Cinemazeronotizie febbraio2105

Page 1

€ 1,00 mensile di cultura cinematografica

Il digitale in sala ha portato nuove sfide, alcune inaspettate

Dancing with Maria

L’esordio di Ivan Gergolet presentato al Festival di Venezia

Perfidia: da Locarno al Triveneto

Il film scelto come primo titolo per un progetto di circuitazione

È partita la caccia all’Orso (d’Oro) Le anticipazioni sulla Berlinale 2015

Il cinema non è più quello di una volta. Forse

Un’analisi delle nuove tendenza alla conferenza di Europa Cinemas

Io sto con la sposa per Il dialogo creativo

Evento speciale alla presenza del regista Gabriele Del Grande

15

Febbraio

En attendent Godot? Nemmeno per sogno!

2015 numero 2 anno XXXV

Cinema e giovani, un rapporto da analizzare

Il pubblico giovanile costantemente seguito dal sistema cinema

Il cinema non è più quello di una volta. Forse

Un’analisi delle nuove tendenza alla conferenza di Europa Cinemas spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi


Da sempre il pubblico giovanile monitorato da tutto il sistema cinema

AndreaCrozzoli Crozzoli Andrea

Editoriale

Cinema e giovani, un rapporto sempre al centro dell’attenzione Il passaggio al digitale nei cinema d’essai ha portato, senza ombra di dubbio, a cambiamenti sostanziali nella consolidata proposta di programmazione. I cosiddetti “contenuti alternativi”, ovvero alternativi al cinema di finzione/narrativo, cercano di catturare soprattutto un publico giovane, anche se fra i giovani il cinema, così dicono alcuni esperti, non occupa più un posto di primo piano tra i possibili impieghi del tempo libero. Il pubblico giovane, agli occhi degli adulti, ossia di coloro che propongono poi i “contenuti alternativi”, è ancora indefinibile, non formato, insondabile, nebuloso; esattamente come accadeva nel secolo scorso per le generazioni precedenti. I giovani? Un misterioso soggetto sociale che cerca di mettere in scena comportamenti e stili di vita autonomi rispetto gli adulti. È dagli anni ‘50/’60 del secolo scorso, ovvero da quando hanno cessato di essere una categoria biologica-anagrafica per trasformarsi in una categoria sociale, che i giovani vengono costantemente monitorati dall’industria dell’intrattenimento e della cultura. Il passaggio in Italia in quegli anni, da una società rurale e tradizionale a una società industrializzata e moderna, ha determinato, tra le altre, una ridefinizione dei rapporti sociali. I giovani, in quella fase storica, sono diventati i più̀ attivi nella ricezione degli elementi di novità. Fattore determinante è stata la scolarizzazione diffusa, unita all'allungamento degli anni di studio a tempo pieno che ha portato come conseguenza anche al dilatarsi del periodo ‘giovanile’. Se prima gli adolescenti entravano nel mercato del lavoro dopo la scuola dell'obbligo (mediamente 14/16 anni), con gli Anni ‘60 tutto viene spostato in avanti. Con il diffuso benessere gli adolescenti hanno a disposizione risorse impensabili per le generazioni precedenti. L'intensa mobilità, inoltre,̀ che si verifica negli anni del boom, ha favorito lo sviluppo tra i più giovani, aldilà delle differenze sociali e culturali iniziali, di atteggiamenti e gusti comuni. Questo ha permesso ai ‘giovani’ di assumere un atteggiamento, da un lato di netto rifiuto dell'etica genitoriale del risparmio e dall’altro, invece, di una forte propensione al consumo che ben si concilia con la nascente società dei consumi di massa. Il cinema, in quegli anni, ha rappresentato un elemento fondamentale per la formazione dell’immaginario giovanile. In Italia nel decennio 1945-55 solamente l’8% circa delle abitazioni possedevano l'elementare combinazione di “elettricità̀-acqua potabile-servizi igienici interni”, ma oltre il 60% del reddito destinato al divertimento era impiegato nel consumo di spettacoli cinematografici. Nel 1955, escludendo l'insieme allora esteso delle sale parrocchiali, vi era un posto-cinema ogni 9 abitanti; in Inghilterra e negli Usa, il rapporto era allora rispettivamente di 1 a 12 e di 1 a 16 e il 53% dei giovani italiani di età compresa tra 16 e i 19 anni, andava al cinema nel ‘55 più volte nel corso della settimana. In quegli anni, dunque, il cinema costituiva uno dei principali spazi di incontro, maturazione e socializzazione per le nuove generazioni. Ancora negli Anni ‘60 andare al cinema in Italia, per i giovani era un rito e una pratica sociale diffusissima, per cui vi si andava non solo e non tanto per vedere i film, ma per condividere un'esperienza che favoriva anche la socializzazione. Per catturare tutti i giovani, nel 1959 con I ragazzi del juke-box di Lucio Pulci, viene ufficialmente inaugurato il genere dei «musicarelli», genere assimilabile agli odierni “contenuti alternativi”. Sbarcava così, ufficialmente, nella penisola il rock.

In copertina Maria Fux, protagonista del documentario Dancing with Maria di Ivan Gergolet.

cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Febbraio 2015, n. 2 anno XXXV Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Marianita Santarossa Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Grafiche Risma Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica


