E 1,00
mensile di cultura cinematografica
La chiave d’accesso per entrare a far parte del mondo di Cinemazero
Natale la festa del cinema
In arrivo una carrellata di film d’autore per festeggiare in sala
Il ragazzo invisibile: supereroe made in Italy Girato in FVG l’ultimo film di Gabriele Salvatores arriva in sala a Natale
Man Ray e le donne
Un approfondimento sul poliedrico artista in mostra a Villa Manin
Inverno “jazz sound”
Due serata speciali all’insegna d’immagini d’autore e musica dal vivo
Viva i fumetti, viva l’animazione
Il tradizionale appuntamento con il Piccolo Festival dell’animazione
Cina paradiso
14
Dicembre
CinemazeroCard: la card di chi ama il cinema
2014 numero 11 anno XXXIV
Cambiare la forma per non cambiare la sostanza
Leggi ed economia cambiano aspetto ma non incidono sulla realtà
XXXIII° Primo Piano sull’Autore dedicato a Giuseppe Tornatore spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Leggi, economia e società: cambia l’aspetto ma non la sostanza dei problemi
AndreaCrozzoli Crozzoli Andrea
Editoriale
Cambiare la forma per non cambiare la sostanza Si chiude anche questo 2014 con una serie di cambiamenti apparentemente lenti ma sostanziali dal punto di vista della nostra qualità di vita. Nell’economia stiamo andando verso una sempre più marcata marginalizzazione dei ccnl. I contratti nazionali di lavoro avevano, fra i loro nobili scopi, quello di difendere la quota salari sul Pil, cioè la parte di reddito che va ai lavoratori rispetto a quella che va ai profitti e alle rendite finanziarie e immobiliari. Tale quota, tra il 1990 al 2013, è passata dal 62% al 55% ovvero oltre 100 miliardi in meno che ogni anno vanno ai possessori di patrimoni anziché ai lavoratori. Questo spostamento graduale e importante, nella ripartizione della ricchezza, ha portato ora, come conseguenza, ad una notevole contrazione della domanda. E’ evidente che un top manager con una retribuzione 200 volte superiore ad un suo dipendente, nei consumi quotidiani non rappresenta certo una domanda pari a quella di 200 dipendenti. Aldilà poi delle dichiarazioni dei politici di turno, è dagli Anni ‘90 che la spesa in ricerca, sviluppo e investimenti registra un vergognoso zero virgola qualcosa, che abbinato allo sfrenato uso del precariato ha portato all’aumento annuo della produttività del lavoro allo zero virgola qualcosa. Da tutte queste complesse dinamiche non rimane esente nemmeno il settore del cinema di qualità. L’intervento dello Stato per la cultura è arrivato allo zero virgola qualcosa e la sparizione della pellicola dalle sale cinematografiche, che avrebbe dovuto portare ad una riduzione oggettiva dei costi di noleggio, ha, invece, intrapreso il percorso inverso. In barba a tutti i provvedimenti, impegni presi e promesse, l’aggressività dei distributori non è diminuita. è stato anche sottoscritto un accordo (Il Provvedimento n. 7597 I363) nel quale le parti convenivano sulla fissazione delle percentuali da applicare ai contratti di noleggio, tra distributori ed esercenti cinematografici. In particolare, l'accordo suddivideva i cinema in quattro fasce a seconda dell'incasso annuale realizzato, per definire le percentuali massime di noleggio. Accordo firmato e rimasto sulla carta, inapplicato come tanti altri. Del resto se lo chiedeva già nel XIII secolo Dante Alighieri (Purgatorio XVI, 97): «Le leggi sono ma chi pon mano ad esse?». A proposito di leggi il pensiero corre inevitabilmente, in questo fine 2014, a Giovanni Scrizzi, imprescindibile animatore del Caffé Letterario: musicista, intrattenitore, attore, regista, scrittore. Non c’era ambito culturale che non avesse percorso o attraversato con la sua originalità, la sua verve anarchica. Un compagnio d’avventura di tante serate al Chiostro dell’ex- Convento. Se ne è andato improvvisamente e deliberatamente, chiudendo per sempre l’irripetibile stagione del “suo” Caffé Letterario. A lui voglio dedicare quanto scritto da Pier Paolo Pasolini in calce ad un foglio senza data: «Il mondo non mi vuole più e non lo sa».
In copertina Ludovico Girardello protagonista de Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores in sala a dicembre.
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Dicembre 2014, n. 11 anno XXXIV Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Marianita Santarossa Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Grafiche Risma Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
CinemazeroCARD, lo strumento per sostenere l’universo di Cinemazero e le sue novità
Marianita Santarossa
In un anno che ha visto degli importanti cambiamenti come la sede della Mediateca a Palazzo Badini e il rinnovo della SalaGrande, il sostegno a Cinemazero è più vitale che mai. Ma non solo per compensare l’importante impegno economico che si è dovuto affrontare, ma soprattutto perché questi aggiornamenti rappresentano perfettamente l’inesausta volontà di crescere per rispondere alle necessità e ai desideri di un pubblico che è sempre al fianco e al centro della molteplice attività di Cinemazero. Se infatti la nuova SalaGrande permette una qualità di visione tra le migliori in tutta la regione la Mediateca, oltre ai numerosi servizi con cui ha inaugurato i nuovi spazi (dall’area kids alla Tutti i vantaggi riservati ai possessori della CinemazeroCard postazione videogames, dall’ampliamento delle possibilità grazie all’accordo con l’Istituto Luce alla visione di film in streaming tramite la piattaforma MYmoveis e IndieFlix), non ha voluto certo fermarsi: l’anno infatti si chiude con la realizzazione del CineMamme e del CinemazeroYoungClub. Il primo rivolto alle neo-mamme di bimbi fino ai 18 mesi, che troveranno nella Mediateca il luogo per non rinunciare al loro amore per il cinema con delle proiezioni mattutine dedicate, e la tranquillità di poter contare su tutto il necessario per il bambino: dal fasciatoio alla comprensione di altre mamme nella stessa condizione. Il secondo invece guarda ai giovani dai 15 ai 25 anni e si propone come uno spazio e un’occasione per vivere il cinema a modo loro (non temete: i dettagli per entrambe le iniziative ve li daremo prestissimo!). Cinemazero mette dunque a disposizione le sue diverse competenze – dalla critica all’organizzazione di eventi riservati agli iscritti allo YoungClub, dal patrimonio della Mediateca alle proiezioni in sala (che per chi si iscriverà saranno gratuite in Mediateca e per i partecipanti al Premio David e a 3 euro in sala), il know-how per partecipare ai principali festival internazionali o per realizzare i propri lavori audiovisivi – per permettere ai ragazzi che vorranno raccogliere questa sfida di esprimere e far crescere il proprio modo di vedere e volere il cinema. Due ulteriori iniziative gratuite e di diffusione della cultura audiovisiva che da sempre Cinemazero promuove, creando negli anni una vera e propria comunità di persone che non sono semplici spettatori o amanti del cinema, ma parte integrante di Cinemazero. Potremmo dunque dirvi di sottoscrivere la CinemazeroCARD perché vi dà diritto ad avere il biglietto ridotto al cinema, il 20% di sconto su tutte le pubblicazioni di Cinemazero e altri sconti e vantaggi con i soggetti convenzionati (che sono davvero molti). Invece vogliamo dirvi di farlo perché è anche così che potrete permettere che Cinemazero continui Un’immagine della NuovaSalaGrande durante a proporvi le iniziative più aggiornate e le serate con gli ospiti nazionali e internazionali, i festival (Le Voci dell’Inchiesta, FMK, Le Giornate del Cinema Muto), l’attività didattica nelle scuole e fuori, il lavoro dell’Archivio Cinemazero Images. Perché Cinemazero è tutto questo e sottoscrivere la CinemazeroCARD significa farne parte.
