€ 1,00 mensile di cultura cinematografica
C.I.C.A.E e Cannes per la sala cinematografica
Cala il sipario sulla XII edizione tra sold out, ospiti e anteprime
Viaggio verso la Croisette
Il festival più importante al mondo spegne 72 candeline
Amahoro: il viaggio dei “muzungu”
Cinemazero in Burundi per documentare un progetto solidale
Scambi drammatici Al Royal National Theatre
I Turcs tal Friùl
Giorgio Agamben presenta la nuova edizione dell’opera pasoliniana
2019 numero 5 anno XXXIX
Le Voci dell’Inchiesta sempre più DOCS!
19
Maggio
Sulla Croisette un nuovo premio dedicato al cinema d’essai
Terra, acqua, aria, fuoco
Gli incontri CAI di primavera dedicati al legame Uomo e Natura Spedizione in abbonamento postale POSTE ITALIANE SPA L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone. Pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. e i.r. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi
C.I.C.A.E e Cannes per la sala cinematografica
Andrea Crozzoli
Editoriale
Arriva sulla Croisette grazie alla CICAE un nuovo Premio dedicato al cinema d’essai
Maggio, cinematograficamente parlando, è il mese di Cannes e del suo Festival. Manifestazione sempre corredata, come lo scorso anno, dal manifesto concepito e realizzato dalla giovane ventottenne grafic designer Flore Maquin di Lione. Ritrae un’altrettanto giovane Agnès Varda che in groppa a Jean Vilar, nell’agosto del 1954, filma nel quartiere della Pointe Courte a Sète (vicino Marsiglia) gli attori Silvia Monfort e Philippe Noiret in La Pointe courte opera prima proiettata poi in una sala della rue d’Antibes a Cannes durante il Festival del 1955. Da allora la Varda ritornerà molto spesso sulla Croisette. Per ben tredici volte con i suoi film, poi come membro di giuria nel 2005 e ancora come presidente di giuria della Caméra d’Or nel 2013, ricevendo infine la Palme d’honneur nel 2015. Sarà questa l’immagine che caratterizzerà la 72ma edizione del festival. Per l’Italia sarà presente Marco Bellocchio, narratore visionario e originale di casa sulla Croisette, che solo poteva affrontare una materia delicata e incandescente come quella di Tommaso Buscetta in Il Traditore con Pierfrancesco Favino. L’atteso film uscirà nelle sale italiane, con 01 Distribution, dal 23 maggio ossia il giorno dell'anniversario della Strage di Capaci. Il Festival di Cannes, manifestazione pluritentacolare, non ha mai perso la sua peculiare visione della sala cinematografica come destinataria privilegiata delle pellicole. E’, infatti, l’unico grande festival di cinema - e proprio perchè è il più grande può permetterselo - a non concedere spazio nel suo programma ufficiale a quelle opere che non hanno la sala cinematografica come sua naturale sede, alla faccia delle pressioni dei colossi americani come Netflix e affini che cercano di produrre film solo per le loro piattaforme televisive. Pressioni che, dopo tenace resistenza, sfoceranno, prima o poi, in un onorevole compromesso che confidiamo non penalizzi troppo la sala. Una delle gloriose colonne portanti di questa resistenza è la CICAE (Confederazione Internazionale Cinema d’Arte e d’Essai) fondata nel 1955 da Germania, Francia, Svizzera e Paesi Bassi, si è espansa col tempo anche agli altri paesi europei riuscendo a difendere il cinema d’arte e d’essai in maniera concreta e consolidando circuiti di cinema di qualità nei diversi paesi. La Cicae, riconosciuta dal Consiglio d’Europa, trova sede anche presso l’Unesco e collabora con EuropaCinemas e Media Salles. Tutto questo a difesa degli interessi dei cento milioni di spettatori che ogni anno in Europa frequentano le sale. Per sottolineare questa unità d’intenti, e per rafforzare ulteriormente la loro linea di intervento, il Festival di Cannes e la Cicae da quest’anno hanno istituito un premio che verrà assegnato al film, fra quelli presenti nella selezione ufficiale, che maggiormente merita una forte circuitazione nelle sale d’art e d’essai di tutta Europa. Un premio quindi prestigioso e di grande importanza non solo simbolica in quanto la programmazione nelle sale d’art e d’essai europee significa per un film, oltre alla visibilità, anche avere un riscontro concreto e un trampolino di lancio per futuri traguardi. Il premio sarà assegnato da una giuria qualificata di esercenti europei segnalati alla direzione della Cicae dalle varie oganizzazioni nazionali. Non è casuale che la scelta in giuria per l’Italia sia caduta su Cinemazero, da oltre quarant’anni affidabile e serio paladino nell’attività per la diffusione del film d’arte e d’essai.
In copertina un dettaglio del poster ufficiale della 72ma edizione del Festival di Cannes
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Maggio 2019, n. 5 anno XXXIX ISSN 2533-1655 Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
Le Voci dell'Inchiesta, sempre più DOCS!
