CinemazeroNotizie Febbraio 2017

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e!

€ 1,00 mensile di cultura cinematografica

Und der Gewinner ist...

Berlinale 2017: al via il festival più vitale e vivace d’Europa

Arrivederci Rosella

Ci lascia una delle protagoniste della vita culturale triestina

La critica la scrivi tu!

Scrivere di Cinema: Premio Alberto Farassino

La cineteca del Friuli compie 40 anni

Nasceva quarant’anni fa dal sogno di sette giovani gemonesi

Il rumore bianco dell’ultima spiaggia - The sequel Prosegue il dibattito sulla situazione del cinema in FVG

Il 2017 d’autore della Tucker Film Da Kore-eda a Kim Ki-Duk

17

Febbraio

FILM / NOT FILM: il 7 febbraio una serata speciale tra Beckett e Keaton

2017 numero 2 anno XXXVII

L’essere consiste nell’essere percepito

Domani accadrà

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FILM / NOT FILM : una serata speciale fra Beckett e Keaton. Il 7 febbraio a Cinemazero

PROIEZIONE E INCONTRO CON Ross Lipman

MarteDI 7 febbraio 2017

PORDENONE Cinemazero

ORE 20.45

www.cinemazero.it

L’unica sceneggiatura cinematografica di Samuel Beckett si intitola archetipicamente Film e prende ispirazione dalla massima del filosofo George Berkeley, “L’essere consiste nell’essere percepito”. Essenzialmente un film di inseguimenti, è forse il più folle mai realizzato: un Oggetto tenta disperatamente di sfuggire allo “sguardo indagatore” di un Occhio che lo insegue e a “ogni percezione estranea, animale, umana, divina”. Ma alla fine “il tentativo di non essere si vanifica di fronte all’ineluttabilità della percezione di sé”, scrive Beckett nel copione. La macchina da presa insegue l’immagine e scopre l’orrore esistenziale annidato nell’apparato stesso del cinema. I protagonisti Occhio e Oggetto sono interpretati entrambi da Buster Keaton, che fu ingaggiato da Beckett e dal regista Alan Schneider dopo i rifiuti di Charlie Chaplin, Zero Mostel e Jack MacGowran. Commissionato e prodotto da Barney Rosset, Film è impreziosito dalla splendida fotografia di Boris Kaufman, fratello di Dziga Vertov e Mikhail Kaufman, i creatori del capolavoro L’uomo con la macchina da presa. Ross Lipman, a 40 anni dalla prima di FILM (a cui Cinemazero è da sempre legato, possedendone una copia in pellicola e avendola proiettata un po' in tutta Italia), ha realizzato Notfilm, che documenta la travagliata collaborazione tra Beckett e Keaton... Lessi per la prima volta il copione di Film nella mia tarda adolescenza, molto prima di vedere la pellicola. Questa eccezionale rarità del cinema si impossessò immediatamente di me, e da quel momento non mi ha più lasciato. Quando il mio amico Andrew Lampert dell’Anthology Film Archives mi contattò per il restauro di Film, colsi al volo l’opportunità. A New York incontrai il suo produttore, Barney Rosset, il leggendario fondatore della Grove Press. Rosset depositò subito Film presso la UCLA Film & Television Archive, dove a quel tempo lavoravo, e con il generoso finanziamento della National Film Preservation Foundation e della Film Foundation e l’eccellente lavoro dei miei colleghi presso i laboratori, fummo in grado di restaurare l’idea originaria di Beckett in una nuova edizione. Ma Film non mi avrebbe lasciato ancora. Durante le mie numerose visite, Rosset spesso lamentava la perdita di una scena chiave. La sequenza includeva un celebre prologo, a lungo creduto perduto. Su mia gentile sollecitudine, mi rivelò che teneva alcune bobine sotto il lavandino della cucina, ma era certo che si trattasse soltanto di scarti. Potete immaginarvi il resto. Il filmato era parte del prologo perduto – che ora ho ricostruito seguendo fedelmente gli appunti originali di Beckett. E fu solo l’inizio. Analizzando le altre scene tagliate mi sono ritrovato immerso in un mondo immaginario, testimone di ciò che sarebbe potuto accadere e di ciò che veramente accadde nel 1964, mentre la pellicola scorreva nella macchina da presa del direttore della fotografia Boris Kaufman. Notfilm è il risultato di quei sogni ad occhi aperti. Negli ultimi sette anni ho viaggiato in tutto il mondo intervistando amici e collaboratori di Beckett. Ho avuto inoltre l’immensa fortuna di lavorare con il compositore Mihály Víg, il quale ha creato una colonna sonora splendida, al pari delle musiche che ha realizzato per i film di Béla Tarr. In ultimo, ma forse prima di tutto, è stato un onore e una gioia lavorare a fianco degli straordinari Amy Heller e Dennis Doros della Milestone Films. Notfilm si interroga oggi, come Beckett allora, su ciò che il cinema può dirci dell’esperienza umana. Anela oggi, come Beckett allora, alla massima di Joyce per cui le opere d’arte non dovrebbero riguardare le cose, ma essere cose esse stesse.”

In copertina una delle numerose versioni del manifesto della 67ma edizione della Berlinale che vede protagonista l’orso simbolo della città e del premio del festival.

cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Febbraio 2017, n. 2 anno XXXVII Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica

Un sogno ad occhi aperti

(2015) di Ross Lipman

“L'essere consiste nell'essere percepito”