Tesseramento 2015
CinemazeroCard: un’unica card per tantissime iniziative!
In arrivo a Cinemazero un mese ricco di grandi film per festeggiare il Natale in sala
Marco Fortunato
Natale al cinema
Natale, la festa del cinema Tempo di Natale ormai, non solo nei negozi, ma anche a Cinemazero, che scalda i motori per quello che è, notoriamente, il periodo preferito dal pubblico per gustarsi un bel film in compagnia. Dopo gli eccezionali risultati dello scorso anno (oltre 15 mila ingressi nel periodo delle festività) anche quello che sta per arrivare si preannuncia un Natale ricco di proposte molto interessanti per gli amanti del cinema di qualità. Si parte già i primi di dicembre con l’attesissimo Magic in the moonlight di Woody Allen che racconta l’incontro-scontro tra un illusionista razionale e scettico e una giovane medium che lui ha tutte le intenzioni di smascherare. I due si fronteggeranno in un duello di capacità sullo sfondo del Sud della Francia negli anni Venti con le sue ville sfarzose, i locali di musica e altri posti affascinati della Costa azzurra nell’epoca d’oro del jazz. Protagonisti il premio Oscar Colin Firth (già eroe romantico in Il diario di Bridget Jones e in Love Actually – l’amore davvero) ed Emma Stone – la fidanzata di Spider Man – coinvolti da Allen in un progetto che ha avuto un lunga gestazione. Per molto tempo infatti, ha spiegato il regista newyorkese: «Ho avuto un pezzo di carta nel cassetto per anni: sapevo che si trattava di una buona Colin Firth ed Emma Stone, protagonisti di Magic in the moonlight trama, ma ho continuato a vederla come una cosa troppo moderna, che non sembrava fatta apposta per me. Poi quando ho realizzato che poteva essere ambientata nel sud della Francia negli anni ’20 mi sono sentito improvvisamente bene». Il film sarà in sala dal 4 dicembre, una data da segnare, perché, oltre ad Allen, lo stesso giorno uscirà in Italia Mommy del canadese Xavier Dolan, l’enfant prodige del cinema internazionale. Venticinque anni e già cinque film (di qualità) da regista e sceneggiatore alle spalle e altrettanti da attore, Dolan si fece conoscere la prima volta al Festival di Cannes, dove nel 2009 (nella sezione Quinzaine des Réalisateurs) fu selezionata la sua opera prima, J'ai tué ma mère, basata su una sua sceneggiatura semi-autobiografica scritta quando aveva solo sedici anni che vinse ben tre premi: Premio Art Cinéma, Premio SACD e Premio Regards Jeunes. Sei anni dopo la Croisette torna a premiarlo incoronando il suo ultimo lungometraggio Mommy col Premio della Giuria. Un ottimo biglietto da visita per quella che di fatto è la sua prima opera ad essere distribuita in Italia (Tom à la ferme fu presentato lo scorso anno in concorso alla Mostra di Venezia ma non uscì al cinema). Intenso e diretto Mommy è un film sull’intensità dell’amore materno che vede un'esuberante giovane vedova (Anne Dorval) costretta a prendere in custodia a tempo pieno suo figlio (Antoine-Olivier Pilon), un turbolento quindicenne affetto dalla sindrome dell’ADHD, il disturbo da deficit di attenzione ed iperattività. Mentre i due cercano di far quadrare i conti, affrontandosi e discutendo, Kyla (Suzanne Clément), l'originale nuova ragazza del quartiere, offre loro il suo aiuto, prospettando la possibilità di trovare un nuovo equilibrio. Regia virtuosa, colonne sonore accuratamente selezionate (con un esplicito omaggio agli anni ’90), schermi quadrati che si allargano in 16:9 in sintonia con le emozioni in ebollizione del protagonista, il film è stato scelto dal Canada come il suo rappresentante per la prossima corsa agli Oscar. Sempre da oltreoceano, ma questa volta dall’Argentina, arriva invece Storie pazzesche la commedia nera rivelazione dell’ultimo Festival di Cannes, scritta e Una scena di Mommy di Xavier Dolan diretta da Damian Szifron e prodotto
direttamente da Pedro Almodóvar. Pazzesche è davvero l’aggettivo più adatto per descrivere le situazioni in cui vengono a trovarsi, spesso loro malgrado, i poliedrici personaggi che affollano il film e finiscono inevitabilmente per oltrepassare il sottile confine tra civiltà e barbarie. Se è vero che ineguaglianze, ingiustizie e pressioni d’ogni genere generano stress e depressione in ognuno di noi è altrettanto vero che – per fortuna – pochi arrivano ad “esplodere” a tal punto da farsi letteralmente travolgere dagli eventi. Il tradimento di un marito, il ritorno a un passato sepolto e la violenza che si insinua negli incontri di tutti i giorni, portano alla follia persone apparentemente normali, che si abbanUna scena di Pride donano all'innegabile piacere della perdita del controllo trascinando gli spettatori in una serie di bizzarre vicende che mescolano la commedia nera con la satira sociale, ricorrendo a una grottesca rappresentazione della violenza che spesso ricorda tristemente la realtà quotidiana. Sul registro della commedia si muove anche Pride, tratto da una storia vera, anzi due. Ambientato in piena era Thatcher, durante lo storico sciopero dei minatori inglesi del 1984, narra le vicende di un variopinto gruppo di omosessuali dell’ East London deciso a sostenere la causa di un’altra minoranza, quella dei minatori appunto che, come loro, lottano contro il sistema. I minatori, però, accolgono con diffidenza l’iniziativa, considerando il sostegno di lesbiche e gay inopportuno e imbarazzante. Non sarà facile per il neonato gruppo Lesbian and Gay Support Miners (LGSM) vincere i pregiudizi di una piccola comunità del Galles, nonostante l’offerta di un aiuto concreto e qualche “lezione di vita”. Accolto sulla Croisette da una standing ovation accompagnata da lacrime e risate il film porta la firma di Matthew Warchus, regista teatrale londinese, con moltissime produzioni teatrali alle spalle e punta su un’agguerrita campagna di marketing che potrebbe farlo diventare il caso cinematografico del Natale, per un’opera non priva di critiche al mondo politico dell’epoca. E quando si parla di registi e politica, specie in Gran Bretagna, il pensiero non può non andare alla cinematografia ribelle, insofferente alle ingiustizie e agli abusi del potere politico di Ken Loach. La sua ultima fatica si intitola Jimmy's Hall, una storia d’amore e di libertà. Questa volta la battaglia si combatte a colpi di danza. Tutto ha origine dal rientro in patria di Jimmy Gralton dopo dieci anni di esilio. Lasciati gli Stati Uniti, Jimmy rimette piede nella sua Irlanda dove aveva lasciato la famiglia e una piccola sala da ballo, punto di ritrovo della gioventù locale, un posto dove divertirsi, imparare i passi di danza, ma anche discutere e sognare. Nel pieno della Grande Depressione Jimmy tocca con mano la povertà e l’oppressione culturale che affliggono la sua comunità, e il leader e l’attivista che sono in lui prendono il sopravvento. Così, decide di riaprire la sala. Il successo è immediato ma la crescente influenza di Jimmy e delle sue idee progressiste non convincono i vecchi nemici come la Chiesa e i proprietari terrieri e Una scena corale di Jimmy’s Hall ben presto affiorano le prime tensioni. ll piacere, l'allegria e la leggerezza si intrecciano con la passione politica e la lotta per i propri diritti in un film dove tutto riesce ad essere lieve e profondo allo stesso tempo. E infine il film più atteso: Il ragazzo invisibile - prodotto dalla Indigo Film di Nicola Giuliano e Francesca Cima - che il Premio Oscar Gabriele Salvatores ha deciso di ambientare interamente a Trieste e a cui dedichiamo un approfondimento speciale a pagina 7 per raccontarvi tutti i dietro le quinte di quello che rappresenta uno dei progetti più coraggiosi ed ambiziosi del panorama cinematografico italiano e per annunciarvi l’arrivo di ospiti speciali che saranno protagonisti dell’evento di lancio del film il 20 dicembre prossimo a Cinemazero.
