari porque creo que nos ha hecho realmente viajar y, sobre todo, conocer esta hermosa isla de la República Dominicana que visité hace algunos años, cuando él aún no estaba allí. Lo que une especialmente a la zona del Caribe es la llegada de una familia italiana a principios del siglo XVII, que llegó para construir lo que son las ciudades fortificadas. Se trata de la familia Antonelli, originaria de Gattatico, en Emilia-Romaña, que representa un ejemplo muy bonito para seguir este camino. Siguiendo, precisamente, estas familias que llegaron a la República Dominicana y que también se establecieron en México, Colombia y Cuba, es posible visitar todas estas grandes ciudades fortificadas que aún existen y que, sin duda, representan una parte muy importante del legado dela ingeniería militar italiana quefue traída alnuevo continente. Sin embargo, estas historias en realidad no terminan aquí, sino que seguramente continuarán. Permítanme esta nocheagradecer lapresenciade la familiaCiferri, porqueestanochetenemosconnosotrosala familia Ciferri, en particular a un nieto de Raffaele Ciferri, que ha venido de Tokio para estar aquí con nosotros. Me gustaría invitar al Dr. Ciferri a acercarse a la mesa y compartir con nosotros este momento. Ludovico Ciferri. ¡Saludos!”

Ludovico Ciferri, Descendiente del Prof. Raffaele Ciferri: “No he preparado absolutamente nada, así que seré más rápido que Gamba. Agradezco y solo quiero añadir una cosa: detrás de estas hermosas historias hay color, hay color familiar. Conocí muy poco a mi abuelo; él falleció cuando yo tenía dos años, así que solo he escuchado lo que se contaba en la familia y lo que me contaba mi padre, que nació en Santo Domingo en 1928 y vivió allí hasta los cinco años. Creo que fue una vida muy particular. Mi abuelo tocaba muy bien el piano cuando era estudiante de agronomía en Bolonia; complementaba su vida tocando en los cines mudos yconsiguió un Steinway, no sé cómo lo hizo, cuando estaba en Santo Domingo. Junto con otros dos botánicos, uno de ellos un sueco cuyo nombre escuchaba mencionar como Eckman, formaron un trío. Miabuelo tocaba el piano, Eckman tocaba el violonchelo y otro más tocaba el violín. Creo que era una vida un

Siguen aplausos.

Olimpia Niglio, Profesora de la “Università de Pavia”: “Gracias. Agradecemos a Ludovico Ciferri por este extraordinario testimonio. Me importaba mucho, también porque sabía que había regresado de Tokio, ya que esta familia, por un lado, emigró hacia Occidente, pero también migró hacia Oriente. Así que agradezco nuevamente al Dr. Ciferri por esto. Quisiera saber si hay alguna curiosidad en la sala, si desean dirigir alguna pregunta a nuestro embajador o si tienen curiosidades sobre el libro, que, por supuesto, pueden venir a consultar y estudiar aquí en la biblioteca. Así que dejo un momento la palabra al público.

Preguntas del público:

Primera pregunta [pregunta hecha sin micrófono, no audible en la grabación].

Andrea Canepari:

“No, este es el momento trágico, porque la pregunta es hermosa y hay tantas historias. Debo mencionar todas ellas, porque cuando llegué a la República Dominicana había una falta de comprensión entre los dos países. En Italia, la gente pensaba en las playas, que es algo muy bonito de la República Dominicana. O había quienes buscaban ir a un país donde aún no existía un tratado de extradición, un tema que yo mismo abordé, y así se resolvió también este asunto, gracias al tratado

439 poco especial. Luego, creo que mi abuelo y mi abuela perdieron todo porque habían invertido en plantaciones de café. No solo hubo un cambio político, sino que también el café brasileño llegó al mercado, según escuché. Así que lo perdieron todo. Regresaron a Italia. Mi abuelo volvió a Italia en barco con el piano y un perro. Mi abuela estaba embarazada y viajaba en una cabina porque le molestaba el perro. Mi abuelo viajaba en la otra cabina con el perro. Yo sentía este color familiar, y debe haber sido un período bastante particular para ellos. Lo recordaban con mucho interés. Y concluyo con esto: durante años, me interesó el tema del envejecimiento y mi abuela, en sus últimos años, hablaba en español. Mi padre, en sus últimos años, también hablaba en español. Mi padre nació en Santo Domingo y creció allí; su padre hablaba más toscano, a pesar de ser marchigiano, y mi abuela era una joven de 1899, graduada en economía y comercio en Turín, algo bastante inusual para la época. Hablaban, creo, un italiano bastante bueno y, a pesar de todo, ambos, en los últimos años de su vida, “revirtieron” a hablar español. Quizás este es un legado por el que estamos agradecidos a Canepari. Gracias.”