Ross Llipman

FILM NOTFILM

(1965) di Samuel Beckett e Alan Schneider con Buster Keaton


Al via il festival cinematografico più vivace e vitale d’Europa

Marco Fortunato

Berlinale 2017

Und der Gewinner ist.... Calendario alla mano, con i suoi 67 anni di storia, è il terzo festival per “anzianità” (sul gradino più alto del podio la Mostra del Cinema di Venezia giunta alla 74ma edizione, seguita da Cannes che quest’anno spegne 70 candeline) eppure la Berlinale viene sempre più spesso indicata come il festival più vivace e vitale d’Europa. Difficile dire se il merito sia della perfetta organizzazione - chiunque vi abbia partecipato non può non avere negli occhi l’immagine delle code fuori dalla sale, perfettamente disciplinate ed ordinate nonostante le condizioni climatiche proibitive - o della capacità del festival di integrarsi alla perfezione con la città che lo ospita evitando l’effetto “astronave” che caratterizza Cannes e Venezia. Forse, come spesso accade, la ragione più importante è la più semplice: il successo dipende dalla qualità dei film selezionati che riescono a rappresentare, non solo nella sezione ufficiale, ma anche e soprattutto in quelle cosiddette collaterali, una fotografia articolata ed attuale della realtà che ci circonda. Consapevoli dell’impossibilità di fare altrettanto in poche righe, proviamo a gettare uno sguardo sugli eventi più attesi dell’edizione 2017, in calendario dal 9 al 19 febbraio prossimo. Inaugurazione ufficiale – sotto lo sguardo attento del presidente di Giuria Paul Verhoeven, fresco vincitore di un Golden Globe per il miglior film straniero grazie ad Elle – con Django, (nella foto qui sopra) opera prima di Etienne Comar, cinebiografia del grande Django Reinhardt, chitarrista jazz belga di origini sinti (interpretato da Reda Kateb), considerato un pioniere per il suo stile geniale e innovativo, la cui famiglia fu perseguitata dai nazisti nella Parigi occupata. “Una coinvolgente storia di lotta per la sopravvivenza”, come l’ha definita il direttore artistico del festival, Dieter Kosslick, incentrata su una figura, quella di Django, alla quale si era liberamente ispirato anche Woody Allen per il suo Accordi e disaccordi con Sean Penn. Scorrendo la lista dei candidati all’Orso d’Oro – che quest’anno non vede in lizza nessun film italiano – tra i titoli più attesi troviamo Ana, mon Amour del rumeno Calin Peter Netzer, (già vincitore dell’Orso d’oro nel 2013 con Il caso Kerenes) nella quale il regista ci fa vivere sette anni di vita di due amanti, dal loro primo incontro all'università, ai problemi psicologici di lei, fino all'orlo della separazione, in una lucida disamina della loro relazione e The Other Side of Hope, ultimo film di Aki Kaurismäki nel quale il cineasta finlandese, con l'umorismo secco e stralunato, il gusto per l'assurdo e i volti e le musiche che lo contraddistinguono, racconta la storia dell'incontro tra un commesso viaggiatore finlandese convertitosi alla ristorazione e un rifugiato siriano in cerca di asilo politico a Helsinki. Curiosità anche intorno a The Dinner, adattamento cinematografico del romanzo La cena dell’autore olandese Herman Koch, diretto dal regista israeliano Oren Moverman, che si presenta in gara con cast d’eccezione tra cui spiccano Steve Coogan, Richard Gere, Laura Linney e Rebecca Hall. La vicenda vedrà due coppie di fratelli andare a cena fuori con le rispettive mogli. Ad aggravare le già esistenti tensioni tra i due si aggiungerà l’emergere di un’oscura verità riguardante i figli di entrambe le coppie, colpevoli in passato di qualcosa di imperdonabile che lo spettatore scoprirà progressivamente in un crescendo di tensione e mistero. Due elementi che ritroveremo anche in Return to Montauk di Volker Schlöndorff. Qui il protagonista è Marx che durante un tour per la presentazione del suo libro negli Stati Uniti incontra e si innamora di una giovane donna misteriosa. Molti anni dopo, al suo ritorno negli USA nella speranza di ritrovare con la sua giovane amante saranno molte le sorprese ad


attenderlo. Il film è uno dei due titoli tedeschi in gara (e gli addetti ai lavori sanno quanto “giocare in casa” possa essere determinante in una kermesse internazionale), l’altro è Helle Nächte di Thomas Arslan incentrato su un’altra figura maschile, quella di Michael ingegnere edile caduto in vortice di malinconia e tristezza dopo la morte del padre. Per reagire decide di partire per un viaggio insieme al figlio tredicenne Luis nella solitudine della Norvegia settentrionale dove tenterà di porre le basi per un nuovo inizio. Nutrita e dalle solide fondamenta anche la rappresentanza orientale che promette un’agguerrita concorrenza con Mr. Long di Sabu Long e Bamui haebyun-eoseo honja di Hong Sangsoo. Se Mr. Long riprende alcuni topos del cinema asiatico attraverso la storia di uno spietato killer taiwanese noto per la sua abilità con la spada che dopo una missione fallita a Tokyo, per salvarsi la pelle, decide di trasferirsi in una piccola città nella quale tenta di rifarsi una vita, il film di Hong Sangsoo – nome ben noto agli spettatori friulani che ne hanno aprrezzato In another country grazie alla Tucker Film – promette di finire sulle prime pagine dei quotidiano non tanto per la trama (della quale si sa pochissimo) quanto per le vicissitudini personali della protagonista Kim Min Hee. L’attrice è infatti l’attuale compagna del regista ma la loro relazione è legata allo scandalo dello scorso giugno quando Sansoo, per poter stare con l’attrice, fini su tutti i giornali per aver lasciato la moglie e tagliato tutti i rapporti con la figlia, togliendole anche i soldi per lo studio. Lasciando il concorso ufficiale merita sicuramente attenzione la sezione Panorama, una tra le più vivaci del festival. Oltre una dozzina le prime mondiali, tra le quali spiccano Erase and Forget, il tentativo di Andrea Luka Zimmerman di raccontare la vera storia di un uomo che ha ispirato il personaggio di Rambo, Bones of Contention di Andrea Weiss, uno sguardo sull’oppressione a cui sono state sottoposte le persone LGBT in Spagna durante la dittatura di Franco e Belinda – film d’apertura – dove Marie Dumora ci mostra da vicino la popolazione degli jenisch, uno dei maggiori gruppi nomadi d’Europa. Occhi puntati anche su alcuni dei tanti eventi speciali, proiezioni che non partecipano al concorso ma che spesso finiscono per catalizzare l’interesse di pubblico e addetti ai lavori ben più delle selezione ufficiale. Di certo sarà così per Trainspotting 2 e Logan. Da una parte il ritorno di Danny Boyle, Ewan MacGregor e James Walsh ai personaggi e alle atmosfere del loro film più memorabile, a distanza di 20 anni e con tutto il peso di un’eredità insostenibile (con le difficoltà di proseguire un racconto di droga e anni ‘90 in un altro tempo e in un’altra età) fa tremare le caviglie da quanto è rischioso e potenzialmente deludente. Dall’atro Logan, nel quale Hugh Jackman tenta l’ultimo film nei panni del personaggio cui più è affezionato, Wolverine, è un vero unicum nella storia di un festival prestigioso come la Berlinale, la prima volta che il genere cinecomic viene sdoganato nell’ambito di una kermesse di tale portata, se si esclude la presenza di Lo chiamavano Jeeg Robot al Festival di Roma, superhero movie sui generis dalle dimensioni indie e quasi privo di effetti speciali.

E se nessuna di queste proposte dovesse rivelarsi interessante? La soluzione potrebbe essere quella di rifugiarsi nel passato. Non mancheranno infatti gli appuntamenti con i classici. Nella selezione Berlinale Classics. Terminator 2 diretto da James Cameron nel 1991 verrà infatti proiettato in 3D, arricchito con nuovi spettacolori effetti speciali, nell’ambito di un progetto che aveva preso il via con il restauro in 3D di successo di Titanic rilasciato nelle sale nel 2012. Tra gli altri restauri in programma segnaliamo in particolare Io e Annie di Woody Allen e (l’allora) pionieristico zombie thriller La notte dei morti viventi di George A. Romero, un vero cult per gli amanti del genere. Di fronte alla vastità della proposta festivaliera, così ricca e articolata, l’unico rammarico è la mancanza dell’Italia nella selezione ufficiale. Ma il tricolore sarà comunque degnamente rappresentato, all’interno della speciale giuria CICAE della sezione Panorama dove, per la prima volta siederà, in rappresentanza di tutti noi il direttore di questa testata Andrea Crozzoli a cui non possiamo che augurare “Gute Arbeit und viel Gluck!” (buon lavoro e buona fortuna!)