A Natale il film del Premio Oscar Gabriele Salvatores
Il ragazzo invisibile
Il primo film di supereroi made in italy
Elisabetta Pieretto
Il ragazzo invisibile, il nuovo film di Gabriele Salvatores, nasce da una necessità molto semplice: il bisogno di Nicola Giuliano, fondatore con Francesca Cima della Indigo Film, di Il giovane protagonista Ludovico Girardello produrre un film che potessero vedere anche i suoi figli. Stanco di dire loro che non si sarebbero divertiti come invece succede quando vanno a vedere altro cinema, altre storie, ha un'idea per un film diverso da quelli prodotti fino ad oggi dalla Indigo. Michele, un adolescente come gli altri, vessato dai bulli della scuola e innamorato di Stella, una ragazza da poco arrivata nella sua classe, che però non si accorge nemmeno della sua esistenza, scopre all’improvviso di poter diventare invisibile. All'inizio non riesce a controllare il suo superpotere, ma ben presto lo farà e capirà molto su di sé e sul suo passato, trovandosi coinvolto in un'avventura magica e insieme difficilissima. Il ragazzo invisibile nasce dall'amore verso le grandi storie di supereroi. A scriverlo il trio di sceneggiatori che per Indigo avevano scritto La doppia ora, l'esordio di Giuseppe Capotondi, e che hanno da poco concluso la scrittura di una nuova serie per Sky, 1992. Sono Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo e Alessandro Fabbri, appassionati di cinema, di serie televisive - oltre a scriverle, come nel caso di Rampoldi, anche cosceneggiatrice di GomorraLa serie e di In Treatment, le divorano da spettatori -, di libri - Alessandro Fabbri ha vinto il Campiello giovani nel 1997 e da allora non ha mai smesso di affiancare alla sua attività di sceneggiatore, quella di scrittore pubblicando per Minimum Fax, Einaudi, Bomipiani - e di musica - Stefano Sardo, oltre a sceneggiare, è il leader del gruppo rock folk i Manbassa -. Quando la storia è ancora solo un'idea, va scelto il superpotere da raccontare. Si pensa subito all'invisibilità perchè sembra che, da un punto di vista proIl giovane protagonista Ludovico duttivo ed economico, sia l'effetto speciale più realizzabile. Al Girardello e Francesca Cima momento di girare, invece, si è scoprirà esattamente il contrapresentaranno il film a rio: rendere invisibile qualcosa sul set, rispetto a tutto il resto che deve apparire reale, è molto difficile. Il mondo di Hunger Cinemazero Games è totalmente inventato e in quanto tale è governato da sabato 20 dicembre. regole nuove; il mondo de Il Ragazzo invisibile è il nostro, abitato da gente normale che vive in una tranquilla città di provincia (una Trieste che per come è ripresa potrebbe essere una qualunque città europea, addirittura americana), in cui irrompe all'improvviso lo straordinario, ovvero l'invisibilità. Anni fa, proprio a Cinemazero, Gianni Canova in una lezione sul cinema di Shyamalan affermò che proprio questa differenza è ciò che distingue il cinema fantastico da quello fantascientifico. Il ragazzo invisibile appartiene all'universo del fantastico. A dirigerlo serve un regista capace di raccogliere questa sfida, insieme carico di esperienza ma anche disposto a sperimentarsi in un nuovo genere, mai affrontato prima dal cinema nostrano. Un regista che accetti la sfida di dirigere la storia del primo supereroe made in Italy. Ecco come si è giunti al Premio Oscar Gabriele Salvatores. Regista poliedrico, autore inafferrabile per la critica proprio perchè capace di muoversi attraverso storie e generi molto diversi: nel 1997 dirige il film di fantascienza Nirvana, in anticipo sui tempi di quello che diventerà poi il cinema cibernetico in pieno postmoderno; negli anni duemila dirige due romanzi di formazione scritti da Niccolò Ammanniti, Io non ho paura e Come Dio comanda; nel 2014 è l'autore del progetto sperimentale Italy in a Day, il documentario collettivo modulato sull'idea di Ridley Scott che realizzò lo stesso progetto negli Stati Uniti. Proprio il suo tocco registico e la sua sensibilità nel racconto filmico rendono Il ragazzo invisibile qualcosa di veramente speciale: un film di supereroi dove c'è spazio per l'elemento magico, oltre che spettacolare; dove emerge la psicologia dei personaggi oltre che i loro superpoteri; dove perfino la scelta musicale non si piega all'esigenza cieca del genere, ma cerca strade nuove. Il film viene girato quasi interamente a Trieste con il sostegno della Film Commission; il giovane protagonista, Ludovico Girardello, ha affrontato cinque provini prima di venire scelto tra le centinaia di ragazzi incontrati. Vive a Vittorio Veneto, ama il teatro - che sperimenta in nella compagnia Lorenzo da Ponte - e divora i fumetti; ma non è questo che lo ha fatto diventare Michele Silenzi, il ragazzo invisibile. Ludovico è un tipo schivo, di poche parole, con uno sguardo magnetico. Nel film è bravissimo, difficile credere sia la sua prima volta sullo schermo, perfino quando duetta con la madre, interpretata da una straordinaria Valeria Golino.
