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€ 1,00 mensile di cultura cinematografica
Una (fioca) luce in fondo al tunnel
Il capolavoro di De Sica restaurato. Per i giovani di ieri e di oggi
Keep in touch - AHC Convergence
Cinemazero con Europa Cinemas per il futuro del cinema d’essai
F.J. Ossang - Poesia punk/cinematografica
2019 numero 2 anno XXXIX
Ladri di biciclette reloaded
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Febbraio
Archiviato l’anno nero del cinema il 2019 offre uno spiraglio di luce
Il regista ospite d’eccezione a Cinemazero per presentare il suo 9 Doigts
La rabbia del giovane Lee Chang-dong
L’unanime capolavoro della critica distribuito dalla TuckerFilm
Contro bullismo e cyberbullismo
Cinemazero in prima linea contro ogni forma di prevaricazione
Autant-Lara - Il diavolo in corpo Da Stalin a Le Pen
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Una (fioca) luce in fondo al tunnel
Andrea Crozzoli
Editoriale
Archiviato il peggior anno del secolo il 2019 sembra promettere bene anche per l’essai
Il 2018 dal punto di vista dell’affluenza cinematografica (con l’esclusione di Cinemazero of course) si è rivelato l’anno più nero del secolo. Bisogna tornare al lontano 1995 per trovare qualcosa di simile. Fortunatamente il 2019, invece, promette qualche segnale di novità e quindi di ripresa, a partire dalla possibilità di trovare film di qualità anche d’estate. Tralasciando le feroci battaglie fra blockbuster a suon di superpoteri come Aquaman di Jason Momoa o Shazam! di Zachary Levi (attore un tempo alla corte di Thor) o Captain Marvel con il premio Oscar Brie Larson e Avengers Infinity War 2, anche i listini dei film d’essai e/o culturali si presentano allettanti. Nella fascia in bilico fra film d’impegno e blockbuster ritroviamo Liam Neeson in Un uomo tranquillo sempre alle prese con un figlio da vendicare; mentre il sempiterno Rocky Balboa, nei panni del coach in Creed II, rimetterà le mani nei guantoni. Il fascino tenebroso di Keanu Reeves in John Wick 3 farà poi strage di cattivoni, mentre Tim Burton in Dumbo rivisiterà in salsa dark un classico Disney. Atteso, in questo 2019, è anche The Sisters Brothers di Jacques Audiard che mette in scena, aiutato da due premi Oscar come Milena Canonero per i costumi e Alexander Desplat per le musiche, un western europeo con Joaquin Phoenix e Kohn C. Reilly, due attori che rivedremo nel corso dell’anno: il primo sarà in autunno Joker, mentre il secondo sarà il protagonista di Stanlio e Ollio, uno dei biopic più attesi. Dopo Freddy Mercury ecco un’altra star sul grande schermo: Elton John in Rocketman dove il mito rivive in contemporanea all’addio alle scene, che avverrà proprio in Italia in occasione del lancio del film. Gli presta il volto Taron Egerton, attore britannico che lo celebrerà negli anni ruggenti del debutto, tra look spiazzanti e performance memorabili. Il 2019 segna anche il ritorno di Gabriele Mainetti che dopo l’incredibile Lo chiamavano Jeeg Robot, si cimenta ora in in Freaks out, una produzione ben finanziata e dai contorni fiabeschi e fantastici. Stesso team del film precedente e atmosfere thriller. Atteso anche il nuovo film di Claudio Giovannesi La paranza dei bambini tratto dal romanzo di Roberto Saviano, uno spaccato di vita adolescenziale in versione criminale. Non certo minor attesa per il Pinocchio firmato da Matteo Garrone con un Geppetto d’eccezione come Roberto Benigni, che dovrà vedersela, però, con due progetti abbastanza simili in lavorazione come il nuovo live action della Disney con Tom Hanks nei panni di Geppetto e la stop motion di Guillermo Del Toro, dai tratti più politici e meno fantasy. Continuerà nel 2019 anche la nuova stagione di eventi cinematografici unici su musei, mostre e artisti fra i più importanti. Dopo Degas - Passione e Perfezione, visto a gennaio, sarà la volta di Tintoretto - Un ribelle a Venezia con Peter Greenaway, per celebrare il cinquecentesimo anniversario della nascita di uno dei giganti della pittura, che non lasciò mai Venezia nemmeno durante gli anni della peste. Non mancherà nemmeno Gauguin a Tahiti - Il Paradiso perduto, un viaggio alla ricerca dei luoghi che l’artista scelse come patria d’elezione. Altro appuntamento imperdibile nel 2019 sarà Il Museo del Prado - La corte delle meraviglie per celebrare il duecentesimo anniversario del museo, attraverso 8.000 opere e sei secoli di storia e arte spagnola. E quando si parla di arte figurativa non poteva mancare Il giovane Picasso, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, esplorato nei suoi inizi. Come non poteva mancare Dentro Caravaggio, uno dei pittori più influenti, un artista che a oltre cinquecento anni dalla morte è ancora molto vicino a noi.
In copertina Clint Eastwood, regista e protagonista del film The mule - Il corriere, prossimamente in sala a Cinemazero.
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Febbraio 2019, n. 2 anno XXXIX ISSN 2533-1655 Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
Dopo Gli uccelli di Hitchcock in sala il capolavoro della coppia De Sica-Zavattini
Manlio Piva
L’anno si è aperto con la copia restaurata di Gli uccelli, proiettato a Cinemazero il 7 gennaio scorso. L’emozione di rivedere questo classico finalmente al cinema per chi, come me, non era ancora nato nel 1963 e se lo era visto solo in TV, e un’emozione doppia per chi, millennial, ha abbandonato per una volta l’offerta omologata sul presente dello streaming e va al cinema per scoprire quale brivido questo film trasmetta oggi come ieri sul grande schermo, quanto sia pervasiva l’adrenalina quando è prodotta da tante persone insieme, condivisa in una sala cinematografica. Un flashmob che si ripete, oggi come mezzo secolo orsono, quando questa parola, come molte altre del lessico global oggi familiare ai più, nemmeno esisteva. Questa emozione si rinnova e si amplifica con il ritorno al cinema, dopo settantanni, del capolavoro di De Sica, pietra miliare del Neorelismo e del cinema mondiale, nella versione restaurata presentata a Cannes nel 2018. Riuscirà il disoccupato padre di famiglia a ritrovare la bicicletta che gli è stata rubata e senza la quale non può lavorare e sostentare la famiglia? Che valore si può dare oggi a un mezzo di trasporto così basilare quando anche solo per andare a scuola i nostri figli hanno a disposizione l’autista o biciclette costosissime, se non il motorino? Un valore certo irrisorio, un mezzo che ci si può procurare con estrema facilità. Ma oggi come allora basta solo allargare lo sguardo, spostandolo dalla nostra bolla esperienziale, per ritrovare il valore umano e sociale di quella domanda. Me la sono posta più volte, vedendo quegli immigrati che al mattino si affollano intorno al furgone che distribuisce loro le promozioni dei cataloghi dei supermercati da imbucare casa per casa, condominio per condominio. Le loro biciclette sgangherate, i loro posticci portapacchi ricolmi all’inverosimile di pile di volantini. Oggi come allora, avranno atteso all’alba il caporale che li avrebbe assunti, o forse no; saranno rientrati la sera e si sarebbero messi con loro figlio a controllare che le gomme non fossero troppo usurate o sgonfie; a imprecare per una foratura; a spiare in ogni momento che nessuno si avvicinasse al mezzo lasciato accostato a un muro o a un albero per un bisogno fisiologico… Forse è solo una mia fantasia, ma per Ladri di bicilette sono cresciuto nella retorica del “guarda quel film così ti renderai conto della miseria dalla quale noi italiani siamo usciti”. Vorrei invece porre la cosa nei termini atemporali - sociali ed etici - che De Sica e Zavattini avevano posto all’Italia e al mondo intero, perché c’erano anche allora persone benestanti che vedevano o non volevano vedere la miseria che li attorniava, proprio come oggi. E questo è il vagabondaggio di due invisibili in una città in cui le casupole fatiscenti, i ricoveri di fortuna, le file dei poveri per un pasto emergono dall’ombra spessa degli edifici e delle strade trafficate una volta che ci si inoltra nei quartieri periferici, nei mercatini delle pulci, nei bassifondi in cui ogni giorno si lotta per un pasto e nei quali la giustizia, se si attua, non lo fa nei termini degli articoli di legge borghesi ma con l’occhio di chi, oltre al reo, ancora riesce a scorgere l’uomo, la sua dignità ferita, le sue miserie. Una Roma del dopoguerra, in bianco e nero, ma anche un dedalo cittadino come tanti purtroppo ancora oggi presenti nel mondo e troppo poco nel cinema e nelle cronache. Uno straordinario film, che supera le strettoie del cinema per farsi universale riflessione sull’umanità nella società moderna. Come scriveva Bazin, nel famoso saggio del 1949 dedicato al film e ancora insuperato e attualissimo: “La tesi implicata è di una meravigliosa e atroce semplicità: nel mondo in cui vive questo operaio, i poveri, per sussistere, devono derubarsi fra di loro”. Non c’è età che tenga: un padre si perde nella disperazione, il figlio dignitosamente lo (ri-)accoglie. Insieme, padri e figli, possono vivere nuovamente questa esperienza oggi al cinema e rivolgere uno sguardo nuovo, più consapevole, a loro stessi e al mondo.