Il digitale in sala ha portato nuove sfide, alcune inaspettate

Riccardo Costantini

Il cinema è morto: una frase sentita a cadenza regolare, ogni dieci anni. Guarda caso, contro ogni Cassandra, risorge sempre. Anzi, forse non è mai morto, ma si è semplicemente rinnovato. Non fosse che l'ultima volta si è trattato di una vera e propria rivoluzione, almeno dei supporti e della tecnologia: non più pellicola, bensì digitale. Non è questione di nostalgia dell'analogico 35 mm: ora ogni contenuto audiovisivo è girato e immagazzinato su un supporto standard (hard disk), più o meno con formati tecnici identici. Una partita di calcio, un concerto, un film, una serie TV o una web-serie sono girati con videocamere ad alta definizione, che producono file, dati informatici, i quali, dopo essere passati tra le maglie “creative” dei software di post-produzione (montaggio, suono, effetti speciali, ecc. ecc.) diventano ancora un file unico, pronto per essere proiettato indifferentemente in sala, trasmesso in tv (digitale) o caricato sul web. Ogni video, oggi, passa per il computer. In sala abbiamo server e proiettori digitali, connessi con “il calderone informatico globale” via ADSL o parabola satellitare (attrezzata a ricevere contenuti adeguatamente criptati). Chiamasi “convergenza digitale”, declinata sull'audiovisivo. Quali le implicazioni automatiche, ma – bisogna dirlo chiaramente – non scontate? Il digitale annulla i tempi e riduce al minimo i costi di distribuzione. Ora, tutto può diventare proiettabile al cinema. Banale? Non tanto, se si considera che il cambio di contenuti è stato rapidissimo. Se il gennaio 2014 è stato il momento spartiacque (tutta la distribuzione dei film in Italia è diventata digitale), a distanza di un anno, in un 2015 carico di significati perché coincidente con il 120° anniversario della nascita del cinema, è bene fermarsi e chiedersi cosa stia succedendo. Noi stessi, programmando tre sale e offrendo intrattenimento (e – speriamo – cultura) a base di audiovisivo, ci siamo trovati talvolta in difficoltà davanti a un'impennata di offerta. Abbiamo solo tre schermi per mostrare tutto quello che riteniamo degno di essere proposto, che improvvisamente è diventato tantissimo. Non si può negare al pubblico fedele, preparato e curioso, di Cinemazero la possibilità di vedere l'ultimo film in uscita, gli spettacolari video concerti della Filarmonica della Scala, o il viaggio speciale in immagini all'interno dei Musei Vaticani, o ancora l'omaggio a David Bowie, o un documentario indipendente premiato in tutto il mondo e invisibile in Italia, o la diretta di incontri e film da un grande festival europeo... La settimana di programmazione a Cinemazero è diventata estremamente ricca: gli stessi strumenti informativi (come il pieghevole settimanale) che abbiamo da sempre utilizzato diventano obsoleti, non riescono più a contenere la grande mole di spettacoli che vengono offerti. Si vira Punto fermo la centralità della sala decisamente verso i social network per garantire una comunicazione efficace al pubblico. Difficile fare programmi oltre le due settimane, necessario un aggiornamento agli utenti tempestivo e mirato, tarato sui loro gusti e interessi, manifestati tramite gli stessi social (in tempo reale, con tablet e smartphone). S'instaura un dialogo costante con il pubblico: gli spettatori ora chiedono risposte immediate, non attendono più volentieri, desiderano vivere costantemente una dimensione di “evento” e non apprezzano scelte che trascurino le novità. Sia chiaro: non abbiamo entusiasmo netto e aprioristico per questo rinnovamento a tutti i costi, che ci mette anche in una certa difficoltà. Vorremmo ogni tanto educare (noi stessi, in primis) alla pazienza, all'attesa, al non voler a tutti i costi “consumare” l'evento. Crediamo che, come ci confermano i colleghi di strutture analoghe in tutta Europa, sia un momento di transizione verso un punto di maggiore equilibrio per un'offerta più ordinata e bilanciata. Vorremmo così da un lato continuare a offrire molto – e in questo il progetto di una quarta sala è cruciale - in particolare aprendo al cinema indipendente e a budget contenuto (che crediamo essere uno dei cardini del futuro cinematografico), ma dall'altro consentire al pubblico di avere fiducia nelle nostre scelte, che cerchiamo di fare con meditazione e con i giusti tempi, all'insegna della qualità. Una sfida davvero complessa, densa di stimoli e dai risultati incerti, per la quale comunque non resteremo mai ad “aspettare Godot”, ma cercheremo di fare la nostra parte, spostando innanzitutto l'orizzonte su una dimensione europea, mai come ora foriera di sperimentazioni, stimoli e occasioni di confronto.

Le nuove sfide del cinema digitale

En attendant Godot? Neanche per sogno!


In sala il documentario di Ivan Gergolet presentato alla Settimana della Critica di Venezia

Beatrice Fiorentino

Dancing with Maria

Dancing with Maria, viaggio in un mondo intimo ed eccezionale Arriva finalmente in sala, il 26 febbraio, Dancing with Maria, l’atteso film di Ivan Gergolet, unico italiano in concorso alla passata edizione della Settimana della Critica a Venezia e primo documentario in assoluto a farne parte, perché - come dichiarato dal delegato generale Francesco Di Pace - «eravamo solo in attesa del titolo giusto, e questo è davvero un sorprendente film d’esordio». Dancing with Maria racconta una donna eccezionale, Maria Fux, energica e passionale danzatrice ultra-novantenne che a Buenos Aires è diventata un’istituzione con la sua scuola di danza-terapia dedicata principalmente, ma non solo, a persone con deficit motori e mentali. E non si tratta del solito biopic, né di una semplice ricostruzione della vita della ballerina, quanto di una vera e propria immersione nel suo mondo, dichiarata fin dalla primissima inquadratura: un piano-sequenza che ci accompagna letteralmente all’interno di un microcosmo fatto di colore e luce, musica e corpi in movimento. E dentro a quei corpi, storie. Storie di vita spesso irte di ostacoli, di limiti che solo la forza interiore e una guida straordinaria hanno permesso di superare. «Non si racconta la carriera di Maria Fux - racconta Gergolet - ma piuttosto il modo in cui la danza può cambiare la vita della persone». «L’idea è nata dopo un viaggio che ho fatto a Buenos Aires con mia moglie Martina per accompagnarla a un seminario tenuto da Maria Fux - prosegue -. Lei mi aveva chiesto di farle un regalo. Voleva che portassi con me la telecamera per intervistare Maria, senza nessun tipo di pretesa, solo per portarci dietro un ricordo di quell’esperienza. Io raccolsi l’intervista, Maria mi permise di riprendere anche alcuni passaggi del suo seminario e al rientro ho montato quel materiale. È stato Igor Princic (produttore nel 2013 di Zoran, il mio nipote scemo n.d.r.), vedendo quei cinque minuti di montaggio qualche mese dopo, a rendersi conto delle potenzialità delle immagini. Mi ha rispedito immediatamente in Argentina per proporre a Maria di lavorare insieme a un film». Ci sono voluti quattro anni di lavoro, ma nel 2014 Dancing with Maria ha cominciato ad attirare l’attenzione su di sé, prima alla Berlinale, dove il progetto, ancora in fieri, ha partecipato ai Talents per il montaggio di Natalie Cristiani e la distribuzione di Manuela Buono. Poi, in luglio, la notizia dell’anteprima veneziana, tradotta subito in una calorosissima accoglienza di critica e pubblico e nel Premio Civitas Vitae conquistato al Lido. Dopo qualche mese e un tour che ha toccato i Festival internazionali delle città di Zagabria, Il Cairo, Mar del Plata e Göteborg, finalmente l’approdo anche in sala grazie alla distribuzione della Exitmedia. Si tratta di un bel risultato per il regista goriziano, anche perché non è affatto scontato che un documentario riesca a raggiungere il grande schermo uscendo dai circuiti festivalieri. Ma la sua proverbiale modestia non si smentisce neppure in questa occasione. «Questo film mi ha già offerto tutto ciò che potevo desiderare - dichiara -. Il fatto di poter stare per tanto tempo vicino a una donna così grande, è stato di Maria Fux e tutta l’energia dei suoi 92 anni che trasmette ai suoi studenti per sé un enorme regalo. Una persona che giorno per giorno, alla sua età, dimostra che finché il cuore batte ed entra aria nei polmoni si può vivere e gioire, mi ha lasciato un insegnamento indimenticabile». Un traguardo anche per il cinema “Made in Fvg”, che ancora una volta si è dimostrato capace di unire forze e competenze e di raggiungere risultati sia in campo artistico che commerciale. Dopo L’estate di Giacomo, TIR, Zoran, The Special Need, un nuovo successo che conferma la tradizione cinematografica di qualità della nostra regione.


