€ 1,00 mensile di cultura cinematografica
Il 5 ottobre a Cinemazero una selezione della 31.Settimana della Critica
Le Giornate del Cinema Muto 2016 Dall’1 al 9 ottobre la 35 edizione del Festival
Brividi in sala, il terrore corre sul grande schermo
Ad Halloween in un doppio appuntamento 40 anni di paura
Cinema e montagna: emozioni ad alta quota
Proieizioni e incontri negli appuntamenti d’autunno curati dal CAI
A San Sebastian il regista che visse due volte Resurrezioni, novità, abbuffate e Eurocrisi nei Paesi Baschi
And the winner is... le recensioni vincitrici
I premiati del concorso Scrivere di Cinema Premio A. Farassino
16
Ottobre
Una settimana in un giorno
2016 numero 9 anno XXXVI
Mantova capitale italiana del cinema d’essai
In continua crescita il principale appuntamento del cinema di qualità
Domani accadrà
Ovvero se non si va non si vede spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi
In continua crescita il principale appuntamento professionale del cinema di qualità
Andrea Crozzoli
Editoriale
Mantova capitale italiana del cinema d’essai Mantova, stupenda città d'arte, ricca dell'eredità lasciata dai Gonzaga che ne hanno fatto uno dei principali centri del Rinascimento italiano ed europeo, è stata giustamente inserita nel 2008 nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Sempre da quel fatidico 2008 Mantova è diventata, in ottobre per una settimana, la capitale del cinema di qualità altrimenti chiamato D’ESSAI. Dal 3 al 7 ottobre 2016, infatti, la Capitale Italiana della Cultura 2016, ospiterà la XVI edizione degli Incontri del Cinema d’Essai, promossi dalla FICE (Federazione Italiana Cinema d’Essai), ossia il principale appuntamento professionale del cinema di qualità, al quale partecipano oltre seicento professionisti del settore tra i quali non poteva mancare Cinemazero, premiato nel 2006 come miglior sala d’essai dell’anno. Per il 2016 è prevista un'edizione record, non solo con un giorno in più rispetto al passato ma con un maggior numero di film. Nel ricco programma oltre 20 anteprime, trailer, incontri con i protagonisti del cinema, la consegna dei Premi Fice, e molti appuntamenti aperti anche al pubblico. Non mancherà una ricerca, realizzata con l'Ente dello Spettacolo, dedicata esclusivamente al cinema d'essai, i cui risultati permetteranno di avere una fotografia più precisa del pubblico d’essai oltre a migliorare il difficile lavoro di programmazione della sala. Tra i film in anteprima a Mantova ci saranno: Io, Daniel Blake di Ken Loach, che riesce ancora a "dire qualcosa di sinistra", premiato con la Palma d'Oro all’ultimo Festival di Cannes per il regista che ha da poco compiuto 80 anni e che con energia e lucidità ha mantenuto inalterato il suo sguardo su un mondo "surreale" e ingiusto come è quello attuale. Ci sarà anche Piuma di Roan Johnson, già in concorso alla Mostra di Venezia; poi The king of belgians di Peter Brosens e Jessica Woodworth, anch’esso proiettato a Venezia Orizzonti; nella sezione Mademoiselle di Park Chan-wook, un film dal forte impatto emotivo che potrebbe diventare uno dei titoli di punta della prossima stagione; One week and a day di Asaph Polonsky, passato alla Settimana della critica di Cannes; Agnus Dei di Anne Fontaine, presentato all’ultima Berlinale, che narra di suore violentate dalle truppe sovietiche e future maternità, un intrigo che si sviluppa abilmente attraverso lo sguardo della promettente protagonista Lou de Laâge. In cartellone a Mantova anche Neruda di Pablo Larrain, presentato all’ultimo Festival di Cannes, un imperdibile film che racconta la fuga del celebre poeta dal Cile dopo aver accusato il governo di aver tradito il partito comunista. Numerosi gli artisti annunciati a Mantova, tra loro atteso anche Marco Paolini, protagonista del film La pelle dell’orso di Marco Segato tratto dall'omonimo romanzo di Matteo Righetto ed ora in uscita dopo due anni di lavoro e dopo l’anteprima europea al Festival Annecy Cinéma Italien. Anche per la prossima stagione, dunque, le buone visioni non mancano!
In copertina il poster della 35ma edizione de Le Giornate del Cinema Muto in programma dal 1 al 9 ottobre al Teatro Verdi di Pordenone (Immagine: Douglas Fairbanks, il ladro di Bagdad Credits: Margaret Herrick Library - Academy of Motion Picture Arts and Sciences)
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Ottobre 2016, n. 9 anno XXXVI Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
Il 5 ottobre arrivano a Cinemazero due film della 31 Settimana della Critica
Marco Fortunato
Annunciato il programma ufficiale de Le Giornate della Mostra del Cinema di Venezia. I Film della Settimana della Critica che porterà anche sugli schermi delle più importanti sale del Triveneto le opere provenienti dalla 31.ma Settimana Internazionale della Critica, tra le sezioni più originali ed indipendenti della Mostra del Cinema di Venezia. Il progetto, partito dal Veneto 12 anni fa, ritorna finalmente in Friuli Venezia Giulia grazie all’impegno congiunto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e delle associazioni di categoria (AGIS e FICE). Un’iniziativa che oggi coinvolge oggi ben 14 sale su tre regioni (partecipano infatti anche Veneto e Trentino Alto Adige) favorendo la creazione di una rete di contatti e collaborazioni culminate nella costituzione della Conferenza Permanente degli Assessori alla Cultura del Triveneto e Alto Adige. Un passaggio molto importante nello sviluppo della sinergia già esistente tra gli esercenti cinematografici impegnati nel valorizzare il cinema di qualità all’interno del quale, naturalmente, Cinemazero gioca da tempo un ruolo da protagonista. Ma veniamo al programma pordenonese che vedrà sul grande schermo, in un’unica giornata, due tra i lavori più interessanti ed innovativi visti al Lido: Prank di Vincent Biron e Are We Not Cats di Xander Robin. In Prank Vincent Biron, canadese classe 1984, pluripremiato regista di cortometraggi, segue con la sua telecamera una banda di teppistelli (ritratti nella foto in alto) di provincia che dedica tutto il tempo a loro disposizione per escogitare scherzi atroci e surreali. Tra i membri della banda Stefie, un teenager solitario come tanti, che viene reclutato da Martin, Jean-Sé e Lea per filmare con un cellulare le loro bravate. Fino a quando i quattro decidono di combinarne una che va oltre tutto quello fatto fino a quel momento… Ma chi sarà la vera vittima? Un racconto di formazione divertente e crudele che parla d’amore, amicizia, condizionamenti di gruppo e perdita dell’innocenza in un urticante anti-manifesto generazionale. Taglio decisamente diverso per la seconda opera selezionata Are We Not Cats firmata dallo scrittore, regista e montatore Xander Robin. Protagonista un giovane che dopo aver perso lavoro e fidanzata tenta di ricominciare una nuova vita, ma i suoi piani vengono dirottati quando incontra una donna che condivide la sua abitudine più strana: un’inclinazione a mangiare i capelli. Rivelazione di un talento visionario e inatteso, Are We Nots Cats (nella foto in basso una scena del film) è una storia d'amore dark, una surreale favola post-punk in quello che, in fin dei conti, potremmo definire un “horror sentimentale”. Un doppio appuntamento dunque, concentrato in un’unica serata ad ingresso gratuito – mercoledì 5 ottobre a partire dalle ore 19:00 con Prank e, a seguire, alle ore 21:00 con Are We Not Cats – che verrà introdotta e commentata da uno dei critici del Sindacato Nazionale dei Critici Cinematografici in un incontro che non sarà solo l’occasione per approfondire le tematiche dei film presentati ma anche per conoscere i retroscena di una manifestazione – la Settimana della Critica, più comunemente conosciuta con il suo acronimo di SIC – che dal 1984, anno in cui fu fondata da Lino Micciché, rappresenta una delle vetrine più importanti e più seguite per monitare le nuove tendenze del cinema contemporaneo.
Alla scoperta della SIC
Una Settimana in un giorno
Dal 1 al 9 ottobre la nuova edizione del festival che festeggia il suo 35o compleanno
Jay Weissberg
Le Giornate del Cinema Muto
Le Giornate del Cinema Muto 2016 Sarà Greta Garbo la madrina ideale delle mie prime Giornate del Cinema Muto come direttore. Il suo fulgore trascende il trascorrere del tempo e in La donna misteriosa, il film con cui apriamo la 35a edizione, l’alone mistico che la circonda è tangibile e compiuto. Accogliamo con emozione Carl Davis, che ritorna per dirigere 59 musicisti dell’Orchestra San Marco di Pordenone nell’esecuzione della Greta Garbo in THE MYSTERIOUS LADY (La donna miste- partitura da lui composta per queriosa, US 1928) di Fred Niblo sto film così sensuale. Credits: John Kobal Foundation Uno dei piaceri della programmazione sta nella possibilità di cogliere, tra le varie sezioni, nessi cui prima non si era pensato, anche quando si tratta di fili assai tenui: La donna misteriosa è ambientato parzialmente nella Varsavia sottoposta al dominio russo, e ciò getta un ponte inatteso tra la nostra serata inaugurale e la rassegna dedicata al cinema muto polacco. Ed ecco subito un altro ponte, poiché in questa occasione verrà a trovarci per la prima volta il regista di origini pordenonesi nato a Varsavia, Krzysztof Zanussi. Il cinema muto polacco è fra i meno conosciuti in Europa: durante la seconda guerra mondiale andò distrutto oltre il 90 per cento di tutti i film prebellici, insieme alla relativa documentazione, ma anche ciò che è sopravvissuto è stato frettolosamente liquidato da critici e storici. Mi auguro che la nostra rassegna contribuisca a richiamare l’attenzione su una cinematografia nazionale, poi colpita da un destino avverso, che era aperta alle feconde influenze internazionali e allo stesso tempo dedita a celebrare le proprie radici locali. Se riconosciamo la grandezza di un regista degli anni Cinquanta come Andrzej Munk non possiamo ignorare l’opera di un regista degli anni Venti come Ryszard Ordyński: facendolo, denigreremmo entrambi. Il film della serata conclusiva, Il ladro di Bagdad, è un titolo famigliare capace a ogni nuova visione di regalarci un piacere straordinario e quest’anno, grazie al maestro Mark FitzGerald, che ha ricostruito le musiche originali composte da Mortimer Wilson nel 1924, abbiamo l’opportunità di apprezzare ancor meglio il film, riscoprendo una partitura che l’eminente critico musicale Henry T. Finck definì un “capolavoro”. Il ladro di Bagdad rappresenta il momento culminante della sezione dedicata allo scenografo William Cameron Menzies, curata da James Curtis, il cui splendido volume analizza finalmente l’intero arco della carriera di Menzies, dal muto al sonoro, chiarendo – come Curtis farà anche a Pordenone, nella Jonathan Dennis Memorial Lecture – i percorsi attraverso i quali Menzies sviluppò la propria arte, valorizzandone l’importanza per la visione complessiva del film. Sono felice per le tante riscoperte che siamo in grado di presentare quest’anno. Oltre alla partitura di Wilson, spicca il ritrovamento al Museo del Cine "Pablo Ducros Hicken" di Buenos Aires di una copia del film di Camillo de Riso Una donna funesta, che si riteneva perduto. Tratto da Nana di Émile Zola, fu girato nel 1917 ma, a causa Douglas Fairbanks in The Thief of Bagdad dei problemi con la censura, uscì solo nel (Il ladro di Bagdad, US 1924) di Raoul Walsh Credits: Photoplay Productions 1919. Le Giornate lo propongono insieme a Nana di Jean Renoir (quest’ultimo presentato all’interno della rassegna pluriennale curata da Paolo Cherchi Usai, Il canone rivisitato) offrendo così un’occasione unica per confrontare il diverso approccio con cui i due film, a nove anni di distanza l’uno dall’altro, hanno
