CinemazeroNotizie Dicembre 2013

Page 1

E 1,00

mensile di cultura cinematografica

Piccoli cortometraggi crescono

Al via la VI edizione del Piccolo Festival dell’Animazione in tutto il FVG

Totò fans Club: quindici anni di passione Lunedì 16 dicembre appuntamento con la Filarmonica

Archivio fotografico: un’annata davvero speciale Il futuro dell’Archivio Fotografico Cinemazero Images

L’amore ai tempi della mafia

L’esordio cinematografico dell’ex iena “Pif”

Papa Quentin si racconta Tarantino a Lyon Lumiere

Parole povere: l’incontro tra cinema e poesia

13 Dicembre

Si è svolta dal 21 al 24 novembre ad Atene la 18esima conferenza

2013 numero 11 anno XXXIII

Le sfide comuni a tutta Europa Cinemas

Francesca Archibugi e Pierluigi Cappello nel prossimo titolo Tucker

Mario controcorrente

Il 20 dicembre al Centro A. Moro una serata dedicata a Mario Catto spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi


Si è svolta dal 21 al 24 novembre la 18a conferenza di Europa Cinemas

Andrea Crozzoli

Editoriale

Le sfide comuni in tutta Europa Cinemas Challenge (ovvero “sfida”) è stata la parola più usata alla 18ma riunione di Europa Cinemas , svoltasi il mese scorso ad Atene. Una sfida che tutti raccolgono ma che solo pochi sanno portare avanti con risultati eccellenti. Fra crisi economica, cambiamento delle tecnologie con l’avvento del digitale e modifica dei gusti negli spettatori, solamente i più avveduti riescono a rimanere sul mercato. Analogalmente al mondo economico, dove le aziende che non hanno investito in ricerca, in nuove tecnologie e che non hanno saputo interpretare i cambiamenti sono affondate, anche nel cinema d’essai di stampo europeo chi rimane ingessato e non è in grado di rinnovarsi è destinato, più o meno lentamente, alla chiusura. Per questo la parola “sfida” ricorreva frequentemente in tutti gli interventi che si sono susseguiti nella quattro giorni ateniese. I problemi sono comuni in tutti i paesi europei, come l’innalzamento dell’età degli spettatori, la spasmodica ricerca di intercettare le fasce giovani di pubblico, il confronto con le nuove tecnologie che hanno contaminato i contenuti classici della sala cinematografica. Insomma “non siamo soli”! In questa lenta e costante rivoluzione, le linee vincenti sono quelle che permettono di rimanere nel mercato, ovvero di tenere aper-

ta la sala. Sala come luogo privilegiato di aggregazione, di socialità ma anche luogo aperto al rinnovamento, alla sperimentazione, alla contaminazione, dove le nuove tecnologie sono utilizzate nella promozione della cultura e non vissute in maniera antitetica. Dai numerosi ed interessanti interventi è emerso chiaramente come tutte le “sfide” siano affrontabili con risultati oltremodo soddisfacenti. I cinema di carattere culturale più dinamici hanno già messo in moto applicazioni sui telefonini per interloquire con la programmazione di sala, cine-game su smartphone, ambasciatori di cinema nelle scuole fra i ragazzi, pianificazione di proposte e marchi di qualità anche con l’utilizzo di internet, riqualificazione degli spazi intorno alla sala cinematografica, insomma una miriade di iniziative che sono riuscite a mantenere pressochè intatta la valenza culturale della sala. Anche la nostra Tucker Film, fresca del successo al Festival di Roma, dove TIR di Alberto Fasulo ha vinto il Marc’Aurelio d’Oro, per bocca del CEO Thomas Bertacche, ha portato la sua esperienza nella distribuzione di cinema culturale ai rappresentatnti dei 3.197 schermi delle 673 città sparse nei 68 paesi che compongono la rete della gloriosa Europa Cinemas.

In copertina: Francesca Archibugi e Pierluigi Cappello (copyright Romano Martinis) regista e protagonista di Parole Povere prossimamente in sala grazie a Tucker Film. cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Dicembre 2013, n. 11 anno XXXIII Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Marianita Santarossa Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Grafiche Risma Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica


Al via la VI edizione della Rassegna Internazionale di corti d’autore

Paola Bristot

Il Piccolo Festival dell’Animazione arriva alla 6° edizione – dal 16 al 30 dicembre – e allarga la rete regionale oltre a Pordenone (Cinemazero), Udine (Visionario) e Trieste (Teatro Miela e Studio Tommaseo) anche a Gorizia (Kinemax), con la possibilità di vedere un calendario occupato da oltre 50 film provenienti soprattutto dall’Europa centro orientale, con una diversa programmazione distribuita nei 4 capoluoghi del Friuli Venezia Giulia. Un vero tour festivaliero che offre un panorama delle produzioni contemporanee di cortometraggi d’animazione, solitamente appannaggio dei grandi circuiti dei Festival Internazionali. Si tratta di animazioni d’autore, spiccatamente originali, molto diverse da quelle che passano nei canali della grande industria del cinema: questa la caratteristica principale del PFA, oltre alla confermata partnership di Animateka Film Festival di Lubiana e la giuria popolare chiamata a votare i lavori presentati. Si comincia la mattina del 16 dicembre al Kinemax, dove grazie alla collaborazione con il Palazzo del Cinema, verrà proposta la sezione AnimaKIDS, con i film dedicati agli studenti delle scuole, elementari e medie superiori, ma aperte a tutti. Da segnalare l’intelligente e ironico Nyuszi és Oz (tr.int. Rabbit and Deer) di Péter Vácz, che ha ricevuto tra gli altri premi una Special Mention al Festival di Cannes, accanto a film realizzati da giovani autori italiani, con opere provenienti dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino e dall’Accademia di Belle Arti di Palermo. AnimaKIDS si replica poi la mattina del 17 dicembre a Cinemazero e il 18 al Visionario. Più espressamente rivolta ad un pubblico adulto è la programmazione serale, diversificata nei quattro appuntamenti. A Cinemazero il 17 dicembre la scena sarà dei film realizzati da autori molto giovani che hanno ottenuto importanti premi e segnalazioni al Festival di Cannes e di Annecy, caratterizzando la serata per versatilità delle soluzioni e invenzioni poetiche. Film più corposi per durata e sviluppo, e realizzati da autori di fumetto, illustratori e artisti, impegneranno i due appuntamenti a Trieste: al Teatro Miela il 18 dicembre e allo Studio Tommaseo il 28 sarà possibile vedere film realizzati da chi svolge anche un’attività artistica o di illustratore… come Danijel Žeželj, Stefano Ricci, Marko Tadić o Simone Massi, giustamente chiamato a realizzare la sigla della Biennale Cinema di Venezia. Durante le serata ci sarà anche l’anteprima del lungometraggio in produzione di Signe PFA: TUTTO IL PROGRAMMA IN FVG Baumane, Rocks in my Pockest, e il film pilota di Massimo Colella e Giacomo Nanni, 16 dicembre | Gorizia, Kinemax The true story of Mr. Like. ore 9.30 - AnimaKIDS Udine chiude il tour il 30 dicembre con le ore 11.30 - AnimaKIDS ultime opere di Gianluigi Toccafondo e 17 dicembre | Pordenone, Roberto Catani e le proiezioni di film proveCinemazero nienti soprattutto dall’area austriaca e tedeore 11.00 - AnimaKIDS sca, ma con l’interessante incursione polacore 20.45 - PFA ca di Wojciech Wojtkowski e del curioso Astigmatismo di Nicolai Troshinsky. La pro18 dicembre | Udine, Visionario grammazione di Trieste e Udine verrà arricore 10.00 - AnimaKIDS chita anche dal lungometraggio dell’autore ore 20.30 - PFA e TITO ON ICE di fumetti svedese Max Andersson, Tito On Ice, sorprendente ritratto dei Paesi balcanici 18 dicembre | Trieste, Teatro Miela che, attraverso autori di fumetto, Zograf, ore 20.30 - PFA e TITO ON ICE direttori di Festival, Igor Prassel, direttori di centri artistici, Katerina Mirović e l’icona di 28 dicembre | Trieste, Studio Tommaseo Tito catapulta lo spettatore in un inverosiore 18.00 - PFA mile itinerario tra il passato e il presente del30 dicembre | Udine, Visionario l’ex-Yugoslavia. Che dire. Buon viaggio! ore 20.30 - PFA e TITO ON ICE

