€ 1,00 mensile di cultura cinematografica
Importanti ricadute per il festival del cinema del reale
Tutto quello che vuoi: tenerezze trasteverine
Una commedia generazionale dallo sguardo sensibile e profondo
Lungo, teso, intenso: settant’anni di Cannes
Nessun italiano ma tanta attesa per la vetrina mondiale del cinema
Cinemazero Yuong Club, una passione contagiosa Lo YC festeggia un anno ricco di eventi, incontri e momenti formativi
Documentari Made in Italy
Maggio
Guardando il mondo con occhi DOC
17 2017 numero 5 anno XXXVII
Claudia Cardinale sulla Croisette
Al via il 70mo Festival di Cannes con i friulani Cima e Battiston
Proseguono gli appuntamenti con il meglio del cinema del reale
Domani accadrà
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Dal 17 al 28 maggio il 70mo Festival di Cannes con anche i friulani Cima e Battiston
Andrea Crozzoli
Editoriale
Claudia Cardinale sulla Croisette icona del cinema mondiale È nata a Tunisi nel 1938, quando la Tunisia era protettorato francese. Il suo nome completo è Claude Joséphine Rose Cardinale e dalla fine degli anni Ottanta vive stabilmente a Parigi. Alla nuova sede de La Cinémathèque Française, al 51 di rue de Bercy, l’audioguida che viene consegnata ha, per ogni paese, un personaggio famoso che illustra nella sua lingua tutto il percorso all’interno della struttura, per l’italiano c’è la caratteristica voce, un po’ rauca ma estremamente sexy, di Claudia Cardinale che accompagna il visitatore. Fu Federico Fellini il primo a non farla doppiare, ma a volerla far recitare con la sua propria voce in Otto e mezzo. Era il 1963 e Claudia Cardinale aveva contemporaneamente lavorato con Luchino Visconti ne Il gattopardo. Entrambi i film andarono al Festival di Cannes. Visconti in concorso e Fellini fuori concorso. Due capolavori che segnarono la storia del cinema: Visconti vinse la Palma d’Oro, Fellini l’aveva vinta tre anni prima con La dolce vita. Quel mitico anno avevamo in concorso anche Una storia moderna: l'ape regina di Marco Ferreri e I fidanzati di Ermanno Olmi. Quest’anno, per la seconda volta consecutivamente, non abbiamo nessun film italiano in concorso per la Palma d’Oro. Dobbiamo scendere nella sezione Un certain regard per trovare Sergio Castellitto, conosciuto ed apprezzato in Francia, che presenta Fortunata, il suo nuovo film interpretato da Jasmine Trinca e prodotto dalla Indigo Film di Francesca Cima, abitué della Croisette con i film di Paolo Sorrentino. Nella stessa sezione c’è anche Annarita Zambrano, con una coproduzione italo/francese, Dopo la guerra con Giuseppe Battiston fra gli interpreti. A cinquantacinque anni di distanza da quel mitico 1963 il trait d'union che unisce le due edizioni del Festival di Cannes è lei, l’inarrivabile seducente Claudia Cardinale che, sull’orlo degli ottant’anni, lontana da ogni sorta di botulino, indossa le sue rughe con una intelligenza e femminilità impensabile per molte sue più giovani colleghe. «Sono onorata e orgogliosa di “svolazzare sulla bandiera” della 70ma edizione del Festival di Cannes - ha dichiarato la Cardinale - è l’immagine che io stessa ho del Festival, un evento che illumina tutto quello che lo circonda... la foto mi ricorda le mie origini, il periodo in cui non riuscivo neanche a sognare che un giorno avrei salito i gradini della sala cinematografica, in assoluto, più famosa del mondo.». Dulcis in fundo nel 1982, al mio primo Festival di Cannes, in concorso c’era l’incantevole Claudia Cardinale protagonista con Klaus Kinski di Fitzcarraldo, lo sfolgorante film capolavoro di Werner Herzog. Conferenza stampa dei tre superaffollata. Coup de coeur o meglio colpo di fulmine!
In copertina Sergio Castellito impegnato a dirigere una scena di Fortunata in concorso al prossimo Festival di Cannes (17-28 maggio 2017) nella sezione Un certain regard
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Maggio 2017, n. 5 anno XXXVII Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
Le Voci dell’Inchiesta: pubblico e ricadute importanti per il festival di cinema del reale
Riccardo Costantini
Le voci dell'inchiesta 2017 si è concluso con dei numeri importanti: oltre 160 film internazionali preselezionati per arrivare alla line-up di oltre 30 documentari, di cui ben 22 in anteprima nazionale, tutti premiatissimi nei festival di genere. Circa 50 gli appuntamenti complessivi e 40 gli ospiti, tra registi, esperti, giornalisti arrivati a Pordenone da ogni parte del mondo. La decima edizione del festival di Cinemazero si è conclusa domenica 9 aprile. Il programma delle proiezioni si è arricchito con mattinèe per le scuole, workshop e masterclass con esperti e professionisti, presentazioni di libri e progetti, uno spazio interamente dedicato alla realtà virtuale (inchieste VR) - che ha registrato un afflusso costante di pubblico - e un percorso multimediale dedicato alla storia del giornalismo d’inchiesta. A fronte di un palinsesto ricco e articolato, che proponeva proiezioni e incontri fin dal primo mattino, non è mancata la risposta entusiasta del pubblico che ha affollato i vari spazi disponibili con un afflusso di oltre seimila le presenze registrate in 5 giorni: un vero record per un genere come il cinema documentario. Un dato che si connota anche per un’età media del pubblico molto giovane e un’ottima risposta anche per i matinée dedicati alle scuole. Di grande rilievo anche la presenza di partecipanti da fuori regione, con centinaia di accreditati da tutta Italia. Il successo di pubblico è senz’altro un risultato di grossa importanza e soddisfazione, ma non è l’unico parametro su cui si valuta la riuscita della rassegna: l'obiettivo è quello di svolgere un ruolo culturale per far conoscere un tipo di cinema poco visto, come il documentario di inchiesta. La decima edizione del festival rappresenta un traguardo importante e il bilancio di questi anni è stato positivo e incoraggiante: per questo Cinemazero continua a credere in questo progetto e a investire i fondi messi a disposizione dell'associazione per la sua attività ordinaria investendolo su un festival unico nel suo genere a livello nazionale che ancora non ha un finanziamento proprio stabilito da parte dell’amministrazione regionale, pur rientrando a pieno titolo tra i principali festival della regione, e costituendo un unicum a livello territoriale e nazionale, come dimostrano le numerose presenze di addetti ai lavori da tutta Italia. Un dato in crescita è senz’altro quello della qualità e tipologia delle proposte selezionate, basti pensare che molti dei film presentati in anteprima italiana alla Voci approderanno nelle sale italiane a breve. Il festival si pone anche l’obiettivo di un’alta ricaduta sociale, dando voce alle diversità, aumentando l’attenzione e la sensibilità per l’ambiente e i diritti umani e favorendo la comprensione di fenomeni sociali complessi, come le nuove forme di terrorismo, le nuove povertà, il lavoro, l’integrazione, la convivenza e molte altre ancora”. L’obiettivo per la prossima edizione è proprio di proseguire e consolidare il ruolo del festival a livello nazionale: Pordenone è ormai divenuto grazie a Le Voci dell’Inchiesta un centro di valenza nazionale per il cinema del reale, come dimostra anche l’attenzione crescente dei media e degli addetti ai lavori provenienti da tutta Italia e dal resto d’Europa. Non ultime, le ricadute di lungo periodo (nelle quali il festival da sempre crede), come il restauro – insieme all'Archivio Cinema del Friuli Venezia Giulia della Cineteca del Friuli – di Underground New York di Gideon Bachmann; il catalogo bilingue con tutte le opere presentate e le iniziative realizzate; un libro “che davvero mancava” nel panorama italiano, cioè una completa storia del documentario, scritta da Adriano Aprà, decano italiano della critica, dell'insegnamento e della programmazione cinematografica; il volume “Un paese di primule e caserme”, che chiude il vasto cerchio di indagine sociale sul tema della dismissione militare partito proprio dal festival nel 2009, e già fotoinchiesta e documentario distribuito internazionalmente.