decooperación judicial. Pero másalládeesto,no habíaunapercepcióndetodasestaspotencialidades, de todas estas riquezas y relatos. Realmente, elegir una historia que amar es complicado, porque hay tantas, como la de Ciferri que acabamos de escuchar, el primer obispo. Quizás también los Pellerano o el mismo Vicini, de quien me hablaba su heredero: este hombre, un abogado con cierta madurez, llorando y mostrándome la carta de su abuelo, quien había dejado a su familia en Zoagli, cerca de Génova, para trabajar con un primo. Y después de unos diez años, este joven, que llegó allí a los 16 años, poseía más de la mitad de las tierras de la República Dominicana y mantenía un amor visceral hacia Italia. Asíque, con esta historia, siempre percibo esta emoción, este sentimiento de pasión hacia nuestro país. Esta pasión es hermosa y debe transformarse en oportunidades, en relaciones más estructuradas yútiles para ambas partes. Italia ha sido de granayuda para esta familia, porque cuando el dictador Trujillo se presentó ante ellos si quieren, lean “La Fiesta del Chivo” de Vargas Llosa, y entenderán les dijo: «Mira, te compro esta mitad de la extensión de tierras de la República Dominicana por mil dólares, así puedes descansar». Él respondió: «Me parece una excelente idea...», porque era más astuto que otros, como Barletta y los demás, «...solo necesito consultarme con mis socios italianos, pero mil dólares están bien. Mira, tomaré un barco, iré, los convenceré y volveré». No había ningún socio italiano, fue a Italia, no regresó y, junto a amigos de otra gran potencia, ayudó a liberar alpaísdeesteterribledictador.Espero queestashistoriasseandeayuda;deberíanconvertirse también en inversiones. En inversiones que estos países necesitan para diversificar su economía. A menudo, miran hacia Estados Unidos, especialmente, así como a Londres y Madrid. En definitiva, Italia, de donde tanto ha llegado, debería ser considerada mucho más, y estas historias, estos recuerdos, deberían transformarse en puentes de oportunidades.”

Segunda pregunta [pregunta hecha sin micrófono, no audible en la grabación], Prof. Moro.

Andrea Canepari:

“Gracias a usted, me alegra saber que esta obra se ve como un bálsamo. Realmente me siento contento,temía haberlesaburrido. Agradezco alProf. Moroporestapregunta.Tocaunpunto sensible, no solo para este libro, sino también para el de Filadelfia, donde logré incluir -he presionado a un profesor de Princeton- un capítulo sobre Vittorini, un profesor italiano que también escribió sobre literatura. Efectivamente, en lo que respecta a la literatura, este vínculo es menos fuerte. Hay muchísimo sobre arquitectura, artes visuales, economía e instituciones sociales. En resumen, podemos escribir nuevos capítulos, así que… Gracias.”

Tercera pregunta [pregunta hecha sin micrófono, no audible en la grabación].

Andrea Canepari:

“¿Qué me gusta de la República Dominicana? En la República Dominicana, y no me refiero a las playas ni a cosas por el estilo, lo que realmente me ha impresionado es este amor por Italia. Italia es realmente admirada; es casi parte del país. Olimpia mencionaba antes: "hemos dejado estas cosas y se han vuelto de ellos". Sí, pero son cosas compartidas, yesto se siente como italiano. Sentirme parte del ADN cultural de otro país es algo particularmente conmovedor, y esto lo sienten todos. Hay un prejuicio positivo muy fuerte, y no lo olvidaré.”

Cuarta pregunta [pregunta hecha sin micrófono, no audible en la grabación].

Andrea Canepari:

“En primer lugar, la vemos físicamente, vemos todas sus obras, estos bellísimos redondeles. Pero luego les invito sobre todo a ver el libro de artista, ha hecho 3 copias: una la tiene el Presidente de la República, otra la tiene el Ministro de Cultura y con esta hemos creado una exposición en el primer museo de Centroamérica, el ”Museo de las Casas Reales”, que fue la casa de los virreyes y del hijo de Colón, y la tercera la ven aquí en Pavía.”

