€ 1,00 mensile di cultura cinematografica
“Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra...”
Il volto femminile dell’Italia a Cannes
A colpi di note debutta sotto le stelle
Cambia la location dell’evento che vede protagonisti i giovani studenti
Cinemadivino, i grandi film si gustano in cantina Cinque appuntamenti in altrettante cantine
Visioni d’estate al Cinecity
2018 numero 6 anno XXXVIII
La nuova Alba del cinema italiano
18
Giugno
Nuove (vecchie) polemiche sul ruolo della cultura
Al Lignano un ricco calendario di eventi in attesa del cinema in spiaggia
ShorTS International Film Festival
Dal 27 giugno appuntamento con il festival curato da Maremetraggio
Le Giornate della Luce accendono Spilimbergo
Al via la IV edizione della rassegna dedicata agli autori della fotografia
La rivoluzione è rinviata a domani Frissons sulla Croisette
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Nuove (vecchie) polemiche sulla cultura e sul suo ruolo
Andrea Crozzoli
Editoriale
“Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...” Dai dibattiti “cultura di destra o di sinistra” ci teniamo sempre in disparte. Questa volta siamo stati, come si usa dire, “tirati per i capelli” da una collega e amica giornalista, la quale ha dedicato, il 5 maggio, una pagina intera di un rispettabile quotidiano locale alla petizione inviata da 219 cittadini al Comune di Pordenone su PArCo, ovvero la villa al parco Galvani trasformata, in anni recenti, in galleria d’arte contemporanea. Ha poi chiosato un piccolo riquadro a fondo pagina dal titolo “L’analisi”. Titolo che lasciava supporre un approfondimento, un’analisi appunto, di qualcosa solamente sfiorato nell’ampio articolo sovrastante, ed invece, tra le altre cose, scrive: “... Pordenonelegge e Cinemazero sono considerate espressioni della cultura “di sinistra”, Pordenonepensa e Blues Festival “di destra”. Questa contrapposizione tutta pordenonese, è una categoria del pensiero ...”! L’analisi dove sta? Non possiamo, ancora nel 2018, credere che un’espressione culturale sia di destra o di sinistra; non possiamo continuare a proporre questi logori, vecchi schemi che hanno a che fare solo con il mondo della politica. Una volta, quando sentivano la parola cultura, mettevano mano alla pistola, ora mettono mano all’editto, come quello bulgaro che eliminò Enzo Biagi. Cultura di destra o sinistra è un metro di misura che viene direttamente dalla politica, la quale non usa il merito ma l’appartenenza. Un posto di responsabilità, sia esso culturale o meno, non viene affidato a chi è più competente, o più bravo, ma a chi è dentro il partito che in quel momento governa. Con la giunta di sinistra ci sarà l’assessore di sinistra che nominerà persone di sinistra ad occupare poltrone di sinistra, indipendentemente dalla loro capacità e preparazione. Se invece la giunta è di destra avremo l’assessore di destra che nominerà persone di destra ecc.. Se poi, non ci sono persone di partito disponibili, in ogni caso vengono coinvolte persone vicino ai loro ambienti, che condividono le loro idee e che manifestano palesemente una disponibilità alla collaborazione. Tutte queste spartizioni poco c’entrano con la cultura. La Mostra del Cinema di Venezia è uno degli esempi più evidenti: con Gian Luigi Rondi era una Mostra di destra, con Carlo Lizzani di sinistra. Fellini era di destra e Visconti era di sinistra. Ma i film sono semplicemente film belli o brutti, interessanti o banali sia con Rondi che con Lizzani. Cinemazero non è mai stato, e men che meno ora, una espressione politica. Come associazione ci siamo sempre tenuti fuori dall’agone politico. Abbiamo interloquito in questi 40 anni con Giunte (comunali, provinciali, regionali) di ogni colore politico e partitico. All’interno della nostra associazione ci sono persone di destra, centro e sinistra ma questo è un fatto che rientra nella sfera personale, che non coinvolge l’associazione. Il cinema è bello o brutto per i suoi contenuti e i giudizi variano, anche, in base alla sensibilità del momento di pubblico e critica. La cultura è per sua natura stessa libera espressione, approfondimento, ricerca, confronto, contaminazione. Non c’entra l’appartenenza politica, non c’entra destra o sinistra. Manichea suddivisione che interessa solo ai politici e alla loro eterna, costante e sfibrante campagna elettorale. Se nominassero le persone in base alla loro capacità, ai meriti, alla preparazione e non alla appartenenza, le cose (forse) funzionerebbero molto, molto meglio per noi tutti. Per rimanere infine nel mondo dell’arte visiva, madre di tutti i problemi, il geniale Altan in una sua vignetta scrive: “Perché i tagli alla cultura?”, “Per proteggervi. Meno ne sapete, meglio è per voi!”. Considerazione di destra o di sinistra?
In copertina Alba Rohrwacher protagonista di Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher e di Troppa Grazia di Gianni Zanasi, entrambi presentati a Cannes 2018.