Le Voci dell’Inchiesta
Da Pordenone, guardando il mondo con occhi DOC
Una commedia “generazionale” con uno sguardo sensibile e profondo in grado di scalfire l’indifferenza
Marco Fortunato
Tutto quello che vuoi è la nuova commedia di Francesco Bruni e affronta la storia di Alessandro, un ventiduenne trasteverino che, come ogni ragazzo della sua età, ha poca voglia di acculturarsi e tanta di fare il ribelle. Accanto alla sua casa, abita Giorgio, un anziano di 85 anni, nonché poeta. I due, nonostante vivano a pochi minuti l'uno dall'altro, non si sono mai visti. Alessandro, però, si ritrova costretto ad accompagnare di malavoglia Giorgio nelle passeggiate pomeridiane dell'anziano. Sebbene il ragazzo sia inizialmente riluttante, col tempo si affeziona alle camminate con l'uomo, i cui ricordi riportano alla memoria alcuni versi e indizi di una caccia al tesoro. Grazie a questi indizi i due si avventureranno in una gita per ritrovare il ricco bottino, che li porterà a intraprendere un viaggio alla ricerca di quella ricchezza nascosta, e di quella celata dentro loro stessi. Francesco, il tuo nuovo film, prende spunto da un vissuto familiare? F.B.: Sì, tutto nasce dal rapporto con mio padre che negli ultimi di vita aveva l’Alzheimer, malattia che ci ha provocato non poche sofferenze ma che ha anche saputo regalarci alcuni spunti umoristici, direi quasi buffi. Ed è proprio da uno di questi, precisamente da un aneddoto relativo alla sua adolescenza ed ad una caccia al tesoro misteriosa - che mio padre mi raccontò in uno degli ultimi momenti di lucidità – che tutto ha avuto inizio. Hai lavorato sia con attori esordienti che con professionisti, com’è stato gestire sul set persone con esperienze così diverse? Creare la giusta amalgama è sempre una sfida ma è una situazione a cui sono abituato (ride) e anche questa volta devo dire che è andata molto bene. In generale per i ruoli dei giovani preferisco affidarmi ad attori esordienti, un po’ perché non è facile trovarne di già “formati” che non siano già “viziati” da esperienze televisive, un po’ perché credo che sia una bella occasione per lanciarli. In questo film ho lavorato con mio figlio (Arturo Bruni) che nella vita fa il rapper e con Riccardo Vitiello che mi aveva impressionato favorevolmente in N-Capace. Comunque dal punto di vista degli attori la vera sorpresa è stata quella di Giuliano Montaldo, che iniziò la sua carriera come attore per passare dietro la macchina da presa, perché non si sentiva portato per la recitazione. Riportarlo in scena, con un personaggio complesso come quello di Giorgio non è stato facile né scontato, ma sono molto soddisfatto del risultato. (nella foto in alto i protagonisti) Dopo Scialla! e Noi 4, ancora una volta la storia ruota attorno ai giovani, come mai? Mi interessa raccontare il mondo dei giovani, e voglio farlo in maniera diversa, coerente rispetto ai miei convincimenti personali e lontana dagli stereotipi che vedono i ragazzi di oggi come dei cretini che passano le giornate con il cellulare in mano. Sono luoghi comuni in cui non mi riconosco e non riconosco le nuove generazioni con le quali ho avuto a che fare. Nel film quella che si crea tra Alessandro e Giorgio è una sorta di alleanza intergenerazionale, in cui avviene una trasmissione di conoscenza – di tipo tradizionale nel senso che l’insegnamento va dalla sua persona più anziana a quella più giovane – ma nella quale quest’ultima mette a disposizione tutta l’energia e l’entusiasmo di cui è capace perché percepisce che l’altro (Giorgio) si fida di lui. I giovani, almeno quelli che ho avuto modo di conoscere, sono così: intelligenti, dolci, pieni di idee e progetti. Spetta a noi che siamo un po’ più “esperti” credere in loro, dargli fiducia e magari qualche opportunità. Ci credo profondamente e ho avuto l’occasione di sperimentarlo personalmente, per esempio con i ragazzi del Cinema America, che seguo e sostengo da tempo. In effetti la pagina facebook del film (che è gestita da Valerio Carocci, uno degli animatori del cinema America) è ricca di volti giovani, molti dei quali hanno anche collaborato alla realizzazione del film Certamente. Il gruppo mi ha dato l’occasione di manifestare tutta la gratitudine verso tutta la troupe a cui sono debitore per lo spirito e l’entusiasmo che hanno messo nel loro lavoro. Abbiamo realizzato delle brevi clip dove ognuno è chiamato a raccontare il suo ruolo e mi piace sottolineare che il filo conduttore sia l’affetto e la partecipazione che ci hanno legati nel corso della lavorazione, come fossimo una grande famiglia. È grazie a loro se il film è venuto bene, anche meglio di quanto sperassi (ride) Ti dividi tra l’attività di regista e sceneggiatore, ci puoi anticipare a cosa stai lavorando adesso? Adesso mi riposo un po’ (ride), ci sono ben tre film in qualche modo “miei” in sala! Negli ultimi tre anni, oltre a dirigere Tutto quello che vuoi ho lavorato alla sceneggiatura di Slam – Tutto per una ragazza di Andrea Molaioli e Lasciati andare di Francesco Amato. Ora sono in partenza per il Giappone, al mio ritorno verrò a presentare il film a Pordenone!
