€ 1,00 mensile di cultura cinematografica
Un evento dedicato al fenomeno drammatico delle spose bambine
Avanguardia russa 1910 - 1930
Al via il 7 marzo un doppia mostra a Villa Manin di Passariano
Persi nella terra del Diavolo
Prossimamente in sala il nuovo lavoro di Matteo Corazza
Il cine-occhio delle avanguardie russe
Oltre trenta tra film e documentari per una straordinaria rassegna
Giornata Mondiale dell’Autismo
Come da tradizione Cinemazero ospita le iniziative di sensibilizzazione
15
Marzo
Difret, il coraggio per cambiare
2015 numero 3 anno XXXV
Cinema e giovani, un rapporto da analizzare - II parte
Come cambiano le giovani generazioni e la società
In ricordo di Paul Ronald
Un grande fotografo francese protagonista del cinema italiano
Per un pugno di Morricone a Berlino
In occasione della Berlinale 2015 la tappa tedesca del tour del Maestro spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi
I cambiamenti delle“giovani generazioni” nell’evoluzione della società
AndreaCrozzoli Crozzoli Andrea
Editoriale
Cinema e giovani, un rapporto al centro dell’attenzione (II parte) Il mese scorso, dopo aver accennato alla nascita dei «musicarelli», l’articolo doveva terminare con la fatidica formula “fine prima parte - segue”; formula che, per un e(o)rrore tipo_grafico, invece è saltata. Ecco quindi il seguito dell’articolo del mese scorso: L'emergere di una socialità̀ esterna al nucleo familiare ha consentito ai giovani degli Anni ‘60 di definire la propria personalità in senso orizzontale, tra coetanei, e non più in senso verticale, ovvero all'interno della famiglia. Così a metà degli Anni ‘70 i giovani hanno fatto della “rivolta contro il consumo” uno dei propri principi fondativi. Gli abiti, le letture, i diversi modi di trascorrere il tempo libero diventano una sorta di rimando a una collocazione politica e ideologica ben precisa. Se i ragazzi di destra privilegiano la moto di grossa cilindrata, gli altri vanno con la Renault4 o la 2 cavalli e sono sempre presenti alle manifestazioni, al cinema d'essai e ai concerti di De Andre. La crisi economica e l'aumento della disoccupazione di quegli anni fanno nascere i primi centri sociali, come il Leoncavallo a Milano (1975), dove i giovani, estranei al mondo del lavoro ed esclusi dagli spazi istituzionali di aggregazione, fanno del consumo dei prodotti culturali il centro della lotta e del conflitto. Si diffonde cos̀i la prassi degli espropri che prende di mira i biglietti dei concerti, dei cinema di prima visone, dei teatri. Con gli Anni ‘80 i modi di elaborare l'esperienza e di produrre idee, gli stili di vita e le forme di espressione messi in campo dai più giovani, presentano una serie di novità significative. Sono infatti caratterizzati dal prevalere degli interessi privati sull'impegno politico, dalla voglia di divertirsi e dal desiderio di consumare. L'abbigliamento smette così di indicare l'adesione a un modello ideologico e torna a segnalare l'appartenenza a una classe generazionale. Si diffonde, in particolare tra i più giovani, la tendenza ad acquistare prodotti «firmati» e la cura maniacale del proprio look, che deve essere sempre in sintonia con quanto prevede la «tendenza» del momento. Tendenze e atteggiamenti mentali che rinviano all'affermazione di una «cultura narcisistica», orientata principalmente verso l'individuo e il privato. Nel corso degli anni ottanta avviene una sostanziale diffusione della ginnastica aerobica e del body building, assieme al proliferare di nuove palestre; la pratica sportiva assume sempre più valori e significati legati alla volontà di ostentazione e all'esaltazione dell'integrità fisica e dell'efficienza del corpo. Questa nuova generazione di ragazzi e ragazze, ormai non più viaggiatori ma semplici turisti, protagonisti del «riflusso», sono ripiegati nel privato e nel disimpegno. Ma gli adulti, sedotti dal mito dell'eterna giovinezza, inseguono, in questo periodo a cavallo fra i due millenni, i giovani imitando i loro comportamenti e il loro stile di vita, facendo emergere la figura dell'adulto «giovane». Non giovane «dentro» ma giovane fuori. Il tutto unito ad una transizione all'età adulta sempre più dilazionata nel tempo. Lo strato di giovani si assottiglia demograficamente e prolunga nel tempo il suo status, dilazionando oltre misura l’ingresso nella condizione adulta. Gli anziani per contro diventano sempre più numerosi e non vogliono abbandonare uno stile di vita che li mantenga vicini il più possibile alle generazioni successive. In questo contesto dunque, gli indicatori tradizionalmente impiegati nel definire i contorni e i caratteri di una generazione giovanile appaiono del tutto superati? Ha ancora senso cercare un pubblico giovane al quale rivolgere una determinata programmazione? Come sempre, ai posteri l’ardua sentenza!
In copertina la giovanissima protagonista del film Difret, il coraggio per cambiare di Zeresenay Berhane Mehari.
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Marzo 2015, n. 3 anno XXXV Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Marianita Santarossa Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
Evento speciale dedicato all'indagine sulla violazione dei diritti dei minori
Manuela Morana
La pratica delle spose bambine è più diffusa di quanto non sembri. Sono infatti milioni le ragazzine che vengono private dell'innocenza e del diritto di crescere, che vengono concessea uomini adulti e violate, e che vedono esposto il proprio corpo a violenze, abusi e gravidanze premature. Si tratta di un fenomeno che nasce dalla povertà, dall'analfabetismo e dall'ignoranza, e che trova una drammatica diffusione in paesi come Niger, Ciad, Bangladesh, Mali, Guinea, Repubblica centrafricana, Nepal, Mozambico, Egitto, Uganda, Burkina Faso, India, Etiopia, Liberia, Yemen, Camerun, Eritrea, Malawi, Nicaragua, Nigeria, Zambia, l’Arabia Saudita, Afghanistan. Esso costituisce una vera e propria emergenza e merita la nostra attenzione: poiché lede tutti i diritti dell'infanzia, inclusi quello di studiare e di giocare. Inoltre, contribuendo a perpetrare la condizione di povertà ed esclusione di molte, troppe donne nei paesi più poveri del pianeta, e precludendo loro ogni possibilità di indipendenza, il fenomeno delle spose bambine ci obbliga a riflettere sui diritti inviolabili della dignità umana. Questo tema è al centro dell'evento promosso dall'Associazione Neda Day con Cinemazero e in collaborazione con il Circolo Stampa Pordenone e il Comune di Pordenone Assessorato alla Cultura in occasione della Festa delle donne. L'appuntamento per la cittadinanza è in programma venerdì 6 marzo alle ore 20:30 a Cinemazero e vedrà la presenza di Valeria Palumbo - giornalista e storica delle donne, già caporedattore centrale de L'Europeo e di Global Foreign Policy nonché attenta conoscitrice del fenomeno - e di Afsaneh Vahdat, iraniana componente dell'organizzazione Fiitna (un'organizzazione internazionale per i diritti delle donne), responsabile degli ex musulmani in Svezia, e in carica all'istituto governativo svedese dove si occupa di spose bambine di età compresa tra i 14 e i 18 anni provenienti da Medioriente e Africa. A Sacile al Cinema Zancanaro la mattina successiva, il 7 marzo (e poi il 10 marzo, a Cinemazero), l'appuntamento verrà proposto anche agli studenti delle scuole superiori di secondo grado. In questa occasione sarà presente anche la poetesDifret, il coraggio per cambiare prodotto da Angelina Jolie sa iraniana Nina Sadeghi. Oltre alle parole e al dibattito non mancheranno le immagini con la proiezione del film Difret - Il coraggio per cambiare di Zeresenay Berhane Mehari (Etiopia, USA 2014, 99'). Opera di forte impatto prodotta da Angelina Jolie, ha all'attivo numerosi riconoscimenti internazionali, dall'Audience Award del Sundance Film Festival all'Audience Award del Festival Internazionale del film di Berlino. Difret significa avere coraggio. Lo stesso che nel 1996 in un villaggio di Addis Abeba la quattordicenne Hirut dimostra riuscendo a scappare da colui che la pretende come sposa. Tutto si rivolgerà contro di lei: tanto la legge dello stato quanto le regole delle comunità rurali. Solo Meaza Ashenafi, avvocato e leader dell'associazione Andenet (uno studio legale al femminile che assiste gratuitamente donne che altrimenti non avrebbero alcuna possibilità di difendersi dai soprusi di una società dominata dai maschi) decide di assisterla perchè rivede nella ragazzina la stessa esigenza che provava lei quando aveva la sua età: il bisogno di far compiere all'intera società il passaggio necessario che porti a una trasformazione profonda dei costumi. Per partecipare ai matinée è necessario prenotare le classi, scrivendo a didattica@cinemazero.it o chiamando la Mediateca di Cinemazero 3920614459 (da martedì a venerdì in orario pomeridiano). Il biglietto di ingresso per ogni studente è di € 3,00. Insegnanti ed educatori accompagnatori hanno diritto all'ingresso gratuito.