Nasce un progetto interregionale di circuitazione delle pellicole indipendenti

Marco Fortunato

Una rete culturale che possa mettere insieme le più importanti sale del Friuli Venezia Giulia – Cinemazero di Pordenone, Visionario di Udine, Ariston di Trieste e Kinemax di Gorizia/Monfalcone – con le realtà omologhe che operano nelle regioni confinanti – come il cinema Edera di Treviso, il multisala d’essai Astra di Trento e CircuitoCinema di Venezia – per dare vita ad un circuito distributivo interregionale che possa garantire maggiore visibilità al cinema indipendente. E’ con questo obiettivo, di certo ambizioso ma al contempo necessario, che l’esercizio cinematografico d’essai del Triveneto sta lavorando da tempo per gettare le basi di un progetto pilota che possa creare occasioni in grado di permettere al pubblico di scoprire i tanti film che ancora oggi, nonostante la rivoluzione digitale, non riescono ad arrivare in sala. Opere innovative, originali, che molto spesso riscuotono apprezzamenti di pubblico e critica all’estero dove partecipano ai maggiori festival internazionali ma che, nonostante ciò, faticano a trovare spazio nel mercato distributivo italiano. È il caso, ad esempio, del film Perfidia lungometraggio d’esordio di Bonifacio Angius prodotto da Il Monello e MovieFilm tra non poche difficoltà, che sarà il primo titolo ad essere ospitato dal circuito. Unico italiano a essere stato inserito nella selezione ufficiale dell’ultimo Festival di Locarno – qui ha vinto il premio della Giuria dei Giovani Critici – il film ha richiesto diversi anni di lavorazione proprio per la scelta di autonomia ed indipendenza condivisa tra regista e produttori ma ha subito raccolto ampi consensi, in particolare in ambito festivaliero, in particolare a Montrèal, Amburgo e Annecy dove si è aggiudicato la menzione speciale della giuria). Tenerezza, rabbia, cinismo, fragilità, violenza a volte inconsapevole, nascosta, velata. Sono questi gli ingredienti di un film molto legato al tempo e al luogo in cui è stato girato: Sassari. Da sinistra il protagonista Stefano Deffenu, Nevina Satta della Film Commission sarda e il regista Bonifacio Angius “Un piccolo angolo di mondo”, come scrive Angius nelle note di regia, “una cittadina di provincia come ce ne sono tante in Italia, che volevo raccontare attraverso il problema della disoccupazione giovanile, il vuoto quotidiano che ne consegue e la visione clientelare come sua (non) risoluzione. La provincia come luogo fertile per sogni semplici e forse impossibili, ai quali però i personaggi si aggrappano come fossero la vita reale. Una vita fatta di attese incessanti, di invidia, di un desiderio di “normalità” che appare sempre più lontano”. Qui vive Angelo (Stefano Deffenu) che, senza amore né lavoro, spende le sue vuote giornate in uno squallido bar di periferia, sognando ad occhi aperti la più banale normalità. Peppino (Mario Olivieri) è un padre che non si è mai interessato al figlio, un vecchio consapevole di non avere più tanto tempo da vivere. Dopo la morte della moglie Peppino si accorge di Angelo, suo figlio, e si rende conto di non sapere neppure chi sia. Perfidia è la storia di un padre e di un figlio che si avvicinano quando ormai è troppo tardi, è la storia di personaggi abbandonati a loro stessi in una grande solitudine, in un mondo senza pietà e senza speranza, dove non esistono i buoni e dove non ci sono cattivi. Un mondo fatto di persone fragili, invisibili, incapaci di desiderare qualcosa di meglio, ma al tempo stesso capaci di commettere atti incoscienti, così, senza un apparente motivazione razionale o un significato univoco, senza averne una reale consapevolezza. L’unica spiegazione che si può dare alle loro azioni è già lì, nella loro vita, nel loro vuoto culturale, nella mancanza di aspirazioni, di passione, di amore. “L’idea è nata da diverse suggestioni, alcune molto personali, da situazioni vissute e immaginate, da me stesso e da persone che ho conosciuto” – prosegue il giovane regista sardo classe 1982 - “In questo scenario si costruiscono, vivono e si lacerano i rapporti interpersonali, in particolare quello padre-figlio che viene mostrato in tutta la sua cruda pienezza, nella sua moltitudine di comportamenti ed espressioni, nella sua complessa l'umanità. Utilizzando il mezzo cinematografico ho cercato di raggiungere un'esperienza singolare, un'emozione condivisa, un momento di sincerità che si produce solo in un evento irripetibile. Volevo raccontare alcuni aspetti della follia umana con uno stile inedito: tenero, glaciale, violento. Ma non è la follia "patologica" che mi interessava portare sullo schermo, piuttosto la follia come conseguenza ad una quotidianità talmente stagnante da diventare feroce, devastante”.

Appuntamento in sala

Da Locarno al Triveneto con Perfidia


La Berlinale festeggia il 65esimo compleanno

Marco Fortunato

Berlinale 2015

È partita la caccia all’Orso (d’Oro) Tutto pronto per la 65esima edizione della Berlinale, in scena nella capitale tedesca dal 5 al 15 febbraio, che anche quest’anno promette un calendario ricchissimo di eventi ed anteprime per tutti gli amanti del cinema. Tanti i volti noti tra i film che si contenderanno l’ambitissimo Orso d’oro, a partire proprio dalla serata inaugurale affidata a Nobody Wants the Night di Isabel Coixet, film glaciale ambientato in Groenlandia che racconta la storia di due donne, una delle quali interpretata da Juliette Binoche, costrette a sopravvivere alle estreme circostante in cui si ritrovano. Attenzione anche per il ritorno in concorso di due maestri come Werner Herzog, con Queen of the Desert, interessante pellicola che racconta la vita della scrittrice Gertrude Bell, interpretata da Nicole Kidman, e Terrence Malick con il suo misterioso (e attesissimo, anche perché frutto di ben 2 anni di post produzione) Knight of Cups, del quale nulla ancora è stato svelato, tranne un suggestivo trailer. Tra i “grandi” della Berlinale 2015 anche Benoit Jacquot che, con il Journal d’une femme de chambre, si lascia trascinare nel mondo letterario di Octave Mirbeau, autore francese dell’omonimo libro, riletto dal punto di vista di una cameriera e Jafar Panahi, nel doppio ruolo di regista e interprete di Taxi, ritratto della capitale iraniana ambientato in un taxi di Teheran realizzato nonostante la condanna inflittagli dal regime iraniano di Ahmadinejad di non toccare più una macchina da presa per 20 anni. Fuori concorso Everything Will Be Fine di Wim Wenders - che riceverà l’Orso d’Oro alla Carriera - dramma esistenziale che vede come protagonisti James Franco e Charlotte Gainsbourg, anime estranee avvicinate da un grave incidente. Nella lista delle pellicole in gara anche l’italiano Vergine giurata opera prima di Laura Bispuri con Alba Rohrwacher protagonista. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Elvira Dones, racconta la storia di una ragazza albanese di nome Hana, che cresce sulle montagne albanesi, dove vige una cultura arcaica e maschilista che non riconosce alle donne alcuna libertà; la protagonista, decide così di rinunciare alla sua identità e di diventare Mark appellandosi al Un fotogramma del film Vergine giurata di Laura Bispuri kanun, una particolare legge della sua terra, che le permette di ottenere gli stessi diritti degli uomini, a patto di giurare sulla propria verginità e farsi uomo. Già vincitrice con i suoi corti di un David di Donatello e di un Nastro d’Argento, la Bispuri ha accolto con grande emozione la notizia: “Sono davvero felice di andare a Berlino con il mio primo lungometraggio. Ho lottato a lungo per fare questo film, spinta da un grande amore verso il personaggio di Hana/Mark e da un senso di responsabilità verso la storia che ho scelto di raccontare, una storia che è metafora del rapporto tra libertà femminile e mondo”. Ma non è l’unica opera italiana alla Berlinale: a parte il film del maestro Ermanno Olmi, Torneranno i prati, invitato nella sezione Berlino Special, ci sono anche due film nella sezione Generation: Cloro di Lamberto Sanfelice che nei prossimi giorni concorrerà anche al Sundance, e Short Skin di Duccio Chiarini, presentato a Venezia in Biennale College. Inserito all’ultimo minuto anche un omaggio Francesco Rosi, il regista morto all’inizio di gennaio all’età di 92 anni, del quale il festival proietterà Uomini Contro, del 1970, una scelta che il direttore della rassegna Dieter Kosslick ha tenuto a spiegare: «La perdita di Rosi è la perdita di un regista fantastico. Con il loro potere esplosivo, i film di Rosi sono convincenti ancora oggi». Infine, come ogni festival che si rispetti, spazio anche al glamour, con la presentazione dell’attesissima versione cinematografica del best-seller di E. L. James 50 sfumature di grigio diretta da Sam Taylor-Johnson e interpretata da Jamie Dornan e Dakota Johnson. A decretare il vincitore sarà il regista e produttore di Hollywood Darren Aronofsky, presidente della giuria, già Leone d'oro a Venezia nel 2008 per The Wrestler e nominato all'Oscar per Black Swan, scelto dalla Berlinale - si legge nel comunicato ufficiale - per essersi distinto “come uno dei protagonisti, fra gli autori cinematografici, che indaga la fondo e possibilità espressive e estetiche del cinema”.