Incontro con l’autore
Tenerezze trasteverine
Nessun italiano in gara ma grande attesa per la più prestigiosa vetrina mondiale del cinema
Marco Fortunato
Appuntamento sulla Croisette
“Lungo, teso, intenso” Settant’anni di Cannes Quelle citate nel titolo sono le parole impiegate dal delegato generale Thierry Frémaux (affiancato dal presidente Pierre Lescure) per raccontare alla stampa il processo di selezione che ha portato alla creazione del programma della 70esima edizione del Festival di Cannes – in calendario dal 17 al 28 maggio prossimi – che vedrà scorrere sul grande schermo, nella varie sezioni, ben 49 film provenienti da 29 paesi. Ad aprire le danze, fuori concorso, sarà Les Fantomes d’Ismaël, diretto da Arnaud Desplechin, con Charlotte Gainsbourg e Marion Cotillard, in una storia dai contorni onirici nella quale dei fantasmi perseguitano la vita di un regista mentre si prepara a tornare sul set per il suo nuovo film dopo una grave tragedia. L'artista è ancora alle prese con il lutto per la morte della sua precedente compagna (Carlotta), avvenuta venti anni fa anche se ora ha iniziato un nuovo capitolo della propria vita con Sylvia, il suo nuovo amore. Tutto cambia quando Carlotta ritorna dal mondo dei morti e Sylvia fugge. Ismaël respinge Carlotta e, impazzito a causa della situazione, abbandona le riprese per rifugiarsi nella casa di famiglia a Roubaix dove vedrà riapparire nella sua vita, una dopo l’altra, le sue vecchie fiamme. Venendo al Concorso tra i 18 lungometraggi in corsa per la Palma d’Oro l'Europa domina la lista con 11 film, seguono gli Stati Uniti che punteranno su quattro titoli (Coppola, Haynes, Noah Baumbach e i fratelli Safdie) mentre l'Asia conta tre rappresentanti (la giapponese Kawase e i coreani Hong Sang-soo e Bong Joon-ho). Il resto del mondo – per il momento è assente, ma i giochi non sono ancora chiusi perché probabilmente nelle prossime settimane verranno annunciati ancora uno o due titoli e forse anche il Sud America avrà le sue carte da giocare. In ogni caso, come tradizione, Cannes resta in gran parte territorio privilegiato per i grandi cineasti (a chi ha rimprovato al festival un eccesso di attenzione verso “i soliti noti” i selezionatori hanno sottolineato che si tratta di un rimprovero relativo, poiché non è facile, oggi, trovare film all’altezza di una competizione cannense, il che dovrebbe far riflettere!) e ben 7 tra i registi in gara sono già stati premiati sulla Croisette direttamente o attraverso i loro interpreti. Se il curriculum avrà un suo peso a partire (stra) favorito è Michael Haneke che con Happy End (qui sopra una foto di scena) oltreche sul suo impressionante palmeres personale – doppia Palma d'Oro nel 2009 Il nastro bianco e nel 2012 con Amour a cui si sommano il Premio della regia nel 2005 con Niente da nascondere e il Grand Prix nel 2001 con La pianista – può contare su due interepreti d’eccezione come Jean-Louis Trintignant e Isabelle Huppert, altrettanto titolati. I due saranno impegnati in una riflessione sulla società borghese contemporanea raccontata attraverso le vicende di una ricca famiglia francese che vive in una sorta di bolla nel nord della Francia, non preoccupandosi della povertà che padroneggia nei campi di migranti situati intorno alla città portuale di Calais, luogo distante solo poche miglia dalla loro abitazione. Un tema decisamente attuale, che potrebbe colpire la Giuria guidata quest’anno da Pedro Almodovar. A non rendere la vita troppo facile ad Haneke ci penseranno altri tre grandi habituè del Palais de Festival come Andrey Zvyagintsev, Todd Haynes e Michel Hazanavicius. Il primo, con il suo Loveless, narra le vicende di una coppia di genitori divorziati e desiderosi di lasciare il passato alle spalle per rifarsi una via con i rispettivi nuovi fidanzati. Ma la scelta non sarà facile perché di mezzo c'è il figlio dodicenne che, dopo averli visti litigare per l'ennesima volta, scompare nel nulla. Todd Haynes in Wonderstruck porta invece sul grande schermo un libro di Selznick (autore di The Invention Of Hugo Cabret) che segue due storie, una ambientata nel 1977 incentrata su un ragazzo che soffre per il padre che non ha mai conosciuto, e l'altra ambientata mezzo secolo prima, su una ragazzina che sogna una misteriosa attrice. Due spunti senza dubbio interessanti ma privi forse di quell’ambizione ( e quindi quel fascino) che sembra connotare il progetto di Michel Hazanavicius che con Le Redoutable tenta il ritratto di una delle figure più importanti del cinema francese e mondiale, quella di
Jean-Luc Godard (interpretato da Louis Garrel nella foto a fianco), vista attraverso gli occhi dell'allora giovanissima moglie Anne Wiazemsky. Il sessantotto, il maoismo, le proteste contro la guerra in Vietnam, ma soprattutto la storia d'amore appassionata e complicata, romantica e anticonformista, tra Anne e JeanLuc. Atmosfere thriller invece per François Ozon. In L'amant double, tratto da una sua sceneggiatura, Chloe, una giovane donna fragile e depressa, decide d'intraprendere un percorso di psicoterapia. Basteranno poche sedute perchè s'innamori del suo psicanalista che inizialmente sembra ricambiare. Quando i due decidono di andare a vivere insieme Chloe scoprirà però che il suo amante nasconde parte della sua identità, in un crescendo di tensione. Elemento, quest’ultimo, che ritroviamo anche in In The Fade di Fatih Akin la cui trama ruota intorno all'esplosione di una bomba, dopo la quale una donna vendica la sua famiglia. La scena piena d'azione dell'esplosione, con tanto di vetri in frantumi, urla e luci di veicoli d'emergenza, è stata girata di notte nel famoso quartiere a luci rosse di St Pauli, con vari pompieri come comparse e un abbondante uso di effetti speciali, tanto da aver fatto pensare – all’epoca delle riprese – ad un possibile attentato. Punta al colpo grosso anche il greco Yorgos Lanthimos che dopo il successo commerciale e di critica di The Lobster, ha scelto due pezzi da novanta come Colin Farrell e Nicole Kidman per il suo The Killing of a Sacred Deer. Il film vede Farrell nei panni di un chirurgo carismatico (la Kidman in quelli di sua moglie) costretto a fare un sacrificio impensabile dopo che la sua vita comincia a sgretolarsi, quando il comportamento di un adolescente che ha preso sotto la sua ala diventa sospetto. Lo stesso Farrel che ritroviamo anche nel film di Sophia Coppola, The Beguiled, sulla carta un altro thriller, dove però l’elemento più ansiogeno è