CinemazeroNotizie Dicembre 2018

Page 1

€ 1,00 mensile di cultura cinematografica

A Siviglia la festa del cinema europeo

L’imperatore poeta

Dedica a Bernardo Bertolucci protagonista del cinema mondiale

Il cinema sotto l’albero

Cinemazero chiude l’anno con eventi, ospiti e anteprime

Mediateca: uno spazio... mille opportunità

Una realtà dinamica pronta per un nuovo anno tra conferme e novità

Educare, guardando

Prosegue l’impegno educativo di Cinemazero, anche per gli insegnanti!

Piccole, grandi, animazioni

2018 numero 11 anno XXXVIII

Italians Do It Better?

Documentari italiani protagonisti all’IDFA 2018

18

Dicembre

In Spagna il meglio della produzione cinematografica europea

Il ricco programma dell’XI edizione del Piccolo Festival dell’Animazione

spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. e i.r. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi


A Siviglia la festa del cinema europeo

Andrea Crozzoli

Editoriale

In Spagna il meglio della produzione cinematografica europea

Solo Siviglia, città multietnica, splendido esempio di un mosaico di razze e culture, dove convivono pacificamente usanze e stili diversi (musulmani, ebrei, cristiani e gitani), una città dove anche i profumi speziati della cucina richiamano le varie contaminazioni. Solo Siviglia poteva degnamente ospitare il Festival del Cinema Europeo (9-17 novembre), magnifica manifestazione il cui motto recitava “cuélate en el cinema europeo”. E mentre in Europa si agitano sterili sovranismi, Siviglia celebra, nelle sue varianti, le diverse peculiarità europee. Una carellata sul più interessante cinema europeo che manifesta una incredibile vitalità: dalla coproduzione rumeno/tedesco/polacca Touch Me Not di Adina Pintilie una riflessione sul corpo e sulla sua percezione condotta dalla regista in maniera incalzante e nel contempo sconcertante; a When the Trees Fall di Marysia Nikitiuk, altra coproduzione dei paesi dell’est (ucraino/polacca/macedone) con una contrastata storia d’amore condotta con sognante lirismo, dove la fiaba si mescola alla realtà; al francese Shéhérazade di Jean-Bernard Marlin nel quale un tormentato amore adolescenziale viene messo a dura prova dalle difficoltà della vita adulta. Sempre targato Francia anche Pearl di Elsa Amiel, amara riflessione sulla maternità di una culturista che, nel partecipare ad un importante concorso, ritrova il suo ex compagno e la figlioletta che lei non aveva più voluto vedere; altra produzione francese Sauvage di Camille Vidal-Naquet sulle avventure non certo eroiche di un prostituto in servizio permanente a Marsiglia, fra marchette e ricerca di un amore vero; nonostante la Brexit la rassegna ospitava anche una bella produzione inglese Ray & Liz di Richard Billingham che narra le vicissitudini di una famiglia attraverso gli anni. Tra i titoli dell’ottima e varia selezione presentata a Siviglia dal festival, la giuria CICAE (Confédération internationale des cinémas d'art et d'essai), che raggruppa tutti i cinema d’essai d’Europa (la FICE per l’Italia), ha premiato come miglior film Ruben Brandt, Collector dell’ungherese Milorad Krstic, eccellente conferma del talento, nell’animazione, di questo autore che ha scritto, diretto e progettato il film. Nato in Slovenia e residente da tempo a Budapest, Krstic lavora anche come pittore, scultore, documentarista. Il suo precedente film My Baby Left Me risaliva al 1995 e vinse l’Orso d’Argento al FilmFestSpiele di Berlino oltre al premio per la miglior opera prima al Festival di Annecy; il suo ritorno al cinema dopo 22 anni era, quindi, molto atteso. «Nel mio sogno c’erano due gatti e giocavo sia con uno che con l’altro.», inizia con questa citazione “binaria” dello scrittore ungherese Frigyes Karinthy (il primo ad ideare la teoria dei “sei gradi di separazione”) il film che ci introduce immediatamente in una adrenalinica avventura di animazione dai sapori hitchcockiani dove il talentuoso Krstic usa uno stile personalissimo per rielaborare in chiave europea le atmosfere del thriller noir americano Anni ‘30. Il ritmo incalzante è pieno di volute, e colte, citazioni cinematografiche. L’animazione muta ogni volta per rendere omaggio all’artista e alle sue opere d’arte che fioccano letteralmente nel film da ogni angolo, mantenendo, però, una costante estetica noir come nucleo stilistico centrale. Un film che non è solamente un’opera meravigliosa ma un vero e proprio trionfo dei sensi, musica compresa. Un film che lascerà il segno e dal quale non si potrà prescindere. Che il meritato premio CICAE gli porti fortuna!

In copertina Bernardo Bertolucci, maestro del cinema mondiale, più volte ospite di Cinemazero a cui lo legava una grande amicizia. Foto di Elisa Caldana

cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Dicembre 2018, n. 11 anno XXXVII ISSN 2533-1655 Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica


Documentari italiani protagonisti all'International Documentary Film Festival Amsterdam

Riccardo Costantini

Spirito patrio sì o no? Tra i migliori film presentati alla prestigiosa kermesse dell'IDFA (il principale festival di documentario d'Europa, ad Amsterdam) tre italiani sono risultati di gran lunga fra i migliori. Il primo moto dell'immobile (pochi giorni dopo l'Olanda, presentato anche al Torino Film festival) è un film eccellente, meritatamente premiato con l'ambito “IDFA Award for first appearance”. Il regista Sebastiano D'Ayala Valva si mette sulle tracce del suo misterioso antenato: il compositore di musica tonale Giacinto Scelsi (1905-1988). Splendido dal punto di vista visivo, con scelte di montaggio non scontate, è un'immersione – profonda, piena, ma altrettanto piacevole - nel paesaggio sonoro e spirituale di un artista visionario e invisibile: lo spirito del controverso Scelsi rivive con le sue opere in un racconto affascinante, densamente popolato di ricordi familiari del regista, organizzati narrativamente in modo bilanciato. Un film da vedere e rivedere, anche per i non melomani. Curioso quanto meno che due dei film più apprezzati dal pubblico (rispettivamente, a seguire 8° e 7° su oltre 194 in concorso per l'“Audience Award”) siano italiani e dedicati entrambi al pugilato. Il primo, Butterfly di Alessandro Cassigoli e Casey Kaufman - anteprima in Italia all'ultima Festa del cinema di Roma – ha come protagonista la pugile Irma Testa, la più giovane nella storia della boxe a raggiungere le olimpiadi. Anche qui il film scorre senza esitazioni, analizza in profondità il personaggio, la sua famiglia, il contesto sociale, offre un godibile ritratto della vita – semplice per approccio, ma complessa per contesto e sacrifici sportivi – di un'atleta eccezionale che deve anche confrontarsi con i problemi di un'improvvisa incredibile notorietà. La qualità è proprio – anche qui – nella tenuta del racconto, che non scivola in qualche eccesso verso le molte componenti in campo. L'altro film sulla boxe è Dark Corner di Fabio Caramaschi (regista noto a Pordenone dove ha girato il suo precedente Solo andata – Il viaggio di un Tuareg). Anche in questo caso il racconto è guidato dal protagonista, Mirco Ricci, campione intercontinentale. A costellare la sua ascesa ci sono anche risse da strada, notti di sbronze, furiose litigate con la fidanzata e perfino sparatorie in cui resta ferito. Estremamente toccante il percorso nella narrazione: Caramaschi mescola l'attualità con riprese di Ricci di quando era solo un bambino di sei anni che cresceva in mezzo a violenza e criminalità in un residence di assistenza alloggiativa alla periferia di Roma, quando il regista era il suo maestro elementare. Quindici anni dopo, Mirco “The predator” Ricci lotta su ogni fronte, dal ring vero a quello della sua personalità, fra eccessi di violenza e una dipendenza dall’alcool, per poi finire in carcere con una condanna pesantissima. Una storia toccante, che parla a tutti per la bontà di aver ricostruito con grande dignità e rispetto la parabola di Ricci, nient'altro che un uomo – come moltissimi – eternamente in bilico fra il successo e l'abisso. Ovviamente osserviamo questo piccolo caso di successi italiani senza pretesa di poter tirare affrettate conclusioni, ma comunque dando voce a un sentimento su cui anche con Le voci dell'inchiesta stiamo ragionando da tempo: spesso, i documentari di oggi sono ottimi per confezione, ma eccessivamente somiglianti fra di loro per modalità e qualità della struttura narrativa (spesso scontata e schematica). Questi tre titoli colpiscono per la freschezza dell'approccio, per la capacità registica degli autori e per scelte narrative equilibrate, che “resistono” alla “forza centrifuga” delle storie reali dei protagonisti. Ora la palla è nelle mani dei distributori e degli esercenti cinematografici, poi delle TV, che devono trovare il coraggio di lottare per la bontà di questi documentari, film a tutti gli effetti, che il pubblico amerebbe. Se inseguono i big data di Netflix e Amazon, la battaglia è persa: il cinema (anche del reale) è vivissimo e va mostrato, perchè c'è qualità, ci sono storie, c'è capacità di racconto. Come hanno dimostrato questi tre film, italiani, all'estero.