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Giugno 2018, n. 6 anno XXXVII ISSN 2533-1655
Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
La nuova Alba del cinema italiano
Marco Fortunato
Dopo tanti anni di lamentele – probabilmente in molti casi eccessivamente drammatiche ed ingiustificate – il cinema italiano finalmente può (e deve) festeggiare. Il bottino raccolto all’ultimo festival di Cannes infatti è di quelli importanti e conta tre premi di assoluto rilievo: quello per la sceneggiatura al film Lazzaro felice di Alice Rohrwacher, quello per l’interpretazione maschile a Marcello Fonte per Dogman di Matteo Garrone, e quello per il miglior documentario a Samouni road di Stefano Savona. Se ne aggiunge un quarto, all’apparenza “minore”, ma in realtà molto importante, attribuito dagli esercenti d’essai di tutta Europa e dunque espressione della loro sensibilità: il Premio Europa Cinemas a Troppa Grazia di Gianni Zanasi. Proprio quest’ultimo vede protagonista Alba Rohrwacher, sorella di Alice, nei panni di una giovane geometra costretta a fare i conti addirittura con la Madonna che le appare per farla riflettere sulle sue scelte (personali e lavorative). Un incontro-scontro esilarante (la Madonna immaginata da Zanasi non è propriamente uno zuccherino, anzi è disposta anche a menare le mani pur di farsi ascoltare!) che esalta la bravura della Rohrwacher nel rendere tutta la fragilità ed il disorientamento di un personaggio sconvolto dalla contraddizione tra ciò che sente e ciò che vede. Un’interpretazione, quella di Alba - capace di donare credibilità ad un personaggio non semplice - convincente e matura, caratteristiche che ritroviamo anche nella sua performance nei panni di Caterina in Lazzaro Felice. Pur con un ruolo minore e un film decisamente più corale e drammatico la Rorhwacher, diretta dalla sorella Alice, riesce a far emergere tutta la sua bravura sfruttando in particolare l’espressività del volto, grazie alla quale riesce a delineare con chiarezza il suo rapporto con Lazzaro. Di origini fiorentine, figlia di padre tedesco e madre italiana, la Rohrwacher firma così un prestigioso bis sulla Croisette che si aggiunge ad una carriera già lunga e ricca di riconoscimenti. Dopo le prime esperienza teatrali, negli anni immediatamente successivi al diploma presso il Centro Sperimentale a Roma, Alba debutta sul grande schermo nel 2004 con L'amore ritrovato di Carlo Mazzacurati in supporto a Maya Sansa. È un piccolo ruolo ma basta a farla notare agli occhi attenti di Luca Guadagnino e Daniele Luchetti che ne intuiscono le potenzialità e negli anni seguenti le affideranno spazi via via sempre maggiori nei loro film, in un crescendo che trova il culmine in Giorni e nuvole (2007) di Silvio Soldini, lavoro per cui si aggiudica il David di Donatello come Miglior attrice non protagonista nel 2008. Nello stesso anno arriva il primo ruolo principale nel falso documentario Riprendimi (2008), con il quale riceve la prima candidatura ai Nastri d'Argento e viene premiata al Festival du cinéma italien d'Annecy. È la svolta, e nel giro di pochissimo Alba arriva, a soli trent’anni, a costruire un curriculum eccezionale che può vantare, oltre a una valanga di candidature, un altro David (per l’interpretazione di Giovanna la figlia di Silvio Orlando in Il papà di Giovanna di Pupi Avati), un Globo d’Oro come attrice Rivelazione e un Nastro d’Argento per La solitudine dei numeri primi. Il 2014 la vede collaborare per la prima volta con la sorella, nel drammatico Le meraviglie (premiato a Cannes) e recitare in inglese in Hungry Hearts, dove è protagonista con Adam Driver. Con quest'ultimo lavoro fa incetta di altre candidature e vince tre nuovi premi: il Globo d'oro, il Premio Anna Magnani al Bif&st e la Coppa Volpi a Venezia. L'anno seguente è protagonista dell'unico film italiano in concorso al Festival di Berlino, Vergine giurata (2015) di Laura Bispuri, esperienza che ha bissato quest’anno con Figlia Mia, sempre diretto dalla Bispuri e di cui è protagonista insieme a Valeria Golino, anch’esso selezionato dalla Berlinale. E ancora tantissime altre esperienze, in Italia ed all’estero, sul piccolo e sul grande schermo, a riprova di una versatilità e una ricchezza espressiva che ne fanno oggi una delle attrici italiane più ricercate ed apprezzate, dal pubblico e dai registi. Cinemazero e il suo pubblico hanno avuto l’opportunità di conoscerla personalmente quando è stata nostra ospite per la presentazione di Hungry Hearts dove è intervenuta insieme al regista e compagno Saverio Costanzo. Un’occasione unica, che speriamo si possa ripetere a breve, per conoscere meglio la nuova Alba del cinema italiano destinata a risplendere in un cinema nazionale che si annuncia sempre più brillante.
Alba Rohrwacher
Il volto femminile del cinema italiano a Cannes
Cambia lo scenario ma non la formula dell’evento che vede protagonisti i giovani studenti
Manuela Morana
A colpi di note
A colpi di note debutta sotto le stelle L'esperienza della visione di un film è una vera e propria abitudine per molti studenti della città grazie all'impegno costante di Cinemazero nella programmazione di attività laboratoriali che portano il cinema e le immagini sui banchi di scuola. Stuzzicando le competenze trasversali, quelle che integrano le disciplinari e che aiutano a modificare e adattare il proprio comportamento nei più disparati contesti di vita, l'esercizio del cinema - guardato, analizzato, fatto – conferma in ogni occasione il suo valore formativo ed educativo. Preziosa, in tal senso, è l'occasione offerta dal progetto A colpi di note, nato dall'idea di un'insegnante di musica appassionata della settima arte, la professoressa Maria Luisa Sogaro, sviluppato e ottimizzato con la collaborazione di Cinemazero, e reso possibile dal supporto de La Cineteca del Friuli di Gemona, della Regione FVG, e dal più importante festival internazionale dedicato al cinema delle origini: Le Giornate del Cinema Muto. Articolato in tre fasi, e reso possibile dagli interventi didattici dei formatori di linguaggio audiovisivo e cinematografico di Cinemazero, il progetto inizia con la prima fase di analisi del testo cinematografico, segue la seconda di analisi del rapporto tra immagine e suono e infine la terza di creazione di una partitura originale e della sua esecuzione, scatenando da sempre l'entusiasmo dei suoi protagonisti: i giovani studenti delle scuole della città. Quest'anno, l'edizione 2018 del progetto, si presenta al pubblico arricchita per un duplice motivo. Il primo: la location di debutto. Sarà infatti il palcoscenico sotto le stelle de L'Estate in città, l'iniziativa promossa dal Comune di Pordenone presso l’arena di Piazza Calderari ad accogliere il 30 giugno prossimo l'esibizione delle orchestre di studenti che finalmente, dopo un intero anno di studio ed esercitazioni in aula, potranno mostrare al pubblico il risultato del loro lavoro di rimusicazione di un film. L'arena estiva curata da Cinemazero offrirà così ai giovani musicisti il contesto ideale per mostrare il proprio talento e le proprie abilità. Il secondo: la partecipazione di una orchestra trevigiana, quella animata dagli studenti del Liceo Marconi di Conegliano che hanno dimostrato di apprezzare l'esperienza didattica che unisce immagini e sonoro per ricreare una partitura originale di un gioiello del cinema delle origini. Il programma della serata di debutto prevede dunque l'esibizione di tre orchestre, tutte segnate dall'omaggio festoso alla maschera delle maschere del cinema muto: Buster Keaton! La prima esibizione, guidata e animata dalla professoressa Sogaro, vede agli strumenti e alle percussioni gli studenti della scuola secondaria di primo grado “Centro Storico” (Istituto comprensivo Pordenone Centro) per rimusicare il film The paleface (1922) di Buster Keaton e Eddie Cline. Il “muso pallido” del titolo è proprio Keaton, qui nei panni di un entomologo alle prese con una tribù di indiani che prima vuole fargli la pelle, poi, in un succedersi di gag, inizia ad adorarlo come un semidio. La scuola secondaria di primo grado “P.P. Pasolini” (Istituto comprensivo “Rorai Cappuccini” di Pordenone) proporrà invece una originale partitura per il film The scarecrow (1920), sempre firmato dalla coppia Buster Keaton - Edward F. Cline. Di atmosfera agreste, il grazioso film vede Keaton innamorato pazzo della figlia di un contadino che però, come sempre succede in tutte le commedie degli equivoci, è contesa da un altro spasimante. La fuga dei due giovani innamorati vivrà momenti di altissima comicità senza dimenticare un pizzico di dolce romanticismo. Il Liceo “G. Marconi” di Conegliano, invece, si esibirà nella rimusicazione di un classico dei classici della filmografia di Buster Keaton: One week (1920). Una casa “in scatola” è il motore delle vicende: due sposini ne passano tutti i colori, cercando disperatamente di dare forma alla loro dimora. Ovviamente l'impresa sarà tutt'altro che semplice, e un turbinio di folli gag si avvicenderanno strappando più di una risata. Per informazioni sul progetto A colpi di note (nella foto di Elisa Caldana uno dei momenti clou dell’esibizione di una delle scorse edizioni) e sullo spettacolo del 30 giugno, scrivere a didattica@cinemazero.it
