CinemazeroNotizie Aprile 2019

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€ 1,00 mensile di cultura cinematografica

Torna al cinema profondo rosso

Al via la XII edizione de Le Voci dell’Inchiesta dal 10 al 14 aprile

C’era una volta la DDR

Il festival celebra con originalità i 30 anni della caduta del muro

Gillo Pontecorvo, intellettuale e cosmopolita Cento anni di un cinesta, tra giornalismo e documentario

Due o tre cose su Don’t be a Dick About it

Anteprima nazionale in occasione della Giornata Mondiale sull’Autismo

Torna a casa JIMI!

Dal 18 aprile in sala con Tucker Film la commedia più rock dell’anno

2019 numero 4 anno XXXIX

Per un ecologia del cinema del reale

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Aprile

Un mercato in difficoltà tra ritorni (CinemaDays) e speranze (Zalone)

Pola-Marano-Lisbona

Gianna Gissi & Lorenzo Baraldi Spedizione in abbonamento postale POSTE ITALIANE SPA L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone. Pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. e i.r. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi


Torna al cinema profondo rosso!

Andrea Crozzoli

Editoriale

Proseguono le difficoltà del mercato tra ritorni (CinemaDays) e speranze (Zalone)

L’annata 2018, al box office, ha segnato in Italia un profondo rosso sia negli incassi (-5%) che nelle presenze (-7%). Per avere analoghe cifre bisogna andare indietro nel tempo fino al 2006. Il periodo estivo, poi, non ha fatto altro che aggravare nel nostro paese la crisi dei numeri con giugno a -11%, luglio a -35% (il peggiore degli ultimi 17 anni) che non vengono compensati da un agosto positivo con +24%. Ma la battaglia si combatte anche oltre i confini italici. Fra la concorrenza delle piattaforme, da Netflix ad Amazon Prime Video alle nostrane Now Tv di Sky, Infinity di Mediaset, etc. etc. e la crisi generale, un po’ tutta l’Europa è coinvolta: Germania (-16%), Francia (-4%), Spagna (-2%). Per tornare all’Italia il film che si è piazzato al primo posto nella classifica degli incassi nel 2018 è la biopic su Freddie Mercury Bohemian Rhapsody diretta da Bryan Singer (terminata poi da Dexter Fletcher) e interpretata da Rami Malek (oltre 900 milioni di dollari ai botteghini di tutto il mondo, oltre a 4 Oscar, 2 Golden Globe, 2 BAFTA e un SAG) che con i suoi quasi 30 milioni di euro di incassi si è piazzato al decimo posto fra i maggiori incassi di sempre in Italia. Classifica che vede la presenza di Checco Zalone con ben tre titoli: Quo vado? (2016) con 65 milioni di euro in seconda posizione, Sole a catinelle (2013) con 52 milioni di euro in terza posizione e Che bella giornata (2011) con 43 milioni di euro in sesta posizione. Su quattro film interpretati da Zalone e diretti da Gennaro Nunziante, (il primo Cado dalle nubi [2009] aveva guadagnato solo 14 milioni di euro) ben tre sono presenti nella classifica dei 10 maggiori incassi di sempre in Italia per un totale di quasi 160 milioni di euro. Ecco quindi giustificato tutto il fermento che pervade la filiera cinema alla notizia che Zalone sta girando il suo nuovo film in uscita per il Natale 2019. Si tratta di Tolo Tolo (ma, forse, il titolo è ancora provvisorio) ambientato tra Malindi, Watamu, Marocco, Puglia e Roma. Un storia top secret che vedrà dietro la macchina da presa lo stesso Checco Zalone, come al solito anche autore della sceneggiatura e interprete del film. Ha resistito anche troppo il buon Zalone nel rinviare il “divorzio artistico” da Gennaro Nunziante e prendere in mano anche la regia. Altri suoi colleghi sono passati ben prima di lui alla regia, anche se con risultati delle volte discutibili. L’unico attore italiano che non si è mai cimentato nella regia, non certo casualmente, è Marcello Mastroianni, uno dei più grandi artisti che abbiamo mai avuto con 160 film all’attivo. Ora, al suo quinto film, Checco Zalone si assume l’enorme responsabilità di rispondere alle altissime aspettative del mercato cinematografico che conta su di lui per vedere un po’ rimpinguate le magre casse. Nell’attesa di Zalone rispuntano i controversi Cinemadays, dall’1 aprile al 4 aprile 2019. Per avvicinare una maggior fetta di pubblico al mondo del cinema sarà possibile, nelle sale aderenti all’iniziativa, assistere ad ogni spettacolo a 3 euro; per chi è un assiduo spettatore, invece, sarà un modo per risparmiare. La critica che si è levata sostiene che “far pagare una cifra irrisoria diventa insostenibile per le sale d’essai che fanno già fatica a competere sul mercato”. Resta il fatto che iniziative di svendita in saldo del cinema non risolvono certo gli annosi problemi strutturali.

In copertina un fotogramma del film Gaza di Gary Keane e Andrew McConnel, il primo film del Festival Le Voci dell’Inchiesta - Pordenone Docs Fest 2019

cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Aprile 2019, n. 4 anno XXXIX ISSN 2533-1655 Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica


Per un'ecologia del cinema del reale 2019 TUTTO IL PROGRAMMA SU: WWW.VOCI-INCHIESTA.IT TUTTI I BIGLIETTI ACQUISTABILI SU: WWW.CINEMAZERO.IT APRILE

