mensile di cultura cinematografica
Tante sorprese e novità per la terza Fiera dedicata ai bambini Dal 12 al 14 aprile 2013 B come Bimbo
Raccontare il cinema con uno sguardo personale
Conclusa a fine marzo a Cesena la nona edizione del Backstage Film festival
Un Far East carico di 60 titoli e grandi anteprime
Dal 19 al 27 aprile 2013 al Teatro Nuovo Giovanni da Udine e al Visionario
Sguardi sul cinema italiano
Una nuova collana di libri sul cinema
Voci Doc
Aprile
Scrivere di cinema - Premio Alberto Farassino si rinnova
Un workshop redazionale al festival di Roma come primo premio
13 2013 numero 04 anno XXXIII
Damiano Damiani, pittore, scrittore e regista
è scomparso il 7 marzo 2013 il versatile maestro friulano
E 1,00
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Il documentario investigativo protagonista della VII ed. de Le voci dell’inchiesta
Domani accadrà
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È scomparso il 7 marzo 2013 il versatile maestro friulano
Andrea Crozzoli
Editoriale
Damiano Damiani, pittore, scrittore e regista Era il 23 luglio del 1922 quando a Pasiano di Pordenone nacque Damiano Damiani che, negli anni Trenta, dal Friuli si trasferì a Milano dove frequentò l’Accademia di Brera e dove entrò in contatto con insegnanti pittori come Carrà, Funi, Messina e molti altri ancora. Nell’immediato dopoguerra, per il Piccolo Teatro di Milano diretto da Strelher e Grassi, realizzò una delle prime locandine. Disegnò anche delle strisce di fumetti per la storica rivista L’Asso di Picche di Hugo Pratt. Negli anni Cinquanta lavorò per la Bolero film-Mondadori ad una serie di fotoromanzi per approdare infine al cinema: «La cosa più importante era fornire alle masse sempre più vasti strumenti di lettura, per contribuire così alla loro emancipazione» dichiarò trasferendosi a Roma, dove divenne sceneggiatore. Come regista esordì col documentario La banda d'Affori cui seguì, sempre nel 1954, Le giostre. Passionale, curioso, con il gusto per la polemica, a trentotto anni passò al lungometraggio di finzione realizzando nel 1960 Il rossetto, protagonista Pietro Germi nel ruolo del commissario e Il sicario, un noir sul marcio di certa borghesia italiana senza scrupoli. Damiani, dall’imprinting friulano poco propenso ai compromessi e ben saldo sui propri principi etici, fin dall’inizio sposò un cinema nel segno della passione civile, che piacque ai critici e al botteghino. Damiani sapeva con maestria passare con estrema agilità da un genere all'altro, ricreando nei suoi lavori il respiro delle grandi narrazioni hollywoodiane. Dopo La rimpatriata, del 1963, una delle sue regie più significative, con protagonista un indimenticabile Walter Chiari, lo stesso anno diresse La noia, ispirato all'omonimo romanzo di Alberto Moravia. È del 1966 Quién sabe? capolavoro del western all’italiana, mentre nel 1968, complice la voglia di confrontarsi con opere espressione di un forte impegno civile, Damiani realizzò Il giorno della civetta, dal romanzo di Leonardo Sciascia, un film intensamente drammatico, uno spaccato sociale tra politica, mafia e omertà. In anticipo su molti, Damiano Damiani intercettò allora la voglia di pulizia e la crescente indignazione dell'opinione pubblica, unita a una certa sfiducia verso il potere. Firmò in tv anche la prima serie de La Piovra, il film televisivo cult con il commissario Cattani di Michele Placido: ancora oggi tra le più belle produzioni di ogni tempo della Rai. Ma la cosa più sorprendente, era che Damiano Damiani non smise mai la sua produzione di quadri, la pittura che inizia negli anni dell’Accademia di Brera a Milano e finisce nel 2005. Nell’ottobre del 2004 Cinemazero gli ha dedicato, assieme alla retrospettiva dei suoi film e al bel volume di Alberto Pezzotta Regia Damiano Damiani, una interessante mostra dei suoi quadri (foto in alto: particolare de L’attesa, 2000, cm 100x73) proprio a Pasiano di Pordenone, il suo paese natale che aveva portato sempre nel cuore. Intelligente e anticonformista, una vita nel segno della coerenza, della passione civile, così si può sintetizzare la storia di Damiani, friulano poliedrico e versatile, scrittore, pittore e ovviamente regista. Damiano Damiani ci ha lasciato il 7 marzo di quest’anno, all'età di 90 anni, a causa di un'insufficienza respiratoria. A noi resta caro il ricordo di averlo conosciuto.
In copertina: Luigi Lo Cascio regista e interprete di La città ideale
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Aprile 2013, n. 04 anno XXXIII Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Marianita Santarossa Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Grafiche Risma Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla Unione Italiana Stampa Periodica
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Un workshop redazionale al Festival del Cinema di Roma come primo premio
Elisabetta Pieretto
Siate critici! Non è un modo di dire, o un invito a essere esigenti, magari in primo luogo con se stessi. Per una volta va preso alla lettera. Siate critici cinematografici. Scegliete un film tra quelli usciti nelle sale italiane nel periodo compreso tra l'1 agosto 2012 e il prossimo 31 luglio, oppure tra quelli proposti dalla piattaforma MYMOVIESLIVE! e recensitelo. Sbizzarritevi, usate i vostri strumenti del sapere, mettetevi in gioco. La critica serve, perchè non solo la visione, parafrasando Fassbinder, libera la testa, a volte anche l'elaborazione, la scrittura dei concetti, la creazione di un discorso che crei una interazione diretta con il lettore/spettatore. Dialogo. Il bando dell'undicesima edizione di Scrivere di Cinema – Premio Alberto Farassino, il concorso nazionale di critica cinematografica rivolto a tutti i giovani dai 15 ai 25 anni e promosso da pordenonelegge.it, Cinemazero, il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici e MYmovies.it, introduce importanti novità. Forte dell’esperienza maturata nelle edizioni precedenti, Scrivere di Cinema si pone sempre più come osservatorio privilegiato delle passioni cinematografiche dei giovani e palestra critica vera, in cui i più meritevoli potranno sperimentare concretamente il lavoro in una redazione come giornalista critico. Infatti, grazie alla nuova partnership con Alice nella Città – la sezione autonoma e parallela – i primi cinque classificati della sezione Under 25 vinceranno un workshop redazionale. Per tutta la durata della kermesse, sotto la guida di un giornalista professionista, faranno parte di una redazione che avrà il compito di redigere il daily del Festival, seguendo le proiezioni, gli incontri con l’autore, “toccando con mano” il significato di scrivere sui film e su un’importante manifestazione cinematografica internazionale, secondo i tempi del giornalismo vero. Altra importante novità è legata alle sezioni di gara, in cui la fascia giovane per partecipare è stata uniformata a quella degli altri festival e concorsi nazionali. Potranno partecipare a Scrivere di Cinema tutti i giovani residenti in Italia tra i 15 e i 25 anni, divisi in Young-Adult (tra i 15 e i 19 anni, coincidente con gli studenti delle Scuole Secondarie di II grado) e gli Under 25 (tra i 20 e i 25 anni). Mentre gli Young-Adult dovranno presentare una recensione di un film della presente stagione cinematografica, gli Under 25 dovranno elaborare, oltre alla recensione, un breve articolo editoriale su una traccia fornita dal bando di gara. Ci sarà tempo fino al 15 luglio per partecipare; successivamente la giuria presieduta da Viola Farassino e formata dai critici Mauro Gervasini (MYmovies.it, Film TV) e Dario Zonta (L’Unità, Hollywood Party-Radio3) selezionerà i finalisti che verranno premiati nel corso di pordenonelegge.it - Festa del libro con gli autori, che si terrà a Pordenone dal 18 al 22 settembre prossimi. Per scaricare il bando e partecipare: http://scriveredicinema.mymovies.it
Scrivre di Cinema
Scrivere di cinema Premio Alberto Farassino si rinnova
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Dal 12 al 14 Aprile 2013 B come Bimbo
Silvia Moras
Cinema&Didattica
