Cinemazeronotizie giugno 2014

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E 1,00

mensile di cultura cinematografica

Dal 5 giugno in sala il terzo film di Asia Argento

Il pubblico giovane visto dall’Europa

A Ljubljana un convegno sul rinnovamento dell’audience

FMK Il giro del mondo in 1.156 corti Chiuso il bando di un’edizione ricca di novità

Thermae Romae, irresistibile peplum giapponese Direttamente dal FEFF 16 l’ultima commedia targata TuckerFilm

Al via i lavori per la Quarta Sala

Iniziati i lavori propedeutici alla creazione di una nuova sala

Scrivere di Cinema per la scuola

14

Giugno

Incompresa... e giovani registi a Cannes

2014 numero 06 anno XXXIV

Cinema italiano up and down

Fra premi e voglia di rinnovamento

Inaugura il premio del territorio dedicato ai giovani della Regione

Claudio G. Fava: l’immagine del cinema

Il ricordo di un giornalista che ha fatto la storia della televisione spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi


Fra premi e voglia di rinnovamento

AndreaCrozzoli Crozzoli Andrea

Editoriale

Cinema italiano up and down Con il Gran Premio conquistato al 67mo Festival del Cinema di Cannes da Alice Rohrwacher con Le meraviglie si è aperto un dibattito sullo stato di salute del cinema italiano. Da una parte quelli che sostengono che il cinema italiano gode di ottima salute e raccoglie premi in ogni dove. Oltre al già citato Gran Premio di Cannes alla Rohrwacher abbiamo avuto l’Oscar per il miglior film straniero a Paolo Sorrentino per La grande bellezza, il Marc’Aurelio d’Oro al Festival di Roma per TIR di Alberto Fasulo (primo italiano dopo otto edizioni a vincere il festival) e il Leone d’Oro a Venezia Gianfranco Rosi per il film Sacro Gra. Una serie di riconoscimenti che rischiano però di farci tracurare la complessivamente deludente stagione cinematografica italiana. Salvo rarissime eccezioni i film italiani usciti negli ultimi tempi sono risultati, tutto sommato, modesti e molto al di sotto delle aspettative. Questo anche per i soliti mali che affliggono il nostro cinema: dalla ripetitività delle formule alla mancanza di organici contatti con altre produzioni europee, dalla scarsissima attitudine a rischiare unita all’incapacità di affronare nuovi linguaggi. Così gli stimoli più creativi e innovativi si perdono. Un esempio per tutti il film I ponti di Sarajevo, un film corale in occasione dei cento anni della prima guerra mondiale partita proprio da Sarajevo. Ebbene i due episodi più classici, lineari, senza poesia, senza ricerca di nuovi linguaggi o formule espressive, sono proprio quelli girati dagli italiani Leonardo Di Costanzo e Vincenzo Marra. Nessun stimolo, anche proveniente dalla realtà circostante viene colto. I casi succitati dei film premiati sono, quindi, casi isolati legati alla caparbietà del singolo autore o alla sua capacità di relazione con altre situazioni produttive all’estero. Manca totalmente una industria culturale che faccia sistema, un movimento unitario. Tutto si brucia in fretta, senza lasciare la minima traccia, senza avviare circoli virtuosi di nuove pratiche produttive. Come ci eravamo quasi dimenticati del premio Oscar a Paolo Sorrentino, ci dimenticheremo presto anche del Gran Prix a Alice Rohrwacher così come ci siamo dimenticati che al FilmFestSpiele di Berlino a febbraio non avevamo nessun film in concorso. Cosa succederà alla prossima Mostra del Cinema di Venezia? Alberto Barbera, direttore della manifestazione, ha quest’anno una grande messe di film sui quali attingere per la sezione del concorso, con già due titoli assicurati The Cut di Fatih Akin e Three Hearts di Benoit Jacquot. E il cinema francese ha già pronto per il Lido svariati altri film come Une nouvelle amie di François Ozon, Eden di Mia Hansen-Love, Vie sauvage di Cedric Khan, La rancon de la gloire di Xavier Beauvois, Retour a Ithaque di Laurent Cantet. Per non parlare degli Stati Uniti, i quali mettono a disposizione per Venezia pellicole come A Most Violent Year di J.C. Chandor, Gone Girl di David Fincher con Ben Affleck, Birdman di Alejandro Gonzales Inarritu, Manglehorn di David Gordon con Al Pacino, Big Eyes di Tim Burton, Knight of Cups di Terence Malick con Christian Bale, Natalie Portman e Cate Blanchett. L'Italia, al momento, ha solo un titolo da mettere sul piatto: Il giovane favoloso di Mario Martone, biopic sul poeta di Recanati Giacomo Leopardi. C’è da sperare che il nuovo ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini trovi soluzione, alla serie di nodi strutturali irrisolti, che permettano alle potenzialità dei talenti di esprimersi facendo finalmente decollare un sistema cinema e favorendo anche un giusto, doveroso ma soprattutto necessario ricambio generazionale definitivo.

In copertina: Asia Argento regista di Incompresa presentato nella sezione

Un certain regard del Festival di Cannes 2014.

cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Giugno 2014, n. 06 anno XXXIV Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Marianita Santarossa Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Grafiche Risma Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica


Dal 5 giugno in sala il film di Asia Argento presentato a Cannes

Marco Fortunato

Chi le chiede se si tratti di un film autobiografico o addirittura “terapeutico” ottiene un solo risultato, quello di farla arrabbiare. Al più è consentito parlarne in termini di opera “personale” perché è questo l’unico aggettivo che Asia Argento sembra prendere in considerazione per definire il suo film Incompresa presentato all’ultimo Festival di Cannes nella sezione Un certain regard. Dopo aver dato l’annuncio dell’abbandono definitivo della recitazione («richiede troppo ego, spiritualmente mi fa male») la trentottenne figlia del re del brivido Dario Argento ha portato sulla Croisette il suo terzo film da regista che s’ispira al classico di Luigi Comencini Incompreso del 1967. Aria, la piccola protagonista, una giovanissima e bravissima Giulia Salerno di cui sentiremo sicuramente parlare in futuro, chiede semplicemente di essere accettata per quello che è: una bambina di nove anni con un disperato bisogno d’affetto e di attenzione. Un desiderio che dovrebbe trovare naturale soddisfazione nell’ambiente familiare e che invece resta perennemente frustrato per colpa di un padre, Gabriel Garko, attore di serie B, narcisista, frustrato, scaramantico fino a rasentare la follia e di una madre, Charlotte Gainsbourg perfetta nel ruolo, che si dà facilmente a qualsiasi uomo, cambiando personalità a seconda del maschio di turno. Due archetipi compiuti di genitori assenti ed egocentrici a tal punto da non vedere altro che loro stessi. Le loro attenzioni sono tutte incentrare sulla propria vita e sulle altre figlie avute da precedenti matrimoni ma non su Aria che vaga per Roma, e per la sua vita, abbandonata a sé stessa: piccola, invisibile, incompresa. Un film sinusoidale, forse imperfetto ma comunque coerente nel cercare di rendere il ritratto del mondo degli adulti visto con gli occhi di una bambina, con i suoi bisogni e le sue ambizioni, le sue paure e la voglia di scoprire la vita. Un film che non teme di osare nel tentativo di tradurre sullo schermo tutta l'ingenuità e la prospettiva che può avere la sua protagonista. Se i toni sono a tratti esasperati, qualche volta caricaturistici, e se non sempre la regista riesce a bilanciarli senza cadere in eccessi involontari, è perché alla piccola Aria le cose appaiono così. Perché gli occhi di un bambino non sono quelli di un adulto; i suoi bisogni gli stessi, ma amplificati e famelici. È forse questo uno degli aspetti più interessanti, e più riusciti del film, ed è anche ciò che accomuna Incompresa ad altri film applauditi al Festival Cannes. È il caso dell’altro volto femminile dell’Italia sulla Croisette, quell’Alice Rohrwacher, classe 1981, che con Gelsomina e la sua famiglia in Le meraviglie ha conquistato il Gran Prix. Tanto Aria appare fragile e innocente, quanto Gelsomina, il motore immobile di Le meraviglie, pur essendo poco più di una bambina, è decisa, severa e responsabile. È lei, invece del padre, che manda avanti la famiglia. È lei che rappresenta la garanzia dell’unità e della sopravvivenza di quel mondo artificiale che le ruota intorno, ed è lei che con il suo comportamento e le sue scelte può diventare l’elemento di rottura destinato a provocarne l’implosione. Adolescente nell’età ma spesso infantile nei comportamenti è anche Steve, il quindicenne prigioniero della sindrome da deficit di attenzione e iperattività che lo porta ad aver comportamenti istintivi e violenti in Mommy firmato dal talentuoso canadese Xavier Dolan che di anni ne ha appena compiuti venticinque. Tre giovani registi che scelgono gli occhi di altrettanto giovani (o giovanissimi) protagonisti per restituirci il loro sguardo sul mondo. Tre esempi, peraltro molto differenti tra loro. È presto per dire se si tratti di una tendenza estemporanea o duratura ma l’impressione è che si tratti di un’esigenza artistica di leggere la realtà con occhi e strumenti nuovi. Occhi all’apparenza innocenti, ma in realtà in grado di giudicare ciò che li circonda in maniera più obiettiva e netta. Perché non devono giustificarsi e non devono fare i conti con i compromessi di situazioni e relazioni (la famiglia, il lavoro, ecc.) tipiche dell’età adulta. Nuovi occhi per nuove forme del racconto, e se è forse vero che molto del raccontabile è già stato raccontato è altrettanto vero che esistono infiniti modi per raccontarlo. E quanto visto sinora al 67mo Festival di Cannes ci fa pensare che ci sia ancora molto da scoprire.