Cinemadivino: i grandi film si gustano in cantina
Giunta alla sua quarta edizione Cinemadivino - la manifestazione che fa incontrare il grande cinema e i grandi vini nelle cantine più suggestive della nostra Regione - è ormai tra gli appuntamenti più apprezzati di Cinemazero che, grazie a questa iniziativa, ha ulteriormente arricchito la sua offerta anche nel periodo estivo. La formula è ormai collaudata ed efficace: proporre la visione di un film tra i filari o nei cortili delle aziende vitivinicole della provincia, abbinando alla visione la possibilità di una cena / degustazione in compagnia dei produttori locali (che insieme al cinema rappresentano un’altra eccellenza del territorio) chiamati a raccontare la loro storia e la loro passione. Forti del successo dello scorso anno, che ha visto una decisa crescita di pubblico, ottenuto grazie al prezioso sostegno dell’Associazione Donne del Vino FVG – partner più che mai confermato e partecipe nell’organizzazione degli eventi – Cinemadivino ha in programma un’edizione ricca di novità ma anche di molte conferme. Come quella dell’inaugurazione, prevista giovedì 21 giugno a partire dalle 19.30 presso l’Azienda Vigna Belvedere a Pasiano di Pordenone. È il terzo anno consecutivo che Cinemadivino parte da qui, e non è certo un caso. Quest’azienda ha infatti sposato fin da subito il progetto regalando negli anni serate davvero indimenticabili: oltre alla splendida location, immersa nel verde e circondata da freschi corsi d’acqua, la calorosa accoglienza dei proprietari sono le condizioni ideali per gustare, è proprio il caso di dirlo, un film sotto le stelle. Complice l’uscita, pochi mesi fa, del “caso cinematografico” dell’anno in Triveneto – la coinvolgente avventura dell’ispettore Stucky, alias Giuseppe Battiston, protagonista di Finchè c’è prosecco c’è speranza di Antonio Padovan – Cinemadivino non poteva lasciare sfuggire l’occasione di un’insolito, quanto intrigante abbinamento tra prosecco, pizza e un’intrigante indagine. Da qui in poi, ogni giovedì per altre 4 settimane, altrettante cantine ospiteranno le serate per un vero e proprio percorso enogastronomico e culturale in cui ogni tappa sarà unica: cambieranno infatti i protagonisti, i vini degustati, i film e ovviamente lo straordinario paesaggio che farà da cornice a queste splendide serate, tutte da scoprire. Tra le “tappe” immancabili la splendida Azienda Agricola Vistorta dei Conti Brandolini d’Adda che, come lo scorso anno, offrirà agli ospiti anche la visita guidata gratuita al Parco della Villa che, nei suoi oltre sette ettari, ospita innumerevoli piante, alcune molto rare, in parte risalenti all’Ottocento, in parte piantati dal grande paesaggista inglese Russell Page che fu chiamato, nel 1965 dal conte Brando a ridisegnare il Parco. Ed è proprio il “parco” uno degli elementi ricorrenti di C’est la vie – Prendila come viene, la divertente commedia corale - dal soggetto convenzionale ma dal punto di vista assolutamente originale - che vede protagonisti Éric Toledano e Olivier Nakache (re del feel-good movie alla francese come Quasi amici) impegnati in una sfida praticamente impossibile: organizzare il matrimonio perfetto. Il programma completo verrà annunciato nei prossimi giorni, ma per essere sempre aggiornati e non perdersi nulla è sufficiente cliccare “Mi piace” sulla pagina facebook Cinemadivino Friuli Venezia Giulia e poi venirci a trovare direttamente il 21 giugno quando, con un calice di buon vino in mano (rigorosamente prosecco vista l’occasione), sotto un cielo stellato e con i vigneti a fare da sfondo saremo lieti di farvi scoprire Cinemadivino.
Cinemadivino 2018
Cinque appuntamentii in altrettante cantine per “gustare” il meglio del cinema
A giugno un ricco calendario di appuntamenti in attesa del Cinema in Spiaggia
Giulia Zamboni
Cinecity Lignano
Visioni d’estate al Cinecity Il mese di giugno vedrà molto fermento attorno al CinemaCity di Lignano Sabbiadoro, di cui Cinemazero e CEC di Udine curano la gestione dall'agosto 2015. Giugno sarà infatti un mese di incontri e contaminazioni: tra manifestazioni, tra gli autori e, ovviamente, tra (e con) il pubblico. Si partirà gli appuntamenti della rassegna cinematografica del Festival diffuso LignanoNoir 2018 che ha preso il via il 25 maggio con l'inaugurazione della mostra "Ombre di carta, memorabilia dall'universo Noir" visitabile presso gli spazi espositivi del cinema fino al 23 giugno, composta da una selezione di fotobuste originali degli anni '40 e '50 di film Noir appartenenti alla vastissima collezione di Paolo Zelati. Gli appuntamenti di giugno saranno venerdì 1 giugno, alle 21.00, per la proiezione di Vertigine di Otto Preminger introdotta dal curatore stesso della mostra, Paolo Zelati, che a fine serata sarà disponibile per una visita guidata alla stessa, un’occasione unica per scoprire l'affascinante mondo dei moderni “mercanti d'arte” e tutte le curiosità che si nascondo dentro ogni pezzo esposto. Martedì 5 giugno, sempre alle 21.00, sarà la volta di un classico intramontabile del cinema Noir hollywoodiano: Chi ha incastrato Roger Rabbit - prima collaborazione tra la "Factory" di Steven Spielberg e la Walt Disney – evento realizzato in sinergia con FMK Filmaker al Chiostro, i cui curatori proporranno in apertura una selezione dei migliori cortometraggi di genere per mostrare al pubblico uno spaccato del Noir contemporaneo. A chiusura della rassegna il doppio appuntamento di venerdì 8 giugno: alle 20, la degustazione guidata di vini "neri" realizzata dall'Associazione Le Donne del Vino FVG che dedica l'anniversario dei suoi 30 anni al cinema e, a seguire, alle 21.00 la proiezione de I Diabolici di Henri-George Clouzot, un classico del thriller e del cinema francese che realizza un'analisi della ferocia umana in un'opera di straordinaria modernità. Sulla scia della conclusione della rassegna LignanoNoir si concluderà anche la "stagione invernale" del CinemaCity, lasciando quindi posto, anche quest'anno, al "Cinema in Spiaggia", l'innovativa formula di cinema all'aperto che porta la sala cinematografica nel luogo simbolo dell'estate e di Lignano: la sua spiaggia dalla sabbia dorata. L'inaugurazione è prevista per la fine del mese e, da lì in poi la programmazione sarà giornaliera e comprenderà un mix di successi della stagione invernale, grandi blockbuster, film in uscita, anteprime, e moltissime novità, tra eventi speciale, incontri con gli autori e molto altro ancora. Ma nemmeno nella breve pausa tecnica tra la "chiusura" del CinemaCity e l'apertura del Cinema in Spiaggia, il pubblico resterà orfano di appuntamenti cinematografici. Va a collocarsi proprio in questa finestra infatti il Premio Hemingway, curato dalla Fondazione Pordenonelegge, che quest'anno si svolgerà dal 18 al 23 giugno e sarà dedicato, vista la recente scomparsa dell'attore e membro storico della giuria del premio, a Pierluigi Cappello. All'interno degli eventi legati alla manifestazione al CinemaCity è in programma la proiezione- martedì 19 giugno alle 21.00, del documentario di Francesca Archibugi, Parole Povere, in cui lo stesso Cappello e le persone che gli sono state vicino raccontano la sua storia, fatta di luoghi e di ricordi legati al nostro territorio. Una storia “spezzata” dal tragico incidente ma che ha disegnato “millimetro dopo millimetro, la libertà di un uomo. Di un poeta. Di un guerriero mite e gentile che abita «fra l’ultima parola detta e la prima nuova da dire»”. Il giorno successivo – mercoledì 20 sempre alle ore 21.00 – in occasione del centenario del ferimento di Hemingway durante la prima guerra mondiale verrà invece proposto Addio alle Armi di Frank Borzege, del 1932 con Gary Cooper e Helen Hayes, prima versione dei numerosi adattamenti del celebre romanzo. Gran finale, sempre al Cinecity, la cerimonia ufficiale di consegna dei premi alla presenza di ospiti ed autorità, sabato 23 giugno alle 18.00. Un mese davvero denso di appuntamenti, per accompagnare il nostro affezionato pubblico verso la fine della scuola, pronti per un’estate ricchissima di appuntamenti rigorosamente all’insegna del grande cinema!