Tante sorprese e novità per la terza Fiera dedicata ai bambini Sulla scia del grande successo dell’edizione 2012 di B come Bimbo, con Giovanni Muciaccia e Lupo Lucio protagonisti, che ha raggiunto il numero record di 18.000 presenze superando del 50% quelli dello scorso anno, alla Fiera di Pordenone è partita la macchina organizzativa della terza edizione della Fiera dei Bambini e delle Famiglie, in programma dal 12 al 14 aprile 2013. B come Bimbo è un format innovativo, a metà tra fiera e festival, che abbina spazi espositivi e un ricchissimo programma di laboratori didattici e creativi, incontri informativi, giochi e grandi eventi. 5 i padiglioni coinvolti dagli spazi espositivi che presentano proposte commerciali per il mondo dell’infanzia a 360°: abbigliamento, gioco, alimentazione, educational, arredamento, vacanze e tempo libero. Una fiera a misura di bambino ma che offre, quest’anno in particolare, anche numerose iniziative dedicate agli adulti: è stato ideato per loro lo spazio Workshop Mamma & Papà al padiglione 5 dove sono in programma incontri tematici con esperti pronti a dare consigli sull’educazione, la salute, le scelte scolastiche dei piccoli. Il vero cuore di B come Bimbo sarà il Bosco degli eventi un’arena allestita al padiglione 5 che sarà animata da tantissime iniziative organizzate in collaborazione con pordenonelegge.it e che ospiterà personaggi molto noti al grande pubblico. All’interno della Fiera sarà presente anche la Mediateca Pordenone di Cinemazero con i suoi laboratori di didattica dell’audiovisivo rivolti alle scuole e alle famiglie presenti. L’audiovisivo è un medium di comunicazione con e tra le generazioni e la sua alfabetizzazione fin da piccoli è una necessità imposta dai sistemi di comunicazione attuali. L’immagine, in tutte le sue forme e declinazioni, è un sistema testuale che come tale costruisce un senso sintattico e semantico, del quale siamo tutti, più o meno consapevolmente, traduttori-traditori affascinati. Le proposte di quest'anno mirano non soltanto a coinvolgere i bambini in attività ludiche finalizzate all'alfabetizzazione del linguaggio audiovisivo, ma anche a sensibilizzarli su due temi molto importanti quanto attuali: l'ambiente e l'intercultura. Da anni la Mediateca Pordenone di Cinemazero pone particolare attenzione alle questioni ambientali legate alla sostenibilità, grazie anche alla convenzione con Arpa/LaRea Friuli Venezia Giulia. Quest’approccio mescolato alle tematiche della sostenibilità ha portato alla progettazione di una serie di iniziative laboratoriali che coinvolgeranno i bambini e i gruppi classe presenti. Queste attività, accompagnate da un mix di materiale audiovisivo (per lo più animazioni), avranno l’obiettivo di affrontare con i bambini alcuni temi legati alla sostenibilità ambientale come lo spreco, il riciclaggio e il consumo consapevole. L'ambiente diventerà nei laboratori non soltanto protagonista, ma anche metafora per parlare di intercultura. Nei tre giorni di Fiera andremo a costruire un Bosco “speciale” con il laboratorio Il mondo in un bosco e con il laboratorio Scenografia fa rima con fantasia, inviteremo i bambini ad utilizzare materiale di recupero e riciclo per costruire dei fondali sul quale poi si muoveranno animali e creature fantastiche grazie alla tecnica della Stop-Motion. Si lavorerà anche con i nuovi media, con la fotografia e le web-cam per dare vita agli oggetti inanimati (parte del materiale sarà di recupero per affrontare anche il tema della sostenibilità attraverso l’attività ludica) con la tecnica della Stop-Motion. Avrà un ruolo dominante il loro coinvolgimento in prima persona. I bambini lavoreranno utilizzando strumenti a loro congeniali come il disegno e il gioco dando vita a rappresentazioni che li facciano riflettere anche sul concetto di identità culturale, proponendo attività legate a tradizioni popolari altre. Laboratori didattici e creativi, lunapark, la spiaggia, i gonfiabili, la scuola guida baby, la fattoria didattica, sono solo alcune delle tante proposte di B come Bimbo 2013. Per info e prenotazioni: www.bcomebimbo.com
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Conclusa a fine marzo a Cesena la nona edizione del Backstage Film Festival
Raccontare il cinema con uno sguardo personale
Antonio Maraldi
Backstage Film Festival
«Visto che già con le fotografie vi occupate del lavoro del set, perché non lo fate anche con i video?» La domanda arrivò una sera dell’autunno del 2004 da Davide Cocchi, venuto al san Biagio a presentare il suo Ogni volta che te ne vai. Quell’interrogativo lasciò un segno e funzionò da pungolo per mettere a punto il progetto del Backstage Film Festival che vide la luce il 30 marzo del 2005 alla presenza di un maestro come Mario Monicelli che, accompagnato da Gloria De Antoni, presenziò alla proiezione de I sentieri della gloria. In viaggio con Mario Monicelli sui luoghi della Grande guerra. Fu un inizio bagnato dal successo, anche per la presenza le sere successive di Sandra Ceccarelli per Sandra. Ritratto confidenziale di Giuseppe Piccioni (sezione extra) e di Maurizio Ponzi arrivato per l’anteprima del suo A luci spente (inserito nel capitolo “cinema nel cinema”). Nell’impostare il cartellone ci si mosse sulla traccia di CliCiak il concorso nazionale per fotografi di scena che ogni anno viene affiancato da un omaggio ad un grande maestro del passato. Quindi spazio ai backstage dei film della stagione, giudicati dal pubblico (premio del pubblico) e da una giuria tecnica (della prima facevano parte l’attrice Marina Massironi, il critico Paolo Mereghetti e il regista Rolando Stefanelli). Per dovere di cronaca, il premio della giuria andò al backstage di Pater familias firmato da Claudio Conti e quello del pubblico al backstage di Io non ho paura diretto da Giuseppe Bianco. Il presente dunque (che comprendeva anche la sezione “extra”, per i materiali più diversi) ma anche il passato con l’”Omaggio” ad un maestro (Pasolini in quell’anno) e la “retrospettiva” (vecchi backstage e servizi sui set di cinegiornali del Luce e della Settimana Incom)... Il tutto mosso dalla convinzione che con l’avvento del digitale e lo sviluppo del dvd il backstage potesse assumere una propria autonomia artistica, tale da meritare un’apposita manifestazione. Ad occuparsi del programma oltre a chi scrive era ed è tutt’ora Angela Gorini, preziosa collaboratrice di altre iniziative del Centro Cinema Città di Cesena. Quella scansione rimase pressoché intatta anche per le edizioni successive che videro sfilare ospiti di prestigio (solo per ricordare qualche nome: Alessandro D’Alatri, Gianfranco Mingozzi, Roberto Andò, Donatella Finocchiatoro, Sabrina Impacciatore, Silvio Orlando, Anna Bonaiuto, Valentina Lodovini, Michela Cescon, Antonello Grimaldi) e segnalare lavori e nomi di filmaker poi affermatisi (tra gli altri Susanna Nicchiarelli, Nicola Deorsola, Pippo Mezzapesa, Paola Sangiovanni, Alessandra Gori). Col passare degli anni e delle edizioni il panorama veniva a mutarsi, anche in maniera veloce. Quando il festival cesenate avviava i suoi primi passi c’erano in Italia altre iniziative similari, in particolare il Dietro le quinte Film Festival a Roma (con le prime edizioni sotto l’egida della Fandango) e una sezione competitiva del Napoli Film Festival. Iniziative che nel giro di breve tempo sono scomparse. Il motivo probabilmente va ricercato nella crescita degli spazi dell’offerta di backstage, una crescita dovuta soprat(foto Gideon Banchmann - © Cinemazero) tutto all’aumentato numero di canali televisivi tematici, abituati a consumare materiali che le produzioni concedono a scopo promozionale. Questo aspetto ha influito anche sulla composizione della nicchia (perché di questo si tratta) di pubblico interessato a queste produzioni: chi le cerca sa dove vederle o trovarle, per chi è solo curioso è sempre più complicato trovare novità o materiali già non consumati. Difficile fare pronostici sul destino di un piccolo festival come quello cesenate. Sicuramente non è mutato il motivo sostanziale che lo fece nascere: Nella sezione “Gli anniversari del grande cinema italiano” ricercare e segnalare opere e autori a 50 anni da 8 1/2 di Federico Fellini capaci di raccontare il cinema con uno è stato proiettato il lavoro di Mario Sesti “L’ultima sequenza” (2004) realizzato con materiali dall’archivio di Cinemazero. sguardo personale, al di là della committenza.
