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mensile di cultura cinematografica
Ulidi, piccola mia: il coraggio di diventare grandi A cinemazero un nuovo esordio prodotto dalla Indigo Film
Io e te: i giorni della cantina In esclusiva il diario sul set dall’ultimo film di Bernardo Bertolucci
Nanni Moretti: habemus Cannes!!! Dal 16 al 27 maggio presiederà la Giuria del 65mo Festival del cinema
Cinema e digitale: piccole sale, sopravvivere non basta I piccoli cinema di fronte all’importante sfida dell’innovazione tecnologica
Il cinema a scuola: nuovi orizzonti e opportunità L’Europa nel futuro della didattica del cinema e dell’audiovisivo
L’erotismo onirico dei dannati della terra
12
Maggio
Tribolato passaggio al digitale in Italia
2012 numero 5 anno XXXII
EuroDigitalDance ovvero il balletto dei contributi al digitale
Dal 21 maggio finalmente anche in Italia il bellissimo film di Tsai Ming-liang spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Tribolato passaggio al digitale in Italia
Andrea Crozzoli
Editoriale
EuroDigitalDance ovvero il balletto dei contributi al digitale Nella provincia di Pordenone, tralasciando i multiplex, sono circa dieci le realtà che dovranno passare al digitale entro il 2015, pena la chiusura definitiva. Una decina di schermi che staccano complessivamente ogni anno oltre 150.000 biglietti. Una massa considerevole ma non sufficiente per affrontre i 70.000 euro circa necessari ad ogni schermo per passare al digitale. Per non far chiudere la maggior parte dei cinema d’essai e i monoschermi di città o paese, le Regioni, in Italia, si stanno agitando con varia e diversa efficacia. Nell’attesa di capire quali saranno le mosse della Regione Friuli Venezia Giulia diamo un’occhiata, su e giù per lo stivale, su cosa accade. La Regione Lazio, ad esempio, risponde alle accuse del locale presidente Agis di immobilismo e latitanza con un faraonico, e alquanto formale, stanziamento di 45 milioni di Euro per il triennio 2012-2014, dove una commissione predisporrà un documento programmatico triennale che definirà gli obiettivi da perseguire, le priorità, i tempi di realizzazione, le modalità e i criteri di concessione degli aiuti e le relative risorse finanziarie e strumentali necessarie. Ma sembra che i 45 milioni siano solo sulla carta e tutto il resto serva, gattopardescamente, ad arrivare alle prossime elezioni senza nulla di fatto. In Sicilia la Regione invece deve spendere entro breve i 5 milioni e mezzo di euro sbloccati dal Ministero dell’Economia per la digitalizzazione delle sale, ma, nonostante la nascita del Coordinamento dei Festival Siciliani (25 manifestazioni aderenti sulle 40 esistenti nell’isola), le procedure stentano a partire. Fremono anche alla Regione Emilia Romagna dove l’Assessorato alla Cultura, non potendo gestire direttamente i Fondi Europei (che devono passar attraverso l’Assessorato al Turismo), ha fermo il bando specifico per l’installazione del digitale. La Regione Piemonte sta studiando dinamiche di risposta adeguate pur nella contrazione delle risorse. Ed anche in questo caso, purtroppo, si ribadisce la scarsa capacità del nostro Paese di fruire delle risorse europee nonostante le riconosciute capacità piemontesi. In controtendenza la Regione Toscana che non ha tagliato i fondi destinati alla cultura ed è giunta già al secondo bando per la digitalizzazione delle sale a differenza della Regione Lombardia dove il disinvestimento sullo spettacolo è stato drammatico, passando dai 57 milioni del 2010 ai 24 milioni del 2011 per finire quest’anno con un dato inquietante: 8 milioni. La vicina Regione Veneto ha stanziato al momento 300 mila eruo all’anno per il triennio 2012/2013/2014 come aiuto al passaggio al digitale per il centinaio di schermi coinvolti in regione. Dall’altra parte abbiamo il bilancio triennale dell’Unione Europea per il periodo 2007/2013 che assegnava ai fondi strutturali ben 60 miliardi di euro. A fine 2010, ovvero a metà percorso, l’ammontare dei pagamenti all’Italia è stato solo del 7,4% delle risorse assegnate. Nell’utilizzare le risorse europee (sono in totale 10 i miliardi di euro non utilizzati dall’Italia) siamo penultimi nella classifica, che vede invece ai primi tre posti, con quote che sfiorano il 30%, l’Irlanda, la Germania e l’Austria. Ma il dato veramente allarmante è quello della probabile e forse quasi certa riduzione delle quote all’Italia (che ora è terza nell’assegnazione) per il prossimo bilancio 2014/2020 vista l’incapacità di districarsi tra le mille sigle come FESR, QSN, FSE, FC che compongono il bilancio dell’Unione Europea e la conseguente incapacità di utilizzare quanto gli è stato finora assegnato. E i tesorieri, annidati nei partiti, stanno a guardare ...