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Ladri di biciclette reloaded per i giovani di ieri e di oggi
Cinemazero all’ ACH con Europa Cinemas per confrontarsi sul futuro del cinema d’essai
Marco Fortunato
Art House Convergence
Keep in touch! Trasferta oltreoceano per Cinemazero, chiamato a rappresentare l’Italia nella delegazione di Europa Cinemas – il più importante network per valorizzazione del cinema europeo – che ha preso parte alla 14ma edizione dell’Art House Convergence tenutasi a Midway (Utah) dal 24 al 26 gennaio scorso. Un evento nato dalla volontà di un appassionato esercente, Russ Collins che dal 2006 riunisce i più importanti tra esercenti, produttori e professionisti dell’industria cinematografica americana per un’intensa tre giorni di confronto sulla situazione e le prospettive delle “Art House”, l’equivalente dei nostri cinema d’essai. Complice la vicinanza con il Sundance Festival – che si svolge immediatamente dopo nella vicina Park City – l’AHC è ormai un appuntamento irrinuciabile per oltre 650 operatori del settore che hanno animato i diversi panel tematici, workshop e open session in cui si è articolato l’evento, con l’obiettivo di analizzare criticità e opportunità di un mercato in grande cambiamento. In un quadro complessivo molto eteregoneo, com’era lecito attendersi in un simile contesto, sono emersi spunti interessanti e alcune proposte concrete per tentare di affrontare al meglio le sfide del presente e del futuro, partendo dalla valorizzazione di quanto già esiste ma nella consapevolezza dell’improrogabile necessità di un aggiornamento/rinnovamento della propria proposta. Quello del futuro, per sopravvivere, dovrà essere sempre più un Art House a 360°, un luogo d’incontro e socializzazione per la comunità in cui si trova (e di cui dunque è espressione) che trova nell’immagine il suo cuore pulsante attorno a cui ruotano una serie di altre attività. Proiezioni, in primis, ma non solo. Che si tratti di concerti, mostre, incontri, workshop il concetto di fondo è lo stesso: la “nuova” Art House, è un luogo dove scoprire e conoscere l’audiovisivo, di ieri, di oggi e di domani. Uno spazio aperto, in dialogo costante con l’esterno, accogliente e dinamico dove, accanto a una tecnologia all’avanguardia, permane una grande componente umana. Un obiettivo ambizioso dunque, che necessita, per essere portato a compimento, di un percorso che passa per lo sviluppo di un marketing targetizzato, non più generico e focalizzato sul film, quanto sempre più pensato intorno al singolo spettatore, ai suoi gusti e alle sue necessità (anche in termini di praticità) e dunque apre la strada alla cosidetta “profilazione” del pubblico, fronte sul quale Cinemazero ha recentemente avviato un progetto innovativo che si concretizzerà proprio nel 2019. Coinvitate di pietra le Big 3, i tre colossi dell’SVOD (Video on Demand), Netlflix, Hulu, Amazon Prime (le ultime due meno diffuse in Europa attualmente, ma con margini di crescita a due cifre). Spesso citati essi rappresentano i nuovi player del mercato, concorrenti diretti ed aggressivi che hanno dimostrato di essere in grado di scardinare le attuali logiche di mercato, come hanno dimostrato i casi dei film Roma di Alfonso Cuaron e Sulla mia pelle di Alessandro Cremonini distribuiti in contemporanea, o quasi, al cinema e sulle piattaforme online. Su questo aspetto è emersa la necessità di fare fronte comune, non per contrastare ottusamente il progresso del mercato ma per regolamentarlo, quello sì, a difesa degli interessi di tutti, a partire proprio dal pubblico. Le posizioni però, al momento, sono contrastanti. In molti, soprattutto in America, aspettano di conoscere il comportamento dell’Academy e di capire se, sulla base degli Oscar, ci saranno i margini o meno per rivedere gli attuali accordi di distribuzione. Staremo a vedere, ma, nel frattempo keep in touch, come dicono gli americani, cioè rimaniamo in contatto, ovvero valorizziamo quel grande patrimonio di relazioni raccolto in questi giorni e soprattutto la capacità di metterle a frutto facendo rete, a livello nazionale, europeo e mondiale.