IDFA

Italians Do It Better?


L’imperatore, poeta

Andrea Crozzoli

Ricordo di un maestro

Dedica a Bernardo Bertolucci (1941-2018) vero protagonista del cinema mondiale

«Non ho frequentato l’università.» ci disse in quel freddo gennaio del ‘94 Bernardo Bertolucci mentre, con l’auto, andavamo al cimitero di Carsarsa per rendere visita alla tomba di Pier Paolo Pasolini. «La mia università sono state le tante cene in trattoria con Pasolini, Alberto Moravia, Elsa Morante e Laura Betti.» aggiunse subito dopo con un sorriso velato di malinconia. Quel fieramente umile e ardentemente muto, come lo descrisse lo stesso Pasolini nella poesia a lui dedicata, erano caratteristiche che portava appresso da allora. Dalla poesia, sua prima passione, passò al cinema grazie a Pier Paolo Pasolini. Prima come suo assistente, a soli 19 anni, in Accattone, in seguito dietro la macchina da presa per la sua prima regia, a 21 anni, con La commare secca, soggetto e sceneggiatura sempre di Pasolini; un film ancora pesantemente segnato dalla poetica e dall’estetica pasoliniana. Scelse poi un suo personale e originale percorso cinematografico senza, però, mai smettere di guardare al suo maestro. A soli 31 anni, nel 1972 gira Ultimo tango a Parigi con Marlon Brando e chiama a comporre la colonna sonora il grande jazzista argentino Gato Barbieri che aveva ascoltato in Appunti per un’Orestiade africana di Pasolini. Il film, oltre ad essere un clamoroso successo planetario, una di quelle opere che hanno segnano la storia del cinema (e in qualche modo anche cambiata), porta con sé anche un lungo strascico di problemi giudiziari. Accusato di oscenità Ultimo tango a Parigi prodotto da Alberto Grimaldi, sarà condannato in Italia al rogo e Bernardo Bertolucci verrà privato dei diritti civili, fra i quali il voto, per ben cinque anni. E’ il 1975 quando gira quell’immenso affresco sulla storia d’Italia che è Novecento, sempre con il produttore Alberto Grimaldi che in quel periodo è il principe del cinema italiano; Fellini, Leone, Bertolucci e Pasolini sono i registi che lavorano per lui. In quel fatidico 1975 a pochi chilo-

A un ragazzo (1956-1957) Così nuovo alla luce di questi mesi nuovi che tornano su Roma, e che a noi altrove ancorati a una luce d’altri tempi, sembrano portati da inutili venti, tu, con fresco pudore, e ingenuamente senza pietà, scopri per te, per noi, la tua presenza. Col sorriso confuso di chi la timidezza e l’acerbità sopporta con allegrezza, vieni tra gli amici adulti e fieramente umile, ardentemente muto, siedi attento alle nostre ironie, alle nostre passioni. Ad imitarci, e a esserci lontano, ti disponi, vergognandoti quasi del tuo cuore festoso… Ti piace, questo mondo! Non forse perché è nuovo, ma perché esiste: per te, perché tu sia nuovo testimone, dolce-contento al quia… Rimani tra noi, discreto per pochi minuti e, benché timido, parli, con i modi già acuti dell’ilare, paterna e precoce saggezza. Esponi, orgoglioso, la tua debolezza di adolescente, leso appena al ridicolo che ha la troppa umiltà in un mondo nemico… Al giusto momento, ci lasci, ritorni alla segreta luce dei tuoi primi giorni: alla luce che certo tu non puoi dire né, noi, ricordare, una luce d’aprile in cui la coscienza con le sue gemme sfiora solo la vita, non la storia ancora. Tu vuoi SAPERE, da noi: anche se non chiedi o chiedi tacendo, già appartato e in piedi, o tenti qualche domanda, gli occhi vergognosi, ben sentendo in cuore ch’è vano ciò che osi, se di noi vuoi sapere ciò che noi ai tuoi occhi ormai siamo, vuoi che le perdute notti del nostro tempo siano come la tua fantasia pretende, che eroica, com’è eroica essa, sia la parte di vita che noi abbiamo spesa disperati ragazzi in una patria offesa. Vuoi sapere le mute paure e le immature azioni – tra macerie, strade deserte e prigioni – delle nostre figure per te ormai remote. Vuoi sapere, e il viso infantile ti si infuoca, tu, così puro, il male, così limpido l’odio, ch’è nei riaccesi ricordi su cui inchiodi l’occhio ferito, parteggiando intero per chi lottava in nome del sentimento vero. Vuoi sapere che cosa abbiamo ricavato da quell’avventura, in che cosa è mutato lo spirito di questa povera nazione dove provi tra noi la tua prima passione; sperando che ogni atto che ti preesiste, Chiesa e Stato, Ricchezza e Povertà, intesa trovino nel tuo dolce desiderio di vita… Vuoi sapere l’origine della tua pudica voglia di sapere, s’essa ha già dato prova di tanta vita in noi, e adesso cova già nuova vita in te, nei tuoi coetanei. Vuoi sapere cos’è l’oscura libertà, da noi scoperta e da te trovata, grazia anch’essa, nella terra rinata. Vuoi SAPERE. Non hai domanda su un oggetto su cui non c’è risposta: che trema solo in petto. La risposta, se c’è, è nella pura aria del crepuscolo, accesa sulle mura del Vascello, lungo le palazzine assiepate nel cuore del sole che declina. Le sere disperate per il troppo tepore che nei freddi autunni, dimenticato muore, o, dimenticato, in nuove primavere torna improvviso – le disperate sere in cui, tu, felice pei tuoi abiti freschi, o il fresco appuntamento con giovani modesti come te, e felici, esci svelto di casa, mentre nel rione suona la sera invasa dall’ultimo sole – penso a quel serio, candido ragazzo, il cui silenzio è nella tua domanda. Certo soltanto lui ti potrebbe rispondere, se fu in lui, com’è in te, pura speranza il mondo. Era un mattino in cui sognava ignara nei rósi orizzonti una luce di mare: ogni filo d’erba come cresciuto a stento era un filo di quello splendore opaco e immenso. Venivamo in silenzio per il nascosto argine lungo la ferrovia, leggeri e ancora caldi del nostro ultimo sonno in comune nel nudo