In copertina: Nanni Moretti presidente di giuria a Cannes
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Maggio 2012, n. 05 anno XXXII Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Impaginazione Tommaso Lessio Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Grafiche Risma Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla Unione Italiana Stampa Periodica
A Cinemazero un nuovo esordio prodotto dalla Indigo Film
Elisabetta Pieretto
«Cos'è? Un documentario?» chiede il legale di Cinecittà Luce per poter stendere una bozza del contratto di distribuzione per il lungometraggio di esordio di un giovane regista italiano, Mateo Zoni, prodotto da Indigo Film. «No, è un film» risponde prontamente Nicola Giuliano, lo stesso che produce da sempre, con Francesca Cima, i film di Paolo Sorrentino. Inizia così il dialogo negli uffici di Cinecittà. E continua pressapoco in questo modo: «Ah sì? Pensavamo fosse un documentario con persone vere» «Ci sono le persone reali riprese dal vivo e la storia che si racconta è vera.» «E ci sono scene recitate?» «Come in tutti i documentari che vogliono raccontare la vita di qualcuno devono a un certo punto forzare la realtà per ricreare un evento, anche quotidiano, così da restituirlo al pubblico.» «Allora potremmo dire che è un docu-fiction?» «No, è un film.» Non sono i legali di Cinecittà ad avere una prospettiva irreale, questo va riconosciuto. Rappresentano, piuttosto, il pensiero comune che ruota intorno a tutti quei prodotti audiovisivi che, non mettendo in moto la “macchina cinema” - attori, scenografie e costumi per una storia che, anche se muove dalla realtà, approda nella finzione -, non possono essere comunemente riconosciuti come film. Il che, tra l'altro, implica un evidente pregiudizio verso ciò che non lo è: il documentario, in questo senso, è visto come qualcosa di minore e al tempo stesso più difficile da fruire, quasi si trattasse di una pietanza per palati raffinati. Da cui un'altra credenza piuttosto diffusa: il documentario, spesso, è noioso. Nel dialogo avvenuto negli studi di Cinecittà aleggiavano entrambi i pregiudizi e, probabilmente, nella sicurezza del tono con cui Giuliano ha pronunciato la frase “è un film” - tono che non dava possibilità di replica -, c'era la volontà piena di combatterli. Perchè Ulidi piccola mia non è noioso, affatto; neppure di difficile visione. Anzi, pur trattando il tema forte di un'adolescenza difficile vissuta all'interno di una comunità di accoglienza, è addirittura, a tratti, divertente. E' sincero e immediato come lo possono essere i documentari a dispetto di certi film che, invece, hanno bisogno di ricreare degli ambienti per poter dare un senso di realtà. Provando a enunciare l'assioma sotteso in quello scambio, si potrebbe dire che esistono soltanto buoni o cattivi film. Se così è, l'esordio di Mateo Zoni fa parte della prima categoria. L'immediatezza e la dolcezza con cui si presenta la giovane protagonista nel raccontare la sua vita, mentre assistiamo allo svolgersi della quotidianità nella casa famiglia in cui vive, tra le lezioni all'istituto professionale per estetisti e la visita domenicale alla sua famiglia di origine, commuovono senza alcun facile sentimentalismo. Zoni è bravo a cogliere gli aspetti più autentici della storia senza intaccarne l'innocenza e, anche quando la ragazza sembra per un attimo guardare in macchina svelando il meccanismo della finzione insito in ogni tipo di ripresa, non c'è dubbio che perfino in quel gesto sia vera. Forse è questo che ha conquistato Gianni Amelio tanto da volere Ulidi piccola mia in concorso all'ultimo Torino Film Festival. E ancora prima la Indigo Film a produrlo. Ma ciò non basta. Ci sono anche altri soggetti necessari affinché lo sforzo di tutti abbia un giusto compimento: una serie di sale cinematografiche che, a dispetto dei più scettici, credono nel cinema di qualità e continuano a proporlo, accompagnandolo; nell'appello, ovviamente, c'è anche Cinemazero. Perché in fin dei conti, se non si da la possibilità a un film di essere visto è come se non fosse mai esistito. Lo stesso era successo con La bocca del lupo di Pietro Marcello, altro film potenzialmente invisibile se non ci fosse stato qualcuno pronto a rischiare, dal momento che i documentari non danno profitto. Questo fintanto che non ci inventeremo una moneta capace di quantificare il guadagno culturale; in quel caso Ulidi piccola mia sarebbe come minimo in pari.
Il nuovo film Indigo
Ulidi, piccola mia: il coraggio di diventare grandi
In esclusiva il diario sul set dall’ultimo film di Bernardo Bertolucci
Fabien Gerard
Io e te di Bernardo Bertolucci
Io e te: i giorni della cantina Gli amici di Cinemazero mi chiedono un resoconto della lavorazione di Io e te. Proviamo quindi a riassumere in 6000 segni (spazi compresi) l’emozione collettiva vissuta, tra il 10 ottobre e il 19 dicembre scorso, sul set della nuova fatica di Bernardo Bertolucci. Ospite d’onore di Porde-none, un anno fa, in occasione della XIII edizione de Lo sguardo dei maestri, Bertolucci ci aveva annunciato un suo ritorno dietro la mdp entro la fine del 2011, e, nonostante i pesanti problemi di schiena che lo hanno colpito all’indomani dei Dreamers, ha tenuto fede all’impegno preso. Al pubblico del Teatro Verdi, aveva pure spiegato come, giovane ‘assistente’, nel 1961, ebbe il privilegio unico di ‘assistere’ alla nascita del regista Pasolini sul set di Accattone. Allo stesso modo, ogni singolo membro della troupe di Io e te potrà dire ormai di essere stato testimone diretto, a sua volta, della vera e propria rinascita del maestro de L’ultimo imperatore. Infatti, con questo sedicesimo lungometraggio, Bertolucci ci regala oggi la sua opera forse più compiuta, più matura dell’ultimo periodo intimistico (insieme a L’assedio, con cui condivide l’esemplare brevità : non più di 95 minuti). Avrà indubbiamente un significato il fatto che il primo giro di manovella di Io e te sia stato dato in una clinica privata abbandonata di Via Eufrate, all’EUR, cioè nella stessa strada dove abitava l’amico Pier Paolo. Mentre, il giorno dopo, ci siamo ritrovati a girare in un negozio di animali di Largo Preneste, nella zona periferica del Pigneto che una volta fu la borgata in cui gironzolava un pappone impersonificato da Franco Citti… Per altro verso, sembra sia stata tra l’altro la fisicità un po’ pasoliniana del quattordicenne Jacopo Olmo Antinori ad aver convinto il regista di sceglierlo per la parte di Lorenzo. (Prima ancora di intervistarlo personalmente però, era già rimasto subito incuriosito dal nome ‘Olmo’, da lui utilizzato per il personaggio di Depardieu, in Novecento.) Una maniera di recuperare le proprie forze attraverso certi precisi punti di riferimento? A volte, l’intuizione si appoggia anche su segni del genere e, almeno in questo caso, l’intuizione ha funzionato al cento per cento: fin dal primissimo giorno di lavorazione risultò chiaro agli occhi di tutti che il ragazzo dimostrava una grinta e una professionalità davvero eccezionali (tra Malcom McDowell, Harvey Keitel e Denis Lavant, per intenderci). Ma che anche il maestro, sia pure costretto alla posizione seduta, era più ispirato che mai nell’indicare all’operatore – il bravissimo Ivan Casalgrande – ogni movimento della Steadicam così da reinventare visivamente, inquadratura dopo inquadratura, la storia immaginata da Ammaniti nel romanzo che quasi tutti abbiamo letto. Chiuso questo breve periodo di rodaggio, piuttosto che continuare ad andare avanti con le riprese in esterni, come era foto © Fabien Gerard previsto da tempo, fu deciso di anticipare di ben quattro settimane la parte più delicata dell’intera lavorazione per attaccare, il secondo lunedì mattina, le scene ambientate in cantina, nel décor costruito di sana pianta nello studio trasteverino dell’artista Sandro Chia, di transavanguardiana memoria, trasformato in un provvisorio teatro di posa idealmente situato sotto casa Bertolucci. Visto che a Bernardo piace ‘lavorare nell’oscurità’, per dirlo con Henry James, per un mese e mezzo i corridoi labirintici della famigerata cantina divennero il nostro unico orizzonte, a parte il cortile d’ingresso, dove operatori, macchinisti e foto © Fabien Gerard elettricisti, attrezzisti e scenografi, costu-