Piccolo Festival dell’Animazione

Piccoli cortometraggi crescono: al via il PFA in FVG


Lunedì 16 dicembre una grande festa in musica con la Filarmonica di Pordenone

Sabatino Landi

La mia banda suona Totò

Totò Fans Club quindici anni di passione Qualche giorno fa di fronte alla sciagurata proposta di vendere le spiagge italiane per ridurre il nostro deficit, parecchi uomini politici contrari a tale proposta, per sbeffeggiarne i sostenitori e ridurli a livello di pataccari, hanno citato il Totò di Totòtruffa '62, quando riesce a vendere la fontana di Trevi ad un ingenuo italoamericano. L'8 novembre, su La Repubblica, Francesco Merlo, di fronte allo scandalo dei biglietti clonati dall'ATAC di Roma, notava che "quest’impresa supera la pur fantasiosa tradizione dei nostri migliori magliari, stereotipi dell’Italia che fu povera e truffaldina, quelli delle banconote false stampate da Totò, Peppino e la banda degli onesti". Qualche anno fa Terrence Malick, tra i più grandi e appartatati registi viventi, in una delle poche interviste che ha concesso ha parlato di Totò in questi termini: Cosa ama di Totò? Perché è rimasto colpito da questo personaggio? Terrence Malick: I Soliti Ignoti è stato il primo film di Totò che ho visto ed è, tra l'altro, uno dei pochi film italiani di quei tempi rintracciabili doppiati in inglese. Non esiste, per esempio, una versione americana di Totò a colori. Quando l'ho visto, è stata una scoperta che esistesse un altro Charlie Chaplin o un altro Buster Keaton. Era rimasto colpito dalla sua drammaticità? Terrence Malick: Ha un volto melanconico, come in effetti lo era quello di Buster Keaton. Ho sentito dire da italiani che avevano paura di Totò perché aveva un aria triste, un viso che ti faceva pensare alla morte. Sapeva che è stato apprezzato solo dopo la sua morte? Terrence Malick: Non so come non possano aver riconosciuto la sua grandezza. Comunque, anche per Buster Keaton è andata così. Adesso Totò ha raggiunto un’enorme fama, anche in America è considerato un grande. E a questo grande attore-autore, enciclopedia antropologica dei difetti degli italiani e summa sbertucciante dei poteri e delle miserie nazionali, è dedicato il culto(?) che un manipolo di aficionados pordenonesi gli riserva da ben quindici anni. E quindi, all'uopo e a prescindere dal fatto che gli anniversari debbano festeggiarsi con lo zero finale, il Totò fans club di Pordenone, costola di Cinemazero, lo fa alla grande con la ripresa de La mia banda suona Totò, un concerto che, alle canzoni e alla musica del principe De Curtis, la Filarmonica Città di Pordenone ha dedicato con grande successo lo scorso settembre e che in breve tempo ha avuto già due repliche a Sacile e a Spilimbergo. Il grande merito è del suo direttore, Didier Ortolan, che ha saputo cogliere la vena patetica e sentimentale e quella ilare e buffonesca delle musiche e delle interpretazioni del comico napoletano rendendole entrambe con arrangiamenti intensamente partecipativi, che i cinquanta, bravissimi componenti della Filarmonica, sotto la sua bacchetta, hanno saputo interpretare con briosa sicurezza. Valga per tutte quel piccolo bijoux che è diventato Core analfabeta nell'orchestrazione di Didier Ortolan e nell'esecuzione dei filarmonici. E, alla fine del concerto, per tutti un assaggio delle specialità gastronomiche parte-nopee e partenapoletane. Certo non ci sarà da saltare addosso a pentoloni fumanti e non ci saranno spaghetti da afferrare con le mani o da mettersi in tasca, ma struffoli, pastiere, gattò, pizze di scarole, etcetera... etcetera. Abbondandis in abbondandum!


Dopo anni difficili il patrimonio fotografico è pronto per vivere una nuova stagione di successi

Riccardo Costantini

L'archivio fotografico di Cinemazero – nato contestualmente all’attività di Cinemazero 30 anni fa – è stato oggetto di un articolato progetto di riorganizzazione, dopo un paio di anni di alacre lavoro dietro le quinte, e nel 2013 ha rivisto palcoscenici importanti, degni di quelli che hanno sempre caratterizzato la sua storia, fin dalla primissima – e fortunatissima – mostra del 1979 dedicata a Pasolini, che ha girato poi il mondo in varie forme per diversi anni. Nell'annata che sta per concludersi, hanno attinto ai fondi o ospitato mostre del rinnovato Archivio Fotografico Cinemazero Images, fra gli altri, la Fondazione Prada, i Cahiers du Cinema, il CCCB - Centro di Cultura Contemporanea di Barcelona, la Cinémathèque Française di Parigi, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, il Martin Gropius Bau di Berlino, l'agenzia fotografica internazionale Contrasto, il Festival del Film di Haifa, RaiUno, Skira/Flammarion, Arté Deuthschland, il Museum Ludwig di Koblenz, la Mostra del Cinema di Venezia, la Fondazione Cacoyannis di Atene, oltre a diversi registi per i loro film… In particolar modo è il Fondo Bachmann – acquisito nel 1994 – ad aver visto un vero momento di gloria, proprio per il pregio dei materiali collezionati da questo giornalista e fotografo nell'ambito cinematografico durante la sua pluridecennale attività, rappresentando l’esempio più eloquente della qualità dell’archivio Cinemazero Images. Cataloghi di festival, dizionari cinematografici, repertori filmografici e annuari, monografie su attori, registi e personaggi del cinema, studi di teoria e tecnica del cinema, volumi dedicati alla storia del cinema e alle cinematografie nazionali, oltre a soggetti, sceneggiature e diversi dossier sono parte integrante di questo tesoro, che ha meritatamente avuto questo riscatto, già che la fortuna non era stata proprio dalla parte dell'archivio. Negli ultimi tre anni aveva infatti annoverato un travagliato trasloco verso una sede pratica a livello organizzativo – i locali sottostanti l'Aula Magna Centro Studi – ma rivelatasi poi inadatta e nefasta, complici lavori di ristrutturazione davvero mal eseguiti, che hanno portato a ripetute infiltrazioni e versamenti d'acqua nei locali, definitivamente diventati non adeguati al materiale fotografico per un consistente allagamento. Così foto preziosissime, uniche al mondo (scatti introvabili su Pasolini e altri registi coevi), catalogate, ordinate, conservate nei modi opportuni, sono state irrimediabilmente danneggiate, divenendo irrecuperabili. Con tempi non proprio rapidi, con l'ausilio del Comune, è stata individuata una nuova sede, a tutt'oggi provvisoria – quella dell'ex asilo di Via Selvatico – sicuramente comoda... ma già all'incanto, per cui le foto dovranno prima o poi traslocare di nuovo e – speriamo – trovare una sede realmente definitiva. Parliamo di 9.000 negativi in pellicola; 12.500 stampe fotografiche e altrettanti contatti, audio e video cassette, dattiloscritti, manoscritti, libri e oggetti, memorabilia e centinaia di ore di registrazioni audio in pellicola, che permettono agli addetti ai lavori di confrontarsi e conoscere pensieri e riflessioni colti da punti di vista privilegiati, capaci di gettare nuova luce sui registi su cui si è concentrato l’archivio. E insistiamo perché non accada più che questi scatti, rimasti troppo a lungo nei locali inappropriati, sviluppino ancora muffe di vario genere, che hanno messo a repentaglio il patrimonio e costretto a pratiche di conservazione specifiche. Un vero peccato per quello che è un tesoro non solo del nostro territorio, ma del mondo intero, come dimostrano i prestigiosi enti che nel 2013 hanno illuminato delle luci dei loro spazi espositivi e delle loro produzioni gli scatti dell'archivio “Cinemazero Images”.