Cronache da Cannes

Incompresa... e gli occhi dei giovani registi a Cannes


Un convegno sul ruolo della sala cinematografica e l'importanza dell'educazione al film

Petra Slatinšek

Cinema e nuove generazioni

Il pubblico giovane, visto dall'Europa... Il Kinodvor (principale centro culturale e cinema d'essai di Ljubljana) ha organizzato lo scorso 7/8 maggio il convegno Film Education in Cinemas - International Conference on Approaches to Young Audiences, realizzato con il sostegno di Slovenian Film Centre e Creative Europe Desk Slovenia nell'ambito delle celebrazioni dell' “Anno del cinema” di Ljubljana. Il convegno è stato pensato come una “piattaforma aperta” con la quale concentrare l'attenzione del pubblico e degli operatori sul ruolo delle sale, intese in senso ampio come vivaci centri artistici, culturali e sociali. L'obiettivo è stato quello di analizzare e discutere il ruolo del cinema (pensandolo come “sala”) nello sviluppo dei programmi di educazione cinematografici e in particolare per lo sviluppo di proposte accattivanti per il pubblico giovane. Si è cercato di rispondere a domande pratiche e pressanti che sorgono nel lavoro di ogni giorno di molti operatori culturali europei: 1) Come creare curiosità negli adolescenti verso il cinema nel loro tempo libero, già che lo snobbano? 2) Come affrontare l'ingente uso dei nuovi media da parte dei più giovani e includerli nei programmi di educazione cinematografica? Questi programmi dovrebbero adattarsi alle nuove modalità di visualizzazione e se sì, come? 3) In che modo si deve collaborare con le istituzioni scolastiche? Il cinema è soprattutto uno spazio per l'esperienza di qualità dei film: l'educazione alla settima arte deve avvenire in istituzioni educative o in sale con programmi specifici? 4) Come possiamo educare al film lavorando insieme ai bambini e ai ragazzi? Di che cosa dovremmo parlare: il contenuto del film, le emozioni, i mezzi di espressione... Vale la pena concentrarsi molto sulla specificità del linguaggio cinematografico o è meglio sviluppare il piacere della visione soffermandosi soprattuto sulle emozioni che il cinema sa dare? Oppure, ancora, puntare allo sviluppo della sensibilità/capacità di filmare, per essere validi produttori di contenuti? Molti gli ospiti da tutta Europa che hanno cercato di rispondere a queste domande... Nel suo contributo, il professor Ian Christie (UK), storico del cinema, curatore ed ex vice-presidente di Europa Cinemas, ha sottolineato come l'educazione al cinema moderno possa essere divisa in due macro campi: i programmi nelle scuole e i programmi scolastici nei cinema. Un esempio del primo la francese Ecole et cinéma, del secondo il belga Ecran grande noir sur tableau. Il dilemma fondamentale oggi è proprio questo: che tipo di programma deve avere la precedenza? Cos'è più importante, l'esperienza del grande schermo al cinema o il tempo (ore curricolari) che la scuola mette a disposizione per l'educazione al film in classe? I paesi europei hanno tradizioni diverse, ma secondo entrambi i modelli è fondamentale soprattuto che si parli di film (cosa che in Italia si fa molto di rado, n.d.t.). In più, se si vuole attirare un pubblico giovane, bisogna avere l'offerta giusta, far sì che il luogo prima di tutto sia fisicamente attrattivo: il cinema può essere una delle tappe fra scuola e casa, ma solo se risponde ai gusti dei giovani. Il numero di spettatori nel primo pomeriggio dei giorni feriali è piuttosto basso, ed esistono buone pratiche che dimostrano come si possa far convergere i giovani verso il cinema in quella fascia (due esempi su tutti: il MovieZone olandese o il Watershed a Bristol). In genere si tratta di sale che hanno anche una vivace attività online, di cui buona parte è di dialogo con il pubblico. Céline Ravenel (FR), direttore artistico della Cinéjeune e Presidente della European Children's Film Association, ritiene, in base alla sua esperienza di festival specifici per giovani, che gli adolescenti abbiano bisogno di essere attratti tramite workshops e altre attività che raccontino e testimonino, accrescano, la magia del cinema. Altrettanto, Cecilia Grubb (SW), produttrice del BUFF Film Festival, sostiene che sia cruciale un approccio creativo, che metta alla prova i ragazzi, e che abbia una prospettiva di “intersezione” fra i vari stimoli: il pubblico dei giovani mostra un grande interesse a dialogare con ospiti ed esperti, come anche a realizzare prodotti autonomi. Gert Hermans (BE) lavora per Jekino, una società che distribuisce film di qualità per bambini. I più piccoli, dai 4 ai 6 anni, rappresentano un pubblico particolare, caratterizzato dalla