Alla conferenza di Europa Cinemas un’interessante analisi sulle tendenze del cinema d’oggi

Marianita Santarossa

Madelaine Probst (vice presidente Europa Cinemas e Programme Developer del Watershed di Bristol) apre il seminario sull’Audience Development che si è tenuto a Siviglia tra il 13 e il 16 novembre riportando una serie di dati sulla situazione generale. Secondo delle ricerche europee il 97% delle persone vede film (in qualche modo), quindi fruisce del cinema più di qualsiasi altra espressione artistica. Ma tutte le sale del circuito Europa Cinemas (che sono ben 880) hanno segnalato come problema l’assenza (o comunque la scarsità) di giovani tra il loro pubblico. Uno studio della University of Rostock dice che i cinema che stanno bene in Europa sono sostenuti per lo più da un pubblico over 50 (in Germania più del 40%). Un altro recente studio Europeo per l’individuazione e la creazione di un profilo europeo del pubblico cinematografico conferma che continua ad esserci un concreto interesse nel guardare film e che il digitale sta permettendo ai film di essere più accessibili di prima, ma spesso non nelle sale cinematografiche. Lo studio europeo rivela però anche che le comunità che non posso contare su un cinema a meno di mezz’ora da casa non solo non compensano la visione, ma perdono gradualmente interesse verso la settima arte. Inoltre, si dimostra che il pubblico comunemente legge e si informa sul film prima di andare a vederlo e chi ha avuto un minimo di educazione al cinema ritiene che questo abbia aumentato la sua curiosità e ampliato le tipologie e i generi di film di suo interesse, coprendo un globale interesse per il cinema tout cour. Questo l’incipit del seminario di Europa Cinemas al Festival del Cinema Europeo di Siviglia, che ha selezionato 40 cinema europei per discutere come far fronte a questi dati. Tra questi c’era anche Cinemazero, che ha avuto quindi modo di confrontarsi con novità, input ed esempi. Sorvolando la parte più tecnica legata alle possibilità del VoD (video on demand) e del Day&Date (programmazione di film coordinata su più piattaforme, tra cui i cinema), la sensazione che si respira e si porta a casa è che ci troviamo di fronte ad un punto di svolta. È vero, è una delle frasi più trite che si possano tirare in ballo, ma in questo caso è particolarmente azzeccata. Se lo scenario che si sta delineando è quasi di una bulimica moltiplicazione delle modalità di organizzazione del calendario cinematografico e una sua sempre maggiore apertura a altre forme (si veda la già presente proposta di contenuti alternativi che spaziano dall’arte alla danza, dal teatro alla musica), il contesto generale in cui questo avviene non può più prescindere dalle tecnologie che ognuno di noi ha a casa (e in tasca). Questo significa per le sale l’obbligo di aggiornarsi e rinnovarsi costantemente, sia nella comunicazione che nella struttura, coinvolgere il pubblico, dare per ogni proposta un valore aggiunto che vada oltre l’opera in sé. Un esempio su tutti è l’esperienza dell’AeroFilm di Praga. Oltre alla normale programmazione, hanno creato un FilmJukeBox basato sul Video on Demand, in cui chiedono al loro pubblico di votare sul loro sito il film che vorrebbe vedere tra quelli preselezionati da loro, ottenendo un’ottima risposta dagli spettatori e facendo da capofila per altri cinema locali che usano il loro sito per i propri eventi. Il direttore e coproprietario dell’AeroFilm, Ilvo Andrle, (che gestisce anche una casa di distribuzione Ceca) ha portato anche l’esperienza legata all’Aerovod, una piattaforma per vedere film online che si caratterizza per un catalogo coerente con la proposta delle sale, per garantire una continuità stilistica in linea con il “brand” costituito dall’articolata proposta AeroFilm. E sono solo 2 esempi tra le decine che abbiamo ascoltato, ma quello che emerge dagli input generali è la sempre maggiore necessità di caratterizzare la proposta enfatizzando l’aspetto sociale dell’esperienza, “vestendo” l’appuntamento al cinema con eventi collaterali e interattivi che escano dalla sala. Forzando un po’ il senso di tutto ciò, tornano in mente le parole di André Bazin, quando diceva che il cinema è anche “la piccola lampada della maschera che attraversa come un’incerta cometa la notte del nostro sogno ad occhi aperti: lo spazio diffuso, senza geometria e senza frontiere, che circonda lo schermo” e, senza nostalgia, aggiungiamo che è anche questo “l’andare al cinema”. Probabilmente dovremo ricordarci di aggiornare la “lampada” con “la luce dello schermo dell’i-phone”, aggiungere che arricchire la proposta di contenuti (magari anche squisitamente ludici) potendo contare su questa moltiplicazione dei supporti, dei modi e delle possibilità ha un indubbio fascino, ma senza dimenticare che la magia che ci fa uscire di casa per dirigerci pieni di attesa e aspettative verso il nostro cinema di fiducia è il Cinema stesso. Per tutto il resto dobbiamo chiederci solo da cosa vogliamo cominciare!

Audience Development

Il cinema non è più quello di una volta. Forse.


Gabriele Del Grande presenta il suo film “Io sto con la sposa” per Il dialogo creativo