Spose bambine
Difret, il coraggio per cambiare
Avanguardia russa in mostra a Villa Manin di Passariano dal 7 marzo al 28 giugno 2015
Antonio Giusa
Anvanguardia russa 1910-1930
Capolavori dalla collezione Costakis Aleksandr Rodčenko. Fotografia George Costakis è il più grande collezionista privato dell’Unione Sovietica, e la sua non è certo una collezione qualsiasi, visto che suscita un interesse irresistibile in chiunque voglia capire l’arte del nostro secolo. Per ventisei anni ha condotto i suoi scavi archeologici – perché di questo si è trattato – per portare alla luce il movimento artistico di sinistra che si scatenò sulla Russia negli anni intorno alla rivoluzione. La rivoluzione russa è il più notevole evento intellettuale del secolo, e i suoi pittori, scultori e architetti si dimostrarono all’altezza dell’occasione. Le parole dell’incipit sono di Bruce Chatwin e sono le più adatte per introdurre la proposta di Villa Manin che, dal 7 marzo al 28 giugno 2015, ospita due mostre che offrono un panorama completo sull’Avanguardia russa dal 1910 al 1930. Al piano terra, per la prima volta in Italia, i Capolavori della collezione Costakis, il “pazzo greco” citato da Chatwin. Pazzo perché nel 1946, dopo l’incontro casuale con un dipinto di Ol’ga Rozanova, a dispetto della cultura sovietica che desiderava fossero dimenticate definitivamente, iniziò a collezionare le opere degli artisti dell’Avanguardia russa. Costakis che lavorava a Mosca come autista prima all’Ambasciata greca e poi in quella canadese - nel 1977 si stabilì in Grecia, dopo un anno trascorso a Roma, lasciando alla Galleria Tretyakov una parte della sua collezione. Il nucleo rimanente di 1.277 opere che volle portare con sé, venne acquistato nel 2000, a dieci anni dalla sua morte, dallo Stato Greco divenendo la principale collezione del Museo di Salonicco presso il Monastero Lazariston. La mostra di Passariano con circa trecento Il Ritratto, Kazimir Malevič, 1910 ca opere - tra cui dipinti, guaches e acquarelli, lavori d’arte applicata, documenti e un nucleo di un centinaio di disegni sull’architettura costruttivista – si propone come una vera e propria esposizione enciclopedica dell’Avanguardia russa, rappresentativa di tutti i principali movimenti del tempo, curata da Maria Tsantsanoglou e Angeliki Charistou direttrice e curatrice del Museo Nazionale d’Arte Contemporanea di Salonicco. In mostra le opere di Ivan Kljun che aderirà al suprematismo e di Gustav Klucis che con i suoi “disegni assonometrici” tenta di combinare la pittura con l’architettura. Inoltre le porcellane di artisti quali Nikolaj Suetin, Sergei Chekhonin e soprattutto Vasilij Kandinskij e i libri progettati da diversi artisti dell’avanguardia russa tra cui Malevič, Popova, Filonov, Rozanova e Klucis. E poi i grandi capolavori come il Ritratto di Malevič datato 1910, Donna in viaggio della Popova (1915) in cui le istanze del cubismo francese s’intersecano con gli elementi del futurismo italiano. Quindi, i geniali esperimenti e i sogni d’artista: la struttura dell’ala del Letatlin di Vladimir Tatlin appartiene a una delle sue creazioni più ardite e utopistiche, la “bicicletta volante” presentata a Mosca nel 1923, con cui intendeva liberare l’umanità dai vincoli della gravità. Letatlin, Vladimir Tatlin, 1928-1932 Infine le opere dei fratelli Ender fondamentali per comprendere l’applicazione delle teorie sulla quarta dimensione e sul rapporto organico tra arte, natura e biologia e una serie dei primi dipinti di Aleksandr Rodčenko, figura guida del movimento costruttivista, realizzati tra il 1919 e il 1921 quando l’artista era uno dei membri della commissione di sintesi pittorica-scultorea-architettonica.