Lutto per la perdita di una delle protagoniste della vita culturale triestina

Paolo Lughi

Rosella Pisciotta

Arrivederci Rosella A un anno quasi esatto dalla scomparsa di Annamaria Percavassi, la misteriosa cabala che ogni tanto accompagna certe vite parallele ci fa dire addio con profonda tristezza anche a Rosella Pisciotta, che insieme ad Annamaria formava il formidabile lato femminile del gruppo fondatore (era il 1968) dello storico cineclub La Cappella Underground. Umanissima, schiva ma insostituibile protagonista della vita culturale triestina da quasi mezzo secolo, Rosella era stata negli anni ’80 e ’90 presidente della Cappella e poi dal 1990 (sempre insieme al compagno Cesare Picotti) cofondatrice e anima del Teatro Miela. Questa donna sempre sorridente e gentile, con una personalissima eleganza pop, minuta e in apparenza fragile, ha saputo con tenacia realizzare i propri sogni, quelli di accendere le luci della cultura d’avanguardia nel cuore di Trieste. Ci è riuscita prima con la Cappella (rimasta viva e vivace anche dopo l’uscita dei fondatori), e poi con la sfida vinta del Teatro Miela, straordinaria “Art House” multidisciplinare avviata 26 anni fa. Ricordare Rosella significa anche dover riassumere (necessariamente con molte mancanze) un’attività quotidiana, internazionale, appassionata ma sempre pratica, svolta per decenni nell’organizzazione culturale (nonché nell’insegnamento al Liceo Galilei). Un’attività incessante premiata col Sigillo trecentesco del Comune nel 2013 (nella foto). Andare nella saletta sotterranea di via Franca 17 negli anni d’oro della Cappella significava trovarvi immancabilmente Rosella, sempre disponibile a chiacchierare, ma allo stesso tempo impegnata a pianificare nuove iniziative. In quel gruppo, Rosella si era progressivamente caratterizzata come la figura più attenta a contaminare il cinema con le altre arti, e a celebrare del cinema i grandi miti femminili. Anche per il suo impulso ci furono la mostra “Femministe” e l’anteprima di “Rocky Horror Picture Show”, oppure il “Mae West Sex Festival” o le indimenticabili notti estive con le commedie di Marilyn Monroe. Proprio imitando la sua ammiratissima Marilyn, mito insieme forte e fragile, Rosella si era fatta fotografare da Geri Pozzar in posa da autoironico alter-ego, con tanto di parrucca biondo platino. La sua divertita vena interdisciplinare si era poi espressa pienamente, fino a poco tempo fa, nel programma del Miela, spaziando da “Satiemania” a “Mozart&Trazom”, da Allen a Cage, dalla maratona di lettura per Svevo alle cinemaratone, fino al cabaret. Da Annamaria a Rosella, quest’anno incredibile di lutti nel mondo delle arti e dello spettacolo trova, così, una commossa e significativa dimensione femminile triestina.

[articolo apparso su IL PICCOLO del 5 gennaio 2017]


Al via la 15ma edizione del concorso nazionale per giovani aspiranti critici cinematografici

Elisabtta Pieretto

"Tre buoni motivi per accettare l'onore di far parte di questa giuria:1-Il premio porta il nome di un importante critico. 2-L'augurio di individuare qualche talento della critica del futuro. 3-Un premio contribuisce a ribadire che tutti abbiamo bisogno di tenere vivo il pensiero "critico" nel cinema e in ogni campo." Enrico Magrelli (nella foto) Con queste parole il critico cinematografico Enrico Magrelli, voce storica di Hollywood Party, spiega la sua decisione di far parte della giuria di Scrivere di Cinema Premio Alberto Farassino. Giunto alla sua quindicesima edizione, promosso da Cinemazero, Fondazione Pordenonelegge.it, il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e MYmovies.it in collaborazione con Far East Film Festival e minima&moralia, Scrivere di Cinema rappresenta l’unico concorso nazionale di critica cinematografica, rivolto a tutti gli aspiranti critici tra i 15 e i 25 anni residenti in Italia. Dopo l’iscrizione alla pagina del concorso scriveredicinema.mymovies.it, i giovani aspiranti critici (a lato i potranno iniziare a inviare le loro recensioni su un film della presente stagione cinematografica. Spetterà alla giuria composta da Mauro Gervasini (direttore di Film Tv, selezionatore per la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia), Enrico Magrelli (critico cinematografico, conduttore di Hollywood Party su Radio3, vicedirettore di Bif&Si di Bari) e Adriano De Grandis (critico del Gazzettino, fiduciario del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – Sezione Triveneto) e presieduta da Viola Farassino (costumista per il cinema, la televisione e il teatro) decretare i vincitori per le due sezioni di gara Young Adult (15 – 18 anni) e Under 25 (20 – 25 anni). I premi rispecchiano lo spirito e Per partecipare a Scrivere di cinema Premio Alberto l’obiettivo del concorso: permette- Farassino c’è tempo fino al 15 giugno. Info, bando e re ai ragazzi di misurarsi con l’arti- iscrizioni al concorso: scriveredicinema.mymovies.it colato mondo cinematografico, vivere accanto a professionisti di primo piano e mettere il proprio talento alla prova dei fatti. I primi classificati della sezione Under25 seguiranno il Far East Film Festival di Udine, il maggiore festival europeo di cinema popolare dell'Estremo Oriente, come inviati di MYmovies e dovranno recensire i film che vedranno per la testata, coordinati dal caporedattore. Inoltre, i vincitori di entrambe le sezioni (nella foto i vincitori dell’edizione dello scorso anno) andranno a formare una redazione online che collaborerà con il blog di approfondimento culturale e cinematografico, minima&moralia. Come premio collaterale del concorso, è stato istituito il Premio Mediateche FVG, promosso da Crèdit Agricole FriulAdria in collaborazione con Mediateca Cinemazero (Pordenone), Mediateca Mario Quargnolo (Udine), Mediateca Ugo Casiraghi (Gorizia), Mediateca La Cappella Underground (Trieste) ed è rivolto agli studenti delle Scuole Secondarie di II grado della Regione FVG. Una giuria, composta dai responsabili dell’attività didattica delle quattro mediateche della regione e da un rappresentante di quattro scuole secondarie di secondo grado del territorio sarà chiamata a premiare la migliore recensione. La classe del vincitore sarà premiata con un evento formativo loro dedicato, all’interno del festival Le Voci dell’Inchiesta. Le premiazioni a pordenonelegge, Festa del libro con gli autori (13-17 settembre 2017) in presenza dei finalisti e di centinaia di studenti. Come ogni anno, verrà scelto un testimonial del concorso tra i protagonisti del cinema contemporaneo chiamato racconterà al pubblico la sua visione e la sua esperienza sul fronte della scrittura dedicata al cinema. E si conosceranno i vincitori di Scrivere di Cinema Premio Alberto Farassino 2017.

