mensile di cultura cinematografica
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Cinemazero rilancia le sue attività anche per il 2015
I cuori affamati di Saverio Costanzo
Intervista al regista di Hungry Hearts, in sala a gennaio
Le Certain Regard de Wim Wenders Il cineasta tedesco presidente di giuria alla prossima Berlinale (5-15/2)
Trieste Film Festival
Imperdibile appuntamento con il cinema dell’Europa centro-orientale
Young Club: only for Cinemalovers
Un’occasione unica per i giovani che il cinema vogliono farselo da sè
Una settimana di film...per non dimenticare
Gennaio
Spostando le nuvole un po’ più in là
15 2015 numero 1 anno XXXV
Soldi e cultura, un rapporto da chiarire
Tra padri e “padrini” la cultura deve saper difendere la propria identità
Quest’anno si celebra il decennale della Giornata della Memoria
“Branca, Branca, Branca...”
Grandi eventi per il centenario di Mario Monicelli spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi
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Tra padri e “padrini” la cultura deve saper difendere la propria identità
AndreaCrozzoli Crozzoli Andrea
Editoriale
Soldi e cultura, un rapporto da chiarire “Il sottosegretario allo Sviluppo economico ha in calendario una riunione con il direttore generale cinema del Mibact (ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo) e con un gruppo di protagonisti del cinema romano e del Festival di Roma ... per lo stanziamento ... di alcuni milioni di euro per potenziare le iniziative specifiche del Festival di Roma” scrive Paolo Mereghetti sull’autorevole Corriere della Sera di dicembre, ed argutamente aggiunge: “... A nove anni dalla sua nascita, la manifestazione voluta da Veltroni e Bettini e passata sotto l’ala di Alemanno e Polverini fatica a trovare una propria identità fuori dall’abbraccio della politica ... sono cambiate le alleanze e gli schieramenti, ma sempre di «padrini» si tratta...”. È racchiusa tutta qui l’amara constatazione di quanto la politica del padrinaggio, abbia negativamente inciso nella società italiana dove, al di là delle parole, sono troppo spesso valse le logiche delle appartenenze, degli schieramenti, del tornaconto e della convenienza. Queste logiche, tutte a danno di una corretta gestione delle cose basata sulla competenza, sulle doti professionali e sull’adeguatezza ai ruoli, hanno così contribuito in maniera decisiva a far tramontare splendide e storiche manifestazioni, come la Mostra del Cinema di Venezia a favore di altri Festival come Cannes o Toronto. “... sovvenzionando a dismisura un festival si finisce inevitabilmente per danneggiare gli altri - scrive ancora Mereghetti sempre sul Corriere della Sera - a cominciare proprio da Venezia che, nonostante gli attacchi «romani», ha saputo conquistarsi una credibilità che non le deriva solo dalla sua storia ma anche dalla capacità di fare mercato...” e si chiede, e chiede al mondo politico, “...quale riflessione globale hanno fatto sul sistema dei festival italiani ...quale progetto hanno in mente per indirizzare il fondamentale ruolo finanziario dello Stato verso sbocchi che non servano solo per organizzare incontri e cene negli alberghi più belli della capitale.” La politica, che dovrebbe dare gli strumenti per un indirizzo di sviluppo, rischia così, invece, di legare alle proprie esigenze di respiro spesso elettorale, un ambito che deve essere libero per natura e vocazione. Fortunatamente nei quasi 40 anni di attività Cinemazero si è sempre tenuto lontano da qualsivoglia ambito di appartenenza o schieramento. Abbiamo proseguito, negli anni, con la serietà del nostro lavoro, delle nostre proposte, pur transitandoci davanti agli occhi giunte regionali, provinciali e comunali di vario colore politico. Il lavoro di Cinemazero è stato seguito da un vasto pubblico (oltre 100.000 presenze annue) che ha permesso, e permette tuttora, all’Associazione di avere un bilancio con il 75% di fondi propri. Fondi che, non essendoci chiaramente nessun scopo di lucro, abbiamo sempre reinvestito in attività culturale. Già nel nostro storico primo volantino del 1978, che annunciava la nascita di Cinemazero, programmaticamente scrivevamo: “... iniziamo la nostra attività in collaborazione con la consulta rionale di Torre e nella sala del C.R.A.L. di proprietà del Comune; questa scelta non è casuale ma allude alla necessità di creare servizi culturali pubblici di cui devono farsi carico gli enti locali...”. Condividiamo, infine, la domanda che pone Mereghetti sul Corriere della Sera al mondo politico, che non è quella obsoleta e stanca sulla “... allergia al pluralismo culturale...” ma sull’indirizzo generale per il sostegno al cinema e quindi alla cultura.
In copertina Saverio Costanzo regista di Hungry Hearts in sala a gennaio.
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Gennaio 2015, n. 1 anno XXXV Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Marianita Santarossa Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Grafiche Risma Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
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Cinemazero rilancia le sue attività nel 2015 sfidando la crisi
Riccardo Costantini
Chissà se i mitici “padri fondatori” in quel 1978 ormai lontano (ma non tanto, sia chiaro, perchè è anche l'anno di nascita di chi scrive!) ipotizzavano che quella “associazione culturale” (leggesi “cineclub”) che mettevano al mondo sarebbe diventata una piccola ma articolata “azienda culturale”, capace di catturare 110.000 sguardi all'anno (tanti i biglietti staccati anche nell'appena concluso 2014, bissando il già incredibile successo della stagione 2013) e di portare attività di vario tipo ad essere protagoniste di un'intera città (su tutte la mediateca e i suoi 27.000 prestiti – completamente gratuiti - annuali di film) o di palcoscenici più ampi (dai festival internazionali “giocati in casa” come Le giornate del Cinema Muto e Le voci dell'inchiesta, alle mostre fotografiche Pasolini-Fellini-Modotti che girano il pianeta, all'attività della Tucker Film...)? A detta loro, sentiti uno alla volta, negano ogni previsione che fosse allora ottimistica. Fanno i modesti, ma va invece ricordato che l'imprinting che hanno dato è stato proprio quello di cercare di alzare sempre con entusiasmo l'asticella (foss'anche di poco), più in alto. Così, anche il 2015, si prepara a essere un altro anno di “crescita” per Cinemazero. La congiuntura economica preoccupa, ma la graduale trasformazione da un modello di gestione di stampo puramente associativo a uno con maggiori istanze di impresa culturale, consente a Cinemazero di difendersi e rilanciare. La progettualità è infatti organizzata in aree con budget dedicati e obbiettivi specifici di lungo periodo: la sala e la programmazione filmica, la mediateca e le attività didattiche, gli eventi, l'archivio fotografico... Si cerca una gestione puntuale e strutturata, in cui i vari anelli della catena si intersechino senza sovrapporsi. Difficile fare una sintesi fra le varie anime che compongono l'attività: i piani di una Mediateca non sono ovviamente gli stessi di un festival, della programmazione di una sala o delle attività espositive... Il minimo comune denominatore – e aspirazione per il presente e immediato futuro - è quello di offrire una serie di strumenti al pubblico perché possa ancora, in un giusto connubio di qualità e quantità (e a un prezzo calmierato!), in autonomia, ritagliarsi una propria fetta di “visione del mondo”, il più possibile ampia, al passo con i tempi, e possibilmente scevra da ogni condizionamento. Compito, detto così, estremamente arduo, considerato il “magma” visivo-multimediale che caratterizza la nostra epoca. Scendendo nel dettaglio, l'ambizione è che l'Aula Magna Centro Studi, ormai per tutti semplicemente “Cinemazero”, diventi uno spazio sempre più accogliente e con una proposta costantemente più ricca (sì, la quarta sala si farà, se non nel 2015, almeno nel 2016), che risponda alla nuova esigenza - diffusa a livello planetario grazie al digitale – di offrire contenuti di varia natura (non solo film, ma anche spettacolo dal vivo, dalla musica allo sport). La mediateca ha un articolato piano strategico, che, dopo il felice ma complesso trasloco nella nuova sede di Palazzo Badini (dove tra poco troveranno spazio anche gli uffici di Cinemazero), avrà come centro la sfida di trasformare quello che potrebbe sembrare un luogo bibliotecario in un centro propulsivo e di interazione con tema l'audiovisivo, con l'ambizione che le sue attività siano “faro” e guida fra le potenzialità degli archivi, al di là della “buona custodia” degli stessi. Gli eventi, più sensibili alla carenza di risorse dell'epoca, rilanceranno la sfida, cercando di offrire minore quanUna foto dei tanti “sold out” a Cinemazero tità di iniziative, ma di maggiore impatto: la nuova formula di FMK, puramente festivaliera e non più in stile “rassegna estiva” va in questo senso, e così sarà anche per gli appuntamenti estivi di Visioni Sonore, dove si stanno già stringendo importanti collaborazioni per ospitare eventi di punta per il territorio che uniscano musica dal vivo ed immagini. L'archivio fotografico, al centro di un'importante opera pluriennale di catalogazione e digitalizzazione, vedrà finalmente on-line il suo nuovo sito internet, che consentirà di godere dei suoi tesori – almeno virtualmente – a qualsiasi persona connessa al web. Infine, come linea generale di impostazione delle proposte, sarà implementato in maniera significativa il dialogo con il pubblico, cercando – in un'epoca dove l'interazione tramite strumenti elettronici è fondamentale – di rispondere con puntualità alle mutate esigenze di chi gode delle attività di Cinemazero. Tre concetti chiave, per concludere? Aumento (selezionato) dell'offerta, centralità del pubblico, qualità della proposta. La sfida è impegnativa, che lo spirito dei “grandi padri fondatori” sia sempre con noi!
Cinema(due)zero(quindici)
Spostando le nuvole un po’ più in là...
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In sala a gennaio il film vincitore di due Coppe Volpi al Festival di Venezia
Marco Fortunato
A colloquio col regista
Hungry Hearts i cuori affamati di Saverio Costanzo Dopo aver affrontato la sfida dell’adattamento del best seller di Paolo Giordano La solitudine dei numeri primi, Saverio Costanzo decide di cimentarsi con un’altra storia complessa e conflittuale protagonista del suo ultimo lavoro, Hungry Hearts, presentato in concorso alla 71ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Anche in questo caso l’idea del film prende le mosse da un libro? Esatto, tutto ebbe origine molto tempo fa, quando, circa un anno mezzo prima di cominciare a scrivere il film, lessi il libro di Marco Franzoso "Il bambino indaco" (pubblicato da Einaudi, ndr.). Fu una lettura che mi colpì molto, la trovai in qualche modo “respingente”, perché era una storia davvero molto forte, molto dura. Dopo un anno e mezzo, appunto, iniziai a scrivere il film lasciandomi guidare solo dai miei ricordi, senza rileggere il libro. Mi resi conto che la sua storia aveva in qualche modo incontrato la mia e, quasi senza pensarci, con la mia scrittura ne stavo facendo nascere un’altra che ho cercato di raccontare nel film. Come è stato il suo rapporto con Franzoso? Vi siete mai incontrati per parlare del film? La prima volta che ci siamo incontrati è stato al Festival di Venezia, in occasione della presentazione ufficiale, prima non ce n’è mai stata occasione. Eppure posso dire che abbiamo comunque “lavorato insieme”, ci siamo incontrati attraverso il suo libro, che in molte parti è anche molto diverso dal film, sicuramente più duro. Questo percorso di condivisione indiretta, attraverso la storia, per me è stato fondamentale, molto più importante che conoscersi personalmente. La storia che racconta è costruita intorno ai contrasti e alle conflittualità, nelle situazioni ma anche negli spazi, che spesso sono contrapposti. Penso alla sensazione di claustrofobia che trasmettono le scene d’interno girate nel piccolissimo appartamento dove la coppia vive rispetto all’ariosità degli esterni girati a New York. Sul red carpet con il cast del film Come mai ha scelto di ambientare il film proprio qui? Fin da quando ho immaginato di lavorare a questa storia ho subito pensato a New York. Volevo che i protagonisti, ed in particolare la madre, si trovassero costretti a lottare e a reagire anche nei confronti dell’ambiente. Per questo avevo bisogno di una città violenta e non vedevo questa caratteristica in nessuna città italiana. Roma ad esempio, che è la mia città, non era assolutamente adatta (e poi è sempre molto complicato girare un film nella capitale ) e con Milano non ho abbastanza familiarità. Con New York invece sì, perché ci ho vissuto, ecco il motivo per cui l’ho scelta. Quello non è stato un periodo facile della mia vita, ho sofferto molto, e quel senso di solitudine e smarrimento era quello che cercavo per Mina. Ho utilizzato lo stesso stratagemma di Franzoso – che nel libro fa interpretare il ruolo della madre ad una ragazza straniera che vive nel nostro Paese per rendere il suo isolamento – ma ho dovuto capovolgerlo, facendo di Mina un’italiana in terra straniera. Questo elemento, coerente con la mia memoria del romanzo, è centrale sia per capire la psicologia del personaggio della madre che si sente solo nella sua battaglia che per la coerenza narrativa del film perché spiega, ad esempio, come mai lei si appoggi molto alla famiglia del marito. Qual è il suo rapporto con i personaggi? C’è n’è qualcuno con cui si identifica? La struttura del film e della sceneggiatura è tutta giocata sul continuo confronto dei punti di vista dei vari personaggi rispetto alla storia. Entriamo nella loro vita familiare con gli occhi di Mina, la madre, per poi spostarci e seguire la vicenda secondo le emozioni di Jude, il padre, per poi cambiare ancora una volta la nostra prospettiva. Il mio obiettivo era proprio quello di mettermi nei panni tutti i personaggi, verso i quali non c’è nessuna forma di giudizio, ma una grande partecipazione, anche a livello personale. Per loro, per tutti loro, ho sentito fin da subito una grande tenerezza. Possiamo parlare di un’empatia assoluta che la lega a tutti loro? Assolutamente. In questo c’è un aspetto autobiografico nel senso che anch’io, come i protagonisti del racconto, ho vissuto la sfida di diventare genitore e questa vicenda, in fondo, ricostruisce questo momento di passaggio cercando di raccontarlo nel suo divenire, da