Riccardo Costantini

Ogni anno Le Voci dell’Inchiesta fa uno sforzo enorme di selezione per portare a Pordenone il meglio del documentario internazionale. Una festa di cinema del reale, con l’ambizione che i film, scelti e “conquistati” con fatica, non deludano mai lo spettatore. La qualità, come criterio primario. Intesa come capacità formale di realizzare un prodotto filmico moderno e d’eccellenza tecnica, ma anche – e principalmente – come sapienza, correttezza, delicatezza nel raccontare il mondo circostante; per incantare il pubblico, conquistarlo e nutrirlo con riflessioni e approfondimenti. Una finestra sul mondo d’oggi, un tentativo – ora leggero, più spesso impegnato – di fornire strumenti di interpretazione per la realtà e i tempi caotici che viviamo. Non si contano i paesi rappresentati, la moltitudine di storie, le vicende di attualità raccontate... Dalle diverse centinaia di film opzionati per la selezione finale emergono delle tematiche comuni, fili conduttori che naturalmente apparentano film a volte anche diversi. Temi che resistono ai tempi lunghi della scelta dei “film migliori”, argomenti chiave per leggere la contemporaneità circostante e affrontare il domani. Alcune sezioni nascono per necessità̀ (anche quest’anno, e finchè̀ resteranno temi irrisolti, ci occuperemo di migrazioni, di Siria e ovviamente di cambiamento climatico), altre per naturale emersione: i registi ci portano verso luoghi non immaginati, con sguardo rinnovato. Una prova di “ecologia del cinema” del reale, scegliendo il meglio e il necessario. Consegnamo così al pubblico cinque giorni densissimi, da vivere “viaggiando” fra le molte proposte, e sperando che molti dei film portati in Italia in anteprima da Le Voci dell’Inchiesta abbiano vita lunga, perchè importanti per il nostro Paese. Una delle sezioni chiave di quest’anno s’intitola non a caso Per un’idea di democrazia, per consentirci di allargare l’orizzonte, magari per aggiornare ed esercitare il nostro spirito democratico. I documentari sotto l’etichetta Questi nostri fantasmi vogliono individuare un antidoto alla rimozione del passato: la storia dolorosa o complessa è̀ spesso relegata nell’oblio, consolatorio, che troppe volte diventa anche (pericolosa) rimozione. La sezione Prove pratiche di accoglienza vuole testimoniare come ospitalità, sensibilità̀ verso chi è̀ in difficoltà̀ o più povero di noi, apertura al diverso, siano valori fondamentali. Docs #MeToo per raccontare storie tutte al femminile, di riscatto, coraggio e affermazione nel nome della parità di genere, ancora lungi dall’essere raggiunta. Nell’anniversario della caduta del muro di Berlino (1989-2019) C’era una volta la DDR, riscopre – con film rarissimi – la storia della divisione vista da Est. “Gillo 100” Omaggio a Pontecorvo, è̀ il nostro omaggio a un cineasta di rara statura artistica, riscoprendo la sua poco nota carriera documentaristica. Un festival internazionale, per film selezionati in anteprima e ospiti presenti, ma che non ha paura di mostrare anche film “persi di vista”, spariti dopo un’anteprima italiana chissà dove, o che include senza timore il grande documentario italiano. A condire il tutto, musica, incontri, presentazioni di libri... Una vera Pordenone Docs Fest! CINEMAZERO | 10-14

Le Voci dell’Iinchiesta 2019

Al via Le voci dell'inchiesta – Pordenone Docs Fest 2019. La XII Edizione dal 10 al 14 aprile


C'era una volta la DDR

Federico Rossin

1989-2019 Trent’anni dalla cadutadel muro

Le voci dell'inchiesta celebra con originalità il trentennale della caduta del muro

Possiamo tracciare la storia di un paese che non appare più sulle carte geografiche, e farlo attraverso una breve ma significativa scelta di film documentari? La Repubblica Democratica Tedesca (DDR) è esistita per 41 anni (19491990), lo Studio Cinematografico di Stato (DEFA) per qualche anno in più (1946-1992) : la produzione privata non esisteva, era lo Stato a controllare integralmente la realizzazione di documentari e film di finzione. La storia della DEFA racconta anche quella del paese : dai primordi staliniani, imbevuti di rigida propaganda, alle timide aperture dei tardi anni '50 ; dalla nouvelle vague degli anni '60 (pur colpita da feroce censura), al cinema sempre meno ortodosso e svincolato dai dettami ideologici della SED (il monopartito) degli anni '70 e '80. Il lavoro, lo sviluppo economico e sociale, il ruolo delle donne, la critica dell'occidente capitalista, la memoria storica della Germania sono fra i temi maggiori di questa produzione. L'aspetto didattico degli anni '50 si trasforma col tempo fino a scomparire, lasciando il posto ad una grande varietà di forme filmiche e soggetti affrontati. A partire dagli anni '70 il cinema diretto domina il documentario : una fioritura di ritratti di gente comune fanno entrare nel cinema il privato, laddove dominavano unicamente la sfera pubblica e il lavoro. Riscopriamo questo paese, la sua storia e suoi film, cercando di andare al di là di ogni nostalgia, e del canonico anniversario della caduta del Muro... Un percorso che abbiamo voluto articolato in tre capitoli. GIOVEDÌ 11 APRILE | ORE 18.15 Il primo s'intitola Come si divide un paese, e il documentario VENERDÌ 12 APRILE | ORE18.15 che bene lo rappresenta è Guardate questa città (Schaut auf DOMENICA 14 APRILE | ORE17.30 diese Stadt), realizzato da Karl Gass nel 1962. Si tratta di un'opera di propaganda sorprendente per forma e tono: Karl Gass PROGRAMMA COMPLETO SU monta in dialettica tensione immagini d'archivio tratte da WWW.VOCI-INCHIESTA.IT cinegiornali dell'Est e dell'Ovest, con il fine di giustificare economicamente e politicamente la costruzione del muro di Berlino, avvenuta il 13 ottobre 1961. Se il film può in qualche caso mettere lo spettatore di oggi a disagio, resta il fatto che molti argomenti della critica al “Mondo libero” di allora sono argomento di dibattito e di critica ancora oggi... Il secondo capitolo s'intitola Le contraddizioni del socialismo, ed è incentrato su Ricordi di un paesaggio – per Manuela (Erinnerungen an eine Landschaft – fur Manuela) di Kurt Tetzlaff. Questo raro ed intelligente documentario affronta una questione ambientale spinosa e politicamente sensibile: la distruzione di interi villaggi, voluta dai vertici economici dello stato e compiuta col proposito di scavare nuove miniere a sud di Leipzig. La troupe ha seguito gli abitanti della regione lungo un periodo di quattro anni: a poco a poco il loro paesaggio natale si è trasformato, e così la loro vita. In nome dello sviluppo economico e del benessere si distruggono la natura e la storia... Il terzo e ultimo capitolo è Sogni e speranze di un popolo, con Addio all'inverno (Winter Adé) di Helke Misselwitz – 1989, uno degli ultimi lungometraggi documentari della produzione DEFA, rappresenta una pietra miliare del cinema del reale. Pochi mesi prima del crollo dalla DDR, Helke Misselwitz (regista femminista e d'avanguardia) attraversa in treno il paese da un capo all'altro con la sua piccola troupe. Sono le 26403_43 Winter_Ade donne ad interessarla: donne di ogni Copyright DEFA Stiftung Thomas Plenert età e classe sociale che raccontano le proprie frustrazioni personali e professionali, le proprie speranze ed aspirazioni. Ed il film si trasforma nel commovente ritratto di una società in via di cambiamento e liberazione