Prosegue a Villa Manin la mostra dedicata al poliedrico artista
Le figure femminili nell’opera di Man Ray
Guido Comis
Man Ray e le donne
Quando Man Ray varca per la prima volta la soglia di una classe di nudo – siamo a New York nell’autunno del 1912 – ha ventidue anni ed è ancora soltanto un aspirante pittore. Inizierà a cimentarsi con la fotografia solo qualche anno più tardi, ed essa resterà per lui che oggi è ricordato soprattutto come grande fotografo una fra le diverse forme – accanto a pittura, disegno, creazione d’oggetti, cinema – in cui esprimere il suo talento. Ma torniamo a New York e alla scuola di nudo. La modella sulla pedana gli appare di bellezza conturbante e il fascino che irradia è tale che a stento il giovane artista riesce a disegnare. L’esperienza è così straordinaria che tornando a casa, ancora in preda all’eccitazione, Man Ray pensa fra sé e sé: “Davanti a me si aprono straordinarie possibilità sia in arte che in amore”. Arte e amore rimarranno termini indistinguibili anche per Man Ray artista affermato e la donna sarà per sempre il tema principale della sua opera. Possiamo dunque avvicinarci a gran parte delle creazioni esposte a Villa Manin con la ragionevole certezza che in esse, anche quando non è immediatamente evidente, si celi una figura femminile. Prendiamo per esempio una delle sue opere più note, Cadeau, il ferro da stiro con la piastra irta di chiodi. Un’ interpretazione vuole che questo oggetto dal profilo ogivale, tradizionalmente associato ai lavori muliebri e munito in questo caso di una schiera di punte minacciose, rappresenti una vagina dentata. Un’esagerazione femminista? Forse. Certo è che Man Ray, pur amando le donne, doveva averne un certo timore. Non si spiega altrimenti perché abbia voluto legarne saldamente una, una Venere peraltro, ora visibile con il suo corredo, o meglio négligé, di funi in una delle ultime sale della mostra. E quando non le legava desiderava tenerle in pugno, perché sennò trasformarle in strumenti musicali? è quanto avviene nella sua fotografia più celebre, Le violon d’Ingres, una figura femminile – il soggetto è Kiki de Montparnasse, sua amante di allora – ripresa di spalle con due intagli di cassa armonica di violino disegnati all’altezza delle reni. Man Ray amava le donne al punto che ne riconosceva le forme in moltissimi oggetti, piccoli e grandi. Un dipinto ritrae due colonne, o qualcosa che le ricorda, separate da una ruota zigrinata e cinte da un gonnellino di paglia. Cosa nasconde questa strana immagine? Una serie di disegni ci aiutano a risolvere l’enigma. Le colonne sono la trasfigurazione delle torri accoppiate del castello di Angers, che egli visitò alla fine degli anni Trenta. Osservandole Man Ray ne notò la somiglianza a un binocolo e per sottolineare questa assoLe Violin d'Ingres, Man Ray, 1924 ciazione di idee le corredò della ghiera che vediamo nel dipinto. Il binocolo è infatti un oggetto che si lega al tema dello sguardo, che è fondamentale per un artista e soprattutto per un artista che, come lui, ama guardare e osservare il mondo attraverso quello spioncino portatile che è la macchina fotografica. Ma osservando le torri di Angers Man Ray non può fare a meno di pensare anche a due cosce femminili e poiché la base delle torri è coperta dai cespugli, nel dipinto questi diventano un gonnellino verde (i maliziosi potranno poi SABATO 6 ORE 21.00 – SALONE CENTRALE/MUSICA pensare che le torri stanno a guardia della porta, così come le cosce…) TEHO TEARDO: LE RETOUR À LA RAISON Ci si chiederà perché invece di tessere le lodi di questo artista, uno dei più imporLe musiche realizzate da Teho Teardo - musicista, tanti del Novecento, ci stiamo soffermati a compositore, sound designer - per la mostra di psicanalizzarlo rivelandone così anche le Villa Manin verranno riproposte dal vivo in debolezze. Perché ciò che rende Man Ray concerto mentre sulle pareti scorreranno le un grande artista non è solo la capacità di immagini dei capolavori cinematografici di Man Ray esaltare la bellezza e il fascino, ma anche di manifestare senza reticenze le proprie curiosità, i propri desideri, sublimare i propri timori, attraverso oggetti e immagini che lasciano intuire, anche quando non li capiamo fino in fondo, la forza dei sentimenti che li ha generati.
Due serate speciali a base d'immagini e musica dal vivo
Riccardo Costantini
Winter jazz
Cinemazero, anche in inverno è “jazz sound”! Normalmente, è la “bella stella” (non fosse per l'ultima estate piovosissima...) di luglio ed agosto a fare da sfondo a Visioni Sonore. Due occasioni particolari, fanno sì che anche a dicembre - sia chiaro, al chiuso e al caldo di Cinemazero! - ci siano appuntamenti musicali/cinematografici da non perdere. Il primo di questi, il 5 dicembre alle 21.00 è “Jazz in Friuli Venezia Giulia - Musica e immagini di un Jazz davvero speciale”, con la originale formula che nel biglietto comprende anche il relativo cd in omaggio. Si tratta di una serata dedicata ai talenti musicali del nostro territorio (non solo “profeti in patria”, ma che spesso espatriano con grande successo) e vedrà alternarsi suono dal vivo e immagini sullo schermo. Un evento che nasce dalla fruttuosa collaborazione con San Vito Jazz e col Circolo Culturale Controtempo. Sul palco saliranno Francesco Bearzatti (sax tenore e clarinetto), Juri Dal Dan (pianoforte), Romano Todesco (contrabbasso), poi Alessandro Mansutti (batteria e Massimo De Mattia (flauto), e ancora Lorena Favot (voce) e Gaetano Valli (chitarra). Il CD che verrà presentato grazie a questo connubio fra proiezioni e concerti si intitola “Jazz in FVG vol.1”, La copertina del CD che verrà dato in omaggio al pubblico il 5 dicembre ed è una raccolta di dodici brani, tra i quali due inediti, di musicisti della nostra regione. Edito dall’etichetta Artesuono di Stefano Amerio, il CD contiene un libretto (con le foto di Luca d’Agostino e le note critiche di Flavio Massarutto) di 28 pagine che fa da “guida” al jazz in Friuli Venezia Giulia. La copertina è opera dell’artista Massimiliano Gosparini. Nel Cd, oltre ai suddetti musicisti trovano spazio anche Daniele D’Agaro, Giovanni Maier, U.T. Gandhi, Bruno Cesselli, Claudio Cojaniz, Nevio Zaninotto, Glauco Venier, Riccardo Morpurgo, Andrea Massaria, Funambolique, Aghe Clope. I video che verranno mostrati sullo schermo, come “punteggiatura” fra le esibizioni dei vari gruppi, rappresentano una selezione in immagini che segue il solco della proposta fatta dal cd: “Break”, di Alberto Fasulo, è infatti stato realizzato durante il festival San Vito Jazz nell’antico Teatro Arrigoni, ed è un cortometraggio nato durante la preparazione di un repertorio inedito da parte di un collettivo di numerosi improvvisatori (Mauro Ottolini, Massimo De Mattia, Daniele D’Agaro, Achille Succi, David Brutti, Gianni Massarutto, Giovanni Maier, Franz Bazzani, Vincenzo Vasi, Mirko Sabattini); “Atto di dolore”, sempre di Fasulo, è stato invece girato durante la festa dell'Immacolata Concezione, e racconta di un uomo che prega nel santuario francescano di Madonna di Rosa (San Vito al Tagliamento): la sua mente vaga e si perde nella folla del Luna Park, il tutto in un lungo piano sequenza accompagnato dalla colonna sonora originale eseguita da Massimo De Mattia, Denis Biason, Bruno Cesselli e Zlatko Kaucic; “We love Tina!, Immagini e musica in onore di Tina Modotti” è invece una produzione Maravee / Cinemazero che ricostruisce e omaggia la performance che nel 2012 Elisa Seravalli ha dedicato alla Modotti, trasformando in un caleidoscopico videomapping le pareti del chiostro della biblioteca di Pordenone, il tutto accompagnato dal jazz dei The Leaping Fish Trio (Zeno De Rossi, Enrico Terragnoli, Paolo Botti). Altra serata nel solco della tradizione musicale più propria di Cinemazero è quella di giovedì 11 dicembre, sempre alle 21.00, in cui la Zerorchestra affronterà uno dei capolavori più moderni, metropolitani e visionari della storia del cinema: Berlino, sinfonia di una grande città. Bruno Cesselli (pianoforte) Romano Todesco (contrabbasso), Luca Grizzo (percussioni ed effetti sonori), Luigi Vitale (vibrafono) accompagneranno il film diretto da Walter Ruttmann nel 1927 in cui Berlino, la città “dalle mille aspirazioni”, è insieme centro, argomento e splendida attrice di quest'opera “sinfonica” per immagini. Suddiviso in cinque atti, il film descrive la vita nella città di Berlino nell'arco di una giornata, montata secondo la via e i metodi indicati da Dziga Vertov. Non ci sono né didascalie né trama, ma il ritmo avvincente delle immagini e la rinnovata colonna sonora trascinano con sé lo spettatore nella vita della metropoli: da restare a occhi – e orecchie! - aperti.