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Dal 19 al 27 aprile 2013 al Teatro Nuovo Giovanni da Udine e al Visionario
Gianmatteo Pellizzari & Ippolita Nigris Cosattini
Far East Film Festival 15
Un Far East carico di 60 titoli e grandi anteprime Catalogo ricchissimo anche per la quindicesima edizione del Far East Film Festival, attesissima a Udine dal 19 al 27 aprile con i suoi 60 titoli, a cominciare da una doppietta di anteprime europee che certo non deluderà le aspettative degli spettatori: Girls for Keeps di Fukagawa Yoshihiro, originale comedy nipponica, e Ip Man - The Final Fight di Herman Yau, nuovo e appassionante capitolo della saga dedicata all'icona del kung fu. Girls For Keeps descrive senza filtri il Giappone contemporaneo e gli standard imposti alle donne di oggi. Una storia di lacrime e di sorrisi, di vittorie e di sconfitte, di sessismo e di libertà. Una storia di piccole (grandi) scelte, di piccole (grandi) ambizioni, di piccole (grandi) donne. Quattro amiche, quattro diverse way of life e una metropoli che non fa sconti. Quattro diversi temperamenti e un unico desidero di realizzazione (personale o professionale, non importa). Trent’anni. L’età decisiva, nella cultura nipponica, per compiere passi decisivi. Per stabilire, con esattezza, il proprio ruolo e il proprio posto sul pianeta. Ip Man - The Final Fight descrive invece l’ultima parte della vita di mister Ip (sommo maestro del Wing Chun!) ma anche la vita della comunità hongkonghese (letta attraverso i decenni, dal 1949 al 1972), e alterna preziose coreografie action a dolci palpiti crepuscolari, combattimenti pubblici a dolori privati, configurandosi come un film dentro il kung fu e non semplicemente sul kung fu. Nei panni dell’indimenticabile mentore di Bruce Lee, una vecchia conoscenza del pubblico udinese: il superdivo Anthony Wong (spalleggiato, ricordiamo, “dall’Asian Joe Pesci” Eric Tsang). Proprio come Ip Man, scomparso nel 1972, ha gloriosamente attraversato la storia delle arti marziali, così Anthony ha gloriosamente attraversato (e continuerà ad attraversare) la storia del cinema hongkonghese. Sempre sul fronte delle anteprime europee, il Far East Film Festival 15 offrirà al suo pubblico anche un autentico poker d’assi: quattro titoli che spaziano dalla bellezza malinconica di A Story of Yonosuke, firmato dal regista giapponese Okita Shuichi (lo stesso di Woodsman and the Rain), al perfetto stile Sherlock Holmes di The Bullet Vanishes, la detective story cinese ambientata alla fine dell’Ottocento (cast all stars dove scintillano Lau Ching-wan e la conturbante Nicholas Tse), fino all’action hongkonghese Cold War dei due registi Longman Leung e Sunny Luk e Lost in Thailand dell’attore/regista Xu Zheng che in Cina continentale ha stabilito il record assoluto di incassi nella storia del cinema cinese (il film sarà presentato in collaborazione con CinemAsia Film Festival di Amsterdam). Tra gli eventi da segnalare, oltre alla proiezione - in anteprima euroepa - del kolossal The Guillotines di Andrew Lau e dell’horror The Complex (grandissimo ritorno di Hideo Nakata, papà di The Ring e Dark Water!), la consegna del Gelso d’oro alla carriera al gigante coreano Kim Dong-ho, l’affettuoso ricordo del regista filippino Mario O’Hara e la pubblicazione del volume dedicato al regista cinese King Hu, con interviste e materiali inediti.
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Una nuova collana di libri sul cinema
Luciano De Giusti
Rubbettino è una coraggiosa casa editrice calabrese che merita tutta la nostra attenzione perché, pur essendo piccola, pensa in grande e, senza inibizioni periferiche, aspira a una posizione centrale. La sua collana cinema sì è fatta apprezzare dapprima per libri monografici dedicati a film tratti da celebri testi letterari: Il processo di Kafka portato sullo schermo da Orson Welles, Cuore di tenebra che divenne Apocalypse Now di Coppola, La mite di Dostoevskij trasfigurata da Bresson in Così bella così dolce, serie cui si aggiungerà un volume di prossima uscita su Morte a Venezia, trasposizione viscontiana della celebre novella di Thomas Mann. In parallelo a questa serie imperniata sul dialogo tra cinema e letteratura, si sono affacciati i volumi dedicati al cinema italiano, su aspetti particolari della sua storia. Un paio di esempi. Strane storie. Il cinema e i misteri d'Italia, a cura di Christian Uva, prende in esame quei film del nostro cinema di impegno civile che esplorano i momenti più oscuri e irrisolti della storia nazionale, dai casi Mattei, Moro, Ambrosoli, al delitto Pasolini, dal lungo romanzo delle stragi impunite (Portella della Ginestra, Piazza Fontana, Ustica, ecc.) fino al G8 di Genova. A questo volume è seguito quello di Andrea Minuz, Viaggio al termine dell'Italia. Fellini politico, in cui l'opera del grande maestro viene ripercorsa alla luce di una prospettiva inusuale come quella politica che, a prima vista, parrebbe estranea alla sua poetica. Invece no. Zanzotto, illustre collaboratore di Fellini, disse in più occasioni che nell'immaginario fantastico del regista la realtà politica e ideologica italiana non era affatto trascurata, solo trasfigurata. Una recentissima conferma viene dalla presenza di Fellini nel film fantapolitico di Roberto Andò, Viva la libertà, evocata in un frammento di repertorio nel quale il regista si batte come un leone contro le interruzioni pubblicitarie dei film massicciamente introdotte dalle tv di Berlusconi. Il volume più recente della serie “cinema focus” è istantanee sul cinema italiano. I due curatori, Franco Montini e Vito Zagarrio, propongono al lettore un giro d’orizzonte sullo stato delle cose nel nostro cinema in questo primo scorcio di secolo registrando i mutamenti intervenuti a partire dal 2000. Data certo convenzionale e simbolica ma, nondimeno, è vero che con l’ingresso nel nuovo secolo, magari senza eclatanze, pian piano molte cose sono cambiate. Quali esse siano, ce lo indicano le sezioni in cui è articolato il volume: gli assetti produttivi con le loro figure emergenti, i film di genere e quelli d’autore, i loro registi e i nuovi volti di interpreti (particolarmente ricca la schiera maschile), i romanzieri-sceneggiatori grazie ai quali si attua, sul piano della scrittura, un rinnovato scambio di risorse con la letteratura contemporanea, fino alle nuove competenze professionali legate all’avvento del digitale. A tale fenomeno di svolta è legata anche la sorprendente rinascita del documentario che, in contrasto con la reclusione autoreferenziale del postmoderno, segnala il bisogno di toccare terra, ritrovando il contatto perduto con la realtà in un rinnovato rapporto col mondo. Il ritorno a nuova vita del documentario ha concorso ad abbattere le frontiere generando un “cinema del reale” felicemente ibridato con la finzione. Benché debba continuare la battaglia per il riconoscimento della sua piena dignità e valore - tale da consentirgli un giorno di essere regolarmente inserito nei programmi di sala - il documentario si è già rivelato il terreno oggi più fertile di reinvenzione del linguaggio cinematografico, luogo di una nuova sperimentazione delle sue possibilità espressive.
