€ 1,00 mensile di cultura cinematografica
Spazio anche al cinema nel nuovo periodico satirico del FVG
FEFF 17 Dall’Oriente con furore
A Udine dal 23 aprile al 2 maggio un’edizione da non perdere
Il ritorno in sala di Nanni Moretti
Il regista sarà ospite a Cinemazero per presentare “Mia madre”
Young Club in progress
Prendono forme le iniziative organizzate dai giovani cinefili
Dalla provincia più ricca al continente più povero Antonio Costa presenta in Mediateca il libro su Carlo Mazzacurati
15
Aprile
Mataran, la satira parla anche furlàn
2015 numero 4 anno XXXV
Nuovi spazi e nuove sfide per Cinemazero
Ultimato il trasloco degli uffici a Palazzo Badini
Le Voci dell’Inchiesta, arrivederci al 2016
Annunciata la difficile decisione di sospendere l’edizione 2015
Il fuoco del maestro non è morto
Ricordo di Gian Vittorio Baldi, audace protagonista del cinema mondiale spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Ultimato il trasloco degli uffici di Cinemazero nella nuova sede di Palazzo Badini
AndreaCrozzoli Crozzoli Andrea
Editoriale
Nuovi spazi, nuove sfide per Cinemazero Correva l’anno 2001 quando Cinemazero vedeva finalmente concludersi la propria odissea (senza alcun riferimento kubrickiano). Dopo, infatti, un decennio buio di resistenza, appariva, in fondo al tunnel, la sospirata luce. Come in un nuovo “sol dell’avvenire”, si era concretizzata la possibilità, data dal neo sindaco dell’epoca Sergio Bolzonello, di trasferire gli uffici e la mediateca di Cinemazero presso l’ex Convento di San Francesco in Piazza della Motta. Un importantissimo riconoscimento del lavoro svolto con passione dalla nostra associazione a partire dal 1978. L’ex Convento di San Francesco, in pieno centro storico, fu fondato dai frati minori conventuali di San Francesco il 14 giugno 1424. Vi transitò anche Giovanni Antonio De Sacchis detto il Pordenone, all’inizio del XVI secolo, per eseguire alcune pitture nel convento. Nel 1769 la sempre laica Repubblica Veneta soppresse l’ordine conventuale e con Napoleone, alla fine del ‘700, l’ex Convento ospitò le truppe francesi per finire poi come deposito di merci. Acquisito dal Comune di Pordenone negli anni ‘70 del secolo scorso, solo nel 2001 vedeva terminata la lunga e laboriosa ristrutturazione. Bolzonello decise di affidare il complesso ad alcune associazioni per farlo divenire una vera e propria cittadella della cultura con tanto di Caffé Letterario, Mediateca e Chiostro con annessa chiesa sconsacrata per mostre, incontri e proiezioni. Attraverso un regolare esborso per affitto convenzionato, Cinemazero cercò da subito di “restituire” lo spazio alla cittadinanza attraverso manifestazioni nate dalle nuove opportunità offerte dalla bella e funzionale struttura coventuale. Nel corso degli anni sono cresciute iniziative come FilmMakers al Chiostro (oggi FMK), Visioni Sonore e tante, tante altre, con la Mediateca che teneva aperto fin oltre la mezzanotte e il Caffé Letterario che ristorava il pubblico nelle calde serate estive. Tutti quelli che sono passati per Cinemazero, nel corso di questi quattordici anni, e sono veramente tanti fra italiani e stranieri, hanno ammirato, non senza una punta di invidia, la bellezza del luogo e la lungimiranza nel votarlo come centro di cultura. Personalmente, dopo tutti questi anni, è con velata malinconia che si lasciano quei luoghi così carichi di ricordi e suggestioni. Vengono lasciati per approdare definitivamente nel mezzanino di Palazzo Badini (XVIIXVIII secolo) all’angolo fra piazzetta Cavour e Corso Garibaldi. Palazzo nobile, di Giovanni Badini che nel 1635, podestà di Pordenone (città dal 1508 sotto il dominio della Serenissima), volle abbellire le facciate del palazzo con spiccato gusto veneziano. Cinemazero da qui riparte, deciso a raccogliere le nuove sfide di questo terzo millennio così carico di cambiamenti.
In copertina Giulia Lazzarini, in una foto di scena del film Mia madre di Nanni Moretti, in sala dal 16 aprile
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Aprile 2015, n. 4 anno XXXV Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Marianita Santarossa Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
Ogni primo venerdì del mese in edicola con IL FRIULI il nuovo giornale satirico regionale
Davide M. Tonutti
“Non siamo come Charlie, ma per sicurezza abbiamo rinnovato l’assicurazione”. Dopo i fatti di Parigi, la precisazione è d’obbligo per la redazione di Mataran. Mentre una morte folle decimava gli autori della rivista Charlie Hebdo, in Friuli Venezia Giulia un manipolo di giovani stava confezionando il primo numero dell’unico giornale satirico regionale: si chiama ‘Mataran’ (in friulano, pazzo, furbo, guascone) ed esce – già dal febbraio scorso - ogni primo venerdì del mese in allegato gratuito al settimanale ‘Il Friuli’. Mataran nasce da un’intuizione dell’udinese David Benvenuto, autore del gruppo satirico dei Cjastrons, e si avvale della collaborazione di ca de l’aghe di Marco Tonus, cartoonist noto a livello nazionale. A rinforzare le fila si sono aggiunti giovani esordienti e autori navigati, come lo scrittore Simone Marcuzzi, il fumettista Simone Paoloni e il video maker Uolli per citarne alcuni, tutti made in FVG. “Una legge stabilisce fino a quando sei giovane” – ci dicono – “ma noi abbiamo imbarcato anche quelli giovani dentro. Sennò non avevamo collaboratori di Trieste”. Una masnada di scrittori, battutisti, artisti, disegnatori e situazionisti di ogni risma, “abbiamo anche il pornoattore di Codroipo, Max Felicitas, che scrive degli elzeviri”, raccontano attualità e temi universali con un occhio di riguardo per il “piccolo compendio dell’Universo”: nel primo numero hanno affrontato il lavoro e la crisi, nel secondo il razzismo e le discriminazioni, mentre nel terzo (in edicola proprio ora) bersagliano “la friulanità” nella fatidica data del 3 di Avrîl , anniversario della “Patrie dal Friûl”. Nelle pagine di Mataran si trovano vignette e fotoromanzi, racconti e fotomontaggi, cronache paradossali e Le prime due copertine di Mataran finte pubblicità: si usano tutti i ferri del mestiere per sorridere “sorridere eh, che i friulani mica ridono, sia mai!” chiosano. Spazio anche al cinema, rigorosamente Cinemataran: parodie di film a tema come Caro precario (un giovane che corteggia la nonna per farsi mantenere) e manifesti rivisti e corretti (dalla gastronomica Cinquanta sfumature di frico al Birdman in versione Sagra degli Osei). Non solo carta “che vi serve per appendervelo in camera o in ufficio” ma anche una pagina Facebook (facebook.com/mataranfvg) e la disponibilità di leggere gli arretrati sulla piattaforma gratuita Issuu. Mataran è una palestra per l’ironia, lontana dagli schemi preconfezionati e che privilegia un prodotto d.o.c. a km zero. Che piace anche fuori dai nostri confini. Cinemataran: il lato cinematografico della satira made in FVG
Mataran
Mataran, la satira parla anche furlàn
La 17esima edizione del Festival in programma a Udine dal 23 aprile al 2 maggio
Gianmatteo Pellizzari
FEFF 2015