F.J. OSSANG: 9 dita di poesia punk/cinematografica
9 DOIGTS
Alessandro Da Re
È notte. In una stazione dove vengono fermati tutti i treni, Magloire fuma una sigaretta. Fugge a un controllo di polizia fino ad una spiaggia. Qui un uomo morente gli affida una grossa somma di denaro. Braccato da una banda criminale che obbedisce agli ordini del temuto 9 Dita, viene fatto prigioniero e non gli viene data scelta: o ti unisci a noi o morirai. Con loro Magloire si imbarcherà in un sinistro bastimento, carico di materiale radioattivo, in rotta verso una nowhere land. Tra paranoia, malattie, dialoghi apocalittici, femmes fatales, cospiratori e sinistri mantra, quale sarà la sorte di Magloire? 9 Doigts è il quinto lungometraggio di F.J Ossang che ribadisce la sua lezione sul cinema e sulla poetica tra rielaborazioni delle avanguardie storiche e attualizzazione dei generi del cinema classico. Da sempre figura unica del panorama artistico francese, F.J Ossang si è mosso liberamente come nessun altro tra musica punk, poesia e cinema, diventando una personalità di culto per una concezione dell’arte controcorrente. Lo abbiamo incontrato per parlare del suo approccio al cinema. Oltre ad essere un regista, sei anche un poeta e un musicista. In che modo queste forme d'arte interagiscono nella creazione del tuo film? Ho iniziato con la scrittura, poi l’insurrezione punk avvenuta alla fine degli anni '70 mi ha trascinato via - e lì il cinema è arrivato: tra la corsa alle armi propria dell’insurrezione e la via maestra dove tutte le forme di espressione interagiscono - anche se è falso: a volte la Poesia, il CINEMAZERO | MERCOLEDÌ 20 FEBBRAIO | ORE 20.45 Noise'n Roll e il Cinematografo si incontrano, e poi si separano ... D'altra parte, interagiscono quando creano un cinema "nativo" - Fai da te! All'inizio ho girato i film e li ho montati nello DI F.J. OSSANG stesso modo in cui facevo Noise 'n Roll. Nei miei PREMIO DELLA GIURIA AL FESTIVAL DI LOCARNO primi cortometraggi, la musica di gruppi come EVENTO SPECIALE ALLA PRESENZA DEL REGISTA Throbbing Gristle, Cabaret Voltaire o Tuxedomoon si è rivelata come la punteggiatura dei film che sarebbero diventati ... Poesia e Cinematografia mi sembrano unite nel processo mentale di magnetizzazione, di ricerca - pur essendo l'esatto opposto: la poesia nasce spesso da una relazione passionale con la sua lingua madre, mentre il Cinema attiva la sua dissoluzione solare - apollinea. Quali sono le sue ispiriazioni cinematografiche per 9 Doigts? Il film è diviso in 3 atti - la prima parte rivisita per certi versi il cinema noir di Jean-Pierre Melville - o si muove attraverso il suo oscuro mondo dei sogni. Questo è un bisogno che è emerso dalla scrittura col passare degli anni, la mia ammirazione per i film di Jean-Pierre Melville si è rivelata solo col tempo. Per le altre due parti, ho proceduto alla cieca - guidato da un sentimento letterario piuttosto che cinematografico - la mia passione giovanile per le storie di avventure marittime come il Capitano Marryat e l’intuizione di scrittori come Edgar Poe o Joseph Conrad ha cercato di trovare corpo visivamente. Senza essere guidato da un equivalente cinematografico per 9 Doigts, avendo un budget risicato, non avevo esattamente un modello – poiché i film marittimi, soprattutto quelli con le barche, sono spesso cari e non sempre riuscitissimi. Diciamo che ho avuto anche l'idea di fare un film di fantascienza "al contrario" - se si considera che i film di fantascienza spesso spingono le navi nell’infinito buio. Qui, ho cercato di rimpatriare l'astronave sulle onde nere dell'Oceano Antico di Maldoror, ah, ah! (Lautréamont)
F.J. OSSANG: 9 dita di poesia punk/cinematografica
Intervista al regista francese, ospite esclusivo di Cinemazero
La rabbia giovane di Lee Chang-dong
Dennis Lim
Cooming soon
Capolavoro per la critica prossimamente in sala con Tucker
È ormai una tradizione a Cannes che il film più amato del concorso, Burning di Lee Chang-dong, resti senza un solo premio della giuria ufficiale, sebbene abbia vinto il Premio della Critica Internazionale e abbia ottenuto un punteggio record nel sondaggio dei critici del prestigioso Screen. Tratto dal racconto di Haruki Murakami Barn Burning, il sesto lungometraggio di Lee, e il suo primo in otto anni, narra di un romantico triangolo: Jongsu (Yoo Ahin), un aspirante scrittore, si innamora di una donna che conosceva fin dall'infanzia, Haemi (Jun Jong-seo), la quale sta per intraprendere un viaggio in Africa. Rientra, qualche settimana più tardi, con un compagno coreano che ha una misteriosa fonte di reddito e un hobby molto insolito. Se i film più noti di Lee [Poetry (2010), Secret Sunshine (2007), Oasis (2002)] hanno percorso le possibilità della forma melodrammatica, Burning percorre i sentieri del thriller. In uno studio teso e ossessionante su più personaggi, il film pone una serie di domande e motivazioni per evocare uno stato d'animo di totale incertezza. Dopo aver visto il film, ho letto la storia di Murakami, che è abbastanza enigmatica e piuttosto breve. Puoi raccontarmi al tuo primo incontro con questa storia? È una storia abbastanza minimale. Quando l'ho letta, ho pensato che i suoi misteri avessero qualcosa in comune con i progetti a cui pensavo da molto tempo. Dopo il mio ultimo film, Poetry, ho completato tre copioni pur senza la convinzione di quale dei tre realizzare. Ma ciò che questi progetti avevano in comune era il tema della rabbia. La rabbia e l'impotenza dei giovani di oggi, e la loro sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato nel mondo che non capiscono o capiscono poco. Ti ho sentito dire che ti chiedi sempre prima di iniziare un film, "A cosa serve il cinema?". Come regista, questa è la domanda più importante. Nel film, Jongsu sta cercando di essere uno scrittore e si chiede sempre "Che tipo di storia posso scrivere?". Come Jongsu, anch’io me lo chiedo sempre, come se fossi un cineasta che ha appena iniziato la sua carriera. Mi è venuto in mente che la rabbia è uno dei sentimenti più importanti del nostro mondo oggi, specialmente per i giovani. La storia di Murakami, "Barn Burning", condivide il suo titolo con uno di Faulkner, sul quale sembra attingere, in particolare nel rapporto del protagonista con suo padre. Sono storie molto diverse e i loro stili sono molto diversi. Ma ero interessato al modo di vivere nel mondo di Faulkner, e la sua storia tratta anche di rabbia, e così ho cercato di trovare alcune connessioni tra le due storie. Il film è ambientato in gran parte vicino alla città di confine di Paju sentiamo persino le trasmissioni di propaganda della Corea del Nord in una scena. Perché hai scelto quel posto? Paju ha il tipo di campagna tipica in Corea che sta scomparendo sempre di più adesso. È legata al passato e anche al personaggio del padre di Jongsu, un contadino. Ma dice qualcosa anche su una mentalità contemporanea: il conflitto tra il Sud e il Nord è sempre nel subconscio per i coreani. È un film che lascia molte domande senza risposta. In che modo questa pervasiva ambiguità ha influenzato il tuo lavoro con gli attori in termini di interpretazione dei loro personaggi? Non sono abituato a essere troppo specifico quando lavoro con gli attori, e in questo film, ho dato loro amncora più libertà. Soprattutto con il personaggio di Ben, la cosa più importante è stata cercare di capire chi è e le sue motivazioni interne. L'ambiguità del personaggio è fondamentale, e quello è stato l'aspetto più difficile per l'attore e per me. Potresti parlare della lunga sequenza chiave che si svolge al tramonto, in cui Hae-mi recita quello che lei chiama "la danza della Grande Fame" e una rivelazione cruciale avviene tra i due personaggi maschili? Probabilmente è l'immagine centrale di questo film, che è una storia di due uomini e della donna tra loro. Ho scelto di impostarlo al tramonto, tra il giorno e la notte. Questo, oltre alla posizione proprio al confine, riflette il mistero di questo film, l'incertezza tra verità e menzogne, il vero e il falso. È difficile da spiegare a parole, ma per me questa è la scena più importante del film. (da Film Comment, Ottobre 2018, Dennis Lim è direttore della programmazione al Film Society of Lincoln Center. Traduzione dall’inglese di Andrea Crozzoli)