Rubbettino Editore
Sguardi sul cinema italiano
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Il documentario investigativo protagonista della VII ed. de Le voci dell'inchiesta
Marco Rossitti
Le Voci dell’Inchiesta
Voci Doc
SETTIMA EDIZIONE INCONTRI DOCUMENTARI ANTEPRIME MOSTRE INTERVISTE SPETTACOLI TAVOLE ROTONDE
«I documentari sono il nuovo giornalismo d’inchiesta». Così replicava Michael Moore - ex giornalista passato dietro la cinepresa - all'attrice Susan Sarandon che lo intervistava sul futuro del documentario al Tribeca Film Festival 2012 in un incontro intitolato "Why We Need Documentaries" (Perchè abbiamo bisogno dei documentari). «Oggi c'è un problema con i mezzi di informazione - argomentava il premio Oscar -, con il giornalismo che si concentra poco su ciò che accade. Si fa poco lavoro d'indagine e alla fine i documentari hanno colmato il divario, fanno ciò che non fanno i giornali. I documentari hanno rimpiazzato il giornalismo investigativo». In linea con le considerazioni di uno dei massimi rappresentanti del film-inchiesta internazionale - cui va il merito di aver dato nuova legittimazione al documentario, riabilitandolo al grande schermo e imponendolo come prodotto appetibile per il mercato - Le voci dell'inchiesta, manifestazione devota al giornalismo televisivo "in presa diretta" ma anche attenta a tutto ciò che si muove sulle "strade del documentario" (alle quali riserva, da sempre, un'apposita sezione) - spalanca le porte della sua VII edizione al grande "cinema della realtà", attraverso un'ampia e variegata proposta di reportage e documentari d'inchiesta di rilievo internazionale. Una ventina di titoli, provenienti da altrettanti paesi del mondo, selezionati tra le migliori realizzazioni dell'ultima stagione e sottotitolati per l'occasione. Salute, Ambiente, Legalità sono i temi che caratterizzano i matinée (pensati per le scuole ma aperti anche al pubblico) promossi, come di consueto, in collaborazione con Arpa FVG/LaRea e Coop Consumatori Nordest/Progetto "Legality Coop". Cafeteria Man, "l'uomo della mensa", raccontato dallo statunitense Richard Chisolm, è un carismatico cuoco di New Orleans, responsabile del servizio mensa per tutte le scuole di Baltimora (83.000 studenti!), che con il sostegno di genitori, insegnanti e agricoltori della zona si è fatto artefice di un'innovativa campagna sperimentale per una nuova cultura del cibo: la proposta di una dieta scolastica ragionata e “verde”, non fondata su piatti già pronti, ma su cibi di provenienza certificata, carne fresca e prodotti a chilometro zero. Al drammatico problema dei danni provocati dal riscaldamento globale è invece dedicato Chasing Ice del fotografo di National Geographic James Balog, che spostandosi freneticamente tra Islanda, Groenlandia, Bolivia, Alaska, le Alpi e il Parco Naturale Los Glaciares nella Patagonia argentina ha documentato in migliaia di scatti fotografici e riprese in time-lapse («evidenze visive del cambiamento climatico») il progressivo, inesorabile scioglimento dei giacciai. A tre diverse facce del turismo è dedicata un'altra piccola sezione del festival. The Venice Syndrome, dell'austriaco Andreas Pichler, punta lo sguardo su una Venezia vittima della sua bellezza, straziata dal marketing e dal business del turismo di massa e di classe: 58.000 abitanti stabili contro 60.000 visitatori giornalieri (per un totale di venti milioni di presenze nel solo 2012). Invasi, 365 giorni all'anno, da un esercito di turisti senza requie, la parte rassegnata dei veneziani affida al microfono del regista un accorato e sdegnato appello contro il crescente degrado della città lagunare, che sta trasformando il luogo dove sono nati e vorrebbero continuare a vivere dignitosamente in un vero e proprio "incubo a occhi aperti". Da un luogo dal quale forse non resta che fuggire a due mete agognate, ma non proprio alla portata di tutte le tasche: lo Spazio e le montagne svizzere, che raggiungiamo, in compagnia di Christian Frei, in due distinti film. Space Tourists ci racconta la realizzazione di un sogno cullato dalla protagonista per un'intera vita: la benestante Anousheh Ansari, iraniana emigrata a diciotto anni negli Stati Uniti, è la prima donna turista dello Spazio. Con immagini spettacolari ripercorriamo le diverse fasi della sua esperienza, dai primi addestramenti ai giorni ’
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Marco Rossitti
trascorsi alla Stazione Spaziale Internazionale; ma scopriamo anche, attraverso l'attività del giovane fotoreporter della Magnum Jonas Bendiksen, il fenomeno della pioggia di rottami dei razzi spaziali che, lanciati dal Cosmodromo di Baikonur (come quello che ha portato in orbita Anousheh), piombano dal cielo sulle campagne e i villaggi del Kazakhstan e la curiosa torma di collezionisti di relitti che vi gironzola intorno. Non meno curiose appaiono le rincorse su prati fioriti e il rotolarsi lungo pendii innevati nel cuore delle Alpi svizzere delle star del cinema indiano più popolare: sono gli attori-cantanti-ballerini dei cosiddetti "masala movie", qualcosa a metà tra la sceneggiata napoletana e il drammone hollywoodiano anni '40 e '50, prodotti dall'industria di Bollywood, che negli ultimi tempi pare prediligere locations più “esotiche”: come la Svizzera, appunto, che negli ultimi anni ha registrato un incredibile aumento di turisti (325.000 solo l’anno scorso) provenienti dal continente indiano. È questo l'universo descritto dal pluripremiato regista svizzero in Bollywood im Alpenrausch: un'occasione per riflettere - nel centenario della nascita dell'industria cinematografica indiana - sul fenomeno in crescita del cineturismo (o turismo indotto dal cinema). Ai rischi del giornalismo militante, alle libertà di stampa e di espressione vilipese e calpestate, è dedicata la sezione "Voci negate". Attraverso l'esibizione degli "amabili resti" delle sue Five Broken Cameras, i palestinesi Emad Burnat e Guy Davidi ci raccontano l'attività politica del bracciante palestinese Emad, protagonista della storia della resistenza del suo villaggio sotto l’oppressione israeliana. Emad, che vive vicino a Ramallah, in Cisgiordania, ha documentato con le sue videocamere (che gli sono state ripetutamente distrutte da colpi di arma da fuoco o sotto le suole di anfibi militari) tutti i fatti più drammatici e violenti di cui è stato testimone, affrontando di persona ogni difficoltà e opposizione, comprese le proteste della moglie, timorosa di rappresaglie. Nella stessa sezione troviamo anche l'intenso Camp 14. Total Control Zone di Marc Wiese, documentarista tedesco esperto in zone di guerra, che riporta la drammatica e toccante testimonianza di Shin Dong-Hyuk, figlio di due prigionieri politici nord-coreani, e per questo trovatosi costretto a vivere la sua infanzia e adolescenza in un campo di lavoro del regime. Chi ha la sfortuna di nascere a Camp 14 ci rimane per sempre, seguendo una "dieta quotidiana" a base di fili spinati, violenza e torture. È quanto è successo a Shin, il cui calvario è iniziato con un'esecuzione pubblica, quella della madre e del fratello, alla quale è stato costretto ad assistere, seduto in prima fila a fianco del padre. Ci aiutano a