Far East Film 17 dall’Oriente con furore Diciassette anni di cinema asiatico. Diciassette anni di cultura asiatica. Insomma: diciassette anni di Far East Film Festival. Manca pochissimo all’apertura dell’edizione 2015, contrassegnata appunto dal numero 17, e sarà un’apertura diversa da tutte le altre, perché Udine accoglierà i suoi ospiti parlando l’unica lingua che non ha bisogno di traduzione. L’immagine ufficiale del Far East Film 2015 L’unica lingua davvero universale, più forte di ogni possibile differenza e di ogni possibile distanza: la musica. Toccherà, dunque, a uno dei giganti musicali del nostro tempo il compito d’inaugurare ufficialmente il Festival udinese, con uno Special Gala Concert destinato a fare storia: giovedì 23 aprile alle 20.30 i riflettori del Teatro Nuovo “Giovanni da Udine” illumineranno la primissima performance italiana del grande Joe Hisaishi, che riceverà anche il Gelso d’Oro alla carriera! Autentico idolo in patria, il Giappone, e personaggio di culto nel resto del mondo, mister Hisaishi non è un semplice artista quanto piuttosto una somma di anime artistiche: compositore, pianista, direttore d’orchestra, regista, scrittore. Un’icona che l’immaginario popolare lega indissolubilmente alle splendide colonne sonore scritte per i capolavori di Miyazaki Hayao (da Il mio vicino Totoro a La città incantata) e di Takeshi Kitano (da Hana-bi – Fiori di fuoco a Sonatine), così come per il meraviglioso Departures di Takita Yojiro (miglior film straniero agli Oscar 2009, distribuito in Italia dalla friulana Tucker). E arriviamo, dunque, ai film. I 60 titoli del #FEFF17 (hashtag ufficiale) attingeranno alle migliori produzioni dell'ultima stagione (blockbuster, cult movie, outsider su cui scommettere, ma anche “oasi d’autore” da tutta l'Asia) e il calendario sarà ancora una volta impreziosito da un fittissima rete di eventi collaterali. Cultura pop nel senso più ampio e trasversale, come tutti gli anni, e la cultura pop, si sa, è fatta di icone. Icone destinate a durare lo spazio di un applauso, o di una moda, e icone destinate invece a durare per sempre, conficcandosi nell’immaginario collettivo. Ogni icona racconta un tempo, ogni icona racconta una storia. E il racconto che prende forma da una semplice tuta gialla, percorsa da una semplice bordatura nera, è decisamente il più epico! Nominare Bruce Lee, nominare la citazione tarantiniana di Kill Bill con Uma Thurman, risulta davvero superfluo: la mitica tuta gialla parla, appunto, da sé. Parla a tutti. Ed è proprio su questo potente automatismo, sull’impatto istantaneo di un’icona, che si basa l’immagine scelta dal Far East Film Festival per la sua diciassettesima edizione. Ecco, allora, il combattente in tuta gialla realizzato dal grafico goriziano Roberto Rosolin. Un simbolo di forza, con le linee del kung fu che proseguono (e si moltiplicano) nelle linee di un vetro infranto, e, contemporaneamente, un omaggio tutt’altro che generico all’universo delle arti marziali. Il FEFF 17, abbracciando – e sviluppando – il progetto messo a punto dall’Hong Kong Economic Trade Office (HKETO) per celebrare il 50° anniversario della propria sede di Bruxelles, presenterà Il maestro Joe Hisaishi Gelso d’Oro alla carriera 2015 infatti una speciale sezione curata dall’Hong Kong Film Festival e dedicata alle mitiche martial arts hongkonghesi! Dall’immortale The Way of the Dragon (L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente) di sua maestà Bruce Lee al cult The Young Master di Jackie Chan, da un classico come Spooky Encounters di Sammo Hung a un altro classico come Righting Wrongs di Corey Yuen, senza ovviamente dimenticare Once Upon a Time in China 2 di Tsui Hark, il pubblico potrà godersi un autentico e irresistibile greatest hits! Non solo il pubblico dei devotissimi, che vivrà con entusiasmo l’idea di ritrovare questi film sul grande schermo, ma anche il pubblico dei “semplici curiosi”, che non resisterà alla tentazione dell’ennesima avventura made in Hong Kong. Un’avventura cui sarà abbinata un’indimenticabile Hong Kong Night con le grandi star dell’ex colonia britannica. In attesa di annunciare l’intero programma, il FEFF 2015 ha anche già svelato tre notevolissime anteprime internazionali: lo sci-fi horror giapponese Parasyte: Part 1 di Yamazaki Takashi, la romantic comedy cinese Women Who Flirt del mitico Pang Ho-Cheung e l’affascinante gangster movie sudcoreano Gangnam Blues di Yu Ha.
Il regista ha già annunciato di voler incontrare il pubblico di Cinemazero
Marco Fortunato
Annunciato, attesissimo, praticamente sconosciuto. è in questo incipit il maggior segno di continuità del dodicesimo lungometraggio firmato da Nanni Moretti che - è una delle poche notizie certe ad oggi - arriverà in sala il 16 aprile prossimo e si intitolerà Mia madre. Quattro anni dopo Habemus Papam (7 Nastri d'argento e 3 David di Donatello) Moretti torna dietro la macchina da presa con una storia che lo vede in scena insieme a John Turturro, Giulia Lazzarini, Beatrice Mancini e soprattutto Margherita Buy, indiscussa protagonista negli abiti di una regista di successo dalla doppia personalità. Tanto forte, autorevole e determinata sul set, quando fragile nella vita privata, schiacciata dalle figure della madre sofferente e di una figlia taciturna. Nanni sarà suo fratello, che si prende cura della madre, mentre Turturro sarà un attore arruolato dalla Buy per un suo film. Per Margherita Buy il film segna il ritorno sul set con Moretti, 9 anni dopo Il Caimano, per un incontro artistico che va a ricostituire una tra le coppie più premiate del cinema italiano. Da una parte infatti l’attrice romana vanta nel suo personale palmarès qualcosa come 6 Nastri d'Argento, 6 David di Donatello, 5 Globi d'oro e ben 11 Ciak d'oro oltre al Premio Pasinetti di Venezia e non sembra affatto essersi stufata di ricevere riconoscimenti tanto da aver dichiarato: “Il brutto è che uno finisce per abituarsi ai premi: quando non me ne daranno piu precipiterò nella depressione". Dall’altra Nanni, il cui elenco completo sarebbe troppo lungo, (per chi ama le statistiche: 6 David, 11 Nastri, 3 Globi d'Oro e 13 Ciak d'Oro) annovera diversi trofei “pesanti” come il Premio per la miglior regia al Festival di Cannes con Caro diario, una Palma d'Oro con La stanza del Figlio, un Leone d'argento Gran premio della giuria a Venezia per Sogni d'oro e un Orso d'argento a Berlino per La messa è finita. Insomma le premesse per un grande successo ci sono tutte, a partire dal tema che trasferisce sullo schermo una vicenda personale, la morte della Una delle poche foto del blindatissimo set di Mia madre madre, in quella che si annuncia essere una rielaborazione del lutto unita ad una riflessione sui tempi che viviamo, sviluppata tra la sfera sociale e la dimensione personale. Una storia d’impatto che ha visto impegnato nella scrittura, oltre allo stesso Moretti anche l’amico storico Francesco Piccolo e la scenggiatrice Valia Santella coivolta anche nell’ultimo film di Marco Bellocchio. Uno sforzo non da poco reso possibile da una poderosa produzione internazionale che vede unite Italia (Fandango, Rai e Sacher), Francia (Le Pacte) e Germania (Film Boutique) capaci di raccogliere un budget complessivo che si aggira intorno agli otto milioni di euro. Altre informazioni, come vuole la tradizione del cinema morettiano, non se ne hanno. Di certo l’attesa, come dicevamo, è grandissima, sia da parte dei cinefili che degli addetti ai lavori. Quest’ultimi, in un momento di particolare difficoltà per il cinema d’autore, sperano di bissare il successo di Habemus Papam che, solo in patria, sfiorò i 6 milioni di euro per poi andare a raccogliere applausi in Francia. E proprio Oltralpe è focalizzata l’attenzione dei media che però sono cauti ad azzardare una risposta alla domanda che tutti hanno in mente ovvero se lo vedremo o meno in corsa per la Palma d’Oro. L’impressione è che i “biglietti disponibili” siano solo due (pena un eccessivo “sbilanciamento” del concorso) per tre pretendenti. Oltre a Moretti puntano infatti alla Croisette Paolo Sorrentino con Giovinezza (il suo secondo film in inglese) e Matteo Garrone con Il racconto dei racconti. Ironia della sorte il verdetto arriverà proprio il 16 aprile, quando è fissata la conferenza stampa di presentazione del programmma ufficiale del Festival di Cannes, in concomitanza con l’uscita del film. Da Cinemazero i suoi tanti estimatori incrociano le dita nella speranza che sia proprio lui, dal palco della NuovaSalaGrande, a poter dare la bella notizia in occasione del suo incontro con il pubblico, che è gà stato confermato, e i cui dettagli verranno diffusi nei prossimi giorni sul sito www.cinemazero.it e a mezzo stampa.