Gillo Pontecorvo, cineasta intellettuale e cosmopolita SABATO 13

APRILE

APRILE

| ORE 18.15

| ORE17.45

Fabio Francione

La storia del cinema come tutte le storie che si rispettino sono zeppe di luoghi comuni. Uno dei più duri a cambiare è quello che considera Gillo Pontecorvo (1919 - 2006) uno dei registi meno prolifici del cinema italiano se non europeo e mondiaPROGRAMMA COMPLETO SU le. Dei suoi cinque film, ai quali va aggiunto il mediometragWWW.VOCI-INCHIESTA.IT gio Giovanna, tassello del progetto collettivo La rosa dei venti coordinato da Joris Ivens, nondimeno misconosciuto tanto quanto il suo primo lungometraggio, La grande strada azzurra, e quindi nei numeri fanno scendere il conto a quattro pellicole, vengono perlopiù citati: Kapò, La battaglia di Algeri, Queimada e Ogro. Dunque, dati alla mano, non si può dire che la prolificità sia stata una prerogativa di Pontecorvo, a cui stava peraltro bene l'essere considerato un bon vivant, un pigro che però amava vivere e soprattutto capire come girare e girava il mondo. Tuttavia, a scandagliare a fondo e in tutti i suoi risvolti la biografia intellettuale del regista pisano, la sua carriera ha un prima e un dopo i suoi leggendari film. Il che ha qualcosa di progettuale. Pertanto, in prospettiva storica vi è un prima con un Pontecorvo giornalista proveniente dalle fila della Resistenza, addirittura direttore di riviste (Pattuglia dei giovani comunisti diretta sul finire degli anni '50), che sperimenta un modo di scrivere assolutamente moderno, incorniciando la parte scritta, sempre più scarna ed essenziale, ad un apparato fotografico non più illustrativo, ma narrativo. Detto questo: è logico, assaggiato lo spirito del tempo, passare al cinema e al documentario. La missione del “Timiriazev” del 1952, racconta il post alluvione del Polesine, quando i sovietici inviarono a Genova la nave Timiriazev, carica di aiuti, offrendo un documento storico raro e importante per capire il contesto italiano dell'epoca. Cani dietro le sbarre, del 1954, racconta una Roma immersa nella ricostruzione postbellica: cani randagi, anche in zone centrali delle città, dove protaGillo Pontecorvo, Giovanni Grazzini e Pier Paolo Pasolini gonista è un eroe davvero durante un convegno alla Mostra del Cineam di Venezia del 1968 “neorealista”, come l'accalappiacani. Festa a Castelluccio ci riporta a Castelluccio di Norcia, nel 1954, paese oggi purtroppo distrutto dal terremoto dell’ottobre 2016, offrendo uno sguardo poetico su luoghi e tradizioni, ahinoi persi. Pane e zolfo, del 1956 racconta invece la dura lotta che i lavoratori della miniera di zolfo di Cabernardi di Sassoferrato intrapresero contro la decisione di chiusura dell'impianto (176 lavoratori barricati per 40 giorni a 550 metri di profondità). Quel pugno di documentari, realizzati negli anni '50, la cui reperibilità non è stata facile – cosa che ha agito sulla selezione-, ne delineano all'interno della poetica neorealista una connotazione più sociale che macchiettistica (sono gli anni in cui il genere si tinge di rosa per essere definitivamente risucchiato dalla commedia) e non a caso Pontecorvo la chiama “pasta”. Infatti sembrano condirsi ed incollarsi temi più di lotta e governo che quelli di una ricerca estetica. Ciò sarà poi anche cifra stilistica dei suoi film. E c'è un Pontecorvo dopo i suoi film, in cui abbandonata l'idea di girarne nuovi (sono tanti i progetti abbandonati, ma non il desiderio di girare e lo farà in forme brevi, alcune ancora militanti, ma che per la maggior parte gli daranno sostegno economico tra gli anni '80 e '90) viene chiamato alla direzione del Festival di Venezia. Con la pubblicazione in un quaderno edito da Le voci dell'Inchiesta di tutti gli scritti veneziani del regista, si completerà il quadro della sua intera attività, preso alle sue ali estreme e speso in una sorta di bilancio sui quei, pur distanti di anni, momenti critici del cinema italiano del XX secolo che solo il centenario della nascita del più cosmopolita dei cineasti – intellettuali italiani consente oggi di essere stilato in un referto visivo il più possibile esaustivo. MERCOLEDÌ 10

Gillo 100

100 anni tra giornalismo, documentario e direzione del Festival di Venezia


Due o tre cose su Don’t Be a Dick About it

Davide Del Duca

Non fare la stronza

Martedì 2 aprile alle 20.45 a Cinemazero in anteprima nazionale

Il 2 Aprile è la giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo voluta dalle Nazioni Unite per sensibilizzare gli Stati membri e in generale la società a prendere atto che l’autismo è molto diffuso, si calcola che nel mondo l’1 per 100 della popolazione ne soffra, e che è necessario cambiare cultura attorno al disturbo se si vuole costruire l’inclusione di queste persone e delle loro famiglie nella società. Il cinema in questa prospettiva ha avuto ed ha ancora un ruolo importante grazie alla sua capacità di portare sullo schermo storie che raccontano dei vissuti di queste persone e dei loro nuclei familiari. La produzione cinematografica e di docufilm negli ultimi anni è molto aumentata proprio in relazione al numero sempre crescente di casi e quindi di attenzione sociale al fenomeno che coinvolge sempre più gente e molti sono i prodotti, non sempre interessanti, che si possono vedere. Il film dell’esordiente Ben Mullinkosson è un documentario, quasi un home video (quelli che si girano in casa o tra amici per immortalare ricordi di feste e avvenimenti) che racconta di una estate dei suoi cugini Peter e Matthew adolescenti con la testa rossa che mettono in mostra con grande spontaneità la loro diversità e i rapporti familiari tra pari. Non c’è infatti imbarazzo davanti alla macchina da presa forse proprio perché “maneggiata” dal cugino regista, ma grazie a questa semplicità dell’azione si mettono in primo piano i fratelli adolescenti e i loro rapporti e questo è sicuramente uno dei pregi del film. Gli adulti, i genitori e gli amici, ci sono ma restano quasi sempre sullo sfondo. Il linguaggio scurrile degli adolescenti domina le relazioni tra i due e anche con la sorella, da cui il titolo del film, ma accanto a questo aspetto che muove il riso dello spettatore, ci sta il grande affetto tra i due che comunque sono “immersi” nelle loro ossessioni che risultano dominanti: Peter, il più compromesso, è ad es. interamente preso dal programma televisivo della CBS Surviver un reality che lui non solo guarda ma riproduce continuamente nella relazione con i parenti mentre Matthew ha la fobia dei cani animali per lui imprevedibili che deve osservare solo al di là di una rete. Il contesto è quello dell’America ricca, nei dintorni di Washington DC, dove la famiglia vive. La famiglia è a sua volta agiata e questo status sembra stemperare le difficoltà dei ragazzi che vivono come in una oasi protetta. Questa situazione, sicuramente privilegiata, ci permette però di osservare modalità che sono tipiche delle persone con un autismo ben più grave di quello che si vede nella pellicola. Il film poi scorre piacevolmente complici anche le musiche che fanno da colonna sonora e nella sua semplicità capovolge un tema, quello dei sentimenti, che nelle persone con autismo per definizione chiuse in se stesse, è sempre stato negato. Qui i sentimenti ci sono e sono evidenti anche negli scoppi di rabbia e fanno parte della loro umanità sicuramente diversa dalla nostra neurotipica perché scevra dai meccanismi delle convenzioni per loro non intuibili, ma caso mai patrimonio di un lungo lavoro di riabilitazione alla vita. Don’t Be a Dick About it ha vinto il premio del pubblico al festival del docufilm di Amsterdam superando una competizione con ben 193 partecipanti. Il 2 Aprile sarà proiettato a Cinemazero in anteprima nazionale.