misti, truccatori e parrucchieri, più una felina backstagista, si davano il turno, tra due ciak, per riaccendere il foto © Fabien Gerard cellulare, arrotolare qualche maleddetta sigaretta e – what else? – tirarsi sù mandando giù un altro espresso. Intanto, dentro un trailer parcheggiato lungo i cancelli dell’Orto botanico, a Jacopo Olmo toccava approfittare di ogni pausa per rituffarsi nei suoi compiti scolatici, finché la prossima scena fosse pronta per essere girata, e capitò più di una volta alla segretaria di edizione vederlo ripetere tra sé e sé l’incipit dell’Illiade, la coniugazione di un verbo latino irregolare o chissà quale problemino di fisica durante gli inmancabili ritocchi di luci dell’anzioso mago Cianchetti. Dopo quattro giorni interamente dedicati alle prime 24 ore tracorse da Lorenzo nella sua tana sotterreanea, la “famiglia” del film stava per allargarsi con l’entrata in scena attesissima di Olivia, la coprotagonista di Io e te. Sbarcando sul set la mattina del venerdì 21 ottobre, Tea Falco, naturalmente turbata dalla scoperta di tante facce sconosciute, dava l’impressione di essere una specie di animale selvatico appena intrappolato; va precisato però che indossava per l’occasione un ampio cappotto nero di peluche, scovato a Napoli dal nostro reparto costumi, e mirante ad evocare, appunto, la sagoma di King Kong! Comunque, il ghiaccio non ci mise molto a rompersi; delle volte basta lo scambio di un accendino anche tra chi non fuma per fare conoscenza. E dietro i suoi occhialoni da sole e le sue improbabili arie retro punk, la neodiva risultò un angelo dolce quanto una cassata catanese (oltre ad essere una notevole fotografa). In confronto con l’intensità dei momenti vissuti a porte chiuse nella ‘nostra’ cantina, dove soltanto la Debra Winger e Richard Gere erano riusciti ad infilarsi per salutare il regista de Il té nel deserto e di Piccolo Buddha, la prospettiva delle riprese in esterni non poteva che profilarsi come una noiosa formalità necessaria al completamento della pellicola, tra la scuola dietro il Colosseo, i vari ambienti di casa Cuni, ai Parioli, e un paio di negozi del quartiere Prati. Era senza contare sulla straordinaria disponibilità di Bertolucci a rimettere in discussione tutto quanto, quando si tratta di badare alla giustezza del risultato complessivo. Tra i piccoli ‘golpe’ alla Nouvelle Vague avvenuti durante questa fase conclusiva, il più traumatico fu senz’altro l’eliminazione improvvisa delle ultime otto pagine del copione. Tanto peggio, sia per il kiosco costruito apposta nel parco dello zoo, sia per le schiere di scolari che aspettavano con impazienza di fare la loro comparsata sul Pincio. Ormai l’unica preoccupazione era di rigirare invece l’uscita della coppia nell’alba livida di Via Lima, aggiungendoci magari una super gru al fine di fare della suddetta scena un finale degno di questo nome. Il fatto che il maestro fosse giunto finalmente dove voleva significava anche, ahimé, che tra poco stava per finire il nuovo sogno che ci aveva fatto sognare con lui, il Grande Sognatore. Nell’affannata eccitazione dell’avvicinarsi della solita ‘separazione’, la mattina del 19 dicembre, nel sole acceccante che investiva Valle Giulia, non ci restava che salire tutti insieme sullo stesso tram, alcuni perfino travestiti da passaggeri, e accompagnare Lorenzo nelle sue varie corse – con e senza lo snowboard – sù e giù per Viale Liegi, fino alla notte, fino al capolinea. Dopo un lungo autunno così eccezionalmente mite, da queste parti, per la prima volta si fece sentire il freddo. Il tempo perfetto, magari, per… una ‘setfoto © Fabien Gerard timana bianca’.
Dal 16 al 27 maggio presiederà la Giuria del 65mo Festival del Cinema
Andrea Crozzoli
65mo Festival del Cinema
Nanni Moretti: habemus Cannes!!! Dopo che i Cahiers du Cinema hanno proclamato Habemus Papam miglior film dell’anno, Nanni Moretti è stato chiamato a presiedere la giuria del 65mo Festival del Cinema di Cannes. Tralasciando il Leone d’Argento veneziano del 1981 vinto per Sogni d’oro o l’Orso d’Argento berlinese nel 1986 assegnatogli per La messa è finita è il Festival di Cannes che sembra segnare maggiormente la carriera di Nanni Moretti. Nel 1976 la Palma d’Oro corona Padre e padrone di Paolo e Vittorio Taviani dove il Nanni nazionale interpreta un piccolo ruolo. «Voleva fare l’aiuto regista - ha raccontato Vittorio Taviani - ma noi siamo già in due. Arrivava sotto casa ogni giorno in vespa e, difronte alla sue insistenze, gli abbiamo proposto di fare l’attore in un piccolo ruolo.». Questo è stato il battesimo nel cinema professionale e Moretti, alcune decadi dopo, ricambia distribuendo l’ultimo film dei Taviani Cesare deve morire. Nel 1978, con Alan J. Pakula (presidente) e Liv Ullmann in giuria, partecipa a Cannes in concorso con Ecce bombo dove viene premiato Ermanno Olmi per L’albero degli zoccoli. Nel 1994 Clint Eastwood, presidente di giuria a Cannes, gli assegna il premio alla regia per Caro diario, mentre la Palma viene consegnata a Quentin Tarantino per Pulp Fiction. Nel 1997 Nanni è di nuovo a Cannes, in giuria, con presidente la bella Isabelle Adjani e premiano ex-aequo L’anguilla di Shohei Imamura e Il sapore della ciliegia di Abbas Kiarostami. Nel 2001, con presidente di giuria Liv Ullmann, arriva finalmente la Palma d’Oro per La stanza del figlio e lo stesso anno Nanni si concede anche la presidenza della giuria alla 58ma Mostra di Venezia dove premia l’indiana Mira Nair per Monsoon Wedding. Ora Nanni Moretti, le cui parole chiave sono “l'extrémisme et la rigueur” a detta dei francesi, si trova a presiedere la giuria del 65mo Festival del Cinema di Cannes e dovrà scegliere la Palma d'Oro 2012 fra opere come De rouille et d’os di Jacques Audiard, regista esploso a Cannes nel 2009 con Un Prophète, che ritorna con una sua personale versione de la bella e la bestia; Holy Motors di un altro discusso regista francese come Leos Carax. Ci sarà poi l’atteso Cosmopolis di David Cronenberg, film tratto dal libro eponimo di Don DeLillo e interpretato dall’anemico vampiro Robert Thomas Pattinson; il thriller Killing Them Softly di Andrew Dominik, al suo secondo film con Brad Pitt, tratto da Cogan's Trade, di George V. Higgins. Unico italiano in concorso con Reality è Matteo Garrone, il quale dopo il successo planetario di Gomorra vira sul versante commedia con questo suo nuovo film. Non poteva mancare in concorso (è la nona volta sulla Croisette) Michael Haneke con Amour un film sulla malattia con tre attori formidabili come Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Rive e Isabelle Huppert. L’australiano John Hillcoat con Lawless paga il suo tributo di stima a Terence Malick mentre il duo coreano Hong Sangsoo - lo stesso di The Housemaid - con Dareun Na-Ra-e-Suh (In Another Country), che ricorda in qualche modo i protagonisti del pasoliniano Teorema e Im Sangsoo con Do-Nui Mat (Taste of Money), prolifico regista che sforna un film all’anno e per questo ha chiesto il volto e il corpo di Isabelle Huppert. Costretto a lavorre all’estero, il mestro pluripremiato Abbas Kiarostami emigra questa volta in Giappone con Like Someone in Love, storia di una studentessa che vende il corpo per finanziare gli studi. Dopo sedici volte ritorna di nuovo anche Ken Loach con The Angels’ Share ovvero superare la crisi con una distilleria! Ma in corsa ci sono anche il regista di Precious Lee Daniels con The Paperboy, o la Palma d’Oro 2007 con 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni, Cristian Mungiu, maggior esponente della Nouvelle vague rumena che presenta Beyond the Hills. E poi il maestro Alain Resnais con Vous n’averz encore rien vu, Walter Salles On the Road, Ulrich Seidl con Paradies: Liebe, Thomas Vinterberg con Jagten (The Hunt) e ...