Cinemazero Images

Archivio fotografico: un’annata davvero speciale!


Le prospettive e il significato della programmazione per bambini e ragazzi

Marco Fortunato

Kids on stage

Cinemazero KIDS: piccoli spettatori per grandi emozioni Sono tanti, anzi tantissimi, sempre allegri e un po’ confusionari, ma incredibilmente simpatici e per questo hanno già conquistato la simpatia di tutti. Sono le centinaia di bambini che ogni weekend affollano – è proprio il caso di dirlo – la SalaGrande di Cinemazero che da metà ottobre ospita una speciale programmazione a loro dedicata grazie alla rassegna “CinemazeroKids”. Proseguono infatti anche in dicembre gli appuntamenti con il meglio dell’animazione per i più giovani che crescono ulteriormente in quantità ma mantengono un’importante costante, quella del prezzo, per cercare di venire incontro alle esigenze delle famiglie. I ragazzi fino a 18 anni continuano a pagare solo 3€ mentre per gli adulti il biglietto è di 5€ ma possono addirittura entrare gratis se accompagnano due bambini ed esibiscono la CinemazeroCard alla cassa. Non mancano, naturalmente, le novità. Per i più piccoli sono arrivati i seggiolini che li aiuteranno ad “alzare” il proprio sguardo, rendendo così più facile e confortevole la visione ma, soprattutto, sarà sempre presente in sala un formatore della Mediateca di Cinemazero pronto ad aiutare ragazzi e genitori per qualsiasi necessità e a loro disposizione per dare informazioni sulle prossime proposte a loro riservate tra cui, ad esempio, la possibilità di sottoscrivere la Zero18Card gratuitamente. Si ritorna così a dare continuità ad un’importante tradizione di Cinemazero, da sempre molto attento al mondo dei ragazzi, con una specifica programmazione che si pone l’obiettivo di incontrare il gusto del pubblico più giovane ma soprattutto di educarlo ad apprezzare il piacere di una proiezione cinematografica in sala. Se è ormai assodato che l’immagine, di qualunque tipo essa sia, rappresenta nella fase della crescita uno dei principali mezzi attraverso i quali il bambino fa esperienze di identificazione – può calarsi in situazioni a volte molto lontane per tempo e luoghi oppure tanto vicine da sembrargli vere, può provare forti emozioni, insomma può stimolare la sua fantasia con percorsi mentali che vanno al di là di quanto vive in prima persona – tutto questo, se vissuto al cinema, assume un’importanza formativa di gran lunga superiore. Prima di tutto perché andare al cinema significa, per definizione, condivisione. Che sia accompagnato da un genitore o assista al film insieme ai dei suoi coetanei il bambino (e il ragazzo) ha al suo fianco un interlocutore, cioè qualcuno con cui condividere in maniera diretta o indiretta le proprie emozioni. Per i più piccoli poi il momento del cinema inizia molto prima della visione configurandosi come un percorso mentale che prevede la nascita del desiderio e la condivisione di un momento felice. Il bambino è attirato dalla pubblicità del film, un amichetto gliene parla, esprimerà il suo desiderio ad un adulto (il papà, la mamma, un parente), insieme programmeranno la data (ci andremo sabato, se farai il bravo), forse si potrà assistere allo spettacolo insieme ad un amichetto. Il cinema diventa così un’occasione di socialità positiva dove provare l’esperienza di “vivere” il film con centinaia di propri coetanei, ridendo ed emozionandosi tutti insieme. Particolarmente intenso il programma del mese che si aprirà con l’epopea di Justin che vedremo impegnato in una divertentissima avventura alla ricerca della spada di famiglia nella speranza di diventare un cavaliere valoroso. Ancora più epico, se possibile, sarà il viaggio dei due protagonisti di Free Birds due tacchini che avranno un compito ancora più speciale: cambiare la Storia per salvare la propria specie eliminando i tacchini dal menù della Festa del Ringraziamento! Quindi sarà la volta di un grande classico, riproposto in versione restaurata, quegli Aristogatti che con la sapiente miscela di suspense, umorismo, cuore e musica rappresentano ancora oggi una delle pagine più famose della storia della Disney. E sarà sempre l’inesauribile genio creativo della casa di produzione americana a firmare la proposta natalizia: Frozen il regno dei ghiacci che, partendo dalla favola della Regina delle nevi di Hans Christian Anderson, ci porterà in un magico regno intrappolato da un incantesimo in un eterno inverno nevoso. A chiudere le feste un ritorno attesissimo dai più piccoli, quello dello strampalato Flint Lockwood che dovrà arginare i famelici Tacodrilli, Orangamberi, e Spiderburgher in Piovono Polpette 2.


Arriva a Cinemazero La mafia uccide solo d’estate in concorso al Festival di Torino

Marco Rossitti

Aveva 10 anni quando fu assassinato Dalla Chiesa. 20 quando furono trucidati, nella sua Palermo, Falcone e Borsellino. 28 quando prese parte, come assistente di regia, alla realizzazione de I cento passi di Giordana. 34 quando realizzò da Testimone la sua prima inchiesta sulla mafia. Oggi, a 41 anni, l'ex "iena" Pif, all’anagrafe Pierfrancesco Diliberto, ci consegna La mafia uccide solo d'estate, suo lungometraggio d'esordio, di cui è anche interprete con Cristiana Capotondi, in cui ripercorre l'educazione sentimentale e civile di un ragazzo nato e cresciuto nella Palermo negli anni ’70 insanguinata dalle stragi mafiose. Una giovinezza cadenzata da fatti tragici e cruenti, poi la presa di coscienza: è un percorso simile a quello di Arturo, il giovane protagonista del tuo film... Con la differenza che lui è molto più sveglio di quanto lo ero io da piccolo. Come tutti i miei coetanei, avevo accettato la versione dei miei genitori, quella di una generazione di rassegnati che non negava l’esistenza della mafia ma la sua pericolosità. E si creava alibi per non ammettere che il problema la riguardava. Così facendo, in qualche modo noi ci siamo pure “salvati”. Voglio dire: la nostra infanzia e adolescenza non sono state troppo traumatiche. Poi, però, le stragi del 1992 ci hanno costretto ad aprire gli occhi... E avete capito che la mafia non uccide solo d’estate. E che ci eravamo svegliati troppo tardi e avevamo lasciato soli quegli uomini (giudici, magistrati, giornalisti, medici: cittadini!) che avevano capito che la mafia è un problema che riguarda tutti e combattuto in prima linea per cercare di sconfiggerla, fino a sacrificare la loro vita. Il tuo film vuole dunque essere un tentativo di recuperare quello che non avete fatto allora? Quanto meno quello di guardarci alle spalle, provare a raccontare ciò che è successo, ammettere le nostre mancanze, gli errori commessi. Perché non si ripetano, soprattutto al Nord. Il film vuole essere un messaggio rivolto, in particolare, a quegli italiani del Nord che oggi ragionano come noi all’epoca: la mafia è un problema del Sud, non ci riguarda... Un film che è anche una sfida: provare a raccontare Cosa Nostra in commedia. Ma senza eccedere nel grottesco. Nel film tutto è reale: persone, vicende, situazioni. Le scene comiche che vedono protagonisti, ad esempio, Riina e Bagarella si basano su momenti di vita quotidiana mafiosa, per sceneggiare i quali ci siamo rifatti ai racconti dei pentiti. Le risate scaturiscono dalla comicità involontaria che proviene da questi personaggi, “naturalmente” tragicomici. È il “sentimento del contrario” di Pirandello, ma rovesciato: finisci per detestare qualcosa di cui inizialmente hai riso... Esattamente. Voglio sottolineare che se oggi posso permettermi di fare un film che prende in giro la mafia senza rischiare la vita lo devo a quelle persone che prima di me hanno fatto il loro dovere. Non ultimo Peppino Impastato, che è stato ucciso per aver messo in ridicolo Tano Badalamenti. Da “solista” a “direttore d’orchestra”, dal one-man-show al cinema: come è stata la tua prima esperienza da regista, il tuo rapporto con una troupe con tutte le carte in regola? Un regista non parla mai male della propria troupe. Io sono proprio costretto a parlarne bene, perché ho lavorato con gente che in decenni di professione ne ha viste di tutti i colori. E allora ti conviene essere umile, perché se arrivi sul set e ti metti a fare il figo finisci male. Un macchinista o un assistente operatore possono distruggerti con la loro ironia. Ti perdonano se sei tecnicamente inesperto, ma devi avere le idee chiare. Almeno da questo punto di vista, per me, questa produzione si è conclusa con una vittoria. I tecnici ora mi telefonano e mi chiedono: “Quando facciamo il prossimo film?”. Speriamo intanto che il pubblico vada a vedere questo... Ora che il film è finito, Pif, più che della mafia, ha paura della sala vuota? La televisione, dalla quale provengo, ti dà sempre un’altra possibilità. Il cinema è più spietato: in un solo weekend le sale decreteranno se ho speso bene o male gli ultimi quattro anni della mia vita...