Mia madre
Set blindato e tanta attesa per il ritorno in sala di Nanni Moretti
Prendono forme le attività messe in cantiere dai ragazzi che animano la Mediateca
Karina A. Silivas
Young Club in progress
Young club: per i giovani che non stanno (solo) a guardare Cinemazero presenta il suo Young Club, un'iniziativa gratuita volta a fornire ai giovani tra i 15 e i 25 anni l'occasione di vivere il cinema in modo partecipe. L'opportunità, cioè, di non limitarsi ad essere semplici spettatori, ma di diventare una componente attiva all'interno dei vari ambiti legati a questo mondo. CinemazeroYoungClub è costituito da ragazzi e ragazze di Pordenone e provincia che, nutrendo un forte interesse per i film da sala, decidono di dedicare La bandiera dello Young Club parte del loro tempo libero a scoprire e coltivare questa passione. Studenti delle scuole superiori ed universitari che si lanciano con forza di volontà e coraggio nella realizzazione di iniziative che troveranno i loro giudici nel vario ed eterogeneo gruppo dei frequentatori del Cinemazero. Attraverso questo tipo di esperienza, giovani appassionati di cinema constateranno che i gusti del pubblico non sempre coincidono con i propri, imparando come sia gratificante riuscire ad accontentare ed appassionare un vasto numero di persone in un ambito così soggettivo e particolareggiato come quello cinematografico. Il progetto prende forma tra le mura della Mediateca, dove lo YoungClub si riunisce, discute, confronta le varie idee e punta a realizzarle, con il costante sostegno dello staff di Cinemazero, il quale mette a disposizione la propria conoscenza e i propri mezzi senza mai, però, intervenire sui contenuti. Dopo i primi incontri si sono delineati due gruppi di interesse: uno dedicato all'organizzazione di eventi, l'altro alla programmazione di corsi di formazione e alla creazione di una redazione video. I gruppi quindi si focalizzano su argomenti diversi, ma complementari, che i membri hanno scelto in base alle loro preferenze personali. Entrambi comunque lavorano tenendo in considerazione il contributo dell'altro, fornendo spunti e garantendo aiuto là dove fosse necessario. Nel primo gruppo vengono trattate idee riguardanti cineforum, retrospettive, dibattiti post-visione, maratone notturne e incontri aperti al pubblico. Nel secondo invece si discutono l'avvio di corsi di formazione, l'apertura di un canale YouTube, la realizzazione di cortometraggi e l'eventualità di selezionare lavori per concorsi. Queste sono le proposte che verranno tenute in considerazione dallo YoungClub. Al momento, per questioni di priorità, ci si è focalizzati solo su alcuni di questi aspetti tra i quali i più rilevanti sono: per il primo gruppo, un aperitivo di presentazione del CinemazeroYoungClub con vari intrattenimenti e una maratona notturna di film legati al tema della follia; per il secondo gruppo, l'organizzazione di corsi di formazione tenuti da professionisti del settore e la possibilità di realizzare un cortometraggio di qualità. Con il tempo verrano poi trattati e sviluppati anche gli altri argomenti e probabilmente se ne aggiungeranno di nuovi. Ma lo spirito dello YoungClub non si ferma qui! Esso risponde ai dubbi sull’incerto destino culturale di Pordenone e, come iniziativa nata da un gruppo di ragazzi, vuole farsi spazio all’interno del panorama culturale della città, catalizzando quella voglia di partecipare e condividere idee, tipica dei giovani, che spesso non viene compresa. Lo staff di Cinemazero ha percepito questo bisogno e lo Young Club ha risposto con entusiasmo confermando che la cultura non si trova solo a scuola, all’università o sui libri, ma anche e soprattutto in spazi ricreativi e all’interno di un panorama di condivisione e dibatto, dove i giovani sono i veri protagonisti. Lo Young Club si rivela così anche un’esperienza formativa per chi volesse intraprendere un percorso di studi legato al cinema, all’organizzazione di eventi, o anche solo per coloro che nutrono il desiderio di affacciarsi ad un ambiente stimolante. CinemazeroYoungClub è un qualcosa in continuo divenire e noi siamo i primi a non vedere l'ora di renderlo reale: CinemazerYoungClub, for CinemaLovers only!