rappresentanto proprio dal protagonista, nei panni di un soldato dell'Unione che, durante la Guerra di secessione americana (1861-1865), viene trovato da una giovane fanciulla della Virginia. Il soldato è in fin di vita, viene trasportato presso una scuola femminile e curato. Siccome è molto bello, finisce col far detonare la sessualità repressa delle alunne e della loro istitutrice con conseguenze inquietanti. Decisamente più poetica Naomi Kawase che sempre d’amore parla e con la sua consueta delicatezza segue Masaya, cameraman che soffre di un problema all'occhio, e Misako, una giovane donna che ha scelto di disconnettersi dal mondo, nel loro incontrarsi e iniziare una relazione in Raindance. L’italia, purtroppo, non avrà rappresentanti in concorso, ma sulla Croisette il tricolore sarà comunque ben rappresentato, ci saranno infatti ben 6 registi “nostrani” nelle altre sezioni. Nella selezione ufficiale di Un Certain Regard troviamo infatti Fortunata, l'ultimo film di Sergio Castellitto e Dopo la guerra di Annarita Zambrano (di cui parliamo nell’editoriale). Sicilian Ghost Story, prodotto dalla Indigo Film aprirà invece la Semaine de la Critique. Dopo aver conquistato con Salvo nel 2013 il Gran Premio di questa sezione i registi siciliani Fabio Grassadonia e Antonio Piazza sono stati scelti dal direttore Charles Tesson che ha definito il film "un incredibile incrocio di generi diversi che combina sguardo politico, fantasia e storia d’amore, con potente maestria". Tre i film italiani alla Quinzaine des Réalisateurs: L'intrusa di Leonardo di Costanzo, A Ciambra di Jonas Carpignano e Cuori puri di Roberto De Paolis. L'intrusa, interpretato dalla coreografa e danzatrice Raffaella Giordano e dall’esordiente Valentina Vannino, è ambientato nella periferia napoletana all'interno di un centro di accoglienza. "Non è un film sulla camorra, è un film su chi ci convive" spiega di Costanzo, documentarista premiatissimo nel 2013 per l'opera prima di fiction L'intervallo. Sullo stesso stile si muova anche Carpignano – che ha esordito a Cannes 2015 nella Semaine de la Critique con Mediterranea – e firma A Ciambra, un lavoro sulla comunità rom stanziale di Gioia Tauro in Calabria, interpretato da attori non professionisti: gli attuali abitanti della Ciambra, frutto di un lungo lavoro di scrittura finanzaito nell’ambito di un progetto speciale sostenuto dallo stesso Festival di Cannes. Chiude idealmente il terzetto Cuori puri, opera prima di Roberto De Paolis. “Una storia d'amore tra due giovani provenienti da ambienti sociali molto differenti, uno sguardo alternativo sul nuovo cinema italiano", con affronta, come ha spiegato il regista “il tema della verginità: da una parte quella del corpo, illusione infantile di purezza e di perfezione e dall’altra quella del territorio, metafora di barriere e muri che si alzano a protezione dell’identità”. Ma l’Italia questa’non sarà presente non solo sul grande schermo. È stata appena confermata infatti la presenza in giuria del Premio Oscar Paolo Sorrentino e (ma questo già si sapeva) di Monica Bellucci nelle vesti di madrina ufficiale. Un tocco di tricolore in più nella più prestigiosa ed attraente vetrina del cinema mondiale.
Un anno ricco di appuntamenti quello vissuto dai “ragazzi” dello Young Club Cinemazero
Young Club: for cinema lovers only
Cinemazero Young Club, una passione contagiosa Rassegne cinematografiche, incontri con gli autori, workshop, recensioni. Tutto questo ha un nome: Cinemazero Young Club, un gruppo di ragazzi tra i 15 e i 25 anni con la passione per la settima arte e che da tempo collabora con Cinemazero nell'organizzazione di eventi e nella produzione multimediale. Molte sono state le attività targate Young Club che si sono svolte quest’anno. A ottobre, nella notte delle streghe, la SalaGrande si è tinta di rosso con Boooio in sala, una serata dedicata all'horror dove sono stati proiettati due lungometraggi significativi di questo genere, It Follows di David Robert Mitchell, una delle sorprese cinematografiche recenti, e l'omaggio a uno dei classici di Brian De Palma Carrie - Lo Sguardo di Satana, in occasione del 40° anno dalla sua uscita. Abili nel organizzare rassegne, pronti a intervistare i vari ospiti che si sono susseguiti nella ricca programmazione proposta da Cinemazero, i ragazzi hanno così intervistato Amir Naderi, regista iraniano di Monte, film presentato al 73° Mostra del Cinema di Venezia e omaggiato proprio al Lido con la consegna del Premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker 2016, Bruno Bozzetto e Marco Bonfanti in occasione del Piccolo Festival dell'animazione, dove è stato presentato il documentario Bozzetto non troppo che ripercorre la carriera del disegnatore milanese. Interviste che si sono intensificate durante la decima edizione de Le voci dell'inchiesta, festival capace di raccontare i fatti di attualità attraverso autori provenienti dall'Italia e dall'estero. Lo Young Club ha avuto modo di dialogare con i suoi protagonisti come il giornalista Sandro Ruotolo, i registi Francesco Munzi, Mats Agren, Lise Birk Pedersen, Marco De Stefanis, Thomas Torelli, Lucija Stojevic, e l'allenatore della nazionale albanese Gianni De Biasi (ritratto nella foto qui accanto). Da quest’anno, inoltre, la proposta dello Young Club cerca di fornire anche dei momenti formativi per tutti gli amanti del cinema. A questo proposito si inserisce Into The Frame, una serie di workshop interamente dedicati ai principali settori dell'audiovisivo organizzato in collaborazione con ALA FVG ed Europa Cinemas. Il primo ha visto Ivan Gergolet, regista di Dancing with Maria, mostrare come si costruisce una sceneggiatura per cortometraggi. Il secondo, del 23 aprile, dedicato all'uso della fotografia nelle produzioni cinematografiche, ha avuto come docente Alberto Fasulo (foto in basso), autore vincitore del Marc'Aurelio d'Oro al Festival Internazionale del film di Roma nel 2013 con il documentario TIR. I prossimi incontri saranno invece dedicati al montaggio, con l'intervento di Marco D’Agostini il 28 maggio e, infine, alla produzione, con l'aiuto di David Benvenuto in programma il 18 giugno. Le attività non finiscono qui, perché a maggio è in arrivo l'ultimo evento targato Young Club, una maratona totalmente dedicata alla musica e alle sue diverse sfumature. Un evento imperdibile per gli appassionati e per chi desidera immergersi in racconti assolutamente incredibili sulla scena musicale contemporanea.