L'esordio cinematografico di Pif

L'amore ai tempi della mafia


Tarantino al Festival Grand Lyon 2013

Lorenzo Codelli

Tarantino a Lione

Papa Quentin I° si confessa * «Youtubandomi in questi mesi l'avrete constatato, my dear fedeli. E con quest'enciclica prenatalizia ve lo ribadisco. Sono stato incoronato Papa. Papa del Vaticano del Cinema, il Grand Lyon 2013. Uno smorgasbord di film, di emozioni, di imprevisti. Due serate eccezionali hanno aperto e chiuso la mia unforgettable settimana. Ammassati nella Hall Tony Garnier di Lione, cinquemila spettatori hanno applaudito, assieme a me sul palcoscenico, un parterre des rois, bonaparte del cinema Frenchie. E Jean-Paul Belmondo! Faccia a faccia di fronte a lui, in piedi in platea, attorniato da suoi vecchi camarades quali Marielle e Rochefort, ho recitato à bout de souffle un ditirambico speech in onore del mio divo prediletto. “Belmondo è un verbo, non un nome” ho affermato. E il montaggio di sequenze da tanti suoi film famosi l'ha confermato, tra gli osanna a valanga. Un mito, sorridente, sornione, atletico, today come sempre, how Bel is Mondo! Saltiamo now alla cerimonia apocalyptic della mia premiazione, anzi incoronazione. Quei dannatissimi Tavernier & Frémaux non me l'avevano anticipato che nell'anfiteatro del Centro Congressi straripante di fan avrei trovato... la mia famiglia quasi al completo! Uma Thurman, che m'ha consegnato il trofeo, Harvey Keitel, il panzuto producer mio Harvey Weinstein, Tim Roth, l'altro mio old producer Lawrence Bender, Mélanie inglorious basterd Laurent. Lacrimando come mai m'era successo, ho ringraziato i fratelli Lumière, dicendo che senza di loro sarei finito a vender hamburger in un fast food! Ho accettato il premio "a nome di tutti coloro che amano il cinema più della vita stessa, come un incoraggiamento a continuare a lavorare". Sulle t-shirt lionesi gialle e nere spiccava la mia storica frase "I love seeing movies". E quanti ne ho visti e presentati durante quella settimana, fuck! Introducendo la mia personale copia a 35mm di High School Confidential (Jack Arnold, 1958, in Francia ribattezzato Jeunesse droguée) ho cantato e ballato imitando il geniale Jerry Lee Lewis, the rocker che si scatena nel prologo. Mel Welles, riscrivendo il copione, l'ha infarcito di battute memorabili. E non avevo mai visto, almeno fino a Pulp Fiction, un protagonista anti-sociale e sputainfaccia come Russ Tamblyn. Che gran finale imprevisto, in cui... E che pacchia introdurre, nella microsaletta sotterranea della Villa Lumière packed with people, Hitler Dead or Alive, by Nick Grinde (1942). Una pattuglia di mercenari pagati da un miliardario americano e guidati da Ward Bond, si paracadutano in Germania e fanno fuori Hitler, settant'anni prima di me in Basterds! Thank you Pierre Rissient, m'hai fatto scoprire al Pathé Bellecour, vetusta gloriosa sala del coeur de Lyon, un film mai visto, né da me né dai 500 spettatori: Le déserteur (1945) di Léonide Moguy (un mio basterd, ve lo ricordate?). Mélo sublime, amore, guerra e lotta contro il Tempo Tiranno. My God, le sessantamila interviste e autografi che ho generosamente dato all over m'hanno impedito talora d'applaudire various precious jewels, da Gli ultimi by Pandolfi & Turoldo, a Les amours de minuit by Genina. E i rarissimissimi gialli hollywoodiani restaurati a 35mm dalla Film Noir Foundation, quelli me li godrò nella mia saletta losangelina. So che a Tavernier è piaciuto soprattutto High Tide (John Reinhardt, 1947). Che splendore Un singe en hiver (1962) di Henry Verneuil, con Belmondo e Gabin ubriaconi felici. Si sparano addosso battute atrocemente comiche, assurde, paradossali, firmate dallo screenwriter Michel Audiard yes, ma ero io che gliele dettavo, fuck!» *Catalogo illustrato e informazioni: http://www.festival-lumiere.org


A Torino si presenta l’attesissimo film di Francesca Archibugi su Pierluigi Cappello