I piccoli cinema di fronte all’importante sfida dell'innovazione tecnologica
Marco Fortunato
Da alcuni anni le piccole realtà cinematografiche della nostra Regione hanno intrapreso un percorso virtuoso con l'obiettivo di ritagliarsi uno spazio autonomo nel panorama culturale locale. Dalla consapevolezza di essere non solo dei luoghi di promozione culturale ma dei veri e propri presidi sociali del territorio, i cinema “di periferia” (ma sarebbe più giusto chiamarli “di comunità”) hanno attivato diverse iniziative per cercare di sopravvivere in un mercato competitivo come quello cinematografico. Preso atto che il problema principale era la ridotta dimensione delle loro strutture organizzative e l'alta incidenza delle spese fisse hanno scelto di mettersi in rete, dando vita ad una delle esperienze più interessanti ed innovative del settore, il progetto CircuitoCinema. Un vero e proprio circuito dedicato al cinema di qualità, che, nel giro di pochi anni, ha messo in rete ben nove sale ubicate in piccoli centri sparsi su tre Province. Associazioni culturali, pro loco ed enti locali hanno unito le forze per credere in un progetto comune: una programmazione condivisa, la messa in rete di diversi aspetti gestionali e comunicativi e la sperimentazione di nuove soluzioni logistiche hanno permesso di dare vita ad una manifestazione economicamente sostenibile che ha anche attirato l'interesse della Regione e di alcuni privati che l'hanno sostenuta in maniera convinta. È stato un passo importante, che ha permesso a molti dei suoi protagonisti di rilanciare la propria attività, spesso risollevandola da situazioni difficili. Una scelta impegnativa e per certi versi non facile ma che si è rivelata vincente. Insomma una vera e propria sfida che ha però garantito la sopravvivenza di una parte importante dell'offerta culturale. Un passo avanti a difesa del pluralismo culturale, necessario, ma non sufficiente. Quello che è stato realizzato deve essere un punto di partenza e non d'arrivo, soprattutto in un contesto in rapida evoluzione come quello cinematografico, che da qualche anno a questa parte sta vivendo una delle più importanti rivoluzioni della sua giovane storia (forse la più importante dopo l'avvento del sonoro), ovvero la digitalizzazione. La trasformazione dei supporti, con i server computerizzati che prenderanno rapidamente il posto di bobine e pellicole, farà sì che la stampa di queste ultime diventerà sempre più costosa. Chi sarà rimasto indietro nell'adeguare le proprie attrezzature dovrà quindi pagare sempre di più per poter rimanere sul mercato. L'alternativa, ancora una volta, sarà tra la ricerca di soluzioni innovative per rimanere al passo coi tempi oppure rimanere fermi. Ma se le piccole sale, che difficilmente potranno mai permettersi di sostenere autonomamente investimenti necessari, che si aggirano sui 60mila euro, sapranno puntare sulla loro capacità di fare rete, potranno essere ancora una volta della partita. Servirà un grande impegno e tanto lavoro di squadra. Esse dovranno avviare un percorso di sensibilizzazione attraverso iniziative comuni che promuovano la conoscenza del loro ruolo sociale oltreché culturale nelle sedi istituzionali e a tutti i livelli, nel tentativo di convincerli sulla necessità di sostenere economicamente questo cambiamento epocale. In questo senso le piccole sale dovranno anche dimostrare di essere in grado di elaborare soluzioni innovative e saper coinvolgere anche i privati. Infine saranno chiamate ad una positiva azione di lobby. Esistono infatti diverse formule, in Italia ed in Europa, per affiancare gli esercenti nell'innovazione tecnologica, anche se spesso si tratta di meccanismi che privilegiano le realtà di maggiori dimensioni (ad esempio con rimborsi legati alle prime visioni, di norma precluse alle sale di comunità). Starà ai diretti interessati rimboccarsi le maniche e proporre alternative studiate sulle proprie esigenze anche in questa direzione. Insomma c'è di che di mettersi al lavoro, e alla svelta.