Proseguono gli appuntamenti dedicati alla scoperta del meglio del cinema del reale
Si è da poco conclusa la decima edizione de Le Voci dell’Inchiesta, ma non si arresta la sua osservazione sul mondo del reale, scovando nel panorama italiano documentari che sappiano abilmente raccontare la stretta attualità. Nel mese di maggio, infatti, a Cinemazero verranno proiettati sul grande schermo Un altro me di Claudio Casazza e Mexico! Un cinema alla riscossa di Michele Rho, due documentari di differente tematica, accomunati dalla grande qualità, a conferma che il buon cinema, in Italia, è possibile. Mexico! Un cinema alla riscossa nasce da un incontro, quello tra Michele Rho e Antonio Sancassani, gestore e proprietario del cinema Mexico, una delle ultime sale mono-schermo rimaste nella città di Milano, una perla rara nel mondo del cinema contemporaneo italiano, un’utopia che ogni giorno lotta per riaffermare il suo diritto di esistere, un esempio tangibile di come ancora oggi sia possibile andare al cinema, sognando il cinema. Asserragliato tra show-room di moda, baretti di tendenza e agenzie di modelle, ultimo avamposto di un certo tipo di cinematografia, il Mexico da anni combatte contro il fantasma della chiusura respingendo le offerte di chi lo vorrebbe acquistare per trasformarlo nell’ennesimo spazio espositivo. La sua storia è indissolubilmente legata alla figura del suo storico proprietario, che da trent’anni lo gestisce curandone maniacalmente ogni singolo aspetto, dalla programmazione alle presentazioni, con quell’amore e quella dedizione che si ha solo nei confronti di un figlio. Inventandosi un modo di proporre cinema completamente fuori dagli schemi per salvare il suo locale da chiusura certa, Antonio ha saputo intercettare un suo pubblico dando una forte identità alla sua sala, diventando così il baluardo non solo di un certo tipo di cinema, ma anche di un quartiere e di una città. È grazie a lui che a Milano sono passati film che altrimenti non si sarebbero mai visti e che Mexico da piccolo cinema di periferia sia diventato un punto di riferimento. Il documentario racconta la passione di Antonio Sancassani per il suo mestiere, dell’emozione che ancora prova quando si spengono le luci in sala, del profondo rammarico di non poter mostrare a suo padre ciò che ha costruito, della fatica di gestire un cinema in totale indipendenza e libertà. Anche Un altro me di Claudio Casazza prende il via da un incontro, da una storia che rappresenta un'eccezione nel panorama italiano, ma qui i protagonisti sono dei detenuti del carcere di Bollate, più precisamente un gruppo di “Sex offenders”. Sergio, Gianni, Giuseppe, Valentino, Carlo ed Enrique, insieme agli altri, sono i condannati che nel gergo carcerario classico vengono definiti come ‘infami’, e che l’istituzione ributta sulla strada dopo mesi o anni di isolamento. Il documentario, che ha vinto il Premio del Pubblico alla IV edizione de Il Mese del Documentario, è un film d’osservazione senza interviste né interventi esterni, costruito “abitando” i luoghi delle riprese, seguendo per un anno gli incontri e i gruppi di lavoro tenuti dagli psicologi dell’Unità di Trattamento intensificato del CIPM. Il lavoro d’equipe, primo esperimento in Italia per evitare che le violenze si ripetano ancora, finisce così per accompagnarci con un sottile crescendo alla scoperta di qualcosa di profondo che forse preferiremmo evitare: il mostro è il nostro simile, nostro figlio, e possiamo essere noi, se certi meccanismi di empatia e di controllo sono saltati. Claudio Casazza permette di avvicinarsi per un momento a questi uomini di diverse età ed esperienze, ‘mostri' agli occhi dei più, e lo fa con sensibilità e discrezione, mantenendo una distanza dal loro mondo disturbato, che trova espressione visiva nel permanente ‘fuori fuoco’ che li avvolge. Un anno accanto a loro per capire chi sono, cosa pensano e quali sono le dinamiche profonde di chi ha commesso un reato sessuale. E mostrare che un cambiamento è possibile.
Sguardi d’autore
Documentari Made in Italy: uno sguardo d'autore sull’attualità
Proseguono gli appuntamenti e gli incontri dedicati alla scoperta del meglio del cinema del reale
Si è da poco conclusa la decima edizione de Le Voci dell’Inchiesta, ma non si arresta la sua osservazione sul mondo del reale, scovando nel panorama italiano documentari che sappiano abilmente raccontare la stretta attualità. Nel mese di maggio, infatti, a Cinemazero verranno proiettati sul grande schermo Un altro me di Claudio Casazza e Mexico! Un cinema alla riscossa di Michele Rho, due documentari di differente tematica, accomunati dalla grande qualità, a conferma che il buon cinema, in Italia, è possibile. Mexico! Un cinema alla riscossa nasce da un incontro, quello tra Michele Rho e Antonio Sancassani, gestore e proprietario del cinema Mexico, una delle ultime sale mono-schermo rimaste nella città di Milano, una perla rara nel mondo del cinema contemporaneo italiano, un’utopia che ogni giorno lotta per riaffermare il suo diritto di esistere, un esempio tangibile di come ancora oggi sia possibile andare al cinema, sognando il cinema. Asserragliato tra show-room di moda, baretti di tendenza e agenzie di modelle, ultimo avamposto di un certo tipo di cinematografia, il Mexico da anni combatte contro il fantasma della chiusura respingendo le offerte di chi lo vorrebbe acquistare per trasformarlo nell’ennesimo spazio espositivo. La sua storia è indissolubilmente legata alla figura del suo storico proprietario, che da trent’anni lo gestisce curandone maniacalmente ogni singolo aspetto, dalla programmazione alle presentazioni, con quell’amore e quella dedizione che si ha solo nei confronti di un figlio. Inventandosi un modo di proporre cinema completamente fuori dagli schemi per salvare il suo locale da chiusura certa, Antonio ha saputo intercettare un suo pubblico dando una forte identità alla sua sala, diventando così il baluardo non solo di un certo tipo di cinema, ma anche di un quartiere e di una città. È grazie a lui che a Milano sono passati film che altrimenti non si sarebbero mai visti e che Mexico da piccolo cinema di periferia sia diventato un punto di riferimento. Il documentario racconta la passione di Antonio Sancassani per il suo mestiere, dell’emozione che ancora prova quando si spengono le luci in sala, del profondo rammarico di non poter mostrare a suo padre ciò che ha costruito, della fatica di gestire un cinema in totale indipendenza e libertà. Anche Un altro me di Claudio Casazza prende il via da un incontro, da una storia che rappresenta un'eccezione nel panorama italiano, ma qui i protagonisti sono dei detenuti del carcere di Bollate, più precisamente un gruppo di “Sex offenders”. Sergio, Gianni, Giuseppe, Valentino, Carlo ed Enrique, insieme agli altri, sono i condannati che nel gergo carcerario classico vengono definiti come ‘infami’, e che l’istituzione ributta sulla strada dopo mesi o anni di isolamento. Il documentario, che ha vinto il Premio del Pubblico alla IV edizione de Il Mese del Documentario, è un film d’osservazione senza interviste né interventi esterni, costruito “abitando” i luoghi delle riprese, seguendo per un anno gli incontri e i gruppi di lavoro tenuti dagli psicologi dell’Unità di Trattamento intensificato del CIPM. Il lavoro d’equipe, primo esperimento in Italia per evitare che le violenze si ripetano ancora, finisce così per accompagnarci con un sottile crescendo alla scoperta di qualcosa di profondo che forse preferiremmo evitare: il mostro è il nostro simile, nostro figlio, e possiamo essere noi, se certi meccanismi di empatia e di controllo sono saltati. Claudio Casazza - che sarà ospite a Cinemazero in una serata evento organizzata in collaborazione con l’ Associazione I Ragazzi della Panchina Onlus - ci permette di avvicinarsi per un momento a questi uomini di diverse età ed esperienze, ‘mostri' agli occhi dei più, e lo fa con sensibilità e discrezione, mantenendo una distanza dal loro mondo disturbato, che trova espressione visiva nel permanente ‘fuori fuoco’ che li avvolge. Un anno accanto a loro per capire chi sono, cosa pensano e quali sono le dinamiche profonde di chi ha commesso un reato sessuale. E mostrare che un cambiamento è possibile.