affrontato la “scandalosa” opera di Zola. Tra gli altri titoli che si credevano perduti segnalo L’onore riconquistato, pellicola italiana del 1913 definita fino a poco tempo fa nel catalogo del Danish Film Institute (che celebriamo in occasione dei suoi 75 anni) come “non identificata” e che contiene rare immagini della guerra italoturca. La serie Who’s Guilty? della American Pathé è un’altra riscoperta proveniente dalle ricche collezioni del Gosfilmofond di Mosca, da cui arriva pure Three Live Ghosts del regista americano Three live ghosts (GB 1922), regia/dir: George Fitzmaurice, in una versione radicalmente rimontata dai cineasti sovietici in funzione Fitzmaurice. Credits: Paramount Pictures/Photofest delle esigenze propagandistiche del regime. È fra l’altro il più antico film ancora esistente cui abbia collaborato, seppure in un ruolo marginale, Alfred Hitchcock. Spesso i programmi delle Giornate sono così ricchi da esigere un seguito. È il caso di tre sezioni quest’anno: Origini del western, il cui secondo capitolo si concentra sul cruciale biennio 1912-13; Altre sinfonie delle città, che amplia decisamente le nostre conoscenze sul poema cinematografico urbano come “palestra” per i registi d’avanguardia nell’ultimo scorcio Beograd prestonica kraljevine jugoslavije [Belgrado, dell’era del muto; e Luca Comerio. Le capitale del Regno di Jugoslavia], (YU, 1932) di Vojin Djordjević Credits: Jugoslovenska Kinoteka Giornate ribadiscono l’importanza di questo grande regista proiettando una serie di sue opere, dalle attualità alle comiche, anteriori alla prima guerra mondiale. A proposito di comiche, punteremo i riflettori sullo Studio Christie, oggi dimenticato ma che assieme a Keystone e Hal Roach fu uno dei tre più importanti studios di comiche mute americane. Riprenderemo anche il discorso, dopo la rassegna del 1988, sull’opera di John H. Collins, il regista americano di Blue Jeans e The Cossack Whip, la cui carriera era in rapida ascesa prima de la place saint-marc pris d'un bateau della sua tragica e improvvisa scomparsa, Panorama (Panorama di Piazza San Marco da un battello), all’età di 28 anni, nella pandemia di influen- Lumière, 1896 Credits: Archivio Carlo Montanaro za del 1918. Pensando alle elezioni che si terranno il mese prossimo negli Stati Uniti, e che tanto interesse suscitano nell’opinione pubblica, ci è sembrato opportuno dedicare uno spazio alle antiche stravaganze di questo fenomeno così legato alle personalità dei contendenti. Presentiamo un sintetico programma di filmati elettorali, i cui divi sono tra gli altri l’affabile William McKinley, lo spavaldo Theodore Roosevelt, il dongiovanni Warren G. Harding e il laconico Calvin Coolidge. Fra i cortometraggi, particolarmente numerosi, segnalo gli amuse-bouches dei Africa before dark (US 1928) di Walt Disney Credits: film cromolitografici tedeschi, le avventure Austrian Film Museum / © Disney Enterprises, Inc. animate dell’eroe popolare giapponese Momotaro, la comica riscoperta di Baby Peggy The Little Rascal, il Disney ritrovato Africa Before Dark e le straordinarie immagini dei primi film su Venezia proposti nel programma di Carlo Montanaro con cui celebriamo i 120 anni di cinema nella Serenissima. Concludo tornando all’inizio: nella serata di apertura proietteremo anche À propos de Nice di Jean Vigo, un sentito omaggio, attraverso le immagini di ieri, alla Nizza di oggi.
Ad Halloween una speciale serata horror tra grandi classici e imperdibili novità
Riccardo Lo Re, Paolo d’Andrea
La lunga notte della pauraa
Brividi in sala, il terrore corre sul grande schermo La Notte di Halloween targata Cinemazero è ormai alle porte... Il 31 ottobre per i più coraggioso è in programma una double horror feature tra presente e passato e, come non bastasse, un percorso alla scoperta di due inquietanti corti pescati dagli archivi di FMK International Short Film Festival: tutti gli ingredienti per una serata da brivido, imperdibile per ogni appassionato di cinema che si rispetti. Da sempre il cinema rappresenta gli archetipi della paura mostrando le angosce primordiali dell’umanità, insite in ciascun individuo. Seppur aggiornati e riadattati ai tratti meno caricaturali, i motori della paura ricorrono a temi usuali, condivisi. Momenti di vita spensierati vengono raccontati mostrando le zone d'ombra, i punti deboli, quello che potremmo definire il lato oscuro della quotidianità. Anche un percorso fisiologico come l’adolescenza può nascondere lati ambigui. Il corpo si trasforma, il sesso è una cosa misteriosa, tanto attraente quanto spaventosa. Non ci si sente più al sicuro come quando si era bambini, i genitori non sono più dei punti di riferimento, si allontanano. Talvolta si rifugge dalle paure, talvolta si evitano, altre volte si fa paura. Sulla scia di questa premessa si partirà con It Follows (2014) di David Robert Mitchell, instant-cult internazionale sbocciato dal sottobosco indie americano: nessuna introduzione, nessuna spiegazione sull’origine dell’entità che sconvolgerà la vita dei protagonisti, immersi nella tipica, graziosa provincia americana che già John Carpenter ci ha mostrato nel cult Halloween – La notte delle streghe. I riferimenti al capolavoro del maestro americano si colgono sin dalle prime inquadrature: dalla scelta delle location all’occhio per le camminate lungo i viali alberati dei quartieri, passando per la protagonista Jay, da molti considerato il diminutivo di Jamie Lee Curtis, l’attrice che interpretava Laurie Strode nel film di Carpenter. Inoltre, come nel piano-sequenza iniziale di Halloween, tutto accade nell’immediato, con il pubblico che deve ancora prendere coscienza di essere in sala ad assistere all’orrore dei nostri giorni. Il risultato