compiere questo "percorso nell'indicibile", questo inquietante "viaggio all'inferno", le visualizzazioni in animazione dell'iraniano Alireza Darvish che, alternate alle immagini documentarie, sollecitano la nostra immaginazione con la complicità di una ricercata colonna sonora. In Forbidden Voices la giornalista e cineasta svizzera Barbara Miller sposta la nostra attenzione sull’impatto di Internet sulla libertà di informazione, rendendo omaggio a tre coraggiose donne blogger provenienti da Iran, Cuba e Cina, tre Paesi non a caso presenti nella lista dei “Nemici di Internet” stilata da Reporters sans frontières. Dall'importanza dei social network come strumenti per organizzare la protesta civile, far circolare le informazioni, combattere la propaganda dei regimi dittatoriali e vanificare i limiti imposti dalla censura a Internet come potenziale nuovo Moloch che vuole fagocitare il sapere universale per restituirlo all'umanità come e quando vuole: è l'impressione che deriva dall'inquietante progetto - degno di un H. G. Wells - di cui ci dà conto Ben Lewis nel suo Google and the World Brain, in anteprima nazionale al festival, in una sezione dedicata ai New Media. Quella che ci viene raccontata dal documentarista ex BBC è la storia di Google Books, certamente il piano più ambizioso mai tentato su Internet: quello di scansionare tutti i libri del mondo (grazie ad un
Le Voci dell’Inchiesta
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Marco Rossitti
Le Voci dell’Inchiesta
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accordo con importantissime biblioteche universitarie) per creare non solo una gigantesca biblioteca universale digitale, ma una più alta forma di intelligenza, un “cervello del mondo” che contenga tutta la conoscenza del pianeta e sia accessibile a tutta l’umanità. Completano la sezione We are Legion. The Story of the Hacktivists di Brian Knappenberger, sul movimento globale di hacker e attivisti famoso per il rifiuto di ogni gerarchia, per le lotte in nome della libertà d’espressione e gli attacchi ai siti web di grandi gruppi come Scientology, PayPal, Sony; e Just a Girl, You Know? di Eef Hilgers, sulla quotidianità della tredicenne Maria, autentica "nativa digitale", che affida al video sharing ogni condivisione e rapporto interpersonale con la fitta rete delle sue "amicizie virtuali". La ragazza - si chiede il film - sta perdendosi nel mondo digitale o troverà un giorno la sua voce? The Iran Job dell'americano Till Schauder e China Heavyweight del cinese Yung Chang sono i titoli più significativi della sezione che il festival dedica allo sport. Più che film sportivi in senso stretto, sono, il primo, la storia di Kevin, cestista americano dotato di sufficiente talento sportivo e un’incrollabile fiducia nella vita da accettare un ingaggio nell'A.S. Shiraz e gareggiare nella Super League iraniana; un film che attraverso le imprese sportive ci parla di libertà politica, minacce di guerra, diritti delle donne e pregiudizi duri a morire ma capaci di sciogliersi nel calore dell’incontro. Il secondo, incentrato sull'attività di un allenatore di boxe che recluta ragazzi poveri dai paesi rurali della Cina centrale e li trasforma in campioni del pugilato, una metafora sulle scelte che i giovani della Nuova Cina, una volta formatisi, saranno chiamati ad operare. In sintesi: lottare per se stessi o per il bene collettivo? Completano il programma delle "Voci" tre film che hanno al centro, a diverso titolo, tre "grandi" città. In Donauspital l'austriaco Nikolaus Geyrhalter ci fornisce il “ritratto” di uno dei più grandi ospedali d’Europa: il nuovo Sozialmedizinisches Zentrum Ost di Vienna, puntando l'obiettivo della cinepresa sulla routine giornaliera dell'istituto e insinuandosi nelle diverse zone dell'edificio per descrivere, con precisione e punte d'umorismo, una serie di processi operativi normalmente invisibili a pazienti e visitatori. A Detroit, città post-industriale e alla sua lenta agonia (un 11 settembre al rallentatore), è dedicato il ¿Requiem for Detroit? del fuoriclasse del cinema inglese Julien Temple (Le ragazze della terra sono facili). Già quarta città più grande d’America, con un'economia fondata sull’industria automobilistica (Ford, Chrysler e GM) e il suo innovativo sistema di periferie, autostrade e centri commerciali, Detroit è stata l’incarnazione del sogno americano. Oggi è diventata l’emblema del capitalismo in crisi e ci si presenta come una di quelle città distopiche cui ci ha abituato il genere catastrofico, con soprusi e criminalità diffusi ovunque, complessi industriali in disuso brutalizzati dalla rabbia giovanile, le piante che crescono spontanee sull'asfalto e lungo i marciapiedi di strade fantasma e sulle terrazze di case, uffici e alberghi abbandonati. Ma forse - sembra volerci dire Temple - non è persa ogni speranza... E infine Napoli e la sua musica. Il film di Jonathan Demme (Il silenzio degli innocenti) dedicato alla Enzo Avitabile Music Life è un duplice tributo: alla variopinta cultura partenopea e al musicista e polistrumentista napoletano, estremamente rappresentativo della vitalità artistica della sua città. Che le note della sua musica si levino a pieno volume insieme alle mille "Voci" della 10 > 14 APRILE 2013 > PORDENONE > CINEMAZERO settima edizione del festival! Scaramanticamente parlando, potrebbe anche essere un modo per scongiurare, qualora ce ne fosse bisogno, una possibile "crisi del settimo anno". SETTIMA EDIZIONE INCONTRI DOCUMENTARI ANTEPRIME MOSTRE INTERVISTE SPETTACOLI TAVOLE ROTONDE
UN’INIZIATIVA DI
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Cinemazero
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PULCE NON C'È - GIORNATA INTERNAZIONALE DELL'AUTISMO In occasione della Giornata Internazionale dell'Autismo, Cinemazero e la Fondazione Bambini e Autismo propongo la proiezione dello splendido film Pulce non c'è di Giuseppe Bonito con Pippo Delbono e Piera Degli Esposti. Il film, liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Gaia Rayneri, racconta la storia di Pulce che ha nove anni, due occhioni accesi e ascolta il tango: non parla perché è autistica, ma questo non significa che non abbia niente da dire. Un giorno come tanti, viene portata via dalla sua famiglia senza troppe spiegazioni. Attraverso lo sguardo divagante e trasognato della sorella Giovanna entriamo nella quotidianità di una famiglia anormale, con il suo lessico pensato per chi può solo parlare per immagini, il suo caos pieno di emergenza e amore. E senza retorica e senza patetismi esploriamo lo scontro tra mondo adulto e infanzia, tra malattia e normalità, tra rigidità delle istituzioni e legami affettivi. Ingresso a 3,00 euro. Info: www.cinemazero.it
FAR EAST FILM FESTIVAL 15 Udine, dal 19 al 27 aprile 2013
Il Far East Film Festival punterà lo sguardo sul presente e sul futuro del cinema asiatico, con 60 titoli che attingono alle migliori produzioni degli ultimi mesi e un omaggio all’alfiere mondiale della cultura coreana: Kim Dong-ho. Dopo i premi alla carriera al maestro della risata Michael Hui e a un regista ormai leggendario come Johnnie To, il festival ha deciso di assegnare il Gelso d’Oro 2013 al più grande ambasciatore artistico della Corea del Sud. Regista, attore e storico direttore del Festival di Busan, Kim ha diffuso in tutto il mondo il verbo creativo della sua terra, quando ancora era sconosciuto agli occhi occidentali. Info: http://www.fareastfilm.com