Elisa Cozzarini

Il dialogo creativo

Il cielo è di tutti Era già un caso nazionale prima di essere presentato, lo scorso settembre, alla Mostra del Cinema di Venezia, fuori concorso nella sezione "Orizzonti". Oggi il documentario indipendente Io sto con la sposa continua a registrare il tutto esaurito nelle sale cinematografiche italiane e in febbraio arriva anche a Pordenone, grazie alla sinergia tra Cinemazero e "Il dialogo creativo". L'idea del docufilm di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry nasce per scherzo e subito diventa realtà: chi chiederebbe mai i documenti a una sposa? Nessuno. Tra il 14 e il 18 novembre 2013 un finto corteo nuziale parte da Milano e, sfuggendo ai controlli di frontiera, riesce ad accompagnare in Svezia cinque profughi dalla Siria, verso l'asilo politico e una vita migliore. Ventitré persone, italiani, palestinesi e siriani, chi in regola, chi no, tutti vestiti come se andassero a nozze, percorrono tremila chilometri e raggiungono Stoccolma, svelando un volto inedito dell'Europa, accogliente e solidale. Un continente fatto di gente comune, con la voglia di sorridere e di costruire un Mediterraneo di pace. Io sto con la sposa è una storia fantastica e incredibilmente vera, un sogno diventato realtà grazie al coraggio dei tre autori, che rischiavano una condanna per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, e a una campagna di crowdfunding con numeri record: centomila euro in pochi mesi, con le donazioni di 2.617 produttori dal basso. L'avventura inizia quando il giornalista Gabriele Del Grande e il poeta Khaled Soliman Al Nassiry, rifugiato in Italia da alcuni anni, incontrano Abdallah Sallam alla stazione di Milano. Sarà lui il finto sposo. Abdallah è scampato al drammatico naufragio dell'11 ottobre 2013 al largo di Lampedusa, in cui sono morte 268 persone. L'uomo sta cercando di raggiungere la sua famiglia in Svezia e per farlo non deve essere identificato in un altro paese dell'Ue. In base agli accordi di Dublino, infatti, si può richiedere l'asiI protagonisti in una “avventurosa” scena del film lo politico solo nel primo Stato membro d'arrivo. Ecco perché lui, come molti altri, cerca di passare la frontiera senza essere fermato. La sua vicenda colpisce così tanto Del Grande, Al Nassiry e Augugliaro, che decidono di accompagnarlo in Svezia e si inventano, appunto, la messinscena dello sposalizio. Prima di tutto bisogna trovare una sposa. Tasneem Fared è perfetta per il ruolo, una ragazza palestinese con passaporto tedesco, attivista in Siria per scelta. È attraverso la sua voce che nel documentario si racconta la guerra. Nel giro di due settimane, poi, al corteo si uniscono altri quattro palestinesi siriani senza documenti, la troupe degli operatori audiovisivi e alcuni amici. Prima di essere autori del documentario, Del Grande, Al Nassiry e Augugliaro sono i protagonisti della storia, fanno parte del corteo nuziale inscenato per beffare le regole della "Fortezza Europa" con la sola arma dell'ironia. Il risultato è più simile a una fiction che a un documentario classico, un film d'azione, se non raccontasse un'impresa così drammaticamente reale. «Io sto con la sposa è una storia di disobbedienza civile, politicamente scorretta. Ancor prima di uscire, era già il film manifesto di chi non vuole più a sentire le notizie di morti in mare e chiede nuove politiche europee», afferma Gabriele Del Grande, fondatore del blog Fortress Europe, un osservatorio che da anni raccoglie le storie di chi cerca di arrivare in Italia dalle coste africane. Dà loro un volto e una dignità, le rende umane. Del Grande sarà presente a Pordenone in occasione della proiezione del docufilm venerdì 20 febbraio alle 20:30 in Sala Grande a Cinemazero e, il 21 febbraio, incontrerà gli studenti delle scuole superiori in seguito alla matinée a loro dedicata in programma dalle ore 9.00 alle 11.00. Gli appuntamenti fanno parte della rassegna "Il dialogo creativo", che approfondisce temi legati alla presenza di persone di origine straniera in città. È un'iniziativa dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Pordenone, con la cooperativa per il commercio equo e solidale L'Altrametà, la Biblioteca civica, e da quest'anno, Cinemazero. Gli insegnanti che intendono partecipare con la propria classe al matinée del 21 febbraio possono scrivere a didattica@cinemazero.it o chiamare il 392 0614459 (Mediateca).


Riparte, con alcune novità, il concorso nazionale dedicato alla critica cinematografica

Manuela Morana

Cosa fa un critico cinematografico? Scrive, direte voi. Invece no: guarda! Prima di infilare una parola dietro all'altra per costruire il suo pezzo, il critico osserva, anzi scruta i film, lasciandosi meravigliare o, nei casi meno fortunati, abbandonandosi a un sonoro sbadiglio. Il critico critica dalla poltrona, immerso nel buio della sala. E prende appunti che insieme comporranno il giudizio sull'opera tanto temuto dagli autori, tanto amato dagli spettatori. Scrivere di Cinema Premio Alberto Farassino, che tocca nel 2015 quota 13esima edizione, è un concorso di critica cinematografica nazionale. Certo. Ma prima di questo è un invito appassionato a rivivere l'esperienza fisica del critico e della critica cinematografica. Scoprire cosa c'è in sala. Scegliere il film. Guardarlo. Farne un'analisi mediando tra quello che si è sentito nello stomaco e quello che si è visto al di là o oltre ai propri sensi e tradurlo in parole. Anche quest'anno Scrivere di Cinema Il primo passo per diventare buoni critici? Frequentare il cinema! apre le porta agli scrittori del cinema col gusto della sfida. Giovani, anzi giovanissimi, meglio se di età compresa tra i 14 e i 25 anni. Con gli occhi spalancati sullo schermo i novelli recensori sono chiamati a decifrare il cinema dell'oggi, lasciando da parte il timore reverenziale o le lodi facili, quelle fatte con la pancia, e invece esercitando lo spirito critico, affrontando con lucidità il testo cinematografico, smontandolo e rimontandolo come il cubo di Rubik. Nel bando del concorso, edizione 2015, non è scritto, ma è scontato: a fare di uno spettatore un critico ci sono sì l'abilità nella scrittura, l'agilità e la chiarezza nell'enunciazione. Ma anche e soprattutto la curiosità profonda nei confronti del cinema, dei suoi protagonisti e delle sue storie. Scrivere di cinema ha fame di talenti. Li cerca di continuo e per farlo lancia il nuovo bando, proprio in questi giorni. Pubblicato sulla pagina ufficiale del concorso scriveredicinema.mymovies.it, contiene tutte le informazioni sulle modalità di partecipazione. Obiettivi privilegiati sono certamente le scuole. Veri e proprio talent scout che non hanno nulla, ma proprio nulla, di certi orrori televisivi. E' qui, tra aule e corridoi, con la complicità degli insegnanti, che crescono le nuove penne della scrittura per il cinema, capaci – ne sono prova le recensioni vincitrici degli ultimi anni – di affondi e sciabolate indimenticabili. Ed è alle scuole della nostra regione, in particolare a quelle pordenonesi e udinesi, che Scrivere di Cinema riserva quest'anno un'attenzione speciale col Premio del territorio. Riconoscimento sì – alle migliori recensioni uscite dalle scuole dei due capoluoghi - ma anche progetto di didattica che offre lezioni gratuite alle classi partecipanti. E non è finita qui. Tra le novità dell'edizione 2015 del concorso ci sono le partnership col Messaggero Veneto Scuola e col Far East Film Festival, il più importante festival di cinema dell'estremo oriente, punto di riferimento per il cinema popolare e di qualità. Un fil rouge lega queste due realtà, vere e proprie palestre di scrittura dove i più intraprendenti e meritevoli potranno farsi le ossa. Non da ultima, la partnership col blog minima&moralia, rivista online di culto fondata tra gli altri da Nicola Lagioia e Cristian Raimo, dove trovano spazio molte delle più acute voci della riflessione culturale contemporanea e da dove partiranno presto i primi vagiti di una rubrica dedicata proprio alle recensioni dei giovani critici. Rinnovata è quella con Mymovies.it, il primo portale italiano di cinema, dove verranno pubblicate in tempo reale le recensioni in lizza e tutti gli approfondimenti legati al concorso. Promosso da Fondazione Pordenonelegge, Cinemazero, Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e Mymovies, con la collaborazione di C.E.C. di Udine e FriulAdria Crédit Agricole, c'è tempo fino al 15 giugno 2015 per partecipare a Scrivere di Cinema. Nei mesi estivi, la giuria nazionale composta da Mauro Gervasini, Nicola Lagioia, Adriano De Grandis e Viola Farassino, che la presiede, e quella del territorio, presieduta e formata da un gruppo di insegnanti delle scuole secondarie delle provincie di Pordenone e Udine, decreterà i vincitori che saranno proclamati a settembre, nel corso di Pordenonelegge Festa del libro con gli autori, nel consueto appuntamento dedicato alla critica con l'incontro di un professionista del settore.