Quinta pregunta [pregunta hecha sin micrófono, no audible en la grabación].

Andrea Canepari:

“Debimos haber incluido un capítulo sobre medicina, ya que ha sido un tema importante, y contábamos con el apoyo de los amigos de la Opera Don Calabria. El presidente de la Opera Don Calabria, este hermoso hospital en Verona, quería escribir un capítulo, pero al final no se realizó, así que no hay capítulo al respecto. Pero permítanme decir algo muy rápido. Primero que nada, no estamos hablando solo de alta cultura; si miran el libro, verán que también hay influencia en la gastronomía y la restauración. Un investigador de fenómenos migratorios en América me entrevistó sobre el diálogo y las diferentes componentes de nuestra comunidad en el extranjero, porque existe, efectivamente, esa alta cultura, quienes traen conocimiento, pero también quienes hacen inversiones y otros que realizan trabajos manuales u otros tipos de trabajo. En ese artículo en un periódico estadounidense, resumí en pocas palabras la importancia de la alta cultura, pero también es crucial considerar la otra parte. Nuestra comunidad debería unirse, también a nivel de comprensión, y entender que es única; de hecho, lo que les permite tener éxito yestablecerse en estos lugares son los mismos valores compartidos: la capacidad de trabajar, el compromiso, la búsqueda de un sentido

estético, la belleza de la vida, valores que, incluso en el ámbito gastronómico, provienen de Italia y se reinterpreta en diversos contextos. Cada componente de la comunidad, desde quienes hacen helados hasta quienes construyen un Parlamento, aporta algo y posee valores compartidos. Creo que esto es importante de subrayar. Y gracias por mencionar a mi padre, porque cada vez que lo hacen, yaseaustedo laseñoraquehabló antes, mesientomuycontento, asíquegraciasportenerlo presente.”

Olimpia Niglio:

“¿Hay otras preguntas? ¿Otras curiosidades?”

Sexta pregunta [pregunta hecha sin micrófono, no audible en la grabación].

Andrea Canepari:

“Claro que sí. Continúo en italiano. Gracias, me alegra la pregunta. Las autoridades han apoyado esta operación con un enorme entusiasmo, tanto el gobierno anterior como el actual. En el libro verá al Ministro de Relaciones Exteriores, al Ministro de Industria y al Presidente de la Corte Constitucional, quienes han escrito capítulos. El Presidente de la República ha escrito un prefacio. Todos han querido ser parte de esto. En el libro, en las ceremonias, acudían y se comprometían. El embajador dominicano en Italia, un gran amigo mío, Tony Raful, y Peggy Cabral, la embajadora dominicana, tomaban aviones para asistir a esta iniciativa en Santo Domingo. Esto demuestra cómo las instituciones estaban entusiasmadas, cómo cada dimensión de la comunidad de la República Dominicana sehabíaapasionado: los mediosdecomunicación, las instituciones, elmundo económico y también las otras comunidades. Yo mencionaba al mundo español, la comunidad española, que, aunque es española, ha estado allí durante dos o tres siglos, por lo que también es muy dominicana además de española, pero tiene sus características que usted conoce bien; sin embargo, harán otro libro y veremos qué dirán. Las instituciones siempre han apoyado esto con cierta pasión. Como han visto en todos los videos, había decenas de logotipos de sus instituciones. El libro de la profesora Angelini fue recibido por el Ministro de Cultura. Como han visto, han creado toda una dimensión expositiva. Para los amigos de Ar.Vi.Ma., también se movilizaron ministros, instituciones y algunos de los museos más hermosos. Por lo tanto, realmente hay una gran pasión y entusiasmo, y esto es bipartidista; es decir, el gobierno cambió, pero la iniciativa continuó. De hecho, el Ministro de Relaciones Exteriores, hablando en nombre del Presidente Luis Abinader, siempre ha dicho que una de sus prioridades, en el marco de esta iniciativa, era relanzar completamente las relaciones con Italia y llevarlas a niveles altísimos, así que, realmente, hay un gran y genuino entusiasmo.”

Séptima pregunta [pregunta hecha sin micrófono, no se escucha en el video].