La XII edizione di Le Voci dell’inchiesta – Pordenone Docs Fest, tra decine di ospiti, di proiezioni in anteprima e di incontri ha registrato praticamente il tutto esaurito lungo tutti i 5 giorni di festival, non solo negli spettacoli serali, ma spesso anche nelle fasce pomeridiane. Un segno importante, quello di quest’anno, che mette in luce come sempre di più il festival di Cinemazero sia apprezzato non solo localmente, ma sia riconosciuto come uno degli eventi più importanti a livello nazionale per quel che concerne il mondo del documentario. Calato il sipario sulle 5 giornate di festival il bilanciò è dunque più che positivo. Oltre a i già annunciati sold out, cifra caratteristica di questa edizione, i dati di pubblico contano più di 1.000 biglietti staccati al giorno, riempiendo sempre la SalaGrande e la SalaModotti (luogo del programma delle retrospettive), spesso costringendo a gradite repliche, nonché facendo raggiungere il record storico (da quando c'è la 4a sala) di ticket staccati in un solo giorno, sabato 13 aprile (oltre 1.300). Un altro dato importante e il 30% di pubblico – monitorato tramite gli abbonamenti, in netta crescita - è di giovani under 25, segno forte che il festival è capace di parlare a un pubblico trasversale. Un successo reso possibile anche grazie al sostegno della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia, del comune di Pordenone – Assessorato alla Cultura, ARPA – LaREA Friuli Venezia Giulia e degli sponsor che hanno condiviso i valori del festival, come Cooperativa Itaca e Servizi CGN. Molte le collaborazioni di quest’anno, tra cui l’Associazione il Capitello, AVI – Associazione Videoteche e Mediateche Italiane, Coop Alleanza 3.0, Egon SRL, Circolo della Stampa, L’Ordine dei giornalisti, e l’assessorato alle Pari Opportunità, solo per citarne alcuni. Collaborazioni che, come d'uso per il festival, hanno consentito di approfondire con rigore e specificitià i temi e i contenuti dei singoli film. Il Premio della Giuria, composta da Luca Bigazzi, direttore della fotografia, Valentina Pedicini, regista e Federico Rossin, storico e critico del cinema è andato all’unanimità a The distant Barking of Dogs. Il documentario, firmato da Simon Lereng Wilmont, è una lezione sul presente, un messaggio per le nuove generazioni, capaci di poter cambiare il nostro futuro. Sul grande schermo la storia di Oleg, bambino ucraino di soli 10 anni che vive quotidianamente una guerra dimenticata dai più, ma viva sulla sua pelle. “A colpirci” spiega la giuria “è stata la bellezza di questo film, che parla di un conflitto attraverso gli occhi di un bambino, senza facili patetismi. Nella vicenda del piccolo Oleg è racchiusa una storia universale, una storia capace di parlare al cuore di tutti.” Il Premio del Pubblico, invece, è andato a Eldorado, di Markus Imhoff, un’indagine fondamentale su come vengono trattati oggi profughi e migranti nel Mar Mediterraneo, ricordando anche personalmente - quanto la storia si ripeta. “Se difendiamo i nostri valori con crudeltà” ha ribadito il regista, vincitore dell’orso d’argento a Berlino, ritirando il premio – “abbiamo già perso.”Un film importante per l’Italia di oggi che ricorda la nostra recente storia di migranti e ci spinge all’accoglienza. Il riconoscimento ha aperto la strada a questo documentario, che dal festival – forte del premio - ha cominciato a essere proiettato nei cinema d’Italia, con grande successo. Anche a Cinemazero, nelle settimane successive, è stato riprogramamto, richiamando molto pubblico, che ha dimostrato di voler essere partecipe di una nuova forma di comprensione e accoglienza. Novità di quest’anno il Premio Young, composto da una giuria di giovanissimi: tra loro i Cinemazero Young Club, gli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo e numerosi studenti provenienti da tutta Italia. A consegnare il riconoscimento a América di Erick Stoll e Chase Whiteside i Ragazzi del Cinema America. La giuria Young ha voluto premiare un film che pur partendo da una storia estremamente intima, è riuscito a essere universale e a parlare a tutti, giovani compresi.
Le Voci dell’Iinchiesta 2019
Calato il sipario sulla XII edizione del festival tra sold out, ospiti e anteprime
Viaggio verso la Croisette
Marco Fortunato
Cannes 2019
Il festival più importante al mondo spegne 72 candeline
Una selezione densa di «politica e amore, esattamente come nella vita». Con queste parole il presidente Pierre Lescure e il direttore artistico Thierry Frémaux hanno presentato alcune settimane fa il programma della 72esima edizione del Festival di Cannes 2019, che si terrà dal 14 al 25 maggio sulla Croisette. Diciannove i film in selezione ufficiale, tra cui, unico italiano, Il traditore di Marco Bellocchio, incentrato sulla complessa figura del pentito Tommaso Buscetta (interpretato da Pierfrancesco Favino), il cosiddetto “boss dei due mondi” la cui famiglia fu interamente sterminata dai Corleonesi, che uscirà nella sale italiane il 23 maggio, nell’anniversario della strage di Capaci. «Tradire non è sempre un’infamia», scrive Bellocchio tra le sue note di regia, facendo intendere che quello che vedremo sul grande schermo sarà tutto meno che un tradizionale biopic. «È una questione di prospettiva. Mi interessa il personaggio di Tommaso Buscetta perché è un traditore. Ma in verità chi ha veramente tradito i principi sacri di Cosa Nostra non è stato Tommaso Buscetta, ma Totò Riina e i Corleonesi. Come si vede due modi opposti di tradire. Nella storia tradire può essere una scelta eroica. I rivoluzionari, ribellandosi all’ingiustizia anche a costo della vita, hanno tradito chi li opprimeva e voleva tenerli in schiavitù». A sfidare il Maestro nella corsa all’ambita Palma d’oro (ad assegnarla la giuria presieduta da Alejandro González Iñárritu) il gotha del cinema mondiale, tra cui spiccano numerosi registi già premiati. È il caso di Ken Loach (Palma nel 2006 e 2016 alla sua 14a partecipazione) e dei belgi Jean-Pierre e Luc Dardenne (Palma nel 1999 e 2005 all’ 8a partecipazione) che presenteranno rispettivamente Sorry we missed you e Le juenne Ahmed, due opere che sembrano integrarsi perfettamente all’interno della cinematografia dei cineasti. Loach si muove infatti sui ben noti terreni dell’attualità sociale (dopo lo straordinario I, Daniel Blake) per portarci nella vita di Ricky e della sua famiglia alle prese con i debiti causati dalla crisi finanziaria mondiale del 2008. Entrambi conducono una vita dura, lui come autista di camion e la moglie badante, ma l'unità familiare è forte. Quando l'opportunità di acquistare un furgone nuovo offre a Ricky la possibilità di mettersi in proprio sembra che per loro si possa aprire uno spiraglio di speranza verso una vita migliore. Ma dovranno fare i conti con un avverso destino. In qualche modo complementare – come riferimento all’attualità – è lo sguardo dei Dardenne, che affronta una storia di grande solitudine che vede al centro un adolescente belga che progetta di uccidere la sua insegnante dopo aver aderito ad un'interpretazione estremista del Corano. Grande curiosità per il ritorno sulla Croisette di Pedro Almodóvar, per la sesta volta in concorso, che con Dolor y Gloria racconta, attraverso una serie di ricongiungimenti, la storia di Salvador Mallo, un regista oramai sul viale del tramonto, costretto a far fronte all’incommensurabile vuoto causato dall’impossibilità di continuare a girare film. Terence Malick porta con sé un pezzo di Italia in A hidden life (i cui esterni sono stati girati in Alto Adige, intorno a Bressanone) dove al panorama idilliaco fa da contraltare una vicenda tragica, quella dell'austriaco Franz Jägerstätter, un obiettore di coscienza cattolico che si rifiutò di combattere per il Terzo Reich nella Seconda guerra mondiale e per questo venne ucciso (sarà poi beatificato nel 2007). Fermento soprattutto da parte della critica per un film che ha avuto una lunga gestazione e vede tra i protagonisti Michael Nyqvist e Bruno Ganz, entrambi nei loro ruoli finali. Come ha tenuto a precisare lo stesso Malick, questo lavoro avrà una struttura narrativa più tradizionale rispetto a quella degli ultimi film: «Ultimamente ho lavorato senza sceneggiatura e mi sono pentito dell'idea, per questo questa volta sono partito da una sceneggiatura che era molto ben ordinata»