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diversi punti di vista. Ogni personaggio – anche quello all’apparenza più negativo e mi riferisco natuRomano, classe 1975, Saverio Costanzo si laurea in ralmente a Mina, la madre – affronsociologia delle comunicazioni alla Sapienza e inita questo momento in modo diverzia a lavorare come conduttore radiofonico. Nel so, spesso sbagliando, seguendo 1997 realizza alcuni spot e scrive la sceneggiatura dei percorsi all’apparenza comdel corto Il Numero, per poi trasferirsi a New York plessi costellati di situazioni e scelte che possono apparire sbagliate dove realizza il documentario Caffè Mille Luci, ma muove da principi ed intenzioBrooklyn, New York in sessanta episodi. Nel 2001 ni assolutamente condivisibili. Per è la volta di Sala rossa, una docu-fiction premiata questo io non riesco a colpevolizal Festival di Torino e, due anni più tardi, del suo zarla ma continuo a vederla come primo lungometraggio per il grande schermo una sorta di eroina contemporaPrivate, storia della convivenza forzata tra una nea, colei che cerca di vivere un famiglia palestinese e un gruppo di militari israeliagrande cambiamento nel miglior ni, che ottiene il Pardo d’Oro al Festival di Locarno. modo possibile e ci indica una posSeguono In memoria di me (2006) presentato in sibilità. concorso al Festival di Berlino 2007, e l’adattamen- Come è arrivato ad Adam Driver to dell'acclamato romanzo La solitudine dei numeri per interpretare Jude? primi, del cui film (dal titolo omonimo) oltre alla Durante il casting americano fu il regia ha curato anche la sceneggiatura assieme primo che mi fecero vedere e, già all’autore del libro, Paolo Giordano. dalla foto, capii che era quello giusto. Purtroppo però in quel periodo Adam era impegnato su un set, così il casting proseguì e ci proposero diverse alternative, tutte peraltro di ottimo livello ma, dato che nessuna ci convinceva veramente, vi confesso di essere stato in procinto di abbandonare l’idea di fare il film. Poi l’agente di Adam mi richiamò per dirmi che lui aveva letto la sceneggiatura, era molto interessato e, per nostra fortuna, gli si era liberata una finestra di qualche settimana durante la quale avremmo potuto girare. Quando l’ho conosciuto ho avuto l’ulteriore conferma della bontà della mia scelta perché Adam rappresenta la sintesi perfetta tra punto di vista “europeo” nell’affrontare i problemi (anche se non mi so spiegare perché) e il suo vissuto americano che era funzionale al racconto. Gli sono grato per aver creduto molto nell’idea e, anche se non conosceva quasi nulla dei dettagli, per essersi fidato di noi e del nostro progetto. Il film, anche dovendo fare i conti con la limitata disponibilità temporale di Driver, è stato girato in poche settimane, con un budget molto basso ma queste non sono le uniche peculiarità del suo lavoro dal punto di vista tecnico Un aspetto a cui tengo molto è il fatto di aver girato in 16mm. So di essere rimasto tra i pochi a farlo e sinceramente me ne sorprendo molto. All’epoca delle riprese su trenta film che erano in lavorazione presso il laboratorio che ci seguiva solo due erano in pellicola ma personalmente ritengo che la qualità di questo supporto sia talmente superiore a quella attualmente offerta dal digitale - e con cui ho avuto modo di confrontarmi quando ho diretto la serie TV In Saverio Costanzo sul set Treatment - che non ho nemmeno mai pensato ad un’alternativa. Credo che la bidimensionalità e la profondità che si riescono a raggiungere siano insuperabili e credo che ogni regista, se gli è possibile, dovrebbe girare in pellicola, non è un caso che molti dei grandi maestri del cinema stiamo proseguendo su questa strada. La pellicola è l’essenza del cinema e, a mio avviso, non scomparirà mai. Hungry Hearts uscirà nelle migliori sale italiane il prossimo 15 gennaio e rappresenta uno dei titoli più attesi del cinema italiano del prossimo anno, lei come vede, in generale, la situazione del nostro Paese da questo punto di vista? Io sono molto positivo. Credo che lo stato di salute del cinema italiano sia buono, anzi ottimo. Ci sono almeno dieci registi che seguo e il nostro cinema riesce a produrre almeno due o tre film di altissimo livello ogni anno, che non sono pochi. L’industria, quella sì, è in difficoltà e probabilmente andrebbe maggiormente sostenuta, ma la creatività, che è quella che conta, di certo non ci manca. A latitare forse è la visione d’insieme e il coraggio di rischiare verso nuovi filoni cinematografici e nuove realtà produttive.
SAVERIO COSTANZO
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Dal 5 al 15 febbraio la 65ma edizione della Berlinale
Ugo Brusaporco
Wim for president
Le Certain Regard de Wim Wenders IIl 20 Gennaio del 1978, il mai troppo compianto, e purtroppo dimenticato Giovanni Grazzini, uno dei padri della critica cinematografica del secondo dopo guerra scriveva sulle colonne del Corriere della Sera a proposito di Der Il poster ufficiale della Berlinale 2015 Amerikanische Freund (L'amico americano) di Wim Wenders: "Se il nome di Wim Wenders vi suona nuovo, alzate gli orecchi. Poco più che trentenne, è fra i registi maggiori del nuovo cinema tedesco. Non proprio limpido e spigliato, ma già come si vide almeno in Alice delle città d'ispirazione forte e solido linguaggio, chiuso in un suo universo angoscioso che esprime nella tensione dei paesaggi e nella densità delle figure. Intrecciando dramma e ironia, analisi di comportamenti ed evocazioni di luoghi fantastici (New York, Amburgo, Parigi), ora Wenders rinuncia a certi faticosi intellettualismi e alle estenuanti lentezze di Sul fil del tempo, e avvicinandosi al cinema americano d'azione e di atmosfere accredita meglio le sue inquietudini di europeo assediato al pensiero della morte". C'è in questo brano, di una lunga recensione, in quel tempo e fino ai primi anni '90, sui quotidiani si parlava di cinema e non di cronache del cinema, ebbene c'è in Grazzini un'idea di Wenders attenta alla crescita di un autore che da subito si è imposto nel panorama europeo trascinato dalle critiche e dai Festival, di cui divenne, ed è, assiduo frequentatore dimostrandosi un attento fruitore di tutto il cinema, cosa assai rara nei suoi colleghi. Come notava Grazzini, Wenders si nutre di cinema e questo frequentare i colleghi lo illumina. La Berlinale, festival amato e percorso da Wenders, gli dedicherà in questo febbraio 2015 una retrospettiva necessaria per fare il punto su un autore, che, lui stesso, necessita di riflessione, come mostra il suo ultimo film The Salt of the Earth (Il sale della terra). Da Cannes, dove il film era stato presentato nella sezione Un Certain Regard, poi sarà visto a San Sebastian, a Roma e in un'altra decina d Festival, scrivevamo: " The Salt Of The Earth di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado. Un emozionante viaggio nel mondo della fotografia e della vita del grande fotografo Sebastião Salgado. Dagli anni dell’apprendistato a oggi, tra immagini nuove e vecchie, tra interviste con lui e racconti di gioie e dolori. Il secondo figlio del fotografo, il primo è Juliano che ha co-diretto il film, è nato fortemente handicappato. Quello che colpisce è l’amore che questa famiglia riserva allo sfortunato bambino, aiutandolo a crescere e riuscendo a creare un linguaggio insieme. Questa è la migliore fotografia del film". C'è in Wenders un'attenzione particolare al dolore, è una sua continua meditazione, pensiamo a Light over water - Nick's Movie, film su-con Nichola Ray e il cinema e la malattia di lui filtrata dal bisogno di fare cinema, e pensiamo al più recente Pina, ancora omaggio a Pina Bausch, al dolore dell'amica morta - che Wim Wenders sul set ©Donata-Wenders-2004 muore - che resta cinema - danza di cinema. E quanto contano allora per dire questo le lezioni dei maestri? E prima di tutto dell'amato è inarrivabile Ozu? La retrospettiva berlinese saprà dirlo? Alla fine degli anni '80 tutto sembrava più chiaro, Fofi, Morandini e Volpi potevano sentenziare nella loro "Storia del cinema": "Se Herzog è il mistico, Fassbinder è il melodrammatico, Kluge il dialettico, Wim Wenders potrebbe essere definito l'antropologo", proprio la morte di Rainer Werner Fassbinder nel 1982 aveva costretto gli altri del cinema tedesco a coglierne l'eredità per non disperderla e già Wenders, coetaneo del collega, nati entrambi nel 1945, mostra di averla colta in Paris Texas, Palma d'oro a Cannes nel 1984, ma soprattutto in Der Himmel über Berlin nel 1987, nonostante la forte presenza della poesia di Peter Handke. E ora a Berlino, dove si aspetta anche la prima del suo nuovo film "Everything will be fine", ciliegina sulla torta al gusto di retrospettiva, che forse vorrebbe posarsi sulla torta della Croisette, ma sarebbe sgarbo difficilmente tollerabile per quelli di Potsdamer Platz.