Sguardi d’autore
Documentari Made in Italy: uno sguardo d'autore sull’attualità
i film del mese
Un film di Stephen Gaghan. Con Matthew McConaughey, Edgar Ramirez, Bryce Dallas Howard. Or.: USA, 2016. Durata: 121 min.
Un film di Daniele Vicari. Con Isabella Ragonese, Eva Grieco, Francesco Montanari. Or.: Italia, 2016. Durata: 113min
LA STORIA VERA DI UNO SCANDALO MILIONARIO
GOLD - LA GRANDE TRUFFA DI STEPHEN GAGHAN
Il film si basa su una storia veramente accaduta nel 1993 e racconta lo scandalo in cui fu coinvolta la Bre-X Minerals Ltd. fondata da David Walsh. Su consiglio del geologo John Felderhof, Walsh comprò un terreno nella giungla del Borneo in Indonesia, vicino al fiume Busang, per estrarre un deposito d'oro. Inizialmente si stimò la presenza di circa 2 milioni d'oro all'oncia. Nel 1995 la stima raggiunse i 30 milioni, 60 nel 1996 e 70 nel 1997. Di conseguenza le azioni della compagnia raggiunsero un prezzo record e una capitalizzazione di mercato di 4,4 miliardi di dollari americani, che oggi al netto dell'inflazione corrisponderebbero a 6,5 miliardi. Quando fu scoperto che i campioni trovati erano in realtà stati coperti con della polvere d'oro e tutti i dati erano una frode, la compagnia andò in bancarotta nel 1997.. Kenny Wells (Matthew McConaughey) è un uomo d’affari alla perenne ricerca del colpo milionario. Grazie al geologo Michael Acosta (Édgar Ramírez) si imbatte in una vera e propria “montagna di soldi”, una delle più grandi e prolifiche miniere d’oro nell’inesplorata giungla indonesiana. Sfacciatamente ricco, senza freni e ancor più avido di denaro, Wells proverà a prendere di petto Wall Street, imparando presto che non è tutto ORO quel che luccica. Un’altra indimenticabile interpretazione dell’attore premio Oscar Matthew McConaughey in Gold – La grande truffa, adventure movie diretto da Stephen Gaghan, regista di Syriana e premio Oscar per la miglior sceneggiatura di Traffic. Ambientato agli inizi degli anni ’90, GOLD si ispira a fatti realmente accaduti: è il racconto epico del sogno americano, quello di Kenny West, un originale imprenditore alla ricerca della svolta nella vita. Una storia vera alla The Wolf of Wall Street – girata tra le giungle thailandesi e i grattacieli newyorkesi – che conta su un potente cast formato dai candidati ai Golden Globe Édgar Ramírez (Hands of Stone, La ragazza del treno) e Bryce Dallas Howard (Jurassic World, Il Drago invisibile), ma anche da Corey Stoll (AntMan, House of Cards). [www.myreviews.it]
VICARI AFFRONTA CON CORAGGIO LA BRUTALITÀ DELLA CRISI
SOLE, CUORE AmORE
DI DANIELE VICARI gni mattina Eli si sveglia prima che faccia giorno e affronta una traversata di due ore a bordo di pullman, metropolitane e autobus per raggiungere il posto di lavoro. Fa la barista in zona Tuscolana a Roma, ci sa fare con i clienti che apprezzano le sue crostatine fatte a mano, e ci mette del suo per rendere un incarico malpagato (in nero) qualcosa di vitale e gratificante. Del resto, con quattro figli da mantenere e un marito che ha voglia di lavorare ma nessuno che gli dia un incarico serio, c'è poco da fare la difficile: dunque Eli sopporta l'ignavo padrone del bar e la sua moglie maleducata, e sogna un futuro più semplice e più stabile. Vale è una performer che usa la danza moderna per esprimere la propria combattività, la stessa che la spinge a difendere la sua partner da un "impresario" violento e a litigare con la madre, borghesuccia col tubino nero e i pareri non richiesti. Ele e Vale sono amiche da sempre, anzi, "sorelle", hanno in comune l'amore per il ballo, che Ele ha accantonato per tirare su famiglia, e il desiderio di non soccombere alla quotidianità. Una battaglia che richiede generosità e fatica: ma di fatica si può anche morire, in un presente in cui la frustrazione implode senza trovare un riscatto sociale. Daniele Vicari, sempre attento a raccontare un'Italia credibile, affronta con coraggio la brutalità che la crisi economica incoraggia e legittima, mettendo sotto assedio uomini e donne di buona volontà. È coraggiosa anche la scelta di rivelare uno dei segreti più gelosamente custoditi nell'Italia delle apparenze: che tante donne si fanno il mazzo per portare avanti una vita dignitosa accanto a mariti annichiliti dall'azzeramento identitario che deriva al maschio italico dall'essere estromesso dal settore produttivo. Vicari rappresenta le scelte femminili come sempre più dettate dalle necessità immediate, e implicitamente domanda: per quanto tempo ancora ci immoleremo a questa vita da criceto sulla ruota? Delle due linee narrative quella dominante riguarda dunque Eli, ben impersonata da Isabella Ragonese, che porta in dote anche il ricordo delle sue interpretazioni in Tutta la vita davanti e La nostra vita. La storia di Vale appare accostata artificialmente, non ha un arco narrativo sufficientemente sviluppato e rischia di sconfinare nel pretenzioso anche perché è quella cui il film riserva la maggiore cura estetica, con l'aiuto del direttore della fotografia Gherardo Gossi. Del resto Vicari, autore della regia e della sceneggiatura, è abbastanza saggio da circondarsi di professionisti di qualità, come il montatore Benny Atria e il musicista Stefano Di Battista, che crea una colonna sonora jazz adatta a sollevare la narrazione verso una percezione più sofisticata delle esistenze minime della piccola borghesia contemporanea. La parabola di Eli avrebbe retto bene da sola: una via crucis la cui protagonista rifiuta di viversi come vittima sacrificale, e inserisce umorismo, sensualità e mestiere in un'esistenza lottizzata al millimetro, gran parte della quale spesa a bordo dei mezzi pubblici (come ben sa ogni pendolare in balia della rete di
(Tit. or.: The last world) Un film di Mark Pellington. Con Shirley MacLaine, Amanda Seyfried, AnnJewel Lee Dixon. Or.: USA, 2017. Durata: 108 min.