Alla fronda dei “senatori” si contrappone, almeno idealmente, quella dei volti nuovi, composta da otto autori per la prima volta in concorso: le francesi Céline Sciamma e Justine Triet, il franco-maliano Ladj Ly, la franco-senegalese Mati Diop, l’austriaca Jessica Hausner, il rumeno Corneliu Porumboiu, l’americano Ira Sachs e il cinese Diao Yi’nan (Orso d’Oro a Berlino nel 2014). Nel complesso, quindi, quello che si annuncia sarà un festival molto “francese” (e questa non è una novità) con quattro film transalpini più un belga/francese (senza contare lo squadrone di star in arrivo da Parigi e dintorni..) che vedrà accanto alla madrepatria il Nord America (quattro titoli: tre dagli Usa e uno dal Canada) e l’Europa (Austria, Gran Bretagna, Italia, Romania) a farla da padrone mentre il resto è sparso tra un titolo dall’Africa (Senegal in coproduzione francese), un sudamericano (Brasile), un mediorientale (Palestina) e due dall’estremo Oriente (Cina e Sud Corea) Spicca l’assenza dell’attesissimo C’era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino. «Il film non è pronto, ma se lo finirà per tempo sarà il benvenuto», ha spiegato Frémaux di fronte all’incalzare dei giornalisti ma molto probabilmente per vederlo dovremmo attendere settembre quando è prevista l’uscita in Italia. Fin qui la Selection Officielle, ma molto della dimensione festivaliera della Croisette, soprattutto quella più mondana, si svolgerà fuori dal concorso. Ad alcuni imperdibili Special Screening come quelli di Claude Lelouch, Werner Herzog, Alain Cavalier ed Abel Ferrara, si affiancheranno i due episodi in premiere mondiale della serie tv Too Old To Die Young di Nicolas Winding Refn e due biopic (un doc e uno di finzione) i cui protagonisti promettono di cannibalizzare i riflettori della Montée de Marches: Elton John accompagnando il film Rocketman di Dexter Fletcher e Diego Armando Maradona per il documentario Maradona di Asif Kapadia. Occhi puntati anche sulle sezioni parallele. In Un certain regard, contenitore privilegiato del cinema più sperimentale – in cui colpisce la totale assenza in selezione di titoli italiani, la cui presenza quest’anno si limiterà al solo regista Jonas Carpignano membro della giuria – spiccano Bruno Dumont con Jeanne (sequel del folle Jeanette, dedicato a Giovanna D’Arco) e Christophe Honoré con Chambre 212 che nel 2018 compariva nel concorso principale. Nella Semaine de la Critique, che si concentra interamente sulle opere prime e seconde, da non perdere il film d’esordio di Hafsia Herzi, l’attrice francese lanciata da Abdellatif Kechiche, il cui Tu mérites un amour è stato totalmente auto-prodotto e Dwelling in the Fuchun Mountains opera prima del giovane Gu Xiaogang: prima in tutti i sensi, visto che costituisce pure il primo
tassello di quella che sarà una Trilogia. In attesa del verdetto Frémaux ha confermato la rigida chiusura a Netflix («finché la loro politica di chiusura alle sale non cambierà non ospiteremo suoi film in concorso […] benché consapevole di “dolorose rinunce come Roma di Cuaròn lo scorso anno»), annunciando che lo streaming ci sarà ma riguarderà solo la cerimonia di apertura (ma non del film di Jarmusch, naturalmente, che inaugurerà ufficialmente la kermesse) che sarà trasmessa in tutti in cinema della Francia. Infine l’omaggio ad Alain Delon, classe 1935 e più di 80 film all'attivo, che riceverà la Palma d'oro alla carriera. «Appartiene interamente al cinema, alle sue più belle opere e leggende": questa la motivazione con cui la giuria ha deciso di rendere omaggio "alla sua magnifica presenza”. Un gigante, una leggenda vivente, un'icona del cinema non solo francese» Più o meno le stesse parole, declinate al femminile, con cui è stata ricordata anche Agnés Varda che giganteggia sul poster di un festival che, quest’anno, sembra più vivo che mai.
Amahoro: il viaggio dei “muzungu” in Burundi
Tommaso Lessio
Nel cuore dell’Africa
Cinemazero documenterà la costruzione “solidale” di un acquedotto per i burundesi
Il Burundi è un Paese straordinario. È un piccolo Stato, indipendente dal 1962 dopo la colonizzazione tedesca e belga, situato nella regione dei Grandi Laghi appena sotto l’equatore, falcidiato per anni dalla guerra civile e dagli scontri etnici; si colloca stabilmente tra le 10 nazioni più povere del mondo e i suoi abitanti hanno un’aspettativa di vita di appena 50 anni. Agli occhi invece è un luogo incantato, dominato dal verde dei bananeti e della rigogliosa vegetazione delle sue “mille” colline, dal rosso accesso della terra con la quale sono costruite la maggior parte delle case e delle strade e dall’azzurro di un cielo terso come non mai. Alla povertà, estrema ed estenuante, si contrappone un forte senso di comunità, probabilmente l’unico modo che permette di affrontare l’indigenza cui è sottoposta la maggior parte della popolazione. Vaste zone del Paese non sono raggiunte dall’energia elettrica e dalle condutture dell’acqua rendendo difficilissime, oltre alle faccende quotidiane, le operazioni anche basiche dei centri di sanità dislocati nel territorio. L’attività, alla quale Cinemazero ha partecipato e che porterà alla realizzazione di un breve reportage video, nasce appunto dal finanziamento della Regione Friuli Venezia Giulia al progetto di Amahoro Onlus per la costruzione di un acquedotto che possa portare l’acqua ad un Centro di Salute (che dista 3 km dalla fonte d’acqua a valle) realizzato in precedenza sempre dall’associazione Amahoro. Il nuovo Centro di Salute di Gatongati, che è stato inaugurato a luglio di quest’anno, serve i circa 25.000 abitanti che risiedono nella zona rurale della Provincia di Muyinga. Prima della costruizione del Centro di Salute, gli abitanti dovevano percorrere a piedi più di 10 chilometri per accedere al Centro di Salute più vicino. Amahoro (“pace” in kirundi, lingua ufficiale del Paese) è una giovane intraprendente onlus pordenonese, nata nel 2003 ma già capace di realizzare diversi progetti a favore della popolazione burundese tra cui la costruzione di un dispensario e di diverse scuole sia elementari e medie che professionali. Negli ultimi anni l’attività si è concentrata soprattutto nel distretto di Muyinga, nel Nord-est del Paese: si tratta di una zona rurale, particolarmente sprovvista di strutture sanitarie e scolastiche, che data la sua vicinanza ai confini con la Tanzania e il Ruanda vede un alto numero di migranti in continuo passaggio. Oltre all’associazione Amahoro, altro “protagonista” di questo ed altri progetti di cooperazione internazionale in Burundi è sicuramente Don Emmanuel Runditse, parroco burundese di Majano, emigrato in Europa e successivamente in Italia a causa della guerra etnica. Don Emmanuel è una persona appassionata e appassionante vittima di un passato durissimo ma che non smette di spendere anima e corpo per il futuro del suo Paese. Grazie a lui e alla sua intermediazione è stato possibile realizzare le riprese nei punti chiave del progetto ed intervistare diverse persone: dall’ingegnere che seguirà la costruzione dell’acquedotto, ai medici del distretto sanitario, dal sindaco di Muyinga ai giovani studenti delle scuole dei dintorni. Cinemazero nel corso degli anni si è dotata di un laboratorio multimediale che oltre al supporto tecnico alle varie attività dell’associazione può produrre in proprio sigle, spot, reportage e documentari di taglio culturale. Questa, ovviamente, è stata un’esperienza lavorativa “inconsueta”. Durante le riprese ci sono sicuramente state alcune difficoltà pratiche: l’attrezzatura ridotta al minimo, l’attenzione costante a non “incuriosire” troppo i militari, il lungo viaggio e la difficoltà negli spostamenti, lo stupore e la curiosità della popolazione nei confronti del “muzungu”, l’uomo bianco. Tutto ampiamente superato dalla speranza di poter contribuire al lavoro di Don Emmanuel e dei “ragazzi” di Amahoro per questo Paese tristemente dimenticato dalla comunità Internazionale.