ACTION #10
Pordenone, Cinemazero – marzo e aprile 2013
Il Coro Anni Dieci è nato nel 2011 sotto la direzione artistica di Davide Toffolo dal Laboratorio urbano di nuova musica popolare negli anni dieci. Nei mesi di marzo e aprile torna a Cinemazero, dopo la performance per FilmMakers al Chiostro nell'estate 2012 a Piancavallo, per invadere, questa volta virtualmente, la platea del cinema grazie a un progetto di videoinstallazioni sviluppato all'interno della rassegna Nord Est: Cantieri di Arte Pubblica curata dal Comune di Pordenone e dal Comune di Belluno. Info: www.cantieriartepubblica.it
CLICIAK - 16MA EDIZIONE
Centro Cinema Città di Cesena, fino al 21 aprile 2013
il Centro Cinema Città di Cesena presenta la 16ª edizione di Cliciak, concorso nazionale per fotografi di scena che nell’arco di 15 anni ha portato alla ribalta il nome di eccellenti fotografi che hanno saputo rinnovare un’importante tradizione figurativa del cinema italiano. La fase conclusiva del concorso coincide con la mostra allestita a Cesena da sabato 23 marzo al 21 aprile che raccoglie le migliori foto partecipanti a questa 16ª edizione, compresi gli scatti vincitori: fra gli altri, quelli sui set del La migliore offerta di Giuseppe Tornatore, E’ stato il figlio di Daniele Ciprì, Il comandante e la cicogna di Silvio Soldini. Dopo Cesena, come gli anni passati la mostra di CliCiak in estate volerà a Roma, alla Casa del Cinema di Villa Borghese, dove sarà allestita dal 10 giugno al 12 luglio. È corredata, come di consueto, da un catalogo a cura di Antonio Maraldi e Angela Gorini. Info: www.comune.cesena.fc.it/sanbiagiocesena
TRENTO FILM FESTIVAL
Trento e Bolzano, dal 25 aprile all'8 maggio 2013
La 61a edizione del Trento Film Festival cade in un 2013 ricco di ricorrenze importanti per la storia dell'alpinismo ed è su queste ricorrenze che saranno giocate anche le serate evento dedicate al grande alpinismo. I 60 anni dalla prima conquista dell'Everest, 50 dalla prima grande impresa degli alpinisti americani, 40 dalla prima salita tutta italiana e i 150 anni dalla fondazione del Club Alpino Italiano. E poi un ospite d'eccezione, per la prima volta al Trento Film Festival, l'alpinista britannico Mick Fowler, mentre Maurizio Nichetti ripercorrerà le tappe significative di 150 anni di storia del CAI. E ancora l'omaggio alle Dolomiti e ai grandi alpinisti che oggi come ieri sono stati stregati dalle grandi pareti che si accendono al tramonto di rosso fuoco, il secondo forum degli alpinisti a Castel Firmiano, per discutere con Reinhold Messner sul futuro dell'alpinismo professionistico e su alcuni aspetti sociali ad esso legati. Info: wwwtrentofestival.it
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Pordenone, Cinemazero - 2 aprile 2013, ore 20.45
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i film del mese
di Sacha Gervasi. Con Anthony Hopkins, Helen Mirren, Scarlett Johansson, James D'Arcy, Jessica Biel. Or.: USA 2013. Dur.: 98’
COME IL MAESTRO DELLA SUSPENSE HA REALIZZATO PSYCO
HITCHCOCK DI SACHA GERVASI
Da qualche anno a questa parte, uno dei trend dell'industria cinematografica è il film biografico. Quello diretto da Sacha Gervasi fotografa il maestro della suspense, interpretato da Anthony Hopkins, durante la realizzazione del film che lo consacra definitivamente come campione del brivido: Psyco. Il biopic mostra il dietro le quinte del film che rese celebre Anthony Perkins e provocò l'arrivo di strane lettere all'attrice protagonista Janet Leigh, con tanto di telefonate e registrazioni ossessive riguardanti il suo personaggio, Marion Crane. Basato sul libro “Come Hitchcock ha realizzato Psyco”, questo film è un documento prezioso che svela gli aneddoti delle fasi di lavorazione del capolavoro, dalle discussioni sulla sceneggiatura al lancio pubblicitario, il maniacale perfezionismo del cineasta e il suo rapporto con il cast, il team, la moglie Alma Reville. A dirigerlo è Sacha Gervasi, il regista del documentario di successo Anvil! The Story of Anvil, che, in una maniera vagamente analoga, posava lo sguardo sul dietro le quinte della band metal canadese. Tutto sembra indicare che Hitchcock sarà un biopic "verità", hollywoodiano nella scelta di un cast all star, ma più interessato al lato umano e creativo (e chissà un tantino bizzarro) del più grande genio del cinema da brivido.
(Titolo originale The Place Beyond the Pines) di Derek Cianfrance. Con Bradley Cooper, Ryan Gosling, Eva Mendes, Rose Byrne, Ben Mendelsohn. Or.: USA 2012. Dur.: 140’
RYAN GOSLING E BRADLEY COOPER NEL NUOVO FILM DI DEREK CIANFRANCE
di Pappi Corsicato. Con Laura Chiatti, Alessandro Preziosi, Lino Guanciale, Iaia Forte, Angela Goodwin. Commedia, Or.: Italia 2011. Dur.: 84’
UNA COMMEDIA CON RIFERIMENTI ALTI E POP, APPARENTEMENTE ALMODOVARIANA
COME UN TUONO DI DEREK CIANFRANCE
Il talento di Derek Cianfrance, alla boa del terzo film, è un talento evidente, tanto nell'uso della macchina da presa quanto, e soprattutto, nell'abilità narrativa. Mentre noi scopriamo lui, anche lui sembra scoprire se stesso, misurandosi in toni e registri diversi. Con Blue Valentine aveva raccontato meglio di chiunque altro, recentemente, la straordinaria forza sentimentale del quotidiano, la potenza di tuono di ciò che torna, mediato e deformato dal filtro del ricordo, dell'amore quando l'amore non vince più sul resto. Con Come un tuono allarga il campo e opta per una narrazione forte, che abbraccia più personaggi e più generazioni. Quasi il primo fosse un racconto, perfetto e insuperato, e il secondo un romanzo, la cui mole e la cui impalcatura narrativa, rigida e calcolata, finiscono per schiacciare a tratti emozione e freschezza. C'è infatti un determinismo buono - drammaturgicamente parlando -, che è quello che pone i personaggi di fronte a delle scelte che hanno sempre a che vedere con la replica o il rifiuto dell'eredità paterna, e porta il film in territori molto interessanti; ma c'è anche un determinismo più rigido, secondo cui le ferite non possono rimarginarsi ma solo tornare a sanguinare, che concorre efficacemente alla dimensione del pathos ma ruba al film apertura e verità. Sono scelte narrative fatte con la scure, non con mano leggera, nelle quali si può includere anche l'idea rigorosamente speculare che un uomo corrotto generi un figlio dal cuore puro e un uomo che ha fatto della propria vita una lotta alla corruzione, un figlio solo e oscuramente arrabbiato con se stesso e col mondo. Si soffre dunque la mancanza della potente delicatezza di Blue Valentine, ma si resta ammirati dalla circolarità e dalla coerenza con la quale Cianfrance e i suoi cosceneggiatori hanno inscenato questa persecuzione del destino ai danni di quattro esseri umani, tanto che la miglior metafora del film è nel suo inizio: in quel "globo della morte" dentro il quale nessuno è agile e sicuro quanto Luke, ma che è pur sempre una gabbia, come quella dell'estrazione sociale, come e soprattutto quella del carattere.