In arrivo la nuova edizione del Piccolo Festival dell’animazione
Paola Bristot
Nell'ambito di Viva i Fumetti/Viva l’Animazione, il grande e articolato progetto con cui quest'anno vengono celebrate due forme d'arte straordinarie e loro autori, l’associazione Viva Comix propone a dicembre la nuova edizione del Piccolo Festival dell’Animazione. Con la consueta formula che lo contraddistingue, il Festival farà tappa in tutte e quattro le province della Regione dando seguito a un vero e proprio tour invernale nel corso del quale il pubblico di piccoli e adulti potrà scoprire gioielli e rarità della più recente produzione internazionale di cortometraggi d’animazione. Nel programma di proiezioni risulterà imponente, ancora una volta grazie alla stretta collaborazione con Animateka Film Festival di Lubiana, la presenza di opere provenienti dall'Est Europa, un'area che da sempre si contraddistingue per la forte vocazione verso il disegno animato. Non mancheranno tuttavia i film di produzione italiana, con una folta schiera di autori che verranno presto annunciati e che saranno a loro volta presenti con le opere all'evento sloveno. Il Piccolo Festival dell'Animazione si aprirà a Udine giovedì 11 dicembre a Visionario, alle 11.30, con una conferenza stampa e con l’inaugurazione della mostra del film Re-cycling. Project, un progetto originale che non ha precedenti in Italia e che ha coinvolto 10 autori di 10 paesi europei, ideato e diretto da Paola Bristot, con partner produttivo Arte Video snc. Confermato come evento di apertura dell'Animateka Film Festival l’8 dicembre alle 21.00 a Lubiana, Re-cycling è un film collettivo disegnato su pellicola secondo le tecniche sperimentate da Norman McLaren, uno dei pionieri dell'animazione, di cui proprio nel 2014 si celebra il centenario della nascita. Nella giornata di apertura del Piccolo Festival a Udine ci sarà spazio anche per un focus sulle animazioni di due autrici, l'italiana Magda Guidi e la slovena Špela Čadež, alle quali è dedicato il concorso Viva i Fumetti / Živel strip rivolto a studenti della nostra Regione e della Slovenia. Nella stessa serata saranno ospiti Špela Čadež, Rastko Ćirić, Magda Guidi, Joni Mannisto, Petra Zlonoga. Altra data importante da segnare in agenda, quella a Pordenone del16 dicembre quando alle 11.00 presso le sale di Cinemazero saranno accolti da un'intera platea di studenti gli artisti pordenonesi Mauro Carraro e Federica Pagnucco. I due racconteranno la loro esperienza di autori di cinema d'animazione e presenteranno un ricco programma di film per i ragazzi delle scuole secondarie. Mauro Carraro, lo ricordiamo, si è diplomato all’Istituto d’Arte di Cordenons, ha frequentato il Politecnico di Milano per poi spostarsi in Francia alla scuola SupInfoCom di Arles. Al programma del Piccolo Festival presenterà Hasta Santiago (2013) e Aubade (2014), entrambi di produzione svizzera (Nadasdy Film). Aubade, che ha come tema i concerti all’alba, eventi molto in voga in tutta Europa, ha contagiato anche il gruppo pordenonese dei TARM. In occasione di Viva i Fumetti/Viva l'Animazione, infatti, i Tre Allegri Ragazzi Morti proporranno a Trieste il 18 dicembre il concerto Sunrise Winter Concert in una località davvero suggestiva. Federica Pagnucco è un’illustratrice di Spilimbergo, autrice di un libro molto elaborato, L’Alfabeto delle cose piccole, realizzato con una tecnica grafica ricercata insieme a Linda Wolfsgruber, poi animato da Thomas Renoldner. Il Piccolo Festival dell'Animazione farà tappa a Trieste il 17 dicembre alle 18.30 presso lo Studio Tommaseo e a seguire alle 20.30 al Teatro Miela. La tappa conclusiva del tour è in programma il 29 dicembre al Visionario di Udine, alle 20.30, e il 30 dicemUna delle animazioni tratte da Mytopholis bre a Cinemazero di Pordenone, alle 20.30. Tra i film selezionati dalla direttrice artistica del Festival, Paola Bristot, con la collaborazione di Igor Prassel, fondatore e direttore di Animateka, si segnala il film vincitore di Animafest di Zagabria, Love Games di Yumi Joung, dall’estetica raffinata e dalla grafica essenziale, il film di Alexandra Hetmerová, Mytopholis, vincitore del festival Balkanima di Belgrado nella sezione film per studenti e ancora il corto di diploma di Sarina Nihei, Small People with Hats. Il Piccolo Festival dell'Animazione è realizzato grazie al contributo della Regione FVG e include tra i partner Centro per le Arti Visive, Visionario di Udine, Associazione Casa del Cinema di Trieste, Associazione Palazzo del cinema - Hiša filma di Gorizia, Trieste Contemporanea. Vive della collaborazione di Cinemazero, Centro Espressioni Cinematografiche, Associazione DobiaLab, Arte Video snc., La Tempesta e del supporto del Comune di Udine e di Pordenone. Per informazioni: vivacomix@yahoo.com
Piccolo Festival dell’animazione
Viva i fumetti, Viva l’animazione
XXXIII° Primo Piano sull’Autore dedicato a Giuseppe Tornatore | Assisi 1-6 dicembre
Lorenzo Codelli
Peppuccio ad Assisi
Cina Paradiso Siamo nell’anno che precede il grandioso evento olimpico che (non) rivoluzionerà la Cina. Cinque cortometraggi vengono prodotti per il “Vision Beijing Project” dall’Associazione per gli Scambi Culturali di Pechino assieme all’Ufficio Informazioni del governo municipale della capitale cinese, “ai fini di vendere al mondo i giochi olimpici” (secondo l’agenzia Xinhua, 19/12/2007). Tutti quanti vengono trasmessi ripetutamente dalla tv cinese, dalle compagnie aeree asiatiche, nonché da uno Speciale TG1 tuttora reperibile a segmenti su You Tube. Majid Majidi lancia per le strade di Pechino truppe coloratissime di ciclisti tardomaoisti. Patrice Leconte monta una rapida successione di cartoline, tra Monet e Cartier Bresson. Daryl Goodrich traccia un aulico percorso sportivo dal XIX secolo ad oggi. Andrew Lau cucina un pantagruelico banchetto di spot turistico-gastronomici “yummy yummy”. Giuseppe Tornatore In Reunion (5’52”), girato in una decina di giorni nell’ottobre 2006, Giuseppe Tornatore parte inquadrando alcuni scorci apparentemente casuali di Pechino. Evocano un po’ quelli che Michelangelo Antonioni e Luciano Tovoli avevano candidamente ripreso, sulle stesse location, nel lontano 1972. Più avanti, ecco una troneggiante “ultima imperatrice”, oh quanto bertolucciana, omaggiata dai vassalli sullo sfondo del padiglione Zhichun al Palazzo d’Estate. L’obiettivo panoramica verso sinistra scoprendo un set cinematografico e un regista che strilla “Cut!”