è impressionante: un vortice di emozioni, una giostra di tensione e paura che tiene davanti allo schermo lo spettatore per tutta la durata del film. La regia di Mitchell rappresenta il punto di forza di It Follows, non fosse altro per la sua capacità di giocare col complesso rapporto tra visibile e non visibile, tra chi può percepire la presenza e chi invece ne è escluso. Per non parlare delle musiche, che unite all’immagine rendono la storia estremamente dinamica ed accattivante. Di meno presentazioni hanno bisogno Brian De Palma e il suo leggendario Carrie – Lo Sguardo di Satana, adattamento-capolavoro del celebre romanzo d’esordio di Stephen King, che festeggia proprio quest’anno il quarantesimo anniversario dall’uscita in sala: un apparentemente convenzionale teen movie che si trasforma nelle mani del regista italoamericano in un’efferata storia di vendetta, in cui il paranormale diventa chiave per liberare una rilettura assai poco consolatoria di tematiche ancestrali LUNEDì 31 OTTOBRE quali il passaggio all’età adulta, il senso di colpa e le sue connotazioni religiose e psicologiche, la maternità e l’ineliA PARTIRE DALLE 21.00 minabilità del male. Ad impreziosire il tutto ci saranno, come IT FOLLOWS detto, due imperdibili cortometraggi horror, tra i quali il dissacrante Invaders (2014) di Jason Kupfer, fresco vincitore --del Premio del Pubblico alla serata horror della tredicesima CARRIE - LO SGUARDO edizione di FMK. Non mancheranno un gustoso rinfresco e DI SATANA una ricca serie di iniziative collaterali curate dai ragazzi del Ingresso unico 10€ Cinemazero Young Club. Ad Halloween, quest’anno, il terro8€ con CinemazeroCard re corre sul grande schermo! [INGRESSO VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI
Proiezioni, incontri ed approfondimenti nelle serate organizzate dal CAI di Pordenone
Giorgio Fornasier
Le serate della Sezione CAI di Pordenone, elaborate in sinergia con Cinemazero, hanno come prima finalità il far conoscere la Montagna sotto tutti i punti di vista. Questo in un’ottica di conoscenza che genera rispetto dell’ambiente e di tutti gli elementi in esso contenuti. Gli incontri godranno tutti della presenza in sala dei registi o dei partecipanti alle imprese dei filmati, piuttosto che presentati da esperti nei diversi settori. Iniziamo il 6 ottobre con una serata che vedrà a Pordenone la presenza di Agostino Da Polenza, personaggio noto nell’ambiente alpinistico sia per le sue imprese sui monti himalayani, che per l’impegno scientifico e sociale che lo stesso persegue attraverso l’associazione “Ev-K2-CNR” (costituita assieme a Ardito Desio), di cui è il Presidente, presso l’osservatorio/laboratorio Piramide alla base dell’Everest. Sarà proiettato il film K2, un urlo dalla vetta del regista Daniele Moretti , pellicola girata nel 2014 in occasione della missione “K2 sessant'anni dopo” che ha visto la riconquista della vetta a ruoli invertiti rispetto al 1954, questa volta, infatti, la guida è stata pachistana e il supporto logistico italiano, un film di grande impatto che si conclude con l’urlo di vittoria della Guida alpina di Alagna: Michele Cucchi, protagonista del film. Seguirà il 13 ottobre una proiezione in ricordo del forte alpinista Renato Casarotto, dal titolo Solo di cordata, a trent’anni dalla sua scomparsa. Con noi oltre al regista Davide Riva, avremo il piacere di avere l’amico di scalate Giacomo Albiero, membro del Club Alpino Accademico Italiano, che alla veneranda età di 89 anni porterà la sua testimonianza attraverso vivi ricordi. Il film è un fedele ritratto del fortissimo scalatore solitario e ne ripercorre le più famose imprese alpinistiche, raccontandone la profonda ricerca interiore (“… quando lassù si è totalmente soli, quando non si parla con alcuno tranne che con se stessi, quando si pensa ad alta voce, e il suono che ne esce non da fastidio” Renato Casarotto). Lo stesso giorno (alla sede sociale di Pordenone, in Piazza del Cristo n. 5/a), alle ore 18.30 sarà inaugurata la mostra di quadri dell’artista/alpinista Giannino Scorzato, amico di Renato, cui ha dedicato alcune opere che saranno esposte nei locali. Il 20 ottobre la proiezione assumerà il tono di una “lezione” su un animale di ritorno sulle nostre cime: il lupo. Il dottor Luca Giunti (guardaparco del Parco Naturale Orsiera Rocciavré e Riserve di Chianocco e Foresto), ci parlerà di questo affascinanete e misterioso animale, di cui da anni segue le tracce, descrivendone la storia, le ricerche, le caratteristiche e le abitudini. Parte della serata sarà dedicata all’immaginario, che come sappiano ha spesso sconfinato nella fiaba. Questa serata è realizzata in collaborazione con Natura2000 e LifeWolfAlps, progetto inserito nel programma comunitario LIFE dedicato alla tutela delle biodiversità. Fondamentale il contributo del Comitato Scientifico del CAI che, attraverso il gruppo Grandi Carnivori, è più che mai attivo nel progetto comunitario. La serata di chiusura del 27 ottobre è frutto della collaborazione fattiva con la “Fondazione Dolomiti UNESCO” e la “Regione Friuli Venezia Giulia”. Pietro Badaloni, noto giornalista, politico e scrittore, dopo aver girato sei filmati sulle montagne comprese nell’ambito delle Dolomiti UNESCO, ha realizzato un nuovo prodotto che riassume in un dvd tutte le emozioni di queste nostre montagne. Il regista sarà presente in sala e sarà intervistato da un altro noto giornalista RAI: Roberto Mantovani, esperto e storico di montagna. Una serata sicuramente interessante con attenta analisi della situazione odierna e delle problematiche legate all’ambiente montano e non solo in un appuntamento di chiusura in linea con i temi già espressi nelle precedenti serate, a confermare per l’ennesima volta il ruolo del CAI quale Associazione ambientalistica e solidale.