Andrea Canepari:

“Marcio Veloz Maggiolo, quien también fue embajador en Washington y ministro de Cultura, es una persona increíble, y tenemos un capítulo dedicado a él. Me estaba olvidando de mencionar que también respondo a Andrea Moro, quien escribió hace treinta años un artículo señalando que “falta un libro sobre los italianos en la República Dominicana”. Tuve la oportunidad de hablarle sobre este libro, pero, lamentablemente, él falleció unos meses antes de su publicación, un libro que tanto había soñado. Este libro también nace de su idea.”

Olimpia Niglio, Profesora - Universidad de Pavia:

“Hay otra parte importante que quizás deberíamos desarrollar a lo largo de nuestro camino, que es la diplomacia científica, es decir, la presencia de los numerosos profesores italianos en el extranjero. También debo mencionar que nuestra universidad cuenta con profesores que actualmente enseñan en la Universidad de Pavía, pero que provienen de experiencias, incluso prolongadas, en otras instituciones académicas en el extranjero, particularmente en América Latina. Sin duda, esta contribución es muy significativa, ya que el intercambio científico aporta un gran valor a nuestros estudiantes, estimulando, por supuesto, el tema de la movilidad. Por lo tanto, esto también favorece la movilidad de los docentes, no solo, por supuesto, de los estudiantes. Este es, sin duda, otro aspecto que debemos desarrollar. Paolo [Prof. Paolo Gamba] lo sabe bien; de esto hablamos con frecuencia. Ahora le doy la palabra a nuestra Directora de la biblioteca.”

Marzia Pontone, Directora de la Biblioteca Universitaria de Pavia:

“Gracias. Mis palabras son un saludo al concluir esta hermosa velada de reflexión y un profundo agradecimiento. En primer lugar, a todos nosotros que hemos tenido la oportunidad de estar juntos, reflexionando y enamorándonos un poco más de la República Dominicana. Agradezco a nuestros ponentes por esto, pero quiero expresar un agradecimiento sincero a Andrea Canepari, quien nos ha acompañado en este largo camino, un recorrido que realmente nos ha hecho enamorarnos a través de imágenes, relatos e historias. Hemos recogido un tesoro que refleja no solo el pasado, sino también lo que puede ser elpresente yel futuro. Esto es realmente hermoso. Creo que la curiosidad despertada por estas imágenes, relatos y discursos es la clave que nos permite conectar con un mundo lejano y nos brinda una mirada que es, en cierto sentido, afectuosa además de curiosa, para comenzar a construir puentes, relaciones y desarrollar toda esta extraordinaria red de diálogos, especialmente en relación con esta diplomacia científica mencionada al final. Es, de hecho, una red de cercanía entre mundos que estas publicaciones han contribuido a cimentar como un nuevo ladrillo. La segunda y

última cosa que quiero mencionar es que me ha gustado mucho que, precisamente por las celebraciones tan importantes que se llevaron a cabo en Santo Domingo, aunque el proyecto no se haya concretado del todo, se haya elegido asociar el nombre de una memoria y de una celebración tan significativa para el país con el objeto libro. Este objeto libro, entendido también como un libro de artista contemporáneo, es un vehículo que mantiene en relación mundos y culturas, ya que es un objeto polisemántico, al igual que las relaciones que se crean y constituyen entre los pueblos son multilaterales. Que haya surgido, a partir de un proyecto de amistad y cercanía, un objeto libro como elque encontramos expuesto, pienso que es un signo realmente fructífero de cómo, aún hoy, se puede hacer cultura y arte a través de una mirada que nace de un discurso de proximidad e interpretación, utilizando el instrumento del arte y, en este caso, del objeto libro. Este objeto libro, por lo tanto, tiene una parte visual y una parte literaria, y juntas hablan del presente, evocando al mismo tiempo la gran arte del pasado que permite crear relaciones entre los mundos. Ahora, hemos reservado unos minutos para concluir anticipadamente nuestra velada, brindando la oportunidad a todos ustedes que están aquí en la sala, no solo de acercarse y formular preguntas tenemos la valiosa oportunidad de contar con nuestros ponentes de Pavía, así como con el ilustre invitado de la noche , sino también de detenerse y observar el objeto libro al que se ha hecho referencia en varias ocasiones, realizado por Alessandra Angelini. Le pediría un momento para que nos diga unas palabras a todos nuestros invitados sobre lo que deben observar al acercarse a este objeto. Ahora lo menciono porque, por supuesto, Alessandra es quien hablará; ella fue la curadora de una trayectoria expositiva anterior que mostró, y que aún tiene una parte en las vitrinas, a sus alumnas y alumnos de la Casa del Giovane, que está aquí en Pavía. Esto también ilustra cómo la escuela, en el sentido más amplio del término, es decir, en las escuelas académicas, de los artistas más jóvenes en relación a sus maestros, es productiva en cuanto a contenidos culturales. Una palabra para que nos diga qué debemos observar.”