. L’attrice Yuan Li, che incarna la sovrana in costume, sbuffa, si strucca, legge una lettera che ha appena ricevuto. Quest’ironica riflessione sulle antiche glorie ridotte a una pura formalità fa rima con le osservazioni di Gianni Amelio ne La stella che non c’è (2006). Caso vuole che Mario Cotone, partner abituale di Tornatore fino a Baaria, sia stato il produttore esecutivo del colossal di Bertolucci, dell’odissea post-industriale di Amelio e di questo dolceamaro Reunion. Allo Stadio Nido d’Uccello, ancora in costruzione, un’analoga lettera viene recapitata a un ingegnere. Buste, mail, sms, telefonate, giungono via via ad altri trenta-quarantenni che li accolgono entusiasti. La macchina da presa svolazza sopra Piazza Tienanmen unendosi ai pacifici aquiloni della gente comune. Anche un conducente di risciò riceve brevi manu la fatidica epistola. Lo incarna nientemeno che Jiang Wen, attore e regista tra i più controversi e amati. Entro le mura della Città Proibita, uno squadrone di fanciullini in tenute policrome si esercita ritmicamente nelle arti marziali. Lungo i maestosi camminamenti della Grande Muraglia un fotografo cinese, con tanto di riflettori e troupe tecnica, riprende longilinee modelle occidentali. Concerti di musica classica, esibizioni teatrali in costume, balli popolari di piazza: che ammirevole, paradisiaca armonia socio-culturale accomuna i tanti protagonisti dell’apologo. Bussano alla sua porta, e maestra Chen - un’anziana insegnante che avevamo intravvisto all’inizio mentre faceva esercizi tai chi in un parco – l’apre stupita: “Chi siete?”. Si presentano per nome, uno a uno, i suoi allievi d’una volta. Stanno tutti bene, si riconoscono, si abbracciano, ridono. Apice larmoyant, irresistibilmente deamicisiano. Un bambino mette in posa il gruppo per poterlo fotografare. “Ci sono anch’io”, urla accorrendo trafelato con il suo risciò quel simpaticone di Jiang Wen. “Sempre in ritardo!”, lo rimprovera bonaria la maestra. La vecchia foto in bianco e nero della classe, spezzata chissà da quanto tempo in due metà, si ricompone grazie al frammento portato all’ultimo istante dal discolo. “Sorridete”, intima il fotografo in erba. Fotoritratto di classe a mo’ d’aforisma confuciano: la canuta maestra di bianco vestita spicca al centro, attorniata dai suoi venticinque discepoli in abiti dai leggiadri toni ocra, blu, grigio, rosa, nero. Ovvero, la luce, il sapere, la fratellanza, la bontà, vengono irradiati dal cuore del passato verso il nostro presente. Servirà la sua lezione a liberare Ai Weiwei o Liu Xiaobo, maestro Peppuccio?
(*) Versione abbreviata di un testo per il catalogo Francesco Tornatore, curato da Franco Mariotti ed edito da Comune di Assisi/ANCCI.
TINA MODOTTI - RETROSPETTIVA
Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scalifgeri di Verona rende omaggio a Tina Modotti (1896-1942) la cui eccezionale vicenda umana, artistica e politica l’ha resa una delle fotografe più celebri al mondo e una delle personalità più eclettiche del secolo scorso. La mostra, nata grazie alla collaborazione con l’Archivio Fotografico Cinemazero Images, copre tutto l’arco della vita di Tina; ricostruisce sia la sua straordinaria parabola artistica – che la vide prima attrice di teatro e di cinema in California e poi fotografa nel Messico post-rivoluzionario degli anni venti – sia la sua non comune vicenda umana. Un percorso teso a mappare l’evoluzione della sua vicenda, dagli affetti familiari ai suoi amori; dai primi scatti, influenzati dal compagno Edward Weston, alle ultime, poche, misconosciute foto scattate a Berlino, quando ormai la fotografa ammetteva l’impossibilità di continuare la sua carriera con strumenti tecnici troppo moderni, che non consentivano il suo particolare approccio, metodico e posato. Un cammino che educa l’occhio dello spettatore contemporaneo, riportandolo alla misura calibrata e meditata che caratterizza tutta l’opera della Modotti, cogliendo la forza caratteristica della fotografia: il suo non voler esser a tutti i costi “arte”, ma il suo dover essere qualitativamente valida per poter raccontare il mondo e gli infiniti aspetti della vita. Info: www.comune.verona.it
FESTIVAL DEI POPOLI
Firenze, fino al 5 dicembre 2015
Il Festival dei Popoli, che giunge quest’anno alla 55ma edizione, oltre ad eventi speciali tesi a celebrare il cinema documentario ai suoi massimi livelli propone, nella categoria Concorso Internazionale, 21 documentari inediti in Italia, che mettono in evidenza la ricchezza di temi e la varietà di stili che caratterizzano il documentario contemporaneo. Inoltre sono previsti omaggi al cinema di Jos De Putter e Vincent Dieutre ed alla montatrice Dominique Auvray che ha montato film di registi del calibro di Benoît Jacquot, Philippe Garrel, Marguerite Duras, Barbet Schroeder, Claire Denis, Wim Wenders e molti altri. Info: www.festivaldeipopoli.org
INTORNO A MAN RAY - INCONTRI, FILM, CONCERTI
Villa Manin (Passariano di Codroipo), gli appuntamenti di novembre 2014
In occasione della mostra Man Ray a Villa Manin ogni mese vengono organizzati molteplici eventi collaterali. Di seguito il calendario degli eventi di dicembre. Sabato 6 ore 21.00 – salone centrale/musica - TEHO TEARDO: LE RETOUR À LA RAISON Le musiche realizzate da Teho Teardo - musicista, compositore, sound designer - per la mostra di Villa Manin verranno riproposte dal vivo in concerto mentre sulle pareti scorreranno le immagini dei capolavori cinematografici di Man Ray. Domenica 7 ore 21.00 – MAN RAY: MONSIEUR 6 SECONDES (1998) regia JP Fargier, d. 52’ Un film che offre, attraverso un ricco apparato iconografico, una chiave di lettura originale della fotografia di Man Ray. Domenica 14 ore 17.00 – PROIEZIONE DI CORTOMETRAGGI ...INTORNO A MAN RAY Ancora la fotografia. Nel confronto con altri artisti e fotografi che hanno provato anche loro a sperimentare in quegli anni con il cinema astratto o documentaristico. Domenica 21 ore 17.00 – RUTH, ROSES AND REVOLVERS (1947) regia Hans Ritcher, soggetto di Man Ray, episodio d. 12’; DADASCOPE (1961) regia Hans Ritcher, d. ‘42 Le “avanguardie” storiche rielaborate negli anni quaranta con suono e colore e con la partecipazione di tutti i grandi protagonisti. Domenica 27 ore 17.00 – MARATONA MAN RAY: DIRECTEUR DU MAUVAIS MOVIES Da Le Retour à la raison a Les Mystères du chateau du dé tutti i film girati da Man Ray compresi gli home movies inediti . La partecipazione agli incontri e alle proiezioni è libera fino ad esaurimento dei posti disponibili (ad esclusione del concerto di sabato 6 dicembre evento a numero chiuso - 99 posti, costo 10,00 euro). Info: 0432.821211, www.villamanin.it
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Verona, fino all’8 marzo 2015
i film del mese
Un film di Xavier Dolan. Con Anne Dorval, Suzanne Clément, Antoine-Olivier Pilon. Francia, 2014. Durata 140 min.