Incontri d’autunno del CAI
Cinema e montagna: emozioni ad alta quota
Resurrezioni nei Paesi Baschi
Lorenzo Codelli
Novità, abbuffate & Eurocrisi
Al 64º San Sebastián/Donostia il regista che visse due volte Che cos'era successo nei Paesi Baschi, dai due lati della frontiera, nell'estate 1958? Ce lo rivela una stupenda mostra fotografica proposta dal 64º Festival di San Sebastián (1). A Lourdes si stava festeggiando il centenario dell'apparizione della Madonna. Alfred Hitchcock decise di farvi visita il 22 luglio, cioè il giorno precedente la première mondiale de La donna che visse due volte (Vertigo) alla sesta edizione di San Sebastián. Miracolo! Vinse la Concha de Plata (ex aequo con I soliti ignoti di Mario Monicelli), e quel suo capolavoro detiene tuttora il primo posto nelle classifiche dei film più amati e influenti a livello mondiale. Hitch, genio sornione della pubblicità, s'era fatto ritrarre dal fotografo Pedro Usabiaga, e per Paris Match da Vicente Ibañez, nelle vie di Lourdes e di fronte a un pompe funebri, sul pulpito della cattedrale di Bayonne, nel cimitero e nel chiostro del Museo San Telmo a San Sebastián. Rinviando d'una settimana, per godersi il tour con la moglie Alma Reville, il primo ciak di Intrigo internazionale a Hollywood. Quell'ennesimo miracolo consolidò la popolarità universale del maestro della suspense. Ogni settimana Hitch introduceva con lucida ironia - in Italia sull'unico canale Rai, doppiato da Carlo Romano - la sua serie di telefilm macabri. San Sebastián, Capitale Culturale Europea 2016, oltre a far risorgere Hitch sulla Concha - proprio come Hitch aveva fatto per Kim Novak sulla baia di San Francisco - ha proposto un bel po' di novità e di "Perlas" da altri festival. Il Prix Fipresci per il miglior film 2016 è andato a Toni Erdmann di Maren Ade. La commedia tedesca - ossimoro, da quando Ernst Lubitsch era emigrato a Hollywood - che affronta, con una valanga di gag, la disgregazione europea vissuta da una manager nevrotica e da quel burlone di suo padre. Brillantissima performance senza veli della bionda Sandra Hüller, imprevedibile mascherata del gigante viennese Peter Simonischek. Snobbati dalla giuria a Cannes, idem Maren Ade. Lo distribuirà l'intrepido Valerio De Paolis. "Capolavoro" (Jacques Mandelbaum, Le Monde), "Irresponsabile" (Michel Ciment, Positif). Due echi del vespaio scatenato da Nocturama, settimo film del nizzardo Bertrand Bonello, rifiutato a Cannes. Un groupuscule di ragazzi bene pianifica un quadruplice attentato al plastico a Parigi. Tra essi, l'inquietante libanese Manal Issa, 24 anni, sosia o quasi di Silvana Mangano. La prima parte, senza parole, è magistralmente ritmata in esterni. Il pamphlet implode al momento dei roghi - prima vittima, Giovanna d'Arco! -, e del rifugiarsi dei maudits in un grande magazzino de luxe. "Insurrezione, non terrorismo", spiega Bonello. Malgrado la - o a causa della - prolungata assenza d'un governo in Spagna, la quota di mercato dei film nazionali, dal magro 14% del 2015, tende al 20% nel 2016. 104 lungometraggi prodotti, per metà documentari. Tra le opere applaudite a San Sebastián citiamo due hit "for export" di J.A. Bayona (A Monster Calls) e Nacho Vigalondo (Colossal), il frenetico poliziesco Que Dios nos perdone di Rodrigo Sorogoyen (premio per la migliore sceneggiatura), il thriller spionistico El hombre de las mil caras di Alberto Rodriguez (premio per il miglior attore a Eduard Fernández). Theater of Life del canadese Peter Svatek ha trionfato nella sezione "Culinary Zinema". Il trascinante chef modenese Massimo Bottura, in compagnia di altri 40 cuochi internazionali superstellati, trasforma un cadente teatro parrocchiale alla periferia di Milano in un refettorio modello per i diseredati, utilizzando esclusivamente pane duro e avanzi buttati nella spazzatura dai padiglioni dell'Expo 2015. Che spettacolare abbuffata! (1) Cfr. http://sansebastianfestival.com/2016/festival_diary/1/5952/es. C'era pure Roman Polanski tra i miracolati di quel Festival. Hitch rifà capolino in Kalebegiak, lungometraggio realizzato nel 2016 da 12 noti cineasti spagnoli per esplorare luci e ombre di San Sebastián: http://www.aterafilms.com/es/kalebegiak.