Contro bullismo e cyberbullismo
Fabia Mellina Bares
Continua e si rafforza la collaborazione tra il Garante regionale dei diritti della persona ed il Sistema regionale delle Mediateche del FVG, avviata in seguito alla adesione al Protocollo “Coordinamento di attività per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del bullismo ed il cyberbullismo” promosso dal Garante nel 2016 proprio per strutturare e rafforzare una rete regionale di interventi di promozione del benessere e contrasto di situazioni di disagio in ambito scolastico ed extra scolastico. Va ricordato che tale Protocollo è stato sottoscritto ed appoggiato da più soggetti (Commissione regionale per le pari opportunità, Co.Re.Com, Polizia Postale, Ufficio Scolastico Regionale, Consulte studentesche, Sistema Regionale delle Mediateche FVG e associazionismo) per mettere a sistema una molteplicità di soggetti e di azioni che, andando a formare un fronte comune sul versante del benessere dei bambini e dei ragazzi, fosse in grado di contrastare fenomeni di bullismo e cyberbullismo e comportamenti prevaricatori in genere, attraverso il coinvolgimento effettivo di tutti gli attori coinvolti: scuole, genitori, alunni, servizi socio assistenziali, pubblica sicurezza e quanti a diverso titolo si adoperano per il benessere, l’educazione, lo sviluppo e l’integrazione sociale di bambini e ragazzi. Pertanto, accanto a percorsi formativi rivolti agli operatori della scuola e dei servizi, a interventi di mediazione in classe, a mostre e concorsi artistici rivolti agli studenti del FVG di ogni ordine e grado, notevole successo sia in termini di partecipazione che sul versante della efficacia, si è registrato in seguito alle proiezioni promosse da Cinemazero, C.E.C., La Cappella Underground, Cinecity e Kinemax in occasione della settimana dedicata al contrasto del bullismo e del cyberbullismo, che si apre ufficialmente con la data del 7 febbraio. Il linguaggio audiovisivo ha, infatti, un impatto immediato, dirompente ed emotivamente insostituibile sui bambini e i ragazzi ed è innegabile che la potenzialità educativa e comunicativa della didattica di questo linguaggio provochi reazioni emotive e permetta di raccogliere impressioni, reazioni, emozioni e idee suscitate dalla visione del film o da spezzoni dello stesso, nella attività di brainstorming che ne segue, o durante i laboratori e i percorsi di riflessione collettiva che precedono o seguono la visione. Per tali ragioni, si è pensato anche quest’anno, in occasione della terza giornata contro il bullismo a scuola (7 febbraio) di proporre un ciclo di proiezioni dedicate a questo tema e di arricchire l’offerta proponendo specifiche schede didattiche legate al film per migliorare il lavoro con il gruppo classe. Le schede didattiche, che riferiscono a opere cinematografiche a disposizione per il prestito gratuito nelle quattro mediateche della regione (Mediateca "Cinemazero" a Pordenone, Mediateca "La Cappella Underground" a Trieste, Mediateca "M. Quargnolo" a Udine, Mediateca "U. Casiraghi" a Gorizia) sono state predisposte da esperti per facilitare e stimolare la riflessione e sono disponibili presso l’ufficio del Garante. Nella seconda metà del mese di febbraio, pertanto, insegnanti e studenti potranno richiedere di organizzare proiezioni nelle quattro sale della regione di tre film, scelti per la loro forza comunicativa e per la loro speciale capacità di stimolare la riflessione sui comportamenti che conducono alla generazione di fenomeni di intolleranza e prevaricazione e di suggerire modalità virtuose di relazione tra pari. Per gli spettatori più piccoli di età sarà proposto il film di animazione Louis e gli alieni, diretto da una coppia di registi premiati con l'Oscar per lo sbalorditivo cortometraggio Balance, dove il protagonista, un adolescente timido e introverso, figlio di un ufologo e vittima di bullismo, con l'aiuto di tre buffi alieni capaci di prendere la forma di qualsiasi cosa vedrà la sua vita illuminarsi e brillare. Agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado sarà invece proposto Edhel, piccolo caso cinematografico italiano diretto da Marco Renda e dal sapore fantasy, che vede protagonista una ragazzina dalle orecchie a punta. Grazie all'aiuto di un bizzarro ometto amante degli elfi, quello che sembra per lei un ostacolo alla serenità, diventerà il motivo per scoprire finalmente il valore della propria persona, diversa da tutte le altre. Gli studenti più grandi, invece, tra le tante proposte che includono anche l'acclamato Wonder e Ben X, potranno scoprire un piccolo capolavoro dal titolo Just Charlie - Diventa ciò che sei dell'esordiente Rebekah Fortune. Delicato e commovente manifesto di tolleranza ed empatia, il film vede al centro un adolescente inglese (lo straordinario protagonista della versione teatrale di Billy Elliot), piccola promessa di una squadra di calcio, che è felice solo quando, di nascosto, si veste da ragazza. Quando la verità viene a galla, Charlie dovrà fare affidamento su tutto il suo coraggio per uscire dalla tempesta. Per programmare la proiezione e ricevere informazioni, scrivere a didattica@cinemazero.it
No al bullismo
Cinemazero in prima linea contro ogni prevaricazione
Da Stalin a Le Pen
Lorenzo Codelli
Un cineasta CONTRO