Ad Aleksandr Mikhaïlovich Rodčenko (18911956) è dedicata la seconda mostra, a cura di Ol’ga Sviblova, direttrice del Museo “Casa della fotografia di Mosca”, coordinata alla precedente, che approfondisce il tema della sua opera fotoVilla Manin di Passariano dal 7 marzo grafica. al 28 giugno 2015. Nel Settembre del 1921, questo artista, pittore, scultore, grafico, designer di mobili, docente Orario 10-19 da Martedì a Domenica. all’Atelier Superiore d’arte e tecnica VCHUTEAperto il Lunedì di Pasquetta. MAS, scenografo e architetto d'interni abbanIngresso ridotto per i possessori della CinemaCard. Info: ww.villamanin.com donò temporaneamente la pittura per dedicarsi a nuove forme di arte che fossero strumenti di progresso sociale: il collage, il fotomontaggio, ma soprattutto la fotografia. Il Museo “Casa della fotografia di Mosca”, che insieme ai familiari dell’artista russo e ai maggiori specialisti di questo settore ha promosso negli anni una lunga e meticolosa campagna di studi, ha prestato a Villa Manin 100 lavori di Rodčenko, rappresentativi della sua attività fotografica: dalle copertine delle riviste ai manifesti per il cinema; dai fotomontaggi ai tanti lavori realizzati con la Stepanova, sua compagna di vita e d’ispirazione artistica alle fotografie delle nuove architetture, fino ai ritratti tra i quali il più celebre della madre datato 1924, il Ritratto di Lilia Brik dello stesso anno e Il Pioniere con tromba del 1930. Ritratti lontani dagli stereotipi e dalle pose di una fotografia che rifiutava, scelti fra una serie di istantanee di parenti e amici artisti o di gente comune prese in ogni momento della giornata, ritratti che poi diventavano i soggetti di copertine e manifesti. Il percorso, che si dispiega al primo piano di Villa Manin, ci porta a scoprire la libertà creativa, il talento per l’effetto estetico di forte impatto, la sensibilità per le tendenze artistiche contemporanee e l’audacia nel guardare al futuro di Rodčenko. Rodčenko cominciò ad avvicinarsi alla fotografia per produrre materiali utili ai suoi fotomontaggi, che utilizzava per manifesti e illustrazioni di libri. A partire dal 1924 l’artista concentrò invece la sua attenzione proprio sul mezzo fotografico col risultato di produrre un vigoroso cambiamento nel concetto stesso di fotografia. Questa la sintesi del suo pensiero: “E’ difficile non notare quanto ampia sia la nostra ricerca, volta a sperimentare tutte le opportunità offerte dalla fotografia. Come in un volo della fantasia o in sogno, ne scopriamo ogni giorno i prodigi che rivelano ai nostri occhi una sorprendente realtà. La fotografia ha smesso di essere un’arte secondaria basata sull’imitazione delle tecniche dell’acquaforte, della pittura o della tessitura dei tappeti e ha trovato una strada propria. La fresca brezza del suo fiorire porta in sé un profumo inconfondibile. Nuove possibilità si profilano davanti a noi. I suoi aspetti sono multiformi e complessi quanto quelli di un disegno, più interessanti di un fotomontaggio” (…) Cominciò a riprendere l’ordinario e il quotidiano. Con una nuova interpretazione introdusse i principi dell'ideologia costruttivista nella fotografia inventando il "Metodo Rodčenko", con i suoi nuovi punti di vista, dal basso verso l’alto o viceversa o spostati dall’asse centrale sulle sue diagonali. Una nuova prospettiva che dialogava con quelle di altre avanguardie, come quella del Bauhaus e in particolare con la visione di Moholy-Nagy. Nel 1928, con l'affermarsi di una nuova burocrazia culturale imposta da Stalin che discreditava il pensiero liberale, l'arte di Rodčenko venne accusata di formalismo borghese. Nel 1930 smise di insegnare a causa della chiusura del VCHUTEMAS. In seguito per essere accettato dalla nomenclatura si dedicò prevalentemente al reportage. Per concludere è utile un accenno ai rapporti che Rodčenko ebbe con il mondo del cinema. Suoi alcuni dei più bei manifesti russi dell’epoca, quello della Corazzata Potemkin e di Ottobre sono riprodotti nel salone centrale di Villa Manin, dove viene proiettato il film L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov. Per questo regista Rodčenko realizzò una locandina per la serie dei Kinoglaz. Suoi fotomontaggi per il film Fiamme dalle scintille di Dmitri Bassalygo furono pubblicati sulla rivista “Proietkino”. Fu anche autore di animazioni e scenografo di alcuni film fra i quali La giornalista di Lev Kulesov e Albidum di Leonid Obolenskij. Al cinema del periodo dell’Avanguardie russe sono dedicate le iniziative collaterali alle mostre di Villa Manin a cui dedichiamo un approfondimento nelle prossime pagine. AVANGUARDIA RUSSA 1910-1930 Capolavori dalla collezione Costakis Aleksandr Rodčenko. Fotografia
Prossimamente a Cinemazero il nuovo lavoro del regista Matteo Corazza
Alessio Pasquini
Lost in Devil’s Country
Persi nella terra del Diavolo C'è un piccolo regista locale, Matteo Corazza, disegnatore di fumetti, amante del genere horror anni '60-'80, che prova a far sentire gli artigli in provincia e in regione, sfoderando, dopo quasi 3 anni di lavorazione, il suo secondo lungometraggio, Lost in Devil's Country, un altro omaggio all' horror del passato (anni Ottanta in questo caso), dopo la prima esplorazione del genere, rigorosamente indipendente, Il Mostro Tossico, voluto e deliberato tributo al padre del cinema horror italiano, Mario Bava, eco del suo indimenticabile Terrore dallo Spazio Profondo. La nuova pellicola, registra un salto di qualità rispetto all'operazione precedente: un nuovo staff tecnico rimpolpato quantitativamente e qualitativamente con eccellenze locali specializzate nei diversi reparti filmici, dalla realizzazione alla produzione e post-produzione, ha dato più consistenza e spessore all'opera, con un più ampio respiro scenico. Per quasi due anni, una troupe di 30 persone e centinaia di comparse hanno scorrazzato liberamente nelle campagne della Bassa Pordenonese e della Marca Trevigiana, occupando vecchi rustici, riattando antiche abitazioni, per inscenare una storia schizofrenica, originata da un nucleo molto semplice, quasi accademico, per poi deragliare nel labirinto psichedelico della patologia. La storia è presto detta: dicembre 1982, 4 rapinatori in fuga, braccati dalla polizia, il più classico degli inizi; una vecchia casa abbandonata in cui rifugiarsi fino all'alba, il più classico degli sviluppi. Ma qui c'è la rottura. Da questo momento in avanti, il classico diventa gotico, il gotico diventa psichico. Quello che succede ai rapinatori nella casa, sfugge al senso comune, e alle facili interpretazioni. D'ora in poi, niente sarà più ciò che sembra. Il protagonista (impersonato dallo stesso regista) diventa il recettore di strane visioni e subisce l'influenza infestante di strane creature della mente. Il ritmo tagliente e sussultorio dei frequenti flashback ci aiuta a ricostruire brandelli della storia, fornendoci una scivolosa maniglia al bisogno di capire, di spiegare, l'ante quem, mai del tutto soddisfacente; è abbastanza frustrante renderci conto che il registro scelto è duplice: stimolare i nostri tentativi di razionalizzazione, lusingarli, per poi tradirli sulla fine. Lost in Devil's Country, è un viaggio esterno ed interno al contempo, nello spazio ma anche nel tempo, per rimettere insieme i frammenti di una vicenda che accade perché è già accaduta vent'anni prima, ma è già accaduta perché sta accadendo in questo momento. La trama regge perché i 4 personaggi, diversamente caratterizzati, acquisiscono peso nell'opera di ricostruzione del presente, seguendo a ritroso il filo delle azioni che li ha condotti nel luogo in cui tutto ha inizio e fine insieme. L'opera in sé, è meritevole anche e, soprattutto, metafilmicamente, per quello che rappresenta per questa regione: un'aggregazione di talenti che vogliono farcela da soli, che ci credono fino in fondo, sfidando il freddo, la burocrazia e i tempi dilatati per arrivare al traguardo. La disponibilità di oltre 250 tra attori e comparse è stata davvero encomiabile, hanno sopportato le estenuanti attese, le frustranti ripetizioni, aderendo al progetto Una fase di lavorazione del film Lost in Devil’s Country in cambio di nulla, o al massimo un the caldo. Ammirevoli gli scorci serali di Pordenone, riportata agli anni sessanta, per una notte e per una scena, il restyling perfetto dei vecchi cinema di Codognè e Ponte di Piave, riportato in vita come i vecchi saloni del Titanic, per un breve respiro di tempo. Complessivamente il film è stato girato in 20 location differenti; per le scene che si svolgono nella casa, sono state scelte, tre abitazioni storiche: Villa Floridi a Ghirano di Prata, Villa Sant'Anna a Sant'Andrea di Pasiano (in cui visse il regista Damiano Damiani) e Villa Giol a San Polo di Piave.