Ritornano gli appuntamenti con il cinema e la montagna organizzati dal CAI
Roberto Bianchini
Il 29 agosto 1922 con l'iscrizione alla Sezione di Treviso di due cittadini pordenonesi sorse a Pordenone il primo nucleo del CAI. Nel gennaio del 1923 si susseguirono le adesioni di molti altri giovani appassionati. Dopo essere stata per un breve periodo Sottosezione di Treviso, Pordenone si costituì Sezione autonoma del Club Alpino Italiano. Era il 9 gennaio 1925, poco più di 90 anni da oggi. “Il nostro sogno si è avverato - scrisse l'indimenticabile socio fondatore Raffaele Joppi sui giornali locali dell'epoca - l'idea che sei mesi fa ci sembrava assurda, quasi un'utopia, oggi si è realizzata, è un fatto compiuto: la Sezione di Pordenone è stata ufficialmente costituita. Nel diadema meraviglioso delle Sezioni del CAI entra la nuova Sezione di Pordenone, portando con sé tutto l'entusiasmo della sua giovinezza. Entra senza titubanze, senza indecisioni, perché già iniziata, perché ha già superate e felicemente vinte le prime battaglie. Entra con il fermo intendimento di bene operare e di servire con fedeltà la causa del CAI.” Da quel significativo momento sono trascorsi ben 90 anni. La Sezione ha continuato a “bene operare” con lo stesso spirito di allora e i risultati si sono visti eccome! Non solo accomunando nel mondo dell'Alpe migliaia e migliaia di amanti della montagna, ma anche insegnando e trasmettendo cultura. Quella sana cultura diffusa in maniera diretta, con semplicità e chiarezza. Anche in momenti difficili come questi, vogliamo persistere nella stessa direzione per far conoscere un ambiente naturale che, secondo il nostro modo di vedere, qualche volta non viene considerato nella maniera più consona e opportuna. Con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale di Pordenone, in collaborazione con il TrentoFilmFestival 365 e in sinergia con Cinemazero, anche per la primavera 2015 abbiamo programmato tre incontri molto interessanti. Nella serata del 20 aprile il dott. Marco Pascoli, esperto storico della Grande Guerra, introdurrà il documentario Dal Tagliamento al Piave - La Grande Guerra in Provincia di Pordenone. Le immagini propongono i fatti avvenuti nella prima decade del novembre 1917, quando il territorio pordenonese si trovò al centro delle vicende che stavano segnando il fronte italo-austriaco della Grande Guerra. Il filmato condensa documenti, anche inediti, volti a ricostruire quegli avvenimenti con serenità e dettaglio storico, proponendosi di valorizzare la memoria e le potenzialità turistico-culturali dei luoghi allora campo di battaglia, oggi angoli suggestivi di unicità e bellezza. Dopo l'incontro del 27 aprile con la guida alpina Paolo Caruso, nella terza serata degli Incontri di primavera - in calendario il 4 maggio - sarà proiettato il film del regista svizzero Matthias Affolter Berge im Kopf una delle più avvincenti opere presentate all'ultimo TrentoFilmFestival. L'autore ci rende partecipi della passione e dei dubbi di quattro generazioni di alpinisti. Insieme a Jacques Grandjean proveremo a Una scena dell’avvincente Berge im Kopf di Matthias Affolter raggiungere i cristalli che illuminano friabili rocce di pareti strapiombanti. Sulla parete nord del Gross Ruchen (Svizzera), Dani Arnold maledice la tempesta che lo sta investendo. Stephan Siegrist invece ci porterà con sé nella spedizione al pilastro ovest del Makalu, mentre Werner Munter, dall'alto dei suoi 70 anni, è ancora alla ricerca di nuove vie negli angoli più selvaggi della Val d'Hérens. Nella cruda esperienza della montagna rimane difficile trovare la risposta esauriente che giustifichi l'esistenza contrastante tra il valore della libertà e il fattore incombente del rischio. Le quattro storie di questo film ce la potranno svelare? Ci auguriamo che anche questa volta la nostra iniziativa possa soddisfare la partecipazione dell'affezionato pubblico.
Iincontri di primavera
Incontri di primavera con il CAI 90 anni di storia, cultura e cinema
Il 2 aprile alle 18.00 Antonio Costa presenta il libro su Carlo Mazzacurati in Mediateca
Manlio Celso Piva
Carlo Mazzacurati. Il libro
Dalla provincia più ricca al continente più povero A un anno dalla morte esce per Marsilio la prima biografia completa dell'opera del regista padovano prematuramente scomparso. Dall’esordio a Venezia con Notte italiana (1987), Mazzacurati film dopo film non ha mancato il compito di trovare una sua originalità e posizione, anche se, nell’asfittico panorama produttivo e di critica italiano, verrà inizialmente confuso all'interno di quella formula del “cinema carino” con cui il giornalismo cinematografico di allora definiva i film della generazione esordita negli anni 80. Non manca però chi, come Diamanti, saprà cogliere in un veloce ritratto la fisionomia etico artistica di questo regista, evidenziandone tanto la carica moralistica che la resilienza, dei suoi film, dei suoi personaggi, dei suoi paesaggi: “Un uomo di cultura, una persona mite e forte, come le storie che ha raccontato nei suoi film”. Perché il cinema di Mazzacurati, trascendendo, scarnificando, rielaborando gli stilemi del cinema d’autore e della scuola hollywoodiana ai quali si è formata la sua La copertina del libro Carlo Mazzacurati di Antonio Costa, Marsilio, Venezia 2015 adolescenza di cinefilo, sa cogliere nel suo io più profondo quell'umanità che, nella ricca provincia italiana di fine novecento, è lasciata ai margini e deve fare i conti con la dura realtà che si muove adombrata sotto i lustrini dei distretti industriali del nordest. Una crisi morale prima che economica, tanto più violentemente emersa alle cronache oggi, a dimostrare da un lato la preveggenza del regista padovano e dall'altro la straordinaria modernità dei suoi film. Il toro (1994, Leone d’Argento a Venezia), Vesna va veloce (1996), La lingua del santo (2000), fino all'ultimo, La sedia della felicità (2013), appartengono a una riflessione sui subalterni che è tanto più vera e manifesta oggi: il sogno di un tenore di vita secondo gli standard diffusi dalle tv commerciali e dallo yuppismo d'importazione, al costo di perdere ogni riferimento culturale e storico con la propria terra, ogni identità. Perché è questo sradicamento che testimonia la koinè linguistica dei personaggi di Mazzacurati, che volgono lo sguardo dal loro dialetto originario ma non superano le sue inflessioni nell'italiano. Sono questi “sfigati” che Mazzacurati manda in giro per il mondo, a confrontare la propria storia con quella di popoli limitrofi ma avvolti nel mito dell’oltrecortina (Il toro), a confrontarsi con essi nel primo esodo massiccio dall’Est (Notte italiana, Vesna va veloce), mettendo in mostra un paesaggio poco comune nel cinema italiano, escluso da tanto neo-neorealismo di maniera, nel quale la pianura padana si ritrova nelle campagne dell’ex-Jugoslavia, specchio infranto di una comunione perduta con la propria terra e le proprie tradizioni, evidenziate anche nella “difficile” rilettura di Parise (Il prete bello, 1989, a quale Antonio Costa dedica il suo saggio) e nella cosiddetta “trilogia del Delta” (a cominciare dal suo film d’esordio, Notte italiana, proseguendo poi con L’estate di Davide, 1998, fino a La giusta distanza, 2007, forse il miglior film del regista padovano) Terra e tradizioni che Mazzacurati riscopre per noi, attraverso i suoi “ritratti” (Rigoni Stern, Zanzotto, Meneghello, Sei Venezia), rispetto ai quali il documentario realizzato in Mozambico per il CUAMM, Medici con l’Africa (2014), appare una naturale prosecuzione e un testamento che testimonia dell’umanesimo di Carlo Mazzacurati, volto a cogliere con delicata ma ferma mano le figure solitamente lasciate sullo sfondo, dalla provincia più ricca al continente più povero.