metri dal set di Novecento si gira Salò o le 120 giornate di Sodoma per la regia di Pier Paolo Pasolini, entrambi prodotti da Alberto Grimaldi. Le due troupe si sfideranno in una memorabile partita a calcio. Si narra che Bertolucci, allenatore della troupe di Novecento, per non rischiare di perdere difronte ad un Pasolini agguerrito calciatore, abbia assoldato dei giocatori professionisti. Ma non glielo chiediamo e al cimitero, per doveroso rispetto, rimaniano alcuni passi indietro mentre, ardentemente muto, Bernardo Bertolucci rimane solo davanti alla tomba. Quel giorno fu dedicato alla visita dei luoghi pasoliniani: da Versuta a Valvasone a San Vito. Per Bernardo Bertolucci eravamo, in qualche modo, i custodi della sua memoria pasoliniana, coloro che presidiavano un pezzo importante del suo percorso artistico. Guardava a Cinemazero e alla sua raccolta di materiale su Pasolini, al nostro archivio fotografico, con simpatia e condivisione non risparmiando consigli ed apprezzamenti. Gli ultimi sofferti passi, prima di finire definitivamente costretto alla sedia a rotelle, li fece nel 2006 sul palco del morettiano cinema Sacher, dove portò la sua testimonianza all’anteprima di Pasolini prossimo nostro per la regia di suo fratello Giuseppe. Lavoro che Giuseppe Bertolucci fece utilizzando esclusivamente il materiale del fondo di Cinemazero ed in particolare quello attorno all’ultimo film di Pasolini Salò o le 120 giornate di Sodoma. Fu proprio Bernardo Bertolucci, a Parigi durante l’anteprima mondiale del film nel 1975, ad introdurre Salò all’indomani della tragica scomparsa del poeta. Nel 2011 Cinemazero dedicò Lo sguardo dei maestri a Bernardo Bertolucci il quale nonostante fosse ormai inchiodato a quella che lui chiamava “la mia sedia elettrica”, volle venire di nuovo a Pordenone a raccogliere, in un gremitissimo teatro Verdi, il lungo applauso che lo accolse dopo la proiezione de Il té nel deserto. Al pubblico raccontò, da visionario poeta, come un’acquasantiera colma di sabbia, vista in una piccola chiesetta abbandonata ai margini del deserto marocchino, gli avesse rappresentato la comunione fra cristianità e Islam, essendo la sabbia un elemento attraverso il quale il mussulmano raggiunge di nuovo lo stato di purezza per la preghiera. Il té nel deserto a Cinemazero, tra dicembre ‘90 e gennaio ‘91, raccolse quasi diecimila spettatori e stabilì la tenitura record, tuttora imbattuta, di oltre trenta giorni consecutivi in SalaGrande.

granaio tra i campi ch’era il nostro rifugio. In fondo Casarsa biancheggiava esanime nel terrore dell’ultimo proclama di Graziani; e, colpita dal sole contro l’ombra dei monti, la stazione era vuota: oltre i radi tronchi dei gelsi e gli sterpi, solo sopra l’erba del binario, attendeva il treno di Spilimbergo… L’ho visto allontanarsi con la sua valigetta, dove dentro un libro di Montale era stretta tra pochi panni, la sua rivoltella, nel bianco colore dell’aria e della terra. Le spalle un po’ strette dentro la giacchetta ch’era stata mia, la nuca giovinetta… Ritornai indietro per la strada ardente sull’erba del marzo nel sole innocente; la roggia tra il fango verde d’ortiche taceva a una pace di primavere antiche, e i rinati radicchi da cui vaporava un odore spento e acuto di rugiada, coprivano il dorso della vecchia scarpata grande come la terra nell’aria riscaldata. Poi svoltava il sentiero in cuore alla campagna: liberi nell’umile ordine, folli nella cristiana pace del lavoro, nel parlante amore muti, tacevano gelseti, macchie d’alni e sambuchi, vigne e casolari azzurri di solfato, – nel vecchio mezzogiorno del vivido creato. Chiedendo di sapere tu ci vuoi indietro, legati a quel dolore che ancora oscura il petto. Ci togli questa luce che a te splende intera, ch’è della nuova gioventù ogni nuova sera… Noi invecchiati ora nient’altro diamo che doloroso amore alla tua lieta fame. Anche la tua stessa pietà, che cosa dice se non che la vita solo in te è felice? Perché, per fortuna, quel nostro passato, vero, ma come un sogno, è nel tuo cuore grato. In realtà non esiste, ne sei libero e cerchi di esso solo quanto può adesso valerti… Nella tua nuova vita non è esistito mai fascismo o antifascismo: nulla, di ciò che sai perché vuoi sapere: esiste solamente in te come un crudele dolce fiore il presente. Che tutto sia davvero rinato – e finito – sia tutto – è scritto nel tuo sorriso amico. È vizio il ricordare, anche se è dovere; a quei morti mattini, a quelle morte sere di dodici anni or sono, non sai se più rancore o nostalgia, leghi il nostro cuore… L’ombra che ci invecchia fosse astratta coscienza, voce che contraddice la vitale presenza. Fosse, com’è in te, la spietata gioia di sapere, non l’amarezza di sapere ch’è in noi! Ciò che potevamo risponderti è perduto. Può parlarti – se, tu ragazzo, sai il muto suo nuovo linguaggio di ragazzo – soltanto chi è rimasto laggiù, nella luce del pianto… Era ormai quasi estate, e i più bei colori ardevano nel mite, friulano sole. Il grano già alto era una bandiera stesa sulla terra, e il vento la muoveva fra le tenere luci, riapparse a ricolmare di festa antica l’aria tra i monti e il mare. Tutti erano pieni di disperata gioia: sulla tiepida polvere delle vie ballatoi e balconi tremavano di fazzoletti rossi e stracci tricolori; pei sentieri, pei fossi bande di ragazzi andavano felici da un paese all’altro, nel nuovo mondo usciti. Mio fratello non c’era, e io non potevo urlare di dolore, era troppo breve la strada verso il granaio perso nei campi, dove per un anno l’ingenua, eternamente giovane, povera nostra mamma aveva atteso, e ora era lì che attendeva, sotto il tiepido sole Ma ha ragione la vita che è in te: la morte, ch’è nel tuo coetaneo e in noi, ha torto. Noi dovremmo chiedere, come fai tu, dovremmo voler sapere col tuo cuore che si ingemma. Ma l’ombra che è ormai dentro di noi guadagna sempre più tempo, allenta ogni legame con la vita che, ancora, un’amara forza a vivere e capire invano ci conforta… Ah, ciò che tu vuoi sapere, giovinetto, finirà non chiesto, si perderà non detto. da La religione del mio tempo (1961) in Pier Paolo Pasolini, Tutte le poesie, Tomo I, Meridiani Mondadori, Milano 2003


Il cinema sotto l’albero

Marco Fortunato

Un’abbuffata di cinema!