Trenta film e documentari per una straordinaria rassegna cinematografica a Villa Manin
Piero Colussi
A latere della grande mostra AVANGUARDIA RUSSA 1910-1930 in programma a Villa Manin di Passariano, in provincia di Udine, dal 7 marzo al 28 giugno 2015, verrà presentata “IL CINE-OCCHIO DELLE AVANGUARDIE RUSSE”, una vasta panoramica sulle tendenze più innovative della “Settima arte” russa, dagli anni della rivoluzione fino all'inizio dell'era stalinista. Una schiera di giovani cineasti, strettamente alleati con i maggiori artisti e letterati dell'epoca (Rodčenko, Malevič, Majakovskij, Lili Brik, ecc.), esalta le conquiste sociali ed economiche del governo sovietico e sperimenta tecniche e linguaggi dirompenti. La vicenda dell’avanguardia sovietica si concentra in poco più di un decennio (ma gli anni davvero cruciali furono quelli tra il 1922 e il 1927) e rappresenta uno dei capitoli più innovativi del linguaggio cinematografico. Questi film, inoltre, avranno un fortissimo impatto sull'intera industria cinematografica mondiale. Sono in programma alcuni capolavori di Dziga Vertov, l'inventore del "cine-occhio" e dei cinegiornali Kino Pravda fra cui non poteva mancare L’uomo con la macchina da presa. Le opere immortali di Sergej Ejzenštein - Sciopero, La corazzata Potemkin, Ottobre, La linea generale - uno dei creatori più controversi della storia del cinema. Alcune commedie e satire di costume dirette da Lev Kulešov (Le avventure di Mr.West nel paese dei bolscevichi), Sergej Komarov (A kiss for Mary Pickford), Jurij Željabužskij (La Una celebre scena del film La corazzata Potemkin di Ejzenštein venditrice di sigarette del Mossel’prom). I drammi di denuncia sociale diretti da maestri quali Vsevolod Pudovkin (La Madre) e Aleksandr Dovzhenko (Arsenale). Aelita, di Protazanov, un classico della fantascienza con le scenografie realizzate da Aleksandr Rodčenko. Dei fondatori del movimento d’avanguardia Feks – Fabbrica dell’attore eccentrico - Grigorij Kozincev e Leonid Trauberg si vedrà La Nuova Babilonia con la partitura composta da Dmitrij Sostakovic. Un omaggio al poeta Vladimir Majakovskij, a 85 anni dalla sua tragica scomparsa avvenuta il 14 aprile 1930, con due preziose rarità: La signorina e il teppista film tratto da un racconto di Edmondo De Amicis in cui appare come attore e Incatenata alla pellicola video opera realizzata nel 1983 da Gianni Toti dove sono visibili i pochi minuti sopravvissuti di un altro film scritto dal poeta, Incatenata al film. La rassegna è completata da opere di Boris Barnet, Mikahil Kaufman (fratello di Dziga Vertov), e da una scelta di pionieristici film d’animazione. Inoltre, verrà presentata una selezione di documentari d’arte inediti in Italia dedicati ai maggiori protagonisti delle avanguardie russe degli anni Venti (Malevič, Due immagini tratte dal film Aelita di Protazanov Rodčenko, Tatlin, ecc.) e al collezionista greco George Costakis, definito da Bruce Chatwin nel racconto che gli ha dedicato come “il più grande collezionista privato dell’Unione Sovietica”. La retrospettiva è curata da Lorenzo Codelli, Piero Colussi, Livio Jacob e si avvale della collaborazione della Cineteca del Friuli e della Mediateca di Cinemazero.
L’avanguardia russa e il cinema
Il cine-occhio delle avanguardie russe
Come da tradizione Cinemazero collabora alle iniziative di sensibilizzazione
Davide Del Duca
Fondazione Bambini e Autismo
Giornata Mondiale dell’Autismo Il 2 Aprile è la Giornata Mondiale dell’Autismo istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questa ricorrenza è stata voluta perché i dati relativi alla sindrome sono allarmanti ed è questo un modo per sensibilizzare gli Stati ad occuparsi di più di questa vera e propria “epidemia”. Oggi, secondo alcuni studi, l’incidenza toccherebbe 1 bambino ogni 88 nati. Aldilà di questo ultimo dato anche rimanendo sulla stima più condivisa (1 caso ogni 150) il tema dell’autismo è drammaticamente urgente per il proliferare dei casi. In Italia si stima vivano oltre 500.000 persone con autismo. I Disordini dello Spettro Autistico sono disturbi di natura neurobiologica caratterizzati da difficoltà nella comunicazione e nell’interazione sociale e dalla presenza di comportamenti e interessi ristretti e stereotipati. Attualmente non esiste una guarigione per le persone con autismo tuttavia il riconoscimento precoce del problema e l’inizio altrettanto precoce di un intervento educativo appropriato possono modificare significativamente gli esiti a lungo termine migliorando il livello di qualità della vita della persona autistica e di coloro che a vario titolo ne fanno parte. Quest’anno la Fondazione Bambini e Autismo ONLUS di Pordenone organizza diverse iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica, aiutare familiari e operatori, divulgare informazioni corrette circa la sindrome. Tra le molte segnalo che anche il municipio di Pordenone, come nelle principali città del mondo, sarà illuminato di blu partecipando alla campagna “Light it up blue” che consiste nell’illuminare di blu i palazzi più rappresentativi, per significare la sensibilità e la vicinanza delle città e dei loro amministratori alla informazione e al sostegno delle persone con disturbi autistici. Siccome il 2 Aprile 2015 sarà concomitante con l’inizio delle vacanze pasquali per le scuole alcune iniziative saranno prese nei giorni immediatamente precedenti alla data. Tra queste segnaliamo, in collaborazione con Cinemazero, la proiezione del film Mary e Max (Australia 2009, 88’) di Adam Elliot Gran premio all’Ottawa International Animation Festival 2009 Festival di Berlino 2009 – Orso di cristallo – menzione speciale Australian Director’s Guide: Adam Elliot miglior regia 2009. Primo premio all’Annecy International Animated Film Festival 2009. Il film sarà proiettato per le scuole il 1° aprile al mattino e sarà riproposto il 2 sera. Mary and Max è un film, come si vede, che ha ricevuto molti premi e molte attestazioni, un film di animazione che in qualche modo riguarda l’autismo ma non solo. E’ infatti la narrazione cinematografica di una storia di amicizia epistolare (complicata), una amicizia di penna, tra Mary, una bambina timida e solitaria che vive nella periferia di Melbourne, e Max, un newyorkese di 44 anni con Sindrome di Asperger, una forma di autismo. Il film nonostante la mole di riconoscimenti non è stato doppiato e distribuito in Italia, la copia è quindi in versione originale con i sottotitoli in italiano. Anche questo piccolo fatto la dice lunga sulla scarsa attenzione che ancora esiste nel nostro Paese nei confronti dell’autismo e delle opere che in qualche modo lo rappresentano.