Cinemazero annuncia la difficile sospensione dell’edizione 2015
Cinemazero annuncia la difficile decisione di sospendere per il 2015 il festival Le Voci dell’Inchiesta. Le ragioni si trovano nella necessità di ammortizzare gli sforzi – economici e del personale – legati al trasferimento e rinnovamento della Mediateca, del recente trasloco degli uffici e dell’ammodernamento della Sala Grande. La decisione non è stata certamente semplice o indolore, ma è stata fatta con la ferma convinzione di ritornare il prossimo anno con un festival aggiornato nella forma e nei contenuti, grazie anche agli importanti miglioramenti apportati alle strutture, alla moltiplicazione dei servizi e delle iniziative e all’ampliamento di sguardo ed energie che il nuovo contesto ha già messo in campo. Il Presidente Renato Cinelli ricorda che “Le Voci dell’Inchiesta è un festival importante per Cinemazero, che infatti in questi anni l’ha sostenuto, anche economicamente, proprio per la centralità che i temi trattati hanno per l’Associazione. La difficile congiuntura economica ha portato alla necessaria scelta di prendere una pausa, che confidiamo l’affezionato pubblico del festival comprenderà, sapendo di poter contare su un ritorno che già ora si sta pianificando”. Il festival – l'unico in Italia sul genere giornalistico dell'inchiesta, nelle sue varie forme – era realizzato per la direzione artistica del professor Marco Rossitti con grande sforzo professionale da parte di Cinemazero, contando negli anni sulla collaborazione di molti enti e sponsor, in particolare legati a progettualità o tematiche specifiche (ambiente, legalità, diritti delle donne...). Diversi i film prodotti e i libri realizzati nell'ambito e sotto l'egida della manifestazione. Le prime otto edizioni del festival Le voci dell'inchiesta (2007-2014) hanno avuto un eccellente riscontro di pubblico e mediatico, portando sugli schermi pordenonesi innumerevoli anteprime italiane e affrontando i più scottanti temi di attualità senza alcuna censura. Fra gli ospiti intervenuti (senza pretesa di esaustività di questo elenco), vi sono stati Sergio Zavoli, Furio Colombo, Walter Veltroni, Angelo Guglielmi, Paolo Ruffini, Giovanni Minoli, Corradino Mineo, Enrico Ghezzi, Riccardo Iacona, Oliviero Beha, Roberto Reale, i fotografi Letizia Battaglia, Pier Palo Mittica, Romano Martinis, Mario Dondero, il procuratore antimafia Roberto Scarpinato, Pino Masciari, i giornalisti Corrado Stajano, Curzio Maltese, Marco Travaglio, Piero Badaloni, Gianfranco Pasquino, Duilio Gianmaria, Mimmo Candito, Sergio Canciani, Sigfrido Ranucci e Maurizio Torrealta, Saverio Lodato, Valeria Palumbo e L'Europeo, Gianni Barbacetto, Sigfrido Ranucci, Domenico Iannacone, Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, Loris Mazzetti, Chiara Lico; Pif e Andrea Pellizzari de Le Iene, Carlo Ripa di Meana, Guido Viale, Roberto Savio, Sveva Sagramola, Pippo del Bono, Alejandro Incharregui, Beppino Englaro, Ulderico Pesce, Fiore de Rienzo, S i l v e s t r o Montanaro; i registi di fama internazionale Rachel Beth Anderson, Martyn Burke, Frederik Gertten, Benoit Uno dei molti incontri con l’autore organizzati da Le Voci dell’Inchiesta Felici, Jilles Cotton, Nina Rosenblum, Andreas Pichler, la coppia tedesca Altemeier & Hornung, Cecilia Mangini, Ugo Gregoretti, Luciano Emmer, Gianni Bisiach, Gianfranco Mingozzi, Daniele Segre, Nene Conversano e Francesco Grignaffini, Piergiorgio Gay, Silvano Agosti, Gianfranco Pannone, Bruno Bigoni, Raffaele Brunetti, Penelope Bortoluzzi, Barbara Cupisti, Lorenzo Bucella, Davide De Michelis, Roberto Olla, Davide Melazzini, Luca Scivoletto, Alessandro Scillitani e molti, molti altri ancora fra scrittori, registi e giornalisti. L'appuntamento per scoprire quali nomi andranno ad allungare la lista quindi è per il 2016. Noi ci saremo.
Le Voci dell’Inchiesta
Le Voci dell’Inchiesta non un addio ma un arrivederci
Regista e produttore fu audace e instancabile protagonista del cinema mondiale
Ugo Brusaporco
Gian Vittorio Baldi
Il fuoco del maestro non è morto La notizia era quella che mai avremmo voluto ascoltare. Lui, Gian Vittorio Baldi è morto, un sms del figlio non lasciava illusioni. L'utopia del cinema scrive la sua parola: fine. Era nato a Lugo il 30 ottobre del 1930, é morto lo scorso 23 marzo, nei giorni del Vinitaly, lui che tra i premi della sua vita ha serbato cari, insieme a quelli del cinema, di cui è stato indiscusso originale autore-produttore, quelli di straordinario vignaiolo, Gian Vittorio Baldi primo artefice della nascita di una originale vena romagnola. Gian Vittorio Baldi uomo rinascimentale nel suo essere artista e protagonista dell'umanità, è stato, dopo la morte di Pier Paolo Pasolini, di cui fu produttore e critico amico, l'unico lucido intellettuale in questa stanca Italia. Inutile forse ricordare quanto il cinema mondiale gli debba, non è un caso che in Cina sia stato insieme a Michelangelo Antonioni l'unico autore cinematografico italiano ritenuto degno di un omaggio dallo Stato. Uomo di grande sensibilità ha aiutato i suoi colleghi a fare quel cinema che altri non permettevano loro di fare e pensiamo a Cronaca di Anna Magdalena Bach di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet, a Diario di una schizofrenica di Nelo Risi, a Porcile (1969) e Appunti per un’Orestiade africana (1970) di Pier Paolo Pasolini e Quattro notti di un sognatore (1971) di Robert Bresson, e con questo ci emozioniamo come quando rivediamo il suo Fuoco! (1968). Un film che canta il cinema come solo il grande cinema sa fare. Lui che odiava il cinema fatto in studio, che amava il cinema vero girato con pochi mezzi, come era l'arte del maestro pittore, pochi allievi intorno e lui a guidare. Film i suoi capaci di scandalizzare per la loro violenza narrativa, per il loro entrare a gamba tesa sull'uomo, come in Luciano (1962) un film su un uomo segnato dall'abuso sessuale da parte dei preti. Per la prima volta si parla di un tema tabù. Denuncia intollerabile nell’Italia di quegli anni che tutto teneva nascosto nel patto Chiesa – Democrazia Cristiana. Aveva imparato a creare immagini nella televisione pubblica, prima quella francese nel 1950, in Italia non esisteva ancora, poi nella Rai che nasceva, nasceva in bottega e non studiando al Centro Sperimentale, in un momento in cui era considerato capitale per i registi lavorare per il piccolo schermo. Comincia a girare i suoi primi cortometraggi e con Il pianto delle zitelle (1958) ottiene il Premio della Giuria alla Mostra del cinema di Venezia, due anni dopo vince il Leone d’oro per il miglior cortometraggio e il Nastro d’argento per La casa delle vedove. I suoi cortometraggi si infilano nella vita misera di un’umanità che sta ai margini della notizia, regalando loro una voce inaspettata. Fa parlare insieme uomini e luoghi raccontando l’Italia degli anni ’60 al di là dei sogni di un falso e deleterio boom, che profeticamente mostra nel suo tragico futuro. Sono terre di nessuno i luoghi che mostra, è l’Italia che non va in copertina, il suo è impegno civile e grande lavoro linguistico e poetico. Nel 1960 aveva fondato l’IDI (Istituto del Documentario Italiano) per promuovere la diffusione dei documentari d’autore. Con Zavattini gira un episodio La prova d’amore del film Le italiane e l’amore (1961), poi partecipa a un altro film a episodi nel 1964 con Michel Brault, Jean Rouch e Hiroshi Teshigahara: “La fleur de l’âge – Les adolescents” ancora inedito in Italia. Nello stesso anno diviene segretario generale della neonata AID (Association International des Documentaristes). Indifferente alle logiche del mercato Baldi vive un percorso mai assimilabile ad altri, la sua è la poetica della marginalità. Nel 1971 gira lo sfortunato La notte dei fiori, nel 1974 il capolavoro L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale. Dopo l’infelice esperienza produttiva, carica di film importanti ma appesantita da costi insostenibili, torna a girare con la RAI, è il tempo di Anni duri (1997) un asciutto atto di accusa contro la FIAT , che la Tv trasmette con due anni di ritardo, e poi lo straordinario Zen – Zona Espansione Nord (1988) dedicato al dramma di quel quartiere di Palermo e Nevrijeme – Il temporale (1999) dedicato alla guerra etnica nella ex Jugoslavia. Infine Il cielo sopra di me (2009) un titolo profetico per salutare da buon laico la vita. Una vita spesa in nome di un cinema mai popolare ma volto a raccontare il popolo, un popolo che non ama avere uno specchio per vedersi riflesso, perché ha troppa paura di non poter più mentirsi. Così negli anni del boom, così oggi. Gian Vittorio Baldi ha smesso di raccontare e noi, oggi ci sentiamo impauriti, più vuoti, senza il suo raccontare quel cinema che è testimonianza del nostro vivere. Grazie maestro.