ShorTS International Film Festival 2018
Deborah Macchiavelli
ShortTS 2018
Dal 27 giugno al via la 19° Edizione organizzata dall’Associazione Maremetraggio
Torna l'appuntamento con il grande cinema di ShorTS International Film Festival. Giunto alla sua 19° edizione, la manifestazione organizzata dall’Associazione Maremetraggio si terrà dal 29 giugno al 7 luglio a Trieste. Sarà un'edizione che guarda al futuro quella del 2018, grazie alla nuovissima categoria ShorTS Virtual Reality, interamente dedicata ai cortometraggi girati in realtà virtuale (nella foto un’immagine di The Dark). Un’inedita sezione competitiva, che vede in gara 26 corti realizzati con la tecnica della virtual reality, e dove il vincitore si aggiudicherà il premio EstEnergy HERAcomm del valore di 2.000 euro. Grazie all’assistenza tecnica di IKON, in piazza della Borsa verrà predisposto uno spazio dedicato a tutti gli appuntamenti collaterali del Festival e una sala VR per la visione dei cortometraggi in Realtà Virtuale. Dopo la Mostra del Cinema di Venezia, ShorTS è uno dei primi festival al mondo con una sezione interamente dedicata alla realtà virtuale, ultimo traguardo tecnologico in campo cinematografico. La manifestazione triestina conferma, inoltre, la storica sezione Maremetraggio, dedicata ai corti premiati nei maggiori festival internazionali (in basso una foto di Wish). La selezione 2018 vede concorrere 80 opere provenienti da oltre 30 paesi diversi. Dietro la macchina da presa moltissime registe donne, tante storie di sport, temi sociali e indimenticabili ritratti femminili. Le 80 opere in gara si contenderanno il prestigioso premio EstEnergy - Hera Comm da 5.000,00 euro assegnato da una giuria selezionata, composta tra gli altri dall’attrice e regista Veronica Pivetti. Riconfermato anche il premio Studio Universal, grazie alla collaborazione tra l’Associazione Maremetraggio e Studio Universal che acquisirà i diritti Pay per la trasmissione televisiva al miglior corto italiano selezionato. Tornano nell’edizione 2018 anche il premio TriesteCaffè del pubblico, il premio AMC al miglior montaggio italiano e il premio Premiere Film assegnato al miglior cortometraggio non distribuito. ShorTS conferma, inoltre, la volontà di far conoscere la settima arte anche ad un pubblico giovane, dedicando a bambini e ragazzi una sezione ad hoc della manifestazione. Piccolo, grande cinema per piccoli, grandi giurati: si chiama Shorter Kids’n’Teens ed è la sezione dedicata ai giovanissimi dell’edizione 2018 dell’evento triestino. Un vero e proprio “festival nel festival”, guidato da Tommaso Gregori, direttore artistico di soli 13 anni, incaricato di selezionare i cortometraggi in concorso. Quest’anno la sezione sarà divisa in due fasce di età, con due distinte giurie: la sezione Kids, dedicata ai corti per bambini dai 6 ai 10 anni, e la sezione Teens con opere per ragazzi dagli 11 ai 15 anni. Saranno quindi i ragazzi stessi a comporre le due giurie che decreteranno i vincitori della sezione. L’appuntamento con la selezione Shorter Kids sarà martedì 3 luglio alle ore 18.00 presso il cinema Ariston, dove i partecipanti potranno assistere gratuitamente alla proiezione di corti per bambini dai 6 ai 10 anni ed eleggere il migliore. Il 4 luglio, sempre alle ore 18.00 al cinema Ariston, sarà la volta di Shorter Teens: un pomeriggio di cortometraggi per ragazzi dagli 11 ai 15 anni, durante il quale i giovani giurati sceglieranno il corto vincitore. Per partecipare alla manifestazione, è possibile iscriversi alla giuria sul sito ufficiale del Festival www.maremetraggio.com. Il 5 e 6 luglio, infine, appuntamento con ShorTS Pitching Training, workshop organizzato dall’Associazione Maremetraggio in collaborazione con Nisi Masa e il Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, che si terrà a Trieste presso la Mediateca La Cappella Underground. Il workshop aiuterà i partecipanti a realizzare presentazioni efficaci e persuasive dedicate, in particolare, alla presentazione di progetti destinati alla realizzazione di cortometraggi.