in sala dal 18 aprile, distribuita dalla Tucker Film, la commedia più rock dell’anno

Gianmatteo Pellizzari

Arriva da Cipro, e uscirà nei cinema italiani il 18 aprile, la commedia più rock dell’anno: stiamo parlando dell’irresistibile Torna a casa, Jimi!, opera prima di Marios Piperides, già premiata con entusiasmo dalla giuria del Tribeca e dal pubblico del Carbonia Film Festival. Un nuovo e prezioso titolo nel catalogo della Tucker Film, dunque, e un sottotitolo che è già diventato un tormentone: 10 cose da non fare quando perdi il tuo cane a Cipro. Nicosia. L’ultima capitale spaccata in due del pianeta. Secondo la legge, nessun animale, pianta o prodotto può essere trasferito dal settore greco di Cipro a quello turco. E viceversa. Così, quando il cane Jimi Hendrix attraversa accidentalmente la zona cuscinetto dell’ONU, il suo padrone rocchettaro Yiannis (Adam Bousdoukos, già protagonista del cult Soul Kitchen) deve fare di tutto per riportarlo indietro. E “fare di tutto” significa una cosa sola, violare la legge, perché il povero Jimi è diventato automaticamente merce di contrabbando! La spericolata alleanza tra il greco Yiannis e il turco Hasan deciderà le sorti della partita… Ci sono molti modi per parlare di confini e di libertà, per affrontare un tema sempre attuale e sempre doloroso come quello delle divisioni, delle identità spezzate, delle riunificazioni impossibili, e il regista cipriota Marios Piperides ha scelto di percorrere senza indugi la via della commedia. Una commedia rock, una commedia di frontiera (in tutti i sensi), dove la cronaca diventa allegro paradosso e dove il detonatore narrativo... assume le sembianze di un piccolo quadrupede. Mentre finge di raccontarci la storia (vera) del musicista fallito Yiannis, che spera di riscattarsi abbandonando Cipro, e del suo cane Jimi, che oltrepassa il check-point di Nicosia innescando un surreale meccanismo diplomatico-burocratico, Marios Piperides ci racconta la vita quotidiana di un’isola mezza greca e mezza turca, puntando i riflettori sulle deformità della politica e sull’urgenza di conquistare un orizzonte pacifico. «Sono cresciuto sentendomi raccontare che i turchi erano il mio nemico. Per anni ho ascoltato le preghiere che si alzavano dalle moschee e ho visto i soldati schierati, ma non ho mai potuto vivere fisicamente un’esperienza “dall’altra parte”: tutta la mia conoscenza era indiretta, era solo una percezione, un’idea filtrata dalle persone e dai media. Ho dovuto aspettare l’apertura del check-point, nel 2003, per poter visitare una parte della mia patria dove non avevo mai messo piede. Tutto mi è apparso strano e diverso ma, contemporaneamente, familiare. I luoghi, l’architettura, gli odori, la gente. Sì. Ho provato la paradossale sensazione che tutta quella estraneità mi fosse familiare! Come accade a Yiannis e Hasan, i protagonisti di Torna a casa, Jimi!, quando inizi a conoscerti e a parlarti, sempre con rispetto dell’altro punto di vista, capisci che è il modo giusto per vivere insieme. Costruire muri e dividere le persone non porta da nessuna parte…».

Far East Film Festival

Torna a casa JIMI!


Gianna Gissi & Lorenzo Baraldi Pola - Marano - Lisbona

Lorenzo Codelli

Festa do Cinema Italiano

Costumi & scene in mostra

Gianna Gissi da piccola fu costretta a lasciare la natìa Pola: «Non saprei come cominciare a parlare dell'esodo, avevo cinque anni e non capivo la tragedia che stavamo vivendo. Non capivo la tristezza e le lacrime di mia madre e di mia sorella mentre salivamo sulla nave "Toscana", era l'ultimo viaggio di quella nave e poi si chiudevano definitivamente i confini. Mia mamma mi mise una coccarda tricolore sul bavero del cappotto e mi stringeva forte mentre io guardavo la mia Arena che si allontanava e i miei nonni che si facevano piccoli piccoli. Ho un ricordo netto del Quadrato degli ufficiali dove avevano sistemato la bara di Nazario Sauro trafugata nella notte da un gruppo di studenti... e tanto silenzio. Poi la tappa al vecchio Arsenale di Venezia: un enorme stanzone ricoperto di fagotti, valige,vecchie coperte militari dove dormivamo tutti insieme e dove faceva un freddo cane. Erano i primi di marzo del 1947 e il viaggio per Roma durò quasi due mesi tra treni, camionette, carretti e buone gambe. Di papà non sapevamo niente ma prima di sparire nel '45 disse a mamma che se fosse rimasto vivo sarebbe andato a Roma da un lontano cugino e questa era l'unica traccia. L'Italia era a pezzi e nessuno capiva la nostra situazione, avevamo lasciato tutto per restare italiani ma per gli italiani eravamo trasparenti. A scuola m'insultavano e mi dicevano brutta slava, ma un giorno un vecchio professore affrontò un gruppo di studenti gridando "Lei è più italiana di voi" e pian piano smisero di tormentarmi. Ricordo che ero molto confusa perchè non sapevo se ero italiana, slava, apolide. Non è vero che è bello essere senza radici, come crede qualcuno. Le radici sono necessarie e sono tutto. Una canzone del mio concittadino Sergio Endrigo dice "Vorrei essere un albero che sa dove nasce e dove morirà"». Gianna Gissi si diploma all'Accademia di Costume e Moda di Roma e si afferma come costumista, prima per la tv e poi per il cinema italiano, collaborando con Mario Monicelli, Carlo Mazzacurati, Carlo Vanzina, Roberto Benigni, Carlo Verdone e molti altri cineasti. Nel gennaio 1971 sposa Lorenzo Baraldi, uno scenografo d'origine parmigiana. Lorenzo Baraldi ricorda: «Nel 1983 mi chiama Mario Monicelli, con il quale avevo già fatto sette o otto film, per Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno prodotto da Aurelio e Luigi De Laurentiis. Voleva fare un film grottesco, un po' stile L'armata Brancaleone. Un grande lavoro di scenografia realizzato quasi interamente negli stabilimenti De Paolis a Roma. Volevo sviluppare degli ambienti teatrali più che cinematografici, così ho costruito un grande teatro shakespeariano a pianta ovale. Per cercare degli esterni adatti abbiamo fatto sopralluoghi in Spagna, Portogallo, Grecia, Macedonia, e siamo andati fino in Turchia con Monicelli e Carlo Di Palma, un grandissimo direttore della fotografia. Abbiamo deciso di costruire il villaggio di Bertoldo su palafitte, compreso l'interno della casa del protagonista, a Marano Lagunare. Un lavoro molto difficile a causa delle maree che cambiano ogni quattro ore. Il villaggio alla fine s'incendia a causa d'una sciocchezza di Bertoldino». Lorenzo Baraldi si diploma all'Accademia di Brera e si afferma come scenografo collaborando con Dino Risi, Ettore Scola, Paolo e Vittorio Taviani, Mauro Bolognini, Pupi Avati e molti altri cineasti. Delle rispettive carriere parallele, che su alcuni set si sono incrociate, Gissi & Baraldi hanno conservato praticamente tutti gli infiniti bozzetti, talora anche stoffe, maquettes e altri elementi. Una parte è depositata entro un hangar di Cinecittà, nella zona finora non accessibile al pubblico. Su iniziativa della 12a Festa do Cinema Italiano di Lisbona - città ove risiede la loro figlia Veronica, di professione architetto - dal 5 al 14 aprile nei foyer del Cinema São Jorge si terrà una mostra dei policromi bozzetti realizzati da Gissi & Baraldi per tre gemme dirette da Monicelli: Temporale Rosy (1980, in programma su pellicola alla Festa), Il marchese del Grillo (1981) Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (1983).