Autant-Lara il diavolo in corpo «Fino al libro di Jean-Pierre Bleys l'opera di Claude AutantLara era rimasta sepolta sotto i cliché, le contro-verità, i preconcetti, i giudizi prefabbricati […] L'avevo incontrato spesso, era divenuto il suo peggior nemico. Si atteggiava sempre a vittima, negava l'evidenza, si aggrappava a pose quasi staliniane. Ad esempio proibì al Museum of Modern Art di proiettare i suoi film a New York poiché non voleva aver nulla a che fare con “gli americani che distruggono il cinema francese”. Quando gli fecero sapere che François Truffaut aveva difeso due suoi film rifiutò di crederci. “Impossibile, quel Truffaut è un inetto! [un jean-foutre]”». Bertrand Tavernier, nell'appassionante prefazione al trascinante volume Claude Autant-Lara di Jean-Pierre Bleys, edito nel 2018 da Actes Sud e dall'Institut Lumière di Lione presieduto da Tavernier. Lo storico e docente ha compiuto un miracolo: un feuilleton degno di Balzac e Zola in sole 700 pagine! Raramente m'è capitato di degustare una biografia così fervida, straripante di dettagli sulla psiche, i metodi di lavoro, le ossessioni, gli ideali, le lotte contro i produttori, i tranelli d'un artista sommo, scolpito michelangiolescamente a tutto tondo. Autant-Lara aveva conservato moltissime cose della sua settantennale carriera, depositando i suoi tesori chez l'amico Freddy Buache, il fondatore della Cinémathèque Suisse di Losanna. A far capire la perennità di Autant-Lara basta un dato. Il 5/1/19 Le Monde ha reso noto l'elenco dei 10 film trasmessi più spesso alla tv francese dal 1957 ad oggi. Terzo in classifica, con 27 repliche, due in meno rispetto al primo in lista, è La traversata di Parigi. Il polemico capolavoro di Autant-Lara sulle bolgie del mercato nero sotto l'occupazione nazista. Alla Mostra di Venezia 1956 valse all'emergente Bourvil la Coppa Volpi, e al suo coprotagonista, il divo Jean Gabin, un attacco d'invidia. Unico film d'auteur in una (s)hit parade dominata da farsacce galliche. Bella vendetta postuma per un cinéaste perennemente CONTRO! Fu al fulmicotone lo scontro tra Gabin e Brigitte Bardot sul set de La ragazza del peccato (1957). Nel 1964 al Cinestudium parrocchiale in via Franca 7 a Trieste scoprii Il diavolo in corpo (1947). Il virulento pamphlet antimilitarista, imperniato sull'amour fou tra Gérard Philipe e Micheline Presle, due divi très sexy. Vietato dai censori ai minori di 18 anni anzichè a quelli di 16, come lo era stato in passato. Claude Autant-Lara, nato nel 1901, sfugge a ogni categoria. Édouard Autant, suo padre, è un noto architetto, Louise Lara, sua madre, una star della Comédie Française. Contro la volontà paterna Claude si dedica al cinema esordendo nel 1924 col corto Fait-divers. Emigra a Hollywood e cura versioni francesi di comiche di Buster Keaton e Douglas Fairbanks Jr, poi fa tappa agli studios londinesi. La carriera in patria inizia nel 1937 con una serie di drammi e commedie acclamatissime ed estremamente originali. L'occupazione nazista stimola Autant-Lara a dirigere opere in costume dai riverberi attuali, antiborghesi e anti-crucchi. Tra questi, Evasione (1943), un capolavoro. Dirige il giovane Jacques Tati in Solo una notte (1945), un bijou fantastique. Per mezzo secolo «compagno di strada» del Partito Comunista, il regista s'impegna - sostenuto da Pierre Bost e Jean Aurenche, una coppia di sceneggiatori geniali - in opere che irridono la Chiesa, esaltano la libertà sessuale, condannano la violenza e la repressione d'ogni genere. Ne Il risveglio dell'istinto (1960), dal romanzo di Pier Antonio Quarantotti Gambini, ricrea mirabilmente sulla Costa Azzurra l'eros dei mitici yacht club triestini d'antan. Nostalgico d'una culture française periclitante, l'enragé approda al Front National fondato da Jean-Marie Le Pen, e viene eletto al parlamento europeo. Da quel pulpito si scatena contro giudei, americani, burosauri tv. Un delirio senile lucidamente analizzato da Bleys. Fa tuttora accapponare la pelle quanto gli era successo alla Mostra di Venezia 1961. Il palpitante inno antimilitarista Non uccidere, prodotto dall'italiano Moris Ergas, venne presentato sotto bandiera... jugoslava! Amintore Fanfani, leader DC e presidente del consiglio, su esplicita richiesta di André Malraux, ministro francese della cultura, intervenne sulla giuria presieduta da Filippo Sacchi che voleva assegnare il Leone d'oro al capolavoro di Autant-Lara. E la indusse a ripiegare sulla Coppa Volpi a Suzanne Flon, protagonista del film. Il Leone andò invece a L'anno scorso a Marienbad di Alain Resnais, un capofila di quella nouvelle vague che Autant-Lara aborriva.
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Si rinnova la rassegna cinematografica sui temi dell’accoglienza e dell’affido familiare
Francesca Crepaldi
Aperti all’accoglienza
Relazioni che aprono all’amore Si rinnova “Relazioni che aprono all’amore”, rassegna cinematografica con dibattito giunta alla 5° edizione, organizzata dall’Associazione di Volontariato “L’Arcobaleno-Onlus” di Porcia per sensibilizzare e riflettere sui temi dell’accoglienza, dell’affido familiare e della relazione genitoriale. Quest’anno L’Arcobaleno Onlus compie 25 anni di attività a tutela dei bambini e della famiglia, svolta principalmente attraverso l’accoglienza di minori nella fascia d’età 0-14 anni in situazione di disagio familiare, inviati dai Servizi SocioSanitari del territorio. I bambini, accolti in forma residenziale o diurna, sono accompagnati nel loro percorso da un’equipe educativa che offre loro supporto psico-pedagogico con l’obiettivo, una volta superato il disagio, del reinserimento nel nucleo familiare d’origine. Il progetto di accoglienza può anche proseguire in un affidamento, cioè in un’accoglienza temporanea del bambino in una famiglia disposta ad aprirgli le porte di casa e a dargli affetto. Attraverso questa breve rassegna l’Associazione desidera sensibilizzare all’accoglienza e condividere con il pubblico una proposta di riflessione, moderata da Maella Lorenzon, psicologa e psicoterapeuta clinica, sulle caratteristiche delle relazioni d’affetto, sul valore della relazione genitoriale e sulle possibili risposte alla sofferenza derivante dalla deprivazione affettiva o dall’assenza di pensiero sul bambino. Partecipano alle serate anche i rappresentanti dei Servizi Sociali delle Uti del Noncello e del Sile e Meduna e dei Servizi Sanitari locali con i quali l’Arcobaleno collabora quotidianamente. Tre gli appuntamenti di quest’anno, tutti in SalaPasolini. Si inizia lunedì 25 febbraio, La mia vita da zucchina di Claude Barras, un film d’animazione che con delicatezza racconta il dramma di Icaro “Zucchina” un bambino di nove anni che, dopo aver perso la madre e senza alcun altro familiare, viene portato a vivere in una casa-famiglia. Il film è uno spaccato di vita in questo nuovo ambiente che tenta di ricostruire attorno a un’infanzia deprivata un ambiente familiare e accogliente in cui Zucchina, come tutti gli altri giovani ospiti, si ritrova a dover dare un senso alla sua vita, oltre a dover trovare un proprio posto all’interno di una comunità già formata. Secondo incontro lunedì 11 marzo, quando sarà proiettata Famiglia all’improvviso - Istruzioni non incluse di Hugo Gélin, commedia frizzante che narra la vita di Samuel, un eterno adolescente che si ritrova improvvisamente con una bambina di pochi mesi in braccio, abbandonata dalla madre. Nonostante le proprie fragilità Samuel accetta di assumere la sua prima grande responsabilità e impara a essere padre trasformando la sua vita in funzione delle esigenze, ai suoi occhi importanti, della bambina. Si chiude con, Estate 1993. Una nuova famiglia, un nuovo mondo di Carla Simón in programma lunedì 18 marzo. Dramma familiare in cui la protagonista è Frida, una bambina di sei anni che perde i genitori e lascia la sua città e i suoi nonni per vivere con una nuova famiglia il film racconta la prima estate della bambina nella nuova casa in campagna presentando il delicato periodo dell’inserimento, denso di sentimenti inediti e contrastanti per la piccola che deve fare i conti con le proprie emozioni e tentare di superare i suoi problemi e per i nuovi genitori che non perdono le speranze e cercano di fare il possibile per raggiungere un nuovo, seppur fragile equilibrio, imparando ad amarla come una figlia.