capacità di leggere motivi che si ripetono nella storia, apprendendo dalla ripetizione; nonché di vivere con confusione il passaggio tra realtà e fantasia, non sempre cogliendo la logica di ciò che vedono sullo schermo o senza capacità di dare giudizi di verità. Mentre i bambini più grandi sono più attenti alla struttura della storia, quelli in età prescolare reagiscono agli stimoli brevi. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di scegliere per loro film senza dialoghi e con tempi di narrazione più lenti e in cui i personaggi siano amichevoli, riconoscibili, empatici. Per la generazione oltre i 13 anni il suo parere è netto: "Sappiamo tutti che, per vari motivi, è quasi impossibile far sì che gli adolescenti si chiudano all'interno di un cinema per vedere i nostri film volontariamente. Gli adolescenti hanno le loro preferenze, non accetteranno un film che potrebbe sembrare infantile o un titolo che gli viene imposto; hanno i propri canali attraverso cui un film può essere promosso e conosciuto, canali che non possiamo controllare o ai quali spesso non abbiamo accesso. Quando si tratta di film “teen”, il cinema diventa una zona “vietata agli adulti”. È molto più facile dunque che siano gli insegnanti a far avvicinare gli adolescenti al film, a scuola. Nel fare questo, però, devono selezionare con attenzione i film, pensando non ai propri interessi/passioni ma a quelli dei ragazzi”. Martina Pestaj (SLO), autrice, sceneggiatrice e produttrice per programmi televisivi per bambini all'interno del Children's and Youth Programme della RTV Slovenia, sottolinea come sia possibile condurre una discussione sui film con bambini di diverse fasce di età, anche molto piccoli. Particolarmente importante è guardare i film in sala, perché questo contribuisce a una completa esperienza educativa cinematografica, che può essere affrontata in termini di “puzzle”, in cui si intersecano l'educazione al linguaggio filmico, la storia e l'esperienza personale. I bambini sono infatti in grado di assumere e coordinare diverse prospettive sociali e di collegare ciò che vedono sullo schermo con una grande quantità di fatti che non sono rappresentati direttamente nella finzione. Riccardo Costantini (IT), coordinatore di Cinemazero ed esperto di didattica dell'audiovisivo, ha ricordato come rivolgersi al pubblico giovane porti necessariamente a riflettere sull'utilizzo dei media digitali, coi quali si può e si deve cercare di far produrre contenuti multimediali. Il problema dei nuovi media è che la qualità è difficile da controllare, la vita dei supporti e dei prodotti è più corta, e gli standard cambiano rapidamente. Inoltre, richiedono partecipazione e attenzione (social) costante. L'utilizzo dei nuovi media, nel proporli al pubblico giovane, deve essere caratterizzato da contenuti brevi e di pronta assimilazione, improntati alla partecipazione e competizione diretta e deve essere realizzabile a basso budget. Discutendo con Kathy Loizou (UK), direttore e fondatore di The Children Media Conference (l'evento più importante per i professionisti che si occupano di “media e bambini” nel Regno Unito), si è soffermato su come l'uso dei nuovi media sia essenzialmente determinato dall'interattività, dove l'utilizzo effettivo può andare in diverse direzioni secondo i desideri e le priorità degli utenti. I nuovi media stanno facendo il loro graduale ingresso a scuola, anche se alcuni insegnanti li evitano o li demonizzano, proprio a causa della loro natura interattiva, che ovviamente rappresenta una sfida per gli approcci educativi classici. È proprio per questo che gli insegnanti hanno bisogno di materiali pedagogici che spieghino come utilizzare i nuovi media, materiali di difficile realizzazione proprio perché da una parte i mutamenti culturali sono in atto, e, dall'altra perchè è il pubblico giovane ad avere migliore padronanza degli strumenti rispetto agli adulti, chiamati invece a “normare” il sistema senza averne capacità pratica. Petra Slatinšek (SLO), curatrice dei programmi per giovani del Kinodvor, ha sintetizzato gli esiti del convegno individuando alcune parole/concetti chiave nel campo dell'istruzione al film: il dialogo, la ricerca, l'inclusione (di adolescenti, adulti, bambini in dinamiche d'interazione), termini che portano tutti alla creatività, elemento spesso bandito dal sistema educativo classico, che vuole un'istruzione frontale, formale, anche in relazione all'educazione al cinema, che è invece caratterizzato da magia, fascino e divertimento, Si tratta insomma di sviluppare un percorso di approfondimento e di esplorazione congiunta, che includa il pubblico giovane come soggetto attivo, senza paura di includere anche i nuovi media. Questa riflessione metodologica sembra valere oggi non solo per l'educazione al cinema, ma anche per la formazione culturale e artistica in generale.


Chiuso il bando per un’edizione che inizia già a mostrarsi tutta da non perdere

Marianita Santarossa

FMK International Short Film Festival

FMK il giro del mondo in 1156 corti! FMK International Short Film Festival – il festival di Cinemazero dedicato al cortometraggio, che quest’anno si terrà dal 15 al 19 luglio a Pordenone e che giunge alla sua 11ma edizione – si presenta subito con la sua veste rinnovata che, stando ai 1156 corti ricevuti intasando la cassetta delle lettere e varie piattaforme online scelte fra le più popolari del settore, ha già ottenuto il plauso dei filmmakers di più di mezzo mondo. Realizzato anche quest’anno grazie al supporto di Banca FriulAdria Crédit Agricole in collaborazione con Pordenone Estate in città del Comune di Pordenone, FMK vede in questa edizione l’aspetto internazionale del concorso decisamente ampliato. Le opere che si sfideranno provengono da America Latina (totalmente rappresentata), ma anche da diversi Paesi africani, Repubbliche ex sovietiche, Europa e Stati Uniti, per un totale di 60 Paesi equamente distribuiti nei 5 continenti, per presentare un appuntamento che, oltre alla sfida cinematografica, propone un vero e proprio spaccato sul mondo. Ma una risposta che raddoppia la mole di partecipanti in un solo anno forse si spiega anche con la curiosità che le novità annunciate hanno creato permettendo di fare quel salto di qualità che colloca FMK tra i festival internazionali nel vero senso della parola. Che FMK avesse affinato gusto e artigli lo si poteva capire anche dal fatto che il corto vincitore della scorsa edizione – “More Than Two Hours” di Ali Asgari (Iran) – dopo essersi guadagnato la nomination alla Palma d'Oro per il miglior cortometraggio al Festival di Cannes del 2013, è stato selezionato anche per il Sundance Film Festival, la più prestigiosa vetrina del cinema indipendente mondiale. L'esecuzione di Enrico Iannaccone invece, corto selezionato in tempi non sospetti per l'edizione di FMK dell'anno scorso, ha fatto strada vincendo il David di Donatello come miglior cortometraggio. Ma iniziamo a svelare le carte: come anticipato è stata abbandonata la cadenza settimanale, concentrando gli appuntamenti dal 15 fino al 19 luglio, quando sarà possibile vedere – fuori concorso – una selezione dei corti passati nei principali festival del mondo, per mostrare il meglio in circolazione e porre un termine di confronto e paragone per quelli che si sfideranno nella competizione. Inedito sarà anche lo sviluppo quotidiano, che impegnerà pubblico e partecipanti tutto il giorno, con laboratori, workshop, incontri e Visioni OFF sin dal mattino, per un’invasione di tutto il chiostro di San Francesco a Pordenone, tradizionale location del festival. Le sezioni protagoniste sono come da tradizione tre: corto-cortissimo e cortometraggio, animazione, e horror – valutate ognuna da una giuria pensata per rappresentare diversi aspetti della filiera cinematografica – a cui si aggiunge un premio trasversale rinnovato, dedicato all'ambiente e promosso con ARPA LaREA FVG, giudicato da un’apposita giuria e finalizzato alla produzione di un lavoro ad hoc. Novità assoluta per questa edizione di FMK, possibile grazie alla straordinaria collaborazione dell'Associazione Makin'GO, è il grande ritorno dell’appuntamento amato da tutti i filmmakers della regione e non solo, la maratona 6x60, che mancava all’appello da diversi anni. Squadre di filmmakers invaderanno la città per riuscire a realizzare in 60 ore un corto di 6 minuti e sfidarsi per vincere il premio dedicato. Cifra caratteristica che si è voluto enfatizzare infatti è quella di vetrina per addetti ai lavori e appassionati della brevitas cinematografica, introducendo un’importante componente di “fare”, oltre che “guardare”. A tal fine si è anche creata una rete di accoglienza rivolta agli interessati fuori provincia, con agevolazioni, convenzioni e scontistica per chi vorrà calarsi in questa full immersion. Ogni giornata sarà dedicata a un tema, che porterà il pubblico a godere di una panoramica completa su questo mondo, completando le sezioni in concorso con un programma molto speciale dedicato alla video arte, e costellato da dj set e concerti e mostre, che faranno del chiostro quattrocentesco un luogo di aggiornamento, di confronto, di giudizio e, soprattutto, di crescita a più livelli. Se volete sapere i nomi che andranno a comporre questo nutrito calendario potete seguire la pagina Facebook (a sua volta nuova di zecca!) in cui nelle prossime settimane verranno segnalati ospiti e partecipanti: www.facebook.com/FMKfestival.