Sul sito di Cinemazero tutte le recensioni premiate
Scrivere di cinema: i vincitorii
“And the winner is...” le recensioni vincitrici Elena Magnani - Vincitrice Sezione Young Adult su Lo chiavano Jeeg Robot C'è Enzo Ceccotti, criminalotto di quart'ordine, che un giorno in una fuga rocambolesca cade nel Tevere e rimane intossicato da un liquido radioattivo, acquisendo una forza sovrumana. C'è “lo Zingaro”, che una volta faceva il cantante a Buona Domenica e oggi è a capo di una piccola banda di malavitosi romani, ma vuole “fare il botto”, diventare un pesce grosso nel mare della criminalità organizzata. E poi c'è Alessia, rimasta orfana di madre e poi di padre, che per difendersi dagli abusi di cui è vittima da una vita si è rifugiata in un mondo tutto suo, popolato da Jeeg robot, il professor Shiba e l'Imperatore del Drago. Un supereroe, un supercattivo e una ragazza da salvare: i tre elementi chiave del cinema hollywoodiano, che in quello italiano non siamo molto abituati a vedere. Perchè in Italia oggi non crediamo molto ai simboli: e il nostro cinema è sempre un po' troppo sporco, un po' troppo intriso delle nostre contraddizioni sociali – e di corruzione e di politica e di sangue – per poterne ricavare degli eroi senza macchia. Allora, quando ci apriamo ad un orizzonte più internazionale, non possiamo che ottenere degli ibridi: i disperati, poveri, bruciati piloti di rally di “Veloce come il Vento”; la struggente, perversa coerenza dei criminali di “Suburra”; lo spessore sottilissimo e straziante della linea che divide lucidità e malattia mentale ne “La pazza gioia”. Tutti personaggi incastrati nello squallore dei quartieri popolari di periferia, illuminati dalle luci al neon delle discoteche e degli strip club, in un contrasto stridente con quella Grande Bellezza che abbiamo portato agli Oscar. Anche Gabriele Mainetti, con “Lo chiamavano Jeeg Robot”, si inserisce in questa corrente e rivolta il cinema americano dall'interno. Fa un mischione tra una fedele trama Marvel, l'universo manga e la malavita capitolina, lo immerge nei nostri dialetti cafoni e nella nostra sgrammaticata ambiguità tra il bello e il pacchiano, sostituisce alle scene d'azione coreografate delle scazzottate magistrali che più sangue si ha più se ne metta, gira le scene di sesso al supermercato e le scene d'amore in un monolocale ingombro di yogurt e film porno. Di intatto lascia solo il cuore della vicenda: il buono, il cattivo e la vittima, con la loro inevitabile riflessione sul bene e sul male, e forse qui avrebbe potuto osare di più. Però alla fine è un film di supereroi, e glielo perdoniamo. Anche perchè ha compiuto il miracolo: ne è uscita fuori una pellicola convincente, credibile nel suo repertorio e insieme una boccata d'aria fresca in un genere che sembrava aver ormai esaurito tutto quello che aveva da dire. Una solida affermazione per una tendenza tutta da inventare. E sì, ogni tanto, Mainetti l'ha pure fatto qualche scivolone; ogni tanto ha sbagliato un po' i tempi, ogni tanto ci dispiace che non sia stato più coraggioso; ma quanto è bello questo grande cinema all'amatriciana, e quante cose ha ancora da dire. Eugenio Radin vincitore sezione Under 25 su Il figlio di Saul Ciò che consente a “Il figlio di Saul” di trattare un tema già abbondantemente sviscerato senza cadere nel banale e senza diventare soltanto “l’ennesimo film sull’olocausto”, è la decisione di far prevalere in esso la forma rispetto alla materia, proponendo una narrazione lineare ed esente da importanti snodi narrativi, il cui significato e la cui atmosfera sono però resi e fatti rivivere allo spettatore per mezzo di ricercate soluzioni stilistiche. Facendo in questo modo confluire il contenuto etico nella resa estetica, il regista ungherese László Nemes assegna il primato alla tecnica cinematografica, che si carica qui di senso tanto da diventare l’aspetto che più di ogni altro merita attenzione. La storia del prigioniero Saul, membro di un reparto di sonderkommando la cui macabra routine è interrotta improvvisamente dal ritrovamento delle spoglie del figlio, a cui il detenuto si propone di dare degna sepoltura, è raccontata attraverso una regia claustrofobica e asfissiante, che già nella scelta di adottare un formato d’immagine ristretto gioca la sua prima carta vincente, togliendo visuale allo spettatore, il quale si ritrova presto a vivere la stessa soffocante condizione del protagonista. Ma sono soprattutto l’utilizzo ragionato di un fuori-fuoco che nasconde allo sguardo l’ambiente circostante; di lunghi pianisequenza che pedinano costantemente il volto freddo e apatico del protagonista; nonché l’impiego del tedesco per la maggior parte dei dialoghi a produrre un effetto di straniamento sul pubblico, la cui libertà visiva è violata al fine di favorire un costante sentimento di oppressione. L’esclusivo concentrarsi sul primo piano quale individuazione di un’affezione e di un sentimento (seppur appena accennato) esclude poi dall’inquadratura il mondo esterno, le cui fattezze vengono a mala pena intraviste. Ma ciò che in tal modo si ottiene è l’incisiva e tremenda sensazione di isolamento dalla comunità, dai costumi, dalla cultura e, più in generale, quell’annichilimento della persona che la follia nazista cercava di perpetrare. Tuttavia nella pellicola di Nemes l’individualità sopravvive: attraverso il tentativo di portare in salvo la salma del figlio, Saul porta avanti una rivoluzione innocua e disarmata, ma che mira alla salvezza del proprio Io e del proprio libero arbitrio. A una rivolta armata destinata al fallimento si preferisce qui l’attuazione di una disubbidienza inoffensiva che non è, come alcuni detenuti accusano, un tradimento dei vivi in favore dei morti, ma piuttosto il coraggioso tentativo di serbar desta la propria dignità all’interno di uno scenario che ha quale unico scopo quello di distruggerla.
i film del mese
Un film di Pablo Larrain. Con Luis Gnecco, Gael García Bernal, Mercedes Morán. Argentina, 2016. Durata: 107 min.
Un film di Ken Loach. Con Hayley Squires, Natalie Ann Jamieson, Dave Johns Gran Bretagna, 2016. Durata 100 min.