Un film di Woody Allen. Con Eileen Atkins, Colin Firth, Marcia Gay Harden. Francia, 2014. Durata 98 min.
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA A CANNES PER UN FILM POTENTE E INNOVATIVO
MOMMY
DI XAVIER DOLAN Diane è una madre single, una donna dal look aggressivo, ancora piacente ma poco capace di gestire la propria vita. Sboccata e fumantina, ha scarse capacità di autocontrollo e ne subisce le conseguenze. Suo figlio è come lei ma ad un livello patologico, ha una seria malattia mentale che lo rende spesso ingestibile (specie se sotto stress), vittima di impennate di violenza incontrollabili che lo fanno entrare ed uscire da istituti. Nella loro vita, tra un lavoro perso e un improvviso slancio sentimentale, si inserisce Kyle, la nuova vicina balbuziente e remissiva che in loro sembra trovare un inaspettato complemento. C'è spazio per una persona sola nei fotogrammi di Mommy. Letteralmente. Il formato scelto da Xavier Dolan per il suo nuovo film infatti è più stretto di un 4:3. Inusuale e con un altezza leggermente maggiore della larghezza, costringe a prevedere una persona sola in ogni inquadratura o a strizzarne due per poterle guardare da vicino. Come un letto a una piazza. Attraverso questa visione simile a una gabbia, Dolan racconta di nuovo di un figlio e una madre, cercando di cogliere una complessità inedita nella storia della rappresentazione di questo rapporto al cinema e finendo per creare tre personaggi lontani da qualsiasi paragone o altri esempi già visti, che si presentano come destinati all'infelicità sebbene condannati a provare a sfuggirgli. Intrappolati in un formato claustrofobico, non gli rimane che sognare la libertà e serenità di un irraggiungibile 16:9. Nonostante infatti un inizio di gran ritmo e divertimento, lentamente i medesimi eccessi che suscitano risate diventano una catena. Le battute e le interazioni non cambiano ma dal ridicolo si passa alla compassione quando da un livello superficiale di osservazione si entra dentro alla famiglia e ciò che ci appariva divertente si trasforma in un inferno. E' solo una delle tante piccole raffinatezze di questo quinto film di Xavier Dolan, sempre caratterizzato dalla volontà di non negarsi il piacere della sottolineatura (i consueti ralenti, il gioco con i formati, l'uso di musiche molto note) in storie che nulla hanno di normale. La grande dote di Xavier Dolan, il cineasta ragazzino, è di immaginare archi narrativi diversi da quelli cui siamo abituati, storie che cercano il coinvolgimento senza ricorrere al consueto ma anzi stimolando curiosità nuove, e di saper condire tutto ciò con una capacità di generare immagini come pochi altri sanno inventare. Steve che zittisce la madre mettendole una mano sulla bocca e poi bacia il dorso della mano stessa frapposta tra le loro labbra è un momento di inusitata forza, perfetto per chiarire d'un colpo il loro rapporto fatto di soprusi e violenza che alimentano e rendono difficile comunicare amore. Ed è solo un passagio di un film potente ed innovativo che secondo la critica internazionale è stato il più film visto all’ultimo Festival di Cannes.
COMMEDIA ROMANTICA TRA IMMAGINI, GIOCHI DI PRESTIGIO E QUALCHE NOTA DI JAZZ
MAGIC IN THE MOONLIGHT
DI WOODY ALLEN Berlino, 1928. Wei Ling Soo è un celebre prestigiatore cinese in grado di fare sparire un elefante o di teletrasportarsi sotto gli occhi meravigliati di un pubblico acclamante. Ma dietro la maschera e dentro il suo camerino, Wei Ling Soo rivela Stanley Crawford, un gentiluomo inglese sentenzioso e insopportabile che accetta la proposta di un vecchio amico: smascherare una presunta medium, impegnata a circuire una ricchissima famiglia americana in vacanza sulla riviera francese. Ospite dei Catledge sulla Costa azzurra e sotto falsa identità, si fa passare per un uomo d'affari; Stanley incontra la giovane Sophie Baker ed è subito amore. Ma per un uomo cinico e sprezzante come lui è difficile leggere dietro alle vibrazioni di Sophie un sentimento sincero. Un temporale e il ricovero della zia adorata, faranno crollare il razionalismo e le resistenze di Stanley: il soprannaturale esiste eccome e si chiama amore. Non va mai preso alla leggera un film di Woody Allen, anche se si presenta fresco ed estivo come una promenade lungo la Costa Azzurra. Perché il gusto che avvertiamo dopo averne goduto è sempre più complesso di quello inizialmente percepito. Non è certo la prima volta che Allen ricorre alla magia, che ha giocato d'altra parte un ruolo rilevante nella sua filmografia. Magia (Stardust Memories, New York Stories, Alice, Ombre e nebbia, La maledizione dello scorpione di giada, Scoop) e divinazione (Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni) si impongono in primo piano e dentro le sue commedie, sublimando la dimensione comica e rivelando uno dei temi principali della poetica alleniana: la scelta. Il cinema di Allen arriva sempre al vicolo cieco dell'alternativa tra "orribile
o miserrimo" (Io e Annie) o come per Magic in the Moonlight tra la vita vera e la sua illusione. Come ogni altro personaggio alleniano nemmeno Stanley Crawford troverà una risposta perché per il regista è più importante continuare a porsi nuove domande.
Un film di Matthew Warchus. Con Bill Nighy, Imelda Staunton, Dominic West. Gran Bretagna, 2014. Dur.: 120 min.
KEN LOACH TORNA A RACCONTARE L’IRLANDA IN UNA STORIA D’AMORE E LIBERTÀ
JIMMY’S HALL
DI KEN LOACH Nel 1921, in un'Irlanda sull'orlo della guerra civile, Jimmy Gralton aveva costruito nel suo paese di campagna un locale dove si poteva danzare, fare pugilato, imparare il disegno e partecipare ad altre attività culturali. Tacciato di comunismo era stato costretto a lasciare la propria terra per raggiungere gli Stati Uniti. Dieci anni dopo Jimmy vi fa ritorno e sono i giovani a spingerlo a riaprire il locale. Gralton è inizialmente indeciso ma ben presto cede alle richieste. Chi gli era stato ostile in passato torna a contrastarlo. Ken Loach torna nell'Irlanda che aveva messo al centro del suo cinema ne Il vento che accarezza l'erba e lo fa in modo apparentemente inusuale. Perché al centro di questa storia ci sono uomini e donne che difendono quello che un tempo avremmo definito un dancing. La musica che accompagna le dure immagini della Depressione americana potrebbe aprire un film di Woody Allen ma il contesto è e resta quello più amato dal regista inglese: la vita di uomini e donne che cercano nella condivisione di idee e di spazi quel senso della socialità che altri vorrebbero irregimentare per poterlo controllare il più possibile. Quello che Jimmy Granton (attivista socialista realmente esistito) edifica per due volte è di fatto un centro sociale ante litteram in cui si possono condividere saperi ma anche la gioia dello stare insieme. Definire 'peccaminose' le danze che vi si praticano è, per la chiesa locale e per gli esponenti della destra, solo un pretesto per impedire la circolazione di idee ritenute pericolose. Chi frequenta la Pearse-Connolly Hall è spesso anche un buon cristiano che partecipa alla messa domenicale. è proprio questo che va colpito e debellato da quel potere ecclesiastico che però, a differenza dei reazionari più retrivi, è ancora capace di comprendere l'onestà degli intenti dell'avversario.