Circuito Cinema
Cinema e digitale: piccole sale, sopravvivere non basta
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L’Europa nel futuro della didattica del cinema e dell’audiovisivo
Simone Moraldi
Cinema&Didattica
Il cinema a scuola: nuovi orizzonti e opportunità Questo tanto atteso 2012 ci sta ponendo dinanzi a un cambio di assetto inedito per lo statuto della didattica del cinema: dal 2010, infatti, con la Riforma dei Licei, il cinema è finalmente entrato nella scuola: in particolare, all’interno del nuovo Liceo Artistico è stato introdotto, tra i sei indirizzi, un curricolo “Audiovisivo e Multimedia” che, negli ultimi tre anni, prevede più di mille ore di cinema in quanto materia d’indirizzo (materia caratterizzante) redistribuite in ben due insegnamenti: Discipline Audiovisive e Multimediali e Laboratorio Audiovisivo e Multimediale. Una conquista dopo decenni di battaglie, tra le quali ricordiamo in particolare l’esperienza che ne sta alla base, il Piano Nazionale per la Promozione della Didattica del Linguaggio Cinematografico e Audiovisivo nella Scuola, promosso dal CIDI, dal CENSIS e di varie associazioni culturali tra cui Cinemavvenire, Ombre Elettriche, Luci della Città e avviato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel 1999 insieme al Centro Sperimentale di Cinematografia - Scuola Nazionale di Cinema e al Dipartimento Comunicazione e Spettacolo dell'Università Roma Tre e in collaborazione con la rete degli ex-IRRSAE (capofila l’IRRSAE Lazio). Inoltre, l’estate scorsa l’Unione Europea ha erogato un bando per la compilazione di uno studio sulla Film Literacy in Europa. Il bando rientra nell’ambito delle attività del Programma MEDIA, il programma settennale che da vent’anni opera a sostegno dell’industria audiovisiva europea e per favorire la circolazione del cinema europeo nei paesi membri. L’ente aggiudicatario del bando è il British Film Institute di Londra che, da gennaio, ha iniziato a condurre il monitoraggio affidandone la cura paese per paese a una serie di partners nazionali. L’ente che sta conducendo questo monitoraggio per l’Italia è il già citato Dipartimento Comunicazione e Spettacolo dell’Università degli Studi Roma Tre per il tramite del Coordinamento Universitario per la Didattica del Cinema e dell’Audiovisivo nella Scuola Secondaria a cura di chi scrive. Già dal 2007 con la Dichiarazione “Per un approccio europeo alla Media Literacy negli ambienti digitali”, l’Unione Europea ha posto l’accento sulla Media Literacy come azione di formazione del pubblico (audience building) ed elemento fondamentale per garantire l’accesso ai media e per sviluppare un approccio critico ai diversi aspetti dei contenuti mediatici. Nel bando si cita altresì la Raccomandazione dell’agosto 2009 relativa alla necessità di lanciare un dibattito sull’inclusione della Media Literacy nei programmi scolastici d’insegnamento. La Film Literacy si configura come una branca essenziale per costruire un pubblico in grado di districarsi nell’offerta eterogenea del mercato cinematografico globale, per stimolare la curiosità nei confronti di forme altre di prodotti audiovisivi e per sviluppare nel pubblico, con un’attenzione particolare al giovane pubblico, una sensibilità nei confronti del patrimonio della cultura e dell’industria cinematografiche. Il tema è cruciale al punto che, per la prima volta in vent’anni, nel nuovo progetto MEDIA, che confluirà nel grande progetto Europa Creativa che coprirà il settennato 20142020 allargandosi a tutti i settori della creatività, la voce della audience building avrà una quota di finanziamento dedicato. Secondo il bando, il monitoraggio si propone concretamente una doppia finalità: fotografare la situazione attuale della didattica del cinema e dell’audio-
visivo nei paesi dell’Unione ed elaborare una lista di raccomandazioni per l’UE per, citando la call, rafforzare lo statuto della Film Literacy nel quadro europeo della Media Literacy e per integrarsi nel settore della costruzione del pubblico nel nuovo programma MEDIA. In questi primi mesi dell’anno ha avuto luogo la prima fase del monitoraggio in cui ogni paese ha prodotto un primo profilo generale (il profilo prodotto dall’Italia è ora sottoposto all’endorsement del Centro Sperimentale di Cinematografia – Scuola Nazionale di Cinema). Il monitoraggio si muove in cinque aree: l’educazione formale, e dunque l’asse nazionale e ministeriale dell’educazione della pubblica istruzione, le cui iniziative hanno carattere strutturale e curricolare; l’educazione non formale, e dunque l’asse locale che, trasversalmente, copre tutte quelle istituzioni che, attraverso presidi, finanziamenti e iniziative a livello sia nazionale che locale che consentono l’operato di diverse ragioni sociali, offrono un servizio di film literacy che copre il segmento scolastico dell’educazione non formale, quindi non strutturale ed extra-curricolare, e il segmento della formazione del pubblico, rientrando nell’asse europeo del Lifelong Learning, cioè la formazione continua; il settore produttivo, che comprende tutti gli agenti che prendono parte al mercato dell’audiovisivo a tutti i livelli della filiera produttiva, quindi, dallo sviluppo del progetto alla produzione alla distribuzione all’emittenza televisiva, intercettando nelle loro attività azioni di natura educativa; agenzie nazionali, o locali ma di rilievo nazionale e internazionale, come ad esempio le grandi Cineteche iscritte alla FIAF; la formazione professionale degli operatori di Film Literacy, e dunque gli enti che operano nel segmento dell’Alta Formazione, come Università e Accademie. In conclusione, quello che abbiamo davanti non è uno sguardo sul passato, bensì un’azione che prefigura un futuro. Per avere delle possibilità di partecipare a questo futuro è necessario che gli attori italiani si compattino e si ricrei un vero e proprio fronte della didattica del cinema e dell’audiovisivo, con l’obiettivo di acquisire una visibilità nazionale e di esser messi nell’agenda politica del paese. Solo configurandoci come sistema-Italia potremo acquisire la visibilità che ci può far sperare di prender parte alle opportunità future.
Dal 21 maggio finalmente anche in Italia il bellissimo film di Tsai Ming-liang
Jacques Mandelbaum*
I Don’t Want to Sleep Alone
L’erotismo onirico dei dannati della terra Poco conosciuto dal grande pubblico europeo, Tsai Ming-liang è nondimeno uno degli autori più originali del panorama cinematografico, un artista dall’universo estremamente personale il cui luogo di residenza e di creazione è Taiwan. Dal 1992 a tutt’oggi ha realizzato solo otto lungometraggi. Il suo spirito di appartenenza è tra Buster Keaton e Samuel Beckett. Mentre il suo genere prediletto risulta essere il burlesque tragico. Ha, come attore feticcio, Lee Kang-sheng, giovane dandy enigmatico, medium impavido e solitario, che generalmente si aggira sullo schemo in mutande, attirandosi (come un parafulmine) tutte le mute passioni, prevalentemente sessuali, che suscita. Le sue ossessioni sono gli appartamenti, i vicini di casa problematici, le malattie strane, le canzoni popolari. E poi l’acqua, tanta acqua, di tutti i generi: sudore, secrezioni, vapore, infiltrazioni, perdite, intemperie, innondazioni. Un’apocalisse liquida, riscaldata a fuoco lento, con riprese meticolose e piani sequenza. In una parola l’isolano taiwanese Tsai Ming-ling è un regista manierista di classe, l’antitesi del realista Jia Zhang-ke, altro gioiello della Cina continentale, scoperto da 200.000 spettatori francesi che hanno visto il suo Still Life. Uno fa della poesia