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Scambi drammatici
Lorenzo Codelli
Prima della Brexit
Al Royal National Theatre
Mentre Joan Plowright cucinava sul palcoscenico il ragù, «il profumo di pomodori, peperoni, aglio e origano si spargeva per la sala dell'Old Vic. Ah, che acquolina in bocca!». Così Arthur Thirkell sul Daily Mirror concludeva l'entusiastica recensione di Sabato, domenica e lunedì di Eduardo De Filippo messo in scena da Franco Zeffirelli al Royal National Theatre. La sera della prima, il 31 ottobre 1973, segnava per il co-protagonista della pièce, Sir Laurence Olivier [nella foto a centro pagina con la moglie Joan Plowright], l'addio alla direzione del più prestigioso teatro nazionale del Regno Unito e del mondo. Egli l'aveva fondato nel 1963, a sessant'anni dai primi tentativi di crearne uno nella patria di Shakespeare. Daniel Rosenthal, docente a Cambridge, ne ricostruisce in due straordinari tomi la saga. The National Theatre Story (Oberon Books 2013) analizza, spettacolo per spettacolo, mille alti e bassi del NT. Dramatic Exchanges: The Lives and Letters of the National Theatre (Profile Books 2018), propone una miriade di scambi epistolari tra i protagonisti d'un'epopea non esclusivamente teatrale. Olivier era popolarissimo anche come regista e attore cinematografico, con due Oscar alle spalle per il suo Amleto (1946). Come tanti colleghi British, di ieri e di oggi, di giorno lavorava sui set e di sera sui palcoscenici. Nello spettacolo inaugurale che mise in scena per il NT affidò il ruolo di Amleto a Peter O'Toole, fresco dal successo internazionale in Lawrence d'Arabia. Sean Connery, dopo i primi due filmoni di James Bond, scongiurò invano Olivier a sceglierlo per Il crogiolo di Arthur Miller. Helen Mirren, «The Queen», scrive nella prefazione: «È affascinante leggere la corrispondenza che riguarda spettacoli che ho visto e amato, e in particolare le lettere di attori, scrittori e registi con cui ho lavorato come Richard Eyre, Nick Hytner, Peter Brook, Michael Gambon e Ian McKellen. [...] Nel 2009, undici anni dopo il mio debutto al National, ho avuto l'onore d'essere coinvolta nella prima trasmissione live del NT, come protagonista di Fedra. La nostra performance al Lyttleton venne vista quella sera in 72 cinema del paese». Tra i protagonisti degli scambi vari ispiratori del free cinema: Lindsay Anderson, John Osborne, Albert Finney, John Schlesinger, Harold Pinter, Kenneth Tynan. Nella foto a fondo pagina da Black Comedy di Peter Shaffer (1965), accanto a Finney e Derek Jacobi, la pimpante attrice seminuda è l'immortale Maggie Smith. Proprio in questi giorni, sola in scena al Bridge Theatre - fondato nel 2017 da Nicholas Hytner lungo il Tamigi, non distante dal NT -, sta interpretando A German Life di Christopher Hampton. Il 2 novembre 1968 Smith scrisse una letteraccia a Olivier che, dopo averle affidato via via nove ruoli da protagonista, le rifiutò una parte in The Way of the World di William Congreve: «...Bè, a cosa serve cercare di spiegarti le mie pene. Ovviamente contano ben poco per te. Simpatico da parte tua affermare che dedicherai le tue energie a farmi tornare, ma non credo in realtà che sia saggio crederti». Sulla scia luminosissima di Olivier cinque big hanno diretto il NT: Peter Hall (1973-1988), Richard Eyre (19881997), Trevor Nunn (1997-2003), Nicholas Hytner (2003-2015), Rufus Norris (2015- ). Va aggiunto Sir Denys Lasdun, l'architetto che impiegò tredici anni per edificare la struttura triplex accanto al ponte di Waterloo. Un capolavoro in cemento armato di stile «brutalista» che tre anni fa è stato ingentilito e ampliato. Come mai una nazione che ha rivoluzionato l'arte scenica s'appresta all'autodafè? Già nel 2017 il NT cercava di dare delle risposte al quesito con lo show-inchiesta My Country: A Work in Progress di Carol Ann Duffy e Rufus Norris. Così come in passato aveva preso di petto il sistema disinformativo manipolato da Rupert Murdoch che sta alla radice della Brexit. Ebbi la fortuna d'applaudire al NT due caricature al vetriolo del magnate: lo Stranamore delirante incarnato da Anthony Hopkins in Pravda di David Hare e Howard Brenton (1985), e il lurido Machiavelli di Dermot Crowley in Great Britain (2014) di Richard Bean. Esiste da noi un parafulmine politico-culturale comparabile al NT? Come chiedersi: perchè la RAI non è la BBC?