L’INSOLITA E DIVERTENTE BATTAGLIA DI GAY E MINATORI CONTRO LA THATCHER
PRIDE
DI MATTHEW WARCHUS Londra, 1984. Joe partecipa tra mille timidezze e ritrosie al Gay Pride e si unisce alla frangia più politicizzata del corteo, già proiettata sulla successiva battaglia in difesa dei minatori in sciopero contro i tagli della Thatcher. Guidati dal giovane Mark, i LGSM (Lesbians and Gays Support The Miners) cominciano il loro difficile percorso di protesta, che li conduce in Galles, nella remota comunità di Dulais. Superata l'iniziale ritrosia, tra attivisti gay e minatori nascerà una sincera amicizia e un'incrollabile solidarietà umana. Uno spunto narrativo dal potenziale micidiale che ha sorprendentemente atteso trent'anni prima di essere trasposto su grande schermo. Matthew Warchus - il sottovalutato Simpatico e un notevole curriculum teatrale alle spalle - raccoglie la sfida, forzando la verità storica (la solidarietà era molto più articolata e diversificata, non coinvolgeva solo una comunità gallese e un gruppo di attivsti londinese) quel tanto che basta per rendere Pride un possibile campione d'incassi. Di quelli destinati in egual misura a essere amati e detestati, per la capacità di concentrare cliché e situazioni già viste in anni di cinema popolare britannico, con in mente solo il grande pubblico privo di pretese intellettuali: chi ha adorato i balletti di Full Monty, il sogno di Billy Elliot e le tragicomiche vicende di Trainspotting si ritroverà tra mura amiche. Warchus rinuncia da subito allo stupore, sceglie l'alveo confortevole del genere codificato e lo sfrutta al massimo, puntando su un cast adeguatamente variegato (il Dominic West di The Wire a fianco di un sorprendente Paddy Considine) e giocando la propria vis comica, così come i climax drammatici, sull'accettazione della "diversità", sia essa abitudine sessuale, estrazione proletaria o semplice provenienza gallese. Una sceneggiatura accorta, che inserisce quasi subito il pilota automatico e pigia i tasti emozionalmente giusti, senza concedersi sorprese: i traumi, i punti di svolta del plot, sono quelli ampiamente previsti. La diffidenza iniziale degli operai si tramuta in accoglienza gioiosa, specie quando i gay rivelano la loro naturale attitudine al ballo (cliché di cui Warchus si nutre abbondantemente), e i percorsi individuali dei protagonisti seguono il loro iter naturale, con l'immancabile figlio che trova il coraggio di fare coming out con i propri genitori e pagarne le conseguenze.
i film del mese
Un film di Ken Loach. Con Barry Ward, Simone Kirby, Jim Norton. Gran Bretagna, 2014. Durata 109 min.
LA SCUOLA AL CINEMA - DICEMBRE 2014
Tutte le proiezioni si svolgono a Pordenone presso Cinemazero, in Piazza Maestri del lavoro. Il costo del biglietto è di € 3,00 a studente (insegnanti e accompagnatori non pagano). Per informazioni e prenotazioni scrivere a didattica@cinemazero.it o chiamare il 3920614459
Giovedì 4 dicembre 2014 ore 9.00 - Adatto anche per scuole primarie IL MIO AMICO NANUK di Brando Quilici, Roger Spottiswoode, Italia-Canada 2014, 98' Il giovane Luke vive nella regione artica in cui nascono gli orsi polari. Il padre è morto annegato fra i ghiacci e la madre, che è una ricercatrice, cerca di proteggere lui e la sorella Abby da ogni pericolo. Un giorno un'orsa bianca si avvicina all'abitato della città di Devon e le forze dell'ordine, dopo averla narcotizzata, la trasportano presso il lontano Cape Resolute. Peccato che l'orsa avesse con sé un cucciolo che viene ritrovato a Devon proprio da Luke. Da quel momento il ragazzo farà il possibile per ricongiungere il piccolo, che ribattezzerà con il nome Nanuk (in lingua inuit significa "orso vagabondo"), con la sua mamma.
Mercoledì 17 dicembre ore 11.00 - Scuole secondarie di secondo grado SE CHIUDO GLI OCCHI NON SONO PIÙ QUI di Vittorio Moroni Italia 2013, 100' Sedicenne con una forte passione per l'astronomia, trasmessagli dal padre, morto in un incidente stradale, Kiko vive con la madre filippina, Marilou, e il suo nuovo compagno, Ennio, un caporale che gestisce cantieri edili, sfruttando manodopera clandestina. A scuola rischia di essere bocciato per il secondo anno consecutivo e il rapporto con il patrigno, che lo forza a lavorare come manovale, è quantomai teso anche per via dei suoi modi violenti. Un giorno, Kiko incontra Ettore, un insegnante in pensione sulla sessantina, che gli dice di essere un vecchio amico del padre e di volerlo aiutare nello studio. è la storia di un'adolescenza tremante quella raccontata da Vittorio Moroni, la cronaca sincera e diretta di un'esistenza incerta, dispersa nella periferia friulana tra cantieri, scuola e una bar-stazione di benzina in cui, insieme all'anomala famiglia di Kiko, vive un gruppo di immigrati clandestini.
Giovedì 18 dicembre ore 11.00 - Scuole secondarie di primo e secondo grado IL RAGAZZO INVISIBILE di Gabriele Salvatores, Italia 2014, 100' Michele ha 13 anni e vive in una tranquilla città sul mare. Non si può dire che a scuola sia popolare, non brilla nello studio, non eccelle negli sport. Ma a lui in fondo non importa. A Michele basterebbe avere l'attenzione di Stella, la ragazza che in classe non riesce a smettere di guardare. Eppure ha la sensazione che lei proprio non si accorga di lui. Michele sembra intrappolato nella routine quotidiana. Finché un giorno, inaspettatamente, non accade qualcosa di straordinario: Michele si guarda allo specchio e si scopre invisibile. La più incredibile avventura della sua vita sta per avere inizio.
DON FELICE SCIOSCIAMMOCCA REWIND
E NOBILTÀ MISERIA regia di Mario Mattoli 1954 - dur. 95 ’
Venerdì 19 dicembre 2014 - ore 19.30
Mediateca Cinemazero - Piazza Cavour, PN | Ingresso libero Dopo il film i totofili si incontreranno per una pizza alla Pizzeria Plaza di piazza Risorgimento a Pordenone