e l’altro della prosa, ma entrambi sembrano parlare delle stesse cose: dell’individuo atomizzato, del degrado dei nostri tempi moderni, di questo mondo che brucia le esistenze dove i protagonisti sono le vittime. I Don’t Want to Sleep Alone aggiunge due novità all’universo creativo di Tsai Ming-liang: le riprese in Malesia, suo paese natale, e una problematica sociale assente nelle sue opere precedenti. L’azione si svolge nella capitale Kuala Lumpur ed è centrata su cinque personaggi. Il primo è un uomo ridotto allo stato vegetativo (Lee Kang-sheng), che appare all’inizio del film su un letto d’ospedale e di cui non sapremo molto di più nel corso del film. Il secondo, se non lo stesso personaggio (forse sognato dal primo personaggio), è in ogni caso il medesimo attore che interpreta questa volta il ruolo di uno straniero al verde e picchiato a sangue dagli abtanti del luogo e miracolosamente poi accolto da un operaio. Il terzo è questo operaio che, al pari di una chioccia nella suo nido, cerca di riportare alla vita il malcapitato prima di cadere lentamente ma completamente innamorato del suo assistito. Il quarto personaggio è una cameriera di un bar che accudisce, nelle ore libere, il figlio della padrona, altro corpo steso in un coma irreversibile che finisce per contendere al personaggio numero due le attenzioni di questa infermiera improvvisata. Il quinto personaggio è, infine, la padrona del bar, vecchia cinese, indurita dalla vita, che non resterà, però, insensibile nemmeno lei al fascino dell’ospite azzoppato. Potremmo definire il film un vaudeville, senza voler influenzare lo spettatore. Diciamo dunque, con un’immagine tanto cara allo scrittore tedesco Liechtenberg: un vaudeville senza ripresa al quale manca la parola. Ma I Don’t Want to Sleep Alone è un film in ogni caso pieno di sorprese. Una sorta di operetta fantastica in cui i sottoproletari di Kuala Lumpur sono gli eroi, coi loro corpi paralizzati e in via di decomposizione, come gli occhi neri e acquosi che riaffermano la condizione di povertà della classe lavoratrice, o le nuvole di fumi tossici che minacciano la città, ma anche la danza dei sette veli attorno a un materasso purulento, i dilemmi e le pruderie chapliniane, le farfalle che si posano dolcemente sulla pelle di corpi sofferenti, tutto in via di decomposizione. E poi c’è, infine, la carica erotica di Tsai Ming-liang: un mélange di trivialità e delicatezza, un’eruzione inaspettata, dolce e frenetica, in un mondo freddo come la morte. Declinata ulteriormente nella scena in cui la vecchia padrona di casa, barcollante, dopo aver messo abbondante crema nella mano della cameriera la induce a masturbare suo figlio ormai moribondo. I Don’t Want to Sleep Alone è un circostanziato omaggio, come in tutta l’opera di Tsai Ming.liang, ai “dannati della terra”, attraverso lo stadio terminale del cinema, ovvero la rinnovata facoltà di quest’arte di esorcizzare in qualche modo la morte. *da Le Monde, 5 giugno 2007,
traduzione dal francese di A. Crozzoli
SPORCHI DA MORIRE IL VIAGGIO NEL MONDO DELLE NANO-PARTICELLE E DELLE POLVERI SOTTILI
ORGANIZZAR IL TRASUMANAR PIER PAOLO PASOLINI CRISTIANO DELLE ORIGINI O GNOSTICO MODERNO Casarsa - Centro Studi Pier Paolo Pasolini, fino a domenica 27 maggio La mostra, per la cura del maestro Giuseppe Zigaina e del giovane pordenonese Daniele Tarozzi, vede l'esposizione di dodici opere pittoriche di Pier Paolo Pasolini, accompagnate per questa rara occasione da alcune fotografie, anch'esse preziose, scattate da Deborah Beer sul set del film Salò (Archivio Fotografico "Deborah Imogen Beer e Gideon Bachmann"- Cinemazero) e, a Grado, dello stesso Zigaina. Ai visitatori la possibilità di apprezzare l'operosità di Pasolini nel settore, non marginale, dell'impegno pittorico, iniziato fin dagli anni friulani, a cui risale l'amicizia con Zigaina, e poi praticato con intermittenza anche in seguito, come comprovano le dodici opere esposte, incorniciate dagli anni Settanta e connotate da allusioni paesaggistiche e da ritratti, come quelli memorabili di Maria Callas e dello stesso Zigaina. Info: www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it
PIANO|FVG CONCORSO PIANISTICO INTERNAZIONALE 2012 Sacile, Teatro Zancanaro - dal 7 al 12 maggio Il Concorso pianistico internazionale “piano|fvg” è una competizione aperta a giovani talenti della tastiera provenienti da tutto il mondo, che non abbiano superato i 32 anni d’età. Nuova collocazione dunque per una manifestazione che, dopo 14 edizioni celebrate a Pordenone nel ricordo del pianista Luciano Gante, ha aderito al progetto di “Sacile città della musica”, grazie anche alla preziosa partnership di Fazioli Pianoforti. Primo appuntamento domenica 6 maggio all’auditorium Concordia di Pordenone con le Quattro Stagioni di Vivaldi, eseguite come speciale e festosa dedica alla grande pianista Lya De Barberiis, che presiederà la Giuria del Concorso. Info: www.pianofvg.eu
CURDI FRA NOI - FESTIVAL DEL CINEMA CURDO Pordenone, dal 22 al 29 maggio Si svolgerà dal 22 al 29 maggio Curdi fra noi, la seconda edizione del Festival del cinema Curdo a Pordenone promossa dall’Associazione “via Montereale” che culminerà, come lo scorso anno, nella cena Curda. Alla presenza del regista Stefano Savona il 22 maggio alle ore 20,45 (Cinemazero, SalaTotò) verrà proiettato il suo film Primavera in Kurdistan. Il 24 maggio alle ore 20,00 Kurdistan fra sapori e cultura ovvero l’attesa cena curda con la presenza di Mirella Galletti, storica e docente Seconda Università di Napoli e le letture di Carla Manzon al Ristorante PNBOX di Torre di Pordenone. La manifestazione si concluderà il 29 maggio alle ore 20,45 (Cinemazero, SalaTotò) con l’incontro dal titolo Il ruolo della donna nella pace in Kurdistan al quale interverrà la giornalista Elisa Cozzarini, oltre alla proiezione di La vita per lei di Hevi Dilara, Toros il mostro di Firat Yavuz, Antenna di Adnan Osman, Bicicletta di I. Serhat Karaaslan, Prima del diluvio di Ferit Karahan. Info e prenotazioni: 0434 551781 Associazione “Via Montereale”
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Pordenone - Ridotto del Verdi, giovedì 3 maggio - ore 21.00 Il film-documentario nasce da alcune domande. È vero che gli inceneritori fanno male? Perché in Italia si continuano a costruire questi impianti mentre nel resto del mondo si stanno smantellando? Quali sono i rischi concreti per la salute? Quali sono i danni provocati dalle micro- e nano-particelle? Quali sono le possibili alternative? Con queste domande in testa è iniziata la ricerca online di Carlo Martigli, un viaggio virtuale che diventa reale, video presenti in rete si alternano improvvisamente ad esclusivi reportage realizzati in varie parti del mondo. Un film-progetto al quale hanno già aderito migliaia di persone in tutto il mondo tanto da certificarlo come il film con i titoli di coda più lunghi del mondo i quali saranno presenti, grazie ad un piccolo contatore grafico fin dai primi minuti del film. Sporchi da morire ci farà riflettere su un problema non solo nostro ma soprattutto dei nostri figli legato alle invisibili nanoparticelle da molti indicate come il più pericoloso strumento d’inquinamento del presente e del prossimo futuro. La proiezione del film è il primo evento regionale di Terraè 2012 realizzato in collaborazione con Le voci dell’inchiesta, WWF Friuli Venezia Giulia, Spunti di Vista e Circolo Culturale Lumière. Ingresso libero. Info: www.terra-e.it
i film del mese
Un film di Michael Epstein. Con John Lennon, Yoko Ono, Jack Douglas, Elton John, Roy Cicala, durata 115 min. USA 2010.