BOY ERASED - VITE CANCELLATE
INCREDIBILE STORIA VERA NARRATA CON STILE IPER-REALISTICO
DI jOEL EDgERTON Jared Eamons è un adolescente maturo e socievole, figlio di un pastore battista dell'Arkansas. Iscrittosi al college, scopre di provare una confusa attrazione per i ragazzi del suo stesso sesso e una sera subisce la violenza e poi il ricatto di un compagno, più turbato di lui. Quando, in seguito all'evento, ammette in famiglia di essere attratto da altri uomini, viene immediatamente iscritto dai genitori al programma "Rifugio" di un centro cristiano di recupero, Love in Action, specializzato nella terapia di conversione di qualsiasi tentazione omosessuale. Non deve stupire, nonostante la sensazione di parlare di almeno venti, se non trent’anni fa, se un regista (e attore) liberal come Joel Edgerton senta la necessità urgente di raccontare una di quelle storie vere che suscita rabbia e immedesimazione con il coraggioso ‘eroe’ protagonista. ‘La verità non può essere cambiata’, dice la frase di lancio, e proprio il cambiamento è al centro di questa vicenda fatta di ignoranza bigotta più che cattiveria. Boy Erased scoperchia, per l’ennesima volta e in maniera convenzionale, una realtà segnata dalla paura, in cui la sessualità è vista sempre e solo come un problema a cui porre rimedio, con il proliferare di chiese e sette che crea un ambiente concorrenziale, tanto che il padre/pastore ha paura di perdere fedeli, come fossero i clienti della sua florida concessionaria di automobili. Jared nella struttura ci va, in un contesto che sembra una versione bigotta di Qualcuno volò sul nido del cuculo e il rieducatore farneticamente è interpretato proprio dal regista (all’opera seconda) australiano Joel Edgerton. Gli incontri con i suoi colleghi pazienti, tra cui uno Xavier Dolan reduce da un anno dedicato molto alla recitazione. Inizialmente convinto a seguire senza reagire le ‘lezioni’, finirà per trovare la forza di reazione e per imporre la verità anche ai genitori, costi quel che costi, imponendo semmai a loro il cambiamento, se vorranno continuare a frequentarlo. Anche perché, come detto, siamo dalle parti della storia vera, con tanto di scritte alla fine sulla sorte dei protagonisti, e foto delle persone che hanno ispirato la storia, scritta originariamente come confessione dal giornalista Garrard Conley, ovvero Jared. A interpretarlo il lanciatissimo Lucas Hedges, protagonista della stagione dopo la nomination per Manchester By the Sea, che conferma la sua abilità nel rendere la capacità di reazione di un giovane ferito. Boy Erased arriva in un momento particolarmente inquietante (anche) per gli Stati Uniti, specie per la sua provincia, proponendosi più per questo, come monito sociale e sentinella per non cedere sui diritti, che per le sue qualità cinematografica. Una storia efficace e il ritorno in buona forma, nei panni dei genitori, di Nicole Kidman (un anno importante, questo, per lei) e Russell Crowe.
i film del mese
Un film di Joel Edgerton. Con: Nicole Kidman, Lucas Hedges, Russell Crowe. Or.: USA, 2018. Durata: 114’
Un film di Clint Eastwood. Con: Clint Eastwood, Bradley Cooper, Laurence Fishburne. Or.: USA, 2019. Durata: 114’
Un film di Antoine Blossier. Con Daniel Auteuil, Maleaume Paquin. Or.: Francia, 2018. Durata: 105’
THE MULE - IL CORRIERE
L'INCREDIBILE STORIA DI LEO SHARP, CORRIERE DELLA DROGA A 90 ANNI DI CLINT EASTwOOD Earl Stone è un reduce della guerra di Corea e, ormai novantenne, continua a lavorare nell'orticultura. Separato dalla moglie e distante dalla figlia, ha un rapporto discreto solo con la nipote, inoltre è prossimo alla bancarotta così coglie al volo l'occasione di un ingaggio da parte di loschi figuri messicani, che gli offrono abbastanza soldi da pagare il matrimonio della nipote e da rimettersi in sesto. Quando poi il centro per veterani è a sua volta in difficoltà economiche, Stone non può che continuare a lavorare per il cartello come "mulo", anche se ormai ha capito di partecipare ad attività criminali, che cerca in qualche modo di compensare con le proprie buone azioni e provando a farsi perdonare dalla ex moglie e dalla figlia. La stampa americana elogia The Mule. Clint Eastwood è nella sua comfort zone più assoluta nei panni di un vecchio contadino burbero che a 90 anni diventa il corriere di un cartello della droga. Un trafficante affidabile per il cartello di Sinaloa, poiché non ha l’aspetto di un corriere. Difficile immaginare un attore migliore di Eastwood per interpretare Leo Sharp, il criminale il cui nome è stato cambiato in Earl Stone per il film. Già perchè si tratta di una storia vera presa dal New York Times e rielaborata per il grande schermo da Nick Schenk, già sceneggiatore di Gran Torino, che per sua fortuna Eastwood decise di dirigere e di recitarvi. Per Entertainment Weekly The Mule è un film sorprendentemente divertente e morbido nonostante i suoi temi cupi. Regala piccoli momenti di allegria, come quando Clint canta insieme alla radio canzoni country e western. Cupo e allegro, il tutto racchiuso in una sceneggiatura che non giudica severamente il personaggio di Earl, come il pubblico si aspetterebbe. Lo stesso sembra pensare Eastwood, racconta Entertainment, capace di prendere atto solo del fatto che la storia di Earl è grande e che lui è l’uomo giusto per raccontarla.
REMì
UNA STORIA NOTA ANCORA IN GRADO DI COMMUOVERE GRANDI E PICCOLI SPETTATORI DI ANTOINE BLOSSIER
i film del mese
(Tit. Or.: Sunset) Un film di di László Nemes. Con Juli Jakab, Vlad Ivanov, Evelin Dobos. Or.: Ungheria, 2018. Durata: 142’
Un film di Felix Van Groeningen. Con Steve Carell, Maura Tierney, Jack Dylan Grazer,. Or.: USA, 2018. Durata: 111’
Il piccolo Remi vive in campagna insieme alla madre, la signora Barberin, mentre il padre Gerolamo lavora lontano come tagliapietre. Quando Gerolamo si ferisce in un incidente la madre si trova costretta a vendere il loro unico bene, una mucca di nome Rosetta che è anche la migliore amica di Remi, cui il bambino canta una ninna nanna che gli è rimasta nel cuore. È allora che Gerolamo rivela a Remi di non essere il suo vero padre ma di averlo trovato a Parigi, dove era stato abbandonato, e gli comunica che intende portarlo all'orfanotrofio, dato che non può più provvedere a lui. Sesto adattamento cinematografico del romanzo "Senza famiglia" che festeggia i 140 anni, Remi screma la storia di Hector Malot dalle contorsioni da romanzo d'appendice, mantenendo quel che basta a suscitare le giuste emozioni. Il film di Antoine Blossier è chiaramente pensato sulla scia di Belle & Sebastien e Heidi, ripercorrendo un caposaldo della letteratura europea per l'infanzia, ribadito alla generazione di mezzo con a un animo televisivo di culto. I temi sono gli stessi: amicizia con la natura, famiglie perdute da ritrovare, paesaggi europei d'epoca. La presenza di Daniel Auteuil e di un cast rinomato anche nei personaggi secondari rende comunque piuttosto solida la confezione.
TRAMONTO
UNA DONNA PROTAGONISTA DI UN MISTERY ELEGANTE, VIRTUOSO E VISIVAMENTE PONTENTE DI LàSZLO NEMES Budapest, 1913. L'Europa austroungarica è all'apice del progresso e dello sviluppo tecnologico. La giovane Irisz Leiter, tornata nella capitale ungherese dopo gli anni spesi a Trieste a studiare come modista, vorrebbe lavorare nella leggendaria cappelleria dei suoi defunti genitori. Ha il nome e le abilità per farlo, ma il nuovo proprietario, il signor Brill, la respinge. Sono attesi ospiti reali e non vuole problemi. Irisz, però, non se ne va, specie dopo aver scoperto l'esistenza di un fratello, Kálmán, che vive nascosto per essere stato protagonista di un oscuro delitto. La ricerca di Kálmán la conduce nel cuore di tenebra di una civiltà sull'orlo della propria rovina. La storia del Novecento continua ad affascinare scrittori e registi, anche i più giovani. L’Europa austroungarica era nel massimo del suo splendore e Vienna sembrava essere la capitale indiscussa della cultura: Sigmond Freud per la psicoanalisi, Gustav Mahler per la musica, Arthur Schnitzler per la letteratura, Adolf Loos per l’architettura, Gustav Klimt ed Egon Schiele per le arti visive. László Nemes, per il suo secondo e atteso lungometraggio, dopo il pluripremiato Il figlio di Saul, s'interroga sul suicidio dell'Europa all'inizio del secolo scorso, in un'epoca, quella odierna, di altrettanto pericolose tensioni, nemmeno così sotterranee. Non ha una risposta, dunque l'indagine avrà per strumento la macchina da presa, per soggetto la protagonista, per genere il mistery. Il lavoro di Nemes ha un respiro romanzesco (non a caso Irisz Leiter è una giovane orfana) e un'impostazione visiva potente, cui si combina una regia virtuosa. Lo stile di Sunset non soltanto conferma ma replica quello del primo film: la scelta immersiva, il percorso labirintico, l'evocazione di un mondo che è tanto più efficace quanto più questo mondo viene celato alla vista, nascosto da pesanti tendaggi o dal buio complice della notte. E poi il lavoro sul sonoro: ricercato, esibito. Ma è un attimo che la virtù scolori nel virtuosismo. E Sunset, per quanto visivamente affascinante, non è esente da virtuosismi. Da vedere a prescindere!