Risate e commozione nel geniale Mary & Max di Adam Elliot
Il ricordo del grande fotografo francesce, protagonista del cinema italiano
Antonio Maraldi
Si è spento martedì 13 gennaio, a Gap dove si era trasferito da qualche anno presso la sorella Simone, Paul Ronald uno dei più grandi fotografi di scena del cinema italiano. Nato a Hyères, in Costa Azzurra, nel 1924, Paul Ronald era stato avviato alla fotografia nell’immediato anteguerra da G.R. Aldo, fotografo italiano che lavorava con successo in Francia e che poi diventerà uno dei più importanti direttori della fotografia nel cinema di casa nostra. Fu proprio Aldo nel 1947 a chiamare Ronald come fotografo di scena sul travagliato set di La terra trema di Paul Ronald fu fotografo di scena anche in 8 ½ di F. Fellini Luchino Visconti. Il regista apprezzò immediatamente le qualità professionali e umane di Ronald tanto da volerlo in tutti i suoi successivi lavori, sia per il cinema (ha collaborato con Visconti fino all’episodio Il lavoro di Boccaccio ’70) che per il teatro. Ronald decise presto di stabilirsi in Italia, apprezzandone, tra le altre cose, cucina e clima, raggiunto dalla moglie Huguette, avviata anche lei da Aldo alla professione. Non solo Visconti nella sua carriera perché presto Ronald divenne un ricercato fotografo di scena tanto da lavorare con tutti i maggiori registi del cinema italiano del dopoguerra (da Blasetti a Pietrangeli, da Lattuada a Comencini, da Pasolini a Risi) compreso Federico Fellini che dopo averlo incrociato nel corso della lavorazione de Le tentazioni del dottor Antonio (altro episodio di Boccaccio ‘70) lo volle espressamente per 8 ½ . Il mio incontro con Ronald avvenne sul finire del 1997. Dopo una non semplice ricerca riuscii a contattarlo per proporgli una mostra monografica in occasione della prima edizione di “CliCiak”, il concorso nazionale per fotografi di scena che muoveva i primi passi. Fin dall’inizio mi colpirono la sua ritrosia, la sua ironia e la sua generosità. Qualità confermate nella sua prima venuta cesenate, in occasione dell’inaugurazione della mostra nel marzo del 1998, e nelle tappe successive di quella esposizione (compresa Pordenone). Diventammo amici e per oltre una decina di anni, ogni estate, sono stato ospite nella sua casa di Wassy, in Haute Marne. Affascinato dai suoi racconti, gli proposi di lavorare a un secondo volume, più approfondito rispetto al primo catalogo. Lo raggiunsi a casa sua nel maggio del 2002 e per vincere la sua ritrosia («A chi vuoi che interessino i ricordi di un vecchio fotografo?» obiettava) arrivammo ad un accordo: avrei registrato una lunga intervista da cui ricavare una sorta di “piccole memorie”. Dopo alcuni giorni, estremamente piacevoli, facevo ritorno in Romagna con una decina di ore di registrato. Ci lavorai tutta l’estate e gli mandai una prima bozza. Con non poca apprensione. Quando ci risentimmo mi disse: «Non è male», pur senza dimostrare troppo entusiasmo. Le sue perplessità rimanevano ma potevo procedere. Quel lavoro sfociò poi nel volume “Paul Ronald un fotografo francese nel cinema italiano” che accompagnò la mostra parigina di fine 2002, voluta da Maurizio Scaparro. Da allora si sono susseguiti incontri e lavori comuni (su Senso, Bellissima). Con le sue foto a colori, praticamente inedite, di 8 ½, organizzai una mostra che si inaugurò ad Annecy Cinéma Italien nel 2007, dove ci ritrovammo anche l’anno successivo perché Jean Gili e tutto il suo staff lo rivollero come ospite e dove Scola, con cui aveva a lungo collaborato, lo salutò come «Il più grande fotografo del cinema italiano». Le chiacchierate con lui erano sempre piacevoli e istruttive, anche perché qualcosa si precisava e qualcos’altro si aggiungeva. Come ad esempio la scoperta tarda del lavoro su un western all’italiana (Massacro al grande canyon di Sergio Corbucci), genere che Paul aveva sempre negato di aver frequentato – per dimenticanza e non per snobismo – ma che ammise sorridendo, in seguito al ritrovamento di alcuni negativi. Quando qualcuno eccedeva con le lodi a lui e ai registi del periodo, era solito ribattere: «Non stavamo lavorando alla Cappella Sistina, facevamo solo del cinema»..
Paul Ronald
In ricordo di Paul Ronald
In concomitanza con la Berlinale 2015 la tappa tedesca del tour mondiale del Maestro
Lorenzo Codelli
“My life in Music”
Per un pugno di Morricone a Berlino Tuoni di mitragliatrici, spari, esplosioni, fanno rimbalzare gli ottomila spettatori sulle sedie. Inizia così, dalle roboanti note "concrete" per Gli intoccabili (Brian De Palma), il mega-concerto che Ennio Morricone ha tenuto a Berlino contemporaneamente alla Berlinale. Pochi giorni dopo il concerto inaugurale allo 02 World di Londra, il maestro dei maestri prosegue allo 02 World della capitale tedesca il tour "My Life in Music". Una summa autobiografico-nostalgica che ripercorre alcuni apici della sua eccezionalmente prolifica carriera. Circa 500 colonne sonore, dal 1961 in poi, assieme a un centinaio di partiture sinfoniche, dal 1946 in poi. "In confronto a Bach mi considero un disoccupato", così scherza il musicista nel succulento programma di sala curato da Sir Christopher Frayling (www.enniomorricone.org). Lassù, sul vastissimo palcoscenico, di fronte al direttore d'orchestra e compositore si staglia una vera e propria armata: l'Orchestra Sinfonica Nazionale Ceca, 86 elementi; i tre cori magiari Kodály, Csokonai e Oradea, 75 elementi. I suoi fedelissimi solisti italiani lo attorniano nei ruoli chiave: il pianista quadrumane (tradizionale e elettronico) Leandro Piccioni, il chitarrista elettrico Rocco Zifarelli, il bassista Nanni Civitenga, il batterista Massimo D'Agostino. Il romantico "Tema di Deborah" apre la prima delle due evocazioni leoniane, questa centrata sui violenti contrasti sonori per C'era una volta in America. Morricone trascina poi l'orchestra in dissonanti altalene jazzistiche ispirate alle grandi tradizioni americane rielaborando La leggenda del pianista sull'oceano (Giuseppe Tornatore). Refrain che hanno fatto epoca da hit di mezzo secolo fa quali Metti una sera a cena (Giuseppe Patroni Griffi), Il clan dei siciliani (Henri Verneuil), Maddalena (Jerzy Kawalerowicz). Morricone scende serissimo dal podio tra gli applausi e porta in scena Susanna Rigacci. La longilinea soprano in lamé scarlatto vocalizza a gola spiegata i popolarissimi temi leoniani per Il buono, il brutto, il cattivo, C'era una volta il West, Giù la testa. Trionfale ovazione e fine primo tempo. Il secondo abbraccia la produzione engagée, da La battaglia di Algeri a Queimada passando per Indagine su un cittadino e La classe operaia va in paradiso. Che era barricadera, al posto della bacchetta il genio sembra sventoli un drappo rosso! Fine secondo tempo tramite un rimissaggio spettacolare dell'epico Mission, inclusi i lamenti spezzati degli indios. Non finisce qui. Nastassja Kinski e Hector Mandela gli consegnano sul palco un grosso trofeo in vetro e lo elogiano con discorsi commoventi. Lui si schernisce a voce bassa in italiano: "Uuh, non esagerate! Io ho solo lavorato, tanto lavorato". Il pubblico in piedi, in delirio, sospinge nuovamente sul podio l'instancabile Morricone, il quale concede tre bellissimi bis. Dopo aver ringraziato orchestra, coro e pubblico per le tre ore di show, il maestro tutto solo soletto prende all'antica sotto il braccio sinistro il pesante faldone con le centinaia di fogli delle partiture eseguite, e avviandosi dietro le quinte ci lancia uno sguardo rivelatore: "Bè, la ricreazione è conclusa, è ora d'andare a lavorare seriamente".