Un film di Tim Burton. Con Johnny Depp, Chloe Moretz, Helena Bonham Carter, Eva Green, Michelle Pfeiffer, USA 2011.
Un film di Bernardo Bertolucci. Con Jacopo Olmo Antinori, Tea Falco, Sonia Bergamasco, Pippo Delbono, Veronica Lazar, Italia 2012.
RITRATTO
DI UNO DEI GENI DELLA MUSICA
LENNONYC DI MICHAEL EPSTEIN Come reinventi te stesso come musicista se sei stato un Beatle? La trasformazione di John Lennon ebbe inizio in Inghilterra ma fu a New York che l'autore di Imagine potè espandersi e ampliarsi come uomo, attivista e musicista. LennoNYC è il ritratto di uno dei più grandi geni della musica nella sua tappa newyorkese. Il documentario ripercorre quegli anni, i '70, attraverso spezzoni di concerti, fotografie, immagini video d'epoca, estratti audio rubati ai microfoni di qualche studio televisivo, radiofonico o di registrazione, e interviste (recenti) a musicisti, fotografi, produttori e discografici che testimoniarono la svolta artistica di Lennon. E poi c'è Yoko Ono, ovviamente, a raccontare la vita privata e pubblica del compagno e ad assicurarsi che le cose vengano dette nella maniera giusta. Se del concerto del famoso Give Peace a Chance, il rapporto Lennon-Nixon e la conseguente persecuzione da parte dell'FBI si conoscono quasi tutti dettagli (anche grazie al documentario U.S.A. contro John Lennon), a emergere dal film di Michael Epstein è la totale disillusione del musicista in seguito alla riconferma di Nixon come presidente degli Stati Uniti d'America. La notizia spinse Lennon tra le braccia di un'altra donna che significò la separazione da Yoko Ono e il temporaneo soggiorno a Los Angeles dove - tra un gallone di vodka e una nuotata con i vecchi compagni di banda giunti a trovarlo dall'Inghilterra, Paul McCartney compreso - provò a rimettere in marcia la sua carriera come solista. (...) (Mymovies.it)
TIM BURTON E JOHNNY DEPP SOTTO IL SEGNO DEI VAMPIRI
DARK SHADOWS DI TIM BURTON Nel 2040 ci sarà pure un regista che prenderà Lost e lo trasformerà in un film, per adesso il concentrato di una serie è nelle mani della coppia più fantastica del cinema. La misconosciuta, in Italia, soap opera Dark Shadows è una delle serie di culto andate in onda sulla statunitense ABC dal 1966 al 1971 con un fedele e ristretto gruppo di fedelissimi. Il fulcro era il vampiro Barnabas Collins e le sue avventure imprevedibili e soprannaturali nella cittadina del Maine con streghe, fantasmi, uomini lupo e naturalmente altri vampiri. Sulla scia di Twilight ecco quindi un omaggio alla serie televisiva della quale Johnny Depp si dice letteralmente appassionato; andrà a interpretare Collins del quale aveva una letterale ossessione sin da piccolo. I personaggi creati da Dan Curtis, scomparso nel 2006, per la soap opera verranno presi sotto la custodia di John August, già sceneggiatore per Tim Burton in La sposa cadavere, Charlie e la fabbrica di cioccolato e Big Fish. Il materiale di partenza non manca visto che gli episodi di Dark Shadows andarono in onda in un’unica serie fino a contare ben 1245 episodi. Nota alquanto curiosa è che il personaggio di Barnabas Collins non appare fino all’episodio numero 212 e da qui in poi costituisce il perno ammaliante di tutta le serie. Il produttore Graham King ha dichiarato alla rivista SciFiWire come Dark Shadows avrà qualcosa in più da dire sul mondo dei vampiri emo post Twilight. Saranno ripresi elementi che negli anni sessanta costituivano un elemento di prorompente novità nelle serie televisive: viaggi nel tempo, mostri gotici e universi paralleli. Si può dire insomma che dopo oltre quarant’anni l’universo burtoniano e quello dei vampiri sixties si siano finalmente incrociati. (Mymovies.it)
IL
RITORNO AL CINEMA DEL MAESTRO
BERNARDO BERTOLUCCI
IO E TE DI BERNARDO BERTOLUCCI Il film racconta la storia di Lorenzo, un adolescente solitario e problematico nei rapporti con la famiglia e con il mondo che lo circonda, che sceglie di passare la settimana bianca nascosto
Io e te sarà presentato nella Selezione Ufficiale Fuori Concorso alla 65a edizione del Festival di Cannes, dove il regista torna un anno dopo la Palma d'Oro alla carriera. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti (Einaudi Editore) ed è stato sceneggiato dallo stesso regista con l'autore e con Umberto Contarello e Francesca Marciano. Io e te è interpretato dal quattordicenne Jacopo Olmo Antinori , al suo esordio cinematografico, e Tea Falco che oltre ad essere attrice è anche fotografa. Completano il cast Sonia Bergamasco, Veronica Lazar, Tommaso Ragno e Pippo Delbono. Racconta la storia di Lorenzo, un adolescente solitario e introverso che fa credere ai suoi genitori di essere partito in settimana bianca con i compagni di scuola. Invece fa della cantina il suo rifugio e si prepara ad assaporare quei giorni in perfetta solitudine, lasciando fuori il mondo e le sue regole. (Rainews24) Un film di Ursula Meier. Con Léa Seydoux, Gillian Anderson, titolo originale L'enfant d'en haut. Francia, Svizzera 2012.
UN’OPERA SECONDA IN CONCORSO ALLA BERLINALE
Un film di J.C. Chandor. Con Kevin Spacey, Paul Bettany, Jeremy Irons, Zachary Quinto, Penn Badgley, durata 109 min. - USA 2011.