UN SINTESI PERFETTA TRA NARRAZIONE ALLEGORICA ED ESIGENZA DI VERITÀ
NERUDA
DI PABLO LARRAIN Cile, 1948. Il governo di Gabriel Gonzalez Videla, eletto grazie ai voti della sinistra, sceglie di abbracciare la politica statunitense e di condannare il comunismo alla clandestinità. Pablo Neruda, poeta, senatore e massima personalità artistica del Paese, avversa decisamente questa decisione, fino a diventare il ricercato numero 1. In accordo con il partito comunista, Neruda sceglie l'esilio anziché il carcere, ma per riuscire a fuggire deve fare i conti con Oscar Peluchonneau, l'ispettore di polizia che Videla sguinzaglia contro di lui. Ogni possibile timore sull'approccio di Pablo Larrain alla materia scottante che riguarda il suo celebre omonimo, il poeta e "Senatore" Neruda, risulta totalmente privo di fondamento. Il crudo e nozionistico realismo del biopic è un approccio che non viene mai preso in considerazione, a dispetto del laconico titolo che si limita al cognome del protagonista. La prima e folgorante sequenza è già indicativa. Con un interessante gioco di angolazioni dell'inquadratura e di sfruttamento degli spazi del profilmico il regista illustra la capacità oratoria di Neruda e il misto di invidia e risentimento verso di lui che monta presso i suoi nemici. Anima e voce dello spirito identitario cileno, Pablo Neruda è come se accompagnasse con la sua poesia di ribellione e di intenso amore per la vita le vicende tragiche - future per lui ma passate per Larrain e chi guarda il film - di un popolo glorioso e insieme macchiato dall'infamia (...) Larrain si conferma cantore ineguagliabile della storia del suo Paese e delle sue molteplici contraddizioni, capace in ogni occasione di adottare un registro differente (cruda provocazione in Tony Manero, l'astrazione del marketing dalla tragedia in No - I giorni dell'arcobaleno). Per Neruda sceglie l'estetica del cinema noir classico americano - fino a ricorrere alla rear projection nelle sequenze in automobile - e la cala in un contesto quasi onirico, leggero e veloce come i versi del poeta, magari pronunciati in un bordello di quart'ordine tra fiumi di alcol (...) trovando l'equilibrio perfetto tra esigenza di verità sugli eventi drammatici che hanno caratterizzato la storia cilena e narrazione allegorica. Realismo nei fatti, onirismo nella forma, in un mirabile e perfettamente bilanciato connubio. [www.mymovies.it]
UNA STORIA CHE SA ESSERE TOCCANTE E COMMOVENTE SENZA ALCUN ARTIFICIO
IO, DANIEL BLAkE
DI kEN LOACh Newcastle. Daniel Blake è sulla soglia dei sessant'anni e, dopo aver lavorato per tutta la vita, ora per la prima volta ha bisogno, in seguito a un attacco cardiaco, dell'assistenza dello Stato. Infatti i medici che lo seguono certificano un deficit che gli impedisce di avere un'occupazione stabile. Fa quindi richiesta del riconoscimento dell'invalidità con il relativo sussidio ma questa viene respinta. Nel frattempo Daniel ha conosciuto una giovane donna, Daisy, madre di due figli che, senza lavoro, ha dovuto accettare l'offerta di un piccolo appartamento dovendo però lasciare Londra e trovandosi così in un ambiente e una città sconosciuti. Tra i due scatta una reciproca solidarietà che deve però fare i conti con delle scelte politiche che di sociale non hanno nulla. È bello ogni tanto verificare che i registi si contraddicono. Era accaduto qualche anno fa con Ermanno Olmi che, presentando Centochiodi, aveva dichiarato che non avrebbe girato più film di finzione. Fortunatamente per noi ne ha già realizzati altri due. Lo stesso succede ora per Ken Loach che sembrava, a sua volta, rivolto al documentario e invece ci regala un film di quelli che solo lui può offrirci. Carico cioè di uno sguardo profondamente umano e al contempo con le caratteristiche del grido che invita a ribellarsi a quello che sembra uno status quo inscalfibile. Per farlo è ritornato, insieme al fido Paul Laverty, per documentarsi, nella sua città natale, Nuneaton, in cui partecipa all'attività di sostegno di chi si trova in difficoltà. Già dal titolo ritorna alla necessità inderogabile di non cancellare la forza dell'identità individuale di coloro che stanno tornando ad assumere le caratteristiche di classe sociale dei diseredati come nell'800 dickensiano. I nomi di persona hanno segnato alcuni dei suoi film più importanti (La canzone di Carla, My Name is Joe, Il mio amico Eric e il precedente Jimmy's Hall). Perché è la dignità della persona quella che si vuole annullare grazie a un sistema in cui dominano i 'tagli' alla spesa sociale e dove gli stessi funzionari che debbono applicarli si rendono conto della crudeltà (è questo il termine giusto) delle regole che debbono applicare. Ken Loach continua a proporci le esistenze di persone qualunque con la forza di chi non descrive ma partecipa attivamente al dolore di chi subisce una delle umiliazioni più profonde (la perdita o l'impossibilità del lavoro). Daniel, Daisy e i suoi due figli si aggiungono alla galleria di persone di cui Loach ci ha mostrato una tranche de vie con la forza e la sensibilità di chi non ha alcuna intenzione di arrendersi alla logica del liberismo selvaggio.
DOPO IL SUCCESSO DI “LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE” PIF TORNA ALLA REGIA
IN GUERRA PER AMORE
DI PIF Dopo il grande successo del suo esordio cinematografico La mafia uccide solo d'estate, Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, torna dietro la macchina da presa con una commedia romantica, sullo sfondo dello sbarco degli alleati in Sicilia durante la Seconda Guerra Mondiale, che racconta l'origine dell'ascesa della mafia. Anno 1943: Arturo (Pif) vive la sua travagliata storia d'amore con Flora (Miriam Leone). I due si amano, ma lei è la promessa sposa del figlio di un importante boss di New York. Per poterla sposare, il nostro protagonista deve ottenere il sì del padre della sua amata che vive in un paesino siciliano. Arturo, che è un giovane squattrinato, ha un solo modo per raggiungere l'isola: arruolarsi nell'esercito americano che sta preparando lo sbarco in Sicilia, l'evento che cambierà per sempre la storia dell'isola, dell'Italia e della Mafia. "In guerra per amore racconta lo sbarco degli americani in Sicilia del 1943, evento di cui non si sa molto, è avvenuto un anno prima rispetto allo sbarco in Normandia. Io stesso non conoscevo questa storia, ho iniziato a studiarla circa due anni fa, mentre preparavo uno speciale Rai per i 70 anni della Festa della Liberazione, condotto da Fabio Fazio. In quell'occasione - ha raccontato Pif - ho fatto un collegamento proprio dalla spiaggia dove avvenne lo sbarco, nella zona tra Gela, Licata e Scoglitti, al sud della Sicilia. Lo sbarco degli americani in Sicilia nel '43 è un episodio storico trascurato che ha segnato la storia del nostro paese". “Dai documenti dei servizi segreti americani risulta che la mafia è stato un loro interlocutore, ma la storia ci insegna, anche politicamente, che stare con il male per fare del bene non funziona. Ci si unisce col bene per fare del bene, oppure si va da soli". "Ricreare i luoghi è stato difficile, non volevo un paese dove altri registi siciliani avessero già girato i loro film (Montalbano e Tornatore), ho deciso quindi di inventare una cittadina che non esiste e ho scelto Erice, un paesino sopra Trapani, a 700 metri sopra il mare", ha aggiunto. Pif ha inventato non solo un paese ma anche un dialetto, gli attori nel film "parlano palermitano, messinese e catanese, per cui ho cercato di fare una sorta di esperanto siciliano". [www.ansa.it]
POSTTO NUMERATO
i film del mese
Un film di Pif. Con Pif, Miriam Leone, Stella Egitto. Italia, 2016.