Alessandra Angelini, Artista y Profesora de “Accademia di Belle Arti di Brera di Milano” “Sí, entonces, primero que nada, quiero aprovechar este momento para agradecer profundamente al Embajador Canepari yo lo conocí como Embajador, y para mí siempre será así por el hermoso proyecto que ha llevado a cabo y por el espléndido libro. Lo conozco, lo he visto, tengo este libro, y es realmente impresionante; también quiero agradecer por el encuentro de esta noche y por todos los ponentes, aunque yo soy, de hecho, la última. En el sentido de que, sin duda, he participado en este proyecto con mis obras, pero digamos que la velada no está dedicada a mí. Sin embargo, quería mencionar esto y recordar que la exposición que no se llevó a cabo, de la cual algunas obras están colgadas aquí, en Santo Domingo, fue organizada por el Embajador con motivo de las celebraciones por Monseñor Alessandro Geraldini, pero no se realizó debido al Covid. Era una muestra que incluía

mi intervención artística junto con las obras de mis alumnas de ese entonces. En ese momento, yo era la directora artística de la escuela Ar.Vi.Ma., y por lo tanto, la exposición también incluía la exhibición de las obras gráficas de mis alumnas, algunas de las cuales creo que están aquí y que no han tenido la oportunidad de presentarlas. La exposición se realizó en línea para todos nosotros, y también agradecemos por esto, absolutamente. En cuanto al libro expuesto, solo una palabra, porque ya es tarde. Sobre la palabra "raíces", de la cual hemos hablado y que ha sido mencionada: este libro nació precisamente de una raíz, porque tuve la oportunidad, siempre a causa del Covid, de pasar mucho tiempo en mi estudio y no salir, de leer "Itinerarium", que es el libro que escribió Monseñor Alessandro Geraldini, partiendo desde España y llegando a Santo Domingo, tocando África. Este libro es increíble, es un libro de aventuras donde, sin embargo, se describe su experiencia, y en un momento dado cuenta, y para mí fue un encuentro, que al acercarse a Santo Domingo vio una isla hermosa, y esa isla le recordó a su madre que estaba en Abruzzo, así que escribió una oda dedicada a su mamá. Luego Cristóbal Colón, en señal de agradecimiento, llamó a la isla “Graziosa”, como era el nombre de la madre del Monseñor. Por lo tanto, el libro que ven allí recoge este concepto, el pensamiento de este hombre tan distante que se acordó de su madre, y hay una oda que está escrita en italiano como él la escribió y en latín. La escribió en latín y está traducida al italiano, así que hay dos versiones. Es unrecuerdo de unhijo que piensa en su madre. Me conmovió mucho, ypor lo tanto, el libro nació sobre una base muy emocional. Con esto, les agradezco. Gracias.”

Siguen aplausos.

Marzia Pontone, Directora de la “Biblioteca Universitaria di Pavia”:

“En definitiva, Santo Domingo ha logrado evocar muchas experiencias maravillosas. Con esto, nos despedimos, invitando a todos a disfrutar del recorrido expositivo y a saludar al Embajador Andrea Canepari.”

Nota: questa è una raccolta di trascrizioni che hanno la finalità di riprodurre il più fedelmente possibile i preziosi contributi di coloro che hanno preso parte alle presentazioni del volume “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana. Storia, Architettura, Economia e Società”, come registrati in sala. Le presenti trascrizioni si allegano al solo scopo di facilitare l’ascolto dell’audio originale.

Note: This collection of transcripts aims to faithfully capture the valuable contributions of those who participated in the presentations of the volume “The Italian Legacy in the Dominican Republic: History, Architecture, Economics and Society”, as recorded during the events. These transcripts are provided solely to facilitate the listening of the original audio.

Nota: Esta colección de transcripciones tiene como objetivo capturar fielmente las valiosas contribuciones de quienes participaron en las presentaciones del volumen “El legado italiano en República Dominicana. Historia, Arquitectura, Economía y Sociedad”, tal como fueron registradas durante los eventos. Estas transcripciones se proporcionan únicamente para facilitar la escucha del audio original.

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