Scrivere di Cinema

Per Scrivere (di cinema) la penna non basta...


In palio la partecipazione al Festival di Venezia, campus di cinema ed esperienze sul set

Elisabetta Pieretto

A scuola di “invisibilità”

Scrivi il ragazzo invisibile 2, al via il concorso per le scuole Indigo Film, con il patrocinio di Agiscuola, indice un concorso nazionale indirizzato a tutte le scuole di ogni ordine e grado legato al film Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores: dopo la visione del film da parte delle classi, gli studenti delle scuole primarie, secondarie di primo e di secondo grado sono invitati a scrivere la storia del sequel, Il ragazzo invisibile 2. In palio importanti premi rivolti agli studenti: la partecipazione alla Mostra del Cinema di Venezia nella giuria del Leoncino D'Oro, un'esperienza sul set del prossimo film di Indigo Film, un campus di cinema che prevede incontri con registi attori e produttori, un weekend a Roma con la visita a Cinecittà. Alle tre scuole cui sono iscritti i primi classificati, inoltre, sarà assegnato un buono spesa di 5000 euro in forniture per incentivare l'educazione all'immagine, dai corsi di cinema, ai matinée, a computer con software per il montaggio, videocamere, contributi per allestire una sala proiezione, a seconda della necessità della scuola stessa. Una giuria formata dal regista Gabriele Salvatores, gli sceneggiatori Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo, il produttore di Indigo Film Nicola Giuliano e un referente di Agiscuola, premierà le tre migliori idee per ciascuna sezione di gara. Per partecipare ogni scuola dovrà scrivere una mail all'indirizzo ilragazzoinvisibilescuola@gmail.com e richiedere una proiezione del film. Per approfondire l'esperienza della visione, a ogni istituto che si iscriverà verranno spediti cinque copie del libro edito da Salani e altrettante copie della graphic novel edita da Panini Comics, entrambi tratti dal film. Sul sito www.agiscuola.it, inoltre, è disponibile la scheda didattica del film. La storia di Michele, un adolescente apparentemente come altri, che all'improvviso si trova a dover fare i conti con un superpotere che scopre di avere, quello di diventare invisibile, potrebbe continuare idealmente in infiniti modi. Questo concorso diventa l'occasione per le scuole di affrontare temi vicini al mondo dei ragazzi, dal bullismo, al primo amore, alla famiglia, all'essere invisibili per gli altri, al dover diventare grandi, e di farlo divenendo una parte attiva nel meccanismo della creatività narrativa. Dopo l'esperienza del concorso musicale che ha premiato tre giovani musicisti le cui canzoni inedite sono state inserite nella colonna sonora del film, si tratta di un'altra scommessa importante per Il ragazzo invisibile che si rivolge nuovamente ai giovani e giovanissimi, attraverso il mondo della scuola, per pensare insieme al proprio futuro. C'è tempo fino al 1 giugno per partecipare.


LA VITA NON È UNO SCHERZO - L’eco del tempo

FAI presenta, con la collaborazione di Cinemazero, una serata dedicata al patrimonio della memoria degli anziani che rivive attraverso la trasmissione orale dell’esperienza della vita. Si tratta di un documentario realizzato da Coop FAI con la collaborazione della Regione Friuli Venezia Giulia e del Comune di Pordenone.Lavoro, emigrazione, guerra.Piccole grandi storie raccontate da anziani, persone comuni che hanno attraversato il loro tempo. Un tempo poco comune, lungo quasi un secolo, qui raccontato con dignità e forza. Dalle ultime stanze della vita piccoli doni di memoria. Alla proiezione del documentario seguirà un dibattito sul tema della narrazione e del patrimonio della memoria delle persone comuni. In particolare di coloro, e sono tanti, che vivono gli ultimi di passaggi di vita nelle Case di Riposo. Appuntamento lunedì 23 febbraio alle ore 20.45 presso la Sala grande di Cinemazero. Entrata libera.

UNA STORIA A REGOLA D’ARTE

Pordenone, Galleria Sagittaria - fino all’8 febbraio 2015

Festeggiamenti in grande stile per i ‘primi’ cinquant’anni del Centro Culturale Casa Zanussi di Pordenone: a celebrarli è la mostra “Una storia a regola d’arte”, visitabile fino all’8 febbraio 2015 nella Galleria Sagittaria di Pordenone, con un centinaio di opere di grandi e noti artisti, da Mirko a Spacal, da Altieri a Zigaina, da Ciol a Zavagno, da Pizzinato a Cecere, Maniacco, Mascherini per fare solo alcuni nomi. Opere che si aggiungono, grazie a donazioni recentissime, al corposo nucleo di centinaia di opere già in forza alla collezione Concordia Sette della Galleria Sagittaria di Pordenone: dove, in questi cinquant’anni, sono state organizzate oltre 400 mostre, per l’esattezza 426 incluso quest’ultimo percorso espositivo promosso dal Centro Iniziative Culturali Pordenone, a cura di Giancarlo Pauletto su coordinamento di Maria Francesca Vassallo. Le opere esposte sono quasi tutte inedite e per la maggior parte donate dagli stessi artisti oltre che da collezionisti privati. Ingresso libero. Info: www.centroculturapordenone.it/cicp

HO SOGNATO LA PIAF

Sacile, Palazzo Ragazzoni - venerdì 13 febbraio 2015

Elisa Santarossa, Mario Scaramucci e Romano Todesco celebrano la straordinaria Édith Piaf con "un racconto amoroso e cantato". Icona di stile ed eleganza, ma soprattutto artista molto controversa, Édith Piaf è l'indiscussa "cantautrice francese del novecento". Nell'arco di un'ora ripercorreremo la vita tormentata ed eccezionale del "passerotto", massima interprete della chanson réaliste, dalla nascita a Belville ai trionfi americani. Grazie al contributo di immagini e filmati di repertorio scopriremo i momenti essenziali della sua vita personale e artistica, i grandi amori e gli incidenti fatali. Rivivremo la magia dei suoi più grandi successi come "La vie en rose", "Milord", "Je ne regrette rien" e l`atmosfera di un vero cafèchantant. Info: www.facebook.com/teatriassociati

IL MANTELLO DI CARTA

Pordenone, Villa Galvani PArCO - fino all’8 marzo 2015

Il libro benefico Il mantello di carta di Carlo Lucarelli edito da Vastagamma, presentato all'ultima Pordenonelegge ha raccolto intensa partecipata attenzione. Torna a far parlare di sé con la mostra delle illustrazioni dei 46 fumettisti di grido alcuni dei quali veri Maestri del fumetto contemporaneo, Manara, Mattotti, Mordillo, Milazzo, Bruno Bozzetto, Silver, Giardino, Boucq, Cosey, Marini, Nine che hanno aderito al progetto accompagnati da celeberrimi personaggi dei fumetti, come Paperinik, Lupo Alberto, Ratman, Cocco Bill, Mini Vip, Dylan Dog, Nathan Never che per la prima volta si trovano a fianco per un fine importante su un progetto nato e realizzato tutto a Pordenone. L'operazione Mantello di Carta, promossa da Fondazione Maruzza D'Ovidio Lefebvre in collaborazione con Vastagamma e SocialComics nasce per dare visibilità alle cure palliative pediatriche e all'assistenza domiciliare. Un sistema di cure che permette ai bambini malati e alle loro famiglie di ricevere aiuto a casa o presso strutture alternative all'ospedale ugualmente attrezzate senza un ricovero. Info: mail > vastagamma_pn@yahoo.it

Domani accadrà ovvero se non si va non si vede

di Fabio Fedrigo (Italia, 38’) Modera l’incontro Paola Dalle Molle (Messaggero Veneto)


i film del mese

Un film di Alejandro González Iñárritu. Con Michael Keaton, Zach Galifianakis, Edward Norton. USA, 2014. Durata 119 min.