L’adattamento del popolare manga giapponese in arrivo direttamente dal FEFF 16

Gianmatteo Pellizzari

Il più famoso peplum fantasy giapponese ha un bel po’ di molecole italiane che gli colorano il DNA! Stiamo parlando dell’irresistibile Thermae Romae, ovviamente, che il 26 giugno approderà nelle nostre migliori sale grazie alla Tucker Film, ma stiamo anche parlando di Thermae Romae II, l’attesissimo sequel, che lo scorso 3 maggio ha chiuso in prima mondiale il FEFF 16! Proprio il grande festival udinese, due anni fa, aveva presentato il cult di Takeuchi Hideki (sempre in prima mondiale), scatenando l’entusiasmo del popolo fareastiano e anche della critica. Tratto dal manga della fumettista Yamazaki Mari, conosciutissimo anche in Italia e pubblicato dalla Star Comics, Thermae Romae narra le gesta di Lucius Modestus (il divo nipponico Abe Hiroshi, assolutamente perfetto per il ruolo): un aitante architetto dell’Antica Roma che si ritrova catapultato nel Giappone contemporaneo! Come scrive Emanuele Sacchi, «Sul gancio narrativo del confronto tra Roma e Giappone, con il contrasto di elementi in comune e differenze stridenti, si giocano le sorti di un mix di comicità melbrooksiana e nonsense strettamente nipponico, con surplus di babele linguistica. Umorismo giapponese al 100% e, nel contempo, universale. Proprio come il linguaggio della risata dovrebbe sempre essere (e sovente non è)». Gli fa eco Maggie Lee, su Variety: «Tutte le strade portano a... una vasca da bagno! Ecco Thermae Romae, spassoso viaggio nel tempo dove un architetto romano del 128 DC salva l’Impero sfruttando le future tecnologie nipponiche! L’adattamento del manga gioca benissimo con gli anacronismi, fra antica Roma e Giappone contemporaneo, e intrattiene gli spettatori sul filo di un irresistibile umorismo e di un crepitante stile farsesco». Il film, girato a Cinecittà e nei dintorni della Capitale, pullula di comparse italiane e, qui e là, fa ricorso all’uso del Latino (qualche prof impugnerà la penna rossa) e ad arie d’opera (Takeuchi Hideki adora gorgheggiare Verdi e Puccini al karaoke!). La sceneggiatura accumula gag su gag, sfruttando con invidiabile creatività l’artificio del viaggio nel tempo, e i miracoli digitali fanno il resto, assieme ai vari set romani e all’accuratezza dell’intera operazione. La stessa accuratezza, la stessa grandezza visiva, con cui Takeuchi Hideki ha impaginato Thermae Romae II, riconfermando il cast e il meccanismo narrativo: set monumentali, oltre 5000 comparse, location mozzafiato (il film è stato girato tra la Bulgaria e il Giappone). Cosa capiterà, dunque, a Lucius Modestus? Dopo aver progettato le sontuose terme di Adriano, fulcro del capitolo numero 1, il baldo architetto dovrà misurarsi con un altro ingaggio: progettare un bagno termale dentro il Colosseo, per dare sollievo ai gladiatori acciaccati e feriti… Nato nel 1966, Takeuchi Hideki ha iniziato a lavorare per Fuji Television e, nel 1996, ha diretto la prima delle sue serie per il canale televisivo. Nel 1998 ha vinto il premio come miglior regista ai Television Drama Academy Awards per Just a Little More, God e, successivamente, lo ha conquistato altre tre volte. Il debuttato nei lungometraggi risale invece al 2009, con la commedia musicale in due parti Nodame Cantabile, seguita poi da Thermae Romae: la via che dal Giappone lo ha condotto fino al FEFF di Udine e, ora, nei cinema italiani.

Thermae Romae

Thermae Romae: l’irresistibile peplum fantasy targato TuckerFilm


Al via i lavori di adeguamento propedeutici alla realizzazione, nel 2015, di una nuova sala

Marco Fortunato

Quarta Sala, work in progress

Al via i lavori per la realizzazione della Quarta Sala È iniziata da pochi giorni la prima tranche di lavori di riqualificazione della SalaGrande, l’inizio dell’iter che porterà, presumibilmente entro la fine del 2015, alla realizzazione della quarta sala dell’Aula Magna Centro Studi. Dal 29 maggio, per un periodo di circa tre mesi, questa sala rimarrà dunque chiusa al pubblico – mentre le altre due (Pasolini e Totò) proseguiranno regolarmente la loro attività – per permettere una serie di operazioni di adeguamento dell’impiantistica e di rifacimento dei controsoffitti e delle coperture interne che dovrebbero assicurare una migliore efficienza energetica dell’intero stabile coerente alle tematiche ambientali che in vari modi anche Cinemazero promuove. Accanto ad essi non mancheranno degli interventi sulle attrezzature finalizzati ad aumentare ulteriormente la qualità ed il comfort della visione per il pubblico, come l’ingrandimento dello schermo e la sostituzione delle poltrone della platea. Nel loro insieme queste opere di ammodernamento sono funzionali alle modifiche strutturali richieste dalla corposa operazione di realizzazione di un’altra sala che avrà luogo il prossimo anno. Si tratta di lavori complessi e particolarmente onerosi, resi possibili grazie all’intervento del Comune e della Regione FVG, che rappresentano il primo passo di un percorso che vede anche Cinemazero impegnato dal punto di vista economico e che proseguirà ancora per i prossimi due anni nell’obiettivo di poter finalmente creare quel nuovo spazio che permetterebbe di ampliare ulteriormente l’offerta culturale per la Città. Una struttura che attrae ogni anno oltre 110mila persone (tale è il dato dei biglietti staccati lo scorso anno) è infatti ormai prossima al punto di saturazione e molto spesso, stante la crescente dinamicità delle proprie attività, si trova in difficoltà dal punto di vista logistico. Il progetto di riorganizzazione degli spazi si presenta quindi oggi come un passaggio imprenscindibile per ottimizzare la possibilità per il pubblico di usufruire di una così ricca offerta. A regime non vi saranno delle variazioni sostanziali nel numero complessivo di posti, ma una loro redistribuzione. L’attuale SalaGrande verrà completamente ridisegnata, platea e galleria saranno unite attraverso la creazione di un’unica gradonata in pendenza che aumenterà la visibilità per il pubblico. Quest’operazione dovrebbe ridurre l’attuale capienza di circa cinquanta posti. Nello spazio sottostante alla nuova gradinata – quello che attualmente ospita lo spazio mostre – troverà spazio la quarta sala destinata ad ospitare un numero di posti simili a quello delle sale Pasolini e Totò. Sarà una saletta particolarmente curata ed accogliente, dotata anch’essa delle più moderne tecnologie di proiezione digitale. Diversi i vantaggi di questo nuovo assetto, che dovrebbe vedere la luce con la fine del prossimo anno. Per quanto riguarda la proposta cinematografica durante la normale attività annuale una nuova sala permetterà di aumentare notevolmente il numero di film ed eventi proiettabili, sfruttando in maniera ancora più efficace i vantaggi offerti della tecnologia digitale e proseguendo verso una multiprogrammazione differenziata negli orari e nelle proposte a seconda dell’interesse delle diverse fasce di pubblico. Nel caso di incontri con gli autori o di film di particolare interesse sarà comunque possibile garantire a tutti la possibilità di assistervi attraverso un collegamento in streaming – peraltro già sperimentato in occasione dell’anteprima di TIR di Alberto Fasulo – garantendo un collegamento in diretta con la SalaGrande. Questo sforzo richiederà ovviamente dei costi molto significativi, che Cinemazero affronterà per continuare ad essere all’altezza del ruolo di punto di riferimento nel panorama culturale cittadino ma ciascuno, se lo desidera, può dare il suo contributo al progetto. È sufficiente indicare Cinemazero come associazione beneficiaria del 5 per mille, firmando nel primo riquadro della dichiarazione dei redditi: Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale e inserire il codice fiscale di Cinemazero n. 80011520931.