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Le Voci dell’Inchiesta per i giovani: traghettare storie

Manuela Morana

Imparare guardando

Visioni, incontri, workshop e masterclass per studenti e insegnanti

John Berger diceva di sé “Sono un narratore, uno storyteller nel senso tradizionale. Sono come Esopo: un traghettatore di storie”. È questo lo spirito e il senso la vocazione che ha guidato e sostenuto la creazione di un progetto, il festival Le Voci dell'Inchiesta, fin dalla sua prima edizione: traghettare storie, portarle da un luogo a un altro, affinché vengano conosciute, affinché possano arricchire la conoscenza, disinnescare stereotipi, allargare lo sguardo, arrivando fino a trasformare, dunque, modi di pensare ed essere. Con lo stesso spirito nasce il programma dedicato a studenti e insegnanti di proiezioni e workshop che si svilupperà tra le sale di Cinemazero e la mediateca. Con tutta la necessaria delicatezza che richiede la consapevolezza di interloquire con una platea speciale, composta da coloro che tra poco saranno gli adulti di domani e da coloro che della loro crescita e consapevolezza si prendono cura tutti i giorni, da dentro le aule di una scuola, il programma include visioni e incontri di parola con personalità del mondo giornalistico e non solo, tutti accomunati dalla capacità e volontà di portare una storia personale e di renderla disponibile all'esperienza. Tenendo a mente l'agenda del nostro tempo, scandita da quanto accade nel mondo e dagli effetti di quanto accade nel mondo, accelerati dall'azione amplificatrice e non di rado storpiante dei Social, sono risultati di stretta urgenza i temi della democrazia e del terrorismo. Sabato 13 aprile alle 10:30 la proiezione-evento del film What is democracy? di Astra Taylor (Canada 2017, 107') in collaborazione con CineAgenzia Internazionale, alzerà il velo su una parola data per scontata. Dai rivoluzionari esperimenti di autogoverno nell’antica Atene alle origini del capitalismo nell’Italia medievale; dalla Grecia contemporanea alle prese con la crisi finanziaria e l’afflusso di migranti agli Stati Uniti che fanno i conti con il loro passato razzista e il crescente divario tra ricchi e poveri, il film propone un viaggio attraverso i secoli e i continenti per capire problemi e prospettive del ventunesimo secolo.La proiezione sarà accompagnata dall'intervento dello scrittore e giornalista Gianluca Solera, coordinatore del Programma UE "Dialogue with Civil Society for Rights and Equality" rivolto alle società civili del Mediterraneo, attento ai bisogni della società civile, alle religioni, le culture, l'ambiente e le questioni giovanili. Ha pubblicato molto e a oggi costituisce una delle voci più interessanti e carismatiche per l'impegno nella costruzione di una cittadinanza mediterranea e di un destino comune. Con lui dialogherà Silvana Vassilli, già direttrice di Istituti Italiani di Cultura (Atene, Colonia, Istanbul). Venerdì 12, alleore 10:30, studenti e insegnanti potranno invece scoprire la incredibile storia raccontata in Recruiting For Jihad di Adel Khan Farooq e Ulrik Imtiaz Rolfsen (Norvegia 2017, 80'): per tre anni l’estremista islamico norvegese Ubaydullah Hussain ha dato ai registi un accesso senza precedenti alla sua vita quotidiana e alle sue attività. Fino a quando, nell’aprile 2017, Hussain è stato arrestato per aver arruolato volontari per conto del gruppo Stato islamico e organizzato il loro viaggio in Siria. Il film esplora l’ideologia jihadista ed offre una preziosa occasione di riflessione sulla libertà d’informazione. Saranno presenti i giornalisti di inchiesta di Repubblica, Giuliano Foschini e Fabio Tonacci, tra i primi italiani che documentarono la strage del Bataclan nel novembre del 2015, autori di un'eccezionale indagine raccolta nel libro "Jihadisti italiani" (Utet). Il programma si completa sabato 13 aprile con il workshop di un'intera giornata sul fotogiornalismo Click! Quando un foto costruisce la realtàa cura del fotogiornalista Francesco Malavolta e in collaborazione con I.I.S. “A. Palladio” di Treviso e con la masterclass Guardare, capire, scrivere! La recensione tra fiction e nonfiction a cura del critico e giornalista Federico Pontiggia (Rai Movie, Il Fatto Quotidiano, La Rivista del cinematografo), nell'ambito del concorso Scrivere di cinema - Premio Alberto Farassino Premio Mediateche FVG 2018, in collaborazione con Liceo Scientifico Statale “G. Marinelli” di Udine. Per informazioni e prenotazioni scrivere a didattica@cinemazero.it