Gianmatteo Pellizzari

Fortemente voluto al Torino Film Festival dal direttore Paolo Virzì, e nato dal felicissimo incontro con il poeta Pierluigi Cappello, Parole Povere di Francesca Archibugi è il terzo titolo consecutivo targato Tucker Film ad approdare sotto i riflettori di un palcoscenico internazionale, dopo Zoran, il mio nipote scemo di Matteo Oleotto (vincitore della Settimana della Critica a Venezia) e TIR di Alberto Fasulo (vincitore del Festival di Roma). Un 2013 davvero entusiasmante per la casa di distribuzione friulana, dunque, che del film dell’Archibugi firma anche la produzione assieme ad Agherose e in collaborazione con il Centro Espressioni Cinematografiche di Udine, la Banca Popolare FriulAdria e il Mittelfest di Cividale del Friuli. Che cos’è, dunque, Parole Povere? Prima di essere un documentario, è la dolce collisione tra gli occhi di una regista e le parole, tutt’altro che povere, di un poeta. Lei, Francesca, offre il suo sguardo, costruisce l’ascolto, lui, Pierluigi, offre la sua identità sorridente, restituisce la complessa naturalezza di chi è nato «al di qua di questi fogli». Vita e creazione letteraria: quali distanze alimentano il rapporto? E di quali vicinanze, invece, si nutre? La macchina da presa cerca risposte facendo sempre un passo indietro, con affettuoso pudore, e documenta la verità, la realtà, senza mai ricorrere a sovrastrutture intellettuali. Il montaggio racconta, non estetizza, la musica di Battista Lena diventa scansione narrativa, non arreda i silenzi, e la piccola storia di Pierluigi, che è necessariamente anche la grande storia di una terra e di un popolo, scorre sullo schermo così come scorre nella quotidianità. Le radici friulane e le testimonianze divertite degli amici. I luoghi e i ricordi. L’ombra scura del 1976 e il profilo verde delle montagne. La sedia a rotelle che spezza la libertà di un sedicenne e disegna, millimetro dopo millimetro, la libertà di un uomo. Di un poeta. Di un guerriero mite e gentile che abita «tra l’ultima parola detta e la prima nuova da dire». Francesca Archibugi, che ha legato il suo nome a piccoli grandi film come Mignon è partita, Lezioni di volo e Questioni di cuore, racconta così l’incontro con Cappello: «La prima volta è stata due anni fa, quando ho comprato la raccolta di poesie Mandate a dire all'imperatore con cui aveva appena vinto il Premio Viareggio. Non sono un’esperta di poesia, ma una lettrice appassionata. Mi serve avere un libro di poesia contemporanea sul comodino, perché è il più forte antidoto contro l’ansia e la noia. Mi sono avvicinata a Pierluigi quando è diventato il mio compagno di comodino. Non ci conoscevamo, eppure eravamo già intimi…». E ancora: «Le poesie di Cappello sono piene di immagini e forse le ho perfino sognate. Non sapevo nulla della sua vicenda personale, dell'incidente di moto a sedici anni e della sua vita in carrozzina da allora. Nessun indizio dalle poesie: nei suoi versi Pierluigi corre e, a volte, vola». Spiega, invece, Cappello: «Parole povere ha rappresentato, per me, una doppia sfida: sul piano fisico – una bella fatica! – e sul piano emotivo. Sul piano fisico, i problemi sono stati attenuati dalla dimensione “collettiva” del progetto: l’entusiasmo di fare le cose assieme, di costruirle con i miei vecchi amici e con gli amici nuovi come Francesca e gli operatori, mi ha dato la forza quotidiana di cui avevo bisogno. Sul piano emotivo, invece, ogni piccolo dubbio è stato neutralizzato dalla mia filosofia poetica: spalancare se stessi agli altri non è mai semplice, e non so quanti altri poeti lo avrebbero fatto, ma se la poesia non scende in mezzo alla gente, se non si “sporca le mani” con la terra, che poesia è? Il mio desiderio più grande è che le mie poesie vengano stropicciate dai lettori». Friulano, classe 1967, Cappello è uno dei maggiori poeti italiani. Ha ottenuto tutti i riconoscimenti più importanti, come i Premi Montale Europa (2004), Bagutta Opera Prima (2007) e Viareggio-Rèpaci (2010). Nel 2012 ha ricevuto il Premio Vittorio De Sica sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e, quest’anno, è stato insignito del Premio che l’Accademia dei Lincei assegna ogni anno «alle personalità che si siano distinte nel mondo della cultura».

Le nuove sfide della Tucker Film

Parole povere: storia di un incontro tra cinema e poesia


Venerdì 20 dicembre 2013 al Centro Culturale A.Moro

Giovanni De Roia

Ricordo di un amico

Mario è controcorrente Tra le prime sequenze de Lo specchio di Andrej Tarkovski, c'è quella in cui un uomo di spalle si allontana portando con sé una valigia; una folata di vento che arriva da lontano e in direzione opposta, lo costringe a fermarsi per restare in equilibrio; dopo aver rivolto lo sguardo all'indietro per l'ultima volta, l'uomo prosegue il suo cammino. La parola e l'immagine che scorrono lungo la linea del tempo sono i veicoli che hanno condotto Mario alla ricerca della “sua” bellezza. L'avidità con la quale aspirava la sigaretta fino al limite del filtro era la stessa con la quale consumava seicento pagine di Jonathan Franzen. Il Cinema lo conosceva, quasi tutto. Immagini e parole erano strettamente legate tra loro; credo che all'origine della sua passione per il Cinema ci fosse la Letteratura, e un posto particolare era occupato dal pensiero e dall'opera di Pasolini. Il testo cinematografico richiede sacrificio, fa riflettere sull'estetica, sulla narrazione, sui linguaggi. E sull'esistenza. Fu Mario a farmi vedere il Cinema da questa angolatura, quando ancora frequentavo l'Istituto d'Arte. Lui arrivava da un'altra scuola, ciononostante, si presentava sovente al suono dell'ultima ora e, con Lorenzo, Daniele ed altri amici, si parlava di Pittura, di Fotografia, di Musica ed altro. Ognuno di noi, con l'ingenuità e con la purezza dei sedici anni, con i propri modi, contribuiva alle discussioni, e Mario parlava spesso di Cinema. Da allora il Cinema divenne per me un compagno di viaggio, un connettore tra la vita e la speculazione artistica. I pomeriggi passati sul divano di casa a vedere vhs erano una specie di “corso di recupero” che sarebbe servito a leggere con maggiore consapevolezza quello che la sera avremmo visto in sala; come dire: «Non posso capire Kaurismaki se non ho mai visto La terra trema». Peccati di gioventù. Interminabili discussioni all'uscita dalle proiezioni erano l'epilogo di ogni serata a Cinemazero e le divergenze d'opinione con Mario erano forti e all'ordine del giorno. Sovente andavo a letto con la frustrazione di non essere riuscito a fargli comprendere le mie ragioni a proposito di quello che avevamo visto. Il viaggio di Mario si è sempre compiuto nella direzione contraria; Mario era programmaticamente controcorrente. Così si poneva nella discussione, ostile a qualsiasi forma di conformismo e di anticonformismo dichiarato o, ancor peggio, corporativo. Solo l'individuo, attraverso ciò che fa può essere anticonformista; e lui lo era. Come noi, ingenuamente dediti alla Fotografia, alla Pittura e al Teatro ci interessammo al Cinema, Mario si avvicinò alla dimensione del “fare” con la sua handycam; un giorno ne comprò una talmente “pro” da far invidia. Erano gli anni in cui sperimentò la Videoarte e la Fotografia, muovendosi tra un medium e l'altro […] a salti o in linea retta . Le produzioni di quel periodo - Itinerarium, Scissura , Confine ed altri lavori destinati agli ambienti artistici - sono segnate da un forte rigore, narrativo e compositivo, che diventerà una sua cifra stilistica da quel momento in avanti. A metà degli anni novanta Mario scrisse un soggetto prendendo spunto da Le mura di Sana, un piccolo documentario “militante” di Pasolini, guarda caso. Decise di coinvolgere me nella realiz zazione di Enkidu , la prima vera esperienza di Cinema; per me fu anche l'ultima. Girammo insie me nello Yemen, spendemmo molto insieme ad Andrea Crozzoli per trovare le risorse economi che e mentali che ci consentirono di portarlo a termine dopo due anni. Quell'esperienza è uno dei frammenti più importanti di quel prezioso bagaglio di ricordi che mi legano per sempre a Mario. Poi andò a Milano. Nel mondo della televisione scorse la possibilità di far diventare tutto questo una professione. Senza pregiudizio, si immerse in quel mondo e nel confronto con chi quel mondo lo conosceva meglio di lui si poneva - come sempre d'altra parte - in una posizione di scambio di saperi e sensibilità, quella sensibilità estetica che le persone con le quali ha lavorato gli riconoscono sempre. Lavorò da editor e da regista per importanti produzioni televisive, muovendosi tra la pubblicità e il documentario, tra il reality e il talk-show. Andò in Ghana a conoscere gli agricoltori del cacao, raccontò la vicenda di quattro giovani disabili alla ricerca della propria autonomia, realizzò un'in chiesta sulle fonti rinnovabili e nel frattempo scriveva nuovi soggetti che sarebbero dovuti diven - tare produzioni. Le spigolosità del suo carattere, che emergevano ogni qualvolta si trovasse di fronte a qualche forma di prevaricazione da parte di chi abusava del proprio ruolo di potere, venivano superate dalla competenza che sapeva mettere in campo e soprattutto da una passione autentica e mai negoziabile. Quando poteva, tornava a Pordenone e con l'accento e gli intercalari pordenonesi che non ha mai perso, riprendeva il filo dei nostri discorsi da dove li aveva lasciati l'ultima volta. Al cinema ci vado ancora, incontro nuovi e vecchi amici di Cinemazero. Non abbiamo smesso di riflettere su quello che vediamo in sala, ma a me sembra che le discussioni siano troppo dimes se. «Cosa avrebbe detto Mario di questo film?». Provo a darmi una risposta che, il più delle volte, è il contrario di ciò che penso io. Poi rifletto e a volte gli riconosco la ragione.