Inaugura il Premio del Territorio dedicato ai soli giovani della Regione

Manuela Morana

È in piena attività la giuria pordenonese del Premio del Territorio, novità assoluta della dodicesima edizione del concorso Scrivere di cinema - Premio Alberto Farassino, iniziativa promossa da Cinemazero, Fondazione pordenonelegge, Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e MYmovies.it in collaborazione con Alice nella Città e col supporto di FriulAdria Crédit Agricole. Con uno sguardo alla giuria nazionale del premio, composta quest'anno da Mauro Gervasini, Nicola Lagioia, Adriano De Grandis e diretta da Viola Farassino, e una strizzatina d'occhio alle grandi giurie dei premi letterari tout-court, la giuria composta esclusivamente da insegnanti è fomrata da Pierpaola Busetto e Sara Fabretto (Liceo Scientifico Statale “M. Grigoletti” di Pordenone), Alessandra Magoni (ITC “O. Mattiussi” di Pordenone) e Fiorenza Poletto (Isis “G. Marchesini” di Sacile). Alle quattro,offertesi volontarie, spetterà il compito di leggere e valutare tutte le recensioni sui film dell'attuale stagione cinematografica scritte dagli studenti della regione che saranno inviate al sito MYmovies.it entro il 15 giugno. L'autore della migliore sarà proclamato vincitore nel corso della cerimonia ufficiale di Scrivere di cinema, in programma a settembre durante pordenonelegge.it (17-21 settembre). Il premio in palio, reso possibile dal sostegno di FriulAdria Crédit Agricole, è davvero speciale: la CinemazeroOroCARD che consente l'ingresso gratis nelle sale di Cinemazero per un anno intero. Ma torniamo al quartetto di insegnanti, novelle testimonial della prima edizione del Premio del Territorio. Il loro contributo alla causa prevede infatti anche la promozione del concorso Scrivere di cinema nelle proprie scuole con un'iniziativa didattica utile ed efficace: ossia offrire ai propri studenti un'ora di lezione sulla scrittura per il cinema. A salire in cattedra e a svelare ai ragazzi trucchi e segreti della recensione ci ha pensato Sabatino Landi, una guida d'eccezione e un veterano della didattica del cinema di Cinemazero. La risposta di studenti e insegnanti è stata entusiastica: molti ragazzi, infatti, avendo scoperto di possedere un'abilità di scrittura inedita, hanno già inviato la loro recensione per concorrere al premio finale! Si ricorda che il concorso Scrivere di cinema – Premio Alberto Farassino prevede due sezioni di gara, Young Adult (15-19 anni) e Under 25 (20-25 anni). Tanti e importanti sono i premi tra cui ipad, abbonamenti per la visione di film in streaming, buoni spesa per l'acquisto di libri, e un workshop redazionale al Festival Internazionale del Film di Roma, organizzato in collaborazione con Alice nella Città, la sezione autonoma e parallela del Festival Internazionale del Film di Roma da sempre rivolta ai ragazzi. Un'occasione unica per sperimentare concretamente l'esperienza del critico cinematografico seguendo uno dei maggiori festival di cinema, attraverso la visione dei film in gara, l'incontro coi protagonisti del cinema e dell'industria cinematografica e i consigli di critici professionisti. Il termine ultimo per partecipare al concorso è il 15 giugno 2014. Per scaricare il bando e scorprire come partecipare è possibile visitare il sito: http://scriveredicinema.mymovies.it

Scrivere di Cinema

La scuola per Scrivere di Cinema, Scrivere di Cinema per la scuola


Il ricordo di un giornalista che ha fatto la storia della televisione

Gloria De Antoni

Claudio G. Fava

Claudio G. Fava, l’immagine del cinema Io non mi ricordo quasi niente, Oreste invece si ricorda quasi tutto. Con lui in quanto colleghi di cinema e di Genova si conoscevano da sempre e Claudio G. ne aveva una certa considerazione, me all'inizio invece mi guardava con incuriosita diffidenza. Non so se siamo mai diventati veramente amici. Per me Fava era un mito per via del minutaggio con cui concludeva ogni volta le presentazioni dei film della notte che mi ha liberato di tante veglie al videoregistratore in attesa dell'inizio. Sono passati quasi vent'anni. Dovevamo cominciare un programma che si chiamava Perdenti, che era una specie di commissariato. Lui era appena andato in pensione e Oreste aveva avuto l'idea di fargli fare il giudice. Alla vigilia del debutto, io che non lo conoscevo ho telefonato a casa sua per presentarmi. Mi ha risposto sua moglie, la signora Elena e a me che timidamente domandavo di parlare col dottor Fava mi disse, cara signora mi trova appena seduta che mi sto godendo un bel wisky: l'ho appena caricato sul treno che non ne potevo più. Infatti era grande, era brillante ma non era tanto leggero. Chiacchierava incessantemente con tutti divagando sui suoi temi preferiti, soprattutto storici e non si riusciva a fermarlo. Mi ricordo di quando siamo andati insieme a Cannes che Oreste non c'era: non mi ha mollato un secondo, specialmente sul pullman, dove non potevo sottrarmi. Lì ho capito che parlava in marsigliese col tassista marsigliese e in nizzardo col cameriere di Nizza e si stupivano quando confessava di essere italiano. Durante le registrazioni si rivelò poi molto disciplinato. Si interessava poco alle storie degli ospiti, certi più insoliti li guardava come marziani, ma molto alle loro provenienze, alla lingua, ai dialetti, agli accenti specie quelli slavi e a loro domandava chiarimenti su quella o quell'altra pronuncia serba o slovacca. Di me lo incuriosiva soprattutto il fatto che fossi friulana e ogni tanto se ne usciva con qualche parola o frase, ma precise e compiute. Mi salutava con “ce mut”? Gli piacevano i giochi di parole e alcuni erano davvero tremendi. Era monarchico ma contemporaneamente liberale e socialdemocratico. Alla fine di ogni puntata doveva dare un suo giudizio di assoluzione o di condanna e il suo era spesso del tutto astratto: chissà a cosa pensava tutto il tempo. Mi ricordo che gli piacevano le canzoni francesi e infatti è stato tutto contento quando ho pensato di affidargli il finale col registratore e una canzone di Brel o Brassens. Oreste avrebbe preferito che concludesse con un discorso di De Gaulle, che era il suo idolo, ma si dimostrò un po' noioso. Le canzoni invece se le godeva moltissimo, quasi sognante. Anche lui era stato giovane, forse. Una volta alla fine abbiamo ballato un valzer insieme ma non mi ricordo la canzone. Oreste dice che era solo un lento... Claudio G. Fava (1929 - 2014) - Giornalista professionista, nel 1970 entrò in Rai dove divenne responsabile alla programmazione di film per Raiuno. Nel 1981 passò a Raidue incaricato della scelta e della programmazione non solo di film editi o inediti ma anche di telefilm singoli e seriali, TVFilm, soap-operas e sceneggiati d’acquisto. Ha scelto e programmato migliaia di titoli (per l’opera svolta a favore della diffusione del cinema francese alla TV italiana, spesso composto da opere inedite in Italia, il governo francese lo ha nominato “Officier des Arts et des Lettres”). Ha inventato, organizzato e spesso presentato in video moltissimi cicli di film compresa quella di tarda serata, “Cinema di notte”, poi imitata da tutti i network. Ha pubblicato migliaia di articoli su “Corriere Mercantile”, “Il Messaggero”, “Il Mattino”, “Il Secolo XIX”, “Bianco e nero”, “La rivista del cinematografo”, "Studi Cattolici", "Sorrisi e canzoni", eccetera. Ha pubblicato diversi libri, raccolte di elzeviri e di saggi cinematografici monografici. Ha partecipato a sei programmi televisivi, per Raitre, di Gloria De Antoni e Oreste De Fornari (“Perdenti”, “Infedeli”, “La principessa sul pisello”, "Pacem in terris", per due edizioni, "La fonte meravigliosa"). Studiò legge ed è stato genoano dall’anteguerra. Da quasi mezzo secolo, Claudio G. Fava era per milioni di italiani l'immagine stessa del cinema, reso popolare dalle leggendarie presentazioni di film in tv. La sua ultima apparizione pubblica è stata alla conferenza stampa per la presentazione dell'edizione del numero 100 della rivista FilmDoc.