Le Giornate della luce accendono Spilimbergo
Gloria De Antoni
La quarta edizione delle Giornate della luce nasce in un momento felice per la città di Spilimbergo e per la nostra regione: il glorioso cinema-teatro Miotto, che ha riaperto i battenti dopo due anni di ristrutturazione, ospiterà nuovamente la rassegna cinematografica dedicata agli autori della fotografia del cinema italiano. Luoghi della manifestazione saranno anche Gemona del Friuli, Codroipo, Lestans e San Vito al Tagliamento. Tra gli intenti di questa rassegna c’è quello di puntare i riflettori su opere di sicura qualità che non sono state abbastanza valorizzate dalla distribuzione . È il caso quest’anno di I am- Infinita come lo spazio, di Anne Riitta Ciccone, luci nordiche in un fantasy inconsueto e davvero sorprendente dal lato fotografico; di Fuori fuoco, primo esperimento di reality all’interno di un carcere realizzato dai detenuti dell’istituto penitenziario di Terni su soggetto di Ferdinando Vicentini Orgnani. È anche il caso di Salvatrice, il documentarioomaggio di Giorgia Wurth, attrice qui alla sua prima regia, al mito Sandra Milo; insieme alla regista dialogheranno con il pubblico la montatrice Letizia Caudullo e la direttrice della fotografia Martina Cocco. Con Ladri di saponette (1988) di Maurizio Nichetti la rassegna spilimberghese celebra il trentennale di un film meta cinematografico e meta televisivo, alla presenza del regista e di Mario Battistoni, autore di una fotografia spregiudicata che alternava il bianco e nero neorealista e la freddezza del colore della pubblicità. Un focus di particolare interesse è quello dedicato a Gianni Amelio che sarà presente al festival con un documentario, un libro, un film e con una masterclass per i ragazzi delle scuole di cinema di Roma, Milano, Bolzano, Venezia, Gorizia, che come nelle passate edizioni confluiranno nella città del mosaico e della fotografia, e assisteranno inoltre agli interventi di Daniele Nannuzzi, presidente dell’Aic, Maura Morales e Katja Kolja. Agli studenti in particolare è rivolta la visita alla Cineteca del Friuli che precederà l’incontro al Sociale di Gemona con il grande Luciano Tovoli e il suo libro dedicato a Suspiria. Quattro le mostre in programma. Tra queste, alle Vaghe Stelle, ovvero alle dive del cinema muto, è dedicata quella di Palazzo Tadea, che nasce in collaborazione con Istituto Luce e la Cineteca del Friuli. Forever Risi è il titolo dell’omaggio a Dino Risi che le Giornate della luce ricordano nel decennale della morte con una mostra a cura del Centro Cinema Città di Cesena, con un incontro a cui parteciperanno Marco Risi, Oreste De Fornari e Luciano Tovoli, autore della fotografia di Mordi e fuggi, opera anomala nella filmografia del regista milanese; e con Buio in sala, stupendo corto girato dal giovane Risi nel 1950. Attrici, registe e naturalmente direttrici della fotografia: sono molte le artiste che parteciperanno quest’anno alle Giornate della luce. Inaugurerà la rassegna Monica Guerritore che, conversando con Laura Delli Colli per gli Incontri di 8 e mezzo, intitolato Monica del mirino incontrerà Fabio Zamarion e Ennio Guarnieri, che la immortalarono rispettivamente in uno dei suoi ultimi film e in quello del suo debutto nel cinema: Una breve vacanza di Vittorio De Sica. La giuria del Quarzo di Spilimbergo, che insieme al Quarzo dei Giovani e al Quarzo del pubblico premia l’eccellenza della fotografia cinematografica italiana, è composta quest’anno da Ottavia Piccolo, Giacomo Campiotti, Mariuccia Ciotta, Roberto Silvestri, Giuseppe Longo, Oreste De Fornari, e dal vincitore della scorsa edizione Ferran Paredes Rubio.
Giornate della Luce
Quarte edizione della rassegna dedicata agli autori della fotografia del cinema italiano
Frissons sulla Croisette
Lorenzo Codelli
Festival di Cannes 2018
«La rivoluzione è rinviata a domani» Riflettendo sui “frissons révolutionnaires” emersi a Cannes, constata Teresa Cremisi, congelatasi una sera nella hall dell’hotel Majestic di fronte al Palais del Festival: «In mezzo a una folla di donne a piedi nudi in equilibrio su sandali dai tacchi alti 15 cm, con vaghi pezzi di stoffa leggera buttati un po’ a caso sui corpi dorati e truccati. Donne eroiche. Niente lamenti nè brividi. Smorfiette sexy. Provocanti come nel vecchio mondo? Armate per affrontare i molestatori? È ora d’andare, la montée des marches ci attende, i fotografi pure. La rivoluzione è rinviata a domani (*)». Girl del fiammingo Lukas Dhont premio Caméra d’or per la migliore opera prima al Festival di Cannes - affronta il dilemma clou del momento. La ricerca d’una nuova identità, etica, sessuale, creativa, sperabilmente migliore. Il suo protagonista, interpretato dall’impareggiabile quindicenne Victor Polster, mira contemporaneamente a divenire una ballerina classica e una femmina. Il percorso su ambedue i versanti rappresenta un’ascesi dolorosa e sublime, ricca di sfide e di faux pas. Evoca quella di Moira Shearer in Scarpette rosse, o i minuetti del femmineo Fred Astaire. La sconvolgente debuttante Jeon Jong Seo in Burning (nella foto qui sopra la montée des marches per il film) balla da sola al tramonto, al suono della tromba di Miles Davis in Ascensore per il patibolo di Louis Malle. La ammirano beati i suoi due amanti, il povero campagnolo e il ricco cittadino. In questo triangolo anti-romantico il geniale regista e romanziere Lee Chan Dong concentra ansie e aspirazioni “brucianti” delle giovani leve, non solo coreane. Terry Gilliam finalmente è riuscito a far fuori Don Chisciotte, dopo vent’anni di tentativi, oltre che a sopravvivere ai suoi due ex protagonisti, Jean Rochefort e John Hurt. Alla memoria dei quali ha dedicato The Man Who Killed Don Quixote, un’odissea autobiografica altalenante tra mulini di cartapesta e giganti in carne e ossa, duelli paradossali e apparizioni grottesche. Ballano e cantano senza sosta le rockstar e punkstar di Leto, ambiziosissimo, spettacolare affresco storico in bianco e nero diretto da Kirill Serebrennikov. Riflessione amara su quanto i giovani ribelli fossero più liberi negli anni 80, sotto il tallone dei comunisti sovietici. David Robert Mitchell indaga con humour feroce, in Under the Silver Lake, sui misteri sotterranei delle colline di Hollywood. Ovvero su come Hitchcock, Lynch, Cukor, Altman, Ray ecc, vi abbiano sepolto mitologie che continuano a ossessionare men & women losangelini, fino alla perdizione. In Tre volti Jafar Panahi (nella foto a lato assieme a Behnaz Jafari, coprotagonista del film) indaga in prima persona, anche come attore protagonista cioè, su temi consimili: l’immanenza dell’arte kiarostamiana nell’immutabile paesaggio iraniano, la disparità immutabile, anzi crescente, tra maschi e femmine nella società iraniana. (*) Scrittrice, editrice, presidente della Commission Avance sur Recettes del CNC, ne Le Journal du Dimanche,20/05/18.