La critica la scrivi tu!

Scrivere di Cinema Premio Alberto Farassino


Quarant’anni di storia, nata dal sogno di sette giovani gemonesi

Piera Patat e Livio Jacob

I nostri primi 40 anni

La Cineteca del Friuli compie 40 anni Fino al maggio 1976, nella “bella Gemona candida sul lento declivio de la verde Alpe adagiata”, come la descriveva Giuseppe Ellero, sorgevano due sale cinematografiche, il Sociale e il Glemonensis. Quando entrambe furono distrutte dal terremoto di quel fatidico anno bisestile, noi due che a Trieste, in quegli anni, oltre all’Università, frequentavamo anche il cineclub La Cappella Underground e il CUC - Movie Club, organizzammo delle proiezioni estive nelle tendopoli di Gemona utilizzando le copie a 16mm della San Paolo Film e dell’Arci di Udine. Fu durante quegli spettacoli, tecnicamente improvvisati, che nacque l’idea di costituire un cineclub. Il 26 febbraio 1977, nello studio del notaio Bruno Lepre di Tolmezzo ci presentammo in sette – Giuliana Fabiani, Renato Gennaro, Livio Jacob, Paolo Jacob, Piera Patat, Flavio Rossi e Maria Sangoi, tutti di Gemona e di età compresa fra i 26 e i 19 anni – per fondare, incuranti del motto “prima le case e poi le chiese”, l’associazione culturale Cinepopolare con l’obiettivo di ricostruire uno dei due cinema cittadini. Passammo i weekend fra le macerie del centro storico invitando i “turisti del terremoto” a sottoscrivere a favore della nostra associazione. Contemporaneamente lanciammo un appello attraverso la stampa. Ettore Scola e Tullio Kezich furono tra i primi a rispondere. In tutto raccogliemmo circa 4 milioni di lire. A fine marzo 1977, agli Incontri Cinematografici di Monticelli Terme, fummo contattati dal fondatore della Cineteca D.W. Griffith di Genova, Angelo R. Humouda, che si offrì di venire in Friuli a presentare i suoi film. Il 5 agosto 1977 Angelo arrivò a Gemona munito di pellicole, proiettore, schermo. Vi rimase sino al 10. In quei sei giorni il “cineclub” si trasformò in “cineteca”. Angelo infatti ci fece capire che i nostri soldi non sarebbero mai bastati a costruire una sala, ma ci avrebbero permesso di acquisire in America non pochi cortometraggi introvabili in Europa. Fu così che scoprimmo il mondo dei film di pubblico dominio e portammo in Italia tesori cinematografici invisibili da decenni, fra cui una raccolta di comiche di Max Linder che suscitò l’interesse di Cinemazero. Nel 1982 Piero Colussi e Andrea Crozzoli ci proposero di allestire a Pordenone una personale su “le roi du rire”. Noi accettammo, senza minimamente immaginare che quella che doveva essere una rassegna una tantum sarebbe stata la prima edizione delle Giornate del Cinema Muto! L’importanza della nostra attività fu subito colta dal decano degli storici e critici cinematografici friulani Mario Quargnolo, che dal 1987 fino alla morte, avvenuta nel 2003, è stato stimolante presidente onorario della Cineteca. Ed è proprio pubblicando un suo piccolo, pionieristico libro, Maciste & Co. I giganti buoni del muto italiano, che nel 1981 si siamo cimentati nell’editoria. Nel 1989 la Cineteca del Friuli entra a far parte della FIAF, la Federazione Internazionale degli Archivi del Film. Nel 1997 trasferiamo uffici e biblioteca (il fondo specializzato più consistente della regione ed uno dei più aggiornati esistenti in Italia) nella nostra nuova sede di Palazzo Gurisatti, risalente al Quattrocento e ubicato in quello che è, artisticamente e paesaggisticamente, il più bell’angolo della Gemona ricostruita, proprio di fronte al duomo, al campanile e all’incombente monte Glemina. Nel 2008, grazie a un apposito finanziamento regionale, viene avviato nella zona artigianale di Gemona l’Archivio Cinema del Friuli Venezia Giulia nella foto alto). Il deposito climatizzato, che può contenere e conservare in condizioni ottimali fino a cinquantamila pellicole, ha determinato un ampliamento della funzione archivistica della Cineteca del Friuli, che oltre alle proprie collezioni (17.000 titoli), conserva anche i materiali della Regione FVG (in particolare quelli della ex Cineteca Regionale) e quelli della Mediateca della Regione Veneto e di altre istituzioni, pubbliche e private.Dal 2009 la Cineteca gestisce il Cinema Teatro Sociale (nella foto in basso) costruito a metà anni Ottanta dal Comune di Gemona: si realizza così, anche se per altre vie, l’obiettivo che nel 1977 si erano prefissi quei sette giovani gemonesi…


Prosegue il dibattito sulla situazione del cinema, partendo dalla realtà del FVG

*Questo intervento è il terzo d'una serie lanciata sul nostro mensile da Piero Colussi.

Lorenzo Codelli

(segue dal numero preocedente) La Regione Lazio, attraverso la Roma Lazio Film Commission, è regolarmente presente ai maggiori mercati internazionali. A novembre a Ventana Sur, Buenos Aires, ha annunciato una serie di iniziative volte a incrementare le coproduzioni internazionali e gli investimenti esteri sul proprio territorio. Utilizzando i fondi europei per lo sviluppo [vedi riquadro] e privilegiando le compagnie laziali leader nei settori più avanzati: sfx, film, tv, videogame, new media, virtual reality. La Regione Puglia promuove, tra le tante attività, una collana di volumi dedicati ai grandi cineasti d'origine pugliese, da Domenico Paolella a Fernando Di Leo, ribadendo così che il futuro si costruisce solo sul retaggio del passato. La Regione Veneto ha masochisticamente azzerato i contributi alla Settima Arte. Il che non impedisce, ad esempio, a Carlo Montanaro d'intensificare a Venezia le iniziative polivalenti della sua Fabbrica del Vedere. E tantomeno a Marco Paolini e Francesco Bonsembiante di produrre, e vendere in mezzo mondo, bei film come La pelle dell'orso (2016), del padovano Marco Segato. Sulla consistente linea qualitativa della loro compagnia, la Jole Film di Padova, suggerirei d'allestire un workshop in FVG. Nella Regione Emilia Romagna, ridotta purtroppo a zombie l'un tempo vitale Fondazione Fellini di Rimini, brilla a livello mondiale la Cineteca di Bologna, presieduta da Marco Bellocchio. Trasformatasi in Fondazione, sta aprendo ulteriori filiali di restauro all'estero e estendendo a macchia d'olio le attività di ricerca storico-filologica, in cooperazione con Hollywood, Nollywood, Bollywood. E a Bobbio, il piacentino borgo natìo ove girò I pugni in tasca (1965), il suo primo capolavoro, Marco Bellocchio, sostenuto da Luce Cinecittà, sta trasformando i propri corsi estivi Fare Cinema in un'istituzione permanente ispirata al Sundance Institute di Robert Redford. La produttrice sacilese Francesca Cima, Premio Oscar per La grande bellezza, ha scelto con la propria prestigiosa compagnia Indigo Film di girare in FVG una serie di film di notevolissime ambizioni. Un unico esempio: La ragazza del lago di Andrea Molaioli (2007), con Toni Servillo, ormai divenuto un classico. Al rientro a Roma delle sue troupes guidate da registi quali Gabriele Salvatores o Ivan Cotroneo, e magari a Silicon Valley dei rispettivi tecnici iperspecializzati, quale know how hanno trapiantato nel nostro humus? Quali e quanti startup hi-tech, teatri di posa, manager, finance hub, centri didattici, laboratori, artigiani dell'immagine, sono di conseguenza spuntati quassù? O ci basta crogiolarci sull'Ultima spiaggia, inebriarci col Rumore bianco dei fiumi?