BEAUTIFUL BOY
DUE OTTIME INTERPRETAZIONI PER UN RACCONTO DIFFICILE MA COINVOLGENTE DI FELIX VAN gROENINgEN Nick Shelf è un bellissimo ragazzo. Lo è sempre stato, fin da bambino. Il bellissimo ragazzo del suo papà. Buono, bravo, intelligente. Cresciuto con amore dal padre giornalista e dalla sua seconda moglie, Karen, artista, che ha dato a Nick due bellissimi fratelli. Da adolescente, comincia a sperimentare qualche droga, la sua preferita è la metanfetamina, ma in mancanza va bene anche l'eroina, anche in vena. Nick vorrebbe venirne fuori, ma non ci riesce: si pente, chiede aiuto, si disintossica e ci ricade. Il resto è la storia di un calvario che investe tutta la famiglia e in particolar modo quel padre che farebbe qualsiasi cosa per poterlo aiutare. I tempi non sono dei migliori se si è tornati a produrre questo genere di racconti e lo conferma la didascalia finale nel film, che denuncia la droga come la prima causa di morte negli Stati Uniti sotto i cinquant'anni. Steve Carell e Timothée Chalamet prestano la loro notorietà e la loro bravura per dire al mondo che capita anche nelle migliori famiglie e che certe volte l'amore non è abbastanza. Se la parte più emotivamente impegnativa da sostenere è quella di Carell, la responsabilità più grande è invece nelle mani di Chalamet, giovane divo dal grande seguito, che non deve correre il rischio di infondere il suo fascino al personaggio e per questo si muove su un range interpretativo estremamente trattenuto, liberando il sorriso solo nelle scene giuste, perché la speranza è tra gli argomenti del film, anche se siede nella fila degli imputati. Beautiful Boy è dunque soprattutto un film di attori e di sentimenti, concepito in maniera classica e realistica, come il viaggio di presa di coscienza di un
(Tit. Or.: Les estivants) Un film di Valeria Bruni Tedeschi. Con Valeria Bruni Tedeschi, Pierre Arditi, Valeria Golino. Or.: Italia, 2018. Durata: 125’
COPIA ORIgINALE
ACUTA RIFLESSIONE SULL’ARTE CON UNA GRANDIOSA MELISSA MCCARTHY
i film del mese
(Tit. Or.: Can You Ever Forgive Me?) Un film di Marielle Heller. Con Melissa McCarthy, Richard E. Grant, Dolly Wells. Or.: USA, 2018. Durata: 120’
padre della propria impotenza, ad un passo dal rischio di perdere anche gli altri figli, perché a sua volta divorato dal faro di una missione quasi impossibile. La disperazione di padre e figlio procede su binari paralleli, per questo ogni incontro è destinato al fallimento, ma il film di Felix Van Groeningen lavora con cura per non attribuire colpe, o quanto meno per distribuirle in egual misura..
DI MARIELLE HELLER New York, 1991. Lee Israel ha un grande talento e un pessimo carattere. L'alcolismo e la misantropia, le alienano qualsiasi possibilità di carriera. Licenziata per un bicchiere e un insulto di troppo, deve trovare un altro modo, e deve trovarlo presto, per sbarcare il lunario e curare il suo adorato gatto. Due lettere di Fanny Brice, rinvenute per caso in un libro della biblioteca e vendute a 75 dollari, le forniscono l'idea che cercava. Biografa talentuosa, mette a frutto la sua conoscenza della materia e il suo talento di scrittrice. Seduta alla macchina da scrivere compone finte lettere di grandi autori scomparsi. Affiancata da Jack Hock, spirito libero col vizio del sesso, Lee riesce nell'impresa. Almeno fino a quando l'FBI non si mette sulle sue tracce. Copia originale non è una commedia ma si sorride sovente, è ambientato al debutto degli anni Novanta a New York ma le canzoni sono dei classici di un passato remoto (Jeri Southern, Peggy Lee, Dinah Washington), racconta la vita di una donna che non trova il suo posto in un mondo che cambia, in una città dove chiudono le librerie e aprono gli Starbucks, dove aumentano gli spazi di coworking e si riducono quelli in cui respirare (e leggere) in pace, dove la decimazione della comunità gay avanza con quella della cultura artistica. Autrice di diverse biografie popolari apparse nella Best Sellers List del "New York Times", Lee Israel è in caduta libera come la sua carriera. Ed è a questo punto della china che decide di fingersi qualcun'altra rimanendo incredibilmente se stessa. La brillante creatività verbale, essenziale per la sua arte, diventa uno scudo che impone la riservatezza anche a prezzo della solitudine. Una solitudine testarda, che rifiuta qualsiasi possibilità di intimità e uno spirito affine e gentile come Anna, fan dei suoi libri e libraia a cui vende le sue lettere. Copia originale, adattamento del romanzo (autobiografico) di Lee Israel, svolge la sua formazione da falsaria autodidatta, sottolineando il suo genio nell'imitare gli stili precisi delle celebrità (Dorothy Parker, Louise Brooks, Margaret Mitchell, Noël Coward, Edna Ferber, Lillian Hellman e ancora) a cui aggiunge, per qualche dollaro in più, un surplus d'anima. D'altronde serve un'innegabile verve e padronanza della materia per ingannare così spesso e così a lungo specialisti e storici dell'arte. Alla sua morte, nel 2014, Lee Israel era più conosciuta per la sua carriera criminale che per quella giornalistica e letteraria. Copia originale è un grande film sulla fragilità dell'atto di scrivere. Una riflessione su un'arte impulsiva, arbitraria, capricciosa che spezza le vene delle mani e interroga un talento che qualche volta non c'è e qualche altra non viene riconosciuto. Ma Copia originale è anche e soprattutto un film su Melissa McCarthy, confinata nelle commedie sregolate hollywoodiane, dove ha imposto lo stile scatologico e regressivo in cui eccelle. Attrice comica senza misura e misure (conformi), incarna superbamente e mestamente il suo primo ruolo drammatico. Copia originale abita in una geografia urbana di librerie preziose e di gay bar ospitali del West Village, in quei luoghi di resistenza e tolleranza, riuscendo in quello che a pochi biopic riesce: rendere un personaggio difficile una gioia da incontrare.