LA TERRA DELL’ABBASTANZA
IL TESO E CONVINCENTE ESORDIO DI UNA COPPIA DI GIOVANI REGISTI
DI DAmIANo E FABIo D’INNoCENZo Mirko e Manolo sono due giovani amici della periferia romana. Guidando a tarda notte, investono un uomo e decidono di scappare. La tragedia si trasforma in un apparente colpo di fortuna: l'uomo che hanno ucciso è il pentito di un clan criminale di zona e facendolo fuori i due ragazzi si sono guadagnati la possibilità di entrare a farne parte. La loro vita è davvero sul punto di cambiare. I fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo al loro film d'esordio firmano un'opera che dimostra la loro profonda tensione morale. Quello dei D'Innocenzo non è l'ennesimo film sulle periferie o sui cosiddetti 'coatti' quanto piuttosto un'indagine sulla possibilità di un'amicizia che possa far sì che ci si aiuti reciprocamente a crescere. Manolo e Mirko sono come tanti altri. Come loro vanno a scuola con il desiderio di finirla al più presto per trovarsi un'attività che gli piaccia ma non sanno che stanno già lasciandosi scivolare il mondo addosso. Perché è il contesto contemporaneo che, giorno dopo giorno, sta rivestendoli di una pellicola di impermeabilità a qualsiasi possibile etica. Intorno a loro non stanno solo i lupi della malavita organizzata pronti a sfruttare la l'apparente indifferenza nei confronti di quanto viene loro richiesto (prostituire minorenni spacciare droga, uccidere) ma anche un padre da una parte e una madre dal'altra che hanno rinunciato di fatto al loro ruolo. Uno per frustrazione e l'altra per debolezza. I figli hanno 'sentito' questa insoddisfazione esistenziale e vi hanno reagito come potevano: smettendo di reagire. Solo apparentemente però come si diceva. Perché se Manolo (un sempre più efficace, di film in film, Andrea Carpenzano) sembra indifferente a tutto mentre in alcuni suoi sguardi si avverte la smentita a quanto fa apparire in superficie, MIrko (l'altrettanto efficace Matteo Olivetti) è più tormentato. I suoi scatti d'ira, la sua generosità esibita fuori misura, lo configurano come impreparato al compito. In fondo Manolo ha un padre che gioca alle macchinette per dimenticare che avrebbe voluto far parte di quel mondo del crimine a cui indirizza il figlio. Mirko invece sente la sofferenza che impone alla madre anche se non riesce a rinunciare alla nuova vita. I D'Innocenzo sanno ritrarre l'appiattimento delle coscienze in cui il dire 'scusami' sembra poter mettere a posto qualsiasi cosa risarcendo anche chi sia vittima del crimine più grave. In un ambito sociale in cui la persona è ridotta a merce resta poco spazio per i sentimenti. Il loro è un grido d'allarme che, provenendo da due registi trentenni, assume un valore ancora maggiore. [www.mymovies.it]
i film del mese
Un film di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo. Con Andrea Carpenzano, Matteo Olivetti, Milena Mancini. Or.: Italia, 2018. Durata: 96’
Un film di Paola Randi. Con Valerio Mastandrea, Clémence Poésy, Luca Esposito. Or.: Italia, 2017. Durata: 92’
TITo E GLI ALIENI
COMMEDIA LUNARE CHE AFFRONTA CON IRONIA E TENEREZZA IL TEMA DELLA SOLITUDINE DI PAoLA RANDI C'è un professore napoletano nel deserto del Nevada che spende la vita ad ascoltare il suono dello Spazio alla ricerca di una voce. La voce cara della consorte morta diversi anni prima. Scienziato mesto a un passo dall'Area 51, segue un progetto, o almeno dovrebbe, per conto del governo degli Stati Uniti. Il suo torpore esistenziale è interrotto quotidianamente da Stella, giovane wedding planner per turisti che credono ancora agli alieni. Un pacco postale e una registrazione video gli annunciano un giorno l'arrivo di Anita e Tito, preziosa eredità del fratello morto a Napoli. Introverso e laconico, il professore si attrezza, letteralmente, per accogliere i nipoti. Anita ha sedici anni e sogna un tuffo in piscina con Lady Gaga, Tito ne ha sette e desidera sopra a ogni cosa parlare ancora col suo papà. Sorgenti formidabili di nuova energia, Anita e Tito riavvieranno il programma e il cuore dello zio. Commedia lunare che si ingegna a passare in contrabbando la fine della vita, la solitudine e la morte, Tito e gli alieni racconta il lavoro del lutto. E lo fa senza negarsi la gioia e senza svilire la fatica del dolore, con un'esuberanza e una libertà formale che mantengono il cinema in uno stato di giovinezza permanente. Nel deserto del Nevada, abbandonato da uomini e alieni, Paola Randi trasloca un professore muto e senza nome, fedele a un amore di cui chiede ragione alle stelle. La risposta è sempre la stessa e si centra sull'impossibilità di dimenticare chi non c'è più. La rielaborazione del lutto esige tempo e lo scienziato di Valerio Mastandrea ha deciso di prenderselo tutto, cronicizzando il dolore fino allo spegnimento del sentimento vitale. Aspettare ogni maledetto giorno un segnale dall'universo dona il senso della durata del lutto, ascoltare ogni notte in laboratorio la stessa traccia registrata sulla segreteria telefonica misura la forza della fissazione mortale. Fermo sulla scomparsa, provato dall'assenza e avido di nutrire la pena, il professore è un sopravvissuto che nel mondo vede solo un pretesto a una nuova variazione sul tema unico e inestinguibile del dolore. Ma poi qualcosa accade, qualcuno arriva ad 'allargare il quadro' e a interrompere la solitudine eterna di un uomo sepolto in un nulla eletto a domicilio. Perché il racconto e la (sua) vita riprendano il loro corso è necessario un nuovo
i film del mese Un film di Laurent Cantet. Con Marina Foïs, Matthieu Lucci, Warda Rammach. Or.: Francia, 2017. Durata: 114’
personaggio, anzi due. La rimessa in movimento si traduce con l'allunaggio di Anita e Tito, orfani che custodiscono il mistero del mondo, una vita che coincide con l'avvenire. Distillando il dolore dell'assenza nel genere (la fantascienza), Paola Randi gonfia una bolla nel deserto e avvia un percorso iniziatico che lega uno zio ai nipoti fino ad adottarli e adottarne lo stupore. Onda anomala di guarigione e riconciliazione, Anita e Tito travolgono la nevrosi comica di Valerio Mastandrea, attore segreto, timido, lontano dagli altri ma in ascolto come il suo personaggio di un'altra dimensione del mondo, dove la bellezza e il conforto possono venire dalle parole. Le poche che lo script gli concede per dirsi e per dare prova di saper resistere, davanti al pianto disperato di Tito, alla tentazione della chiusura. Tenere aperto il mondo, tornare al mondo, abbassare di nuovo lo sguardo sul mondo, accarezzando l'idea di innamorarsi di nuovo, è la sola possibilità per continuare a vivere. Tito e gli alieni è in fondo (e soprattutto) questo, la bellezza semplice di una nuova partenza. Finalmente possibile perché lo scienziato analogico di Mastandrea, che ricicla oggetti come Wall.E e ne reinventa uso e senso come Keaton, può 'dimenticare'. Dopo l'esercizio della memoria può lasciare andare la compagna, persistenza olografica e precipitato struggente di tutto quello che ha contato per lui, che adesso è parte di lui e porta con lui in un mondo fatto di polvere ma sempre ricco di luce. Film personale che volge l'alieno in proprio, Tito e gli alieni trasfigura la traiettoria esistenziale dell'autrice, prescindendo le derive intimistiche, svelando la sua solitaria ricerca e riconnettendola alle narrazioni e alle memorie collettive. Paola Randi si mette col suo professore dalla parte di chi sa restare nella vita, mantenendo sempre aperto l'orizzonte del mondo al corpo e al linguaggio, alle (im)posture e agli stati d'animo. [www.mymovies.it]