IL VOLTO DI UN'ALTRA DI PAPPI CORSICATO
Dopo Il seme della discordia, Pappi Corsicato realizza una commedia nera ugualmente allegorica, piena di riferimenti alti e pop e solo apparentemente almodovariana. Perché diversamente dal regista spagnolo, che con La pelle che abito cambiava letteralmente faccia al suo cinema, evidentemente in transizione, Corsicato cerca la verità di un volto sotto la vernice del divertissement. Combinando di nuovo il basso con l'alto dentro un luogo geografico indefinito, Il volto di un'altra mette in scena il narcisismo dell'apparizione, che abbaglia i protagonisti e lo spettatore in ansia da prestazione. Più accessibile, almeno a una prima lettura, Il volto di un'altra non rinuncia all'iperrealismo, alle cromie accese, all'esuberanza surreale, mescolando i codici di genere e denunciando i falsi prestigi dell'io. La Bella di Laura Chiatti è il modello (in)arrivabile a cui aspirano i mortali, convenuti al suo capezzale per farsi (ri)prendere la vita
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di Alina Marazzi. Con Charlotte Rampling, Elena Radonicich, Valerio Binasco, Maria Grazia Mandruzzato. Or.: Italia 2012. Durata 83’
di Luigi Lo Cascio. Con Luigi Lo Cascio, Roberto Herlitzka, Massimo Foschi, Luigi Maria Burruano, Alfonso Santagata. Or.: Italia 2012. Dur.: 105’
UN FILM CHE RICONFERMA LA FIGURA MATERNA AL CENTRO DI UNA POETICA
TUTTO PARLA DI TE DI ALINA MARAZZI
Tutto parla di lei nel cinema di Alina Marazzi, della mamma, quella mai conosciuta e per questo ricomposta nelle immagini (Un'ora sola ti vorrei), quella nascosta dietro ogni ragazza liberata ieri dalla rivoluzione sessuale (Vogliamo anche le rose), quella travolta oggi dalle imminenti responsabilità materne e dai 'cattivi pensieri'(Tutto parla di te). Dentro una finzione che lambisce il documentario e trova nell'animazione realizzata in stop motion il suo momento più alto per dire con pudore l'indicibile, Tutto parla di te riconferma la figura materna al centro di una poetica che deriva il suo lirismo dagli home movies (i filmini di famiglia). Una poetica che nella terza prova della regista milanese evidenzia il corpo materno, meglio il grembo materno come dispositivo cinematografico in cui si incarna, svela e materializza la vita e la luce. Una 'caverna' mitica e sacra dove il feto sogna il sogno della madre in attesa di accedere nel mondo reale, in cui non sempre si realizza tra mamma e bambino una sintonia emotiva. Il nuovo e partecipe lavoro di Alina Marazzi affronta allora il tema della maternità come luogo di mistero e di contraddizioni, combinando la finzione con interviste, foto d'epoca, filmati di repertorio, Super8 casalinghi. Tutto parla di te porta alla luce un disagio, dando voce a tutte quelle mamme che si sentono inadeguate al loro futuro ruolo e che nel silenzio, e in assenza di un interlocutore, nutrono un senso di colpa e di vergogna profonde. Legando le immagini alle parole, Tutto parla di te, accoglie, ascolta, sostiene e libera la protagonista di Elena Radonicich, restituendole l'autostima minata e un'immagine di sé come donna e come madre. La depressione in gravidanza e post-partum colpisce solo in Italia il sedici per cento delle neomamme, che diventano la colonna verbale del film, strette e dolenti fra ciò che sentono di essere e ciò che il loro ambiente esige da loro. La protagonista del segmento finzionale sfuma dentro quelle testimonianze che provano tra le lacrime a comunicare qualcosa di loro e del loro senso a chi, dall'altra parte dello schermo, le guarda sperimentando quel dolore nascosto che contrasta con la natura lieta di una nascita. Film di finzione, Tutto parla di te è più incisivo nei ritagli documentari, raggiungendo compimento e compiutezza nel frammento animato disposto dentro una ibseniana 'casa di bambola', in cui si consuma l'orrore e la paranoia di una donna (lasciata) sola. Il film di Alina Marazzi è frontale e risoluto nel documentare la sofferenza e la fatica che accompagnano il divenire madre, esperienza che troppo spesso viene rappresentata in modo artificioso e roseo, negando i rischi e rendendoli inimmaginabili. In questo modo le inadeguatezze vengono vissute in modo colpevole e inaccettabile dalla neomamma fino a impedirle di sviluppare una coscienza di sé come individuo autonomo, di far emergere le proprie emozioni e i propri bisogni, chiedendo a voce alta l'aiuto.
L'ESORDIO ALLA REGIA IMPORTANTE E MATURO DI LO CASCIO
LA CITTÀ IDEALE DI LUIGI LO CASCIO
Si respira l'aria di impegno civile del cinema di Francesco Rosi e l'indignazione e la tensione morale di Leonardo Sciascia nell'opera prima di Luigi Lo Cascio, attore autore che, alla maniera del personaggio che lo ha reso celebre (il Peppino Impastato di Marco Tullio Giordana), sogna di cambiare il mondo e di renderlo meno ingiusto e più pulito. Per questa ragione scrive e interpreta Michele Grassadonia, un uomo che crede nel valore dell'impegno civico e nella solidarietà sociale. Sempre dimesso, sempre gentile e alla ricerca della parola bella e appropriata, il protagonista viene precipitato in un incubo giudiziario che gli aliena amici e cittadini. Emarginato e diffamato, scoprirà a sue spese che la città ideale nasconde mostri dall'aspetto normale. Con uno stile secco e asciutto, Lo Cascio svolge un tema robusto, denunciando l'incoscienza civile, le derive giudiziarie, i contratti sociali fondati sulla connivenza, l'indifferenza e la mancanza di pudore. La città ideale, con singolare forza simbolica, mette in schermo il trauma di chi si sente e si vuole 'diverso' rispetto alla cultura diffusa e condivisa da tutti. Lo Cascio individua quel trauma, lo mette a fuoco e poi lo indaga incarnando il suo personaggio, accompagnandolo con lo sguardo dentro la macchina della giustizia e dell'umana (in)comprensione. Posseduto dal proprio demone, l'ecologista Grassadonia
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e dissiparla nel godimento più ottuso. L'autore napoletano ci parla ancora di buchi neri dell'anima, formulando un'idea di cinema fatto anche per citazioni evidenti, profonde, svelate e svelanti il meccanismo cinematografico e finzionale, attraverso il medico delle assicurazioni convocato (proprio) per verificare la 'realtà' dei fatti. Il volto di un'altra prova a scorticare l'involucro narcisistico, dicendo l'inganno e rendendolo trasparente col bianco e nero della sala operatoria, con la prepotenza plastica e cromatica di Douglas Sirk, con un'illuminazione innaturale da melodramma, con un (h)orrore 'travestito', incapace di fare paura ma capace di produrre spettacolarità.