Tra i protagonisti il super divo Anthony Wong, star di The Mission

Gianmatteo Pellizzari

Vediamo un uomo che galleggia nell’aria. La foto cristallizza un singolo attimo, l’attimo del volo, e non sappiamo quale sia l’attimo precedente. Possiamo solo immaginarlo. Un salto? Un tuffo? Un’acrobazia? La foto non ce lo dice, appunto, ma ci dice un’altra cosa: ci dice che il corpo di quell’uomo è un corpo libero. E dentro la sua libertà, dentro i suoi movimenti senza troppe regole, il Far East Film Festival di Udine ha scelto di specchiare il senso della ventunesima edizione. È, ancora una volta, il grafico Roberto Rosolin a firmare l’immagine ufficiale del FEFF, interpretandone la vocazione pop ma anche la dimensione di sfida e di sogno che, da sempre, caratterizza il festival udinese. Un salto, un tuffo, un’acrobazia nell’universo cinematografico made in Asia. Un corpo che galleggia libero dal 1999. Attesissimo al Teatro Nuovo di Udine dal 26 aprile al 4 maggio, il FEFF ha raggiunto nel corso del tempo la fisionomia di una vera e propria “isola del cinema”: un posto dove i film vengono mostrati, commentati, respirati, ideati e, attraverso alla sezione Industry/Focus Asia, anche “progettati”. Film fortemente riconoscibili e catalogabili (per genere e provenienza), film che permettono di strutturare il programma come vera e propria piattaforma on demand. Anche il FEFF 21, punto d’osservazione esclusivo e strategico sulle tendenze, gli stili e il mercato d’Oriente, attingerà dunque alle migliori produzioni asiatiche dell’ultima stagione e il calendario, ancora una volta, sarà impreziosito da una fittissima rete di eventi collaterali. Tra i protagonisti di quest’anno… Sua Maestà il sake, immortalato nel documentario in prima mondiale KAMPAI! Sake sisters, e Sua Maestà Anthony Wong! È stato protagonista di capolavori assoluti come The Mission di Johnnie To. È stato protagonista di splendidi cult movie come Infernal Affairs di Andrew Lau e Alan Mak. È stato un sicario e un poliziotto, un eroe romantico e un serial killer. Ha interpretato qualunque ruolo e ha spaziato attraverso qualunque genere, dal crime alla commedia, dal fantasy allo splatter. Una filmografia pressoché infinita. E certo non sbagliamo dicendo che gli ultimi trent’anni del cinema hongkonghese hanno la sua faccia… Già presente nel 1999 (FEFF 1!), per presentare Beast Cops di Gordon Chan e Dante Lam, ritornerà dunque a Udine per ritirare il Gelso d’Oro alla Carriera, affiancando nella hall of fame i nomi di altri giganti orientali fra cui Jackie Chan, Joe Hisaishi, Feng Xiaogang e Brigitte Lin.

Far East Film Festival

Far East Film Festival: un corpo che galleggia libero


Un film di Santiago Esteves. Con Martín Arroyo, Germán de Silva,Matías Encinas. Argentina, 2017. Durata 100’

Un film di Paolo Zucca. Con Jacopo Cullin, Benito Urgu, Stefano Fresi, Francesco Pannofino. Italia, 2018

L'EDUCAZIONE DI REY

ECCELLENTE NOIR CHE UNISCE I TONI EPICI DEL WESTERN ALLA SNELLEZZA DEL THRILLER DI SANTIAGO ESTEVES L'educazione di Rey, il film diretto da Santiago Esteves, segue la storia di Reynaldo, detto “el Rey” (letteralmente, “il Re” (Matías Encinas), un giovane che vive ai margini della società e che, tra enormi difficoltà, fatica a trovare la sua strada nella realtà periferica argentina. Dopo essere stato allontanato dalla casa materna, Rey si mette alla ricerca del fratello maggiore Josué per chiedergli di aiutarlo a trovare una sistemazione. Josué, però, vive con un amico che lavora per un grosso criminale della malavita di Mendoza, con la tacita collaborazione della polizia corrotta. Se Rey vuole andare a vivere con loro, deve aiutarli a realizzare un furto rischioso. A nulla servono le proteste di Josué, che non vuole coinvolgere il fratello piccolo in questo giro criminale. Rey accetta lo stesso ma la sera del colpo qualcosa va storto. Josué e il suo il suo giovane complice vengono catturati da una volante della polizia. Rey, invece, riesce a scappare con la refurtiva. Durante la sua fuga tra i tetti delle case che popolano il quartiere periferico in cui è ambientata la storia, Rey cade nel giardino di Carlos Vargas (Germán de Silva), una vecchia guardia giurata, e gli distrugge la serra. Quest’ultimo, prima lo ammanetta, ma poi decide di proporgli un accordo al mattino seguente. Il giovane Rey dovrà riparare con le sue mani la serra che ha distrutto e in cambio Carlos non lo denuncerà. Tra i due nasce un rapporto quasi filiale, fatto di tenerezze e insegnamenti. Intanto, al di fuori delle mura domestiche di Carlos, la criminalità organizzata vuole vendicarsi e inizia a cercare il giovane Rey, colpevole secondo loro di averli traditi. [www.comingsoon.it]

L'UOMO CHE COMPRÒ LA LUNA

UNA DONNA UNICA, FORTE E FRAGILE, CAPACE DI DANZARE DI FRONTE ALLA VITA DI PAOLO ZUCCA Una coppia di agenti segreti italiani riceve una soffiata dagli Stati Uniti: pare che qualcuno, in Sardegna, sia diventato proprietario della luna. Il che, dal punto di vista degli americani, è inaccettabile, visto che i primi a metterci piede e a piantarci la bandiera nazionale sono stati loro. I due agenti reclutano dunque un soldato che, dietro il falso nome di Kevin Pirelli e un marcato accento milanese, nasconde la propria identità sarda: si chiama infatti Gavino Zoccheddu e la Sardegna ce l'ha dentro anche se non lo sa. Per trasformarlo in un vero sardo viene ingaggiato un formatore culturale sui generis. A questo punto non rimane che risolvere il caso: chi ha comprato la luna? E perché? [da filmtv.it]

BOOK CLUB - TUTTO PUÒ SUCCEDERE QUATTRO SESSANTENNI ALLE PRESE CON "CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO"

Un film di Bill Holderman. Con Jane Fonda, Alicia Silverstone, Mary Steenburgen. USA, 2018. Durata 104’

Un film di Philippe Godeau. Con Omar Sy, Lionel Louis Basse,Germaine Acogny. Francia 2018. Durata 103 ’