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Dal 16 al 22 gennaio torna il Trieste Film Festival giunto ormai alla XXVI edizione
Anamaria Piercavassi
Si terrà dal 16 al 22 gennaio 2015 il prossimo Trieste Film Festival unanimemente considerato il più importante appuntamento con il cinema dell'Europa Centro Orientale. Forte anche del successo dell'affollata edizione 2014, la rassegna recupera un giorno e la programmazione si amplia sempre sotto la storica direzione di Annamaria Percavassi e Fabrizio Grosoli. Trieste Film Festival ossia suggestioni di un luogo magico, sospeso fra la Mitteleuropa e un “paese delle meraviglie”, creato dalla luce del cinema. Luogo incantato ed onirico che nasce però da un luogo fisico che rimanda all’architettura dei paesi indagati dal festival. Firmata ancora una volta da Claimax, l’immagine del TFF 2015 nasce a partire dalle suggestioni della fotografia del triestino Matteo Giacopci, e vuole rappresentare l’esperienza sensoriale del cinema, magica a tal punto da farci vivere attraverso la luce l'illusione di una primavera in anticipo. Sul sito www.triestefilmfestival.it ci sono, come sempre, tutte le informazioni per registrarsi. Nei giorni del festival, accanto alle selezioni ufficiali (che comprendono lunghi, corti e documentari in competizione) e ai programmi collaterali, anche il meeting internazionale di co-produzione When East Meets West, che coinvolge numerosissimi professionisti del cinema provenienti da tutta Europa, e la conferma del vivace focus dedicato al cinema di genere, Sorprese di genere, con una selezione di film (provenienti dalle aree di interesL’immagine della XXVI edizione se della rassegna) che si cimentano con gli stilemi tipici del genere (thriller, commedia sociale, poliziesco). Un altro appuntamento di rilievo del TFF, il premio dedicato a Corso Salani giunto alla quinta edizione cambia volto. L’Associazione Corso Salani e il Festival (che ospita il premio dalla sua nascita) hanno stabilito di modificare il regolamento. Il premio (in precedenza riservato a opere low budget in corso di realizzazione) sarà assegnato a un film di produzione italiana (lungometraggi, di fiction e documentari) completato tra il 1° gennaio e il 30 novembre 2014. I film presi in considerazione per l’attribuzione del premio sono produzioni indipendenti non ancora distribuite nel circuito -commerciale e non commerciale- in Italia a gennaio 2015 e prive di distributore internazionale. Tra i titoli segnalati saranno designati i 5 finalisti, presentati nell’ambito del Trieste Film Festival, che andranno a costituire la sezione già in precedenza denominata Italian Screenings; tra questi verrà scelto il vincitore del premio Salani, cui andranno 2000 euro (messi a disposizione dall’Associazione) intesi come contributo alla distribuzione italiana o internazionale. Il Trieste Film Festival si riserva di segnalare il film vincitore in ambito internazionale, e in particolare ne favorirà la presentazione ai professionisti internazionali che partecipano al forum When East Meets West, incontro di co-produzione organizzato dal Fondo Regionale per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, assieme a Trieste Film Festival. East Meets West riunisce professionisti provenienti dall’Europa dell’Est, l’Italia e uno o più paesi dell’Europa occidentale (nel 2015 l’Inghilterra, l’Irlanda e il Nordamerica). Il progetto Eastweek, nato nel 2009 in occasione del ventesimo anniversario del Trieste Film Festival, rinnova l'impegno preso con le Scuole e le Accademie di Cinema dell’Europa centro orientale, introducendo un’importante novità. Realizzato con il sostegno dell’InCE – Iniziativa Centro Europea (CEI) e in collaborazione con il Premio Internazionale per la Sceneggiatura Mattador dedicato a Matteo Caenazzo, Eastweek cresce e si trasforma in un workshop internazionale di sceneggiatura dedicato allo sviluppo di soggetti cinematografici. Gli studenti selezionati parteciperanno ai cinque giorni di workshop, in cui svilupperanno le loro idee attraverso lavori di gruppo, sessioni di Q&A, Masterclass e case studies. I trainer del workshop sono Nicos Panayotopoulos e Pavel Jech, con la collaborazione di Thanos Anastopoulos e con il coordinamento di Andrea Magnani. Un Talent Campus unico, in cui i partecipanti avranno accesso a tutte le iniziative del Trieste Film Festival e agli incontri di co-produzione nell’ambito del forum When East Meets West.
Trieste Film Festival
Tutte le novità del duemilaquindici al TFF
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Un’occasione unica per quei giovani che il cinema vogliono farselo da sé!
Marianita Santarossa
Cinemazero Young Club
For CinemaLovers Only! Tutti, nei più svariati ambiti e per le più disparate ragioni, invocano la partecipazione dei giovani (spesso senza crederci davvero, ma come slogan ormai entrato a pieno titolo nel repertorio d’ordinanza). Quando ci si pone il “problema dei giovani” ci si arresta inevitabilmente su cosa proporre ai giovani (o meglio: cosa si suppone che gli piaccia). Ma la verità è che non lo sappiamo, visto che (ahimè) nessuno di noi appartiene ancora a questa categoria. Il futuro sono loro, ma stando all’andazzo generale, probabilmente potremo conoscere (e dunque potranno esprimere) le loro idee e intenzioni solo quando saranno usciti da questa misteriosa e universale fascia d’età (magari dopo essere scappati altrove). Abbiamo quindi deciso di non proporre proprio niente a questi giovani, ma di mettergli a disposizione un contenitore e tutte le professionalità che Cinemazero raccoglie. Perché il CinemazeroYoungClub non è un luogo in cui ricevere qualcosa, ma il posto dove poter decidere per primi cosa fare, cosa vedere, come e con chi. Potranno trovarsi quando vogliono e la Mediateca sarà il loro luogo di incontro. Potranno decidere che film vedere, se guardarli insieme in Mediateca o a casa, oppure organizzarsi il proprio evento nelle sale di Cinemazero. A loro la decisione di confrontarsi sul film dal vivo, o se farlo attraverso whatsapp o facebook (o quello vorranno, se gli va). Forse emergeranno interessi diversi e allora potranno contare sullo staff di Cinemazero per imparare a muoversi nei diversi ambiti: dalla critica cinematografica all’organizzazione di eventi, dalla realizzazione dei propri lavori audiovisivi (contando anche sull’attrezzatura che Cinemazero mette a disposizione) alla recitazione (grazie alla collaborazione con una davvero giovane associazione, 99MQ, composta da professionisti che non superano i 25 anni). Potrebbero anche avere delle dritte su come partecipare ai festival internazionali e soprattutto dirci cosa vogliono, per permetterci di conoscerli un po’ di più e dargli quello che gli serve per arrangiarsi, essere autonomi e sviluppare le loro idee e passioni. Diciamocelo: questi giovani non hanno bisogno di noi! Hanno solo bisogno (da quel che ricordo di quei tempi andati) degli strumenti che delle professionalità competenti possono fornirgli per dare vita ai loro progetti, e dello spazio per poterli realizzare. Perché se la magia del cinema ti ha stregato, Cinemazero è certamente il posto giusto per continuare a vivere questo meraviglioso incantesimo!