Cinemazero chiude l’anno in bellezza con un ricco mese di eventi, anteprime e ospiti

Il Natale quando arriva, arriva! come diceva Renato Pozzetto in una celebre pubblicità degli anni Ottanta, coniando uno slogan che potrebbe essere perfetto per il programma di Cinemazero che, in anticipo di qualche settimana, ha deciso di portare un sacco ricco di “regali” agli amanti della settima arte, una vera “abbuffata” di cinema con un ricco menù a base di anteprime, eventi e grandi ospiti. Si inizia domenica 2 dicembre alle 16.30 con Isabelle - Premio Miglior Sceneggiatura al Montreal Film Festival - storia di un’astronoma di origini francesi che vive in una grande casa immersa tra i vigneti sulle colline e tutte le estati riceva la visita del suo amato figlio Jérôme per il quale è pronta a fare qualsiasi cosa. Ma l’incontro con Davide, un giovane che sta attraversando un momento di grande difficoltà, stravolgerà le loro vite e Isabelle dovrà compiere una scelta che porterà inevitabilmente a un epilogo doloroso. Il film è stato girato a Trieste e sarà il regista Mirko Locatelli a introdurlo al pubblico. Lunedì 3 dicembre alle 21.00 è l’occasione giusta per svagarsi con l’anteprima della commedia dei record (oltre tre milioni di spettatori in Spagna) Non ci resta che vincere di Javier Fesser che affronta il tema della disabilità con rispetto e delicatezza (e la giusta dose di ironia). Nei giorni successivi nuovamente spazio all’incontro con gli autori, con un doppio appuntamento. Mercoledì 5 dicembre alle 21.00 sarà Costanza Quatriglio (che qualche settimana fa fu bloccata dall’influenza) ad essere nostra ospite per presentare il suo ultimo lavoro, Sembra mio figlio, un viaggio tra Oriente ed Occidente, tra perdite e ritrovamenti, di una madre e dei suoi figli. Un’opera intensa che grazie alla capacità narrativa e al coraggio della regista, sa trasformarsi in una riflessione con universale e atemporale, che ci darà anche l’opportunità di conoscere una popolo, quello hazara, e la sua storia. Due giorni dopo, venerdì 7 dicembre sempre alle 21.00 sarà la volta di Gipi (pseudonimo di Gian Alfonso Pacinotti) che per la prima volta calcherà il palco di Cinemazero per presentare la sua ultima fatica dietro la macchina da presa Il ragazzo più felice del mondo presentato quest’anno nella sezione Sconfini della Mostra del Cinema di Venezia. Commedia autoriflessiva sul senso della fama, quello di Gipi è un road-movie che, partendo da una storia vera, volutamente “deraglia” tra diario, biografia e invenzione, per finire dove non ci aspettiamo e dove nemmeno i protagonisti pensavano di arrivare. Lo spunto è una storia curiosa che è capitata allo stesso regista: la lettera di un fan 14enne che lo adora e gli chiede un disegno che scopre essere arrivata, con minime variazioni, a tantissimi disegnatori e fumettisti nel corso degli anni. E Pacinotti – così come fa con il lettore dei suoi romanzi grafici – si muove abilmente tra sincerità e furbizia, mettendosi a nudo e giocando con lo humour per cercare di spiazzare chi guarda, come fa con chi legge. Proseguono anche le collaborazioni, come quella con il Festival Del Cinema Latino Americano di Trieste, grazie a cui venerdì 14 dicembre, sempre alle 21.00 verrà presentato come evento speciale El jardin de la clase media di Ezequiel C. Inzaghi. Un intrigante thrieller argentino, ambientato in una Buenos Aires glamour, che svelerà, però, una trama di corruzione fino alle più alte sfere politiche. La proiezione sarà accompagnata dal saluto del produttore Gustavo Corrado. Si chiude in bellezza, a pochi giorni dal Natale, con Nanni Moretti, che sabato 15 dicembre tornerà a trovarci con l’atteso Santiago, Italia nel quale ripercorre (come potete leggere nell’intervista nelle pagine precedenti), attraverso il documentario come memoria, ciò che avvenne, quarantacinque anni fa, dopo il golpe cileno. Un’opportunità unica per approfondire i contorni di una vicenda che anche in Italia suscitò molto clamore, condizionando la scena politica nazionale ed internazionale e che oggi, spinge ad un ulteriore riflessione sul tema dell’accoglienza. E ancora tanto altro, come il PFA - Piccolo Festival dell’Animazione (per il cui calendario vi rimandiamo all’articolo dedicato), per non rimanere mai a corto di buon cinema!



Uno spazio… mille opportunità!

Mediateca Cinemazero

Una realtà per l’intera città che è pronta a iniziare un nuovo anno tra conferme e novità