Attività & passività nel Friuli Venezia Giulia

Il Rumore bianco dell'Ultima spiaggia - The sequel


Da Kore-eda a Kim Ki-Duk

Gianmatteo Pellizzari

Poker d’assi per la Tucker Film

Il 2017 d’Autore della Tucker Film Due gloriosi pilastri del cinema asiatico, Kore-eda e Kim Ki-duk, un audace sperimentatore del cinema italiano, Alessandro Comodin, una solida certezza del cinema israeliano, Maysaloun Hamoud: questo il poker d’assi su cui punterà la Tucker Film nel 2017. Quattro grandi registi-autori per quattro grandi titoli d’essai che tracciano una preziosa mappa, tematica e geografica, del mondo contemporaneo. Se con After the Storm (qui sotto una scena del film) la splendida arte narrativa di Kore-eda si traduce in un memorabile ritratto di famiglia, raccontando attraverso una piccola storia (e attraverso la sintassi della commedia) la società giapponese di oggi, The Net ci presenta un Kim Ki-duk lontano dalle tinte forti dell’Isola o di Bad Guy, indagando sullo smarrimento personale (e, per estensione, collettivo) di un uomo qualunque alle prese con la Storia. La Storia che vede ferocemente divise ed estranee le due Coree, un fronte di guerra sempre innescato, così come appaiono divisi ed estranei, su altri fronti di guerra (reali e metaforici), i ruoli di preda e predatore nella favola nera di Comodin, I tempi felici torneranno presto, e i semplici gesti quotidiani delle giovani protagoniste di In Between: tre donne palestinesi dentro il cuore pulsante di Tel Aviv. Un’intelligente commedia multietnica (nell'asse ereditario di Sognando Beckham e Caramel) ma, soprattutto, una di amicizia femminile. Una riflessione a cuore aperto sulla società contemporanea, non certo (o non solamente) su quella mediorientale, che la regista Maysaloun Hamud sa gestire con asciuttezza, umorismo e istinto rock. Mentre Hollywood plasma il terzo capitolo cinematografico di Sex and the City, dunque, anche Israele ci racconta brillantemente una città (tagliando fuori le implicazioni politiche) e ci parla schiettamente di sesso: una Tel Aviv metropolitana che ribolle di cultura underground, tre amiche divise dalle pulsioni e rese gemelle dalla necessità di essere forti. Più forti di chi le tradisce, più forti di chi le giudica, più forti di chi le umilia. Il fil rouge della divisione e dell’estraneità, parole che connotano (più di quanto ognuno di noi vorrebbe!) il lessico del terzo millennio, ritorna poi in un altro titolo del listino: Walls, il documentario dei filmmaker spagnoli Pablo Iraburu e Migueltxo Molina. Una limpida indagine sulle barriere (ottomila chilometri di cemento armato, reti, filo spinato, sensori elettronici) che, quasi 30 anni dopo Berlino, ancora sollevano minacciosamente la propria ombra dal Messico all’Africa, passando per la nostra Europa. Tra tanti sguardi d’autore e, appunto, la solida inchiesta di Iraburu e Molina, la Tucker Film si concede infine anche un entusiasmante “fuori pista” pop che ha già sbriciolato i box office orientali (e, va detto, pure quelli della cinefila Francia): l’irresistibile zombie-movie sudcoreano Train to Busan, rivelazione assoluta all’ultimo Festival di Cannes, che segna il trionfale passaggio del regista Yeon Sang-ho dall’animazione… al blockbuster per le sale! Assieme a Kore-eda e Kim Ki-duk, dunque, Train to Busan porterà avanti anche nel 2017 il fondamentale “filone asiatico” della Tucker (qui in perfetta simbiosi con il Far East Film Festival di Udine): un catalogo, ormai davvero ampio, dove hanno già trovato spazio capolavori come A simple Life, Poetry e il premio Oscar Departures.


(Tit. Or.: La fille de Brest.) Un film di Emmanuelle Bercot. Con Sidse Babett Knudsen, Benoît Magimel, Charlotte. Francia, 2016. Durata: 128 min.

Un film di Phil Grabsky.

IL VISIONARIO ANG LEE PORTA AL CINEMA L'OMONIMO BEST-SELLER

BILLY LYNN - UN gIoRNo DA eRoe

DI ANg Lee Billy (un esordiente e promettente Joe Alwyn), appena diciannovenne, è già un eroe di guerra decorato: ha difeso strenuamente il sergente Shroom (interpretato da un azzeccato Vin Diesel), affrontando un nemico corpo a corpo durante una pericolosa azione in Iraq con la sua squadra speciale Bravo. Tutti i membri della Bravo Squad rappresentano un vanto per l’America e meritano di ritornare in patria per due settimane durante le quali avrà luogo il cd. Victory Tour: un susseguirsi di interviste, encomi ed eventi di cui la partecipazione dei soldati a un’importante partita di football il giorno del Ringraziamento, è l’apice di un climax di emozioni e ricordi per ognuno di loro ma, specialmente, per Billy. Ang Lee è un regista noto per la sua predilezione verso tematiche scottanti, al limite della critica più spassionata ed è anche uno dei pochi artisti stranieri che viene apprezzato in America (Oscar al Miglior film straniero nel 2001 con La tigre e il dragone, al Miglior regista nel 2006 con I segreti di Brokeback Mountain e nel 2013 per Vita di Pi). Billy Lynn rappresenta la vera essenza americana: un paese di apparenze, in cui tutto è business e l’aver agito prontamente in guerra rappresenta un atto di eroismo di cui la patria si può vantare sbandierando il vessillo dell’aiuto umanitario e dell’eroismo nazionale. I membri della squadra Bravo vengono catapultati in uno show continuo con fuochi d’artificio che ricordano le bombe in Iraq, domande impertinenti e futili che mirano le loro anime meglio di un proiettile, offerte economiche più basse del bonus previsto per chi si arruola spontaneamente ($6000). È un America senza speranza ma ricca di sfarzo dei potenti quella presentata da Ang Lee, un’America in cui i giovani si sentono dimenticati e privi di aspettative per il loro futuro.Ang Lee, dopo il successo del 2012 Vita di Pi, sceglie nuovamente di adattare un romanzo (di Ben Fountain) per il grande schermo con la pellicola Billy Lynn – Un giorno da eroe Ang Lee ci porta dentro la guerra con gli occhi di un giovane ragazzo, come Clint Eastwood ci aveva accompagnato negli stessi luoghi con il bellissimo American Sniper (2014) Due grandi registi, due ottimi protagonisti, una guerra che non perdona.