L’ATELIER
PERFETTA CARTINA TORNASOLE DEL RAPPORTO - ANCORA VIVO - TRA GIOVANI E PASSATO DI LAuRENT CANTET La Ciotat, nel Sud della Francia. Antoine partecipa a un workshop estivo in cui un gruppo di giovani selezionati lavora alla scrittura di un soggetto di un romanzo thriller con l’assistenza di Olivia, un’importante scrittrice. Il processo creativo cerca di fare riferimento anche al passato industriale della città ma questo si rivela un argomento molto distante dagli interessi di Antoine il quale in breve tempo manifesta le proprie tensioni non nascondendo più le sue idee razziste. Quello di Laurent Cantet è, prima d'ogni altra cosa, un cinema che ruota sempre attorno alla parola. Ed è perciò piuttosto spiazzante quando, in apertura de L'atelier, ci si ritrova davanti a una sequenza di immagini che delle parole fanno a meno. La prima sequenza del film è infatti tratta da The Witcher 3, videogame famoso per l'immensità del proprio universo e per la libertà di movimento concessa al giocatore; non sono immagini particolarmente rilevanti, solo un avatar, in cima ad una montagna, che agita la spada e scaglia frecce verso l'orizzonte. Non ce ne saranno nemmeno altre di simile, eppure, l'eco di quest'apertura, di un guerriero bisognoso di combattere in un mondo senza parole dove conta solamente agire, farà sentire costantemente la propria presenza. L'atelier a cui fa riferimento il titolo è un workshop estivo per ragazzi che si tiene a La Ciotat, località di provincia vittima di una drammatica operazione di smantellamento dei vecchi e gloriosi cantieri navali che ne hanno fatto la storia. Sotto la guida di una scrittrice di successo, verranno gettate le basi per la stesura di un racconto thriller. Un laboratorio di parole, dialoghi e discus-sioni, in cui Cantet inserisce un'antitesi alla propria idea di cinema: un ragazzo che fa da con-traltare al potere delle parole. Per il giovane protagonista Antoine, infatti, ciò che conta sono le azioni; le parole diventano un semplice mezzo per cercare lo scontro, per fomentare le discussioni, per rievocare azioni estreme come l'attentato al Bataclan. Incapace di supportare un dialogo o costruire un discorso per esprimere le proprie idee, Antoine ritrova nelle immagini un mezzo per sfogare, anche soltanto con lo sguardo e con la mente, le proprie frustrazioni. Ed è proprio filmandosi mentre si tuffa e fa ginnastica; riprendendo di nascosto la sua insegnante o guardando in rete immagini di scontri e violenza, Antoine riesce a veder replicate all'infinito le sue azioni e le sue idee, aumentandone così il significato e il valore. Un modo per reiterare il proprio agire, per alimentare un addestramento continuo, che passa per l'esercizio fisico, YouTube e i vi-deogame e porta all'unico modo in cui oggi è possibile, per quelli come Antoine, stare al mondo: al combattimento. Un addestramento che per forza di cose dovrà poi sfociare in un atto di violenza estrema, in uno scontro frontale. Non è ovviamente un caso che in questo duello tra azione e parola messo in scena da Cantet, tocchi proprio quest'ultima mantenere la pace. Nel suo discorso incredibilmente politico, infatti, il regista francese individua proprio nella mancanza di dialogo la genesi delle tensioni sociali che attanagliano la Francia (e di conseguenza l'Europa). D'altronde, quello di Laurent Cantet è, prima d'ogni altra cosa, un cinema (e un mondo) che ruota sempre attorno a un unico elemento: la parola. [www.cineforum.it]
LA STANZA DELLE mERAVIGLIE
LA STORIA DELLA COPPIA DI GIORNALISTI CHE FECE ESPLODERE IL CASO WATERGATE DI ToDD hAyNES 1977, Minnesota. Il dodicenne Ben è preda di un incubo ricorrente in cui viene inseguito da un branco di lupi. Una notte, cercando tra gli oggetti della madre, trova il vecchio catalogo di una mostra newyorkese sulle origini dei musei: i cosiddetti gabinetti delle meraviglie. C'è anche un biglietto, dentro, con l'indicazione di una libreria. E poi c'è un fulmine, che entra dal cavo del telefono e cambia la vita di Ben. 1927, New Jersey. Rose è una ragazzina che vive sola con il padre, isolata per via della sua sordità. La anima una grande passione per un'attrice, una diva del muto, di cui colleziona ogni notizia. Ben e Rose, a distanza di tempo, compieranno lo stesso avventuroso viaggio attraverso New York, guidati dal comune bisogno di conoscere il loro posto nel mondo. L'opera grafico-letteraria di Brian Selznick nasce, nel caso di Hugo Cabret come in questo, intrisa di cinema, come fulminata in origine dalla meraviglia del suo dispositivo e percorsa interamente dalla scia elettrica di tale scossa. Per questo è giusto e necessario che siano dei registi cinefili a gestire il passaggio delle sue storie dalla carta allo schermo, loro approdo naturale. Haynes giura fedeltà al graphic novel, arruolando lo stesso Selznick come sceneggiatore, e lavora al servizio del racconto, illuminandone le pieghe del senso, costruendo corrispondenze e rimandi, visivi primi di tutto, che vanno oltre il libro e il film e guardano indietro, ai suoi esordi di regista (si pensi a tutto il discorso visivo sul modellismo, che parte dalle costruzioni di carta nella cameretta di Rose, passa per la vetrina del farmacista, raggiunge il climax nel grande panorama in scala della città e nella sequenza di bricolage con la quale viene raccontata la vita di Daniel, ma ricorda anche il primissimo esperimento di Todd Haynes, "Superstar"). Si potrebbe discorrere per ore delle suggestioni fornite dal film, della ripresa dei topoi melodrammatici della condizioni di orfano e dell'agnizione, o della sua costruzione del film nelle forme dell'omaggio ma anche della rivisitazione contemporanea, fortemente creativa, del cinema muto: la ricchezza di Wonderstruck è tale da superare lo spazio di un armadio, di una stanza, di sicuro di una recensione. La visione, d'altronde, richiede anche un po' di pazienza (la stessa che la nonna chiede a Ben) perché gli elementi del racconto, per tornare, hanno bisogno del loro tempo e di seguire il loro percorso, ma l'esperienza è così appassionante che si vorrebbe che le luci non si accendessero mai. Si vorrebbe restare al buio, dentro al museo, con Ben e Jamie e Rose. [www.mymovies.it]