FESTIVAL DEI POPOLI

La 54a edizione Festival dei Popoli propone il meglio del cinema documentario internazionale. Il programma, oltre al concorso internazionale (che presenterà corti, medi e lungometraggi inediti in Italia) prevede la sezione Panorama, dedicata alla più recente produzione italiana, e una doppia retrospettiva dedicata a due tra i più significativi autori di cinema europei: Marcel e Pawel Łozi ski, padre e figlio che, attraverso le loro opere, hanno raccontato oltre cinquanta anni di storia del loro paese, la Polonia. Inoltre, Il Festival dei Popoli, si arricchisce di un nuovo spazio - chiamato Doc at Work aperto a tutti gli appassionati per conoscere da vicino il mondo del documentario con incontri, workshop, presentazione di libri e DVD, dibattiti con gli autori e con gli ospiti del Festival. Info: www.festivaldeipopoli.org

LOWTONE - PROGETTO PHOTOINSCENA

Pordenone - Teatro Comunale G. Verdi, fino al 18 dicembre 2013

Dai volti inconfondibili di Marcel Marceau e Lindsay Kemp, alla perfezione dei gesti di Carolyn Carlson, i Momix, il mistero del teatro Kabùki, i corpi scolpiti del Tokio Ballet… Sono alcune delle foto che compongono la mostra Low Tone, che rimarrà aperta fino al 18 dicembre nel Teatro Verdi di Pordenone. Una quarantina di opere fotografiche del fotografo internazionale Vasco Ascolini, molte conservate al Metropolitan Museum e al Moma, che, utilizzando una particolare tecnica del bianco e nero, ritraggono grandi protagonisti del teatro mondiale degli anni ‘ 70 e ’80. La mostra ha anche dato il la, seppur in fase ancora sperimentale, alla stagione dei “foyer aperti”, nuovo passo nella politica di un teatro sempre più rivolto alla città, al territorio e alle sue eccellenze culturali. La mostra sarà visitabile nelle giornate di spettacolo e nelle giornate dei foyer aperti. Info: www.comunalegiuseppeverdi.it

DI FUOCO E FIAMME

Trieste - spazio EContemporary, fino al 4 gennaio 2014

Le fiamme bruciano la materia, la deformano,la bucano. Il gesto artistico plasma l'opera tra distruzione e creazione. L'infuocata creatività di Andrea Princivalli orienta il suo percorso artistico verso la tridimensionalità portando a Trieste una serie di sculture lavorate con materiale rigenerato e rinato dalla casualità del fuoco, dando vita a una serie di figure evocative, tra il Classico e il Pop. Dalle mani e dalla fermezza dell'artista rinasce il mito di Icaro. Un Icaro che sfida i propri limiti, simboleggiando la realizzazione del sé e la necessità di agire senza paura, perché chi non osa ha già fallito. Andrea Princivalli, storico collaboratore di Cinemazero nel campo delle attività didattiche, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, da numerosi anni realizza video d’animazione: Altan, Enrico Rava, Gianni Morandi sono solo alcuni artisti con cui ha collaborato. Info: elenacantori.com/exibitions

8 ½ IL VIAGGIO DI FELLINI - FOTOGRAFIE DI GIDEON BACHMANN Mestre - Centro culturale Candiani dal 12 dicembre al 19 gennaio

A vent’anni dalla morte di Federico Fellini e a cinquanta dall’uscita del suo capolavoro 8 ½, il Centro Culturale Candiani dedica al grande maestro una serie di iniziative che culmineranno nell’esposizione 8 ½. Il viaggio di Fellini. Fotografie di Gideon Bachmann, a cura di Cinemazero. Infatti, grazie alla collaborazione con l’Archivio Fotografico Cinemazero Images di Pordenone, è stato possibile realizzare la mostra che verrà inaugurata il 12 dicembre 2013, in occasione del completamento del Centro con l’apertura del multisala IMG Cinemas. La selezione – tra le circa 3.000 fotografie che l’autore ha scattato sul set – propone un percorso non convenzionale che ricostruisce la genesi di un film divenuto subito un classico e invita a percorrere un viaggio che apre a prospettive meravigliose e meno conosciute, che completano la conoscenza di un capolavoro come 8 ½. Lo sguardo esperto di Bachmann – oltre ai corpi e ai luoghi che sono giunti a noi come “felliniani” per antonomasia – ha saputo cogliere e descrivere chiaramente l’atmosfera da caravanserraglio che ha animato il set, l’andirivieni di visite, il super attivismo del regista demiurgo, restituendoci un ritratto inusuale di uno dei più significativi maestri del Cinema. Oltre alle immagini di Fellini, tra le 100 foto in mostra, numerosi ritratti di Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Sandra Milo, Anouk Aimée, alcuni scatti di Sophia Loren in visita sul set e naturalmente le scene più famose del film Info: www.centroculturalecandiani.it

Domani accadrà ovvero se non si va non si vede

Firenze, fino al 7 dicembre 2013


Un film di Pif. Con Cristiana Capotondi, Pif, Ginevra Antona. Italia 2013.

OPERA PRIMA PER IL POLIEDRICO PIERFRANCESCO DILIBERTO ALIAS "PIF"

LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE

i film del mese

DI PIF In molti lo conoscono prima come Iena, poi conduttore di Il testimone, apprezzatissimo programma di Mtv. Ora Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, debutta al cinema con il suo primo film da regista. Il film narra l'educazione sentimentale e civile di un bambino, Arturo, che nasce a Palermo lo stesso giorno in cui Vito Ciancimino, mafioso di rango, è stato eletto sindaco. E' una storia d'amore che racconta i tentativi di Arturo di conquistare il cuore della sua amata Flora, una compagna di banco di cui si è invaghito alle elementari che vede come una principessa. Attraverso questa tenera ma divertente storia d'amore, il pubblico verrà coinvolto emotivamente negli eventi più tragici della nostra storia recente. Arturo infatti è un ragazzo come tanti altri dell'Italia degli anni '70 ma, a differenza dei suoi coetanei del nord, è costretto a fare i conti con le infiltrazioni e le azioni criminose della mafia nella sua città. La consapevolezza di Arturo cresce anno dopo anno, ma nessuno lo ascolta. Palermo ha altro a cui pensare. L'ostinazione del nostro protagonista a interessarsi di mafia come un fenomeno reale fa separare Arturo e Flora che si ricongiungeranno solo dopo le stragi del 1992 che apriranno definitivamente gli occhi alla ragazza. Tit. Or.: Dabba Un film di Ritesh Batra. Con Irrfan Khan, Nimrat Kaur, Nawazuddin Siddiqui. India 2013. Durata 105 min.

IL FILM

Un film di Woody Allen. Con Cate Blanchett, Joy Carlin, Richard Conti - USA 2013. Durata 98 min.