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Quest’anno si celebra il decennale della Giornata della Memoria
Manuela Morana
La psicoterapeuta e scrittrice per bambini Masal Pas Bagdadi, nata a Damasco nel 1938 e scappata a cinque anni dalle persecuzioni antisemite chiede: “come si fa a vivere senza andare a leggere tutto quello che è stato scritto sulla Shoah? Come fare in modo che queste cose diventino nostre per non ripeterle?”. La risposta è semplice. E' necessario conoscere quanto accaduto e per farlo possiamo contare anche sulle immagini e sulle storie che nel tempo sono state affidate allo schermo cinematografico. Cinemazero rinnova la sua partecipazione alle commemorazioni del Giorno della Memoria – che sul calendario internazionale è dal 2005 per risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite fissata nella data del 27 gennaio, quando nel 1945 l'esercito russo aprì i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz - con un'intera settimana di matinée nelle sale di Cinemazero per dare l'opportunità a studenti, educatori e insegnanti di ogni ordine e grado di approfondire attraverso il cinema la conoscenza di ciò che è stato. E perché, al di là della ritualità che la ricorrenza impone, è essenziale confermare la memoria della Shoah come valore acquisito, da diffondere e preservare al pari della pace civile, della responsabilità Un’immagine dal film Run boy run di Pepe Danquart individuale, della libertà democratica e della lotta contro tutte le forme di intolleranza e razzismo. Anche se è difficile parlare di persecuzione, di morte e di ferocia, dunque, bisogna invitare i più giovani a spalancare gli occhi sulla più grande tragedia dei nostri tempi e a commemorare le vittime dell'Olocausto. Tra i film in programma quest'anno a cura di Cinemazero viene proposto come nuovo titolo “Run Boy Run” (Corri ragazzo corri), adattamento dell'omonimo romanzo di Uri Orlev, lo scrittore polacco di famiglia ebrea che ha sempre messo al centro della sua narrativa i ragazzi, la guerra e la forza di resistere al male. Ispirato alla vera storia di un giovane scampato alla persecuzioni, l'opera catapulta lo spettatore nel 1942 quando dal ghetto di Varsavia fugge un piccolo uomo di 8 anni. Potendo contare sulla sola compagnia di se stesso, Srulik, questo il suo nome, attraversa una foresta per poi rifugiarsi in una fattoria. La via per la salvezza sarà piena di ostacoli, vigliaccherie e crudeltà. Ma non mancano le persone pronte a tendere incondizionatamente la propria mano per aiutarlo. Commovente e molto coinvolgente, Run Boy Run è diretto dal tedesco Pepe Danquart, già vincitore di un Oscar per il cortometraggio Schwarzfahrer (1993). Esso ha il pregio di dare vita a un nuovo personaggio simbolo di libertà che racconta il male con gli occhi di un bambino, e insieme di mostrare tutta la forza di cui si è capaci per sopravvivere. Nel calendario di matinée, che è stato diffuso presso le segreterie didattiche degli istituti scolastici di Pordenone e provincia, non mancano alcuni titoli classici del cinema della Shoah adatti al pubblico più giovane: “La chiave di Sara” (2010) di Gilles Paquet-Brenner, trasposizione dell'omonimo romanzo di Tatiana de Rosnay dove si narra il dramma di una bambina sopravvissuta ai Un’immagine dal film Run boy run di Pepe Danquart rastrellamenti nel 1942 in Francia, e “Jona che visse nella balena” (1993) di Roberto Faenza, film tratto da Anni d'infanzia, il romanzo autobiografico dello scrittore Jona Oberski. Per ulteriori informazioni e approfondimenti scrivere a didattica@cinemazero.it.
Giornata della Memoria
Una settimana di film per non dimenticare la Shoa
2015 - Gennaio CZNotizie_01-GENNAIO_2011 18/12/2014 17:59 Pagina 11
2015 centenario di Mario Monicelli
Lorenzo Codelli
Grandi eventi in Friuli Venezia Giulia
“Branca, Branca, Branca...” "...Leòn Leòn Leòn": ecco l'inno che risuonerà ovunque nel 2015 per festeggiare il centenario del regista de L'armata Brancaleone, Brancaleone alle crociate e I soliti Brancaleoni, pardon, I soliti ignoti. Brancaleonando a Roma, quartiere Monti, ove la kermesse popolare di metà maggio coinvolgerà un'armata di vicini (Giorgio Napolitano), amici suoi e miei, parenti serpenti di via dei Serpenti, ove Mario risiedeva al n. 29. Ricorda la sua consorte Chiara Rapaccini, alias Rap, che sul passaporto di Mario la città di nascita risultava in effetti Roma, e non Viareggio come lui s'era sempre divertito a far credere. Brancaleonando a Buenos Il manifesto celebrativo firmato da Chiara Rapaccini Aires, ove Mario amava accalorarsi sul proprio Paese con i conterranei emigrati. Brancaleonando ai festival di Cannes e Venezia, ove approderanno nuovi restauri dei suoi capolavori. Brancaleonando in giro per il mondo, grazie a Cinecittà Luce che sta coordinando un omaggio organico. E grazie a Rap, la quale sta allestendo una godibilissima mostra itinerante di installazioni su tela ispirate al mito monicelliano. Che cosa avverrà di particolarmente grandioso e spettacolare nel Friuli Venezia Giulia, ove Mario girò La grande guerra e Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, e ove partecipò attivamente a innumerevoli festival? Non riveliamolo onde suscitare suspense... Agli inizi di dicembre 2014 il Film Forum di New York ha preceduto tutti quanti, brancaleonando in pieno Greenwich Village una decina di gemme monicelliane raramente viste o introvabili oltre oceano. Folle e code a ogni proiezione. Bruce Goldstein, manager della trisala trendy, ha allestito inoltre alcuni incontri con Rap, il docente Stefano Albertini e il sottoscritto svoltisi anche presso l'attigua New York University. E ha rilanciato in prima visione The Passionate Thief, ovvero Risate di Gioia (1960), nello smagliante restauro 4K della Cineteca di Bologna. Sul New York Times (4/12/14) Manohla Dargis esalta il film inserendolo nella tradizione dei "baccanali" adorati da Nerone e riallestiti via via da Visconti, Fellini e Sorrentino. Sul Village Voice (26/11/14) Stephanie Zacharek elogia la vasta parabola creativa monicelliana: "Più la vita diventa ridicola e più abbiamo bisogno di commedie all'italiana". Risate di Gioia è stato applaudito al Film Forum, tra gli altri, da John Turturro, Sondra Lee (una delle ninfette de La dolce vita), Laura Caparrotti (attrice e portabandiera di Totò), Caterina Zapponi, figlia del grande Bernardino, sceneggiatore sodale di Mario. Per mesi e mesi Risate brancaleonerà per campus e sale d'essai americane.