LE TERRE DI IPPOLITO NIEVO
Pordenonelegge il territorio si avventura sulle orme di Ippolito Nievo attraverso i comuni del basso pordenonese: si parte da Sesto al Reghena, culla del potere temporale nell'intero Friuli Occidentale, con una visita alla scenografica Abbazzia benedettina di Santa Maria in Sylvis. Subito dopo il tour proseguirà ai Mulini di Stalis, alla fontana di Venchiaredo e addentrandosi nella cittadina di Cordovado: sono questi gli scenari che hanno ispirato Ippolito Nievo per la stesura del suo capolavoro “Le confessioni di un italiano”. E dopo un'immersione nei sapori tipici del territorio, da Ca' Malvani a Cordovado, la giornata proseguità al Museo Nieviano di Fratta, edificato nell'area in cui sorgeva il castello degli anni di infanzia e giovinezza di Carlino Altoviti. Alcune vestigia del castello sono state rinvenute nel corso di recenti scavi archeologi; oggi il piccolo borgo è dominato da un edificio padronale rurale, il "Cortino", restaurato e divenuto sede del Museo Nieviano e del centro culturale collegato. Ancora una gustosa gimcana fra luoghi e sapori, prima del rientro, con una tappa d'obbligo al caseificio di Venchiaredo, azienda leader della trasformazione di formaggi freschi, produttrice di stracchino e mozzarella. Info: www.pordenonelegge.it
PREMIO MATTADOR
Bando di concorso, fino al 15 aprile 2015
Il Premio Internazionale per la Sceneggiatura Mattador è dedicato a Matteo Caenazzo, giovane triestino studente di cinema all’Università Ca’ Foscari di Venezia, scomparso prematuramente il 28 giugno 2009, mentre stava studiando con l’obiettivo di intraprendere la professione di sceneggiatore. Il Concorso, rivolto a giovani sceneggiatori italiani e stranieri dai 16 ai 30 anni, si propone di far emergere e valorizzare nuovi talenti che scelgono di avvicinarsi alla scrittura cinematografica, offrendo loro la possibilità di sviluppare i loro progetti lavorando a contatto con tutor professionisti. Il Concorso prevede quest’anno una novità, accanto alle sezioni già esistenti se ne aggiunge una nuova, dedicata all’illustrare storie per il cinema: Premio MATTADOR alla migliore sceneggiatura per lungometraggio, Premio MATTADOR al miglior soggetto, Premio CORTO86 alla migliore sceneggiatura per cortometraggio e Premio DOLLY “Illustrare storie per il cinema” alla migliore storia raccontata per immagini. Info: www.premiomattador.it
I DOCUMENTARI D’ARTE DI VILLA MANIN
Villa Manin, Passariano di Codroipo (Ud) - sabato 18 aprile 2015
Parallelamente alla mostra Avanguardia Russa 1910-1930, Villa Manin propone una rassegna di inediti documentari d’arte dedicati ai protagonisti delle avanguardie russe degli anni Venti e al “greco pazzo” George Costakis definito da Bruce Chatwin “il più grande collezionista privato dell’Unione Sovietica”. L’appuntamento di aprile è per sabato 18 con il documentario inedito in Italia Aleksandr Rodchenko e l’avanguardia russa di Michael Craig incentrato ovviamente sulla figura del pittore, scultore, fotografo e grafico russo nel che nel 1924 abbandona la pittura per dedicarsi totalmente alla fotografia dove sperimenta soluzioni non convenzionali. A seguire l’avvincente Una così bella parola: il montaggio di Bernard Eisenschitz che presenta, utilizzando le sequenze dei film più celebri, le diverse elaborazioni teoriche sul montaggio: dal “montaggio delle attrazioni” di Sergej Ejzenštejn alla “realtà colta sul fatto” di Dziga Vertov che progettava con i suoi kino-pravda e kinoglaz la “cinematizzazione delle masse”. Sala Convegni, ore 17.00, ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Info: www.villamanin-eventi.it
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Pordenone, Sesto al Reghena, Cordovado - sabato 18 aprile 2015
i film del mese
Un film di Michele Placido. Con Raoul Bova, Ambra Angiolini, Michele Placido. Italia, 2015. Durata 86 min.
STORIA DI AMORE E CORAGGIO SULLA SCELTA CHE CAMBIERÀ LA VITA DI UNA COPPIA
l A SCel t A
Di miChel e Pl ACiDo Laura e Giorgio si amano intensamente e sono desiderosi di un figlio che non arriva. Ma solo un grande amore può superare la dolorosa prova che devono affrontare. Una prova che impone una scelta. Da una parte, un uomo offeso nella sua morale, che cerca una soluzione al dilemma; dall'altra, una donna che sente la necessità di diventare madre. Quale scelta fare per essere ancora felici? La Scelta è ispirato al testo teatrale L’innesto di Luigi Pirandello, un’opera che fece scandalo e scalpore dividendo pubblico e critica. Oggi come allora, il tema tocca le nostre sensibilità. Ci troviamo di fronte ad una donna disposta ad assumersi con coraggio la scelta di diventare madre, una donna che si scontra con il perbenismo della morale comune, morale forse non molto cambiata rispetto ai tempi di Pirandello. Quanto è importante il legame biologico col proprio figlio? A quali certezze si è disposti a rinunciare, per amore? Scrive Placido nelle note di regia “Ho tentato di essere quanto più fedele possibile alla matrice pirandelliana ma adeguandola all’oggi e al linguaggio cinematografico. La storia mi è sembrata ancora più significativa una volta trasportata in un’epoca come la nostra, in cui la maternità spesso viene programmata. Il nostro film è ambientato oggi a Bisceglie, in Puglia, e racconta una felice coppia borghese fino a quando un evento drammatico e improvviso non ne sconvolge il destino: l’irruzione di una gravidanza, improvvisa e puntellata da elementi drammatici che, seminando il dubbio sulla paternità del bimbo, rischia di compromettere gli equilibri e i sentimenti di marito e moglie, portandone alla luce le differenze caratteriali. (...) I due protagonisti dovranno ricorrere a tutto il loro amore per trasformare quell’esperienza in un rafforzamento del sentimento che li unisce, dovranno affrontare con grande forza ogni paura e fare alla fine una scelta.
(Tit. Or.: Les vacances du petit Nicolas) Un film di Laurent Tirard. Con Mathéo Boisselier, Valérie Lemercier, Kad Mérad. Francia, 2015. Durata 97 min.
THRILLER PSICOLOGICO IPNOTIZZANTE BASATO SU UN’INCREDIBILE STORIA VERA
Un film di Duccio Chiarini. Con Matteo Creatini, Francesca Agostini, Nicola Nocchi. Italia, 2015. Durata 83 min.