UNA PNEUMOLOGA PASIONARIA CONTRO I COLOSSI FARMACEUTICI

150 MILLIgRAMMI

DI eMMANUeLLe BeRCo T Una pneumologa dell’ospedale universitario di Brest scopre un legame fra l'assunzione del farmaco Mediator e il decesso di alcuni suoi pazienti. Dopo aver sottoposto la possibilità di una correlazione di causa-effetto al gruppo di ricerca farmacologico della struttura, decide insieme a loro di chiedere all'Agenzia Francese del Farmaco di ritirarlo dal mercato, dove è venduto da una trentina d'anni. Ha inizio una guerra sproporzionata fra il piccolo team bretone, il Ministero della Salute e soprattutto il colosso farmaceutico che lo commercializza. Film ispirato ai fatti vissuti dalla dottoressa Irene Frachon tra il 2009 e 2010. Emmanuelle Bercot voleva fare il medico. Lo ha rivelato in un'intervista confessando la sua passione, derivata dal padre chirurgo, di ospedali, sale operatorie e malattie. È finita per fare altro, ma pur da regista non si è fatta mancare la soddisfazione di osservare le gesta di una dottoressa assai determinata e combattiva. Affascinata più dal carattere bizzarro che non dalla professionalità della Frachon, ha messo in piedi un progetto ambizioso a cui ha lavorato per diversi anni e che tocca più il genere investigativo / giudiziario dentro al cinema di denuncia che non il medical drama. Con un'ispirazione notevole, la Bercot non ha perso il senso del necessario equilibrio per affrontare non solo una delicatissima vicenda reale con protagonisti viventi, ma anche una tensione emotiva che altrove l'aveva fatta "sbandare". Certamente non mancano gli eccessi pop della sua regia, con inserti musicali non particolarmente adatti e alcune scelte visive discutibili; l'operazione comunque non è negativa e tiene incollato - e indignato per le ingiustizie mostrate - lo spettatore per tutta la durata del film..

UNA NUOVA VISIONE DELL'UOMO CHE HA INVENTATO L'IMPRESSIONISMO

Io, CLAUDe MoNeT

DI PhIL g RABSkY Tremila lettere di Claude Monet. È a partire da questo immenso patrimonio che si snoda Io, Claude Monet, il nuovo docu-film di Phil Grabsky che arriva al cinema solo il 14 e 15 febbraio. Proprio a partire dagli scritti di Monet (Parigi, 1840 - Giverny, 1926), accostati alle straordinarie opere conservate nei più importanti musei del mondo, il film rivela la tumultuosa vita interiore del pittore di Giverny, tra momenti di intensa depressione e giorni di assoluta euforia creativa, offrendone così un ritratto complesso e commuovente. Attraverso più di cento dipinti filmati in alta definizione lo spettatore potrà conoscere la vita emotiva e creativa del pittore che con il suo Impression. Soleil levant, esposto nell'aprile del 1874 nello studio del fotografo Nadar, fece parlare il critico Louis Leroy della prima "esposizione degli impressionisti", dando involontariamente vita al termine che avreb-

i film del mese

(Tit. Or.: Billy Lynn's Long Halftime Walk) Un film di Ang Lee. Con Joe Alwyn, Kristen Stewart, Chris Tucker. USA, 2016. Durata: 113 min.


i film del mese

be segnato buona parte della storia dell'arte europea di fine Ottocento. Riportate alla vita dall'acclamato attore britannico Henry Goodman, le lettere di Monet narrano infatti il percorso dell'artista da enfant prodige e appassionato caricaturista a maestro indiscusso di fama internazionale e registrano con attenzione gli incontri più importanti - come quelli col pittore Eugène Boudin e col primo ministro e amico Georges Clemenceau, che nel 1899 gli scrive "Voi ritagliate dei pezzetti di cielo e li gettate in faccia alla gente. Niente sarebbe così stupido come dirvi grazie: non si ringrazia un raggio di sole". Molte lettere mostrano inoltre la disperazione, i momenti di oscura depressione e anche il tentativo di suicidio, i problemi di salute, i lutti e le complesse relazioni con Camille Doncieux e Alice Hoschedé, prima e seconda moglie dell'artista. "Sono assolutamente disgustato e demoralizzato dall'esistenza che sto conducendo da così tanto tempo... Ogni giorno porta con sé nuovi affanni e nuove difficoltà, da cui non riuscirò a liberarmi", scrive Monet al medico George de Bellio sul finire degli anni '70 dell'Ottocento. Ma in egual misura la corrispondenza di Monet celebra le gioie della pittura e del mondo naturale. Siamo nella "Mecca dell'Impressionismo", quella Giverny in cui Monet dipingeva sotto il sole cocente e sotto la pioggia battente per studiare tutte le infinite sfumature della luce. Un luogo descritto come una visione paradisiaca dai visitatori del tempo, gli stessi che si fermano sul bordo della strada a sbirciare papaveri di campo, primule, violette, margherite, fiordalisi, o che allungano il collo dai finestrini del treno per scorgere il ponticello giapponese o un angolo dello stagno, con quelle ninfee "silenti e misteriose più di ogni altro fiore", passione e ossessione decennale di un artista che inseguì il sogno della forma e del colore quasi fino all'autodistruzione. erano l'anima del duo giardino. Io, Claude Monet ripercorre i luoghi in cui Monet dipinse e scrisse le sue lettere, da Honfleur a Étretat, da Parigi a Venezia, da Londra a Le Havre e dà inoltre spazio alla corrispondenza poco nota coi colleghi impressionisti Bazille, Manet e Pissarro e agli accesi scambi di opinione col mercante Paul Durand-Ruel, mostrando il rapporto spesso conflittuale di Monet con il mondo dell'arte. Un film di di Maren Ade. Con Peter Simonischek, Sandra Hüller, Michael Wittenborn. Germania, 2016. Durata: 162 min.