La Mediateca di Cinemazero è da sempre identificata come un ambiente di valore culturale significativo dove vengono conservati e catalogati i patrimoni audiovisivo, fotografico, cinetecario e librario del quale la cittadinanza può fruire gratuitamente. Grazie ad un lavoro progettuale e costante, ha consolidato un ruolo di rilevanza in tema di documentazione del patrimonio cinematografico, fotografico, audiovisivo e multimediale. Una realtà dinamica e culturalmente vivace, quindi. Ma bisogna anche chiedersi, provocatoriamente, se tutto questo, nell’epoca in cui viviamo, ha ancora senso. In questi anni, infatti, stiamo assistendo ad una vera rivoluzione in atto nel settore audiovisivo, con la conquista di crescente spazio da parte dei nuovi operatori del video streaming e ondemand e con le conseguenti modifiche delle abitudini di fruizione dei contenuti cinematografici ed audiovisivi da parte del pubblico. I contenuti offerti sono sempre più frammentati e sono moltiplicate le piattaforme di accesso. Oggi lo spettatore può scegliere di vedere un qualunque contenuto visivo, in qualunque momento e su qualunque device: non a caso si parla di una rivoluzione delle abitudini di consumo secondo il modello: ‘anything, anywhere, anytime’. Da queste premesse si potrebbe giungere alla semplice, quanto amara, conclusione che non è più necessario un luogo, uno spazio per accedere ai vari contenuti. Il “tutto e subito”, slogan che da tempo riecheggia nella nostra società, si è ampliato oggi in “tutto e subito, comodo!” Tutto vero. Tutto giusto. Tutto esatto, se si continua a pensare alla Mediateca come un luogo statico e impermeabile e non come una realtà in costante trasformazione, che per sua natura non può rimanere indifferente a questa rivoluzione. Il suo compito, la sua peculiarità, è di rispondere a questo nuovo accesso ai contenuti stimolando una consultazione consapevole e critica all’innumerevole quantità di contenuti oggi disponibili. L’obiettivo quindi è fare della Mediateca un filtro all’interno del patrimonio culturale cinematografico e multimediale, un ‘motore di ricerca’ che promuove la selezione dei contenuti di qualità e gioca un ruolo chiave nella proposta culturale diventando sinonimo di qualità dell’offerta. Un occhio di riguardo è riservato al pubblico più giovane. Basti pensare al consueto appuntamento del mercoledì alle 10.00 con le Cinemamme e i Cinepapà, l’appuntamento gratuito riservato ai neogenitori per favorire gli incontri, senza rinunciare al cinema! Le proiezioni avvengono in un ambiente accogliente e rilassato, negli orari in cui la Mediateca è chiusa al pubblico, l’audio del film è a un volume ridotto, per non disturbare i bambini, e a luci soffuse. In questo modo viene permesso l’accesso al prodotto cinematografico ad una fascia di pubblico altrimenti esclusa, senza interferire con le esigenze dei piccoli spettatori. Spazio anche agli Under30 appassionati di cinema con il progetto CinemazeroYoungClub, unica realtà presente in Italia che coinvolge giovani amanti della settima arte con iniziative gratuite e partecipative. Con loro, il personale della Mediateca organizza, promuove e propone eventi, rassegne, workshop nell’ambito cinematografico. Un’occasione unica che si prefigge di fornire ai ragazzi interessati ai vari ambiti legati al mondo del cinema competenze e professionalità necessarie a vedere concretizzata la loro passione. Una vera novità nell'ambito del cinema di qualità per tutta l'Italia. Ed è pensando ai giovani e alla loro passione per le nuove tecnologie che in Mediateca è attiva una postazione di Virtual reality, anche questa a disposizione del pubblico in maniera gratuita, che permette di fare esperienza della realtà virtuale, attraverso clip selezionate per accontentare tutte le fasce di pubblico. Servizi, occasioni di incontro, momenti formativi, inclusione sociale, relazioni, scambio di competenze: tutto questo è Mediateca e molto di più. E allora risulta facile, alla luce di quanto detto finora, rispondere al quesito finale. Abbiamo ancora bisogno di realtà simili in oggi? È proprio quando tutto sembra virare verso una fruizione svogliata e distratta dell’opera cinematografica che è necessario, se non indispensabile, un controcanto capace di formare spettatori consapevoli.


Cinemazero prosegue il suo impegno educativo con un nuovo corso per insegnanti

Manuela Morana

Cinemazero svolge da sempre un'attività di educazione. Ha iniziato a farlo molti anni fa e continua a farlo anche oggi, giorno dopo giorno. Cinemazero fa educazione semplicemente aprendo le porte delle proprie sale, spegnendo le luci, accendendo il proiettore, e offrendo a tutti, ma proprio tutti la possibilità di vivere l'esperienza cinematografica, di scoprire film che con storie, sensibilità e modalità espressive differenti bussano al cuore degli spettatori, stuzzicano la coscienza, arricchiscono di conoscenza. Non è dunque audace affermare che Cinemazero trova nell'educazione una delle più autentiche manifestazioni della sua identità. È, anzi, semplicemente oggettivo. Il dialogo con la sua platea, coi suoi spettatori, di qualsiasi età sia, non si interrompe mai, ma anzi attraversa le stagioni, accompagna le rivoluzioni tecnologiche, le evoluzioni delle comunità. Questo impegno forte che coinvolge tutti gli operatori di Cinemazero, in un processo continuo di scelta del cinema di qualità, di monitoraggio e comprensione delle esigenze di sapere e dei bisogni del territorio in cui opera, di definizione delle strategie che possano rispondere adeguatamente ed efficacemente a questi, si fa ancora più forte, quando gli interlocutori sono studenti e insegnanti. Sono interlocutori delicati, ça vas sans dire, che meritano un'attenzione speciale, e a cui Cinemazero tiene a riservare una proposta speciale, nella convinzione ferma più che mai che oggi, l'educazione, non vada intesa solo come esperienza di scolarizzazione ma come cultura, strictu sensu. Ampia, complessa, capace di inglobare i conflitti, i contrasti, le incertezze e le zone d'ombra che appartengono al nostro tempo e alla attualità in cui siamo immersi tutti, e capace di accompagnare la crescita e tutti gli adulti che di questa crescita sono chiamati a prendersi cura. Il cinema è il punto di partenza. Più estesamente le immagini sono il punto di partenza: specchi delle nostre brame, coperte di Linus, hanno sbaragliato le parole e ora, dalla ribalta, assurgono a strumenti preferiti con cui raccontare e raccontarsi. Ma stiamo calmi. Non andiamo nel panico. L'apprendimento e la crescita smuovono competenze cognitive diverse: non solo verbali ma anche visive. Dobbiamo farcene una ragione. Non possiamo negare questa evidenza. Ecco perché di fronte alle immagini non va alzata una barricata, ma anzi al loro schieramento va contrapposta una avanzata, magari sventolando una bandiera bianca. Nel 2018, Cinemazero, che per molti anni si è vista titolata dell'accreditamento ministeriale, in ragione del nuovo decreto 170/2016, ne ha ottenuto uno nuovo per svolgere un corso di aggiornamento rivolto a 50 insegnanti di ogni ordine e grado della regione Friuli Venezia Giulia. Si parte a gennaio per proseguire fino ad aprile, quando nell'ambito del festival Le Voci dell'Inchiesta sarà programmata un'importante iniziativa educativa esclusiva per insegnanti a conclusione del percorso. Il corso, finalizzato a sviluppare negli adulti la sensibilità e la conoscenza delle competenze visive, la comprensione del loro valore quando vengano integrate nelle più diverse situazioni educative e in termini operativi, e non da ultima, la conoscenza del cinema come media e della specificità del linguaggio audiovisivo, sarà arricchito dal contributo di tanti professionisti della regione che da anni si occupano di didattica del cinema, e sarà articolato in lezioni frontali, visioni di opere, debriefing ed esercitazioni. Il corso rappresenta una nuova tappa del viaggio di Cinemazero per fare il punto sul valore della settima arte e delle immagini nelle nostre vite e nei più diversi percorsi di crescita che ci vedono coinvolti. Perché mai come in questo tempo si registra una diffusa emergenza di conoscere per capire e rendere prima possibile e poi reale, anche al di fuori delle comunità scolastiche ed educative, l'idea irresistibile e necessaria di benessere. Per informazioni e iscrizioni sul corso di aggiornamento scrivere: didattica@cinemazero.it