TRAME DI CINEMA - DANILO DONATI E LA SARTORIA FARANI

Ogni sabato e domenica alle ore 17.00 Cinemazero offre ai propri frequentatori, previo acquisto dello speciale biglietto ridotto a loro riservato, l'esclusiva opportunità di partecipare gratuitamente a delle visite guidate della mostra ospitante la straordinaria collezione di costumi disegnati da Danilo Donati, nel corso della sua carriera di scenografo e costumista, e realizzati dalla storica Sartoria Farani, oggi diretta dal friulano Luigi Piccolo. Un’occasione unica per scoprire (o riscoprire) attraverso gli splendidi abiti di scena disegnati da Donati e le parole di un esperto i segreti e le curiosità di alcuni dei film che hanno fatto la storia del cinema. Prenotazione obbligatoria entro il giorno precedente inviando una mail a: cinemazero@cinemazero.it. Ritrovo presso la cassa all'ingresso della Mostra cinque minuti prima dell'orario di inizio della visita. Numero minimo 10 partecipanti, massimo 25. Info: Cinemazero, tel. 0434_520404

MAREMETRAGGIO

Trieste, dal 28 giugno al 5 luglio 2014

Un’invasione di corti da record per la XVma edizione di Maremetraggio: negli uffici del festival sono arrivati per partecipare al concorso ben 1212 cortometraggi, provenienti da ogni angolo del globo. Sono giunti perfino da Hong Kong, dall’Etiopia, dagli Emirati Arabi e dal Ruanda. Anche quest’anno saranno tanti i premi in palio, il più ambito resta il premio al miglior corto di 10 mila euro, ma ci sarà anche il prestigioso premio “Studio Universal”, grazie al rinnovo della partnership tra Maremetraggio e Studio Universal (Mediaset Premium sul Dtt), che consiste nell’acquisizione dei diritti Pay per la trasmissione televisiva al miglior corto italiano selezionato da una giuria del canale. E poi il premio al miglior corto d’animazione, il premio al miglior montaggio italiano assegnato dall’Amc (Associazione Montatori Cinematografici) e molti altri. Il protagonista della “Prospettiva 2014” sarà Lorenzo Richelmy brillante e giovane attore italiano. Info: www.maremetraggio.com

INCIPIT.3. PERCORSI PASOLINIANI DI PRIMAVERA Casarsa della Deliza, 27 giugno 2014

Ultimo appuntamento di Incipit, i percorsi ormai tradizionali di primavera con cui il Centro Studi Pasolini inaugura il proprio anno di attività e offre ai suoi visitatori affezionati occasioni di avvicinamento leggero, ma non banalizzato, alla figura pasoliniana. Per questa terza edizione si è trattato di una collana di sette iniziative, che hanno trovato la propria coerenza intorno al puntello di tre motivi portanti: l’accoglienza alle espressioni filmiche e fotografiche, anche recenti, che continuano a documentare visivamente l’operato dell’artista; l’attenzione alle geografie e alle case che, a Casarsa e a Roma, sono state residenze del poeta; le presenze femminili che, come nel caso di Cecilia Mangini o in quello, lancinante, di Maria Callas, sono state al fianco dell’amico cineasta, suggestionandone l’ispirazione. L’ultimo appuntamento intitolato Pasolini. Visioni di donne è un intreccio plurilinguistico per perlustrare i rapporti tra Pasolini e le donne che si sono incrociate alla sua esistenza, ricevendone confidenza, rispetto, corrispondenza intellettuale, amicizia, fino ai confini inviolati dell’amore e della pura passione. Si terrà venerdì 27 giugno dalle ore 17.00 con la videoproiezione di Italo Moscati (alla presenza dell’autore) Non solo voce. Trent’anni dalla morte di Maria Callas a seguire reading con lettura non stop di una selezione di lettere di Pasolini a corrispondenti femminili e per concludere alle ore 21.30 performance per voce, sax, butoh e panchina “Ti scrivo dalle nuvole …”. Callas/Pasolini un amore in poesia e musica di Antonella Tandi, Ilaria Mancino, Guglielmo Pagnozzi, Yuri Dini (testi di Pier Paolo Pasolini e Maria Callas). Info: www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it

Domani accadrà ovvero se non si va non si vede

Villa Manin (Passariano di Codroipo)- MOSTRA PROROGATA fino al 27 luglio 2014


i film del mese

(Tit. Or. Kraftidioten) Un film di Hans Petter Moland. Con Stellan Skarsgård, Bruno Ganz, Pål Sverre Hagen. Norvegio 2014. Durata: 111 min.

Un film di Alexandre Coffre. Con Valérie Bonneton, Dany Boon, Denis Menochet. Francia, 2013.

DARK COMEDY AD AMBIENTAZIONE NORDICA CON UN CAST ECCELLENTE

IN ORDINE DI SPARIZIONE

DI HANS PETTER MOLAND. Norvegia, inverno. Nils, che è stato appena nominato 'uomo dell'anno' dai concittadini del piccolo villaggio in cui vive, è colui che si occupa di rendere accessibile la strada a bordo di un imponente spazzaneve. Quando suo figlio muore e la pratica viene archiviata perché trovato vittima di una overdose, l'uomo non accetta questa versione. Ha ragione perché si è trattato di un assassinio ordinato dal 'Conte', un giovane e sadico boss che controlla parte del traffico della droga in perenne contrasto con la banda dei Serbi. Nils decide di arrivare a lui ma per ottenere questo risultato molti dovranno morire. Il titolo internazionale del film offre con precisione la scansione temporale dell'azione. Vedremo infatti sullo schermo il nome di chi muore in stretto 'ordine di sparizione'. Questa scelta ci mostra esplicitamente la chiave di lettura di un film che rivela delle paternità importanti (Kitano e Tarantino su tutti) e non ha pudore di dichiararle. Questi debiti vengono però in qualche misura sublimati dall'ambientazione e dalla coppia Stellan Skarsgård-Bruno Ganz che da sola basterebbe a giustificare l'apprezzamento per il film. A loro va aggiunto Päl Sverre Hagen che disegna un cattivo da fumetto iperrealistico che il cinema americano non può che invidiare. L'ambientazione è appunto uno dei punti di forza di questa dark comedy costellata di cadaveri. Il biancore delle distese innevate la fa da padrone e contrasta con il design della lussuosa abitazione del criminale indigeno e con l' "antichità" dell'arredo dello spazio occupato dal padrino serbo. Sappiamo bene come in ambito letterario negli ultimi anni i 'gialli' scandinavi (a partire dal fortunato e bi-cinematografico Uomini che odiano le donne) abbiano raccontato quella società meglio di qualsiasi saggio sociologico. Hans Petter Moland non ha questa pretesa ma alcune riflessioni sul welfare e sul perché in Norvegia si raccolgano in strada gli escrementi dei cani, oltre che divertire propongono la mai troppo ripetuta necessità di ricordare che stereotipi e punti di vista altrui sono sempre difficili da sradicare. Qualche volta anche da comprendere.