( Tit. or.: After the storm) Un film di Hirokazu Kore-Eda. Con Hiroshi Abe, Kirin Kiki, Yôko Maki,. Or.: Giappone, 2016. Durata: 117 min
UN’INARRIVABILE SHIRLEY MACLAINE CI REGALA UN ALTRO PERSONAGGIO DA ANTOLOGIA
ADORAbILE NEmICA
DI mARK PELLINGTON Harriet Lauler è stata una donna importante in ambito pubblicitario ma ora vive da sola tenuta alla larga da tutti, ivi compresi l'ex marito e la figlia Elizabeth. Ciò è in gran parte dovuto al suo assoluto bisogno di controllo su qualsiasi attività e persona. L'età anziana la spinge a un'iniziativa inconsueta: intende conoscere il suo necrologio prima che sopravvenga la morte. Per far ciò assume d'imperio una giovane addetta alla stesura degli stessi sul giornale locale che lei stessa ha finanziato. Il loro rapporto non sarà semplice. La sceneggiatura di Stuart Ross Fink (al suo esordio) cerca il suo punto di forza nello sviluppo dell'idea iniziale: una persona che ha una così forte smania di controllo da voler conoscere in anticipo cosa si dirà di lei dopo il suo trapasso e che incarica qualcuno di sondare quanti la conoscono per apprendere quale immagine hanno e conserveranno di lei. Con prevedibili esiti negativi e con il conseguente bisogno di trovare una soluzione alternativa. Questo elemento però cederebbe ben presto al deja vu se al centro non ci fosse una inarrivabile Shirley MacLaine che nel corso della sua carriera non si è fatta mancare personaggi ostici, scostanti o comunque difficili da amare a prima vista. Basta pensare a Voglia di tenerezza (che le valse l'Oscar), a Fiori d'acciaio o a Cartoline dall'inferno per averne la prova. Harriet Lauler entra a buon diritto nella galleria di questo genere di personaggi. Con in più la maturità di un'attrice ultraottantenne che offre a questa donna dai giudizi taglienti tutte le sfumature di chi ha vissuto una vita alla "My Way" pagandone anche il prezzo in termini di solitudine. Se anche nel film non ci fosse altro (che però c'è) basterebbero i minuti iniziali in cui i silenzi prevalgono sulle parole per inserirlo nell'antologia delle performance attoriali da ricordare. Ogni ruga, ogni sguardo, ogni gesto assumono significato. Poco importano allora le situazioni prevedibili o la dinamica vecchia/giovane un po' deja vu (anche se Amanda Seyfried, non dimenticata Cosette di Les Misérables, regge la prova) perché se poi ci si trova davanti a una scena come l'incontro, dopo innumerevoli anni, tra madre e figlia al ristorante (ancora un confronto generazionale questa volta con Anne Heche) non si può che dire, alla francese: "Chapeau, Shirley!". [www.mymovies.it]
UN PADRE SEMBRA PERDERE IL LEGAME CON LA SUA FAMIGLIA, MA UNA TEMPESTA...
RITRATTO DI FAmIGLIA CON TEmPESTA DI HIROKAzU KORE-EDA
Fino a ieri Ryoto aveva tutto: una consorte, un figlio e un altro romanzo da scrivere dopo aver vinto un premio letterario prestigioso. Poi qualcosa è andato storto, Kyoko gli ha chiesto il divorzio, Shingo lo vede soltanto una volta al mese, il romanzo è rimasto un'intenzione. Per pagare l'assegno mensile alla ex moglie, lavora per un'agenzia investigativa, per dimenticare le indagini ordinarie gioca alle corse, alla lotteria, a qualsiasi cosa possa restituirgli quello che ha perduto. Ma la vita è più complicata di così, bugie, tradimenti, meschinità gli hanno alienato la fiducia degli affetti. Kyoto gira a vuoto e fatica a trovare il suo posto nel mondo e in quello di suo figlio. Poi una sera un ciclone si abbatte su Tokyo e sulla sua famiglia che trova riparo a casa della madre, felice di averli di nuovo tutti e tre insieme. La notte porterà consiglio e Kyoto proverà a riguadagnare la fiducia di Shingo e a 'scommettere' questa volta sull'amore. Il vento si placa e una mattina tersa si prepara. Infaticabile ritrattista di famiglie, di cui fa un campo di investigazione privilegiato, Hirokazu Kore-eda realizza un'ode all'istante, solo rifugio di un mondo dove niente è permanente, soprattutto le relazioni umane. In quell'intervallo e dentro una notte tempestosa ritrova una famiglia. Una famiglia che probabilmente non tornerà mai unita ma che impara ad esserlo anche separata. Autore delle emozioni millimetriche e di una maniera contemplativa, Kore-eda procede a un'analisi clinica del gesto quotidiano e dei caratteri che mette in schermo, rintracciando ancora una volta le ferite prodotte dalla relazione padre-figli. Al cuore della storia c'è un perdente cechoviano e una rassegnazione cechoviana. Ryoto, padre assente e alla deriva, incarna la speranza delusa del figlio e della letteratura e un'immaturità che si trascina e prospera in un mestiere avvilente. Dal padre, il protagonista ha ereditato il vizio incorreggibile per il gioco e una tensione alla menzogna che ha mandato all'aria la sua vita, separato la sua famiglia e deluso suo figlio, che lo guarda imbrogliare e imbrogliarsi. Eroe avvilito e romanzesco, il protagonista di Abe Hiroshi rimanda ad una indecisione dello spirito e a una indecidibilità del corpo. Nondimeno, incarna la nascita di un padre, ribadendo nel cinema di Kore-eda il sentimen-
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trasporti regionale). Inevitabile l'arrivo al punto di rottura, quello cui tutti noi, nel presente italico, prima o poi arriviamo, chiedendoci come ci siamo arrivati. La vera piccola storia ignobile però appartiene al proprietario del bar interpretato da Francesco Acquaroli con infinite sfaccettature, sempre riconoscibile, impossibile da odiare eppure spregevole nella sua infingardaggine. Sono quelli come lui, e sono tanti, a perpetuare l'infamia quotidiana dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, e ancora di più sulla donna. [www.mymovies.it]
to di paternità come coscienza (affettiva) che si apprende. Come Father and son, After the Storm dimostra che non si diventa padri da soli, c'è sempre un bambino a insegnare l'amore, è sempre lo sguardo di un bambino a fare di un uomo un padre. [www.mymovies.it]
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VIVACE COMMEDIA GENERAZIONALE CHE RIFLETTE SULLA COSCIENZA COLLETTIVA Un film di Francesco Bruni. Con Giuliano Montaldo, Andrea Carpenzano, Arturo Bruni. Or.: Italia, 2017. Durata: 107 min.