POSTTO ASSICURATO
ggii puooii prreacquist eacquist i tarre - senzzaa sovrrapprrezzzo sia inn cassa che sul sittoo www w.cinemaz cinemazzerro.it o.i e goderree così di molti van vantaggi: aggi EGNAATTO TI PERMETTE DI SCEGLIERE DOVE SEDERRTITI, ER POTER SEMPRE ESSERE VICINO A CHI VUOI TU! MAI PIU’ CODE, A PROVA DI RITARDATARI! a online ine il bbigliettto elettrronico e vai vai dritttoo in sala, ona chhe hai scelttoo e senzzaa passarree in cassa!
SE HAI DUBBI O BISOGNO DI CHIARIMENTI, GUARDA SU WWW.CINEMAZERO.IT DI AI NOSTRI N OPERAATTORI: SONO QUI PER AIUTARRTIT
DETOUR FESTIVAL DEL CINEMA DI VIAGGIO
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Padova - dal 4 al 9 ottobre 2016
Parlare di cinema è parlare di viaggio. I film del Festival cercheranno di approfondire il tema del viaggio in tutte le sue possibili declinazioni: fuga, esilio, migrazione, esplorazione, vagabondare, viaggio di ritorno, viaggio di scoperta, viaggio di formazione, spaesamento e attraversamento. Un film è sempre un viaggio che conduce in luoghi sconosciuti e fa vivere situazioni incredibili, ci offre la possibilità di confrontarci con noi stessi e con gli altri, talvolta portandoci al limite della nostra stessa razionalità. Un viaggio è un’esperienza. Detour affronta i vari aspetti, considerando ogni linguaggio, dal lungometraggio di fiction al documentario d’autore, con un’attenzione sia alle opere inedite dell’ultima stagione che ai film più conosciuti realizzati durante tutto l’arco della storia del cinema. Costruire un festival è sempre un viaggio, complesso e avvincente, fatto soprattutto di buoni compagni d’avventura. Info: www.detourfilmfestival.com
FESTIVAL DEL CINEMA LATINOAMERICANO Trieste - dal 22 al 30 ottobre 2016
La XXXI edizione prevederà 13 film nella sezione Concorso Ufficiale in rappresentanza di numerosi paesi del continente Latino Americano. Verranno inoltre assegnati altri premi, previsti nella sezione Contemporanea: Premio Malvinas, Premio Mundo Latino, Premio Arcoiris. Due le retrospettive, di alto valore culturale. Una su Francisco Gedda, attento e prolifico documentarista, antropologo ed etnologo cileno di origine sarda che racconta le popolazioni native e i luoghi dimenticati dell’America Latina. La seconda retrospettiva sarà dedicata a Juan Carlos Rulfo, importante cineasta messicano, già premiato al Sundance Festival, figlio del grande scrittore Juan Rulfo (tra le cui opere ricordiamo Pedro Paramo e El llano en llamas) che fu protagonista della nuova letteratura latinoamericana insieme a Carlos Fuentes, Gabriel García Márquez, Julio Cortázar. Il Festival offrirà una chicca assoluta per chi ama letteratura e cinema: la proiezione del film En este pueblo no hay ladrones (In questo paese non ci sono ladri), diretto nel 1965 da Alberto Isaac e tratto da un racconto di Gabriel García Márquez. Attori d’eccezione proprio lo scrittore Juan Rulfo, Luis Buñuel e lo stesso Gabriel García Márquez. Info: www.cinelatinotrieste.org
Pa
JAZZ&WINE OF PEACE 2016: FRANCESCO BEARZATTI TINISSIMA QUARTET
Villa Manin, Passariano (Ud) - 23 ottobre 2016 ore 17.00
c
Appuntamento da non perdere all’interno del 19mo Jazz&Wine of Peace Festival con il musicista Francesco Bearzatti che presenta un progetto travolgente This Machine Kills Fascists – che è anche un disco per CAM Jazz – che ripercorre la vita, i tempi e l’arte del grande Woody Guthrie: dopo Tina Modotti, Malcom X e la riuscita parentesi di Monk’n’Roll, Bearzatti e il suo Tinissima Quartet sono alle prese con un altro artista ribelle e irregolare, che come nessun altro ha cantato l’America delle Grande Depressione, delle lotte sindacali, delle speranze del New Deal. Cantautore ma anche intellettuale, romanziere e attivista politico, Guthrie racconta di emarginati ed ingiustizie. Bearzatti e il Tinissima Quartet ne colgono con enorme empatia l’amore per il proprio Paese, la rabbia, la protesta, la passione. A seguire degustazione vini offerta dall’Enoteca di Cormòns. Info: www.controtempo.org
RAVENNA NIGHTMARE FILM FEST
in
Ravenna - dal 27 ottobre all’1 novembre 2016
Dopo avere indagato per 13 anni il cinema horror in tutte le sue derive, oltre che all’interno del Concorso Internazionale anche attraverso retrospettive e omaggi di grandissima caratura, da quest’anno Ravenna Nightmare Film Fest allarga i propri orizzonti in direzione di altri generi confinanti: il noir soprattutto, ma anche il crime, la fantascienza, il thriller, il fantasy, il giallo, le ghost stories, il mistery; in breve, al lato oscuro del cinema. Una evoluzione naturale, necessaria e importante per continuare ad essere un punto di riferimento per gli autori di ogni parte del mondo del cinema di genere. Evento principale del Festival sarà ancora il Concorso Internazionale per lungometraggi a cui si affianca il Concorso Internazionale per cortometraggi. E poi anteprime, eventi speciali, retrospettive e incontri, che per una settimana renderanno Ravenna il punto di riferimento del cinema di genere e mostreranno al pubblico il lato oscuro del Cinema. Info: www.ravennanightmare.it
c