IL PROTAGONISTA DI “GIù

AL NORD” AL CENTRO DI UN’ESILARANTE COMMEDIA

TUTTA COLPA DEL VULCANO DI ALEXANDRE COFFRE

Nel 2010 l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull crea scompiglio nei cieli d’Europa, causando la sospensione del traffico aereo per diverso tempo. Alain e Valerie devono quindi trovare un altro modo per raggiungere la figlia in Grecia, che si sposerà da lì a tre giorni. I due però sono divorziati, ma soprattutto, si odiano da morire. Non sarà quindi per nulla un viaggio facile quello degli ex coniugi, che si troveranno ad affrontare incredibili disavventure ma che sopra ogni cosa saranno costretti ad una vicinanza forzata dopo essere stati vent’anni lontani. Un volto noto quello di Dany Boon (Alain), conosciuto per “Giù al Nord”, il grande successo di cui è stato regista e protagonista, che torna in una commedia esilarante, diretta questa volta da Alexandre Coffre. Una commedia che è un road movie a tutti gli effetti, visto che il viaggio è il tema fondamentale del film. Un viaggio lungo l’Europa intrapreso da una coppia di divorziati ormai da vent’anni che è costretta, a causa di forze maggiori, a riunirsi. Nei panni della moglie Valerie Bonneton, che forma con Boon una coppia esilarante e sorprendentemente affiatata dal primo all’ultimo secondo. L’eruzione del vulcano islandese consente a Coffre di mettere in scena uno dei temi a lui più cari: il rapporto tra coniugi separati. La pellicola fin dall’inizio non si presenta assolutamente come romantica, ma anzi sottolinea l’ilarità e l’esagerazione che un uomo e donna divorziati possono suscitare: dopo essersi amati tanto arrivano ad odiarsi profondamente, tanto quasi da uccidersi e tanto da dare vita a situazioni quasi paradossali. Il regista non si sbilancia mai: non c’è un marito cattivo e una moglie buona o viceversa: entrambi incarnano alternativamente il “cattivo” o il “buono” della situazione. In questo modo lo spettatore ha più libertà di identificarsi con l’uno o l’altro, di scegliere da che parte stare. Degna di nota è l’interpretazione dei protagonisti: Boon ha una mimica facciale strabiliante e ricca di sfumature, mentre la Bonneton ha un modo nel dire le battute, anche le più perfide (e sono tante!) del tutto naturale e spontaneo, che non riesce a renderla antipatica agli occhi dello spettatore, nonostante il suo modo di rivolgersi al marito sia quasi sempre diabolico.. Non c’è spazio per le romanticherie o i lieti fine da favola: ci sono solo due per-


sone che un tempo si sono molto amate ma che dopo sono arrivate a malapena a sopportarsi, anzi a odiarsi. Due persone che si conoscono perfettamente e che per questo sanno cosa da più fastidio l’uno all’altra, sanno quali sono i “dispetti” che possono far saltare i nervi. Due persone che a causa dell’eruzione di un vulcano sono costrette a stare di nuovo vicine, ma che in questo modo imparano a conoscersi di nuovo… ovviamente passando per una guerra senza esclusione di colpi!

Un film di Roger Michell. Con Jim Broadbent, Lindsay Duncan, Jeff Goldblum. USA, 2013. Durata 93 min.

IL FILM CHE HA RAPPRESENTATO L’ITALIA A CANNES NELLA SEZIONE UN CERTAIN REGARD

INCOMPRESA

DI ASIA ARGENTO Asia Argento ha dichiarato che, a dispetto di quello che si poteva pensare, Incompresa non è un film "terapeutico". E guardandolo si capisce bene il motivo: perché quello che poteva essere un'autobiografia dura, forse persino un po' visivamente ripugnante e antipatica, si rivela essere invece molto piú dolce e intima, pur senza rinunciare alla giusta "crudeltà". Asia Argento ci racconta un coming-of-age che non dev'essere molto lontano dal suo percorso personale, anche se la regista dichiara che quella che vediamo rappresentata non è certo la sua famiglia. Non lo è perché nel film il padre, Guido (Gabriel Garko), non è un regista come Dario, ma un attore fortunatissimo e celebre, mentre la madre Yvonne (Charlotte Gainsbourg, pettinata come la Nicolodi) non è un'attrice ma una musicista. La relazione fra i due sta finendo. Volano le accuse ("a recitare sei un cane!", "ti sei scopata pure i nani!"), e la tensione e le urla sono all'ordine del giorno in casa. La giovane protagonista, strattonata nel conflitto tra suo padre e sua madre, viene respinta e allontanata, rimbalzata da una casa all'altra. Attraversa la città con una sacca a strisce e un gatto nero, sfiorando l’abisso e la tragedia, conoscendo il mondo della notte e imparando a cavarsela da sola. Persino la sua migliore amica inizia a frequentare una nuova amichetta, mentre il ragazzino che le piace non se la fila per nulla. È quindi vero che quella di Incompresa non è esattamente la storia di Asia: però il nome della protagonista è un'evidente variazione non di certo messa a caso, e nel film si possono riscontare episodi noti della famiglia dell'attrice e regista. Ad esempio si noti la scena in cui la polizia irrompe nelle case di Yvonne e Guido e ci trovano della droga. Successe la stessa cosa nel 1985 ad Argento e alla Nicolodi, quando Asia stava vivendo proprio a casa della "matrigna". E poi: il cognome che Aria ha preso dal padre è Bernadotte, che altro non è che lo pseudonimo utilizzato da Dario Argento per firmare un paio di episodi della serie La porta sul buio. Si vede che Asia ci mette tutto il cuore nel raccontare le disavventure della piccola Aria, e anche se non sono esattamente tutti momenti di vita vissuta si avvicinano ad un minimo comune denominatore di esperienze che mi sembrano tipici della vita di un bambino ordinario medio (italiano). Ma la sensibilità di Asia va al di là del "periodo storico", e in mezzo a un film qualche volta troppo episodico qualche scena francamente "grottesca" (per usare un eufemismo), riesce a regalare allo spettatore qualche bel varlume di ispirata e toccante verità. Quella stessa verità che c'è nell'interpretazione vitale di Giulia Salerno. La aiutano le citazioni e alcune perle al limite del geniale (Garko che si vede in tv in Senso 45, ad esempio, mentre Yvonne ribadisce il concetto: "che cane"), ed una confezione internazionale che ha fatto piacere il film a Cannes molto di piú ai critici stranieri che agli italiani.