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coltiva sogni, speranze e illusioni che si spengono, proprio come accadeva ne I cento passi, sul volto di Luigi Maria Burruano, là padre piegato alla legge del più forte, qui (il)legale al servizio della Legge. La città ideale è un debutto importante e maturo che nel dilagare di tanta bruttezza prende le parti della bellezza.
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di Mario Balsamo. Con Guido Gabrielli, Mario Balsamo Or.: Italia 2012. Dur.: 73’
LA CORRUTTIBILITÀ DELLA MATERIA CONTRO L'INALTERABILITÀ DI UN SOGNO
NOI NON SIAMO COME JAMES BOND
DI MARIO BALSAMO Mario Balsamo, documentarista, e Guido Gabrielli, editore, sono amici da sempre e da sempre sono in viaggio sognando di essere come James Bond ma consapevoli di non essere proprio come James Bond. Trent'anni di vita e di vacanze spese insieme rincorrendo goffi e un po' sgualciti il mito dell'agente 007, che veste lo smoking con eleganza senza pari, affrontando sfrontato e a suo agio l'avventura. E a quella disinvolta naturalezza hanno sempre puntato Mario e Guido, accorgendosi molto presto dell'inarrivabilità di James Bond. Poi il mondo ha fatto i suoi giri, Mario e Guido hanno girato col mondo, infilando una brutta avventura e una 'rottura biografica', a cui hanno 'riparato' realizzando un documentario pensato molti anni prima sullo scambio tra schermo e spettatore. L'idea della loro inadeguatezza alle cose del mondo di contro a quel gestuario della disinvoltura incarnato da Sean Connery diventa un documentario e viene aggiornato alla malattia, che in forme diverse li ha colpiti producendo una frattura nelle rispettive trame esistenziali. Determinati a risignificare quell'esperienza traumatica, Balsamo e Gabrielli avviano, dentro uno smoking a noleggio e una Mini d'epoca, un road movie che dalla spiaggia di Sabaudia muove verso la Scozia di Sean Connery, che vorrebbero interrogare intorno all'immortalità. Ma se James Bond non è cambiato di una virgola, mito inossidabile e forte dei suoi stessi difetti, è Sir Connery a non sentirsi troppo bene, declinando l'intervista e confessando in una telefonata, l'ennesima 'composta' da Mario Balsamo, di doversi sottoporre a controlli medici. Non basta una Walther PPK a difendersi dalla malattia che arriva improvvisamente, interrompendo la normalità della nostra vita, ordinaria o straordinaria che sia... Atto narrativo e terapeutico insieme, l'auto-rappresentazione cinematografica è la mediazione attraverso cui Marco e Guido comprendono (meglio) se stessi e la ragione del loro agire, nel mondo e negli anni. Nel rimettere insieme i frammenti del loro sé i registi rileggono e riportano alle giuste proporzioni le cose della vita, compresa la vita mitico-reale dell'attore scozzese, 'graffiato' dalla confessione di Daniela Bianchi, Bond girl in 007 - Dalla Russia con amore. A sopravvivere a Connery è la costruzione immaginaria di sé, un agente senza paura che si fa beffa del nemico sempre mitomane e di una morte sempre rimandata. Sulle note di Monty Norman, riarrangiate da Guido nell'Umbria del jazz, Noi non siamo come James Bond ricostruisce dentro una tenda lo spazio di un vissuto, dove l'uomo ordinario della vita e quello straordinario del cinema condividono lo stesso orizzonte di senso, lo stesso venir meno, lo stesso incredibile tramonto. di Alessandro Gassman. Con Alessandro Gassman, Giovanni Anzaldo. Or.: Italia 2013 Durata 95’
RIFLETTENDO SULLA 'DIPENDENZA’ UN FILM SULLA FIGURA PATERNA
RAZZABASTARDA DI ALESSANDRO GASSMAN
Scritto, diretto e interpretato da Alessandro Gassman, Razzabastarda si organizza intorno alla presenza reale, nel bene e nel male, della figura paterna, riflettendo sulla 'dipendenza' e sull'idea dell'avvenire come possibilità. Ispirata alla piece teatrale "Cuba and his Teddy Bear", l'opera prima di Gassman si svolge dentro un bianco e nero sparato, da cui esce soltanto attraverso nuvole di fumo, che ricadono in un interno rosso e magico, promettendo una redenzione impossibile. In bilico tra film di genere, esplorazione linguistica e temi etnici, Razzabastarda prende di petto una materia bollente fatta di pulsioni violente, riscatti sociali e condanne filiali, inserendola dentro un set immaginifico e iperrealista, un mondo di fasci di luce e implosioni di colori. Il conflitto luministico, in cui Nicu si allena alla feroce competitività del mondo degli adulti è il contrasto tematico e narrativo del film (padre-figlio, locali-immigrati, spacciatore-cliente): una bildung, una storia di formazione in cui è la realtà stessa, con la sua fatale ferocia, a imporre a un adolescente di crescere senza diventare mai veramente grande. Una favola arcaica e feroce, uscita fuori dalle viscere ed estranea ai riti della modernità: il padre ruvido ma bonario, la prostituta fragile e seducente, il cattivo ottuso e prepotente. Figure incapaci e pulp. Razzabastarda è una denuncia urlata a squarciagola in un accento rumeno, una favola nera in cui emerge il giovane protagonista di Giovanni Anzaldo.
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La s c u o La a L c in ema sPec iaLe “Le Vo c i DeLL’in c HiesTa”
c aFeTeRia man
di Richard c hisolm durata 64 minuti, documentario 2012 Mercoledì 10 aprile 2013, ore 09.00 Cinemazero (Pordenone) - Sala Grande Proiezione e incontro in collaborazone con c oop n ordest (Progetto Legality c oop) e arpa/LaRea Friuli Venezia Giulia. intervengono Dott. Filippo o ngaro e la Dott.ssa Roberta situlin
mo Re THan Ho n eY
di markus imhoof durata 91 minuti, documentario 2012 Venerdì 12 aprile 2013, ore 09.00 Cinemazero (Pordenone) - Sala Grande Proiezione e incontro in collaborazione con arpa/LaRea Friuli Venezia Giulia
c Hasin G ic e
di Jeff o rlowski durata 75 minuti, documentario 2012 Venerdì 12 aprile 2013, ore 11.00 Cinemazero (Pordenone) - Sala Grande Proiezione e incontro in collaborazione con arpa/LaRea Friuli Venezia Giulia ingresso libero. Per info e prenotazioni: 0434.520945 (mediateca)
in memo Ria DeL 25 aPRiLe
c aRn ia 1944. u n ’esTaTe Di LiBeRTa’
di marco Rossitti durata 48 minuti, documentario Mercoledì 24 aprile 2013, ore 10.30 Cinemazero (Pordenone) - Sala Grande incontro con il regista marco Rossitti. in collaborazione con l’associazione arcipelago e anpi sezione di Pordenone ingresso libero Prenotazione obbligatoria telefonando allo 0434.520945 (mediateca)
TOTÒ
FA N S C LU B
PORDENONE
TOTÒ FUORILEGGE (?)
Noi duri
regia di C. Mastrocinque - 1960 - dur. 102’
Venerdì 26 aprile 2013 - ore 19.30
Saletta Incontri San Francesco - Piazza della Motta, PN
con il patrocinio del Comune di Pordenone - INGRESSO LIBERO Dopo il film i totofili si incontreranno per una pizza alla Pizzeria Peperino di Viale Martelli a Pordenone