i film del mese
(Tit. Or.: Wonderstruck) Un film di Todd Haynes. Con Julianne Moore, Oakes Fegley, Millicent Simmonds. Or.: USA, 2017. Durata: 120’
(Tit. Or.: The Killing of a Sacred Deer) di Yorgos Lanthimos. Con Nicole Kidman, Alicia Silverstone, Colin Farrell. Or.: Gran Bretagna, 2017. Durata: 109’
IL SACRIFICIo DEL CERVo SACRo
UN’AVVINCENTE E DISTURBANTE PARABOLA SULLE NOSTRE PAURE
DI yoRGoS LANThImoS Steven è un cardiologo: ha una bellissima moglie, Anna, e due figli, Kim e Bob. All'insaputa di costoro, tuttavia, si incontra frequentemente con un ragazzo di nome Martin, come se tra i due ci fosse un legame, di natura ignota a chiunque altro. Quando Bob comincia a presentare degli strani sintomi psicosomatici, la verità su Steven e Martin sale a galla. Come per la versione originaria di 2001 - Odissea nello spazio, è un minuto di buio a introdurre The Killing of a Sacred Deer, sulle note dello Stabat Mater di Schubert. L'immagine immediatamente successiva è quella di un intervento a cuore aperto, inquadrato senza veli dalla macchina da presa. Veniamo calati così, in maniera brusca e disturbante, in una vicenda tragica di espiazione e vendetta. Ma è già il titolo a raccontarci questo, con un riferimento esplicito alla tragedia di Euripide Ifigenia in Aulide, una delle pagine più crudeli della letteratura greca e occidentale in genere. Al resto ci pensa la messa in scena di Yorgos Lanthimos, che nasconde in ogni frame un'insidia psicologica. Una volta tradotta la sensazione di pericolo in un effettivo dramma, il sangue, la violenza e la crudeltà che si nascondono nell'animo umano hanno la meglio, alterando anche ritmo dello script e postura dei personaggi. Mentre il riferimento mitologico-letterario muta dal testo ellenico a quello biblico, tra la scelta di Abramo e il giudizio di Salomone. "Non c'è niente da risolvere per nessuno" pronuncia l'inquietante Martin nel dialogo di passaggio tra i due segmenti principali. Il razionalismo esasperato che guarda a Kubrick e vive nel personaggio di Steven, convinto di poter controllare ogni cosa a costo di mentire o alterare la realtà, lascia spazio all'irrazionale più estremo, inspiegabile e non spiegato, che ha in Martin il suo fulcro. E se la rivelazione fatale toglie qualcosa in termini di sorpresa e radicalità, alterando l'equilibrio di accecante razionalismo della prima parte, subentra una sinistra ironia macabra, man mano che Steven e Anna scendono a patti con l'assurdo scenario che li riguarda. (...) Come in The Lobster, non ci sono "buoni" né innocenti nell'universo di Yorgos Lanthimos, qui alle prese con un passo ambizioso della propria carriera, nel tentativo di far sua l'eredità di Kubrick e Haneke e spingersi oltre. Finché l'operazione riesce, la sensazione è di un cinema lucidamente spietato, ossia di ciò di cui i tempi di perpetua inquietudine che stiamo vivendo hanno bisogno.. [www.mymovies.it]
IL CINEMA RITROVATO
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Bologna, dal 23 giugno al 1 luglio 2018
Bologna sarà ancora più bella e il programma più divertente, appassionante, impossibile “sublime” avrebbe detto Peter von Bagh con un solo aggettivo; come nella migliore tradizione della casa per questo festival dedicato al recupero cinematografico. Ancora una volta il programma sarà costruito come una macchina del tempo e dello spazio, nel senso più profondo e sconfinato: dal 1898 ad oggi, dalla Cina all’Africa, dall’America Latina all’Europa e agli USA. Si svolgerà dal 23 giugno al primo luglio, con numerose proiezioni nei cinema Arlecchino, Jolly e Lumière, più gli spettacoli gratuiti in programma la sera in Piazza Maggiore, che negli anni hanno permesso una diffusione enorme per classici restaurati della settima arte una volta considerati di nicchia. Ben quattro i direttori quest’anno: Cecilia Cenciarelli, Gian Luca Farinelli, Ehsan Khoshbakht e Mariann Lewinsky, “per capire meglio quello che vogliamo che il festival sia e sarà”, si legge sul sito. Tra le sezioni annunciate, una dedicata a Marcello Mastroianni – curata da Emiliano Morreale e Farinelli – costituita da otto film, tra cui Giorni d’amore di De Santis, Peccato che sia una canaglia di Blasetti, Mi ricordo, sì, io mi ricordo diretto nel 1997 da Anna Maria Tatò, oltre, ovviamente, ai titoli di Fellini (non ancora svelati). Info: festival.ilcinemaritrovato.it
ASOLO ART FILM FESTIVAL Asolo - dal 6 al 10 giugno 2018
Asolo Art Film Festival è una rassegna cinematografica internazionale di film sull’arte realizzato ad Asolo annualmente nel periodo di giugno; è il luogo in cui scoprire le nuove ricerche sull’arte, dove sperimentare i più recenti linguaggi cinematografici e (audio)visivi, presso il quale fare incontri con esperienze e culture lontane e diverse. Il tema della 36ma edizione è Sguardi (in)oppurtuni ed indica la volontà di farsi guidare da sguardi altri, diversi, non legati ad un solo punto di vista, sguardi cinematografici che si dislocano liberamente nello spazio e nel tempo, suggerendo strade nuove, interpretazioni difformi, direzioni diverse, che ci riscattano dalla predestinazione. Tra gli ospiti di questa edizione ci saranno Piera degli Esposti, Adrian Maben, Luciano Tovoli, Alberto Barbera e il programma, al solito, sarà arricchito da concerti, mostre e performance interattive. I film che partecipano al concorso andranno poi a far parte dell’importante cineteca d’arte presente ad Asolo che ha al suo interno numerose opere raccolte nel corso degli anni. Info: www.asoloartfilmfestival.com
TAOBUK - TAORMINA INTERNATIONAL BOOK FESTIVAL Taormina - dal 23 al 27 giugno 2018
Come ogni anno, l'intera rassegna si sviluppa a partire da un tema centrale attorno al quale sono chiamati a dibattere i maggiori protagonisti della scena culturale internazionale e italiana. E quale miglior tema, per pagare un tributo a un 2018 che è quanto mai anno di grandi anniversari delle rivoluzioni? Da Bob Kennedy a M. L. King, dal Mahatma Gandhi a Nelson Mandela, la storia dell'umanità è costellata da trasformazioni che ne hanno determinato il progresso. Ma rivoluzioni sono anche i piccoli cambiamenti che quotidianamente influenzano le nostre esistenze: l'ottava edizione del Festival, a Taormina dal 23 al 27 giugno, si propone dunque di scavare nei desideri e nelle pulsioni individuali che si fanno propulsori di grandi e piccoli cambiamenti. Il Festival prevede, tra le moltissime iniziative, una sezione dedicata al cinema, tra gli ospiti saranno infatti presenti Dario Argento, Ferzan Ozpetek, Sergio Castellitto, Paola Cortellesi e Anna Valle. Info: www.taobuk.it
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