(Tit. Or.: Phoenix ) Un film di Christian Petzold. Con Nina Hoss, Ronald Zehrfeld, Nina Kunzendorf. USA, 2014. Durata 106 min.

(Tit. Or.: En Duva Satt På En Gren Och Funderade På Tillvaron) Un film di Roy Andersson. Con Holger Andersson, Nisse Vestblom. Svezia, 2014. Durata 101 min.

UN FILM MAGMATICO, GIOIOSAMENTE RIDONDANTE, TRACIMANTE VITA ED AMBIZIONE

biRDmAn

Di ALEJAn DRO GOn ZALEZ in ARRiTU Riggan Thompson è una star che ha raggiunto il successo planetario nel ruolo di Birdman, supereroe alato e mascherato. Ma la celebrità non gli basta, Riggan vuole dimostrare di essere anche un bravo attore. Decide allora di lanciarsi in una folle impresa: scrivere l'adattamento del racconto di Raymond Carver Di cosa parliamo quando parliamo d'amore, e dirigerlo e interpretarlo in uno storico teatro di Broadway. Nell'impresa vengono coinvolti la figlia ribelle Sam, appena uscita dal centro di disintossicazione, l'amante Laura, l'amico produttore Jake, un'attrice il cui sogno di bambina era calcare il palcoscenico a Broadway, un attore di grande talento ma di pessimo carattere. Riuscirà Riggan a portare a termine la sua donchisciottesca avventura? Alejandro Gonzàlez Iñárritu, tra i più noti registi messicani, torna al cinema dopo 4 anni con un film, Birdman, pubblicizzato come una black comedy, anche se in realtà nessuna delle due etichette componenti la definizione è in grado di esaurirne il significato. Eppure Iñárritu proprio con le etichette gioca: quella del ruolo dell'attore diverso da una semplice celebrità, quella del confondere l'amore, come sentimento, e l'ammirazione come atteggiamento. Complessità e intensità sono le due qualità più importanti che fanno volare Birdman come film e come storia. Il film è raccontato come un solo ed unico piano sequenza, come se fosse stato girato senza stacchi di montaggio, dopo un unico grande ciak. Come se fosse, soprattutto, l'unico elemento unificante che dà un corpo unico a una serie di temi messi sul palco dal film. L'intensità nel ritmo, puntellato da una batteria jazz che è quasi l'unico inserimento musicale del lungometraggio, fiorisce in dialoghi infiniti e frenetici dandoci sempre la sensazione di attesa, di debutto quello della nuova prima di Riggan. Iñárritu , ricordando l'Altman de I protagonisti, ci fa così entrare a Broadway e nei suoi meccanismi ma soprattutto nella mente di un uomo al crocevia della carriera e della vita.

IN UN RACCONTO NITIDO E LINEARE PETZOLD AFFRONTA LA COSCIENZA DEL SUO POPOLO

iL SEGRETO DEL SUO VOLTO

Di ChRiSTiAn PETZOLD Berlino, 1945. Nelly Lenz, sopravissuta al campo di concentramento, torna nella città natale dove la accoglie l'amica Lene, anche lei ebrea, che prepara per Nelly il trasferimento in Israele, una volta che la donna avrà recuperato la cospicua eredità che le spetta in quanto unica superstite della sua famiglia. Lene ha anche predisposto per Nelly una ricostruzione plastica del viso, devastato dalle ustioni. Nonostante le propongano un volto nuovo, Nelly insiste per riavere il proprio, anche perché non pensa ad altro che a ritrovare il marito Johnny. Peccato che Johnny, quando la vede, non la riconosca. Ma accorgendosi della somiglianza con la moglie, che lui crede defunta, Johnny ingaggia Nelly per interpretare...se stessa, ai fini di recuperare l'eredità di cui sopra. Il segreto del suo volto è, allo stesso tempo, una storia d'amore e un film noir, e cammina con grazia su un filo teso simile a quello che attraversava La donna che visse due volte, anche se un riferimento consono sarebbe anche quello a Non tradirmi con me, che in forma di commedia raccontava simili dinamiche. Ma Phoenix non ha proprio nulla di comico, semmai è attraversato da una dolente ironia che riguarda non solo la vicenda personale di Nelly e Johnny, ma quella di un'intera nazione, la Germania del periodo nazista. Sotto le mentite spoglie di un film di genere, Il segreto del suo volto è estremamente efficace nel trattare il tema dell'identità tedesca messa a confronto con la pagina più buia della propria storia nazionale. E racconta un paese in cui nessuno chiede e nessuno vuole sapere, dunque non può gettare le basi per una vera rinascita. Ma Nelly ricorderà a tutti che "il domani è già qui", mettendo ognuno di fronte alle proprie responsabilità, personali e storiche.

UN VIAGGIO TRA RIFLESSIONI E INCONTRI PER UNA VISIONE TRAGICOMICA DELLA SOCIETÀ

Un PiCCiOnE SEDUTO SU Un RAmO RiFLETTE SULL'ESiSTEn ZA

Di ROY An DERSSOn In un non precisato paesaggio occidentale, Due venditori di maschere, denti davampiro e altri abbigliamenti in stile Halloween sono i protagonisti delle 39 curiose vicende del film, che non ha una vera e propria trama, ma e' piu' un documentario comico. Le scenette, sprazzi di vita quotidiana, narrano gli aspetti piu' disparati: la vita, la morte, l'amore, il denaro, la politica, lo Stato, la


Un film di Paolo Taviani, Vittorio Taviani. Con Lello Arena, Paola Cortellesi, Kim Rossi Stuart. Italia, 2014.

Un film di Ivan Gergolet. Con Maria Fux, Martina Serban, Maria José Vexenat. Italia, 2014. Dur.: 75 min.

DOPO L’ORSO D’ORO A BERLINO, UN’ALTRA SFIDA PER I FRATELLI TAVIANI

mARAViGLiOSO bOCCACCiO

Di PAOLO E ViTTORiO TAViAn i Ogni tempo sembra avere la sua peste (purtroppo anche in senso poco metaforico) e quella protagonista di fuga e 'ricreazione' nelle novelle trecentesche del Decamerone di Giovanni Boccaccio continua a ed essere fonte di stimolo ed ispirazione per la sua modernità. Da Luigi Pirandello a Pier Paolo Pasolini e quel Decameron (1971) cinematografico scandalosamente sovversivo da Orso d'Argento al Festival del Cinema di Berlino, oggi è la volta dei fratelli toscani di San Miniato, decisi riportare sul grande schermo ancora una volta gli uomini con i loro vizi, lasciandosi ispirare dal padre della prosa volgare italiana. Un ritorno alla Firenze colpita dalla peste del 1348, con il gruppo di dieci giovani (sette donne e tre uomini) che decide di ribellarsi alla sensazione di morte imminente, lasciando la città per rifugiarsi in una villa abbandonata sulle colline toscane, dove ingannano il tempo raccontandosi storie dal tono tragico, bizzarro, comico, erotico, caratterizzate da una forte presenza femminile. Un viaggio per salvarsi da “un’epidemia di disillusione” che spinge i giovani a “fare comunità” ed autogestirsi, ripartendo da se e la loro volontà di rinascita. Un viaggio moderno come il rapporto tra generazioni, la corruzione, il sesso che va a braccetto con il potere, la forza dell'amore appassionato.