UN MAGNIFICO RITRATTO DI UNA COPPIA MATURA IN VACANZA

LE WEEK-END DI ROGER MICHELL

Nick e Meg sono due docenti inglesi sessantenni, sposati da trent'anni. Si sono recati a Parigi, il luogo romantico dove avvenne la loro luna di miele, per trascorrere un week end. Sono intenzionati a godere pienamente dei piccoli piaceri di una città che gli anglosassoni considerano diversa e sorprendente. In realtà vorrebbero cercare di ritrovare un'intesa e di rivitalizzare il loro matrimonio, ormai ridotto a una convivenza punteggiata da episodi di insofferenza, dopo che i figli, ormai adulti, si sono resi indipendenti. All'inizio del film arrivano in un modesto alberghetto di Montmartre. Meg lo rifiuta e trascina il riluttante Nick in un hotel prestigioso dove ottengono una suite. Poi iniziano una felice peregrinazione, girovagando tra bistrot e mercatini e concedendosi ristoranti di ottimo livello. Una sera il conto della cena risulta astronomico e riescono a defilarsi rocambolescamente senza pagarlo. Nel frattempo si scambiano impressioni e sensazioni. Nick annuncia anche il prossimo pensionamento forzoso, costretto dal rettore della facoltà, dopo essersi reso colpevole

i film del mese

Un film di Asia Argento. Con Giulia Salerno, Charlotte Gainsbourg, Gabriel Garko. Italia, 2014. Durata 103 min.


i film del mese

di una risposta non politically correct nei confronti di una studentessa negra. La vicenda scorre tra tentativi di nuovo corteggiamento da parte di Nick, schermaglie dovute a incomprensioni caratteriali e sprazzi di passionalità oltre il tradizionale understatement britannico. Poi incontrano il cinquantenne Tom, un vecchio amico yankee di Nick, economista alla moda stabilitosi a Parigi con una nuova moglie molto più giovane. Si recano ad un party nell'appartamento di Tom. Nel corso della serata sono rievocati i loro trascorsi di impegno politico radical, vengono allo scoperto vecchie ruggini e ferite e le ragioni della loro infelicità, ma emerge anche un sentimento d'amore controverso e, nonostante tutti, ancora vitale. Michell, già regista di film gradevoli, con reinterpretazione intelligente di noti stereotipi, quali Notting Hill (1999), The mother (2003) e Hyde Park on Hudson (2012), ha articolato la narrazione costruendo un sapiente incastro di temi e suggestioni, punteggiato da uno humour fine e, a tratti, genuinamente esilarante. Le week-End è un film ben lontano dalle innumerevoli fiacche commediole dedicate a britannici e yankee in vacanza a Parigi e, soprattutto, evita il classico happy end. Articola le situazioni con delicatezza e risulta convincente, perché i suoi protagonisti, interpretati con evidente empatia da tre magnifici attori, sono ben riconoscibili, ma non scontati. Un grande merito va alla sceneggiatura di Hanif Kureishi che sviluppa un ardito equilibrio, modulando toni da commedia brillante e incisive analisi dei caratteri dei personaggi. Un film di Hideki Takeuchi. Con Hiroshi Abe, Masachika Ichimura, Kazuki Kitamura. Giappone 2012. Durata 108 min

DA UN MANGA CULT GIAPPONESE UNA COMMEDIA DIVERTENTE E MAI VOLGARE

THERMAE ROMAE DI HIDEKI TAKEUCHI

L’architetto Lucius Modestus, perfezionista e perennemente insoddisfatto sul livello raggiunto dai bagni termali dell'epoca di Adriano, finisce in un singolare varco spazio-temporale che lo conduce nel Giappone contemporaneo; ignaro su dove si trovi e su chi siano i bizzarri personaggi che incontra, il disorientato Modestus nel giro di breve tempo carpirà i segreti di una civiltà tecnologicamente più avanzata, sfruttandoli per divenire l'architetto più celebre di Roma. Classico esempio di soggetto tanto stimolante e originale quanto irto di potenziali difficoltà, tratto dal manga di Yamazaki Mari, Thermae Romae è la dimostrazione di come una commedia di registro medio quando non basso possa ancora divertire e coinvolgere senza ricorrere a un eccesso di trivialità né suscitare vergogna nello spettatore più smaliziato. Le gag inanellate da Takeuchi Hideki sono tutt'altro che originali, ma scorrono naturalmente nel flusso inarrestabile di un film che non si sofferma mai in didascalismi inutili o in pause che alterino il ritmo della narrazione; non sarebbe concepibile una simile quantità di sbalzi temporali, potenzialmente a scapito della scorrevolezza e della comprensibilità dell'intreccio, se non si rivelasse vincente la scelta di Takeuchi di ignorare ogni verosimiglianza e necessità di un nesso plausibile tra le sequenze. Sul gancio narrativo del confronto tra Roma e Giappone, con il contrasto di elementi in comune e differenze stridenti, si giocano le sorti di un mix di comicità melbrooksiana e nonsense strettamente nipponico, con surplus di babele linguistica, incrementata dal latino estremamente maccheronico parlato da Modestus nelle sequenze "giapponesi". Notevole la vis comica di Abe Hiroshi, sufficientemente meticcio per risultare credibile come antico romano, il protagonista di un esempio raro e memorabile di comicità nipponica al 100% e nel contempo universale, proprio come il linguaggio della risata dovrebbe sempre essere (e sovente non è). Entusiasta la critica. Come scrive Emanuele Sacchi, «Sul gancio narrativo del confronto tra Roma e Giappone, con il contrasto di elementi in comune e differenze stridenti, si giocano le sorti di un mix di comicità melbrooksiana e nonsense strettamente nipponico, con surplus di babele linguistica. Umorismo giapponese al 100% e, nel contempo, universale.». Gli fa eco Maggie Lee, su Variety: «hermae Romae, spassoso viaggio nel tempo dove un architetto romano del 128 DC salva l’Impero (...) L’adattamento del manga gioca benissimo con gli anacronismi, fra antica Roma e Giappone contemporaneo, e intrattiene gli spettatori sul filo di un irresistibile umorismo e di un crepitante stile farsesco». Nato nel 1966, Takeuchi Hideki ha iniziato a lavorare per Fuji Television e, nel 1996, ha diretto la prima delle sue serie per il canale televisivo. Nel 1998 ha vinto il premio come miglior regista ai Television Drama Academy Awards per Just a Little More, God e, successivamente, lo ha conquistato altre tre volte. Il debuttato nei lungometraggi risale invece al 2009, con la commedia musicale in due parti Nodame Cantabile, seguita poi da Thermae Romae.


A COLPI DI NOTE MARTEDÌ 10 GIUGNO 2014 Centro Culturale A. Moro Cordenons

THE IMMIGRANT (1917) di Charlie Chaplin

ORE 11:00

con la direzione della Prof.ssa Maria Luisa Sogaro

RISERVATO ALLE SCUOLE

ORE 21:00 OFFERTA LIBERA

INFO Mediateca Pordenone di Cinemazero Tel 0434 520945 www.cinemazero.it

Istituto Comprensivo “Pordenone Centro” scuola secondaria di primo grado “Centro storico”

THE BOAT (1921) di Buster Keaton, Eddie Cline Istituto Comprensivo “A. Manzi” scuola secondaria di primo grado “L. da Vinci” con la direzione della Prof.ssa Emanuela Gobbo

Scuola secondaria di primo grado CENTRO STORICO PORDENONE

Scuola secondaria di primo grado L. DA VINCI CORDENONS

Pranzo annuale del TotòFansClub DOMENICA 15 GIUGNO 2013 ORE 13.00 Agriturismo Al Casale di Codroipo | Località Casali Loreto, 3 Prenotazioni entro mercoledì 11 giugno allo 0432.909.600 (prezzo fisso 25€)


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