TORNA IL WOODY ALLEN DEI TEMPI MIGLIORI CON UNA STREPITOSA CATE BLANCHETT

PREMIATO DEL PUBBLICO ALLA

LUNCHBOX DI RITESH BATRA

SEMAINE DE LA CRITIQUE DI CANNES

Il film racconta di Ila, una casalinga appassionata di cucina che spera, con le sue ricette saporite e speziate, di ridare un po' di vitalità al suo matrimonio. E di Saajan, un modesto impiegato a pochi mesi dalla pensione, che si vede recapitare sulla sua scrivania, inaspettatamente, tutte le mattine, il lunchbox che Ila amorevolmente prepara ogni mattina per il marito. Ila non sa che il suo lunchbox è finito sulla scrivania sbagliata! Insospettita dalla mancanza di reazione del marito ai suoi manicaretti, infila nel porta-pranzo un biglietto, nella speranza di risolvere il mistero. Sarà solo l'inizio di un lungo scambio di messaggi tra Ila e Saajan che lentamente si trasformerà in un'affettuosa amicizia. Pian piano i loro messaggi diventeranno brevi confessioni sulle loro solitudini, sulle loro paure, sui ricordi e sulle loro piccole gioie. Scriversi diventerà un modo per sentirsi vicini in una metropoli come Mumbai che spesso distrugge speranze e sogni. Pur rimanendo estranei, Ila e Saajan intrecciano una relazione virtuale che potrebbe compromettere le loro vite reali. .

BLUE JASMINE

DI WOODY ALLEN Puntuale più di un pendolino svizzero Woody Allen anche quest'anno ha sfornato un nuovo titolo che, secondo alcuni critici d’oltreoceano - dove il film è approdato in estate - è il miglior film che abbia mai fatto. Non a caso su Rotten Tomatoes, il sito che raccoglie recensioni internazionali, raccoglie l'85% di critiche positive: "Blue Jasmine tocca la vetta del tardo periodo del regista". Molto del merito va anche al cast eccezionale, guidato da Cate Blanchett. Si pensi che il precedente lavoro di Allen in terra italica, To Rome with love, ottenne solo il 43% di giudizi a favore. Nel suo grande tour per luoghi chic, da Londra a Barcellona, Parigi e Roma, ora il buon Woody arriva a San Francisco, lontano dalla sua New York che ha usato come sfondo di quasi tutte le sue storie. Per fortuna però questa volta non va a spuntare con la macchina da presa i posti turistici della metropoli. Jasmine è interpretata dalla Blanchett. Indossa raramente il blu, preferisce l'oro, il bianco e il marrone. Quando scopre che il ricco uomo d'affari (Alec Baldwin) a cui è sposata è un truffatore, perderà tutto, anche la salute psicologica, e fuggirà da Manhattan per trovare riparo in California dalla sorella Ginger (Sally Hawkins, la ragazza perennemente sorridente di La felicità porta fortuna - Happy Go Lucky). Ginger abita in un piccolo appartamento, ha due figli sovrappeso e un fidanzato volgare (Bobby Cannavale), ma anche tanta umanità disordinata e genuina. "Cate Blanchett è nevroticamente d'oro in un altro memorabile studio di personaggio femminile di Woody Allen", ha scritto entusiasta l'Hollywood Reporter . "Un dramma carnoso e pienamente realizzato", lo definisce Variety. A noi non resta che avere ancora qualche giorno di pazienza..


Un film di Uberto Pasolini. Con Eddie Marsan, Joanne Froggatt, Karen Drury. Gran Bretagna 2013. Durata 87 min.

UN FILM RIGOROSO, DENSO, PROFONDO NELL'IMMAGINE E NEL SENSO

Un film di di Stephen Frears. Con Judi Dench, Steve Coogan, Sophie Kennedy Clark. Gran Bretana, 2013. Durata 94 min.

DA UNA STORIA VERA UN FILM CHE SA COMMUOVERE, FAR PENSARE E DIVERTIRE

John May è un funzionario comunale dedicato alla ricerca dei parenti di persone morte in solitudine. Diligente e sensibile, John scrive discorsi celebrativi, seleziona la musica appropriata all'orientamento religioso del defunto, presenzia ai funerali e raccoglie le fotografie di uomini e donne che non hanno più nessuno che li pianga e ricordi. La sua vita ordinata e tranquilla, costruita intorno a un lavoro che ama e svolge con devozione, riceve una battuta d'arresto per il ridimensionamento del suo ufficio e il conseguente licenziamento. Confuso ma null'affatto rassegnato, John chiede al suo superiore di concedergli pochi giorni per chiudere una 'pratica' che gli sta a cuore e che ha il volto di Billy Stoke, un vecchio uomo alcolizzato che aveva conosciuto un passato felice. Di quel passato fa parte Kelly, la figlia perduta per orgoglio molti anni prima. Lasciata Londra per informarla della dipartita del genitore, John si muove tra i vivi e assapora la vita che ha il volto di una donna e il sapore di una cioccolata calda. Quando si muore si muore soli, cantava Fabrizio De Andrè e scriveva Cesare Pavese che avrebbero potuto immaginare e mettere in versi il protagonista di Still Life, scritto, diretto e prodotto da Uberto Pasolini. Un film rigoroso, coerente, denso, profondo nell'immagine e nel senso, che ha la precisione e la lentezza di Tsai Ming Liang e la fissità e la dimensione iconica di Ozu. Non sembrino esagerati i riferimenti perché Still Life è un'opera importante che respira cinema dall'inizio alla fine. Diversamente da Foscolo, John è convinto che "all'ombra dei cipressi e dentro l'urna confortata di pianto" il sonno della morte possa essere meno duro. John May del poeta ha la forza intramontabile della poesia, capace di (re)suscitare i sentimenti più belli, di superare i limiti temporali e geografici, di ripristinare la giustizia che la vita con il suo corso ha sopraffatto. Interpretato con lirica sospensione da Eddie Marsan, John May ricopre una funzione sociale rilevante che eleva lo spirito nel momento in cui accoglie e custodisce e che ci sprona a vivere con responsabilità civile il nostro ruolo nella società. Perché, parafrasando Ennio Flaiano, un lavoro ben fatto è la vera rivoluzione.

PHILOMENA DI ROMAN POLANSKY

Irlanda, 1952. Philomena resta incinta da adolescente. La famiglia la ripudia e la chiude in un convento di suore a Roscrea. La ragazza partorirà un bambino che, dopo pochi anni, le verrà sottratto e dato in adozione. 2002. Philomena non ha ancora rinunciato all'idea di ritrovare il figlio per sapere almeno che ne è stato di lui. Troverà aiuto in un giornalista che è stato silurato dall'establishment di Blair e che accetta, seppur inizialmente controvoglia, di aiutarla nella ricerca. Gli ostacoli frapposti dall'istituzione religiosa saranno tanto cortesi quanto depistanti ma i due non si perdono d'animo. Stephen Frears racconta in questo suo riuscitissimo film la storia vera di una madre alla ricerca del figlio perduto che Martin Sixsmith ha reso nota con il libro "The lost Child of Philomena Lee" che, pubblicato nel 2009, ha consentito a molte donne di sentirsi sostenute nel raccontare il loro 'vergognoso' passato. Frears di lei dice: "Incontrando la vera Philomena Lee ero sorpreso dal fatto che volesse venire sul set, cosa che ha fatto il giorno in cui veniva girata la scena terribile della lavanderia. Philomena è una donna magnifica, priva di autocommiserazione, che continua ad avere fede nonostante le ingiustizie subite". Sta proprio nella chiusura di questa dichiarazione il senso profondo di un film che sa commuovere, far pensare e anche divertire. Perché sul grande schermo ne abbiamo già viste molte di vicende di madri che cercano i figli loro sottratti nei più diversi modi e Peter Mullan con Magdalene aveva già denunciato nel 2002 l'atroce situazione di queste giovani vite affidate a religiose accecate da una presunta fede. Frears però ci fa sapere che Philomena non ha perso la fede (quella vera) e costruisce il suo film (grazie a due formidabili interpreti come Judi Dench e Steve Coogan) proprio sul confronto tra due persone che partono da punti di vista in materia estremamente distanti.Martin giornalista e studioso della storia della Russia non crede in Dio ed ha scarsa fiducia anche negli esseri umani di cui ha assaggiato sulla propria pelle la feroce doppiezza. Philomena non è una donna colta (legge romanzetti d'amore di cui ricorda ogni dettaglio) e avrebbe mille ragioni per essere divenuta una delle atee più rigorose ma non è così. Perché è riuscita, anche nella sofferenza più profonda, a non confondere Dio con coloro che hanno talvolta la pretesa (trasformata in potere prevaricatore e assoluto) di rappresentarlo.

i film del mese

STILL LIFE DI UBERTO PASOLINI


i film del mese

Un film di Philippe Le Guay. Con Fabrice Luchini, Lambert Wilson, Maya Sansa. Francia, 2013. Durata 104 min.