COMMEDIA CHE CONQUISTA PER LA FOLLIA DOLCE E IMPREVEDIBILE DEL PROTAGONISTA

VI PReSeNTo ToNI eRDMANN

DI MAReN ADe Winfried Conradi è un uomo âgée col vizio dello scherzo. Le sue buffonate colpiscono democraticamente familiari e fattorini che bussano alla porta e provano allibiti a consegnargli l'ennesimo pacco. Insegnante di musica in pensione, la sua vita si muove tra le visite alla vecchia madre e le carezze al suo vecchio cane, ormai cieco e stanco. A casa della ex moglie una sera a sorpresa ritrova sua figlia. Ines ha quasi quarant'anni e una carriera che impegna ogni ora della sua giornata. Occupata in un'azienda tedesca che l'ha traslocata a Bucarest, vive appesa al telefono e a una vita incolore, dedicata completamente alla professione e con poco tempo da spendere in famiglia. Senza preavviso, Winfried decide di farle visita e di passare qualche giorno con lei ma il lavoro e il disagio nei confronti del genitore hanno la meglio sui tentativi affettuosi. Winfried però non si arrende, infila una parrucca e una dentiera artificiale e irrompe nella sua vita come Toni Erdmann, coach naïve e improvvisato che sa bene che una canzone crea più valore di un'azione in borsa. Orso d'Argento nel 2009 con Everyone Else, Maren Ade conferma una sensibilità pronunciata per il cinema che esplora l'intimo. Ieri era lo studio della resistenza di una coppia sotto il sole della Sardegna, oggi è il pedinamento di una relazione filiale dislocata a Bucarest. Commedia umana smisuratamente eccentrica, Toni Erdmann si lascia contaminare e conquistare dalla follia dolce e imprevedibile del suo protagonista, un padre che piomba nell'universo di sua figlia per ritrovarla e rimetterla sul cammino della vita, della leggerezza, dell'umanità. Ma lei, travolta dagli impegni professionali, lo congeda (troppo) presto ed è in quel momento che il film decolla. Perché il genitore trova nella separazione la maniera di accorciare la distanza, di riparare la crepa nella filiazione prendendo in contropiede figlia e spettatore. Esplosione di esuberanza, Toni Erdmann toglie il fiato e apre a una risata assoluta, piena, libera. A provocarla è l'uomo del titolo, identità fittizia e imparruccata di un padre che recupera la sua bambina, affondata nel mondo volgare del liberalismo, spingendo il proprio spettacolare cambiamento fino alla 'mostruosità'. Giustiziere del buon senso che si nasconde per piangere la morte del suo cane, Toni Erdmann/Winfried Conradi boicotta le grandi certezze della vita per viverla pienamente accanto a chi ama sopra a ogni cosa. Per Ines, Winfried si fa letteralmente in due assumendo una forma di schizofrenia in cui il posticcio gioca il ruolo di una protesi. Inabili allo scambio, la comunicazione padre-figlia passa allora attraverso l'artificio e la simulazione. Un gioco che diventa incontrollabile e a cui Ines finisce per cedere dentro una delle sequenze più belle. Sequenza catartica che la sorprende a cantare una canzone di Whitney Houston accompagnata alle tastiere dal padre. Una canzone che hanno evidentemente eseguito insieme mille volte. Winfried la seduce con la forza di una memoria condivisa e Ines cede, accetta, lo lascia fare, si lascia amare da tutto quell'amore, attestando nella scena successiva (quella del suo compleanno) la vittoria del genitore.


LA SCUOLA AL CINEMA - FEBBRAIO 2017

Al prezzo di € 3,00 a studente (insegnanti e adulti accompagnatori non pagano), salvo altre indicazioni di prezzo per proiezioni speciali, è possibile partecipare alle proiezioni mattutine presso le sale di Cinemazero. Ogni proiezione è un evento, accompagnato dal commento critico di un esperto. E' obbligatoria la prenotazione scrivendo a didattica@cinemazero.it Ogni mese insegnanti e segreterie didattiche ricevono tramite mail la lista di tutti gli appuntamenti in sala. Per essere inseriti nella mailing list, inviare il proprio contatto a didattica@cinemazero.it Martedì 7 febbraio Ore 9:00 Evento speciale in occasione della "Prima Giornata nazionale contro il bullismo a scuola". Promossa da Ufficio Garanzia FVG per i diritti dei bambini e degli adolescenti BEN X di Nic Balthaza. Con Greg Timmermans, Marijke Pinoy, Laura Verlinden. Belgio, Paesi Bassi 2007, 93' Ben parla poco, socializza poco e ride poco, in compenso studia molto, pensa tanto ed è molto intelligente. Ben, in sostanza, è autistico. Va al liceo, è maltrattato dai bulli di turno, sogna una vita migliore che rimane confinata nei suoi pensieri perché, appunto, parla poco e del resto ha anche pochi se non nessun amico. Ma Ben è anche Ben X nel mondo virtuale del MMORPG (massive multiplayer online role playing game) a cui gioca, una sorta di World Of Warcraft nel quale è un guerriero con punteggio 80, numero che a molti dice quasi nulla ma che a pochi fa strabuzzare gli occhi dallo stupore e dall'ammirazione. In quel mondo Ben X conosce Scarlite, ragazza con cui stabilisce un legame che potrebbe diventare anche reale visto che lei intuendo dei problemi decide di venirlo a trovare in treno. Giovedì 9 febbraio 2017 Ore 9:30 IL GGG - IL GRANDE GIGANTE GENTILE di Steven Spielberg. Con Mark Rylance, Ruby Barnhill.USA, Gran Bretagna, Canada 2016, 117' Il GGG è un gigante, Grande Gigante Gentile, molto diverso dagli altri abitanti del Paese dei Giganti che come SanGuinario e Inghiotticicciaviva si nutrono di esseri umani, preferibilmente bambini. E così una notte il GGG - che è vegetariano e si ciba soltanto di Cetrionzoli e Sciroppio - rapisce Sophie, una bambina che vive a Londra e la porta nella sua caverna. Inizialmente spaventata dal misterioso gigante, Sophie ben presto si rende conto che il GGG è in realtà dolce, amichevole e può insegnarle cose meravigliose. Il GGG porta infatti Sophie nel Paese dei Sogni, dove cattura i sogni che manda di notte ai bambini e le spiega tutto sulla magia e il mistero dei sogni. Martedì 14 o mercoledì 15 Ore 9:00 Biglietto unico speciale IO, CLAUDE MONET di Phil Grabsky. Tremila lettere di Claude Monet. È a partire da questo immenso patrimonio di scritti di Monet (Parigi, 1840 - Giverny, 1926), accostati alle straordinarie opere conservate nei più importanti musei del mondo, il film rivela la tumultuosa vita interiore del pittore di Giverny, tra momenti di intensa depressione e giorni di assoluta euforia creativa, offrendone così un ritratto complesso e commuovente. Attraverso più di cento dipinti filmati in alta definizione lo spettatore potrà conoscere la vita emotiva e creativa del pittore che con il suo Impression. Soleil levant, esposto nell'aprile del 1874 nello studio del fotografo Nadar, fece parlare il critico Louis Leroy della prima "esposizione degli impressionisti", dando involontariamente vita al termine che avrebbe segnato buona parte della storia dell'arte europea di fine Ottocento. Coming soon.. LIFE ANIMATED di Roger Ross Williams. Con Jonathan Freeman, Gilbert Gottfried. USA 2016, 91' La Sirenetta, il Re Leone, Aladdin... i classici Disney hanno scandito l'infanzia di noi tutti, ma per qualcuno hanno avuto un significato particolarmente importante. È il caso di Owen, che all'età di tre anni ha iniziato a manifestare i sintomi di una grave forma di autismo. Chiuso in se stesso, incapace di elaborare le proprie emozioni, Owen trova proprio nei film Disney un tramite per fare breccia nella barriera che lo separa dal mondo, sviluppando un modo del tutto alternativo ed eccezionale di esprimersi attraverso la voce dei suoi eroi. Dal regista premio Oscar Roger Ross Williams, una storia universale che testimonia come le opere di fantasia non servano solo a fuggire dalla realtà, ma abbiano un potere segreto ben più importante: quello di aiutarci ad affrontarla.