LA STORIA DI UN'ENERGICA E PASSIONALE DANZATRICE ULTRA-NOVANTENNE

DAnCinG wiTh mARiA

Di iVAn GERGOLET Nell'autunno del 1942 una giovane ballerina vide una foglia staccarsi da un albero e muoversi al vento. Questo fatto, a prima vista senza importanza, fu l'inizio di un percorso umano e artistico straordinario, che portò quella fanciulla a esibirsi in tutto il mondo e diventare una delle maestre di danza più amate e conosciute. Oggi la 93enne argentina Maria Fux insegna ai suoi allievi ciò che la foglia d'autunno le disse molti anni fa, quando si staccò dall'albero e volteggiò libera nell'aria. Fu il vento a farla danzare, non la musica. Maria imparò che non è la melodia a farci muovere, ma sono i nostri ritmi interni, come il battito del cuore e la respirazione. Ciò significa che tutti possono danzarli. Negli anni allo studio sono arrivate persone da varie parti del mondo. Chi vi entra, respira l'odore del legno antico e afferra le sbarre piegate dal tempo, dalla fatica e della passione. Fra questi c'è Martina, che dall'Italia entrerà nello studio di Buenos Aires alla ricerca di una maestra che possa insegnarle come la danza sia in grado di integrare persone molto diverse fra loro. Danzando con Maria anche lei capirà, come tutti gli altri, che ogni limite può diventare un'opportunità.. Maria Fux ha cambiato la vita di molte persone. Dopo aver trascorso la sua esistenza ad insegnare agli altri come superare i propri limiti, ora è lei stessa a portarli nel corpo. La sua ultima sfida è cominciata. Deve trovare per sé la stessa forza che ha trasmesso ai suoi allievi, una forza intima e misteriosa. Una forza che può far danzare un corpo di 90 anni.

i film del mese

giovinezza la vecchiaia etc. il tutto condito da un'eccezionale sfondo di sarcasmo e aspetti psicologici, legati alla filosofia e ai ragionamenti che derivano da quest'ultima, spesso portati all'eccesso dall'umanita'. Un percorso fatto di incontri e situazioni inaspettate, che diventano strumento per offrire un punto di vista originale sulla società attuale, caratterizzata dalla supremazia della vanità. Una serie di storie quotidiane e fuori dal comune che ritraggono la nostra esistenza nella sua grandiosità e nella sua meschinità, nella bellezza e nella tragedia, nell’esagerazione e nella tristezza: in una prospettiva aerea, come raccontate da un uccello che riflette sulla condizione umana. Il piccione è sorpreso dagli uomini, e cerca di dare un senso e capire le loro attività, le follie, l’orgoglio e l’agitazione. L'ironia corrosiva del regista scandinavo si mescola a una ricerca visiva sempre più stimolante in questi 39 piani sequenza in cui si ride amaro. Andersson riesce a convogliare altrettante riflessioni semiserie sulla mortificazione dell'esistenza quotidiana, sul cumulo di assurdità a cui l'essere umano si sottopone per convenzione o presunto interesse, senza più essere in grado di porsi il quesito fondamentale sulle ragioni del proprio intento originario- Un affresco corale dell’incarnazione del disperato bisogno di divertimento odierno e dell'assoluta incapacità di godere dello stesso. Ma soprattutto icona tragicomicadella condizione ineluttabile di venditori porta a porta (oltre che di se stessi) a cui la società del marketing imperante sembra aver condannato l'umanità intera.


LA SCUOLA AL CINEMA - FEBBRAIO 2015

Tutte le proiezioni si svolgono a Pordenone presso Cinemazero, in Piazza Maestri del Lavoro. Il costo del biglietto è di € 3,00 a studente (insegnanti e accompagnatori non pagano). Per informazioni e prenotazioni scrivere a didattica@cinemazero.it o chiamare il 3920614459

Giovedì 12 febbraio e martedì 24 febbraio ore 9.00 Destinato alle scuole secondarie di primo grado e di secondo grado (tutte le classi) IL RAGAZZO INVISIBILE di Gabriele Salvatores. Fantastico, Italia, Francia 2014, 104' Michele è un adolescente che vive a Trieste con la mamma Giovanna. A scuola i bulletti della classe, Ivan e Brando, lo tiranneggiano e la ragazza di cui è innamorato, Stella, sembra non accorgersi di lui. Ma un giorno Michele scopre di avere un potere, anzi, un superpotere: quello di diventare invisibile. Sarà solo la prima di una serie di scoperte strabilianti che cambieranno la vita a lui e a tutti quelli che lo circondano. Giovedì 19 febbraio ore 9.00 Destinato alle scuole secondarie di secondo grado THE IMITATION GAME di Morten Tyldum. Biografico, Gran Bretagna, USA 2014, 113' Alan Turing, brillante matematico ed esperto di crittografia, racconta a un agente di polizia la sua storia partendo dalla Seconda Guerra Mondiale quando a lui e ad un piccolo gruppo di cervelloni, fra cui un campione di scacchi e un'esperta di enigmistica, venne assegnato il compito di decrittare il codice Enigma, ideato dai Nazisti per comunicare le loro operazioni militari in forma segreta. Storia di uno dei padri dell'informatica, The Imitation Game è il racconto delle avventure di una mente prodigiosa. Sabato 21 febbraio ore 9.00 Destinato alle scuole secondarie di secondo grado Evento speciale in collaborazione con Comune di Pordenone – Assessorato alla Cultura e Cooperativa L'Altrametà nell’ambito della rassegna "Il dialogo creativo" 2015 IO STO CON LA SPOSA di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry. Docu-fiction, Italia, Palestina 2014, 89' Alla presenza di Gabriele Del Grande Documentario nomade finanziato dal basso, Io sto con la sposa mette letteralmente in schermo un matrimonio e il suo corteo di invitati mai così partecipi. Perché i cinque protagonisti di questa avventura sono in fuga dalla guerra e dal loro Paese fiaccato dalla belligeranza. Palestinesi e siriani sopravvissuti ai marosi, sbarcati a Lampedusa e decisi a raggiungere 'creativamente' la Svezia. Ad aiutarli un regista, un giornalista e un poeta sirano-palestinese convinti che nella vita prima o poi bisogna scegliere da che parte stare. Previa richiesta sono programmabili dei matinèe in occasione dell’uscita (a febbraio) del film. Destinato alle scuole primarie (classi quarte e quinte) EDUCAZIONE AFFETTIVA di Federico Bondi e Clemente Bicocchi. Documentario, Italia 2013, 90' Sono gli ultimi giorni di scuola di una quinta elementare. Tutta la classe si domanda cosa succederà dopo. Tra le tante emozioni che si accavallano in questo momento emerge la paura del futuro. Soprattutto in Giulia, una bambina amata da tutti che si rifugia in un mondo fantastico che gli altri vorrebbero conoscere. Le sue emozioni e quelle dei compagni raccontano l'universo misterioso e puro di chi non è più bambino ma non ancora adolescente..


GLI EREDI DI TOTÒ

STECChinO JOhnnY regia di Roberto Benigni, 1991 dur. 122’ Venerdì 27 febbraio 2014 - ore 19.30 Mediateca Cinemazero - Piazza Cavour, PN | Ingresso libero Dopo il film i totofili si incontreranno per una pizza alla Pizzeria Plaza di piazza Risorgimento a Pordenone


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.