LA CRISI DEL 2008 RACCONTATA CON LA QUALITÀ DEL GRANDE CINEMA
SISTER DI URSULA MEIER In una stazione sciistica sulle Alpi, Simon, un orfano di dodici anni, si mantiene derubando i ricchi turisti del posto e vendendo la refurtiva ai coetanei. Con quello che guadagna si prende cura anche della sorella maggiore, Louise, una giovane e affascinante sbandata con diversi amanti. Ma il rapporto tra Louise e Simon nasconde uno strano segreto… “Sister è una riflessione poetica e appassionante sulla relazione tra due persone, splendidamente raccontata e ambientata con grande immaginazione nel panorama inusuale di una stazione sciistica. Il film conduce un’analisi brillante del rapporto tra ricchezza e povertà ed è scritto e diretto in modo geniale da Ursula Meier. Le interpretazioni di Léa Seydoux e Kacey Mottet Klein sono formidabili” (Mike Leigh, nel consegnare alla regista l’Orso d’Argento Speciale). (cinemadelsilenzio.it)
MARGIN CALL DI J.C. CHANDOR Wall Street. Eric Dale, uno dei capi settore di una grossa banca di credito finanziario, viene licenziato in tronco. Fa in tempo però a consegnare una chiavetta di computer al giovane analista Peter Sullivan dicendogli di fare attenzione. Peter, dopo che i suoi compagni di lavoro sono usciti, scopre che i dati che emergono dai file di Eric dicono che la banca, appoggiandosi su azioni virtuali, ha le ore contate. Sullivan mette in allarme le alte sfere e si convoca nella notte una riunione di emergenza. Bisogna decidere in tempi rapidissimi il da farsi o il crollo dell'Istituto sarà verticale. Le scelte da compiere dovranno fare (o non fare) i conti con l'etica. È una storia nota quella che il film dell'esordiente J.C. Chandor ci racconta. Una storia di cui paghiamo e pagheremo a lungo le conseguenze. Lo fa con i mezzi che il cinema ha a disposizione e con un cast di alto livello capace di trasformare la fiction in una efficace rilettura del vero. Con la fluidità del cinema di denuncia di alto livello a cui il cinema americano riesce periodicamente a fare ritorno Margin Call riesce a farci comprendere come il destino di miliardi di persone finisca con il concentrarsi nelle mani di pochi nonostante tutte le discettazioni sulla democrazia.
i film del mese
nella cantina di casa. E di Olivia, la sua sorellastra, che piomba con il proprio bagaglio di problemi nella vita del fratello, rovinando i suoi accurati piani di fuga dalla quotidianità che lo opprime. Lorenzo pianifica ogni dettaglio e fa credere ai suoi genitori di essere partito per la montagna con i compagni di scuola. Invece fa della cantina il suo rifugio e si prepara ad assaporare un'intera settimana in perfetta solitudine, lasciando fuori il mondo e le sue regole. L'arrivo della sorella, ribelle, fragile ma vitale, sconvolgerà non solo questi piani ma lo stesso microcosmo del giovane protagonista. (Mymovies.it)
i film del mese
Un film di Tsai Ming-liang. Con Chen Shiang-Chyi, Lee Kang-Sheng, Atun Norman, Pearly Chua. Titolo originale Hei yanquan, durata 115 min. - Taiwan, Francia, Austria, Malesia, Cina 2006.
I MALESSERI DELLA SOCIETÀ COLTI DA UN TALENTO CINEMATOGRAFICO
I DON'T WANT TO SLEEP ALONE
DI TSAI MING-LIANG Cantore della solitudine urbana, con I don’t want to sleep alone, Tsai Ming-Liang costruisce un'opera densa e inquietante. Girato a Kuala Lumpur, in Malesia, paese d'origine del regista, il film segue le traiettorie dei suoi personaggi: un senza tetto cinese pestato a sangue, ospitato da un lavoratore del Bangladesh, e una cameriera di un coffee shop. Privati di qualsiasi caratterizzazione psicologica, i protagonisti si muovono in uno spazio urbano indefinito e sospeso, lasciandosi trascinare in un'esistenza anonima e incolore, ribelli donchisciotteschi di una società postmoderna, malsana e contaminata: il loro grido è muto e disperato, almeno quanto lo sono gli spazi nei quali si muovono. La colonna sonora, un omaggio al Flauto magico mozartiano e al chapliniano Luci della ribalta, punteggia lo scorrere del tempo, le situazioni e le reazioni dei personaggi. Anche se è diverso il contesto urbano, per certe atmosfere il film rimanda alla poetica di The Hole - Il buco, evitando, tuttavia, la maniera. Ancora una volta il tocco dell'autore si fa sentire, a conferma di un talento non comune che coglie i malesseri di una società contemporanea, per restituirli in un racconto in bilico tra la crudezza del realismo e il lirismo surreale.
LA SCUOLA AL CINEMA
prenotazione obbligatoria allo 0434.520945 (Mediateca) Ingresso matinée E. 4,00 Le proiezioni saranno introdotte dai formatori di Cinemazero Si raccomanda la puntalità (presentarsi in cassa 15 min prima l’orario di inizio proiezione) LUNEDÌ 14 MAGGIO 2012, ORE 9.15 - CINEMAZERO, SALAGRANDE MARTEDÌ 15 MAGGIO 2012, ORE 11.00 - CINEMAZERO, SALAGRANDE
QUASI AMICI di O. Nakache, E.Toledano. Dur 112 min. La vita derelitta di Driss, tra carcere, ricerca di sussidi statali e un rapporto non facile con la famiglia, subisce un'impennata quando, a sorpresa, il miliardario paraplegico Philippe lo sceglie come proprio aiutante personale. Incaricato di stargli sempre accanto per spostarlo, lavarlo, aiutarlo nella fisioterapia e via dicendo Driss non tiene a freno la sua personalità poco austera e contenuta. Diventa così l'elemento perturbatore in un ordine alto borghese fatto di regole e paletti, un portatore sano di vitalità e scurrilità che stringe un legame di sincera amicizia con il suo superiore, cambiandogli in meglio la vita.
MERCOLEDÌ 23 MAGGIO 2012, ORE 9.15 - CINEMAZERO, SALAGRANDE
THE LADY - l’amore per la libertà Un film di Luc Besson. Con Michelle Yeoh, David Thewlis. Dur 145 min. La storia vera di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace 1991 e 'orchidea d'acciaio' del movimento per la democrazia in Myanmar. Dopo l'assassinio del padre, il generale Aung San, leader della lotta indipendentista birmana, Suu cresce in Inghilterra e sposa il professore universitario Michael Aris. Quando nel 1988 il suo popolo insorge contro la giunta militare, Suu torna nel paese natale e inizia il suo lungo scontro diretto contro il potere assoluto dei generali.
PER IL CICLO LE PARODIE IL TOTÒFANSCLUB PRESENTA
Che fine ha fatto Totò baby?
regia di Ottavio Alessi - 1964 - dur. 87 minuti Venerdì 25 maggio - ore 19.30 Saletta Incontri San Francesco Piazza della Motta, PN con il patrocinio del Comune
INGRESSO LIBERO
di Pordenone
Moroso Spa Cavalicco, Udine/Italy T +39 0432 577111 e-mail: info@moroso.it www.moroso.it Milano Showroom via Pontaccio 8/10 T +39 02 72016336
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