Mario Monicelli immortalato in una delle sue tante visite alle Giornate del Cinema Muto (c) Paolo Jacob
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SPEAKEASY: RIMANENDO SUL CONFINE La stagione 2014/2015 di Speakeasy tra le tante novità proposte, mette in campo una collaborazione con la Compagnia Karkorum Teatro, che quest’anno inaugura la sua prima stagione di Speakeasy al Teatro Santuccio di Varese. Per consacrare questo matrimonio teatrale, identificabile come un vero gemellaggio artistico tra Pordenone e Varese, sul palco di Pnbox Stefano Beghi, fondatore della compagnia Karkorum, con lo spettacolo “Rimanendo sul Confine”. Grazie a questo monologo Beghi, ci condurrà fra le storie del suo territorio, facendoci conoscere volti, emozioni di una terra di contrabbando. Rimanendo sul Confine: Il monologo mette al centro la narrazione. Un uomo ormai adulto, racconta quello che durante l’infanzia ha visto accadere nel suo piccolo paese non lontano dal confine tra Italia e Svizzera: la realtà dei fatti si mischia all’immaginazione di un bambino ormai cresciuto, ma che mantiene vivo il ricordo di quegli uomini, dei loro passi pesanti, dei loro sguardi pieni di storie (...) Info: Pnbox Studios Via Vittorio Veneto 23, Pordenone | 0434.551.781 o prenotazionistudios@pnbox.tv
PIERPAOLO MITTICA. ASHES/CENERI - RACCONTI DI UN FOTOREPORTER
Pordenone, Galleria Harry Bertoia - fino all’11 gennaio 2015
Mittica nelle sue immagini non fa sconti. Racconta quanto di assurdo e di terribile l'uomo fa contro se stesso. In luoghi che per molti sono sinonimo di disastri non casuali, di guerre, nuove schiavitù e di abbruttimento; e che per altri non sono altro che usuali condizioni di esistenza, o meglio di tragica sopravvivenza. La mostra si intitola Ashes / Ceneri. Un titolo che certo fa riferimento ai devastanti effetti sociali e/o ecologici causati dallo sfruttamento degli uomini e dell'ambiente in varie parti del mondo. Ma, in positivo, indica l'urgenza di una svolta epocale e di una rinascita, proprio a partire dalla conoscenza di ciò che, anche negli ultimi decenni, è stato provocato da ciniche scelte politiche ed economiche. Pierpaolo Mittica è un fotografo particolarmente attento alle tematiche sociali e ambientali. Si è occupato soprattutto degli oppressi, degli ultimi e delle persone che non hanno diritto di parola nei luoghi più difficili del terzo mondo. E, negli ultimi anni, ha iniziato a indagare sui più gravi disastri ecologici che hanno afflitto l'umanità e distrutto l'ambiente. Per questa mostra, promossa ed organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pordenone, Mittica ha scelto di documentare 10 ordinarie emergenze: Balcani: dalla Bosnia al Kosovo, 1997-1999, Incredibile India, 2002-2005; Chernobyl l’eredità nascosta 2002-2007; Vite riciclate, 2007-2008; Kawah Ijen – Inferno, 2009; Piccoli schiavi, 2010; Fukushima No-Go Zone, 2011-2012; Karabash, Russia, 2013; Mayak 57, Russia 2013; Magnitogorsk, Russia 2013. Dieci indagini che rappresentano altrettanti violenti squarci di realtà, notissime o quasi sconosciute, dove la sofferenza, l’abbruttimento, la violenza sono regolare, accettata quotidianità. Info: www.artemodernapordenone.it
PORDENONESCRIVE
Pordenone, Centro Culturale A.Zanussi - dal 31 gennaio 2015
Ognuno di noi ha una storia da raccontare. Una storia che gli urge nel cuore e che necessita delle parole giuste per essere detta. Alla domanda: "Si può imparare a scrivere?" ovviamente non c'è risposta. Esistono variabili imponderabili: il talento, l'esperienza personale, la conoscenza del mondo. Ma è certo che alcune tecniche si possono imparare, che alcuni strumenti si possono affinare. E soprattutto che ci si può accostare ad un ambiente, quello letterario, in modo più partecipe e attivo. Pordenonescrive, la scuola di scrittura creativa curata da pordenonelegge.it, è una proposta di assoluto rilievo, che in più di 40 ore di lezione, offrirà uno sguardo coinvolto e coinvolgente sulla passione di ascoltare e scrivere storie. La VI edizione della Scuola di scrittura creativa pordenonescrive sotto la regia di Gian Mario Villata e Alberto Garlini si occuperà dell'analisi di una forma narrativa molto importante nella letteratura contemporanea: il romanzo di genere. Studiare il romanzo di genere significa studiare la struttura di qualunque romanzo, proprio perché il genere rende trasparenti le necessità elementari di qualunque narrazione. Iscrizioni entro il 16 gennaio. Info: www.pordenonelegge.it
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Pordenone 8 gennaio 2015 (Giovedì) 08:00- 17:00
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i film del mese
Un film di Morten Tyldum. Con Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode. Gran Bretagna, 2014. Durata 113 min.
Un film di Tim Burton. Con Christoph Waltz, Amy Adams, Krysten Ritter. USA, 2014. Durata 106 min.
Un film di Clint Eastwood. Con Bradley Cooper, Sienna Miller, Jake McDormanr. USA, 2014. Durata 134 min.
LA VITA DEL MATEMATICO INGLESE ALAN TURING, GENIO INDISCUSSO DEL XX SECOLO
t he imit At ion gAme
Di mo Rt en t y l Du m Durante l'inverno del 1952, le autorità britanniche entrarono nella casa del matematico, criptoanalista ed eroe di guerra Alan Turing per indagare su una segnalazione di furto con scasso. Finirono invece per arrestare lo stesso Turing con l'accusa di "atti osceni", incriminazione che lo avrebbe portato alla devastante condanna per il reato di omosessualità. Le autorità non sapevano che stavano arrestando il pioniere della moderna informatica. Noto leader di un gruppo eterogeneo di studiosi, linguisti, campioni di scacchi e agenti dei servizi segreti, ha avuto il merito di aver decifrato i codici indecifrabili della macchina tedesca Enigma durante la II Guerra Mondiale. Si stima che la seconda guerra mondiale sarebbe durata almeno altri due anni e con decine di migliaia di morti in più se non si fosse riusciti a decrittare il sistema di comunicazione tedesco noto come Enigma. Una operazione cruciale quindi, che ben si capisce possa aver meritato più di una versione, anche cinematografica. Se in passato alcuni tentativi erano stati decisamente poco riusciti, riducendosi ad una piatta cronaca degli avvenimenti, The Imitation Game riesce ad essere molto di più, non limitandosi al solo Enigma, ma spaziando - con sottotrame e personaggi - sul contesto, particolarmente rivelatorio della società dell’epoca (a partire dal “liberalissimi” Regno Unito in cui si svolge la vicenda). Quello che affascina di più, seppur non sempre in maniera esplicita o evidente, è proprio il gioco sull’ambiguità nel mostrare i diversi segreti e chi li mantiene. La trama spionistica e' solo una superficie, sotto la quale covano dolori, tensioni, frustrazioni e solitudini - dei singoli e dello Stato stesso.