EDO E IL SUO “PROBLEMA” IN UNA STORIA DI CRESCITA RACCONTATA CON AUTENTICITÀ
l e VACAnze Del PiCCol o niCol AS
Di l Au Ren t t iRARD Con la fine dell'anno scolastico, arrivano finalmente le tanto attese vacanze. Il piccolo Nicolas, insieme ai genitori e alla nonna, parte per il mare, e va ad alloggiare all'Hotel Beau-Rivage. Sulla spiaggia, Nicolas si fa presto dei nuovi amici: Blaise, che vive lì; Fructueux, che mangia di tutto; Djodjo, che parla in modo buffo perché è inglese; Crépin, che non smette mai di piagnucolare; il fastidioso Côme, che vuole avere sempre ragione. E poi c'è Isabelle, una bambina che segue Nicolas dappertutto. Nicolas entra nel panico: secondo i suoi sospetti, i grandi vogliono che lui e Isabelle si sposino. Per sua fortuna, ci sono i suoi amici ad aiutarlo, e a combinare guai. Tra la spiaggia, l'albergo e il bosco, insieme ai suoi amici, alla sua famiglia, al bagnino e all'istruttore di nuoto, Nicolas vivrà un'estate indimenticabile. Tratto dal bestseller che ha venduto più di 15 milioni di copie nel mondo, il secondo episodio delle avventure del piccolo Nicolas e della sua famiglia ricalca la struttura della commedia degli equivoci del suo esordio, che incanta e diverte senza l’uso di effetti speciali o di trovate mirabolanti. In fondo le strampalate vicende quotidiane di Nicolas sono più che sufficienti a rendere memorabile quest’estate. In un’atmosfera vintage, quasi sospesa nel tempo, assistiamo infatti a tutta una carrellata di improbabili personaggi, che diventano loro malgrado star di gag surreali. Grazie ad un ritmo spumeggiante, a battute brillanti e a siparietti spassosi, ritroviamo in scena le idiosincrasie delle nostre vacanze, le ingenuità dell’infanzia, ma anche quelle dell’età adulta. E i drammi, per fortuna, si risolvono in fretta, come i piccoli grandi imprevisti del nostro quotidiano. Un cast davvero azzeccato (inclusa una versione inedita e strabiliante di Luca Zingaretti), una colonna sonora deliziosa, una fotografia quasi d’altri tempi e una regia sognante rendono questo film assolutamente imperdibile.
ShoRt Skin
Di Du CCio ChiARin i Il diciassettenne pisano Edoardo ha un vero problema: un prepuzio troppo stretto che non permette al glande di uscire "come dovrebbe", e per via di quella "pelle corta" non può avere una vita sessuale soddisfacente, nemmeno fra sé e sé. La famiglia di Edoardo trascorre l'estate sul lungomare toscano: la
(Tit. Or.: The Green Prince) Un film di Nadav Schirman. Con Mosab Hassan Yousef, Gonen Ben Yitzhak. Gran Bretagna, 2014. Dur.: 95 min.
Un film di Walter Veltroni. Italia, 2015.
TRA VERGOGNA E ONORE IL VIAGGIO DI YOUSEF
il FiGl io Di hAmAS
Di n ADAV SChRimAn Cresciuto in Palestina, da adolescente Mosab Hassan Yousef sviluppa un'avversione nei confronti di Israele che, da ultimo, lo porta in prigione. Qui, colpito dalla brutalità di Hamas e spinto dalla repulsione per i metodi del gruppo - in particolare gli attentati suicidi - Mosab matura una "conversione" inaspettata, iniziando a vedere in Hamas un problema, non una soluzione. Reclutato dallo Shin Bet (il servizio di sicurezza interna d'Israele) col nome in codice di "Green Prince", per oltre un decennio spia dall'interno l'élite di Hamas, rischiando la vita e facendo i conti con la sensazione di tradire il suo popolo e la sua stessa famiglia. Nel tempo, il rapporto tra Mosab e il suo referente allo Shin Bet, Gonen Ben Yitzhak, si fa sempre più leale. Una lealtà che nessuno avrebbe potuto immaginare. Basato sul best-seller di Mosab Hassan Yousef Figlio di Hamas (edito in Italia da Gremese), il film rivela un mondo complesso fatto di terrore, inganno, e scelte impossibili e fa luce - attraverso testimonianze dirette, sequenze drammatiche e rari materiali d'archivio - su decenni di segreti, raccontando una profonda amicizia e rimettendo in discussione molto di quanto crediamo di sapere sul conflitto israelo-palestinese..
UN RACCONTO DEL NOSTRO TEMPO ATTRAVERSO LO SGUAROD DEI PIÙ PICCOLI
i bAmbini SAnno
Di wAl t eR Vel t Ro n i Il nuovo documentario di Walter Veltroni, che del suo lavoro dice: "I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stufano di spiegargli tutto ogni volta". Saint Exupéry sapeva la verità sulla vita e conosceva le vie, segrete e tenui, per parlare al cuore, alla fantasia, al cervello dei bambini. Negli anni sessanta, camminando per le strade del nostro paese, si poteva trovare un bambino, da zero ai quattordici anni , ogni quattro abitanti. Oggi ce n'è uno ogni otto, la metà . Un paese in cui spariscono i bambini è un paese senza fiducia, senza voglia di futuro, più conservatore. è anche un paese con meno fantasia. E con meno poesia. Con meno gioco. Con meno ottimismo. Ho cercato di raccontare, attraverso le voci di trentanove bambini, il nostro tempo. Li ho interrogati sulla vita, l'amore, le loro passioni, il rapporto con Dio, sulla crisi, la famiglia e sull'omosessualità. I bambini non sono delle strane creature alla quali rivolgersi con quel tono fintamente comprensivo che gli adulti usano per comunicare con loro. I bambini hanno un loro mondo, un loro punto di vista, una loro meravigliosa sincerità . Questo film racconta come i nostri bambini , tra gli otto e i tredici anni, osservano e giudicano l'Italia, la loro vita, i grandi, il futuro".