I VILLEggIANTI
APPASSIONATO RITRATTO DI UNA MOLTEPLICITÀ DI SOLITUDINI IN CERCA DI SALVEZZA DI VALERIA BRUNI TEDESCHI In una bella casa sulla Costa Azzurra si riuniscono amici e parenti di Anna, in crisi dopo una relazione finita male. Si ritroveranno ciascuno con le proprie solitudini. Valeria Bruni Tedeschi torna a dirci qualcosa di sé e del mondo che conosce o ha conosciuto con un film che si apre con un ritmo e un'efficacia davvero notevoli. Pochi registi hanno saputo raccontare con altrettanta immediatezza e verosimiglianza il momento in cui si spezza la relazione all'interno di una coppia. Si tratta del prologo perché poi la storia, divisa in atti ed epilogo, si sposta nella villa al mare dove la protagonista cerca di fare i conti con quanto le è accaduto. Qui le storie si moltiplicano e si avverte l'intento sincero da parte della regista e sceneggiatrice di raccontare una molteplicità di solitudini che tentano di aggrapparsi a salvagenti di speranza o che continuano a nuotare per non annegare. Ognuno è fondamentalmente solo sul palcoscenico della vita nella sua visione di questo microcosmo in cui sia in alto (i 'ricchi') sia in basso (i dipendenti) si vivono problemi analoghi anche se si cerca di reagirvi con strategie differenti. Il problema però è dato da un cast di grande qualità che deve lavorare su una sceneggiatura che vuole assemblare troppe storie e situazioni nonché registri espressivi talvolta agli antipodi. Una riduzione dei personaggi avrebbe giovato a un'opera che fa comunque 'sentire' la passione con cui è stata realizzata.
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
CONOSCERE IL CINEMA DI PIER PAOLO PASOLINI
Casarsa della Delizia, Centro Studi Pier Paolo Pasolini Riprendono le lezioni di “Conoscere il cinema di Pier Paolo Pasolini” dedicate alla scoperta del suo cinema. La quarta parte di questo percorso è dedicata alla trilogia del mito greco. La prima lezione in programma venerdì 15 febbraio è intitolata “Il mito e la tragedia di Edipo” e sarà condotta da Luciano De Giusti studioso che ha pubblicato diversi volumi dedicati al cinema di Pasolini. A seguire la proiezione del film Edipo Re (1967, dur. 104’). Alessandro Mezzena Lona, critico cinematografico e responsabile per molti anni delle pagine culturali de Il Piccolo, affronterà la tragedia di Euripide venerdì 22 febbraio con “Medea, la strega che amava Accattone” con al termine la proiezione di Medea (1969, dur. 110’). Infine, venerdì 1 marzo, lo studioso Paolo D’Andrea con una relazione intitolata “Una tragedia in forma di documentario” parlerà di Appunti per un’Orestiade africana (1970, dur.73’) ispirato all’Orestea di Eschilo per un progetto di film che Pasolini non riuscirà a realizzare. Gli incontri avranno luogo presso il Centro Studi Pasolini via Guidalberto Pasolini a Casarsa con inizio alle ore 17.30. Il corso è riservato a 40 partecipanti, quota di iscrizione 12 euro. Info: www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it - 0434.870593
ZERORCHESTRA PLAYS “BEAUTY’S WORTH”
Lignano Sabbiadoro, Cinecity - venerdì 8 febbraio ore 20.45 Appuntamento speciale al Cinecity di Lignano per gli appassionati di cinema e musica con la proiezione del film Beauty’s Worth con l'accompagnamento musicale dal vivo della Zerorchestra diretta dal Maestro inglese Stephen Horne, uno dei migliori accompagnatori di cinema muto a livello internazionale. Opera del regista statunitense di origine lucana Robert Vignola, Beauty's Worth ricorda un pò la favola di Cenerentola, con Marion Davies nei panni di Prudence Cole, una giovane quacchera che tenta di entrare in società mentre viene sorvegliata da due zie molto tradizionaliste. Ingresso libero. Info: cinecitylignano.it
PRO-GETTO. PATRICIA URQUIOLA
Catena di Villorba (Tv), Fabrica - venerdì 15 febbraio 2019 ore 18.30 “Come progettista mi relaziono ad aziende e clienti attraverso uno scambio empatico lento e stratificato fatto di ritrovamenti e continue sperimentazioni. C’è una connessione tra le nuove tecnologie e gli archivi storici; l’idea di una relazione temporale scandita dal ritmo del processo di progettazione. La memoria diventa così un flusso dinamico, che unisce passato, presente e futuro e intercetta diverse scale di progetto”. Durante la conferenza Urquiola metterà in luce diversi progetti che parlano di questo processo e la diversità dell’esperienza come designer di prodotti e d’interni e come architetto. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria. Info: www.fabrica.it
FAR EAST FILM FESTIVAL - ACCREDITI
Udine, dal 6 febbraio 2019 Parte mercoledì 6 febbraio la campagna accrediti del Far East Film Festival, in programma a Udine dal 26 aprile al 4 maggio 2019. Come ogni anno numerose, le tipologie di accredito tra cui scegliere: Red Panda (accesso a 4 film al giorno), White Tiger (accesso a tutti i film del festival) Black Dragon (accesso a tutti i film del festival, con posto riservato a scelta dell’accreditato). Sarà possibile accreditarsi online e presso la cassa del cinema Visionario a Udine. Fino al 10 marzo l’accredito si potrà acquistare a prezzo scontato. Info: www.fareastfilm.com
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I Nostri Viaggi di Gruppo 08-11/02: In Slovenia tra terme, degustazioni e cultura 16/02: Venezia ² ´Foresti nella Serenissimaµ 24/02: ´Il trionfo del coloreµ a Vicenza e in Fondazione Bisazza 02-03/03: Il Castello di Aglié e il Carnevale delle Arance 02-03/03: Lucca e il Carnevale di Viareggio 02-03/03: Lecco, Chiavenna e il Trenino Rosso del Bernina 10/03: Festa della donna a Bolzano e il giardino delle orchidee 16-20/03: Napoli, il 7HDWUR 6DQ &DUOR ¬ 23/03: Venezia ² ´6XL SDVVL GL &DVDQRYDµ 30/03-01/04: Il Lago Maggiore e il Treno delle Cento Valli 03-09/04: Petra, la Giordania e il Mar Morto 07/04: Villa Bolasco e le sculture di Canova a Possagno 12-15/04: I parchi di Plitvice e della Krka, Medjugorie, Trogir e¬ 13/04: Venezia ² I luoghi della musica nella Serenissima ,O &DVWHOOR GL 6WUDVVROGR H O·$EED]LD GL 5RVD]]R 22/04: Pasquetta al giardino di Sissi a Merano 24/04-02/05: In Spagna ² Bilbao, i Paesi Baschi e la Provenza 25-28/04: Long weekend a Vienna 03-05/05: La Maremma, l·Argentario e l·Isola del Giglio /·(UHPR GL 6DQ &RORPEDQR H OD FLWWj GL 5RYHUHWR 18-19/05: I luoghi di Santa Rita, Gubbio e Città di Castello 25/05: Venezia ² I giardini nascosti della Serenissima 01-02/06: Milano tra nuove e vecchie architetture %UHVFHOOR H OD QDYLJD]LRQH OXQJR LO 3R· 08-09/06, 20-21/07, 08-09/09: Il Trenino Rosso del Bernina 23-29/06: Tour del Portogallo del Sud ² /LVERQD H O·$UJDUYH 03-08/07: Matera e la Puglia passando per le Marche 12-19/07: In Scozia, tra leggende e castelli 28/07: La festa del colore a Brunico 08-15/09: Tour Mosca e San Pietroburgo 21-28/09: Nei Balcani tra Kossovo, Macedonia e Albania 25-27/09: 1HOO·$QWLFR 'XFDWR GL 3DUPD H 3LDFHQ]D
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