Didattica

Educare guardando il cinema come punto di partenza


Intervista con Jan Bot

Isaac Asimov

The Eye @ Amsterdam

https://www.jan.bot/ LORENZO CODELLI: Quando e perché avete concepito Jan Bot ? BRAM LOOGMAN & PABLO NÚÑEZ PALMA: Tre anni fa. Volevamo far scoprire ai giovani fan del web una cineteca «antica e polverosa» come quella di The Eye ad Amsterdam. 60 milioni di metri di pellicola, 40.000 titoli, dei quali 7.000 muti. Perché Jan, anziché il più «politicamente corretto» Jeanne? Senza motivo. Magari chiameremo Jeanne il nostro nuovo progetto! Nel concepirlo avete pensato ad HAL 9000 di 2001: Odissea nello spazio e ad altri celebri robot? Da poco è scomparso a 90 anni Douglas Rain, l'attore canadese che aveva prestato la sua voce melliflua ad HAL 9000. Jan Bot è un'entità astratta proprio come HAL 9000, però più ingenuo, è un incrocio con Clippy, l'ex assistente virtuale di Microsoft Word. Jan è indipendente? Ha una propria personalità. Alla fin fine è uno strumento che utilizziamo per creare i video, aggiustando via via gli algoritmi per ottenere dei risultati soddisfacenti. Un po' come suonare per la prima volta una chitarra elettrica. Aggiustate spesso gli algoritmi? Nelle fasi iniziali sperimentavamo molto. Allo stato attuale abbiamo fornito a Jan una vasta mole di algoritmi e continueremo ad aggiungerne altri. Come si fa a recensire i singoli film di Jan Bot e la sua opera complessiva in perpetuo progress? È quasi impossibile visionarli tutti. È appunto per questo che sono stati concepiti. Si tratta d'un flusso di immagini simile a tanti siti online che ci attirano per le rispettive metamorfosi. Jan ci fornirà sempre qualcosa di nuovo in rapporto alle notizie del giorno. Le associazioni di idee tra le antiche immagini di cineteca e l' hic et nunc sono spesso davvero sorprendenti. Il fattore sorpresa dà ai film il loro valore. Ci stimolano ad un approccio del tutto nuovo rispetto alle banalità tipiche del web. Inoltre ci spingono a riscoprire e rivalutare il patrimonio della cineteca di The Eye. Che ritmi ha Jan? Sforna in media 12 corti al giorno. Appaiono sul suo schermo appena finiti. Anche il log con le notizie del giorno che si vede sul suo schermo è live. Jan si aggiorna ad ogni istante. Il filmmaker più attivo del mondo, forse dell'universo! Mai ubriaco, mai mandato a fanculo dalla sua ragazza! Magari possiede anche un agente a Hollywood che gli fa guadagnare milioni di dollari? Ha ha ha, non ancora! Da quali media Jan Bot trae le notizie? Da Google Trends, che a sua volta si basa su varie fonti informative. I film di Jan costituiscono un modo alternativo, più eccitante, di tener testa alle notizie. Sono film contenenti messaggi sibillini, citano nomi di politici e vip d'attualità, stimolano la nostra curiosità inducendoci a informarci meglio sull'evento che ha spinto Jan a realizzare il film. Bravissimo! Con chi mi devo congratulare, con lui o con voi? Anzitutto con se stesso perchè lei sta seguendo i suoi notiziari. In secondo luogo con noi due, che semplicemente suoniamo lo strumento Jan Bot. Infine con Jan. Lui però non si rende conto di quello che sta facendo, e non afferrerebbe un concetto come le congratulazioni. Jan non parla, contrariamente a HAL 9000. Ci piace applicare al cinema il motto «Mostra le cose, non dirle». Del resto utilizza solo pellicole mute. Avremmo voluto fornire una colonna sonora ai film ma per ora ci siamo limitati agli elementi visivi. Di quale fondo di The Eye dispone Jan? «Bits and Pieces», ovvero la collezione di frammenti non identificati nè datati che vengono conservati per la loro rarità e bellezza. Jan usa gli algoritmi per identificare le immagini e genera metadati per ogni singola inquadratura. Non c'è il pericolo che Jan s'impadronisca un giorno di The Eye? Un museo del cinema che assomiglia moltissimo ad un'astronave. Siete ottimisti o pessimisti sul futuro dei robot e dell'umanità? L'unico pericolo è che Jan Bot risulti gradito ai dirigenti di The Eye al punto che assumano come impiegati dei robot! Sul futuro è meglio essere ottimisti piuttosto che pessimisti. Le scelte non dipendono dalle tecnologie ma da noi stessi e dal sistema politico che ci scegliamo. Ecco due siti in cui illustriamo le nostre esperienze: https://medium.com/janbot ; https://www.eyefilm.nl/en/abouteye/news/our-newest-employee-is-a-robot


Piccole grandi animazioni

Piccolo Festival dell’Animazione 2018 - XI edizione

Clara Giangaspero

PFA 2018

Torna il Piccolo Festival dell'Animazione, la rassegna di corti animati d'autore curata da Viva Comix, nel 2018 alla sua undicesima edizione. Il fil rouge che quest'anno accompagna le scelte artistiche è il rapporto tra musica e immagine animata. Tra le molte tappe che il Piccolo Festival offre in regione, anche Pordenone ospita alcuni importanti appuntamenti. Giovedì 13 dicembre, alle 20.30 negli ampi spazi dell'Ex Tipografia è un'apparizione de I Fantasmi a irrompere per il Piccolo Festival in un'atmosfera ricca di mistero. Una performance in bilico tra musica corale, teatro e improvvisazione apre la strada all'appuntamento successivo della serata. A seguire va in scena "Tales" per clarinetti e live electronics, una performance filmica-musicale pensata appositamente per il Piccolo Festival dell'Animazione da Roberto Paci Dalò, pioniere dell'arte che lavora tra elettronica, musica e immagine e personalità riconosciuta nel panorama contemporaneo internazionale. A introdurre la serata la proiezione del programma Visual&Music III, che raccoglie alcuni tra i più interessanti videoclip internazionali tra i quali l'ultimo video dei Tre Allegri Ragazzi Morti "Caramella" e il recente lavoro di Emanuele Fior per il tour di Jovanotti. Sabato 15 dicembre, alle 19.00 il festival si sposta in Biblioteca Civica e quindi nello spazio The Bunker; qui saranno ospiti Daniela Di Niso e Antonio Musci del Festival Avvistamenti di Bisceglie. Un programma "Made in Italy", scelto dai due ospiti, seleziona alcuni video del panorama nazionale, alcuni dei quali in prima assoluta al Piccolo Festival: tra gli autori anche Igor Imhoff, già ospite del Festival con un suo lavoro a Trieste, e Michele Sambin, firma storica del dialogo tra le arti. Lunedì 17 dicembre la giornata pordenonese comincia alle 16 quando alla Biblioteca Civica si tiene la proiezione del programma dedicato ai bambini "Animakids", correlato con un laboratorio a cura di Viva Comix Lab. Alle 18, Mercurio, Michele Bernardi, Studio Grafus, Italia, 2018 alla Mediateca, tocca al programma "Panorama", una selezione rappresentativa di corti dello scenario internazionale; alle 21.00 in sala a Cinemazero viene proiettato "Visual&Music I", cuore della manifestazione, che contiene alcuni dei più significativi e riusciti corti che esaltano la compenetrazione tra immagine animata e musica. Ospite della serata il designer e architetto pordenonese Luigi Molinis che darà un premio speciale a questa sezione del festival votata anche dal pubblico in sala. Tra i film segnaliamo il suggestivo Pozor (Fire) di David Lynch, il film del giovane Nikita Diakur, Fest e due videoclip: Calamita, ambientato in una fantasmatica Pordenone (Bernardi, TARM) e Respirare, surreale e onirica produzione dei Subsonica ad opera di un genio dell’animazione italiana, Donato Sansone. Come sempre attesissima la serata dei corti in competizione, giovedì 27 dicembre a Cinemazero: l'incipit è dedicato a Marta Cuscunà, attrice monfalconese che con il suo teatro di figura sta spopolando nelle migliori sale d'Europa e che quest'anno fa parte della giuria del Piccolo Festival. Dopo il "making of" del suo ultimo spettacolo Il canto della caduta, la serata entra nel vivo con i film in competizione, illustrati da due tra gli autori in concorso: Beatrice Pucci e Michele Bernardi. A seguire Rosalba Colla, direttrice del Festival Animaphix e giurata del Piccolo Festival, presenta una breve raccolta di Animazioni Erotiche. Tra i film nel programma in Competizione il film in prima assoluta Le nozze di Pollicino di Beatrice Pucci, con le sue creazioni originali di puppets/sculture, il pluripremiato Mercurio di Michele Bernardi e il bellissimo film dark di uno dei maestri dell’animazione internazionale, Le nozze di Pollicino, Beatrice Pucci, Italia, 2018 Rosto, con il suo Reruns.