DAL GENIO DI BURTON UNA STORIA DI EMANCIPAZIONE E CREATIVITÀ ARTISTICA
big eyeS
Di t im bu Rt o n Walter Kane è un tizio che a cavallo tra gli anni '50 e '60 divenne famosissimo per dei dipinti la cui peculiarità erano dei bambini e delle bambine con degli occhi giganteschi. Non importa quanto fu ostracizzato dalla critica, perché il pubblico dimostrò un gradimento talmente spropositato che fece di Kane un uomo ricchissimo; certo, non senza il suo fiuto per gli affari, l'avere previsto con anni d'anticipo che il mondo dell'Arte stava cambiando, sulla scia della «riproducibilità tecnica» di Benjamin, accelerando i tempi. I veri soldi Kane infatti non li fece con i quadri, quanto con le stampe, le quali contribuirono all'edificazione di un vero e proprio impero commerciale. Ma come tutte le storie inerenti a grandi fortune, dietro ce n'è sempre un'altra ancora più interessante. L'artista non era Walter Kane, bensì la moglie Margaret e dietro questo segreto, che ha attraversato un decennio, si snoda Big Eyes. Se cercate l'opera meno burtoniana di Burton, è a questo film che bisogna rivolgersi. È un Burton con le mani legate, contenutissimo, ma proprio per questo più incisivo. Ripescando una struttura da cinema classico, che qui viene riadattata e resa appetibile anche a un pubblico meno avvezzo, Big Eyes ha modo di concentrarsi sulla vicenda di Walter e Margaret, del loro tormentato rapporto, senza studi o introspezioni di alcun genere. Il tono è una delle componenti che denotano maggior equilibrio, dato che Burton riesce a girare il tutto come fosse una commedia, a tratti nera a tratti seriosa, senza però mai sfociare nel dramma. L'abilità di Burton, da par suo, è quella di non cedere alla tentazione del surrealismo, di costruirci sopra scenari grotteschi, sebbene talvolta sembra quasi impossibile farne a meno. Perché grottesca lo è di per sé la circostanza di un uomo che riesce a gabbare il mondo intero spacciando per suoi i dipinti della moglie, con il beneplacito se non addirittura la benedizione di quest'ultima. Una situazione dagli equilibri così precari non è dunque facile da mettere in scena, perciò l'apparente fluidità con cui scorre altro non è se non l’ennesima conferma dell’incredibile abilità del regista. Tutto qui? Non proprio. Ci sono i colori, il tocco inconfondibile dei dipinti.. ma sono tutte cose che non si possono raccontare con le parole.
IL CECCHINO PIÙ LETALE NELLA STORIA MILITARE AMERICANA
AmeRiCAn SniPeR
Di Cl in t eASt wo o D La storia di Chris Kyle, un Navy Seal considerato il tiratore scelto più letale di tutta la storia militare degli Stati Uniti. Ma Kyle è stato anche molto più di un cecchino.
Un film di Francesca Archibugi. Con Micaela Ramazzotti, Valerio Mastandrea, Valeria Golino,. Italia, 2014.
Chris Kyle, U.S. Navy SEAL, viene inviato in Iraq con una missione precisa: proteggere i suoi commilitoni. La sua massima precisione salva innumerevoli vite sul campo di battaglia e mentre si diffondono i racconti del suo grande coraggio, viene soprannominato "Leggenda". Nel frattempo cresce la sua reputazione anche dietro le file nemiche, e viene messa una taglia sulla sua testa rendendolo il primario bersaglio per gli insorti. Allo stesso tempo, combatte un'altra battaglia in casa propria nel tentativo di essere sia un buon marito e padre nonostante si trovi dall'altra parte del mondo. Nonostante il pericolo e l'altissimo prezzo che deve pagare la sua famiglia, la rischiosa missione di Chris in Iraq dura quattro anni, incarnando il motto dei SEAL, "che nessun uomo venga lasciato indietro." Una volta tornato a casa dalla moglie, Taya Renae Kyle (Sienna Miller), e dai figli, Chris scopre che è proprio la guerra che non riesce a lasciarsi indietro. Dopo l’anteprima all’AFI FEST la critica americana l’ha già accreditato come uno dei sicuri protagonisti alla prossima corsa all’Oscar, con questo parole: “Calandondo il punto d’osservazione nella psiche ferita di Kyle, grazie all’eccellente performance di un Bradley Cooper ipermuscoloso, questo studio straziante e intimo del personaggio offre un sincero sguardo al prezzo fisico e psicologico versato sul fronte dai soldati. Eastwood supera persino le note a noi familiari, con una lucidità molto sobria da parte dell’84enne regista, che qui dimostra di essere in splendida forma” (Variety)
IL REMAKE DI 'CENA TRA AMICI', GRANDE SUCCESSO TEATRALE E CINEMATOGRAFICO
il nome Del Figl io
(Tit. Or.: Mr. Turner) Un film di Mike Leigh. Con Tom Wlaschiha, Roger AshtonGriffiths. Gran Bretagna, 2014. Dur.: 149 min.
Di FRAn CeSCA ARChibu g i La Archibugi torna a dirigere Micaela Ramazzoti - dopo la fortunata esperienza del 2009, quando con Questione di cuore conquistò 5 nomination ai Nastri d'Argento e un Ciak d'Oro - nel remake del grande successo di Le Prenom. Questa nuova versione del film, due volte premiato ai Cesar 2013, si incentra sulla storia di un uomo, qui interpretato da Alessandro Gassman, che, in procinto di sperimentare la paternità, si ritrova a cena circondato da parenti e amici creando scompiglio tra gli ospiti per la decisione del nome del bambino. Così una tranquilla serata in compagnia si declinerà in un'imprevedibile discussione che lascerà affiorare rancori, litigi e grottesche rivelazioni. Al fianco della splendida coppia di attori protagonisti Paolo e Simona, lui estroverso agente immobiliare, lei autrice di best-seller dai modi delicati, troviamo gli altri grandi nomi del cinema italiano: Valeria Golino, nei panni di Betta, sorella di Paolo e insegnante; Luigi Lo Cascio, interprete di suo marito Sandro, scrittore e docente universitario precario e Rocco Papaleo, calato nel ruolo dell'amico di infanzia di Paolo, Claudio, un musicista col duro compito di sedare gli animi nel tentativo di mantenere stabili i difficili equilibri di tutti. Un’operazione decisamente molto interessante quella dell’Archibugi che, grazie all’aiuto di Francesco Piccolo, riesce ad adattare una storia all’apparenza universale - la vicenda ovviamente potrebbe svolgersi ovunque - alla realtà italiana, con una serie di riferimenti più o meno espliciti venandola di toni comici e situazioni grottesche che promettono di strappare più di qualche risata.