Al Centro Studi Pasolini di Casarsa Giorgio Agamben presenta la nuova edizione
I Turcs tal Friùl
Ivan Crico
I turchi in Friuli
A 75 anni esatti dalla sua composizione, il 25 maggio, con la collaborazione del Centro Studi Pier Paolo Pasolini, verrà presentata a Casarsa la nuova edizione de I Turcs tal Friul. L'autore di questa riscoperta è Giorgio Agamben, uno dei più noti e influenti pensatori contemporanei, che presenterà in questa speciale occasione ai lettori della nostra regione la nuova collana di Quodlibet dedicata alla poesia in dialetto e nelle lingue delle minoranze linguistiche italiane, intitolata Ardilut, riprendendo il simbolo ideato da Pasolini per la sua "Academiuta de lenga furlana". Si tratta di un'opera scritta in lingua friulana da Pasolini, mai pubblicata in vita, ad appena ventidue anni, nel maggio del 1944. Il testo teatrale di Pasolini si ispira ad un fatto reale: la tragica invasione del Friuli, nel 1499, da parte di truppe provenienti in gran parte dalla Bosnia e definite in modo generico, dalle cronache del tempo "i Turchi". Le incursioni, sempre rapidissime e violentissime, in realtà furono più d'una, distribuite nell'arco di un centinaio d'anni. Tutte, però, contraddistinte dalla medesima ferocia nel distruggere interi paesi, bruciandoli, uccidendo, violentando, imprigionando ragazzi e ragazze per poi rivenderli come schiavi nei marcati d'oriente. La scia insanguinata di terrore lasciata dietro di sé da questi terribili cavalieri continuò, fino alle soglie del nostro tempo, ad alimentare le paure dei friuSABATO 25 MAGGIO | ORE 18.00 lani nei racconti nelle stalle, nelle osterie, ricomparendo per- SALA CONSILIARE DEL COMUNE DI CASARSA fino in certe cantilene infantili, nei modi di dire. Pasolini racPRESENTAZIONE DEL LIBRO coglie memorie orali, studia le descrizioni delle stragi nei I TURCS TAL FRIÙL documenti dell'epoca, ma sopratutto rimane molto colpito ALLA PRESENZA DEL CURATORE GIORGIO da una lapide, conservata nella Chiesa di Santa Croce a AGAMBEN E DI IVAN CRICO Casarsa della Delizia, in cui alcuni paesani ricordano il "miracolo" che risparmiò il paese e la promessa di erigere l'edificio sacro in segno di ringraziamento. Il giovane poeta scrive di getto questo capolavoro in un frangente altrettanto drammatico: sotto i bombardamenti, la minaccia delle truppe naziste; e quel lontano episodio diventa un pretesto per parlare del ripetersi, nella storia, di questa voragine immensa, che annienta ogni certezza e tutto trascina nel suo fondo buio, che è la guerra. Edita in volume subito dopo la morte, ristampata nel '92 e diventata presto introvabile, quest'opera ha goduto per un periodo di una certa visibilità dovuta alla splendida messa in scena di Elio De Capitani, prima di ripiombare a lungo nell'oblio. Ricompare poi nel Meridiano del 2001 dedicato alle opere teatrali, oscurata però da opere più celebri, all'interno di un volume dedicato ad una parte dell'opera di Pasolini meno seguita dal pubblico, che non ha contribuito di certo a valorizzarla come avrebbe meritato. Giorgio Agamben ha pensato di valorizzare questo testo esemplare creando un libro molto particolare, commissionando due proposte diverse di traduzione del testo: una letterale, filologica (curata dalla cugina di Pasolini Graziella Chiarcossi ristudiando i manoscritti) ed una in versi di chi scrive, come una sorta di invito al lettore non friulano a ricordare che ci troviamo di fronte ad un'opera di altissima poesia e profondità, abissale, di contenuti. Presentando questa edizione, il curatore della collana Agamben ci ricorda che "Sotto l’apparenza di un’evocazione storica, è tutto il mondo di Pasolini che I Turchi in Friuli mette in scena in un inestricabile ordito di elementi personali (i protagonisti portano lo stesso nome della madre Susanna Colussi) e motivi ideali: l’appassionata fede religiosa e la rivolta contro la Chiesa, l’amore per la vita e la fascinazione per la morte (l’uccisione di Meni Colùs alla fine del dramma sembra annunciare quella del fratello Guido solo un anno dopo), l’impegno nell’azione e la fuga nella preghiera. E non è certo un caso se tutti questi motivi, almeno in apparenza contraddittori, si compongono in una parola che è la stessa che il poeta molti anni dopo avrebbe proposto come titolo per la raccolta delle sue poesie complete: bestemmia".
Dal 9 al 23 maggio gli Incontri di primavera con il CAI dedicati al legame tra Uomo e Natura
Grazia Pizzoli
Incontri di Primavera
Terra, acqua aria, fuoco Tre serate, per la nuova edizione degli Incontri di Primavera a Cinemazero, nell’ambito della rassegna culturale "Sul filo di cresta: immagini, parole, note", nelle quali i quattro elementi della Natura – tema della nostra rassegna 2019 – attraversano e permeano film, multivisioni, protagonisti e autori. Primo appuntamento giovedì 9 maggio con Antartide, Terra di frontiera e il suo protagonista Bepi Magrin, scalatore, esploratore e scrittore. Ricchissimo il suo curriculum; tra le innumerevoli attività anche l’alpinismo estremo con l’apertura di più di 60 nuove vie di roccia. Le immagini di “Bepi” ci racconteranno la decima spedizione nazionale dell’ENEA CNR, un'esperienza straordinaria descritta con stile appassionante e coinvolgente. Ci racconterà del continente bianco, rievocando i personaggi che hanno scritto la storia delle esplorazioni polari: Nansen, il Duca degli Abruzzi, Shackleton, Scott, Amundsen, Peary, Hillary e Fuchs. E non mancheranno gli episodi emozionanti, come il ritrovamento di una slitta della sfortunata spedizione di Scott, e la sua salita in solitaria di tre cime. Giovedì 16 maggio andrà in scena la multivisione Frammenti di emozioni, quelle vissute da Eugenio Cappena ed Adriano Mascherin nel loro vagabondare per montagne, facendosi coinvolgere da ogni momento del giorno e della notte. Momenti nei quali ogni magia può succedere: da un rosso tramonto che infuoca il cielo al caos generato dalle geometrie delle nuvole. Dalle raffinate opere di uno scultore silenzioso, il freddo, che non toglie materiale bensì lentamente lo