Ennio Morricone sul palco dell'O2 World di Berlino - (foto di Lorenzo Codelli)
DEDICA FESTIVAL: LUIS SEPULVEDA - SUR
All’interno del ricchissimo programma di Dedica 2015 anche un appuntamento dedicato al cinema e alle immagini in collaborazione con LaEffe e Cinemazero. La serata sarà aperta da una proiezione multimediale con le meravigliose ed evocative foto di Daniel Mordzinski, scattate durante i suoi frequenti viaggi in Patagonia con l’amico Sepúlveda, alcune delle quali confluite nel volume Ultime notizie dal Sud (Guanda). Segue un documentario della regista Sylvie Deleule, premiato al Festival International du Film di Vébron, in Francia. Il film esplora i segreti, i dolori privati, le battaglie politiche e i luoghi dei ricordi del grande scrittore cileno. Infine, Corazón verde, un documentario di cui lo stesso Sepúlveda è regista, insieme a Diego Meza, presentato alla 59a Mostra del Cinema di Venezia. I due autori danno voce ad ambientalisti, avvocati, contadini, maestri, pescatori accomunati dalla volontà di difendere la natura della Patagonia cilena dagli assalti di una multinazionale intenzionata a costruire una fabbrica di alluminio in un luogo assolutamente incontaminato. Info: www.dedicafestival.it
PASOLINI ALLA CASA DELLA MADRE. FOTOGRAFIE DI LETIZIA BATTAGLIA
Casarsa della Delizia - Casa Colussi, fino al 31 marzo 2015
Sono straordinarie le fotografie che la grande fotografa siciliana Letizia Battaglia scattò a Pasolini nel 1972 quando Pasolini fu invitato al Circolo Turati di Milano a discutere della Libertà d’espressione tra repressione e pornografia, insieme a Morando Morandini, Giovanni Raboni, l’avvocato Marco Janni e Giancarlo Ferretti, moderatore del dibattito. Accanto a queste foto, per questa occasione eccezionale, ha voluto affiancare anche la serie degli Invincibili, omaggi-decoupage ai grandi spiriti liberi del mondo, da Pasolini appunto a Freud, al Gesù del Michelangelo diciassettenne, Virginia Wolf o Joyce. Nell’esposizione, con catalogo curato da Angela Felice in collaborazione con Giovanna Calvenzi, MariaChiara Di Trapani, Carlo Madesani e la stessa Battaglia, Pasolini però resta stella fissa, protagonista di una splendida teoria di 18 ritratti in bianco e nero che , dopo la mostra e per volontà dell’autrice, saranno donati al già ricco fondo fotografico di Casa Colussi. Come per un ritorno “alla casa della madre”, appunto, secondo il commosso titolo che l’autrice ha voluto fermamente per questa mostra casarsese. Info: www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it
FILM FORUM FESTIVAL 2015
Udine e Gorizia, dal 18 al 24 marzo 2015
Sette giorni di proiezioni, incontri, convegni, workshop, pubblicazioni ed eventi intorno al cinema, dalle origini ai nuovi media organizzati e curati dall'Università di Udine e diretti dallo storico del cinema dell'ateneo friulano, Leonardo Quaresima. Protagonista dell'edizione 2015 sarà il cineasta spagnolo Albert Serra, vincitore del Pardo d’oro a Locarno 2013 e astro nascente del cinema europeo. Albert Serra parteciperà alle fasi di Udine e alla MAGIS - International Film Studies Spring Film School di Gorizia, dove terrà una masterclass per gli studenti iscritti. Per una storia del cinema senza nomi sarà il leitmotiv di questa 22ma edizione di FilmForum Festival. Che ne sarebbe della storia del cinema, provando a riscriverla senza la “geniale invadenza” di grandi maestri, da Welles a Visconti, da Fellini a Kubrik? Se lo chiederà appunto Filmforum Festival 2015. D’altra parte il convegno di Filmforum Festival ha costantemente posto al centro della sua proposta una problematizzazione della nozione di autore e l’edizione 2015 sarà dedicata a un tentativo di superamento definitivo di questa nozione.Info: www.filmforumfestival.it
IL DIALOGO CREATIVO. LE SECONDE GENERAZIONI E LO SPORT Pordenone - Biblioteca Civica, sabato 28 marzo 2015
A partire dal libro Campioni d'Italia? Le seconde generazioni e lo sport, si affronterà alla presenza di uno degli autori Mauro Valeri e dell’atleta pordenonese Marvin Bedel il tema della cittadinanza e del razzismo in ambito sportivo. Nelle varie discipline è evidente il problema dei ragazzi cresciuti in Italia ma che, almeno per la burocrazia, ancora italiani non sono. E così atleti forti, a volte campioni veri, sono costretti ad affrontare, oltre alle consuete rivalità sportive, sfide di tutt'altro genere. Info: ildialogocreativo@gmail.com
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Pordenone - convento San Francesco, 11 marzo 2015 - ore 20.45
i film del mese
Un film di Michel Hazanavicius. Con Bérénice Bejo, Annette Bening, Maxim Emelianov. Francia, 2014. Durata 159 min.