DI BILL HOLDERMAN Book Club - Tutto può succedere è il film che ripercorre le vicende di Carol, Diane, Jane, Sharon, quattro amiche ultrasessantenni, che si conoscono dall'infanzia. Le donne, che nella vita hanno avuto molti problemi sentimentali, rassegnate dal loro destino solitario, frequentano insieme un club del libro mensile. Le quattro conducono una vita piuttosto noiosa, finché nelle loro mani non capita lo scandaloso bestseller erotico Cinquanta Sfumature di Grigio, che porta nella loro quotidianità dei cambiamenti rivoluzionari. Il libro si rivela una fonte d'ispirazione per cimentarsi nelle nuove esperienze che gli permetteranno di entrare nel nuovo capitolo della loro vita, piena di avventure amorose e non solo. Il regista ha scelto un cast d'eccezione, composto da quattro attrici come Jane Fonda, vincitrice di ben due Premi Oscar come Miglior Attrice Protagonista nel 1972 con Una squillo per l'ispettore Klute e nel 1979 con "Tornando a casa"; Diane Keaton, famosa attrice, produttrice cinematografica e regista statunitense, anche lei vincitrice del Premio Oscar nel 1978 per il film Io e Annie; Mary Steenburger, vincitrice del Premio Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista nel 1981 per la sua parte nella pellicola Una volta ho incontrato un miliardario; e Candice Bergen, conosciuta per aver interpretato il ruolo della protagonista della famosa sitcom statunitense degli anni '90 "Murphy Brown"[www.ecodelcinema.com]

IL VIAGGIO DI YAO

UN DIVERTENTE ROAD MOVIE CHE CONQUISTA PER LA SUA SINCERITÀ DISARMANTE DI PHILIPPE GODEAU Dopo gli enormi successi di Quasi amici e Famiglia all’improvviso, l’attore Omar Sy torna al cinema in una nuova e divertente commedia che regalerà sorrisi e grandi emozioni. Al centro della vicenda Yao (Lionel Basse), che vive nel nord del Senegal, ha tredici anni e vuole incontrare a tutti i costi il suo idolo: Seydou Tall (Omar Sy), un celebre attore francese invitato a Dakar per presentare il suo nuovo libro. Per realizzare il suo sogno Yao organizza la sua fuga a 387 km da casa. Toccato dal gesto del ragazzo, Seydou decide di riaccompagnarlo a casa attraversando il paese… Tra mille avventure per la strana


ENAMORADA

CAPOLAVORO IN GRADO DI CONIUGARE L’EPICA HOLLYWOODIANA E IL RIGORE

Un film di Emilio Fernández. Con Pedro Armendáiz, María Félix,Fernando Fernandez. Messico 1946. Durata 99’

Un film di Nadine Labaki. Con Nadine Labaki, Zain Alrafeea, Yordanos Shifera, Fadi Youssef. Libano, USA 2018. Durata 120’

i film del mese

coppia sarà un rocambolesco ritorno alle radici. Per Omar Sy quello di Seydou Tall è un ruolo inedito e direttamente legato alla storia della sua famiglia. Tuttavia conferma rovesciato un potenziale comico che gioca sovente intorno al concetto hollywoodiano di fish out of water. Se in Mister Chocolat, riflessione sulla condizione di un'artista nero nella Francia della Belle Époque, Omar Sy interpretava un nero in un mondo di bianchi, nel film di Philippe Godeau è un bianco in un mondo di neri. [www.ilmessaggero.it]

DI EMILIO FERNANDEZ Presentato tra i “classics” al Festival di Cannes, conferma a oltre settant’anni dalla sua realizzazione tutta la potenza di un immaginario, quello del cosiddetto ‘Indio’ Fernández, in grado di coniugare l’epica hollywoodiana e il rigore. Splendido esempio di cinema che non teme il popolare e si segnala come una delle punte di diamante dell’âge d’or messicana. Sono trascorsi oltre settant’anni da quando Enamorada venne proiettato per la prima volta. Settant’anni in cui la geografia del cinema è di fatto mutata, allargandosi ad aree del mondo allora sconosciute. Il cinema messicano ha alternato crisi e ripartenze, finendo perfino per conquistare l’impero yankee, con il trionfo anche agli Oscar di autori quali Alejandro González Iñárritu, Alfonso Cuarón e Guillermo Del Toro. Eppure si è trattato di un’emigrazione, un biglietto di sola andata per l’estero. I registi fuggono dal Messico e attraversano il confine che qualcuno vorrebbe trasformare in muro, e non si voltano più indietro. C’è stato un tempo in cui l’industria cinematografica messicana era viva e vegeta, e costruiva meravigliose creature immaginarie in grado di accalappiare lo sguardo degli spettatori. Erano gli anni a cavallo della Seconda Guerra Mondiale: mentre l’Europa bruciava sotto l’avanzata nazista e in Spagna il fronte repubblicano veniva schiacciato dall’esercito franchista, in Messico il presidente Lázaro Cárdenas del Río accoglieva gli esuli dai combattimenti in Catalogna e nazionalizzava il petrolio. Era il segno di rinascita economica della nazione, nel solco – un po’ slavato – dell’ideale rivoluzionario zapatista. La nuova ondata di registi mutò in maniera determinante l’ossatura della produzione cinematografica. Il primo segnale fu la fondazione dello STIC, il Sindicato de Trabajadores de la Industria Cinematográfica de la República Mexicana, cui sarebbe seguito alcuni anni più tardi anche il sindacato dei produttori; allo stesso tempo venne creato un istituto di credito (nel 1942) che garantisse il sostegno in liquidità agli operatori del settore. Fu l’inizio di una stagione dorata, durante la quale il Messico arrivò a produrre quasi cento film all’anno spaziando dalla commedia al melodramma, dal film storico – quasi sempre apologetico verso la Rivoluzione – al film musicale, che rinverdiva i fasti della canzone popolare... Emilio Fernández, maestro indiscusso e indiscutibile del cinema messicano, resta un punto di riferimento artistico e culturale del cosiddetto “cinema nazionale”... [www.quinlan.it]

CAFARNAO - CAOS E MIRACOLI

PREMIO DELLA GIURIA ALL’ULTIMO FESTIVAL DI CANNES

DI NADINE LABAKI Il film racconta le vicende di Zain (Zain Al Rafeea), bambino di dodici anni, che vive a Beirut, in uno dei quartieri più disagiati della città, con la sua numerosa famiglia... Cafarnao è un film crudo, ma al tempo stesso carico di umanità, coinvolgente e commovente trascina lo spettatore in un mondo dove la stessa legittimità dell’essere umano viene messa a dura prova. L’immigrazione clandestina, i bambini maltrattati, i lavoratori stranieri, la concezione che la miseria, il disagio e le assurde condizioni in cui adulti e bambini sono costretti a vivere faccia parte della quotidianità, e che sia ormai del tutto normale. All’interno del film esistono più chiavi di lettura: Zain è un bambino che non è felice di essere nato, perché esserlo vuol dire sopportare di vivere in un inferno ogni giorno, in mezzo a rifiuti, senza acqua corrente, molto spesso senza cibo, sfruttato e maltratto. Il film Cafarnao porta il pubblico a giudicare e a ricredersi, a provare rabbia e compassione, perché ogni situazione è diversa quando viene vissuta sulla propria pelle, e parlare dall’esterno è sempre più facile. Ogni personaggio del film ha una doppia valenza ed è diviso tra ciò che vorrebbe fare e ciò che deve fare per sopravvivere... Cafarnao rappresenta una condizione universale attraverso il viaggio di un bambino che lotta per avere un’identità, la sua voce e le sue richieste vengono ignorate. È considerato appunto solo un bambino, incapace di capire le difficoltà della vita, ma è invece l’unico che riesce a guardare oltre la miseria e la povertà che fanno parte delle sue giornate, che spera davvero in un mondo migliore, che è capace di amare qualcuno e di fare di tutto per proteggerlo. Una straordinaria regia e un’ottima fotografia, un film che emoziona e commuove. Il viaggio di un bambino attraverso una Beirut devastata diventa un viaggio verso la costruzione della propria identità sociale e personale. [www.spettacolo.eu]