aggiunge, alle tavolozze di colori create dall’acqua e dalla luce. Ci lasceremo trasportare “Tra(i)monti” con un susseguirsi di cime, panorami emozionanti e naturali meraviglie. Gli autori, attraverso i loro obiettivi ci consentiranno di cogliere le ricchezze delle nostre montagne, ineguagliabili per la varietà delle forme e la natura incontaminata. Doppio appuntamento con il grande cinema per giovedì 23 maggio. In China Jam (Premio Mario Bello al TFF 2015) di Evrard Wendenbaum, fotografo e videomaker dedito principalmente all’esplorazione e all’avventura, i protagonisti, alla ricerca di nuove vette da scalare, arrivano in una sperduta valle in Cina dove si trovano di fronte ad un’incredibile parete di 1200 metri. Nel corso della salita dovranno affrontare tempeste di neve e condizioni proibitive, senza tuttavia mai rinunciare a trovare un modo per divertirsi. Seguirà la proiezione di Hansjörg Auer - No Turning Back, del regista Damiano Levati, Premio Città di Imola al miglior film italiano al Trento Film Festival 2018. Ed è con estrema tristezza che proprio mentre scriviamo queste righe (19 aprile n.d.r.) ci giunge dal Canada la notizia – non ancora ufficiale - che gli alpinisti austriaci David Lama e Hansjörg Auer sono stati travolti da una valanga. Abbiamo deciso di non cancellare la programmazione prevista, ma nella speranza della smentita di una così tragica notizia, vogliamo portare sullo schermo di Cinemazero questa splendida pellicola, densa di emozioni e di introspezione. “C'è solo una persona che dovrai sopportare per il resto della tua vita: te stesso. Essere soli in montagna non solo ti fa capire qual è il tuo valore ma anche l’importanza delle relazioni che costruisci con le persone intorno a te”. Queste le parole di Auer e le immagini di straordinaria bellezza che il film ci regala danno sostanza e spessore alle sue parole e alla sua filosofia. Negli ultimi dieci anni Hansjörg ha portato a termine un numero impressionante di prime salite e free solo su alcune delle pareti più difficili del mondo, dalle Dolomiti al Karakorum e alla Siberia. Nessuno quanto lui ha esplorato l'arrampicata in solitaria, di cui il film celebra la sua memorabile impresa sulla “Via Attraverso il Pesce” in Marmolada, che ha segnato per sempre la storia di questo particolare tipo di alpinismo. Perché “NON SI TORNA INDIETRO”! Gli Incontri di Primavera a Cinemazero sono dedicati alla memoria di Roberto Barato, Alpinista e Socio della Sezione CAI di Pordenone
i film del mese
Un film di Jon S. Baird. Con Steve Coogan, John C. Reilly, Nina Arianda. Or.: USA, 2018. Durata 97’
Un film di Adele Tulli. Or.: Italia, 2019. Durata 70’
Un film di Roberto Minervini. Con Judy Hill, Dorothy Hill, Michael Nelson (II). Or.: Italia, Francia, USA 2018. Durata 109’
Un film Pedro Almodóvar. Con Asier Etxeandia, Julieta Serrano, Antonio Banderas, Penélope. Or.: Spagna 2019. Durata 113’
STANLIO E OLLIO
BRILLANTE E RITMATO BIOPIC CHE RACCONTA GLI ESSERI UMANI DIETRO AI PERSONAGGI DI JON S. BAIRD Nei paesi anglosassoni erano noti come Laurel & Hardy. Da noi li abbiamo sempre chiamati Stanlio e Ollio, e il film s'intitola nello stesso modo. In Stanlio & Ollio non si raccontano i personaggi, ma gli esseri umani dietro - o magari di lato - ai personaggi... Anche quando, dopo una manciata di minuti, si vola nel 1953, l’anno in cui Laurel & Hardy, tutti e due oramai sopra i sessanta e da tempo lontani dalle scene, partono per una tournée teatrale che vorrebbe essere il preludio a un nuovo film, ma che farà calare la parola fine sulla loro carriera... Stanlio & Ollio è quindi un film su cosa significhi aver lavorato assieme per una vita, su come la coppia artistica diventi simile a una coppia di fatto, e ancor di più su come si affronta la fine di una storia, di un percorso professionale, ma non personale e d’amicizia... Steve Coogan e John C. Reilly sono bravissimi nel catturare e restituire i tic, l’arte e le personalità di Laurel e Hardy, sul palco (o set) come nella vita, con un’intensità piena di rispetto e d’affetto per i personaggi, con la capacità di evitare il ridicolo del calco eccessivo e puramente formale, e di risultare commoventi proprio perché basata su quello che Laurel e Hardy erano e provavano, prima ancora che su quello che mostravano. [da www.comingsoon.it]
NORMAL
UN ACUTO ATLANTE DELLE NORME, GLI STEREOTIPI, LE CONVENZIONI DI GENERE DI ADELE TuLLI Ridefinire il concetto di “normale” implica scoperchiare tutte quelle strutture sociali e familiari che veicolano pensieri e comportamenti forzati secondo regolamenti e indicazioni giudicati come inscalfibili, comuni, consueti. E così Tulli compie il suo viaggio in Italia alla ricerca di situazioni in cui lo scontro di genere è storicamente sedato da abitudini e rituali pubblici mai messi in discussione... La regista cattura composizioni di un reale che ha già oltrepassato la propria deriva grottesca (la ginnastica in parco per le mamme con passeggino…), una realtà che si aggrappa disperatamente alle proprie forme svuotate di senso per mascherarsi ... Il risultato è ... il gioco scoperto tra osservazione e ricostruzione, l’ambiguità reiterata tra finzione e verità, accomunano lo sguardo di Tulli forse maggiormente alla scuola del Gianfranco Rosi più “leggero”, una sorta di Sacro GRA esteso alla penisola della “mascolinità tossica” (discoteche estive con ragazzi esagitati “a caccia”, modelle svestite nelle fiere di automobili preda dei video accaldati degli avventori, varie lezioni educative in contesti diversi ad una femminilità sottomessa…)... Normal riesce però ad aprire una serie di falle nei confini tracciati nel tempo di una quotidianità che consideriamo destinata a ripetersi all’infinito e per inerzia: la nascita di una sensibilità nuova, cangiante e fluida pone le sue basi innanzitutto da come decidiamo di raccontare noi stessi e la nostra natura davanti alle istituzioni e agli spazi comunitari che ci chiedono, costantemente e ripetutamente, di autodichiararci. [da www.sentieriselvaggi.it]
CHE FARE QuANDO IL MONDO È IN FIAMME?