UN ‘OPERA IMPEGNATA E APPASSIONATA AMBIENTATA NELLA TRAGICA GUERRA CECENA
t he SeARCh
Di miChel hAzAn AViCiu S 1999. Seconda Guerra in Cecenia. Dopo l'uccisione dei genitori a cui ha assistito non visto, Hadji (nove anni) prende in braccio il fratellino neonato e fugge. La sorella maggiore, sopravvissuta, si mette a cercarli. Intanto Hadji, dopo aver messo al sicuro il neonato, incontra Carole, una funzionaria dell'Organizzazione europea per i diritti umani. La donna decide di occuparsi di lui. Seguiamo in alternanza anche le vicende del ventenne Kolia, recluta dell'Armata Russa. Grazie al successo e agli Oscar vinti con The Artist Michel Hazanavicius ha potuto permettersi di realizzare questo film a cui tiene in modo particolare. Gli vanno riconosciuti senz'altro la passione e l'impegno civile con cui ha affrontato un evento di cui il mondo sembra essersi già dimenticato sopraffatto da altre e altrettanto dolorose tragedie. La fonte di ispirazione è stata costituita dalla visione del film Odissea tragica di Fred Zinnemann datato 1948. Hazanavicius utilizza lo stesso impianto narrativo (là una madre che cercava il figlio, qui una sorella che cerca il fratello) e lo innerva con l'alternanza della discesa agli inferi della brutalità di una giovane ed inizialmente innocente recluta. La denuncia dell'impotenza delle organizzazioni umanitarie dinanzi a consessi politici in cui domina l'indifferenza è ben incarnata dall'attrice che il regista più ama: Bérénice Bejo. Hazanavicius "aggiorna" l'Odissea tragica di Zinnemann, con un film onesto ma dal pathos troppo misurato.
Un film di Bennett Miller. Con Steve Carell, Channing Tatum, Mark Ruffalo USA, 2014. Durata 134 min.
THRILLER PSICOLOGICO IPNOTIZZANTE BASATO SU UN’INCREDIBILE STORIA VERA
Un film di Saul Dibb. Con Michelle Williams, Kristin Scott Thomas, Matthias Schoenaerts. Gran Bretagna, 2015. Durata 107 min.
DAL BEST SELLER DI IRÈNE NÉMIROVSKY UN RACCONTO D’AMORE AI TEMPI DEL NAZISMO
FOXCAt CheR
Di Ben n et mil l eR Il campione olimpico di lotta Mark Schultz viene contattato da emissari del miliardario John du Pont. Costui, erede della dinastia di industriali, vuole costruire un team di lottatori che tenga alto il prestigio degli Usa alle Olimpiadi di Seul del 1988. Lui ne sarà il finanziatore e il coach. Mark vede in questo invito l'occasione per affrancarsi dal fratello maggiore, anch'egli campione, ma deve ben presto accorgersi che Du Pont soffre di disturbi psicologici originati da una totale dipendenza dal giudizio dell'anziana madre. Quando all'inizio di un film si legge la scritta "Ispirato a fatti realmente accaduti" lo spettatore attento viene assalito dal timore di una ricostruzione cronachistica. Non è quanto accade nel film di Bennett Miller che sa andare oltre i fatti per scavare nella complessità delle psicologie dei protagonisti di una vicenda che vide al centro l'erede della famiglia che, con la vendita di munizioni, costruì un impero a partire dalla Guerra di Secessione. In Mark leggiamo la complessità di un sistema sportivo statunitense che fa crescere campioni che credono di possedere una cultura (si è laureato) mentre invece sono stati semplicemente tollerati grazie alle loro qualità atletiche. Il campione è tanto possente fisicamente quanto fragile psicologicamente e proprio per questo, seppur con qualche reticenza, pronto a mettersi al servizio di chi gli prospetta un grande futuro. È però a uno Steve Carell al massimo della sua forma attoriale che viene affidato il compito di calarsi nelle posture e negli atteggiamenti di un personaggio che a tratti ricorda, nel suo rapporto con la madre, il Norman Bates di Psyco. John du Pont è un reazionario psicopatico che cerca, senza mai trovarla, l'approvazione dell'anziana genitrice. Il suo rapporto con Mark diviene progressivamente morboso: il ragazzo deve conquistare i trofei che a lui, mai realmente cresciuto, la vita ha negato. Questo però non gli impedisce di avviarlo all'uso della cocaina e poi, dubitando dei risultati, dal riproporgli la presenza di un fratello temuto proprio perché consapevole della serietà che è richiesta per conseguire l'eccellenza in qualsiasi campo (e in particolare in quello sportivo). La progressione verso l'abisso è inevitabile: la lotta contro il malessere esistenziale si rivela molto più insidiosa di quella affrontata in una palestra: alla fine non ci sono vincitori ma solo sconfitti.
Suit e FRAnCeSe
Di SAu l DiBB Ambientato in Francia nel 1940, Suite francese racconta la storia della bellissima Lucile Angellier che nell'attesa di ricevere notizie del marito prigioniero di guerra, vive un'esistenza soffocante insieme alla suocera, donna dispotica e meschina. La sua vita viene stravolta quando i parigini in fuga si rifugiano nella cittadina dove vive. Subito dopo la città viene invasa dai soldati tedeschi
(Tit. Or.: The Cut) Un film di Fatih Akin. Con Tahar Rahim, Simon Abkarian, Arsinée Khanjian. Germania, 2014. Dur.: 133 min.
(Tit. Or.: La famille Bélier) Un film di Eric Lartigau. Con Karin Viard, François Damiens, Eric Elmosnino. Francia, 2014. Dur.: 100 min.
L'ODISSEA DI UN PADRE SOPRAVVISSUTO AL GENOCIO ARMENO
t he Cut
Di FAt ih AKin Fin dal nome Nazaret tradisce la religione e il gruppo etnico di provenienza per i quali viene catturato, separato dalla sua famiglia, messo ai lavori forzati, poi condannato a morte e (scampato miracolosamente) vessato ogni qual volta incontri l'autorità. Nell'impero Ottomano degli anni della prima guerra mondiale, assieme a molti altri armeni, la sua famiglia è vittima di uno dei primi genocidi programmati a tavolino. L'aver scampato la morte costa a Nazaret le corde vocali ma senza curarsi del problema d'essere muto affronterà viaggi nel deserto, nelle città e infine attraverso l'oceano per ritrovare le figlie da cui è stato diviso. “The Cut è un film epico, un dramma, un’avventura e un western tutti insieme”. Parole e pensieri di Fatih Akin, 10 anni fa Orso d'Oro grazie a La sposa Turca e nel 2009 Leone d'argento - Gran premio della giuria al Festival di Venezia con Soul Kitchen. Passati 5 anni il regista turco è tornato in Concorso al Lido grazie proprio a The Cut, film particolarmente atteso in quanto dedicato al genocidio degli armenti avvenuto poco prima dell'inizio della prima guerra mondiale, ai più sconosciuto e nella 'sua' Turchia semplicemente tabù. Protagonista della pellicola un talento come Tahar Rahim, protagonista dell'indimenticabile Il Profeta, visto poi anche ne Il Passato di Asghar Farhadi.