GIOCARE CON L’ARTE CON BRUNO MUNARI

Domani accadrà ovvero se non si va non si vede

Udine, Mediateca “Quargnolo” 4, 11 e 18 febbraio 2017

La Mediateca di Udine “Mario Quargnolo” propone nel mese di febbraio un corso di formazione di educazione all’immagine per docenti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Il laboratorio ispirato alle idee e alla figura di Bruno Munari è curato dal Gruppo Immagine e Mini Mu di Trieste. È il segno che fa il disegno. Gioco di parole? Intensa riflessione? Forse si tratta di una affermazione già sentita, spesso si tratta di una esperienza non sperimentata, non agita. Nei laboratori Giocare con l’arte e nei percorsi di formazione, il gioco (con la presenza delle regole e la ricerca delle varianti) ovvero la sperimentazione di strumenti, supporti e tecniche, ispira la costruzione di un canovaccio che intreccia pensiero e azione. Verranno alternate le esperienze agite a momenti di riflessione sul metodo e sugli snodi teorici. Info e iscrizioni: mediateca@visionario.info

JOŽE BABIC: L'ULTIMA STAZIONE

Gorizia, Kulturni dom - mercoledì 15 febbraio 2017 Il secondo dei tre eventi che il Kinoatelje di Gorizia dedica alla celebrazione del centenario di nascita di Jože Babič si terrà mercoledi, 15 febbraio, al Kulturni dom di Gorizia con la proiezione dell’ultimo lungometraggio di Babič L'ultima stazione ('87, 1987), che racconta la storia del rivoluzionario socialista Tone Klepec, operaio delle aziende comunali, ex partigiano, che si ritrova spaesato e non trova più il proprio posto in un mondo sempre più divorato dal consumismo. Il film verrà proiettato con sottotitoli in italiano. Info: www.kinoatelje.it

ÈSTORIA A TEATRO: LA LINGUA ASSEDIATA

Pordenone, Teatro Comunale G.Verdi - domenica 26 febbraio 2017 Nell’ambito della manifestazione "Essere italiani: forme, invenzioni e prospettive di un’identità" - progetto nato dalla collaborazione tra il Teatro Verdi di Pordenone e l'Associazione culturale èStoria - domenica 26 febbraio alle ore 11.00 (ingresso libero) si terrà l’incontro La lingua assediata con gli interventi di Stefano Bartezzaghi e Paolo Medeossi. Componente imprescindibile di ogni comunità nazionale, la lingua s’intreccia a ogni aspetto della vita di un popolo, riflettendone le caratteristiche e ponendosi a sua volta come elemento dinamico della politica e della società. Dal latino agli anglicismi, un vasto affresco della lingua italiana e della sua evoluzione e quindi, inevitabilmente, della nostra. Info: www.estoria.it

ELIO CIOL - NEL SOFFIO DELLA STORIA

San Vito al Tagliamento, chiesa San Lorenzo - fino al 26 febbraio 2017 Nell’ambito del XXV Festival Internazionale di Musica Sacra è visitabile fino a domenica 26 febbraio la mostra fotografica Nel soffio della storia dedicata agli scatti realizzati da Elio Ciol in terra libica nel 2002 che evidenziano non soltanto il tema iconografico dell’esposizione, cioè l’antica arte romana di Leptis Magna, Sabratha, Cirene, Tripoli e altri luoghi dell’odierna Libia, ma anche il fatto che questa iconografia testimonia la Storia, è cioè uno dei tanti segni del passaggio della specie umana sulla terra, ne mette in evidenza la rapidità e, al di là di ogni nostro desiderio, anche la sostanziale labilità. Quello della Storia, infatti, è un “soffio”, cioè un momento, un tempo breve, nonostante gli antichi monumenti siano anche, pur nella loro evidente “consumazione”, la testimonianza di una durata, di una sotterranea opposizione alla morte che si manifesta propriamente nel respiro dell’arte che li ha pensati e realizzati. Il fascino delle immagini di Ciol consiste nel riuscire a trasmettere contemporaneamente sia il transito delle cose, come la loro profonda aspirazione a resistere nella “forma”, a non lasciarsi travolgere: e tra queste “cose” l’uomo è certo l’essere più consapevole dell’insuperabile contraddizione in cui è stretto. Info: www.comune.san-vito-al-tagliamento.pn.it


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I Nostri Viaggi di Gruppo 18/02: La Monaca di Monza a Villa Reale 25-27/02: Benessere e cultura alle terme 04/03: Milano e la mostra del Canaletto 18-19/03: /¡DQWLFR Ducato di Parma e Piacenza 26/03: In navigazione tra le Ville del Brenta 07-10/04: Tour dei Balcani e Medjugorie 09/04: I giardini di Sissi a Merano 22- ,O ODJR G¡2UWD O¡DFTXHUHOOR GL 'LR 25/04-01/05: A spasso per la Corsica 19-22/05: Il Lago di Costanza 26/05-02/06: Malta e Gozo in tour 28/05: La laguna di Venezia sconosciuta 01-04/06: Viterbo e le terre degli Etruschi 10-11/06; 08-09/07; 02-03/09:Il treno del Bernina 15- /¡LQILRUDWD GL 6SHOOR H O¡8PEULD 16-20/06: La Spagna del Nord - I Paesi Baschi 30/06-08/07: La Romania, Budapest e Belgrado 08-15/07: Tour Mosca e San Pietroburgo 24-30/07: Soggiorno tra Livigno e la Svizzera 21-28/08: Santiago di Compostela e il Portogallo 07-11/09: In Polonia sulle orme di Chopin 17/09: Il Treno dei Sapori al Lago di Iseo 24-30/09: In Sicilia tra vulcani ed isole 01/10: Il Treno GHOO¡2OLR DO /DJR GL ,VHR 15-22/10: Le Meteore,la Macedonia e i Patrimoni 8QHVFR GHOO¡$OEDQLD GHO 6XG

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