UNA 'CANZONE' DI PROTESTA, UNA MANIERA DI PORSI IL PROBLEMA DELL'INGIUSTIZIA
DI ROBERTO MINERvINI Dopo l'incandescenza di Louisiana, ficcato nello stato omonimo, Roberto Minervini trasloca a Baton Rouge restando fedele a quella porzione di Sud venduto da Napoleone per quindici milioni di dollari. Se per il resto del Paese la Louisiana è una sorta di gigantesca festa permanente dove non ci si preoccupa che della musica e della cucina, dove la gente non fa altro che cantare e suonare nelle strade, la realtà smentisce lo stereotipo e rivela una complessità che impone rispetto. Dragando le acque torbide del Mississippi e del suo paese di adozione, l'autore coglie, con le reti della sua empatia, le figure ambigue ed eloquenti del rimosso. L'other side, in cui abita da sempre il suo cinema, non è il rovescio del décor ma il passaggio rivelatore di una realtà che appassiona e sconcerta, una messa a nudo delle piaghe e delle rovine di un paese vincitore e sempre parzialmente vinto... Minervini non racconta né mistifica, i suoi film descrivono attraverso il quotidiano, passando del tempo con persone vere di cui abbraccia il presente e a cui non attribuisce mai un giudizio a priori. La sua preoccupazione è la restituzione grafica di un contesto di cui è il testimone privilegiato... [da www.mymovies.it]
DOLOR Y GLORIA
UN REGISTA CHE NON POTRÀ PIÙ FARE IL SUO LAVORO RIPENSA AL SUO PASSATO DI PEDRO ALMODóvAR "Non sei stato un buon figlio", dice l'anziana madre al maturo Salvador Mallo, un Antonio Banderas troppo uguale a Pedro Almodóvar per lasciare spazio ai dubbi. Certo che è lui. "Tutti i miei film mi rappresentano, e questo di certo mi
i film del mese
rappresenta di più, ma è anche vero che, pur iniziando a scrivere sulla base di qualcosa che conosci bene, poi il racconto trova la strada per convertirsi in finzione", ha detto il regista in un'intervista a El Paìs parlando di Dolor y Gloria. Il film racconta i "ricongiungimenti", alcuni fisici, altri re-immaginati, o ritrovati nella memoria. La sua infanzia negli anni Sessanta, quando con i genitori emigrò in cerca di fortuna a Paterna, nella provincia di Valencia; e sua madre, la figura centrale di quel periodo nello sforzo di tenere unita la famiglia. Il primo desiderio. Il primo amore, da adulto, nella Madrid degli anni Ottanta. Il dolore seguìto alla rottura di quell'amore, ancora vivo. La scrittura come unica terapia per dimenticare l'indimenticabile. La scoperta del cinema. Il senso del vuoto causato dall'impossibilità di continuare a girare film. Il cinema che era l’unica soluzione contro il dolore, l'assenza e il vuoto. Dolor y Gloria parla della creazione artistica, della difficoltà di separarla dalla propria vita e dalle passioni che le danno significato e speranza. Il film diventa così, idealmente, l'ultima parte di una trilogia - lunga trentadue anni - sulla creazione spontanea, insieme a La legge del desiderio e La mala educación. In tutti e tre i film il protagonista è un regista cinematografico e, in tutti e tre, le basi della narrazione sono il desiderio e la finzione cinematografica - benché diverso sia il modo in cui questi due elementi si intrecciano... E quando "ogni notte Banderas ed io uscivamo insieme - ricorda Almodóvar - per questo ho scelto lui per questo ruolo. Avevo qualche alternativa in testa, ma sapevo che nessuno avrebbe potuto interpretarlo come lui. Perché molte delle cose che racconta questo film lui le ha vissute al mio fianco". [da www.repubblica.it] Un film di Marco Bellocchio. Con Pierfrancesco Favino, Luigi Lo Cascio, Maria Fernanda Cândido. Or.: Italia 2019.
Un film di Saskia Boddeke. Con Peter Greenaway, Pip Greenaway, Saskia Boddeke. Or.: Paesi Bassi 2017. Durata 68’
IL TRADITORE
IN CONCORSO A CANNES LA STORIA DEL PENTITO DI MAFIA TOMMASO BUSCETTA DI MARCO BELLOCCHIO Pierfrancesco Favino nel ruolo di Tommaso Buscetta è in competizione per la Palma d'oro al 72/mo festival di Cannes ed uscirà nelle sale italiane nel giorno dell'anniversario della Strage di Capaci. "Solo un narratore visionario e originale come Marco Bellocchio poteva affrontare una materia delicata e incandescente come quella che ruota intorno alla figura di Tommaso Buscetta" - ha commentato Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema - Così come aveva trattato la cronaca politica in Buongiorno, notte, con Il traditore Bellocchio si rimette alla prova nel racconto storico e lo fa attraverso il suo personalissimo sguardo d'artista e in una chiave di lettura, come sempre, molto individuale. Al centro del film la storia di Tommaso Buscetta, un racconto costellato di vendette e tradimenti. Una materia umana, intima, eppure profondamente immersa in un contesto storico e politico ben definito, che si inserisce nel solco del cinema civile, di cui Bellocchio resta uno dei maestri. Un cinema che costruisce la narrazione del nostro Paese e definisce la nostra identità collettiva, che si confronta con la Storia, rispondendo a una delle prerogative del servizio pubblico. Un cinema che sa raccontare l’Italia anche all’estero e che vanta una tradizione di grande successo. [www.ansa.it]
L'ALFABETO DI PETER GREENAWAY
LA MOGLIA RACCONTA L’ARTISTA IN MANIERA IRONICA E SPERIMENTALE
DI SASkIA BODDEkE L’artista Saskia Boddeke si mette dietro alla macchina da presa per raccontare il marito Peter Greenaway (1942) formulando un alfabeto che ripercorre vita e arte, in un dialogo con la figlia Zoë, detta Pip. Greenaway, il cui motto è “l’arte è vita e la vita è arte” si confessa attraverso delle pillole che ripercorrono la sua opera e la sua sfera privata: prima pittore, poi cineasta, il regista inglese non smette mai di creare. La sua vena artistica entra continuamente in contatto con la quotidianità e così con i suoi affetti principali. La sua figura, poliedrica e ambigua, viene raccontata con occhio ironico e profondo facendo emergere passioni e debolezze. L’alfabeto di Peter Greenaway è un lavoro che fa riflettere sul significato profondo della creazione artistica e sul rapporto tra vita e morte. propria identità sociale e personale. [www.artribune.com]
MAIGRET E IL CASO SAINT-FIACRE
ARRIVA IN VERSIONE RESTAURATA UNO DEI PRIMI MAIGRET
Un film di Jean Delannoy. Con Jean Gabin, Michel Auclair, Valentine Tessier. Or.: Francia 1958. Durata 98’