i film del mese

(Tit. Or.: Zimna wojna) Un film di Pawel Pawlikowski. Con Joanna Kulig, Tomasz Kot, Borys Szyc. Or.: Polonia, 2018. Durata: 85’

Un film di Mario Martone. Con con Marianna Fontana, Reinout Scholten van Aschat, Antonio Folletto. Or.: Italia, 2018. Durata: 122’

COLD WAR

UN AMORE TRAGICO E COMBATTUTO TRA BARRIERE FISICHE, POLITICHE E SOCIALI. DI PAWEL PAWLIKOWSKI Nella Polonia alle soglie degli anni Cinquanta, la giovanissima Zula viene scelta per far parte di una compagnia di danze e canti popolari. Tra lei e Wiktor, il direttore del coro, nasce un grande amore, ma nel '52, nel corso di un'esibizione nella Berlino orientale, lui sconfina e lei non ha il coraggio di seguirlo. S'incontreranno di nuovo, nella Parigi della scena artistica, diversamente accompagnati , ancora innamorati. Ma stare insieme è impossibile, perché la loro felicità è perennemente ostacolata da una barriera di qualche tipo, politica o psicologica.. Il regista premio Oscar di Ida torna a raccontare una storia con un raffinato bianco e nero, con la medesima eleganza e potenza. Benché il titolo faccia pensare ad altro la Cold War di Pawlikowski non è quella della diplomazia tra spie e intrighi di potere, ma bensì quella del cuore e dei sentimenti che può essere ancor più devastante. I protagonisti sono due musicisti di un amore quasi “maledetto”, un clichè molto ricorrente in questo tipo di storie d’amore improvviso e travolgente, interpretati in modo splendido da Tomasz Kot e, soprattutto, Joanna Kulig a cui va un plauso anche per le esibizioni canore e una presenza scenica davvero impressionante. (...) Pawel Pawlikowski regala una metafora attuale negli anni ’60 della Guerra Fredda come nei tempi moderni, una guerra quella dell’amore che spesso e volentieri vede gli amanti abbandonarsi ad esso soltanto dopo aver fatto di tutto per respingerlo come nel caso di Wiktor e Kula affogando in esso. La cosa più bella di Cold War è la capacità di rendere comprensibile la difficoltà portata dalla Guerra Fredda, dal dramma di una impossibilità di vivere pienamente i rapporti privati meglio di tanti altri lunghissimi film sentimentali ambientati nel medesimo conflitto. Spesso si dice come la sintesi sia un dono, Cold War è il manifesto di come anche un film breve possa essere eccezionale e completo dal punto di vista drammaturgico. Le immagini sono accompagnate da delle musiche organiche, funzionali, che potrebbero quasi parlare senza l’uso dei dialoghi permettendo al messaggio di arrivare intatto perchè Cold War è una di quelle rare pellicole che parla con l’anima. La storia in Cold War si evolve in un climax davvero eccezionale, con una cura dei dettagli anche per quanto riguarda le esibizioni canore di Kula. La storia in Cold War si evolve in un climax davvero eccezionale, con una cura dei dettagli anche per quanto riguarda le esibizioni canore di Kula. Lo scambio degli sguardi tra i due protagonisti, la continua attrazione magnetica trasportano all’interno della storia dandole ampio respiro e profondita’. Registicamente e’ un film eccezionale, con dei campi lunghi da brividi come quelli di Kula quando si ritrova all’interno dell’Eclipse di Parigi. La storia d’amore di Cold War, che giunge a compimento in un cerchio perfetto li dove era iniziata con un finale d’antologia e’ destinata a diventare un classico per la filmografia polacca e non solo. Wiktor e Kula sono come Romeo e Giulietta, sono come Rick e Ilsa di “Casablanca”, Satine e Christian di “Moulin Rouge”, con la differenza che Pawel Pawlikowski dopo aver spinto i contrasti e l’impossibilita’ dell’amore al massimo permette finalmente ai protagonisti di di abbandonarsi ad esso. Perchè l’amore narrato da Pawel Pawlikowski e’ quello piu’ puro, appassionato, inspiegabile che travolge gli opposti provocando un’attrazione devastante e a cui e’ impossibile sottrarsi nonostante i protagonisti ci provino spesso con tutte le proprie forze. [www.talkymedia.it]

CAPRI REVOLutIOn

LA STORIA DI UNA DONNA IN UN PERCORSO DI CRESCITA TRA DIVERSE VISIONI DEL MONDO DI MARIO MARtOnE 1914. Un gruppo di giovani del nord Europa si unisce in una comunità sull'isola di Capri avendovi trovato il luogo ideale in cui sperimentare una ricerca sulla vita e sull'espressione artistica. Sull'isola abita con la sua famiglia Lucia, una capraia la cui attenzione viene attratta da questi 'strani' individui a cui inizia ad avvicinarsi. Al contempo sull'isola è arrivato un giovane medico condotto portatore di idee che mettono la scienza e l'interventismo al primo posto A inizio Novecento, e per qualche decennio, Capri non è la possibilità di un’isola, ma la possibilità del mondo. Ci sono tutti, tutti quelli che un altro mondo possibile lo vogliono: poeti, artisti, profeti, , futuristi, anarchici. In breve, tutti quelli che nell’arte, la politica o la società anelano e preparano la rivoluzione. E’ Capri, dove si pianifica quella russa; Capri, dove Bogdanov, Lunacˇarskij e Gor’kij mettono in piedi la prima scuola superiore di propaganda e agitazione per operai; Capri, dove la dolomia copula col mare; Capri, dove il non-luogo aspira a essere il luogo, l’unico. A Capri Mario Martone appone Revolution, e ci fa un film, in Concorso a Venezia 75. Un film che la storia la tiene presente ma non vi aderisce supino, e nemmeno insegue nomi e nomenclatura, tenendo sullo sfondo e implicito: Martone cerca il paradigma umano, e sembra portare a sintesi le sue ultime prove, dal risorgimentale Noi credevamo, qui distillato in un medico socialista (Antonio Folletto) che parte volontario per la Grande Guerra, al pessimismo cosmico leopardiano de Il giovane favoloso, che ne circoscrive la poetica, e al radicamento sessuale de L’odore del sangue.