Tit. Or.: Frozen Un film di Chris Buck, Jennifer Lee. Con Kristen Bell, Idina Menzel, Jonathan Groff. USA 2013.

TRA COLTO DIVERTISSEMENT E OPERA PER TUTTI UN FILM CHE VI CONQUISTERÀ

MOLIERE IN BICICLETTA

DI PHILIPPE LE GUAY Serge Tanneur, un tempo grande attore di teatro, si è ritirato da qualche tempo a vita privata. Ha iniziato a condurre una vita tranquilla, tra la solitudine dell'Île de Ré e le lunghe passeggiate in bicicletta. Quando il collega attore Gauthier Valence (Lambert Wilson), all''apice della propria corriera, gli offre il ruolo del protagonista nel Misantropo di Molière, Gauthier non riesce a rifiutare, riflettendo su come egli stesso negli ultimi tre anni sia diventato come il personaggio chiamato a interpretare. Ma appena inizia a provare, complice anche l'arrivo di una misteriosa italiana (Maya Sansa), comincia a sentire su di sé molta pressione. Che forse non sia il caso di tornare davvero in scena? Dopo il successo ottenuto con Le donne del 6º piano, Philippe Le Guay torna al cinema per girare un film decisamente originale nella sua volontà di rileggere uno dei testi fondanti del teatro francese: Il Misantropo di Molière. Leggenda vuole che tutto nasca durante una chiacchierata tra il regista e Fabrice Luchini, che all’epoca Le Guay stava corteggiando proprio per Le donne del 6º piano. Il risultato? Un milione di spettatori in patria, un trionfo al box office e un grande successo di critica per uno di quei fenomeni del cinema francese per cui noi italiani dovremmo solo toglierci il cappello, vista la natura teatrale del film.

UN MUSICAL, FIRMATO WALT DISNEY, TRATTO DALLA FAVOLA DELLA REGINA DELLE NEVI

FROZEN - IL REGNO DI GHIACCIO DI CHRIS BUCK E JENNIFER LEE

Un nuovo musical animato prodotto dalla Walt Disney, basato questa volta sulla favola della Regina delle nevi di Hans Christian Anderson. Una profezia ha intrappolato eternamente un intero regno in un inverno nevoso. Quando Anna, temeraria sognatrice, viene maledetta dalla sorella estraniata, Elsa, la fredda Regina delle Nevi, l'unica speranza della giovane per invertire la maledizione è riuscire a sopravvivere in un viaggio pericoloso ma eccitante, attraverso un paesaggio gelido e spietato. La ragazza è accompagnata in questa avventura da un robusto e coraggioso esploratore di montagna, Kristoff, alla ricerca di emozioni forti, e dalla sua renna con un corno, Sven. Anna e Kristoff incontreranno sul loro cammino creature fantastiche come i trolls, un buffo pupazzo di neve di nome Olaf, montagne alte come l'Everest e magia dietro ogni angolo, combattendo contro tutti gli elementi della natura per salvare il regno dalla distruzione...

CONTINUANO LE AVVENTURE DEL GRANDE INVENTORE FLINT LOCKWOOD Tit. Or.: Cloudy with a Chance of Meatballs 2 Un film di Cody Cameron, Kris Pearn. Con Andy Samberg, Neil Patrick Harris, USA, 2013. Durata: 96 min.

PIOVONO POLPETTE 2

DI CODY CAMERON E KRIS PEARN Piovono polpette 2 ricomincia proprio da dove era terminata la precedente commedia campione d'incassi della Sony Pictures Animation. La genialità dell'inventore Flint Lockwood viene finalmente riconosciuta grazie all'invito del suo idolo, Chester V, ad entrare a far parte della The Live Corp Company, che riunisce i migliori e più brillanti inventori del mondo, impegnati a creare tecnologie per il miglioramento della razza umana. Il braccio destro di Chester, oltre che una delle sue più riuscite invenzioni, è Barb, un orango altamente evoluto dotato di un cervello umano, che è anche ambiguo, manipolativo e che adora mettersi il rossetto. Essere riconosciuto come un grande inventore, è sempre stato il sogno di Flint. Tutto cambia però quando scopre che la sua invenzione più famosa (una macchina che trasforma l'acqua in cibo), è ancora operativa e che attualmente sta creando dei cibo-animali ibridi - gli "Animacibi!" Con il destino dell'umanità nelle sue mani, Chester si unisce a Flint ed i suoi amici in una missione delicata e pericolosa, combattendo contro famelici Tacodrilli, Orangamberi, Torte a Sonagli, Spiderburgher ed altri Animacibi, per salvare nuovamente il mondo! Ben 35 milioni di dollari raccolti dal cartoon, sequel del film del 2009 che incassò quasi 250 milioni in tutto il mondo, e che questa volta è diretto da Cody Cameron. A differenza del budget dei film Pixar e Dreamworks, Piovono Polpette 2 è costato “solamente” 78 milioni (un po’ come Cattivissimo Me 2) e facilmente si trasformerà in un nuovo successo per i produttori. Un film per bambin assolutamente geniale: un mini horror, nel senso che la sua struttura narrativa è quella di un film dell'orrore che non lascia scampo, che sa essere allo stesso tempo divertente e profondo nel suo essere una parabola velenosissima contro la società dei consumi e contro il menefreghismo verso la conservazione del nostro pianeta.


LA SCUOLA AL CINEMA prenotazione obbligatoria presso la Mediateca (tel. 0434-520945 didattica@cinemazero.it) Lunedì 2 Dicembre 2013 ore 9.00 | Proiezione- evento per HIV DAY – “Non solo 1 dicembre”

+ o - IL SESSO CONFUSO RACCONTI DI MONDI NELL'ERA AIDS di Andrea Adriatico, Giulio Maria Corbelli Documentario - Italia 2010, 92' Seguirà incontro e dibattito con i registi in sala Ingresso € 3,00 a favore dell'Associazione I Ragazzi della Panchina Onlus Rivolto a studenti delle scuole secondarie di secondo grado e alla cittadinanza

Martedì 17 Dicembre 2013 ore 11.00 | Proiezione-evento per PICCOLO FESTIVAL DELL'ANIMAZIONE

SPECIALE PICCOLO FESTIVAL DELL’ANIMAZIONE: AnimaKIDS Selezione di cortometraggi da Animateka Film Festival di Lubiana, dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino (Dipartimento Animazione) e dall’Accademia di Belle Arti di Palermo Incontro con l'autore: ospite Michele Bernardi Ingresso libero Rivolto a studenti delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado e alla cittadinanza

VENERDì 6 DICEMBRE ORE 21.00 GEMONA | Cinema Sociale Ingresso: INTERI 10 € | RIDOTTI 7,5€

BLACKMAIL (1929) musicato dal vivo dalla Zerorchestra

SABATO 28 DICEMBRE ORE 21.00 TRIESTE | Teatro Miela Ingresso: INTERI 8 €

IN COLLABORAZIONE CON

ZERORCHESTRA PLAYS ALFRED

HITCHCOCK


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.