DI JEAN DELANNOY Secondo Maigret - dopo il successo di Il commissario Maigret (Maigret tend un piège) dell'anno precedente - per Delannoy e Gabin. La scelta cade su uno dei romanzi più celebri della serie, fino ad allora mai portati sul grande schermo. Sono le pagine del ritorno del commissario ai luoghi aviti, vicino a Moulins, presso il castello dove il padre faceva il fattore. Chiamato dalla contessa de Saint-Fiacre, sua amica d'infanzia, Maigret si trova di fronte a un caso particolamente complicato: un biglietto anonimo annuncia la morte, per l'indomani, della contessa. Che puntualmente, il giorno successivo, viene trovata morta... Atmosfere tra il lugubre e nostalgico e Gabin ancora perfetto nel ruolo, con la sua faccia perbene anteguerra, di ruvida estrazione contadina, ormai scolpita nella memoria collettiva come IL Maigret cinematografico. Da non perdere. [www.ilcinemaritrovato.it]
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
VICINO / LONTANO - PREMIO TERZANI
Udine, dal 16 al 19 maggio 2019 Un premio letterario ispirato alla figura del giornalista e scrittore Tiziano Terzani. Incontri, dibattiti, conversazioni, conferenze, lezioni, letture, mostre, spettacoli e proiezioni occupano per quattro intense giornate il centro storico di Udine e alcuni dei suoi edifici più suggestivi. Inoltre nel cuore del festival, Angela Terzani consegnerà il Premio Letterario Internazionale Tiziano Terzani all’autore di un’opera che aiuti a far luce sui retroscena umani, storici o politici delle questioni di maggiore attualità nel mondo. Nona Fernández per La dimensione oscura (gran vía), Franklin Foer per I nuovi poteri forti (Longanesi), Ezio Mauro per L’uomo bianco (Feltrinelli), Sunjeev Sahota per L’anno dei fuggiaschi (Chiarelettere) e Yan Lianke per I quattro libri (nottetempo) sono i cinque finalisti della quindicesima edizione. Sabato 18 maggio, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine (ore 21), il vincitore sarà il protagonista della serata-evento per la consegna del premio, da sempre appuntamento centrale del festival vicino/lontano, in programma a Udine dal 16 al 19 maggio. Info: www.vicinolontano.it
ÈSTORIA 2019 - FAMIGLIE
Gorizia, dal 23 al 26 maggio 2019 La XV edizione di èStoria, il Festival internazionale della Storia organizzato dall’Associazione culturale èStoria, continua a intrecciare e a far dialogare passato e presente richiamando l’attenzione su fenomeni, mutamenti e tematiche di assoluta attualità. Dopo le migrazioni, analizzate nel 2018, il tema scelto per il 2019 è Famiglie: se ne discute a Gorizia dal 23 al 26 maggio 2019, nella cornice dei Giardini Pubblici in centro e in altri luoghi cittadini. Il compito di restituire la ricchezza della mille sfaccettature del tema è affidato come ogni anno a protagonisti del panorama cultura italiano e internazionali. Nei giorni del Festival saranno presenti esperti stranieri come gli storici Jean-Paul Bled, Richard Bosworth, Jean des Cars e Hew Strachan, l’archeologo Jean-Paul Demoule, l’egittologa Aude Gros de Beler, gli antropologi Patrick Heady ed Emmanuel Todd, la scrittrice Natasha Solomons e il giornalista William Ward. Né mancheranno naturalmente gli storici italiani, tra i quali Alessandro Barbero e Luciano Canfora, gli studiosi e accademici come lo psichiatra Vittorino Andreoli, il teologo Vito Mancuso e il critico d’arte Vittorio Sgarbi. Arriveranno a Gorizia anche scrittori, saggisti e critici del calibro di Stefano Bartezzaghi, Giordano Bruno Guerri, Marco Malvaldi, Sandra Petrignani e Armando Torno, giornalisti come Antonio Caprarica, Toni Capuozzo, Antonio Carioti, Antonio Rizzolo, Sergio Romano e Pier Luigi Vercesi, e gli esponenti del dibattito culturale e della scena sociale come Beppino Englaro, l’imam italiano Nader Akkad e il magistrato Nicola Gratteri. Appuntamento anche quest’anno, inoltre, con il Premio èStoria, un riconoscimento assegnato a chi svolge un ruolo di primo piano nel campo della divulgazione in Italia e all’estero. Dopo Alberto Angela (2017) e Alessandro Barbero (2018), il vincitore dell’edizione 2019 è Carlo Ginzburg che riceverà il premio sabato 25 alle 18. Info: www.estoria.it
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FESTIVAL CINEMAMBIENTE
Torino, dal 31 maggio al 5 giugno 2019 Nato con l’obiettivo di presentare i migliori film sull’ambiente a livello internazionale e contribuire alla promozione della cultura ambientalista, è oggi il principale evento di cinema green in Italia e tra i più importanti nel panorama internazionale. Membro fondatore del Green Film Network, associazione che riunisce i più importanti festival cinematografici internazionali a tematica ambientale, il Festival - diretto da Gaetano Capizzi - presenta ad ogni edizione circa 100 film distribuiti nelle sezioni competitive nazionali e internazionali, nella sezione Panorama, nei focus tematici e in Ecokids, sezione dedicata ai ragazzi. CinemAmbiente propone inoltre dibattiti, incontri con gli autori, mostre, presentazioni, spettacoli teatrali, concerti ed eventi. Info: www.cinemambiente.it
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I Nostri V iaggi d i Gruppo 01/05: Venezia ² La Navigazione nella Serenissima 05/05: Villa Chiminelli & Villa Bolasco 12 )HUUDUD H OD PRVWUD ´%ROGLQL H OD 0RGD¾ ,O &DVWHOOR GL 6WUDVVROGR H O¡$EED]LD GL Rosazzo 25/05: Venezia ² I giardini nascosti della Serenissima 25-26/05: In treno a Vapore sa Siena tra le colline Toscane 01-02/06: Milano tra storiche e nuove architetture %UHVFHOOR H OD QDYLJD]LRQH OXQJR LO 3R¡ 09/06:La mostra ´O¡2WWRFHQWR GD +D\H] D 6HJDQWLQL¾ D )RUOÏ 15/06: Venezia - La musica nella Serenissima 08-09/06, 14-15/07, 07-0 08/09: Il Trenino Rosso del Bernina 29/06: Venezia by Night 03-08/07: Matera e la Puglia passando per le Marche 12-19/07: In Scozia, tra leggende e castelli 13/07: La festa del prosciutto a Sauris e le sue tipicità 03 06 , SDUFKL GL 3OLWYLFH H GHOOD .UND 0HGMXJRULH H 03-06 10-18/08: Le città Anseatiche e la Germania da fiaba 08-15/09: Tour Mosca e San Pietroburgo 21-28/09: Nei Balcani tra Kossovo, Macedonia e Albania 25- 1HOO¡$QWLFR 'XFDWR GL 3DUPD H 3LDFHQ]D 19-23/10: In Sicilia, nella Val di Noto 17-24/11: Oman in Tour
DA NON PERDERE: 12-19 19 LUGLIO TOUR SCOZIA ALL INCLUSIVE TRA LEGGENDE E CASTELLI Terra di leggende e castelli, paesaggi mozzafiato e natura incontaminata, tutto questo si può trovare in Scozia arricchendosi di esperienze uniche, come la degustazione del tipico whisky scozzese in distilleria o la cena allietata da musiche e balli tradizionali o ancora la crociera sul lago di Ness che offre leggendari panorami. Respireremo la romantica e misteriosa atmosfera della sua capitale, Edimburgo, conosceremo Glasgow, Fort Augustus, il castello di Cawdor, Glamis Castle, St. Andrews e molto altro ancoraǼ ora ISCRIZIONI ENTRO IL 08 8/05
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