TUTTO QUELLO CHE VUOI
DI FRANCESCO bRUNI Alessandro, ventidue anni, è trasteverino ignorante e turbolento; Giorgio, ottantacinque, è un poeta dimenticato. I due vivono a pochi passi l'uno dall'altro, ma non si sono mai incontrati, finché Alessandro è costretto ad accettare un lavoro come accompagnatore di quell'elegante signore in passeggiate pomeridiane. Col passare dei giorni dalla mente un po' smarrita dell'anziano poeta e dai suoi versi, affiora progressivamente un ricordo del suo passato più lontano: tracce per una vera e propria caccia al tesoro che incuriosisce progressivamente Alessandro e accende la cupidigia dei suoi amici che pensano di trovare chissà quale bottino. Bruni non si limita a proporci l'incontro tra due persone e caratteri profondamente differenti ma riesce ad andare al di là del gap (colmabile se lo si vuole) tra generazioni. Perché il rapporto di Alessandro è complicato sia con il padre e la sua nuova compagna sia con la madre di uno dei coetanei del suo giro di quartiere. (...) A una società affetta da un Alzheimer collettivo la cui forma patologica sembra escludere pervicacemente qualsiasi riferimento al passato recente e, ancor più, remoto Bruni ricorda che è grazie alla presa di coscienza della nostra storia, che passa attraverso quella di chi ci ha preceduto, che si può camminare verso il futuro. Lo fa sapendo suscitare quelle forme di sorriso e di riso che nascono da una riflessione profonda e da uno sguardo sensibile ed acuto capace di graffiare il muro dell’ indifferenza.
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Scrivere di Cinema 2017
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CRITICA LASCRIVI SCCRIVII
Scrivi una recensione di un film del la stagione cinematografica 2016-2017 della entro il 15 giugno 2017 e potrai vincere premi esclusivi: una esperienza da inviato per MyMovies al FFar ar East Film FFestival, estival, collaborazione la col laborazione con minima&moralia e ingressi al cinema. nell’ambito Le premiazioni a settembre nel l’ambito di pordenonelegge - FFesta esta del libro con gli autori.
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VICINO/LONTANO PREMIO TERZANI
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Udine - dall’11 al 14 maggio 2017
Confronti e dibattiti tra studiosi e specialisti di discipline e punti di vista diversi; analisi, approfondimenti, lezioni; ma anche spettacoli, letture, mostre, film e documentari sui temi caldi e sulle questioni aperte e contraddittorie del nostro tempo tornano a occupare edifici storici e spazi pubblici della città. Molteplici i fili di riflessione che vicino/lontano intreccia nelle quattro giornate del festival: dall’incremento vertiginoso delle diseguaglianze alla tragedia epocale delle migrazioni, dalla crisi dei sistemi democratici alla rinascita dei populismi, dalle storture della finanza al destino del welfare, solo per citane alcuni. Come ogni anno, nel cuore della manifestazione, in una serata-evento, Angela Terzani, presidente della qualificata giuria che lo seleziona, consegna il Premio Terzani all’autore di un’opera che affronti, evochi o spieghi un processo di cambiamento “significativo” del nostro tempo (sabato 13 maggio – Teatro Nuovo Giovanni da Udine). Info: www.vicinolontano.it
IN\VISIBLE CITIES, FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA MULTIMEDIALITÀ Gorizia e Nova Gorica - dall’8 al 22 maggio 2017
Due settimane di residenza artistica, workshop, installazioni, live performance e spettacoli per indagare e agire sulla città attraverso le arti digitali e i linguaggi della multimedialità e dell’interattività. In/visible cities – Festival internazionale della multimedialità urbana intende portare alla luce e riflettere su queste complesse dinamiche che legano spazi, persone e dimensione emotiva attraverso le potenzialità offerte dai linguaggi della multimedialità e dell’interattività. Uno sguardo a 360 gradi, capace di esplorare e agire sulla città attraverso le arti digitali e il dialogo tra media e linguaggi differenti, sfruttando stimoli e contraddizioni che emergono dall’interazione tra artisti e pubblico. Se da un lato l’arte è sicuramente in grado di agire direttamente sugli spazi fisici, rendendoli elementi attivi, significativi, capaci di raccontare storie e comunicare emozioni, dall’altro le nuove tecnologie offrono molte possibilità di esplorare ciò che della città non appare visibile ad occhio nudo: la sua storia, le molteplici vicende delle diverse comunità, i rapporti sociali ed economici, ma anche le possibilità di immaginare e progettare il futuro. Il festival, dunque, ha coniato il termine #multimedialitàurbana per riassumere tutti i possibili rapporti tra le città (visibili e invisibili) e i linguaggi artistici e tecnologici capaci di raccontarle. Info: invisiblecities.eu.
TINA MODOTTI IN MOSTRA
Podgorica - dal 5 maggio al 5 giugno 2017
Cinemazero porta a Podgorica, capitale della Repubblica di Montenegro, una grande mostra dedicata a Tina Modotti: 100 fotografie dagli archivi pordenonesi racconteranno ai montenegrini la grande artista friulana. L’iniziativa, che gode di partner istituzionali e privati di alto profilo, si deve alla collaborazione con l’associazione Most Kulture, letteralmente proprio “ponte fra le culture”. L’associazione intende sviluppare progetti culturali moderni e innovativi in un territorio ancora abbastanza vergine rispetto alle iniziative espositive, proprio grazie a collaborazioni qualificate come quella con Cinemazero. La mostra fotografica di Tina Modotti si inaugurerà il 5 maggio 2017 alla presenza dell’Ambasciatore Italiano in Montenegro, presso Art Pavillion di Podogrica - dove ha sede anche l'Association of Fine Artists of Montenegro. L’esposizione delle fotografie di Tina Modotti sarà itinerante all’interno della Repubblica del Montenegro rerendendo così possibile la circolazione della collezione a livello nazionale, garantendo un maggiore flusso di accesso e promuovendo la conoscenza e la diffusione dell'arte fotografica di Tina Modotti. Dopo Podgorica, da fine mese sarà Tivat, città portuale e turistica, ad ospitare la mostra presso il complesso turistico Porto Montenegro, presso gli splendidi spazi del Museo Marittimo.