LEIGH CESELLA CON FINEZZA, DI SCENA IN SCENA, UNA VISIONE DEL MESTIERE ARTISTICO
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Di mike l eig h J. M. W. Turner, pittore paesaggista, ormai adulto nei primi dell'800 vede morire il padre cui era molto affezionato e rimane a vivere con la donna di servizio che lo aiuta nel lavoro. Amante delle donne mature ma poco incline a stabilire rapporti affettivi stabili o a impegnarsi in relazioni durature, viaggia molto per esporre e per ammirare quello che poi dipingerà. Sebbene la scansione del film non si distacchi in nulla dai canoni del genere biografico, Leigh riesce lo stesso di cesellare con finezza, di scena in scena, una visione del mestiere artisticoe sull’importanza dell’istinto vitale insito nell'arte. Inaffidabile, umorale, ombroso, orso ed egoista con Turner si empatizza non senza un certo grado di senso di colpa e principalmente attraverso quella postura da mr. Hyde messa in scena da Timothy Spall, immensa antenna catalizzatrice di tutto ciò che avviene, una spugna che tutto prende e pochissimo rilascia così che ad ogni suo grugnito scatti una piccola risata. In tal senso non manca di barare Mike Leigh, di passare cioè per un po' d'ironia così da donare simpatia ad un personaggio apertamente antipatico, riuscendo a non tradire la realtà storica e contemporaneamente guadagnare il consenso dello spettatore per giungere al suo obiettivo: la fascinazione della battaglia umana per la conquista dell'arte, vista senza sconti e senza eufemismi.
i film del mese
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LA SCUOLA AL CINEMA - GENNAIO 2015
Tutte le proiezioni si svolgono a Pordenone presso Cinemazero, in Piazza Maestri del lavoro. Il costo del biglietto è di € 3,00 a studente (insegnanti e accompagnatori non pagano). Per informazioni e prenotazioni scrivere a didattica@cinemazero.it o chiamare il 392-0614459
Martedì 13 gennaio 2015 ore 11.00 - Adatto anche per scuole primarie VADO A SCUOLA (Tit. Or.: Sur le chemin de l'école) di Pascal Plisson. Francia, 2013, 75' Proiezione in collaborazione con Comitato UNICEF Pordenone. Ingresso con donazione Dalla savana del Kenia ai sentieri che solcano la catena dell'Atlante in Marocco; dall'altopiano della Patagonia al calore dell'India meridionale seguiamo Jackson, Zahira, Carlito e Samuel, quattro bambini con il desiderio di imparare. Per soddisfare questo desiderio (e come milioni di loro coetanei nel mondo) affrontano, nella maggioranza dei casi quotidianamente, percorsi lunghissimi e spesso pericolosi. Ognuno di loro ha un sogno di emancipazione che nessun ostacolo può frenare. Quattro ragazzi, provenienti da angoli del pianeta differenti, ma uniti dalla stessa sete di conoscenza.
Dal 26 al 30 gennaio 2015 - Ciclo di matinée dedicati alla memoria della Shoa Una settimana di eventi e proposte cinematografiche rivolte alle scuole di ogni ordine e grado. Oltre alla prima visione del film Run boy Run di Pepe Danquart (cui dedichiamo un approfondimento a pag. 10) non mancheranno alcuni titoli classici del cinema della Shoah: “La chiave di Sara” (2010) di Gilles PaquetBrenner, coinvolgente trasposizione dell'omonimo romanzo di Tatiana de Rosnay dove si narra il dramma di una bambina sopravvissuta ai rastrellamenti nel 1942 in Francia, e “Jona che visse nella balena” (1993) di Roberto Faenza, film tratto da Anni d'infanzia, il romanzo autobiografico dello scrittore Jona Oberski. Per informazioni scrivere a didattica@cinemazero.it
Matinée su richiesta - Per informazioni scrivere a didattica@cinemazero.it Dietro richiesta ed extra calendario, sono programmabili nelle sale di Cinemazero e al Cinema Zancanaro di Sacile dei matinée esclusivi. Tra i titoli della corrente stagione cinematografica particolarmente indicati per il pubblico dei più giovani si segnalano: Il giovane favoloso di Mario Martone, lo straordinario biopic dedicato a Giacomo Leopardi e firmato dal regista del maestoso Noi credevamo, e Class Enemy di Rok Bicek, l'opera slovena distribuita dalla friulana Tucker Film che parla al cuore di studenti e insegnanti, preferibilmente indicata per i ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado. A detta di Roberto Nepoti di Repubblica e secondo molti insegnanti che ne hanno apprezzato la qualità e il particolare valore educativo, "Class Enemy è un esordio intelligente che scarta ammirevolmente tutti gli stereotipi dello school movie. Non solo per l'ottima composizione del cast, assortimento di attori professionisti e studenti scelti nelle scuole. La sua forza sta nell'assumere diversi punti di vista, mostrando anche le ragioni di un insegnante severo perché prende il suo compito molto seriamente". Per informazioni scrivere a didattica@cinemazero.it
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ZERORCHESTRA IN SMILE - I MAESTRI DELLA RISATA
DOMENICA 1 FEBBRAIO ORE 15:00 | CINEMAZERO | NUOVASALAGRANDE LUCA GRIZZO – percussioni ed effetti sonori | DIDIER ORTOLAN – fiati ROMANO TODESCO – fisarmonica | LUIGI VITALE - vibrafono
Ritorna lo speciale appuntamento pensato per i più piccoli con protagonisti tre divertentissimi cortometraggi del cinema muto, accompagnati dalle improvvisazioni musicali della Zerorchestra in una grande festa per i ragazzi, tutta da vedere ed ascoltare.
IL PREMIO DOMENICO MECCOLI “SCRIVERE DI CINEMA” 2014 A LORENZO CODELLI Grande soddisfazione per tutta la redazione di CinemazeroNotizie nell’apprendere la notizia dell’assegnazione del Premio Meccoli “Scrivere di Cinema” all’amico e collega Lorenzo Codelli con cui abbiamo il piacere di collaborare da moltissimi anni. Lorenzo Codelli - triestino di nascita residente a Gemona dove è vicedirettore della Cineteca del Friuli - la cui sconfinata cultura cinematografica spazia dall’Italia agli States all’Estremo Oriente, ha curato decine di pubblicazioni su grandi nomi del cinema, di cui è anche molto amico. Dalle conversazioni con Mario Monicelli (solo pochi giorni fa Codelli era a New York per ricordare il regista) è nato per esempio L’arte della commedia, con Tinto Brass ha firmato il libro Monella e ha curato monografie anche su Ermanno Olmi, Pupi Avati, Gianni Amelio, Marco Tullio Giordana. Molti i lavori dedicati alla fotografia nel cinema, complice anche in questo caso l’amicizia con i grandi direttori della fotografia: sua l’introduzione alla monografia Dante Spinotti pubblicata dal festival internazionale Plus Camerimage; con Vittorio Storaro ha lavorato alla stesura del volume L’arte della cinematografia / The Art of Cinematography; e per la Cineteca del Friuli ha curato il libro-intervista Alessandro D’Eva: Udine, Tahiti, Pechino, Cinecittà. Complimenti Lorenzo!
GLI EREDI DI TOTÒ
DA t Re RiCominCio regia di Massimo Troisi, 1981 dur. 110' Venerdì 30 gennaio 2014 - ore 19.30
Mediateca Cinemazero - Piazza Cavour, PN | Ingresso libero Dopo il film i totofili si incontreranno per una pizza alla Pizzeria Plaza di piazza Risorgimento a Pordenone