Domani accadrà ovvero se non si va non si vede

L’UOMO AL CENTRO. L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE. QUALE FUTURO PER L’UOMO

Pordenone - sede CGN, giovedì 11 aprile ore 18.15 Terzo e ultimo incontro de L’uomo al centro, il ciclo annuale di conversazioni promosse dal Gruppo Cgn con la Fondazione Pordenonelegge.it, a cura di Gian Mario Villalta e Alberto Garlini. L’appuntamento sarà dedicato a “L’intelligenza artificiale. Quale futuro per l’uomo?” e protagonista sarà Lorenzo Pinna, giornalista e divulgatore scientifico italiano, fra le firme di Quark e Superquark, autore e coautore, insieme a Piero Angela, di vari libri di divulgazione scientifica, vincitore del Premio Europeo Cortina Ulisse per la divulgazione. Il suo ultimo saggio è Intelligenza artificiale. Nel futuro c'è ancora posto per noi? Info: www.pordenonelegge.it

TRENTO FILM FESTIVAL: MONTAGNE E CULTURE

Trento, dal 27 aprile al 5 maggio 2019 Dal 1952 ad oggi, la storia del Trento Film Festival si è intrecciata alla storia della montagna e dell’alpinismo, facendolo diventare un vero e proprio laboratorio sulle culture delle terre alte, sempre pronto ad esplorare i cambiamenti nel modo di vivere la montagna e l’avventura. Nato come 1° Concorso Internazionale della Cinematografia Alpina, appendice del 64° congresso nazionale del CAI, nel 1955 diventa ufficialmente Festival, e alla montagna si aggiunge la categoria dell’esplorazione, per poi allargare nuovamente il raggio di azione nel 1989, una volta ribattezzato Filmfestival Internazionale Montagna Esplorazione Avventura. Dal 2005 il nome attuale, Trento Film Festival, e nel 2019 un payoff che ne esplicita i punti chiave: Montagne e Culture. Ogni anno il Trento Film Festival presenta i migliori documentari, film di fiction e cortometraggi che hanno per scenario montagne e regioni estreme del mondo e raccontano il rapporto affascinante e complesso tra uomo e natura, promuovendo la conoscenza e la difesa dei territori, approfondendo i legami con popoli e culture, celebrando le grandi e piccole imprese alpinistiche e degli sport di montagna. Info: www.trentofestival.it

RENDEZ-VOUS FESTIVAL DEL NUOVO CINEMA FRANCESE

Roma, dal 3 all’8 aprile 2019 Tre grandi ospiti al festival interamente dedicato al nuovo cinema francese: il regista Louis-Julien Petit presenterà in anteprima Le invisibili, film campione di incassi in Francia che si ispira al lavoro sul campo di Claire Lajeunie, che ha dedicato un libro e un documentario alle donne senza dimora di Parigi. Louis Garrell al fianco di Laetitia Casta, presenterà invece il suo secondo titolo da regista: L’Homme fidèle (L’uomo fedele) film che esplora, con leggerezza e originalità, il mistero dell’amore attraverso le peripezie di un uomo, lo stesso Garrel, conteso tra due donne, interpretate da Laetitia Casta e Lily-Rose Depp. Infine il pluripremiato e acclamato maestro del cinema francese Jacques Audiard sarà a Roma, al Cinema Nuovo Sacher, sede della manifestazione, per presentare The Sisters Brothers (I fratelli Sisters) ed un focus speciale a lui dedicato, che chiuderà il festival l’8 aprile. Per l’ottavo lungometraggio, al debutto in lingua inglese, Jacques Audiard sceglie il western, genere per antonomasia del cinema popolare americano, per sbriciolarne tutti i codici e trasformarlo in una saga picaresca sulla violenza dei padri fondatori e sulla fratellanza, imbevuta di humour, gusto per l’avventura e poesia. Info: www.institutfrancais.it

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I Nostri Viaggi di Gruppo 07/04: Villa Bolasco e le opere del Canova a Possagno 13/04: Venezia ² I luoghi della musica nella Serenissima 22/04: Pasquetta al giardino di Sissi a Merano 25-28/04: Long weekend a Vienna 03- /D 0DUHPPD O·$UJHQWDULR H O·,VROD GHO *LJOLR /·(UHPR GL 6DQ &RORPEDQR H OD FLWWj GL 5RYHUHWR 10- :HHNHQG DOO·,VROD G·(OED )HUUDUD H OD PRVWUD ´%ROGLQL H OD 0RGDµ 18-19/05:I luoghi di Santa Rita, Gubbio e Città di Castello ,O &DVWHOOR GL 6WUDVVROGR H O·$EED]LD GL 5RVD]]R 25/05: Venezia ² I giardini nascosti della Serenissima 25-26/05: In treno a Vapore sa Siena tra le colline Toscane 01-02/06: Milano tra storiche e nuove architetture %UHVFHOOR H OD QDYLJD]LRQH OXQJR LO 3R· 09 /D PRVWUD ´O·2WWRFHQWR GD +D\H] D 6HJDQWLQLµ D )RUOì 15/06: Venezia - La navigazione nella Serenissima 08-09/06, 14-15/07, 07-08/09: Il Trenino Rosso del Bernina 23-29/06: Il Portogallo del Sud ² /LVERQD H O·$UJDUYH 03-08/07: Matera e la Puglia passando per le Marche 12-19/07: In Scozia, tra leggende e castelli 13/07: La festa del prosciutto a Sauris e le sue tipicità 02- , SDUFKL GL 3OLWYLFH H GHOOD .UND 0HGMXJRULH H¬ 08-15/09: Tour Mosca e San Pietroburgo 21-28/09: Nei Balcani tra Kossovo, Macedonia e Albania 25- 1HOO·$QWLFR 'XFDWR GL 3DUPD H 3LDFHQ]D 19-23/10: In Sicilia, nella Val di Noto 17-24/11: Oman in Tour

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