i film del mese
madre "tiene casa", il padre sfarfalleggia, la sorellina Olivia cerca di far accoppiare il suo cane e Edoardo sospira davanti alla finestra della dirimpettaia Bianca, che fino a quel momento l'ha confinato al ruolo dell'amico. Riuscirà Edoardo a superare i suoi problemi sessuali, fisici ed emotivi? Short Skin, opera prima sviluppata da Biennale College, mostra già una buona padronanza del mezzo cinematografico e della costruzione della storia da parte di Duccio Chiarini, che racconta ciò che conosce e restituisce un'autenticità emotiva e di ambiente che si respira in ogni inquadratura. La storia di Edoardo (assai simile all'Edoardo Gabbriellini di Ovosodo) è raccontata con garbo ed ironia, empatia e delicatezza. Si sorride, ma ci si immedesima anche nella paura e nell'imbarazzo esistenziale del ragazzo, perché la regia di Chiarini ci impedisce ogni distanza emotiva e ci fa provare epidermicamente quelle emozioni. Edoardo attraversa il film a spalle curve, con un'aria mesta da "scusate se esisto", ma riesce comunque a dire i suoi no al momento giusto, e a rivendicare la propria dignità di giovane uomo. In Short Skin non c'è spazio per il facile umorismo legato alla sua condizione avvilente, c'è n'è invece per una riflessione su cosa fa di un maschio un uomo: "la parte più importante", come il padre di Edoardo definisce il pene (e infatti a tratti ragiona solo con quello), o la capacità di rispettare se stessi e gli altri, anche nella loro fisicità, come fa Edoardo. E a proposito di fisicità, Chiarini sceglie tutti attori dall'aspetto non stereotipicamente cinematografico, ovvero apparentemente privo di difetti estetici. La loro nudità è un'esposizione realistica di imperfezioni e insicurezze, come succede nella vita, soprattutto a diciassette anni. Chiarini ci fa entrare nella pelle dei suoi personaggi, ricordandoci che, nelle faccende del cuore, quella di ognuno di noi è talvolta troppo corta
LA SCUOLA AL CINEMA - APRILE 2015
Le proiezioni si svolgono a Pordenone presso Cinemazero, in Piazza Maestri del Lavoro e a Sacile presso il Cinema Zancanaro, in Viale Zancanaro. Il costo del biglietto è di € 3,00 a studente (insegnanti e accompagnatori non pagano). Per informazioni e prenotazioni, mail didattica@cinemazero.it, tel. 3920614459 (mar-ven dalle 15.00 alle 18.00)
Evento speciale 1 aprile ore 9.30
MARY & MAX di Adam Elliot
Mercoledì 1 aprile | Cinemazero | ore 9.30 | ingresso libero | Evento speciale in occasione della Giornata Mondiale dell’Autismo promossa da Fondazione Bambini e Autismo ONLUS di Pordenone MARY & MAX di Adam Elliot. Animazione. Australia 2009, 80' "Mary and Max" è il primo brillante lungometraggio per l'australiano Adam Elliot (già Oscar nel 2004 per il corto di animazione "Harvie Krumpet") ed è un film sulla solitudine. In particolare su due solitudini apparentemente diverse, distanti nello spazio e nel tempo (anagrafico), ma in qualche modo esattamente uguali e speculari. Mary è una bambina di otto anni che vive in un sobborgo di Melbourne (Australia), con due genitori completamente assenti. Tutto quello che vorrebbe Mary è un vero amico, oltre al solo che ha, un pollo. Max è un quarantenne ebreo, solo, in analisi, una vita di lavori saltuari, un guardaroba fatto di tute da ginnastica, incapace di comprendere la gente, perenne perdente alla lotteria, e malato di una particolare forma di depressione, ma con lo stesso problema di Mary: avere un amico vero, che non sia un uomo invisibile seduto su uno sgabello a leggere classici, o un pesce rosso [cit. Davide De Lucca] Mercoledì 1 aprile | Cinema Zancanaro | ore 9.00 IL RAGAZZO INVISIBILE di Gabriele Salvatores. Fantastico. Italia, Francia 2014, 100' Michele è un adolescente che vive a Trieste con la mamma Giovanna. A scuola i bulletti della classe, Ivan e Brando, lo tiranneggiano e la ragazza di cui è innamorato, Stella, sembra non accorgersi di lui. Ma un giorno Michele scopre di avere un potere, anzi, un superpotere: quello di diventare invisibile. Sarà solo la prima di una serie di scoperte strabilianti che cambieranno la vita a lui e a tutti quelli che lo circondano [cit. Paola Casella] Consigliato ad alunni delle scuole primarie (classi quarte e quinte) e secondarie di primo e secondo grado. Mercoledì 14 aprile | Cinemazero | ore 9.30 MERAVIGLIOSO BOCCACCIO di Paolo e Vittorio Taviani. Con Lello Arena, Paola Cortellesi. Italia 2015, 120' Nella Roma del 1943-44, occupata dai nazifascisti, la lotta, le sofferenze, i sacrifici della gente sono raccontati attraverso le vicende di una popolana, di un sacerdote e di un ingegnere comunista: la prima è abbattuta da una raffica di mitra; il terzo muore sotto le torture; il secondo viene fucilato all'alba alla periferia di Roma, salutato dai ragazzini della sua parrocchia. Girato tra difficoltà economiche e organizzative di ogni genere, il film impose in tutto il mondo una visione e rappresentazione delle cose vera e nuova, cui la critica avrebbe dato poco più tardi il nome di neorealismo [cit. Il Morandini]. Consigliato ad alunni delle scuole secondarie di secondo grado. Venerdì 17 aprile | Cinemazero | ore 9.30 ROMA CITTÀ APERTA (V. restaurata) di Roberto Rossellini. Con Anna Magnani, Aldo Fabrizi. Italia 1945, 98' Nel 1348 la peste infuria a Firenze, dieci giovani si riuniscono in una casa di campagna e per dieci giorni si raccontano storie d'amore, di sesso, di burle clamorose, nell'intento di scacciare la paura della malattia e della morte. Paolo e Vittorio Taviani adattano il Decamerone di Boccaccio alle esigenze del Ventunesimo secolo, affrontando di petto il timore che attanaglia l'esistenza dei giovani (italiani) contemporanei [cit. Paola Casella]. Consigliato ad alunni delle scuole secondarie di secondo grado. Con introduzione di Monica Emmanuelli dell'Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione di Udine Martedì 28 aprile | Cinemazero | ore 9.30 LE VACANZE DEL PICCOLO NICOLAS di Laurent Tirard. Con Mathéo Boisselier, Valérie Lemercie. Francia 2015, 97' Con la fine dell'anno scolastico, arrivano finalmente le tanto attese vacanze. Il piccolo Nicolas, insieme ai genitori e alla nonna, parte per il mare, e va ad alloggiare all'Hotel Beau-Rivage. Sulla spiaggia, Nicolas si fa presto dei nuovi amici: Blaise, che vive lì; Fructueux, che mangia di tutto; Djodjo, che parla in modo buffo perché è inglese; Crépin, che non smette mai di piagnucolare; il fastidioso Côme, che vuole avere sempre ragione. E poi c'è Isabelle, una bambina che segue Nicolas dappertutto. Nicolas entra nel panico: secondo i suoi sospetti, i grandi vogliono che lui e Isabelle si sposino. Per sua fortuna, ci sono i suoi amici ad aiutarlo, e a combinare guai. Tra la spiaggia, l'albergo e il bosco, insieme ai suoi amici, alla sua famiglia, al bagnino e all'istruttore di nuoto, Nicolas vivrà un'estate indimenticabile [Mymovies.it] Consigliato ad alunni delle scuole primarie (classi quarte e quinte) e secondarie di primo grado.
"SALO', OR THE LAST FILM BY PIER PAOLO PASOLINI" FOTO DI DEBORAH BEER, DALL'ARCHIVIO CINEMAZERO IMAGES 9 APRILE - 9 MAGGIO 2015 KINODVOR GALLERY 13 KOLODVORSKA ULICA, LJUBLJANA (SLOVENIA) A quarant'anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, Ljubljana e la Slovenia celebrano con questa mostra di fotografie inedite di Deborah Beer il maestro friulano. Un percorso in 50 fotografie, selezionate fra le più di 5.000 realizzate nel 1975 sul set di Salò o le 120 giornate di Sodoma da Deborah Beer. Il film è uno dei capolavori di Pasolini, nonchè il suo ultimo film, girato appena prima della sua tragica morte. La mostra lo ricostruisce in una serie di scatti inediti e sconosciuti, accompagnati da una selezione di frasi tratte da interviste inedite registrate con Gideon Bachmann, dalla sceneggiatura originale, dai testi fondamentali di analisi del film, sia di Pasolini stesso sia di altri studiosi: così allo spettatore di oggi verrà presentato il complesso, radicale e, soprattutto, attualissimo messaggio di critica alla società dei consumi dell'ultimo Pasolini.
GLI EREDI DI TOTÒ
ul t imo t AnGo A zAGARol regia di Nando Cicero, 1975 dur. 100’
Venerdì 24 aprile 2015 - ore 19.30 Mediateca Cinemazero - Piazza Cavour, PN | Ingresso libero Dopo il film i totofili si incontreranno per una pizza alla Pizzeria Plaza di piazza Risorgimento a Pordenone