Domani accadrà ovvero se non si va non si vede

IL VOLO DEL JAZZ: SACILE SWING ORCHESTRA

Sacile, Teatro Zancanaro - sabato 8 dicembre 2018 1846-2018. In questo secolo e mezzo è scritta la storia dell’Istituto Filarmonico Città di Sacile, una delle istituzioni più antiche della regione. Negli ultimi anni ha coraggiosamente avviato una metamorfosi, arricchendo il repertorio bandistico tradizionale con brani moderni e sonorità swing e jazz: da qui è nata la Sacile Swing Orchestra. Per il Volo del Jazz, la Sacile Swing Orchestra ha la fortuna e l’onore di incontrare Fabrizio Bosso, trombettista jazz fra i più apprezzati nel panorama musicale italiano e internazionale, che in questa occasione è accompagnato al pianoforte da Julian Oliver Mazzariello, musicista dalla versatilità innata. Info: www.controtempo.org

IL CONGO CHE ABBIAMO IN TASCA

I 0

0 0

1 1

Pordenone, Centro Culturale A.Zanussi - martedì 11 dicembre 2018 In occasione della dodicesima edizione de Gli occhi dell'Africa, si terrà l’incontro con John Mpaliza “Peace Walking Man”, un cittadino congolese arrivato negli anni Novanta in Italia, dove si è laureato in ingegneria informatica. Non è più tornato a casa fino al 2009 e quello che ha trovato l’ha cambiato profondamente: il paese era distrutto, privo di scuole, ospedali e infrastrutture, tutto sacrificato in nome dell’estrazione dei preziosi minerali che si trovano nel sottosuolo e di uno in particolare, il coltan. John Mpaliza ha deciso di cominciare una campagna di sensibilizzazione per informare il mondo su quanto sta accadendo nel suo Paese attraversando l’Europa a piedi. Info: www.cinemazero.it

2

MOSAICAMENTE - OMAGGIO A GUSTAV KLIMT

1

Pordenone, Palazzo Montereale Mantica - fino al 21 dicembre 2018 Klimt fu l’animatore della Secessione viennese quel movimento artistico di fine Ottocento le cui figure preminenti erano pittori e architetti che si staccò dall’Accademia di Belle Arti per dare vita ad un’arte che fosse fusione di arti fuori dai canoni accademici del tempo. Oltre a ciò Klimt era figlio di un orafo e forse la familiarità con il prezioso metallo lo ha condizionato nelle sua creatività tanto che nel suo “periodo aureo” lo usò spesso nei suoi dipinti. Da alcune delle sue opere più famose hanno preso le mosse i mosaici realizzati presso il Centro lavorativo regionale per persone con autismo adulte “Officina dell’arte” di Pordenone che, con grande perizia, le hanno reinventate secondo la loro peculiare visione. Il risultato è un tripudio di oro, di colori e di particolari fusi assieme. Info: www.bambinieautismo.org

PALINSESTI 2018

Luoghi vari - fino al 13 gennaio 2019 Con il suo ricco programma di mostre ed eventi, la rassegna d’arte contemporanea Palinsesti giunge, in questo 2018, alla sua tredicesima edizione. Anche quest’anno sono coinvolti numerosi artisti, nazionali e internazionali, e ben cinque diverse sedi. A San Vito al Tagliamento, al Castello è allestita la bipersonale Notturni costituita dal progetto espositivo Melancholia di Silvia Mariotti e da Atlas di Maria Elisabetta Novello. Quest’ultima mostra è completata da un’installazione site specific alla Chiesa di Santa Maria dei Battuti e da una performance prodotta appositamente per Palinsesti, che si svolgerà in alcune specifiche date del calendario espositivo della rassegna. Alle Antiche Carceri prosegue l’iniziativa internazionale del Premio In Sesto che giunge, in questo 2018, al traguardo del suo primo decennale. In quest’edizione sono coinvolti artisti provenienti dai territori dell’Euroregione Alpe Adria e dalle regioni europee gemellate con la cittadina di San Vito al Tagliamento. In aggiunta, alla Fondazione Furlan di Pordenone, è allestita la monografica di Mathilde Caylou, artista vincitrice dell’edizione 2017 dello stesso premio. Sempre a San Vito, all’Essiccatoio Bozzoli, infine, la mostra personale di Paolo Comuzzi, artista presente nella collezione Punto Fermo, conferma l’intento di Palinsesti di proseguire il suo lavoro di ricognizione delle ricerche d’arte contemporanea in Regione e di valorizzazione del patrimonio permanente della cittadina di San Vito al Tagliamento. Info: www.palinsesti.org

2

2

3 0 2

2 2

1 0

2 1

2

A

0 1

0 2

2 1

0

P

A


I Nostri Viaggi di Gruppo 08-09/12: Novità ² Inverno sul Trenino Rosso del Bernina 08/12: Avvento a Canale di Tenno e Riva del Garda 09/12: Milano e la Fiera degli Oh Bej Oh Bej 15/12: Venezia ² I palazzi della Serenessima 16/12: Avvento in Valle Isarco - Chiusa e Bressanone 22/12: Padova ² Gli Scrovegni e la mostra Gauguin 23/12: Avvento a Cavalese in Val di Fiemme 26/12: Il Presepe vivente nelle Grotte di Postumia 31/12-01/01: Capodanno a Gradara, Gubbio e Perugia /·LQFHQGLR GHO &DVWHOOR D )HUUDUD 05/01/19: Venezia ² Tintoretto a Palazzo Ducale 12/01/19: Faenza e il Presepe galleggiante di Cesenatico 26-27/01/19: Novità ² Inverno sul Trenino Rosso del Bernina 27/01/19: Mantova e la mostra di Chagall 27/01/19: Gauguin e gli Impressionisti a Padova 16/02/19: Venezia ² ´)RUHVWL D 9HQH]LDµ 02-03/03/19: Novità ² Inverno sul Trenino Rosso del Bernina 23/03/19: Venezia ² ´6XL SDVVL GL &DVDQRYDµ 13/04/19: Venezia ² La musica della Serenissima 25/05/19: Venezia ² I giardini nascosti della Serenissima ALCUNE ANTICIPAZIONI DEI NOSTRI TOUR 2019 08-11/02: In Slovenia tra terme, degustazioni e cultura 16-20/03: Long weekend a Napoli, il Teatro San Carlo &¬ 03-09/04: Petra, la Giordania e il Mar Morto 26-31/05: Matera ´FDSLWDOH GHOOD FXOWXUD µ e la Puglia 23-29/06: In Portogallo, /LVERQD H O·$UJDUYH 12-19/07: In Scozia tra leggende e Castelli 07-14/09: Tour Mosca e San Pietroburgo

Programmi dettagliati e altre proposte in www.atmanviaggi.it ATMAN VIAGGI Ȃ SACILE (PN) Ȃ TEL. 0434 71980 ʹ cell.393 9337192


LUNEDÌ - VENERDÌ

SABATO

DOMENICA

ORARIO CONTINUATO dalle 8:30 alle 19:30

dalle 8:30 alle 12:30 dalle 15:30 alle 19:30

dalle 9:00 alle 13:00


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.