CAMPIONE D’INCASSI IN FRANCIA LA COMMEDIA È CANDIDATA A SEI PREMI CÉSAR
l A FAmiGl iA Bel ieR
Di eRiC l ARt iGAu La famiglia Bélier, fattori francesi, è caratterizzata dal fatto di avere tutti i propri membri sordomuti, ad eccezione della giovane Paula, la figlia di sedici anni. Avendo il “dono” della parola, Paula assume l’indispensabile ruolo di interprete con il resto del mondo, assumendosi una responsabilità e un peso enormi. Un giorno, il suo insegnante di musica scopre in lei un grande talento per il canto e decide di spingere Paula a fare le selezioni per una famosa scuola di canto parigina. Accettare, però, significherebbe lasciare la famiglia alle prese con il problema di doversi esprimere privi della parola e della capacità di udire i propri interlocutori. A interpretare Paula è la cantante Louane Emera, già conosciuta in Francia per aver partecipato alla seconda edizione di The Voice, dove è arrivata in semifinale. Ed è stato proprio il talent musicale a farle avere il ruolo. Infatti, Eric Lartigau, prima di optare per Louane, ha realizzato i provini a sessanta – ottanta ragazze, senza trovare però quella adatta. E solo dopo aver visto due puntate del programma televisivo, ha scelto Emera: «Adoro tanto la sua grazia quanto la sua goffaggine, che è quella tipica dell’adolescenza» ha dichiarato l’autore in un’intervista pubblicata sul pressbook del film Per Louane Emera è stata la prima esperienza d’attrice: una prova piuttosto difficile, in quanto ha dovuto contemporaneamente imparare a recitare e a esprimersi nella lingua dei segni, azioni non facili, soprattutto per una persona al suo debutto sul grande schermo.
i film del mese
che occupano le loro case. Inizialmente Lucile ignora la presenza di Bruno, un raffinato ufficiale tedesco che è stato dislocato nella loro abitazione...ma ben presto vengono travolti dalla passione e dall'amore. Quattro attrici pluripremiate come l'americana Michelle Williams (I segreti di Brokeback, Marilyn), l'inglese Kristin Scott Thomas (Quattro matrimoni e un funerale, Il paziente inglese), la tedesca Alexandra Maria Lara (La caduta, Un'altra giovinezza) e l'inglese Ruth Wilson (Jane Eyre) insieme, a cui si affianca Margot Robbie (la bionda australiana accanto a Will Smith in Focus), qui in versione corvina nell'adattamento del romanzo di Irène Némirovsky, una storia d'amore proibito nella Francia occupata dei nazisti, caso letterario tradotto in 40 lingue e che nel 2008 aveva già venduto due milioni e mezzo di copie. La guerra vista dalle donne che aspettano, lottano, sperano e qualche volta si trovano a dover scegliere fra i propri sentimenti e l'amor di patria, frutto di un complesso lavoro di adattamento registico. "Si può accettare un romanzo incompiuto ma non un film senza conclusione - dice Dibb - Il mio background è nella realizzazione di documentari, quindi per me il fatto che il romanzo fosse incredibilmente autentico, quasi come una capsula del tempo nascosta per 60 anni è stato molto emozionante. Ciò su cui volevo concentrare l'attenzione era il senso della guerra raccontata dal punto di vista di un civile e, in particolar modo, dal punto di vista di una donna".
LA SCUOLA AL CINEMA - MARZO 2015
Tutte le proiezioni si svolgono a Pordenone presso Cinemazero, in Piazza Maestri del Lavoro. Il costo del biglietto è di € 3,00 a studente (insegnanti e accompagnatori non pagano). Per informazioni e prenotazioni, mail didattica@cinemazero.it, tel. 3920614459 (da martedì a venerdì, dalle 15.00 alle 18.00)
Sabato 07 marzo Cinema Zancanaro (Sacile) ore 9.00 e Martedì 10 marzo Cinemazero (Pordenone) ore 9.00 DIFRET - IL CORAGGIO PER CAMBIARE di Zeresenay Berhane Meharicon. Con Meron Getnet, Tizita Hagere, Haregewoin Assefa Etiopia/USA 2014, 99' 1996, Etiopia. In un villaggio nell'area di Addis Abeba la quattordicenne Hirut viene rapita e violentata da colui che la pretende come sposa nonostante l'opposizione dei genitori di lei. La ragazzina riesce a fuggire impossessandosi di un fucile e uccidendo il suo sequestratore come auto difesa. Tutto però è contro di lei, sia la legge dello stato sia le regole ancestrali delle comunità rurali. Solo Meaza Ashenafi, avvocato e leader di un associazione che assiste gratuitamente donne che altrimenti non avrebbero alcuna possibilità di difendersi decide di assisterla. La battaglia contro i pregiudizi non sarà facile né indolore. L'evento è promosso da Associazione Neda Day con Cinemazero in collaborazione con Circolo Stampa Pordenone e Comune di Pordenone - Assessorato alla Cultura. Oltre alla proiezione, gli studenti incontreranno a Sacile Valeria Palumbo, Afsaneh Vahdat e Nina Sadeghi, a Pordenone Afsaneh Vahdat.
Martedì 17 marzo Cinema Zancanaro (Sacile) ore 9.00 e Cinemazero (Pordenone) ore 10.30 SELMA - LA STRADA PER LA LIBERTÀ di Ava DuVernay. Con David Oyelowo, Tom Wilkinson, Cuba Gooding Jr. Gran Bretagna 2014, 127' Nella primavera del 1965 un gruppo di manifestanti, guidati dal reverendo Martin Luther King, scelsero la cittadina di Selma in Alabama, nel profondo sud degli Stati Uniti, per manifestare pacificamente contro gli impedimenti opposti ai cittadini afroamericani nell'esercitare il proprio diritto di voto. L'afroamericana 42enne Ava DuVernay, miglior regista al Sundance Film Festival del 2012 per Middle of Nowhere, sceglie quell'episodio storico come cartina di tornasole della battaglia per i diritti civili in America e offre un ritratto complesso e sfaccettato di una delle personalità più influenti del passato americano.
Martedì 31 marzo Cinemazero (Pordenone) ore 9.00 IL RAGAZZO INVISIBILE di Gabriele Salvatores. Con Ludovico Girardello, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio - Italia, Francia 2014, 104' Michele è un adolescente che vive a Trieste con la mamma Giovanna. A scuola i bulletti della classe, Ivan e Brando, lo tiranneggiano e la ragazza di cui è innamorato, Stella, sembra non accorgersi di lui. Ma un giorno Michele scopre di avere un potere, anzi, un superpotere: quello di diventare invisibile. Sarà solo la prima di una serie di scoperte strabilianti che cambieranno la vita a lui e a tutti quelli che lo circondano.. Coloro che partecipano al matinée possono iscriversi al concorso Scrivi il Ragazzo Invisibile 2 (per informazioni: ilragazzoinvisibilescuola@gmail.com, didattica@cinemazero.it) Martedì 31 marzo Cinemazero (Pordenone) ore 11.00 IL SALE DELLA TERRA di Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado Brasile, Italia, Francia 2014, 100' Magnificamente ispirato dalla potenza lirica della fotografia di Sebastião Salgado, Il sale della terra è un documentario monumentale, che traccia l'itinerario artistico e umano del fotografo brasiliano che ha documentato con coraggio e ostinazione, attraverso lunghi e innumerevoli viaggi, alcune tra le maggiori tragedie umanitarie degli ultimi tempi. Co-diretto da Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, figlio dell'artista, il film celebra l’incrociarsi di due sguardi per così dire paralleli e complementari - come quello del fotografo e del regista - ed è proprio dalla loro intima affinità che si origina l’estrema empatia con cui il regista descrive e racconta la vita del fotografo in quella che diventa un'esperienza estetica esemplare e potente.